Mortificazione cristiana

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  Mortificazione cristiana CARDINALE DESIRÉ MERCIER (1851-1926).  Mortificazione cristiana. Oggetto della mortificazione cristiana. La mortificazione cristiana ha per fine la neutralizzazione degli influssi maligni che il peccato originale esercita ancora sulle nostre anime, anche dopo che il battesimo ci ha rigenerati. La nostra rigenerazione in Cristo, anche se annulla completamente il peccato che è in noi, ci lascia tuttavia molto distanti dalla rettitudine e dalla pace originali. Il concilio di Trento riconosce che la concupiscenza, ovvero la triplice brama della carne, degli occhi e dell’orgoglio, si fa sentire in noi anche dopo il battesimo, al fine di esercitarci alle gloriose lotte della vita cristiana [1]. E’ questa triplice bramosia che la Scrittura chiama tanto il vecchio uomo, opposto all’ uomo nuovo, che è Gesù vivo in noi e noi stessi vivi in Gesù, quanto la carne ovvero la natura decaduta, opposta allo  spirito ovvero la natura rigenerata dalla grazia sovrannaturale. E’ questo vecchio uomo ovvero questa carne, cioè tutto l’uomo con la sua duplice vita morale e fisica, che bisogna, non dico annientare –  perché è cosa impossibile nella vita presente – ma mortificare , cioè r idurre praticamente all’impotenza, all’inerzia e alla sterilità di un morto; bisogna impedirgli di fare il suo frutto, che è il  peccato, e annullare la sua azione in tutta la nostra vita morale. La mortificazione cristiana deve dunque abbracciare tutto l’uomo, estendersi a tutte le sfere di attività in cui la nostra natura è capace di insorgere. Tale è l’oggetto della virtù della mortificazione: ne indicheremo ora la pratica, percorrendo successivamente le manifestazioni molteplici in cui si traduce nella nostra vita. - L’attività organica, ovvero la vita corporale. - L’attività sensibile, che si esercita sia sotto forma di conoscenza sensibile attraverso i sensi esteriori o anche l’immaginazione, sia sotto forma di appetito sensibile, ovvero passione. - L’attività razionale e libera, principio dei nostri pensieri, dei nostri giudizi e delle determinazioni della nostra volontà. - La manifestazione esteriore della vita della nostra anima, ovvero le nostra azioni esteriori. - I nostri rapporti col prossimo. Esercizio della mortificazione cristiana.  N.B. Tutte le pratiche di mortificazione da noi qui riunite sono tratte dagli esempi dei santi, specialmente di sant’Agostino, san Tommaso d’Aquino, santa Teresa, san Francesco di Sales, san Giovanni Berchmans, o raccomandate da maestri riconosciuti di vita spirituale, come il venerabile Luigi di Blois, Rodriguez, Scaramelli, Mons. Gay, don Allemand, don Hamon, don Dubois ecc. Mortificazione del corpo . 1- In fatto di alimentazione limitati, se possibile, al puro necessario. Medita queste parole che sant’Agostino rivolgeva a Dio: «Mi hai insegnato, o mio Dio, a non assumere gli alimenti che come rimedi. Oh! Signore, chi fra noi non supera talvolta questo limite? Se ce n’è uno, dichiaro che quest’uomo è grande e che deve grandemente glorificare il tuo nome» ( Confessioni , libro X, cap. 31). 2- Prega Dio spesso, prega Dio ogni giorno di impedire con la sua grazia che tu superi i limiti della necessità e ti lasci andare seguendo il piacere. 3- Non mangiare niente tra i pasti, tranne in caso di necessità o di convenienza sociale. 4- Pratica l’astinenza e il digiuno, ma praticalo soltanto sotto il vincolo dell’obbedienza e con

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 Mortificazione cristiana

CARDINALE DESIRÉ MERCIER (1851-1926).

 Mortificazione cristiana.

Oggetto della mortificazione cristiana.

La mortificazione cristiana ha per fine la neutralizzazione degli influssi maligni che il peccatooriginale esercita ancora sulle nostre anime, anche dopo che il battesimo ci ha rigenerati.La nostra rigenerazione in Cristo, anche se annulla completamente il peccato che è in noi, ci lasciatuttavia molto distanti dalla rettitudine e dalla pace originali. Il concilio di Trento riconosce che laconcupiscenza, ovvero la triplice brama della carne, degli occhi e dell’orgoglio, si fa sentire in noianche dopo il battesimo, al fine di esercitarci alle gloriose lotte della vita cristiana[1]. E’ questatriplice bramosia che la Scrittura chiama tanto il vecchio uomo, opposto all’uomo nuovo, che è Gesùvivo in noi e noi stessi vivi in Gesù, quanto la carne ovvero la natura decaduta, opposta allo spirito

ovvero la natura rigenerata dalla grazia sovrannaturale. E’ questo vecchio uomo ovvero questa

carne, cioè tutto l’uomo con la sua duplice vita morale e fisica, che bisogna, non dico annientare –  perché è cosa impossibile nella vita presente – ma mortificare, cioè ridurre praticamenteall’impotenza, all’inerzia e alla sterilità di un morto; bisogna impedirgli di fare il suo frutto, che è il

 peccato, e annullare la sua azione in tutta la nostra vita morale.La mortificazione cristiana deve dunque abbracciare tutto l’uomo, estendersi a tutte le sfere diattività in cui la nostra natura è capace di insorgere.Tale è l’oggetto della virtù della mortificazione: ne indicheremo ora la pratica, percorrendosuccessivamente le manifestazioni molteplici in cui si traduce nella nostra vita.

- L’attività organica, ovvero la vita corporale.- L’attività sensibile, che si esercita sia sotto forma di conoscenza sensibile attraverso i sensiesteriori o anche l’immaginazione, sia sotto forma di appetito sensibile, ovvero passione.- L’attività razionale e libera, principio dei nostri pensieri, dei nostri giudizi e delle determinazionidella nostra volontà.- La manifestazione esteriore della vita della nostra anima, ovvero le nostra azioni esteriori.- I nostri rapporti col prossimo.

Esercizio della mortificazione cristiana.

 N.B. Tutte le pratiche di mortificazione da noi qui riunite sono tratte dagli esempi dei santi,specialmente di sant’Agostino, san Tommaso d’Aquino, santa Teresa, san Francesco di Sales, san

Giovanni Berchmans, o raccomandate da maestri riconosciuti di vita spirituale, come il venerabileLuigi di Blois, Rodriguez, Scaramelli, Mons. Gay, don Allemand, don Hamon, don Dubois ecc.

Mortificazione del corpo.

1- In fatto di alimentazione limitati, se possibile, al puro necessario. Medita queste parole chesant’Agostino rivolgeva a Dio: «Mi hai insegnato, o mio Dio, a non assumere gli alimenti che comerimedi. Oh! Signore, chi fra noi non supera talvolta questo limite? Se ce n’è uno, dichiaro chequest’uomo è grande e che deve grandemente glorificare il tuo nome» (Confessioni, libro X, cap.31).2- Prega Dio spesso, prega Dio ogni giorno di impedire con la sua grazia che tu superi i limiti della

necessità e ti lasci andare seguendo il piacere.3- Non mangiare niente tra i pasti, tranne in caso di necessità o di convenienza sociale.4- Pratica l’astinenza e il digiuno, ma praticalo soltanto sotto il vincolo dell’obbedienza e con

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discrezione.5- Non ti è vietato di gustare qualche soddisfazione corporea, ma fallo con intenzione pura e

 benedicendo Dio.6- Regola il tuo sonno, evitando ogni fiacchezza, ogni mollezza, specialmente al mattino. Fissatiun’ora, se puoi, per andare a letto e per alzarti, e attienitici con energia.

7- In generale, non riposarti che nella misura del necessario; dedicati generosamente al lavoro, nonrisparmiare in ciò la tua fatica. Guardati dall’estenuare il tuo corpo, ma anche dal blandirlo; come losenti poco disposto a obbedire al padrone, così trattalo come uno schiavo.8- Se ti senti leggermente indisposto, evita di essere di peso agli altri a causa del tuo cattivo umore;lascia ai tuoi fratelli di compatirti; tu, sii paziente e muto come il divino Agnello, che portò tutte lenostre pene.9- Guardati dal fare del più piccolo disagio una ragione di dispensa o di deroga al tuo ordine delgiorno. «Bisogna odiare come la peste qualsiasi dispensa in materia di regole», scriveva GiovanniBerchmans.10-Ricevi docilmente, sopporta con umiltà, pazienza, perseveranza la mortificazione dolorosa che sichiama malattia.

Mortificazione dei sensi, dell’immaginazione e delle passioni.

11-Prima di tutto e sempre chiudi gli occhi di fronte a ogni spettacolo pericoloso, e anche, abbine ilcoraggio, a ogni spettacolo vano e inutile. Guardate senza vedere; non osservate nessuno per scorgerne la bellezza o la bruttezza.12-Tieni chiusi i tuoi orecchi alle lusinghe, alle lodi, alle seduzioni, ai cattivi consigli, allemaldicenze, agli scherzi offensivi, alle indiscrezioni, alla critica malevola, ai sospetti comunicati, aogni parola che può causare fra due anime il minimo raffreddamento.13-Se il senso dell’olfatto ha da soffrire qualcosa a causa di certe infermità o malattie del prossimo,lungi da te di lamentartene: mettici una gioia santa.14-Per quel che riguarda la qualità degli alimenti, abbi un grande rispetto per il consiglio di NostroSignore: «Mangiate quel che vi si serve». «Mangiate ciò che è buono senza compiacervene, ciò cheè cattivo senza manifestare avversione, e mostratevi indifferenti all’uno e all’altro: ecco, dice sanFrancesco di Sales, la vera mortificazione».15-Offri a Dio i tuoi pasti, imponiti a tavola una piccola privazione; per esempio, rifiutati ungranello di sale, un bicchiere di vino, un dolcetto ecc.; i tuoi commensali non se ne accorgeranno,ma Dio ne terrà conto.16-Se ciò che ti si presenta ti attrae molto, pena al fiele e all’aceto che diedero a bere a NostroSignore sulla croce: non ti impedirà di gustare la vivanda, ma servirà da contrappeso al piacere.17-Evita ogni contatto sensuale, ogni carezza passionale, in cui potresti cercare, in cui potresti

trovare una gioia principalmente sensibile.18-Non andare a scaldarti, a meno che non sia necessario per risparmiarti un’indisposizione.19-Sopporta tutto ciò che affligge naturalmente la carne; specialmente il freddo d’inverno, il caldod’estate, la durezza del letto e tutte le scomodità di questo genere. Fa’ buon viso a tutti i climi,sorridi a tutte le temperature. Di’ col profeta: «Freddo, caldo, pioggia, benedite il Signore». Beatinoi, se possiamo arrivare a dire di buon cuore questa frase che era familiare a san Francesco diSales: «Non mi sento mai meglio di quando non mi sento bene».20-Mortifica la tua immaginazione, quando questa ti seduce con l’esca di un posto brillante, quandoti rattrista con la prospettiva di un avvenire buio, quando ti irrita col ricordo di una parola o di unazione che ti hanno offeso.21-Se senti il bisogno di sognare, mortificalo senza pietà.

22-Mortifica con la massima cura l’impazienza, l’irritazione o la collera.23-Esamina a fondo i tuoi desideri, sottomettili sotto il controllo della ragione e della fede: davveronon desideri una vita lunga piuttosto che una vita santa? Piacere e benessere senza fastidi e dolori,

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vittorie senza battaglie, successi senza rovesci, applausi senza critiche, una vita comoda, tranquilla,senza croci di nessuna natura, ovvero una vita in tutto opposta a quella del nostro divino Salvatore?24-Guardati dal prendere certe abitudini che, senza essere chiaramente cattive, possono divenirefuneste, come l’abitudine alle letture frivole, ai giochi d’azzardo ecc.25-Cerca di conoscere il tuo difetto dominante e, conosciutolo, perseguitalo fino ai suoi ultimi

rifugi. A questo scopo, sottomettiti di buon cuore a ciò che potrebbe esserci di monotono e dinoioso nella pratica dell’esame di coscienza.26-Non ti è proibito di avere un cuore e di mostrarlo, ma guardati dal pericolo di eccedere la giustamisura. Combatti energicamente gli attaccamenti troppo naturali, le amicizie troppo particolari etutte le mollezze del cuore.

Mortificazione dello spirito e della volontà.

27-Mortifica il tuo spirito, proibendogli tutte le immaginazioni vane, tutti i pensieri inutili oestranei, che fanno perdere il tempo, dissipano l’anima, disgustano dal lavoro e dalle cose serie.28-Ogni pensiero triste o inquieto deve essere bandito dal tuo spirito. La preoccupazione di tutto ciò

che potrebbe in futuro accaderti non deve toccarti in nulla. Quanto ai pensieri cattivi che malgrado ituoi sforzi ti molestano, devi, nel rigettarli, farne un oggetto di pazienza. Essendo involontari,saranno per te un’occasione di merito.29-Evita di intestardirti nelle tue idee, di ostinarti nei tuoi sentimenti. Lascia volentieri prevalere ilgiudizio altrui, a meno che non si tratti di materia in cui hai il dovere di pronunciarti e di parlare.30-Mortifica l’organo naturale del tuo spirito, cioè la lingua. Esercitati volentieri al silenzio, sia chete lo prescriva una regola religiosa, sia che te lo imponga tu stesso spontaneamente.31-Scegli di ascoltare gli altri, piuttosto che parlare tu stesso; comunque, parla a proposito, evitandoegualmente, in quanto eccessi, il parlare troppo che impedisce agli altri di dire i loro pensieri, e il

 parlare troppo poco che denota una insofferenza offensiva per quelli che parlano.32-Non interrompere mai chi parla e non prevenire con una risposta precipitosa chi ti chiedequalcosa.33-Abbi sempre un tono di voce moderato, mai brusco o spiccato. Evita i moltissimo, tantissimo,terribile, orribile ecc.: mai esagerare.34-Ama la semplicità e la rettitudine. La simulazione, i sotterfugi, gli equivoci calcolati che certe

 persone pie si permettono senza scrupoli, screditano molto la vera pietà.35-Astieniti con cura da ogni parola grossolana, volgare o anche audace, perché il Signore ciavverte che ce ne chiederà conto nel giorno del Giudizio.36-Soprattutto, mortifica la tua volontà: è il punto decisivo. Piegati costantemente a ciò che saiessere la volontà di Dio e l’ordine della Provvidenza, senza tener conto dei tuoi gusti, né delle tueavversioni. Sottomettiti volentieri, anche ai tuoi sottoposti, nelle cose che non riguardano la gloria

di Dio e i doveri del tuo incarico.37-Guardati dalla minima disobbedienza agli ordini o anche ai desideri dei tuoi superiori; ricedilicome se venissero da Dio.38-Ricordati che praticheresti la più grande delle mortificazioni, se amassi di essere umiliato, e chemanifesteresti un’obbedienza perfetta verso coloro a cui Dio ti ha sottoposto.39-Scegli di essere dimenticato e di non essere tenuto in nessun conto: è il detto di san Giovannidella Croce, è il consiglio dell’ Imitazione di Cristo: non parlare quasi di te stesso, né in bene né inmale, ma cerca col silenzio di farti dimenticare.40-Di fronte a un’umiliazione, a un’offesa, potresti essere tentato di mormorare, di rattristarti. Di’come David: « Tanto meglio! E’ bene che io sia umiliato!»41-Non intrattenere nessun desiderio frivolo: «Desidero poche cose, diceva san Francesco, e il poco

che desidero, lo desidero tanto poco!»42-Accetta con la più perfetta rassegnazione le mortificazioni provvidenziali, le croci e i lavorilegati allo posto in cui la Provvidenza ti ha messo. «Dove meno si trova la nostra scelta, c’è più

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volontà di Dio». Vorremmo scegliere la nostra croce, averne un’altra invece della nostra, portareuna croce pesante che avrebbe almeno qualche splendore, piuttosto che una croce leggera chestanca per la sua continuità: illusi! È la nostra croce che bisogna portare, non un’altra, e il suomerito non è nella sua qualità, ma nella perfezione con cui la si porta.43-Non lasciarti turbare dalle tentazioni, gli scrupoli, le aridità spirituali: «ciò che si fa nell’aridità è

 più meritorio di fronte a Dio, di ciò che si fa nella consolazione», dice il santo vescovo di Ginevra.44-Non si deve deplorare troppo le nostre miserie, ma umiliarci in esse. Umiliarsi è una cosa buona,che poche persone capiscono: inquietarsi e risentirsi è una cosa che tutti conoscono e che è cattiva,

 perché, in questa specie di inquietudine e di risentimento, l’amor proprio ha sempre la partemaggiore.45-Diffidiamo egualmente della timidezza e dello sconforto che sfibrano, e della presunzione chealtro non è se non l’orgoglio in azione. Lavoriamo come se tutto dipendesse dai nostri sforzi, marestiamo umili come se il nostro lavoro fosse inutile.

Mortificazione da praticare nelle nostre azioni esteriori.

46-Osserva con la massima esattezza tutti i punti della tua regola di vita, obbedisci senza indugio,ricordandoti di san Giovanni Berchmans, che diceva: «La mia penitenza è di seguire la vitacomune»; «Fare il più gran caso alle minime cose, questo è il mio motto»; «Morire, piuttosto cheviolare una sola regola».47-Nell’esercizio dei doveri del tuo stato di vita, cerca di essere contento di tutto ciò che è fatto per dispiacerti e annoiarti, ricordandoti ancora delle parole di san Francesco: «Non sto mai meglio, diquando non mi sento bene».48-Non accordare mai un momento all’ozio: dal mattino alla sera, sta’ occupato senza pause.49-Se la tua vita si svolge, almeno in parte, nello studiare, applica questi consigli di san Tommasod’Aquino ai suoi allievi: «Non accontentatevi di ricevere superficialmente ciò che leggete o sentite,ma cercate di penetrarne ed approfondirne tutti i sensi. Non restate mai in dubbio su ciò che potetesapere con certezza. Lavorate con una santa avidità per arricchire il vostro spirito; classificate conordine nella vostra memoria tutte le conoscenze che potete acquisire. Tuttavia non cercate di

 penetrare i misteri che sono al di sopra della vostra intelligenza».50-Occupati soltanto dell’azione presente, senza ritornare col pensiero alle cose fatte in precedenza,né andare avanti a ciò che segue. Dite con san Francesco: «Mentre faccio questo, non sonoobbligato a fare altro»; «Affrettiamoci adagio: tanto presto, quanto bene».51-Sii modesto nel tuo atteggiamento. Niente era perfetto come il contegno di san Francesco:teneva sempre la testa dritta, evitando egualmente la leggerezza che la fa voltare in tutte ledirezioni, la negligenza che la fa pendere in avanti e l’umore fiero e altezzoso che la fa gettareall’indietro. Il suo volto era sempre tranquillo, sgombro da ogni imbarazzo, sempre gioioso, sereno

e aperto, senza tuttavia nessuna allegria o arguzia indiscreta, senza risate chiassose, immoderate otroppo frequenti.52-Da solo, stava composto come in un’assemblea. Non incrociava le gambe, non appoggiava latesta sul gomito. Quando pregava, era immobile come una statua. Se la natura gli suggeriva di

 prendere qualche agio, non l’ascoltava.53-Cura la pulizia e l’ordine come una virtù, la sporcizia e il disordine come un vizio; mai abitisporchi, macchiati o strappati. D’altra parte, considera un vizio ancor più grande il lusso e lamondanità. Fa’ conto che vedendo il tuo abbigliamento, una persona non dica: è sporco, né: èelegante, ma che tutti debbano dire: è appropriato.

Mortificazioni da praticare nei nostri rapporti col prossimo.

54-Sopporta i difetti del prossimo, difetti di educazione, di spirito, di carattere. Sopporta tutto ciòche ti dispiace in lui: l’atteggiamento, il tono della voce, l’accento, o altro.

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55-Sopportate tutto di tutti, e sopportatelo fino alla fine e cristianamente. Mai di queste pazienzecosì orgogliose, che fanno dire: Che ho a che fare io con questo o quello? Che bisogno hodell’affetto, della benevolenza, o anche della gentilezza di una creatura qualunque e di questa in

 particolare? Niente è meno secondo Dio di questo distacco altezzoso e di questa indifferenzasprezzante; sarebbe meglio, allora, un moto d’impazienza.

56-Sei tentato di irritarti? Per l’amore di Gesù, sii dolce.Di vendicarti? Rendi il bene per il male; si dice che il grande segreto per toccare il cuore di santaTeresa era di farle qualche torto.Di manifestare cattivo umore verso qualcuno? Sorridigli con bontà.Di evitare di incontrarlo? Cercalo virtuosamente.Di dirne male? Parlane bene.Di parlargli duramente? Rivolgiti a lui con dolcezza, cordialmente.57-Cerca di fare l’elogio dei tuoi fratelli, specialmente di quelli verso cui provi più naturalmenteinvidia.58-Non fare delle battute di spirito a scapito della carità.59-Se ci si permettono in tua presenza discorsi poco appropriati, o se si tengono conversazioni

dannose per la reputazione del prossimo, potrai talvolta riprendere dolcemente chi parla, ma piùspesso sarà meglio cambiare abilmente argomento o testimoniare il tuo dispiacere mostrandotivolutamente triste o disattento.60-Ti costa qualcosa rendere un piccolo servizio? Offriti tu stesso di farlo: doppio merito.61-Abbi orrore di porti di fronte a te stesso e ad altri come una vittima. Guardati dall’esagerare ciòche ti pesa, sforzati di trovarlo leggero; lo è in realtà, molto più spesso di quanto non sembri, e losarebbe sempre con un po’ più di virtù.

Conclusione.In generale, sappi rifiutare alla natura ciò che ti domanda senza bisogno.Sappi farle dare ciò che ti rifiuta senza ragione. I tuoi progressi nella virtù, dice l’autoredell’ Imitazione di Cristo, saranno proporzionati alla violenza che saprai farti.«Bisogna morire, diceva il santo vescovo di Ginevra, bisogna morire affinché Dio viva in noi:

 perché è impossibile arrivare all’unione dell’anima con Dio per un’altra via che non sia lamortificazione. Queste parole – bisogna morire – sono dure, ma saranno seguite da una grandedolcezza, perché non si muore a se stessi che per essere uniti a Dio con questa morte».Piacque a Dio che fossimo in grado di applicare a noi stessi queste belle parole di san Paolo aiCorinzi: «In tutte le cose soffriamo tribolazioni. Portiamo ovunque nel nostro corpo la morte diGesù, affinché la vita di Gesù si manifesti anche nei nostri corpi» (2 Co 4, 10).