Monitoraggio Media...4 29/01/2020 29, 3 il gazzettino di pordenone sacile mammografia da quattro...

22
Monitoraggio Media SIFA srl - Via G. Mameli, 11 – 20129 MILANO +390243990431 [email protected] - www.sifasrl.com Mercoledì 29 gennaio 2020

Transcript of Monitoraggio Media...4 29/01/2020 29, 3 il gazzettino di pordenone sacile mammografia da quattro...

Monitoraggio Media

SIFA srl - Via G. Mameli, 11 – 20129 MILANO +390243990431

[email protected] - www.sifasrl.com

Mercoledì 29 gennaio 2020

SommarioN. Data Pag Testata Articolo Argomento1 29/01/2020 6 IL SOLE 24 ORE TEMPI RIDOTTI, MA EDILIZIA E SANITA RESTANO IN SOFFERENZA SANITÀ LOCALE2 29/01/2020 1, 6 IL SOLE 24 ORE LA SENTENZA LA CORTE UE BOCCIA L'ITALIA: PAGAMENTI ANCORA IN RITARDO SANITÀ LOCALE3 29/01/2020 33 IL GAZZETTINO DI PORDENONE L'AMBULATORIO SOLIDALE DOVE SI CURANO I PIÙ POVERI SANITÀ LOCALE4 29/01/2020 29, 3 IL GAZZETTINO DI PORDENONE SACILE MAMMOGRAFIA DA QUATTRO MESI SENZA SERVIZIO SANITÀ LOCALE5 29/01/2020 33 IL GAZZETTINO DI PORDENONE IL VESCOVO: «L'ATTENZIONE ALLA SALUTE È UNO DEI PRIMI DOVERI DELLA POLITICA» SANITÀ LOCALE6 29/01/2020 35 IL GAZZETTINO DI UDINE SVILUPPOLMPRESA E SANITÀ, IL PD ORA ALZA IL TIRO SANITÀ LOCALE7 29/01/2020 34 IL GAZZETTINO DI UDINE ATTIVISTI CONTRO LA GESTIONE DELLA SALUTE NELLE CARCERI SANITÀ LOCALE8 29/01/2020 24 IL PICCOLO BLACKOUT DEL SISTEMA SANITARIO IL PD ATTACCA LA GIUNTA FEDRIGA SANITÀ LOCALE

9 29/01/2020 22 IL PICCOLO ED. GORIZIA E OPERATIVO IL CLIP NELLE FARMACIE ISONTINE PER PRENOTARE ESAMI SPECIALISTICI EVISITE SANITÀ LOCALE

10 29/01/2020 39 IL PICCOLO ED. GORIZIA ALLA CASA DI RIPOSO DI GRADISCA 32 POSTI PER NON AUTOSUFFICIENTI SANITÀ LOCALE

11 29/01/2020 22 IL PICCOLO ED. GORIZIA AZIENDA FARMACEUTICA COMUNALE LA STRUTTURA DI MONTESANTO ESCE DALLA LISTADELLE PRIORITÀ SANITÀ LOCALE

12 29/01/2020 1, 16 MESSAGGERO VENETO COMPUTER KO IL LUNEDÌ NERO DELLA SANITÀ: «I SISTEMI INSIEL SONO VECCHI» SANITÀ LOCALE13 29/01/2020 34 MESSAGGERO VENETO PORDENONE MEDICI, LO SPI: PRONTI A CONDIVIDERE GLI SPAZI SANITÀ LOCALE

del 29 Gennaio 2020 _________ QuuUdUtta Potuto EcmmMk'u Hnmhró

QUOTIDIANO: MILANOestratto da pag. 6

Ritardo medio nei lavori pubblici

G iorn i m ed i di r i ta rd o . D ati s e m e s tr a l i

160 159 160

Il i II l II I II I II l il I II i II il II

2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 ’19Nota: nel grafico sono indicati i ritardi medi oltre i termini fissati dalla legge.Fonte: Ance - Indagini rapide 2010-2019

I SETTORI PIÙ ESPOSTI

Tempi ridotti, ma edilizia e sanità restano in sofferenza

Rispetto al passato attese più brevi, ma ci sono aree più critiche come il Sud

Marzio Bartoloni

Nei lavori pubblici le imprese devono aspettare in media ancora quattro mesi e mezzo (133 giorni per l’esat­tezza) per farsi pagare, con i Comuni in cima alla lista dei cattivi pagatori (otto su dieci lo fanno in ritardo). E nella Sanità le aziende che produco­no apparecchiature - dalle Tac alle ri­sonanze magnetiche fino alle sem­plici siringhe - arrivano invece a 99 giorni di attesa (dato medio raccolto da Confindustria dispositivi medici a dicembre scorso) per vedersi saldare le fatture da ospedali e aziende sani­tarie, con punte nel Sud Italia che su­perano abbondantemente l’anno co­me nel caso record dell’azienda ospe­

daliera Mater Domini di Catanzaro che fa aspettare oltre 500 giorni pri­ma di pagare i propri fornitori.

Se le lunghe attese delle imprese del passato si sono dimezzate nel giro di qualche anno restano però ancora molte criticità in ampie zone del Pae­se (Sud in primis) e in settori cruciali delle forniture e dei lavori della Pa co­me la Sanità e l’edilizia dove i ritardi rispetto ai tempi massimi di attesa previsti (60 giorni) vengono ancora superati in media rispettivamente di 39 e 73 giorni di media. Qui i crediti incagliati - registrati rispettivamente dall’Ance e da Confindustria disposi­tivi medici - arrivano a 6 miliardi (per l’edilizia) e 1,7 miliardi (per i disposi­tivi medici esclusi i farmaci) su un monte di debiti non saldati che nel 2or8 ammontava a oltre 50 miliardi.

Nel complesso secondo l’ultimo aggiornamento sui pagamenti dei debiti di tutta la Pa pubblicato sul sito del ministero dell’Economia a no­

vembre scorso il tempo medio con cui la pubblica amministrazione nel 2or8 ha saldato i suoi debiti è di 54 giorni, con un ritardo medio di 7 gior­ni sulla scadenza delle fatture. Si re­gistra - osservava il ministero - un si­gnificativo miglioramento rispetto ai tempi medi di ritardo relativi alle fat­ture del 2017 (ro giorni) e del 2or6 (r6 giorni): «Tale tendenza risulta essere generalizzata e riscontrabile per i di­versi comparti delle Pubbliche am­ministrazioni, sebbene permangano situazioni differenziate a livello terri­toriale», ammette il Mef. Complessi­vamente il Nord risulta un pagatore più puntale, con tempi mediamente inferiori di 8 giorni mentre il Sud fa registrare un valore medio superiore di rr giorni, nel Centro emerge un tempo medio di pagamento di 3 gior­ni superiore.

Differenze si riscontrano anche nei tempi di pagamento dei diversi

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile. Il logo della testata e i contenuti appartengono ai legittimi proprietari.

SANITÀ LOCALE 1

del 29 Gennaio 2020

Enti, con le Regioni che mostrano le migliori performance mentre gli enti pubblici nazionali e la categoria “al­tri” peggiorano i tempi, con il ritardo medio che passa da 5 a 7 giorni e da o a 1 giorno.

Ma al di là dei numeri totali ci so­no settori che continuano a essere molto esposti. I costruttori dell’Ance segnalano anche un’aggravante e cioè che le pubbliche amministrazio­ni continuano a mettere in atto pras­si gravemente inique: a fine 20t9, in­fatti, il 92% delle imprese dichiarava di aver ricevuto richieste di ritardare remissione dei Sai (Stato di avanza­mento lavori) o l’invio delle fatture e di accettare, in sede di contratto, tempi di pagamento superiori alle tempistiche o di rinunciare agli inte­ressi di mora. Ritardi questi che poi le aziende pagano. Come? Secondo l’Ance il 35% delle imprese deve ri­correre ad una riduzione degli inve­stimenti, mentre circa un quarto (il 22%) è obbligato a ridurre il numero dei dipendenti.

L’OSPEDALE MAGLIA NERA

A Catanzaro 504 giorni di attesaIl palmares per la struttura pubblica più ritardaria, almeno nel saldo delle fatture del Servizio sanitario nazionale, se lo aggiudica l’azienda ospedaliera Mater Domini di Catanzaro che per gli acquisti nel biomedicale - i dispositivi medici e le apparecchiature necessarie per far vivere un ospedale - ci mette addirittura 504 giorni per pagare. Un record negativo dei «pagherò» quasi eguagliato da altre strutture sanitarie, tutte del Sud, che superano o quasi un anno per saldare le proprie fatture. Seconde il monitoraggio di Confindustria Dispositivi medici l’azienda sanitaria provinciale di Crotone ci impiega 425 giorni mentre l’azienda sanitaria provinciale di Catanzaro 374. Se sul podio ci sono strutture calabresi, subito sotto c’è l’Asl 2 01bia(330 giorni) e l’azienda ospedaliera Pugliese - Ciaccio (316).

L’ASL VIRTUOSA

_________ Uuu4ldUna Politica ÌLcmn>mk'u Hnmhró

QUOTIDIANO: MILANO

Pordenone paga in anticipoNon tutta la Pubblica amministrazione paga in ritardo. I tempi di attesa per il saldo delle fatture si sono mediamente ridotti ovunque, e in certi casi c’è chi è così virtuoso da pagare addirittura in anticipo rispetto ai tempi massimi previsti. Nella Sanità a esempio - dove non si dovrebbero superare i 60 giorni di attesa - l’azienda sanitaria 5 Friuli Occidentale di Pordenone paga alle aziende gli acquisti di dispositivi medici in 35 giorni, in pratica 25 giorni prima del tempo limite previsto dalla direttiva europea dei pagamenti. E così fa anche l’Asl 5 Spezzino in 44 giorni o l’azienda socio sanitaria territoriale di Lodi che salda le sue fatture in 47 giorni. Sempre sotto i due mesi di tempo pagano anche la virtuosa Asl 4 Chiavarese (47 giorni) e il Grande Ospedale Metropolitano Niguarda(49 giorni).

I NUMERI

LAVORI PUBBLICI

133 giorniAttesa media negli appaltiIn media le imprese che realizzano lavori pubblici vengono pagate 133 giorni (circa4,5 mesi) dopo l’emissione degli stati di avanzamento Lavori, contro i 60 giorni previsti dalla normativa. Rispetto a 6 anni fa i tempi si sono dimezzati

COMUNI

79%Enti locali più ritardariA fine 2019 il 79% delle imprese segnala ritardi da parte dei Comuni. Le Province e le Regioni sono inoltre indicate come responsabili di ritardi rispettivamente dal 40% e dal 27% delle imprese. Negli ultimi mesi - segnala l’Ance - è

estratto da pag. 6

diminuita la percentuale di ritardi degli enti regionali.

PARTECIPATE LOCALI

27%Le partecipate ancora lenteLe società partecipate dagli enti locali e i consorzi vengono indicati rispettivamente dal 27% e dal 15% delle imprese tra i ritardatari della Pa e rappresentano tipologie di enti sulle quali le misure adottate dal Governo negli ultimi anni hanno inciso limitatamente in termini di riduzione del fenomeno.

GLI ALTRI ENTI

10%Ferrovie tra i virtuosiCirca un’impresa su io dell’Ance segnala inoltre ritardi da parte dei ministeri, di Anas o degli enti del Servizio sanitario nazionale mentre Ferrovie dello Stato (RFI) continua ad essere caratterizzata da poche segnalazioni da parte delle imprese.

RICHIESTE ILLEGITTIME

92%Contratti “vessatori”A fine 2019 il 92% delle imprese dichiara di aver ricevuto richieste di ritardare l’emissione dei Sai (Stato avanzamento lavori) o l’invio delle fatture, di accettare, in sede di contratto, tempi di pagamento superiori alle tempistiche o di rinunciare agli interessi di mora in caso di ritardo

Ritaglio stam pa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile. Il logo della testata e i contenuti appartengono ai legittimi proprietari.

SANITÀ LOCALE 2

La sentenza La Corte Uè boccia l'Italia: pagamenti ancora in ritardo

BartoIonieSantilll —apag.6

Giorni di attesa media delle aziende del settore dei lavori pubblici per essere pagate dalla pubblica amministrazione

Corte Uè boccia l'Italia: lo Stato paga in ritardo La sentenza. Subito in regola o maximulta. Ance: situazione inaccettabile Gualtieri: rilievi relativi al 2016, forte accelerazione con i pagamenti digitali

Giorgio Sanimi

Lo Stato italiano ha violato ledirettive Uè 2011/7 sui tempi di pagamento del­le imprese e orarischiall pagamento di una maximulta. La Corte di giustizia Uehainfattiaffermato,inuna senten­za pubblicata ieri, che l'Italia avrebbe dovuto assicurare il rispetto «effetti­vo» da partedellepubbliche ammini­strazioni, nelleloro transazioni com­merciali conleimpreseprivate, di ter­mini di pagamento non superiori a 30 o 60 giorni. La pronuncia costituisce più che un cartellino gialloper l'Italia, in una vicenda che va avanti da anni, perché se lo Stato italiano non provve­de rapidamenteamettere fine alla vio­lazione rwtrà essere condannatoalpa-gamento di una maximulta come quella che fu comminata per lequote latte. Per la Corte Uè Iltaliadeve assi­curare che le sue amministrazioni pubblicherispettìno effettivamente i

termini di pagamentostabilitiall'arti-colo 4della direttiva 20u/7, relativaal-la lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali.

Laprima reazione èarrivata dai co­struttori dell'Ance, l'associazione che per prima avevano denunciato a Bru­xelles lo Statoitalianoper isuoi ritardi «Nonfapiacerevedereilproprio Paese condannato-cliceilpresidente Gabriele Buia - per inadempienza rispetto agli c*Migmcomunitan\niaminevitabIle. Nonostante qualche miglioramento, dovuto agUeffettideltadirettivadel20ii che haimposto termini perentoriper i pagamentidellePa,infattì;iritarclimedi nel settore delle costruzioni superano ancora Ì4 mesi emezzo, per un totale di 6 miliardi diarretratiadanno delle im-prese».Unasituazionechel'Ance giudi­ca «inaccettabile soprattutto a fronte deflagrare aisichelminvestitomquestl

anni il settore e che ancora comporta unaforte restrizione diliquiditaadanno

delleirnpreseequindio!en'interaecono-mia». Buiaauspica«unareazioneim-mediatadelleautoritàitaliane».

DministrodelI'Economia.Roberto Gualtieri, hacommentato la sentenza mserata,ricordandocheidatisucuila Corte siproouncia riguardano il 2015 e 2016 e chedaallorala situazione è note-vctaenremigliorata.Rispondendoan-chealleader della Lega Matteo Salvini cheavevainvitatoilgovemoamuover-sLGualtieriha detto cheè«difficlle che questogovernopossaavereresponsa-bilità retroattiva di questa gittata. Già nel 2017 - ha aggiunto il ministro - per meritodeU'aUoragoverno,l*eccessonei tempirispettoaUadirettivaeuropeaera di solisette giorni enegli anni successi­vi sìè ulteriormente ridotto».

Gualtieri haindicatonellafattura-zione digitale la vera svolta, «Il mio sogno - ha detto - è rendere i paga­menti digitali unabestpractice, basta con il Paese del cash, se ci mettiamo

SANITÀ LOCALE 3

tutti insieme e diventa una sfida co-mune,sono convinto chein pochissi­mo tempo staremo piùavanti di tutti. Per esempio sulla fatturazione elet­tronica - ha conduso il ministro - sia­mo aduemiliardi di pagamenti, i col­leghi europei non ci credevano, ab­biamo uno dei sistemipiù avanzati al mondo, quindi si può fare».

Ance: per i lavori siamo ancora a 4 mesi e mezzo di ritardo medio, gli

arretrati ammontano a 6 miliardi

La violazio­ne consiste nel non

avere garantito il pagamen­to «effetti­vo» entro 30 0 60 giorni

LA CONSULTA E GLI ENTI LOCALI

«I prestiti sblocca debiti vanno destinati alle fatture» I prestiti statali concessi dal 2013 agli enti locali per pagare i propri debiti commercili devono essere destinati solo alla liquidazione delle vecchie fatture, e non possono essere dirottati nei bilanci per migliorare la situazione dei conti. Con la sentenza 4/2020 (relatore Aldo Carosì) depositata ieri, nel giorno della condanna europea all'Italia sui tempi di pagamento della Pa, la Corte costituzionale torna sulla complessa normativa dei prestiti statali sblocca-débiti. E ribadisce, come aveva già fatto per le Regioni, che ìtentativìdi girare queste risorse al sostegno dei conti locali sono ìllegittimL

Nel caso dei Comuni, a differen­za di quanto accaduto con le Regio­ni, l'illegittimità è nelle norme nazionali (articolo 2, comma 6 del DI 78/2015 e comma 814 della legge 205/2017), e non nei tentativi locali di aggirarle. La pronuncia chiude una lunga battaglia interpretativa fra Comune di Napoli (uno dei peggiori pagatori d'Italia) e Corte dei conti, che ruota attorno al complesso meccanismo dì utilizzo del "fondo crediti dì dubbia esigi­bilità", in gioco, spiega la sentenza, anche la violazione dell'articolo 119 della Costituzione, che permette agli enti locali di indebitarsi solo per finanziare investimenti.

I SETTORI PIÙ ESPOSTI

Tempi ridotti, ma edilizia e sanità restano in sofferenza

Marzio Bartoloni

Rispetto al passato attese più brevi, ma ci sono aree più critiche come il Sud

Nei lavori pubblidle imprese devono aspettare in media ancora quattro mesi e mezzo (133 giorni per l'esat­tezza) per farsi pagare, con i Comuni in cima alla lista dei cattivi pagatori (otto su dieci Io fanno in ritardo). E

nellaSanitàle aziende che produco­no apparecchiature - dalleTacalleri-sonanze magnetiche fino alle sem­plici siringhe - arrivano invece a 99 giorni di attesa (dato medio raccolto da Conflndustria dispositivi medida dicembre scorso) per vedersi saldare le fatture da ospedali e aziende sani­tarie, con punte nel Sudltaliache su-peranoabbondantementeranno co­me nd caso record dell'azienda ospe­daliera Mater Domini di Catanzaro che fa aspettare oltre 500 giorni pri­ma di pagare i propri f omltorL

Se le lunghe attese delle imprese dd passato si sono dimezzate nel giro di qualche anno restano però ancora molte critidtàinampiezone dd Pae­se (Sud in primis) e in settori crudali delie forniture e ddlavori della Para­mela Sanità d'edilizia dove 1 ritardi rispetto ai tempi massimi di attesa previsti (60 giorni) vengono ancora superati in media rispettivamente di 39 e 73 giorni di media. Qui i crediti incagliati - registrati rispettivamente dall'Ance e da Conflndustria disposi­tivi media - arrivano a 6 miliardi (per

SANITÀ LOCALE 4

l'edilizia) e 1,7 miliardi (per i disposi­tivi medid esdusi I farmad) su un monte di debiti non saldati die nel 2018 ammontava a oltre 50 miliardi.

Nd complesso secondo l'ultimo aggiornamento sul pagamenti dei debiti di tutta la Pa pubblicato sul sito del ministero dell'Economia a no­vembre scorso il tempo medio con cui la pubblica amministrazione nel 2018 ha saldato i suoi debiti è di 54 giorni, con un ritardo medio di 7 gior­ni sulla scadenza delle fatture. Si re­gistra - osservavail ministero - un si­gnificativo miglioramento rispetto ai tempi medi di ritardo relativi alle fat­ture del 2017 (10 giorni) e del 2016 (16 giorni): «Tale tendenza risulta essere generalizzatae riscontrabile per idi-versi coronarti delle Pubbliche am­

ministrazioni, sebbene permangano situazioni differenziatealivello terri­toriale», ammette ilMef. Complessi­vamente ilNord risulta un pagatore più puntale, con tempìmediamente inferiori di 8 giorni mentre il Sud fa registrare un valore medio superiore di 11 giorni, nel Centro emerge un tempo medio di pagamento di 3 gior­ni superiore.

Differenze si riscontrano anche nei tempi di pagamento dd diversi Enti, con le Regioni che mostrano le migliori performance mentre gli enti pubblici nazionali e la categoria "al­tri" peggioranoltempi, conil ritardo medio che passa da5a7giorniedao a 1 giorno.

Ma al di là dd numeri totali d so­

no settori che continuano a essere molto esposti I costruttori dell'Ance segnalano andie un'aggravante e doèche le pubbliche amministrazio­ni continuano amettere inatto pras­si gravemente inique: a fine 2019, in-fatti, il 92% delle imprese dichiarava di aver ricevuto richieste di ritardare l'emissione dei Sai (Stato di avanza­mento Iavori)oFinvio delle fatture e di accettare, in sede di contratto, tempi di pagamento superiori alle tempistiche 0 dirinundare agli inte­ressi di mora. Ritardi questi che poi le aziende pagano. Come? Secondo l'Ance il 35% delle imprese deve ri­correre aduna riduzione degli inve­stimenti, mentre circa un quarto (il 22%) è obbligato a ridurre il numero dd dipendenti.

Ritardo medio nei lavori pubblici

Giorni medi di ritardo. Dati semestrali

160 159 160

2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 19 Nota: nel grafico sono Indicati i ritardi medi oltre I termini fissati dalla legge. Fonte: Ance - Indagini rapide 2010-2019

L'OSPEDALE MAGLIA NERA

A Catanzaro 504 giorni di attesa

Il palmares per la struttura pubblica più ritardaria, almeno nel saldo delle fatture del Servizio sanitario nazionale, se lo aggiudica l'azienda ospedaliera Mater Domìni di Catanzaro che

per gli acquisti nd biomedicale - i dispositivi medici e le apparecchiature necessarie per far vivere un ospedale - d mette addirittura 504 giorni per pagare. Un record negativo dd «pagherò» quasi eguagliato da altre strutture sanitarie, tutte del Sud, che superano o quasi un anno per saldare le proprie fatture. Secondo il monitoraggio di Confindustrìa Dispositivi medid l'azienda sanitaria provinciale di Crotone ci

impiega 425 giorni mentre l'azienda sanitaria provinciale di Catanzaro 374. Se sul podio ci sono strutture calabresi, subito sotto c'è l'Asl 2 01bia(330 giorni) e l'azienda ospedaliera Pugliese -Ciacdo (316).

L'ASL VIRTUOSA

Pordenone paga in anticipo

SANITÀ LOCALE 5

Non tutta la Pubblica amministrazione paga in ritardo. I tempi di attesa per il saldo delle fatture si sono mediamente ridotti ovunque, e in certi casi c'è chi è così virtuoso da pagare addirittura in anticipo rispetto ai tempi massimi previsti. Nella Sanità a esempio - dove non si dovrebbero superare i 60 giorni di attesa - l'azienda sanitaria 5 Friuli Occidentale di Pordenone paga alle aziende gli acquisti di dispositivi medici in 35 giorni, in pratica 25 giorni prima del tempo limite previsto dalla direttiva europea dei pagamenti E così fa anche l'Asl 5 Spezzino in 44 giorni o l'azienda socio sanitaria territoriale di Lodi che salda le sue fatture in 47 giorni. Sempre sotto i due mesi di tempo pagano anche la virtuosa Asl 4 Chiavarese (47 giorni) e il Grande Ospedale Metropolitano Niguarda(49 giorni).

NUMERI

LAVORI PUBBLICI

133 giorni Attesa media negli appalti In media le imprese che

realizzano lavori pubblici vengono pagate 133 giorni (circa 4,5 mesi) dopo l'emissione degli stati di avanzamento Lavori, contro i 60 giorni previsti dalla normativa. Rispetto a 6 anni fa i tempi si sono dimezzati

COMUNI

79% Enti locali più ritardali A fine 2019 il 79% delle imprese segnala ritardi da parte dei Comuni. Le Province e le Regioni sono inoltre indicate come responsabili di ritardi rispettivamente dal 40% e dal 27% delle imprese. Negli ultimi mesi - segnala l'Ance - è diminuita la percentuale di ritardi degli enti regionali.

PARTECIPATE LOCALI

27% Le partecipate ancora lente Le società partecipate dagli enti locali e i consorzi vengono indicati rispettivamente dal 27% e dal 15% delle imprese trai ritardatari della Pae rappresentano tipologie di enti sulle quali le misure adottate dal

Governo negli ultimi anni hanno inciso limitatamente in termini di riduzione del fenomeno.

GLI ALTRI ENTI

10% Ferrovie tra I virtuosi Circa un'impresa su 10 dell'Ance segnala inoltre ritardi da parte dei ministeri, di Anas o degli enti del Servizio sanitario nazionale mentre Ferrovie dello Stato (RFI) continua ad essere caratterizzata da poche segnalazioni da parte delle imprese.

RICHIESTE ILLEGITTIME

92% Contratti "vessatori" A fine 2019 il 92% delle imprese dichiara di aver ricevuto richieste di ritardare l'emissione dei Sai (Stato avanzamento lavori) 0 l'invio delle fatture, di accettare, in sede di contratto, tempi di pagamento superiori alle tempistiche o di rinunciare agli interessi di mora in caso di ritardo

• C S S ' !•?< . (listoni •JJBÉHPV^^Hfiyr

fiancarle: ^BtSSPt^BKk^ì la Bce detta Q j R ? y f f l j y t o - M : le regole Mr i i f i j l l ̂ P & J r j *

" ' " " * " " * * " , ' - . _ Riforma Rscalc ofctent™ scmpUrkartw

35% H j | S5S&- H m

133

IIK

I P issa, imi

''i""**ìsL B j E i E ^ B j j ZZmT~

SANITÀ LOCALE 6

L'ambulatorio solidale dove si curano i più poveri •Oltre 400 le visite effettuate: ci sono anziani, 1̂1 sindaco Ciriani: «Dimostrazione che questa disoccupati e stranieri. Operano medici volontari città ha anche una grande vocazione sociale»

AMBULATORIO SOLIDALE

PORDENONE Circa quattrocento vi­site in due anni per l'ambulatorio medico solidale di via San Quiri­no. La struttura, inaugurata alla fine del 2017, ha effettuato infatti 94 visite nel corso del 2018 e altre 262 nei primi dieci mesi del 2019. E altrove si pensa a replicare l'ini­ziativa. "Il progetto - spiega la coordinatrice Raffaella Manias Campagnutta - è nato circa due anni fa, dopo una lunga gestazio­ne, alla luce della riflessione su un dato: in Italia, milioni di per­sone non si curano per motivi economici. La sua realizzazione è stata possibile grazie a una si­nergia fra pubblico e privato, che ha visto protagonisti l'ammini­strazione comunale, la Fondazio­ne Bcc, l'Associazione "San Pie­tro apostolo" che cura la parte or­ganizzativa e l'Ordine dei medici. Si tratta di un bellissimo mosai­co, in cui ogni tassello è comple­mentare agli altri. L'obiettivo è quello di dare un servizio di visite specialistiche alle persone non capienti, quelle cioè con un Isee inferiore a Binila euro".

I NUMERI All'interno dell'ambulatorio

operano 23 medici specialisti, per la maggior parte ex primari,

oltre a segretarie e infermiere: un numero, quello degli specialisti, che è aumentato con ulteriori adesioni arrivate dopo l'avvio della struttura. "E ora - spiega la coordinatrice - altri medici di al­tre province ci hanno contattato per poter realizzare un progetto simile al nostro". A confermarlo, il presidente dell'Ordine dei me­dici Guido Lucchini: "Ci sono sta­ti colleghi, lontani dalla nostra provincia, che avevano criticato l'iniziativa, ma ora stanno comin­ciando ad avvicinarsi". La suddi­visione per specialità "fotografa", per certi aspetti, la situazione del­la sanità locale: di fronte alle lun­ghe liste di attesa per le visite oculistiche, chi ha la possibilità di farlo spesso si rivolge al priva­to; analogamente, chi abbia ne­cessità di una visita in tempi bre­vi ma non possa permetterselo viene indirizzato dal medico di famiglia alla struttura di via San Quirino. Ad aumentare il nume­ro delle visite oculistiche è, inol­tre, la disponibilità nell'ambula­torio di due specialisti. Da genna­io a ottobre del 2019 sono state dunque cento le visite oculistiche effettuate, seguite da 30 visite gi­necologiche, 24 ortopediche, 19 dermatologiche, 16 nutrizionisti-che, 14 cardiologiche, 13 psichia­triche, dodici pneumologiche e

dieci psicologiche. Per quanto ri­guarda la distribuzione nel corso dell'anno, il numero delle presta­zioni dei 23 specialisti è andata aumentando nel corso del tem­po, attestandosi su una media di una trentina al mese. IL SINDACO

"Questo è un luogo - sottolinea il sindaco Alessandro Ciriani, in­tervenuto assieme all'assessore alle Politiche sociali Eligio Griz-zo - in cui si sviluppa un'azione sociale concreta. È una struttura che è un unicum a livello regiona­le, e sta diventando un esempio che può essere clonato anche al­trove. Non nasce da un desiderio o da un capriccio, ma da un biso­gno. Anche nel nostro territorio, infatti, ci sono fenomeni metro­politani come alcune sacche di marginalità e di esclusione socia­le. Basti pensare che sono circa 3.500 le cartelle sociali gestite at­traverso l'Ambito: tante per un territorio ricco come questo. E non sono tutte persone in condi­zioni di indigenza, ma anche per­sone che hanno problemi di in­clusione e di accesso ai servizi. Non mi sarei aspettato questa crescita così vertiginosa negli ac­cessi. Questa esperienza dimo­stra che il territorio, accanto alla vocazione imprenditoriale, ha anche una vocazione sociale".

Lara Zani

SANITÀ LOCALE 7

Sacile

Mammografia da quattro mesi senza servizio Dallo scorso ottobre il servi­zio mammografia dell'ospe­dale di Sacile non funziona: l'apparecchiatura si è rotta è, nonostante i ripetuti solleciti, non è stata sostituita. A rilan­ciare l'allarme i comitati per la difesa della sanità che coin­volgono direttamente il nuo­vo direttore generale della Azienda sanitaria Friuli Occi­dentale, Joseph Polimenti, chiedendo un suo rapido in­tervento.

Scarabellotto a pagina XI

Quattro mesi senza mammografìa •L'apparecchiatura dell'ospedale è rotta dallo scorso ottobre 1̂1 servizio era fornito una volta la settimana e soddisfaceva Nonostante le promesse fatte non è stata ancora sostituita le necessità di decine di pazienti. Ora ci sono molti disagi

SACILE «Dal mese di ottobre 2019 il

servizio mammografia nell'ospedale sacilese non fun­ziona a seguito della rottura del mammografo che, nonostante i solleciti, non è stato sostituito». A rilanciare l'allarme sono i coordinatori del Movimento cit­tadinanza attiva per Sacile Gian­franco Zuzzi, del Comitato "No tagli alla sanità", Luigi Zoccolan e delPAssociazione a difesa de­gli anziani" Paolo Riccio.

MAMMOGRAFIA SOSPESA I tre coinvolgono direttamen­

te il nuovo direttore generale della AsFo, Joseph Polimeni: «Pur nella consapevolezza che il suo nuovo incarico la metta di fronte a innumerevoli problemi legati alla difficile situazione della sanità pordenonese, da tempo seriamente ammalata, è necessario sottoporvi la questio­ne che riguarda il servizio relati­vo gli esami di mammografia che a Sacile sono sospesi dallo scorso ottobre». I portavoce dei comitati ricordano a Polimeni che «nel corso dell'ultimo incon­tro con i vertici dell'Azienda sa­

nitaria ci era stato detto che la Regione stava visionando il pre­ventivo di spesa per l'acquisto di una apparecchiatura di ultima generazione, che doveva poi passare per una gara».

APPELLO AL DIRETTORE Zuzzi e Zoccolan evidenziano

come l'assenza del Servizio, che era fornito una volta alla setti­mana e soddisfaceva le necessi­tà di decine di pazienti, «stia creando ulteriori disagi al no­stro territorio, già pesantemen­te penalizzato dal taglio di altri

L'ACCUSA DI COMITATI E MOVIMENTI CONTRO «UNA POLITICA SANITARIA DEL TUTTO SBAGLIATA E POCO LUNGIMIRANTE» LA FUGA IN VENETO Servizi sanitari». Da qui «l'ap­pello forte a prodigarsi con sol­lecitudine per riattivare questo importante esame che riguarda la senologia e che potrebbe, se utilizzato con maggior frequen­za, contribuire a snellire le lun­

ghe liste d'attesa». E l'auspicio che «tra i vari incontri che lei sta promuovendo o a cui viene chia­mato a intervenire, possa trova­re un ritaglio del suo tempo per incontrare e ascoltare la viva vo­ce di chi, come noi, ha svolto in questi anni e svolge tutt'ora il ruolo di sentinella sul territorio. Per controllare il funzionamen­to e le criticità dei Servizi sanita­ri, con attenzione giornaliera e costante tra i cittadini che sono stati e sono fruitori, spettatori e vittime in gran parte incolpevo­li, del malfunzionamento, spe­cie nel nostro territorio, della sa­nità regionale». L'ACCUSA

E qui l'accusa: «Si tratta - se­condo comitati e movimento -di una sanità frutto di scelte di politica sanitaria nel pordeno­nese, terra di confine con l'ag­guerrito Veneto, del tutto sba­gliate e per nulla lungimiranti, portate avanti con la complicità delle amministrazioni locali. Ri­conosciamo che il compito che la attende non è semplice», ma ribadiscono «l'auspicio che da parte sua ci sia un impegno par­ticolare sulla sanità pordenone-

SANITÀ LOCALE 8

se che merita più attenzione e investimenti, anche per argina­re la continua migrazione verso la sanità veneta che rappresen­ta, oltre ad una perdita in termi­ni economici, anche uno svili­mento per l'offerta sanitaria».

Michelangelo Scarabellotto

LA PROTESTA L'ospedale di Sacile dallo scorso ottobre non può più fare mammografie perchè si è rotta l 'apparecchiatura

SANITÀ LOCALE 9

Il vescovo: «L'attenzione alla salute è uno dei primi doveri della politica»

IL VESCOVO PORDENONE "L'attenzione alla sa­lute e al benessere delle persone è uno dei segni più belli della maturità di una società": a sotto­linearlo, il vescovo di Concor­dia-Pordenone, che ieri ha visi­tato per la prima volta l'ambula­torio solidale di via San Quirino. Prima l'illustrazione del proget­to, poi un breve giro fra le stan­ze dove i medici effettuano le vi­site, collocate nel prefabbricato che era rimasto libero dopo il trasferimento dei Servizi sociali a Palazzo Crimini, in piazzetta Calderari e che ora - dopo avere subito alcuni interventi di riqua­lificazione - ospita, oltre all'am­bulatorio, alcune associazioni di volontariato. "Possiamo rin­graziare veramente il Signore per questa attenzione alla salu­te che c'è nel nostro territorio -ha aggiunto il vescovo -. Qualco­sa che non va c'è sempre, ma credo che siamo più che serviti, con strutture e persone. Questa problematica di povertà sanita­ria c'è, perché in ogni territorio ci sono sacche di povertà invisi­bili. Essere attenti alla salute e al benessere delle persone cre­do sia uno dei compiti principa­li della politica e della società".

IL PROGETTO

MONS. PELLEGRINI PER LA PRIMA VOLTA IN VISITA ALLA STRUTTURA BENEDICE L'INIZIATIVA

A illustrare il progetto a mon­signor Pellegrini sono stati an­che i rappresentanti delle altre realtà che hanno contribuito a realizzarlo, dal presidente della Fondazione Bcc (che ha finan­ziato il progetto) Giancarlo Zan-chetta all'Associazione "San Pie­tro apostolo" che si occupa della gestione e a Guido Lucchini per l'Ordine dei medici: "L'Ordine dei medici - ha spiegato que­st'ultimo - è un'istituzione che si è sempre dimostrata molto vi­cina alle iniziative come questa. Lo Studio medico solidale era uno dei primi punti del pro­gramma che avrebbe voluto svi­luppare, e ha avuto questa occa­sione unica per farlo. Sempre più si riescono ad attuare quei risultati che lo Studio medico solidale si proponeva, di essere vicini alle persone svantaggia­te". Proprio i medici di medici­

na generale hanno infatti un ruolo chiave: a loro spetta infat­ti il compito, su indicazione dei Servizi sociali, di indirizzare i pazienti che hanno i requisiti previsti allo specialista dell'am­

bulatorio medico solidale. "Quattrocento visite - continua - sono un numero importante, anche se naturalmente piccolo rispetto al numero di visite spe­cialistiche erogate dalla sanità sul territorio". E cita i numeri della sanità, con "1.830 pazienti assistiti a domicilio e 640 ricove­rati in ospedale, quelli che han­no bisogno di un'intensità di cu­ra maggiore. Abbiamo un terri­torio organizzato e ben presidia­to - conclude -, un ospedale dif­fuso che c'è, anche se non si ve­de". Ed è stato ancora il vescovo Pellegrini a mettere l'accento sulla sinergia che ha portato al­la realizzazione della struttura di via San Quirino: "Importante è stata la sinergia - ha evidenzia­to -. Spesso ci riteniamo noi ge­stori di tutto: riconoscere le ric­chezze degli altri credo sia im­portante, apprezzarle e poi fare questo sforzo di mettersi insie­me, anche se non è sempre faci­le".

L.Z.

OLTRE Al VOLONTARI RUOLO CHIAVE DEI MEDICI DI BASE SONO LORO A INDIRIZZARE I PAZIENTI INDIGENTI

SANITÀ LOCALE 10

Sviluppolmpresa e sanità, il Pd ora alza il tiro

SHAURU: «LA GIUNTA FEDRIGA PASSI DALLE PAROLE Al FATTI E PENSI Al COMUNI SENZA PERSONALE E CON RISORSE FERME»

SEGRETARIO Cristiano Shaurli

DOPO IL VOTO

UDINE La vittoria Dem in Emi­lia-Romagna, con un Pd in net­ta ripresa, sembra aver allun­gato i suoi effetti in tempi rapi­dissimi in Fvg, dove ieri il se­gretario regionale dei Demo­cratici, Cristiano Shaurli, ha bersagliato la Giunta del leghi­sta Massimiliano Fedriga su una molteplicità di fronti.

Partendo dal fianco molle che ha prestato il giorno pri­ma il sistema informatico del servizio sanitario regionale, andato in tilt dalle 8.30 del

mattino fino alle 14. Sul fatto specifico l'assessore alla Salu­te, nonché vice presidente del­la Giunta Riccardo Riccardi, ha prontamente affermato che «c'è stato il massimo im­pegno per ridurre al minimo i disagi patiti dai cittadini», ma Shaurli ieri ha ribattuto che «il blackout conferma che la Giunta di Fedriga è solo chiac­chiere». Anzi, che nell'Esecuti­vo «le chiacchiere sono a mille mentre i fatti sono a zero».

Poiché il fermo del sistema informatico sanitario è stato dovuto a un aggiornamento che Insiel, la società informati­ca in house della Regione, ave­va introdotto il sabato prece­dente, il segretario del Pd ha puntato subito l'attenzione su uno dei nodi che considera non risolti dall'attuale Gover­no, ovvero il «rapporto tra sa­nità e Insiel che, si sa, è proble­matico». Il punto è che, visto dal maggior partito d'opposi­zione, «negli ultimi due anni nessuno ci ha messo mano: si limitano a indicare i problemi senza mai trovare una soluzio­ne come su tutto il resto». Da qui il primo affondo alla Giun­ta Fedriga: «Dopo aver accusa­to come sempre chi c'era pri­ma, il presidente della Regio­ne con gli assessori "compe­tenti" mantengano annunci e promesse: pongano la questio­ne dell'aggiornamento tecno­logico dei sistemi informatici a servizio della sanità, trovino soluzioni, facciano scelte». Il vertice di Insiel è stato rinno­

vato a fine giugno 2019, quan­do alla presidenza la Regione ha designato Diego Antonini. Nel Cda sono inoltre entrati Cristina Driusso e Antonio Pi­va, mentre sono stati confer­mati i componenti Anna Ma-reschi Danieli e Shai Misan. Tale governance guiderà In­siel fino a fine 2021 e, secondo l'assessore di riferimento Se­bastiano Callari, «anche gra­zie al contributo del nuovo board, Insiel saprà tornare a esprimersi a quei livelli che l'hanno resa vera e propria ec­cellenza nel Paese sin dal 1974».

Ma quello tecnologico-sani-tario è solo il primo affondo Democratico, poiché Shaurli ieri ha continuato mettendo sotto la lente le altre aree che sarebbero «di chiacchiere» ma di «fatti zero» per la Giun­ta regionale. A partire dalla si­tuazione in cui si trovano i Co­muni, «ancora senza persona­le e con risorse ferme», per ar­rivare all'economia, ha pun­tualizzato Shaurli.

È vero che il disegno di leg­ge Sviluppolmpresa ha finito il suo iter fuori dal Consiglio regionale e ora è pronto ad af­frontare l'Aula per giungere ad essere norma entro febbra­io ma, ha avvertito il segreta­rio, «la legge anticrisi, se tutto va bene, vedrà i primi regola­menti attuativi fra parecchi mesi e quindi qualcosa di con­creto solo a partire dal prossi­mo anno».

Antonella Lanfrit

SANITÀ LOCALE 11

Attivisti contro la gestione della salute nelle carceri • L a protesta ieri mattina in via San Valentino a Udine Schierate le forze dell'ordine IL SIT-IN UDINE Sparuto gruppo di mani­festanti ieri mattina in via San Valentino a Udine, per il sit-in di protesta promosso dall'as­semblea permanente contro il carcere e la repressione che fa riferimento all'associazione triestina "Senza Sbarre". Alcu­ni attivisti hanno distribuito vo­lantini agli utenti del distretto sanitario per denunciare quelle che hanno definito «gravissime carenze dell'area sanitaria, edu­cativa e psicologica, nei con­fronti dei reclusi delle carceri di Udine e Tolmezzo». Presenti

sul posto uomini della polizia, dei carabinieri, della polizia lo­cale e della Guardia di finanza. Nessuno dei partecipanti al pic­chetto ha voluto rilasciare di­chiarazioni, limitandosi a leg­gere al megafono il ciclostile preparato per l'occasione. «Si è scelto di manifestare in questo luogo - hanno spiegato - per­ché è al direttore sanitario che spetta la responsabilità delle funzioni di tutela dei pazienti e di vigilanza sull'opera del per­sonale sanitario operante nel carcere. In particolare i detenu­ti ci informano che, da parte del personale sanitario interno al­la prigione, ci sono gravi e im­motivati ritardi nell'interveni-re tempestivamente, quando cioè ci si sente male, e che l'in­fermeria non è presidiata sulle

24 ore né sui 7 giorni, e questo significa che chi si sente male fuori dall'orario di apertura de­ve essere ogni volta accompa­gnato dalle guardie carcerarie in ospedale (e di conseguenza, attendere che le guardie siano disponibili). Ci sono detenuti con stomia che devono aspetta­re il ritiro della sacca dalla mat­tina alla sera. Vengono sommi­nistrati psicofarmaci senza consenso». Una situazione di «grave carenza» che si vive an­che fuori dalle mura del carce­re, hanno poi sottolineato in manifestanti, «perché la sanità non è più un apparato che ten­ga a garantire la tutela della sa­lute a tutta la popolazione, in modo omogeneo e gratuito, bensì un ingranaggio economi­co».

SANITÀ LOCALE 12

DOPO IL DUPLICE PROBLEMA EI DISAGI DI LUNEDI

Blackout del sistema sanitario Il Pd attacca la giunta Fedriga

Shaurli: «Se si fanno le riforme solo per propaganda, queste sono le conseguenze» In molti non avevano potuto prenotare esami e visite

I due diversi blackout che lu­nedì hanno causato disagi a tutto il sistema sanitario e in particolare a chi si è rivolto ai Cup per prenotare visite o esami diventano un caso po­litico. Il segretario regionale del Partito democratico, Cri­stiano Shaurli, va all'attac­co: «Nella giunta Fedriga con le chiacchiere sono a mil­le, con i fatti restano a zero. II blackout è solo una confer­ma. Si sa che il rapporto tra sanità e Insiel è problemati­co da tempo ma negli ultimi due anni nessuno ci ha mes­so mano: si limitano a indica­re i problemi senza mai tro­vare una soluzione, come su tutto il resto. Per questo chie­diamo che, dopo aver accu­sato come sempre chi c'era prima, il presidente della Re­gione con gli assessori "com­petenti" mantengano an­nunci e promesse: pongano la questione dell'aggiorna­mento tecnologico dei siste­mi informatici a servizio del­la sanità, trovino soluzioni, facciano scelte».

Durante lo scorso wee­kend Insiel ha installato una patch (una parte di soft­ware) nel gestionale su cui operano tutte le aziende sa-

Cittadini in coda agli sportelli Cup dell'ospedale di Cattinara

nitarie del Friuli Venezia Giulia. L'installazione è av­venuta dopo un mese di test durante il quale non si erano riscontrati problemi, lunedì però il sistema è andato in blocco due volte e questo ha comportato disagi per tutto il comparto.

La situazione è poi torna­ta alla normalità nel corso della mattinata, dopo rica­dute pesanti su tutto il terri­torio regionale, Trieste in­clusa, e in particolare in Friu­li. Shaurli nel suo intervento allarga poi il ragionamento, lanciando anche un ammo­nimento a Fedriga e ai suoi

assessori: «Tengano presen­te che se si fanno riforme so­lo per propaganda, rinvian­do ogni decisione a data da destinarsi, queste sono le conseguenze. Vale per la sa­nità, vale per gli enti locali con i Comuni ancora senza personale e con risorse fer­me, vale per l'economia con la legge anticrisi che - pun­tualizza Shaurli - se tutto va bene vedrà i primi regola­menti attuativi fra parecchi mesi e quindi qualcosa di concreto solo a partire dal 2021».—

A.P. [.•nlPiìf::il.ZI(>!P-;iSfH\;AV

SANITÀ LOCALE 13

È operativo il Cup nelle farmacie isontine per prenotare esami specialistici e visite Battaglia durata vent'anni e vinta da Federfarma. Marzini: «Sviluppo positivo ma non possiamo ancora far pagare i ticket»

Francesco Fain

«Siamo operativi. Nelle far­macie isontine è ora possibi­le prenotare gli esami e le vi­site specialistiche».

Lo dice, giustamente, con un pizzico d'orgoglio il presi­dente di Federmarma Gori­zia, Pierpaolo Marzini. Per­ché se ne parlava da vent'an­ni. Ma, per un motivo o per un altro, mai si era riusciti a condurre in porto un'iniziati­va da sempre molto richie­sta dai cittadini, soprattutto da quelli che risiedono nei paesi. Ora, però, si è voltata pagina. E sono apparsi an­che dei cartelli che avvisano l'utenza di questa possibili­tà.

«Il primo giorno - ammet­te Marzini - c'è stato un po' di comprensibile disorienta­mento fra i colleghi, visto che si trattava di una novità assoluta per la nostra catego­ria. Qualcuno ha iniziato ad operare più proficuamente, qualcun altro si è scontrato con qualche agenda chiusa. Ma il bilancio è buono, so­prattutto in quelle località

dell'Isontino che sono più lontane, fisicamente, dai Cup degli ospedali».

Peraltro, domani è stato programmato un incontro informativo, aperto agli ad­detti ai lavori, per fare il pun­to della situazione e selezio­nare le criticità che si sono presentate. «Poi, le affronte­remo assieme alla neonata Azienda sanitaria universita­ria Giuliano Isontina per ri­solverle. Ad esempio, a cau­sa del cambiamento dell'A­zienda da Aas 2 ad Asugi, og­gi, non possiamo incassare perché c'è ancora Ylban vec­chio. Anche questa proble­matica, però, sarà supera­ta».

L'attivazione del servizio, molto richiesto dalla cittadi­nanza, fa seguito all'accor­do firmato nell'agosto scor­so tra l'allora Aas 2 e Feder­farma Gorizia, Federfarma Udine e Assofarm «per l'atti­vazione delle funzioni di sportello Cup presso le far­macie convenzionate pubbli­che e private». Sono stati ef­fettuati dei corsi destinati ai farmacisti che, così, hanno

potuto acquisire le compe­tenze necessarie per gestire il Cup. Tutto ciò è avvenuto su base volontaria ma se si vuole puntare a un ruolo in­tegrato della farmacia era ed è quantomeno consiglia­bile non lasciarsi sfuggire questa occasione. Finalmen­te, si è parificata la nostra si­tuazione al resto della regio­ne.

Perché è importante un Cup in farmacia? «Perché as­sistiamo a un aumento dell'e­tà media della popolazione. Parallelamente sono in cre­scita le patologie. Aumenta­no anche le esigenze dei pa­zienti. In più, i nuovi canoni occidentali sono quelli di cer­care di curare a casa i pazien­ti, procedendo con una deo­spedalizzazione. Dare la pos­sibilità ai cittadini di effet­tuare le prenotazioni nelle farmacie è importante. E lo è soprattutto nei paesi, che so­no più lontani agli ospeda­li», ripete oggi Marzini. Che sottolinea un concetto a lui caro: far diventare sempre più la farmacia «il primo pre­sidio sul territorio». —

LO SCENARIO

Gorizia si è adeguata al resto della regione

Quella dell'Isontino era ri­masta l'unica Azienda sani­taria a non aver ancora rece­pito la risorsa di avere un Cup ma con il direttore ge­nerale Poggiana è stata tro­vata una veloce intesa, do­po l'insuccesso con le gestio­ni precedenti.

In questa maniera, si pos­sono intercettare meglio i

bisogni delle persone. «Si scoprono, con il rapporto di­retto con il farmacista, aspetti della salute dei citta­dini. Si può intercettare, ad esempio, il diabete. Diven­tare Cup è un arricchimen­to per il territorio e per l'u­tenza», ha spiegato di recen­te il dottor Pierpaolo Marzi­ni di Federfarma. E soddi­

sfazione fu espressa anche dallo stesso Poggiana all'at­to della firma dell'accordo. «Con Marzini ci siamo ritro­vati subito sulla stessa li­nea. Me ne ha parlato e, su­bito, abbiamo stabilito l'in­tesa. Credo che dia una ri­sposta importante alla citta­dinanza», furono le sue pa­role.

Del resto, la modalità di

SANITÀ LOCALE 14

prenotazione delle visite specialistiche ed esami dia­gnostici in farmacia ha pro­prio lo scopo di migliorare l'accesso ai servizi e la quali­tà dell'assistenza. Il ruolo ri­vestito dalla farmacia, nell'erogazione del servizio

in questione, diventa quin­di fondamentale nella me­diazione tra cittadini e atti­vità socio-sanitarie del Ser­vizio sanitario regionale. Il cittadino può recarsi in far­macia ed effettuare le pre­notazioni come se si trovas­se davanti allo sportello

dell'Azienda sanitaria, ma con il vantaggio di non do­ver attendere in coda, po­tendo usufruire del servizio durante tutto l'orario di apertura della farmacia at­trezzata. —

Fra.Fa.

SANITÀ LOCALE 15

WELFARE

Alla casa di riposo di Gradisca 32 posti per non autosufficienti Completato il percorso di riconversione della "San Salvatore" aperta nel 2001 Dalla Regione 100 mila euro per la fornitura di letti e arredi e per la tinteggiatura

Luigi Murciano

GRADISCA. Può dirsi a tutti gli effetti ultimato il lungo per­corso di riconversione della casa di riposo comunale "San Salvatore" di Gradisca d'Isonzo, una delle prime ad adeguarsi alla riforma regio­nale dei servizi residenziali e semiresidenziali per anzia­ni. Oggi la struttura è intera­mente specializzata nell'ac­coglimento di ospiti non au­tosufficienti, con la conver­sione di tutti e 32 i posti di­sponibili.

«Il risultato non era sconta­to - commenta l'attuale as­sessore al Welfare, Sergio Bianchin - ed è frutto di un lungo lavoro di studio porta­to avanti dagli uffici sia del settore sociale che tecnico sin dal 2015, dall'ente gesto­re col suo personale, e natu­ralmente dalla precedente amministrazione, in testa l'assessore ai Servizi sociali Francesca Colombi».

La San Salvatore era stata inaugurata nel 2001 come re­sidenza per anziani con 32 posti letto complessivi di cui solo 11 per persone non auto­sufficienti. L'obiettivo che ci

si è posti fin dall'inizio è stato quello di ampliare la platea delle persone non autosuffi­cienti accoglibili in struttura alla luce delle crescenti ri­chieste in tal senso. Diversi sopralluoghi hanno stabilito come intervenire dal punto di vista strutturale, impianti­stico e di attrezzature, per ot­tenere una classificazione di livello superiore a quello ori­ginario e poter accogliere un maggior numero di persone non autosufficienti. Verifica­ta la fattibilità ci si è mossi in tal senso sia nella imposta­zione della gara di appalto per la gestione della struttu­ra, sia per quanto riguarda­va gli aspetti organizzativi.

Negli anni sono stati realiz­zati l'adeguamento di tutti i bagni per persone diversa­mente abili, un ulteriore spo­gliatoio per il personale ad­detto e uno spazio di cura del­la persona. Contestualmen­te Ù. servizio residenza per an­ziani ha partecipato al ban­do indetto dall'Azienda sani-tarai nel mese di dicembre 2018 per il convenzionamen-to di 21 posti letto per perso­ne non autosufficienti, in ag­giunta agli 11 originari già

convenzionati, venendo po­sitivamente "premiata" nel maggio dello scorso anno. «Il convenzionamento - spie­ga Bianchin - permette, ol­tre che la fruizione di presta­zioni sanitarie e di risorse da parte dell'Aas, anche di otte­nere contribuzioni sia per la gestione della residenza per anziani che destinate agli ospiti non autosufficienti ad abbattimento delle rette do­vute».

Parallelamente è stato ot­tenuto dalla Regione un con­tributo da 100 mila euro per la fornitura e la messa in po­sa di nuovi letti elettrici e ar­redi e per la ritinteggiatura di tutte le stanze e degli spazi comuni. L'autorizzazione de­finitiva all'esercizio per il li­vello di riclassificazione ri­chiesto è giunto infine nelle scorse settimane, aprendola "nuova era" della "San Salva­tore".-

Soddisfatto l'assessore comunale Bianchin: «Il risultato non era per nulla scontato»

SANITÀ LOCALE 16

AZIENDA FARMACEUTICA COMUNALE

La struttura di Montesanto esce dalla lista delle priorità

Il progetto è finito nel cassetto L'assessore Obizzi: «Nei primi tempi c'era un po' di interesse. Poi si sono attrezzati anche i supermercati»

Emanuela Masseria

Sembra essere sempre meno probabile che l'annunciata parafarmacia per il quartiere Montesanto-Piazzutta, cura­ta dall'Azienda farmaceutica comunale, veda la luce.

Le intenzioni positive espresse in merito alla sua apertura effettiva risalgono ormaial2016 e al2017. Ase­guire c'è stato un lungo stand by condito da affermazioni possibiliste ma, alla fine, la si­tuazione appare mutata, co­me conferma l'assessore co­munale alle Partecipate, Da­rio Obizzi. «Ormai ci sono al­tre priorità. È un questione in sospeso già da anni e non ne abbiamo, in effetti, più parla­to. Inizialmente era stata va­lutata la possibilità per dare un servizio in più a quel rio­ne. Era stata fatta una previ­sione dei costi di intervento, ma poi a quel punto tutto si è fermato. C'è da dire che era

un momento in cui c'erano di­versi direttori di farmacia, un'altra giunta e un altro as­sessore».

Da qui ulteriori considera­zioni. «Nei primi tempi c'era un certo interesse e una certa richiesta che poi sono scema­ti. Inoltre negli ultimi anni si sono attrezzate con determi­nati prodotti sia le farmacie private che i supermercati».

E, quindi, anche questo cambia un po' il quadro. Il progetto nasceva con l'idea difornire un servizio socio-sa­nitario in uno dei quartiere più popolosi della città. Si sa­rebbe andato a rafforzare il settore delle farmacie comu­nali, collegando il negozio con un ambulatorio medico, in modo da costituire un pic­colo polo sanitario per la zo­na nord di Gorizia che conta circa 6000 residenti, con una prevalenza di anziani. Per quanto con il termine "para-farmacia" si intende solo un'attività commerciale, presso la quale è possibile ac­quistare parafarmaci e pro­dotti farmaceutici senza pre­scrizione medica, in questo caso si ipotizzava qualcosa di più ampio. Insieme agli am­bulatori, l'attività si sarebbe

inserita in un progetto comu­nale di micro sanità territoria­le. Lo scopo complessivo di questo tipo di progetti è di fa­re in modo che l'ospedale ven­ga percepito sempre di più co­me un luogo destinato preva­lentemente ai casi acuti e complessi.

Nel caso di Montesan­to-Piazzutta, l'ottica era parti­colarmente ambiziosa, dato che si trattava di allestire un vero e proprio presidio so­cio-sanitario in un quartiere privo di tali servizi. Un piano possibile, secondo le normati­ve, solamente in presenza di un bacino di utenza di alme­no 3.300 abitanti. Il direttore della parafarmacia avrebbe dovuto essere un farmacista, mentre per il resto del perso­nale, sempre secondo le leggi del caso, non ci sono partico­lari restrizioni. La struttura che, secondo gli annunci, avrebbe dovuto aprire nel 2017 avrebbe avuto un costo di circa 300 mila euro. —

La previsione dei costi di realizzazione era di 300 mila euro ma non se ne farà nulla

SANITÀ LOCALE 17

COMPUTER KO

Il lunedì nero della sanità: «I sistemi Insiel sono vecchi» Il lunedì nero della sanità regiona­le, con il blocco del sistema infor­matico che ha mandato in tilt le procedure di prenotazione delle visite e non solo, ha un colpevole: il sistema datato di cui dispone In­siel. «È come se avessimo una Fer­rari, ma senza una strada per farla correre», sintetizza l'assessore re­gionale Callari. CESARE/PAG. 16

IL BLOCCO DEI COMPUTER

Black-out in sanità L'assessore scarica la colpa su Insiel: «Sistemi vecchi» Vertice della Regione con i tecnici della società in house Callari; «È come avere una Ferrari, ma senza una strada»

SANITÀ LOCALE 18

SEBASTIANO CALLARI ASSESSORE REGIONALE Al SISTEMI INFORMATIVI

Alessandro Cesare

UDINE. Il lunedì nero della sa­nità regionale, con il blocco del sistema informatico che ha mandato in tilt le procedu­re di prenotazione delle visi­te e non solo, ha un colpevo­le: i sistemi operativi datati di cui dispone Insiel. «È come se avessimo una Ferrari, ma senza una strada per farla correre - sintetizza l'assesso­re regionale ai Sistemi infor­mativi, Sebastiano Callari - . Come ho già avuto modo di spiegare, la criticità sulla re­te che gestisce gli applicativi

del sistema sanitario regiona­le si è verificata nella fase di installazione di alcuni aggior­namenti. Gli applicativi forni­ti da Oracle hanno dato pro­blemi con i vecchi sistemi operativi di Insiel: i loro ag­giornamenti sono troppo avanti per i nostri sistemi».

Ieri l'assessore Callari ha avuto un confronto con i ver­tici di Insiel per fare il punto della situazione: «In passato non si è lavorato per migliora­re il sistema operativo di In­siel - prosegue Callari - ab­biamo iniziato a farlo noi, con la predisposizione di uno studio di fattibilità per definire gli interventi neces­sari. Contiamo di riuscirci in tempi brevi: in passato critici­tà come quelle verificatesi lu­nedì avvenivano con mag­gior frequenza, ma l'obietti­vo è di non farle più accade­re».

I disagi causati dal blocco del sistema informatico han­no riguardato le strutture sa­nitarie di tutta la regione, con difficoltà a prenotare le visite o ad accedere alla car­tella sanitaria elettronica, protrattesi dalle 8.30 fino al­le 14. In molti ospedali, così come nei pronto soccorso, si è dovuti tornare a carta e pen­na per la compilazione di re­

ferti e richieste di accerta­menti. «Lunedì mattina l'ag­giornamento del sistema era ancora in corso - precisa Cal­lari - e la parte di memoria ri­masta libera nel sistema ope­rativo di Insiel non è stata suf­ficiente per gestire la mole di dati in arrivo». Per rimettere in sesto Insiel serviranno in­vestimenti, che per ora non è stato possibile quantificare.

Una situazione che ha sca­tenato la reazione del Pd, e in particolare del segretario re­gionale Cristiano Shaurli: «Nella giunta Fedriga con le chiacchiere sono a mille, con i fatti restano a zero. Il blac­kout in sanità è solo una con­ferma. Si sa che il rapporto tra sanità e Insiel è problema­tico da tempo, ma negli ulti­mi due anni nessuno ci ha messo mano : si limitano a in­dicare i problemi senza mai trovare una soluzione, come su tutto il resto. Per questo chiediamo che, dopo aver ac­cusato come sempre chi c'era prima, il presidente della Re­gione con gli assessori "com­petenti" mantengano annun­ci e promesse, ponendo la questione dell'aggiornamen­to tecnologico dei sistemi in­formatici a servizio della sani­tà, trovando soluzioni, facen­do scelte».—

SANITÀ LOCALE 19

ILCASOSARONE

Medici, lo Spi: pronti a condividere gli spazi

CANEVA. Ambulatorio medi­co "in condominio" con lo sportello dello Spi -Cgil e le associazioni: a Sarone po­trebbe essere questa la solu­zione negli spazi attigui alla palestra della scuola. «Un unico locale polifunzione, si può fare - Nazario Mazzotti sindacalista Spi-Cgil ha con­fermato il progetto - . Il Co­mune di Caneva si sta dando da fare per attrezzare la no­stra sede e quella di altre tre associazioni: diverrà anche l'ambulatorio di Sarone. I la­vori sono previsti per qual­che settimana, per sistema­

re il locale in modo da acco­gliere due medici part-ti­me».

Il sindacato e altre associa­zioni ruotano nella sede. «Il Comune ha trovato l'accor­do con l'Azienda sanitaria per l'uso a turno della salet­ta, anche per le visite medi­che - ha sottolineato Maz­zotti - . Il locale che usiamo a turno può essere assegna­to anche ai medici, i quali hanno dato la disponibilità per qualche ora settimanale di servizio. Speriamo sia la volta buona: da tre anni ol­

tre mille residenti a Sarone e dintorni sono privi del medi­co di medicina generale».

Il disagio è soprattutto per gli anziani, costretti a rag­giungere gli ambulatori a Fiaschetti, Caneva o Sacile. «Speriamo che una volta al­lestito l'ambulatorio non dia­no forfait i due medici dispo­nibili a prestare servizio - os­serva Mazzotti -. Il Distretto sanitario ovest ha promesso divincolare a Sarone il pros­simo contratto medico di as­sunzione, dopo il primo pen­sionamento».—

C.B.

SANITÀ LOCALE 20