MH156_INCONTRO PERFETTO

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Anne Stuart

INCONTRO PERFETTO

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Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Chasing Trouble Kissing Frosty The Right Man

Harlequin American Romance Hq Hsp - Xmas

Harlequin American Romance © 1991 Anne Kristine Stuart Ohlrogge © 1995 Anne Kristine Stuart Ohlrogge © 1999 Anne Kristine Stuart Ohlrogge

Traduzioni di Maria Elena Giusti, Paola Picasso e Lucia Maria Rebuscini

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma.

Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà

Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

© 1997 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Destiny marzo 1997 Prima edizione Harmony Più dicembre 1999

Prima edizione Collezione Harmony febbraio 2002 Seconda edizione Il Meglio di Harmony novembre 2012

Questo volume è stato stampato nell'ottobre 2012

da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd)

IL MEGLIO DI HARMONY ISSN 1126 - 263X

Periodico mensile n. 156 del 14/11/2012 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi

Registrazione Tribunale di Milano n. 777 dello 06/02/1997 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione

Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti

contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

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Sommario

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Follemente tua

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L'anno che verrà

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Miraggio d'amore

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Follemente tua

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Sally MacArthur si era trovata in posti sudici e squallidi nel corso della sua vita, ma non abba-stanza spesso da farci l'abitudine. E soprattutto non per sua scelta. Quel tetro edificio nella parte più desolata del Tenderloin District di San Francisco pareva reg-gersi sulle fondamenta per miracolo. I corridoi dalle pareti verdine erano pieni di spazzatura, e le porte che vi si affacciavano sembravano i tristi in-gressi di case d'appuntamento celate sotto nomi di società fittizie. Le finestre erano in condizioni così precarie e i vetri così sporchi che nessuno avrebbe osato affacciarsi per vedere la strada sottostante. Da ogni angolo si alzava un forte odore di spor-cizia, sudore e disperazione. Uno scenario perfetto. Benché fossero le undici di una calda mattina, era tutto scuro e umido. I corridoi erano deserti, e lei impiegò più tempo di quanto avesse previsto per trovare l'ufficio che cercava al terzo piano. Appena vi arrivò, tuttavia, tirò un sospiro di sol-lievo perché era esattamente come lo aveva imma-ginato. Il vetro della porta era crepato, mentre la scritta

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James Diamond Investigatore Privato era mezza strappata. Sorrise divertita pensando che Sam Spade si sa-rebbe trovato perfettamente a suo agio in un posto del genere e, per la prima volta dopo giorni o forse settimane, sentì che la ruota della fortuna iniziava a girare dalla sua parte. Mise la mano sulla maniglia e, accompagnata da un cigolio sinistro, entrò nell'ufficio. «Che cosa posso fare per lei?» L'uomo che uscì dall'ufficio interno la deluse a prima vista, ma era assurdo pretendere che tutto seguisse il copione di un vecchio film. Quell'individuo era troppo curato per essere un ex poliziotto dal passato intenso, con quel vestito a giacca grigio scuro, i capelli corti e ben pettinati e quell'insulso sorriso di convenienza. «Devo parlare con un investigatore privato» an-nunciò lei. «Ho un piccolo problema da risolvere.» Lui le strinse la mano e anche quel contatto troppo morbido le suscitò il timore di aver sba-gliato persona. «Perché non viene nel mio ufficio? Sono sicuro di poterla aiutare» le disse, invitandola a entrare. «Non ne sono molto convinta.» Sally lo guardò, dubbiosa. «Vattene di qui!» La voce decisa e ostile che udì alle sue spalle la costrinse a sobbalzare, men-tre l'individuo arrossiva come se fosse stato colto in flagrante. «Non... non volevo far niente di male» balbettò. «Volevo solo essere utile.» «Il giorno in cui avrò bisogno del tuo aiuto, Frankie, vorrà dire che sarò già morto. Portati via la tua amichetta.»

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«Non è una mia amichetta, Diamond. Credo che sia una cliente e, visti i tempi che corrono, ti con-viene non mandarla via.» Con quelle parole, il ti-po uscì dall'ufficio sbattendosi la porta alle spalle con un critico rumore di vetri. Sally sorrise compiaciuta. Quell'uomo era esat-tamente ciò che aveva cercato. Con la barba di un giorno, i capelli scuri e spettinati, il vestito stro-picciato, come se avesse passato la notte su un di-vano, e l'espressione cupa e un poco ostile. Sotto il velo scuro di barba era forse un po' troppo bello, aveva anche un fisico un po' troppo atletico rispetto allo standard che si era creata nel-la mente, ma avrebbe cercato di non lasciarsi con-dizionare da quelle mancanze. «Sei una cliente o una delle ragazze di Fran-kie?» le chiese Diamond guardandola dall'alto in basso mentre si accendeva una sigaretta. «Una delle ragazze di Frankie? Vuol dire che è un...?» «Esattamente.» Soffiò il fumo verso di lei. «La-vori per la compagnia dei telefoni? Per quella del gas? O cosa?» «Ha sentito quello che ha detto Frankie» rispose lei, un po' seccata. «Sono una cliente.» «Oh, davvero?» Il suo tono non suonò affatto cordiale. «Va bene, allora sarà bene chiarire che io non compro droga per ragazzine viziate e non mi occupo neanche di ricatti. Non credo che tu stia per divorziare, hai un'aria troppo rilassata... e sei un tipo troppo pulito per essere immischiata in storie di sesso; il che esclude praticamente tut-to.» «Voglio che ritrovi mia sorella.» Lui rimase immobile. «Tua sorella è forse coin-

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volta in storie di droga o di sesso?» chiese infine con espressione annoiata. «Non che io sappia.» «Allora qual è il problema?» «Non crede che potremmo sederci per parlarne con calma?» disse lei, tossicchiando, mentre veni-va avvolta da una nuvola di fumo. «Penso meglio, quando sono seduta.» «Io sto meglio in piedi.» «Da ciò che ha detto Frankie, è chiaro che lei ha bisogno di lavorare. Non crede che dovrebbe fare un piccolo sforzo per trattenermi invece di man-darmi via?» «No, non credo.» Senza aggiungere altro, James Diamond si girò ed entrò nel suo ufficio. Lei lo seguì prima che le chiudesse la porta in faccia e scoprì con piacere che nel piccolo e sudi-cio ufficio c'era puzza di sigarette e di whisky, proprio come aveva immaginato prima di iniziare la sua ricerca. «Le dispiace se apro i vetri?» Senza attendere la risposta, andò verso una delle finestre e cercò di a-prirla, ma questa oppose la stessa resistenza del-l'uomo che aveva davanti. «Sì, mi dispiace» rispose lui lasciandosi cadere su una sedia e, mettendo i piedi sulla scrivania co-perta di carte, le fece balzare agli occhi un terribi-le difetto. Sam Spade non avrebbe mai indossato scarpe da ginnastica! Diede uno strattone e la finestra si aprì provo-cando una vibrazione dei vetri. «Oh!» Lui non si mosse, ma parve scocciato. «Perché non te ne vai prima di distruggermi l'ufficio?» «Non ha bisogno di me per distruggersi.» Sally si guardò intorno e notò che c'erano un'altra sedia

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di legno e un divano malmesso che doveva aver funzionato da letto per molte notti. Le venne spontaneo chiedersi se fosse servito ad altri scopi, ma si rimproverò subito perché e-ventuali imprese sessuali non dovevano riguardar-la. «Dimmi quello che vuoi e vattene» le disse bru-scamente accendendosi un'altra sigaretta. «Fuma sempre tanto?» Sally si sedette sulla scrivania, facendo cadere in terra qualche foglio. «Non c'è poi da stupirsi, se questo ufficio puzza come un rifiuto tossico. Di questo passo rischia di morire giovane.» Lui la guardò come se non credesse alle proprie orecchie. «Se è per questo, non corro più il rischio di morire giovane da almeno cinque anni» disse. «Tu, invece, rischi di finire male se non mi dici perché sei qui.» Sally fece dondolare le lunghe gambe sotto il suo sguardo apparentemente disinteressato. Sape-va che erano belle e aveva indossato una gonna nata per metterle in evidenza, ma Diamond sem-brava insensibile. «Si può sapere perché non mi vuole come clien-te?» gli chiese invece di rispondere. Lui sbuffò appoggiandosi allo schienale e la guardò diritto negli occhi. Per completare il quadro avrebbe dovuto indos-sare un cappello di feltro, anche se negli anni No-vanta non era molto frequente. Doveva comperar-gliene uno e regalarglielo dopo averlo pestato un po' per farlo sembrare più vissuto. «Sei un problema, signorina. Dalla punta delle tue scarpine nuove fino alla punta dei capelli, sei il genere di cliente che cerco sempre di evitare.»

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Lei si guardò di nuovo intorno. «Naturalmente pago bene» precisò. «E io ho molti scrupoli. Potrà sembrarti strano, ma non infrango la legge per nessuno.» «Come si guadagna da vivere?» Diamond esitò. Era chiaro che quella donna non aveva alcuna intenzione di andarsene e, a meno che non avesse deciso di buttarla giù dalla fine-stra, non gli sarebbe stato possibile liberarsi di lei. «Divorzi» rispose infine. «Un po' pochino.» «Abbastanza per vivere. Se mi dici che cosa vuoi esattamente, posso indicarti un collega da cui andare.» «Che cosa le fa pensare di non potermi aiuta-re?» Lasciò di nuovo oscillare le gambe e notò con piacere che lui ne seguì il movimento con gli occhi. «L'istinto. Alla mia età si impara ad ascoltarlo.» «Alla sua età... Non esageri, trentotto anni non mi sembrano poi così tanti.» Stavolta si era spinta troppo in là. Lui si rad-drizzò sulla sedia di scatto, facendola sussultare. «Ehi, come fai a sapere che ho trentotto anni?» «Semplice. Ho svolto una piccola indagine per-sonale prima di contattarla.» Lui scosse la testa. «Hai fatto indagini su di me? Ma se ti fidi tanto di altri investigatori perché non ti sei rivolta direttamente a loro per il tuo ca-so?» «Mi sta confondendo.» «Ricambio, visto che tu non hai fatto altro da quando sei entrata.» «Forse si lascia confondere facilmente» sottoli-neò lei. «In ogni caso non ho fatto indagini su di

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lei, mi sono semplicemente assicurata che godesse di una buona reputazione prima di contattarla.» Diamond parve crederle, o almeno non l'accusò di mentire. «E a cosa devo l'onore di essere stato scelto per risolvere il tuo problema? Non faccio pubblicità sugli autobus né sulle panchine dei par-chi.» «Però figura sulle pagine gialle.» Lui la guardò corrugando la fronte. «Se è per questo, ci sono decine di investigatori privati sulle pagine gialle. Perché proprio io?» «Non è chiaro?» «No, affatto.» «Per il suo nome.» Gli fece un sorriso beato. «Quando l'ho visto, ho capito che faceva al caso mio. Non potevo certo rivolgermi a un Edwin Bunce o a un Liebowitz, quando potevo avere un James Diamond.» Lui scosse la testa. «Problemi» borbottò tra i denti spegnendo la sigaretta nel posacenere. «Solo problemi. Perché non mi parli di tua sorella, così posso liberarmi di te una volta per tutte?» «Non le sarà facile.» Sally scese dalla scrivania decidendo che lui aveva avuto abbastanza tempo per apprezzare le sue gambe. Il resto non doveva essere di suo gusto perché un tipo come Diamond non poteva essere attratto dalla sua delicata pelle di porcellana, dalla sua cascata di capelli neri e dai suoi occhi blu. Per lui ci voleva una bionda appa-riscente e dalle curve procaci. «Gliel'ho già detto. Devo ritrovare mia sorella.» «Si può sapere che cosa le è successo e perché non se ne può occupare la polizia? Ma... che cosa stai facendo?» «Un caffè» rispose lei armeggiando con il bolli-

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tore elettrico. «E non sono andata dalla polizia.» «Perché no?» «È una questione di famiglia. In realtà, mia so-rella è la mia sorellastra, Lucy. Mia madre ha avu-to tre mariti e sfortunatamente il padre di Lucy era l'unico senza soldi. Be', lei si è innamorata di un brutto elemento e se n'è andata con qualcosa che non le appartiene. Devo assolutamente ritrovarla, recuperare questa cosa prima che sia troppo tardi ed eliminare il suo ragazzo. È molto semplice.» Lui la fissò, stupito. «Semplice» mormorò. «E mi chiederesti di uccidere il suo ragazzo?» Lei sorrise. «Mmh... certo che risolverebbe molti dei nostri problemi.» «Ah, certamente.» Sally mise due cucchiai di caffè solubile in due bicchieri di polistirolo. «Comunque non era que-sto che intendevo. Dovremo pensare a un'altra so-luzione. Sa che i pesci soffocano a causa del poli-stirolo? È uno dei più gravi disastri ecologici...» «Non mi occupo di ecologia.» James parve an-noiato. Lei lo guardò, stupita. «Ah, non se ne occupa?» «No. Quando lo strato di ozono sarà scomparso, io sarò morto e non lascerò certo una famiglia, quindi perché preoccuparmi?» «A quanto pare, non lascerà neppure amici» commentò lei, seria. «Be', visto che non ci sarò più, non mi interes-sa.» «Molto cinico. Mi piace.» «Scusa?» «Non importa.» Sally versò dell'acqua bollente nei bicchieri e gliene passò uno. «Beva il suo caf-fè mentre le parlo di mia sorella.»

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Diamond sbuffò. «Lucy se n'è andata da cinque giorni» iniziò sorseggiando il caffè bollente. «Ne rimangono al-tri cinque prima che succeda un disastro.» «Perché? Che cosa succede fra cinque giorni?» «Torna mio padre, si accorge che manca il suo pezzo da collezione e va su tutte le furie. È un tipo severo, e ha un senso quasi biblico della giustizia. Insomma, Lucy rischia di finire in prigione prima di rendersene conto.» «Non immagini neanche quanta gente si adatta a vivere in prigione.» «Non Lucy. Lei non è come me. Ha meno senso pratico ed è anche un po' superficiale.» «Ah, non è come te. E parla tanto anche lei?» Sally annuì. «Non tace mai. Infatti, non riesco a capire come possa andare d'accordo con Vinnie, visto che io lo facevo diventare matto...» Ancora una volta, la lingua aveva corso più veloce delle sue intenzioni. «Hai avuto una relazione con il brutto elemento di cui si è innamorata tua sorella?» Sally prese in considerazione l'idea di mentire, una cosa alla quale era piuttosto abituata, ma la scacciò. Di solito mentiva quando sapeva di poter-sela cavare in fretta o quando era annoiata. Finché si fosse trovata in compagnia di Diamond, non a-vrebbe corso il rischio di annoiarsi. «Sì, ho avuto una relazione con lui finché non mi sono resa con-to che era più interessato alla collezione di mio padre che a me; e quindi l'ho lasciato. Poi ho sa-puto che Lucy aveva perso la testa e che la statui-na cinese di mio padre aveva preso il volo. Lucy e Vinnie se n'erano andati, mio padre stava tornando e io dovevo darmi da fare.»

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«Dovremmo trovarli in cinque giorni» osservò Diamond. «E immagino che tu non sappia neppu-re in quale direzione siano andati.» Lei sospirò. «Certo che lo so, non mi aspetto l'impossibile. Ho un'idea esatta di dove possono essere andati, ma non sono sicura di poterli rin-tracciare.» «In questo caso, sarà bene che mi illumini.» «Non mi limiterò a questo. Verrò con lei.» «Non se ne parla neanche! Se accetto l'incarico, io mi muovo da solo.» «Non sia ridicolo. Lei non riuscirebbe mai a convincere Lucy a tornare a casa e ad affrontare mio padre. Inoltre sarà già abbastanza occupato con Vinnie. Non le ho ancora detto che Vinnie ha degli appoggi molto importanti?» «Che tipo di appoggi avrebbe? Sentiamo...» «Crimine organizzato. Ecco un altro motivo per cui ho scelto lei. Visto che lavorava per la polizia, deve aver trattato con migliaia di gangster.» «Migliaia» ripeté lui. «Quindi saprà come eliminarlo anche senza uc-ciderlo. Io convincerò Lucy a tornare a casa e tut-to si risolverà nel migliore dei modi.» «Tutto tranne una cosa.» Diamond prese il pac-chetto di sigarette e ne accese un'altra. Sally tossicchiò. «Cioè?» «Non ho intenzione di accettare il caso.» Lei lo fissò, perplessa. Era più difficile di quan-to avesse pensato. Humphrey Bogart non avrebbe rifiutato un caso, soprattutto dopo che Lauren Ba-call gli avesse fatto vedere le sue lunghe gambe. Peccato che Sally non era Lauren Bacall e James Diamond fosse troppo giovane e troppo carino, nonostante la barba di un giorno.

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Se solo non fosse stato così testardo! «Perché no?» gli chiese. «Perché mi stai mentendo» rispose lui, deciso. «Non è vero!» Sally scosse la testa, stizzita. «Be', in ogni caso non mi stai dicendo tutta la verità. E non mi piacciono le situazioni poco chia-re, signorina. A proposito, come ti chiami?» «Io?» chiese Sally per prendere tempo mentre la mente andava ai cento all'ora. Aveva sperato di non dover scendere in particolari e adesso che non era certa che accettasse l'incarico preferiva non scoprirsi. «Sì, tu, signorina. Non vedo molte altre perso-ne, qui.» Diamond si alzò. Era decisamente più al-to di un Sam Spade o di un Philip Marlowe, ma era altrettanto trasandato. «Bridget O'Shaunessy» disse decisa. Se voleva sbarazzarsi di lei, doveva spingerla fuori pratica-mente a forza. «Sono analista contabile alla Wells Fargo.» Non sapeva bene di che cosa si trattasse, ma in ogni caso le suonava bene. Lui le si avvicinò. «Bridget O'Shaunessy, ve-ro?» chiese gentilmente. «Che sede della Wells Fargo?» Sally batté gli occhi. «Quella in centro.» Lui le prese una mano e la fece alzare. «Certo, signorina. Ma il mio nome è James Diamond, non Sam Spade, e non credo a una parola di quello che mi hai detto. Quindi fai in modo di toglierti di qui prima che sia costretto a usare altri metodi.» La spinse verso la porta. Lei oppose resistenza, ma Diamond era piutto-sto forte e soprattutto deciso a non perdere altro tempo. «E mia sorella?» chiese puntando i piedi. «Torna a consultare le pagine gialle. Forse tro-

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verai un Philip Marlowe.» Con queste parole, la fece uscire dall'ufficio sbattendole la porta alle spalle. Sally rimase immobile nel corridoio mentre lui chiudeva a chiave la porta e per un attimo ebbe la tentazione di frantumargli il vetro con la borsa, ma si trattenne. Il fatto di aver perso il primo round non bastò a scoraggiarla. Ci voleva ben altro per farla arrendere, l'unico problema era riuscire a convincerlo prima che fosse troppo tardi. Bridget O'Shaunessy, pensò James appoggian-dosi allo schienale della sedia e accendendo un'al-tra sigaretta. Con chi credeva di avere a che fare? Era praticamente impossibile incontrare uno della sua età che non avesse visto almeno una volta The Maltese Falcon. Doveva essere scappata da un manicomio. Pro-babilmente aveva un rapporto un po' difficile con la realtà e non si sarebbe stupito di scoprire che non aveva neanche una sorella. Eppure aveva delle splendide gambe, proprio quelle che gli piaceva immaginare strette attorno ai suoi fianchi. Scosse la testa. Era meglio non pensarci o a-vrebbe rischiato di farsi coinvolgere in una storia che non aveva né capo né coda. Gli era bastato uno sguardo per capire che quella donna gli avreb-be creato solo problemi. Con quella pelle di por-cellana, i lunghi capelli corvini. Quelle labbra car-nose e quegli occhi di un blu così intenso. Certo, Frankie aveva ragione, con la carenza di clienti che c'era in quel momento, era da stupidi cacciarne via uno. Soprattutto con tutti quei conti da pagare...

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Il suo occhio clinico non poteva ingannarlo. Nonostante il vestito da grandi magazzini, la si-gnorina O'Shaunessy sprizzava denaro da tutti i pori ed era un peccato rischiare di perderla. Inoltre, l'idea di scoprire di chi si trattasse real-mente era molto stimolante. Poteva scommettere con se stesso. Se avesse scoperto la sua vera iden-tità entro le cinque del pomeriggio, avrebbe potuto prendere in considerazione l'idea di accettare il ca-so. Se non fosse stato in grado di farlo, sarebbe stato un serio campanello d'allarme che lo avrebbe spinto inevitabilmente a rifugiarsi ancora una vol-ta in una bottiglia di whisky. Ormai non aveva niente da perdere. Se solo non fosse stata così bella...

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