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Stagione 2016 — 2017 Musica classica, cultura per tutti. Auditorium Rai, Torino 9–10/3 16 2017 Giovedì 20.30 – Venerdì 20.00 Direore Eiji Oue Arpa Emmanuel Ceysson Bernstein Ginastera Schönberg Ravel Classica per tutti Sabato 11 marzo 2017 ore 16 Bernstein e Ravel

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Stagione 2016 — 2017

Musica classica,cultura per tutti.Auditorium Rai, Torino

9–10/316

2017Giovedì 20.30 – Venerdì 20.00

Direttore Eiji OueArpa Emmanuel Ceysson

BernsteinGinasteraSchönbergRavel

Classica per tuttiSabato 11 marzo 2017 ore 16Bernstein e Ravel

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Classica per tutti, progetto “!WOW! – ll Mago di Oz, Auditorium Rai novembre 2016

Prosegue il ciclo di iniziative dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai dal titolo “Classica per tutti”, dedicato a famiglie, giovani e giovanissimi. Il terzo appuntamento è in programma sabato 11 marzo alle ore 16 all’Auditorium Rai “Arturo Toscanini” di Torino. Protagonista il direttore d’orchestra giapponese Eiji Oue, che con l’Orchestra Rai propone la seconda serie di frammenti sinfonici dal balletto Daphnis et Chloé di Maurice Ravel e l’Ouverture dal Candide di Leonard Bernstein.

A “raccontare” il concerto è chiamato Giacomo Tesini, violinista che viene dall’esperienza di Spira Mirabilis, l’orchestra di giovani musicisti abituati ad approfondire lo studio delle partiture e a divulgarne i contenuti a un vasto pubblico. Un viaggio nella musica di Ravel e Bernstein fatto di immagini e voci: oltre a proporre esempi musicali, Tesini si confronterà con Eiji Oue e con i professori dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, alla scoperta delle curiosità e dei segreti e nascosti nelle partiture. L’iniziativa prevede poi l’interazione dei musicisti con il pubblico in sala, per dare la possibilità a chi ascolta la musica di interrogarla attraverso i suoi interpreti.

I biglietti per tutti gli appuntamenti sono proposti al prezzo di 10 euro per gli adulti e 5 euro per i bambini con meno di quindici anni.

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GIOVEDÌ 9 MARZO 2017 ore 20.30

VENERDÌ 10 MARZO 2017 ore 20.00

Direttore Eiji OueArpa Emmanuel Ceysson__________Leonard Bernstein (1918-1990)Candide. Ouverture (1956)Allegro molto con briodurata: 4’ ca.

Ultima esecuzione Rai a Torino:21 settembre 2014, Ilan Mochiach (per Prix Italia); 29 marzo 2013, John Axelrod._

Alberto Ginastera (1916-1983)Concerto op. 25 per arpa e orchestra (1956)

Allegro giustoMolto moderatoLiberamente capriccioso – Vivace

durata: 23’ ca.

Ultima esecuzione Rai a Torino: 19 aprile 1968, Lukas Foss, Nicanor Zabaleta.

______________________

Arnold Schönberg (1874-1951)Verklärte Nacht op. 4, da Dehmel, (versione per orchestra d’archi, 1899/1917/1943)

Grave – Animato – Poco allegro – Grave – Adagio – Più mosso, moderato – Adagio

durata: 30’ ca. Ultima esecuzione Rai a Torino:17 dicembre 2004, Pedro Halffter.

Maurice Ravel (1875-1937)Daphnis et Chloé. Frammenti sinfonici dal balletto, seconda serie (1913)Lever du jourPantomimeDanse générale

durata: 15’ ca.

Ultima esecuzione Rai a Torino: 12 marzo 2010, Markus Stenz; 16 novembre 2012, Juraj Valčuha (balletto completo)

16°

Il concertodi giovedì 9 marzoè trasmessoin collegamento diretto su Radio 3, per il programma “Radio 3 Suite”.

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Leonard BernsteinCandide. Ouverture

«Il migliore dei mondi possibili». Ecco la celebre frase in cui si condensa la riflessione proposta da Voltaire nel suo Candide (1759). Ma il migliore dei mondi possibili non deve necessa-riamente essere un buon mondo; ed è per questo che i due protagonisti del romanzo, Candide e Cunegonde, dopo aver conosciuto le atrocità commesse dagli uomini in ogni luogo della terra, si ritirano in campagna per celebrare il culto del lavoro: l’unico mezzo in grado di rendere sopportabile la vita all’uomo. Era inevitabile che nel 1956, dopo mezzo secolo di guerre e violenze, tornasse terribilmente attuale l’ottimismo rovesciato di Voltaire. Negli Stati Uniti toccò a Lillian Helmann riprendere il messaggio di Candide: un adattamento teatrale realizzato a quattro mani con Leonard Bernstein, agli albori della sua spettacolare carriera come direttore d’orchestra. Ma l’opera, nonostante il soggetto settecentesco, continua a es-sere un veicolo di significati moderni, perfettamente di moda anche nella società del world wide web. Il Candide di Bernstein appartiene alla serie di capolavori che non sono classificabi-li entro alcun genere: accoglie in sé una moltitudine di stili e caratteri che si reggono tra loro come in un castello di carte, in bilico tra l’allegria spensierata dell’operetta, il turbinio spet-tacolare del musical e il profondo lirismo del teatro musicale classico. Nella brillante freschezza dell’Ouverture, pagina or-mai entrata stabilmente a far parte del repertorio sinfonico, si condensa tutto il senso dell’opera: la leggerezza e l’ironia na-scondono un amaro commento all’ipocrisia di un mondo che cerca disperatamente di seppellire la vera natura delle azioni umane.

Andrea Malvano(dagli archivi Rai)

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Alberto GinasteraConcerto op. 25 per arpa e orchestra

Nato nel 1916 a Buenos Aires, Alberto Evaristo Ginastera ha studiato al Conservatorio nazionale della sua città, nella quale è stato insegnante di composizione. Sempre a Buenos Aires, egli ha inoltre fondato, e per vari anni diretto, il Conservatorio provinciale di Musica e Arte drammatica ed è stato il principa-le organizzatore della facoltà di Belle Arti e Discipline Musicali dell’ Università cattolica.Rappresentante fra i più eminenti del mondo musicale argenti-no, Ginastera è autore di numerose composizioni sinfoniche e da camera, di colonne sonore e di musiche per balletto.Fra i suoi lavori giunti in Europa si ricorda la Pastorale sinfoni-ca ispirata alla pampa e appunto intitolata Pampeana, che fu eseguita al Festival internazionale di Musica contemporanea 1959 di Venezia, [nonché il balletto Estancia, la cui suite è stata eseguita di recente dall’OSN Rai, ndr].Il Concerto per arpa e orchestra ha avuto la sua prima esecu-zione il 18 febbraio 1965 all’Accademia di musica di Filadelfia, direttore Eugène Ormandy, solista Nicanor Zabaleta. Sempre con la partecipazione solistica di Zabaleta, l’opera viene pre-sentata per la prima volta ad un pubblico italiano nell’Audito-rium Rai [1968], in una versione recentemente riveduta dall’au-tore. Improntata, nella tematica e nella concezione tonale e rit-mica, dei caratteri d’un folclore che richiama vagamente la mu-sica orientale, nel taglio e nella forma essa osserva l’impianto del concerto classico ed è pertanto ripartita nei tre tempi tipici della tradizione.Il primo tempo, Allegro giusto, si caratterizza ritmicamente per il frequente spostamento degli accenti, dovuto all’oscillare della misura fra il 3/4 e il 6/8, e si inizia con un agile movimento rota-torio dell’orchestra, attraverso il quale viene a profilarsi il tema dell’arpa, chiaro e lineare. Ripreso da violini e flauti, il tema stes-so ritorna quindi allo strumento solista, che ne scioglie il dise-gno in passaggi d’agilità e glissandi. Ad un certo momento, un attenuarsi delle sonorità porta all’arresto su un punto fermo; dopodiché il discorso ha nuovo avvio su uno spunto proposto dall’arpa e consistente in una successione di accordi ribattuti, da cui si genera un motivo melodico. Lo svilupp del pezzo è con-dotto in un’ampia parabola che, alle ultime battute, Meno mosso, quasi andantino, ricade su un’eco del secondo tema, data dai suoni armonici dell’arpa, fra evanescenti sonorità orchestrali.Anche il secondo tempo, Molto moderato è sviluppato su due elementi tematici fondamentali e si apre col primo di essi, un

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motivo lento e sinuoso, trattato come soggetto d’un falso ca-none che, enunciato dai contrabbassi, passa ai violoncelli, quindi alle viole e, con imitazione inversa, ai primi violini. L’ar-pa sola espone poi a sua volta il secondo elemento, scandito e cantabile, le cui riprese variate vengono intercalate da succes-sivi interventi dell’orchestra. Attraverso le varie riprese che, in forma più o meno variata, costituiscono lo svolgimento di que-sto secondo tempo, i due elementi tematici rimangono, come all’origine, di pertinenza l’uno dell’orchestra, l’altro dell’arpa.Una cadenza estrosa e variamente sviluppata dell’arpa sola fa da introduzione al terzo tempo: un Vivace iniziato da un legge-ro moto di note ribattute degli archi, sul quale ben presto l’ar-pa e la piena orchestra, a vicenda, sviluppano un agile motivo quasi di danza popolare, su un andamento brillante e colorito nei timbri strumentali, nei vistosi passaggi affidati al solista.

Massimo Bruni(dagli archivi Rai)

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Arnold SchönbergVerklärte Nacht (Notte trasfigurata) op. 4, per orchestra d’archi

In un periodo in cui musica a programma e sinfonismo si con-frontavano soprattutto sul terreno della grande orchestra, un giovane Schönberg ancora alla ricerca di un indirizzo autono-mo sceglieva la sperimentazione cameristica, che restò poi sempre il suo ambito preferito (a parte l’eccezione dei Gurre-lieder, destinati a un’orchestra ciclopica). Composto nel 1899, Verklärte Nacht op. 4 fu ideato in origine per sestetto d’archi ed eseguito in pubblico soltanto il 18 marzo 1902, a Vienna. La versione per orchestra d’archi è invece del 1917 e fu ancora re-visionata nel 1943.L’autore incontrò non poche difficoltà a fare apprezzare un la-voro che oggi ci appare quasi tradizionale, rispetto alle svolte future; nella stessa Vienna che lo tenne poi a battesimo, il Wie-ner Tonkünstlerverein l’aveva bocciato senza appello per via di alcune concatenazioni armoniche poco ortodosse e, in ge-nerale, per il suo sapore eccessivamente “tristaniano”. Ricon-dursi al Tristano e Isotta di Wagner implicava sposare la causa dell’allargamento tonale, ossia impiegare un’armonia instabile e impregnata di dissonanze, la cui risoluzione venisse differita di continuo. La scelta di comporre un brano della durata di cir-ca mezz’ora senza suddividerlo internamente nei “movimenti” abituali, asseconda di per sé questa tendenza a tenere il di-scorso in sospeso: e crea una tensione già espressionistica, sfogata in certe impennate che dall’acuto precipitano striden-do verso il grave, con impeto degno della Kundry wagneriana.Lo spunto poetico, altro motivo di scalpore, è tratto da una li-rica di Richard Dehmel, appartenente alla raccolta Weib und Welt (1896), intorno alla quale si era scatenato addirittura un processo: la passionalità sofferta del decadentismo, la cru-dezza mutuata ancora dal naturalismo, infine un disperato bisogno di sacralità vi si intrecciano, torbidi e dolenti. Li ri-troviamo, con libertà, ma anche con acutezza, nella partitura schönberghiana, a cui l’autore volle che la poesia di Dehmel fosse preposta: se nella prima parte dominano i brividi croma-tici, nella seconda emerge anche una breve frase accordale, quasi un abbozzo di preghiera; e in certi effetti timbrici (i suoni flautati, ottenuti strisciando le dita sulle corde) covano già in nuce le svolte ardite dei quartetti futuri.

Elisabetta Fava(dagli archivi Rai)

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Maurice Ravel Daphnis et Chloé. Frammenti sinfonici, seconda serie

La Grecia dei sogni «Era mia intenzione comporre un vasto affresco musicale sen-za occuparmi troppo di arcaismo, bensì curando di restare fedele piuttosto alla Grecia dei miei sogni che risultano assai prossimi a quella immaginata dagli artisti francesi della fine del ’700. Il lavoro è costruito sinfonicamente, secondo un pia-no tonale piuttosto rigoroso, per mezzo di un esiguo numero di temi i cui sviluppi assicurano l’omogeneità dell’opera». Ravel aveva un’idea molto precisa del suo balletto Daphnis et Chloé. Era il 1909; tutta la Parigi del tempo guardava con inte-resse al mondo antico; il fauno di Mallarmé aveva ridestato un fascino profondo nei confronti dell’epoca classica: qualcosa che la Francia sembrava aver dimenticato assieme a Frago-nard, Watteau e agli artisti vissuti tra Sei e Settecento. Debussy pensava all’antico fin dai tempi del Prélude à l’après-midi d’un faune (1894); le Danses per arpa, le Six épigraphes antiques, Danseuses de Delphes avrebbero proseguito sulla stessa lun-ghezza d’onda. Ravel, invece, pur avendo inviato alla com-missione del Prix de Rome cantate dai titoli arcaici (Alcyone e Myrrha ad esempio), solo in quell’anno si accostava con con-vinzione al tema del classicismo. In quel passato remoto gli artisti di inizio Novecento vedevano senza dubbio una forma di evasione dalle inquietudini del presente; ma nella loro este-tica c’era anche lo sfogo simbolista di chi andava alla ricerca di immagini ormai oscure agli occhi dell’età moderna. La Grecia a cui pensava Ravel per Daphnis et Chloé era tutt’altro che au-tentica: un sogno a occhi aperti, puntellato senza troppa pre-cisione da una vaga voglia di antico. Il soggetto del coreografo in forze presso la stagione dei Ballets Russes, Michel Fokine, veniva da Longo Sofista: una complessa vicenda pastorale ambientata nell’Isola di Lesbo. Dafni e Cloe si amano di un sentimento sincero e profondo; ma la loro unione è ostacolata da una lunga serie di vicissitudini rocambolesche: prima una pastorella, simile in tutto a Cloe, cerca di ingannare e sedurre l’ignaro Dafni; poi arrivano i pirati, che riescono a portarsi via la fanciulla; quindi una violenta tempesta mette a soqquadro i piani dei rapitori; e infine il ricongiungimento tra i due innamo-rati viene suggellato da un travolgente baccanale. Apollineo e dionisiaco in bella mostra, dunque: da una parte un amore purissimo, dall’altra un ambiente scosciato fatto di creature maliziose e sessualità disinibita.

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Ravel trasformò quella Grecia da sogno in un balletto, una del-le sue opere più ambiziose fino a quel momento per estensio-ne e per elaborazione orchestrale. La partitura fu completata nel 1912, e la rappresentazione avvenne l’8 giugno dello stes-so anno al Théâtre du Châtelet, nell’ambito dei Ballets Russes, sotto la direzione di Pierre Monteux. Ma Ravel capì subito la portata sinfonica di quelle pagine nate per il teatro; e così nel 1913 realizzò le due suites tratte dal balletto. Un luminescente Lever du jour apre la seconda suite: tutta l’orchestra si risveglia progressivamente dal torpore della notte, riprendendo a muo-versi in tutta la sua joie de vivre. Segue la Pantomime in cui i protagonisti del balletto mimano la vicenda mitica di Pan, il dio deforme incapace di trattenere le sue pulsioni erotiche: la ninfa Siringa riesce a sfuggire al fauno, facendosi trasformare in una canna di bambù; ma il vento, soffiando, fa uscire una voce melodiosa dalle fronde in cui la ninfa si è nascosta; così l’inseguitore si impossessa della canna, la taglia in sette pezzi di lunghezza digradante, e quindi costruisce il flauto di Pan. Il timbro dello strumento, riprodotto da una vorticosa corsa dei legni, diviene protagonista nell’ultimo movimento, Danse générale, in cui l’individuale sparisce in favore di un collettivo scatenato dai ritmi travolgenti di una festa orgiastica.

Andrea Malvano(dagli archivi Rai)

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Eiji OueGiapponese, dopo gli esordi al pianoforte, a 15 anni è entrato nella Scuola di Musica Toho Gakuen intraprendendo gli studi composi-zione con Hideo Saito, l’insegnante di Seiji Ozawa. Nel 1978 è stato invitato da Ozawa a Tanglewood dove ha incontrato Leonard Bern-stein, con cui ha condiviso concerti alla Scala, a Vienna, all’Opéra Bastille di Parigi , a Mosca, San Pietroburgo, Berlino e Roma. Nel 1990 lo ha assistito nella creazione del Pacific Music Festival di Sapporo come Direttore in residenza.È stato Direttore Musicale (2003-11) della Filarmonica di Osaka, Direttore Principale (1998-2009) della NDR di Hannover, Direttore Musicale della Minnesota Orchestra (1995-2002), dell’Orquestra Simfònica de Barcelona i Nacional de Catalunya (2006-10) e del Grand Teton Music Festival di Wyoming (1997-2003).Ha collaborato con le orchestre di New York, Philadelphia, Los An-geles, Detroit, St. Louis, Montréal e Toronto. In Europa ha diretto le orchestre della Radio di Francoforte, del Gewandhaus di Lipsia, della Fondazione Gulbenkian di Lisbona, la Filarmonica di Oslo, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, l’Orchestra Nazionale di Spagna, la Sinfonica della Radio Svedese, la Filarmonica di Mona-co, l’orchestra della Deutsche Oper di Berlino e la WDR di Colonia. Nel 2005 ha debuttato al Festival di Bayreuth con Tristan und Isolde.Tra gli impegni recenti: una tournée per il centenario della Tokyo Philharmonic Orchestra, e una in Giappone e in Sud America con la Filarmonica NDR, gli inviti dell’Orquestra Sinfônica Brasileira, del Teatro Colón di Buenos Aires e delle orchestre di Shanghai e Guan-gzhou, oltre a concerti con le orchestre della Konzerthaus di Berli-no, Tonkuenstler di Vienna, la MDR di Lipsia, la Sinfonica de Castilla y Leon e la Junge Deutsche Philharmonie. Ha inciso per la Deutsche Grammophon i Concerti per violino di Paganini e Spohr con Hilary Hahn. Nel marzo 2015 ha debuttato nella stagione sinfonica dell�OSN Rai con la quale aveva già inci-so un cd insieme con il violinista Nemanja Radulovic.Dal 2000 è professore di Direzione d’Orchestra alla Hochschule für Musik e al Theater und Medien di Hannover. Tra i numerosi premi: nel 1980 il “Koussevitzky” a Tanglewood e nel 1981 la Me-daglia d’Oro “Hans Haring” al Mozarteum di Salisburgo. Nel 2005 ha ricevuto il premio “Praetorius” e nel 2009 l’Ordine al Merito del-la Bassa Sassonia.

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Eiji Oue Emmanuel CeyssonÈ uno dei più importanti arpisti al mondo; “enfant terrible” dell’ar-pa, con la sua potente e virtuosa tecnica ha eliminato i cliché ai quali è associato il suo strumento. Dal 2005 è una presenza costante sulle principali scene del pa-norama internazionale come la Wigmore Hall, la Salle Gaveau, la Carnegie Hall, la Konzerthaus di Vienna, la Philharmonie di Berlino. Ha ottenuto i più alti riconoscimenti internazionali: nel 2004 ha vinto la medaglia d’oro e un premio speciale all’USA International Harp Competition di Bloomington; nel 2006 ha ottenuto il primo premio e sei premi speciali alle Young Concert Artists Internatio-nal Auditions di New York e nel 2009 il primo premio alla presti-giosa ARD Competition di Monaco di Baviera. Dal 2005 al 2009 è stato docente alla Royal Academy of Music di Londra e dal 2010 insegna all’Académie Internationale d’Été de Nice; tiene regolarmente masterclass in Francia e nel corso delle sue numerose tournée. A novembre del 2011 ha ricevuto un premio alla sua precoce carriera dall’Académie des Beaux-Arts de l’Institut de France (Fondation Simone et Cino Del Duca). Nel 2012 ha realizzato come solista il CD di fantasie su famose opere liriche “Opera Fantaisie” e nel 2015 il CD “Belle-Époque”, entrambi per Naïve.Attualmente è prima arpa presso il Metropolitan Opera House di New York, dopo nove anni di successi all’Opéra di Parigi.

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Violini primi*Alessandro Milani (di spalla)°Marco LambertiAntonio BassiConstantin BeschieruLorenzo BrufattoIrene CardoAldo CicchiniPatricia GreerValerio IaccioMartina MazzonSara Pastine Fulvia PetruzzelliFrancesco PunturoMatteo RuffoElisa SchackLynn Westerberg

Violini secondi*Roberto RighettiValentina BussoEnrichetta MartellonoPietro BernardinRoberto D’AuriaMichal ĎurišCarmine EvangelistaRodolfo GirelliPaolo LambardiAlessandro MancusoMarcello MiramontiFrancesco SannaIsabella TarchettiCarola Zosi

Viole*Luca RanieriMatilde ScarponiGiorgia CerviniFederico Maria FabbrisRiccardo Freguglia

Alberto GioloDavide OrtalliMargherita SarchiniSvetlana FominaDaniele GuerciMaurizio Redegoso KharitianLizabeta Soppi

Violoncelli*Pierpaolo TosoErmanno FrancoGiacomo BeruttiStefano BlancEduardo dell’OglioPietro Di SommaMichelangiolo MafucciCarlo PezzatiStefano PezziFabio Storino

Contrabbassi*Cesare MaghenzaniAntonello LabancaAlessandro BelliLuigi DefontePamela MassaFrancesco PlatoniVirgilio SarroVincenzo Venneri

Flauti*Marco JorinoLuigi Arciuli

OttavinoFiorella Andriani

Flauto in solPaolo Fratini

Partecipano al concerto

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Oboi*Francesco PomaricoSandro Mastrangeli

Corno ingleseTeresa Vicentini

Clarinetti*Enrico Maria BaroniSalvatore Passalacqua

Clarinetto piccoloFranco Da Ronco

Clarinetto bassoDiego Lucchesi

Fagotti*Andrea CorsiMauro MonguzziMarco Ciamacco

ControfagottoBruno Giudice

Corni*Stefano AprileValerio MainiMarco PeciaroloMarcp Tosello

Trombe*Roberto RossiErcole CerettaDaniele Greco D’AlceoRoberto Rivellini

Tromboni*Joseph BurnamAntonello Mazzucco

Partecipano al concerto

Trombone bassoGianfranco Marchesi

TubaMatteo Magli

Timpani*Biagio Zoli

PercussioniCarmelo Giuliano GullottoAlberto OcchienaEmiliano RossiAntonio CeravoloSebastiano GirottoAndrea OliveroLuca Viotto

Arpe*Margherita BassaniDonata Mattei

CelesteChiara Sarchini

Glockenspiel a tastieraMaria Antonietta Maldera

*Prime parti °Concertini

Alessandro Milanisuona un violino“Francesco Gobetti” realizzato a Venezianel 1711, messo generosamente a disposizione dalla Fondazione Pro Canaledi Milano.

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21 marzo 2017Ore 18.30 Fondazione “Fulvio Croce”, Via Santa Maria 1 - Torino

PRESENTAZIONE DEL LIBROGiorgio Pestelli – Il genio di Beethoven. Viaggio attraverso le nove Sinfonie Donzelli Editore, Roma

Oltre all’autore sarà presente SUSANNA FRANCHI, giornalista di “La Repubblica”Introduce: Stefano Vitale, Amici Orchestra Sinfonica Nazionale RAI

Le nove Sinfonie di Beethoven sono forse il patrimonio musicale più conosciu-to al mondo: esse possono essere considerate un unico corpo creativo, in cui si delinea un percorso evolutivo e anche il racconto di una storia. Il libro ripercorre questa storia, considerando i nove capolavori nella loro genesi e nelle loro fisio-nomie, cercando di «far parlare» le Sinfonie stesse, come vere e proprie «azioni» che si realizzano nell’ascolto.

In collaborazione con la Scuola di Quartetto del Maestro Manuel Zigante del Conservatorio di Torino verrà eseguito il QUARTETTO N° 10, IN MI BEMOLLE MAGGIORE, Op. 74 “Delle Arpe”

Sawa Kuninobu, Dinara Sepirhayava,  violiniMonica Spatari viola, Emanuele Abete, violoncello 

Necessaria prenotazione [email protected]

4 aprile 2017Ore 18.00 Sala Coro, Auditorium RAI

Incontro con: Ernesto Napolitano

“Wolfgang Amadeus Mozart e il Concerto n. 24 in do minore KV 491 per pianoforte e orchestra”

Mozart scrisse soltanto due Concerti per pianoforte in tonalità minore, quello in re minore K. 466 e quello in do minore K. 491. Il primo risale al febbraio del 1785, l’altro fu pubblicato il 24 marzo 1786. Sebbene il modo minore crei un’affinità tra i due lavori, il loro carattere è molto diverso. A differenza del Concerto in re minore, il KV 491 non schiude le porte a un futuro di speranza. Ernesto Napolitano ci aiuterà a capire il senso mozartiano di tale idea.

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17°GIOVEDÌ 16 MARZO 2017 ORE 20.30 - Turno rossoVENERDÌ 17 MARZO 2017 ORE 20.00 - Turno blu

Direttore Dima Slobodeniouk Violino Baiba Skride

Franz LisztMephisto Walzer

Karol SzymanowskiConcerto n. 1 op. 35 per violino e orchestra Jean SibeliusStormen (La tempesta) brani scelti dalle due suite dalle musiche di scena op. 109 (da Shakespeare) Maurice RavelLa Valse, poema coreografico

BIGLIETTERIA via Rossini – 011.8104653/4961 - [email protected] - www.osn.rai.it

instagram.com/orchestrasinfonicarai @OrchestraRai www.facebook.com/osnrai

SINGOLO CONCERTO Poltrona numerata: da 30,00 € a 15,00 € (ridotto giovani)

INGRESSO Posto non assegnato: da 20,00 € a 9,00 € (ridotto giovani)

CONVENZIONE OSN RAI – VITTORIO PARKTutti gli abbonati, i possessori di Carnet e gli acquirenti dei singoli Concerti per la Sta-gione Sinfonica OSN Rai 2016-2017 che utilizzeranno il VITTORIO PARK di PIAZZA VITTORIO VENETO nelle serate previste dal cartellone, vidimando il biglietto di sosta nell’apposita macchinetta installata nel foyer dell’Auditorium Toscanini, avranno diritto allo sconto del 25% sulla tariffa oraria ordinaria.

Per informazioni rivolgersi al personale di sala o in biglietteria

Le varie convenzioni sono consultabili sul sito www.osn.rai.it alla sezione “riduzioni”.

LE DOMENICHEDELL’AUDITORIUM 2017 Il concerto previsto DOMENICA 19 MARZOè stato posticipato a DOMENICA 2 APRILE.In programma la Gran Partita per 13 fiati KV 361 di Mozart.