Munch e lo spirito del nord

25
Munch e lo spirito del nord

Transcript of Munch e lo spirito del nord

Munch e lo spirito del nord

«Nesun grande inquisitore tien pronte torture così terribili come l’angoscia; nessuna spia sa attaccare con tanta astuzia la persona sospetta, proprio nel momento in cui è più debole, nè sa preparare così bene i lacci per accalappiarla come sa l’angoscia; nessun giudice, per sottile che sia, sa esaminare così a fondo l’accusato come l’angoscia che non se lo lascia mai sfuggire, nè nel divertimento, nè nel chiasso, nè sotto il lavoro, nè di giorno, nè di notte.»

Munch e lo spirito del nord “…interpretare intense emozioni nel momento stesso in cui si lavora in presa diretta sulla natura - o la natura osservata in termini di intense emozioni - questa è un'operazione che logora atrocemente i nervi. Prendere atto, nell'arco di poche ore, della natura assolutamente indifferente di cui si è parte. E di conseguenza, nel corso di quelle poche ore, permetterle di trasmutarsi attraverso la trasparenza degli occhi - camere del cervello - del cuore - e dai nervi, che la loro stessa passione surriscalda. L'incandescente fornace della mente divora con ferocia il sistema nervoso…”

(Van Gogh- parzialmente anch'io)E. Munch

Loten 1863 - Ekely 1944

“Io cammino lungo un sentiero stretto.Da un lato un precipizio scosceso,un abisso dal fondo senza fine,un fondo di profondità abissale.Dall’altro i prati, le montagne, le case, la gente.Io cammino e vacillo in quel crinale.Sono sempre sul punto di cadere nel precipizio,ma allora mi protendo verso il prato, le case, le montagne, la gente.Volteggio nella vita vibrante,ma devo però ritornare su quel sentiero che costeggia il precipizio.Quella è la mia via e devo percorrerla.Resto in allerta per paura di cadere.Ancora mi protendo verso la vita e la gente,ma devo tornare sul sentiero lungo il precipizio.E’ il mio sentiero. Fino a quando precipiterò nell’abisso.”

Edvard Munch

• Avanguardia Norvegese: i paesaggisti• Gauguin• Il sublime di Fussli• Liberty• Simbolismo• Kirkegaard• Ibsen• Strindberg• Van Gogh

Breve biografia• Edvard Munch nacque a Loīten il 12 dicembre del 1863. Nipote del celebre

storico e figlio di un medico fu incoraggiato dalla famiglia nella sua precoce vocazione artistica. Allievo di Christian Krogh (1852-1925) e di Heyerdal (1857-1913), a poco più di vent’anni era già pittore affermato e stimato. La sua mostra nel 1889 a Oslo suscitò scandalo, ma gli valse una borsa di studio che gli permise l’inizio dei suoi viaggi in Germania e in Francia.

• A Parigi lavora nell’atelier Moreau, a Berlino partecipa attivamente al movimento dello Jugendstil fin dai suoi primi anni di vita. Dopo il 1908, in preda ad una violenta crisi di depressione nervosa, si stabilisce definitivamente in Norvegia e il suo nome diventa ben presto famoso in tutta la Scandinavia, in Svizzera, in Germania, in Olanda. Il Bénézit nell’edizione del 1911, sotto la voce Munch Edvard scrive queste sole parole: “peintre scandinave, XIX siècle (Ec. Norv.)”. I francesi infatti lo conosceranno solo nel 1952 (!) in occasione di una grande mostra retrospettiva a Parigi. Muore a Ekely il 23 gennaio 1944.

Lo spirito del nord

Ritratto della sorella Inger: 1884, olio su tela, cm 97x67, Oslo, Nasjonalgalleriet

La bambina malata: 1896, olio su tela, cm 121,5x118,5, Goteborg, Konstmuseum.

Pubertà: 1893, olio su tela, cm 149x112, Oslo, Munch-museet.

La Roulette: 1892, olio su tela, cm 75,5x115,5, Oslo, Munch-museet.

Vampiro: 1893-1894, olio su tela, cm 91x109, Oslo, Munch-museet

Munch 1863 – 1944 Fino al 19 giugno 2005. Roma, Complesso del Vittoriano

Munch si ispirò alla filosofia di Kierkegaard e ha il merito di aver contribuito alla sua diffusione al di fuori dei paesi scandinavi, all'interno dei quali era rimasta confinata per tutto l'Ottocento. Nei suoi quadri Munch esprime infatti i temi dell'esistenzialismo cristiano di Kierkegaard e, in particolare, quelli dell'angoscia e della disperazione in quanto sentimenti che manifestano la finitezza e la conflittualità interna dell'io.Munch stesso affermava "La mia arte ha le sue radici nelle riflessioni sul perché non sono uguale agli altri, sul perché ci fu una maledizione sulla mia culla, sul perché sono stato gettato nel mondo senza poter scegliere…" e in queste tele, emerge proprio tutta la sua disperazione, il suo voler essere interprete della coscienza umana.Dopo la perdita della madre e della sorella, la morte divenne per lui un elemento costante, al punto che egli affermava di non aver mai superato l’infelicità di allora, e di aver sempre vissuto solo con malattie e morte. Non stupisce che tutte le sue tele, dunque, siano popolate da spettri della mente, da fantasmi dell'anima, da inquietanti presenze dai volti simili a teschi, che in una immobilità glaciale, sembrano fissarci, situati in paesaggi nei quali i cieli si tingono di rosso sangue o di viola.Munch replicava instancabilmente i suoi soggetti, le proprie ossessioni, alla ricerca di una soluzione al dolore.

L’angoscia di cui parla Kierkegaard è il “sentimento del possibile”, cioè quello stato d’animo che prende l’uomo quando si trova dinanzi alla libertà e alle infinite possibilità negative che incombono sulla sua vita e sulla sua personalità. Proprio per queste sue caratteristiche l’angoscia è diversa dalla paura che si prova davanti a un pericolo preciso. Lo stesso filosofo danese ha vissuto in pieno la figura da egli descrita nelle ultime pagine della sua opera “Il concetto dell’angoscia”, pubblicata nel 1844

Il grido: 1893, tempera su cartone, cm 83,5x66, Oslo, Munch-museet

Sera sul viale Karl Johan: 1892, olio su tela, cm 84,5x121, Bergen, , Rasmus Meyers Samlinger, Bergen Kunstmuseum.