MODELLI ATOMICI Dai primi modelli alla teoria moderna · Il modello di Thomson – Nel modello...

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Mariantonia Resnati MODELLI ATOMICI Dai primi modelli alla teoria moderna I modelli atomici nacquero, dall'intuizione di alcuni scienziati di fronte all'impossibilità di interpretare in modo semplice i fenomeni complessi.

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Mariantonia Resnati

MODELLI ATOMICI

Dai primi modelli alla teoria moderna

I modelli atomici nacquero, dall'intuizione di alcuniscienziati di fronte all'impossibilità di interpretarein modo semplice i fenomeni complessi.

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Lo studioso inglese J.Dalton all'inizio del XIX secolo, attraverso l'interpretazione delle leggi fondamentali della chimica a quel temponote (la legge della conservazione della massa e la legge delleproporzioni definite), alle quali aggiunse quella da lui stessoformulata (la legge delle proporzioni multiple) arrivò allaconclusione che la materia è discontinua cioè formata da particelle.

Sulla base di queste tre leggi Dalton nel 1803 formulò laprima teoria atomica della materia.

O Gli atomi di un particolare elemento sono tutti uguali traloro e hanno la stessa massa; O Gli atomi di elementi diversi hanno massa e proprietàdifferenti; O Le reazioni chimiche avvengono tra atomi interi e non trafrazioni di essi; O In una reazione chimica tra due o più elementi gli atomi,pur conservando la propria identità , si combinano secondorapporti definiti dando luogo a composti.

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Il modello di Thomson

– Nel modello atomico di Thomson, formulato nel 1898, da J.J.Thomson, si ammetteva che l'atomo, piuttosto che la sferetta solida e compatta ipotizzata da Dalton, fosse un aggregato di particelle piú semplici. Alla luce dei pochi dati sperimentali in suo possesso, J.J.Thomson ipotizzò che l'atomo fosse costituito da una sfera omogenea carica di elettricità positiva in cui gli elettroni erano distribuiti in maniera uniforme e senza una disposizione spaziale particolare.

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Il modello atomico di Rutherford

– Rhuterford ipotizzò che la massa e la carica positiva fossero concentrate in una parte molto piccola dell'atomo chiamata nucleo, e che gli elettroni si trovavano nella zona periferica, a grande distanza dal nucleo.Questa ipotesi nasceva da un'importante esperienza. Una lamina sottilissima di metallo veniva bombardata con particelle alfa (nuclei di elio) veloci; uno schermo rivelatore indicava poi i punti di arrivo della particelle alfa, permettendo quindi di stabilirne la traiettoria dopo il passaggio attraverso la lamina.

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Se fosse stato valido il modello di Thomson, cioè se l'atomoavesse avuto una struttura omogenea, la particelle alfaavrebbero dovuto comportarsi tutte nello stesso modo,perché in qualunque punto avessero colpito la laminametallica avrebbero trovato situazioni equivalenti.In realtà le particelle alfa si comportarono in mododiverso: per la maggior parte passarono senza subirenessuna deviazione, ma alcune vennero deviate secondovari angoli e alcune vennero addirittura respinte

Questo comportamento spinse Rutherford a formulare la suaipotesi: le particelle che non venivano deviate erano quelle chepassavano abbastanza distanti dai nuclei; quelle che si avvicinavano ai nuclei venivano deviate pereffetto della repulsione elettrica, visto che sia le particelleche i nuclei sono positivi, tanto piú si avvicinavano ainuclei, tanto più fortemente venivano deviate; quelle che andavano direttamente verso i nuclei venivanorespinte, queste ultime erano poche, perché il il nucleooccupa una parte molto piccola rispetto allo spaziooccupato da un atomo e quindi la probabilità che unaparticella si dirigesse proprio contro un nucleo era bassa.

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Il modello atomico di Bhor

Il nuovo modello di atomo fu proposto da Niels Bohr nel 1913.Alcuni anni prima Max Planck aveva introdotto un concetto chenon faceva parte della fisica classica, quello di quantizzazione. Seuna grandezza é puó assumere soltanto determinati valori e nonaltri. Planck aveva dovuto introdurre questo concetto per spiegareun altro fenomeno che aveva costituito un rompicapo per i fisici:la radiazione del corpo nero. Bohr pensó che un'ipotesi analogapotesse permettere di spiegare i fenomeni che riguardano gliatomi. Il modello di Bohr si basa su alcune ipotesi fondamentali:

O PRIMA IPOTESI: Nell'atomo gli elettroni ruotanointorno al nucleo su orbite circolari. Ognuna di questeorbite ha un raggio ben determinato.

O SECONDA IPOTESI: Il momento angolare deglielettroni é quantizzato. Esso puó assumere soltanto certivalori (valori permessi), ma non puó assumere i valoriintermedi fra quelli permessi.

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Dopo aver introdotto queste ipotesi, Bohr studia la situazionedell'elettrone utilizzando le leggi della fisica classica.L'elettrone è soggetto alla forza di attrazione del nucleo.Questa forza provoca il suo moto di rotazione e quindicostituisce la forza centripeta. Gli elettroni nelle loroorbite possiedono una certa quantità di energia; essiinfatti sono in moto, e quindi hanno energia cinetica;inoltre hanno energia potenziale dovuta all'attrazioneelettrostatica tra elettrone e nucleo.

• TERZA IPOTESI: Finché un elettrone rimane nella suaorbita, non emette e non assorbe energia.

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Per passare da un'orbita con energia minore a un'orbita con energia maggiore (cioé daun'orbita piú interna a una piú esterna), l'elettrone deve ricevere dall'esternouna quantitá di energia corrispondente alla differenza di energia fra le dueorbite; se invece passa da un'orbita con energia maggiore a un'orbita conenergia minore, l'elettrone emette una quantità di energia pari alla differenzadi energia fra le due orbite. L'energia viene emessa o assorbita sotto forma diradiazione elettromagnetica. Esiste una relazione matematica fra i valori dienergiadelle orbite di partenza e di arrivo e la frequenza della radiazioni:

E1-E2 = h v

dove:E1 é l'energia dell'orbita sulla quale si trovava l'elettrone all'inizioE2 é l'energia dell'orbita sulla quale si é portato l'elettroneh é la costante di Planckv é la frequenza della radiazione emessa o assorbita

L'ipotesi di Bohr sulla struttura dell'atomo spiega quindi perché gli spettri diemissione degli atomi sono spettri discontinui, a righe: ogni riga corrisponde a unben determinato valore di energia, che a sua volta corrisponde alla differenza dienergia fra due orbite.

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La Teoria moderna

Il principio di indeterminazione di Heisemberg e la scopertadella doppia natura dell'elettrone da parte di de Broglieindicavano chiaramente una cosa: non era piú possibiletrattare l'elettrone come una particella classica.

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Bohr nel suo modello, aveva introdotto l'ipotesi della quantizzazione,ma per il resto aveva trattato l'elettrone come una particellaclassica, che si muove su orbite ben determinate il cui raggiopuó essere calcolato in base a semplici considerazionimeccaniche sulle forze in gioco. Le nuove scoperte peróimponevano un modo completamente diverso di affrontare ilproblema, che portó all'elaborazione di una nuova fisica, lameccanica quantistica.Il termine orbitali indica le funzioniche si ottengono comesoluzione dell'equazione di Schrodinger, che sono visualizzabilicome regioni dello spazio intorno al nucleo, nelle quali épossibile trovare l'elettrone. Si puó dire che gli orbitali hannovarie forme e si protendono lontano dal nucleo in mododiverso, in relazione ai numeri quantici che ne caratterizzano lafunzione d'onda. Ogni funzione d'onda, o orbitale, descrive unostato dell'atomo. Le diverse funzioni d'onda di un atomo sidenotano indicando i valori dei tre numeri quantici: n, l, m; aogni terzetto di numeri quantici corrisponde un orbitale benpreciso.

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Neutrone Inglese: neutron

Componente fondamentale dell'atomo, privo di carica elettrica. I diversi isotopi di un elemento differiscono tra loro per il numero di neutroni.Si formano per combinazione di due quark down ( -1/3 ) + (-1/3) sommati ad un quark up ( +2/3)

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Protone Inglese: proton

costituente fondamentale di un atomo, localizzato nel nucleo e dotato di carica elettrica positiva. Il numero di protoni presenti in un atomo definisce a che elemento appartiene quell'atomo. Assieme, neutroni e protoni rendono ragione di quasi tutta la massa di atomo (massa atomica).Si formano per combinazione di due quark up ( +2/3 ) + (+2/3) sommati ad un quark down ( -1/3)

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Particelle elementari Oggi noi sappiamo che anche il protone e il neutrone sono costituiti da particelle elementari, i quark, oltre ad altre particelle elementari quali i neutrini, i mesoni, i fotoni e gli elettroni.