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PERIODICO DI ATTUALITÀ CULTURA COSTUME POLITICA ECONOMIA E SPORT ANNO II - N°6 / DICEMBRE 2004 PIPPO BAUDO L’INCONTRO Giuliano Ferrara PAG. 6 180.000 copie A SPASSO PER NEW YORK CON RENZO ARBORE ESCLUSIVO R. DI BLASI A PAG. 10 MAURO MAZZA PAG. 9 Lui... vo’ fà l’americano POLITICA QUELLI CHE... L’AVEVO DETTO ITALO CUCCI PAG. 40 SPORT ARAFAT, VITTIMA DEL SUO MITO I PERCHÈ DEL TRIONFO DI BUSH CARMEN LASORELLA PAG. 16 POLITICA www.mondosalute.it PREZZO IN EDICOLA 8 1, 00 ABBONAMENTO A 10 NUMERI 8 10, 00 Tanti VIP per la festa di Mondosalute che compie il primo anno di... successi - Consegnate le Stelle della Comunicazione e della Ricerca nel corso di uno sfolgorante gala all’Excelsior di Roma IN QUESTO NUMERO: PietrangeloButtafuocoGiancarloCalzolariMassimilianoColliIitaloCucci GilbertoEvangelistiLucaGiuratoCarmenLasorellaRosannaLambertucci ManuelaLucchiniLuciaMariRobertoMartinelliPaoloMoscaMarcoNese LucianoOnderFrancescaR.PalmariniMassimoSignorettiDanielaVergara SPECIALE 2004 INSERTO

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PERIODICO DI ATTUALITÀ CULTURA COSTUME POLITICA ECONOMIA E SPORT ANNO II - N°6 / DICEMBRE 2004

PIPPO BAUDOL’INCONTROGiuliano Ferrara

PAG. 6

180.000 copie

AA SSPPAASSSSOO PPEERR NNEEWW YYOORRKKCCOONN RREENNZZOO AARRBBOORREE

ESCLUSIVO

R. DI BLASI A PAG. 10

MAURO MAZZA PAG. 9

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POLITICA

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ITALO CUCCI PAG. 40

SPORT

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CARMEN LASORELLA PAG. 16

POLITICA

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PREZZO IN EDICOLA 8 1,00

ABBONAMENTO A 10 NUMERI 8 10,00

Tanti VIP per la festa di Mondosalute che compie il primo anno di...successi - CCoonnsseeggnnaattee llee Stelle della Comunicazione e della Ricerca nneell ccoorrssoo

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IN QUESTO NUMERO:PietrangeloButtafuocoGiancarloCalzolariMassimilianoColliIitaloCucciGilbertoEvangelistiLucaGiuratoCarmenLasorellaRosannaLambertucciManuelaLucchiniLuciaMariRobertoMartinelliPaoloMoscaMarcoNeseLucianoOnderFrancescaR.PalmariniMassimoSignorettiDanielaVergara

SPECIALE 2004

INSERTO

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~ 1 ~ MONDOSALUTE

PUNTO E A CAPO ● DI ALFIO SPADARO

Avremmo voluto brindare al Natale e al Capodannoin un clima di pace. Senza pensare a ciò che invecequotidianamente ci propinano i racconti di guerradegli inviati in quella martoriata landa irachena.

L’incertezza e l’ottimismo

Invece, pazienza. Quest’anno, come quello passato,lascia il segno della tristezza e se ne annuncia uno in-certo: il terrorismo che non demorde, i combatti-menti che impazzano, la paura che incombe su tut-ti. Lì, dove la furia dell’uomo ha il colore del sangue;qui dove si “piange” perché l’economia ristagna e ilfuturo appare sbiadito come un mattino d’inverno.

SONDAGGIOLa vita deve continuare. Con i suoi intoppi e con gliinghippi; con le gioie e l’amarezza, che sono il saledel quotidiano. Si che non si può fare a meno di pen-sare positivo e prepararsi, sereni, a quel che verrà.In questa chiave, Mondosalute ha fatto una rico-

gnizione a 360 gradi nell’ambito delle istituzioni edella società civile, un veloce e circoscritto sondag-gio. Abbiamo chiesto: “Che 2005 sarà?” E subitoemerge uno spaccato del Paese: contraddittorio maparadossalmente chiaro; dove le luci si alternano al-le ombre e l’ottimismo pur cauto di una parte com-

pensa la preoccupazione latente nelle risposte del-l’altra.Un dato però accomuna tutti ed è l’esigenza forte difronteggiare le priorità, welfare e sanità in capo, a so-stegno delle fasce più deboli. Ed ancora, ilMezzogiorno, che nella denuncia del presidente del-la Repubblica Carlo Azeglio Ciampi rappresenta dav-vero l’emergenza principe, la priorità delle priorità.A tal punto, immaginiamo che non mancherà l’im-pegno di tutti e che, alla fine, il Governo riuscirà atrovare il bandolo della matassa per risalire la china.

MONDOSALUTE CRESCEFrattanto, con uno sguardo all’indietro, ci piace ri-cordare che un anno fa, a ridosso delle feste natalizie,il panorama dell’editoria nazionale segnalò una no-vità: un periodico sui generis, dai connotati apparen-temente di nicchia ma, nella sostanza, decisamentegeneralista: è il nostro, il vostro…Mondosalute, larivista delle grandi firme.Non doveva superare le 120mila copie nel progettoiniziale. Dopo tre mesi, invece, il primo “salto” a152mila. Da questo numero, 180mila; e un supple-mento per la Lombardia.Con questi dati e con le prospettive, che pure esisto-no, si potrebbe parlare di boom, di successo assoluto.

LE “STELLE”Così per festeggiare l’evento, Mondosalute, in col-laborazione con Aiop, cioè l’associazione nazionaledelle Case di cura private, ha pensato di…”bissare”con un altro… evento: la consegna delle “Stelle” ascienziati e giornalisti che nel loro lavoro “abbianodimostrato particolare sensibilità verso i problemi del-la salute e del benessere”. Il dettaglio del Gala in unodei più esclusivi alberghi romani “Il Grand HotelEcelsior” si potranno “assaporare” nell’inserto spe-ciale di otto pagine, dove sono raccontati i momen-ti più toccanti, le emozioni, la gioia e l’allegria deicento (e solamente cento) vip che hanno dato vita al-la festa. Con articoli e tante foto.

AUGURIE con quest’ultima immagine lieve, consentitemi in-fine di rivolgere a tutti un ringraziamento vivissimo:per la pazienza dimostrataci e per l’affetto con cui ciseguite. Senza dimenticare, però, di formulare gli au-guri più sinceri e sentiti. Per un Natale di pace e unAnno ricco di soddisfazioni.

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~ 3 ~ MONDOSALUTE

DICEMBRE 2004

CULTURAReferendum e “fecondazione”Fulvio Di Blasi 23

IL SALOTTOMalattie degenerativedel cervelloA buon punto l’inibitore ParpGiancarlo Calzolari 24

Parliamo di GnatologiaQuando la mandibola è fuori asseAlberto Birillo 25

BENESSEREE’ tempo di fitwalkingFranco Pierini 26

IL SALOTTO DI LUCIA MARI

Protagonisti di un reality show

27

FACCIA A FACCIAPierfranco ContePer vincerlo, diagnosi precoceLuciano Onder 28

ATTUALITÀAnche il cane più belloArrigo Prosperi 32

A RUOTA LIBERAIl ditinodegli intellettuali radicaliPietrangelo Buttafuoco 33

LA SALUTE ALLO SPECCHIOI cristallini artificialiaccomodativiRosanna Lambertucci 34

ATTUALITÀ“Forellino” per arrivareal cuoreFrancesca R. Palmarini 36

LE AVVENTURE DELL’INVIATO160 dischi di Enrico CarusoMarco Nese 37

Cambiano i costumi degli ItalianiTi amo, mai più per letteraAldo Pomice 38

PERIODICO DI ATTUALITÀ CULTURACOSTUME POLITICA ECONOMIA E SPORT

Anno II - n. 6 - Dicembre 2004

Editore SEOP s.r.l.

DirettoreEmmanuel Miraglia

Direttore responsabileAlfio Spadaro

Comitato di direzioneMaurizio De Scalzi, Lorenzo Orta,Enzo Paolini, Gabriele Pelissero,Giuseppe Puntin, Vito Sabbino.

Grafica e impaginazioneAndrea Albanese

DisegniEmanuele Pandolfini

VignetteCesarini, Cirillo, Gagliano, Grella

FotoL. Tramontano, Archivio Aiop, Zefa,

Foto ADC, Turi Mazzaglia

Le firmeLivia Azzariti, Pippo Baudo,

Pietrangelo Buttafuoco, GiancarloCalzolari, Massimiliano Colli, ItaloCucci, Gilberto Evangelisti, Luca

Giurato, Carmen Lasorella,Rosanna Lambertucci, Manuela

Lucchini, Lucia Mari,Mauro Mazza,Roberto Martinelli, Paolo Mosca,

Marco Nese, Luciano Onder,Francesca R. Palmarini, Franco

Pallotta, Massimo Signoretti, LinoSerrano, Daniela Vergara

CollaboratoriAnastopulos, Archimede, VitoBellini, Alberto Birillo, Maria

Marino Cerrato, Ascenzio Diretto,Stefano Campanella, Gian PieroCovelli, Silvano Crupi, Alberto

Calori, Lia Dotti, Marco Forbice,Elisabetta Fernandez, DilettaGiuffrida, Lucio A. Leonardi,

Serenella Livi, DanielaMarini,Stefano Messina, Stefy

Nicolosi, Isabella Orsini, FedericaOvan, Maria Serena Patriarca,Antonio Perfetti, Linda Piattelli

Franco Pierini, Aldo Pomice, ArrigoProsperi, Marina Spadaro, Cristina

Teodorani, Samanta Torchia,Roberto Vitale, Alfredo Zavanone

PubblicitàSEOP

Tiratura:165.000 copie Case di cura Aiop9.000 copie edicola6.104 copie Abbonamento postale

Autorizzazione Tribunale di Roma n°533 23/12/2003Direzione e Amministrazione:

00193 Roma - Via Lucrezio Caro, 67tel. 063215653 - fax. 063215703Internet: www.mondosalute.it

e-mail: [email protected] Istituto Grafico Editoriale Romano s.r.l.

Viale C.T. Odescalchi, 67/A - 00147 RomaChiuso in redazione il 20 novembre 2004

PUNTO E A CAPO / EDITORIALEL’incertezza e l’ottimismo Alfio Spadaro 1

GIORNALE DI BORDO / EDITORIALELe emergenze e le speranzeEmmanuel Miraglia 5

L’INCONTRO / GIULIANO FERRARA

“Quel ministro senza calzini”Pippo Baudo 6

PALAZZO E DINTORNI

Come si spiega il trionfo di BushL’America sconosciutaMauro Mazza 9

QUELLI DELLA TV

A spasso con Renzo ArboreLui vo’ fà l’Americano

Riccardo Di Blasi 10

Lettera ai miei fratelli AmericaniEnzo Trantino 14

APPUNTI DI VIAGGIOQuando dietro un grande uomoc’è una grande donnaDaniela Vergara 14

IL DITO NELL’OCCHIOMentana: promosso o martire?Archimede 16

VISITE A DOMICILIO

Arafat, vittima del suo mitoCarmen Lasorella 17

2005: CHE ANNO SARÀ?

Il futuro del Paese visto da...Gavino AngiusWiller BordonDomenico NaniaRenato SchifaniMaurizio BerettaSergio BillèGuglielmo EpifaniSavino Pezzotta

a cura di Stefano Campanella 18

CINEMARichard Gere di “Shall we dance”Meglio ballerinoLuca Giurato 39

CALCIOSi ritorni a giocare di domenicaMario Caprile 40

L’OSSERVATORIO DI ITALO CUCCIQuelli che... l’avevo detto

41

STORIE DI SPORTFrancesco Moser Il campioneprogrammato al computerGilberto Evangelisti 42

CASSAZIONETutta colpa del bisturi?Roberto Martinelli 44

MEDICINAServono davverogli esami genetici?Daniela Marini 45

LETTERE D’AMOREA Carla FracciCandida farfallaPaolo Mosca 46

SONDAGGIO5 domande a...Raimondo Vianelloe Paola SaluzziFederica Ovan 47

SOCIETÀTradimenti e senso di colpadi Samanta Torchia 48

I PIACERI DELLA VITALa prevenzione? A tavoladi Giorgio Petta 50

MOTORIDecolla la concretezzaMassimo Signoretti 51

I PIACERI DELLA VITABergamotto, questo sconosciutoCurativo e afrodisiaco

di Marco Forbice 52

SALUTEMa l’alcol noSilvano Crupi 54

TENDENZEquella matura attira di piùDiletta Giuffrida 55

ATTUALITÀParlarsi... e dirsi nienteElisabetta Fernandez 57

ECONOMIALa luce in fondo al tunnelLucio A. Leonardi 58

ATTUALITÀ / ConvegnoVitreoctomia 2004Operazione minimalea campo ridottoGian Piero Covelli 60

SALUTETonsille? Meglio tenerleDaniela Marini 61

IL CITTADINO E LA SALUTETre domande ai Direttori generali diAziende sanitarie localiGiorgio RagonaLaura PellegriniPaolo MenduniClaudio Darioa cura di Stefano Campanellae Marina Spadaro 62

Giovanni Tecchiopresidente SicoopS.Tor. 64

BLOC NOTESL’estate della nuova ElladeMassimiliano Colli 65

REPORTAGE

Viaggio intorno al pianeta IndiaQuegli occhi che parlanoMaria Serena Patriarca 66

L’EtnaLa montagna che seduceStefano Messina 68

ATTUALITÀDibattitoRiequilibrare costie servizi buoniLino Serrano 70

ATTUALITÀAllegria per i piccoli malatiLorenzo Croce 71

Le edicole di Mondosalute72

Sommar io INSERTO

pag I-VIII

GRAN GALA ALL’EXCELSIOR DI ROMA

Mondosalute premiai VIP della ricercae dell’informazione

Presentato alla Camera deideputati “Ospedali&Salute”,libro bianco dell’Aiop

DI MARINA SPADARO

DI ASCENZIO DIRETTO

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La visita del Presidente dellaRepubblica Carlo Azelio Ciampi nelMezzogiorno d’Italia ha messo a nu-

do un quadro desolante: dove, alle oppor-tunità mancate si aggiungono priorità disat-tese, trascuratezze, e gravi colpe in chi do-veva fare e non ha fatto e in chi doveva diree non ha detto. Come non condividere lepreoccupazioni del Capo di Stato? Da unascorsa agli interventi che politici e managerhanno firmato su questo pregevole numerodi Mondosalute, constato che non c’è alcun“controcanto”. Anzi. Tutto combacia conquel che emerge anche da “Ospedali &Salute”, il nuovo libro bianco sulla sanitàche annualmente l’AIOP promuove in col-laborazione con le edizioni di Franco Angelie che fissa inequivocabilmente luci ed om-bre di un mondo che nel bene e nel male so-vrintende alla salute del cittadino.

CONFRONTO DI IDEE

Il sen. Gavino Angius (DS) sostiene con for-za che “la sanità è sottofinanziata perché an-che il fabbisogno di servizi è sottostima-to…” e si chiede polemicamente se “il dirit-to alla salute sarà garantito solo se il Tesorolo vorrà”.I senatori Domenico Nania (AN) e RenatoSchifani (FI), da parte loro, auspicando unsistema sanitario a gestione mista pubblico-privato come avviene negli stati più evoluti,danno per scontato che il Governo terrà benpresenti le esigenze del comparto e non ap-plicherà in “finanziaria” i limiti già fissati(2%) per tutti gli altri settori che costitui-scono il “sistema Paese”.Concordano, dalle Alpi a Lampedusa, glioperatori, i dirigenti ASL (da noi intervista-

vizi regionali, essi sono costretti ad… emi-grare: verso le regioni del nord e persino al-l’estero. Si dice per deficit di alta specializ-zazione. Campania, Calabria e Sicilia con Puglia eSardegna si segnalano fra le regioni a più al-ta migrazione e certamente sono riferimen-ti inconfutabili, segnali chiari che il sistema-sanità italiano accusa dei malesseri, e de-nuncia qualche defaillance pericolosa.Noi, da anni, stiamo sostenendo che controquesti disagi i rimedi ci sono e sono a por-tata di mano. Basterebbe fermarsi un attimo

ti, a pagina 62) che a fronte di richieste mon-tanti di servizi (liste d’attesa interminabili…)le risorse esigue mettono preoccupazione.Ed i cittadini?Secondo i dati forniti dall’Agenzia per i ser-

e girarsi attorno, dopodiché rilanciare conun’informazione serena ed equilibrata chele opportunità di servizi importanti e di qua-lità sono lì, a portata di mano.Ci riferiamo alle strutture private e non sem-plicemente per por tar acqua almulino…bensì perché consapevoli che inquelle strutture, senza alcuna aggravio perlo stato e per il cittadino, si può essere cura-ti bene e presto, confortati dai propri cari eda un “personale” professionalmente ade-guato.

I CITTADINI E LA SCELTA

Si tratta perciò di far sapere ai cittadiniquello che è nella legge; e cioè, chePubblico e Privato sono due facce di unicosistema; e che l’accesso alle case di cura nonaggiunge oneri ma avviene come per gliospedali pubblici.In verità, negli ultimi anni, secondo le con-ferme di “Ospedali & Salute” che registra lerisposte di un campione di circa 5.000 citta-dini, si comincia a percepire il messaggio e asuperare i vecchi stantii luoghi comuni.Tuttavia, non penso che basti questa accre-sciuta conoscenza. Occorre, invece, che “chidi dovere” si adoperi per fare vera cultura fa-cendo valere l’opzione della qualità il che èpossibile con una seria valutazione dei requi-siti e del controllo dei risultati. E poi ancorache si affermi il principio della libera sceltanell’interesse del cittadino, sulla base di unsistema che consideri un valore il concetto di“terzietà” l’unico che può garantire la tra-sparenza nei controlli e nei finanziamenti.Su tutti questi punti, mi par di capire, che siè tutti d’accordo. Resta solo da vedere se al-le parole seguiranno poi i fatti.

MONDOSALUTE

GIORNALE DI BORDO ● DI EMMANUEL MIRAGLIA

Dati allarmanti dall’Agenzia per i servizisanitari regionali ma anche impegno forte ditutti a collaborare per dare al cittadino piùassistenza e migliore qualità.

LA SANITÀ, QUESTA SCONOSCIUTA

~ 5 ~

Le emergenze e le speranze

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MONDOSALUTE ~ 6 ~MONDOSALUTE

“Quel ministro senza calzini”

GGiiuulliiaannoo FFeerrrraarraa..L’uomo, il politico,il fustigatore dei vizie delle incongruenzedel palazzo. Un “elefantino”inedito ma sempre simpatico egraffiante.NNeellll’’eesscclluussiivvaa iinntteerrvviissttaaddii PPiippppoo BBaauuddoo

L’INCONTRO L’INCONTROIL DIRETTORE DEL FOGLIO, IRRIDENTE E SCANZONATO ALLE PRESE CON LE PAGELLE…

Chi ti credi di essere?“Dicono tutti che sono un figlio di puttana mamolto intelligente; io credo di essere un po’ stupi-do ma alla fine un bravo ragazzo.”

Stupido perché?“Perché preferisco mettere un accento sulle mieperaltro molto discusse e discutibili doti morali

Ho capito. Senti, quello che fai oggi, ti soddisfa?“Molto. Io, fin da ragazzino, ho sempre amato fare due cose: parla-re e scrivere; e ascoltare naturalmente e leggere, che sono due cosecomplementari del parlare e dello scrivere; che sono due cose che fac-cio dalla mattina alla sera in giornate di lavoro molto lunghe; e que-sto, ovviamente, mi riempie la vita e allontana la mente dal filo dellamorte.”

Quello che tu dici interessa la gente o, secondo te, oggi, c’è unatteggiamento di assoluta apatia?“No, secondo me. C’è un clima nel mondo di attenzione e di ascol-

to reciproco, nonostante che questo clima sia coperto dal tintinniodelle spade e dal rombo del cannone.”

LA POLITICA

E’ vita questa?“E’ l’unica che conosco. Poi non so, si apriranno altri capitoli. Maper adesso in questo mondo mi pare l’unica vita possibile.”

Tu sei stato Ministro dei rapporti con il Parlamento. Come sonostati i tuoi rapporti con la Camera ed il Senato?“Tempestosi, perché il Governo di cui facevo parte era sotto asse-dio da numerose procure della Repubblica; e come dire, sono statidieci mesi di lotta politica impari, di una alleanza scombiccherata,difficile da tenere insieme e di un governo molto litigioso anche per-ché, appunto, non appena eletto, fu messo sotto assedio. Assedio im-proprio, non assedio politico: assedio giudiziario!”

Avere rapporti con tutti i senatori e i deputati; tutti che hannoproprie cause e interessi deve essere impossibile, vero?

“Non è facile certamente, perché in Italia non è come nel sistemaamericano, dove c’è un potere forte, un esecutivo eletto diretta-mente dal popolo e un parlamento, forte anch’esso ma che ha fun-zione di controllo. In Italia, c’è una condivisione del potere: ilQuirinale ha un pezzo del potere; Palazzo Chigi ha un pezzo del po-tere; la Camera ha un pezzo del potere; il Senato ha un pezzo del po-tere. E quindi, come dire, il sistema è consociativo. Cioè, chiama alcontinuo compromesso e i compromessi sono il sale della politica

ma dovrebbero fondarsi anche sulladecisione che è il pepe della politi-ca.”

Alla fine, ti sei “rotto” pratica-mente…No, non mi sono rotto, sono statobuttato giù da Buttiglione. Da lui eda tutti gli altri che hanno contri-buito alla caduta del GovernoBerlusconi. Io avrei continuato acombattere da quella posizione.”

Buttiglione sembra così sempli-ciotto, così angelico, così evange-lico, eppure ha forza a quanto pa-re… o no?“Buttiglione è, secondo me, un ot-

timo intellettuale della politica: che dovrebbe scrivere di più, far va-lere di più le sue doti di argomentatore e di polemista; invece, è in-namorato da sempre della politica di partito e quindi, come dire,questa politica sacrifica l’altro aspetto, quello a mio giudizio più for-te, della sua personalità.”

Strano: Buttiglione ti ha buttato giù e adesso lo difendi…“Non difendo Buttiglione, come ho cercato disperatamente di spie-gare, in mezzo a mille fraintendimenti; non difendo la persona, di-fendo ovviamente il metodo che è il metodo liberale per cui non sidiscrimina nessuno per le proprie idee personali, o peggio ancora,per il suo credo religioso.”

Sì, però, quando uno diventa - diciamo elemento pubblico - de-ve avere rispetto anche delle altre idee: Maritain insegnava

questo. “Certo, e lo insegnava

anche Kant meglio an-cora di Maritain per-

ché molto tempoprima di Maritain.Sulla base di un si-stema filosoficoi m p o n e n t e ,Buttiglione quelloha fatto. Non hafatto altro che cita-re Kant e dire: voi

volete farmi direqual è il mio credo

personale; se volete, velo dico; ma guardate che

non ha niente a che vede-re con il mio rispetto per la

carta dei diritti europei. Nécon la mia convinzione chenon si deve attuare nessunapolitica di discriminazione.”

Giuliano a chi sei simpatico tu?“A un sacco di gente ma tanta, tanta, tanta …”

Più di quanto si possa pensare?“Sì, più di quanto uno possa pensare sulla base degli schemi corren-ti e sui pregiudizi correnti.”

BERLUSCONI & C.

Dimmi una cosa bella e una brutta su Berlusconi…“La cosa bella di Berlusconi è che è un prepolitico, un impolitico eun antipolitico. Cioè, la sua avventura personale nella politica italia-na è imperniata in questa sua differenza che ha messo molto sale nelnostro cibo e lo ha reso più gustoso, più interessante e ha realizzatomolti obiettivi di libertà.La sua cosa brutta è che è un prepolitico, un impolitico e un antipo-litico e che questi scopi e questi obiettivi li ha realizzati in un modoche spesso sconcerta con una imprevedibilità e una tendenza alla ge-stione personale delle cose che preferirei vedere un po’ corretta.”

Praticamente, il suo pregioprincipale è il suo difetto.Giusto?“Certo.”

L’Europa c’è, si farà o resteràsulla carta?“Secondo me, soprattutto do-po l’inizio ufficiale dei nego-ziati con la Turchia e dopo l’al-largamento a 25 paesi,l’Europa, è destinata ad esseresempre di più una grande areadi libero scambio, di libera cir-colazione del capitale e dellemerci e degli uomini, il conti-nente di una moneta unica e diuna banca centrale.”

Sarà un continente politico? Questo è il problema.“Questo mi pare sia un elemento che si allontana nel tempo. É sem-pre più difficile pensare ad una identità culturale europea, una vol-ta risolta la crisi cristiana dal trattato costituzione. É sempre più dif-ficile pensare ad una politica estera comune. É sempre più difficilepensare ad una politica militare di sicurezza comune.”

Non sarà una Europa paese. Sarà una Europa degli scambi, al-lora.“Direi di sì.”

Il Ministro più inutile in questo Governo?“Fammi pensare un momento. Non so su chi debba ricadere la scel-ta. Forse, questo ruolo delle attività produttive mi sembra inutile.Non è una cosa personale verso il Ministro Marzano. Ritengo cheuna volta che c’è il ministero dell’economia così forte, così potente,con tanti poteri, è superfluo tirare fuori il ministero delle attività pro-duttive.”

Breve breve: un aggettivo, un giudizio per ognuno di questi po-litici. Cominciamo da… Follini.“Mediocre”

Fini? “Gli gioverebbe un sangue più caldo”

DI PIPPO BAUDO

C’è un clima nelmondo di attenzionee di ascolto reciproco,nonostante che que-sto clima sia copertodal tintinnio dellespade e dal rombo delcannone.”

La cosa bella diBerlusconi è che è unprepolitico, un impo-litico e un antipoliti-co. La sua cosa bruttaè che è un prepolitico,un impolitico e un an-tipolitico. ”

~ 7 ~

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~ 8 ~MONDOSALUTE

A molti intellettuali era sfuggito che leelezioni negli States sarebbero state unreferendum sul Presidente uscente...

MAURO MAZZA ■ PALAZZO E DINTORNI

Il lungo, pesantissimo dopoguerra in Iraqnon accenna ad esaurirsi. Ogni giorno i nostricoraggiosi colleghi inviati ci raccontano dinuovi attentati, dell’ennesima strage, di untunnel di cui sembra sempre più difficile in-travedere l’uscita. La conferma di Bush allaCasa bianca, in questo senso, non dà ancora ifrutti che la maggioranza degli elettori ame-ricani contava di raccogliere ribadendo inmassa, con un consenso senza precedenti, lafiducia al presidente uscente.

L’America sconosciutaCOME SI SPIEGA IL TRIONFO DI BUSH

La crisi irachena – sullo sfondo la rispo-sta alla guerra scatenata dal terrori-smo - ha dominato la competizione

elettorale: comizi, paure, ricordi, emozioni,speranze. E’ su questo terreno che il candi-dato democratico Kerry ha perso terreno inmodo decisivo. La sponsorizzazione da par-te di network tv e grande stampa d’opinio-ne non è stata decisiva. Né gli è servita la be-nedizione finale (quasi paterna) di BillClinton.Gli americani hanno scelto di non cambiareperché proprio sul tema che, dall’11 set-tembre 2001, è in cima ai pensieri di gover-nanti e governati americani, le differenze trai due erano minime, talvolta irrilevanti. Ecertamente Bush è riuscito meglio dello sfi-dante a rappresentare pulsioni e aspettativedi quella che – palesatasi così forte e mag-gioritaria col voto del 2 novembre – è statachiamata “l’America più popolare, profon-da e vera”.In parte negli Usa, ma soprattutto inEuropa, quest’America era ignorata, sco-nosciuta, sottovalutata. Evidentemente os-servatori, anche stimati e obiettivi, di fronte

a certi temi (atteggiamento verso gli Usa, ri-sposta da dare al terrorismo) smarrisconoimprovvisamente l’abituale saggezza, la ca-pacità di scrutare la realtà e di coglierne le di-namiche emergenti sullo scenario interna-zionale. Sicché, nessuno aveva previsto chesarebbe stata decisiva, nella scelta tra Bush eKerry, quell’America radicata, liberale, reli-giosa che pretende dalla Casa Bianca un’i-dentità precisa, inconfondibile, forte.A molti intellettuali era sfuggito, ad esem-pio, che le elezioni americane sarebbero sta-te un referendum su Bush; che gli america-ni avrebbero giudicato le sue scelte dopol’11 settembre; l’efficacia della risposta alterrorismo; le ragioni vere (e quelle rivelate-si false) che motivarono l’attacco al regimedi Saddam; le troppe vittime americane del-l a guer ra e de l dopoguer rairacheno…Ebbene, quell’America ha deci-so che Bush doveva andare avanti e che, no-nostante errori, problemi e qualche bugia ditroppo, la sua affidabilità era comunquemaggiore rispetto a quella dell’America rap-presentata da Kerry. Ma la “lezione americana” è anche un’altra.

Nei giorni immediatamente precedenti il vo-to, lo scrittore Tom Wolfe (anticonformista,di simpatie repubblicane) in una intervistaaveva raccontato dei suoi amici radical, irri-ducibilmente anti-Bush, che una sera, in unristorante, furono messi in imbarazzo da uncameriere che, ascoltando i loro ragiona-menti “elitari e un po’ razzisti”, dichiarò divotare per Bush senza imbarazzi né comples-si di colpa. “Ecco – concludeva Wolfe – vor-rei che Bush vincesse per la soddisfazione diandare in aeroporto e fare ciao ciao con la ma-nina a quelli che hanno minacciato di lasciareper sempre l’America…”. E’ sicuro che loscrittore non sarà dovuto andare al Kennedydi New York, perché i suoi amici saranno tran-quillamente (o anche rabbiosamente) rimastinegli States. Alla fine, si sa, dopo le accuse egli attacchi in campagna elettorale, chiunquevinca le elezioni, la tenuta del sistema è assi-curata. Non si istaura nessun regime e dopoquattro anni si torna a votare liberamente.Ogni volta, chiunque prevalga, vincono li-bertà e democrazia, i due pilastri su cui pog-gia l’occidente contemporaneo. E’ così inAmerica. E’ così anche da noi.

~ 9 ~ MONDOSALUTE

Bondi?“Dovrebbe combinare la sua lealtà a Berlusconi con latensione che è sempre sacrosanta ad uccidere il padre.”

Calderoli?“Non posso esprimere giudizi perché non porta i cal-zini.”

Rutelli?“Mi pare, pur essendo una vecchia pantegana della po-litica italiana, la più interessante novità degli ultimitempi.”

Fassino?“Un vecchio amico.”

Boselli?“Un socialista che è stato dove i socialisti devono sta-

re ma ci sta in modo un po’ troppo comodo.”

Cossutta? “Un vecchio combattente di una causa perduta.”

Bertinotti? “Un socialista libertario che è passato attraverso la difesa della tradi-zione comunista per realizzare un programma di cui non ho ancoracapito il senso.”

Secondo te è ancora valido il detto di Mussolini: Governarel’Italia non è impossibile ma inutile?“Sempre più valido: inutile!”

GLI ITALIANI

Secondo Longanesi sulla bandiera italiana bisognerebbe scri-vere: ho famiglia. E’ ancora vero?“Sempre più vero.”

Quindi questi concetti sono rimasti immutabili. Proseguiamo: silegge sempre di meno. La gente, Giuliano, la gente non si infor-ma sulla politica, perché?“Non lo so. Probabilmente, la politica non investe le questioni delnostro modo di vita e delle cose in cui crediamo, delle ansie e dellepaure o anche le speranze che abbiamo in modo interessante.”

Oppure la gente, in fondo, conta poco?“Sì, conta poco anche perché la politica sequestra i problemi veri del-la società. Li censura e si occupa d’altro. Perché la gente pensa: machi me lo fa fare? Tanto il mio voto non incide.Tanto come la pensonon incide! Questo filo conduttore tra potere e gente non c’è.”

Da grande, cosa farai?“Posso fare qualunque cosa perché, come dire, è sempre stato il miospirito nel fare quello che ho fatto prima.”

Non hai qualche sogno irrealizzato?“No non ho sogni irrealizzati. Sono una persona provvisoria.”

La sera, vai a letto tranquillo?“Non sempre, perché stare nell’arena pubblica; essere smangiuc-chiato dai leoni, o talvolta, comportarsi da leone e smangiucchiaregli altri, è una faccenda che pesa.”

Qualche ferita c’è sempre. Tu però te le sai leccare benissimo…“Insomma, ci provo.”

L’INCONTRO

La gente contapoco anche perché lapolitica sequestra iproblemi veri della so-cietà. Li censura e sioccupa d’altro.Perché la gente pensa:ma chi me lo fa fare?Tanto il mio voto nonincide. ”

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~ 11 ~~ 10 ~MONDOSALUTE

QUELLI DELLA TV

“Lui vo’ fà l’americano”

Premetto: Arbore è un inguaribile compratore e scopritore di og-getti, suppellettili, giocattoli e “varie” (come diciamo in Sicilia)“minchilitudini”, di cui ha la casa piena fino a far scoppiare gli armadie che adora anche regalare agli amici. E’inoltre un grande collezio-nista di oggetti di plastica anche di valore; per trovarli è capace di“esplorare” e camminare per ore e ore, rifornendosi di cibo e be-vande anche in movimento, come gli aerei da guerra.Ho deciso di intervistarlo, dandogli anche del lei, passeggiando perNew York. Seguitemi, please. Altra premessa: io penso che dopo Matteo Ricci, Magellano eMarco Polo, lei sia il più grande viaggiatore esistente, specializ-zato in grandi metropoli e dintorni. Da dove nasce questa suapassione?“Nasce dal fatto, che essendo nato in una città di provincia, ho fan-

tasticato per troppi anni, su come doveva essere ilmondo; ed essendo rimasto con l’imprinting del cit-tadino di provincia, ho deciso che devo conoscere ilmondo, prima che il mondo conosca me.”

Che sostanza secerne il suo organismo, appenaoltrepassa il confine, per cui diventa un cammi-natore infaticabile, al punto di sfinire chiunquedecida di starle dietro?“Ho una particolare riserva, che io chiamo la riser-va “cammellata”, nel senso che come ai cammelli sidà una botta sulle palle per far loro bere più acquaalla fonte per poter resistere più a lungo nel deser-to, io mi do un colpo, non dico dove… e mi prepa-ro come se dovessi fare il servizio militare; parto con

lo stesso atteggiamento di un marines alla scoperta della città.Mi premunisco di guide di ogni tipo e colore, le confronto e incro-cio tra di loro per individuare i percorsi migliori, i siti migliori e ri-storanti migliori. Dopo di che individuato il primo sito e poi il se-condo e cosi via, parto alla conquista, fino ad un ristorante dove ap-prodare per un frugale pasto.”

RADAR “CERCA STR…ATE”

Prima di arrivare ai luoghi del cibo, che meritano un momento aparte, parliamo del suo “fiuto”: lei è il più grande segugio da og-getti utili e principalmente inutili ma originali che io conosco. Siricorda la sua prima volta da scopritore di c…ianfrusaglie?"Si, io possiedo il cosiddetto “radar cerca stronzate”; è un radar po-

sizionato al centro della mia fronte, che anche se io non volessi, si di-rige verso l’oggetto da acquistare.Ricordo ancora con commozione la prima stronzata che ho acqui-stato: una forchetta con sulla sommità una manovella per arrotolaregli spaghetti. Si gira con la manovella senza muovere il gomito, chefa male alla salute.”

PRELIBATEZZE

Capisco, ma passiamo al cibo. Seguirla nella sua “alimentazio-ne estera” è davvero un’impresa. Lei scova ristoranti ricercati maanche bettole immonde dove si servono pietanze di ogni gene-re ed etnia. Qual è la pietanza più strana che è stato capace dimangiare?“Be! diciamo che tra la frittola palermitana e i vermi di cactus frittimessicani c’è una bella lotta. Devo confessare che accanto ai vermi dicactus ho mangiato anche le formiche fritte e saltate; ma tutto ciò è

niente di fronte alla frittola vecchia.Spiego: la frittola fresca è una cosa;altro è la frittola vecchia di uno-duegiorni, che sa già di carogna ed è piùdifficile da digerire! Diciamo ai let-tori di Mondo Salute di scegliere lafrittola fresca di giornata, presa conle mani da sotto la coperta di lana.”

Questa rivista si chiama MondoSalute: la salute che lei sta met-tendo a repentaglio con questi ci-bi demoniaci… comunque spie-ghiamo ai nostri lettori non paler-mitani, che la frittola è un piattoda strada, conservato caldo in ce-ste o pentoloni coperti da teli di la-

Viaggiare con Renzo Arbore è un’esperienza unica,divertente ma anche faticosissima. Questa voltaperò mi sono sottoposto prima di partire a lunghied estenuanti allenamenti. Arbore è un viaggiatore

instancabile, una sorta di Indiana Jones delle grandi città. Inoccasione della sua ultima tournèe americana e canadese, horaccolto per voi la testimonianza di questa sua grande artedi viaggiatore, curioso ed originale.

INTERVISTA SEMISERIA A RENZO ARBORE. A SPASSO PER NEW YORK, ALLA RICERCA DI C…IANFRUSAGLIEDI RICCARDO DI BLASI

Fra mastodontici building ecoloratissimi stores, il racconto di

un instancabile viaggiatore“curioso di conoscere il mondo

prima che il mondo conosca lui”.

I gusti, gli interessi ei “tic” dell’uomo che hafatto della musica unaragione di vita.L’humor innatodell’artista che nonconosce confini.

MONDOSALUTE

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MONDOSALUTE

QUELLI DELLA TV

na; essa è composta da tutto ciò che si può macinare e tritare diun animale…” “Sì, la bestia praticamente semimorta viene buttata e macinata neltritacarne fino agli zoccoli: nonché speziata e aromatizzata per mi-metizzarne piacevolmente l’odore altrimenti disgustoso.”

Senta Arbore, sono inorridito e preferisco continuare a darle dellei. Tracciamo adesso una giornata ideale dell’Arbore viaggia-tore. Cominciando dalla sveglia che, qui a New York, lei si dà e cidà maledettamente presto.“Sì, sveglia alle 7, ma è anche colpa del fuso orario. Caffé (preparato con la macchinetta portata dall’Italia e denunciataall’imbarco con difficoltà, perchè considerata arma pericolosissimaper la sua composizione metallica che i metal detector segnalano co-me se fosse piena di polvere pirica). Il cibo che accompagna il caffé consta di dolci avvolti in purissimaplastica americana, possibilmente con la scritta “yes colesterol”,comprati in un drugstore. Sotto l’albergo c’è sempre un negoziettocoreano che vende tutto ciò che è commestibile e no. Il coreano delnegozio, per vendicarsi di aver perso la guerra vende particolarmen-te ciò che possa far diventare grassi e deformi gli americani.Dopodichè inizia la vestizione e il riempimento dello zainetto. Lozainetto deve contenere tutto ciò che è utile per “J will surviver”. Perintanto deve contenere un maglione sottile ma sostanzioso, per evi-tare il coccolone, che ti può causare l’aria condizionata americana,appena entri in un negozio o al ristorante. Seguono guide assortite

e aggiornate, macchina fotografica e, quando non ci sei tu, anche vi-deocamera di dimensioni ridotte. Cappello a seconda della stagio-ne: con visiera o tunisino; colbacco se la stagione è fredda, mini om-brello, comprato per strada da un venditore di colore per massimodue dollari; fazzoletti… e poi basta. Perché lo zainetto deve conte-nere le stronzate che comprerò e altre cose piccole e piegate in sac-che impermeabili per stronzate di dimensioni più grosse.Praticamente una matriosca di zainetti.”

Saltiamo il lungo e tortuoso cammino tramagazzini, bancarelle, negozi di dischi eoggettistica di cui lei conosce anche gliingressi di servizio: il pranzo, dove e co-me si svolge?“Il pranzo deve essere di due tipi: frugale ofrugalissimo, perché non puoi perdere tem-po. Qualcuno potrebbe arrivare prima di tea mettere le mani su una stronzata origina-le da comprare. Frugale è quando entri inun daily a prendere un dolce e un caffè; fru-galissimo è quando ti fermi per strada ad unabancarella di hot dog, dove non trovi solohot dog, ma anche altre poltiglie a base dipollo o patate. Ti fermi pochi minuti, cocacola e via…”

Quante ore riesce a tirare avanti così?

“Dalle otto di mattina alle nove di sera, ora in cui Manhattan chiude;tranne downtown, dove si può tornare dopo cena a passeggiare.”

Posso dire che ho visto perdersi per strada i suoi migliori amici?I suoi parenti, anche loro ottimi camminatori, a cui lei impieto-samente, sfruttando l’abbandono da stanchezza, ha affidatoquintali di pacchi e sacchetti da portare in albergo? Per ricomin-ciare a fare compere più leggero e spensierato… Posso dirlo?"Sì, è vero. Ma poi li porto a rifocillarsi in locali e ristoranti come ilBlue room, tra Park e Madison, dove si mangia ottima carne ed al-tro. Poi si scende in un locale sottostante, dove si fa ottima musicajazz dal vivo, o al mitico Blue Note… e dimenticano tutto.”

SUCCESSO AL CARNEGIE HALL

Torno al tu, perché da amico, suo regista e ammiratore, sono sta-to testimone dell’enorme successo del concerto alla CarnagieHall. Un pubblico in delirio nel tempio della musica di New York,dove prima di te gli unici italiani ad esibirsi erano stati Toscanini,Pavarotti e Domenico Modugno. Ti emozioni ancora? “Visto che siamo su Mondo Salute, posso dire che ottengo forti epiacevoli contrazioni del corpo, che partono da una parte bassa e ar-rivano al… cervello.”

Stai per finire un’altra fatica musicale. Ho sentito qualcosa in an-teprima e sono letteralmente inebriato da musica swing e at-

mosfera anche divertente. Cosa vuoi anticiparci?“Sono le canzoni che ho amato e amo ancora, scelte tra i clas-sici Italiani, sia sentimentali che allegre. Quelle canzoni che ionon mi sono mai stancato di ascoltare, sempre verdi e che fan-no parte della mia vita.”

Al pubblico piaceranno sicuramente. Non ti vorrei chiedere nulla sulla televisione, questa sca-tola di immagini che ai deciso da un po’ di anni di osserva-re solo dall’esterno… ma sono tentato dalla curiosità…“Sempre di più la televisione si conferma quello che io dissi unavolta ad “Indietro tutta”: è un cubo di cristallo, dentro il qua-

le se ne vedono di tutti i colori. Purtroppo se ne vedono di tutti i co-lori sempre di più, solo che spesso questi colori, non sono quelli cheio prediligo.”

Finisce l’intervista, ma continua la camminata, in giro per laGrande mela. Da lui continuo ad imparare ed apprezzare la gran-de curiosità ed il rispetto per il mondo ed i suoi abitanti; l’intui-to innato verso artisti e forme d’arte nuove e classiche ma sem-pre originali. E quella capacità di divertirsi e sorridere anche dise stesso che, grazie al cielo, non lo farà invecchiare mai.

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~ 14 ~MONDOSALUTE ~ 15 ~ MONDOSALUTE

cratici era: “ Vota Clinton, un voto due pre-sidenti”. Ma ritorniamo a Laura Bush. Abbiamo det-to amante di buone letture. Ha dimostratodi essere spiritosa quando ha dichiarato: “Anche George farò molto per tutelare la cul-tura. Ha promesso che non scriverà mai unlibro!”.

SMETTILA DI FARE IL COWBOY

Altro aneddoto: nel lungo viaggio del presi-dente per quasi tutti gli stati a recuperare oconfermare consensi , nelle mille tappe perguadagnare voti, Laura, gli è sempre stata vi-cina. Lei garbata e misurata, lui spesso ir-ruento ed entusiasta, sempre a stringere ma-ni, a ricevere abbracci in mezzo alla gente.Soddisfazione per gli elettori, super lavoroper gli uomini della sicurezza. Questa la fra-se di “richiamo “ di Laura: “ Dai George cal-mati , smettila di fare il cow boy !”. La First Lady e’ pignola e precisissima. Nellostaff qualcuno dice che cominci a sceglieregià a febbraio i biglietti di auguri di Natale.

Magari è una leggenda. Confermate pero’sono le sue piccole manie. Tutte trasferite al-la casa Bianca. Le scarpe ( rigorosamente – ecome potrebbe non esserlo- nella scatola ori-ginale ) ordinate secondo il colore. La sua bi-blioteca personale, catalogata secondo un si-stema complicatissimo. E lo stesso – sospet-tiamo – avviene con la collezione di dischi.Insospettabile, invece e’ il genere di musicache preferisce: molti pezzi di Bob Dylan e diBob Marley. La rivelazione e’ di Jenna eBarbara le due gemelle Bush. 22 anni, lau-rea in inglese la prima, in studi umanistici laseconda.A proposito, le First Daughters sono una

delle poche macchie nere nel quasi perfettocurriculum di Laura. Per un certo tempo l’e-ducazione delle figliole deve essere sfuggitaal suo controllo. Due ragazze esuberanti, perusare un eufemismo. Una e’ stata pizzicata aguidare senza patente e forse il cognome l’haaiutata a venirne fuori. L’altra ha avuto qual-che guaio per aver tentato di ordinare be-vande alcoliche in un locale spacciandosi permaggiorenne, quando maggiorenne non

era. Forse qui il cognome Bush, ricordan-do il vecchio vizio del padre, non le ha gio-vato. Goliardate ? E’ probabile di si. Jennae Barbara sembrano aver messo la testa a po-sto .

TERESA HEINZ KERRY

La famiglia Bush , salvo eventi straordinari,fino al 2008 rimarra’ alla Casa Bianca. Moltianalisti si chiedono se il presidente modifi-cherà in questo secondo mandato la sua po-litica. Laura –nessuno ha dubbi - manterra’il suo stile: una donna che ama piu’ ascolta-re che parlare, che non si impone, non urla,non insulta. Gentile. Molto “politically cor-rect”. E, maliziosamente, gli amici di Lauraricordano una gaffe della sua “rivale” TeresaHeinz in Kerry all’inizio della corsa per laCasa Bianca. A un giornalista della Nbc chel’aveva irritata con una domanda ha risposto:“Shove it “ che in italiano suona più o meno:“ Vai a farti f…… “ Questo non e’ “politi-cally correct”. Laura non l’avrebbe mai fat-to !

scuola, istruzione e stato sociale, Laura nonha mai rubato la scena al marito anche quan-do si parlava di questi argomenti. Attenta al-le pause, agli sguardi, agli aggettivi, ai toni.

Tutto in sintonia con la suaimmagine: una first ladydiscreta e affidabile. In un’altra intervista, que-sta volta alla Fox, BillO’Reilly, un giornalistamolto noto negli StatiUniti, le ha chiesto: “ Leiparla di politica con suomarito?” Risposta: “ Si, neparlo” salvo poi aggiunge-re: “ Nel senso che non di-scutiamo sulle decisioni.Parliamo delle decisioni”.Una differenza sottile, masostanziale. Insomma nes-suna ingerenza. Cosi’ al-meno appare. Lontani co-munque i tempi di Bill eHillary Clinton! Lo slo-gan negli ambienti demo-

Sempre “di fianco “ al presidente, mai latentazione di passargli avanti, di preva-ricarlo. Una figura totalmente diversa

da chi l’ha preceduta (Hillary Clinton, un’a-bile donna politica come ha poi dimostrato)e da chi avrebbe voluto seguirla (TeresaHeinz, una manager di prim’ordine). Laurarappresenta l’americana media ed e’ ben con-tenta di farlo. Énei suoi cromosomi. É la fac-cia buona (o, come dicono i nemici, buo-nista) degli Usa. Nata a Midland, il 4 novembre 1948 ( ha ap-pena festeggiato compleanno e rielezione ),Laura Welch Bush è una perfetta texana, vi-cina ai valori della sua terra, rispettosa delletradizioni, di buona famiglia, di ottima cul-tura. Una laurea in scienza della educazionealla Southern Methodist University. Masteralla University of Texas diAustin. Sposata da 27 anni.Si racconta che nel periodopiù buio della vita di GeorgeW. alle prese con l’alcolismo,disse decisa: “O me o la bot-tiglia”. Lui rinunciò all’al-cool. Scelse lei e il ritorno aun’esistenza senza notti bra-ve. Senza sbronze ed ecces-si. Laura l’ha ripagato conuna dedizione che non e’mai mancata. Precisa, paca-ta, concreta: una vera guidaombra per il marito . Ricordo l’estate scorsa laprima intervista che feceroinsieme per questa campa-gna elettorale alla CNN.Nello studio di Larry King.Competente in materia di

APPUNTI DI VIAGGIO ◆ DI DANIELA VERGARA

Laura Bush, garbata e misurata rappresentala grande forza del riconfermato presidente Usa

Se da una parte George W. Bush ha vinto su JohnKerry, dall’altra Laura Bush ha vinto su TeresaHeinz, la ricchissima moglie dello sfidante. Tantofemminista e indipendente quest’ultima, quanto ti-mida, ma decisa, Laura.

Quando dietro un grande uomoc’è una grande donna

DI ENZO TRANTINO (*)

Carissimi,ho vissuto come tutti la vigilia delle elezioni ameri-cane in un clima di pubblica avversione della quasitotalità delle fonti d’informazione italiane.Sono ricorsi a tutto:dall’indagine compiacente sul-la “macelleria”irachena causata da Bush,amico dipetrolieri e mercanti di cannoni;da un’America ver-minante di disoccupati; dalla sanità che respinge ipoveri costringendoli a morire nelle strade; da le-sbiche e gay verso cui la politica non ha il dovered’intervento in termini morali, ma di occuparsenecome cittadini; a questo, a quello e all’altro, a tuttisi sono rivolti per dipingere un bacchettone inido-neo al ruolo,bugiardo,incolto,e persino “nano”colsuo metro e ottantatre…Dall’altra parte,Kerry, l’arcangelo verso cui i Rutellie i Fassino si recavano in devoto pellegrinaggio perricevere acqua benedetta, per lucrare cioè il “cer-to” successo, trascurando che in tema di politicaestera il nominato era più determinato bellicistadell’avversario.Con tale scenario si aspettava solo di incoronare losfidante perché aveva surclassato ai punti il deten-tore del titolo, in tutti i match televisivi americani.Chiedevo notizie dirette a Voi che da mezzo secolovivete da protagonisti a New York,e la risposta eraantitetica alla sceneggiata italiana,recitata da tut-to il centrosinistra, da giornalisti televisivi e dellacarta stampata,da intellettuali e girotondini,persi-no dalle platee cinematografiche sottoposte al ve-leno schizzato dalla pubblicità anti Bush,filmata daregista collegato ai botteghini…Voi insistevate davanti alle mie preoccupazioni diuomo di destra, occidentale e filoamericano:“staitranquillo,il popolo americano è migliore della pro-paganda italiana”.E mentre i giudici esaminavano i risultati dei varirounds,suffraggette e comici, i soliti nani e le cellu-litiche ballerine brindavano, nella notte, al succes-so di Kerry,annunciandolo come liberazione visce-rale.Poi la verità:Kerry,umiliato dai numeri e corretto nelriconoscerlo.Perché questa lettera? Per chiederVi scuse della miaangoscia della vigilia, per salutare con Voi un po-polo che si alza dalla macerie,orgoglioso di fare,sfi-dando, vincendo. Un popolo-squadra contro tantitromboni sfiatati, solisti abituati alle stecche, di-soccupati psichici in permanente bava velenosa.Così dal rumore siamo passati alla musica: il corodella speranza collettiva, perché la libertà non habandiere.

È di tutti, anche di quelli…Vi abbraccio.Enzo

(*) Presidente Commissione d'indagine parlamen-tare Telekom Serbia

Letteraai miei fratelli“americani”

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~ 17 ~ MONDOSALUTE MONDOSALUTE ~ 16 ~

Il “caso Mentana”. È scop-piato come fulmine a cielsereno, quel giovedì 11 di-cembre alle 20.25, in codaal telegiornale del“Biscione”. Enrico Men-tana, per una volta… sen-za “sparare” bensì concompostezza e malcelataemozione, ha servito la ce-na ai suoi 6 milioni,e passa,di fedelissimi ascoltatori:“signori, questo è il mio ul-timo TG da direttore…”.Una doccia fredda quanto sivuole, sicuramente peròuna notizia annunciata: dadue anni infatti si parlavadel cambio di guardia sullapoltrona dell’ammiragliaMediaset. È successo, edora…Fra “Chicco mitraglia” ed ilcavaliere s’era interrotto unfeeling che durava da oltredue lustri. In verità il pre-mier si vantava di non avermai interferito sulla conduzione del più impor-tante telegiornale privato.E Mentana conferma-va.Andava bene così, per tutti. Così che nessunopotesse gridare allo scandalo di “un’informazio-ne drogata o telediretta”.E perché, invece, si po-tesse sostenere “l’imparzialità dell’uno e la cor-rettezza politica” dell’altro. Tredici anni di suc-cessi professionali e di soddisfazioni… editoria-li; picchi incredibili di ascolti; sorpassi sul tele-giornale pubblico e soprattutto, fidelizzazione aprova di bomba.

SONDAGGI

I sondaggi sull’audience hanno sempre confer-mato i livelli,il target,il gradimento.Insomma,TG5 e Mentana sempre in prima linea: autorevole,equilibrato,confezionato su misura per fasce gio-vani, acculturate, possibilmente del centro-nord… Ed allora, perché cambiare squadra se

questa vince?In questi giorni se lo chiedel’opinione pubblica.E sullemaggiori testate,su carta eaudiovisive, si susseguonointerviste, commenti, allu-sioni, polemiche: in chiaroed in codice.Da Mediaset, Confalonieri(Corsera) dichiara:“Mentana è una risorsa eresta con noi. Anzi vienepromosso…”.Il diretto interessato repli-ca: “Non sono stato cac-ciato,non sono una vittimadello strapotere berlusco-niano,però…”.Una cosa è certa,Enrico harifiutato la direzione dellaGazzetta dello Sport (te-stata per la quale lavoravail padre, Franco) e c’è statoun momento in cui era lì lìper approdare a suon di mi-lioni alla “7” di TronchettiProvera. Da Giuliano

Ferrara (Otto e mezzo), l’ex direttore del TG5 hasinceramente ammesso il “rammarico”di traslo-care ai piani alti, in qualità di direttore editoriale.

MENTANA-ROSSELLA

Al suo posto è già arrivato Carlo Rossella:giorna-lista di razza e direttore di lungo corso,al Corriereinformazione (testata del Corsera fino agli anni70), alla Stampa, al Tg uno e a Panorama.Professionista egregio,attento alle cose del mon-do,esperto di esteri e ben introdotto nelle più im-portanti cancellerie… Stati Uniti compresi.I soliti saccenti (quanti ce ne sono in Italia!) pon-tificano così:“Chicco non segue l’ortodossia ber-lusconiana, Carlo… è più attento alle esigenzedel premier. E con le elezioni alle viste, il TG5…”Questa la vera ragione del cambio? Supposizionisicuramente;ma prima di parlare è meglio atten-dere che Carlo si “manifesti”.Con i fatti.

Dopo 13 anni da direttore del TG/5

Mentana:promosso o martire?

Insomma, passato al setaccio il personaggioArafat, scartavetrato fino all’osso, forse co-me nessun altro prima. Ma quanti tra coloro che dottamente com-mentano la sua parabola hanno toccato la la-vagna? Quanti hanno vissuto il quotidianodella realta’ palestinese? E insieme, quella de-gli insediamenti dei coloni israeliani? O

Gerusalemme, cosi’ santa da essere diventa-ta disumana?

TRAGEDIA PALESTINESE

E’ il quotidiano che non fa notizia, che hascavato l’abisso dell’orrore, perfino piu’ del-le stragi kamikaze o dei bombardamenti e deicarrarmati tra le case. E’ quella partoriente che non arrivera’ mai inospedale, morta in un’autoambulanza fer-mata ad un posto di blocco o quel bambinoche in ospedale c’e’ arrivato, ma che agoniz-za su una branda senza plasma e medicine.L’insegnate, che assente dalla sua casa, la ri-trova occupata al ritorno. Il sedicenne, chevoleva studiare, ultimo sopravvissuto di unafamiglia numerosa, convinto al martirio. Inegozi chiusi. Cosi’ le botteghe artigiane.L’acqua che manca. Il pane strappato da unsoldato per controllare che non contenga unarma e che finisce nel fango, dopo una gior-nata di lavoro. E’ il lezzo di morte ovunque,immanente e annunciata. Sono le scene cheti vengono incontro in quei luoghi, senzacercarle, e le voci e i volti in un teatro che re-plica ogni giorno la stessa tragedia, mentre aldi la’ del confine, gli uomini di buona volon-ta’ con la kippar (lo zuccotto ebraico) elabo-

rano, a loro volta impotenti, il lutto. E’ lo spaccato di una condizione, che va ol-tre qualsiasi errore. Men che meno di un so-lo uomo. Dove i pupari sono altrove, indaf-farati, ora, in nuove ed oscure strategie.Contribuira’, il simbolo-Arafat, comunque,a mantenere i riflettori accesi? ma per quan-to? C’e’ chi si e’ spinto a teorizzare che se lui

non ci fosse stato, niente sarebbe accaduto. Ipalestinesi senza terra, ospiti dei paesi viciniper sempre. Meglio. Cittadini di serie B, enon come oggi, in fondo all’alfabeto. Cosi’non e’ andata, ma in futuro…..no?! Ma l’uomo che giusto trent’anni fa pronun-ciava il famoso discorso del ramoscello d’u-livo e della pistola, con i delegati dell’Onu inpiedi ad applaudire, rimarra’ li’, sotto unaspanna di terra palestinese. E questo suo ul-timo domicilio in Cisgiordania, semplicepietra o mausoleo che sia, restera’ un cardi-ne, forse dell’utopia. Ci saranno altri mille Arafat, ha urlato unadonna di Ramallah. Improbabile, perfinopossibile.

P.S.Nei miei ricordi, di qualche anno fa, l’in-contro, ogni volta di sera, con un uomoogni volta piu’stanco, ma sempre cordia-le, verso una donna quasi galante, che sirianimava via via nella conversazione,furbo e insieme ingenuo, trasfiguratodalla sua passionalita’, perennemente incorsa dietro un sogno. E la sensazione,per l’ospite, di avere tutto il tempo delmondo. In quel momento e per il domani.

padre nobile che sa delegare per costruire ilfuturo, di aver mancato quel passo indietro,forte della sua autorità morale. Lo si rinfaccia a un uomo rimasto per tre an-ni prigioniero tra le quattro mura sbrecciatedella Muqata a Ramallah, nell’indifferenzadel mondo. Trattato da guerrigliero, appun-to, non da statista. E benché aggrappato alla

cassa della sua organizzazione e al controllodell’ intelligence, che non ha mai ceduto, “ilguerrigliero Arafat”, ha finito per contare as-sai poco anche per i suoi, soprattutto quellidi generazioni lontane dalla sua. Vecchio emalandato, testimone impotente ma irridu-cibile, di un disastro: il muro, il terrorismo,il sangue tra le macerie, il futuro negato ai fi-gli dell’intifada.

CONTROVERSO E INQUIETANTE

Pagine e pagine di cronache e analisi sui gior-nali di tutto il mondo, nelle tinte del giallo. (Vivo? no, morto. Morto?! morte cerebrale.Avvelenato?. no. gravemente ammalato. Diche? Sepolto vivo! perche’? dove? da chi? edopo?) La sua immagine, che scorre a rullo,nell’iconografia inconfondibile della kefiaha scacchi bianchi e neri, accoppiata alla giub-ba militare verde oliva. Un simulacro a di-spetto dei segni del tempo, stampati sui trat-ti pronunciati del volto, identico nei mille in-contri, che hanno fatto e disfatto la storia.Identico, piu’ umanamente, nelle tante ma-nie e vezzi nascosti: umorale, vanitoso, scal-tro, cinico, guascone, gigionesco, dai tacchigenerosi, al copricapo (copri-calvizie) apunta come un elmo di Prussia.

Protagonista assoluto su una scena affol-lata di comparse, già intente a giocarsia dadi le sue vesti.

Vittima del suo mito, Arafat, nel bene e nel ma-le. Oggetto di giudizi impietosi, laddove il pre-sente non assolve i vinti e non lo fa la storia. E tra i tanti errori che gli vengono imputati (un guerrigliero, incapace di una visione po-litica, che ha perso l’appuntamento con la pa-ce, per di più corruttore, se non corrotto, edoppiogiochista) è questo il più grande: avervoluto essere il presidente di un paese chenon c’è, a capo di un popolo di profughi, va-te anacronistico di un utopia. La causa pale-stinese (una nazione per chi l’aveva persa)grazie a lui si è imposta all’attenzione inter-nazionale, ha coinvolto le cancellerie, i servi-zi, la solidarietà, le coscienze, ma giunta allacancrena è diventata fonte e fronte del con-flitto più lacerante, epicentro delle tensioni econtrapposizioni internazionali, di armi,culture, religioni. Una causa, appunto, e scomoda e ingom-brante e oramai incontrollabile, per tutti. Nel lungo elenco dei se e dei ma che accom-pagnano la biografia di Arafat, gli si rinfac-cia di non aver capito ( che poi è peggio dinon aver fatto), di non essere diventato quel

VISITE A DOMICILIO ✳ DI CARMEN LASORELLA

Yasser, il raìs: un guerriero incapace di una visione politica che ha persol’appuntamento con la storia. Presidente di un paese che non c’è.Nel racconto di chi lo conosceva bene.

Nella ridda di voci, miste-ri, complotti, che per gior-ni hanno circondato la sor-te di Arafat, perfino unasua miracolosa resurrezio-ne non avrebbe stupito.Anche di fronte alla mor-te, il rais ha continuato adalimentare la leggenda, asuscitare odi e passioni.Adesso riposa in pace, maattorno al suo corpo siaffollano gli sciacalli.Eredi legittimi e avversaripolitici alla ricerca di un'e-redità fatta di milioni didollari e di potere.Previsto, prevedibile.Addio Raìs.

Arafat,vittima delsuo mito

A CURA DI ARCHIMEDE

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2005:che anno sarà ?

2005: che anno sarà ?

Mondosalute ha fatto una ricognizione a 360° chiedendo aqualificati Presidenti di Gruppo al Senato (di maggioranza e diopposizione) nonché ai massimi rappresentanti di associazioni sindacalie imprenditoriali una previsione sul prossimo anno.Il tema: prospettive, preoccupazioni, programmi, auspici.Il punto di vista politico, economico e sulle emergenze più attuali:welfare e sanità. Hanno risposto tutte le personalità interpellate.Ed ecco il dettaglio, che rappresenta il quadro del Paese, con le sueombre e le sue luci.Ma soprattutto... con le aspettative legittime della gente

A CURA DI STEFANO CAMPANELLA

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SEN. GAVINO ANGIUS / DS

SSaanniittàà ssoottttooffiinnaannzziiaattaa

Il 2005, in realtà, è già qui. Già da oggi, da tempo, il nostro paese vive unastagione difficile, che il centrodestra non sa gestire e che proseguirà ancheil prossimo anno. Questo governo è assolutamente impreparato, e in que-

sti anni lo ha dimostrato. Non riesce a far fronte all'economia che ristagna, aiproblemi quotidiani degli italiani messi alle strette ogni giorno dal carovita.Sul fronte della politica, abbiamo visto che le tensioni e le contraddizioni al-l'interno della maggioranza non si sono appianate, al contrario. Sembra anziche la verifica all'interno della Casa delle Libertà non debba mai avere fine.Sulla politica economica, Berlusconi è stato costretto solo pochi mesi fa a sa-crificare Tremonti, il ministro con cui aveva probabilmente la migliore intesapolitica. In Parlamento riescono ad approvare le leggi solo a colpi di fiducia.Ogni volta dicono che è colpa nostra. Noi facciamo ostruzionismo, sostengo-no. La verità è che la coalizione di Berlusconi non ha portato a casa uno solodegli impegni presi con gli elettori. E gli italiani ricambiano con la sfiducia, al-le promesse non ci credono più. Il risultato delle suppletive di autunno è statosignificativo: abbiamo vinto 7collegi su 7.Quanto all'economia, non c'èche dire, Siniscalco è una per-sona piacevole, gradevole,garbata. Ma se il ministro èrassicurante, i contenuti dellaFinanziaria non lo sono perniente. Ancora una volta sia-mo di fronte ai soliti tagli,grandi sforbiciate che riduco-no le r i sorse per i lMezzogiorno, per gli Enti lo-cali e per la Sanità e che avran-no una ricaduta diretta per icittadini. La riduzione delletasse, tante volte annunciata,è ancora carta bianca.Al con-trario, le tasse aumentanomentre diminuiscono gli investimenti nelle infrastrutture, nelle agevolazionialle imprese, che sarebbero necessari per rilanciare l'economia.Anche la sanità continua ad essere sottofinanziata. Le Regioni avevano chie-sto nuove risorse, non le hanno avute. In compenso, verranno introdotte mi-sure di bilancio rigorose e stringenti che costringeranno a tornare al ticket an-che quelle Regioni che fino ad ora avevano resistito a reintrodurli. Il fabbiso-gno del Servizio Sanitario Nazionale è decisamente sottostimato, e sulla que-stione delle risorse finanziarie destinate alla sanità pesano problemi ancora ir-risolti come il nodo dei contratti e il continuo sforamento della spesa farma-ceutica. Il nostro paese ha bisogno di risparmiare sulla spesa farmaceutica, sì,ma attraverso una seria politica per l'industria farmaceutica, il mercato dei ge-nerici, la razionalizzazione della distribuzione. Invece,è stato adottato l'enne-simo decreto-tampone che si è limitato a trasferire la spesa su Regioni e citta-dini. Nel complesso, le risorse assegnate dal governo alla sanità pubblica, co-me le Regioni hanno già fatto presente più volte,non sono assolutamente suf-ficienti a mantenere i livelli essenziali di assistenza, con il risultato che i gover-natori dovranno tagliare servizi e prestazioni, e i cittadini dovranno attingeresempre più spesso al proprio portafoglio.Il governo dovrebbe spiegare agli ita-liani che il diritto alla salute sarà, anche quest'anno, garantito solo se lo per-metterà il Tesoro.

WILLER BORDON / Margherita

BBaassttaa ffaavvoollee!!

Trattandosi di un augurio è ovvio che il primo pensiero è che sia un an-no di ripresa,per tutti e per ognuno di noi.Purtoppo usciamo dal 2004in malomodo; non solo non vi è stato lo sviluppo a livello economico

ma si sono andati ancora di più deteriorando i cosiddetti "fondamentali": ov-verosia tutti gli indici che denotano la salute di un sistema-paese. C'è una pa-rola che addirittura incombe e che non può non fare paura,questa parola è de-clino. L'Unione Europea ha addirittura bacchettato l'Italia perché fanalino dicoda nei consumi, ma soprattutto diviene sempre più evidente che le famiglieitaliane fanno sempre più fatica ad arrivare alla fine mese.C'è una fascia,quel-la di povertà, al di sotto dei 500 euro al mese che sta diventando sempre piùestesa, ma il fenomeno ormai investe coloro che sino a ieri avremmo definitoceti medi, quando non benestanti, che non riescono più a reggere il costo del-la vita.L'attuale instabilità dello scenario internazionale e l'andamento della econo-mia globale che procede a singhiozzi, rende impossibile fare previsioni ottimi-stiche. La sensazione diffusa è proprio la mancanza di certezze in ogni settoredella nostra vita. Sono mancati in questi anni di governo di centrodestra poli-tiche capaci di sollevare il nostro Paese da una situazione che tendeva a rima-nere stagnante. Non solo.Tutto quello che è sta-to fatto ha incoraggiato un processo di involuzio-ne e ci vorrà del tempo per rimettere a posto le co-se, per risanare, per sostenere una reale ripresa.Che fare dunque? La prima naturale risposta èevitare di costruire favole e sogni a cui quasi sem-pre corrispondono bugie ed incubi. Occorre in-vertire, dunque, le tendenze di questi anni di malgoverno.E' necessario investire nei settori più in-novativi e, in particolare - ecco un augurio per il2005 - nel settore della ricerca, della formazionee dell'istruzione.Abbiamo in questi anni reso an-cora più difficile, anche sul piano delle garanzie edelle sicurezze, la vita di milioni di cittadini pre-carizzando ulteriormente l'occupazione, renden-do sempre più insicuri i rapporti di lavoro.Occorreallora: ridefinire regole e garanzie per restituire lesicurezze che finora sono mancate,riscrivere le re-gole di un welfare che stia "accanto ai più giova-ni",che "punti a sostenere la famiglie",che "nonsi dimentichi" di coloro che,anziani,non sono piùproduttivi. In questo campo diventa essenzialeuna sanità davvero alla portata di tutti, che nonper questo rinunci alle punte di eccellenza ma che,anzi, sulla base di incentivi e investimenti, facciasempre di più scorrere gli elementi più avanzatidel proprio sistema nelle arterie dell'intero siste-ma sanitario italiano.Insomma, penso a un Paese capace di rimettersiin moto e che sappia dare reali prospettive agliitaliani, in particolari ai giovani, attraverso politi-che economiche e sociali di ampio respiro. Pensosoprattutto ad una classe politica di persone ca-paci di non vendere illusioni, come purtroppo è

GAVINOANGIUSWILLERBORDON

DOMENICONANIARENATOSCHIFANI

MAURIZIOBERETTASERGIOBILLE’

GUGLIELMOEPIFANISAVINOPEZZOTTA

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~ 21 ~ MONDOSALUTE~ 21 ~MONDOSALUTE ~ 20 ~

2005: che anno sarà ? 2005: che anno sarà ?

”“DOMENICO NANIA / A.N.

OOttttiimmiissmmoo dd’’oobbbblliiggoo

Il 2005 sarà un anno cruciale per la politi-ca italiana, in vista dell’ appuntamentodel 2006 quando saranno rinnovate le

Camere.A primavera è in programma un vo-to di grande rilievo come quello per l’ elezio-ne dei nuovi presidenti delle Regioni e deiConsigli regionali. I riflessi sul piano politiconazionale, in prospettiva del 2006, sarannocertamente notevoli se non decisivi. La Casadelle libertà affronterà questo appuntamen-to con l’impegno giusto e con un approcciopositivo, nella consapevolezza che i nostri“governatori” e più in generale i nostri elet-ti hanno operato in modo puntuale nell’ in-teresse dei territori e delle popolazioni di ri-ferimento.Nel prossimo anno dovrebbero cominciare apercepirsi in modo tangibile gli esiti delle nu-merose riforme che in tre anni il centrodestraha realizzato. Mi riferisco in particolare allariforma della scuola, del mercato del lavoro,delle pensioni, per citare alcuni esempi si-gnificativi. Ma, non bisogna dimenticare il

primo modulo della riforma del fisco, l’aumento delle pensioni minime a circadue milioni di cittadini ed altri provvedimenti, come la “legge obiettivo”, chehanno inciso sugli investimenti, fermi in Italia da oltre un decennio. Si tratta dileggi che finora l’ opinione pubblica in gran parte sconosce.Vuoi per nostra in-capacità, vuoi per la ormai tradizionale impostazione del sistema mediaticoche poco dedica al merito delle leggi approvate.Grande importanza bisogna, inoltre,dare alla finanziaria che il Parlamento stadiscutendo e che affronterà in modo forte le problematiche della crescita delPaese, della sua competitività e, infine, al secondo modulo della riforma fisca-le che garantirà ai ceti medi, alle famiglie monoreddito e in generale a chi stapiù indietro di affrontare il futuro con più tranquillità.E’ un quadro generale che lascia ben sperare, dopo le grandi difficoltà seguiteall’ 11 settembre, e che darà nuovi stimoli al governo e alla maggioranza dicentrodestra affinché negli ultimi due anni di legislatura si completi il pro-gramma elettorale sul quale gli italiani hanno creduto nel 2001.Riguardo, specificamente,al welfare e alla sanità non mi nascondo che si trat-ta di due settori molto complessi e delicati. Ma, anche per essi, nutro molta fi-ducia.Intanto, perché gli interventi fin qui posti in essere dal governo e quelli pro-grammati per il 2005 riservano un’ attenzione particolare sia al welfare che al-la sanità, per i quali il famoso incremento del 2% delle spese statali non saràapplicato. In secondo luogo perché, se come ci si augura, la situazione com-plessiva dell’ economia dovesse migliorare sensibilmente,anche i problemi delwelfare e della sanità potranno trovare soluzioni più veloci e puntuali.

”“SEN. RENATO SCHIFANI / F.I.

CCoommppeettiizziioonnee vveerraa

Il Governo Berlusconi è il più longevo nella storia della Repubblica e si pre-figge di essere un esecutivo di legislatura. E’ la prima volta che accade.Nostro compito è quello di assicurare ancora (e pertanto anche nel 2005)

stabilità al Paese contrariamente a quanto fece l’Ulivo che ha dato vita, nellapassata legislatura, a quattro governi (dei quali soltanto uno votato dagli ita-liani). Nel prossimo anno, seppure in un momento di crisi economica interna-zionale, il nostro obiettivo continuerà ad essere la diminuzione delle tasse perrilanciare l’economia.La riuscita della politica di riduzione del tasso di disoccupazione, frutto dellenostre scelte di politica economica, costituisce una autorevole premessa peruna crescita nel 2005 della nostra eco-nomia ormai in fase di avanzato avvio,confermata dall’ aumento dei consumi diquesti giorni e dal ridottissimo tasso di in-flazione.Venendo più specificamente ai temi eco-nomici,osservo che,dopo aver riformatoil mercato del lavoro (nonché la scuola, lagiustizia e la legislazione delle grandiopere) continueremo anche nel prossimoanno a lavorare per dare ai cittadini unoStato efficiente e al passo con le più im-portanti democrazie europee attraversoil completamento del percorso legislati-vo di altre grandi riforme.Sempre sul fronte economico, osservoche, nonostante l’ aumento del prezzodel petrolio, che incide sulla spesa inter-na e sulle importazioni,grazie all’ azionedel governo Berlusconi il nostro prodot-to interno lordo aumenterà dell’ 1,8% el’inflazione sarà contenuta entro il 2,2%.La Finanziaria della Cdl si prefigge infat-ti lo scopo di contenere la spesa pubbli-ca,paurosamente cresciuta durante i governi ulivisti,rilanciando la nostra eco-nomia.Nel prossimo anno il tasso di disoccupazione scenderà al minimo sto-rico del 7,7% e le tasse diminuiranno ancora per tutti.Infine, un occhio ai problemi del welfare e della sanità.Il nostro SSN compie 25 anni,ma è ancora in fase di transizione.Grazie agli in-terventi del Governo di centrodestra, riesce a mantenere uno dei livelli sanita-ri migliori al mondo.Ulteriori miglioramenti potranno venire dal sistema fede-rale.Tutte le nazioni hanno ormai sistemi misti pubblico-privati. Il problema è quel-lo di capire come effettuare le scelte e come acquisire le risorse.Le nuove risorse si potranno acquisire: accelerando il processo di aziendaliz-zazione; migliorando la formazione dei manager; gestendo meglio gli acqui-sti; migliorando le strutture e gli strumenti con cui si lavora;creando merito-crazia fra gli operatori.Occorrerà, però, attivare anche il reperimento di risorse esterne, favorendo lasussidiarietà, ma, soprattutto, sviluppando le donazioni, il project financing ele fondazioni. Inoltre, sarà necessario introdurre, al più presto, il metodo dellamutualità integrativa.

”“MAURIZIO BERETTA / CONFINDUSTRIA

FFiiaattoo aallllaa rriicceerrccaa

C’è ancora grande incertezza.L’economia italiana è ad un bivio:o rie-sce a consolidare la timida ripresa in corso,ovvero continuerà a sta-gnare ben al di sotto del suo potenziale e dei ritmi di crescita dei

paesi suoi concorrenti.Tanto più che l’economia mondiale mostra segnali di rallentamento dopo es-sere avanzata a ritmi estremamente sostenuti, trainata soprattutto dai paesidell’ Asia orientale e dagli Stati Uniti.L’ Europa,nel suo complesso,ma soprattutto l’area dell’ euro, soffre ancora diritardi strutturali che ne rallentano l’espansione.L’ Italia ha sofferto ancora più degli altri paesi europei anche a causa della suaspecializzazione produttiva, più concentrata sulle produzioni a minore conte-nuto tecnologico.Nel 2005 l’Italia dovrà dimostrare di essere in grado almeno di restare aggan-ciata al passo di crescita degli altri paesi europei.La sfida per il Made in Italy è quella di riguadagnare competitività facendo per-no soprattutto su innovazione e ricerca, rapporto più stretto con l’ università,infrastrutture e sviluppo del Mezzogiorno.Ciò richiederà interventi mirati da parte del Governo, soprattutto a favore del-la competitività dell’ industria e degli investimenti.Occorre rilanciare anche la crescita e lo sviluppo con interventi mirati ed inve-stimenti pubblici.Sono necessari interventi di razionalizzazione e di riduzione degli sprechi.La riforma delle pensioni approvata quest’ anno è sicuramente un primo pas-so positivo in questa direzione, perché innalza l’ età pensionabile e fa partirela previdenza integrativa, ma sarebbe stato più coraggioso cercare di ottene-re effetti sostanziali sulla spesa sin da subito.Anche la spesa sanitaria costituisce un capitolo di importanza cruciale per il ri-sanamento e lo sviluppo – soprattutto nell’ ottica della riforma federalista del-lo Stato – visto l’ enorme peso che esercita sui bilanci delle Regioni.Servono strumenti di monitoraggio nuovi ed efficaci in grado di consentire unasua stabilizzazione.Tra le altre cose, occorrono: una più corretta stima del fabbisogno sanitario;nuovi sistemi di allocazione infraregionale delle risorse; l’ eliminazione dei tet-ti di spesa per gli erogatori privati accreditati; la ristrutturazione ( o la ricon-versione) delle strutture sanitarie pubbliche e lo sviluppo di partnership pub-blico-privato.Non basta quindi la razionalizzazione della spesa.Occorre affrontare i nodi strutturali della riforma dei sistemi sanitari.In conclusione, per il 2005 si richiede un maggior impegno da parte di tutte leparti in gioco, per fare in modo che si realizzino già nell’ immediato, ma in un’ottica di lungo periodo, le condizioni per ridare vigore alla nostra economia ed

”“SERGIO BILLE’ / CONFCOMMERCIO

PPrriioorriittàà aaii sseerrvviizzii

Èdall’ 11 settembre 2001 che l’ economia mondiale è stata costretta afare i conti con alcune variabili indipendenti. Ed è appunto a causa diqueste ultime che le previsioni degli analisti per quanto riguarda il

2005 sono diventate assai più caute e circospette.Accanto, infatti, ad alcunecertezze (vorticoso sviluppo dell’ economia cinese e di quella di altre aree delSud Est asiatico il che comporterà fra le altre cose anche un forte aumento del-la domanda petrolifera), vi sono altrettante incertezze, alcune di carattere ge-nerale (esito del conflitto in Iraq, nuove e, per ora, imprevedibili strategie delterrorismo di matrice islamica), altre che, invece, ci riguardano più da vicino eche sono soprattutto due. Da un lato, vi sono le persistenti difficoltà dei Paesiche operano nell’ area dell’ euro sia a fronteggiare, a causa degli alti costi, lasempre più aspra concorrenza degli altri mercati sia ad individuare nuovi mo-duli e strategie di sviluppo, dall’ altro, la doppia crisi che attraversa l’ econo-mia italiana che non solo continua ad essere oppressa da un devastante debi-to pubblico ma non riesce più nemmeno a offrire prodotti che siano competi-tivi, per prezzo e qualità, sui mercati.Con un’ aggravante:dal primo gennaio 2005 l’ Unione europea ha deciso di li-beralizzare le importazioni di prodotti tessili e di abbigliamento.Ciò comporterà una vera e propria “invasione” di prodotti cinesi con conse-guente crisi proprio di quel settore che, anche a livello artigiano, ha costituitofino ad oggi uno dei core business del made in Italy.Partendo da queste premesse è evidente che le previsioni su quel che potrà ac-cadere alla nostra economia nel prossimo anno non possono essere preoccu-panti.Per risalire la china occorrerebbe per la nostra economia una vera e propria cu-ra da cavallo. Ma di essa purtroppo fino a questo momento non vi è traccia.Per evitare il peggio dovrebbero essere almeno tre gli obbiettivi di una politi-ca di rilancio della nostra economia.1- Un piano di interventi che consenta di accelerare al massimo, specie nellearee del Centro e del Sud, il potenziamento delle nostre infrastrutture di basecioè reti viarie e ferroviarie,logistica urbana e infraurbana,porti,aeroporti,ecc.Procedendo con l’ attuale ritmo – basti pensare all’ enorme ritardo dei lavoridell’ autostrada Salerno-Reggio Calabria – non andiamo da nessuna parte.2- Una programmazione degli interventi che privilegi tutto il sistema dei ser-vizi, l’ unico settore che oggi dia segni di vitalità e di progresso anche sotto ilprofilo occupazionale.3- Tagli consistenti alla parte più improduttiva della pubblica amministrazio-ne,un’ altra palla al piede che oggi la nostra economia non si può più permet-tere.

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~ 23 ~ MONDOSALUTE ~ 22 ~MONDOSALUTE

2005: che anno sarà ?

”“GUGLIELMO EPIFANI / CGIL

EEccoonnoommiiaa bbllooccccaattaa

Guardando alle scelte politiche operate dal governo nelle ultime setti-mane e alla situazione economica del paese non posso che esprime-re grande preoccupazione. Sul piano politico si è consumato nelle

scorse settimane un atto grave. La maggioranza di governo,divisa su tutto,hatrovato però l’ accordo per approvare una legge di riforma costituzionale chedivide il paese, ridimensiona drasticamente il ruolo del Parlamento e delPresidente della Repubblica,consegna al Presidente del Consiglio poteri e fun-zioni enormi.A queste scelte gravi sul piano politico si aggiunge una situazione economicaa dir poco allarmante. Da tempo il paese è fermo.Anzi, sta crescendo la ten-denza all’ impoverimento che non riguarda più soltanto fasce sociali marginali

ma tocca lo stesso ceto medio. Per que-ste ragioni contestiamo radicalmente lamanovra finanziaria del governo.E’ un provvedimento, infatti, che nonpromuove lo sviluppo e gli investimentiné riesce a sanare la voragine creata neiconti pubblici da tre anni di condoni e mi-sure una tantum.Inoltre, il progetto di ri-duzione delle tasse annunciato più voltedal governo è sbagliato e iniquo.Sbagliato, perché non c’è alcun rappor-to tra quel progetto e la ripresa econo-mica. Iniquo,perché premia i ceti più ric-chi. In questo modo, inoltre, si riduconole risorse destinate alle politiche sociali,della sanità, alla scuola, all’ assistenza.Ed è proprio questo l’altro elemento digrande preoccupazione.Prendiamo, ad esempio, la sanità. Si stafacendo di tutto per portare al collasso ilservizio sanitario pubblico. Esso vive, in-fatti, in una condizione di cronica sotto-stima delle risorse destinate al finanzia-mento dei Livelli Essenziali di Assistenzasu tutto il territorio nazionale.Questa sottostima ha portato ad un di-savanzo maturato dalle Regioni nel pe-riodo 2001/2004 di circa 18 miliardi dieuro.A ciò vanno aggiunte le risorse dadestinare al non più procrastinabile rin-novo del contratto dei dipendenti della

sanità. E’ evidente che, a fronte di questa situazione drammatica, la finanzia-ria dà risposte del tutto inadeguate.La quota di finanziamento nel 2006 e 2007 sarà incrementata ricorrendo allaregola del 2%. Ciò sostituisce in realtà un ulteriore colpo al sistema sanitario.Infatti, si stabilisce un tetto di spesa inferiore alla crescita del tasso di inflazio-ne e non si tiene in alcun conto che la crescita media dei costi sanitari si atte-sta attorno al 5%.Alla luce di questo scenario non è difficile prevedere un ulteriore ridimensio-namento delle prestazioni socio-sanitarie.Siamo convinti, infatti, che si deve tornare ad investire nello stato sociale qua-le fattore di sviluppo del paese in alternativa ad una politica del governo sba-gliata.

”“SAVINO PEZZOTTA / CISL

DDii ppiiùù aaii ddeebboollii

Se non si mette in atto una politica economica, che ponga come obiet-tivo prioritario il riavvio del motore dello sviluppo, le prospettive dell’economia italiana per il 2005 sono tutt’altro che confortanti.

L’atteso incremento del PIL, nelle previsioni più ottimistiche, non consentiràneppure il recupero dell’ inflazione.Il sistema produttivo, se non si correggono le attuali linee di tendenza, conti-nuerà nell’ opera di dimagrimento, con effetti gravi sugli assetti sociali perchése non si produce ricchezza e se le nostre imprese non saranno in grado di reg-gere la sfida della competizione nel mercato globale, una redistribuzione delreddito, che si sta restringendo, a favore delle componenti più deboli, è operadel tutto illusoria.La Cisl contrasta, con forza, questa insostenibile prospettiva ed ha posto co-me obiettivo prioritario, sul quale far convergere ogni opportuna iniziativa po-litica, il superamento della attuale situazione di stallo della nostra economiacon l’avvio di una nuova ed intensa stagione di crescita.Le nostre proposte, coraggiose ed innovative, ridisegnano un diverso orizzon-te per il futuro del nostro Paese, sul quale abbiamo lanciato una vera sfida alGoverno, che non è stata ancora raccolta. Non demordiamo, tuttavia, dal no-stro impegno. E lo conferma anche la nostra contrarietà ad una generalizzatariduzione, in questo momento, del prelievo fiscale, perché siamo convinti cheogni risorsa disponibile deve essere impiegata per stimolare e sostenere gli in-vestimenti produttivi,a partire dalle regioni del Mezzogiorno,che sono la gran-de opportunità per una positiva inversione di marcia.Occorre, dunque, per la Cisl cambiare rotta e ridefinire la stessa “mission” delsistema Paese,possibile e realistica solo se si alimenta un virtuoso processo diorganico sviluppo.Che è necessario anche per contrastare ogni tentativo di ri-durre il perimetro dello stato sociale e di affievolire, per il restringersi delle ri-sorse disponibili, lo stesso diritto alla salute. E’ una prospettiva che contraste-remo, con determinazione, perché la soluzione non va affatto ricercata nel re-stringimento dell’area dei diritti, a partire dalla sanità, quanto, al contrario,nell’ estenderla, anche in termini di efficienza e di efficacia operativa.E’ la nostra strategia che coniuga, appunto, sviluppo economico ed amplia-mento dei servizi sociali, il favore delle componenti più deboli.

l’uomo è l’essere il cui agire dipende dalla co-noscenza della verità e non dall’operare ne-cessitante della natura: attrazione per il ses-so, il gioco, il cibo, desiderio di gloria, di ric-chezza, di figli... L’etica implica libertà inte-riore e controllo sugli stati di piacere e di do-lore affinché non siano essi a determinare l’a-gire degradando l’uomo al livello deglianimali e mettendo a repentaglio la verità.Socrate rivela all’occidente la questione mo-rale come questione di coscienza e di princi-pio che non riguarda ciò che si vuole, con-viene o piace ma ciò che piaccia o no è giustoe buono fare.Il pensiero medievale elaborerà l’intuizio-ne socratica giungendo al concetto di per-sona come principio distinto dalla natura.La persona non è ciò che mi rende uomoma ciò che mi rende Fulvio. Come uomo,non posso sfuggire alla mia natura; comepersona, opero liberamente su quella na-tura creando me stesso. Come persona nonsono solo un individuo di una natura ma unsoggetto che trascende la sua stessa natu-ra. La persona non è generica e sostituibi-le. Per ciò, quando la persona è in gioco lademocrazia si ferma perché le preferenze dialcuni non possono negare il soggetto stes-so della libertà. La domanda etica centralesulla fecondazione assistita è se esiste an-che la vaga possibilità che ci siano in giocodelle persone e che possano venire trattatecome soggetti di serie B. Questa domandanon può essere elusa e qualunque sia la ri-sposta va cercata con sincerità etica e amo-re alla verità.

se vissuto cent’anni fa", diceva ad esempio ri-ferendosi alla posizione di Bush sulla distru-zione di embrioni umani per fini di ricercascientifica, "si sarebbe opposto pure allemacchine e agli aeroplani". Idee personali suBush e Kerry a parte, l’attenzione data all’e-tica dagli elettori americani è un segnale al-tamente positivo per le democrazie occiden-tali. L’etica definisce l’essere umano comeessere libero, cioè come persona.In Italia, si è acceso in questi giorni un fortedibattito sulla possibile abrogazione refe-rendaria della legge sulla fecondazione assi-stita. La legge, si dice, è illiberale, limita trop-po la ricerca scientifica sugli embrioni uma-ni e la possibilità di ottenere figli in provetta,favorisce l’esodo all’estero delle coppie ste-rili e rischia di favorire future limitazioni del-l’aborto. A confronto con le elezioni ameri-cane, questo dibattito stupisce per il carenteapproccio alla morale e alla persona.La morale nasce quando Socrate intuisce chel’uomo ha in sé un principio spirituale chetrascende la necessità e universalità della na-tura. È un’intuizione sui concetti di verità edi libertà come opposti ai concetti di istinto,inclinazione, piacere e dolore. Immaginatedi esprimere una certa verità come "La li-bertà non esiste!" Se la libertà non esistesse,quella frase risuonerebbe nell’aria o comeevento casuale o come frutto di una sequen-za meccanica o istintuale; cioè, non sarebbeespressa in quanto vera e non avrebbe signi-ficato. Se espressa in quanto vera, però, quel-la frase è contraddittoria poiché nega la li-bertà che è in essa coinvolta. Per Socrate,

Le presidenziali america-ne del 2004 passerannoalla storia per la determi-nante componente mora-le del voto espresso dagli

elettori e per l’umiliazione dell’eli-tario mondo mass mediatico, colpe-vole di radicale fraintendimento delsentire della popolazione. Il giornodelle elezioni, The New York Timesscriveva in prima pagina che la mag-giore affluenza alle urne era dovutaalla rabbia degli elettori anti-Bushper il risultato del 2000.

Il giorno dopo, sempre in prima pagina, econ un radicale cambio di linea rispetto al-le settimane precedenti, era costretto ad

ammettere che gli elettori si sono sollevati inmassa non per ragioni legate all’economia,alle tasse e perfino alla guerra ma per più raf-finate questioni morali sulla vita e la famiglia.Kerry ha perso per le sue posizioni su abor-to, eutanasia, clonazione, famiglie omoses-suali e per la superficialità con cui ridicoliz-zava delicate questioni morali. "Se Bush fos-

CULTURA

LA COMPONENTE ETICA NEI COMPORTAMENTI UMANI

Referendum e “fecondazione”

In Italia come negliStati Uniti la ricercasugli embrioniumani rappresentaun argomento troppodelicato per noncoinvolgereemotivamentel’opinione pubblica

DI FULVIO DI BLASI - NEW YORK

foto ZEFA

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~ 25 ~ MONDOSALUTE ~ 24 ~MONDOSALUTE

Si tratta di un’autentica innovazione, inun settore di straordinaria importanzain tutto il mondo e che ha avuto recen-

temente la convalida di articoli pubblicati suimportantissime riviste scientifiche come“Molecular” e “Cell Neurosciences”. Altrepromettenti molecole, dello stesso gruppo,potrebbero addirittura cambiare l'approccioterapeutico alle malattie degenerative delcervello, il gran problema di questo primosecolo del terzo millennio. Di questo si è par-lato all'università di Perugia nel corso di uncongresso internazionale. Durante la mani-festazione è stata anche assegnata dalla lau-rea honoris causa a Frank S. Walsh, a testi-monianza del suo riconosciuto impegnoscientifico con le due università italiane “Gliinibitori PARP costituiscono una delle ricer-che più promettenti nel campo della prote-zione delle cellule neuronali - ci spiega il pro-fessor Roberto Pellicciari dell'università diPerugia che, insieme al professor FlavioMoroni dell'università di Firenze, ha messoa punto l’importante ricerca - le ischemie ce-rebrali, con la loro interruzione dell’afflussodel sangue, causano un insulto estrema-mente tossico ed eccitativo, che realizza la li-berazione del calcio e dei radicali liberi, mes-si in circolo dall’acido glutammico. Di fron-te al danno dei neuroni e delle molecole gliinibitori PARP agiscono in modo particolar-mente selettivo. Ora se il danno è di mode-sta entità, queste PARP lo riparano, ma, alcontrario, se il danno, che si è verificato, é dinotevoli proporzioni, uccidono immediata-mente tutti i neuroni colpitidall’ictus.”. “Questa è una del-le cause della morte dei neuro-ni dovuta ad ischemia -prose-gue il professor Pellicciari- condanni al cervello e invalidità omorte del paziente. Bloccarein modo selettivo queste mole-cole é, dunque, fondamentaleper arrestare il processo dellamorte neuronale. Noi abbia-mo concentrato l'attenzionesu alcuni stimoli dannosi qualii radicali liberi oppure all'ec-cesso di calcio nel mitocon-

drio, liberato dall'acido glutammico. Questicomposti provocano gravi conseguenze allecellule cerebrali. E’ difficile spiegare questoconcetto, ma gli studi hanno accertato chequando le Parp sono attivate, se il danno cel-lulare e di modesta entità, queste sostanze ri-parano la struttura cellulare, ma se la lesioneé di notevoli proporzioni, c'è il pericolo chela cellula proceda verso un esito, addiritturacancerogeno, innescando una serie di even-ti che portano alla morte della cellula.Questo complesso meccanismo si determi-na, non solo alla presenza di danni del tu-more, ma anche quando c'è in atto un’ische-mia o un evento cardiocircolatorio che nonha nulla a che fare col tumore. Nel caso del-l’ischemia cerebrale vale a dire del ridotto af-flusso di sangue al cervello si attivano i radi-cali liberi aumenta il calcio e quindi le PARPentrano i immediatamente in azione.Occorre, quindi bloccarle in modo selettivo,nei processi degenerativi causati da ictus ar-

restando il pro-cesso della mor-te neuronale so-prattutto nell'a-rea cosiddettadella “penom-bra ischemica”conseguente aldanno iniziale.Questo aprenuove prospet-tive nel campodei farmaci .S’intravede ad-dirittura la pos-sibilità di mi-gliorare l'ap-prendimento, lamemoria. Non

bisogna, infatti, dimenticare che se il glu-tammato può avere effetti negativi e provo-care danni tossici è anche responsabile d'al-tra parte nei processi di sviluppo della cono-scenza e perciò va potenziato e modulato ef-ficacemente. E’chiaro che farmaci di questotipo possono essere utili per ritardare il deca-dimento cognitivo dei pazienti affetti da de-cadimento neuronale come ad esempio lamalattia di Alzheimer.”

Scoperta in Italia una nuova molecola che ripara i danni al cervello. La

messa a punto di questo nuovo preparato, che dovrebbe essere in com-

mercio in tempi abbastanza brevi, forse cinque o sei anni addirittura, si

deve all'università di Perugia e a quella di Firenze dove un gruppo di la-

voro ha stabilito che l’ inibitore PARP è in grado di offrire concrete spe-

ranze contro la morte dei neuroni colpiti dall’ictus.

Farmaci diquesto tipo posso-no essere utili perritardare il decadi-mento cognitivo deipazienti affetti dadegenerazione neu-ronale come adesempio la malattiadi Alzheimer

A buon punto l’inibitore ParpNOVITÀ PER CURARE LE MALATTIE DEGENERATIVE DEL CERVELLO

IL SALOTTO DI GIANCARLO CALZOLARI

DI ALBERTO BIRILLO

Che fastidio andare dal dentista! Quellapoltrona ergonomica che evoca il do-lore provocato dal trapano; l’odore

tipico di collutorio disinfettante; l’attesa fre-netica e tutti quei… “ancora, apra bene.Adesso sputi, sciacqui… abbiamo finito”non facilitano un buon rapporto con lo spe-cialista dei denti. Si va dal dentista per la ca-rie; per la mola del giudizio, che fatica a spun-tare o perché preme sul trigemino. Per unacapsula o per un “impianto”; per raddrizza-re il canino sfuggente; per migliorare l’este-tica della bocca, naturale approccio di unaconversazione, strumento primario di sedu-zione…Ma se accusiamo dolori articolari, vertigini emal di schiena, malesseri in genere o altera-zioni della struttura corporea, lungi da noiricorrere allo… gnatologo, cioè al dentistaspecializzato nel-l’individuare il pro-blema della maloc-clusione della man-dibola.Ed invece, faremobene a sottoporci aun innocuo ed in-cruento esame del-la mascella. Se è ap-pena “fuori asse”essa può provocareuna serie di incon-venienti, che sono quelli appena citati e chesicuramente deteriorano la qualità della no-stra vita.La “Gnatologia”, cioè lo studio della mec-canica mandibolare, nei suoi aspetti fisiolo-gica e patologici, ha preso le mosse da ungruppo di ricercatori americani intorno allametà degli anni ’20. Negli anni ’50, il prof.Posselt dimostrò che l’occlusione dentariaaveva natura funzionale e che la strutturadelle articolazioni e dei denti dipendevano

dal sistema neuromuscolare e quindi che fraapparato dentario e articolazione dellamandibola esiste una stretta interdipenden-za. Adesso, l’esame gnatologico grazie a sofi-sticatissimi strumenti, è in grado di verifica-re in tempo reale l’entità del danno e la suanatura.Il dott. Ignazio Russo, odontoiatra aCatania e consulente presso un importantenosocomio privato milanese, spiega: “erro-neamente si punta tutta l’attenzione sui den-ti e spesso si ricorre all’ortodonsia non sem-pre in maniera appropriata. Invece, si do-vrebbe fare molta attenzione al sistema dichiusura mandibolare, i cui scompensi sonospesso causa di gravi disagi e di pericolosi ri-schi, che interessano tutta la struttura cor-porea e non solo la bocca”.

RIMEDI I rimedi sono abbastanza sem-plici. Basta variare lo schemacerebrale attraverso una microguaina trasparente che induceil soggetto a una diversa chiu-sura mandibolare. Tutto per-ché l’occlusione è uno schemacerebrale elaborato su segnali.La prevenzione, in questi casi,è fondamentale. Già dalla piùtenera età, il bambino è sog-getto a rischio di malocclusio-

ne a causa di un uso imperfetto del biberon.A Catania il dott. Antonio Castellino, in colla-borazione con la facoltà di ingegneria, ha bre-vettato recentemente un biberon che ripro-duce la corretta suzione del seno materno.Nel frattempo, i genitori e gli insegnanti fa-rebbero bene a controllare il grado di atten-zione dei piccoli scolari. Talvolta, una cefa-lea, un malessere non espressamente identi-ficato, potrebbero essere connessi alla …gnatologia.

PARLIAMO DI GNATOLOGIA,QUESTA SCONOSCIUTA

Inconvenienti e pericoli di un’occlusionesbagliata: malessere diffuso e alterazioni dellastruttura corporea

Quando la mandibolaè fuori asse

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~ 27 ~ MONDOSALUTE ~ 27 ~ MONDOSALUTE

Chapelle, altro mago del“clic”. Per arrivare a stili-st i qual i V ivienneWestwood, Dolce &Gabbana, Jean PaulGaultier che elevano l’in-timo a fenomeno di mo-da, indossato da divinecreature.Di fronte a tanto flusso diimmagini, della serie “èbello ciò che è bello”, ichirurghi plastici gongo-lano: l’industria dell’e-stetica sta per arrivare al-la sostituzione totale ditutte le parti del corpo.Ad eccezione del cervel-lo, che purtroppo si osti-na ad essere l’unico orga-

no irriproducibile. E non migliorabile.Come traguardo misure perfette per una fin-ta bellezza che ignora quella autentica: sot-tovalutata, misconosciuta, disprezzata perignoranza. Bene, a questo punto lasciatemidivertire ad ipotizzare l’avvento di medici“inestetici”, che da un bel seno o da un belsedere, da un viso levigato, possano ricavarepiccoli cedimenti, deliziose rughe, finissime

smagliature. Giorno dopo giorno ognunopotrà finalmente costruirsi per tempo la suasana vecchiaia,ed abituarcisi: con risultati in-coraggianti anche sul piano psicologico. Lepersone (donne ma anche uomini) sottopo-ste a questa chirurgia inestetica, potrebberoriprendere uno stile di vita dimenticato.

ILLUSIONI

Non più tensioni di confronto, non più pau-re di solitudine sociale grazie alla nuova vo-glia di vivere, sicura e non repressa ma, al con-trario, l’inserimento di test di intelligenza adimostrazione del rispettivo miglioramentodel quoziente. Serenità e non esteriorità.Fantasie, illusioni? Non ci sono dubbi: que-sto filo di saggezza resta un passo troppo ti-mido, per chi non può fare a meno di sotto-porsi a cure dimagranti e a tecniche di rin-giovanimento. Che fare dunque: continuarea guardare,ammirare, invidiare donne-illu-strazione e maschioni col muscolo scoppiet-tante. Protagonisti di un “reality show” cheesige il bello, il gratuito, il tutto e subito. Conil fisico che questa crudele epoca del corpo cipropina, edonistica ed effimera, simile adun’onda del nostro inquieto oceano quoti-diano.

mente ci fosse già) ancheprofondità e personalità, sonoconcetti polverosi e superatidalla realtà dei tempi, comeben sanno madri, padri e mari-ti di appetitose ragazze in mo-stra su qualsivoglia schermo,con pochi pollici di cervello etanto “audience”: “case “ e“isole” insegnano.

CERVELLO? AHI AHI

Ed ecco l’altra considerazio-ne: la televisione maligna è di-ventata impietosa e crudele, sì,perchè la bellezza spietata-mente in primo piano su tutto,come impongono anche rivi-ste, pubblicità, cinema e modarelega in una sorta di ghetto la donna cosid-detta normale. Esasperando il concetto, labellezza è d’attualità, la normalità è vergo-gna, il brutto è rassegnazione. Attenzione,non ne faccio un discorso “bigotto”, so ap-prezzare il bello come il nudo: famosi quellifirmati Helmut Newton, grande fotografo dimoda, scomparso recentemente. E l’ eroti-smo ai confini dell’hard di David La

Bene, un recente sondag-gio trasmesso da un se-guitissimo programma

televisivo, ha stabilito che in ci-ma ai pensieri delle donne, lamassima aspirazione, ciò a cuiloro anelano maggiormente,

insomma ripetiamo il loro desiderio, è quel-lo di “diventare famose”. La salute? Relegatain una retroguardia che fa riflettere e stimo-la, in me, alcune considerazioni. E’ vero, lo so che viviamo nella società del-l’apparire: certo, il velinismo fa tendenza e inproposito, un grande fotografo comeUmberto Pizzi che ha immortalato “chi”realmente conta fra i cosiddetti Vip del par-terre di oggi, dice che “è popolato di attri-cette che per uno scatto farebbero di tutto”.I calendari infatti proliferano, belle disinibi-te rendono torridi anche i mesi invernali, nési fermano i maschietti: dagli eroi della do-menica i signori calciatori trasformati in sire-netti, a Costantino, muscle-man ad alto in-dice di gradimento che dichiara “Ho sempresognato di fare un calendario”. In questa fre-nesia della “body celebration”si inserisce lapubblicità: storica quella istituzionale griffa-ta Gucci nella campagna del 2003, con il pu-be della modella scolpito a doppio “G”.Potenza del marchio.Insomma, da quello che si vede, l’impegno ela fatica per intraprendere altre carriere at-traverso studi difficili, anni di applicazioneper aggiungere alla bellezza (ove fortunata-

Si dice, si sa, è sacrosantoche “la salute è tutto”.Tanto che quando capital’occasione di poter espri-mere un desiderio, non sipensa che ad assicurarsi distare bene, di vivere unfuturo lontano da ognimalattia. Punto di parten-za quanto mai pertinenteper questa rivista, per laquale la salute diventa te-stata: MondoSalute, ap-punto.

IL SALOTTO DI LUCIA MARI

~ 26 ~~ 26 ~MONDOSALUTEMONDOSALUTE

DI FRANCO PIERINI

Negli States conta già sessanta milioni dipraticanti, cinque in Inghilterra, due inFrancia. Solamente un milione in Italia.

Ma siamo appena all’inizio, fra qualche anno gliaccoliti della nuova filosofia… di vita non si con-teranno più.Semplice (non è necessario il trainer),economico(si pratica per strada, nei parchi), senza età.Signori, questo è il Fitwalking, la camminata sa-lutista fatta di lunghi passi a ritmo appena acce-lerato.Lo consigliano i cardiologi “perché miglio-ra il sistema circolatorio e abbassa il colesterolo”;i diabetologi “perché contrasta l’iperglicemia”econcordano tutti i medici “perché camminare mi-gliora le articolazioni, libera la mente e poi… fadimagrire più della corsa e della bicicletta”.Insomma,una riscoperta dell’acqua calda,su ba-si scientifiche. In concreto, è sufficiente mezzoraal giorno di Fitwalking (alla velocità di 6 km ora)per bruciare una media di 270 calorie. E quantoalla tecnica: busto eretto, passo disteso e sguar-do proiettato avanti.Unico accessorio (facoltati-vo) il contapassi dal costo minimo di 5-150 euro.

RIVOLUZIONEI sociologi non hanno dubbi: si tratta di una verae propria rivoluzione dei costumi.Addio auto edaltri mezzi di locomozione:il Fitwalking riporta al-l’antico,allorché si andava al lavoro a piedi;e co-sì a scuola, al cinema, e persino a praticare altrisport.Più Fitwalking meno inquinamento ma an-che più salute.Gli urbanisti sono già all’opera perdesignare nuovi tracciati cittadini e gli ammini-stratori dei comuni sperano così di risolvere gli an-nosi problemi del traffico.

PALESTRA ADDIO?E le palestre? I fitness club, che fine faranno? Ilproblema non si pone,continueranno a prolifera-re, specie per chi ha tempo e voglia di socializza-re. Non sono incompatibili con il nuovo credo. Ilfitwalking fa moda perché nasce in America e per-ché attecchisce fra gente di spettacolo,manager,giovani ed anziani che rincorrono il tempo.Ma indefinitiva perché rappresenta un sano insostitui-bile ritorno al passato,un calcio definitivo alla vi-ta sedentaria.E soprattutto,una “naturale”atti-vità sportiva a costo zero.

IINN AAMMEERRIICCAA 6600 MMIILLIIOONNII DDII PPRRAATTIICCAANNTTII

É tempo di fitwalkingMezzora dipasseggiata speditaper sport e…per salute,nuova filosofia di vita Protagonisti di un reality show

QUANDO LA SALUTE NON È PIÙ PRIORITÀ. .. MEGLIO

BENESSERE

DI LUCIA MARI

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dell’ovaio. Nel tumoredella mammella leconquiste più recenti.“Le conquiste sono sor-prendenti. Penso che lagente non se ne rendaneppure conto; imma-gini che negli ultimi 10anni in Italia c’è una ri-duzione del 5% di mor-

talità, in 10 anni un 50% di riduzione in mor-talità per tumore della mammella. Questo èovviamente il risultato non di uno specificotrattamento, di uno specifico farmaco ma diun insieme di fattori. Le donne che sonomolto attente alla propria salute ricorronopiù precocemente alle diagnosi. Vi sono me-todologie di diagnosi più efficaci, come lamammografia, interventi chirurgici semprepiù conservativi e più limitati che induconomeno paura nelle pazienti e ovviamente te-rapie molto più efficaci.”

Per il tumore all’ovaio vale lo stesso?“Per il tumore all’ovaio i risultati sono un po’meno buoni. Anche qua stiamo assistendo amiglioramenti importanti, ma non ancoracosi buoni, soprattutto perché non è possi-bile per il tumore all’ovaio fare una diagnosiprecoce.”

Oggi si parla addirittura di farmacogeno-mica. In che consiste? Che svolta sarà odè?“Questa è veramente una rivoluzione nellamedicina. La farmacogenomica significausare farmaci indirizzati contro bersagli spe-

cifici individuati. Ognisingolo tumore nel sin-golo paziente. Quinditrattare non piu tutti ipazienti con lo stessotumore allo stesso mo-do, ma fare dei tratta-menti personalizzatisul paziente.”

Questi nuovi farmaci,queste terapie perso-nalizzate costerannoe costano tantissimo.Il problema dei costive lo ponete voi on-cologi medici?“Sicuramente ce lo po-niamo, il tumore è unamalattia diffusa, unamalattia che non ri-guarda poche personeo riguarda solo i ricchio i poveri, riguarda tut-ti. Noi abbiamo un ser-vizio sanitario pubbli-co e dobbiamo esserein grado di garantire lemigliori cure a tutti i

cittadini che ne hanno bisogno, quindi unuso appropriato delle risorse, un uso appro-priato dei farmaci costosi e deve far parte delbagaglio etico di ogni singolo oncologo.”

Uso appropriato. Che significa?“Uso appropriato significa saper caratteriz-zare nella maniera piu precisa il tumore diogni singolo malato, saper conoscere i datiscientifici della letteratura scientificaprofondamente, saper fare la scelta giusta almomento giusto per ogni malato.”

TUMORI IN AUMENTO

I tumori. Noi tutti abbiamo l’impressioneche siano in grande aumento, com’è pos-sibile? È vero o no, poi?“Purtroppo è vero. Questo è un prezzo chebisogna pagare all’allungamento della vitamedia. Molti dei processi che inducono losviluppo delle cellule tumorali sono uguali aiprocessi dell’invecchiamento e quindi sonoinevitabili. E’ chiaro che possiamo influen-zare molto il rischio individuale di sviluppa-re tumori con un corretto stile di vita.”

Corretto stile di vita. Quanto l’ambiente eil nostro stile di vita sbagliato incide?“Incide tantissimo e incide molto spesso an-che per scelte nostre, scelte personali. Il fu-mo, non bisogna mai dimenticarlo, è il prin-cipale agente cancerogeno. Fumo da siga-retta non il fumo delle auto o delle ciminie-re. Il fumo delle sigarette che è una scelta in-dividuale. La dieta è anche molto importan-te, la dieta mediterranea ad esempio è

~ 28 ~MONDOSALUTE MONDOSALUTE ~ 29 ~

sicuramente una dieta dal punto di vista on-cologico molto corretta, che riduce il rischiodi molte neoplasie.”

Noi in Italia nella cura dei tumori come sia-mo messi rispetto ad altri paesi europei?“Contrariamente a quanto molti ritengonosiamo messi molto bene. L’Unione Europeaha commissionato studi per verificare qual èl’efficienza delle cure dei principali paesi eu-ropei e con sorpresa di molti l’Italia è risulta-ta essere tra i migliori paesi europei. Questoperché in Italia il servizio sanitario pubblicoè in grado di garantire una qualità media atutta la popolazione.”

Questo vale anche per la ricerca, per le in-novazioni?“Purtroppo questo non è altrettanto veroper la ricerca e per l’innovazione. Abbiamoalcuni problemi in Italia: sicuramente, unproblema di fondi che sono minori rispettoad altri paesi ma anche un problema di rigi-dità del sistema. In Italia i ricercatori spessohanno dei ruoli stabili e invece la ricerca, l’in-novazione per definizione deve basarsi sullostimolo, sull’innovazione, sul cambiarementalità. Avere giovani che abbiano ideenuove anche rivoluzionarie se vogliamo e in-fine manca anche la programmazione, le ri-sorse non sono molte ma spesso sono ancheusate un po’ a pioggia; non c’è ad esempiocooperazione tra pubblico e privato.”

ITALIA ALL’AVANGUARDIA

Ci sono stati dei fatti contingenti chel’hanno spinta alla decisione di studiaremedicina?“Certo. Mi sono laureato nel 1974: si eraconquistata la luna da pochi anni, e allora gliStati Uniti si posero come obiettivo la con-quista della cura del cancro, che allora sem-brava dietro l’angolo. Una sfida personale inpiù: si aggiunse anche un fatto personale. Mistavo laureando quando conobbi, e ne di-venni amico, un ragazzo mio coetaneo ma-lato di cancro, quindi rimasi molto colpito daquesta vicenda.”

Lei è stato all’estero per studiare e per for-marsi in qualche modo?“Si, sono stato sia in Belgio che negli StatiUniti a Houston.”

Lei è un oncologo medico, un medico cioèche è a contatto, che è faccia a faccia con ilmalato. Il rapporto medico paziente, oggi.“E’ difficile, è in crisi. Bisognerebbe che lagente capisse di più e anche i medici lo capis-sero e lo facessero capire di pù che un siste-

ma sanitario pubblico è un patrimonio co-mune. Non esistono due figure, due mondidiversi, il mondo della sanità e il mondo deicittadini, questo è il nostro mondo. Se c’èqualcosa che non va, il cittadino lo deve met-tere in evidenza e cercare di attaccare il ser-vizio pubblico non in maniera rivendicativa,ma capendo che deve svolgere un ruolo pro-positivo e positivo.”

Oggi la medicina sembra sempre più tec-nologica, ingegnerizzata, un po’ lontanadalle esigenze del singolo malato, dellapersona malata. Ecco, questa medicinaappare proprio disumana o non è cosi ? E'necessario che sia così ingegnerizzata?“E’ necessario che sia cosi ingegnerizzata, co-si tecnica. Le faccio un esempio banale: oggigiorno se io devo scrive-re una relazione per unmalato la scrivo al com-puter e guardo unoschermo, non guardo infaccia il mio malato.Tanti malati lo patisco-no; se hanno un rappor-to di confidenza conme, mi dicono: ma per-ché non mi guarda infaccia? È un esempio ba-nale ma emblematico; ilmalato ha bisogno di es-sere guardato in facciada una persona non daun computer o da unamacchina.”

Oltre ad essere un medico che sta sullabreccia, viso a viso con il malato, lei fa an-che ricerca? Ricerca su cosa?“Ricerca su nuovi farmaci, nuovi farmaci piupotenti, piu specifici, meno tossici e ricercasu nuove modalità terapeutiche, anche nonfarmacologiche.”

RICERCA

A proposito di questo, si parla di cellulestaminali. Come possono essere utili nel-la cura dei tumori? E quali cellule stami-nali?“Le cellule staminali sono una scoperta rela-tivamente recente che offre prospettiveenormi per la medicina rigenerativa in sensolato e anche per l’oncologia. Sono cellulepresenti anche nell’adulto non solamentenegli embrioni che hanno capacità di divi-dersi e di crescere in maniera quasi indefini-ta e di differenziarsi verso diversi tipi di cel-lule specialistiche. Questi tipi di cellule in on-cologia sono molto interessanti perché per-

mettono la rigenerazione di tessuti che pos-sono essere danneggiati dalle terapie onco-logiche, ad esempio come il midollo osseo.”

Per l’applicazione di questi nuovi far-maci chiariamo: che tempi prevede il fu-turo dell’oncologia?“Alcune applicazioni cliniche già ci sono,ad esempio le cellule staminali ematopoie-tiche, quelle che producono sangue nel mi-dollo osseo, già vengono usate per supera-re i danni indotti dalla chemioterapia e han-no permesso di guarire malattie che fino apoche anni fa non erano guaribili. Altri ti-pi di cellule staminali nesenchimali cosid-dette sono ancora oggetto di studio perchéqueste cellule hanno due prerogative inte-ressanti: la prima, che crescono molto fa-

cilmente in laboratorio; la seconda è chequando vengono reiniettate nel pazientedal quale sono state prelevate migrano so-prattutto laggiù dove c’è una reazione in-fiammatoria. I tumori sono sempre circon-dati da una reazione infiammatoria. Sequindi noi inseriamo in queste cellule sta-minali nesenchimali un qualche gene che faprodurre a queste delle sostanze che sianoin grado di uccidere o di modificare il com-portamento delle cellule tumorali, questecellule saranno dei veri e propri messagge-ri di morte che porteranno questa sostanzalà dove ci sono le cellule tumorali.”

Che cosa sogna per il futuro come onco-logo?“Ho un sogno realistico, non impossibilecome quello di avere sempre piu pazientiche guariscano e qualora i pazienti nonguariscano, possano convivere con la loromalattia avendo a disposizione cure effica-ci per tutti e molto meno tossiche di quel-le attuali.”

Lei è un oncologo medico.Che lavoro svolge in pratica?

“Un oncologo medico è unmedico che si prende cura delpaziente oncologico, del pa-ziente con tumori solidi, dal

momento della diagnosi fino al completa-mento del suo percorso assistenziale chespesso è la guarigione.”

Lei ha 54 anni ed è oncologo da più di 30,come ha visto cambiare questa sua pro-fessione?“E’ cambiata tantissimo. Si può dire che nul-la di quello che ho imparato durante il miocorso di laurea oggi giorno sia ancora attua-le. C’è veramente stato un cambiamento cheha rivoluzionato dalle basi l’oncologia, dallaconoscenza sullo sviluppo dei tumori l’iden-tificazione di nuovi fattori di rischio, lo svi-luppo di nuove terapie.”

Lei è uno specialista nella cura dei tumori,soprattutto del tumore della mammella e

FACCIA A FACCIA

DI LUCIANO ONDER

PPeerr vviinncceerrlloo,,ddiiaaggnnoossii pprreeccooccee

Pierfranco ConteOncologo medicoall’Università di Modena:“Più attenzione verso ilmale del secolo.E collaborazione frapubblico e privato.”

Cosa significa essere un oncologo medico?

Come ci si forma? Che studi bisogna fare?

Incontriamo per questo il professor

Pierfranco Conte del policlinico di Modena.

”“Una corretta alimentazione e il divieto tassativo di fumarepossono aiutare a prevenire il cancro.

E con il malato, un rapporto più diretto e umano.

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enni e il 9 per cento dei 18 enni soffre di de-pressione. E si stima che il disagio mentalenei giovani aumenterà del 50 per cento en-tro il 2020. Ma perché i nostri ragazzi stan-no male?

SCENE DI VIOLENZA

Gli esperti hanno provato a dare delle rispo-ste. Dice Caffo: “I bambini sono subito spin-ti verso la crescita. Da una parte il disagio del-la famiglia, spesso la separazione dei genito-ri, o genitori distratti dal lavoro e poco pre-senti, dall’altra sono aggrediti attraverso la tvda scene di violenza e di morte, assediati da-gli stimoli sessuali della pubblicità senza al-cuna mediazione da parte degli adulti cheanzi li “parcheggiano” davanti al televisorepur di stare tranquilli”.Pensate che l’1,91 per cento delle femminee il 7,51 per cento dei maschi tra i 14 e i 17anni assumono psicofarmaci.E addirittura l’1,91 per cento delle bambinee il 2,77 per cento dei bambini li assumonotra i 6 e i 13 anni.Indubbiamente un po’ presto, non c’è chedire.

RIBELLIONI E MUTISMI

Ma quali sono i sintomi che spingono un ge-nitore a ricorrere a questi mezzi per i loro fi-gli? Paure, ansie, ribellioni, agitazioni, mu-tismi.Sapete perché succede tutto questo secondouna ricerca dell’Istat? Perché manca il dialo-go con i genitori e per la sofferenza della se-parazione di questi ultimi. Sempre l’Istatparla di una famiglia che anche in Italia si statrasformando. Crescono i single, aumenta-no le unioni libere e i nuclei allargati. Sonoun milione i minori italiani coinvolti attual-mente in separazioni.E allora voglio concludere con una riflessio-ne fatta dal prof. Giovanni Bollea, professo-re emerito dell’ Università La Sapienza diRoma. Per spiegare la crescita del disagiopsichico giovanile ha detto: “Dietro a tantaallegria c’è una profonda tristezza. Questiragazzi vivono nell’incertezza, nel declinodella speranza, il futuro è pieno di nubi, cer-cano il divertimento per stordirsi”.Riflettete genitori…riflettete.

M a, come si dice, me-glio tardi che mai. Ecosì il presidente di

“Telefono Azzurro”, ErnestoCaffo, neuropsichiatra infanti-le, gli esperti dell’istituto di ri-cerche farmacologiche “MarioNegri”, il decano della neuro-

psichiatria italiana, Giovanni Bollea, e tantialtri esperti, hanno fatto il punto della situa-zione. Si è visto che il 4 per cento dei 12/17

~ 31 ~ MONDOSALUTE

ATTUALITÀ

Ci voleva un congresso, a Modena, per scoprire che molti giova-

ni (1 su 5) oggi, soffrono di disagio mentale. E ci voleva un con-

gresso per scoprire addirittura che sono sempre di più i bambi-

ni e gli adolescenti che per cercare di risolvere questi disagi pren-

dono psicofarmaci (ovviamente sono i genitori a ricorrere a que-

sti mezzi).

DI MANUELA LUCCHINI

Futuro pienodi nubi

Il disagio mentale,un malessere checoinvolge sempre piùi giovani. IndagineIstat allarmante eprospettive nere acausa di un...

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MONDOSALUTE

DI ARRIGO PROSPERI

Che cosa non si fa per il più fedele ami-co dell’uomo! Babbucce e cappottinoper l’inverno, scalduccia o ventilatore

a seconda delle stagioni… e adesso, uditeudite, anche il lifting. Un ritocchino alla co-da; rimozione dell’eccesso di pelle attornoagli occhi; una stiratina alle orecchie: questigli interventi più frequenti; i più richiesti permigliorare l’estetica dei cani. Per correggerequalche imperfezione ma sicuramente ag-giungere più appeal ai “campioni” in occa-sione di mostre e sfilate.

LISTE D’ATTESA

Il chirurgo plastico brasiliano Edgard Britonon ha più tempo per una partita a calcetto oper un poker fra amici. Per le innumerevolirichieste d’intervento e per le liste d’attesache nel suo studio di San Paolo s’allunganoogni giorno di più.Di recente, a Milano, Brito ha fatto il puntodella situazione: “che male c’è –ha dichiara-to- applicare agli animali le tecniche e i pro-dotti sperimentati sull’uomo per migliorarela loro l’estetica? In fondo, il lavoro di un chi-rurgo estetico per cani non tende a cambia-re la loro fisionomia bensì a correggere qual-

che imperfezione che potrebbe pregiudica-re il voto finale a un’esposizione o la loroperformance “artistica” nei sempre più fre-quenti spot pubblicitari o nelle partecipazio-ni cinetelevisive”.Come per gli umani, i “ritocchini” varianosecondo la consistenza dell’imperfezione. Siva dal bisturi classico alla siringa per inietta-re l’ormai diffusissimo botulino. La vera no-vità però è rappresentata dall’arrivo di pro-dotti come il restlylane e il metecrilato o il bo-tex, che in piccole dosi riescono a fare… mi-racoli: le orecchie tornano erette, le borsesotto gli occhi scompaiono…Ma naturalmente, la chirurgia estetica suglianimali non si ferma al voluttuario, al capric-cio di una padroncina superesigente per l’a-mico a quattro zampe. Restano perciò da ve-rificare gli interventi per i postumi fra baruf-fe canine, incidenti stradali, asportazione ditumori o… ricostruzione di organi lesi a se-guito di beceri combattimenti clandestini. Inquesti casi, c’è poco da meravigliarsi: la pet-mania rientra nell’ordinario; nella culturasempre più diffusa di pretendere una qualitàdi vita migliore per il proprio cucciolo o peril micio. Ed allora, non c’è moda che tenga.Parliamo d’amore per la nostra bestiolina.

La nuova mania arriva dal Brasile:il lifting sempre più frequente fra gli amici aquattro zampe

CON BISTURI E BOTULINO

Anche il cane più bello

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A RUOTA LIBERA ✱ DI PIETRANGELO BUTTAFUOCO

C’è stata una polemica a proposito delle mutande.Quelle a vista precisamente, esibite al culmine di"sederacci immani". Così ha scritto Giorgio Bocca aproposito delle polpacciute ragazze, tutte le comparse diuna generazione da deriva plebiscitaria, tuttedevastate dal lardo televisivo.

Tutte culone prive di qualsiasi impe-gno, queste: pasciute pollastre di re-gime mancate all’appuntamento con

la "meglio gioventù". La polemica è deriva-ta da un interessante articolo di MarcoLodoli, un romanziere-professore che suipantaloni a vita bassa delle sue studentesse,sull’identificazione collettiva della modagiovanile, ha trascinato nel dibattito il suogiornale, "La Repubblica", provocandone isapienzali riti di sociologia, gli anatemi laici,le problematiche, un impressionante nume-ro di interventi su internet e tanti ragiona-menti conclusi nel nulla di fatto quanto a ca-varcene una lezione sui capricci dello Spiritodel Tempo ma efficaci nel rivelare un sinto-mo: e gli è che non sono le ragazze a metter-si con le natiche a nudo il vero problema, masono i cinquantenni che invecchiano, il

Potere insomma, che èstanco se poi proprio suquesto lapsus, questo deldiscutere di mutande connatiche a vista quando inaltri angoli d’Occidente sidiscute di velo, s’impegnatutto il sussiego e il ditinoalzato degli intellettualiradical.

BORGHESI VIZIATI

C’è stata dunque questa polemica sulle mu-tande. La magnifica occasione di una razzaeletta di borghesi viziati – tutti di sinistra,neppure comunisti – sprofonda nella recri-minazione molto italiana della nostalgiaguatando con disgusto i sederi tronfi strari-pare dai striminziti pantaloni. E sono ap-punto i cinquantenni che invecchiano, quel-li che stanno arruffati nell’angolo conforte-vole di una sala vip a fare le telefonate di la-voro, più che altro marchette; quelli che fan-no il quadruplo e il quinto gioco raccattan-do l’agio di essere accolti tra i protagonistinelle Segrete stanze; quelli che – tutti BelAmi con la forfora – stanno alla larga dai barsport, dalle trattorie a prezzo fisso e fannotarget con l’onnipotenza del ceto medio ri-

flessivo, ruminando i pensieri concettuosidell’Italia migliore. Perché mai i ragazzi do-vrebbero rinunciare alle loro natiche, felicicome scimmie esibizioniste quando poi gliadulti, sono confezionati e vestiti nella ban-carella dei marchi, delle industrie, dei gior-nali, perfino intabarrati dalle televisioni chesono forse i giocattoli di riferimento del por-tafoglio di Silvio Berlusconi, ma non certodel suo tornaconto politico, meno che maiculturale. Forse unto del popolo, ma pursempre il pericolo numero Uno per il Potere,a parte il guadagno, Berlusconi che ha solo lapotenza d’urto dell’antipolitica, non sa chefarsene delle sue tivù, come pure della Rai edi tutta l’industria culturale in genere perchéi cinquantenni che vi invecchiano dentro so-no parte dello stesso establishment naziona-le, Furio Colombo potrebbe benissimo atti-vare un vivaio creativo a Mediaset così comenel suo campione più geniale, CarloFreccero, la tivù commerciale ha forgiato undirettore di rete Rai tra i migliori della me-moria storica di Viale Mazzini, un vero capi-tano politico dell’alta società.

ZINGARATE

Se c’è ambito di unità in Italia è proprioquello del Potere invecchiato improvvisa-

mente da Fulvia il Sabato sera, sul bagna-sciuga di Capalbio, nel lido UltimaSpiaggia, nelle celebrate terrazze romane,nei giovedì snob del notabilato milanese,nell’ospitale Salento delle masserie, nel te-pore del cachemire. E’ invecchiatoUmberto Eco, invecchiano nella caricaturaDolce & Gabbana che pure le cuciono lemutande dei giovani, invecchia perfino YakiElkann e le più invidiate zingarate non sonoquelle di Flavio Briatore sempre sovraccari-co di carne buona per i pantaloni a vita bas-sa, i modelli sociali di riferimento del ciripi-ripì sono appunto i Diego della Valle e i Lucadi Montezemolo, giovanotti per elezione,magnifici perché ricchi, perfetti perchéadatti al gioco di società della borghesia lai-ca, riformista e democratica. Sono già il so-gno di un’Italia migliore, sono invechiatipure loro, e le mutande allora, bandiera diuna giovinezza desiderosa di puro nulla, ciservono adesso per evitarci nella conclusio-ne il rischio di scrivere sempre lo stesso arti-colo sugli antitaliani che schifano gli arcita-liani. Le mutande dunque: sono già terminedi paragone rispetto alla scarpuccia Tod’s eall’acqua di lavanda, L’Acqua di Parma ap-punto, gli altri due feticci del glamour. E nonsono già meglio della dissimulazione deicinquantenni?

Il ditino degliintellettuali radicali

NATICHE A NUDO E CINQUANTENNI CHE INVECCHIANO

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~ 35 ~ MONDOSALUTE ~ 34 ~MONDOSALUTE

Ho incontrato recentemente, nelcorso di un appuntamento diDomenica in, Luciano Rispoli, un

gran signore della televisione. Nel corso del-l’intervista, Rispoli ha raccontato al pubbli-co televisivo un problema che ha superatobrillantemente grazie ad un intervento adalta tecnologia. Luciano Rispoli porta gliocchiali, ha una leggera miopia, e ad un cer-to punto comincia ad avere degli strani di-sturbi visivi. Vede appannato, mentre guidadi notte vede degli aloni intorno alle luci, siallarma, si fa visitare e la diagnosi è: catarat-ta da operare. Dopo qualche tempo di atte-sa Luciano Rispoli decide di ricorrere all’in-tervento. Il prof. Andrea Cusumano, chi-rurgo oculista dell’ Universita’ Tor Vergatadi Roma, noto in Germania, Universita’ diBonn, e negli Stati Uniti, CornellUniversity, ha effettuato questo interventoed ha spiegato che all'interno dell'occhio c'éuna piccola lente, poco più grande di una

lenticchia: è il cristallino. La sua funzione èquella di far convergere la luce sulla retina;questa è una sottile membrana posizionatanella parte profonda dell'occhio; essa, conl’intermediario di altre strutture, trasmettele immagini al cervello. Questa lente, perconsentire alla luce di passare, deve esseretrasparente; se diviene opaca si ha la catarat-ta e quindi l'annebbiamento della visione.La cataratta è un’invalidante malattia ocula-re che nei paesi caratterizzati da un elevatosviluppo socio-economico colpisce più del-la metà della popolazione al di sopra dei 65anni di età.

CHE COS'È?

Nonostante la sua estrema diffusione, anco-ra oggi la maggior parte dei pazienti che nesono affetti non sanno esattamente in cosaessa consista, quali siano i suoi sintomi ini-ziali e quali le nuove tecnologie che hanno

LA SALUTE ALLO SPECCHIO ◆ DI ROSANNA LAMBERTUCCI

recentemente determinato una vera e pro-pria rivoluzione nel suo trattamento chirur-gico..Sono 4 milioni gli italiani che sono affetti dacataratta. In una fase iniziale il paziente puòpercepire (a) una sensazione di lieve anneb-biamento ed iniziale diminuzione della vi-sione, (b) una riduzione della sensibilità alcontrasto, (c) una alterazione della capacitàdiscriminativa dei colori, (d) la presenza dialcuni aloni intorno alle luci (es. guida not-turna) e (e) una sensazione di abbagliamen-to in presenza di luce particolarmente in-tensa (es. in pieno sole). Con il progrediredella cataratta la sensazione di annebbia-mento aumenta progressivamente e la ridu-zione visiva è così significativa che nel tem-po il paziente non è più in grado di svolgerela sua attività lavorativa od applicativa in ge-nere. Quando la cataratta è completamen-te evoluta il paziente non è più in grado digestirsi autonomamente, egli perde la suaautosufficienza e va incontro – se non ope-rato – a vera e propria cecità.

RIMOZIONE SUBITO

Attualmente non esistono ancora farmaci oaltri mezzi - al di là dell’intervento chirurgi-co - che possono curare la cataratta. L’unicomodo quindi per ripristinare una visione uti-le consiste nella sua rimozione chirurgica enella sostituzione del cristallino opacizzatocon un cristallino artificiale perfettamentetrasparente. Se la cataratta non viene rimos-sa chirurgicamente, si va incontro a diversiproblemi. Oltre alla progressiva perdita del-la visione che può portare in alcuni casi a ve-ra e propria cecità. La mancata rimozionedella cataratta può provocare delle altre pa-tologie oculari che in alcuni casi possono es-sere addirittura più pericolose della malattia

originaria. Nella maggior parte dei casi in-fatti la progressione della cataratta si associaun ispessimento del cristallino opacizzato.In alcuni pazienti questa modificazione ana-tomica può provocare un aumento dellapressione intraoculare e la comparsa di unglaucoma di tipo secondario che necessita diuna diagnosi pronta e di un trattamento ade-guato (terapia farmacologica/rimozionedella cataratta) per evitare pericolose conse-guenze a carico del nervo ottico. In altri ca-si un prolungato ritardo nella rimozionedella cataratta (cataratta ipermatura) puòdeterminare la disgregazione di parte delcristallino opacizzato e la comparsa di unagrave condizione infiammatoria (uveite)che necessita anch’essa di un trattamentospecifico (antinfiammatori) e della sua im-mediata rimozione.Per molti anni è stato suggerito ai pazientidi attendere che la cataratta fosse “matura”prima di sottoporsi all’intervento chirurgi-co. Questo concetto oggi non e’ piu’ vali-do. E’ in realtà importante e spesso deter-minante esattamente il contrario, ovvero ef-fettuare un intervento chirurgico precoce-mente per potersi avvalere delle tecnichechirurgiche più avanzate che non possonoessere effettuate nei pazienti che si presen-tano all’intervento in condizioni tardive. Il Prof. Cusumano, ha inoltre spiegato cheoggi la tecnica chirurgica per la cataratta e’avanzatissima. Negli ultimi anni la chirurgiadella cataratta è stata sottoposta ad una verae propria rivoluzione tecnologica determi-nata dall’introduzione di una nuova tecnicabasata sull’uso degli ultrasuoni (facoemulsi-ficazione). Questa tecnica consiste nellaframmentazione ed aspirazione della cata-ratta mediante una sonda ad ultrasuoni cheviene introdotta all’interno dell’occhio at-traverso una piccolissima incisione di soli 3

mm. Contrariamente alle tecniche chirur-giche convenzionali la facoemulsificazioneconsente di effettuare l’intervento in condi-

zioni di massima sicurezza ed in tempi estre-mamente ridotti (8-10 minuti). La drasticariduzione delle possibili complicazioni e gliinnegabili benefici che derivano da questotipo di intervento (1. assenza di punti di su-tura, 2. riduzione dell’astigmatismo post-operatorio, 3. immediato recupero visivo eripresa dell’attività professionale, 4. chirur-gia ambulatoriale, 5. riduzione dei costi) lorendono una scelta obbligata in moltissimicasi. Cusumano e’ appena tornato da un viaggiodi studi negli Stati Uniti sulle nuove fron-tiere nella chirurgia della cataratta. Lo svi-luppo più importante nella terapia chirur-gica della cataratta è rappresentato oggi-giorno dalla realizzazione ed introduzione– su pazienti selezionati – dei “cristallini ar-tificiali accomodativi”. Queste lenti in-traoculari che hanno già portato a risultatimolto soddisfacenti in un significativo nu-mero di pazienti, permetteranno nel futurodi estendere la loro applicazione ad un nu-mero sempre più ampio di soggetti che po-tranno così conservare almeno in parte lanaturale ”capacità accomodativa” del cri-stallino naturale.

É una malattia invalidante che colpisce oltre la metàdella popolazione over 65. Pochi sanno in cosa consi-sta e quali siano i sintomi

I cristallini artificiali accomodativiLE NUOVE METODICHE D’INTERVENTO SULLA CATARATTA

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~ 36 ~MONDOSALUTE MONDOSALUTE

LE AVVENTURE DELL’INVIATO ◆ DI MARCO NESE

FRA I TESORI CUSTODITI DALLA FONOTECA DI TIRANA

La prima incisione al mondo (1902)contiene “Una furtiva lacrima”.Al piano: Gaetano Doninzetti

Dove meno te l’aspetti scopri autenti-ci tesori. Mi trovavo a Tirana e sonovenuto a sapere che nella capitale al-

banese conservano una raccolta di dischidavvero unica. C’è tutto Enrico Caruso.Perfino il suo primo disco inciso nel 1902.Che poi fu il primo vero disco storicamenterealizzato. Diciamo meglio: il primo disco al mondo fufrutto di un esperimento dello scienziatoThomas Edison. E quell’oggetto straordi-nario che dimostrò la possibilità di incideresuoni e voci è conservato negli archivi dellaFonogram di Vienna. Mentre quello che puòessere considerato in assoluto il primo discomesso in circolazione fu realizzato dallaZonafone di Milano. Conteneva la voce delgrande Enrico Caruso ed è sorprendente-mente conser vato nella fonotecadell’Archivio di Stato di Tirana.Shaban Sinani, uno studioso dai modi genti-li, è direttore dell’Archivio albanese e, conorgoglio, mi ha mostrato i tesori che custo-disce. Sono 160 i dischi di Enrico Caruso insuo possesso. Ben 6 sono unici al mondo.Naturalmente il vero fiore all’occhiello dellaraccolta è quel primo disco inciso nel 1902.Tra mille fruscii si può ascoltare la voce ro-tonda di Caruso che canta “Una furtiva la-crima”. Al pianoforte lo accompagna un al-tro virtuoso della musica, il maestro GaetanoDonizetti.

COLLEZIONE MOIR

Davvero curiose le vie attraverso cui la straor-dinaria collezione delle interpretazioni deltenore italiano è approdata negli archivi diTirana. “C’era una famiglia inglese – rac-conta il professor Sinani – che adoravaCaruso e dall’inizio del Novecento collezio-nava i suoi dischi. L’ultimo discendente del-la famiglia, Martin Moir, desiderava chequella raccolta messa insieme da tre genera-zioni non andasse dispersa. A un certo pun-to della sua vita si preoccupò di trovare unposto sicuro in cui conservare quelle prezio-se rarità”.

Gli capitò di visitare l’Albania al tempo delregime comunista del dittatore EnverHoxha. Vedendo come la popolazione eratenuta sotto controllo non ebbe dubbi: eraquello il posto ideale perché, disse, “qui an-che gli uccelli per essere liberi di volare han-no bisogno di un permesso statale”.Gli storici sarebbero entusiasti dell’Archivioalbanese dove, oltre alle opere incise daCaruso, sono catalogati ben 25 mila dischi.Si può ascoltare la voce di Mussolini che par-la agli emigranti italiani. Dai vecchi 72 girivengono fuori le parole di Churchill,Einstein, Edison. Ma la voce che suscita mag-giore emozione è senz’altro quella delloscrittore russo Leone Tolstoj.Non mancano dischi moderni. E qui c’èun’altra sorpresa. Provengono dalla colle-

zione privata dell’ex dittatore Hoxha. “Lui –sorride il professor Sinani - imponeva al po-polo le ballate popolari, ma personalmenteadorava i Beatles e Domenico Modugno”.

LETTERE STRUGGENTI

L’Archivio di Stato albanese è una minieraanche per altre ragioni. In sei grandi scatolo-ni raccoglie 3 mila lettere di militari italiani edi loro familiari. Furono scritte durante laSeconda guerra mondiale e non arrivaronomai ai destinatari perché vennero bloccatedalla occhiuta censura militare.A leggerle si spezza il cuore. Contengono igemiti di figli che non hanno notizie dei pa-dri, il lamento di madri che non sanno che fi-ne hanno fatto i figli. Sono struggenti lette-re di guerra che raccontano i sentimenti del-la gente comune e permettono di ricostruireil dramma di famiglie devastate dall’imper-versare del conflitto.

160 dischi di Enrico Caruso

Shaban Sinani

Enrico Caruso

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D’altronde di fronte apatologie che, senon curate, posso-

no avere esiti fatali, non abbia-mo scelta: siamo costretti adaccettare queste operazio-ni.Ma è anche vero che la me-dicina e la chirurgia progredi-

scono ogni giorno e anche in campo cardio-logico ci sono delle novità che inducono al-l’ottimismo. Una piccola incisione di 4 centimetri peroperare a cuore aperto, senza il taglio e lafrattura dello sterno. Si tratta della tecnicaPort Access, punta di diamante della cardio-chirurgia minivasiva. In Italia la praticanosolo strutture specialistiche, pubbliche e pri-vate. Ernesto Greco, 40 anni, romano, car-diochirurgo e ricercatore pressol’Università “La Sapienza” di Roma, da cin-que anni si occupa in modo particolare del-la tecnica Port Access, detta anche HeartPort, ed essendo stato uno dei primi mediciin Europa ad utilizzarla, è stato responsabi-le del programma di chirurgia mininvasivapresso l’Università di Barcellona dal 1999 al2003. Cerchiamo di capire con lui di cosa sitratta.

Che cosa significa tecnica Port Access?

Consiste nell’accesso al Cuore attraversouna piccola incisione (5 cm) o Port che so-stituisce la tradizionale separazione chirur-gica dello sterno degli interventi tradizio-nali. Tutto ció é reso possibile grazie a un si-stema di circolazione extracorporea com-pletamente modificato rispetto allo stan-dard e ad una visione videoendoscopica consistemi ottici che permette al chirurgo dioperare guardando anche attraverso un mo-nitor. Quali patologie cardiache si possonotrattare?Principalmente la patologia della valvola mi-trale, sia essa suscettibile di una riparazionesia che si renda inevitabile una sostituzione.Ma anche altre malattie meno frequenti co-me alcuni difetti congeniti dell’adulto o i ra-ri casi di tumore cardiaco.Quali i vantaggi, gli svantaggi e i rischi?Oggigiorno non possiamo parlare di rischiteorici aggiunti parlando di questa tecnicarispetto alle metodiche tradizionali. É tut-tavia una tecnica piú complessa della tradi-zionale che richiede una curva di apprendi-mento seria e metodica da parte di tutto ilteam chirurgico e soprattutto una organiz-zazione della struttura di sala operatoria piúsofisticata del normale. I vantaggi risiedononella riduzione del trauma dell’intervento

per il paziente ed un piú rapido recupero po-stoperatorio rispetto al normale incluso perció che riguarda un ritorno al lavoro ed allavita normale. Inoltre esiste un intuibile be-neficio dal punto di vista estetico, impor-tante soprattutto per i pazienti giovani, po-tendosi evitare una incisione di piú di 20 cmnel centro del torace e limitandosi ad unapiccola ferita al di sotto del seno e quindi nonvisibile. Esistono delle controindicazioni?La vera controindicazione risiede nella pa-tologia grave delle arterie delle estremitá in-feriori per la necessitá di collocare delle can-nule a livello dell’inguine. Inoltre un pro-cesso pleuritico o polmonitico del torace de-stro puó rappresentare una controindica-zione relativa. Tempi di recupero?Come detto sono sicuramente inferiori agliinterventi tradizionali e possono essere diuna degenza ospedaliera di meno di una set-timana e di un recupero a una vita normalein meno di tre. In quali strutture italiane è praticata?Esistono oggi vari centri in Italia dove si ese-gue questa tecnica. In alcuni di essi ho avu-to l’onore ed il piacere di partecipare nellafase di addestramento del team chirurgico dicui quindi conosco la professionalitá.

ATTUALITÀ

DI FRANCESCA ROMANA PALMARINI

Dover affrontare unintervento chirurgico al cuoregenera sempre ansia. Il pensieroche la cassa toracica vengaaperta, il cuore fermato e lacircolazione diventiextracorporea, suscita emozionie sensazioni che solo chi le haprovate può descrivere.

“Forellino” perarrivare al cuore

foto ZEFA

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~ 38 ~ ~ 39 ~ MONDOSALUTE

Richard Gere è più bravocome ballerino che comeattore ? Chi ha visto

“Shall we dance?” –regia diPeter Chelsom – può tranquilla-mente rispondere come balleri-no. Chi invece ricorda “Cottonclub” dove Gere era diretto da F.Ford Coppola respingerà la do-manda al mittente, definendochi l’ha formulata incompetenteo maldestro provocatore. Unaennesima dimostrazione che pertutti, anche per le star più famo-se, è fondamentale avere unmaestro dietro la macchina dapresa. Coppola è uno dei più grandi re-gisti della storia del cinema. “IlPadrino è il più bel film che abbia mai visto invita mia”, ha detto M. Night Shajmalan, ilgiovane, geniale autore di “Sesto senso” e delrecentissimo “The village”. E chi è mai, invece, Peter Chelsom ?Sicuramente, un cineasta fortunato. Con“Shall we dance ? “ un produttore furbo egeneroso gli ha regalato un cast formidabile:Gere, Susan Sarandon (o, se preferite,Thelma, il mitico personaggio di “Thelma eLouise “) e la “bonona “ Jennifer Lopez,che ha il suo pubblico, anche se ogni volta chela vediamo tentare di recitare continuiamo achiederci perché lo fa.Questo Chelsom ha poi avuto in dono unastoria niente male: il film è il “remake” diuna bella pellicola giapponese “Dansu WoShimasho Ka “. Non entriamo nei dettaglidella trama. Il film è nelle sale e fa un sacco disoldi. In sintesi: con il ballo, si travolgonoroutine, frustrazioni e freddezze coniugali.Si esce addirittura senza peccare, puri comeangioletti, persino dalle braccia di una sexymaestra come Jennifer Lopez. Vedere percredere. Al cinema, naturalmente; nella vita,chissà !Attori noti e popolari, una bella storia conChicago sullo sfondo, tanta bella musica, dalvalzer al mambo, dal tango al tip tap.Messi in un gran “frullatore” cinematogra-fico, tanti magici ingredienti riempiono le sa-le, anche se il film delude per la recitazionedei protagonisti e per un finale che sembrafatto apposta per provocare sarcasmo anche

CINEMA ✱ DI LUCA GIURATO

Miliardi di sms hanno sostituito i vecchi canalidi comunicazione. Il cellulare alla portata ditutti e le cartoline… lente come lumache.

Ti amo,mai più per lettera

COME CAMBIANO I COSTUMI DEGLI ITALIANI

DI ALDO POMICE

Una recente indagine ha “decretato” lafine di un’epoca.“Ti amo” non si scri-ve più per lettera. Ma per sms, come

vuole la moderna tecnologia. E le cartoline?Anch’esse out, fuorimoda, superate. Naturaleche i costumi cambino;che la comunicazione sievolva, ma chi avrebbe pensato a una rivolu-zione così?Cambiano i linguaggi, specie quelli dei giova-ni;e forse,anche gli antichi sentimenti mutanoforma, tempi e contenuti…Le nostre nonne affidavano i loro languori a unfoglio bianco, magari profumato. I nostri geni-tori si corteggiavano “a gettone” da una cabi-na telefonica quasi sempre angusta e maleo-dorante. E quelle storie? Non sempre erano“benedette” ed alla luce del sole, con gli amicicompiacenti e le “regie poste” che costituiva-no il tramite insostituibile di amori contrastatie di improbabili tresche.E il francobollo? Il tim-bro dell’ufficialità, la scansione inesorabile deltempo.Con la carrozza, il treno o con l’aereo, la lette-ra, con il suo contenuto di sentimenti, qualchevolta tardava a raggiungere la meta.Succedeva anche che si smarrisse per tanto o

magari per sempre. In ogni caso, finiva per es-sere una testimonianza, una traccia indelebiledi gioie e di tristezze, di malinconiche solitudi-ni e di struggenti nostalgie.“Amore mio carissimo”… Cominciavano qua-si sempre così. Seguivano le notizie sulla salu-te e sul lavoro e infine chiudevano con baci lun-ghi e appassionati…Di sicuro, contenevano pagine e pagine di ar-zigogoli e di fantasie impossibili; di pensieriquasi mai arditi e men che rispettosi.E poi,an-cora parole quasi mai in libertà, sospiri ugua-li a note leggere di uno spartito che sgorgavadal cuore.Scrivere era un piacere, talvolta un’arte.Comunque, un momento per riflettere, analiz-zare e analizzarsi,per confrontare e capire la vi-ta, l’amore.La tecnologia ha cancellato tutto;ha cambiatoi costumi e forse anche influito sui sentimenti.Che si affidano oramai all’onda dell’essem-messe e si consumano nello spazio di un clic.A questo punto, ci sarebbe spazio e lavoro perpsicologi ed esperti di sociologia. Ma chi si la-menta di più e lancia l’allarme sono i linguisti:con le nuove tecniche –sostengono- s’affina lacapacità di approfondimento. E chissà, forse,anche il piacere d’amare.

MONDOSALUTE

MMeegglliioo bbaalllleerriinnooGERE DI “SHALL WE DANCE”

Con Susan Sarandone Jennifer Lopez,un bel caste un’atmosfera d’altritempi

nel più sprovveduto degli spettatori. Mai visto un Gere così bolso e maldestro. Maivisto un Gere così inadeguato. Gli anni passa-no per tutti e i tempi di “American gigolo “sono lontani. Nessuno può più chiedere aGere di esibirsi a torso nudo come faceva allo-ra. Di camminare per le vie di Los Angeles conl’andatura super sexy che ha creato migliaia difrustrati imitatori. Di vestire Armani megliodel più abile degli indossatori. Di sedurre bel-lissime signore gratis o a peso d’oro.Ma certo arrivare a 55 anni e volerne dimo-strare di più è un capriccio pericoloso anche alcinema. Eppure solo due o tre anni fa, conl’ottimo “Chicago”, l’attore ci ha fornito unbuon compromesso tra età, recitazione e bal-lo. “Chicago” fu premiato con tanti Oscar,sia pure non a lui.

Dopo “Shall we dance?” la statuetta èlontana anche per Susan Sarandon,moglie in carriera di Gere e madre didue figli che più antipatici di così è dif-ficile immaginare. E’ un’attrice che

amiamo molto: poteva risparmiarci e rispar-miarsi una prova così deludente. Per laLopez, ancora una volta, parla la sua mera-vigliosa forma fisica; il resto è silenzio. Ha dichiarato Richard Gere a “Vanity Fair “:“ Film così, leggeri, ti fanno star bene, ti re-galano due ore di vacanza dalla vita e poi inquesta storia si balla. E ballare è bello; nelladanza c’è dialogo, c’è abbandono, ritmo, ar-monia,energia. Nella coppia c’è chi guida,chi si lascia guidare, fidandosi, abbandonan-dosi all’altro finchè non si capisce più chi deidue conduce. C’è la gioia di muoversi insie-me finchè si diventa quasi un unico corpo.Ogni giro di danza racconta una storia “.Una bella dichiarazione. Peccato che il risul-tato non corrisponda alle intenzioni.

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Oppure: "Com'è possibile che ungiornalista qualificato e affermatocome XY, dopo essersi sbilanciato

con articoli inneggianti a Kerry e denigra-tori per Bush, all'indomani del successo diG.W.B., abbia potuto scrivere che era tut-to prevedibile e che gli americani hannoscelto bene con grande spirito democrati-co?". Immaginavo altre cento domandecosì e per solidarietà di casta ho scelto - vi-gliaccamente - di dare forfait.

FESTIVAL DI BUFALE

Non è difficile parlar male dei giornalisti,categoria odiamatissima, e mi è capitatospesso di farlo, soprattutto per spiegareperché in Italia non si leggono giornali; madopo il Festival delle Bufale vorrei stende-re un velo pietoso su tutte quelle articoles-se benfirmate, anzi griffate, che per setti-mane hanno raccontato balle per mera in-sipienza o per il solo gusto di influenzare lapolitica nazionale, con una manovra desti-nata a sberlusconizzare gli ultimi fans delBerlusca superfriend di G.W.B. E infatti, ilgiorno dopo, fallito l'obiettivo, senza ac-cusare un minimo rossore hanno conti-nuato a pontificare, a spiegare, passando laconsegna della Bufala Americana ai politi-ci che, in generale, sono spesso più disin-volti e cinici e bugiardi dei giornalisti. E in-fatti, in poche ore, gli ex oppositori di Bush,se non sono riusciti a saltare al volo sul car-ro del vincitore vi si sono comunque acco-dati cantando "chi ha avuto ha avuto haavuto, chi ha dato ha dato ha dato, scur-dammoce 'o passato, simm'in Italy, pai-sà...". Con grande disagio dei sostenitori -pure politicamente interessati - di Bush,

L’OSSERVATORIO DI ITALO CUCCI

che si sono trovati spiazzati e privati dell'ot-tima carta vincente che gli americani gli ave-vano offerto.

BEARZOTE LE MENINGI BOLLITE

Mi è già capitato, dopo avere condotto qua-si in solitudine una campagna giornalistica,di essere travolto dagli sconfitti trasformati-si in vincitori dell'ultimo minuto; è successopiù di vent'anni fa, nel mio campo, sì, il cam-

po sportivo, pur-troppo invaso dauna legione di inte-merati bufalai spes-so provenienti da al-tre contrade, nonsportive insomma,richiamati comemosche sulla caccacalcistica di queigiorni nell'unico in-tento di guadagnarepopolarità. Era il1982, lo ricordere-te, e la Nazionale af-

frontava, come ogni quattr'anni nella suastoria - escludendo la guerra e una malaugu-rata sconfitta a Belfast, nel '58, con l'Irlandadel Nord, che ci impedì l'accesso ai Mondiali- la fase finale del Campionato del Mondo inSpagna, reduce dal Mundial argentino del'78 in cui aveva mostrato miglioramenti tec-nici eccezionali agli ordini di Enzo Bearzot.

Ecco, per farla breve, una legione di giorna-listi italiani si allenarono con Bearzot nel pri-mo grande Torneo della Demonizzazione,accusandolo d'ogni nefandezza ("Ha le me-ningi bollite", arrivò a scrivere uno sul"Corriere della Sera"), chiedendone il licen-ziamento a Mundial in corso; e quando - la-scio perdere i dettagli a tutti noti - la vitupe-rata Nazionale degli esosi e squallidi azzurrifinì invece per vincerlo, quel Mundial, conPertini che ballava la tarantella nella tribunad'onore del "Bernabeu" accanto a un diver-tito Juan Carlos di Borbone, ecco che tutti idenigratori, i diffamatori, i bufaloni, i criti-conzi (neologismo da me coniato in queigiorni, e non ve lo spiego, ché tanto si capi-sce) saltarono sul carro dei vincitori, si vesti-rono di tricolore e gridarono in coro "ForzaItalia!". Già: "Forza Italia". Berlusconi lohanno partorito loro, e l'hannodemonizzato - lui e la sua squa-dra azzurra, guarda caso - fino afargli vincere, come Bearzot,tutte le partite. Di questo passo,anche la prossima. Ecco perché,digerito il fastidio della loro esi-bizione al Festival di Bush &Kerry, certi Famosi Giornalisti èbello lasciarli fare, anzi incorag-giarli. Come mi diceva il maestroConte Alberto Rognoni, decen-ni fa, "allo stadio, in tribunastampa, ascolti quel che diconole Grandi Firme, e scriva il con-trario: sarà nel giusto". In quel

lontano giugno del 1982, Gianni Brera scri-veva: "Se questa Nazionale vince il Mondialemi faccio frate...".

BRERAMANCATO FRANCESCANO

Non mantenne la promessa ma spiegò per-ché s'era sbagliato. E fu per sempre Brera, ilpiù grande. Un vecchio fusto - avrebbe det-to Leo Longanesi.

In quel lontanogiugno del 1982,Gianni Brera scri-veva: "Se questaNazionale vince ilMondiale mi fac-cio frate...". Nonmantenne la pro-messa

QQuueellllii cchhee...... ““ll’’aavveevvoo ddeettttoo””LLAA CCAASSTTAA OODDIIAAMMAATTIISSSSIIMMAA CCHHEE NNOONN CCII AAZZZZEECCCCAA MMAAIIFrequento scuole di

giornalismo, vere, se-rie, autorizzate; vi in-segno, anche. Spesso,con disagio. Adesso,

dopo il Festival di Bush & Kerry,il disagio è enorme e mi son datomalato. Per non affrontare do-mande scomode tipo "ma perchéil famoso giornalista XY, notoper la sua serietà e bravura, pri-ma delle elezioni Usa ha scrittotante sciocchezze garantendo ilsuccesso di Kerry?"

Calcio: si ritorni agiocare di domenica

IN CRISI DI SOLDI E DI SPETTACOLO

Troppe partite in pochi giorni, lo“spezzatino” non piace ai tifosi

Gianni Brera

MONDOSALUTE

Una legione digiornalisti ita-liani si allenaro-no con Bearzotnel primo gran-de Torneo dellaDemonizzazio-ne, accusandolod'ogni nefan-dezza

Enzo Bearzot

DI MARIO CAPRILE

In pratica si gioca ogni 72 ore, senza con-siderare anticipi e posticipi. I calciatorinon possono allenarsi come giusto e si

rompono facilmente. Perdippiù, diluire ilcampionato da mercoledì al lunedì successi-vo gli ha fatto perdere interesse fra i tifosi egli stadi si svuotano avista d’occhio.E dire che lo “spezza-tino”, cioè il campio-nato giocato a “spiz-zichi”, doveva servirea portar denaro alle di-sastrate casse societa-rie! In concreto, hasolamente “annac-quato” gli entusiasmidei tifosi che non van-no più allo stadio e, indefinitiva, finiscono per snobbare persino lepartite alla tv._ venuto meno il rito domenicale: pranzo infamiglia e via sugli spalti. Con figli e mogli alseguito… per poi concludere con pizza ecommenti serali sulla squadra del cuore suuna delle tante testate del ricco panorama te-levisivo.

LA GRANDE ABBUFFATA

Telepiù e Sky con le loro “offerte”hanno letteralmente rivoluzionato leabitudini degli italiani (i tifosi in pan-ciolle) e pompando denaro alle so-cietà hanno distrutto un so-gno. Il calcio menosport e sempre più

spettacolo ha avuto bisogno di star; ed i cam-pioni hanno “drogato” il mercato: quelli verisono pochi, gli altri hanno reclamato l’inso-stenibile diritto di esserlo. Risultato: tanti sol-di virtuali in giro, tanti debiti e… conseguen-ti crac. Così che la festa è finita ed emergonoi buchi, si cerca di correre ai rimedi.

Frattanto, con i de-nari veri è scomparsoanche il bel gioco.Insomma, è crisi to-tale. Società sul lastri-co, giocatori sull’or-lo di una crisi di ner-vi: le prime non pos-sono più pagare; i se-condi non s’arrendo-no di fronte allarealtà.Ed è così che lo spet-

tacolo, quello fatto di tecnica e trame, di in-venzioni e di epici colpi, non entusiasma più.Celebrati campioni che diventano iene incampo, allenatori che si rifugiano nei ricordidi un passato che fu: gli uni e gli altri prime-donne che non brillano, “stelle” inesorabil-mente in picchiata.L’altranno, sei squadre in corsa per lo scu-detto, oggi appena due: Juve e Milan.

Desaparecidos le altre: Inter vieppiù allaricerca della quadratura del cerchio;Lazio in apnea; Roma verso il precipi-zio sotto i colpi capricciosi dei “suoi se-dicenti fuoriclasse”; Parma che vive alla

giornata e… Chievo spumeggiante enulla più. Al dunque, che cosa resta da fa-

re? E la risposta è: ritornare al-l’antico. Magari affidandosi aivivai.

MONDOSALUTE ~ 40 ~

Fabio Capello

Luigi Del Neri

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~ 43 ~ MONDOSALUTE ~ 42 ~MONDOSALUTE ~ 42 ~MONDOSALUTE

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Francesco MoserPrototipo del ciclismo industriale al varco di due epoche e di regole che non valgono più

STORIE DI SPORT

sopra: 1984, Milano, Ippodromo di San Siro. Moser sfida il trottatore Lansonguidato da Sergio Brighenti, battendolo con cinque metri di vantaggio, sulladistanza di un chilometro, alla media di 49,140 Km/h.sotto a sinistra: Moser vince la Milano-Sanremo 1984sotto: Città del Messico, 19 gennaio 1984. Record dell’ora con 50 km e 808 metri.

to ricostruire un mondo perfetto in cui ogniatleta, ottimizzato e lubrificato, avrebbe rag-giunto il limite delle sue capacità seguendotabelle d’allenamento ideali, usando mate-riale ideale, dormendo e mangiando nellamaniera ideale. Questo erail sogno di Conconi, ingran parte poi realizzato, elui lo perfezionava mentreannotava i tempi sul giro enelle pause distribuiva re-gole di alimentazione aigiornalisti presenti.

CANCELLATOMERCKX

Il 19 gennaio FrancescoMoser, spingendo un rap-porto 56x15 da oltre ottometri a pedalata, ha sbri-ciolato il record di Merckx,alzando il limite da 49,431a 50,808. Quattro giornidopo, aggiungendo undente alla corona e innal-zando la lunghezza dellapedalata a 8,26 metri, è ar-rivato a 51,151, bel nume-ro quasi simmetrico finitoin seguito sulle etichette di

un buono spumante prodotto nelle vigne delcorridore. A Città del Messico non è stato celebrato unlieto fine, bensì un nuovo inizio. Moser inquell’anno ha vinto Sanremo e Giro d’Italia,

piegando Fignon nella cronograzie anche alle ruote lentico-lari, nell’86 a Milano ha battutoil primato a livello del mare(49,801 chilometri) e nell’88 aStoccarda quello al coperto(50,644) dopo averlo fallito aMosca e utilizzando un orren-do ruotone posteriore. Diecianni più tardi ha tentato pure,senza successo, di riprendersi ilprimato assoluto. Perché quelgennaio 1984 ha segnato unnuovo inizio anche per il recorddell’ora, protagonista di unamoda che portò fantasiosi in-ventori come Obree, specialisticome Boardman, campionieclettici come Indurain eRominger a strapparselo a vi-cenda. Soprattutto, è stato unnuovo inizio per il ciclismo.Quanti e quali semi dei guastiattuali ci fossero in quell’inizioè ormai materia da tribunaledella storia.

E’ toccato a FrancescoMoser varare il cicli-smo postindustriale, laquarta epoca dopoquella primitiva diGirardengo, quella

eroica di Coppi, quella modernadi Hinault. Moser era la personameno indicata per l’incarico:trentino robusto e burbero, ave-va imparato a correre in casa, datre fratelli professionisti, e a vive-re dai dittatori del momento, glisceriffi del gruppo che s’illudeva-no di essere Merckx.

DI GILBERTO EVANGELISTI

glia gialla infranta ovviamente dalla salitasui Pirenei, ha vinto il titolo mondiale nel1977 in Venezuela e ha messo in fila treParigi-Roubaix dal 1978 al 1980. Quandoè stato chiamato a ricominciare daccapo,aveva già fatto insomma quanto bastava peressere segnalato con diverse stelle negli al-manacchi storici dello sport.

RECORD DELL'ORA

Arrivò Francesco Conconi, medico specia-lizzato nello studio di rare malattie del san-gue. Arrivò correndo in cima alle mura diFerrara e lì incontrò maratoneti nazionaliche seguivano il suo stesso tragitto d’alle-namento. Apprese che c’era molto da sco-prire nel campo della preparazione sporti-va e cambiò campo di ricerca. Quando in-contrò Moser, vide molte cose: un uomodotato di grande determinazione, una per-sona in possesso di molte energie ancora daspendere, un corridore che aveva deciso ditramontare con troppo anticipo, una caviaperfetta per l’esperimento perfetto. Nongli nascose nulla, né le difficoltà né le fina-lità, le opportunità di guadagno e gli svan-taggi. E lo convinse ad attaccare il recorddell’ora. Una cosa semplice. Si prende una bici e sigira per sessanta minuti esatti su una pista

Anche se prigioniero di una rivalitàinsensata, ma saporitissima per igiornali, con Giuseppe Saronni -

erano gli anni in cui il ciclismo italiano si ri-piegava in un frustrato provincialismo,mentre il Tour de France a cui in linea dimassima i nostri evitavano di parteciparestabiliva la sua egemonia -, Moser ha sapu-to dimostrarsi campione di livello interna-zionale. A parte un’allegra settimana in ma-

ovale, cercando di percorrere più strada dichiunque altro ci abbia mai provato prima.Quando Moser effettuò il suo tentativo, il19 gennaio 1984, il primato era vecchio dioltre dodici anni. Il suo proprietario eraEddy Merckx,che aveva passa-to la secondamezz’ora a urla-re dal dolore, agridare che nonce la faceva più eche voleva fer-marsi. Moservenne censura-to con compati-mento durante itre mesi dellapreparazione. Icronisti del ci-clismo moder-no sosteneva-no, non senzaargomenti, chebattere Merckxera impossibile.Soprattutto eraimpossibile ciriuscisse un cor-ridore di trenta-due anni, in un

inverno profondo seguito a una stagione dimodesti risultati. Ma eravamo al varco tra due epoche e le vec-chie regole nel ciclsmo postindustriale nonvalgono più. Il Moser che provava e riprova-

va per mezzo gennaio sulla pistaventosa di Città del Messico nonera un corridore normale. EraGoldrake: tuta attillata, bici duechili più leggera di quella diMerckx, manubrio con le cornapiegate verso l’alto per aumentarel’aerodinamicità della posizione,ruote cosiddette lenticolari, cioèpiene, senza raggi che accresconoturbolenze e resistenza dell’aria. Etecniche di allenamento basate suun metodo originale e scientifico divalutazione della soglia della fatica;e un’équipe di nutrizionisti per re-golare il tempo libero. A sorveglia-re il tutto il professor Conconi, ner-voso però solidamente certo dellaprecisione dei suoi calcoli.Dall’altitudine di Città delMessico, a quota 2.240 metri sul li-vello del mare, si sarebbe allargataun’onda di rinnovamento cheavrebbe spazzato via il ciclismo el’intero sport come li conosciamo edove i preparatori avrebbero potu-

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LE NUOVE FRONTIERE DELLA MEDICINA

DI DANIELA MARINI

Alla continua ricerca del “chi siamo” lagenetica negli ultimi anni ha fatto tali etanti di quei passi che sembra quasi diessere giunta al traguardo: risalire cioèalle origini per conoscere il futuro dellavita e della salute dell’uomo.L’utilizzo dell’esame del DNA, delRNA o dei cromosomi, nell’ultimo de-cennio è stato molto ampio, importan-te e tantissime volte decisivo: per il si-stema giudiziario, per le controversiefamiliari, per un consulto medico…E’ servito per risalire attraverso l’esameematico del DNA all’autore di un omi-cidio. _ servito per il riconoscimento diuna figliolanza contesa. E’ stato ed èutile per capire l’eventuale ereditarietàdi una malattia.

PRELIEVO

E’ sufficiente un prelievo di sangue percapire quanto un soggetto sia a rischio,nel caso in cui il genitore abbia soffer-to di anomalia capace di determinaremalattia rara, mortale o semplicementeinvalidante.La genetica, insomma, con le sue rivo-luzionarie innovazioni è riuscita a chia-rire moltissimi degli antichi dubbi. Haaperto nuove vie per il futuro (ma anchedel presente) dell’uomo. E tuttavia hacomportato anche l’emergere di im-pensabili problematiche: soprattutto

nell’ambito dei rapporti fra medici e pa-zienti.Abbastanza scontata (perché dimostra-ta) l’ereditarietà di talune malattie, se nepuò avere conferma dall’esame delDNA. Così, al bambino la cui madre s’èammalata di tumore al sistema endocri-no, si attribuisce il 50% delle probabilitàdi soffrirne prima o poi. In questo caso,a seguito di esame genetico, gli si con-siglia di togliere la tiroide con interven-to chirurgico. Così, al giovane il cui pa-dre ha sofferto di cirrosi epatica…Nella cronaca giudiziaria americana siriscontra una vicenda in cui una giova-ne, che ha avuto – venticinque anni do-po il padre- un tumore al colon, ha fat-to causa al chirurgo che non l’avevapreavvertita dell’eventualità di amma-larsi come il genitore. La sentenza di as-soluzione del medico ha fatto discuteremolto, ma di sicuro il dibattito non èchiuso.E montano gli interrogativi: è giusto incaso di malattie genetiche avvertire i fa-miliari dei rischi che corrono i figli? Ed an-cora: ammesso che attraverso il genomasi possa conoscere il futuro della salute diun uomo, quanti di noi utilizzerannoquelle informazioni? E quanti cambie-ranno abitudini o stili di vita?Cominciamo stabilendo che il referto diun esame genetico ha un valore preditti-vo limitato, si deve concludere che le ma-lattie non dipendono mai da un solo ge-ne ma da una serie di fattori variabili.

tore dipendente e nel secondo si trasformain libero professionista legittimato a chie-dere onorari di ben altra consistenza ri-spetto alla sua retribuzione e che finisconoper ghettizzare il cittadino meno abbienterispetto a chi ha maggiori possibilità eco-nomiche e può permettersi il “lusso”di ov-viare ai ritardi del servizio pubblico pagan-do di tasca sua le cure mediche e assistenzache lo Stato dovrebbe garantirgli con lestesse garanzie dell’ospedalità privata inforza di quel “contratto sociale” che all’o-rigine del rapporto tra stato e cittadino.Ma così non è perché le liste di attesa sonolunghe e defatiganti e nella quasi totalitàdei casi sono la prima causa dei decessi e co-munque dell’aggravamento di molte pato-logie. A rendere ancora più assurdo questostato di cose il parlamento ha dato vita aduna normativa che consente alle strutturepubbliche di diversificare le loro prestazio-ni tra il cittadino meno abbiente e quelloche ha la possibilità di pagare parcelle pro-fumate per garantirsi prestazioni ospeda-liere che gli spetterebbero di diritto. Allaluce della sentenza della cassazione suscitaqualche perplessità la sottile precisazionedei magistrati del Consiglio di stato i qualihanno precisato che nel caso del lavoro in-tra moenia il rapporto s’istaura con il pa-ziente e non con il Ssn.

INTRAMOENIALa magistratura amministrativa aveva chia-rito che nell’attività intra moenia la strut-tura pubblica mette a disposizione il luogoe le strutture necessarie alla prestazionemedico-sanitaria e non duplica il propriorapporto con il medico dipendente. Unsottile distinguo legittimato dalle norme invigore, ma che alla luce del richiamo dellaCorte Suprema al “contratto sociale” lasciail tempo che trova. E che dovrebbe indur-re il legislatore a modificare alcune dellenorme del servizio Sanitario Nazionale in-troducendo la regola dell’incompatibilitàdel doppio ruolo, medico pubblico e me-dico privato. Chissà che questa semplice enon costosa riforma non possa risolvere al-meno in parte i mali della sanità italiana co-stringendo gli operatori sanitari a sceglieretra la “carriera ospedaliera” e la libera pro-fessione. Due attività ora troppo interdi-pendenti l’una dall’altra e certamente in-compatibili quando l’una viene utilizzata efinalizzata a favore dell’altra. Una realtàche impone alla società civile un interroga-tivo, amaro ma legittimo. Se quel parto ce-sareo fosse avvenuto in una clinica privata,o nella attività intra moenia e affidato allemani e all’esperienza di un “primario ospe-daliero” in veste di medico personale dellapuerpera, la neonata sarebbe morta percolpa di quel bisturi?

Si legge infatti in questa sentenza che laresponsabilità del medico del S.S.N.nazionale verso il paziente, per negli-

genza, ha sempre natura contrattuale per-ché ha il suo fondamento nei principi dellemoderne democrazie nelle quali la sovranitàappartiene al popolo e lo stato tutela la salu-te come diritto fondamentale del cittadino.I supremi giudici ritengono infatti che l’ob-bligazione del medico del servizio sanitario,per responsabilità professionale nei con-fronti del paziente, pur non essendo fonda-ta su un rapporto d’opera professionale masul “contratto sociale”, ha ugualmente na-tura contrattuale. Infatti, la prestazione re-sa dal medico al paziente è sempre la stessa,perché, trattandosi di professione protetta,il servizio reso non può essere diverso a se-conda se esista o non esista un contratto. Edancora: l’assenza di un contratto dal puntodi vista formale, e quindi di un obbligo diprestazione da parte del sanitario dipenden-te nei confronti del paziente non può e nondeve escludere l’obbligo della professiona-lità, che qualifica l’opera del medico.Quest’obbligo si traduce in doveri di com-portamento verso chi ha fatto affidamentosu tale professionalità per il solo fatto di es-

sere entrato in “contatto” con lui. Tutto ciòcomporta che l’esercizio della professionesanitaria deve essere svolta sempre allo stes-so modo, senza possibilità di distinguere se,alla prestazione sanitaria, il medico sia tenu-to contrattualmente o meno.

PARTO GEMELLARELa sentenza è stata resa pubblica lo stessogiorno in cui in un ospedale del Sud, du-rante un parto gemellare, il bisturi di un chi-rurgo aveva inciso la testa di una delle dueneonate. Il primario di quel reparto non erain servizio e fu chiamato d’urgenza quandola bimba era già morta. Il chirurgo ha spie-gato l’accaduto dicendo che la testina dellaneonata era attaccata alla parete uterina e,come accade sempre in questi casi, la magi-stratura è stata chiamata ad accertare even-tuali responsabilità che, forse alla luce dellasentenza della Cassazione, saranno valutatesulla base di nuovi criteri. I supremi giudicihanno infatti approfondito il tema specificodella responsabilità ai fini dell’onere dellaprova, dell’esatto adempimento e del titolodella colpa. Ed hanno argomentato che nel-la responsabilità contrattuale l’esame dellesingole prestazioni attiene principalmente

alla valutazione dell’esattezza della presta-zione. Di conseguenza deve essere applica-ta la regola secondo la quale, nella respon-sabilità professionale del chirurgo, competea quest’ultimo, se il caso affidatogli non siadi particolare complessività, provare chel’insuccesso del suo intervento è stato incol-pevole e non al paziente dimostrarne la col-pa. Ed hanno precisato che la norma che li-mita la responsabilità del professionista aisoli casi di dolo o di colpa grave quando laprestazione implica la soluzione di proble-mi tecnici di speciale difficoltà, si riferisce so-lo all’imperizia, non all’imprudenza e allanegligenza.

CONTRADDIZIONILe due sentenze, quella del Consiglio diStato e della Cassazione, evidenziano anco-ra una volta le contraddizioni di un sistemache forse non ha più ragione di essere e chealtri paesi europei hanno da tempo elimina-to. E cioè il doppio esercizio della profes-sione del medico che di mattina presta la suaopera nella ospedalità pubblica e nel pome-riggio in quella privata. Con la differenzache nel primo caso la sua retribuzione è le-gata alla contrattualistica tipica del lavora-

CASSAZIONE ◆ DI ROBERTO MARTINELLI

Alla recente sentenza del Consiglio di Stato che ha definito “oggettivo e asso-luto” il rapporto che lega il medico ospedaliero al Servizio Sanitario Nazionalefa eco una clamorosa sentenza della Corte di Cassazione. Al fine di chiarire unavolta per tutte il ruolo, la funzione e la responsabilità di questa categoria pro-fessionale, i supremi giudici hanno fatto riferimento ad uno dei testi fonda-mentali che hanno ispirato il pensiero politico moderno: il “Contratto sociale”di Jean-Jacques Rousseau.

Tutta colpadel bisturi?

Servono davverogli esami genetici?

Il referto avrebbeun valorepredittivo limitatoperché le malattienon dipendono daun gene solo mada più variabili

LA RESPONSABILITÀ DEL MEDICO DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE

foto ZEFA

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~ 47 ~ MONDOSALUTE ~ 46 ~MONDOSALUTE

PAOLO MOSCA LETTERE D'AMORE❣A CARLA FRACCI

Candida farfalla

Qui, le scrivo semplicemente “cara Carla”,ma artisti sommi e indimenticabili si sonorivolti a lei con più tenerezza e più amore.

Luchino Visconti la chiamava “Carlina”, per il so-gnatore Federico Fellini lei era “Carletta”, e per illeggendario Sovrintendente del teatro alla Scaladi Milano, Ghiringhelli, lei era la “Fraccina”.D’altronde, come rivolgersi, senza essere banali,alla più candida farfalla della danza classica, che damezzo secolo vola suipalcoscenici incantandotutto il mondo? Non èun caso che scultori co-me Messina e Manzù leabbiano dedicato operestruggenti, e che unpoeta scorbutico comeEugenio Montale si siaispirato a lei per un tene-ro madrigale. Ma qui ioscrivo “cara Carla”, per-ché in fondo lei non amaessere idolatrata, mitiz-zata. Sono le sue radicisane a farla restare con le“scarpette per terra”,anche se loro vorrebbe-ro sempre volare appenasentono un richiamomusicale. Papà faceva iltranviere a Milano, eraun socialista tutto d’un pezzo, e mamma sapevapettinare con pazienza le “sciure” meneghine. Fulei a convincerla d’iscriversi al Balletto della Scala,anziché intraprendere la strada della pettinatrice.“Tu sei un angelo, e devi volare lontano, a petti-nare i capelli ci penso io”. Parole di sua madre, chelei seguì come in una favola, passando a pieni vo-ti il provino scaligero. Ma una volta sul palcosce-nico, a prenderla per mano e a “folgorarla” fu lagrande ballerina Margot Fonteyn. E oggi lei am-mette: “Margot m’insegnò a ballare sempre a te-sta alta, anche quando dentro di te il cuore è a pez-zi, sei stanca o delusa. Il pubblico ti deve vederesempre vincente”. E poco più che adolescente, ca-ra Carla, lei mise in fila i partner più prestigiosi: daVassiliev a Bortoluzzi, da Brhun a Nurejev.Facevano a gara per danzarle al fianco, per farla ro-teare, saltare sulle punte, volare: per abbracciarlacon passione e dolcezza. Lo sa che cosa risposeNurejev, stanco e malato, quando gli chiesero:

“Con chi vorrebbe ballare l’ultimo duetto dellasua vita?”. “Con la Fracci, il mio cigno, l’unicaGiulietta che mi ha fatto piangere e tremare”. Certo, quello era un legame artistico, impalpabi-le, sublime. L’amore “terreno” che sognavanoper lei papà e mamma, arrivò nel 1962, con il sor-riso geniale del regista Beppe Menegatti. Uncompagno di rara sensibilità, che l’ha resa madredi Francesco (oggi architetto affermato), e che dalgiorno del primo incontro, fino ad oggi, le regalacentinaia di cuori. D’oro, di pietra, di carta: pic-coli, grandi cuori che lui scova nei negozi d’anti-

quariato, sulle bancarelle deimercatini della domenica.Quelli dei Navigli, quando vi-vevate a Milano; quelli di PonteMilvio o Porta Portese daquando vi siete trasferiti aRoma. “Cara Carla”, oggi leidirige il Corpo di ballodell’Opera della capitale e tienetonico il suo fisico allenandosiogni giorno, per ore, alla sbar-ra, in palestra, sul palco.Incredibile, candida farfalla.Oggi lei pesa quarantasette chi-li, esattamente come quandoaveva diciassette anni. I suoi al-lievi la osservano incantati: co-me una creatura sublime e umi-le. Il nostro Presidente dellaRepubblica, Ciampi, e la mo-glie Franca, hanno confessatopubblicamente di avere un de-

bole per lei (ma chi non ce l’ha?). Ecco perché èCavaliere di Gran Croce, Commendatore,Grande Ufficiale della Repubblica… Se l’imma-ginava tanti onori, piccola Carla, quando volevadiventare parrucchiera come sua madre? Tra lemigliaia di lettere che ha ricevuto nella sua straor-dinaria carriera, c’è una cartolina, che lei mi hamostrato con un sorriso discreto. Gliel’ha scrittaMadre Teresa di Calcutta. Leggiamola insieme:“Gentile signora Fracci, l’ho vista ballare: è un so-gno. Credo che attraverso la sua arte il pubblicopossa vedere Dio”. Con quali parole posso con-cludere questa mia lettera, dopo le “perle” dellasanta di Calcutta? Immaginando un pianoforte,che in lontananza suona un Notturno di Chopin,io le mando una gardenia. Bianca come le sue ali:che dal palcoscenico la portano ogni sera oltre lenuvole.

Suo,Paolo Mosca

1.Se le dico“sanità” a

cosa pensa?

2.Che rapportoha con medici

e medicine?

3.La sanità ital-iana è all’al-

tezza dei Paesi piùevoluti o difetta inqualche cosa?Quali i pregi equali i difetti?

4.Come cittadi-no cosa si as-

petterebbe dal sis-tema sanitarionazionale?

5.Secondo lei,la sanità pri-

vata è accessibilesolo ai cittadiniabbienti? Le risul-ta un’e-quiparazione dellestrutture privateaccreditate agliospedali pubblici?

A CURA DI FEDERICA OVAN

1. Dire “sanità” sig-nifica certamentepensare ad una seriedi problemi. Primifra tutti problemi disalute! Già, perchéuno non scambia gliospedali per centricommerciali doveandare a farsi ungiro nelledomeniche d’inver-

no e si ricorda dei medici solo quando sta male… In secondoluogo mi vengono in mente tutti i difetti della sanità: le strut-ture poco accoglienti, i lunghi tempi d’attesa, episodi tragicidi errori nelle diagnosi o durante gli interventi, … Insomma,in una parola si riassumono i problemi di salute e quelli deimezzi che dovrebbero salvaguardare la salute stessa!

2. Direi che non ci frequentiamo molto! Dopo un periododella mia vita in cui mi sono dovuto adattare ad un rapportoassiduo con i medici e le varie cliniche a causa di una malattiache si è risolta con l’asportazione di un rene, devo dire che misono sempre tenuto alla larga dai vari dottori. È un po’ comequando si fa indigestione: alla sola vista del cibo incriminatosi inizia ad avvertire una certa nausea; ecco, io se mi avvicino

agli ospedali mi accorgo di avere male dappertutto e alloraevito… A parte gli scherzi, voglio ribadire l’importanza deicontrolli periodici che possono evitare l’insorgere di malattieserie: fateli, fateli, tanto io ho già una certa età!

3. Non ho una conoscenza diretta di come siano organizzatele strutture sanitarie all’estero e di conseguenza non possoesprimere giudizi. Per quanto riguarda la situazione di casanostra, ribadisco che esistono una serie di “disguidi” da risol-vere quanto prima. Devo aggiungere, però, che in fatto dicapacità mediche siamo certamente ad un ottimo livello.

4. Mi aspetterei di arrivare sano fino alla morte! Dopodichémi piacerebbe che tutti i malati fossero trattati con le stesseattenzioni, senza mantenere anche dentro gli ospedali quellefastidiose distinzioni sociali in “cittadini di serie A” e “cittadi-ni di serie B”. Sono convinto che fare il medico sia una mis-sione, non un servizio da destinare al miglior offerente.

5. Le domande si fanno sempre più difficili! Per quanto ne so,le cliniche private offrono maggiori cure al paziente, che peròin cambio deve sborsare fior di quattrini. So che esistonodelle convenzioni che dovrebbero favorire l’accesso alle casedi cura private anche ai comuni mortali, ma, siccome credo diconoscere l’andazzo degli italiani, i posti per coloro che nonpagano sono quasi sempre occupati…

PAOLA SALUZZI

“La nostra sanità è ok”1. Io vedo la sanità del nostro Paese come una macchina, un’or-ganizzazione che ha fatto enormi passi avanti. È stata ottimiz-zata la rete delle strutture ospedaliere, chiudendo le unità me-no sfruttate per tagliare i costi, i reparti più rilevanti sono oradotati di attrezzature all’avanguardia, in qualche modo è mi-gliorata anche la qualità dell’assistenza (cibo, accessori nellestanze, infermiere qualificate, …). La sanità ha dei precisi dove-ri nei confronti dei cittadini ed è con questo obiettivo che si de-ve progressivamente sviluppare.

2. Nei confronti dei medici ho creato un rapporto di assoluta fi-ducia, convinta del fatto che sia necessario lasciare ad ognunoil proprio lavoro. Di conseguenza non amo le diagnosi e le curefai-da-te, i passaparola dei parenti o degli amici su farmaci mi-racolosi, preferendo una visita medica ogni volta all’insorgeredei primi sintomi. Per quanto riguarda le medicine sono un po’intimorita dalla lunga lista degli effetti collaterali, così nel mo-mento in cui prendo in mano una scatola di pastiglie per, dicia-mo, un’influenza, mi ritrovo a posarla nuovamente nell’arma-dio senza averne presa alcuna perché spaventata da quanto ri-portato nel foglietto illustrativo! Fin dove è possibile, meglio unpo’ di riposo a letto o qualche rimedio omeopatico.

3. Non esiste più, o comunque si è notevolmente ridotto, il fe-nomeno dei pellegrinaggi all’estero alla ricerca di cliniche dallecure salvavita. Come anticipavo prima, le nostre strutture sani-tarie sono al passo con i tempi e la preparazione dei medici non

ha nulla da invidiareai colleghi oltreconfi-ne. Andrebbero de-stinati maggiori fon-di agli ospedali, per-ché credo che si pos-sa fare ancora moltoper rendere le case dicura molto più vicineall’ambiente dome-stico, mettendo maggiormente a proprio agio i pazienti. Perquesto, è ovvio, serve del denaro.

4. Mi ripeto, desidererei ancora un pizzico di umanità in più neiconfronti dei malati da parte di tutte le persone che lavorano nelsistema sanitario, dagli impiegati agli sportelli fino ai politici chelegiferano, a volte senza mettersi nei panni di chi soffre. Così fa-cendo si eviterebbero tante situazioni spiacevoli.

5. Strutture pubbliche e cliniche private si dovrebbero sostene-re a vicenda, sopperendo le une le carenze delle altre; so che an-che in questo caso sono stati fatti dei passi avanti, proprio conle convenzioni che consentono l’apertura delle case di cura pri-vate anche alle persone economicamente più deboli.Personalmente sono una sostenitrice del “pubblico” in tutte lesue forme, quindi anche in materia sanitaria, ma non mi sentoassolutamente di sottovalutare i servizi offerti dal “privato”.

RAIMONDO VIANELLO

“Case di cura? Aperte a tutti”

SONDAGGIO

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DI SAMANTA TORCHIA

Non avete mai pensato ad un incontro pic-cante con lo sconosciuto visto in metropoli-tana mentre vi abbandonavate alle bracciaconfortevoli della vostra dolce metà? Chinon ha mai fantasticato su qualche storia pas-sata, infiocchettandola per bene, o magari suqualche presunto partner perfetto a cui de-dicare una danza del ventre a lume di cande-la? Difficilmente siamo capaci di ammetter-lo perfino a noi stessi, ma è così. I tradimen-ti con il pensiero e le fantasie all’insegna deisensi non vengono mai rivelati ma costitui-scono una buona fetta dell’immaginario pic-cante che ognuno di noi conserva gelosa-mente e in segreto dentro di sé. Insomma,anche se di tradimento sempre si tratta, nonè di certo il caso di drammatizzare. Si sa, chela mente a volte fa brutti scherzetti. Quelloche siamo in grado di fare su noi stessi dopoun pensiero-tradimento è molto peggio:sensi di colpa soffocanti, vergogna, timore diaver dimenticato per strada i propri valorimorali, certezza che il rapporto col partnerne risentirà. Vittime preferite di questa au-toflagellazione, le donne. Le senti rimpro-verarsi in confidenza “sono una malafemmi-na!” oppure “sono una donna senza scrupo-

Tradimentie senso di colpa

SONO CON TE MA PENSO A LUI...

SOCIETÀ

Il 98% degli uomini tradisce con il pensiero, ma le donne non sono da meno. Secondo

l’Università americana di Vermont non esiste praticamente essere umano che in vi-

ta non si sia concesso il lusso di una scappatella col pensiero.

Però all’interno della coppiacerte fantasie possonorinvigorire l’amore

renti nell’immaginario collettivo maschile.Passare lo straccio per terra o dare un colpodi piumino al mobile in salotto possono ri-velarsi una mano santa per i nostri sensi; ca-paci di illuminare gli occhi con un sacro fuo-co e di pervaderci da una forza che fa sentirevivi. Da motivo di litigio le faccende dome-stiche sono l’occasione per ravvivare l’armo-nia di coppia e per accendere la passione.Unico trucco: farle in due. A garantirlo, ci so-no anche i Master in Home Managementideati recentemente in Italia dalle aziendefornitrici di prodotti per la pulizia della casa.Una tra queste è la Spontex.

SEXY CASALINGHE

Solo un modo per vendere di più dei guantidi gomma? No, la faccenda viene presa seria-mente da associazioni, psicologi edall’Unione Uomini e Donne casalinghe ita-liane. Incontri in piazza, dimostrazioni eteorie da memorizzare; prime tra tutte le le-zioni su “Eros e pulizie, metodologie e tem-pistiche”, “Epistemologia del bucato e sti-rologia” e i “Giochi a quattro mani per lava-re i piatti”. Insomma, una volta di più ci vie-ne ricordato che si può essere desiderabili edesiderati anche tra le mura di casa. E tuttoquesto grazie alla capacità di trasformare ildovere in piacere, di unire amore e bucato,coccole e stracci per la polvere.

li, una senza rispetto né sentimenti” o me-glio ancora “finirò all’Inferno, con Luciferoche mi prenderà a pedate!!!” Troppi dram-mi che portano solo al rischio di perdere divista l’unica cosa realmente importante: l’ar-monia della coppia reale.

LA COPPIA SCOPPIA?

Non perdiamoci in queste costernazioniinutili che non fanno altro che frustrarci an-cora di più respingendo un’attitudine pro-babilmente naturale dell’essere umano. Acosa serve rinnegare le nostre fantasie, i no-stri piaceri e le nostre debolezze?L’importante nella vita è sempre fare un bi-lancio delle cose e delle situazioni, e non per-dere di vista “la palla”. Trasportare le fanta-sie personali all’interno della “coppia di fat-to” e trasformarle in realtà può essere un mo-do per dare una marcia in più a un rapportoche con il passare del tempo diventa un po’sciapo. In un periodo in cui la coppia “scop-pia” con incredibile facilità e per i motivi piùbanali, l’ingegno, le fantasie segrete e i desi-deri più nascosti devono essere i benvenuti.Le insipide relazioni a due vanno sempre unpo’ “insaporite” con un po’ di spezie. Da do-ve cominciare? Dalle faccende domestiche. Ammettiamolo, la moglie indaffarata nei la-vori di casa, magari travestita da casalingasexy, è una delle fantasie piccanti più ricor-

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~ 50 ~MONDOSALUTE MONDOSALUTE

Parigi, si sa, chiude lastagione dei Saloni del-l’auto e offre l’occasio-ne per fare i primi bilan-ci e, soprattutto, lanciaun occhio sul futuro,

sulle strategie, sulle nuove idee. Vadetto subito che il futuro non ap-pare molto roseo, dovendo il set-tore, fare i conti con una economiamondiale che stenta a ripartire,con il prezzo del petrolio che sem-bra voler battere ogni record, conla ricerca per energie alternativeche non decolla.

MOTORI

L’economia mondialenon autorizza grandi

sogni per l’auto. Così alSalone di Parigi...

Decollala concretezza

DI MASSIMO SIGNORETTI

curato molto l’ aerodinamica. La gammaprevede otto motorizzazioni: cinque a ben-zina e tre turbodiesel. Altra novità la nuovaFord Focus che continua ad essere al verticedelle vendite anche nel nostro mercato. Acontrastarle il primato arriva ora la nuovaAlfa 147 che si rinnova sia nell’estetica chenelle motorizzazioni rispetto alla preceden-te versione. Il frontale caratterizza ancora dipiù il feeling della marca. Ma il nuovo moto-re turbodiesel da 150 cv, della famiglia

Multijet plurivalvole, sembra essere l’armavincente, con una ripresa scattante e sporti-va con consumi veramente parchi.Ricco anche il settore dei SUV messi ora sot-to “pressione” in vari paesi compreso il no-stro. Quanto sia giusta o meno questa ten-denza è difficile da sostenere. A noi sembra cheprima di “criminalizzare” i mezzi bisogne-rebbe educare i loro utilizzatori che, forse,troppo spesso credono di essere su un pratoaperto piuttosto che su una strada cittadina.Prevenire è sempre meglio che reprimere. Da Parigi dunque arrivano segnali nuovi, se-gnali che inducono alla prudenza e alla ri-flessione. Per il momento i sogni, i progettifuturibili, è meglio rimandarli ad altri tempi.

cv. Anche il prezzo è da primato: 160 mila eu-ro. Non mancano anche in casa Mercedes ePorche auto da sognare come il coupè CLSo il nuovo Boxter. Anche le cabrio sono sem-pre più di moda e quella che ha attirato mag-giormente l’attenzione è stata la Nissan350Z Roadster che si è contrapposta allaBMW 320 CD Cabrio.Ma come dicevamo è stato soprattutto ilSalone delle medie e delle piccole. Molto at-tesa era la 1007 della Peugeot, una piccolamonovolume caratterizzata daun rivoluzionario sistema di aper-tura a pantografo degli sportelli,completamente automatico.Premendo il telecomando sullachiave, i due sportelli si aprono osi chiudono automaticamente.Tre i motori, due a benzina da 1.4e 1.6 e uno diesel da 70 cv. DallaCorea invece arriva la nuovaMatiz che sarà commercializzataora con il marchio Chevrolet do-po che la Daewoo è finita nell’or-bita GM. La Renault lancia laModus che si inserisce tra laTwingo e la Clio e rappresenta ilprimo passo del totale rinnova-mento della gamma nei segmenti più picco-li. La Modus rappresenta una vera gammacon 26 versioni. Si tratta di una monovolu-me compatta realizzata dopo approfondititest per interpretare le esigenze della futuraclientela. Salendo di categoria arriviamo a

considerare le “medie”che rappresentano unaampia quota del mercatototale. Qui le novità nonmancano a cominciaredalla nuova Citroen C4che eredita la posizionedella Xara, e sarà disponi-bile nella versione berlinae coupè. Il progetto ha

EParigi allora ha detto che sembra tra-montato il tempo del lusso, della stra-vaganza, dei sogni che tali, in passato,

sono sempre rimasti con prototipi presenta-ti come studi avanzati ma mai poi realizzati.Questa volta al parco espositivo di Porte deVersailles c’erano si novità ma tutte concre-te, realistiche. Numericamente hanno trion-fato le auto piccole e medie, di segmento A eB o poco superiore, che sono state propostein tutte le salse e in tutti gli allestimenti pos-sibili. Per quanto riguarda le Top-Car, nonpossiamo non essere orgogliosi del nostromade in Italy per la stupenda Ferrari 430F ela Macerati Spyder Speciale per il 90esimoanniversario della Casa Modenese. La Ferrari430F sostituisce la “Modena”, ma è ancorapiù corsaiola, ancora più cattiva, con un mo-tore V8 di 4300 cc con una potenza di 490

~ 51 ~

"La prevenzione –spiega il prof.Giacomo Dugo,

incaricato di Vino e salutedell’Università di Palermo,Ordinario di Analisi chimica delProdotti alimentari alla Facoltàdi Scienze dell’Università di

Messina – si fa a tavola e per stare bene bastadavvero poco: due bicchieri di vino rosso apranzo e cena, due arance rosse e olio extra-vergine d’oliva".I primi ad occuparsi di resveratrolo, che è unalcool stilbenico con effetti antiossidanti, fu-rono all’inizio degli anni ’90 del secolo scor-so alcuni scienziati americani analizzando ivini californiani. Il resveratrolo è una sostan-za presente in molti prodotti dell’antica me-dicina cinese con principi attivi antinfiam-matori. Gli effetti cardiologici sono stati stu-diati dopo il ’90 e perottenerli bastanopoche concen-trazioni di re-sveratrolo chenei vini ca-liforniani è dicirca 3-4 mil-ligrammi/li-tro. I risultati

della ricerca furono enormemente pubbli-cizzati e diffusi in quanto il resveratrolo ri-sultava ef ficace nella prevenzionedell’Alzheimer, delle malattie cardiovascola-ri ed anche per bloccare l’adenoma prostati-co. Anche in Sicilia, con il prof. Dugo, si èpercorsa la stessa strada, ma con risultati chehanno del clamoroso: nei vini rossi dell’Isolala quantità di resveratrolo raddoppia e si mol-tiplica: parte dai 4-5 milligrammi/litro per

arrivare addirittura ai21 milligrammi/li-

tro. "Sui risultatidelle nostre ri-cerche – ricordail prof. Dugo –fu organizzatoun convegnonel 1999 a

S c i c l i .L’aumento della

quantità di resveratrolo non riguarda solo ivitigni siciliani. Infatti, i vitigni internazio-nali come il Merlot, il Cabernet Sauvignon eil Syrah in Sicilia hanno un maggior conte-nuto di resveratrolo rispetto al vino prodot-to in Francia. Quindi sono il clima e il sole adeterminare la maggiore quantità che si puòaumentare con particolari tecniche di vinifi-cazione visto che il resveratrolo, così comealtri polifenoli, si trovano nella buccia dell’a-cino".

SEGRETO

Il segreto per vivere bene è la costanza. "Il vi-no rosso va bevuto ogni giorno. È dimostra-to scientificamente – continua il prof. Dugo– che piccole quantità di alcool attivano l’in-sulina e sono curative e preventive per il dia-bete di tipo 2. Insomma, la salute la trovia-mo in un bicchiere".

I PIACERI DELLA VITA

La prevenzione?A tavola

Vino rosso, arance e olio d’oliva

extravergine. La salute è servita

a tavola. Tanto più se si tratta di

vino, arance rosse ed extravergi-

ne provenienti dalla Sicilia dove

il clima e il sole incrementano la

quantità di sostanze salutistiche

come resveratrolo e polifenoli

che aiutano a combattere l’in-

vecchiamento, prevengono le

malattie cardiovascolari e l’in-

sorgere della malattia di

Alzheimer.

Due bicchieri di vino rosso, due arance rosse eolio extravergine per star bene: parola di

studioso.

DI GIORGIO PETTA

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MONDOSALUTE ~ 52 ~MONDOSALUTE ~ 53 ~

Prendiamo ad esempio il pomodoro,così come il limone e molti altri cibi,che per molti secoli sono stati consi-

derati velenosi e tenuti a debita distanza dal-le cucine. I nostri avi si sono per lungo tem-po privati di spaghetti al pomodoro, pizzemargherite e fettuccine al ragù a causa dell’i-gnoranza, vale a dire di un approccio nonscientifico verso il cibo.Allo stesso modo, il bergamotto è conside-rato ancora da molti un frutto non comme-stibile. Anzi, molti non sanno neppure cosasia, se sia un frutto o un fiore, pensando so-prattutto al suo impiego in profumeria.

IN CUCINA

Ma è qui che entra in gioco l’arte culinaria,che, con la sua conoscenza dei prodotti e delterritorio di origine, rende commestibilequello che prima non lo era. E’ una questio-

Dalla ricerca scientifica al piacere della tavola: argomenti molto di-stanti tra di loro, ma che presentano un’interessante analogia nel-l’approccio. Se da una parte le biotecnologie spostano in avanti i con-fini della ricerca scientifica, anche la moderna gastronomia fa una co-sa simile, seppure in campo diverso: sposta in avanti la frontiera sulgusto, apre un nuovo mondo all’esplorazione dei sensi.

DI MARCO FORBICE

ne di frontiera, appunto.Il bergamotto, oggi alla ribalta anche in cam-po scientifico per le sue proprietà farmacolo-giche, in cucina si sa proporre in una chiaveinnovativa e al passo coi tempi, sostenutoproprio dalla ricerca scientifica che ne hamesso in luce le proprietà alimentari e diete-tiche. E adesso, visto l’interesse dimostrato ancheda alcuni chef italiani, ad iniziare da RenatoSorrentino, (Ristorante Furore di Roma),stanno a loro volta scoprendo questo straor-dinario e nuovo ingrediente, si assiste ad unavera e propria mutazione di genere: il berga-motto si sposta dalla scienza alla gastrono-mia.Ma, quante persone conoscono realmentequesta pianta ? tanti ne hanno sentito parla-re, molti calabresi hanno forse dei ricordiereditati dai nonni, alcuni pensano che siasolo un fiore.

FRUTTO O FIORE?

Il bergamotto è invece, un agrume dalla par-ticolarità unica, quella di venire coltivatoesclusivamente nella provincia di ReggioCalabria. Botanicamente viene classificatocome Citrus Bergamia Risso ed appartienealla famiglia delle Rutacee. Produce frutti tondeggianti, dal colore ver-de-giallo e dall’aroma caratteristico, tra il ba-silico e la lavanda all’inizio della raccolta; flo-reale, fresco e penetrante, alla fine della rac-colta. Le sue origini sono ancora incerte, molti lofanno provenire dalla Cina, dalla Grecia, daPergamo Città dell’Asia Minore o dalla Cittàspagnola di Berga, dove sarebbe stato im-portato da Cristoforo Colombo di ritornodalle isole Canarie. L’ipotesi più probabile è che, il bergamottoderivi da una mutazione spontanea di altraspecie (arancio amaro o limetta) verificatosinei dintorni della Città di Reggio Calabria.Dagli otricoli di questo frutto viene estrattol’olio essenziale, ed un italiano, Gian Paolo Femminis, emigratoin Colonia nel 1680, formulò l’acqua admi-rabilis (acqua mirabile), miscela rinfrescantee profumata, vera panacea della salute, uti-lizzando l’olio estratto manualmente, insie-me a olio essenziale di limone, arancia dolce,rosmarino, e alcool 90°, ancora oggi non siconosce la vera formula.

PROFUMERIA

Da allora, il bergamotto resta uno dei gran-di prodotti basilari essenziali per la realizza-zione del profumo, sempre al passo coi tem-pi ed adattabile a tutti i tipi di composizione,al riparo da evoluzioni sociali e mode. Anchenel corso degli ultimi anni ha saputo stimo-lare i grandi profumieri, entrando in grandiclassici come il leggendario Chanel n 5.L’essenza è stata largamente impiegata an-che in lozioni, creme, ciprie, e saponi. Oltreche nella protezione cutanea, facilitandol’abbronzatura. Il bergamotto è stato usato in gastronomiada diversi secoli, secondo quanto documen-tato dal dott. Spinelli, medico e studioso digastronomia di Reggio Calabria, l’uso ali-mentare dell’agrume risale almeno all’apriledel 1536, come risulta dal menu di "magro"offerto all’imperatore Carlo V, di passaggioper Roma, dal Cardinale LorenzoCampeggi. Un magro non da poco, visto checomprendeva oltre 200 portate salate e dol-ci.Tra queste ultime, compaiono ben 6 libre dibergamotti confetti, preparati magistral-mente dal grande cuoco, BartolomeoScappi, e offerte ai commensali.Quello fra il bergamotto e il Vaticano è unrapporto antico e moderno che, per GigiAbruzzo è stato un immenso onore essere

chiamato dall’Accademia Pontificia, perl’organizzazione di una serie di pranzi uffi-ciali, dedicati a premi Nobel e a grandi per-sonalità del mondo. Nella splendida cornicedella Casina di Pio IV, il bergamotto si è ri-velato l’alleato giusto per preparare pranzi dirango.L’uso degli agrumi in cucina, iniziato inItalia, è stato introdotto nella corte francese

nel Cinquecento da Caterina De’ Medici Ma col passare dei secoli l’attenzione dei ga-stronomi si sposta sempre più verso ingre-dienti e preparazioni semplici, che quasisempre significano vivande più sane e digeri-bili.Questa tendenza mira a sfrondare la com-plessità del menu e della preparazione dellevivande, che in epoca rinascimentale e poi ba-rocca erano spesso vere opere scenografiche.Comincia così, la rivoluzione del gusto, chepassa dal francese all’italiano con l’affermar-si di una cucina regionale e popolare

PREGIUDIZI

Verso il bergamotto non mancano pregiu-dizi di tipo pseudo scientifico, ed il perché diquesto rifiuto gastronomico del bergamot-to, perfino nelle aree di sua produzione, sipotrebbe desumere da una memoria data al-le stampe nel 1804 dal medico regginoFrancesco Calabrò Anzalone, in cui si leggeche il bergamotto “… contiene un agro di unsapore sul principio di un acido disgustoso,tanto che la gente campagnola bisognosa as-sai, ed indigente di esso se ne serve per satol-lare la sua fame in alcune circostanze.”Questo pregiudizio alimentare circolava, giàin quell’epoca e Savarin, nella sua Fisiologiadel gusto, del 1825, scrive …fra le donne è invigore una funesta teoria, la quale ogni annofa delle vittime tra le giovani, ossia che gli aci-

di…. siano preservativi contro l’o-besità. Queste prevenzioni esistevano ver-so l’uso alimentare del limone equindi, del bergamotto, un fruttomolto amaro ed intensamente pro-fumato. Disuso gastronomico cheperò, di tanto in tanto, comparenelle ricette di dolceria, per confe-rire fragranza e freschezza.Le proprietà organolettiche e me-dicamentose, contenute sia nellabuccia che nella polpa e per il con-tenuto vitaminico, sono salutari perla colesterolemia, l’effetto balsa-mico, l’effetto neurosedativo e

quello antisettico, la proprietà di stimolarel’appetito, e molte altre virtù ora allo studiodei nutrizionisti.

VIRTÙ

Ma passando ad argomenti più appetitosi, di-ciamo finalmente che il bergamotto si rivelaun ingrediente straordinario anche nella ga-

stronomia moderna, capace di profumare edalleggerire ricette tradizionali o di proporrenuovi abbinamenti.Come non accennare alla sardella, che si gio-va dell’apporto di poche gocce di bergamot-to, alla "Nduia" aromatizzata al bergamottoche si rivela più leggera e gradevole, alla neo-nata e al tortino di alici gratinate, dove il ber-gamotto è capace di stemperare le note piùamarognole. In generale, si può affermare che il berga-motto agisce da contrasto sui cibi a tenden-za dolce. Per questo costituisce un meravi-glioso abbinamento con crostacei, astici, ci-cale di mare, scampi, aragoste e gamberi, male sue note aromatiche sanno contrastare an-che l’odore selvatico della cacciagione, comenel caso del cinghiale, della lepre o del pic-cione. Da provare, per chi ama reinterpretare i clas-sici, l’anatra al bergamotto, dove l’agrume diReggio Calabria sostituisce degnamente l’a-rancia prevista dalla ricetta originale. La stes-sa variante si può adoperare nel caso di tuttele pietanze che prevedano l’uso di agrumi,come scaloppine di vitella, carne di maiale,pollo, pesci al forno. Per valorizzare le sue proprietà di acidifican-te, da considerare il succo di bergamotto co-me complemento per le insalate, così comeper aromatizzare salse e salmorigli.Chi ama la pasta, troverà un ottimo ingre-diente nella buccia grattugiata di bergamot-to, per insaporire le paste ripiene, ed altro an-cora. Ad esempio, ravioli di cicoria e Ndujabergamotto al sughetto di Triglie.

EQUILIBRIO

L’importate è, trovare il giusto equilibrio,considerato il profumo acuto e pungentedell’agrume. Esistono oggi in commercio oliextravergini d’oliva aromatizzati al berga-motto, che consentono con poche gocce diaromatizzare delicatamente un piatto.Diverso è l’uso del bergamotto fresco, che ri-chiede una certa pratica nel dosaggio.Una delle preparazioni più classiche e speri-mentate è quella del sorbetto al bergamotto,che separa degnamente il salato dal dolce. Sull’uso del bergamotto in pasticceria c’è po-co da aggiungere, se si ricordano i numerosidolci elaborati dall’alta pasticceria reggina. E per finire, il nostro agrume negli ultimi an-ni si è conquistato un posto tra gli ingredientidi gelateria, anche fuori dai confini naziona-li.

I PIACERI DELLA VITA

Bergamotto,questo sconosciuto.

Curativo e afrodisiaco

FRUTTO O FIORE? COMMESTIBILE O NO? L’agrume della Calabria che delizia i palati fini, profuma di freschezza e...Per le sue qualità organolettiche cura dal colesterolo, stimola l’appetito edha effetto sedativo

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Largo, invece, alle over 35: affascinanti,sexy, intelligenti e soprattutto mature.

È questo il nuovo identikit della donna chepiace agli uomini, ma non ai coetanei. Unadimostrazione di questo "cambio delle car-te in tavola" la fornisce una ricerca condottadalla società Eta Meta. Scopo dell’indagineera scoprire le preferenze maschili rispetto al-le dive da calendario, per poter meglio indi-rizzare le future scelte editoriali, come direquale anca mostrare a gennaio, quale “di die-tro” esporre a febbraio…E qui sorpresa delle sorprese, il risultato è sta-to decisamente a favore di una certa tipolo-gia di donna: mediterranea (addio, dunque,anche al mito delle bionde), affascinante esoprattutto di un'età compresa tra i 35 e i 40anni. L’universo maschile si trasforma e così se fi-no a qualche anno fa a perdere la testa per le“baby-women” erano tanto i ragazzottiquanto gli attempati, le cose oggi sembranocambiate. Che sia allora tramontato il fasci-no delle lolite? Certo che no, non sarà unatendenza a metterle fuori combattimento.Le veline continuano a piacere, eccome, ma

agli uomini più maturi, dai 45 anni in su.Dunque giovani con donne mature, attem-pati con ragazzine. Si tratta di una specie diincrocio di ruoli, ma mentre a sentir parlaredi uomini che corteggiano giovanissime sia-mo ormai stra-abituati, il contrario, ossiadonne mature che si accompagnano a ragaz-zi più giovani, ci lascia ancora un po' per-plessi.Dive da calendario a parte, anche nella vitareale sembra che gli uomini siano attratti dal-le donne mature. Quali possono essere dun-que le cause di questa inversione di tenden-za?Uno dei fattori è sicuramente il fatto che ledonne di oggi rimangono attraenti più a lun-go; inoltre, questo tipo di relazioni non as-sorbe il concetto di riproduzione, cioè peruna donna di 40 anni, in genere, la maternitànon è più vissuta come un evento ecceziona-le, quindi problematico. Un altro elementopotrebbe essere la ricerca infinita, e anche in-consapevole, di una seconda mamma, ovve-ro una donna forte e decisa in grado di orien-tare l’uomo italiano ormai senza bussola.Altro fattore da considerare è che i trentennidi oggi sono in molti casi figli di donne eman-

cipate e per questo non si spaventano di fron-te a una relazione fuori dai canoni tradizio-nali. Cosa che invece gli uomini di 45 anni,in genere più in crisi rispetto alle loro coeta-nee, non riescono ad accettare e, per questo,si rivolgono a donne spesso molto più giova-ni di loro. Qual è la ricetta giusta per far funzionarequesta relazione? Sicuramente i due si devo-no venire incontro: lui deve accettare di in-vecchiare un po' e lei di ringiovanirsi.Trovato l'equilibrio, alcuni vantaggi sonoindubbi: lui starà a fianco di una donna sicu-ra ed emancipata, che potrà insegnargli tan-to sul piano culturale, emotivo e sessuale conun valore aggiunto di fedeltà in più. Lei ri-troverà, stando con lui, freschezza e sponta-neità oltre che una maggiore energia e uncompagno sicuramente più affettuoso. Ilpunto è: trovarlo questo equilibrio…

TENDENZE A CURA DI DILETTA GIUFFRIDA

Quella matura attira di piùADDIO VELINE RAMPANTI, SI FANNO LARGO LE OVER 35

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Un aspetto serio e timido, imodi di solito romantici, laparlantina affettata,gli oc-chiali sul naso e un’appa-renza un po’ naif. Non ne-cessariamente bello, macertamente intellettuale.E’ questo il profilo dell’uo-mo perfetto emerso da unostudio realizzato dalla casa editriceinglese “Penguin”.Una donna su tre, ha rivelato l’inda-gine, quando vede un uomo leggereun libro, ammette, ingenuamente, dinutrire più speranze sul fatto che ab-bia un animo romantico. Il dato inte-

ressante è che ben il 78% delle don-ne intervistate non associa più la let-tura all’amore solo platonico.Lontana,dunque,l’idea dell’uomo in-tellettuale ma imbranato a letto. Alcontrario il vecchio stereotipo del“noioso quattrocchi”, sempre im-

merso a divorare romanzi esaggi, si è trasformato inuna figura attraente e an-che sensuale.Il 44% delle intervistate tro-va, inoltre, più interessanteun uomo che legge libri ri-spetto a chi legge quotidia-ni e riviste.

Insomma tra i “Big-Jim”e i “GiacomoLeopardi” i secondi sembrano averela meglio, nonostante tutto. D’altraparte è anche vero che non necessa-riamente il belloccio debba esserestupido o, viceversa, l’intellettualebrutto…ma questo è un campo sul

quale sarebbe meglio non indagareper non rischiare delusioni…Dunque, dati alla mano, il libro, ol-tre ad arricchire lo spirito di chi lolegge, è diventato anche uno stru-mento utile per conquistare i cuorifemminili. Ben l’87% delle donneinterpellate trova interessante il luiche rompe il ghiaccio parlando del-l’ultimo romanzo letto o dell’ultimofilm visto. Conversazione, certo,non facilissima quanto a sponta-neità, ma sicuramente più efficaceche parlare del tempo meteorologi-co o raccontare della ex che ha ap-pena fatto fagotto…

Intellettuale? Adesso è più sexy

Gli uomini, almeno quelli più giovani, nonsembrano molto attratti dalle esuberanti starlettemodello TV

DI SILVANO CRUPI

Corri, prendi l’alcol…Presto, disinfet-tiamo. Allarmi quotidiani in ogni fa-miglia, dove il bimbo caduto sul sel-

ciato s’è sbucciato il ginocchio. O il bicchie-re rotto ha provocato un taglietto e la feritasanguina…Antiche abitudini, pericolosi luoghi comuni.Una piccola ferita, un taglio, una sbucciatu-

ra qualsiasi sono così frequenti e fanno cosìtanto parte del quotidiano che nessuno mais’è premurato di chiedere lumi a chi ne sa dipiù. Per esempio al medico di famiglia.Chiariamo subito: l’alcol sulla ferita, sull’a-brasione, sulla sbucciatura è quanto di piùpericoloso esista. Prima di tutto perché“brucia”, cioè irrita; e poi perché l’alcol facorrere il rischio di fissare i microrganismi at-torno alla ferita, causando pericolose infe-zioni.

PRONTO SOCCORSO

In casi di necessità come quelli citati, se nonsi vuol ricorrere al medico (per tagli profon-di ad esempio) o al pronto soccorso (per ne-cessità di suture), il rimedio immediato c’è:basta seguire questi semplici suggerimenti.Parola di specialista, il prof. Ercole Cirino,primario di pronto soccorso, docente uni-versitario a Catania:”E’fondamentale -os-serva- ripulire la ferita con acqua abbondan-te, magari con acqua e sapone per eliminareeventuali detriti e corpi estranei portatori diinfezione, ed ancora risciacquare bene”.Il prof. Cirino conclude: “Quando la ferita èben pulita, procedere alla disinfezione conacqua ossigenata, amuchina diluita al 2%,preparati ammonici o iodati.Non è finita, però. A questo punto bisognacoprire la ferita con cerotti e garze sterili perisolarla dall’esterno ed aiutare la cicatrizza-zione. Sotto il cerotto, la ferita si rimarginameglio, grazie all’umidità. Attenzione, inve-ce: non usare polveri o cremine antibioticheperché possono causare fenomeni allergici”.Naturalmente, abbiamo parlato di piccoli in-convenienti per i quali è sufficiente il “fai date”. SE invece si tratta di ferite serie, squarcio tagli profondi…resta solo da andare al piùvicino pronto soccorso (pubblico o privato)o dal proprio medico. Certamente, qualsiasitipo di ferita non va sottovalutata, specie dasoggetti a rischio, vedi i diabetici, o personeaffette da malattie autoimunitarie. In questepersone una semplice ferita potrebbe tra-sformarsi in ulcere croniche infette. E quin-di pericolose.

SALUTE

PICCOLE FERITE E LUOGHI COMUNI

Brucia ed irrita lapelle.. Meglio l’acquaossigenatae l’amuchina diluita

Indagine “Penguin”cancella antichi stereotipi.Fuori moda i big-jim,meglio i “Giacomo Leopardi”

~ 55 ~ MONDOSALUTE

Ma l’alcol no

~ 54 ~MONDOSALUTE

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MONDOSALUTE ~ 57 ~

DI ELISABETTA FERNANDEZ

Le distanze si azzerano, il tempo si contrae,aumentano si le occasioni di comunicare, maanche l’incapacità di farlo. L’incomunicabilità a volte essa stessa inco-municabile è un disagio diffuso; anche perchéinondarsi di fiumi di parole, utilizzare un si-stema complesso di segni e significati, mezzidi trasmissione tecnologicamente sempre piùavanzati, perdersi in messaggi spesso vuoti dicontenuti, non vuol dire saper comunicare,un termine che ha nella sua radice il senso del-la compartecipazione, della comunanza, delcollegamento.Ma dove è tutto questo se si parla senza dire,non si ascolta e si rimane inascoltati, si è inca-paci di tradurre silenzi pieni di significato?Ancor più arduo sembra essere interpretare,oltre alle espressioni verbali, i messaggi chevengono trasmessi attraverso altre forme dicomunicazione quali gestualità, postura,prossemica, che vanno ad arricchire le capa-cità comunicative della parola arrivando a vol-

te a prenderne il posto, rendendola superflua;non a caso fisiognomica e patognomica sonostate usate come arti interpretative per unalettura delle passioni dell’anima.

AMORE

Cresce però la consapevolezza di queste dif-ficoltà, testimoniata anche dalla nascita dinuove professioni che ruotano intorno allacomunicazione, anche quella legata alle emo-zioni e ai sentimenti. Se, infatti, saper comunicare è importante inogni contesto, nel discorso amoroso diventaindispensabile. Nel corteggiamento, pur se in modo diversorispetto alle epoche precedenti, un rituales’impone non consentendo passi falsi; quin-di anche nella maggiore immediatezza deldialogo, nell’assenza di parole sussurrate oscritte all’ombra della discrezione, non si puòprescindere da espressioni adeguate. Nelle fa-si successive, quando si raggiunge un’inti-

mità ancora più profonda, sono richieste ca-pacità comunicative che consentono di man-tenere vivo il contatto con l’altro, in una si-tuazione che ormai ha varcato il confine del-la superficialità ed è proiettata verso una vitadi relazione dove sentimenti ed emozionipossano essere sintonizzati attraverso corret-te modalità espressive favorendo così una fu-sione che non sia confusione e annullamentol’uno nell’altra, ma il potenziamento delle ca-pacità individuali E se e quando l’amore finisce, è proprio neldisagio di dover vivere una situazione diffici-le che c’è necessità di esprimersi in modo ade-guato per non rendere più complicato e tra-gico l’addio.Allora comunicazione über alles, purché cor-retta e adeguata al tipo di rapporto, e prima diparlare tanto, forse troppo, comunicandopoco e male è bene rammentare quel che so-steneva Bacone: “Da un’impropria forma-zione di parole deriva una meravigliosa co-struzione della mente: la stupidità”.

ATTUALITÀ

Parlarsi... e dirsi niente

Comunicare sembra esserel’imperativo categorico

in questa epoca diglobalizzazione in cui le

possibilità di relazionarsi con glialtri si moltiplicano. Anche in

ragione delle opportunitàofferte dai nuovi media.

COMUNICAZIONE AZIENDALE

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~ 59 ~ MONDOSALUTE ~ 58 ~MONDOSALUTE

Nel corso del 2004 la ripresa del cicloeconomico si è diffusa a livello inter-nazionale, sostenuta dalla crescita

delle economie dell’Asia e degli Stati Uniti:le s t ime de l Fondo Monetar ioInternazionale (FMI) prevedono per que-st’anno una crescita annua del Pil mondialedel 5%, superiore a quella del 2003 (3,9%).Negli Stati Uniti, la ripresa iniziata nella pri-mavera dello scorso anno ha subìto un ral-lentamento nel secondo trimestre del 2004:il tasso di crescita del prodotto è infatti scesodal 4,5 al 3,3% in ragione d’anno, anche perl’incidenza del rincaro energetico sulla spe-sa delle famiglie; le previsioni dell’FMI indi-cano comunque un’accelerazione dell’atti-vità, che permetterebbe di chiudere il 2004con una crescita del 4,3%, superiore a quelladel 2003 (3%). Anche nel terzo trimestre dell’anno in corsoè proseguita l’ascesa dei prezzi del petrolio;la quotazione del Brent a fine settembre2004 era cresciuta del 60% circa rispetto alsettembre 2003, raggiungendo i 50 dollarial barile a metà ottobre. Tale incremento èstato determinato anche dalla sostenuta do-manda dei principali paesi in via di industria-lizzazione e in forte sviluppo, in particolaredella Cina e dell’India; per questi due Statianche nel 2004 l’incremento del Pil dovreb-be essere significativo (rispettivamente 9% e6,4%). Lievi segnali di ripresa vengono anche dal-l’andamento dei corsi azionari: l’indiceStandard & Poor’s 500 è cresciuto del 13,2%nei primi nove mesi dell’anno; in Italia ilMib30 è salito del 4,7% nello stesso periodo. Dall’inizio del 2004 il dollaro si è deprezza-to nei confronti dell’euro dello 0,6%, dopola perdita di valore, di oltre il 20%, già subìtanel 2003. Il valore degli immobili è in forte crescita innumerosi Paesi, non sempre in misura rite-nuta coerente con l’incremento del valorefondamentale dei beni.L’Unione Europea, dall’inizio del mese dimaggio ha ampliato i propri confini con l’in-gresso di dieci nuovi paesi, incrementando leopportunità di crescita e di investimento peri membri storici dell’Unione, pur con la con-sapevolezza delle possibili difficoltà di inte-grazione. Il 29 ottobre 2004 è stata siglata,

a Roma in Campidoglio, la nuovaCostituzione europea tra 25 capi di Stato edi Governo, che dovrà essere ratificata datutti gli Stati firmatari. Secondo le stime del-la Commissione, in linea con quelledell’FMI, l’incremento del prodotto perl’Ue allargata dovrebbe essere del 2,5% nel2004, in accelerazione rispetto al 2003 (1%). Nell’area dell’euro la crescita prevista perquest’anno, pari al 2,1%, è inferiore a quellamondiale e a quella dell’intera Ue.

SISTEMA ITALIA

Per l’Italia, secondo le previsioni dellaCommissione Europea, il Pil crescerebbedell’1,3% nel 2004, tasso superiore a quellidel 2002 e del 2003 (rispettivamente 0,4% e0,3%) ma inferiore a quello medio europeo.È in calo la competitività delle imprese ita-liane sul mercato mondiale: nella “classificadella competitività” elaborata dal WorldEconomic Forum il nostro Paese è passatodalla 41ma posizione nel 2003 alla 47ma po-sizione nel 2004; le esportazioni di beni eservizi italiane, concentrate in settori tradi-zionali e di lusso, si sono ridotte in quantitàdel 3,4% nel 2002 e ancora del 3,9% nel2003; in cinque anni sono aumentate sol-tanto del 3,6%. La quota dei prodotti italia-ni sul commercio mondiale, a prezzi costan-ti, dal 4,5% nel 1995 è discesa al 3,9% nel1998 e al 3% nel 2003. Le imprese, in rela-zione anche al rafforzamento del cambio,hanno mantenuto costanti i prezzi di vendi-ta, a scapito delle quantità vendute all’este-ro.Per il sistema industriale italiano, il 2004 si è

aperto con l’evoluzione giudiziaria della cri-si Parmalat, che si era manifestata nel dicem-bre 2003 dopo numerosi segnali di difficoltàorganizzative e finanziarie. Tra questi, i piùrilevanti sono stati: l’annuncio di una nuovacospicua emissione obbligazionaria nel feb-braio dello scorso anno (poi ritirata) nono-stante l’apparente disponibilità di liquidità;le risposte non esaustive alla Consob; l’as-senza di sufficienti informazioni sull’investi-mento nel fondo Epicurum; l’emergere difalse comunicazioni, tra cui rileva l’inesi-stenza del deposito di 4 miliardi di euro pres-so la Bank of America iscritto in bilancio; lasuccessiva amministrazione straordinariadell’impresa. Oltre a Parmalat, altre impor-tanti imprese italiane hanno avuto difficoltànel rimborso di capitali di debito. Il ritardocon cui le difficoltà finanziarie della Parmalatsono emerse ha posto in luce la necessità dirafforzamento dei presìdi esterni sulle so-

cietà industriali, in particolare su quelle chericorrono al pubblico risparmio.Successivamente, è stato presentato un dise-gno di legge sulla tutela del risparmio, at-tualmente in fase di discussione, che sta len-tamente e stancamente avanzando inParlamento, tra polemiche, veti incrociati,amputazioni e stralci. Tale riforma muterebbe ulteriormente ilquadro di riferimento normativo delle im-prese, già modificato dai numerosi cambia-menti in corso di approvazione o di imple-mentazione (riforma del diritto societario,riforma fiscale, riforma del diritto del lavo-ro). Sono molto importanti anche le inizia-tive allo studio in tema di risanamento dellafinanza pubblica: gli anni di stagnazionehanno condotto il dibattito verso forme dipolitiche economiche di risanamento chenon penalizzino la crescita del Paese e, anzi,ne costituiscano la premessa fondante.

Permane tuttavia la necessità, meglio l’ur-genza, per l’Italia, di ridurre il debito e dicontenere la spesa pubblica; si ricordi che ildebito pubblico a fine 2003 era pari al106,2% del Pil, dopo aver raggiunto il picco,nel 1994, del 124,3%. Questo permetterà dievitare lo spiazzamento degli investimentiprivati, di creare le condizioni di fiducia ne-cessarie al riavvio delle iniziative imprendi-toriali e di poter disporre dei fondi necessaria incrementare le spese di manutenzione e diampliamento della dotazione infrastruttura-le italiana. Sulla base di dati Eurostat, per l’Italia la“densità” di strade e ferrovie, data dal rap-porto tra il numero complessivo di chilo-metri stradali e ferroviari e la superficie delterritorio nazionale in chilometri quadrati,è stabile nel periodo 1995-2001, e si collo-ca su valori confrontabili a quelli di Franciae Regno Unito, sebbene sia significativa-mente inferiore a quella tedesca. L’Italia èl’unico paese, tra quelli dimensionalmentecomparabili (Germania, Regno Unito,Francia, Spagna) a non aver incrementato ilnumero di chilometri stradali nel periodoconsiderato. È contenuta anche la dotazio-ne di infrastrutture tecnologiche: perl’Ocse a giugno 2003 il numero di collega-menti a banda larga per ogni cento abitan-ti dell’Italia è inferiore alla media dei paesiOcse e a quella UE.

PROSPETTIVE

Il Fondo Monetario Internazionale prevedeuna sostenuta crescita a livello mondiale an-che nei prossimi anni (4,3% nel 2005); per

l’Italia, l’incremento del Pil previstodall’FMI per l’anno prossimo (1,9 %) sareb-be significativamente inferiore alla mediamondiale e a quello dell’Unione Europea(2,5%); le previsioni dell’agenzia internazio-nale per l’energia indicano una riduzione delprezzo medio del petrolio nei prossimi anni.La possibilità di crescita del nostro Paese saràanche legata alla capacità di beneficiare del-la crescita mondiale, adattando prontamen-te il sistema economico nazionale anche aimutamenti che interverranno o che manife-steranno i propri effetti dal 2005 (Basilea 2,cambiamento dei principi contabili interna-zionali, riforme normative: sono già in via diattuazione le riforme del diritto tributario,del diritto societario e del diritto del lavoro)e avviando ulteriori interventi tesi ad accre-scere la produttività e la competitività.Tuttavia, talune riforme allo studio, primafra tutte la riforma delle imposte sui redditi,sono condizionate dall’incompleto risana-mento della finanza pubblica e dalla connes-sa necessità di reperire un’adeguata coper-tura finanziaria. Anche la riforma dello Stato in senso federa-le senza un’adeguata pianificazione dellespese presenta rischi di incremento dei costi,almeno nel breve periodo. Secondo le ela-borazioni delle informazioni contenute nel-l’ultimo Documento di ProgrammazioneEconomica e Finanziaria, in assenza di cor-rezioni nel 2005 il fabbisogno del settore sta-tale raggiungerebbe 6 punti percentuali delprodotto. Nello stesso anno, il rapporto tradebito pubblico e Pil raggiungerebbe il104,1%, pur beneficiando di consistenti di-smissioni di immobili; le dismissioni previsteper i prossimi anni potrebbero riguardareanche cespiti necessari per il funzionamentodelle Amministrazioni pubbliche e parte del-le strade statali; in entrambi i casi lo Stato, siimpegnerebbe a pagare un canone di utiliz-zo, così determinando oneri per i bilanci fu-turi.Ciò detto, l’anno si chiude con numerosicambiamenti da intraprendere e importantisfide economiche da affrontare. Tuttavia, ilsistema economico italiano pare avere le po-tenzialità per cogliere pienamente le oppor-tunità che la rinnovata crescita mondiale po-trà offrire nel 2005.

L’anno che va a concludersi è stato den-so di eventi economico-finanziari ril-evantissimi, sia sul piano inter-nazionale sia sul versante interno. Leprospettive dell’Italia non sonoesaltanti, nondimeno possiamo farcela

con la collaborazione di tutti. Il Paesedilaniato da sterili contrapposizionifra i partiti ha sprecato inutilmentetempo ed energie fiaccando l’ottimis-mo dei più e compromettendo l’immag-ine internazionale.

La luce in fon do al tunnel

ECONOMIA A CURA DI LUCIO A. LEONARDI

DI FRONTE AL GALOPPO DELLE ECONOMIE ASIATICA E STATUNITENSE, L’EUROPA È MENO BRILLANTE E L’ITALIA ARRANCA: NELLA CLASSIFICA MONDIALE DELLACOMPETITIVITÀ SCENDIAMO DAL 41° AL 47° POSTO. ARCHIVIAMO UN 2004 STENT ATO E CERCHIAMO DI NUOVO DI AGGANCIARE LA CRESCITA.

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ATTUALITÀ

~ 61 ~ MONDOSALUTE

DI GIAN PIERO COVELLI

L’Annuale convegno dell’oftalmolo-gia romana sulla vitreoretina ha scel-to Pomezia come sede e tanti auto-

revoli studiosi coordinati dal prof.GuidoLesnoni, protagonisti diun vivace dibattito sullenuove frontiere dellachirurgia retinica. Questo congresso tra icui invitati e relatori vierano le migliori espres-sioni della oculistica ita-liana e non solo, ha aper-to una interessante ta-vola rotonda sulle in-novazioni tecniche nellachirurgia vitreoretinicae sull’approccio del chi-rurgo al paziente.Il nuovo atteggiamentodella chirurgia in gene-rale e di quella vitreoretinica in particolaree’quella del maggior comfort del pazientecon una riduzione dei tempi operatori. Possiamo ricordare i tempi eroici nei qualipionieri e maestri dell’oculistica come il prof.Bietti ed prof. Strampelli tracciavano le linee

dell’intervento chirurgico di distacco di re-tina, seguiti poi negli anni da altri valenti ope-ratori. In quelle epoche, ed anche in tempi relati-vamente piu’ recenti i pazienti subivano ope-razioni chirurgiche lunghe e laboriose con

un preoperatorio ed un postope-ratorio assai complessi con adesempio un prolungato alletta-mento preoperatorio ed un al-trettanto lungo tempo di sben-damento dell’occhio operatocon disagio e rischi di complican-ze per il paziente.

RIACCOLLAMENTORETINICO

E’superfluo tracciare l’evoluzio-ne della vitreoctomia con l’av-vento dell’olio di silicone ed i va-ri passaggi transepocali attraver-so i quali il riaccollamento di una

retina staccata dai suoi strati profondi e’ di-ventato sempre piu’ sicuro.Nell’attualita’ di questa chirurgia si e’ perse-guito l’obiettivo di affinamento di quelle tec-niche tramandate per scuola con migliore emaggiore manegevolezza delle tecniche

stesse e minore “offesa” chirurgica al pa-ziente. Le tavole rotonde del convegno di Pomezia,tutte estremamente interessanti, hanno evi-denziato come le ultime frontiere di questachirurgia siano state abbordate con successodall’ultima generazione di chirurghi vitreo-retinici.Si e’ evidenziato come nell’ambito di unachirurgia molto meno invasiva per l’occhioche non quella passata, con un campo ope-ratorio meno esteso ed apparentemente conuna minore possibilita’ di successo operato-rio, i risultati di questa modalita’ operatoriasembrano essere superiori alla metodica tra-dizionale.

CHIRURGIA MACULARE

Sul tema della chirurgia mininvasiva a con-fronto con quella tradizionale si sono avvi-cendati nel dibattito con il prof. Lesnoni au-torita’scientifiche come A.Schirru eM.Stirpe convenuti nel riconoscimento delvalore e della bonta’ di queste nuove tecni-che, ponendo anche l’accento sulle futurepotenzialita’.Comunque e’apparso come uno dei salti diqualita’sia il passaggio alla chirurgia vitreo-

retinica monovia e quella aventi gauge senza suture ( laprovenienza e’ la vitreocto-mia a tre vie ovviamente mag-giormente complessa). Sempre differenziata dallametodiche standard ed og-getto di discussione e’stata lachirurgia della macula e cioe’della delicatissima regionecentrale della retina con l’au-

silio di una illuminazione geo-metricamente regolata comeuna piccola fessura con una scan-sione di luce molto sottile.Dalle tavole rotonde e’emersocome questo tipo di chirurgia siasicuramente innovativa ma almomento si deve porre atten-zione alla selezione dei casi daoperare, nel senso che per il ri-guardo del paziente non sempresi puo’ intervenire con questametodica.E’facile intuire come il momen-to diagnostico di selezione deicasi sia importantissimo e comesia altrettanto importante la col-laterale evoluzione dei mezzitecnici messi a disposiziome del-l’oculista.Ed infatti una delle preoccupa-zioni degli studiosi e’stato quel-

lo di uno schietto confronto sui differenti ti-pi di vitreoctomo da usare nell’uno o nell’al-tro caso con relativi vantaggi e svantaggi.Forse meno eclatanti come comunicazioniper il pubblico ma altrettanto importanti edinteressanti le discettazioni sulla nuova ge-nerazione dei mezzi tamponanti qualil’Oxane ed il Densiron con una disaminaproiettiva per il futuro dell’olio di silicone.Una delle prospettive cliniche emerse e’ iltrattamento intaroperatorio con la terapiasteroidea ; ed anche in questo caso la valuta-zione dell’utilizzo di tale protocollo tera-peutico spetta al chirurgo operatore. A chiusura della sessione di aggiornamentoe confronto scientifico vi sono state delle dis-sertazioni sugli aspetti medico legali con laproposta di un perfezionamento del consen-so informato con la finalita’ di sia di commi-surarlo alle tecniche operatorie emergenti esia di cementare il rapporto di fiducia tra chi-rurgo ed operando.E’infatti emerso come la chirurgia vitreo re-tinica, traumatologia oculare e ipovisione, e’quella branca che piu’ delle altre ci porta permano verso le problematiche interpretazio-ni della medicina legale a partire dai nessiregmatogeni fino alla perizia nell’indicazio-ne della migliore tecnica da eseguire in ognisingolo caso, fino ad arrivare ad una valuta-zione di un eventuale danno esistenziale perun paziente retinico ipovedente..All’evento di Pomezia ha preso parte il pre-sidente nazionale dell’Aiop EmmanuelMiraglia che ha sottolineato la grande im-portanza della ricerca in generale e la neces-sita’ di uno scambio di sinergie fra chi inve-ste nel comparto sanitario e chi opera a sal-vaguardia della salute del cittadino.

ALLARME DEI PEDIATRI E DIBATTITO SEMPRE APERTO

DI DANIELA MARINI

Fino a qualche anno fa si diceva: gliamericani (che passano per mediciall’avanguardia) intervengono su-

bito. Si tratti di tonsille che di appendi-ci… in questo modo ci si toglie il pensie-ro e via. Adesso non più, i pediatri italia-ni mettono in guardia: le tonsille sonopotenti filtri contro i germi e preservanoi piccoli da infezioni e malattie varie. Neiprimi anni di vita, fino a 9-10 anni, rap-presentano vere e proprie fabbriche di an-ticorpi. Giusto, quindi, tenerle.In Italia, 80 bambini su 10 mila vengonooperati di tonsille, contro i 50dell’Inghilterra: troppi interventi e an-drebbero ridotti di almeno il 30%.I pediatri italiani sostengono “che si ri-corre alla tonsillectomia a cuor leggero,quando sarebbe il caso di distinguere sele tonsille sono di dimensioni tali daostruire la respirazione e quindi da pro-vocare apnee pericolose. Ed ancora,quando le tonsille si infiammano con fre-quenza mensile e segnalano un vero eproprio rischio di conseguenze più gra-vi”.Il prof. Lorenzo Pavone, della clinica pe-diatrica universitaria di Catania, restacauto e sostiene che “intervenire troppopresto sulle tonsille dei bambini equivale

a far saltare una tappa dello sviluppo im-munitario del piccolo. Meglio attenderei 10-11 anni, allorché le tonsille perdonola loro iniziale funzione. In parallelo, leadenoidi, che spesso agiscono in con-temporanea, vengono riassorbite dal-l’organismo ed il problema si estingue.

APPRENSIONI

L’infiammazione alle tonsille è un mo-mento di grave apprensione per le mam-me: i bambini respirano male, non de-glutiscono e spesso accusano febbre alta,inappetenza e perdita di peso. Inevitabilecosì il ricorso all’antibiotico con relativadebilitazione. In questi casi il bambinodiventa nervoso, non dorme. E tuttaviaval la pena di ricorrere alla chirurgia? Ildott. Salvo Ferito della clinica otorinila-ringoiatrica dell’università etnea, permolti versi, concorda con il prof LorenzoPavone: “Meglio operare se ricorrono si-tuazioni di russamento eccessivo e di pe-ricolose apnee e se le tonsille sono tal-mente grandi da resistere all’azione deifarmaci. In ogni caso, l’intervento va fat-to in anestesia generale e non come acca-deva fino a poco tempo fa con strappo eanestesia locale. In tal modo, l’otorinopuò agire in assoluta tranquillità e il pic-colo non soffre più di tanto”.

Tonsille?Meglio tenerle

Solo in due casi vanno asportate: seprocurano apnee e se s’infiammano spesso.

~ 60 ~MONDOSALUTE

Guido Lesnoni

Operazione minimalea campo ridotto

LE NUOVE FRONTIERE DELLA CHIRURGIAVITREORETINICA AL CONVEGNO DI POMEZIA

~ 61 ~ MONDOSALUTE

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~ 62 ~MONDOSALUTE MONDOSALUTE

A CURA DI STEFANO CAMPANELLA E MARINA SPADARO

Tre domande ai Direttori generali di Azien de sanitarie locali

Ed ecco le risposte…

~ 63 ~

1.In termini di spesa, l’assistenza san-itaria privata a carico del sistema

pubblico copre circa il 37,30 per cento dell’assistenza sanitaria complessiva (assis-tenza ospedaliera: 8,20 %; assistenza ri-abilitativa, protesica e residenziale: 6,30%; assistenza specialistica: 3,10%, cui sideve aggiungere il 5,90 dell’assistenzamedico-generica e il 13,80 della farma-ceutica, ascrivibili sostanzialmente al-l’area priva-ta). Si trattadi un rappor-to che è ri-masto quasii m m u t a t onel corso deid e c e n n i .Non dimen-tichiamo checon la rifor-ma sanitariadel 1979 nonvi è stata,come nelRegno Unito, la “nazionalizzazione” del-la sanità, ma piuttosto una riorganiz-zazione, su base regionale, del complessosistema preesistente, basato appunto suun certo equilibrio tra strutture pub-bliche, private e private no profit. Questavarietà di tipologie è sicuramente unarisorsa perché favorisce meccanismi dicompetizione e da ai cittadini più opzioni.La qualità dei servizi offerti dai privati ègeneralmente migliore per tempi di atte-sa e confort. Per il livello professionale visono non pochi esempi in cui la sanità pri-vata è competitiva con le migliori “per-formance” delle strutture pubbliche.

2.Oltre all’alternativa pubblico-pri-vato si va diffondendo in vari paesi,

e anche nel nostro, la sperimentazione dimodelli di partnership (società miste, fi-nanza di progetto, concessione dicostruzione e gestione, ecc.). L’ intentonon è soltanto quello di acquisire nuoverisorse finanziarie per gli investimenti eper l’ innovazione, ma anche di intro-durre, con l’apporto dei soggetti privati,criteri organizzativi e di gestione deiservizi pubblici più efficienti ed economi-ci. Le ormai numerose esperienze di col-laborazione, che l’ Agenzia per i servizisanitari regionali rileva da qualche annopuntualmente con la collaborazione diuna commissione di esperti, indicano chesi tratta di una strada molto promettenteai fini del miglioramento complessivo delnostro sistema sanitario.

3.E’ possibile e fortemente auspica-bile che il sistema sanitario si liberi

da ogni ingiustificata forma di buro-cratismo. Tuttavia, l’ipotesi di un accessosenza filtri alle strutture pubbliche o pri-vate suscita non poche preoccupazioniperché è dimostrato che l’ aumento dell’offerta di servizi determina spesso unacrescita ingiustificata dei consumi, con ef-fetti negativi sull’ equilibrio dei conti pub-blici. Forse queste preoccupazioni verran-no meno quando sarà attivato un più effi-cace sistema di controlli contro i consumiinappropriati e gli sprechi. Molte speranzevengono riposte, in proposito, nel sistemadi monitoraggio che prenderà il via con ladiffusione della tessera sanitaria a tutti icittadini, ora in fase di sperimentazione.

1.Riferendomi alla realtà dellaprovincia di Catania assistita

dall’Azienda Usl3, che dirigo dal marzo2002, l’assistenza sanitaria nel suocomplesso è stata erogata attraversoun rilevante intervento del pubblico edel privato, che stanno sviluppandouna capacità sempre maggiore di inte-grazione nell’ambito del sistema.In particolare l’assistenza specialisticaambulatoriale ha fatto registrare nel-

l’anno 2003, su una popolazione pro-vinciale di oltre un milione di abitanti,circa dodicimilioni di prestazioni dellequali il 65% erogate dal privato ed il35% dal pubblico. Per quanto attiene l’assistenza ospeda-liera il Piano di rimodulazione della re-te della provincia di Catania, secondo ilDecreto dell’Assessore Regionale allaSanità del 27/05/2003, ha previsto5.194 posti letto di cui il 75% attivi pres-so Aziende Sanitarie Pubbliche ed il25% presso Strutture Private.

2.Le liste di attesa rappresentano perla sanità italiana ed in particolare

per quella della provincia di Catania un el-emento di criticità difficilmente risolvi-bile senza un reale coordinamento tra i di-versi attori del Sistema SanitarioNazionale che può essere sintetizzatonell’uso appropriato delle prestazionispecialistiche ambulatoriali e dei ricoveriospedalieri. Le strutture pubbliche e private che “pro-

ducono” assistenza non po-tranno migliorare servizi e ac-cesso agli stessi senza che il me-dico di Medicina Generale svol-ga pienamente il suo ruolo diprescrittore e di ordinatore dispesa secondo percorsi diagno-stico-terapeutici appropriati econdivisi.

3.L’Azienda USL3 ha già datempo promosso

un’iniziativa che mira al miglio-ramento dell’accessibilità aiservizi da parte degli assistiti at-

traverso la realizzazione di un CentroUnico Prenotazioni (C.U.P.), che coinvolgaoltre che le strutture specialistiche ed os-pedaliere della Azienda Usl, anche quelledelle Aziende Ospedaliere Pubbliche edelle Strutture Private.Tale iniziativa potrà oltre che facilitarel’accesso alle strutture, consentire al cit-tadino di scegliere liberamente a qualestruttura rivolgersi nel quadro generaledei servizi offerti. Si prevede che il CUP unificato sarà ope-rativo a partire dalla seconda metà delprossimo anno.

GIORGIO RAGONA USL3 DI CATANIA

“Puntiamo ad attivareil centro unico prenotazioni”

LAURA PELLEGRINI AG. SERV. SAN. REGIONALI

“Risorse rid otte, però…costa meno la casa di cura”

1.Come conciliare la disponibilità dirisorse limitate per la sanità con

l’aumento esponenziale della domandadi salute, l’invecchiamento della popo-lazione e le nuove tecnologie sempre piùsofisticate e costose? Nessun Paese almondo riesce a risolvere questo proble-ma e nessuno riesce a tenere in pareggioi bilanci.Da questo nasce la metafora del pendolo:nei Paesi che hanno organizzato una sa-nità a matrice pubblica si ha la tendenzaa privatizzare nella convinzione che lacompetizione e il mercato tengano inequilibrio offerta e domanda, e viceversain quei paesi nei quali la sanità è preva-lentemente privata si vanno rafforzandoorganizzazioni di tipo pubblico per evita-re che si creino sistemi a due velocità, unaper i redditi più alti e un’altra per i redditipiù bassi.Soltanto un buon sistema misto può ga-rantire un ragionevole equilibrio tra effi-cienza ed efficacia, pertanto il privato èuna risorsa indispensabile per erogareprestazioni negoziate di qualità.

2.Equilibrare pubblico e privato sig-nifica creare condizioni di pari fruibil-

ità e competitività in un quadro di strate-gie coerenti per rafforzare la vitalità di unsistema eliminando le duplicazioni. Unprocesso di integrazione equilibrato devemirare ad un miglioramento dell’appro-priatezza clinica ed organizzativa conripercussioni positive in termini di qualitàe di tempi di erogazione delle prestazioni.Nella ASL Roma C da tempo sono statesperimentate iniziative in tal senso chehanno prodotto effetti positivi come ad es-

empio sull’abbattimento delle liste di at-tesa.

3.L’aziendalizzazione e sistemi mistipubblico e privato possono intro-

durre sani meccanismi di competizioneche, pur nella complessità dei processi,portano il cittadino verso un miglior ap-proccio con le strutture, tenendo anchepresente il diritto della libera scelta. Glistrumenti di management, l’analisi deibisogni, la revisione critica dei dati di at-tività e di costo ori-entano le Aziende,sia pubbliche siaprivate, in una logi-ca di integrazione,verso i lcittadino/pazienteche deve rimanereal centro delle di-verse organiz-zazioni sanitarie. Alriguardo, la ASLRoma C, ha potenzi-ato strumenti dimanagement talida valorizzare ilruolo dei privati inattività che vannodalla terziariz-zazione di servizi all’utilizzo di tecniche diproject financing, anche all’interno di li-nee di produzione di salute, come nel ca-so di turn over di attrezzature e di inno-vazione di tecnologie sanitarie ad altocosto. Tutto ciò sempre in una logica di“mission” dedita all’ assistenza sanitariadei cittadini che valorizzi la personaumana.

PAOLO MENDUNI ASL ROMA C

“Collaboriamo col privatoper eliminare le attese”

Nel marasma della sanità italiana che accusa scarse risorse a fronte di un’offerta di servizi

sufficientemente buoni, abbiamo voluto sentire alcuni autorevoli dirigenti di Asl corri-

spondenti ad aree territoriali differenti e comunque rappresentative di realtà disomoge-

nee. Abbiamo posto le seguenti domande:

1.Quanto pesa il “privato”nel contesto della sanità

italiana in fatto di qualità equantità?

2.Possono interagire equanto “pubblico” e “pri-

vato” per migliorare i servizial cittadino?

3.È possibile in tempi brevisburocratizzare il sistema

della sanità facilitando l’ap-proccio del cittadino con lestrutture, siano esse pub-bliche o private?

Continua

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MONDOSALUTE ~ 65 ~ MONDOSALUTE

Per esempio, c’è più consapevolezza delproprio spessore culturale (un passatodi vera e propria patria della conoscen-

za) e –insieme- un rapporto diventato piùequilibrato con l’immensa risorsa turistica. Equindi è quasi completamente scomparso iltenero proverbietto che i greciflautavano al visitatore italiano(appunto, “una faccia, una raz-za”), detto che però di fatto suo-nava quasi…subalterno verso l’a-mico che si voleva blandire. Infattioggi quelle parole sembrano pa-leontologia verbale. Così comesembra di un’altra epoca la possi-bilità di chiedere al bar –o meglioal “cafènion”- un caffè turco, cheera (ed è) un modo molto partico-lare, e saporito, di tirar fuori il sa-pore del prezioso chicco. Oggi si “deve” di-re –per evitare occhiatacce, nulla di più – caffègreco. Una innocua microfalsificazione cheè una delle tante conseguenze della ferita-Cipro: nel ’74 parzialmente invasa dallaTurchia. Realtà divisa che oggi è sicuramen-te un’ulcera che frena e che rende davveroun po’ “Vecchio” il nostro Continente.

SUPERGRECIA

E la coscienza che ormai esista una accatti-vante Supergrecia ci deriva anche dall’esal-tante estate degli Europei di Calcio (Elide delpallone, partita come Cenerentola, e poi ar-rivata su un podio, umiliando le tante gran-di che sentivano lo scettro “cosa loro”) e in

seguito dall’immenso spot delle Olimpiadi.Con la Grecia nelle nostre case, in ogni par-te del Globo: grazie all’energia…catodica,ma anche grazie alla radio, ai giornali, adInternet…E’ lì che l’orgoglio di questaGrecia rifondata ha vissuto la sua sublima-

zione, esibendo il massimo dell’appeal. Unaesuberanza che tuttavia ha anche intimidito:tantissime le copertine e i riconoscimenti tri-butati, ma – almeno a sentire le testimonian-ze raccolte sul posto- non c’è stato l’atteso ri-scontro in termini di presenze turistiche.Anzi, molti hanno seccamente rimarcatoquello che hanno impietosamente definitoun flop. C’è poi il discorso sui prezzi, cheprobabilmente –anche in virtù di un impla-cabile passaparola- ormai non hanno più ilvolto buono di un passato non tanto lonta-no. La Grecia “economica a prescindere”non c’è più. Chiamalo effetto euro; chiama-la omologazione a quanto accade nelle meteturistiche-ormai-simbolo, ma tutto sembraraddoppiato. E in qualche caso…dimezzato:

ovvero addio, portate che al ristorante ti fa-cevano sentire immediatamente un crapulo-ne ingordo. Ora, sovente, la pietanza è mini-mal, l’aspetto è chic, il nome sul menù “mi-sterioso”, ma il “logariasmos”- il conto-trancia di netto la seduzione di queste atten-zioni. Naturalmente, da inguaribili maligni,tralasciamo le tante piacevoli eccezioni.Appunto, eccezioni.

RETRÒ ESTETICO

E ancora: la terra di Giove non è più il regnodel retrò estetico e tecnologico. Ad Atene enon solo, non si contano i raffinati schiavi dellook, le griffes, le iniziative ipertrendy.Sembra la stagione dei dinosauri quando nelcaratteristico quartiere di Monastiraki fui

fermato da un negoziante, ipnotiz-zato da un mio paio di banali mo-cassini. O quando- sempre in pienocentro ateniese- una analoga estasisembrò scaturire dallo sguardo diun commerciante di elettrodome-stici, a cui mi ero rivolto per com-prare delle pile. “Dimmi quantedracme vuoi per il tuo radioregi-stratore. Te lo voglio comprare”.Quasi quasi sono io a credere assur-di questi miei ricordi. In questaGrecia Protagonista, vedo però –ol-

tre alla prima linea ormai conquistata- i di-fetti albertosordieschi del nostro essere ita-liani. Come quando la febbrile creatività èsempre accompagnata da una forte litigiosità(politica docet). E il gusto mediterranea-mente cialtronesco dell’esagerazione: fanta-stica, nella notte greca, quelle radiocronachedei successi calcistici dell’ 11 di Rehagel: “machi saranno mai gli italiani, i tedeschi, i fran-cesi, gli olandesi?...Ormai siamo noi, noi!, ilcalcio del futuro! Siamo noi che scriviamo laStoria! Nulla sarà mai più come prima”. Iltutto con la voce rotta, ridotta ad un raucosibilo nel commento dell’apoteosi finale. Maa quel punto – lo confesso- mi si era un po’appannata l’iniziale simpatia per Zagorakis ecompagni. Brutta bestia l’invidia.

L’estate della nuova Ellade

Quel che resta di una vacanza “metabolizzata”nel Paese che trasuda cultura. E dopo secoli grigitorna al centro del mondo.

BLOC NOTES ◆ DI MASSIMILIANO COLLI

“Una fazza, una razza”. “Ena turchicò glicò” (un caffè turco ben zuc-cherato). Mi sembra passata un’eternità da quando, bambino, sentivocon ricorrenza questi frammenti di greco parlato. Che rispecchiano unmondo che non c’è più. Una condizione che vede il nostro vicino di casae di cultura ormai non più una sorta di (sia pur) moderno Oriente Dentrol’Europa. Ormai la Grecia per molti aspetti è uno Stato che –come si di-ce con linguaggio sportivo–“ci ha superato”. O quanto meno appaiato

Novanta relazioni di alto contenutoscientifico e una ricca partecipazione deimaggiori chirurghi ortopedici italianiaderenti alla SICOOP (società che racco-glie gli specialisti operanti nelle struttu-re private): così in sintesi il V congressonazionale svoltosi recentemente aMilano, sotto la presidenza del prof.Renato Conca e Alderino DallaPria.Tema centrale: l’artroscopia, non soloquella più frequente nelle operazioni di chirurgia ortopedica riguardante laspalla o il ginocchio ma anche quella relativa a gomito, polso, anca e cavi-glia, che sembrano costituire una specialistica mi-nore ma che in effetti rappresentano tappe impor-tanti dell’arricchimento tecnico professionale delchirurgo ortopedico.I “superspecialisti” si sono soffermati sulle variemetodiche fornendo dati cospicui delle più recentiacquisizioni, alimentando così un importante di-battito che contribuirà a migliorare la qualità degli

interventi chirurgici. Da più parti sono stati sollevati problemi e presentateproposte che attengono allo sviluppo della società dei chirurghi che opera-

no nelle strutture private.Ed in conclusione,è stato eletto il nuo-vo direttivo.Il prof.Giovanni Tecchioè il nuovo presidente,conil prof. Alderino Dalla Pria, vice. I consiglieri: AlessandroRomani, Michele Capozzi, Pietro Cavaliere, LivioNogarin e Giuseppe Gerbi.Acclamato presidente onorario “a vita”il prof.Marco PasqualiLasagni, fondatore dell’associazione.

S.Tor.

1.E’ noto a tutti noi che la presenza delprivato varia molto da regione a re-

gione, da aree urbane ad aree rurali, dallavicinanza con le sedi universitarie. E’quindi difficile esprimere opinioni chepossano valere per tutte le diverse realtàitaliane. Quello che mi sento di affermarecon grande convinzione è che il privato ac-creditato va considerato un erogatore diservizi sanitari alla pari degli erogatoripubblici. In questo senso ritengo che il pri-vato debba essere inserito a pieno titolonella programmazione sanitaria re-gionale e in quella aziendale. Il vero prob-lema che emerge di tanto in tanto non è ladifferenza del livello di servizio erogato,bensì quello che ogni attore del sistema,pubblico o privato, partecipi alla fornitu-ra dei servizi sanitari in modo coordinato,adeguato e coerente con la program-mazione definita a livello locale, evitandodi erogare in doppio o in triplo alcuneprestazioni fino a sviluppare eccessi di of-ferta in alcuni settori, con il rischio di las-ciare, di converso, impropriamente scop-erti altri di alta valenza strategica (per es.l’area dell’urgenza.).

2.Nel rispetto e nella consapevolezzadella diversa mission fra sanità pub-

blica e sanità privata, sia essa profit chenon profit, la collaborazione possibilepassa attraverso l’individuazione di obi-ettivi comuni e di regole esplicite e traspar-enti. Integrazione, dunque, ma disciplina-ta, rigorosa e senza equivoci, per attivarerealisticamente circuiti virtuosi tra do-

manda e offerta sanitaria. L’attuale nor-mativa (Legge 412/1991 e D.Lgs 502/1992)che prevede la possibilità di realizzaresperimentazioni gestionali sta consen-tendo a questi due mondi di avvicinarsiancor di più migliorando le conoscenzereciproche fino a gestire interessi comuni. A partire dallo scorso anno la nostraAzienda, in collaborazione con la Casa diCura di Abano Terme (PD) e con il gruppobancario SANPAOLO IMI, azionista di que-st’ultima per il tramite di SANPAOLO IMIFondi Chiusi SGR, ha dato vitaall’Ospedale Riabilitativo di AltaSpecializzazione S.p.A. di Motta diLivenza, nel quale vengono erogati iServizi di lungodegenza riabilitativa fisia-trica, di riabilitazione cardiologica, oltrealla normale attività collegata alla specia-listica ambulatoriale; si prevede in futuroanche l’attivazione di alcuni p.l. di riabili-tazione intensiva neurochirurgica. I primipositivi risultati, anche in termini di ridu-zione delle attese per le riabilitazioni cita-te, confermano la bontà della scelta ope-rata. Nel contempo si sta realizzando unaimportante interazione e integrazione tramanagment pubblico e privato con unfranco e reciproco apporto di conoscenze,competenze e visioni tipiche dei duemondi, convogliate sull’obiettivo comu-ne di un adeguato ed armonico sviluppodella struttura di cui si è comproprietari.

3.“Il sistema sanità”, pubblico e priva-to, è parte di un più ampio sistema

nel quale i bisogni della popolazione sono

in evidente e costante crescita. La tec-nologia ci consente ora soluzioni inim-maginabili anche solo 20 anni fa. Senzadubbio alcune significative risposte civengono fornite dall’innovazione tecno-logica in campo informatico, infatti, ilMinistero della Salute e le Regioni hannoindividuato un Nuovo SistemaInformativo Sanitario (NSIS) quale “stru-mento” per il governo della sanità a livel-lo nazionale, regionale e locale per miglio-rare l’accesso alle strutture e la fruizionedei servizi da parte dei cittadini.Sono assolutamente convinto che il siste-ma possa essere sburocratizzato e quindipiù vicino al cittadino. Assieme ai mieigruppi di lavoro, abbiamo sviluppato ilprogetto ESCAPE, che vede già attual-mente circa il 30% dei pazientidell’U.L.S.S. che dirigo (100.000 l’anno)estrarsi direttamente i referti da internetpresso il proprio domicilio, senza spostar-si da casa. Allo stesso modo offriamo taleopportunità ai MMG e alle strutture pub-bliche e private che con noi erogano ser-vizi sanitari ai nostri cittadini. Stiamo la-vorando a livello di ULSS e di provincia al-la organizzazione di un CUP unico, chepossa consentire le prenotazioni delleprestazioni, siano esse erogate dal pub-blico che dal privato, con un unico acces-so del paziente in una qualsiasi dellestrutture sanitarie della provincia. Entrol’anno dovremmo raggiungere il primostep di interoperabilità tra i tre sistemiinformatici provinciali.

CLAUDIO DARIO ULSS9 TREVISO

“Attenti all’eccesso di offerta”

Claudio Dario

NUOVO DIRETTIVO DEI CHIRURGHI ORTOPEDICI PRIVATI

Giovanni Tecchio presidente SicoopIl prof. Marco Pasquali Lasagni presidente onorario.

Nel corso del V congresso nazionale a Milanosono stati trattati temi specifici dell’artroscopia.

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IL CITTADINO E LA SALUTE

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~ 66 ~MONDOSALUTE ~ 67 ~ MONDOSALUTE ~ 66 ~MONDOSALUTE

Èproprio dal Nepal, paese che vive al-l’ombra delle imponenti montagnedell’Himalaya, che parte il nostro iti-

nerario, precisamente dal santuario diPashupatinat, sulle rive del fiumeBagmati, uno degli affluenti più sacri delGange, secondo la religione induista.Luogo di meditazione di santoni, frequen-tato da numerose scimmie, Pashupatinat èmeta dei bagni rituali di purificazione da par-te dei pellegrini che giungono da ogni vil-laggio della Valle di Kathmandu. A duepassi c’è Bodnath, luogo di culto dovel’Induismo cede il passo al Buddismo (delresto Budda è considerato la nona incarna-zione della divinità Visnu), in quella magi-ca “miscela” tipicamente nepalese che fon-de credenze e culti. Lo stupa (grande co-

struzione votiva con gli occhi di Budda ri-volti verso i quattro punti cardinali) diBodnath sembra seguire visitatori e pellegri-ni ovunque, e sembra guardarelontano, ai confini con l’India,laddove la cultura induista si faforte e sempre più viva, laddove ilGange (Ganga, come lo chiama-no i locali), che la leggenda dicesi sia originato dai riccioli diShiva, tocca il suo punto più sa-cro nella città di Varanasi.

IL CICLO DEL KARMA

E’ un misto di odori forti e luciquasi pittoriche, fra fango, colo-rati sari (le vesti delle donne in-

diane) e suoni frastornanti di cimbali, quel-lo che ti accoglie di primo mattino sui“ghat”, le sponde in muratura con cui lacittà santa di Varanasi (chiamata in passatoBenares) si affaccia sul Gange. Qui migliaiadi fedeli, ogni giorno, si immergono total-mente nelle acque del fiume per il bagno dibenedizione rituale. C’è qualcuno che –ad-dirittura- ne beve le acque, per annullare co-sì il ciclo del karma, ovvero delle continuereincarnazioni. E’ qui che la pulsione vitalesi fonde in armonia (incredibile a dirlo, pernoi occidentali) con la morte. La morte vis-suta non come idea da temere, ma comerealtà da abbracciare nella propria esistenza:

sulle rive del Gange ecco apparire, all’alba, ilfumo sprigionato dai fuochi delle pire fune-rarie. I bramini compiono gli ultimi gesti ri-tuali prima di dare inizio alla cremazione.Tutto in India sa di mistico, di sacro. Persinola concezione della medicina e del benesse-re, secondo i principi dell’Ayurveda, si rifàad una tradizione di ben quattromila anniche coniuga alimentazione naturale conmeditazione religiosa, yoga e mantra (par-ticolari formule di preghiera che, ripetutesotto forma di litania, portano al rilassa-mento). Non sempre la concezione di me-dicina ayurvedica così di moda nel nostromondo occidentale corrisponde all’essenzadi questa pratica in India. L’Ayurveda(“scienza della vita”) si basa sulla dimensio-ne spirituale della guarigione e si lega a teo-rie molto complesse che si ricollegano al tan-trismo (che comprende tutte le pratiche mi-rate a dirigere l’energia primordiale del no-stro organismo, la kundalini, attraverso isette punti energetici, i cosiddetti chakra) eal sapiente utilizzo delle erbe (solo in Nepalsi originano ben 2100 erbe medicinali, co-me il famoso fiore dell’Himalaya chiamatoNoor e considerato un potente rimedio an-tistress), e di metalli, gemme e cristalli (da as-sumere anche come medicine, polverizzati euniti alle erbe). L’Ayurveda, un sistema diguarigione e conservazione del benesseretotalmente naturale e basato sulla concezio-ne dell’inscindibile equilibrio fra corpo emente, secondo gli induisti è stata donata daBrama, il dio della creazione: non a caso pro-prio l’Ayurveda è parte della complessascienza dei Veda, i libri sacri indiani in cui èracchiusa l’antichissima conoscenza della vi-ta. Per la medicina ayurvedica la salute nonè solo l’assenza di malattia, ma è uno stato diininterrotta felicità fisica, mentale e spiritua-le. Una corretta alimentazione studiata adhoc per il singolo individuo ma anche prati-che come lo yoga, o determinate tecniche dimassaggio con oli aromatizzati (una è il“marma massage” effettuato con le mani econ i piedi) contribuiscono a riequilibrare i

tre elementi o dosha presentinel corpo umano: Vata (cherappresenta l’aria), Pitta (chesimboleggia il fuoco) e Kapha(ovvero la terra).

SQUILIBRIO DEIDOSHA

Lo squilibrio dei dosha è il pri-mo segno che lo spirito, la men-te e il corpo non sono in perfet-ta coordinazione. In ogni indi-viduo -lo si può evidenziare se-condo la corporatura e il carat-

tere- prevale uno dei tre elementi sugli altri,e questo determinerà il suo dosha dominan-te. Continuando il nostro viaggio nelRajasthan, la terra dei Maharaja, non tro-veremo mai la tradizionale farmacia cui sia-mo abituati nelle nostre città. Nella tortuo-sa e chiassosa Jaipur, (la capitale delRajasthan), dove gli elefanti e i risciò pren-dono il posto delle macchine, se ci si sentemale si viene affidati automaticamente allecure di un medico ayurvedico. Così anche aKhajurhao, città del centro-India immersanella foresta, dove la dinastia Chandelanel-l’anno 1000 fece erigere ben 89 templi de-dicati all’arte del Kamasutra, a Orcha, re-gno di maestosi templi dedicati a Kali e aShiva, o ad Agra. Sempre – e per qualsiasipatologia- a curarvi ci sarà un medico ayur-vedico con medicinali assolutamente natu-rali sotto forma di succhi, polveri, pastiglie,infusi o decotti. Con l’Ayurveda si possonocurare, a detta degli esperti, ipertensione,obesità, problemi digestivi, cefalea, inson-nia, dolori mestruali o reumatici. La panaceadi tutti mali? Forse no, ma certamente que-sta scienza naturopatica e olistica va consi-derata con il dovuto rispetto che ogni cultu-ra antica, anche la più diversa dalla nostra,

merita. Del resto, la concezione che l’ap-proccio al malessere fisico vada affrontatoanche in un’ottica sensoriale, spirituale emateriale si fa sempre più strada anche nellascienza moderna.

SPIRITO E MATERIA

Il trattamento delle malattie nell’Ayurvedasegue quattro principali metodi: Shodan(pulizia e detossificazione), Shaman (atte-nuazione), Rasayana (ringiovanimento) eSatvajaya (igiene mentale e guarigione spi-rituale). In quest’ultima pratica, è bene pre-cisarlo, gioca un ruolo fondamentale ilSahaja Yoga, la particolare tecnica di po-sture e meditazione che mira a “pulire” ichakra e i canali di energia del nostro corpo(detti “nadi”) attraverso cui fluisce la forzavitale e spirituale della kundalini. Il fine ulti-mo dell’Ayurveda, in sintesi, è l’amrita-nam, il termine sanscrito che indica la lon-gevità. Secondo i saggi indiani l’essere uma-no può vivere fino a 150 anni, e dovrebbemorire non soffrendo nella malattia, ma “inperfetta salute”, semplicemente e serena-mente per l’esaurimento naturale del prana,ovvero l’energia vitale. Lasciamo il conti-

nente indiano con una vi-sita alla città fantasma diFatehpur Sikri, dalle cuirovine riecheggiano glisfarzi lontani della corteche nel XVI secolo ab-bandonò la città per man-canza d’acqua. In questosilenzio il tempo sembraessers i fe rmato.Ritorneremo nel vorticecaotico delle nostre città eci porteremo dietro unastrana sindrome: il mal diNepal e il mal d’India, cheforse neanche l’Ayurvedapuò curare.

VIAGGIO INTORNO AL PIANETA INDIA

REPORTAGE INDIA /2

Ci sono luoghi pieni di “energia”, dove senti vivi cinque-mila anni di storia, di saggezza, di spiritualità, dove respi-ri -nel guardare la maestosità dei templi- l’atmosfera di unmondo arcano e misterioso, dove gli occhi della gente tiparlano di vita, di morte, di sacro e di profano. Luoghi co-me questi si trovano in Nepal, e in India del Nord.

DI MARIA SERENA PATRIARCA

Pellegrini si bagnano nelle acque del Bagmati

Donne a Dehli

Templi a Orcha

QQuueeggllii oocccchhii cchhee ppaarrllaannoo......

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~ 68 ~MONDOSALUTE

Ogni sua eruzione è insieme emergenza e spettacolo.Il vulcano attivo più granded’Europa a settembre si è risvegliatoancora una volta. E attira, oggi comeieri, folle di curiosi e turisti, affasci-nati da un ambiente unico. Dove lanatura si manifesta in tutti i suoi es-tremi. La storia e l'evoluzione di

questo "mostro" che ammalia e fa pauranel racconto diprotagonisti della scienza e del quotidiano.

MONDOSALUTE

REPORTAGEDI STEFANO MESSINA

~ 69 ~

“Masse di lava in primo piano,le vette gemelle dei MontiRossi a sinistra, e dirimpet-

to a noi la selva di Nicolosi, sopra la quale siergeva il cono dell’Etna ricoperto di neve eleggermente fumante…”. Così WolfangGoethe dipingeva nel suo “Viaggio in Italia:1787” uno degli scorci della Sicilia che piùlo affascinarono: l’Etna. E a due secoli di di-stanza, rimane immutato il senso d’incanto,quasi di commozione, del visitatore di fron-te a uno spettacolo unico, che rende appie-no l’afflato tra uomo e natura, e la sua con-vivenza con il vulcano. Sì, perché all’Etna, oMongibello (dal latino “mons” e dall’arabo“gebel”, termini che significano entrambi

monte), come vieneanche chiamato il piùalto vulcano attivod’Europa (3.340metri), i catanesi vo-gliono bene, e confi-denzialmente lochiamano ’a munta-gna o Iddu, lui.Sanno che spessobrontola e sbuffa, vo-mitando fuoco, masanno che in quelleterribili occasioni di-venta sempre più af-fascinante. Non perniente i turisti accor-rono da tutto il mon-do per ammirarlo. Elui, Iddu, vanitoso einquietante allo stes-so tempo, non disde-

gna di offrire il meglio di sé, ora con eruzio-ni esplosive e fontane di lava alte oltre 500metri, come nel 2001 e nel 2002-2003 -–quando il fenomeno interessò i due versan-ti, Nord e Sud, del vulcano –, ora con eru-zioni effusive e lingue di lava che scendonodolcemente sui suoi ripidi pendii, comequella attuale, iniziata il 7 settembre.

ERUZIONE ANOMALA

Un’eruzione inizialmente definita “anoma-la”, perché non anticipata da attività sismi-ca. “In realtà – spiega Marco Neri, vulcano-logo della sezione di Catania dell’IstitutoNazionale di Geofisica e Vulcanologia(INGV) – siamo di fronte a un fenomeno piùcomplesso. Da alcuni anni l’Etna subisce sulfianco orientale uno scivolamento versoSud-Est, che nella zona sommitale ha por-tato a una decompressione e all’apertura difratture: una di queste ha intercettato il mag-ma nel condotto di uno dei crateri centrali,nel caso specifico quello di Sud-Est. Questoscivolamento avviene in modo asismico an-

che perché, allo stato attuale, non c’è anco-ra un significativa risalita di magma dalprofondo, come evidenziato dalla quasi to-tale assenza di gas alle bocche effusive”. “Da150 anni l’Etna mostra una certa ciclicitànell’attività eruttiva – prosegue Neri –, al-ternando periodi con sola attività eruttivasommitale – che interessa cioè i quattro cra-teri sommitali posti sopra quota 3.000 me-tri (Sud-Est, Voragine, Bocca Nuova eNord-Est) – a periodi nei quali all’attivitàsommitale si aggiungono le eruzioni latera-

li (o di fianco), ovvero quelle che avvengonoattraverso l’apertura di fratture lunghe varichilometri sulle pendici del vulcano. Dal2001 siamo probabilmente entrati in un ci-clo di eruzioni laterali, con l’apertura di frat-ture a quote medio-basse, che si ripeterannocon una certa frequenza forse per altri 10-15anni”. L’eruzione in corso è di tipo sub-ter-minale, con una frattura che si è aperta dallabase del cratere di Sud-Est (circa 3.000 me-tri di quota) fino a 2.350 metri. In questomomento non c’è alcun pericolo per i centriabitati e per gli impianti di risalita: la lava, in-fatti, si dirige verso Est, riversandosi nellaValle del Bove, una vasta area desertica dovespesso, per fortuna delle genti dell’Etna, van-no a morire molte colate. È, dunque, un’e-ruzione diversa dalle due precedenti? “Sì – ri-sponde Neri –, perché quelle del 2001 e del2002-2003 erano violente ed esplosive.

CON LE GUIDE PER MANO

Questa, invece, rientra nella natura di vulca-no essenzialmente effusivo, propriadell’Etna. Inoltre, sono tre i dati che tran-quillizzano: le bocche localizzate nella Valledel Bove, i bassi tassi effusivi (la quantità di la-va che esce dalle bocche nell’unità di tempo)e l’assenza di attività esplosiva e di cenere”.A metà ottobre ho risposto al richiamo diquello che viene considerato, a ragione, unadelle meraviglie del mondo e che una recen-te proposta vorrebbe inserire nella listaUnesco come patrimonio dell’Umanità,ampliando il già esistente sito Eolie in“Sistema vulcanico mediterraneo”. Tropposeducente l’Etna per chiunque voglia visi-tarlo e percorrerlo. L’ascensione è possibilegrazie alle guide di Nicolosi -– il più impor-tante centro sulle pendici meridionali delvulcano – che assieme a quelle di

Linguaglossa (versante Nord) conduconoper mano i visitatori nell’antro del gigante. Dal Piazzale del Rifugio Sapienza, a 1.900metri, prendo la funivia, di nuovo in funzio-ne dal 6 agosto, dopo che le passate eruzio-ni ne avevano divorato i piloni, e approdo aquota 2.500, dove le jeep proseguono ilcammino fino a quota 2.900, ai piedi dei cra-teri sommitali. Le piogge dei giorni prece-denti sono un ricordo, ma hanno raffredda-to l’aria e in cima ai crateri è caduta la primaneve. Respiro a fatica, per il vento sferzantee gelido e per via dell’alta quota, ma sono ri-pagato dall’incredibile visione. Stregato daun paesaggio lunare, ammiro i due coni “na-ti” dalle due precedenti eruzioni e, a Sud, ilgolfo di Catania fino a Siracusa, e i paesinipedemontani con innumerevoli collinette,un tempo crateri di eruzioni storiche. Nellegiornate più terse si possono scorgere anchele coste calabresi e le isole Eolie, mentre leescursioni al tramonto regalano il profilo delvulcano riflesso sul mare. Che spettacolo!Andrea Mazzaglia, giovane guida che ha fat-to della passione per la montagna una pro-fessione, sarà il novello Virgilio della spedi-zione. Assieme a un gruppo di turisti, mieicompagni di viaggio, lo seguo per il cammi-no che ci porterà sul campo eruttivo, lungoil pendio scosceso della Valle del Bove.

BOCCHE EFFUSIVE

“Lungo la frattura apertasi il 7 settembre –ci spiega – si sono aperte due bocche effusi-ve: una a quota 2.620 metri, l’altra a 2.350”.Andrea passa con disinvoltura dall’italiano alfrancese, all’inglese per spiegare ai visitatorila storia dell’Etna e delle recenti eruzioni,ma è universale la meraviglia che si provaquando, finalmente, si arriva in prossimitàdella bocca a 2.620 metri. Camminiamo sul-

la lava in via di raffreddamento. Mentre nel-la bocca più a valle la colata è ancora ben ali-mentata, qui la lava si è “ingrottata”: il mag-ma continua a fluire all’interno di un tunnelche si forma quando la parte superficiale delcanale lavico a contatto con l’aria si raffred-da, creando una crosta. Il vento, prima geli-do, adesso è caldissimo per il vapore che pro-mana dalla bocca. Tutto intorno è un con-trasto di colori: il rosso della lava, il nero del-la cenere e delle scorie, l’azzurro del cielo edel mare, il giallo dello zolfo in prossimitàdelle fumarole, il bianco della neve. “In in-verno – prosegue Andrea – oltre alle escur-sioni per piccoli gruppi ben attrezzati consosta nei rifugi dove si possono degustare lespecialità della tradizi0one siciliana, si prati-ca lo sci d’alpinismo, un evento unico almondo: sciare su un vulcano con lo sfondodel mare”. Emozionati e con gli occhi anco-ra pieni di meraviglia, torniamo al RifugioSapienza percorrendo il canalone della scia-ra della Montagnola, con tappa ai crateri “abottoniera” dell’eruzione del 2001. Ma l’Etna è anche il rapporto dell’uomo con

il vulcano, che nei secoli ha significato di-struzione dei centri abitati e disagi per le po-polazioni. E i siciliani, in barba all’accusa diindolenza che spesso li accompagna, hannosempre lavorato sodo e ricostruito ciò chel’Etna ha seppellito. “Dopo il ripristino del-la Funivia avvenuto ad agosto – spiegaSalvatore Mazzaglia, vicesindaco e assesso-re al turismo di Nicolosi –, prima di Natale,per la stagione invernale, contiamo di ulti-mare la seggiovia Monti Silvestri da quota1.900 a 2.100 metri, e le due sciovie, laCapannina, da 2.100 a 2.300 metri, e ilPiccolo Rifugio, da 2.300 a 2510. Il nostroobiettivo è garantire la certezza, la qualità ela facilità di accesso dei servizi”.

TURISMO

Gli fa eco Salvatore Moschetto, sindaco diNicolosi, il cui territorio è un triangolo di 42kmq che ha come vertice il cratere centraledel vulcano, e che grazie ai visitatori, framaggio e settembre triplica il numero deisuoi 6.000 abitanti. Il 90% del territorio è in-

cluso nel Parcodell’Etna, e l’am-biente è la principalericchezza della sta-zione etnea. Il primocittadino è ricco diidee. “Stiamo cer-cando una via di svi-luppo che metta d’ac-cordo le esigenze delParco con quelle de-gli imprenditori.Occorre trattenere ilturismo mordi e fug-gi. Data l’affluenzadei visitatori, abbia-mo realizzato quat-

tro nuovi parcheggi e durante l’inverno va-luteremo l’opportunità di chiudere il centrostorico. Tra i progetti, c’è anche la riqualifi-cazione del centro urbano e l’inaugurazio-ne entro la fine dell’anno del Museo della ci-viltà contadina e della gente dell’Etna, dopoil Museo vulcanologico e la Scuola per la ce-ramizzazione della pietra lavica. Inoltre, èanche avviato il progetto dell’approvvigio-namento idrico delle strutture in quota, fi-nora avvenuto con le autobotti, che vor-remmo realizzare entro la prossima estate, ec’è l’idea di rendere possibile l’innevamen-to artificiale. Per incrementare i posti lettoin quota, abbiamo altresì chiesto al Parcodell’Etna la possibilità di costruire bunga-low in pietra lavica e legno, strutture mobi-li in grado di essere smontate rapidamente incaso di eruzione. Essere la ‘Porta dell’Etna’ci ha abituato a rimboccarci le maniche e aricominciare ogni volta, come nel 1669,quando l’eruzione che partì da Nicolosi di-strusse il paese e mezza Catania, arrivando almare. I nostri avi sono qui da mille anni e nonsaremo certo noi ad andarcene. Il legamecon l’Etna è un rapporto d’amore”. Se per Sciascia “la Sicilia è tutta una fantasti-ca dimensione”, l’Etna di questa “fantasticadimensione” è l’elemento che va oltre il fan-tastico. È scienza, mito (nel cuore dellamontagna la tradizione colloca l’officina deldio-fabbro Efesto, artefice dei fulmini diZeus), è mistero, come le favole partoritedalla fantasia dei contadini dei paesini sparsiattorno al vulcano. La favola dell’Etna, co-minciata nella notte dei tempi, così conti-nua. Oltre l’uomo, oltre la morte. L’Etna èla vita che si riproduce e che continuerà a ri-prodursi nei millenni a venire. Continuandoad affascinare, come Goethe due secoli fa,scrittori, giornalisti, turisti incantati da que-sto “bellissimo mostro”.

La montagna che seduce

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~ 70 ~MONDOSALUTE MONDOSALUTE

Allegria per i piccoli malati

ATTUALITÀ

Progetto Juxi,l’ospedalea coloriper umanizzarela medicinapediatrica

DI LORENZO CROCE

Basta vedere quei disegni per capirecome si trasformano gli ospedali do-po il lavoro di Sally Galotti responsa-

bile del progetto Juxi che ha trasformato de-cine di reparti di pediatria degli ospedali ita-liani e rumeni e ora insieme a Disney ha av-viato il nuovo progetto di UmanizzazionePittorica trasformando il freddo reparto dipediatria dell’ospedale di Sondrio in un ve-ro e proprio reparto campione per i bimbi ri-coverati. Ma lasciamo che sia la stessa Sallyda noi intervista a raccontarci la sua storia:Sally Galotti 38 anni è un’artista diplomataall’accademia Disney. Sally ha studiato e spe-rimentato per anni tecniche pittoriche all’a-vanguardia allo scopo di rendere meno dif-ficile la permanenza ospedaliera dei bambi-ni, aiutandoli a reagire alle cure. Dietro allascelta dei soggetti Dysney c’è un attenta ri-cerca che li rende non solamente adatti a ma-schietti e femminucce di varie età ma sono ingrado di ricreare un vero e proprio mondoin grado di aiutare il bambino a superare lapaura ed il disagio del ricovero in ospedale.Ma lasciamo che sia lei stessa a guidarci inquesta sua fantastica avventura: “Ho inizia-to nel 1997 a disegnare le pareti di alcuniospedali che ospitano bimbi malati di Aids inRomania e l’esperienza di regalare loro unsorriso mi ha segnato profondamente nonsolo nel mio percorso artistico ma anche esoprattutto nel mio percorso di donna. Conquesta speciale tecnica ho raccontato ed il-lustrato sulle pareti dei reparti pediatrici del-le favole per aiutare i bambini ad elaborare iltrauma dell’ospedalizzazione ed esprimereil proprio mondo interiore con il linguaggiodella fantasia”. I mondi di fiaba ideati daSally riescono a far dimenticare al bambinola sua difficile condizione e gli trasmettonoun messaggio positivo della sua crescita per-

sonale. Sally Galotti ha realizzato la sua pri-ma opera a Bucarest nel reparto dei bambi-ni malati di Aids nell’ospedale di VictorBabes. L’anno successivo nella stessa città harealizzato un altro progetto nella casa fami-glia di Singureni. “Quell’esperienza fattafianco a fianco con quei bambini all’internodel progetto promosso da Mino D’Amatomi ha cambiato la vita; sono tornata in Italiaed ho proposto questo progetto al ministe-ro della sanità che ne ha riconosciuto la vali-dità e da li ho lavorato in diversi ospedalipubblici e privati prima di arrivare a realiz-zare il reparto di pediatria di Sondrio”.

DISNEY OSPEDALE A COLORI

Le opere di Sally Galotti hanno un ottimoimpatto sui bambini e vengono prese dun-que in considerazione anche dalla comunitàscientifica. “Rientrata in Italia-ci dice Sally-ho avuto diverse opportunità: pronto soc-corso pediatrico di Varese; e altro ancora. Manon è finita nel futuro diSally Galotti vi sono ulte-riori importanti progetti:“Stiamo lavorando insie-me alla facoltà di psicolo-gia dell’Università diBologna per realizzare unimportante lavoro alSant’Orsola. Io so chequesta è la mia strada e di-pingere realizzando le mienon semplici opere per ibambini che soffrono rap-presenta per me semprepiù la vera svolta della miavita”.Il progetto è diventatorealtà quando è stato inau-gurato lo scorso ottobre.Si tratta del primo proget-

to italiano “Disney Ospedale a Colori”.Nel settore ospedaliero sia pubblico che pri-vato esiste infine(ed è giusto parlarne) un’as-sociazione che da anni si occupa dei bambi-ni. Stiamo parlando di Abio, l’Associazioneper il bambino in ospedale fondata nel 1978per promuovere l’umanizzazione dell’ospe-dale e sdrammatizzare l’impatto del bambi-no e della sua famiglia con le strutture sani-tarie. ABIO comprende oggi oltre un mi-gliaio di soci ed è presente a Milano in qua-ranta reparti ospedalieri pediatrici con 1000volontari; sul territorio nazionale con oltre46 sedi. L’attività dei volontari si rivolge siaal bambino che ai suoi genitori. I volontariassistono i bimbi ricoverati durante le visite ecollaborano con il personale sanitario a pre-pararlo alle varie procedure terapeutiche cuisarà sottoposto e rende più accogliente il re-parto con decorazioni ed accorgimenti cherendono l’ambiente più simile ad una scuolaelementare.Verso i genitori il volontarioAbio invece contribuisce a sdrammatizzare

la malattia del bambinoascoltando i loro pro-blemi ed offrendosi co-me tramite in un am-biente sconosciuto.Fornisce informazionisul comportamento datenere e le norme da ri-spettare nell’interesse ditutti. Informa i genito-ri sui servizi, i supportie le agevolazioni di cuipossono usufruire edinfine garantisce unapresenza amica accantoal bambino permetten-do al genitore di assen-tarsi serenamente perprovvedere a eventualiincombenze.

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Sally Galotti

Sensibile alle problemati-che della sanità e impe-gnata nel fornire utili in-

dicazioni alla loro soluzione,Abc…Salute esamina,nel tradi-zionale cenacolo che riprende la

consuetudine degli incontri, il problema delcontrollo della domanda della spesa sanitaria.

CONFRONTO DI IDEE

Fedele allo spirito che ne ha ispirato la costi-tuzione,che anima un confronto di idee e diproposte formulate avendo in vista gli inte-ressi prioritari dei cittadini e della collettività,Abc... Salute ha riunito per un ampio dibatti-to esperti, manager e operatori del sistema sa-nitario.Dopo il saluto del presidente Maurizio Mauri,il coordinatore Gabriele Pelissero direttoresanitario sovrintendente del gruppoPoliclinico San Donato ha sostenuto la sem-pre maggiore necessità di ricercare un equili-brio tra i costi e le esigenze di salute dei citta-

dini mantenendo elevata efficienza e alta qua-lità dei servizi sia nelle strutture pubbliche chein quelle private.L’esperienza che è maturata nell’ambito dellaregione Lombardia, ha detto Pelissero, hapermesso il raggiungimento di risultati positi-vi e di vantaggi economici rilevanti che vannodifesi e consolidati per completare quel pro-cesso di miglioramento del sistema lombardoche vanta posizioni di primo livello tra le re-gioni italiane e quelle europee Per Giuseppe Remuzzi, coordinatore dellericerche farmacologiche dell’istituto MarioNegri il valore della salvaguardia della salu-te dei cittadini va correlato con l’obbligo ditenere sotto controllo la spesa sanitaria e nonsempre risulta facile trovare un punto diequilibrio tra l questi due principi fonda-mentali.Raggiungere la sintesi tra l’efficacia delle curee la efficienza dei servizi non è cosa semplice,afferma Remuzzi, perché il controllo della do-manda impone l’esame del rapporto costi - ef-ficacia per stabilire le priorità e fare effettiva-mente le cose che servono mirando a far pre-

valere gli interventi che hanno le più ampiepossibilità di successo in rapporto alle tecno-logie e le cure applicate. Il controllo della domanda e dell’offerta perl’avvocato Paolo Sciumè passa dalla gestionedelle strutture, dalla capacità di governare co-sti ed efficacia e raggiungere quell’equilibrioche permette all’azienda sanitaria l’effettivagaranzia di potere fornire ottime prestazioni. Nella complessità delle scelte che l’ente re-gione è chiamato ad operare nel campo dellapolitica sanitaria, conclude l’assessore regio-nale alla sanità Carlo Borsani, nelle variegatagalassia delle pressioni e delle sollecitazioniche vengono esercitate,nel rispetto della fi-nanziaria che impone contenimenti di spesa erevisione di leggi, va salvaguardata la centra-lità del paziente,delle sue esigenze e dei suoidiritti. Forse dovremmo impegnarci molto di piùnelle promozione di una corretta informa-zione e di uno sforzo culturale nei confron-ti delle nuove generazioni per non rischiaredi rendere un cattivo servizio alla salute deicittadini.

Riequilibrare costi e servizi buoniDIBATTITO DI “CENACOLO DI ABC… SALUTE” / CONTROLLO DELLA SPESA SANITARIA

ATTUALITÀ

Cresce la domanda della spesasanitaria e sono in aumento iservizi, l’invecchiamento del-la popolazione richiede sem-pre maggiori interventi men-tre le nuove tecnologie offro-no migliori prodotti a costipiù elevati ma anche in gradodi offrire soluzioni risolutiveper patologie un tempo rite-nute difficili da affrontare.I bilanci pubblici,anche per ef-fetto della partecipazioneall’Unione Europea, sono sot-to stretta sorveglianza e le spe-se hanno notevoli vincoli.

DI LINO SERRANO

Salvaguardare i diritti del paziente

”“ Mantenere alta

la qualità nel privatocome nel pubblico.

”“

Borsani Pelissero

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