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LUGLIO 2018 Anno XXII Numero 231 www.avvenire.it Supplemento ad Avvenire del 29 luglio 2018 Poste Italiane Sped. in A.P. DL 353/2003 conv. L.46/2004, art.1,c., DCB Milano In collaborazione con il Movimento per la Vita “Amoris laetitia” solo in versione digitale € 2,99 www.avvenire.it E-book CONGRESSO ANNUALE DEI TEOLOGI ATISM ANTROPOLOGIA DA RINNOVARE LE DOMANDE DEI MORALISTI IL GENIO FEMMINILE DONNE, CHIESA E FAMIGLIA, ALLEANZA CHE VA RICALIBRATA IL CAMPER DEL MPV ANNUNCIARE LA VITA IN GIRO PER LʼITALIA SUI PASSI DEL FUTURO Per una settimana Dublino sarà la capitale delle famiglie in occasione del IX Incontro mondiale, il primo dellʼera di "Amoris laetitia". Porte aperte per accogliere centinaia di migliaia di genitori e figli provenienti dai cinque continenti. Ricchissimo il congresso teologico pastorale con oltre 70 focus e 300 esperti ai massimi livelli. Grande attesa per papa Francesco Famiglia, cuore irlandese per raccontarsi al mondo

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LUGLIO 2018Anno XXII

Numero 231

www.avvenire.it

Supplemento

ad Avvenire

del 29 luglio

2018

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In collaborazione con il Movimento per la Vita

“Amorislaetitia”solo in versione digitale

€ 2,99

www.avvenire.it

E-book

CONGRESSO ANNUALE DEI TEOLOGI ATISM

ANTROPOLOGIA DA RINNOVARELE DOMANDE DEI MORALISTI

IL GENIO FEMMINILE

DONNE, CHIESAE FAMIGLIA, ALLEANZACHE VA RICALIBRATA

IL CAMPER DEL MPV

ANNUNCIARE LA VITAIN GIRO PER LʼITALIA

SUI PASSI DEL FUTURO

Per una settimana Dublino sarà la capitale dellefamiglie in occasione del IX Incontro mondiale, il primo

dellʼera di "Amoris laetitia". Porte aperte per accoglierecentinaia di migliaia di genitori e figli provenienti dai

cinque continenti. Ricchissimo il congresso teologicopastorale con oltre 70 focus e 300 esperti ai massimi

livelli. Grande attesa per papa Francesco

Famiglia, cuore irlandeseper raccontarsi al mondo

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a polemica sugli immigra-ti si è fatta particolarmen-

te rovente. Le questioni sonomolto complesse (salvataggio,accoglienza, identificazione,integrazione, lotta alla crimi-nalità…), ma un orientamen-to è necessario: la logica del-la vita consente di proporre u-na stella polare scoprendo laverità su due aspetti essenzia-li: i diritti dell’uomo e l’Eu-ropa. Sono due aspetti che in-vestono in pieno anche la ri-

flessione sui bambini in viag-gio verso la nascita.La Dichiarazione universaledei diritti dell’uomo si è po-sta come progetto di pace de-finitiva affidato al riconosci-mento dell’uguale dignità diogni essere umano. Di qui ilprincipio che la qualità di uo-mo è più importante di quel-la di cittadino, pertanto la tu-tela della vita e della dignitàdi tutti gli uomini non può piùessere chiusa nell’ambito dei

singoli Stati e bisogna proce-dere verso un governo mon-diale di tutta la terra.Il fondamento della Ue con-siste nel rispetto dei diritti u-mani e nella promozione del-la dignità umana. L’Europadeve essere perciò un conti-nente pacificato e pacifica-tore. Per esserlo deve essereveramente unita; la stradadell’integrazione procedelentamente, ma possiamo di-re che già adesso le frontie-re dei singoli Stati sono lefrontiere d’Europa.L’ideale sarebbe affermare ildiritto umano di ogni uomo avivere e crescere nel luogo diorigine, ma adesso la realiz-zazione di questo diritto è im-pedita dalle guerre e dalla mi-seria che incombono, parti-colarmente in Africa. A que-

sto riguardo è giusto affer-mare che c’è un debito del-l’Europa verso l’Africa. Sipensi alla schiavitù di africa-ni, agli imperi coloniali chehanno sfruttato l’Africa, alpiano Marshall con cui gliUsa fecero risorgere l’Euro-pa dalle sue rovine. Oggi oc-corre un impegno simile del-l’Ue per far cessare le im-migrazioni caotiche e peri-colose e per attuare piena-mente i diritti umani.Ma cosa c’entra la vita na-scente? «La difesa della vitanascente e intimamente lega-ta alla difesa di qualsiasi di-ritto umano» (EG, 214). Co-sa c’è in comune tra i migrantie i concepiti? Apparentemen-te nulla, ma sostanzialmentetutto ciò che conta per getta-re le basi di un nuovo umane-

simo, per costruire ponti, perallargare orizzonti, per rinno-vare la società e la politica, perrealizzare la pace: in comunec’è l’appartenenza alla fami-glia umana caratterizzata dauna dignità inerente e ugua-le, incompatibile, cioè, convariazioni e graduazioni. «Sesi perde la sensibilità perso-nale e sociale verso l’acco-glienza di una nuova vita, an-che altre forme di accoglien-za utili alla vita sociale si i-naridiscono» (Papa France-sco, 20 settembre 2013).Chissà che una maggiore at-tenzione da parte delle istitu-zioni alla vita nascente non i-spiri e irrobustisca politichecapaci di soluzioni umane eintelligenti nei confronti del-la vita migrante.

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L

EDITORIALE

LETTEREAL

POPOLODELLAVITA

Vita migrantevita nascenteStessa dignità

MarinaCasini Bandini

uando cerchiamo di addentrarci nelle faglie che hanno terremotatol’universo familiare in questi ultimi decenni, quando tentiamo di

scoprire quale sia il virus misterioso che ha reso le relazioni familiarisempre più fragili, quando vogliamo spiegare perché il numero deimatrimoni si è dimezzato negli ultimi trent’anni e quello delle separazioni edei divorzi è schizzato verso cifre sempre più consistenti, quando speriamodi comprendere le cause che hanno aperto un baratro tra amore e fecondità,fa molto comodo puntare il dito contro nemici incombenti ma tuttosommato vaghi che si chiamano di volta in volta cultura del provvisorio,tirannia del relativismo, incertezza del futuro, predominio dell’egoismo. Lasociologia da requisitoria ci mette a disposizione un lessico tantosuggestivo quanto inesauribile. E poi ci sono sempre enormi interessieconomici o magari complotti orditi dai soliti poteri forti. Intendiamoci,sono condizioni quasi certamente esistenti e quasi certamente negative. Masiamo proprio sicuri che sia tutto qui? Che la causa della deriva di cui daanni raccontiamo contraccolpi sociali e intimi disastri sia sempre daricercare fuori di noi? Dal congresso dei teologi moralisti che si è celebratoall’inizio di luglio a Torino arrivano domande che sollecitano a cambiareprospettiva. La spinta al rinnovamento innescata da Amoris laetitia – esitofinale di una riflessione che ha coinvolto la Chiesa intera in una coralità diintenti e di proposte – sollecita a proseguire nello sviluppo dell’analisi.Anche quando questa operazione ci mette in seria difficoltà. Anche quandomette in evidenza le ombre di un’antropologia che non riesce più a offrirerisposte efficaci e pregnanti alle tante questioni poste dalle biotecnologieche ormai governano l’alba e il tramonto della generazione. Anche quandoappare sempre più inutile rifugiarsi, come spesso è avvenuto e tuttoraavviene, nell’elenco dei divieti e dei permessi. Ma rispondere con un "sì" o,molto più frequentemente, con un "no" alla complessità di un quadro eticosempre meno scontato, senza sporcarsi le mani alla ricerca di ipotesi piùrispettose dell’umano e del suo anelito di senso, non è grave deficit dicarità? Per questo dai teologi moralisti arriva l’appello a raddoppiare glisforzi per individuare, tra rigorismo e lassismo, una terza via, davveroumana, davvero evangelica, davvero in linea con le aspettative del nostrotempo e coerente con il percorso sinodale alla luce del discernimentoavviato da papa Francesco prima con la famiglia e ora con i giovani. Trauna verità senza libertà – quella di chi non ammette nulla al di fuori di unquadro normativo definito – e una libertà senza verità – il soggettivismo piùarbitrario – abbiamo l’obbligo di immaginare un percorso nuovo, unosviluppo che permetta alla proposta cristiana sull’amore e sulla generazionedi risultare ancora significativa, di offrire nuovo valore ai carismi dellecoppie, di abbracciare anche chi si è allontanato ma conserva, magariinconsapevolmente, la nostalgia della fede.

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LE RUBRICHE

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018

famiglia vita

4 DUBLINO 2018Farrell: spazioa famiglie "vere"

Luciano Moia

16 HUMANAE VITAELa pillola, 6 ragioniper evitare lʼinganno

Giuseppe Noia

18 ASSISI 2018La famiglia ricuceil mosaico sociale

Aa.Vv.

20 ASSISI 2018Matrimoni mistie difesa del creato

Aa.Vv.

22 SOCIETÀDiventare vecchinella città amica

Annalisa Gugliemino

26 VOLONTARIQuelle case aperte alla vita che cresce

Roberto Bennati

6 DUBLINO 2018Incontro mondialela settima catechesi

12 HUMANAE VITAEI teologi moralisti:percorsi da rivedere

Av.Vv.

14 HUMANAE VITAEI teologi moralisti:scisma sommerso?

Aa.Vv.

32 PROSPETTIVEDonne e ChiesaAlleanza da rilanciare

Barbara Garavaglia

36 POLITICAVita, famigliae diritti civili

Gian Luigi Gigli

35 MICROCOSMI 2.0 Diego Motta

37 LA SALUTE NEL PIATTO Caterina e Giorgio Calabrese

39 LETTI PER VOI

39 QUELLO CHE I VOSTRI FIGLI NON DICONO Roberta Vinerba

10 DUBLINO 2018Giappone senza figlima la famiglia tiene

Stefano Vecchia

LucianoMoia

Teologia moraleTra rigore e arbitriospunta la terza via

11 DUBLINO 2018Africa, lʼambientalismo"condanna" le persone

Annalisa D’Orsi

24 EDUCAZIONEPianeta oratoriidea che fa crescere

Benedetta Verrini

30 GIUDICI USALegittima lʼobiezioneal matrimonio gay

Antonio Casciano

Tutto pronto inIrlanda per il IXIncontro mondialedelle famiglie (22-26 agosto). Titolo:« l Vangelo dellafamiglia gioia per il mondo»

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Farrell: a Dublinospazio ai raccontidi famiglie “vere”

iornate intense per il cardinaleKevin Farrell, prefetto del Dica-

stero laici, famiglia e vita su cui ricade, in-sieme alla Chiesa d’Irlanda, l’organizza-zione del IX Incontro mondiale delle fa-miglie. A poco più di un mese dall’even-to, tutta la macchina del grande evento stagirando a mille e il cardinale, al suo pri-mo appuntamento "familiare" di caratte-re internazionale, deve risolvere piccoli egrandi intoppi. Troppo importante la sca-denza, e troppo scottanti i temi che s’in-trecciano intorno all’universo famiglia pertrascurare un’accurata messa a punto del-l’Incontro mondiale, il primo dell’era A-moris laetitia. E poi l’Irlanda, per il car-dinale Farrell, significa un ritorno alle o-rigini. Anche per questo, ma non solo e-videntemente, l’attesa è grande e ogni pa-rola va pesata con attenzione. Il cardina-le legge e rilegge le domande chegli abbiamo sottoposto. Poi, primadi rispondere nel suo eccellente i-taliano, fa una premessa:«Queste domande sono molto im-pegnative e dense di contenuti, adindicare che c’è molta aspettativaintorno al IX incontro mondialedelle famiglie a Dublino. Se il pri-mo di questi incontri, nel 1994, fuvoluto da san Giovanni Paolo II inconcomitanza con l’anno interna-zionale della famiglia indetto dal-l’Onu, quello che si terrà a Dublino ad a-gosto vuole essere un frutto maturo di dueSinodi sulla famiglia e dell’appassionatomagistero pastorale di Papa Francesco rac-colto in Amoris laetitia e in tanti suoi in-terventi successivi, compresa l’opera diriforma della Curia che ha riguardato ilnostro Dicastero al quale è stata data lacompetenza «per la promozione della vi-ta e dell’apostolato dei fedeli laici, per lacura pastorale dei giovani, della famigliae della sua missione, secondo il disegnodi Dio e per la tutela e il sostegno della vi-ta umana» (art 1 dello Statuto). Infine, manon è la cosa meno importante, i numeridell’incontro sono eloquenti e superanoquelli dei precedenti eventi: sia per quan-to riguarda le iscrizioni al Congresso chequello dei relatori, la cui stragrande mag-gioranza è costituita da laici. Davvero, find’ora, le giornate di Dublino si preannun-ciano come una grande convocazione delpopolo di Dio, protagonista egli stesso del-

la gioia dell’amore cristiano».Eminenza, al centro dell’Incontro mon-diale di Dublino ci sarà, come lei stessoha ricordato, la recezione di "Amorislaetitia". Sabato 16 giugno parlando alForum italiano delle associazioni fami-liari, il Papa ha detto che il "nocciolo diAmoris laetitia" è il quarto capitolo sul-l’amore coniugale. Come verrà decli-nato questo aspetto durante l’Incontromondiale?Il capitolo IV è fondamentale perché og-gi la parola amore è facilmente equivoca-ta e stravolta, fraintendendola con il sem-plice sentimento, peggio ancora con la so-la attrazione fisica. È quanto mai neces-sario riscoprire il pieno significato dell’a-more, che è innanzitutto volere e compie-re il bene dell’altro e rallegrarsi per esso,il contrario del gesto egoistico. L’amore èimpegno attivo, creativo ed esige piena re-sponsabilità. Per questo è necessaria unacrescita, una maturazione completa e du-

ratura all’amore. L’istituto fami-liare attraversa una gravissima cri-si sotto molti aspetti, denunciataautorevolmente dal Forum italianodelle associazioni familiari e da al-tre voci. Proprio dinanzi a questa si-tuazione, Amoris laetitia è ben con-sapevole che l’autentico amore u-mano e cristiano è l’unica forza ca-pace di salvare il matrimonio e lafamiglia. È questo amore che vamesso al centro della famiglia (loaffermava già la Gaudium et Spes)

e giustamente papa Francesco gli ha datoil massimo risalto collocandolo nei capi-toli centrali, il quarto e il quinto, dell’e-sortazione apostolica. Basta scorrere ilprogramma del Congresso di Dublino, findalla cerimonia di apertura che si svolgeràin simultanea nelle 26 diocesi d’Irlanda,per vedere come tutto (relazioni, espe-rienze, tavole rotonde, incontri di ap-profondimento) sia disegnato e struttura-to soprattutto sui primi capitoli di Amorislaetitia: alla luce della Parola, la realtà ele sfide di oggi fanno appello alla voca-zione e alla missione della famiglia. Da quila famiglia e la fede, la famiglia e l’amo-re, la famiglia e la speranza.Il titolo dell’Incontro mondiale, "Il Van-gelo della famiglia gioia per il mondo"suggerisce il valore straordinario di u-na vita coniugale e familiare che sia ingrado di testimoniare il tesoro scoper-to e che si intende condividere nellaChiesa e nella società. Che spazio a-

vranno a Dublino le testimonianze deiconiugi e quale senso attribuire a que-sto impegno?Le testimonianze sono più efficaci degliinsegnamenti teorici, perché mostranoche l’amore coniugale cristiano è possi-bile e bello: c’è la gioia di amare ed es-sere amati, non solo del ricevere, ma so-prattutto del donare, del fare il bene, an-che se costa sacrificio. Il messaggio dal-le testimonianze è indispensabile perchéoggi è sotto gli occhi di tutti la grande po-vertà di relazioni umane, nella famigliae nella società: relazioni spesso utilitari-stiche e di convenienza invece che gene-rose e disinteressate.Il matrimonio e la famiglia attraversano u-na crisi gravissima, e anche le buone fa-miglie cristiane sperimentano al loro in-terno tutte le difficoltà, le ferite e le fati-che di un cammino nel quale trovano scar-so aiuto; penso soprattutto alla cultura do-minante, al mercato e alle leggi del pro-fitto ad ogni costo, ma anche alle politi-che familiari degli Stati. Eppure, nono-stante tutto, numerose famiglie cristianesono testimoni della bellezza e della gioiadell’amore, tanto più grande quanto piùfondato sulla sofferenza e il sacrificio.Quando papa Francesco, seguendo l’innoalla carità di san Paolo, passa in rassegnaalcune caratteristiche del vero amore, lespiega e le applica al vissuto familiare,mostrando come il rapporto di coppia siaun cammino permanente, che conosce labellezza e la gioia di essere amati e di a-mare, ma anche difetti e peccati, difficoltàe sofferenze. È un cammino che va fatto,con realismo e fiducia, insieme e pro-gressivamente, a piccoli passi. "L’amoreè artigianale", dice il Santo Padre, comel’educazione dei figli. Le molte esperien-

luglio 2018

NOI4

famiglia vita Verso l’Incontro mondiale

«LʼIncontromondiale sarà

il fruttomaturo di due

Sinodi e del magistero

pastorale di papa

Francescoraccolto in

Amoris laetitiaRelatori e

partecipantipiù numerosi

rispetto ai precedenti

eventi»

GLuciano

Moia

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ze che ascolteremo a Dublino – rappre-sentative di situazioni e Paesi diversi –mostreranno proprio questo: il volto con-creto di persone che, con umiltà e fiducia,si impegnano a crescere; questo appellodella vita è rivolto non solo alle coppieche vivono "situazioni di fragilità e im-perfezione", ma anche a quelle "regolari".Nessuna coppia, nessuna famiglia è per-fetta. Tutte sono bisognose della grazia diDio; tutte sono amate da lui e a tutte laChiesa offre l’accompagnamento pasto-rale per il loro cammino.Non possiamo però negare che spessonon risulta agevole testimoniare nelmondo la bellezza dell’amore coniu-gale. In tutto l’Occidente cala il nu-mero dei matrimoni e aumentano i di-vorzi. Come mai negli ultimi decenniabbiamo fatto così fatica a trasmette-re alle giovani coppie la verità e losplendore di un amore che costruiscefuturo per sé, per la propria famigliae per l’intera società?Penso soprattutto a causa del peso dei con-dizionamenti di una cultura consumista,individualista e materialista che riduce l’a-more a sentimento o peggio ancora al pia-cere e che considera amore di coppia quel-lo che è semplicemente una temporaneaconvenienza reciproca, una precaria con-vergenza di due egoismi. Esattamente ilcontrario del vero amore. Da qui la ne-cessità di indicare, accompagnare e so-stenere, fin dalla giovane età, una matu-razione permanente all’amore con un’e-ducazione capace di risvegliare progres-sivamente nuove energie.Se dietro l’incontro di Dublino ci sono idue Sinodi e il magistero di papa France-sco, dinanzi c’è il grande compito pasto-rale dell’accompagnamento che si fa ca-

rico di tutti, ma con attenzioni differen-ziate. Dovrà essere particolarmente pa-ziente e misericordioso con coloro che so-no afflitti da gravi ferite. Resta tuttavia, an-che nel momento presente, la priorità pa-storale di prevenire il più possibile le fe-rite, le divisioni, i fallimenti dei matrimo-ni. È Amoris laetitia a dirlo: «Oggi, più im-portante di una pastorale dei fallimenti èlo sforzo pastorale per consolidare i ma-trimoni e così prevenire le rotture» (AL307 e 211). Quella che viene richiesta eauspicata è una "pastorale organica dellafamiglia", che comprende la preparazio-ne remota e la preparazione prossima almatrimonio e successivamente l’accom-pagnamento e la formazione costante deiconiugi, specialmente delle giovani cop-pie. Più produttivi degli eventi assemblearisono la vicinanza personalizzata e gli in-contri di famiglie in piccoli gruppi. È inquesto stile pastorale che cresce il prota-gonismo delle famiglie, valorizzando l’e-sperienza e l’aiuto di movimenti e asso-ciazioni ecclesiali.Nel mondo occidentale siamo di fronteuna delle più gravi crisi di natalità del-la storia. In Africa e in alcune aree del-l’Asia la crescita demografica appareinvece molto sostenuta. Come verràtrattato questo tema durante l’Incontromondiale? Qui le indicazioni di Huma-nae vitae sulla "paternità e maternitàresponsabile" vanno evidentemente de-clinate in una prospettiva diversa, o no?La crisi della natalità che fa già intrave-dere in un prossimo futuro gravi squilibried enormi problemi di carattere econo-mico, sociale e culturale soprattutto perl’Europa, dovrebbe indurre a un profon-do senso di responsabilità, a una procrea-zione più generosa, prima di preoccupar-

si di quella delle altre aree geografiche.La nostra crisi non va subìta con rasse-gnazione, ma contrastata con fiducia, de-cisione, intelligenza, spirito di iniziativa,in ambito educativo, culturale, economi-co, politico. Penso, con fiducia, all’at-teggiamento favorevole di molti giovanialla famiglia e alla vita; al successo diimportanti iniziative sociali realizzate so-prattutto grazie alla mobilitazione di lai-ci e associazioni.Le giornate di Dublino, il Congresso, lafesta delle testimonianze e l’incontro colPapa non hanno lo scopo di scrivere unnuovo magistero dottrinale, tantomeno dimodificare quello che è patrimonio dellaChiesa, quanto mostrare nella prassi ditanti, come la cultura della vita sia al cen-tro della famiglia, risorsa preziosissimadella società, prima ancora che della Chie-sa, proprio per l’accoglienza e la cura del-la vita nascente. Nei mesi di preparazio-ne all’incontro, il Dicastero ha offerto, informa originale e mediatica, sette cate-chesi secondo questo spirito. Le ricordovelocemente. Partendo da uno sguardoconcreto alle famiglie di oggi (1a cate-chesi), si evidenzia la straordinaria con-cretezza e attualità della Parola di Dio ca-pace di illuminare sempre, in tutte le suesfaccettature, il quotidiano familiare del-le mura domestiche (2a) per giungere algrande sogno che Dio ha per ogni fami-glia (3a), anche lì dove le fragilità e le de-bolezze umane sembrano infrangerlo (4a).Tutto questo fa sì che la famiglia sia nelmondo il vero generatore di una culturanuova, che non può non essere quella del-la vita (5a), della speranza (6a) e dellagioia (7a).

luglio 2018 5NOI famiglia vita Verso l’Incontro mondiale

A sinistra il cardinaleKevin FarrellQui sopra il Congressoeucaristico aDublino nel 2012 al Phoenix Park, che ospiterà anchela Messa conclusivadell’Incontromondiale dellefamiglie presiedutada papa Francesco

Guida da due anniil nuovo Dicastero

Il cardinale Kevin Farrell, 71anni, è dal 15 agosto 2016 ilprefetto del Dicastero laici,famiglia e vita. Di origini ir-landesi, ha studiato in Spa-gna, a Roma, e negli Stati U-niti. Entrato nella Congre-gazione dei Legionari di Cri-sto nel 1966, è stato ordi-nato sacerdote il 24 dicem-bre 1978. È stato cappella-no allʼUniversità di Monter-rey in Messico, amministra-tore generale con la re-sponsabilità per seminari escuole dei Legionari di Cri-sto in Italia, Spagna e Irlan-da. Nominato vescovo ausi-liare di Washington nel2001, da Giovanni Paolo II,è diventato vescovo di Dal-las nel 2007. Parla benissi-mo lʼitaliano, conosce lʼin-glese e lo spagnolo ed è an-che un esperto di temi fi-nanziari (era il "tesoriere"della Conferenza episcopa-le americana).

CHI È

Il prefetto delDicastero laici,famiglia e vita:

«In Irlanda, dal 22 al 26

agosto,emergerannovolti concreti

di personeche

si impegnanoa crescere

alla luce del Vangelo»

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famiglia vita Verso l’Incontro mondiale

Il referendum irlandese sull’aborto ciha fatto scoprire che la laicizzazione diquella società, considerata nell’imma-ginario di tutti di salde tradizioni cat-toliche, è ormai avanzatissima. Lo stes-so dicasi per l’Argentina che sta di-scutendo una legge estremamente li-berale in tema di aborto. Insomma,questi ultimi episodi ci dimostrano co-me il confronto con la laicità sia unosnodo sempre più impegnativo. Comeverrà affrontato durante l’Incontro ildramma dell’aborto?La Chiesa deve rendere testimonianza al-la verità e alla dignità della persona uma-na, fin da quando si affaccia alla vita ed èpiù debole e indifesa; su questo papa Fran-cesco è testimone esemplare, indicandol’aborto come un gravissimo disordinemorale. Il Santo Padre recentemente nonha esitato a paragonare la soppressione dibambini che potrebbero nascere conmalformazioni, a un "nazismo in guantibianchi". È una immagine terribile! Vor-rei ricordare anche la figura di Santa Te-resa di Calcutta, l’infaticabile missiona-ria della carità, madre dei poveri e madredi migliaia di bambini, preservarti dall’a-borto con il suo grido accorato "Dateli ame, se avete paura di tenerli". "Il bambi-no non ancora nato – ella diceva – se nonè voluto, è la creatura più abbandonata edeve morire perché la gente, voi ed io, ab-biamo paura di nutrire, educare, vestireuna creatura in più». Pur non essendo untema specifico dell’incontro, esso sarà co-munque richiamato in alcuni interventi(penso alla relazione del cardinale Tagle:"Scegli la vita: Papa Francesco sulla cul-tura dello scarto", come pure ad alcune e-sperienze che saranno presentate). Certa-mente l’aborto è una ferita profonda e a-perta, soprattutto perché la tendenza o-dierna non si limita a tollerare l’abortocome un male, ma ne rivendica il diritto,come se si trattasse di un bene."La famiglia è una sola, quella formatada un uomo e una donna". Sono le pa-role che il Papa ha rivolto al Forum del-le associazioni familiari a cui abbiamogià accennato. E solo questa famiglia,ha detto ancora il Papa, "è immagine diDio". Come conciliare questa posizio-ne, che è poi quella della dottrina di sem-pre, con le esigenze di accogliere e ac-compagnare tutte le persone "indipen-dentemente dal proprio orientamentosessuale", come si legge al n.250 di A-moris laetitia?Sì, lapidarie sono state le parole di PapaFrancesco: "La famiglia umana come im-magine di Dio, uomo e donna, è una sola.È una sola". Altrettanto chiare sono le pa-

ed è inaccettabile che le Chiese localisubiscano delle pressioni in questa ma-teria e che gli organismi internazionalicondizionino gli aiuti finanziari ai Pae-si poveri all’introduzione di leggi che i-stituiscano il ’matrimonio’ fra personedello stesso sesso".A questo tema se ne collega un altro preoc-cupante. Oggi molti (non solo coppie, maanche singles e omosessuali) rivendicanoil diritto ad avere un figlio attraverso la fe-condazione artificiale e non esitano a farericorso a forme vergognose di commercio.Ma non esiste alcun diritto al figlio, per-ché una persona non può essere prodotta,acquistata e posseduta come un oggettoper la propria gratificazione. Esiste inveceil diritto del figlio ad essere generato ed e-ducato da un padre e da una madre che siamano tra loro e insieme si prendono cu-ra di lui. Solo l’amore è all’altezza delladignità della persona nel suo sbocciare enel suo svilupparsi.L’Incontro mondiale di Dublino è ri-volto evidentemente alle famiglie catto-liche. Ma non crede che la famiglia,proprio per la sua realtà naturale cheprecede la Chiesa e lo Stato, sia un’op-portunità anche di dialogo ecumenicoe interreligioso? E addirittura un pon-te con i non credenti? Questi aspettitroveranno spazio durante l’Incontromondiale?La famiglia è un valore umano, naturale,universale. Si può lavorare insieme conpersone di altre convinzioni sui valori fon-damentali della famiglia; lavorando insie-me ci si conosce meglio, ci si apprezza, sicresce nell’amicizia e nel rispetto recipro-co: davvero si costruiscono ponti.Se già il matrimonio e la famiglia incon-trano difficoltà non lievi a motivo deiprofondi cambiamenti culturali, sociali, e-conomici, le coppie miste, a causa delladiversità religiosa, incontrano difficoltà ag-giuntive riguardo alla pratica della propriafede, ai diritti e ai doveri reciproci, all’e-ducazione dei figli, ai rapporti con le fa-miglie di origine e le comunità di apparte-nenza. Le difficoltà sono ovviamente mag-giori, quando si tratta di matrimoni mistitra cristiani e non cristiani. Tali matrimo-ni, secondo la dottrina della Chiesa catto-lica, non hanno la grazia propria del sa-cramento. Tuttavia, in quanto matrimoninaturali, voluti da Dio creatore, hanno an-ch’essi una dignità, un senso umano e unvalore religioso, purché abbiano le pro-prietà essenziali del matrimonio: unità, in-dissolubilità, fedeltà, apertura alla prole.Anche la coppia mista, costituita da unapersona cristiana e da una non cristiana, èchiamata ad essere una comunità di vita edi amore.

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role di Amoris laetitia sul tema dell’omo-sessualità. I testi precisi sono in due numeri.Al n. 250 si prende in considerazione "lasituazione delle famiglie che vivono l’e-sperienza di avere al loro interno personecon tendenza omosessuale, esperienza nonfacile né per i genitori né per i figli. Perciòdesideriamo anzitutto ribadire che ognipersona, indipendentemente dal proprio o-rientamento sessuale, va rispettata nellasua dignità e accolta con rispetto, con la cu-ra di evitare "ogni marchio di ingiusta di-scriminazione" e particolarmente ogni for-ma di aggressione e violenza. Nei riguar-di delle famiglie si tratta invece di assicu-rare un rispettoso accompagnamento, af-finché coloro che manifestano la tenden-za omosessuale possano avere gli aiuti ne-cessari per comprendere e realizzare pie-namente la volontà di Dio nella loro vita".Come si vede, qui si chiede di sostenere eaccompagnare le famiglie perché a lorovolta aiutino i membri con tendenza omo-sessuale a "comprendere e realizzare pie-namente la volontà di Dio nella loro vita",a riconoscere con semplice umiltà che lapratica omosessuale non corrisponde al di-segno di Dio rivelato, a fare con gradua-lità dei passi avanti nella giusta direzione.Il n. 251, invece, ribadisce con forza che"circa i progetti di equiparazione al matri-monio delle unioni tra persone omoses-suali, non esiste fondamento alcuno perassimilare o stabilire analogie, neppure re-mote, tra le unioni omosessuali e il dise-gno di Dio sul matrimonio e la famiglia;

«Lʼaborto?Ferita aperta,

soprattuttoperché

la tendenzaodierna non

si limita atollerare

lʼaborto comeun male, mane rivendica

il diritto, comese si trattasse

di un bene»

«Giusto offrire agli omosessuali "gli aiutinecessari per comprendere e realizzarepienamente la volontà di Dio", ma non esiste alcun diritto a pretendere un figlio con la fecondazione artificiale»

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luglio 2018 7NOI famiglia vitaVerso l’Incontro mondiale

Amore, una gioiapiù forte del dolore

a gioia viene spesso intesa come il co-ronamento dei propri desideri, dei pro-

pri progetti, di ciò che sta più a cuore, co-me se fosse già scontato conoscere ciòche veramente dà felicità all’esistenza u-mana. La cultura attuale con la potenzadei mass-media riesce notevolmente adinculcare nella mente e nel cuore di tut-to il genere umano un modello di gioiache sembra essere valido per ogni essereumano di qualsiasi paese, tradizione edetnia. Un esempio emblematico dei gior-ni nostri è il telefonino: non esiste oggipersona che non lo possieda; chi inveceancora non ce l’ha è tutto teso nel desi-derio di averlo quanto prima. In altre pa-role, in modo alquanto subdolo ma mol-to efficace si prospetta un modello diuomo che se vuole essere gioioso e pie-namente inserito nelle relazioni socialicon gli altri, non può fare a meno di que-sto strumento tecnologico. Ma è propriovero che l’uomo conosce bene cosa lorende veramente felice? È possibile cheper avere la felicità si debba lottare e fa-ticare tanto per raggiungere un model-lo di vita che, alla fine, solo pochi nelmondo riescono ad ottenere? Ancora u-na volta l’icona evangelica scelta comeriferimento per queste catechesi offrequella luce per indirizzare la strada ver-so la gioia vera. La prima reazione emotiva che l’evange-lista Luca racconta di Maria e Giuseppe,nel momento in cui trovano Gesù sedutonel tempio a discutere con i maestri, èquella dello stupore, e non dell’angosciao della rabbia o di altri sentimenti nega-tivi, che sono anch’essi giustificabili peraver provato la paura di perderlo. QuelBambino che Maria ha tenuto in gremboper nove mesi e che Giuseppe ha portatoin Egitto per salvarlo dalle mani del re E-rode, adesso compie un qualcosa per lo-ro di inaspettato e di sorprendente. La lo-ro profonda meraviglia infonde nei lorocuori una gioia che non è facile descri-vere, forse ne può dare una idea ciò quan-do si prova nella vita il dono di un qual-cosa che va al di là delle proprie aspetta-tive e dei propri desideri. La gioia, quel-la vera, è sempre inaspettata, sorprendee allarga il cuore verso orizzonti infiniti.Invece, la gioia, quella desiderata e cer-cata, una volta raggiunta, chiude il cuo-re umano dentro i limiti dei propri desi-deri e spinge ancora verso altre aspira-zioni non soddisfatte. Gioisce veramen-

L

ne dell’eros [...] lo priva della sua dignità,lo disumanizza”» (Al 147). Dio non è affatto nemico della gioia del-l’uomo, anzi desidera ancor più dellacreatura umana di donarle una sovrab-bondanza di gioia, che riguarda ogni sin-golo elemento della sua umanità, anchel’elemento spesso ritenuto fuorviante dal-la vera gioia, quello erotico. Il vero ne-mico del piacere sessuale, come comu-nemente si pensa, non è affatto Dio o ilVangelo o la Chiesa. È l’uomo stesso che,con la sua debolezza causata dal peccatooriginale, disumanizza quanto di bello edi meraviglioso il Creatore gli ha dona-to. Per orientare alla vera gioia bisognaanche partire dal proprio corpo e dal lin-guaggio iscritto in esso. In Amoris laeti-tia Papa Francesco dona a tutti indica-zioni molto concrete e profetiche: «L’e-ducazione dell’emotività e dell’istinto ènecessaria, e a tal fine a volte è indi-spensabile porsi qualche limite. L’ecces-so, la mancanza di controllo, l’ossessio-ne per un solo tipo di piaceri, finisconoper debilitare e far ammalare lo stessopiacere, e danneggiano la vita della fa-miglia. In realtà si può compiere un belcammino con le passioni, il che signifi-ca orientarle sempre più in un progetto diautodonazione e di piena realizzazionedi sé che arricchisce le relazioni inter-personali in seno alla famiglia. Non im-plica rinunciare ad istanti di intensa gioia,ma assumerli in un intreccio con altri mo-menti di generosa dedizione, di speranzapaziente, di inevitabile stanchezza, disforzo per un ideale.

te non chi raggiunge la gioia progettata,ma chi si fa raggiungere dalla gioia maipensata. Non a caso proprio la prima pa-rola, il saluto dell’arcangelo Gabriele aMaria al momento dell’annunciazione,tradotto per tanto tempo con “Ave” o “Sal-ve”, è invece “Rallegrati”. Alla giovanepromessa sposa di Nazaret, tutta intentaalla realizzazione del suo sogno di amo-re con Giuseppe, viene annunziato unqualcosa di inimmaginabile, che cambiaradicalmente i suoi progetti, eppure l’an-gelo le comunica subito che questo an-nuncio è per lei motivo di grande gioia.La gioia autentica stravolge sempre i pro-pri progetti per proiettare al di là delleanguste aspirazioni umane. Questo è u-no dei motivi fondamentali per cui spes-so si guarda il messaggio cristiano congrande sospetto, come se fosse nemicodella felicità umana. «È una convinzione della Chiesa che mol-te volte è stata rifiutata, come se fosse ne-mica della felicità umana. Benedetto X-VI ha raccolto questo interrogativo congrande chiarezza: “La Chiesa con i suoicomandamenti e divieti non ci rende for-se amara la cosa più bella della vita? Noninnalza forse cartelli di divieto proprio làdove la gioia, predisposta per noi dalCreatore, ci offre una felicità che ci fapregustare qualcosa del Divino?”. Ma e-gli rispondeva che, seppure non sonomancati nel cristianesimo esagerazioni oascetismi deviati, l’insegnamento uffi-ciale della Chiesa, fedele alle Scritture,non ha rifiutato “l’eros come tale, ma hadichiarato guerra al suo stravolgimentodistruttore, poiché la falsa divinizzazio-

È proprio veroche lʼuomo

conosce benecosa lo rende

veramentefelice?

È possibileche per avere

la felicità si debba

inseguire un modello

di vitaimposto da altri?

Gioisceveramente

non chiraggiunge

la gioiaprogettata,ma chi si fa

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La vita in famiglia è tutto questo e merita diessere vissuta interamente» (Al 148). Com-pito primario della Chiesa è allora annun-ciare proprio l’Evangelii gaudium (titolo del-la prima esortazione apostolica del Papa),perché solo il Vangelo rivela la gioia vera ededuca il cuore dell’uomo alla gioia stessa.«Dio ama la gioia dell’essere umano, che E-gli ha creato tutto “perché possiamo goder-ne” (1 Tm 6,17). Lasciamo sgorgare la gioiadi fronte alla sua tenerezza quando ci propo-ne: “Figlio, trattati bene […]. Non privarti diun giorno felice” (Sir 14,11.14). Anche unacoppia di coniugi risponde alla volontà diDio seguendo questo invito biblico: “Nelgiorno lieto sta’ allegro” (Qo 7,14)» (Al 149).Se il Vangelo svela all’uomola gioia, la famiglia ne è laculla originaria. Come ogni matrimonio na-sce per il grande desiderio deigiovani sposi di trovarvi pie-nezza di gioia, così esso fal-lisce principalmente perchétale desiderio non viene sod-disfatto. Paradossalmente tut-ti cercano gioia nel matrimo-nio, tutti si promettono conconvinzione gioia nel matri-monio, ma molti con grandefacilità si trovano alla derivacon il naufragio del loro pat-to coniugale. Perché questifallimenti matrimoniali sonosempre più frequenti? E si può dire che unmatrimonio sia riuscito per il solo fatto che iconiugi siano stati fedeli sino alla fine anchese non hanno vissuto la loro relazione co-niugale nella gioia dell’amore? In altre pa-role, nel matrimonio basta la sola fedeltà co-niugale per vivere in pienezza il matrimoniooppure è essenziale soprattutto un’altra fe-deltà ben più profonda e radicale che dia gu-sto e sapore alla loro vita coniugale? Certamente oggi il numero di separazioni edivorzi è cresciuto in modo esageratamenteesponenziale rispetto a qualche decennio fa,ma non è detto che i matrimoni del passato,perché durati “finché morte non ci separi”,siano tutti riusciti. Forse si è così spiritualiz-zato e moralizzato il patto matrimoniale daoffuscarne un elemento essenziale che sta al-la sua origine. «Nel matrimonio è bene ave-re cura della gioia dell’amore. Quando la ri-cerca del piacere è ossessiva, rinchiude in unsolo ambito e non permette di trovare altri ti-pi di soddisfazione. La gioia, invece, allargala capacità di godere e permette di trovare gu-sto in realtà varie, anche nelle fasi della vitain cui il piacere si spegne. Per questo sanTommaso diceva che si usa la parola “gioia”per riferirsi alla dilatazione dell’ampiezza delcuore. La gioia matrimoniale, che si può vi-vere anche in mezzo al dolore, implica ac-cettare che il matrimonio è una necessariacombinazione di gioie e di fatiche, di tensio-

ni e di riposo, di sofferenze e di liberazioni,di soddisfazioni e di ricerche, di fastidi e dipiaceri, sempre nel cammino dell’amicizia,che spinge gli sposi a prendersi cura l’uno del-

l’altro: “prestandosi un mutuo aiuto e servi-zio”» (Al 126). Come, allora, custodire ed alimentare la gioiadell’amore nel lungo e spesso monotono ed

luglio 2018

NOI8

famiglia vita Verso l’Incontro mondiale

PierreAuguste

Renoir, "La famigliadell’artista"

(1896)

Anche 21 italiani tra gli oltre 250 relatori dellʼIncontroTre argomenti (Fede, Amore, Speranza) per 70 focus

IL P

ROG

RAM

MA

Accanto alla fedeltàconiugale serve

unʼaltra fedeltà ben piùprofonda e radicale che

dia gusto e sapore allavita di coppia

Serve la “spiritualitàdella bellezza” che

consente di apprezzare“lʼalto valore” chelʼaltro/a possiede

comunque

Ogni matrimonio nasce per il grande desiderio dei giovani

sposi di trovarvi pienezza di gioia efallisce principalmente perché tale

desiderio non viene soddisfatto

segue da pagina 7

Ci sono anche 21 italiani (compresi il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Ceie il vescovo ausiliare della diocesi di Perugia-Città della Pieve, Paolo Giulietti) tra glioltre 250 relatori che animeranno il congresso teologico-pastorale dellʼIncontro mon-diale delle famiglie di Dublino. Dopo lʼinaugurazione del grande evento, martedì 21agosto in contemporanea in tutte le diocesi irlandesi, il congresso si svolgerà merco-ledì 22, giovedì 23 e venerdì 24. Tre grandi temi ("la famiglia e la fede", "la famiglia elʼamore", "la famiglia e la speranza") che saranno declinati in una ventina di ap-profondimenti quotidiani. Ecco gli italiani "mondiali" secondo il programma ufficialedellʼevento (www.worldmeeting2018.ie/it). Mercoledì 22 agosto sono previsti gli in-terventi di Linda Ghisoni (sottosegretario Dicastero Laici, famiglia e vita); Anna e Al-berto Friso (Focolari); Tommaso e Giulia Cioncolini (Ufficio Famiglia Cei); Maria Rossi(Comunità Giovanni XXIII); Luigino Bruni (docente di Economia); Stefano e Vera Zamagni(docenti di Economia); Salvatore Martinez (presidente Rns). Giovedì 23: Caterina e An-gelo Russo (diocesi di Napoli); Maria e Gianni Salerno (Focolari); Rocco Buttiglione (do-cente di Filosofia). Venerdì 24: Gabriella Gambino (sottosegretario Dicastero laici, fa-miglia e vita); Marco Brusati (Dicastero laici, famiglia e vita); Francesco Belletti (diret-tore Cisf); Francesca e Filippo De Carlo (Associazione Mistero Grande).Lʼintervento del cardinale Bassetti ("Accompagnare, discernere e integrare: la fragilitàumana e Amoris laetitia) è previsto venerdì mattina. Mentre il vescovo Giulietti saràchiamato a moderare giovedì mattina la tavola rotonda su "Il discernimento vocazio-nale e la famiglia: la preparazione per il prossimo Sinodo".

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insidioso scorrere della vita coniugale? Ba-sta il solo impegno dei due coniugi? Basta laloro volontà e il loro sforzo per ravvivare lagioia nella loro relazione di amore? Questisono gli errori frequenti che le coppie com-mettono facendo degenerare il loro rappor-to in condizioni drammatiche e a volte pa-radossali. Non è una questione di volontà,ma di “spiritualità della bellezza” che con-sente al coniuge di cogliere ed apprezzare«“l’alto valore” che ha l’altro. La bellezza– “l’alto valore” dell’altro che non coinci-de con le sue attrattive fisiche o psicologi-che – ci permette di gustare la sacralità del-la sua persona senza l’imperiosa necessitàdi possederla. Nella società dei consumi si impoverisce ilsenso estetico e così si spegne la gioia. Tut-to esiste per essere comprato, posseduto econsumato; anche le persone. La tenerezza,invece, è una manifestazione di questo amo-re che si libera dal desiderio egoistico di pos-sesso egoistico. Ci porta a vibrare davanti auna persona con un immenso rispetto e conun certo timore di farle danno o di toglierlela sua libertà. L’amore per l’altro implica ta-le gusto di contemplare e apprezzare ciò cheè bello e sacro del suo essere personale, cheesiste al di là dei miei bisogni. Questo mipermette di ricercare il suo bene anche quan-do so che non può essere mio o quando è di-ventato fisicamente sgradevole, aggressivo o

fastidioso. Perciò, “dall’amore per cui a unoè gradita un’altra persona dipende il fatto chele dia qualcosa gratis”. L’esperienza esteticadell’amore si esprime in quello sguardo checontempla l’altro come un fine in sé stesso,quand’anche sia malato, vecchio o privo diattrattive sensibili. Lo sguardo che apprezzaha un’importanza enorme e lesinarlo produ-ce di solito un danno. Quante cose fanno avolte i coniugi e i figli per essere conside-rati e tenuti in conto! Molte ferite e crisi han-no la loro origine nel momento in cui smet-tiamo di contemplarci. Questo è ciò che e-sprimono alcune lamentele e proteste che sisentono nelle famiglie. “Mio marito non miguarda, sembra che per lui io sia invisibile”.“Per favore, guardami quando ti parlo”.“Mia moglie non mi guarda più, ora ha oc-chi solo per i figli”. “A casa mia non inte-resso a nessuno e neppure mi vedono, co-me se non esistessi”. L’amore apre gli occhi e permette di vedere,al di là di tutto, quanto vale un essere uma-no» (Al 127-128). La gioia non è un elementoaccessorio che dipende dalle condizioni diogni singola famiglia. Essa è essenziale nel-l’identità della famiglia stessa. Quando lagioia manca, la famiglia o va in crisi oppuretira a campare. Occorre una vera e profondaspiritualità perché «la gioia di tale amore con-templativo va coltivata. Dal momento chesiamo fatti per amare, sappiamo che non e-siste gioia maggiore che nel condividere unbene: “Regala e accetta regali, e divertiti” (Sir

14,16). Le gioie più intensedella vita nascono quando sipuò procurare la felicità deglialtri, in un anticipo del Cielo.Va ricordata la felice scena delfilm Il pranzo di Babette, do-ve la generosa cuoca riceve unabbraccio riconoscente e unelogio: “Come delizierai gliangeli!”. È dolce e consolan-te la gioia che deriva dal pro-curare diletto agli altri, di ve-derli godere. Tale gioia, effet-to dell’amore fraterno, non èquella della vanità di chi guar-

da sé stesso, ma quella di chi ama e si com-piace del bene dell’amato, che si riversa nel-l’altro e diventa fecondo in lui» (Al 129). So-lo così si rende possibile ciò che la logica u-mana crede irrealizzabile, ovvero «la gioia sirinnova nel dolore. Come diceva sant’Ago-stino, “quanto maggiore è stato il pericolonella battaglia, tanto più intensa è la gioia neltrionfo”. Dopo aver sofferto e combattuto u-niti, i coniugi possono sperimentare che ne èvalsa la pena, perché hanno ottenuto qualco-sa di buono, hanno imparato qualcosa insie-me, o perché possono maggiormente ap-prezzare quello che hanno. Poche gioie u-mane sono tanto profonde e festose comequando due persone che si amano hanno con-quistato insieme qualcosa che è loro costatoun grande sforzo condiviso» (Al 130).

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luglio 2018 9NOI famiglia vita Verso l’Incontro mondiale

Otto domandeper riflettere

Ferite e crisi hanno la loroorigine nel momento in cuismettiamo di contemplarciLo esprimono lamentele eproteste ascoltate in famiglia

La tenerezza èmanifestazionedʼamore che ci liberadal desiderio di possesso egoisticoCi porta a vibraredavanti a unapersona con rispettoe col timore di farle danno

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IN FAMIGLIARiflettiamo

Tutti si sposano perchéprovano una grandegioia verso lʼamato delcuore e perché desidera-no con lui realizzare il so-gno della loro vita che èla felicità. Perché tuttoquesto, che è quanto maiscontato, non sempre sirealizza?La gioia dellʼamore nellavita coniugale e familia-re è un ideale o unarealtà? Qual è lʼideale ir-reale o quale il reale?

ViviamoLa questione non è tro-vare la gioia ma educarealla vera gioia. In chesenso bisogna educarsialla vera gioia e come fa-re?Perché la crisi coniugalee familiare può diventa-re sorgente di una gioiagrande dellʼamore?

IN CHIESA Riflettiamo

Come afferma spessoPapa Francesco, compi-to primario della Chiesaè annunciare lʼEvange-lii gaudium, perché soloil Vangelo rivela e donala gioia vera al cuoredellʼuomo. Non sempretale annunzio è eviden-te. Perché?Oggi più che mai urgeunʼazione pastorale del-la Chiesa imbevuta digioia. Che significa e co-me questo può realiz-zarsi nelle nostre comu-nità cristiane?

ViviamoOggi molti giovani han-no molta paura di spo-sarsi. Quale contributopuò dare la Chiesa per-ché si possa riscoprire lagioia dellʼamore consa-crato nel sacramentodel matrimonio?Quali proposte perché laChiesa possa aiutare lefamiglie a vivere e a spe-rimentare la vera gioiadellʼamore?

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numeri della demografia giappo-nese sono drammatici. Comples-

sivamente, segnalano i dati del ministerodella Sanità, nel 2017 la popolazione è ul-teriormente diminuita di 394.373 unità.Responsabile in parte l’aumento dei de-cessi arrivata al livello più alto del dopo-guerra – oltre 1,34 milioni – in parte an-che un tasso di 1,42 figli per donna ferti-le, molto al di sotto del 2.07 necessario alricambio generazionale.Sembrano finora cadere nel vuoto le inizia-tive avviate dal governo conservatore di Shin-zo Abe, per rilanciare le nascite con l’obiet-tivo dichiarato di riportare il tasso di fertilitàa 1,8 entro il 2025 e assestare la popolazio-ne attorno a 100 milioni nel 2060 contro i 127milioni attuali. Una trinceache sarà difficile da tenere puravviando il progetto con am-pio anticipo, perché le nasci-te ridotte, come pure la lon-gevità dei giapponesi sono so-lo una parte del problema.Occorre anche guardare aimatrimoni in decrescita ac-celerata, giunti al limite piùbasso da oltre 70 anni:606.863 nel 2017, in negati-vo di 13.668 rispetto al 2016.Risultato, ricorda MasahiroYamada, sociologo docenteall’Università Chuo diTokyo, «dell’impatto di una società che èanche – soprattutto per la parte femminile– sempre più scettica nei confronti delleconvenzioni sociali e di istituto matrimo-niale considerato coercitivo per la propriaindipendenza e realizzazione».L’istituzione familiare ha subito molti con-traccolpi nell’ambito di un’evoluzione tren-tennale che ha cambiato molto in termini diabitudini, di morale e di rapporti tra gli in-dividui. Anche di certezze legate a un siste-ma-Giappone andato incontro a pesanti ri-strutturazioni dalla brusca contrazione neglianni Novanta. Secondo l’Istituto nazionaleper la Popolazione e le Ricerche sulla sicu-rezza sociale, un uomo 50enne su quattro èsingle, come lo è una donna su sette. Da par-te maschile, non è tanto la mancanza di vo-lontà a rendere sempre meno frequenti lenozze, sono le responsabilità. I giovani in etàmatrimoniale guadagnano oggi mediamen-te meno di quanto non fosse venti-trent’an-ni fa e questo li pone in difficoltà davanti al-le aspettative delle donne. D’altra parte, seuna famiglia non ha grandi possibilità, perla donna è difficile integrare con il suo sti-pendio le entrate familiari. In Giappone il la-voro femminile è spesso sottopagato e sem-pre minacciato da emarginazione o uscite in-

centivate dal mondo del lavoro, in caso di ma-trimonio o di gravidanza. «Il sistema della famiglia giapponese è incontinua evoluzione e trasformazione – con-ferma padre Tiziano Tosolini, missionariosaveriano in Giappone che alla famiglia giap-ponese ha dedicato il volume Family Chan-ges edito dal Centro Studi Asiatico di Osaka–. Tuttavia, e per certi aspetti, essa rimane in-variata. Malgrado il costante declino del tas-so di natalità e l’innalzamento generale del-l’età in cui gli individui decidono di sposar-si, solo il 2.2% delle nascite avvengono al difuori dal matrimonio. A dispetto della ten-denza attuale a posticipare il matrimonio, difatto l’88% delle donne e l’87% degli uominimanifestano l’intenzione (o il desiderio) disposarsi in un prossimo futuro. Sebbene mol-te donne scelgano di posticipare il matrimo-nio in favore della carriera (28%), la mag-

gior parte di loro (56%) aspi-ra ad assumersi le responsa-bilità della crescita dei proprifigli, anche se ciò dovessecomportare l’abbandono dellavoro. I media continuanoa elogiare gli uomini che de-cidono di dedicare tempo edenergie alla famiglia, mal-grado gli ostacoli sociali cheessi devono superare siano avolte insormontabili». Una realtà quindi, solo al-l’apparenza in crisi ma cheinvece resta al centro dellasocietà e di significative

scelte governative. Una situazione che nonsfugge all’attenzione della Chiesa cattoli-ca, anche perché il 76 per cento dei matri-moni di cattolici (complessivamente inGiappone 440mila) coinvolge un partnernon cattolico.Come ricorda ancora padre Tosolini, «lepreoccupazioni della vita quotidiana che nonpermettono ai genitori di incontrare Dio nelsilenzio e nella preghiera; i bambini che tro-vano la casa vuota quando ritornano da scuo-la perché entrambi i genitori lavorano; i ca-si sempre più frequenti di violenza domesti-ca, di violenze sessuali sui minori, di ab-bandono delle relazioni sociali e di suicidioche non vengono quasi mai discussi aperta-mente né nella società né nella Chiesa; lescarse opportunità di condividere le preoc-cupazioni domestiche; gli anziani che con-ducono una vita di solitudine… sono solo al-cuni dei problemi che oggi sembrano intac-care l’assetto familiare». «Per questo è im-portante che la Chiesa presenti non soltantoil volto serio e severo dei comandamenti edei precetti, ma anche il volto che guarisce,che sostiene e incoraggia coloro che non so-no in grado di raggiungere l’ideale che essasi propone».

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ike Hurran frequenta da cinqueanni i popoli autoctoni del baci-

no del fiume Congo. Fiore Longo è appe-na tornata dalla sua prima missione nellaregione. Entrambi sono ricercatori per Sur-vival International, organizzazione inter-nazionale impegnata nella difesa dei dirit-ti dei popoli indigeni. Collaborano soprat-tutto con i Baka, i Bayaka, i Batwa e i Ba-luma, popoli che, in un passato recente, ve-nivano identificati come Pigmei, ma oggisi tende ad evitare questo termine che, ol-tre ad essere loro estraneo, ha assunto unaconnotazione fortemente negativa. Al pun-to che, nella Repubblica del Congo, è di-ventato persino illegale.Le loro ricerche sul campo si concentranoin Camerun, Repubblica democratica delCongo e Repubblica del Congo. L’obietti-vo: offrire una piattaforma che consenta aipopoli indigeni di fare ascoltare le loro vo-ci, raccogliere prove e testimonianze di vio-lazioni dei diritti umani in modo da sensi-bilizzare l’opinione pubblica e far pressio-ne sui governi e le organizzazioni respon-sabili della situazione.I Baka e i Bayaka, nel bacino nord-occi-dentale del fiume Congo, purtroppo, han-no molto da dire. Sfrattati dalla foresta nelnome della protezione della natura, vivo-no oggi in villaggi situati sui bordi di gran-di strade sterrate. Da quando praticare leattività tradizionali di caccia e raccolta nel-

MAnnalisa

D’Orsi*

IStefanoVecchia

luglio 2018

NOI10

famiglia vita Verso l’Incontro mondiale

Quasi 400milaabitanti

in meno nel2017, natalità a

picco ma il 90%

dei giovanidesidera sposarsi

Lavorofemminile

discriminato

Mon

do fa

mig

lia/7 Nel cuore

Giappone senza figlima la famiglia resiste

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la foresta è diventato così difficile, le lorocondizioni di vita si sono drammaticamentedeteriorate. La malnutrizione e l’esposi-zione a malattie prima sconosciute, palu-dismo, tifo o malattie veneree, sono stateampiamente documentate. Come se nonbastasse, subiscono furti, pestaggi, arresti,talvolta anche torture da parte delle squa-dre anti-bracconaggio finanziate ed equi-paggiate dall’industria del legno e perfinoda alcune note ong ambientaliste. Anche iloro accampamenti vengono frequente-mente bruciati. La foresta, da cui conti-nuano fortemente a dipendere per la lorosussistenza, è diventata estremamente pe-ricolosa. Neppure nei villaggi, del resto,sono veramente al sicuro.Negli anni ’60 – spiega Mike Hurran – iBaka hanno cominciato a dividere il lorotempo fra la foresta e i villaggi. «Secondole stagioni, quando era più difficile trovarecibo in foresta, si recavano nei villaggi perlavorare negli orti dei loro vicini Bantu. Poi,in altri periodi, nella stagione della matura-zione degli alberi da frutta oppure in quelladelle termiti, tornavano in foresta per setti-mane e mesi. Ma con l’instaurazione dellarete delle aree protette, l’avvento delle eco-guardie e l’espansione dell’industria del le-gno, i popoli autoctoni si sono visti espulsida gran parte delle loro terre ancestrali». An-dare a caccia è diventato sempre più diffici-le e anche procurarsi il miele, i tuberi e i ri-medi medicinali tradizionali della foresta.«Nella guerra contro il bracconaggio, i Bakasi trovano spesso in mezzo a fuochi incro-

ciati». «Anche la loro vita spirituale e la lo-ro identità ne risentono – sottolinea FioreLongo. I Baka, i Bayaka e i Batwa denun-ciano oggi fame, paura, depressione, un crol-lo delle loro condizioni di salute e una for-te preoccupazione per la perdita dei loro va-lori e delle conoscenze tradizionali da par-te delle nuove generazioni».Malgrado alcune differenze significative aseconda dei Paesi e delle regioni, i proble-mi fondamentali sono gli stessi in tutto ilbacino del Congo: la mancanza di rispettodei diritti fondiari dei popoli autoctoni (innetta violazione della legislazione interna-zionale), l’impunità delle squadre anti-brac-conaggio e anche un approccio paternalisti-co e avulso dalla realtà che, purtroppo, con-tinua a caratterizzare molti progetti di coo-perazione. Non si tratta di prendere le partidegli uomini oppure della fauna. I popoliautoctoni del bacino del Congo sono diven-tati i capri espiatori di un sistema per la pro-tezione della fauna che non funziona.In Camerun, per esempio, le aree protettecomprendono i parchi nazionali, le riservefaunistiche, zone di caccia sportiva e aree ri-servate all’industria del legno. È un mosai-co complesso con territori che possono par-zialmente sovrapporsi. Ma l’industria del le-gno, per prelevare gli alberi più pregiati, creanuove strade, spingendosi in aree semprepiù remote e aprendo territori nuovi alle re-ti di bracconaggio organizzato. In un conte-sto in cui la caccia di sussistenza è severa-mente punita, i cacciatori sportivi possonocacciare gli elefanti mentre i bracconieri,

frequentemente organizzati da personaggiinfluenti, continuano indisturbati il trafficod’avorio, di pappagalli o di pelli di pantera,grazie a un diffuso sistema di corruzione.Persino i guardia-parco sono coinvolti.La situazione è paradossale. Secondo MikeHurran, i donatori, in questo caso il Wwfe il governo tedesco, preferirebbero colla-borare strettamente con gli Stati anchequando non rispettano la legislazione in-ternazionale. Inoltre, pur deplorando le vio-lenze commesse dalle eco-guardie, appli-cano in Africa degli standard meno eleva-ti in materia di diritti umani, contravve-nendo alle regole delle loro stesse orga-nizzazioni. Indubbiamente, all’opera c’èanche l’idea, tutta occidentale, di una con-trapposizione dualistica fra uomo e natu-ra. Così oggi i progetti di conservazionestanno alienando coloro che più conosco-no la foresta e che potrebbero costituiredei preziosi alleati mentre i meravigliosi a-nimali che vorrebbero proteggere declina-no a un ritmo vertiginoso.È una situazione nota, eppure non è stato fat-to nulla per porvi rimedio. E, in tutto il ba-cino del Congo, esiste un solo progetto dimonitoraggio delle forze anti-bracconaggio,inaugurato nel 2016 in un’area protetta del-la Repubblica Centrafricana. Ma la maggiorparte dei Bayaka che vivono in questa re-gione evita di ricorrervi. La struttura man-ca d’indipendenza. La gente non si fida, te-me rappresaglie ancora più violente.

*antropologa© RIPRODUZIONE RISERVATA

dʼAfrica un ambientalismo che condanna i popoli

luglio 2018 11NOI famiglia vita Verso l’Incontro mondiale

Donna ebambino baka,Repubblica del

Congo. ©Fiore

Longo/SurvivalInternational,

www.survival.it

Cacciati dalleforeste del bacinodel Congo in nome delladifesa dellanatura, gli"ex-Pigmei"conduconovita grama,preda di malattie edi interessicontrapposti

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luglio 2018

NOI12

famiglia vita Humanae vitae 50 anni dopo

l convergere del pensiero gay con il pen-siero femminista classico ha condotto ad

una comprensione più fluida del gender che per-mette sia di mantenere l’enfasi sulla radicazioneculturale e soggettiva del genere comunque que-sta radicazione fosse declinata e intesa, sia di o-mologare senza gerarchie precostituite le diverseespressioni delle identità e delle relazioni ses-suate. In ambito ecclesialel’atteggiamento tendenzial-mente circospetto verso ilpensiero e l’impegno poli-tico femminista e la tradi-zionale fermezza nell’affer-mare il radicale disordinedelle sessualità alternativesono esplose nella questio-ne del gender. I problemiai quali risponde l’attitudi-ne antropologica sintetiz-zata nella categoria di gen-der, però, sono problemireali: le risposte date nellaprospettiva del gender pos-sono non piacere perchégiudicate inadeguate ofuorvianti, ma i problemisono reali e la morale cat-tolica non può eluderli. Si delineano nella Chie-sa due posizioni verso l’antropologia del gender:rifiuto e assunzione critica. Sullo sfondo si muo-vono questioni essenziali per la teologia quali ilrapporto fra natura e cultura per una corretta com-prensione dell’humanume il rapporto tra fede co-me atto del credente e società. Un punto di rife-rimento imprescindibile per l’ethos cristiano ècertamente la duplice narrazione genesiaca, manon possiamo sottacere che le forme concrete chel’antropologia e l’etica sessuale hanno assuntonella coscienza storica della Chiesa non possonodarsi al di fuori di una ben precisa cultura e lo stes-so paradigma antropologico biblicamente fonda-to è frutto di un processo di faticosa ermeneuti-ca. Il confronto con l’antropologia del gender nel-le sue forme estreme e radicali e, soprattutto, ilconfronto con la definizione individuale della i-dentità sessuale, con la obliterazione del corpo inquanto sessuato, con la moltiplicazione dei mo-delli relazionali e familiari può svolgere una fun-zione feconda per la teologia. Il gender sfida e pro-voca, infatti, l’antropologia teologica a mettere atema la dimensione relazionale della identità ses-suale, la complessa articolazione della sessualitàumana, la corporeità come incarnazione storicadella persona, il rapporto fra differenza e reci-procità, la qualità umana delle relazioni sessuatenel loro diverso manifestarsi.

*teologo, medico, bioeticista

Amore, tra norma e coscienza

IMaurizio

Faggioni*

ALLARME GENDER

«Problemi realiche la moralenon può eludere»

more, fecondità e generazione. Esisteuna via mediana tra le indicazioni

normative del magistero e il soggettivismoetico che sembra rendere accettabile ognicomportamento? Che spazi esistono tralegge e coscienza per la proposta di unanuova antropologia cattolica capace di ar-monizzare la parola della Chiesa conl’ethos consolidato e apparentemente di-vergente anche nella prassi consolidata del-la maggior parte delle coppie praticanti?Non c’è proprio alcuna differenza tra men-talità contraccettiva e atto contraccettivo?Davvero Dio legherebbe la sovranità delsuo atto creativo a un determinismo biolo-gico più che alla responsabilità dei coniu-gi? Sono davvero tante, complesse e im-portantissime le domande arrivate dal con-gresso nazionale dell’Associazione dei teo-logi moralisti (Atism) che dal 3 al 6 lugliosi sono incontrati a Torino. Al centro delleriflessioni "Sessualità. Differenza sessuale.

A

«Rifiuto oassunzione criticaSono le posizioni

determinate nellaChiesa dalle formeestreme e radicali di queste teorie»

a sfida che mi propongo di affronta-re, sul tema del rapporto tra fecondità

dell’amore e responsabilità per la generazio-ne, è di trovare una via che stia in mezzo trail modello “naturalistico”, ereditato dalla tra-dizione teologica della morale “sessuale”, el’arbitrio insindacabile del singolo, tipico del-la post-modernità. In questa prospettiva, do-vremo mettere a tema la questione antropo-logica, nel suo originario profilo di una libertàchiamata a decidersi, affidandosi al bene chela interpella e la anticipa nelle esperienze buo-ne del vivere. Questo richiede di pensare ilnesso tra la coscienza, la carne e le relazioniche costituiscono la struttura originaria dell’e-sperienza antropologica come esperienza mo-rale. È l’antica questione del rapporto tra l’uo-mo e la “natura”. La giustapposizione del nes-so tra atto (oggetto) e persona (soggetto) misembra la questione teorica più problematicain un certo modo di intendere l’intrinsece ma-lum: pensare l’atto senza ascriverlo a “chi” locompie, con tutte le circostanze storiche im-plicate, significa fare un’astrazione che reifi-ca e isola l’azione, come se essa potesse esi-stere a monte rispetto a colui che agisce. Alcontrario, il nesso irriducibile tra atto e sog-getto esige di esplicitare un’antropologia chesuperi l’estenuante alternativa tra oggettivi-smo e soggettivismo. Il difficile compito è di

pensare questo nesso, evitandodi cadere in uno dei due estre-mi, che potremmo designare co-me quello di una verità senza li-bertà (intellettualismo, oggetti-vismo) e di una libertà senza ve-rità (volontarismo, situazioni-smo, soggettivismo). La riflessione sulla fecondità del-

l’amore sponsale, pensa-ta entro una rinnovatateoria antropologica, co-me abbiamo cercato diproporre, ha dunque unnesso inseparabile con laresponsabilità per e nel-la generazione. In tale e-sperienza è in gioco laqualità etica di un desi-derio che, nel dono reci-

proco, apre gli sposi ad accogliere la grazia delfiglio ricevuto come il segno di una promessa“religiosa”, che essi riconoscono come tale ri-spondendo ad essa in un impegno quotidiano,che non è senza fatiche, ma che, nonostantequeste, rimane grato e riconoscente.

*Facoltà teologica Italia settentrionale© RIPRODUZIONE RISERVATA

LMaurizio

Chiodi*

IL NODO FECONDITÀ

«Tra oggettivismoe situazionismocʼè una terza via»

«Ripensare unateoriaantropologicavuol dire stabilireun nesso traresponsabilità egenerazione»

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luglio 2018 13NOI famiglia vita Humanae vitae 50 anni dopo

Generazione a cinquant’anni da Huma-nae vitae". Nell’impossibilità di dare spa-zio a tutti gli interventi in modo esaustivo(ne abbiamo parlato anche su Avvenire do-menica 8 luglio), pubblichiamo in questedue pagine e nelle due successive, brevistralci di alcuni dei relatori. Il convegno èstato aperto dal vescovo di Novara, Fran-co Giulio Brambilla, delegato della confe-renza episcopale piemontese per la pasto-rale familiare. Tra gli altri esperti sono in-tervenuti il sociologo Franco Garelli, la psi-cologa Anna Bertoni e, nei giorni successi-vi, i moralisti Carla Corbella, Pier DavideGuenzi, Simone Morandini, Salvino Leo-ne, Alessandro Rovello. Al termine dei la-vori congressuali è stato eletto presidentedell’Atism per il prossimo quadriennio donPier Davide Guenzi (Facoltà teologica del-l’Italia settentrionale), vice Salvino Leone(Facoltà teologica della Sicilia), riconfer-mato segretario don Salvatore Cipressa.

antropologia da rinnovare?

li scenari culturali in cui oggi ci muo-viamo sono frutto di una molteplicità di

fattori. I presupposti teorici della “cultura post-moderna” e la più stretta interazione tra culture do-vuta alla globalizzazione hanno contribuito a rit-mi incalzanti alla trasformazione degli assetti so-ciali e del modo di vivere le relazioni interperso-nali che mettono in campo la sessualità. I rappor-ti tra uomini e donne e tragenerazioni hanno cono-sciuto un notevole amplia-mento della gamma di va-rianti secondo cui vengonointerpretati e di argomenta-zioni secondo cui vengonolegittimati.a) Le scienze umane hannocertamente introdotto nuo-vi contenuti conoscitivi ri-guardo ai fenomeni umani(nel nostro caso della ses-sualità). Ma più in profon-dità, date le premesse epi-stemologiche da cui muo-vono, hanno favorito unnuovi approcci interpreta-tivi, trasformando i percor-si di riconoscimento e di at-tribuzione dei significati..b) Le scienze naturali hanno individuato livellimolteplici e interconnessi secondo cui si articolal’identità sessuale e le biotecnologie hanno am-pliato gli spazi possibili di intervento sulla gene-razione. Il solco tra sessualità e fecondità si è ap-profondito. Negli ultimi decenni la pratica dellacontraccezione (e della contragestazione) si è ge-neralizzata. Il simultaneo aumento dell’incidenzadella sterilità, ha fatto sì che nei Paesi occidentaliil regime ordinario della sessualità è ormai quelloinfecondo: la domanda di partenza non è se ini-ziare la contraccezione, ma se (temporaneamen-te) sospenderla. D’altra parte le recenti tecnicheper la riproduzione assistita, in particolare extra-corporea, hanno condotto a nuove rappresenta-zioni sociali dell’embrione (“tecnofeto”) e del fi-glio, con inediti sviluppi circa i legami di filiazio-ne. Soprattutto gli interventi sulla gestazione (“peraltri” o, in futuro, tramite ectogenesi) hanno un for-te impatto sulla relazione madre-figlio, con seriericadute sulla formazione del legame sociale.c) Alla luce dei cambiamenti avvenuti e delle nuo-ve conoscenze disponibili, si tratta di interrogarsisulle modalità con cui la riflessione etica possa te-nerne criticamente conto, non solo nella valuta-zione dell’agire ma anche nella elaborazione del-le norme.

*Facoltà teologica Italia meridionale© RIPRODUZIONE RISERVATA

GCarlo

Casalone*

ETICA E TECNOSCIENZE

«Identità sessuale,valutare lʼagirerivedere le norme»

«Lʼampliamentodella gamma di varianti nei

rapporti tra uominie donne impone

nuovi approcciinterpretativi»

cinquant’anni dalla sua promulgazioneHumanae vitae possiede ancora la ca-

pacità di suscitare interesse, dibattiti, tensioni po-lemiche nell’ambito della vita ecclesiale. La “sin-golare” attualità dell’enciclica dipende da qualchecosa che non è riconducibile al semplice prende-re atto che, con quel testo, il magistero ecclesia-stico pronunciò la sua parola chiara su un proble-ma scottante in quegli anni e sentito tale da tutti,non solo i fedeli cristiani. Il peso che questo do-cumento ha avuto nella storia della Chiesa negliultimi cinquant’anni dipende in gran parte dal suopercorso compositivo e dalle reazioni, spesso mol-to ostili, che suscitò la sua pubblicazione. Intornoa esso si è giocata una grande partita della rece-zione del Vaticano II, soprattutto per quanto ri-guarda la novità con la quale il concilio guardò al-la presenza della Chiesa nel mondo, e si sono con-centrate tutte le tensioni che attraversarono la Chie-sa nell’immediato post-concilio, generando un’on-da lunga giunta fino al presente. Per questi moti-vi l’enciclica deve essere, prima di tutto, colloca-ta nel contesto delle parole nuove e autorevoli cheGaudium et spes aveva saputo dire sul matrimo-nio e la famiglia, riconoscendo che queste realtàerano il primo tra i problemi più urgenti della pre-senza della Chiesa nel mondo del suo tempo (Gau-dium et spes, 47-52). Paolo VI ebbe speciale curadi sottolineare il profilo conciliare di questo do-cumento. Lo speciale impegno con cui Giovanni

Paolo II, il “Papa della famiglia”,sviluppò il suo originale magisterodipese in gran parte dalla volontà difavorire una compiuta recezione delconcilio, in specie di Gaudium etspes. Gli anni di Benedetto XVIhanno visto il tentativo di mostrarela ragionevolezza dell’annuncio cri-stiano a un mondo compiutamente

secolarizzato, insistendomolto sulle categorie di “ra-gione” e “natura”. Questoindirizzo ha intercettato itemi in oggetto, soprattut-to in presenza delle derivepiù inquietanti nell’ambitodell’identità sessuale e del-la manipolazione della vi-ta. Il privilegio assegnatoda papa Francesco al pro-

filo pastorale di tutta la stagione sinodale sulla fa-miglia culminata con Amoris laetitia, ha riconfer-mato l’attenzione ai tratti più originali del conci-lio, aprendo la via al superamento della polariz-zazione tra dottrina e pastorale. L’urgenza di pro-cedere in questa direzione è ben documentata daldibattito seguito all’esortazione apostolica.

*Pontificio Istituto "Giovanni Paolo II"

AGilfredo

Marengo*

LʼENCICLICA IN CAMMINO

«Oltre il dualismotra dottrinae pastorale»

«Da "Gaudium et Spes" ad "Amoris laetitia",lʼannuncio cristianodellʼamore nel mondosecolarizzato»

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’Humanae vitae non va letta da sola maa partire dai testi del Concilio che l’han-

no preceduta e delle diverse di-chiarazioni delle Conferenze e-piscopali nazionali che l’han-no seguita. Dentro questo qua-dro possiamo affermare senzatimore che l’intero percorso hai tratti di quel processo di di-scernimento a cui ci sta provo-cando continuamente PapaFrancesco. Va detto che quan-to il Papa scrive nel cap. VIII diAmoris laetitia è un percorso molto simile a quel-lo che tra il 1965 e il 1969 è avvenuto attorno altema della procreazione.I numeri 50 e 51 di Gaudium et Spes conse-

gnano alle coppie i criteri perché la loro sceltasia buona nelle intenzioni e negli atteggiamen-ti interiori. Gli sposi non sono strumento ciecoe passivo nelle mani di Dio, ma partecipanocon l’intelligenza e la libertà diventando «coo-

peratori dell’amore di Dio ecome suoi interpreti», chia-mati ad adempiere questocompito con «umana e cristia-na responsabilità, con docileriverenza verso Dio, con ri-flessione e impegno comune».Agli sposi è chiesto di formarsiun «retto giudizio» circa il nu-mero di figli valutando il benedella coppia, dei figli che già

ci sono e di quelli futuri, le loro condizioni ma-teriali e spirituali, la scala dei valori. Questo e-lenco di criteri consegnati al discernimento didue coscienze in dialogo si conclude con un’af-

fermazione forte e precisa: «Questo giudizio in ul-tima analisi lo devono formulare, davanti a Dio, glisposi stessi», anche se a loro viene chiesta una co-scienza matura e formata. L’Humanae vitae indica la norma morale di rife-rimento perché allabontà dell’atteggia-mento interiore cor-risponda la corret-tezza del comporta-mento. Si tratta dicustodire e rispettareil legame inscindibi-le tra il significato u-nitivo dell’atto ses-suale e la sua poten-ziale e ciclica aper-tura alla vita. Se perPaolo VI questo si-gnificava rispettare

Lʼideologia genderdeforma i programmiscolastici eperverte le nostrepratiche sociali?Forse, ma èesperienza che inambito ecclesialeandrebbe ascoltata

LUCIA VANTINI

«Ma la differenza sessuale non può diventaresoltanto unʼarma anti-genderperché è forza simbolica che parla di libertà»

enere: la questione non èaffatto esaurita e richiede di

fare attenzione ai diversi contesticoinvolti (educativi, scolastici, ecclesiali,filosofici, neuroscientifici e teologici), ealla fisionomia delle polemiche che lihanno attraversati.Gender in Italia: uno strano caso. Nelleuniversità italiane “genere” entra neiprogrammi di storia delle donne permotivi di strategia accademica: iltermine sembra offrire un certoaccreditamento scientifico evitando ognicompromissione con il movimentofemminista. Paradossalmente, mentrenegli ambienti laici si discute se questascelta sia stata felice o se invece abbiaportato a un addomesticamento dellaforza critica della ricerca, in ambitoteologico ed ecclesiastico il terminerisulta ipotecato da un’aura trasgressiva,minacciosa, corruttrice e nichilista: sidenuncia una pericolosa ideologiagender che disorienta i nostri figli,deforma i programmi scolastici, siinsinua nei libri e perverte le nostrepratiche simboliche e sociali. Questagrave distanza dai centri di ricerca laicidovrebbe preoccupare.Si registra inoltre un certo accorpamentosimbolico tra gli studi di genere – cheanalizzano e criticano i rapporti storici dipotere tra i sessi – e la richiesta diriconoscimento proveniente dal mondoLgbtqi. Occorre interrogare questaassociazione, che ha indubbiamente

delle ragioni ma che porta con sé anchequalche confusione. Si è di fronte a unasorta di eterogenesi dei fini: usataoriginariamente per denunciaredisuguaglianze e squilibri tra i sessi, perla violenza degli uni sulle altre, e pererodere la neutralità dei soggetti, lacategoria di gender ha lasciatointravedere – non ha creato –un’esperienza fino a quel momento pocoascoltata in ambito ecclesiale.L’equivoco della “differenza sessuale”.Le reazioni anti-gender rimandanospesso alla “differenza sessuale”.L’espressione affonda nella storia delfemminismo francese (Luce Irigaray) eitaliano (comunità filosofica Diotima),dove compare in attrito con la politicadell’uguaglianza e originariamentecorredata di una forza simbolica tutta dainterpretare nella libertà soggettiva. Neidetrattori del gender non sembra restarenulla di questo senso libero delladifferenza sessuale, svenduto conleggerezza in cambio di un rassicuranteessenzialismo. In certi contesti teologicied ecclesiali analfabeti riguardo lediverse teorie femministe, infatti,

“differenza sessuale” è categoriaprescrittiva e deterministica, usata perconfermare un concetto di natura chenon ha nulla di naturale, e percorroborare un irriducibile istintopatriarcale di conservazione del potere edella tradizione. Non si trattaovviamente di negare la differenzasessuale. Si tratta di riconoscerla comeun significante, dunque come un misteroinaccessibile nella sua origine edessenza, che tuttavia lascia traccenell’esperienza e nella storia di ognisingolarità che la assume personalmente.Teologia di genere. Il Coordinamentodelle teologhe italiane è impegnato inuna “teologia di genere”: questacategoria promette inclusività, è adatta aun’interrogazione sociologica deirapporti di potere e provoca il mondomaschile a rendere conto dellapropria parzialità corporea eprospettica, mascherata sotto il segnodel neutro anche in teologia. Tuttaviain questa ricerca delle donne trovanospazio l’epistemologia delladifferenza e la politicadell’uguaglianza, e non viene esclusaa priori nemmeno la prospettivaqueer, con la sua preziosa forzadecostruttiva degli stereotipi esplicitie impliciti dell’ordine simbolicocristiano. Si tratta di epistemologieche non prevedono una transizionedefinitiva dall’una all’altra ma cheaprono un processo a spirale verso laprofondità dell’essere sessuato.

*Facoltà teologica del Triveneto© RIPRODUZ ONE RISERVATA

LGiampaolo

Dianin*

«Scisma sommerso, un casoluglio 2018

NOI14

famiglia vita Humanae vitae 50 anni dopo

Il teologo don Dianinal Congresso Atism:

le indicazionidellʼenciclica ormairimosse dal "sensus

fidei". Non smettiamodi interrogarci

GLucia

Vantini*

Lucia Vantini

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Amoris laetitia: l’attenzione alle circostanze, ladistinzione tra soggettivo e oggettivo, la leggedella gradualità, il rispetto della coscienza. Questo quadro non è tuttavia così lineare e ci so-no alcune questioni aperte. Laprima riguarda il nesso tra ses-sualità, amore e procreazione,dove proprio quest’ultimo ter-mine sembra oscurato da unaconcezione che vede il figlio co-me altra cosa e non come partedell’esperienza amorosa. La se-conda riguarda il rapporto tra co-scienza e norma da ripensare inquella circolarità che dà alla nor-ma il compito di custodire un be-ne prezioso che esige di essererealizzato e alla coscienza il com-pito di arrivare a una decisione frutto di un di-scernimento che trova nella norma un riferimento

imprescindibile. La terza riguarda proprio il discer-nimento che non può essere interpretato come ricercadi mediazioni, adattamenti, compromessi, ma chepone la coppia davanti a Dio alla ricerca del bene

possibile. Infine non si può eluderequello "scisma sommerso" che haportato dall’opposizione degli anniSettanta alla totale emarginazionedelle questioni legate all’Humanaevitae. Il sensus fidei e il consensusfidelium non è una banale opinionema quella consapevolezza che e-merge in precisi spazi ecclesiali co-me, per esempio, i questionari in oc-casione dei due Sinodi sulla fami-glia. E in quell’occasione la pro-blematicità della questione è emer-

sa con forza chiedendo un serio di-scernimento anche ecclesiale e pastorale.

*Facolta teologica del Triveneto

l’opera di Dio che ci ha creati così, per GiovanniPaolo II si tratterà di vivere un amore autenti-co fatto di accoglienza, rispetto, dialogo, co-mune responsabilità. Le dichiarazioni degli Episcopati, che tra il 1968

e il 1970 cercaro-no di spiegarel’Humanae vitae,richiamando unaserie di criteri perl’applicazionepratica a partiredalla condizionereale delle perso-ne e dalle circo-stanze nelle qualisi realizza la loroscelta. Sono glistessi argomentiche ritroviamo in

«Da più segniemerge la

consapevolezzache il matrimonio

non garantisce la qualità morale

dellʼesercizio dellasessualità se non è

forma del veroamore»

luglio 2018 15NOI famiglia vita Humanae vitae 50 anni dopo

che non possiamo archiviare»

BASILIO PETRÀ

«La responsabile condivisione dellʼesistenza fonda la legittimità morale della sessualitàoltre i limiti imposti dalla forma giuridica?»

uanto emerso durante ilcongresso "Sessualità,

differenza sessuale, generazione acinquant’anni da Humanae vitae" indica –io credo – uno spostamento diconsapevolezza nella Chiesa – intendoanche il magistero – secondo cui ilmodello generato storicamente dallaposizione paolina mostra oggi i suoi limiti"antropologici" e dunque anche morali.Da Paolo fino al secolo XIX, come si èvisto, la morale sessuale è stata –positivamente – vista come coincidentecon la morale della vita sessuale engamicao intramatrimoniale, una coincidenzadiventata strettissima tramite l’assunzioneradicale della finalità procreativa(procreazione uguale bonum speciei)come finalità intrinseca dell’unionesessuale e dunque anche del luogointrinseco di attuazione di tale finalità,cioè il matrimonio; negativamente,essa ha infatti sempre escluso la liceitàmorale di ogni forma dicomunicazione e uso sessuale fuori delmatrimonio (exogamica). Qualunque forma di comunicazionesessuale che non fosse entro lo spazio delgamos è stata vista perciò comemoralmente riprovevole. Ognicomunicazione sessuale nel matrimonio èstata considerata in radice lecita e anzidoverosa, a meno che non diventasseriprovevole per aspetti morali generali oper non coerenza con il fine procreativodel matrimonio.

I punti sui quali ci siamo fermati indicanoche dalla fine del secolo XIXnell’autocoscienza della Chiesa ècresciuta sempre più la consapevolezzache anche la comunicazione sessualeengamica o intramatrimoniale deve esseremoralmente esercitata ovvero esercitata incoerenza con il movimento della formaconiugale dell’amore. In questa luce,l’ingresso nello spazio del gamos nonsembra costituire più l’ingresso semplicenell’area della liceità morale giacché taleliceità ha un suo valore intrinseco capacedi sospendere il diritto (la vicenda delloius in corpus è esemplare). La liceitàgiuridica potrebbe nascondere unacomunicazione sessuale ed affettiva falsae menzognera, cioè illegittima, oppuresemplicemente non coniugale.È dunque cresciuta la consapevolezzaecclesiale che la legittimità morale dellacomunicazione sessuale è data dallacontestualità valoriale del rapporto tra lepersone e non immediatamente dallaforma giuridica, anche se può esseresostenuto con verità che la forma giuridicanasce spontaneamente dal contestovaloriale coniugale e ne determina una

peculiare e concreta configurazionestorico/giuridica. Per riprendere l’inizio, potremmo dire chela distinzione paolina (porneia/gamos) nelcontesto di consapevolezza antropologicae morale contemporanea appareinadeguata per descrivere i confini dellalegittimità morale nell’esercizio dellasessualità. Il confine non segue la frontierache separa engamia ed exogamia giacchéda più segni emerge ora la consapevolezzache l’engamia non garantisce la qualitàmorale dell’esercizio della sessualità senon è una forma del verus amor nél’exogamia stabilisce a priori laillegittimità morale dell’esercizio dellasessualità. Ciò può essere detto in talemodo: ogni qualvolta la comunicazionesessuale è forma veramente espressivadella reciproca ed intenzionale donazioned’amore di tipo coniugale (responsabilecondivisione dell’esistenza) potrebbeessere considerata moralmente legittima,una legittimità che diventerebbe ancor piùpiena e significativa quando tale amoreassumesse forma istituzionale(sacramentale) nel matrimonio.Non so se siano conclusioni corrette,naturalmente. Tuttavia credo che sianecessario riflettere su questo radicaleproblema: il confine della legittimitàmorale non può coincidere con il confinecanonico, per molte ragioni ma ancheperché si può dire che la Chiesa stessa hain varia misura mostrato la crescenteconsapevolezza che tale strutturazione èinadeguata e insoddisfacente.

*Facoltà teologica Italia centrale© RIPRODUZIONE RISERVATA

Giampaolo Dianin

QBasilioPetra*

Basilio Petrà

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ivide et impera: dividi e comanda!Questa frase usata sempre come si-

nonimo di strategie politiche o di altro tipo alfine di gestire il potere, negli ultimi 50 anni èstata attuata per indurre separazioni antropo-logiche ben più sottili e devastanti. Infatti, siè dipanata nel corso dei decenni, una strate-gia studiata a tavolino, per colpire, con me-todologie scientifiche inneggianti al progres-so della scienza, i capisaldi della procreazio-ne umana: la fecondità biologica e spirituale,la nascita della vita, l’amore della coppia e del-la famiglia. "L’incredibile sensatezza della vi-ta umana" (Chesterton, 1913). "Wonderfulgift of life" - "Il dono meraviglioso della vi-ta" (Madre Teresa, 1996), è stato attaccato nelcorso dei decenni con ripercussioni devastanticon una finalità di tipo separativo e grosse im-plicazioni psicosociali e antropologiche. Vediamo invece cosa è successonegli ultimi decenni:1 - Con la pillola contraccettiva, lafecondità è stata separata dalla ses-sualità: "posso" gestire la mia ses-sualità bloccando i meccanismidell’ovulazione. A parte le condi-zioni patologiche in cui tale bloc-co è risultato terapeutico, l’enor-me diffusione della pillola con-traccettiva ha di fatto aperto e fa-vorito la banalizzazione della ses-sualità e la promiscuità sessuale, aprendo, co-me un piano inclinato, la possibilità di abor-ti precocissimi dovuti ad alterazione dell’en-dometrio come la spirale, la mini pillola, gliimpianti sottocutanei che vengono comple-tamente misconosciuti e che falsamente escientificamente vengono etichettati comecontraccezione di emergenza. Se è vero chela pillola del giorno dopo può avere un’azio-ne anche anti-ovulatoria è altresì vero che vie-ne assunta con le finalità di bloccare l’im-pianto di un eventuale embrione concepito.Non c’è nessuna emergenza di natura medi-ca ma solo un’emergenza di riparare com-portamenti sbagliati con scelte occisive. I-noltre, ogni sabato sera, in tante parti del mon-do, molte giovani assumono la pillola del gior-no dopo (circa 400.000 confezioni vendute ne-gli ultimi anni). Cosa avverrà in questi corpiin maturazione (parlo delle più giovani) conl’impatto di queste bombe ormonali sulla lo-ro capacità procreativa futura? E come im-patteranno questi ormoni sulla predisposi-zione ai tumori della sfera genitale? Si rea-lizza una sorta di automedicazione doppia-mente sbagliata: "Medico: uno che inseriscesostanze che non conosce in un corpo che co-nosce ancor meno" (Victo Hugo). Come hascritto il collega Angelo Francesco Filardodel Centro "Amore e Vita" di Foligno, «l’Hu-manae Vitae è molto di più di un "no" chiaroed esplicito senza necessità di interpretazio-ni alla pillola ed alla contraccezione: è primadi tutto un grandissimo "sì" alla difesa dell’a-more coniugale, esplicitato molto bene nel n.12 di HV "Tale dottrina, più volte esposta dal

magistero della chiesa, è fondata sulla con-nessione inscindibile, che Dio ha voluto e chel’uomo non può rompere di sua iniziativa, trai due significati dell’atto coniugale: il signi-ficato unitivo e il significato procreativo. In-fatti, per la sua intima struttura, l’atto coniu-gale, mentre unisce con profondissimo vin-colo gli sposi, li rende atti alla generazione dinuove vite, secondo leggi iscritte nell’esserestesso dell’uomo e della donna. Salvaguar-dando ambedue questi aspetti essenziali, u-nitivo e procreativo, l’atto coniugale conser-va integralmente il senso di mutuo e vero a-more ed il suo ordinamento all’altissima vo-cazione dell’uomo alla paternità"».2 - Con la fecondazione extracorporea, la fe-condità è stata separata dal corpo della don-na. "Posso" concepire fuori dal mio corpo.Tuttavia, trasferire gli embrioni concepiti in"provetta" nella propria cavità uterina ha uncosto elevatissimo di vite umane: ne perdo il92%. Se poi li congelo, perché sono troppi, operché voglio evitare stimolazioni ormonalisuccessive alla madre, quando scongelerò ta-li embrioni, ne perderò il 93% (dati del Mi-nistero della Salute, 2014).3 - La fecondità è stata separata dalla germi-nalità e dalla unicità di ogni essere umano. Conla clonazione "posso" con tecniche particola-ri attivare processi biologici cellulari che e-scludano la partecipazione dello spermato-zoo alla fecondazione umana.4 - "Posso (con una manipolazione semanti-ca, non scientifica)" spostare l’inizio della di-gnità della vita umana dal concepimenteo al7° giorno (annidamento) (e quindi separarladalla verità biologica) per sdoganare le me-todiche occisive dell’embrione che avvengo-no nei primi 7/8 giorni prima dell’impianto:pillola del giorno dopo, pillola dei 5 giorni do-po, cellule staminali embrionali e diagnosipreimpianto (perdita embrionale del 93%, se-condo i dati del Ministero della Salute).5 - "Posso (con la stessa manipolazione se-mantica e per fini politici)" creare un termi-ne "pre-embrione", che permette per esempioal Parlamento inglese di giustificare l’uso de-gli embrioni come cavie fino al 14° giorno divita e d’emblé, il giorno dopo, ridargli la di-gnità di essere umano! Questo ha permesso,

successivamente, di dar luogo a un’altraseparazione: la fecondità separata dallaintegrità di specie. 6 - "Posso" produrre embrioni in utero percreare delle chimere, dove Dna umano

«Diffondere la contraccezione

ha favorito banalizzazione e

promiscuità sessuale, aprendo la strada ad aborti

precocissimi»

iuseppe Noia è docente di Medicinadell’Età Prenatale presso la facoltà di

Medicina e Chirurgia, Scuola diSpecializzazione in Ginecologia eOstetricia, Scuola diSpecializzazione in Genetica ediploma di laurea di Ostetriciadell’Università Cattolica del SacroCuore di Roma. È docente dei corsidi Perfezionamento e dei Master inBioetica presso il Pontificio Istitutoteologico "Giovanni Paolo II". Èpresidente dell’Associazione italianaginecologi ostetrici cattolici (Aigoc), membrodella Commissione scientifica della

Confederazione dei consultori di ispirazionecristiana. Presso il Policlinico Gemelli di Roma,

è direttore dell’Unità operativacomplessa (U.O.C.) hospiceperinatale – Centro cure palliativeperinatali, dopo aver diretto pertrent’anni il Centro di diagnosi eterapia fetale dello stesso Gemelli. Èmembro di Società Scientifichenazionali e internazionali, autore di500 pubblicazioni e reviewer delleriviste internazionali. Nel 2015 ha

creato insieme alla moglie Anna LuisaLa Teano e all’amica Angela Bozzo, laFondazione "Il Cuore in una Goccia Onlus"

G

DGiuseppe

Noia

luglio 2018

NOI16

famiglia vita Humanae vitae 50 anni dopo

Ginecologo e docente di medicina prenatale

Sei buone ragioni per dire no

Giuseppe Noia

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(96%) e Dna animale (4%) vengono fusi perla sperimentazione.Infine, nell’utero in affitto c’è una sintesi didevastazioni etiche e umane, culturalmente epoliticamente indotte, dove la persona uma-na e la fragilità umana e sociale sono pesan-temente discriminate, offese, mutilate, cioèseparate dal senso minimale di dignità: fe-condazione extracorporea, diagnosi pre-im-pianto e diagnosi pre-natale selettive, abortoeugenetico se il feto presenta anomalie, e-spropriazione dell’utero di una donna (con-senziente perché povera) già separata perun’esistenza di stenti della propria famiglia,e separata 9 mesi dopo, alla nascita, dal figlioche lei ha tenuto in grembo e che le verrà tol-to…per contratto!L’Humanae vitae di Paolo VI aveva profe-ticamente visto la direzione che andava se-parando la trasmissione della vita e l’amo-re umano. Infatti, scriveva giustamente Pao-lo VI nel numero 24 dell’Humanae vitae:«Non vi può essere vera contraddizione frale leggi divine che reggono la trasmissionedella vita e quelle che favoriscono un au-

tentico amore coniugale».Sembra invece che Dio abbia sbagliato tutto!C’è e c’è stata una grande superbia umana di-nanzi al dono della vita! Rabelais diceva che«la scienza senza la coscienza può diventarela rovina dello spirito dell’umanità».Cosa dire alle famiglie che vivono bombar-damenti culturali dove "la falsa pietà" (senzaun uso della coscienza etica) risponde alla ste-rilità di coppia solo con la fecondazione ex-tracorporea? E cosa dire di questa cultura cherende i "metodi naturali" qualcosa su cui sor-ridere (spesso deridere) mentre hanno solidebasi scientifiche e forte impatto clinico di ri-sultati? Cosa dire quando la "falsa pietà" pro-pone l’eliminazione del figlio con anomaliecongenite come rimedio alla sofferenza? Èforse vero che eliminare il sofferente eliminala sofferenza? E questo non vale forse anchequando giustifichiamo la morte di una perso-na umana adulta terminale senza alimenta-zione e idratazione?La falsa pietà è figlia della schizofrenia delnostro tempo e nipote di una «deriva primaancora che morale, una deriva della ragione

quando si delega al lecito legale il lecito mo-rale» (Romano Guardini 1948).La grande emergenza culturale educativaquindi, si pone come obiettivo il passaggio cheporti le coscienze dal livello informazione,spesso superficiale, al "livello conoscenza"con metodologie rigorose e scientificamentecorrette e con un linguaggio culturale bastosulle ragioni della ragione scientifica e sulleragioni della ragione filosofica, giuridica, an-tropologica accettabile da credenti e non cre-denti perché fondato sull’evidenza. Tuttavia,questa operazione porta, spesso, purtroppo acamminare contro corrente come fanno i sal-moni quando vanno a depositare le uova e poimuoiono. Ha scritto san Giovanni Paolo II:«Se vuoi trovare la sorgente devi andare con-tro corrente». Ecco, questa scelta, però, com-porta un isolamento culturale contro tutte lederive etiche che si frappongono: è proprio co-me vivere in uno scoglio isolato nell’oceano.Sono stato invitato recentemente alla Setti-mana chestertoniana che la " Compagnia deitipi loschi" coordinata dall’avvocato MarcoSermarini organizza ogni anno, a San Bene-detto del Tronto, in onore di Pier Giorgio Fras-sati, il beato torinese, che la Chiesa addita aigiovani come icona di santità semplice e u-nione a Dio, nel quotidiano, senza spettaco-larità, tutto proteso all’attenzione dei più fra-gili e dei più poveri. Sono stato molto colpi-to dai giovani della Compagnia e mi portodentro il loro desiderio di «essere scogli fer-mi in mezzo al mare sui quali le onde si in-frangono, per rimanere fermi senza indie-treggiare di un passo. Ognuno di noi devemettere la sua goccia e vedrete che arriveràl’oceano di Dio». Bello! Molto bella questosguardo di fiducia verso un futuro che sosti-tuirà il mare dell’uomo con l’oceano di Diomentre intorno aumentano le legislazioni afavore dell’aborto e dell’eutanasia.Tutto questo tracciato ci deve far capire che

non dobbiamo averpaura di Galileo, del-la scienza, ma dob-biamo aver paura dicome viene usata lascienza. Ecco perchéla forza della veritàsulla persona umanala grande sfida cultu-rale da affrontare, nonper agitare un vessillodi vittoria o di supre-mazia ideologica, maper fare un servizio dichiarificazione delpensiero e di promo-

zione del discernimento, non per alzare mu-ri o steccati di incomprensione ma per co-struire ponti di condivisione con la finalitàdi essere più consapevoli e più liberi e riap-propriarci così, del vero significato di uma-nità. La grande assente di questa nostra so-cietà e di tutta la cultura sulla vita, sull’amoredi coppia, sulla famiglia è proprio l’uma-nità. Sforziamoci di riappropriarci della no-stra umanità! (Duc in largo!)

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Cosa avverrà nei corpidelle giovanissime conqueste bombe ormonali?Quanto incideranno sullaloro capacità procreativafutura? E comeimpatteranno questiormoni sullapredisposizione ai tumoridella sfera genitale?

luglio 2018 17NOI famiglia vita Humanae vitae 50 anni dopo

alle pillole contraccettive

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on c’è dubbio che la questione delle famiglieferite sta diventando sempre più familiare nel

cammino pastorale della nostra Chiesa. Fino a 5 anni fasi trattava di un tema di frontiera, di quelli da evitare oda rimandare ad altra data. Oggi, sia per la diffusionedel problema, per la cresciuta sensibilità di pastori esposi impegnati nella pastorale familiare e non solo, maanche per la grande attenzione data all’accoglienza ealla misericordia nella verità, diffusa con l’Amorislaetitia e altri interventi di papa Francesco, avvertiamouna sensibilità positivamente attenta e in cammino. Ilnostro laboratorio (n. 7) si è occupato proprio di questo:persone separate, divorziate e risposate in rapporto allaricerca di felicità. Sono emerse tre linee di interventoche possiamo raccogliere attorno a 3 verbi:PregarePregare è il respiro della vita del corpo di Cristo che è laChiesa, per cui è anche il luogo di accoglienza di unacomunità che abbraccia le ferite di chi ha vissuto ildolore di una separazione, di chi ora vive una nuovaunione e cerca di capire la sua posizione e il senso diquanto vive. Si tratta di esperienze in atto ma che sisente la necessità di ampliare: occasioni di veglie nelterritorio che prevedono la testimonianza di qualcuno diloro e un momento fraterno dove ci si può confrontare econoscere se ci sono percorsi adatti alla propriasituazione di vita..FormareLa coppia ferita è spesso quella della porta accanto (ilvicino, il figlio, il collega…) per questo occorre attivarestili di accoglienza e vicinanza discreti per aprire portee percorsi. Sappiamo quanto le persone si chiudono,tendono a vivere da sole l’esperienza dell’abbandono edella separazione, neanche amici e parenti possono direqualcosa. Allora serve chi con discrezione possa farsivicino e "facilitare". Abbiamo ascoltato alcunetestimonianze in proposito che richiamano a nuoviatteggiamenti di carità da formare nelle nostrecomunità. Da qui è emersa una seconda proposta.Occorre formare persone, a partire dai diversicollaboratori, ma senza chiudersi ad essi, ad esserefacilitatori, capaci di accoglienza, ascolto, misericordia,che entrando negli ambienti domestici (casa e luoghi diincontro) sappiano con umiltà promuovere l’ospitalitànella comunità. Spesso nelle parrocchie si avverte unacerta chiusura e non manca il pregiudizio così le coppieferite non credono di trovare lì il Buon Samaritano e sirivolgono altrove per percorsi spesso di ulterioredivisione. È un bisogno davvero avvertito quello che le

nostre parrocchie diventino più accoglienti, case dalleporte aperte dove trovare calore, abbraccio e vita.Questo vale sia nei confronti delle famiglie ferite maanche di tutte le altre. Solo con questa vicinanza che saprendersi cura si possono consigliare percorsi diocesanio territoriali per i separati, i divorziati e chi vive innuova unione, o si possono accompagnare ad altreproposte di discernimento o crescita personale e di fede.PromuovereSi è poi indicato di continuare a diffondere epromuovere équipes e centri di ascolto diocesani oterritoriali (vicariati, decanati), costituiti da personequalificate e testimoni con una duplice funzione: curarela formazione e accompagnare le famiglie ferite. Leproposte a volte sono presenti ma non sono conosciutenelle diocesi: è allora necessario che le iniziativevengano divulgate (e non solo negli ambientiparrocchiali) in una logica di pastorale integrata checoinvolga quanti sono impegnati nella pastorale(caritas, catechesi, pastorale battesimale e familiare,consultori, scola, sport ecc.). Tra i compiti aperti lasciatidalla Amoris laetitia il numero 299 dice: «occorrediscernere quali delle diverse forme di esclusioneattualmente praticate in ambito liturgico, educativo eistituzionale possano essere superate». Su questoabbiamo visto come sia importante rivedere i variimpedimenti, spesso non compresi da chi già vive altreesclusioni dolorose, nella logica del discernimentopastorale e valutando caso per caso. Le indicazionidelle diocesi o delle regioni ecclesiastiche spesso sonocontraddittorie in proposito. Da quanto è emersosembra che l’accesso ai sacramenti per i divorziatirisposati non sia il problema più importante, quantopiuttosto il farsi vicino, l’accogliere e accompagnare inpercorsi che spesso si rivelano positivi percorsi di fede,di riconciliazione e che rimettono in piedi persone dauna situazione di dolore e solitudine che aveva toltoloro ogni speranza. Dopo una veglia di preghiera unadonna ha scritto: «…alla fine mi sono sentita finalmentedi nuovo accettata nella casa di Dio! Oggi dopo moltotempo, ho avuto il coraggio e la forza di dire a miafiglia che…sarebbe bello iniziare ad andare a trovareGesù nella sua Casa, iniziare a dire le preghierine nonsolo di sera, nella sua cameretta, ma anche lì… inchiesa! Lei, mi ha guardata con gli occhi pieni di luce,mi ha detto "si mamma" andiamo anche adesso avedere se la Chiesa è aperta... ero io la "pecorella" chesi era smarrita, non era il gregge che mi avevaabbandonata… Dio mio ti ringrazio per avermi fattosentire di nuovo a casa, di avermi fatto sentire tutto iltuo amore».

*direttore Ufficio famiglia diocesi di Treviso

uale rapporto tra felicità, matrimonio, vita reale, impegnosociale ed ecclesiale? La XX edizione della Settimana di spi-

ritualità coniugale e familiare – "Strade di felicità nell’alleanzauomo-donna» – organizzata dall’Ufficio famiglia Cei ad Assisi, al-l’inizio di maggio, ha offerto lo spunto per approfondire il temaanche attraverso dieci workshop tematici. Partendo da "Amorislaetitia" sono state affrontate questioni come preparazione al ma-trimonio, fertilità, educazione, lavoro, fragilità, accompagnamento

delle famiglie ferite, custodia del creato, famiglie multi-etniche, an-ziani e altro ancora. Sullo scorso numero di "Noi famiglia & vi-ta" abbiamo dato spazio a quattro approfondimenti: l’educazio-ne digitale, il rapporto tra famiglia e lavoro, l’educazione all’af-fettività, l’impegno delle famiglie solidali sul fronte delle varie fra-gilità. In questo numero offriamo una sintesi di altri quattro spun-ti emersi durante la "Settimana" (due qui sotto, gli altri due nel-le pagine successive). In queste due pagine don Sandro Dalle Frat-

Q

La famiglia ricompone

NSandro

Dalle Fratte*

Divorziati risposati, l̓ abbraccioche riapre le porte della speranza

luglio 2018

NOI18

famiglia vita Amoris laetitia

STRADE DI FELICITÀ

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te, responsabile dell’Ufficio per la pastorale familiare della dio-cesi di Treviso, offre argomenti di riflessione su quanto emerso nelgruppo che si è occupato del fallimento matrimoniale che è statocoordinato anche da Emanuela e Marco Scarpa dell’equipe "nuo-ve unioni" sempre della diocesi di Treviso, mentre Emma e Mar-co Trulli (Forum delle associazioni familiari del Lazio, lei è anchevicepresidente nazionale) danno conto delle proposte emerse nelgruppo che ha messo a fuoco "la memoria e la profezia" delle ge-

nerazioni più anziane. Nelle due pagine successive Luciana e Um-berto Parigi (Potenza), con padre Alessandro Bedin (MigrantesToscana) affronta il tema spinoso ma ormai ineludibile dei ma-trimoni misti, mentre Donatella e Raffaello Trusendi (Grosseto)sintetizzano quanto emerso nel gruppo che si è occupato di am-biente, consumo responsabile, ecologia integrale. Altro tema en-trato a pieno titolo nella pastorale familiare.

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ere e proprie colonne delle comunità familiari eparrocchiali: questa l’immagine che è emersa

dal laboratorio dedicato alla "profezia dei nonni" e al-l’abbraccio tra le generazioni.Certo, ci sono senza dubbio fragilità e necessità di cu-ra per gli anziani, ma il racconto più ricorrente tra i par-tecipanti al workshop è quello di nonni attivi, che spes-so sostengono le famiglie dei propri cari con i propriredditi, che animano le comunità svolgendo un ruoloimportante e insostituibile negli oratori, nelle scuole,nelle associazioni.Insomma, nonni spesso più "soggetti" che "oggetto" di pa-storale, protagonisti e parte integrante della vita comuni-taria, inaspettati mattatori in grado di reinventarsi rela-zioni con nipoti apparentemente ben diversi da loro.Più a loro agio nei piccoli centri, dove riescono a gestiremeglio le relazioni e sono più integrati; più tecnologici nel-le città, dove però si affrontano spesso più solitudini e di-stanze tra le persone.Le tante iniziative evidenziate sono state raccolte in tre fi-loni principali di proposte:- "Ti racconto la mia storia e facciamo insieme": la fe-condità della memoria e i nonni come risorsa, attraversolaboratori di trasmissione di saperi e di manualità, di nar-razione di storie, tradizioni e favole, di generazione dinuove relazioni- "Nonni 4.0": nonni che continuano a sognare in percor-si per affrontare le nuove tecnologie, le fasi della vita, lefragilità e le malattie, con corsi su cyberbullismo, sull’u-so dei social, sul "nido vuoto", nonché con servizi speci-fici per anziani- "Nonna, insegnami a pregare": nonni significativi nel-la trasmissione della fede, coinvolti nel catechismo deibambini, nella preparazione al matrimonio, nei gruppifamiglie, tutte occasioni per testimoniare e rinnovare lapropria fede.Le esperienze del primo filone mettono in luce l’apportoche gli anziani possono dare nel rendere più vive le co-munità, mantenendo una narrazione che va oltre le gene-razioni e le raccorda.E allora da Frosinone ecco l’esperienza di "Fai la storiacon le foto dei nonni", con i ragazzi invitati a portare cia-scuno una foto nel cosiddetto "formato Margherita", ov-vero un formato di moda negli anni Cinquanta del seco-lo scorso. L’obiettivo di questo lavoro collettivo è stato iltentativo di ricostruire la storia del paese con le foto del-le varie generazioni.In altre parti della penisola (Forlì, Agrigento, Pitigliano,Trapani) numerosi i laboratori tenuti nelle parrocchie dai

nonni impegnati nella trasmissione dei saperi. Molto dif-fusi e ricercati quelli sulla cucina e sulla tradizione ga-stronomica, con sapori semplici ma forti; altrettanto dif-fusi quelli sui lavori manuali, anche in ragione della mi-nor propensione alla manualità delle ultime generazioni.Ancora, interessanti alcune iniziative nel Lazio (Roma eFrosinone) di "adozione simbolica" dei giovani della co-munità da parte di anziani non nonni, di "censimento" de-gli anziani per mappare le necessità e le fragilità di que-sta fascia di età, ed infine di creazione di una "Banca delTempo" con i nonni che si mettono a disposizione dellacomunità.Il secondo filone di proposte evidenzia maggiormente al-cuni bisogni degli anziani, sia in ordine alla necessità direstare vivi nelle relazioni, sia per affrontare le fragilitàlegate al decadimento fisico. In questo contesto tra i piùdiffusi appaiono ad esempio i corsi in parrocchia su so-cial media, web e nuove tecnologie (Roma e Monreale),con i nonni che spesso supportano i nipoti nei pericoli delcyberbullismo. O ancora i percorsi per riscoprirsi nelle tre dimensioni disposi, genitori e nonni nelle varie fasi di vita e della cop-pia (il cosiddetto "terzo tempo della coppia" a Treviso) ei servizi sanitari per i nonni, con pulmini messi a dispo-sizione degli anziani con medici e tecnici di laboratorio(Roma).Interessanti anche i servizi di lettura di favole e di sto-rie bibliche ai bambini, sia con la modalità di un rac-conto di una lettrice ad un pubblico di nonni e nipoti (Tra-pani), sia con una lettura di storie ai nipoti da parte deinonni (Roma).Infine, l’ultimo filone fa riferimento ad un ruolo nuova-mente attivo dei nonni, questa volta però più centrato sul-la loro importanza nel cammino personale di fede. Eccoallora l’inserimento di coppie di anziani e di vedovi negliincontri di preparazione al matrimonio, un’esperienza po-sitiva di presentazione del proprio vissuto che dà un oriz-zonte di speranza anche ai più giovani (Ostia, Frosinone,Forlì). Ancora, la presenza di gruppi famiglia intergene-razionali, nei quali le coppie si arricchiscono portandociascuno le particolarità della propria realtà, senza esserelegati alle varie fasce di vita della coppia (Roma).Positivo inoltre l’utilizzo di alcuni anziani e nonni nel ca-techismo e nella trasmissione della fede (Frosinone, Piti-gliano, Fermo, Forlì).Innumerevoli poi le feste dei nonni e le celebrazioni del-le varie ricorrenze di matrimonio (25, 30, 40, 50 anni).Sempre in tema di festa, si segnalano le "domeniche e-semplari", con tutta la comunità che si riunisce e festeg-gia insieme, in un percorso guidato dal proprio vescovo(Vicenza).

*Forum Associazioni familiari Lazio

VEmma Ciccarelli*Pier Marco Trulli*

Nonni, la memoria diventa socialÈ il "terzo tempo" per la coppia

luglio 2018 19NOI famiglia vita Amoris laetitia

il mosaico della società

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a XX Settimana nazionale di stu-di sulla Spiritualità coniugale e

familiare, svoltasi ad Assisi a fine aprile,ha sviluppato, per il secondo anno, il te-ma "Strade di felicità" nell’alleanza uo-mo-donna" (AL 38) e il 9° workshop haavuto a tema: "i matrimoni misti e la so-cietà multietnica". In questa seconda annualità, il nostroworkshop, ha visto una partecipazionemeno numerosa dello scorso anno. Se daun lato, il basso numero dei partecipantinon si è potuto arricchire delle tante e-sperienze presenti nelle nostre parrocchie,dall’altro ha favorito un maggiore ap-profondimento dell’argomento ed unoscambio certamente più proficuo tra i par-tecipanti del gruppo. Il workshop ha assunto da subito quell’at-teggiamento di particolare attenzione alleesperienze dei matrimoni misti, a cui A-moris Laetitia ci richiama al n. 247. L’ar-gomento non è stato di facile approccio, vi-ste le poche esperienze dirette sull’argo-mento: infatti, tranne padre Alessandro,prete comboniano,che aveva vissuto peralcuni anni in Egittoe attualmente re-sponsabile dell’Uffi-cio Migrantes dellaDiocesi di Firenze, eduna coppia di Paler-mo che ha racconta-to la propria espe-rienza riguardo almatrimonio della propria figlia con un gio-vane non cattolico, con disparità di culto,gli altri partecipanti hanno condiviso le lo-ro idee, opinioni e riflessioni.La prima constatazione è che il contestodelle comunità parrocchiali in Italia si vadefinendo sempre più multietnico, in al-cune regioni di più, in altre meno. Alcunidati ci hanno aiutato ad inquadrare megliola situazione: nel 2016 i matrimoni con al-meno uno dei due coniugi straniero, sonostati circa 24.000 (12%). Dal 2008 al 2016si è passati da 37.000 a 24.000 (marito i-taliano e moglie straniera 7% 13.500) (mo-glie italiana e marito straniero 2,1% 4.000)(entrambi stranieri 3,3% 6.500). Questoquadro generale ci ha riportato una realtàin continua evoluzione, che ci interpellaoggi in modo più o meno diretto, a secon-da dei contesti parrocchiali e territoriali.Abbiamo provato a partire, pur eviden-ziando dubbi e paure, scegliendo di adot-tare un’ottica "preparatoria e preventiva",dove i presupposti si sono fondati sul ri-conoscere che l’amore, quando è tale, nonè ostacolato dalle differenze bensì le valo-rizza: l’amore non conosce confini o fron-

tiere, ma è sempre alla ricerca della feli-cità. Si è evidenziata la voglia di conosce-re e approfondire, mondi e culture diver-se, e di entrare in dialogo con esse: poichéla felicità appartiene all’esistenza ed è quel-la "con" l’altro e non solo dell’altro. Ognidialogo esistenziale è un dono grande perciascuno, in quanto ognuno è "Parola pergli altri", e ciò ci aiuta a riscoprire la no-stra identità. Il vero pluralismo, infatti èl’armonia delle differenze, nella misura incui riusciamo a raccogliere non uniforma-re, stando in ascolto, accogliendo, cono-scendo chi è diverso da noi. E ogni plura-lismo ci interpella, come Chiesa.Lo stesso Web dimostra di essere un mon-do di multiculturalità per eccellenza, doveogni dubbio può trasformarsi in stimoloper integrare, ascoltare, accettare interessie linguaggi diversi. Dopo un confronto molto aperto il work-shop si è soffermato ad esaminare il voltomultietnico delle nostre parrocchie, so-prattutto dove c’è una presenza sporadicae non progettuale di matrimoni misti. Daqui la necessità di suscitare "nelle" par-rocchie e "dalle" parrocchie un desideriodi conoscenza e approfondimento. Le no-stre proposte pastorali, che sono emersedalla condivisione nel gruppo, e che sonostate il nostro contributo alle conclusionidel convegno, hanno riguardato:1. Il progetto di una parrocchia dalvolto missionario: di ogni lingua, popoloe nazione, necessita che ognuno si scomodiper conoscere, per incontrare ed entrare inrelazione con l’altro. Per questo è neces-sario avviare un processo di lavoro su sestessi che aiuti a ritrovare consapevolezzadella identità cristiana che integra ed ac-coglie la diversità.2. Si propone di favorire percorsidi progetti condivisi tra chiesa e societàcivile, valorizzando le iniziative già in at-to: festa della famiglia, festa degli inna-morati, festa dei popoli, ecc. come occa-sioni di incontro. Per avviare questo pro-cesso, nelle nostre parrocchie, è necessa-rio individuare persone che facciano damediatori, che come l’apostolo "Barna-ba" accompagnino, introducano e facili-tino la relazione tra parrocchia-società efamiglie. In questo ambito gli insegnantidi religione potrebbero svolgere un ruo-lo prezioso, all’interno delle comunità,per l’educazione dei fedeli alla cono-scenze delle altre religioni.3. Sostenere le giovani coppie condisparità di culto o matrimoni misti conpercorsi sul significato del progetto fami-glia. Avendo a cuore le nuove generazio-ni, favorendo e includendo la "diversità".

*responsabile Migrantes Toscana**responsabili consultorio

diocesano Potenza© RIPRODUZIONE RISERVATA

LAlessandro Bedin*

Luciana e Umberto Parigi**

Il nodo matrimoni mistiArmonia delle differenzetra speranze e difficoltà

Lʼamore non conoscefrontiere, ma è alla ricerca

della felicità. Il veropluralismo accoglie senzauniformare, sta in ascolto

di chi è diverso da noiSfida che interpella la Chiesa

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famiglia vita Amoris laetitia

STRADE DI FELICITÀ

BUO

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Strade di diversitàTre consigli utili

1. "Scuola di identità". Cre-scere nella consapevolezzadella propria identità cri-stiana per aprirsi a una pro-spettiva davvero missiona-ria.

2. "Conoscere le altre fedi".Cogliere lʼoccasione di ini-ziative già in atto (festa del-le famiglie, festa degli inna-morati, festa dei popoli) peravviare percorsi di cono-scenza con le altre fedi.

3. "Giovani coppie miste".Avviare iniziative per inte-grare nella comunità giova-ni coppie con disparità diculto nellʼambito di un pro-getto famiglia.

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uale felicità nel custodire come fa-miglia la casa comune fornendo

antidoti al consumismo dilagante? Ecco ladomanda che ha dato vita a un momento diconfronto ricco e stimolante, che ci ha mo-strato il volto di una Chiesa che si interrogae che cerca strade nuove per testimoniare, co-me conosciuta e sperimentata nella propriavita, la persona di Cristo .Il tema che ci era stato affidato (eravamo in18, compresi tre sacerdoti e un seminarista)è probabilmente uno dei meno conosciuti al-l’interno della comunità ecclesiale e uno deimeno affrontati a livello pastorale. Sicura-mente il magistero della Chiesa negli ultimianni, grazie anche al contributo di papa Fran-cesco con la Laudato sì’, ha messo mano aduna questione, quella della salvaguardia delcreato, che è centrale nel nostro momento sto-rico a livello politico, economico e sociale.Si è sentita molto forte da parte di molti com-ponenti del gruppo la presenza di criticità checi impediscono come comunità di trasforma-re la consapevolezza dell’importanza del te-ma in azioni pastorali adeguate e volte alla pro-mozione del bene comune. Alcuni enti terri-toriali, come la scuola e i Comuni, sono riu-sciti prima di noi ad individuare l’importan-za del tema e a cominciare un’azione educa-tiva sulle giovani generazioni. In alcuni con-testi del Nord, scuola e Comuni hanno trova-to collaborazioni anche con le parrocchie perrealizzare iniziative di sensibilizzazione rela-tivamente alla pulizia dei luoghi comuni o al-la scelta dei prodotti a "Km 0".

All’interno della Chie-sa molto spesso si pen-sa, anche laddove il te-ma è conosciuto, chedebba essere deman-dato ad altri, ai gruppipolitici o culturali eche non debba essereoggetto di azione pa-storale. La questioneambientale non puòessere qualcosa in cui

non è coinvolta la fede delle persone. Una ta-le convinzione ci rimanda immediatamenteal distacco con cui la fede e la vita vengonovissute e la mancata percezione di questo di-stacco come una vera struttura di peccato.Non ultima, fra le criticità, quella dello spic-cato individualismo dal quale noi cristianinon siamo immuni. Se questo è un elemen-to negativo in ogni aspetto della vita socialea maggior ragione lo è nei confronti del-l’ambiente, rispetto al quale solo una comu-nità consapevolmente unita può agire per ri-baltare la situazione attuale.La problematica della salvaguardia del crea-to, così come anche il Papa ne parla, non èmero ambientalismo, ma porta con sé il con-

cetto di ecologia integrale in cui parlando di"ambiente" facciamo riferimento alla natu-ra ma anche a chi la abita, in un complessogioco di relazioni reciproche. In ogni pro-blema ambientale sarà da valutare il funzio-namento della società, l’economia, i com-portamenti umani, i valori … Per questo lariflessione sulle relazioni in una società èfondamentale come riflessione sull’impattoche ogni nostra azione ha sugli altri, speciesui poveri e sui Paesi del terzo mondo, e nonsolo come riflessione dei singoli ma di un’in-tera comunità. Come comunità ecclesiali sia-mo invece lontani da una tale consapevo-lezza e maturità.Dopo aver analizzato le criticità, il gruppo siè interrogato sulle azioni pastorali, quindi supercorsi concreti da portare e proporre nel-le realtà ecclesiali di provenienza per inizia-re un processo di rinnovamento.Siamo consapevoli che nulla di nuovo e im-portante può iniziare senza un approfondi-mento sul tema e una formazione di laici esacerdoti. Nelle diocesi abbiamo assistito inquesti ultimi anni a molti momenti forma-tivi su matrimonio, famiglie ferite, convi-venze, ma quasi nulla si è visto sul tema del-l’ecologia integrale. Nell’ottica di Lauda-to si’ i fruitori di questa formazione non so-no i singoli ma le famiglie che nella fami-glia più ampia che è la comunità ecclesia-le possono così diventare soggetti di pasto-rale. Innanzi tutto le relazioni, quindi. Al-lora ben vengano campi famiglia, pellegri-naggi, festa della famiglia, giornata del crea-to, pulizia del parco o del quartiere, sa-gre…Tutte occasioni di incontro che pos-sono essere utilizzate per creare o consoli-dare relazioni, far festa insieme e contem-poraneamente informare, far riflettere, for-mare le coscienze. Formiamo mentre ac-compagniamo.Nell’ambito di un’ecologia integrale ogni e-lemento della complessa rete di relazioni checi caratterizza necessita di cura e attenzione.Per questo è importante riflettere su comeviene prodotto quello che acquistiamo e l’im-patto sull’ambiente e sull’uomo, affinché lepersone siano messe nelle condizioni di sce-gliere consapevolmente. Per far questo uti-lizziamo iniziative già esistenti: i Grest, icampiscuola, i percorsi di preparazione almatrimonio e in queste occasioni introdu-ciamo, per esempio, una colazione con pro-dotti del commercio equo e solidale, o pro-dotti provenienti dalle terre confiscate allamafia, prodotti a Km 0… tutto accompa-gnato da momenti di spiegazione e rifles-sione. Lo scopo è informare, formare, maanche creare delle nuove abitudini compor-tamentali, attraverso iniziative non a carat-tere episodico ma che si trasformino in buo-ne abitudini.

*Responsabili Ufficiopastorale familiare di Grosseto

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QDonatella e Raffaello

Trusendi*

Sobrietà e consumo criticoLa difesa del Creatoè compito irrinunciabile

Nella questioneambientale la fede cʼentraCustodiamo la casacomune per farci carico di unʼequa distribuzionedelle risorse e per dire noallʼindividualismo

luglio 2018 21NOI famiglia vita Amoris laetitia

BUO

NE

PRA

SSI/

2

Piccola ecologiaper la comunità

1. "Il nostro mondo a km 0".Laboratori esperienziali inparrocchia (fare il sapone,piccole manifatture con ma-teriale di riciclo, piccolo cor-so di cucina…). Così diven-tiamo davvero custodi delcreato, dono di Dio.

2. " Una cena da … Dio". Sa-gre e cene a tema per unviaggio alla scoperta di ungusto giusto per un mondogiusto.

3. "Ripuliamo, abbelliamo ilnostro paese".Iniziative dipulizia e recupero di spazicomuni insieme con gli entilocali, segue riflessione e fe-sta insieme.

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luglio 2018

NOI22

famiglia vita Salute & società

he cos’hanno in comune una metro-poli come New York e la cittadina ba-

sca, Donostia-San Sebastian, che conta poco piùdi 185mila abitanti? Un’idea. La stessa ideache unisce da un capo all’altro del mondo an-che la francese Versaille alle lontanissime Mel-ville e Canberra in Australia, o la città canade-se di London alla britannicaManchester: l’idea che unacittà per funzionare bene nelfuturo – un futuro che vedeaumentare l’aspettativa di vi-ta delle persone e raddoppia-re da qui al 2050 il numerodegli over65 –, debba co-minciare fin da subito a oc-cuparsi dei suoi anziani. Lecittà citate qui sopra sono tut-te riconosciute dall’Organiz-zazione mondiale della sanità come «amichedegli anziani», Global age friendly cities.Nel mondo, dal 2006 a oggi, oltre 400 città inpiù di 35 Paesi hanno aderito al progetto, de-clinando sul proprio territorio le linee guida in-ternazionali: secondo l’Oms una città, per es-sere age friendly, deve, tra l’altro, garantirel’accessibilità agli edifici pubblici e la crea-zione di spazi di partecipazione, promuovereil volontariato, ma anche le occasioni di di-vertimento, offrire mezzi di trasporto pubbli-co affidabili per non isolare chi non guida ecomunicare bene (ampia diffusione delle infor-mazioni, caratteri grandi, linguaggio sempli-ce, istruzioni telefoniche chiare, assistenza perl’accesso a internet). In Italia la prima città ad ottenere il riconosci-mento, nel 2013, è stata Udine, capofila da al-

lora di un gruppo di lavoro sull’invecchiamen-to all’interno della Rete europea delle città sa-ne, creata dall’Oms.Oggi un appello alle città italiane arriva dal-l’associazione Amici della Casa della carità:«L’Oms mette in evidenza i settori di azione chepossono dare alle persone anziane di oggi e didomani la capacità di inventare nuovi modi divivere Le istituzioni devono garantire politicheche consentano la partecipazione alla società,

ed evitare le ingiustizie chespesso comporta la salutescadente in età avanzata»,spiega Palmiro Boni, re-sponsabile del settore Anzia-ni dell’associazione, nata inseno alla Fondazione Casadella carità Angelo Abrianidi Milano, importante presi-dio sociale della metropoli edelle sue periferie. L’idea èquella di creare un «circuito

virtuoso» grazie ai parametri adottati in altrecittà, fondati sugli otto «pilastri» dell’Oms ri-guardanti gli aspetti della vita urbana che pos-sono influenzare la salute e la qualità della vi-ta delle persone anziane. Dopo Udine, anche Imperia è stata riconosciutacittà amica degli anziani, mentre Genova hamosso i primi passi per ottenere la qualifica. InLiguria, come in Friuli Venezia Giulia, in A-bruzzo e in Umbria esiste già una legge regio-nale sull’invecchiamento attivo. E in altre re-gioni si sta lavorando per individuare misure perfavorire nella loro vita quotidiana gli anziani.L’argomento è sensibile anche a livello nazio-nale, ma le varie istanze all’esame della Com-missione affari sociali e del Parlamento (comequella sull’utilizzo di persone anziane in atti-vità di utilità sociale) non hanno prodotto, fi-

nora, un sistema legislativo organico per l’a-deguamento del tessuto urbano alle esigenze diuna popolazione che invecchia. E che lo farà aritmo esponenziale.Perciò la rete delle «città sane» è il punto di ri-ferimento strategico a livello locale per l’im-

Accessibilità,trasporti,

aggregazione, lavoro,assistenza medica e

informazione: le lineeguida dellʼOms elʼappello allʼItalia:

diventi «age friendly»

Udine, i «nonni» per i figli degli immigraticcompagnare a scuola i figli degliimmigrati, come se fossero i loro nonni:

è una delle attività affidate agli anziani dalComune di Udine. Centomila abitanti, per il25 per cento over 65, nel 1995 Udine haaderito alla rete “Città sane” dell’Oms e daallora si è impegnata nella gestione integratadelle politiche di salute e nella promozione distili di vita sani. Così l’Unione europea hachiesto al capoluogo di pilotare l’Healthyageing urban act, progetto nato per risolverei problemi della terza età da vari punti divista, non solo sanitari, sviluppando attività disvago culturali. E Udine non si è tirataindietro, avendo ideato già una serie diproposte per la sua popolazione anziana:corsi di inglese e di yoga, gruppi di cammino,musicoterapia e ginnastica per la mente,«salotti d’argento» dedicati a conferenze elaboratori di gruppo, assistenza domiciliare(spesa a casa, consegna di farmaci,prenotazione di visite ed esami, piccolecommissioni, interventi di riparazionidomestiche, accompagnamento per una

passeggiata o dal barbiere). Un programmavario di interventi di prossimità che ricadesotto lo slogan «No alla solit’Udine» ededicato alle persone anziane che vivono soleo in situazioni socioeconomiche critiche. Male iniziative del Comune a favore della terzaetà mirano anche al coinvolgimento direttodegli over 65 nel tessuto della vita urbana. Daqui l’incarico di accompagnatori per i piccoliarrivati in Italia da altri Paesi, che coinvolgeoggi un centinaio di anziani volontari,insieme all’aiuto alle famiglie immigrate aintegrarsi con la comunità in un quartiere diedilizia popolare con situazioni di nucleistranieri svantaggiati. Non solo: «Il pedibuscasa-scuola ha dato l’occasione di segnalare

tratti critici e possibili pericoli, e il Comune èintervenuto» racconta Stefania Pascut,coordinatrice comunale del progetto OmsCittà sane, che negli anni si è fatto promotoredi un percorso culturale di consapevolezzadella comunità rispetto ai temi della salute edella qualità della vita. L’ufficio si occupa delcoordinamento dei vari programmi su salute,educazione a corretti stili di vita,alimentazione, attività fisica, prevenzione deicomportamenti a rischio, benessere sessuale,invecchiamento sano e attivo, mobilitàsostenibile e sicurezza stradale, consumoresponsabile e rispetto per l’ambiente,contrasto alla solitudine e all’isolamento, pariopportunità, inclusione sociale e resilienza.«Per noi è tutto collegato, da qui la volontàpolitica di dare continuità nel tempo allestrategie di inclusione», spiega Pascut. Suiprogrammi per gli anziani il Comune investeil gettito del 5xmille. Circa 42mila euro.L’integrazione degli anziani è sostenibile.

(A.Gugl.)© RIPRODUZIONE RISERVATA

A Il comune diventato modelloeuropeo delle «Città sane» ha

affidato agli over65 il compitodi veicolare lʼintegrazione

delle famiglie straniere

CAnnalisa

Guglielmino

Invecchiare non fa più paura

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luglio 2018 23NOI famiglia vita Salute & società

ramento «della leadership e della governancepartecipativa per la salute».«Gli esempi virtuosi in Italia non mancano, matante città potrebbero fare di più se entrasseroin rete tra loro e beneficiassero dell’esperienzadi chi ha investito sul benessere dei suoi an-ziani», commenta Boni. Classe 1933, PalmiroBoni è l’esempio vivente dell’apporto che glianziani possono dare alla società. Già presi-dente, fino agli anni ’90, di una multinaziona-le con sede in Italia, in età da pensione è statodirettore generale dell’azienda sanitaria localedi Monza, fino ad approdare all’associazioneAmici della Casa della carità. E dalla onlus pro-muovere l’iniziativa dell’Oms fino all’appelloalle città italiane ad abbracciare un progetto«tanto più indispensabile quanto più aumenta-no gli anziani. Possono iniziare i piccoli co-muni, per poi arrivare a coinvolgere le grandicittà». Un po’ come in Francia, dove le Villesamies des aînés sono già numerose.Riconoscere le capacità e le risorse degli an-ziani, anticipare e rispondere in modo flessi-bile alle loro necessità, rispettarne le decisio-ni e stili di vita, proteggere i più vulnerabili,promuovere progetti nelle comunità di inclu-sione sociale: la strada è segnata: è importan-te, per l’Oms, che le persone anziane abbianoogni giorno «una buona ragione per uscire epartecipare». Meglio ancora se, come a Varsa-via, troveranno semafori pedonali dalla dura-ta lunga, per facilitare l’attraversamento. O co-me ad Akita, in Giappone, avranno marcia-piedi con sistemi di scioglimento del ghiaccioper ridurre cadute e infortuni. Le azioni possi-bili sono tante. È il principio della «strategiafondamentale» dell’Organizzazione mondialedella sanità: «Rendere il nostro mondo più a-datto a chi invecchia».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

plementazione della Strategia di Salute 2020 edel nuovo indirizzo politico-strategico per lapromozione della salute e del benessere in Eu-ropa. Sono due obiettivi strategici fissati per il2020: il miglioramento della «salute per tutti»e la riduzione delle disuguaglianze; il miglio-

Lʼappello dellʼAssociazioneAmici di Casa della carità:rilanciamo anche in Italia

la Strategia salute per tutti

Otto regole per il benessere urbano

Il Giappone si muove al passo degli anzianikita, una città da oltre 300mila abitanti, capoluogodell’omonima prefettura sull’isola di Honshu, a 600

chilometri da Tokyo. Qui gli anziani, oltre al rispetto riservatoloro dall’intera società giapponese, hanno la certezza di viverein un luogo tagliato su misura per loro. Akita è infatti è statainserita dall’Organizzazione mondiale della sanità tra le cittàamiche degli anziani e per adesso è l’unica ad avere ottenuto il

riconoscimento nel Paese del sollevante (che nel mondo ha il più altonumero di centenari: oltre 36mila).Oltre ad aver messo in pratica tutte leindicazioni dell’organismointernazionale, Akita si distingue perla particolare caratteristica deimarciapiedi: i camminamenti hanno

un sistema di riscaldamento che consente di evitare laformazione di ghiaccio durante l’inverno e le conseguenticadute, frequenti soprattutto tra la popolazione anziana. Non èperò da meno Tokyo, che fa i conti da tempo con il costanteaumento dell’età media. La capitale del Giappone, pur con lecontraddizioni di una metropoli da oltre 13 milioni di abitanti èl’esempio di un ambiente urbano adatto agli anziani. Se conMilano e Barcellona, si contende il titolo di città più«anziana», a differenza delle colleghe europee è impregnata di

quel rispetto per la terza età che in Europa non si vede più daitempi dell’Antica Grecia. Pur di andare incontro al benesseredegli anziani residenti vicino alle scuole, che avevanodenunciato il troppo rumore, ha cambiato una legge perconsiderare quel vociare come inquinamento acustico, e habloccato la costruzione di nuovi impianti all’aperto in uncontesto che soffre già di una grave carenza di strutture perl’infanzia. Ma se a volte è difficile farconvivere le generazioni, Tokyointerviene spesso laddove unaccorgimento può migliorare lafruibilità degli ambienti da parte ditutti, non solo anziani e disabili:edifici pubblici e stazioni ferroviariesono sempre dotati di ascensori, scalemobili e rampe di accompagnamento. E non c’è ascensore,bancomat o semaforo che non parli, con una voce stridula ecomunque udibile a distanza. È il pallino tutto giapponese perla tecnologia e la robotica, come possono pensare alcunituristi? No: è il modo in cui si garantisce che segnali eistruzioni importanti arrivino anche a chi, per l’età e non solo,ha la vista e l’udito più deboli.

(A.Gugl.)© RIPRODUZIONE RISERVATA

A

Nel Paese con il piùalto numero dicentenari, ascensorie semafori parlano achi vede meno bene

Akita ha ricevuto ilriconoscimento

internazionale: hamarciapiedi antiscivolo

per lʼinverno

Il programma delle città amiche deglianziani è unʼiniziativa mondiale cheha come obiettivo esaminare i fatto-ri che influiscono sulla salute e sul be-nessere delle persone. Gli aspetti del-la vita urbana presi in considerazionedallʼOrganizzazione mondiale dellasanità sono otto: - gli spazi esterni e le costruzioni- i trasporti- le abitazioni- la partecipazione al tessuto sociale- il rispetto e lʼinclusione sociale- la partecipazione e il lavoro- la comunicazione e lʼinformazione- il sostegno sociale e i servizi sanitariAderendo alla Rete mondiale del-lʼOms:- ci si connette con specialisti dellʼin-vecchiamento e della società civile intutto il mondo- si accede alle informazioni sulle mi-gliori iniziative- si ottengono gli orientamenti tecni-ci e formativi durante la messa in o-pera del progetto- si può diventare partner di altre città.

IL P

ROG

ETTO

se le città diventano «amiche»

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lena manda sua figlia ogni estate fin dal-la seconda elementare, da quando ha sco-

perto che «è un luogo in cui l’esperienza di giocosi lega a valori universali, cosa che non possonovantare altre realtà, per quanto strutturate e pro-fessionali». Marta ha due dei suoi tre ragazzi cheoramai fanno gli animatori, e spera tanto «che pos-sano incontrare ciò che ho in-contrato io, ovvero dei maestrifiduciosi e autentici». Auroranon è credente, il suo bambinonon è battezzato, eppure que-st’anno le ha chiesto di iscri-verlo «perché tutti i suoi amicisono là». Ora lei si domandacome fare con le preghiere chescandiscono i momenti dellagiornata e, dice, «comprerò unVangelo, perché sta facendodomande a cui non ero preparata…».Sono solo alcune delle esperienze con cui le fa-miglie italiane vivono la realtà dell’oratorio esti-vo. Qui, in estate, l’attività ordinaria si espande intermini «di prossimità e di capacità di farsi caricodegli altri, per offrire a grandi e piccini relazionisignificative, di qualità, che contrastano il quoti-diano, oggi così frammentato», commenta donRiccardo Pascolini, presidente del Forum degli O-ratori Italiani. I "numeri" dell’ "universo grest" so-no impressionanti: 8.245 oratori in tutta Italia;400mila giovani volontari, coinvolti e formati co-me animatori, tra i 16 e i 18 anni; oltre due milio-ni di bambini iscritti e impegnati per 5-8 ore (inmolte realtà è prevista la ristorazione e il tempo inoratorio copre esattamente l’orario della scuola atempo pieno). L’oratorio estivo procede dalla chiu-sura delle scuole fino, in certi casi, alla prima set-

timana di agosto, e spesso offre un servizio anchenelle due settimane di settembre prima della ria-pertura delle scuole. In alcuni casi sono previsti an-che campi estivi, nelle case parrocchiali al mare oin montagna. Le settimane di oratorio estivo sonoscandite tra gioco libero, animazioni, laboratori dichitarra, pallavolo, falegnameria, recupero com-piti, piccoli momenti di preghiera e ringraziamento.Vengono accolti tutti i bambini, senza alcuna di-stinzione: «E le famiglie, anche quelle non cri-

stiane, scelgono l’oratorio per-ché da qui non arrivano maimessaggi "contro", ma sempremessaggi "per", all’insegnadella fraternità. Noi custodia-mo con amore il senso di que-sta accoglienza, ovvero lo fac-ciamo in nome di Gesù», ri-flette don Stefano Guidi, diret-tore della Fom. «La nostra nonè un’identità che chiude o se-gna una distanza, ma è una for-

za attiva: in quanto sappiamo chi siamo, possia-mo vivere un’accoglienza diffusa, non fingiamodi essere qualcos’altro, siamo sempre estrema-mente schietti e diretti sia nei contenuti sia nellostile della proposta educativa». La proposta edu-cativa, appunto: Andrea Ballabio è formatore perla cooperativa Pepita Onlus e nei mesi scorsi hacoordinato, affiancando la Fom, diversi appunta-menti di formazione per gli educatori adulti coin-volti negli oratori estivi. «Si tratta di adulti com-petenti, tra i 20 e i 40 anni, studenti e figure pro-fessionali già appartenenti ad aree educative», spie-ga. «Sono figure di coordinamento e supervisio-ne davvero importanti, perché la loro sfida si gio-ca su più livelli, è rivolta sia agli animatori adole-scenti sia ai bambini. Devono far sì che gli adole-scenti vivano bene questo momento di servizio, cheè anche un cammino di fede. Devono poi aiutare

i bambini a trascorrere giornate serene, a fare e-sperienze e scoperte, a vivere un tempo unico didivertimento e libertà». È bellissimo il fatto che, aggiunge don RiccardoPasolini, «i piccoli attendono il periodo dell’ora-torio estivo come un’esperienza avventurosa che

Nelle oltre 8milarealtà italiane

unʼaccoglienza chesegna distanze ma èaperta a tutti. Anche

le famiglie noncredenti non si

sentono discriminate

«Laboratorio della futura classe dirigente»e sono quello che sono, lo devoall’oratorio", parola di Johnny Dotti,

fondatore della rete CGM, presidente diWelfare Italia, figura carismatica del nonprofit italiano, che agli oratori ha persinodedicato un libro ("Oratori, generatori disperanza", EMP editrice).Com’era il suo oratorio?Un oratorio di periferia, a Seriate, che è stato il"luogo" della mia giovinezza. Ma l’esperienzaoratoriale è universale: chi ha vissuto l’oratoriosa di cosa parlo, sa cosa ha rappresentato nellasua crescita. Ed è proprio lì, intorno agliadolescenti, che si gioca la missionedell’oratorio.E cosa ha avuto lei, come adolescente inoratorio? Ho incontrato adulti che hanno perso migliaiadi ore con me, che mi hanno ascoltato, che mihanno lasciato libero, che si sono esposti inpubblico per me. Le cooperative le ho pensatelì, da ragazzo in oratorio, osservando questastraordinaria cultura del fare legata al sensodella vita. Dall’oratorio ho visto uscire tanti

obiettori, volontari, cooperanti, gente che hacreato comunità di famiglie, persone che hannocreato e fatto impatto sociale. Perché inoratorio c’è tanta roba seria, insieme aldivertimento. C’è tanto tempo speso a guardarel’oltre. Sono convinto che senza l’oratorio nonverrà fuori, in Italia, una nuova classe dirigente.Quali esperienze fanno la differenza?L’oratorio ha un’origine di laboratorio di vita dicomunità. Per i giovani preadolescenti è unluogo che, dopo la Cresima, ti accoglie e tiinvita a stare con altri ragazzi al di fuori dellatua famiglia, in modo da non vivere isolato eprotetto dai genitori fino a 30 anni. In oratoriosi fa esperienza del lavoro, della gratuità e dellaresponsabilità; si fa esperienza del diverso, in

tutte le declinazioni possibili; si fa esperienzadella raccolta di denaro per cause importanti, dicui poi dovrai rendere conto. Oggi non ci sonoaltri luoghi che insegnano tutto questo.Oggi gli oratori, in particolare d’estate, sonochiamati ad accogliere un numeroimpressionante di ragazzi. Cosa li separadall’assistenza sociale?Non mi spaventano i numeri, perché il cristianorisponde sempre ai bisogni dell’uomo. Mispaventa la banalità, a cui gli oratori devonofarsi argine: non cedere alla logica erogativa,essere capaci di educare anche gli adulti, igenitori. Se mandano i figli all’oratorio,devono essere disposti a far vivere ai ragazzitante esperienze senza voler controllare tutto.Quanto possono fare ancora, gli oratori?Moltissimo, basta che al loro interno ci sianoadulti disposti ad osare. A Bergamo e in altrecittà abbiamo cominciato a riportare anche illavoro negli oratori, in modo che il laboratoriosociale sia anche un’incubatrice per il futurodei nostri ragazzi (B.V.)

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S« Johnny Dotti (rete CGM Italia):non ci sono altri posti in cui

i ragazzi fanno esperienza di gratuità, responsabilità,

rispetto delle diversità

EBenedetta

Verrini

Pianeta oratori, il coraggioluglio 2018

NOI24

famiglia vita L’estate delle famiglie

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tivo anche durante l’anno, continuando a coltiva-re proposte e restando per loro un riferimento». Inmezzo a tutto questo c’è una vera emergenza so-ciale: quella di decine di migliaia di famiglie chedurante la lunga pausa scolastica estiva non han-no alternative. Per loro, gli oratori estivi sono sem-pre più un pilastro di welfare, superando di granlunga persino l’offerta dei Comuni, divenuti sem-pre più costosi (un esempio dall’hinterland di Mi-lano: la retta del centro estivo del comune di Se-sto San Giovanni è di 96 euro alla settimana, e perchi ha più figli e deve necessariamente prenotare3-5 settimane, si tratta di un costo molto alto). Come non farsi travolgere dai numeri, come nonessere ridotti a mero servizio assistenziale? «Quida noi il Vangelo passa per prossimità», spiegaDavid Lo Bascio, presidente del Centro Orato-ri Romani, un’esperienza che unisce il mondoassociativo e le parrocchie per accogliere, neimesi estivi, circa 10mila bambini. «Anche le fa-miglie meno abbienti – continua – devono po-tersi permettere una proposta estiva, anzi, la sfi-da degli oratori è proprio "uscire da loro stessi"per andare in luoghi dove i bambini vivono incondizioni disagiate».«Certamente, per sostenere un bisogno così enor-me serve una regia dell’intera comunità educan-te, dagli oratori ai Comuni, dalle associazioni al-lo sport», aggiunge don Riccardo Pascolini. «Magli oratori non possono esimersi dal rispondere auna richiesta d’aiuto, sono punti di riferimento perl’intera comunità, sono luoghi sicuri dove la pro-posta d’incontro contrasta con un quotidiano con-fuso e frammentato». E il Vangelo? «È insito inciò che facciamo. I gesti – riprende – sono carichidi significati: i bambini che arrivano alla mattinae trovano gli animatori impegnati a recitare le lo-di, incontrano una testimonianza e un significato,senza che nemmeno se ne parli».

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hanno atteso per tutto l’anno, mentre gli adole-scenti, invece di essere targetizzati come "proble-mi", si trasformano in una risorsa: d’estate sonouna forza prodigiosa di gratuità, dello stare insie-me, del dono». La vera scommessa? «Riuscire adappassionarli a questo stile, a questo tratto educa-

Gli esperti: siamo punto diriferimento per la comunità, unpoʼ welfare dal volto amico, un

poʼ centro di gesti evangelici

«E qui si fa anche alternanza scuola-lavoro»uor Enrica Ottone conserva una email in cui un papà le racconta chela sua bambina di 7 anni ha chiesto, come regalo di Natale, di «essere

mandata ancora al grest dell’Auxilium». Siamo a Roma, dove laPontificia Università Auxilium propone un oratorio estivo che conta 650tra bambini, animatori e adulti («non di più, perché non possiamosuperare il numero a scapito della relazione», dice lei, che è docente diPedagogia alla Facoltà di Scienze dell’Educazione ed è la coordinatricedell’oratorio estivo). Un’esperienzarichiestissima, a cui le famiglie, adolescenticompresi, sono fortemente affezionate.Ma cos’è questa "magia" che fate con gliadolescenti?L’anno scorso, per farmi un regalo, mihanno messo in fila 12 magliette di ciascunaannualità, è stata una tale emozione…Noi cicollochiamo in un ambito di educazione non formale, coinvolgiamo gliadolescenti e i giovani adulti in un progetto per i piccoli che ha unaportata educativa anche per loro. Siamo pienamente dentro l’intuizione didon Bosco, che diceva "i giovani per i giovani": questo suscita unentusiasmo senza precedenti nei piccoli, che stanno bene e sono felici diavere animatori poco più grandi di loro, ma anche tra gli adolescenti, chefanno un po’ un loro passaparola, uno ne tira dentro un altro, hanno ungran bisogno di stare con i loro coetanei e di fare qualcosa di concreto.Giovani animatori che incontrano anche il senso di responsabilità, non è vero?

Certamente. Chiediamo loro di rinunciare al fumo, di essere discretinegli affetti che possono nascere tra di loro, di essere educatorisempre. Anche in gelateria o al parchetto, quando non hanno lamaglietta del grest, restano tali e come tali si devono comportare.Noi puntiamo all’educazione integrale della persona, che è ciò checi differenzia da qualsiasi altra esperienza di centro estivo: noisiamo un oratorio estivo, la nostra marcia in più è la dimensione

spirituale, il Vangelo, di cui si faesperienza ogni giorno.Rispetto alla formazione degliadolescenti, gli oratori possono anchepromuovere esperienze di alternanzascuola/lavoro, alcuni lo fanno già. Conquali vantaggi?Sì, è possibile realizzare questo tipo di

esperienze in convenzione con le scuole, facendo un monitoraggio euna relazione finale. Quali competenze professionali si acquisisconoin oratorio? Di fatto, questi ragazzi imparano a gestire un’attivitàformativa: devono avere un obiettivo, devono organizzare le attivitàgiorno per giorno, devono saper coinvolgere i bambini. Se li rendiconsapevoli di questo, se li aiuti a fare una riflessione sul loroincarico, tra le loro future competenze professionali ci saranno lacapacità di gestire un gruppo e la capacità di fare una propostaeducativa. (B.V.)

S

Suor Enrica Ottone, pedagogistae direttrice dellʼoratorio Auxilium

di Roma: gli educatori acquisiscono capacità professionali

per gestire un gruppo

luglio 2018 25NOI famiglia vita L’estate delle famiglie

di un i̓dea che fa crescere

8.245 gli oratori in Italia

2.307 in Lombardia

38,45%del totale nazionale

400milagli animatori

16-18lʼetà dei volontari

2 milioni i bambini iscritti

5-8le ore in cui i ragazzi

rimangono in oratorio

I NUMERI

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ell’ambito delle propostedi spiritualità ignaziana

per coppie e famiglie, èpromosso un pellegrinaggio in

Terra Santa dal 30 luglio al 6 agosto,sul tema: ”Io e te come una terrabenedetta”. Il pellegrinaggio saràguidato da Marco Tibaldi e DanielaMazzoni. Per le iscrizioni: Frate Sole,Viaggeria francescana di Bologna.Telefono: 051-6440168; mail:[email protected] secondo pellegrinaggio è, invece,in programma dal 4 al 10 agosto.Tema: “Quando l’amore vi chiama,seguitelo. A piedi verso la Sacra diSan Michele”. Si tratta di unitinerario spirituale per coppie,fidanzati e giovani sposi. Guide:padre Massimo Tozzo, LorenzaGuglielmi, Giulia e FrancescoReggiani. Per informazioni eiscrizioni: [email protected]

N

e case di accoglienza del MpVsono una realtà concreta in dife-

sa della vita che si è andata a svilupparenegli anni, aggiungendosi ai servizi pro-mossi dal Movimento. La prima casa nac-que nel 1979 a Belgioioso, in provinciadi Pavia, grazie all’opera di don Leo Ce-rabolini e Giovanna Vitali. Realtà analo-ghe si sono successivamente diffuse unpo’ ovunque, da Nord a Sud della Peni-sola. Tra le altre, nel 1980, a Padova; nel1983 a Trento; nel 1986, a Forlì e Bolza-no; nel 1990, a Cesena; nel 1991, a Pe-scara; nel 1995, a Como; nel 2001, a Biel-la, Reggio Emilia, Taggia, Viterbo; nel2011, a Noha-Galatina.Le case di accoglienza nascono per dareuna speranza a quelle mamme che, in at-tesa di un figlio, sono costrette ad allon-tanarsi dalla propria realtà d’origine pervivere la gravidanza e i primi mesi di vi-ta del figlio in un contesto accogliente efamiliare. Inizialmente i volontari dei Cen-tri di aiuto alla vita si sono resi disponi-bili aprendo con generosità le proprie a-bitazioni, ma con il tempo è emersa la ne-cessità di creare delle strutture idonee che,senza perdere il carattere di intimità e ac-coglienza tipico dell’ambiente familiare,sapessero rispondere meglio alle peculia-ri esigenze delle mamme ospiti, sia perbrevi periodi per fronteggiare le emer-genze, sia per periodi più lunghi. Nell’ultimo censimento del MpV, relati-vo all’anno 2017, risultano 64 realtà sud-divise in 34 case di prima accoglienza e30 case di seconda accoglienza gestite da

28 organizzazioni. Il 75% delle case so-no gestite direttamente dai Cav, le altre daassociazioni, fondazioni e da cooperativesociali nate con lo scopo specifico dellagestione di tali realtà, ma sempre in stret-to collegamento con i Cav locali. I postiletto disponibili per le utenti sono 394, di-stribuiti in camere a uno o due posti, conun bagno ogni due-tre posti letto. Altri367 ambienti e spazi sono a servizio co-mune delle ospiti. I dati raccolti relativiall’anno 2017 si riferiscono a 57 struttu-re su 64, rappresentando quindi un cam-pione molto significativo. Sempre nel cor-so del 2017 sono state registrate 307 pre-senze di donne con 376 figli. Durante lapermanenza nelle case sono nati 39 bam-

bini. Una donna su tre(31%) è di nazionalità Ita-liana. Le altre sono stranie-re. Tra costoro si registra u-na provenienza da 37 Pae-si. Le presenze più consi-stenti riguardano donne chearrivano da Nigeria, Ma-rocco e Albania. Per quan-to riguarda l’età, il 42% so-no di età compresa tra i 18

e 30 anni, il 45% oltre i 30 anni, il 13%tra 16 e 18 anni. Le donne sono state in-viate per il 72% da Comuni e Provincie,l’1% dai consultori pubblici e dalle Asl,il 5% dai Cav-Sos Vita, il 4% dai tribu-nali e forze dell’ordine, il 3% da Caritas,parrocchie e consultori cattolici, l’1 % daiCentri antiviolenza, il 2 % da medici, men-tre il 12 % arriva nelle case del MpV perdecisione autonoma. Nelle case operano628 persone, di cui 340 volontari, 7 reli-giose, 153 dipendenti, 41 volontari del

Servizio Civile e 87 Consulenti. Nella gran parte delle Regioni la legisla-zione locale, non riconoscendo l’operadel volontariato seppur qualificato con inecessari titoli, ha costretto all’assunzio-ne di operatori causando un aumento deicosti di gestione con conseguente dimi-

Opera Madon-nina del Grap-

pa - Centro di spiri-tualità P. Mauri diSestri Levante (Ge-nova), propone uncorso di esercizi spi-rituali per religiose econsacrate, dal 26 a-gosto al 1° settem-bre. Tema: “I consi-gli evangelici, uncanto a tre voci”. Re-latore: monsignorMario Rollando.Info: [email protected].

’L l Movimento do-menicano delle

famiglie, in collabo-razione con l’asso-ciazione Oltre laporta, promuovel’8^ Settimana dellefamiglie, dal 3 all’8agosto al conventoSan Domenico diCagliari. Tema: “Italenti in famiglia:riconoscerli, pro-muoverli e realizzar-li. La via della pie-nezza”. Per le iscri-zioni: 3774398323;377438321;3337468785.

I

ell’ambito dei seminari temati-ci sull’adozione e l’affido, ri-

volti a genitori e coppie in attesa, ilCentro di terapia dell’adolescenza diMilano propone l’incontro “Questavolta scelgo io: le scelte scolastichedei figli e il ruolo dei genitori”. L’ap-puntamento è per sabato 29 settembre,dalle 9,30 alle 13. Info: [email protected]

N

Le 64 strutture gestitedal MpV hanno datoospitalità lo scorsoanno a oltre 300donne alle prese conuna gravidanza difficileDue terzi le straniere

LRoberto Bennati

Spiritualità ignaziana:due pellegrinaggi

Sestri L.,un corsodi eserciziper religiose

A Cagliarisettimanaper famiglieLa via dellapienezzaIN BREVE

Scelte scolastiche:il ruolo dei genitori

luglio 2018

NOI26

famiglia vita Il volontariato che cambia la società

Quella case dʼaccoglienza

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nuzione di ospitalità gratuite. Nonostan-te tali difficoltà, le case hanno accolto,grazie a offerte di privati, il 28% delledonne senza copertura economica da par-te degli enti locali. I ritmi e le attività del-le case ricalcano la vita familiare: le o-peratrici aiutano le mamme nella prepa-

me. Per ogni nucleo mamma-bimbo vie-ne individuato un progetto personalizza-to, in accordo con i Servizi sociali, chemira al reinserimento sociale e lavorati-vo. L’opera dell’accoglienza si sviluppainfatti oltre il periodo della gravidanza,dando alle donne sostegno per l’inseri-mento al Nido del bambino, per la ricer-ca di lavoro, di un alloggio, nell’educa-zione dei figli, aiuto nel ricreare rappor-ti, quando possibile, con le famiglie o gliambienti di origine. Allo scopo alcunerealtà hanno attivato cooperative socialiper l’avviamento al lavoro delle donne,asili nido familiari, alloggi per ospitare ledonne che escono dalla Casa in attesa diuna sistemazione autonoma definitiva,percorsi di formazione di conoscenza disé tramite l’apprendimento dei metodinaturali. Generalmente positiva la colla-borazione con i Servizi sociali dei Co-muni, le Questure, le Prefetture, gli Uf-fici del Lavoro, i Tribunali per i minori.Le case di accoglienza del MpV suppli-scono alle inadempienze da parte deglienti pubblici nei confronti delle mammein gravidanza che si trovano ad affronta-re momenti di difficoltà. È da sottolinea-re che le risorse finanziarie sono scarse equando vengono erogate riconoscono ilbambino, come soggetto di tutela, soloquando è già nato e non già quando è nelgrembo della mamma. È da porre in evi-denza come nel corso dell’anno 2017 iComuni, le Asl o i Tribunali inviano allecase MpV sempre meno mamme in gra-vidanza, privilegiando l’inserimento didonne, in maggioranza straniere, non in-cinte, rifugiate o vittime della tratta.

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razione al parto, all’accudimento dei fi-gli, all’apprendimento della lingua ita-liana e al disbrigo delle pratiche buro-cratiche per le straniere. Una rete di psi-cologi, assistenti sociali, medici, educa-tori professionali offrono le loro compe-tenze professionali a sostegno delle mam-

l Pontificio istituto teologico“Giovanni Paolo II” per le

Scienze del matrimonio e della fa-miglia, offre un Corso di forma-zione permanente in Pastorale fa-miliare, pensato specialmente persacerdoti, religio-si e diaconi, anchese aperto a tutti.«Il corso - spiega-no i promotori -intende mostrareil rapporto intrin-seco tra famiglia efede, vedendoprecisamente inquesto nesso la forza insita nellafamiglia come soggetto dell’evan-gelizzazione. Nel confronto vita-le tra vita familiare e ministero deisacerdoti si sviluppa una com-prensione più ricca della propriaspecifica vocazione all’amore».

Il corso, con una durata di due me-si part-time (da martedì mattina fi-no al mezzogiorno di giovedì) chepermette ai sacerdoti di continua-re la propria azione pastorale inparrocchia o in Diocesi, propone

un intreccio ope-rativo tra corsi, di-visi in varie aree(antropologica,morale, pastoralee sociale, con spe-ciale riferimentoal Motu Proprio“Mitis Iudex”), te-stimonianze,

workshop, programmi culturali ela condivisione dell’Eucaristia. Al-la fine del corso verrà rilasciato unattestato di frequenza.Il costo di iscrizione è di 400 eu-ro e le iscrizioni si ricevono entroil 30 settembre 2018.

Ia Teologia della tenerezza inpapa Francesco, sarà il tema del

convegno nazionale promosso adAssisi (presso la Domus Pacis) dalCentro familiare Casa dellaTenerezza di Perugia. L’incontro è inprogramma dal 14 al 16 settembre.Per i convegnisti è prevista ancheun’udienza privata con PapaFrancesco a Roma il 13 settembre.Il tema della divina tenerezza ècentrale nel pensiero del fondatoredel Centro Casa della Tenerezza diPerugia, monsignor Carlo Rocchetta,teologo e autore già nel 2000 deltesto “Teologia della Tenerezza - UnVangelo da riscoprire” (Ed. Edb),nonché studioso del rapporto traDio-Tenerezza la tenerezza come

nuzialità e nella dimensione dellasponsalità.Il convegno, pur avendo nel suoprogramma i nomi di importantiteologi, biblisti e umanisti, non èriservato solo agli studiosi: proprioper il carisma e la missione dellaCasa della Tenerezza (accompagnarele famiglie e le coppie in crisi,formare gli sposi e i fidanzati sulsacramento delle nozze, diffondere ilcarisma della tenerezza) è apertoanche alle famiglie e a tutte lepersone che lavorano con gli sposi.Il programma dettagliato èdisponibile a questo link:https://www.casadellatenerezza.it/14-16-settembre-2018-la-teologia-della-tenerezza-in-papa-francesco/.

L

Roma, un corso di Pastorale familiarea misura di sacerdoti, religiosi e diaconi

Teologia della tenerezzatre giorni ad Assisi,per sposi e famiglie,per riflettere sugli scrittidi papa Francesco

luglio 2018 27NOI famiglia vita Il volontariato che cambia la società

con le porte aperte alla vita

1979 nascita della prima casa

d'accoglienza(a Belgioioso, Pavia)

64case in funzione oggi

394posti letto disponibili

307 donne accolte nel 2017

376bambini accolti

31%donne di nazionalità

straniera

I NUMERI

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Giro d I̓talia per la vitaSulle strade del futuro

ono passati esattamente qua-rant’anni (22 maggio 1978 - 22

maggio 2018) dall’approvazione dellalegge 194, che introdusse l’aborto anchenel nostro ordinamento. Per stimolarela riflessione sul valore della vita e sul-l’aiuto concreto che quotidianamenteviene offerto alle donne che vivono u-na gravidanza problematica, è partita daFirenze l’iniziativa "In viaggio per laVita", promossa dal Movimento per lavita italiano e caratterizzata da un tourin camper che attraverso varie tappe toc-cherà la maggior parte delle province i-taliane. Dopo la partenza da Firenze, la"culla" dell’impegno prolife italiano –fu proprio nel capoluogo toscano chenel dicembre 1975 aprì il primo centrodi aiuto alla vita in Italia –, il camper hagirato in lungo e in largo per la Tosca-na, attraverso le tappe di Arezzo, Mon-tevarchi, San Giustino Valdarno, Fieso-le, Pontassieve, Grosseto, Siena, Prato,Empoli, Viareggio e Pisa. Da qui, il camper ha proseguito il suoviaggio in direzione Nordovest, versola Liguria, con le tappe della Spezia, Se-stri Levante, Rapallo e Genova. Gio-vanni Rocchi, presidente di FedervitaLiguria, e Patrizia Achilli (presidentedel Movimento per la Vita del Tigullioe responsabile dello sportello di SantaMargherita/Cav Rapallo), hanno cosìcommentato: «Il bilancio è positivo, conil camper abbiamo girato per le città fer-mandoci a volantinare nei luoghi in cuiavevamo chiesto il permesso, una veraoccasione d’incontro con la cittadinan-za, resa possibile grazie alla collabora-zione tra i movimenti per la vita e i cen-tri di aiuto alla vita». Dopo la Liguria, di nuovo in strada perraggiungere il Piemonte, con ben ot-to tappe in sette città, a partire dal 6giugno e per una settimana intera, toc-cando i centri di Asti, Acqui Terme,Torino, Rivoli, Savigliano, Moncalie-ri e Ciriè. Per Claudio Larocca, presidente di Fe-dervi.P.A. (la federazione di Mpv e Cavdi Piemonte e Valle d’Aosta), «sono sta-ti momenti ricchi di emozioni e incon-tri, ma soprattutto con il grande piace-re di condividere l’esperienza con tantivolontari che si donano con gratuità al-la causa della vita e che hanno reso pos-sibile ospitare questa iniziativa anchenelle città piemontesi».Dal 14 al 16 giugno è stato invece ilTrentino-Alto Adige ad ospitare il cam-per, con le tappe di Trento, Rovereto,

Lavis, Pergine, Levico e Caldonazzo.Un giro che si è snodato attraverso luo-ghi differenti, come ospedali, centricommerciali, mercati e anche presso ilfamoso museo Mart di Rovereto. «Èstata un’occasione per incontrare i cit-tadini e per spiegare loro che nei cen-tri di aiuto alla vita l’ascolto, l’acco-glienza e l’assistenza alle donne in dif-ficoltà e concreta è reale – ha spiegatoCarlo Curcio, presidente del Movi-mento per la vita di Trento – e si di-stingue nettamente dalle attività deiconsultori statali». Un’attività che, co-me ha aggiunto Curcio, «è stata fattaanche al di fuori delle scuole, con levolontarie che sono riuscite a spiegarei ragazzi come nei Cav ci si prenda real-mente cura della situazione, cercandodi capire insieme alla futura madre qua-li siano le difficoltà che le impedisco-no di vivere serenamente la maternità». Giuliano Guzzo, noto blogger cattolicononché responsabile giovani del Movi-mento per la Vita per il Trentino-Alto A-dige, ha dichiarato che il camper è sta-to «un testimone che è passato di re-gione in regione e di provincia in pro-vincia, uno strumento che ha dato visi-bilità ad un messaggio di cultura dellavita e dell’accoglienza come alternati-va all’aborto, ed è un’iniziativa positi-va perché ha creato senso di unità».È stata poi la volta della Lombardia,in particolar modo il 21 giugno con latappa di Castiglione delle Stiviere(Mantova). Come ha spiegato Claudio Mosca, delCav di Castiglione, «la mattina siamostati fuori dal nostro Duomo ad acco-gliere le persone che uscivano dalleMesse, mentre nel tardo pomeriggio, inuna zona centrale vicino al Castello, ab-biamo fatto un tuffo nel passato graziealla rievocazione storica e al palio in oc-casione dei festeggiamenti per il nostroconcittadino, san Luigi Gonzaga, pa-trono mondiale della gioventù. Successivamente, rotta verso il La-go di Garda, con le tappe di Lonatoe Desenzano, prima di raggiungereil Nordest d’Italia, con gli appunta-menti in Veneto e Friuli-Venezia Giu-lia, per le cui testimonianze vi dia-mo appuntamento al prossimo nu-mero di Noi famiglia & vita. Un gi-ro d’Italia per raccontare la culturadella vita, promuoverne la diffusio-ne, far capire a tutti che l’impegnodei volontari prolife è sempre e co-munque un gesto d’accoglienza "per"e non "contro" qualcuno. Il viaggioper la vita, continua.

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a vita dell’essere umanonell’epoca contemporanea,

specialmente nei Paesi piùsviluppati, è caratterizzataindubbiamente dalle attuali grandiconquiste scientifiche etecnologiche, che soprattutto inambito medico fanno sentire il loropeso. I risultati raggiunti grazie aqueste possibilità sono certamentepositivi: innalzamento dell’età mediadella popolazione, aumento dellaqualità della vita, grandi possibilitàdi guarigione e cura, ecc. Èaltrettanto evidente però che, afronte di elementi di vero progresso,la civiltà tecnologica propone anchescenari e situazioni problematici, chesollecitano la coscienza morale degliindividui e dei popoli. Questo accadesoprattutto perché le nuovetecnologie incidono praticamente sulsoggetto, lo trasformano, e tendonoad operare un mutamento nel mododi intendere nozioni centralidell’esperienza di ognuno: esseregenerato oppure prodotto, nascere,vivere, procreare, cercare la salute,invecchiare, morire. In questo contesto, dove luci eombre si alternano e a volte siconfondono, già san Giovanni PaoloII, nella sua bellissima Letteraenciclica Evangelium vitae del 1996,parlò dell’urgenza di una grandestrategia in favore della vita umana,

L

SAndrea

Tosini

Bioetica e

luglio 2018

NOI28

famiglia vita Strade di civiltà

Il camper del MpV,partito da Firenze dove

già nel ʼ75 sorse il primo Cav italiano, ha

poi raggiunto Liguria,Piemonte, Lombardia,

Veneto, prima di dirigersi

al Centro e poi al SudObiettivo quello di

toccare tutte le regioniitaliane per raccontare

lʼimpegno prolife nel40esimo della legge 194

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di una svolta culturale, chepromuovesse una cultura della vita eche fosse in grado di opporsi allacrescente cultura della morte. Difronte alle enormi possibilitàpositive della scienza in favore dellavita, ma anche alle inedite minacceche spesso risultano drammatiche,occorre permeare tutte le culture eanimarle dall’interno, anche leculture mediche, giuridiche,filosofiche, pedagogiche perchéesprimano l’intera verità sull’uomo esulla sua esistenza.Il Pontificio istituto teologicoGiovanni Paolo II per le scienze delmatrimonio e della famiglia el’Istituto di bioetica e medicalhumanities dell’Università Cattolicahanno accolto questo invito,lavorando per una formazioneaccademica rigorosa e completa suigrandi temi della bioetica e dellafamiglia, ciascuno nel suo ambito.In modo particolare, le due realtàaccademiche hanno dato vita findalla fine degli anni ’90 del secoloscorso al Master di II livello in"Bioetica e Formazione".L’esperienza pluridecennale,ricchissima e pionieristica in Italiadell’Istituto di bioetica e medicalhumanities dell’Università Cattolica,a contatto con le questioni piùscottanti della medicina, si incontracon l’apporto del "Giovanni Paolo

II", impegnato da ben trentacinqueanni in una fondazione rigorosa alivello antropologico della veritàsull’uomo e sulla donna, sull’amore,sul matrimonio e la famiglia, nellaluce della rivelazione cristiana e conl’aiuto delle varie scienze umane. Il Master si prefigge due obiettivi: daun lato offrire una formazioneaccademica rigorosa einterdisciplinare sulle questioniriguardanti gli interventi sulla vitaumana nell’età della tecnica,inserendole nel quadro difondamentali riferimentiantropologici, teologico-morali egiuridici e cogliendole, inparticolare, nella prospettiva dellacentralità della famiglia; dall’altrofornire gli strumenti adeguati percollocare le questioni bioetiche neivari contesti formativi, ossiapuntando a formare i… formatori.Quest’ultimo aspetto risulta davverodecisivo in quanto corrispondeperfettamente alla "vocazione"primaria della bioetica, che lungidall’essere una disciplina confinatanella torre eburnea delle università,deve farsi guida e bussola perdirigere alcune tra le scelte piùdelicate che l’esistenza dell’essereumano può comportare.Il master è strutturato perciò in dueanni di corso in cui si alternanolezioni teoriche, esercitazioni,

laboratori, studio e analisi di casiclinici e simulazioni formative inriferimento ai seguenti modulitematici: area antropologica di base,area dell’etica generale, area dellasessualità e della vita nascente, areadella fase terminale della vita, areadell’etica applicata, area giuridica,area psicopedagogica, area dellagenetica, area della comunicazione earea della formazione bioetica. La cadenza mensile degliappuntamenti e la presenza di unapiattaforma on-line che integra illavoro in aula, rende il Master unaesperienza formativa molto proficuae molto apprezzata, specialmente dachi è chiamato sul pianoprofessionale e pastorale a educare oformare sui temi della bioetica, nellaconsapevolezza che «la Chiesa è perla vita, e la sua preoccupazione è chenulla sia contro la vita nella realtà diuna esistenza concreta, per quantodebole o priva di difese, per quantonon sviluppata o poco avanzata»(Papa Francesco, Discorso alladelegazione della FederazioneInternazionale delle Associazioni deiMedici Cattolici, 28 maggio 2018).Per maggiori informazioni e periscriversi alla prossima edizione (chepartirà a gennaio 2019):www.masterbioetica.it

Dino Moltisanti© RIPRODUZIONE RISERVATA

formazione. Un master per crescere in umanità

luglio 2018 29NOI famiglia vita Strade di civiltà

Iniziativa diUniversitàCattolica ePontificio

Istituto"Giovanni

Paolo II"La propostariguarda gli

interventi sullavita umana

nellʼetà dellatecnica,

inserendolenel quadro difondamentali

riferimentiantropologici,

teologico-morali e

giuridici nellaprospettiva

della centralitàdella famiglia

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el 2012 i signori David Mullins eCharlie Craig decidono di convola-

re a nozze. In vista del ricevimento nuziale,pensano bene di ordinare la torta presso unapasticceria di Denver, dove vivono. Jack Phil-lips, proprietario del negozio di pasticceria alquale si rivolgono è però un cristiano prote-stante osservante. E rifiuta con fermezza. Co-me ha fatto quando gli hanno ordinato tortecon decorazioni che avrebbero dovuto in-neggiare al razzismo, all’ateismo, o all’alco-lismo. Pur offrendo alla coppia di acquistarealtri prodotti di pasticceria già realizzati, si ri-fiuta di confezionare la torta richiesta. La cop-pia adisce allora la Commissione sui diritti ci-vili del Colorado invocando una violazionedel Colorado’s Antidiscrimination Act (Ca-da). La Commissione dà effettivamente ra-gione alla coppia e nel contempo diffida Jackperché adotti una serie di misure di ripara-zione, fra cui l’obbligo di frequentare un cor-so sulle politiche antidiscriminatorie, insie-me a tutti i dipendenti dell’impresa, nonchéquello di compilare un report che documentiperiodicamente i casi in cui si sia rifiutato dioffrire i servizi al pubblico, indicando voltaper volta le ragioni del diniego. Davanti atali richieste, il signor Phillips prima so-spende la sua attività commerciale, per nonentrare in conflitto con la sua coscienza, poidecide di ricorrere alla Corte di Appello con-tro la decisione della Commissione, ma ilsuo ricorso viene rigettato. Un risultato a-nalogo lo ottiene all’atto di adire la Corte Su-prema del Colorado, e dunque, non gli re-sta che rivolgersi ai giudici della Corte Su-prema degli Stati Uniti.Nella sentenza, lunga ben 59 pagine, i Giu-dici supremi ravvisano lo scontro tra due prin-cipi cardine dell’ordinamento americano: daun lato, quello sancito nel I Emendamento,che tutela la libertà d’espressione, intesa nelsenso più ampio del termine, ad includere lalibertà di religione e di culto; dall’altro, quel-lo contemplato nel XIV emendamento, checon la clausola sull’uguale protezione, in-clude il divieto di discriminazione. Per la Cor-te Suprema prevale, con 7 voti a favore con-tro 2, il primo principio. Ecco le motivazio-ni. In primis, obbligare Jack Phillips a pre-parare quella torta, avrebbe significato con-culcare la sua libertà di religione, invadendoquella sfera dell’intimo sentire morale di o-gni individuo che la Costituzione americana,più esattamente il Bill of Rights, pone alla ba-se di tutte le altre libertà sancite e garantite.In secondo luogo, riprendendo un rilievo for-mulato dallo stesso Phillips in punto di dirit-to, confezionare quel dolce in uno Stato do-ve i "matrimoni" gay erano ancora formal-mente proibiti, avrebbe potuto significare pre-stare consenso ad un atto vietato dalla legge.In terzo luogo, la Commissione aveva già a-vuto modo di confrontarsi con casi simili etutte le decisioni assunte erano sempre statea favore degli esercenti, mai dei richiedenti ilservizio. In quarto luogo, non sarebbe dato di

trale e rispettosa a cui Phillips aveva diritto»,mostrando anzi «una chiara e inammissibileostilità nei confronti delle sincere convinzio-ni religiose che hanno motivato la sua obie-zione». La Corte Suprema, allora, ha coltol’occasione per ribadire che «il governo […],non può imporre regole ostili alle credenzereligiose dei cittadini e non può agire in unmodo che si formuli un giudizio negativo sul-le credenze o pratiche religiose o si presup-ponga l’illegittimità delle stesse». Ecco per-ché «Phillips aveva diritto a un decisore neu-trale che avrebbe dato piena e giusta consi-derazione alla sua obiezione religiosa». Sebbene i Giudici della Suprema Corte si pre-muravano di precisare, a più riprese, che laSentenza non avrebbe potuto ricevere un’ap-plicazione generalizzata, pena il rischio di in-correre in episodi di discrinazioni, tuttaviahanno offerto indicazioni utili per il dibattito

ravvisare discriminazione alcuna nella scel-ta di Phillips, dal momento che lo stesso a-veva sempre dichiarato di non aver problemia preparare torte di compleanno o qualsiasialtro dolce per una persona che fosse omo-sessuale. Il rifiuto verteva infatti sul "matri-monio" omosessuale e non sulla persona o sulsuo orientamento. Infine, il giudizio svoltosidinanzi alla Commissione per i diritti civilidel Colorado avrebbe assunto i caratteri del-l’ingiustizia e della parzialità, avendo i giu-dici mostrato, in detta occasione, una chiaraavversione verso la motivazione a caratterereligioso posta da Phillips a fondamento del-la sua obiezione di coscienza.In particolare, scrivendo per la maggioranza,il giudice Kennedy notava come la Com-missione per i diritti civili del Colorado sa-rebbe effettivamente rimasta ben al di sottodel livello minimo di «considerazione neu-

luglio 2018

NOI30

famiglia vita Etica e diritti

NAntonio

Casciano

Jack Phillips, il pasticciere di Denver protagonista

della vicenda

«Aids, regaliamo le licenze

Legittima l̓ obiezione

tlanta, marzo 1981. È la datad’inizio del flagello Aids.

Sono trascorsi 37 anni: la sfida alvirus Hiv non è ancora stata vinta. Lodicono le cifre, che parlano di oltredue milioni di infezioni, un milione didecessi correlati all’Aids nel 2015 e diun tasso di trattamento nei Paesisviluppati compreso tra il 50 e il 70%.Nel nostro Paese e su scalainternazionale, tra le problematichepiù gravi ci sono i ritardi nellediagnosi e il difficile accesso aifarmaci. Complessa poi la questionelegata alla difficoltà di accedere aifarmaci. Oltre al costo elevato,all’inadeguatezza di servizi sanitari e

reti di sostegno e alla carenza diospedali, strutture e personale ad hoc,sono di ostacolo anche l’elevatolivello di analfabetismo dei pazienti,lo stigma – ancora molto diffuso – ela discriminazione che tocca malati efamiliari. In un contesto di questotipo, a dispetto della diffidenza chetalvolta aleggia attorno alle casefarmaceutiche, sono sorte delle belleiniziative, in cui hanno preso corpoprogetti integrati, che si fanno cariconon solo dei pazienti direttamenteinteressati, ma delle loro famiglie. Unapproccio questo da sempre adottatodall’unica azienda al mondofocalizzata esclusivamente e

ATra tanteiniziative

solidali quella diViiV Healthcare

Italia, aziendache segue

anche ibambini colpitidal virus in 121

Paesi delmondo

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luglio 2018 31NOI famiglia vitaEtica e diritti

sull’obiezione di coscienza: 1) le motivazio-ni di carattere religioso poste a fondamentodell’obiezione ad erogare una determinataprestazione godono ancora di una tutela le-gale, che è rafforzata, perché di rango costi-tuzionale; 2) il riconoscimento del diritto anon subire discriminazioni sulla base dei pro-pri orientamenti sessuali, non esclude, ma an-zi implica le necessità di un bilanciamentoche, nel caso di specie, ha assegnato una va-lenza ponderale maggiore alla tutela della li-bertà di coscienza; 3) l’operazione di bilan-ciamento dovrebbe essere sempre svolta daigiudici considerando non solo i principi co-stituzionali e il loro ordine di priorità, ma an-che gli obblighi di imparzialità, terzietà edindipendenza che informano costitutivamen-te, diremmo quasi ontologicamente, l’attivitàgiudiziaria tutta.

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I motivi per cuila Cortesuprema degliStati Uniti ha dato ragioneal pasticciere di Denver,cristianoevangelicoosservante, chesi è rifiutato di preparareuna torta perun matrimonioomosessuale

per produrre farmaci nei Paesi in via di sviluppo»

alle nozze gay

totalmente sui bisogni delle personeaffette dal virus: «Far sentire la lorovoce per noi è una missione, e nesentiamo tutta la responsabilità»,spiega Maurizio Amato,amministratore delegato di ViiVHealthcare Italia. «Perché possaaumentare la soglia di attenzione sullamalattia, così come per favorirel’accesso ai nostri farmaci – prosegue– abbiamo voluto aprirci alleorganizzazioni operanti nellacomunità e alle autorità nazionali».Cercando di assicurare in tutto ilmondo la propria innovazioneterapeutica, l’azienda ha messo adisposizione licenze volontarie a 17

produttori di farmaci nei Paesi menosviluppati, nei quali – ancora oggi,come durante le prime manifestazionidel virus – l’Aids è, prima di tutto, un"flagello". Inoltre, con una politica diflessibilità dei prezzi – tarata sullaricchezza dei diversi Paesi – continuaad essere seguito il trattamento in 92paesi, per gli adulti, e in ben 121 per ibambini, coprendo le regioni in cui siconcentrano rispettivamente il 94 ed il99% di pazienti. A supporto di donnee bambini è stato pensato PositiveAction, un complesso organico conuna serie di derivazioni dedicate amolteplici finalità che opera coninterventi sul "campo" per porre fine

alla trasmissione da madre in figlio,per individuare in sicurezza cure eservizi di qualità, per diffondere lacultura della prevenzione. La ricerca ètesa anche ad ampliare la gamma dialternative terapeutiche che dianorisposta a specifiche tipologie dipazienti: è il caso di oltre 3.000soggetti – solo in Italia – che hannosviluppato resistenze multiple aidiversi trattamenti disponibili, o deisempre più numerosi anzianisieropositivi, che si trovano a doverconvivere con i fisiologici disturbitipici dell’invecchiamento, o deibambini – loro malgrado – colpiti. Edè a loro che pensa il progetto

internazionale Epiical, adottato anchein Italia da ViiV Healthcare che – incollaborazione con la FondazionePenta – riunisce centri di altissimolivello in tutto il mondo, tra cuil’Ospedale Bambin Gesù di Roma.«Prevede di curare i bambini chenascono sieropositivi – precisa PaoloRizzini, Direttore scientifico di ViiVHealthcare Italia – per "negativizzare"immediatamente l’infezione:intervenire tempestivamente con unpercorso terapeutico ottimale,arginando le conseguenze, incidesignificativamente sul loro futuro».

Silvia Camisasca© RIPRODUZIONE RISERVATA

egione Piemonte mobilitata per «garantire il diritto all’aborto» atutte le donne. Si punta a «mappare il numero dei medici obiettori

presenti in ogni Asl e prevedere poi forme di mobilità nel caso in cui gliobiettori superino il 50 per cento», ma anche alla possibilità di indire«concorsi dedicati per personale medico non obiettore», oltre aincentivare la distribuzione dei contraccettivi nei consultori,escludendo allo stesso tempo gli obiettori. Misure a senso unico chehanno trovato la pronta reazione del MpV. In un comunicatocongiunto Marina Casini Bandini, presidente nazionale, e ClaudioLarocca, presidente di Federvita Piemonte, hanno sottolineatol’approccio ideologico al problema, spiegato che non c’è alcunacriticità per quanto riguarda l’accesso all’Ivg, ribadito che occorrepromuovere una prevenzione seria e mirata, che comprende anche unserio progetto di educazione all’affettività, per rimuovere le cause chestanno alla base alla decisione di abortire, come spiegato dagli articoliiniziali, mai applicati, della legge 194.Nel testo si ricordano alcuni passaggi della Relazione ministerialesull’applicazione della legge 194 (dicembre 2017), secondo cui «nonsembra essere il numero di obiettori di per sé a determinare eventualicriticità nell’accesso all’Ivg, ma probabilmente il modo in cui lestrutture sanitarie si organizzano nell’applicazione della legge 194/78».Insomma, non è affatto vero che l’obiezione di coscienza renderebbepiù difficile l’aborto in Italia. Forte anche la sottolineatura culturale delproblema. «Il migliore e più efficace strumento di prevenzionedell’aborto – scrivono Casini Bandini e Larocca – è il riconoscimentodel concepito come uno di noi. Tale riconoscimento va nella direzionedel progresso poiché è frutto delle moderne acquisizioni scientifiche edel moderno principio di uguaglianza. L’obiezione di coscienzatestimonia che la scienza riconosce nel concepito un essere umano e ciòè insopportabile per la congiura contro la vita che trasforma la pretesadi affermare il "diritto di aborto" in pretesa di togliere il dirittocostituzionale alla libertà di pensiero». Per quanto riguarda l’educazione all’affettività è importante «checoinvolga e non escluda la famiglia (ancor più se si tratta di minorenni)e che miri alla promozione umana della persona e non soltanto a fornirestrumenti che banalizzano la sessualità e il corpo limitandosi a ridurre il"rischio" di una gravidanza indesiderata a cui rispondere solo conl’interruzione della stessa cioè con la soppressione del nascituro». Il comunicato ricorda poi l’urgenza di una riforma per restituire aiconsultori la loro vera funzione, eliminando ogni legame tra l’aborto edil consultorio stesso. «Rinunciare a punire – si spiega – non significarinunciare a tutelare il diritto alla vita dei non nati e la maternità durantequella specialissima situazione che si chiama gravidanza».

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IL CASO PIEMONTE E LA RISPOSTA DEL MPV

«Non sono gli obiettoriche ostacolano lʼabortoRimuovere le cause sociali»

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razie a te, donna, per il fattostesso che sei donna! Con la per-

cezione che è propria della tua femmi-nilità tu arricchisci la comprensione delmondo e contribuisci alla piena veritàdei rapporti umani». Così scriveva pa-pa Giovanni Paolo II nel 1995 nella "Let-tera alle donne". Sono trascorsi più divent’anni e le donne continuano a esse-re nella Chiesa una presenza preziosa efattiva. Eppure il velo si alza sempre piùspesso sulla questione della "qualità" edel riconoscimento della loro presenza,che deve rispondere a quello sguardo

nuovo e "rivoluzionario" che ebbe Ge-sù. Papa Francesco ha rimarcato più vol-te come la trasmissione della fede av-venga per bocca delle mamme e ha ri-cordato, anche con forza, quanto sia im-portante nella Chiesa la presenza fem-minile. Una presenza che non sia peròsvilita – ad esempio, parlando all’Unio-ne internazionale delle superiori gene-rali, nel 2016, il papa si è rammaricatodel fatto che il ruolo delle suore sia a vol-te più di "servitù che di servizio" – , mache sia un arricchimento, che sia piena-mente evangelica. Già, perché: «Una

Chiesa senza le donne è come il CollegioApostolico senza Maria», ha affermatopapa Francesco nel corso della confe-renza stampa sul volo di ritorno dal viag-gio apostolico in Brasile, nel 2013. Il pon-tefice è andato oltre, spiegando come «Ilruolo della donna nella Chiesa non è sol-tanto la maternità, la mamma di fami-glia, ma è più forte: è proprio l’icona del-la Vergine, della Madonna; quella cheaiuta a crescere la Chiesa! Ma pensateche la Madonna è più importante degliApostoli! È più importante! La Chiesa èfemminile: è Chiesa, è sposa, è madre.

Donne, famiglia e Chiesa

Claudia Ciotti: quote rose?No, educhiamo alla diversità

on è una questione di quote rosa, nem-meno di rivendicazioni, ma di matu-

rità. Claudia Ciotti, psicologa, baccalaureata inTeologia, da qualche anno è direttrice del Cen-tro diocesano vocazioni dell’arcidiocesi di Mi-lano. Con un gruppo di donne consacrate, suinvito di monsignor Pierantonio Tremolada,nel 2015 ha promosso una ricerca sulla perce-zione che donne, seminaristi, sacerdoti e reli-giosi hanno della presenza femminile nellaChiesa e in particolare della vita consacratafemminile. Indicativo il titolo del volume cheraccoglie i risultati della ricerca: - (Come) mivedi? (Centro ambrosiano, 2017) -, per la qua-le il gruppo di lavoro si è avvalso della colla-borazione dei sociologi Cristina Pasqualini eFabio Introini, del Dipartimento di Sociologiadella Cattolica di Milano. Con il loro aiuto so-no stati approntati e somministrati tre questio-nari a 317 uomini (tra seminaristi, preti e reli-giosi) e a 206 donne (giovani che frequentanoambiti ecclesiali e che non hanno fatto sceltevocazionali). Gli aggettivi più usati dai maschiper descrivere la presenza femminile nellaChiesa sono: materna, preziosa e generosa. U-na conferma, quindi, del fatto che le donne so-no viste anzitutto nei ruoli di accudimento op-pure in ruoli "ancillari". Un’ottica che apparelontana dalla doverosa, ed evangelica, reci-procità paritaria.Come si colloca la donna nella Chiesa?Bisogna esserci, in quanto presenza che rie-sce a testimoniare qualcosa. Non è un pro-blema di "quote rosa", ma puntiamo sul fattoche più si riesce farsi apprezzare per la pro-pria presenza, più si tessono relazioni parita-rie e adeguate. Adeguate anche al Vangelo,perché è proprio il Vangelo che ci chiede que-sto, e sappiamo bene che non lo abbiamo an-cora incarnato appieno.Su che punto occorre perciò lavorare?Sulla reciprocità paritaria. È più facile apprez-zare le donne nella loro dimensione di cura e

c’è in fondo una "paura" nei confronti delladonna, perché sono in gioco questioni di "po-tere". Nella ricerca che abbiamo condotto, e-mergono tre fattori che negli uomini fungonoda freno per una relazione più evangelica trauomo e donna: la paura di complicarsi la vita,la mancanza di sicurezza nelle proprie capacitàdi relazione e la paura di perdere la propria au-torità. La sottolineatura dell’aspetto maternodelle donne è sintomatica della fatica nel far e-mergere questo aspetto di reciprocità paritaria.È più facile che sacerdoti e religiosi vedano ladonna come la madre oppure come una sorel-la… minore, da accudire, in un rapporto di sud-ditanza. Per superare questo cliché è necessa-ria una maggiore maturità per entrambi, per gliuomini e per le donne, per crescere nella sti-ma, nella corresponsabilità pur nella differen-za dei ruoli. È ancora possibile oggi che anchele donne non credano in sé stesse, perciò suquesto occorre camminare. Per tutti è necessa-rio poi tenere insieme la vocazione alla vita, lavocazione alla fede e la propria specifica vo-cazione. È importante promuovere una visio-ne integrale della persona.Quale ruolo riveste la formazione?È molto importante. Penso che nei nostri per-corsi educativi abbiamo appiattito troppo la for-mazione delle giovani generazioni, rendendo-la unisex. Non basta fare tutto insieme per ca-pire cosa significhi essere uomini o donne. Adesempio, con l’unificazione degli oratori sonostati meno curati gli aspetti legati alle diversitàtra maschi e femmine. È un’attenzione che sista riscoprendo negli ultimi anni, certamente laFondazioni Oratori Milanesi si sta impegnan-do a favorire percorsi che valorizzino la diffe-renza, e con il Centro diocesano vocazioni vo-gliamo proprio che questo aspetto umano cosìfondamentale diventi costitutivo di ogni pro-posta educativa. Sebbene siamo all’inizio, cre-do ci sia bisogno di sviluppare questa sensibi-lità anche per far fronte alla confusione educa-tiva che la cultura attuale spesso genera: neinostri oratori è importante educare al valoredella differenza con particolare attenzione al-

l’età della preadolescenza e dell’adolescenza.È da lì che si favoriscono quei processi di i-dentificazione per lo sviluppo della propria spe-cificità sessuale e per una buona capacità di re-lazione, rispettosa delle differenze, basata sul-la stima reciproca e sul desiderio di una cono-scenza più profonda. È chiaro che un progettocome questo non può essere fatto da un singo-lo, ma è necessaria la presenza della comunitàadulta, fatta di uomini e di donne, di presbite-ri di religiosi e di laici. I giovani vedranno in-nanzitutto dal nostro modo di stare insiemequanto sia vero ciò che a parole possiamo pro-porre loro. Dunque, bisogna avere il coraggiodi stare dentro le relazioni, rischiando in mo-do competente, maturo e responsabile.Sono sufficienti le competenze?Per essere una presenza educativa poi la com-petenza (accademica e professionale) non èsufficiente, perché accanto a essa ci deve esse-re un’esperienza di vita e un’esperienza spiri-tuale matura. Abbiamo bisogno di essere per-sone che vivono in maniera integrata il Vange-lo, come papa Francesco ci testimonia: chiun-que vede in lui un uomo, pienamente uomo, eun uomo di Dio.Che cosa devono esprimere le nostre co-munità?Dobbiamo esprimere una vita nuova. Essereattenti perché nei processi educativi l’interapersona venga raggiunta dal messaggio delVangelo. Bisogna essere testimoni della novità

NBarbara

Garavaglia

luglio 2018

NOI32

famiglia vita Il volto femminile dell’amore

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uguaglianza tra uomo e donna non sipuò predicare solamente per il Cielo.

Non sono parole di sfida, ma unaconstatazione da parte di chi ama la Chiesa edesidera che la "rivoluzione" del Vangelo siaesperienza quotidiana.Giulia Paola Di Nicola, filosofa,pedagogista, esperta di temi relativi allafemminilità, punta sul fatto che occorraaffrontare con serietà e nella concretezza laquestione della presenza delle donne nellaChiesa. Partendo dalla consapevolezza dellaricchezza delle diversità tra uomo e donnache si debbono però armonizzare con ilrispetto e la creazioni di rapportiinterpersonali maturi, reciproci e di stima.Le donne sono spesso legate a un’immaginedi servizio. Perché?Il servizio, teoricamente e idealmente, è di tuttala Chiesa, incominciando da Cristo, che è il"servo di Jahvè". Molti guardano a Maria qualeicona della Chiesa e di conseguenza la Chiesadiventa una Chiesa in cui il servizio è tutto alfemminile, ma la Chiesa è tutta diaconia, è tuttaservizio. Nella realtà, così non è, perché ilpotere e l’autorevolezza pendono tutte verso ilmondo maschile. Anche la Lettera ai Galatioppure le Lettere ai Corinti sono guardate conprospettive che riguardano l’aldilà. I servizi nonvanno intesi in maniera servile. Ciò deriva daun’interpretazione della Bibbia che vede ladonna come aiuto nella Creazione e non sisofferma invece sulla reciprocità. La donnaappare così come una sorta di "stampella" perl’uomo. Dovremmo rileggere la Mulierisdignitatem e la "Lettera alle donne" di sanGiovanni Paolo II. Oggi possiamo calcolare chenella Chiesa ci sia un 90 per cento di donne chelavorano, ma che fanno capo a uomini. Anchedal punto di vista spirituale.Che cosa sta accadendo?Il Vangelo ci offre un’immagine della Chiesa.Si può anche andare verso un allontanamentodall’immagine tradizione del rapporto tra uomoe donna, ma dipende dalle tipicità della Chiesalocale e dalla de-clericalizzazione. La Chiesa

’L comunque oggi percepisce che sotto lasuperficie avanza una sorta di fenomenocarsico, un "terremoto". Papa Francesco haavuto sentore di questa sensibilità nei fedeli,soprattutto in Occidente. Ma il cammino dellaChiesa è lento. L’uguaglianza non può esserepredicata solamente per il Cielo, ma deveessere reale, creando condizioni dicollaborazione tra uomo e donna, in modoconcreto. E ci sono esempi, anche nella società,la quale ha fatto passi avanti. Il mondo siregola, anche nei rapporti di forza e diconseguenza ciò accade anche nella Chiesa,che è anche essa una società, formata dauomini e da donne di questo tempo. Gesù ci hadetto l’essenziale, e sappiamo che Dio parlanella storia. Il diritto considera concretamente irapporti di forza tra le parti e il problema siriscontra a tutti i livelli della vita.Come si trovano le donne nella Chiesa?Noi donne nella Chiesa possiamo stare bene,se qualcuno ci stima. Il più delle volte gliuomini di Chiesa sono sensibili. Abbiamol’esempio di molte sante che dimostranoquesto amore per la Chiesa.La commissione di studio per il diaconato stalavorando. Quali prospettive si aprirannosecondo lei?Sarà difficile giungere a una conclusione,perché occorre ripensare il rapporto uomodonna e trarne conseguenze concrete. Lasostanza della questione comunque non cambia.Che cosa occorre fare?Bisogna spingere avanti il limite, dove citroviamo. Se cambia la mentalità, cambia tutto.Però in una logica costruttiva, con un lavoro didialogo, di amore, di risveglio della dignitàdelle donne. Senza mettere limiti.Quale ruolo ha la formazione delle donnenella Chiesa?La formazione delle donne è un argomentodecisivo. Ognuno deve fare il possibile nelcampo della formazione, deve spendersi,lavorare per far sì che le donne siano donne chesanno stare in piedi da sole (B.Gar.)

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Ma la donna, nella Chiesa, non solo de-ve… non so come si dice in italiano… ilruolo della donna nella Chiesa non solodeve finire come mamma, come lavora-trice, limitata… No! È un’altra cosa! Mai Papi… Paolo VI ha scritto una cosa bel-lissima sulle donne, ma credo che si deb-ba andare più avanti nell’esplicitazionedi questo ruolo e carisma della donna.Non si può capire una Chiesa senza don-ne, ma donne attive nella Chiesa, con illoro profilo, che portano avanti».In questi anni Francesco ci ha abituatoa gesti simbolici e a parole forti; alcuni

di questi atti hanno proprio riguardatole donne, come la lavanda dei piedi, op-pure come la creazione di una commis-sione di studio per approfondire la pre-senza delle donne diacono nella Chiesadelle origini. La situazione varia a se-conda dei contesti sociali e culturali. Cisono certamente donne che insegnano neiseminari, donne catechiste, donne che ri-vestono ruoli decisionali. Eppure l’esi-genza che il ruolo della donna all’inter-no della Chiesa sia improntato a una re-ciprocità e a un riconoscimento è forte.Perché non è sufficiente vedere giovani

ministranti sull’altare; la donna che simette in gioco nella Chiesa troppo spes-so vive ancora una sorta di sudditanza neiconfronti dell’uomo, del sacerdote e i re-ligiosi. E i parroci troppo spesso le con-siderano prevalentemente in un ruolo diaccudimento oppure di "minorità". Nonè una questione di rivendicazioni, quellache avanza, non è una sorta di volontà diclericalizzazione al femminile. È un fe-nomeno che avanza per mettere al cen-tro il doveroso ed evangelico riconosci-mento della ricchezza che la femminilitàporta nella Chiesa. (B.Gar.)

evangelica: "Vi riconosceranno da come vi a-mate" e questo vale anche nel rapporto uomo-donna. Alla base c’è una formazione giovani-le, che faccia comprendere il rapporto tra fedee vita, che mostri ai più giovani testimonianzedi reciprocità e di stima tra uomini e donne,che si valorizzano in sinergia.Diaconato alle donne. Un’opportunità?La Chiesa approfondirà questo tema e anche iltema degli altri ministeri. Credo però che in u-na Chiesa più conciliare, meno "clerocentrica"e più comunitaria, dove si valorizzino i diver-si ministeri, non ci sarà forse bisogno che le don-ne accedano a un ministero ordinato. Sono te-mi complessi che vanno affrontati con compe-tenza teologica e magisteriale. Tuttavia, sentola necessità che in tutte queste riflessioni nonsi perda di vista la fondamentale attenzione al-la qualità umana e spirituale di ogni vocazio-ne, per non correre il rischio di entrare in logi-che di rivendicazione e di accaparramento. Inuna Chiesa che si ripensa alla luce delle novitàdi questo "cambiamento d’epoca" anche il mi-nistero ordinato dovrà ripensarsi all’interno del-la comunità, imparando di più a riconoscere idiversi carismi al femminile. È faticoso, ma ne-cessario, lavorare su di sé e sulle relazioni spe-cifiche per essere una comunità "alternativa" se-condo il vangelo, per proporre un cammino cheumanizza la persona, che porta un annuncio li-berante. A uomini e donne.

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G.Paola Di Nicola: una svolta?Sì, nel segno della reciprocità

luglio 2018 33NOI famiglia vita Il volto femminile dell’amore

Alleanza da ricalibrare

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residente della Comunità di Capo-darco, fondatore del Redattore so-

ciale e tra i fondatori del Cnca (Coordina-mento nazionale delle comunità di acco-glienza) don Vinicio Albanesi, è sacerdote at-tento a tutto ciò che si muove nella Chiesa.Insegnante di diritto canonico, ha riflettutoanche sul ruolo delle donne nella Chiesa e sulloro possibile accesso al diaconato, dando al-le stampe lo scorso anno il libro Il diaconatoalle donne? È possibile! (Ancora).Che cosa sta cambiando, don Vinicio, nel-la realtà ecclesiale a proposito del ruolodelle donne?Anche sulla spinta dei movimenti femminili,nella Chiesa prosegue questo processo di at-tenzione, di sensibilità e di rispetto nei con-fronti delle donne, sia esse madri, religiose,laiche. Alcuni risultati si vedono. Veniamo daun mondo nel quale la donna non poteva leg-gere la Scrittura o salire i gradini dell’altare:il mondo è cambiato e occorre ora approfon-dire le possibilità che offre questo cambia-mento anche con atteggiamenti, fatti, atti cheriescono a rispettare prima che a valorizzare.Perché il valorizzare sembrerebbe una con-cessione, invece è una consapevolezza chedobbiamo avere: Dio non fa distinzioni.. Cisono ancora delle resistenze, ma giungendoda secoli nei quali la donna era vista come"tentatrice", come inaffidabile, è comprensi-bile. Oggi questo rispetto c’è, anche se in stra-ti profondi questa presunzione del "maschiosuperiore" resiste.Il dibattito sul diaconato femminile a checosa può portare?Sostengo la tesi che il diaconato sia possibi-le. È un discorso complesso, perché in alcu-ni dati storici le diaconesse sono presenti, mal’interpretazione dei documenti antichi è al"maschile". Si interpreta così il loro ruolo co-me di addette al battesimo delle donne, si di-ce che fossero dedite alla carità, che forse e-rano profetesse e non diaconesse… Mi sem-bra che ci sia una prelettura ostativa. Il dia-conato è stato sì aggregato al sacramento del-l’ordine, ma non prima del Concilio di Tren-to. Se si leggono le funzioni del diacono, ve-diamo che è sempre escluso dalle due fonda-mentali che sono l’assoluzione del peccato ela consacrazione eucaristica. Il diacono nonha mai partecipato alle funzioni sacerdotali,quindi il diaconato è un carisma, una funzio-ne che se si rivolge al sacerdozio è momentopreparatorio. Credo appunto che il diaconato

sia da leggere come un carisma e che non sa-rebbe scandaloso, e nemmeno teologicamen-te discutibile, se fosse aperto alle donne.Che cosa si può fare per rendere più pienala partecipazione delle donne alla vita del-la Chiesa?Recentemente abbiamo assistito a un cresce-re delle teologhe. Storicamente c’è una fun-zione che è legislativa, amministrativa ed e-secutiva delle badesse. Quindi, non è vero chenella storia non ci siano state funzioni im-portanti per le donne. Una badessa può scri-vere leggi, comminare pene: ma questa fun-zione è stata rinchiusa in un ambito femmi-nile. Oggi è un dato di fatto l’affidamento diparrocchie a religiose. In fondo i pertugi ci so-no e si tratta di regolamentarli e di essere me-no "resistenti". Penso che sarebbe interessan-te incominciare a discutere sul sacerdozio al-le donne. Secondo me il dibattito potrebbe es-sere riaperto perché l’obiezione principale èche Dio non fa distinzioni tra uomo e donna,dà funzioni diverse, ma questo accade anchein natura. Però nella famiglia, mentre primala donna era destinata alla famiglia, oggi unpadre e una madre si aiutano anche nell’ac-cudimento dei figli, nelle azioni più umili. C’èuna evoluzione nella società.La Chiesa perciò deve guardare al conte-sto attuale?Certo, per un principio teologico, perché laScrittura deve suggerire pensieri proporzio-natamente alla capacità che hai di ascoltarla.Se ieri Paolo, nelle sue lettere, dice agli schia-vi di essere obbedienti ai padroni, oggi quel-la lettura del brano va modulata alla sensibi-lità attuale che non accetta più la schiavitù. LaScrittura è lo specchio attraverso il quale si ve-de ciò che anche la persona riesce a com-prendere. Ieri il concetto di pace, di giustiziaera diverso; così per la misericordia, per il per-dono… La Scrittura è parola umana e paroladivina. La parola divina resta, in proporzionedi come la parola umana viene compresa e vis-suta. Ogni volta che la rileggi ti dice qualco-sa di nuovo. Bisogna essere assistiti dallo Spi-rito Santo. I primi ambientalisti sembravanoragazzi pazzi, oppure le prime femministesembravano esagerate. Oggi queste sono te-matiche di comune sentire. In altri ambiti laChiesa è stata in anticipo rispetto alla società,basti pensare alla "libertà, uguaglianza e fra-ternità" della Rivoluzione francese che il cri-stianesimo già viveva. C’è sempre un antici-pare le visioni e bisogna essere attenti chequeste visioni siano capite e realizzate. La sto-ria non la fermi.

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on è di secondaria importanza laquestione del ruolo della donna al-

l’interno della Chiesa e assume sfuma-ture differenti, in relazione ai tempi e ailuoghi. Madre Cristiana Dobner, teolo-ga, priora del monastero di santa Mariadel Carmelo a Barzio (Lecco), ha ap-profondito questo tema che la recenteistituzione di una commissione di stu-dio sul diaconato femminile ha eviden-ziato. Madre Cristiana ha preso parte alsimposio sul ruolo delle donne nellaChiesa, promosso due anni fa dallaCongregazione per la dottrina della Fe-de, al quale hanno partecipato una cin-quantina di teologhe, storiche e cano-niste, religiose e laiche, provenienti datutti i continenti.Le donne sono impegnate in ambiti dicatechesi, di carità. Questa presenza èpercepita come ricchezza, oppure co-me un servizio da fare, senza coglier-ne la pregnanza?Nel corso del convegno a cui ho presoparte mi sono accorta che la voce delledonne è stata ascoltata attentamente enon solo cortesemente. Abbiamo consi-derato i vari aspetti in cui la donna nellaChiesa svolge un ruolo importante. La ri-flessione si è articolata su quattro punti:le fondamenta e lo sguardo storico, ilcontributo specifico della donna nellacultura e nella vita della Chiesa, l’eccle-siologia, ruolo delle donne nella cate-chesi e nella carità. È stato un incontromolto importante perché ha dato delle li-nee teologiche e umane. La difficoltà cheho percepito è dovuta al fatto che quan-

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Don VinicioAlbanesi: ècarisma diservizio, nonha maicompresoassoluzione deipeccati econsacrazioneeucaristica

CristianaDobner,teologa e priora: sarà un

camminolungo, ma

da svolgerein pace,"non inguerra"

Tocca a noirendercipresenti,

dimostrarequello che

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PBarbara

Garavaglia

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famiglia vita Il volto femminile dell’amore

«Diaconesse, nessun ostacolodal punto di vista della teologia»

«Oggi cʼè spazio

Se la famiglia è Chiesa domestica,perché cʼè asimmetria tra questedue realtà nella valorizzazionedella sensibilità delle donne?

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to avviene in Africa e in Asia di con-creto non avviene in Europa. In Ita-lia c’è un’attenzione crescente, per-ché noi donne non rivestiamo sola-mente ruoli domestici, di efficienza,di conduzione, ma anche ci vengonochiesti contributi più precisi.Quale potrebbe essere, quindi, lospecifico femminile?Il nostro specifico è in tutte le sfere,perché l’intelligenza e la sensibilitàfemminile sono diverse e comple-mentari a quelle maschili.A volte non c’è un senso di subal-ternità, forse per consuetudine?Dobbiamo guadagnarci un ruolo,renderci presenti. Preti e chierici de-vono apprendere una sensibilità, maanche noi donne dobbiamo farci sen-tire con la nostra voce. Sarà un cam-mino lungo che vedo comunque dasvolgere in pace, non in "guerra",con armonia. La carenza di vocazioni sacerdotaliè un’occasione per far emergerequesto spirito femminile, questacorresponsabilità?Forse la carenza di vocazioni faràcomprendere ai sacerdoti di doversvolgere solamente quello che com-pete loro, lasciando spazio in quegliambiti in cui noi possiamo effettiva-mente lavorare.Quali sono i germogli di questa cor-responsabilità?Molte donne insegnano nelle facoltàteologiche e questo mi sembra im-portante. Viene riconosciuto alla don-

na un ruolo di insegnamento e di ri-cerca che un tempo le era precluso.Anche nei seminari vengono chia-mate molte donne per il loro appor-to. Quindi le donne sono presenti, nonsolamente mandano avanti la cucina,ma per gli aspetti educativi.Anche nei corsi di esercizi spiritualisovente le donne sono interpellate. Anche noi abbiamo fatto la guida adesercizi e abbiamo noi stesse chia-mato delle donne per i nostri eserci-zi in monastero. Però sta a noi quali-ficarci, perché non si può improvvi-sare. Bisogna che noi impariamo aqualificarci in modo specifico.Che cosa pensa del diaconatofemminile?So che storicamente sono esistite lediaconesse. Mi incuriosisce sapereperché siano scomparse. Però mi in-teressa prima avere il focus teologi-co e storico, perché bisogna partirenon da un desiderio aleatorio, ma an-zitutto domandiamoci il ruolo dellediaconesse nella Chiesa primitiva. Ame sembra che il Papa abbia colto larichiesta e la commissione sta lavo-rando. Attendiamo che ci diano le ri-sposte. Sarà un passo. Se alle diaco-nesse venissero affidati dei compitispecifici, affiancando quello che è ilministero sacerdotale, credo che noidonne potremmo dare una buona ma-no alla Chiesa e alla comprensione diquello che significa vivere la fede.(B.Gar.)

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luglio 2018 35NOI famiglia vita Il volto femminile dell’amore

per il genio femminile»

l grado di civiltà di unPaese si misura dalla

capacità di integrare personediverse in uno stessoterritorio. Il banco di prova,per l’Italia e per l’Europa, ègià da qualche tempo quellodelle grandi città, dove siconcentra il più alto numerodi immigrati. La metropoli,infatti, ben prima deiComuni di provincia, attraea sé gruppi di diversaprovenienza geografica,anticipando di decenni quelche accade nel resto deiterritori. Potremmo dire chedalla bontà o meno dei pianidi integrazione delle cittàdipende l’esito dei processinell’Italia profonda, tantopiù adesso che i piccolicentri tendono a ri-sospingere verso le realtàmetropolitane persone cheprima tentavano di inserirenel contesto locale.In un dossier recentementepubblicato dall’Ispi, siricorda che la popolazionestraniera residente a Milanoè ormai pari al 18%,percentuale che sale al 30%nel caso di Berlino e al 37%in quello di Londra. Saperequali processi sociali si sonoattivati nel Vecchiocontinente può esseredunque da aiuto e da stimoloper i nostri amministratorilocali, soprattutto se questisono stati originati da buonepratiche.Che si tratti di arrivirelativamente recenti o dimigrazioni avvenute in unarco temporale più lungo,quel che conta è la capacitàdi saper leggere il fenomenoin una prospettiva storica,che va al di là anche dellecongiunture politiche.Vienna, città in cui lapopolazione non autoctonasfiora il 40%, si è trovata adesempio a gestire, volente onolente, centinaia dimigliaia di personeprovenienti dalla rottabalcanica, finite dipassaggio nella capitaleaustriaca durante il loroviaggio verso la Germania.Ricorderete la drammatica

estate del 2015, che fecescoprire il volto diun’Europa aperta e solidaleguidata dal buon esempiodella cancelliera tedescaAngela Merkel. In quellacircostanza, Vienna decisedi creare un punto diorientamento per coordinarei flussi imponenti in arrivoda Grecia e Turchia, contanto di servizi informativiper i profughi gestiti damediatori culturali eoperatori sociali. Un piccolosegnale, nei giorni in cui duealtre metropoli teutoniche,Berlino e Amburgo, sepperocostruire vere e proprie retiinformali d’accoglienza perovviare al numero enormedi ingressi: fu in quel modoche vennero garantiti ancheservizi cruciali comel’assistenza sanitaria di base,oltre alla raccolta e alladistribuzione dei vestiti per iprofughi. Poi ci fu la fasedue, quelladell’insegnamento dellalingua e dell’orientamento allavoro per chi aveva avviatol’iter della richiesta d’asilo.Sembra un’era geologica fa,nell’estate dei muri e dellebarriere risorgenti, su terra esu mare. Eppure l’esempiodi quelle città è diventato unmodello di studio e letensioni sociali, nonostantesia cresciuto il numero dichi soffia sul fuoco, sonostate assai contenute. Se siguarda all’Italia poi,spiegano i ricercatoridell’Ispi, Milano ha saputomuoversi per tempo,attraversando fasi di grandeemergenza cercando diprogrammare ed evitare(non sempre riuscendoci,ovviamente) la creazione di"quartieri ghetto". Ladirezione non può cheessere questa, quella disforzarsi di guardare nellungo periodo, evitando difarsi travolgere dall’ondatadi paura che abbiamodavanti.

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I

Integrazionee buone ideeIl caso Milano

MICROCOSMI

2.0

DiegoMotta

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luglio 2018

NOI36

famiglia vita Quale etica per la politica

gni volta che qualcuno parla deldiritto alla vita e della famiglia

come unione tra uomo e donna, aperta al-la procreazione, a sinistra si scatena il co-ro delle reazioni ostili.È accaduto subito dopo il voto di fidu-cia per le parole pronunciate dal neo-mi-nistro per la famiglia ei disabili, Lorenzo Fon-tana. È accaduto a lu-glio per il discorso aPontida del neo-gover-natore del Friuli Vene-zia Giulia, Massimilia-no Fedriga. Tutti lì astracciarsi le vesti perpresunti atteggiamentidiscriminatori nei con-fronti degli omosessua-li o se qualcuno si az-zarda a criticare la 194.La 194 è legge dello Stato e non si toc-ca. Anche il divieto di maternità surrogataè legge dello Stato, ma si può svuotare an-dando all’estero e a colpi di sentenze del-la magistratura.Non è necessario fare gli psicoanalistidella politica per capire quale sia ormail’orizzonte culturale della sinistra. La lin-gua batte dove il dente duole.Il nervo scoperto della sinistra non è più(da tempo) quello della giustizia sociale.Non è più quello della solidarietà intra eintergenerazionale. Non dunque battaglie per politiche fa-miliari a sostegno di chi, nell’invernodemografico che avanza, osa mettere almondo dei figli; non l’attuazione dellaparte della 194 riguardante la tutela so-ciale della maternità e la prevenzionedell’aborto, non la difesa delle donnesfruttate, ridotte a incubatrici dalla pra-tica dell’utero in affitto e da quella del-la "donazione" di gameti dietro "rim-

borso spese"; non infine la preoccupa-zione per le donne del Sud del mondo eper i loro bambini a rischio di espulsio-ne e discriminazione nei servizi di ac-coglienza e di assistenza.Niente di tutto questo. La sinistra italia-na del XXI secolo è preoccupata del "di-ritto" all’aborto (giuridicamente inesi-stente, ma riconosciuto de facto), del "di-ritto" alla procreazione delle coppie o-mosessuali, dell’identità di genere da pro-muovere come libera e mutevole sceltadell’individuo, dell’autodeterminazionespinta fino al "diritto" al suicidio assisti-to a all’eutanasia.Prima ancora che un problema di déba-cle elettorale, quello della sinistra è unproblema di mutazione genetica: moltoprima e ben oltre Matteo Renzi, vissutoda molti a sinistra come un corpo estra-neo, è l’individualismo ad aver preso ilposto della dimensione comunitaria, apartire dai temi della famiglia e della vi-ta. Per questo il bipolarismo destra-sini-stra ha perso di significato. Il corpo elet-torale si è solo limitato a prenderne atto.Da tempo l’orizzonte della sinistra nonè quello dei diritti umani e dei diritti so-ciali, ma quello dei diritti civili, accor-dati a chi ha voce e soldi per sostenerli.Cambia dunque la linea che separa i por-tatori di diritti dal recinto degli esclusi,il cui perimetro è definito dal volere del-

la maggioranza.Come è lontano il ri-cordo della sinistra acui apparteneva Paso-lini, che il 19 gennaiodel 1975 scrisse al Cor-riere dicendosi trau-matizzato dalla pro-

spettiva della legalizzazione dell’abor-to, che collegava profeticamente altrionfo antropologico della società deiconsumi e considerava «una legalizza-zione dell’omicidio».Ma come è distante anche il vicino Por-

togallo dove la proposta di legge sul-l’eutanasia è stata respinta pochi giornifa grazie all’opposizione del Partito Co-munista, il cui leader João Oliveira ha a-vuto il coraggio di dire in Parlamento che«rispetto ai problemi dell’umana soffe-renza, della malattia o della incapacitàmentale, la soluzione non è rimuovere laresponsabilità della società favorendol’anticipazione della morte in queste cir-costanze, ma promuovere il progresso so-ciale al fine di assicurare le condizioniper una vita dignitosa».Se la sinistra italiana non ha smarrito deltutto il suo originale significato di schie-ramento politico dalla parte degli svan-taggiati, allora mai come oggi la que-stione antropologica è anche la questio-ne sociale. L’impegno per gli ultimi, dun-que, dovrebbe significare anche dare atutte le donne la libertà di non abortire,bloccare ogni suggestione eugenetica pri-ma e dopo la nascita, comprendere chela vita umana è un bene di tutta la co-munità, riconoscere che la dignità del-l’essere umano non ammette gradazioni,evitare che ogni anziano solo e ogni ma-lato possano un giorno accorgersi di es-sere di peso, sentendosi per questo spin-ti ad uscire "volontariamente" dalla sce-na di questo mondo.Esiste ancora una prospettiva di sinistracosì intesa all’interno degli attuali parti-ti? Oppure dobbiamo ammettere il falli-mento dei cattolici e dei socialisti insie-me e la vittoria dell’individualismo radi-cale? Ma quale spazio popolare potreb-be avere una simile sinistra da salotto? In-fine, possono i cattolici fare a meno di u-na formazione politica in cui questioneantropologica e questione sociale non sia-no necessariamente in opposizione?Sono domande per una discussione che,per quanto lunga, non è più eludibile.

(I contenuti di questo articolo sono stati in parte anticipati su "Il Domani

d’Italia" dell’8 giugno 2018)

O

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Fotografie: R. Siciliani, Contrasto, PhotoAlto,Icp, Sintesi, Ansa, LaPresse, Boato

Gian LuigiGigli

Se la sinistra italiana nonha smarrito del tutto

il suo originale significatodi schieramento politico

dalla parte deglisvantaggiati, allora mai

come oggi tutelare i diritti civili significa

difendere vita e famiglia

Lʼimpegno per gli ultimidovrebbe significareanche dare a tutte ledonne la libertà di evitarela scelta dellʼaborto

La questione antropologicaè anche questione sociale

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luglio 2018 37NOI famiglia vita Quale etica per la politica

tempo di vacanza e anchechi rimane in città o

addirittura a lavoro deveadattare le proprie abitudinialimentari al clima caldo. Ilpranzo diventa problematico eci si sente costretti nella sceltatra mangiare in modo sano,magari portandosi il cibo dacasa, oppure in qualsiasi modopurché sia veloce, a causa delpoco tempo a disposizione. Ènecessario trovare soluzionibuone e rapide. Nelle grandicittà i supermercati offronouna vasta gamma di soluzionianche a freddo, per il prontoconsumo: i soliti panini maanche tramezzini, piadine,ecc. e per il beveragesmooties, succhi, centrifugati,ecc. una buona soluzione perintegrare ciò che si perde colsudore. Un pasto equilibratodeve prevedere unacomponente di proteine e unacomponente di carboidrati:questa è la pietra miliare sucui costruire il nostro pasto,affinché sia saziante emantenga stabili i livelli dizuccheri nel sangue. Aseconda delle personalipreferenze e delle esigenze, sipotrà decidere se "sbilanciare"più verso i carboidrati o piùverso le proteine e quale fonteprediligere per ciascuno deimacronutrienti. Per chi sisoddisfa solo con un primopiatto, a pranzo è benescegliere come fonte dicarboidrati i cereali a bassotenore di glutine come farro,orzo, grano saraceno, riso,miglio, quinoa, amaranto. Pergli amanti della pasta, quelladi tipo corto, come penne ofusilli può essere gradevole laversione fredda come insalataal posto del riso, anche daconsumare sul posto di lavoro.Se dopo il pasto si soffre disonnolenza, la causa puòricercarsi nell’eccesso o nellaqualità dei condimenti. Igrassi rendono più difficile ladigestione impegnando sia lostomaco che il fegato. Perquesto chi soffre di cattivadigestione in genere se hapoco tempo meglio scegliereuna buona macedonia di fruttao insalatone miste. A volte è

preferibile riservare icarboidrati da cereali alla seraanche caldi come i classicispaghetti. È importante peròfare una soddisfacente primacolazione al mattino con fettebiscottate e marmellata, unatazza di latte o di tè, spremutadi frutta o frutta fresca e unpo’ di secca. Una buonacolazione regala una caricache permette una efficaceprestazione fisica e ancheintellettiva, inoltre consente diarrivare a pranzo con lieveappetito e non proprioaffamati. Gli alimenti per unpranzo-non pranzo, utiliquando si è costretti amangiare con il minorimpiccio possibile come sulluogo di lavoro, in piscina o almare, sono i soliti noti:crackers di riso, mais, o farrobiologici, formaggio tipograna a pezzettoni. Fruttafacilmente consumabile comemacedonie, banana, misto difrutta secca (noci-nocciole-mandorle), uova sode. Oggi èpossibile trovare insalatetagliate, lavate, con annessocondimento. Spesso si ha laremora di consumarle tal qualisenza un veloce risciacquocome si farebbe a casa, anchese l’etichettta spesso recita:pronte al consumo. Nonlasciatevi tentare dal fare unpiccolo risciacquo in casa sepassano troppe ore prima delconsumo fuori, possonodeteriorarsi. Per chi non sifida, può superare le remorepreparandosi l’insalata da sé,magari lavandola con l’ausiliodi bicarbonato inodore einsapore, oppure diluendo inacqua dell’amuchinaottenendo un blando effettodisinfettante. Poi la sisminuzza, si lava, si asciuga esi ripone in appositicontenitori, poi poco primadel consumo la si condisce sulposto. Importante d’estate, danon dimenticare, è beresoprattutto acqua ma anchebevande fresche.preferibilmente non gassate.

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È

Cibo e buon sensoAnche dʼestatesempre insieme

LASALUTE

NELPIATTO

Caterina e GiorgioCalabrese

offerenze per una legge che hainciso in modo negativo sui co-

stumi personali e sull’etica pubbli-ca. Luci per i tanti volontari attivi esilenziosi dei Cav e dei Movimentiper la vita siciliani. Tre giorni di stu-dio per i 45 centri regionali capita-nati dalla presidente di Federvita Si-cilia, Pina Petralia. Diritti, educa-zione, salute e presenza politica nel-l’Isola. L’appuntamento annuale si èsvolto da 15 al 17 giugno a Mon-dello (Palermo), alla presenza dellapresidente nazionale Marina CasiniBandini e del vice Pino Morandini.Tanti gli esperti: il direttore del Ce-svop Alberto Giampino; l’assessoreregionale all’Istruzione e Formazio-ne Roberto Lagalla; Antonio Ador-no del Consultorio d’ispirazione cat-tolica promosso dall’Oasi Cana;Raffaele Pomo neonatologo, presi-dente medici cattolici di Palermo;Mario Incandela direttore U.O. O-stetricia e Ginecologia dell’Ospeda-le di Sciacca. Ubaldo Augugliaro,dell’Ufficio diocesano di pastoralesociale di Trapani ha portato i salu-ti di del vescovo di Trapani, PietroMaria Fragnelli, presidente dellaCommissione episcopale Cei per lafamiglia, giovani e vita, e ha ricor-dato inoltre che «il diritto del figlio

S ad avere una famiglia è sostanzial-mente un diritto di identità, che puòessere soddisfatto dalla singola cop-pia di papà e mamma responsabili edalla società attraverso la scuola, laparrocchia e la rete di associazionieducative». Preziosi i racconti di vi-ta di una famiglia che ha adottato u-na bambina Down e di Rosa Buzzimadre di un figlio con una grave di-sabilità, oltre alla testimonianza delpronipote di Madre Teresa di Cal-cutta, Massimiliano Guttatauro chevive a Palermo. Sono stati inoltrepremiati i giovani partecipanti al 31°concorso europeo "Vita, diritto ditutti o privilegio di pochi?". «Si no-ta un calo della partecipazione di an-no in anno – ha sottolineato Pina Pe-tralia – . I temi della tutela della vi-ta sono sempre più distanti nell’uni-verso giovanile? C’è anche la con-statazione amara per cui la presen-za dei volontari per la vita in Siciliaè stata spesso politicamente irrile-vante. È ora di far sentire con auto-revolezza la nostra voce in difesadella vita nascente e rendere ineffi-cace l’ingiusta legge 194». Solleci-tazioni forti ma necessarie che im-pegneranno i Cav e i Movimenti si-ciliani per i prossimi anni.

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Federvita Sicilia, 45 centri per il convegno annualesu diritti, educazione e salute

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arte da una accurata analisi del Tondo Doni diMichelangelo, “Il cerchio dell’amore. Itinerario

per fidanzati e gruppi di sposi”, di Luigi Guglielmo-ni e Fausto Negri (Edb, 92 pagine, 9 euro). Il testo -scritto da un sacerdote esperto di catechesi e pastora-le e da un padre di famiglia e docente di religione, im-pegnato nella pastorale giovanile e familiare - presen-ta tre coordinate fondamentali che le coppie di sposi possono vivere al-la luce della loro vocazione: essere se stessi, essere con gli altri e pergli altri. In otto capitoli gli autori presentano spunti di riflessione e pro-vocazioni, utili a incontri di fidanzati e coppie di sposi. In ogni capito-lo vengono descritti alcuni particolari dell’opera artistica, si affronta u-na tematica riguardante la coppia e, infine, si propongono approfondi-menti per la discussione e il confronto in gruppo.«Nella mentalità corrente – scrivono gli autori – è facile riconoscere l’a-more come una passione, un’emozione, un affetto, a volte anche comeun turbamento o una patologia, Non è scontato, invece, avvertire l’a-more come qualcosa che dà forma umana all’esistenza, alla vita dellepersone e dell’intera società. Il verbo “amare”, tolta la retorica che spes-so lo accompagna, significa imparare a vivere la vita come armonia, ap-prendere a trasferirsi dalla centralità dell’io per giungere a dedicare lapropria esistenza ad altri».

P

Lʼarte insegnalʼamore di coppiain otto passi

LETTIPER VOI

mutamenti intervenuti neldiritto di famiglia sono al

centro de “Il matrimonio con-cordatario nella metamorfosidella famiglia” di Gianni Bal-larani (Edizioni scientifiche i-taliane, 149 pagine, 20 euro).L’insieme dei più recenti in-terventi normativi hanno com-portato una vera e propria me-tamorfosi dell’intero settore,nel tentativo di adeguarne i pa-rametri, per un verso, al muta-to contesto sociale e, per altroverso, agli orizzonti europei.

I

luglio 2018 39NOI famiglia vitaLe rubriche

Famiglia, comecambia il diritto

omini e donne, madri e padri, giovanie anziani attingiamo a un impasto di e-

nergie, emozioni, insegnamenti, eredità spi-rituali. Un “Corredo invisibile”, dal titolodel libro di Arianna Prevedello (San Paolo,157 pagine, 15 euro). Corredo che non ve-diamo e non sappiamo di avere, ma che spen-diamo un po’ ogni giorno. Questo è un librodi scene di vita quotidiana, bozzetti di vis-suto in cui ciascuno di noi è in grado di ri-conoscersi, ma anche tanti “fuori pista”, do-ve c’è l’occasione per vivere una genitoria-lità spontanea ma competente. L’amore chechiede il permesso dalla porta del limite, en-tra con rispetto e voglia di fare.

U

osa vuoi fare da grande?Voglio fare il muratore per

costruire case per i poveri. Perchéfumi lo spinello? Così, senza unaragione, i miei amici me l’hannoofferto. Il primo colloquio riguardaun bambino di nove anni che ènato al cielo i primi di questo mesea seguito di un "banale" incidentecon la bicicletta. Figlio di unameravigliosa coppia italiana cheda anni vive in missione, genitoridi altri bimbi di sangue e di unamiriadi che hanno aiutato anascere prendendosi cura delleloro famiglie e dei tanti accoltinella loro grande comunità che ègrande quanto il loro cuore. Ilpiccolo, sempre attaccato al padre,lo vedeva lavorare con i mattoni econ tutto quello che potesseservire per aiutare i poveri.Naturale, per lui, pesare la vita conquello che davvero vale. In unPaese devastato dalla guerra,costruire è opera primaria, vitale,una costruzione che questi genitorihanno fatto per anni in una terraviolentata dagli odi etnici, incomunione di fede e di amiciziacon altre famiglie, con altrivolontari che in Italia sono aservizio di quelle povertà tipiche,invece, dei paesi ricchi. La seconda domanda-rispostainvece riguarda me e alcuniragazzi, normali adolescenti,neppure peggiori di altri che,interrogati sul "perché" di un gestotanto stupido, non hanno saputorispondermi che in questa manierainconsistente. Siamo davanti aduna povertà impalpabile: qui cisono abitazioni, in molti casianche ottimi genitori, un contestoecclesiale vivace e possibilitàeconomiche. Dovrebbero sapere,questi giovani sempre connessi,che le sostanze della "canna"bruciano i neuroni, che non sonoper niente roba leggera maautentiche bombe che esplodononel loro cervello. Eppure trattanotutto con una superficialitàstrabiliante. Mi sono trovata,inevitabilmente, a fare i conti, insimultanea, con queste due realtà,con questi due differenti modi diapprocciarsi alla vita. È vero che ilbimbo avrebbe avuto tutto iltempo per cambiare, magarimodificare in peggio i suoiprogetti. Ne dubito però. Inseritoin un contesto del genere, un

contesto che conosce l’allegriadella comunione, del servizio,come anche la fatica della povertàe dell’essenzialità, difficilmenteavrebbe avuto il modo e il tempoper annacquarsi come questiadolescenti che non riconoscononeppure la responsabilità per unatto cattivo. Sono, dicevo, ragazzicome tanti, bravi ragazzi sipotrebbe dire, eppure vulnerabili,feriti da un contesto che banalizzale scelte al punto tale da renderleirriconoscibili, frutto invece che dilibertà, dell’ineluttabile. Allargodunque il discorso: quando erogiovane su usava dire, di quelli chesi drogavano, che la colpa fossedella società. Da cristiana hocompreso (in verità l’ho capitoanche perché di scelte dissennate,nel frattempo, ne avevo compiute)che sì, possiamo essere influenzatie condizionati, ma in ultimo siamonoi che portiamo il peso di quelloche facciamo, delle nostre scelte.La nostra nobiltà sta anche nelpoter dire "mia" una scelta cheoperiamo, anche quando è cattiva.Se è "mia" la scelta cattiva, sarà"mia" anche quella buona, sarà"mia" anche la scelta di cambiaredirezione. Perché questo possaavvenire però, è necessario siachiara la distinzione tra bene emale, che non si chiami bene ilmale e male il bene. Soprattuttoche il bene e il male nonscompaiano a favore di un utile-non utile, piacevole-non piacevole,un magma indistinto nel qualel’unico criterio operativo diventaciò che fa star bene, fosse ancheuna canna per compiacere altri,anch’essi disorientati eindifferenti. Il piccolo ha ricevutonella sua breve, amatissima vita,una visione chiara di ciò che èbene e di ciò che è male, unatestimonianza chiara di cosa sideve e cosa non si deve, pur contutti i limiti umani, certamente.Questi ragazzi, invece, respirano ilclima tossico della nostra culturasul quale, spesso, anche lefamiglie poco possono fare, il cuiunico imperativo sembra essere: seti va di farlo, fallo. In fondo nonfai nulla di male. Già: a saperecosa sia il male, però.

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C

È male? È bene?Risposte chiaree senza confusioni

Il corredoinvisibileche aiutaa viverei rapporticon gli altri

uando visitiamo una casa che non è la nostrachiediamo il permesso di entrare, ci puliamo le

scarpe, guardiamo solo nelle stanze in cui siamo invi-ati, consumiamo solo quanto ci viene offerto, doman-

diamo dove possiamo gettare un rifiuto quando ce netroviamo uno in mano... È con questo spirito che dovremmo impa-rare a stare sulla terra, il pianeta su cui viviamo, di cui siamo i cu-stodi ma che non ci appartiene, scrive Roberto Cavallo in “La Bib-bia dell’ecologia. Riflessioni sulla cura del Creato” (Elledici, 391pagine, 22 euro). Un saggio di testimonianza e proposte (e consi-gli pratici per tutti), nel continuo confronto con gli insegnamentidell’Antico Testamento.

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Bibbia ed ecologia, riflessioniper vivere il rapporto col Creato

RobertaVinerba

QUELLO CHE

I VOSTRI FIGLI NON

DICONO

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