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MODULO 16 Protezione e salvaguardia della fauna ittica nelle acque interne Dott.ssa Giuseppina De Castro

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MODULO 16

Protezione e salvaguardia della fauna ittica nelle acque interne

Dott.ssa Giuseppina De Castro

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Un fiume è un corso d’acqua perenne alimentato dalle sorgenti, dalle piogge o dallo scioglimento delle nevi. Il punto in cui il fiume nasce è la sorgente. Il fiume termina, eccetto rari casi, in un corpo idrico recettore, come un lago, un mare o un altro fiume. Il punto in cui il fiume sbocca nel corpo recettore è la sua foce

FIUME

Il fiume di norma ha una pendenza maggiore nei primi tratti dopo sorgente, e man mano che si scende di quota la pendenza diminuisce, così come la velocità. Questo andamento longitudinale prende il nome di profilo del fiume. Esiste un profilo ideale, il profilo d'equilibrio, che rappresenta la situazione nella quale non c'è né erosione, né sedimentazione per tutta la lunghezza del fiume. Se il profilo reale è diverso da quello d'equilibrio, nei tratti in cui il primo è più alto del secondo avviene erosione, viceversa avviene sedimentazione. La forza delle acque è tale da erodere la roccia e trascinare con sé detriti di varie dimensioni: pietre, legna e altri residui vegetali, fango, sabbia. Dopo aver superato i pendii più ripidi, il fiume comincia a depositare detriti sempre più piccoli e, una volta arrivato in pianura, lascia solo sabbia, fango e materiale molto minuto

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La quantità d'acqua che scorre in un fiume si misura con la portata, cioè il volume d'acqua che passa attraverso una sezione trasversale del fiume nell'unità di tempo. Difficilmente questa è costante, nella maggior parte dei casi si possono distinguere tre situazioni: magra, nei periodi più secchi, quando nel fiume scorre poca acqua; morbida, nei periodi umidi, in cui nel fiume scorre abbondante acqua; piena, quando scorre una quantità eccezionale di acqua tale da inondare aree che normalmente sono asciutte

Considerando una sezione trasversale del fiume, è possibile individuare: il letto del fiume, che è il terreno sul quale l'acqua scorre; l'alveo, è la parte della sezione trasversale occupata dal flusso dell'acqua (essendo la portata variabile, si potranno distinguere alveo di magra, alveo di morbida e alveo di piena)

gli argini, non sempre presenti sono due rilievi del terreno paralleli all'alveo, che lo delimitano; possono essere naturali (formati dalla deposizione ai lati del flusso del materiale trasportato) o artificiali, costruiti per contenere il flusso al loro interno ed evitare che inondi le zone circostanti

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valle o pianura alluvionale territorio nel quale il fiume scorre: nel primo caso è un'incisione a forma di V nel territorio circostante, generata dall'erosione del fiume e delle precipitazioni, per questo la pendenza dei versanti è maggiore quanto è maggiore la compattezza del terreno; nel secondo caso è una pianura formata dai sedimenti depositati gli uni sugli altri dalle piene del fiume

SPONDA IDROGRAFICA (destra o sinistra): è quella corrispondente del corso d’acqua osservata con le spalle alla sorgente, guardando la foce.

La porzione di terra emersa che contribuisce con le sue acque ad alimentare un fiume , o un torrente, o un ruscello ne costituisce il bacino idrografico o bacino imbrifero, esso è delimitato dalla linea spartiacque

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Corso d’acqua caratterizzato dal regime variabile dei deflussi, con alternanza di portate piccole o nulle e di piene violente; è costituito, nella sua parte più elevata, da un bacino di formazione o di raccolta delle acque meteoriche con notevole trasporto di materiale solido, da un canale di deflusso a forte pendenza, talora incassato o interrotto da salti, e, allo sbocco nella valle, da una zona di accumulo con conoidi di deiezione di dimensioni e spessore anche notevoli.

TORRENTE

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In idrografia viene chiamato ruscello o rio un piccolo corso d'acqua, che si origina per ruscellamento delle acque piovane o da eventuali sorgenti, e che confluisce in un corso d'acqua maggiore come dimensione e quantità d'acqua trasportata. Il ruscello solitamente scorre al centro di una piccola valle pianeggiante, la sua larghezza non è superiore a qualche metro, è scarsamente profondo e usualmente guadabile a piedi. È caratterizzato da una bassa portata d'acqua, debole velocità di corrente http://www.emilarte.it/

RUSCELLO

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Un lago (o bacino lacustre) è una grande massa per lo più d'acqua dolce raccolta nelle cavità terrestri.

I laghi esistenti in Italia sono essenzialmente di due tipi. 1- laghi vallivi 2- laghi vulcanici

I laghi vulcanici hanno una forma tondeggiante piuttosto regolare, con i bordi rialzati rispetto al territorio circostante.

Il lago vallivo ha una forma allungata e occupa il fondo di una valle, se c’è una depressione che può raccogliere l’acqua. È un lago che ha un fiume immissario e anche un fiume emissario. Può essere di origine glaciale (se si è formato in una valle un tempo occupata da un ghiacciaio) o di sbarramento (naturale o artificiale), formato a causa di una frana o perché l’uomo ha costruito una diga.

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Classificazione delle acque interne

ACQUE CORRENTI (LOTICHE) flusso continuo unidirezionale ACQUE FERME (LENTICHE) movimenti interni incostanti e adirezionali:

• ACQUE EUTROFICHE: produttive, torbide, pH, alcalinità alte dominano i Ciprinidi • ACQUE OLIGOTROFICHE: poco produttive, trasparenti, acide dominano i Salmonidi

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ECOSISTEMA FLUVIALE

L’ecosistema fluviale è l’insieme dei fattori abiotici, corrispondenti alle caratteristiche dell'habitat fluviale, dei fattori biotici corrispondenti alle caratteristiche delle comunità che vivono l’habitat (uomo, fauna , flora ) nonché l’insieme delle relazioni che li legano e dei processi dinamici a cui sono soggetti.

La funzionalità e le dinamiche fluviali sono condizionate in larga misura dalle caratteristiche del territorio circostante, sia delle adiacenti fasce di vegetazione riparia sia dell’intero bacino e, in particolare, dal suo grado di copertura forestale. Quest’ultima favorisce un regime idraulico con magre e piene meno accentuate e una migliore qualità delle acque.

I corsi d’acqua sono dunque una successione di ecosistemi “aperti” (dotati cioè di importanti interconnessioni trofiche, flussi di materia ed energia) non solo in senso longitudinale, ma anche laterale e verticale; in essi le fasce di vegetazione riparia esplicano un ruolo talmente importante da divenire inscindibili dal fiume in senso stretto.

IL COLLEGAMENTO FUNZIONALE TRA IL FIUME E IL SUO TERRITORIO

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IL FIUME COME CORRIDOIO FLUVIALE

I corsi d’acqua vanno interpretati non solo nella loro dimensione longitudinale (da monte a valle), ma anche in quella trasversale che ha una notevole influenza sulla funzionalità del corso d’acqua. Anche in questa dimensione è possibile leggere una successione di microhabitat trasversali alla direzione della corrente, che assumono importante valore ambientale. Ad esempio le comunità macrobenthoniche differiscono lungo la sezione trasversale a seconda della tipologia del substrato litologico (sabbia, ciottoli o massi) o della corrente. In questa successione di microhabitat va inclusa anche la vegetazione arbustiva ed arborea che cresce lungo il corso d’acqua. Tale fascia viene chiamata riparia.

Da un punto di vista ecologico la fascia riparia è un ecotono e quindi una zona di transizione tra due sistemi ecologici adiacenti, avente un insieme di caratteristiche uniche, definite a seconda dello spazio, del tempo e dell’intensità dell’interazione tra essi. Questa definizione comprende due importanti concetti: l’ecotono non è una fascia statica dove due comunità vengono a contatto, ma una zona dinamica che cambia nel tempo e che possiede caratteristiche proprie.

Le zone di transizione sono caratterizzate da un’elevata biodiversità e le caratteristiche ecotonali influenzano in maniera determinante la composizione e la dinamica delle comunità. L’ecosistema terrestre e quello acquatico confinanti sono messi in comunicazione per mezzo dell’acqua che veicola materia e soluti sia in superficie sia attraverso il substrato.

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LA SUCCESSIONE VEGETAZIONALE

Nel fiume è in primo luogo la distribuzione della velocità della corrente a modellare l’alveo e a condizionare la distribuzione dei vegetali. Verso il centro, la corrente più veloce destabilizza il fondale, sottoponendolo ad un continuo processo di erosione e sedimentazione e selezionando i sedimenti relativamente più grossolani: condizioni sfavorevoli all’insediamento dei vegetali, così come la maggiore profondità dell’acqua che spesso, per il carico di sedimento o per l’elevato contenuto di nutrienti, risulta torbida ed impedisce quindi la fotosintesi anche a profondità ridotte. D’altro canto, l’esistenza di una forte corrente incide anche direttamente sulle idrofite, sollecitandone meccanicamente gli organi immersi fino a spezzarli o a svellere gli apparati ipogei

Lo stesso carico torbido può esercitare, sotto la spinta del flusso idrico, un’azione di abrasione, soprattutto delle superfici fogliari, che possono venir distrutte o danneggiate.

La vita vegetale tende quindi ad esprimersi con maggior ricchezza nelle fasce laterali dell’alveo, dove la corrente progressivamente rallenta: le piante sono esposte a minori sollecitazioni meccaniche e popolano acque progressivamente meno profonde. Il rallentamento della corrente, che si può annullare completamente nei seni laterali e nei rami morti, provoca anche il progressivo assottigliarsi del sedimento di fondo, in cui la deposizione privilegia limi, argille etc.

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Lungo le fasce laterali dell’alveo e negli ambienti acquatici circostanti osserviamo uno sviluppo rigoglioso della vegetazione idrofitica, cioè costituita da piante il cui corpo vegetativo è immerso nell’acqua, o elofitica, costituita invece da piante che radicano su fondali sommersi o inzuppati erigendo però i fusti e le foglie sopra la superficie delle acque.

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LE FUNZIONI DELLA ZONA RIPARIA

Riduzione dell’erosione Formazioni riparie sviluppate svolgono una rilevante funzione di protezione delle rive dall’erosione (secondo alcuni autori sino a 30 volte); le specie arboree ed arbustive adattate a questo particolare ambiente (es. ontani, salici) sono dotate di apparati radicali estesi e profondi che, conferendo una buona resistenza all’impeto della corrente, svolgono un efficace consolidamento delle sponde.

Trappole per sedimenti La vegetazione riparia modifica il trasporto e il destino dei sedimenti sia attraverso l’intrappolamento fisico dei materiali, sia alterando il regime idraulico dell’alveo. Infatti la presenza di formazioni arbustive ed arboree riduce la velocità della corrente e trattiene il sedimento in posto. Durante le piene, la presenza delle formazioni riparie legnose favorisce in maniera sostanziale il deposito di materia organica e di sedimento. Le sole piante erbacee non garantiscono lo svolgimento di tale funzione, soprattutto in corrispondenza di numerosi eventi di piena susseguentisi in un periodo breve.

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Apporto di materia organica Le formazioni riparie sono cospicue fonti di materia organica che diviene disponibile all’interno dell’ecosistema fluviale; nelle zone temperate i valori variano da 50 a 900 g di peso secco di lettiera al m2 . Oltre a ciò, le strutture riparie sembrano essere fondamentali nel trasporto di lettiera dalle formazioni vegetali delle aree circostanti anche se, comunque, tale contributo non supera generalmente il 10% dell’apporto complessivo di materia organica. Questa funzione di apporto energetico è molto importante: la mancanza di vegetazione riparia comporta infatti una diminuzione degli organismi animali sminuzzatori/tagliuzzatori, determinando uno squilibrio della comunità biologica nel suo complesso.

Regolazione dell’umidità del suolo Fasce di vegetazione riparia ben sviluppate svolgono una funzione di regolazione dell’umidità del suolo; esse, infatti, impediscono il rapido deflusso delle acque dopo le piene, favorendo quindi, oltre alla deposizione di materiali fini, anche il mantenimento, per lungo tempo, di umidità in ampie porzioni del suolo delle aree riparie.

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Microclima Le formazioni riparie contribuiscono sostanzialmente a determinare il microclima in ambito fluviale: in particolare, la temperatura dell’acqua è correlata a quella del suolo nelle fasce riparie circostanti.

Regolazione termica La vegetazione riparia svolge un ruolo di regolazione termica delle acque fluviali: intercettando il flusso idrico subsuperficiale (tramite gli apparati radicali) e compiendo la traspirazione (nella chioma), sottrae calore, raffreddando così gli apporti idrici laterali (ipodermici) al corso d’acqua. Questo meccanismo, insieme all’ombreggiamento, contribuisce a mantenere fresche le acque fluviali. La presenza di vegetazione arborea riparia protegge infatti l’acqua da un eccessivo irraggiamento solare e quindi da aumenti di temperatura che possono determinare una limitata solubilità dell’ossigeno in acqua.

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Fonte di cibo e di rifugio L’ambiente ripario è poi una importante fonte di cibo e di rifugio. Per i mammiferi rappresenta un corridoio ecologico che facilita i loro spostamenti, per gli uccelli è una zona di sosta durante le migrazioni e un’area di nidificazione, per alcuni rettili è un habitat preferenziale, per molti anfibi è una zona di riproduzione e sviluppo; le radici e i rami aggettanti, infine, offrono habitat idonei a molte specie ittiche durante il loro ciclo biologico e creano vari microambienti, favorendo l’incremento della biodiversità, con effetto equilibratore sull’intera comunità biologica.

Habitat Le zone d’ombra sono habitat indispensabili alla vita di molti pesci che, essendo privi di palpebre, mal sopportano condizioni di luminosità elevate; le chiome sporgenti sull’acqua, agendo da schermo visivo, forniscono ai pesci zone rifugio dai predatori. L’ombreggiamento limita l’eccessivo sviluppo di idrofite.

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ITTIOFAUNA

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ZOOGEOGRAFIA DEI PESCI ITALIANI

PADANO-VENETO 25 taxa (18 endemici) comprende i bacini tributari dell'arco settentrionale dell'Adriatico, dal bacino dell’Isonzo in Friuli Venezia Giulia al Fiume Vomano in Abruzzo. La formazione di questo complesso di bacini e la distribuzione dell’ittiofauna attuale, costituita da numerose specie in maggioranza endemiche, sono state fortemente influenzate dalle glaciazioni pleistoceniche (distribuite nell’arco temporale da 1 milione a circa 30.000 anni fa), in particolare da quella würmiana che consentì l’emersione del bacino del Po fino al bordo della fossa meso-adriatica (all’incirca all’altezza di Pescara) mettendo in connessione i fiumi della sponda adriatica italiana con quelli della Slovenia, della Croazia e della Dalmazia

La distribuzione geografica dei pesci dulcicoli italiani viene riferita a due diversi distretti ittiogeografici generati da eventi che si sono generati circa 5 milioni di anni fa e si sono protratti fino ai tempi recenti

http://www.minambiente.it/

Tre gruppi di specie: •di derivazione marina Termofile fredde, in comune con l’area danubiana • Collinari e di pianura di acque temperate: molti taxa endemici di origine messiniana; molte specie introdotte in epoca romana o medievale • Eurialine sopportano variazioni di salinità

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TOSCO-LAZIALE 10 taxa indigeni (2 endemici) costituito dai bacini del versante tirrenico dal Serchio al Tevere. Le specie primarie in comune con il distretto Padano-Veneto sono con ogni probabilità di origine transappenninica (scazzone, il vairone, il cavedano e il barbo comune) mentre quelle endemiche come il ghiozzo di ruscello (Padogobius nigricans), la rovella e il cavedano etrusco (Leuciscus lucumonis) potrebbero essere specie di origine messiniana o di molto più recente derivazione balcanica. La fauna ittica di questo distretto è stata interessata, nel corso degli anni, da massicce transfaunazioni di specie provenienti dal distretto Padano-Veneto.

Per quanto riguarda le restanti parti dell’Italia (Liguria, Puglia, Calabria e isole), la notevole povertà di specie indigene ed endemiche impedisce di definire queste zone come distretti. Alcuni ittiologi ritengono che numerose specie che oggi si rinvengono in queste regioni potrebbero essere state introdotte in epoca romana o medioevale.

http://www.minambiente.it/

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FAUNA ITALIANA DEI PESCI DELLE ACQUE INTERNE

Nelle acque interne italiane sono indigeni 63 taxa di pesci, classificabili a livello di specie, semispecie o sottospecie, di cui 4 appartenenti alla classe dei Ciclostomi (Cyclostomata) e 59 alla classe degli Osteitti (Osteichthyes) o Pesci Ossei. 48 taxa vengono considerati d’acqua dolce, in quanto i loro caratteri biologici ed ecologici permettono di definirli stenoalini dulcicoli, eurialini migratori obbligati o eurialini migratori facoltativi (vedi Gandolfi e Zerunian, 1987); 15 taxa frequentano invece le acque interne costiere prevalentemente per motivi trofici, e possono essere definiti migratori colonizzatori temporanei. Nelle acque interne italiane sono inoltre presenti 30 specie intenzionalmente o accidentalmente immesse dall’uomo soprattutto a partire dalla fine dell’Ottocento

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CLASSIFICAZIONE LONGITUDINALE DEI FIUMI EUROPEI

ZONA DEI CIPRINIDI: DEPOSIZIONE LITOFILA: corrente veloce alternata a zone più calme, fondo a ghiaia e sabbia, T 18-19°C: barbo, barbo canino DEPOSIZIONE FITOFILA acqua torbida, corrente lenta, fondo fangoso, T 25°C, abbondanti macrofite: tinca, scardola

ZONA MISTA Acque salmastre con rimescolamento di acque marine, e fluviali pesci eurialini (cefalo)

ZONA DELLA TROTA: corrente forte, acqua limpida T 13-14°C, fondo a ciottoli o massi: trota marmorata e trota fario (genere Salmo)

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CLASSIFICAZIONE ECOLOGICA DEI PESCI

Implica diverse possibilità di colonizzazione isolamento riproduttivo e flusso genico (che dipendono anche dalla vagilità delle specie. Cobitidi = famiglia di pesci ossei d'acqua dolce dell'ordine Cypriniformes e Gobidi= più numerosa famiglia di pesci ossei, con oltre 2000 specie divise in 200 generi diversi. I membri di

questa famiglia appartenente all'ordine Perciformes sono poco vagili

Vengono considerati appartenenti alle acque interne tutti quei taxa che possono essere classificati nelle seguenti categorie bio-ecologiche, definite in accordo con GANDOLFI E ZERUNIAN (1987a):

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I tre gruppi suddetti costituiscono in senso stretto i pesci delle acque interne. Ad essi, in un’ottica ecologicamente meno restrittiva, possono essere aggiunti alcuni pesci eurialini che pur potendo compiere l’intero ciclo biologico in mare, vengono rilevati con regolarità nelle acque interne costiere frequentate per motivi trofici; tra questi 5 Mugilidi, 5 Gobidi, un Signatide, un Percictide, uno Sparide, un Blennide e un Pleuronectide

1. STENOALINI DULCICOLI - pesci strettamente confinati nelle acque dolci, dove svolgono l’intero ciclo biologico

2 EURIALINI (sopportano variazioni di salinità talora molto ampie nell’ambiente acquatico in cui vivono)

MIGRATORI OBBLIGATI • anadromi: trascorrono la fase adulta in mare e si riproducono nelle acque dolci: SALMONI • catadromi: Passano gran parte del tempo in acqua dolce ma poi migrano in mare per la riproduzione: ANGUILLA

3. EURIALINI MIGRATORI FACOLTATIVI - comprendenti un primo gruppo di specie capaci di svolgere l’intero ciclo biologico sia nell’ambiente marino costiero che nelle acque dolci, ed un secondo gruppo composto da specie che in parte dell’areale si comportano da stenoalini dulcicoli e in altra parte da eurialini migratori anadromi.

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CLASSE ORDINE NUMERO DI SPECIE

NUMERO DI

SPECIE

ENDEMICHE

Agnatha (lamprede) 4

Petromyzontiformes 4

Osteichthyes (pesci ossei) 93 17

Acipenseriformes 1 1

Anguilliformes 1

Clupeiformes 2

Cypriniformes 48 10

Siluriformes 3

Esociformes 2 1

Salmoniformes 12 2

Gadiformes 1

Atheriniformes 2

Cyprinodontiformes 4

Gasterosteiformes 2

Scorpaeniformes 2

Perciformes 13 3

NUMERO DI SPECIE PRESENTI IN ITALIA

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Classe Ordine Nome scientifico Nome comune Categoria

Lista Rossa

Osteichthyes

Acipenseriformes

Acipenser sturio storione RE

Huso huso storione ladano RE

Acipenser naccarii storione cobice CR

Anguilliformes Anguilla anguilla anguilla CR

Cypriniformes

Cobitis zanandreai cobite del fiume

Volturno

CR

Scardinius scardafa scardola tirrenica CR

Squalius lucumonis cavedano

dell’ombrone

CR

Barbus caninus barbo canino EN

Chondrostoma soetta savetta EN

Gobio benacensis gobione italiano EN

Protochondrostoma

genei

lasca EN

Rutilus pigus Pigo EN

Alburnus albidus alborella meridionale VU

Barbatula barbatula cobite barbatello VU

Barbus plebejus barbo italico VU

Barbus tyberinus barbo tiberino VU

Salmoniformes

Salmo cettii trota mediterranea CR

Salmo fibreni carpione del fibreno CR

Salmo carpio carpione del garda EN

Salmo marmoratus trota marmorata CR

Perciformes

Knipowitschia

punctatissima

Panzarolo CR

Padogobius nigricans ghiozzo di ruscello VU

Agnatha Petromyzontiformes

Lampetra fluviatilis lampreda di fiume CR

Petromyzon marinus lampreda di mare CR

Lampetra planeri lampreda di ruscello VU

Lampetra zanandreai lampreda padana VU htt

p:/

/ww

w.iu

cn.it

/

LISTE ROSSE IUCN

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LISTE ROSSE - CATEGORIE

SPECIE A RISCHIO DI ESTINZIONE

Un taxon è da considerarsi:

EX (Extint)– ESTINTO è certo che l’ultimo individuo sia deceduto

EW (Extint in the Wild) – ESTINTO IN NATURA esistente solo in cattività o in popolazioni naturalizzate al di fuori dell’areale originario

RE estinto nella regione

CR (Critically Endangered) – GRAVEMENTE MINACCIATO ad altissimo rischio di estinzione in natura nel futuro immediato

EN (Endangered) – MINACCIATO ad alto rischio di estinzione in natura

VU (Vulnerable) – VULNERABILE ad alto rischio di estinzione in natura nel medio-lungo termine

NT (Near Threatened) – QUASI A RISCHIO attualmente non a rischio di estinzione in natura ma potrebbe in futuro rientrare in una delle categorie precedenti

LC (Least Concern) – A RISCHIO MINIMO non a rischio di estinzione in natura nel breve o nel medio-lungo termine

DD (Data Deficient) – DATI INSUFFICIENTI mancano dati sufficienti a definirne il grado di rischio

NA non applicabile

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PREDATORI luccio, persico trota ONNIVORI cavedano, molti Ciprinidi FITOFAGI (piante) carpe DETRITIVORI (fango ricco di sostanze in decomposizione) muggini BENTOFAGI (invertebrati del fondo) ghiozzi PLANCTOFAGI (piccoli Crostacei e Rotiferi) coregone

CLASSIFICAZIONE TROFICA DEI PESCI

Le abitudini alimentari cambiano con l’età: stadi giovanili spesso planctofagi

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Classe Agnatha Ordine CICLOSTOMI (lamprede) 4 specie La lampreda padana Lethentheron zanandreai è endemica delle regioni del nord

Limitata a fiumi e torrenti del nord-est Italia

Lampreda comune

Lampetra planeri

Lampreda di fiume Petromyzon fluviatilis nel Po e nei principali fiumi

lombardi, emiliani, nonché nei fiumi veneti e toscani dove risulta più frequente; è stata rinvenuta anche nel Lago di Garda

Le larve sono filtratrici, si cibano di detriti; gli adulti non si nutrono perché hanno l'intestino atrofizzato

FAUNA ITALIANA DEI PESCI DELLE ACQUE INTERNE

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FAUNA ITALIANA DEI PESCI DELLE ACQUE INTERNE

ANGUILLIFORMI anguilla Anguilla anguilla Si riproduce nel Mar dei Sargassi (specie catadroma panmittica)

storione comune Acipenser sturio

Storione cobice Acipenser naccari

Ordini: ACIPENSERIFORMI 3 specie storioni, risalgono i fiumi per riprodursi, bentofagi

In Italia la specie è autoctona. Lo storione Cobice è noto con sicurezza soltanto nel Mare Adriatico dal golfo di Trieste all'isola di Corfù (Berg, 1932). In Italia, risale il Po e, limitatamente, alcuni suoi tributari minori, Frequenta anche i tratti medio terminali di alcuni fiumi appenninici: il Tronto, il Vomano, il Pescara, il Sangro ed il Bifemo, e le foci del Fortore, del Candelaro e dell'Ofanto

storione ladano (beluga) (Huso huso)

http://www.fishbase.org/search.cfm Gandolfi G., Zerunian S., Torricelli P., Marconato A. I pesci delle acque ingerne italiane . MinAmb, UZI

Classe Osteychtes (pesci ossei)

endemico delle regioni del nord

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luccio Esox lucius, acque planiziali ferme

FAUNA ITALIANA DEI PESCI DELLE ACQUE INTERNE

SALMONIFORMI

12 SPECIE DI SALMONIDI, PREDATORI. •Trota Salmo trutta (nativa), e due semispecie indigene a distribuzione allopatrica

• S.(trutta) macrostigma trota macrostigma endemica delle regioni del centro delle regioni del sud e di una o entrambe le regioni insulari

• S.(trutta) marmoratus trota marmorata endemico delle regioni del nord

•Salmo fibreni carpione del Fibreno (endemica delle regioni del centro)

•Salmo carpio carpione del Garda (endemica del Lago di Garda)

•Oncorhynchus mykiss trota iridea importata dagli USA 1880-1900

•Coregonus lavaretus coregone, planctofago importato da Germania e Svizzera

•Thymallus thymallus temolo

•Salvelinus alpinus salmerino alpino. nelle Alpi e nell’Appennino. è stato introdotto il S. fontinalis dall’America .settentrionale

ESOCIFORMI

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Biologia l’ecotipo “fario” è un pesce di taglia media l’ecotipo “lacustre” raggiunge invece taglia grande

Trota S.(trutta) trutta

FAUNA ITALIANA DEI PESCI DELLE ACQUE INTERNE

Presenta tre ecotipi:

TROTA FARIO E TROTA LACUSTRE Salmo (trutta) trutta Linnaeus, 1758

Habitat Salmo (trutta) trutta è un pesce con una discreta valenza ecologica: all’interno del suo areale occupa vari tipi di ambiente, purché le acque siano limpide, fredde (temperature normalmente al di sotto di 15 °C) e ben ossigenate.

Rapporti con l’uomo e conservazione è uno dei pesci maggiormente diffusi nei corsi d’acqua italiani, in seguito alle frequentissime introduzioni a favore della pesca sportiva (Inquinamento genetico, numero sproporzionato immissioni)….

indigena probabilmente dell’arco alpino e dell’Appennino settentrionale,

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TROTA MARMORATA Salmo (trutta) marmoratus Cuvier, 1817

È un subendemismo italiano. La gran parte del suo areale comprende l’Italia settentrionale: affluenti alpini del Po, Veneto, Trentino e Friuli-Venezia Giulia; è presente con popolazioni indigene anche nel versante adriatico della Slovenia, in Dalmazia, in Montenegro e in Albania.

Biologia È un pesce predatore di taglia grande (raggiunge normalmente la lunghezza totale di 80-85 cm e il peso di 6-7 kg; sono però documentate taglie molto maggiori, fino a 1,4 m e quasi 30 kg).

Habitat La Trota marmorata vive nei tratti medi e medio-alti dei corsi d’acqua, dove ricerca acque limpide, fresche (temperature normalmente inferiori a 16 °C) e ben ossigenate, con fondali ciottolosi e ghiaiosi.

Rapporti con l’uomo e conservazione E’ uno dei pesci più ambiti dai pescatori sportivi in Italia settentrionale (così come in Slovenia); è perciò attivamente ricercata, e ciò determina una forte pressione di pesca con conseguenti depauperamenti nelle popolazioni. È minacciata da numerose altre attività antropiche: artificializzazione degli alvei fluviali, come cementificazioni e rettificazioni, e prelievi di ghiaia che distruggono le aree di frega; eccessive captazioni idriche; variazioni di portata dei fiumi conseguenti alla produzione di energia elettrica che, quando si verificano durante il periodo riproduttivo, distruggono uova e avannotti; inquinamento delle acque. La minaccia più consistente per questo Salmonide è però rappresentata dalle interazioni con le Trote fario introdotte

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TROTA MACROSTIGMA Salmo (trutta) macrostigma (Duméril, 1858)

È un subendemismo italiano. L’areale originario comprende le regioni peninsulari tirreniche, la Corsica, la Sardegna, la Sicilia e la parte occidentale del Nord-Africa.

Biologia È un pesce di taglia media (la lunghezza totale massima è normalmente di 45-50 cm e il peso di 1,2-1,5 kg; sono però note catture di esemplari di taglia maggiore, fino a 2-3 kg), la cui biologia è poco conosciuta.

Habitat La Trota macrostigma vive nei tratti alti dei corsi d’acqua di tipo mediterraneo, che hanno origine da sistemi montuosi di media altitudine o da risorgive carsiche poste alla base di essi; questi ambienti sono caratterizzati da acque limpide e moderatamente correnti, fondo ghiaioso, temperature normalmente comprese fra 10 e 17 °C

Rapporti con l’uomo e conservazione Nel suo areale italico questo Salmonide corre un alto rischio di estinzione per numerose cause antropiche: eccessive captazioni idriche e inquinamento delle acque (fenomeni particolarmente negativi nei piccoli corsi d’acqua tipici dell’area mediterranea); artificializzazione degli alvei fluviali, come cementificazioni e rettificazioni, e prelievi di ghiaia che distruggono le aree di frega; eccessiva attività di pesca sportiva e fenomeni di bracconaggio.

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FAUNA ITALIANA DEI PESCI DELLE ACQUE INTERNE

CIPRINIFORMI (denti solo faringei)

Cyprinidae

Rutilus pigus Pigo

Rutilus rubilio Rovella C

Rutilus erythrophthalmus Triotto N

Leuciscus cephalus Cavedano

Leuciscus souffia muticellus Vairone N/C/S

Phoxinus phoxinus Sanguinerola

Tinca tinca Tinca

Scardinius erythrophthalmus Scardola

Alburnus alburnus alborella Alborella N/C

Alburnus albidus Alborella meridionale S

Chondrostoma soetta Savetta N

Chondrostoma genei Lasca N/C

Gobio gobio Gobione

Barbus plebejus Barbo N/C/S

Barbus meridionalis caninus Barbo canino N/C

Cobitidae

Cobitis taenia bilineata Cobite N/C

Sabanejewia larvata Cobite mascherato N

Balitoridae

Barbatula barbatula Cobite barbatello

endemismi

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GASTEROSTEIFORMI 1 specie: Gasterosteus aculeatus spinarello, corsi d’acuqa planiziari con acque fresche e limpide, molto variabile, corteggiamento del maschio

SILURIFOMI Ictaluridi: pesci gatto 4 specie importate dagli Stati Uniti: Ictalurus natalis, I. melas, I. nebulosus, I. punctatus Siluridi: Silurus glanis siluro nel bacino del Po, introdotto dall’Europa orientale

FAUNA ITALIANA DEI PESCI DELLE ACQUE INTERNE

CIPRINODONTIFORMI 1 specie autoctona Aphianus fasciatus nono , lagunare; 1 introdotta Gambusia holbrooki gambusia importata da Stati Uniti nel 1922 per combattere la malaria

ATERINIFORMI 1 specie autoctona, Atherina boyeri latterinoacque costiere, 1 Specie introdotta Odonthestes bonariensis pesce re, nel lago di Nemi dall’America meridionale

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PESCI ENDEMICI

GNATOSTOMI Acipenser naccarii fiume Po e alcuni fiumi adriatici

Knipowitschia punctatissima Gobidi, recently redescribed by Gandolfi et al 1985, endemic to

northeastern Italy

Barbus tiberinus

Cobitis lineata

Cobitis conspersa

Gobio benacensis gobione

Leuciscus lucumonis cavedano di ruscello

Rutilus aula triotto

Salmo fibreni trota, carpione del Fibreno

Sabanjewia larvata

AGNATI Lethentheron zanandreai lampreda di ruscello

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Abramis bjoerkna

Abramis brama Brama

Abudefduf saxatilis Pesce damigella

Acipenser transmontanus Storione bianco

Ameiurus melas Pesce gatto

Ameiurus natalis Pesce gatto

Ameiurus nebulosus

Aristichthys nobilis Carpa dalla testa grande

Barbus barbus

Barbus cyclolepis

Carassius auratus auratus Pesce dorato

Chondrostoma nasus

Coregonus lavaretus Lavereto

Crenidens crenidens

Cyprinus carpio carpio Carpa

Gambusia affinis Gambusia

Gambusia holbrooki Gambusia

Gasterosteus aculeatus aculeatus Spinarello

Gymnocephalus cernuus Acerina

Hypophthalmichthys molitrix Carpa argentata

Ictalurus punctatus Pesce gatto punteggiato

Leiognathus klunzingeri

Lepomis auritus

Lepomis gibbosus Persico sole

Micropterus salmoides Persico trota

Odontesthes bonariensis Pesce re

Oncorhynchus mykiss Trota iridea

Oncorhynchus tshawytscha Salmone reale

Pachychilon pictum

Pseudorasbora parva Pseudorasbora

Rhodeus sericeus

Rutilus rutilus Rutilo

Salvelinus fontinalis Salmerino di fonte

Sander lucioperca Sandra

Silurus glanis Siluro

Stephanolepis diaspros

PESCI INTRODOTTI 36 SPECIE

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Aspetti di conservazione e gestione

Problematiche

• Inquinamento delle acque scomparsa totale della fauna ittica in molti bacini ( Lago d’Orta, alcuni affluenti del Po)

• Costruzione di manufatti e sfruttamento dei corpi idrici a fini industriali scomparsa totale della fauna ittica in molti bacini ( Lago d’Orta, alcuni affluenti del Po)

• Costruzione di sbarramenti (dighe, briglie, traverse) impedimento delle specie migratrici e banalizzazione del corso d’acqua riduzione biodiversità

• Cementificazione di alvei e argini • Prelievo di sabbie ghiaie

• Prelievo di acqua riduzione delle portate e abbassamento delle falde

• Introduzioni e Transfaunazioni (introduzione di popolazioni da altre zone italiane) trasformazione delle biocenosi acquatiche estinzione di elementi autoctoni

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PROBLEMATICHE PESCI

I pesci delle acque interne rappresentano oggi il gruppo di vertebrati maggiormente a rischio in Europa: in Germania il 72% delle specie è considerato minacciato, mentre su scala mondiale è stata accertata l’estinzione di 29 specie dal 1600 ad oggi.

La situazione italiana è sicuramente tra quelle più complesse a livello europeo

Le comunità ittiche delle acque interne italiane hanno subito profonde modificazioni in conseguenza delle numerose attività antropiche dell’aumentata densità della popolazione, delle alterazioni degli alvei, delle captazioni idriche per scopi irrigui, idroelettrici o per potabilizzazione, ma il colpo di grazia è stato inferto durante l’ultimo decennio dalla massiccia introduzione di specie alloctone. Al momento attuale questo aspetto sembra essere quello meno facilmente risolvibile, in considerazione del perpetuarsi delle immissioni, delle scarse conoscenze scientifiche sull’ecologia di alcune delle specie immesse e, soprattutto, della scarsa volontà di affrontare la problematica da parte degli enti amministrativi preposti a gestione e controllo.

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LEGISLAZIONE COMUNITARIA E NAZIONALE

A livello normativo è stata recepita l’esigenza di controllare e tutelare la risorsa idrica, a livello sia comunitario (Direttiva “Acque” 60/2000/CE, recepita nel nostro paese con D.L. 152/00) sia nazionale e regionale. Specie e ambienti dell’ecosistema fluviale, inoltre, sono oggetto di protezione nell’ottica della salvaguardia della biodiversità. Un ruolo di primo piano è svolto dalla Direttiva Uccelli (79/409/CEE) e dalla Direttiva Habitat (92/43/CEE), con le successive modifiche ed integrazioni, che hanno portato all’identificazione di una rete ecologica europea (Rete Natura 2000) comprendente un insieme di siti, denominati ZPS e SIC, particolarmente significativi in termini di ricchezza floro-faunistica, nei quali non possono essere messi in atto interventi che compromettano la conservazione delle emergenze naturalistiche. In Italia molti corridoi della rete Natura 2000 sono costituiti da corsi d’acqua o tratti fluviali nei quali l’alterazione degli ecotoni ripariali e delle zone adiacenti non sia ancora giunta a comprometterne l’integrità o la funzionalità.

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•Ricerca, monitoraggio e formazione •Interventi di ripristino ecologico •Gestione razionale della pesca e dei ripopolamenti •Istituzione di aree protette fluviali e lacustri •Miglioramento e puntuale applicazione della normativa

AZIONI DI CARATTERE GENERALE PER LA CONSERVAZIONE DELLE SPECIE E DELLE COMUNITÀ ITTICHE

Piano d’azione generale per la conservazione dei Pesci d’acqua dolce italiani (ZERUNIAN, 2003)

Nel Piano d’azione sono elencati 28 tipi di interventi di carattere generale capaci di migliorare lo stato di conservazione delle specie e delle comunità ittiche, raggruppati in sei categorie:

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CARTA ITTICA

E’un piano integrato di gestione faunistica delle specie ittiche presenti nelle acque regionali, teso ad individuare gli ambiti di maggior rilievo ittiofaunistico, gli ambienti acquatici di maggior valore naturalistico ed infine indicare le principali linee programmatiche di gestione dell'attività di pesca e di tutela del patrimonio ittico.

Contenuti della carta ittica •La valutazione di qualità biologica delle acque •La valutazione della qualità chimico-microbiologica delle acque mediante L.I.M. •Valutazione dello stato ecologico dei corsi d’acqua (SECA) •Misura delle portate idriche •Bacini lacustri •Indagine ittiologica •Rilievo delle caratteristiche morfologico-ambientali dei corsi d’acqua •Individuazioni delle stazioni lungo i bacini del F. Sangro, del F. Trigno, del F. Biferno, T. Saccione, del F. Fortore, lungo i laghi •Identificazione dei pesci della Regione Molise •Il piano di gestione ittica con la zonazione delle acque regionali •Proposta di definizione del DMV nelle acque regionali molisane

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IL PIANO DI GESTIONE ITTICA CON LA ZONAZIONE DELLE ACQUE REGIONALI

Il piano proposto si articola nelle seguenti parti: 1. zonazione delle acque regionali; 2. individuazione delle zone di tutela ittica; 3. individuazione delle zone a regime di pesca particolare (pesca "NO KILL" ) 4. indicazioni su misure minime di cattura e periodi di divieto; 5. attività di ripopolamento ittico;

ZONAZIONE DELLE ACQUE REGIONALI

Le acque regionali sono state classificate, in: > Acque principali - Zona a Ciprinidi > Acque secondarie - Zona a Salmonidi Tale suddivisione delle acque si è basata sull’analisi dei parametri biologici raccolti avvalendosi, come elemento discriminante, della distribuzione stessa della fauna ittica rinvenuta e, nei tratti non oggetto di rilevamento diretto, della zonazione potenziale. Le acque regionali sono state suddivise, ai sensi delle disposizioni di cui alla L.R. 7/1998, in acque principali ed acque secondarie.

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Le acque principali a loro volta sono state risuddivise in due categorie, la "A" che è stata individuata prendendo come riferimento la zona di transizione dei principali corsi d’acqua verso le acque marine, dove si può avere rimonta di specie eurialine, e la categoria "B" che fa riferimento alla zona più prettamente ciprinicola del fiume.

Le acque secondarie comprendono la categoria "C", ovvero quei tratti di fiume che sono individuati con vocazione prevalentemente salmonicola.

ZONE DI TUTELA ITTICA

Le zone di tutela ittica, definite anche zone di ripopolamento, rappresentano un valido sistema per garantire il mantenimento del patrimonio ittico, soprattutto quello salmonicolo e, di conseguenza, un accettabile livello di pescosità dei corsi d'acqua.

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Le caratteristiche dei siti: elevata valenza ittiogenica ed essere in grado di garantire una elevata resa ittica. In tali ambienti, dove viene vietato l’esercizio della pesca, si cerca di creare una sorta di serbatoio biologico che garantisca il naturale apporto di individui di pezzature diverse agli altri tratti di fiume localizzati a monte ed a valle, dove viene esercitata l'attività di pesca. Tali aree non sono semplicemente chiuse alla pesca, ma vengono gestite anche con semine controllate ed interventi volti a ristrutturare il popolamento ittico.

L’attuale normativa regionale prevede che per ogni corso d’acqua non possa essere istituito più di 1 Km lineare di zona di ripopolamento ed a tale disposizione pertanto ci si è adeguati. Sarebbe tuttavia importante prevedere, in un prossimo futuro, la possibilità di potere istituire limitatamente ai corsi d’acqua di maggiore lunghezza e portata (Biferno, Trigno, Volturno) un numero maggiore di tratti protezione ittica.

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ZONE A REGIME DI PESCA PARTICOLARE (PESCA "NO KILL" )

L'esercizio della pratica di pesca conosciuta con il termine "NO-KILL", che prevede l'immediata reimmissione in acqua del pescato, sta avendo sempre maggiore successo fra i pescatori. Questo particolare tipo di pesca consente di limitare il prelievo alieutico nelle acque pregiate salmonicole, dove un eccessivo sforzo di pesca può causare forti ripercussioni sull'equilibrio delle popolazioni ittiche presenti. L’istituzione della zona NO-KILL al tempo stesso consente tuttavia a molti pescatori di esercitare proficuamente l'attività di pesca sportiva con l'utilizzo di tecniche di cattura fra le più moderne come sono quelle con l'artificiale e/o la mosca. Si è segnala che l'istituzione di questo tipo di zone a catture limitate richiede un notevole impegno in termini di vigilanza e necessiterebbe dell'emanazione di regolamenti particolareggiati "ad hoc" (ad esempio: nel corso della stessa giornata non dovrebbe essere consentito l'ingresso in queste zone a chi ha già catturato pesci in zone "libere", nell'arco di un anno dovrebbe essere stabilito un numero massimo di capi catturabili, le misure minime di cattura dovrebbero essere più elevate, ecc.).

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ATTIVITÀ DI RIPOPOLAMENTO ITTICO

Il ripopolamento dei corsi d'acqua è una pratica ampiamente utilizzata in ogni piano di gestione ittica. Essi sono effettuati per motivi diversi, ma generalmente sono riconducibili a quattro tipologie principali; esse sono: 1. ripopolamento di mitigazione; 2. ripopolamento per sostentamento; 3. ripopolamento per ricostruzione; 4. ripopolamento per la creazione di nuove aree di pesca.

ripopolamento di mitigazione = operazioni di semina per il recupero delle potenzialità riproduttive a seguito della costruzione di dighe o, in alternativa, di integrazione delle perdite per attività di risistemazione idraulica degli alvei. In Italia essi sono rappresentati attualmente dagli obblighi ittiogenici contenuti nei disciplinari di sfruttamento delle risorse idriche da parte di diverse utenze come quella idroelettrica, irrigua, ecc.

ripopolamento per sostentamento= è il principale metodo utilizzato per mantenere o, in alternativa, accrescere gli stocks ittici quando la produzione è ritenuta essere inferiore a quella che il corpo idrico potrebbe contenere, anche se non sono chiari i motivi di questa limitazione.

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ripopolamento per ricostruzione= l ripristino di condizioni naturali in un corso d’acqua con la rinaturalizzazione di tratti di alveo, la realizzazione di passaggi per pesci, o in alternativa il miglioramento della qualità delle acque, rappresentano un altro tipo di ripopolamento delle acque di estremo interesse per la possibilità di riqualificare acque un tempo precluse con effetti positivi anche a lungo termine.

ripopolamento per la creazione di nuove aree di pesca= comprende l'introduzione di specie ittiche in aree non precedentemente occupate per isolamento geografico. In questo complesso di attività sono comprese anche le immissioni di specie esotiche o, in alternativa, comunque non originarie dell'area in oggetto e volte ad incrementare la diversità di specie o, in alternativa, la produzione ittica in una nicchia apparentemente vacante. Purtroppo in questa categoria rientrano le immissione effettuate senza una scrupolosa indagine sugli effetti di tali operazioni.

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L.R. 30-7-1998 n. 7 Norme per la protezione e l'incremento della fauna ittica e per l'esercizio della pesca nelle acque interne.

Finalità 1. La Regione Molise, con la presente legge, promuove il riequilibrio biologico delle specie ittiche, l'incremento della pescosità nelle acque interne del proprio territorio e regolamenta l'esercizio della pesca nell'àmbito delle funzioni trasferite alle Regioni a statuto ordinario dal D.P.R. 15 gennaio 1972, n. 11 e dal D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616.

Art. 2 - Ambito di applicazione. Art. 3 - Partecipazione e gestione. Art. 4 - Licenza di pesca. Art. 5 - Tipi di licenza di pesca. Art. 6 - Sanzioni. Art. 7 - Zone protette e modalità per la costituzione. Art. 8 - Immissione di specie ittiche estranee alla fauna locale autorizzazione. Art. 9 - Controlli sanitari. Art. 10 - Interventi a tutela dell'equilibrio biologico del patrimonio ittico. Art. 11 - Corsi d'acqua in secca - estrazione di ghiaia e sabbia dai corpi idrici

Art. 12 - Opere per la risalita dei pesci Art. 13 - Concessione di derivazione di acque pubbliche Art. 14 - Carta ittica. Art. 15 - Piani provinciali. Art. 16 - Comitato tecnico-consultivo provinciale. Art. 17 - Compiti dei comitati tecnici consultivi provinciali. Art. 18 - Commissione tecnico-consultiva regionale. Art. 19 - Compiti della commissione tecnico-consultiva regionale. Art. 20 - Acquacoltura.

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Art. 21 - Pesca sportiva - concessioni. Art. 22 - Pesca a pagamento. Art. 23 - Trasporto di fauna ittica. Art. 24 - Classificazione delle acque. Art. 25 - Suddivisione delle acque. Art. 26 - Categorie di acque. Art. 27 - Pesca nelle acque di categoria «a» - licenza di tipo «a» - attrezzi. Art. 28 - Pesca nelle acque di categoria «a», «b», «c» - attrezzi. Art. 29 - Calendario di pesca - limitazioni - divieti. Art. 30 - Divieti.

Art. 31 - Autorizzazione per gare di pesca. Art. 32 - Autorizzazione a prelievi ittici per scopi scientifici. Art. 33 - Contenzioso amministrativo. Art. 34 - Sequestro e confisca del pescato e degli attrezzi. Art. 35 - Danneggiamento al patrimonio ittico. Art. 36 - Accertamento delle infrazioni. Art. 37 - Compiti di vigilanza. Art. 37-bis - Divieti non sanzionati. Art. 38 - Tasse per licenze di pesca. Art. 39 - Spese per il funzionamento organi della pesca. Art. 40 - Norma finanziaria. Art. 41 - Contenzioso in corso. Art. 42 - Abrogazione leggi e decreti precedenti. Art. 43 - Entrata in vigore della legge.

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Reg. reg. 29 dicembre 1999, n. 2

Regolamento di attuazione della legge regionale n. 7/1998, ad oggetto: «Norme per la protezione e l'incremento della fauna ittica e per l'esercizio della pesca nelle acque interne».

Art. 1 - Licenza di pesca - Rilascio - Validità. Art. 2 - Registro dei pescatori. Art. 3 - Tabellamento delle zone protette. Art. 4 - Acquacoltura. Art. 5 - Concessioni per la pesca sportiva. Art. 6 - Pesca a pagamento - Diritti esclusivi di pesca. Art. 7 - Limiti di cattura. Art. 8 - Autorizzazione per gare di pesca. Art. 9 - Gare di pesca. Art. 10 - Soprattasse per licenze di pesca.

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Legge Regionale 23 Dicembre 1998, n° 18

Titolo Disciplina della navigazione sulle acque interne

Oggetto Navigazione sulle acque interne - Disciplina

Bollettino Bollettino Ufficiale n° 25 del 31/12/98

Catalogazione 34.Trasporti e viabilità, navigazione nelle acque interne

Modifiche Modificato art. 3 dalla legge n. 37/2006 art. 1 Modificato art. 4 dalla legge n. 37/2006 art. 1

FINALITA’ La presente legge disciplina la navigazione, sulle acque dei bacini artificiali onde garantire la sicurezza della navigazione, la salvaguardia dell'ecosistema lacustre ed al fine di contribuire allo sviluppo socio - economico delle comunità locali, favorendo il turismo in forme compatibili con la protezione dei beni culturali e ambientali.

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LA VERBALIZZAZIONE DEGLI ILLECITI AMMINISTRATIVI

1- DIFFERENZE TRA ILLECITO AMMINISTRATIVO E PENALE

http://portale.fipsas.it/

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Gli illeciti amministrativi si configurano per le violazioni alle norme attualmente in vigore in materia di pesca.

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4. ACCERTAMENTO DELLE VIOLAZIONI E PROCESSO VERBALE

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L. n. 689/81 Sanzioni amministrative

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