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1 Metodi di correzione dell’errore nel tennis di alto livello Autori: Walter Barilari Silvano Mazzari Raoul Pietrangeli Supervisore: Alberto Madella Roma, 7 – 8 Novembre 2006 Corso Nazionale di Specializzazione per tecnici FIT (equivalente al IV° Livello Europeo) Scuola dello Sport CONI

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Metodi di correzione dell’errore nel tennis di alto livello

Autori:

Walter Barilari

Silvano Mazzari

Raoul Pietrangeli

Supervisore:

Alberto Madella

Roma, 7 – 8 Novembre 2006 Corso Nazionale di Specializzazione per tecnici FIT (equivalente al IV° Livello Europeo)

Scuola dello Sport CONI

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ABSTRACT

L’obbiettivo del lavoro è quello di fornire un quadro di riferimento sul tema dei metodi

di correzione dell’errore nel tennis di alto livello che sia utile per la pratica degli

allenatori e scientificamente attendibile.

Durante il percorso del lavoro, avendo constatato un’effettiva carenza di letteratura

specifica sull’argomento in questione, si sono considerate più interessanti le

informazioni riguardanti i concetti di errore e correzione negli sport più affini al tennis.

Successivamente, attraverso delle interviste qualitative uguali per tutti, sono stati

interpellati otto tecnici di esperienza internazionale.

Dalle loro risposte, che confermano e completano i risultati della letteratura, emergono

alcune costanti che riguardano: il riscontro dell’errore in gara; la tendenza ad

intervenire, esclusivamente in accordo col giocatore, in modo non radicale né invasivo

attraverso i concetti di miglioramento e adattamento più che di correzione; l’attenzione

per l’aspetto mentale e caratteriale del giocatore volta a non influenzare negativamente

la sua autostima; la presenza dell’aspetto mentale come frequente concausa dell’errore;

la progressiva riduzione dell’intervento in rapporto all’avvicinarsi al vertice della

classifica; la necessità di avvalersi dei supporti tecnologici; l’orientamento ad esaltare i

punti di forza.

Le conclusive riflessioni scaturite sottolineano una parziale ritrosia dei tecnici nel

divulgare i propri metodi e un sostanziale completamento e superamento della pratica

sulla letteratura pur basandosi su una netta concordanza.

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ABSTRACT 2

SOMMARIO 3

INTRODUZIONE 4

1. L’ ERRORE AD ALTO LIVELLO 6

2. LA CORREZIONE AD ALTO LIVELLO 9

3. IL RUOLO DELL’ALLENATORE NELL’INDIVIDUAZIONE E 13

NELLA CORREZIONE DELL’ERRORE

4. LA METODOLOGIA DELLA RICERCA 17

5. LE INTERVISTE E I RISULTATI 18

CONCLUSIONI 23

LISTA DEI RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 25

TESTI DI RIFERIMENTO 27

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INTRODUZIONE

Il tema dell’errore tecnico-tattico nello sport di alto livello è tra quelli di più immediato

interesse per numerosi allenatori ma, al tempo stesso, un ambito davvero poco indagato

attraverso gli strumenti della moderna ricerca scientifica. La stessa funzione specifica

dell’allenatore rispetto al compito di correggere l’errore è talvolta messa in dubbio per

quanto riguarda l’atleta di alto livello, il quale spesso ha accumulato un’esperienza

pluriennale che rende difficile la modifica degli automatismi abituali d’azione. Per

questa ragione molti allenatori sono convinti che con gli atleti di alto livello non si tratta

tanto di correggere l’errore quanto di ottimizzare le abilità già controllate alla ricerca

della massima stabilità prestativa.

D’altro canto, dal momento che non esiste molta documentazione specifica sull’errore

nel tennis di alto livello, attualmente la metodologia d’intervento è affidata

all’esperienza e alla valutazione personale del coach.

Attraverso il confronto tra le linee guida scientifiche presenti in letteratura e quelle ‘di

campo’ che diversi allenatori con esperienza internazionale ci hanno descritto,

tenteremo di individuare correlazioni significative tra i risultati della ricerca scientifica

(anche se realizzata in sport diversi dal tennis, ma non troppo dissimili) e le soluzioni

pratiche adottate dagli allenatori; infine, svilupperemo un quadro di riferimento utile per

gli allenatori di tennisti di alto livello che abbia un fondamento empirico e una

sufficiente garanzia dal punto di vista scientifico e teorico.

La scelta dell’ argomento è stata fortemente condizionata dal nostro grande interesse

professionale per il tema e dai vantaggi che potremmo trarne nell’approfondirlo. Oltre a

ciò trattandosi di un tema che raramente viene affrontato con scientificità dagli

allenatori, riteniamo di poter dare un utile contributo ai processi di formazione degli

stessi.

La struttura del lavoro è la seguente: dopo l’introduzione, nel primo e secondo capitolo

si analizzano le problematiche riguardanti la definizione di “errore ad alto livello” e il

concetto di “ correzione” dello stesso, basandosi sulla letteratura scientifica disponibile;

nel terzo capitolo, sempre sulla base della letteratura, si descrive il “ruolo

dell’allenatore”, anche in relazione all’atleta, nel processo d’individuazione e

intervento; nel quarto e quinto capitolo si presentano la metodologia di lavoro utilizzata

e i suoi risultati.

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Nelle conclusioni, infine, si espongono le considerazioni generali derivanti dall’analisi

della problematica specifica e dei risultati delle interviste, alcune raccomandazioni per

gli allenatori, e qualche consiglio per coloro i quali si occupano della formazione degli

stessi.

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1. L’ ERRORE AD ALTO LIVELLO

In questo capitolo cercheremo di far luce su alcuni interrogativi che ruotano attorno al

concetto di errore quali ad esempio:

- quando si può parlare di errore?

- l’errore è un concetto assoluto o relativo?

- come si stabilisce una gerarchia degli errori più gravi?

Può apparire “paradossale” parlare di errore in atleti che hanno già raggiunto

un’altissima capacità di prestazione e che quindi possono essere certamente considerati

dei modelli di riferimento degni di essere imitati.

Al tempo stesso è evidente che i match di alto livello si giocano in condizioni di

massima incertezza, dove sono i piccoli particolari a fare la differenza. E’ certamente

sotto gli occhi di tutti quanto gli atleti di alto livello si adoperino per innalzare la

prestazione e incrementare, anche se di poco, le loro già eccellenti capacità tecniche.

D’altro canto, si tratta di atleti che dispongono di un bagaglio tecnico-tattico e psico-

motorio molto importante, che hanno solitamente sviluppato un’altissima autostima e

che gareggiano tutto l’anno.

Per lo sviluppo dell’argomento in questione è fondamentale evidenziare la diversità

sostanziale tra il modo in cui viene definito l’errore tecnico-tattico nell’atleta in via di

specializzazione e quello che invece caratterizza l’atleta al top delle classifiche

mondiali.

Infatti nell’atleta di alto livello i problemi riguardano tipicamente la sfera di carattere

tattico (decisione sul cosa e sul quando realizzare una determinata azione; lettura delle

situazioni) e quella strettamente tecnica legata al dosaggio della forza ottimale per

conseguire la precisione desiderata.

Tale peculiarità distingue l’errore ad alto livello da quello a livelli meno elevati, il quale

è rilevato semplicemente in rapporto al modello biomeccanico. Sostanzialmente i

giovani alle prime fasi dello sviluppo tecnico – tattico si caratterizzano per una scarsa

stabilità dell’azione motoria, per una frequenza degli errori e per un’ eccessiva

deviazione dal modello ottimale. Negli atleti di alto livello tale deviazione non sussiste

più, essendo da tempo stabilizzata in uno stile individuale, capace di consentir loro il

massimo sfruttamento delle proprie potenzialità.

Si può dire quindi che un atleta di alto livello ha sviluppato uno ‘stile personale’ che si

discosta dalla tecnica di quegli atleti noti per essere quelli che la determinano .

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E’ assolutamente essenziale chiarire i riferimenti concettuali usati dagli allenatori

prima di potere passare alla discussione di come sia eventualmente possibile agire per la

riduzione di tali errori. D’altra parte, le attuali evoluzioni dell’osservazione del gioco

attraverso la match analysis si preoccupano di stabilire un preciso rapporto tra l’esito del

gioco e alcuni comportamenti tecnico – tattici dei giocatori; in tal senso il concetto di

errore (forzato e non forzato), largamente usato da chi si occupa di questi studi, è

rilevante nel determinare l’ esito del match1.

Ovviamente per l’allenatore risulta molto interessante differenziare gli errori creando

eventualmente delle tipologie specifiche in modo da stabilire quali siano eventualmente

le migliori metodologie correttive a seconda del tipo di errore specifico.

Procedimenti di questo tipo sono molto comuni nella letteratura scientifica in ambito

sportiva perché risultano certamente molto utili all’allenatore in campo.

In uno dei lavori più citati nell’ambito delle scienze dello sport, già nel 1977 Harre

aveva differenziato gli errori che si manifestano nella fase di assimilazione delle

tecniche (dovuti a scarsa sensibilità muscolare, immagine difettosa del movimento,

mancanza delle necessarie abilità preliminari, o dei requisiti fisici) da quelli che invece

riguardano la stabilizzazione o l’ottimizzazione delle tecniche, acquisite nella forma di

base2. In questo senso, Harre individua le principali cause di errore tecnico nel fatto che

gli allenamenti avvengono troppo spesso in condizioni assai diverse da quelle della

competizione, dall’insufficiente informazione sui parametri decisivi della tecnica, dalla

sedimentazione di automatismi sbagliati oltre che ancora una volta da carenze fisiche o

strutturali. Come si vede, l’analisi è piuttosto generica e poco adattabile alle esigenze

del tutto specifiche dell’atleta di alto livello; analogamente generiche sono le

raccomandazioni didattiche che includono la visualizzazione del gesto corretto, il suo

confronto con l’errore, l’esercitazione analitica o volutamente accentuata di alcune

componenti del gesto. Si nota che il concetto dell’errore è sostanzialmente legato ad una

difformità sistematica dal modello ideale, che invece non ritroviamo evidentemente

nell’atleta di alto livello.

Un’ altra classificazione dell’errore è quella proposta dalla psicologa Rossi, la quale

distingue tra errore graduale, prodotto nel tempo e imputabile ad una scarsa attenzione,

durante il processo formativo, alle componenti coordinative essenziali del movimento

1 Cfr. in proposito il project work “Analisi statistica dei fattori maggiormente condizionanti l’ esito del match” di A. Brignacca, A. Candusso, A. Strazza, 2005. 2 Harre, D., Teoria dell’ allenamento, Roma, Società Stampa Sportiva, 1977.

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( ad esempio il timing ), e quello improvviso provocato da situazioni emotive o di

affaticamento3.

Nel primo caso bisognerà valutare se ci sono le condizioni per apportare le modifiche

necessarie o se, addirittura, non sia più conveniente insegnare ex novo un gesto

alternativo con tutte le problematiche che ne conseguono.

A tal proposito è interessante riportare un’ annotazione di Madella ispirata a Bernstein:

” vi sono elementi strutturali del movimento che si evidenziano in un soggetto già in età

estremamente precoce e poi restano invariati perfino se quel soggetto diventa un

campione sportivo. Vi sono invece altri elementi del movimento che subiscono

variazioni notevolissime con il tempo e l’esperienza, tali da non essere più riconoscibili

a distanza di pochi anni nello stesso atleta” 4.

Nel caso dell’errore improvviso, invece, probabilmente più che correggere si interverrà

sulle capacità condizionali e coordinative, o sulle abilità mentali.

Può accadere ad esempio che un atleta, in situazioni di particolare stress, non esegua

bene un colpo che fino a quel momento aveva realizzato in modo efficace. In tal caso,

prima di intervenire, sarebbe opportuno abbassare il livello di attivazione del giocatore

spostando la sua attenzione su una situazione di gioco a lui favorevole, per poi tornare a

lavorare sul colpo oggetto del problema.

Detto ciò, ci sembra sia possibile evidenziare l’ aspetto principale emerso dai lavori

scientifici: l’apparente diversità del gesto rispetto al modello di riferimento non va

confusa con la mancanza di efficacia, che invece deve essere accertata con metodi

diversi, primi fra tutti l’analisi della gara.

3 Rossi, B., Processi mentali e sport, Roma, C.O.N.I. SDS, 1994. 4 Madella, A., ‘La valutazione della tecnica sportiva’, SDS - Rivista di cultura sportiva, XV, 35, 1997, pag. 23.

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2. LA CORREZIONE AD ALTO LIVELLO

Si può parlare di correzione, in senso letterale del termine, per atleti di alto livello?

La letteratura scientifica disponibile sui ‘metodi di correzione’ pone l’accento sulla

netta distinzione tra l’errore ad alto livello e quello a livelli più bassi basandosi, nel

secondo caso, sul concetto di deviazione dal modello biomeccanico ottimale; concetto

questo, del tutto assente nel caso dell’alto livello.

Alla metà degli anni ’80 l’attenzione per le problematiche della maestria tecnico-tattica

cresce notevolmente ma mentre molte pagine vengono spese sulle progressioni e sulla

costruzione delle sedute allenanti, il tema dell’errore ad alto livello è assai poco trattato

o sfiorato occasionalmente. I primi contributi della letteratura alla correzione ad alto

livello li troviamo in uno dei lavori di Rieder il quale pur soffermandosi molto sul

processo di apprendimento iniziale delle tecniche, per quanto riguarda gli stadi più

avanzati di competenza tecnica, oltre che a sottolineare l’importanza della

collaborazione e del dialogo continuo tra l’atleta e l’allenatore e la necessità di lavorare

in modo marcato sul processo di ‘anticipazione’, quindi sulla corretta lettura degli

stimoli visivi disponibili, soprattutto con riferimento al comportamento dell’avversario,

afferma che il miglioramento della tecnica passa attraverso lo sviluppo e le modifiche

del gesto secondo il suo stile. Inoltre egli aggiunge che anche ad alto livello la tecnica

non è stabile e perché sia mantenuta e perfezionata, bisogna agire in continuazione sui

fattori interni (motivazione, talento, capacità e precedenti esperienze di apprendimento)

e sulle condizioni esterne all’atleta (costituzione fisica, situazione oggettiva di

apprendimento come le strutture, il clima, attrezzi e il tipo di informazioni e istruzioni

dell’allenatore).

Egli afferma quindi che il legame che unisce entrambi i fattori è dato dallo sviluppo

delle capacità cognitive attraverso l’utilizzo di compiti cognitivi che lo stesso autore

così classifica:

1) miglioramento della rappresentazione del movimento

2) miglioramento dei processi di anticipazione

3) percezione consapevole di ogni tipo di informazione (acustica, visiva,

cinestetica)

4) miglioramento capacità di confronto tra valore richiesto(programma) e valore

reale (esecuzione) delle tecniche

5) piani motori con punti focali dove dirigere l’azione

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6) allenamento dell’attenzione e della concentrazione

7) allenamento mentale

8) miglioramento delle capacità di osservazione

In conclusione, egli sostiene che un miglior utilizzo delle capacità psichiche aumenta le

possibilità dell’allenamento della tecnica facendo in modo che i processi motori

vengano sviluppati più rapidamente e con una variabilità maggiore 5.

Interessante appare anche un contributo quasi simultaneo di Neumeier e Ritzdorf

anch’esso pubblicato in Italia, nel quale con riferimento ai giochi sportivi si sostiene che

il processo di correzione dell’errore implica l’analisi delle catene causali (ovvero di tutti

gli antecedenti tecnici, tattici, psichici o fisiologici dell’errore stesso)6.

Questo concetto era già stato ben esposto da Koren’berg7 in un testo specifico dedicato

alla ginnastica artistica, e da Grosser e Neumaier8 in un testo molto popolare anche in

paesi di lingua non tedesca nel quale veniva dato un peso particolare alla percezione e

alla rappresentazione personale da parte dell’atleta. L’uso sempre più diffuso dei

supporti video con gli atleti di alto livello sembra rientrare proprio in questa logica.

Tra gli autori più recenti, soprattutto Platonov indica per l’atleta di alto livello la

necessità di usare frequentemente esercitazioni di grande impegno tecnico-tattico in

condizioni di notevole affaticamento fisico9. Simili argomentazioni sono esposte da

numerosi altri autori che però tendono a trascurare gli aspetti specifici che riguardano

gli atleti di alto livello nei giochi sportivi.

Secondo Hotz si parla di ‘variazione’ e ‘modifica’ di ciò che si è appreso più che di

‘correzione’10, mentre Madella sottolinea che gli atleti di alto livello, trovandosi

evidentemente nella fase della disponibilità variabile, hanno una maggior propensione al

feedback propriocettivo, una diminuzione degli errori ed un incremento della capacità di

individuarli e correggerli11.

5 Si veda in proposito Rieder, H., ‘Migliorare la tecnica’, SDS, Rivista di cultura sportiva, 3, 2, Aprile – Giugno 1984, pag. 30-37. 6 Neumaier, A., Ritzdorf, W., ‘Il problema della tecnica individuale’, SDS, Rivista di cultura sportiva, 3,2,Aprile-Giugno 1984, pag. 38-41. 7 Koren’ berg, V. B., Principi dell’ analisi qualitativa biomeccanica, Roma, Società Stampa Sportiva, 1980. 8 Grosser, M., Neumaier,A., Techniktraining, Monaco, BLV, 1982. 9 Platonov, V.N., L’ organizzazione dell’ allenamento e dell’ attività di gara, Perugia , Calzetti Mariucci editori, 2004. 10 Hotz, A., ‘Correggere solo lo stretto indispensabile, variare quanto più possibile’, SDS, Rivista di cultura sportiva, XVI, 38, Aprile-Giugno 1997, pag. 26-35 11 Cfr. in proposito Madella, 1997, cit.

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Ancora la letteratura poi, non indica una convenienza del metodo globale rispetto a

quello analitico nella correzione ad alto livello, ma certamente sottolinea che nell’atleta

di alto livello si debbano preferire situazioni ad alta intensità il che non esclude

ovviamente soluzioni molto analitiche quando l’atleta intenda rimediare attraverso un

lavoro sistematico a carenze molto specifiche ben individuate. Problemi di questo tipo

sono stati d’altra parte registrati frequentemente anche nel tennis.

Proprio entrando più nello specifico, nella bibliografia tennistica si ritrovano

occasionalmente trattazioni, libri ed articoli sul problema dell’errore tecnico e tattico;

nell’Advanced Coaching Manual dell’ITF è dedicato un intero capitolo (il 6°) al

problema della diagnosi tecnica e della correzione dell’errore12. Vengono indicate le fasi

principali del processo di correzione dell’errore per l’atleta di elevato livello:

1) Osservazione sistematica del giocatore (condotta con delle tecniche specifiche

che prevedono l’osservazione in diverse situazioni, da diversi angoli, con un uso

sistematico del video).

2) Analisi del problema, allo scopo di determinare se si tratta davvero di un

problema, quanto è importante, quali ne sono le cause e quali sono le vie per

correggerlo; al tempo stesso è necessario chiedersi se l’atleta è disposto alla

correzione.

3) Decisione sulla correzione o meno e sulla migliore metodologia da utilizzare

(tenendo conto anche del tempo necessario e della migliore progressione).

4) Processo di correzione (che include una fase di comprensione a livello

cognitivo, una fase chiusa in condizioni più semplici e quindi delle fasi aperte e

con l’uso del gioco finalizzato).

5) Valutazione del processo e della sua efficacia.

Nello stesso testo sono fornite indicazioni precise per la metodologia didattica da

utilizzare con l’atleta di alto livello ma anche dei suggerimenti assai specifici, tra i

quali:

- ricercare l’errore e non il sintomo

- stare attenti ad introdurre correzioni troppo importanti

- coinvolgere sempre l’atleta nel processo

- creare situazioni di gioco effettivamente allenanti (ball feeding)

- dare informazioni semplici 12 Crespo, M. & Miley, D. (a cura di), Manuel de l’ entrainer de haut niveau I.T.F, Londra, I.T.F., 1999.

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- guardare sempre alle correlazioni tra le varie fasi del movimento (specie stance e

punto di contatto e traiettoria)

- ridurre lo stress evitando comportamenti o atteggiamenti distruttivi

Anche se alcune di queste indicazioni e metodologie possono sembrare piuttosto

generiche e non troppo diverse da quelle utilizzabili con atleti di livello più basso, esse

evidenziano chiaramente il ruolo chiave del coach e del modo in cui gestisce le risorse a

sua disposizione. Nell’addentrarci ancor di più in altre componenti fondamentali della

correzione (motivazione,tempo a disposizione, uso del feedback…) sarà bene introdurre

il ruolo, importantissimo, di osservatore e guida che l’allenatore ha in questo processo.

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3. IL RUOLO DELL’ALLENATORE NELL’INDIVIDUAZIONE E NELLA

CORREZIONE DELL’ERRORE.

Naturalmente la figura dell’allenatore ha una notevole rilevanza in quanto è deputato ad

identificare e valutare l’errore prima ancora che a correggerlo.

Perché ciò avvenga in modo proficuo è molto importante che egli abbia acquisito dei

modelli efficaci cui riferirsi, intendendo con ciò una rappresentazione mentale della

tecnica che sia razionale e articolata in una serie di conoscenze collegate tra loro

secondo un ordine gerarchico d’importanza13.

Tali conoscenze sono senz’altro il frutto dell’esperienza accumulata sia sul campo che

con l’ausilio delle informazioni scientifiche.

La letteratura ci segnala ( e gli stessi allenatori ce lo confermano come vedremo più

avanti nelle interviste) che tutti gli allenatori sono concordi nell’attribuire valore

all’osservazione della gara come momento principale dell’identificazione dell’errore ed

in tal senso ritengono necessaria la match analysis.

Inoltre, un altro aspetto che qualifica la bontà dell’allenatore è la sua capacità di

osservare: in ciò risultano fondamentali non solo il suo proverbiale ‘occhio clinico’ che

riveste una grande importanza nel lavoro quotidiano in quanto condiziona la struttura, lo

svolgimento e la programmazione dell’allenamento 14 ma anche tutti gli strumenti

tecnologici di cui dispone (ad esempio le registrazioni video e le rilevazioni

computerizzate)15.

A tal proposito si sottolinea che da qualche tempo gli allenatori dei giocatori di alto

livello, per studiare i colpi dei loro atleti, ricorrono ad un’analisi qualitativa a carattere

interdiscliplinare, nella quale si servono, oltre che della loro esperienza, anche della

biomeccanica ( la scienza che meglio determina i fattori tecnici che influenzano i colpi

del tennis), della fisiologia, della psicologia ecc.. Questa analisi qualitativa è

contraddistinta da quattro stadi:

1) Preparazione - reperimento di tutte le informazioni possibili sul colpo, il giocatore e

il momento ideale per l’osservazione.

13 Cfr. in proposito Madella, 1997, cit. 14 Cfr. Chase, W.G.,Simon, H.A., ‘The mind’s eye in chess’, in Simon H.A. (a cura di), Visual Information Processing, New York, Academic Press, 1973, pag. 215 - 227(in Madella, 1997, cit.) 15 Si veda Merni, F., ‘La valutazione delle tecniche sportive’, SDS – Rivista di cultura sportiva, VIII, 16, 1989, pag. 6 – 13.

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2) Osservazione - in linea di massima durante un match; in allenamento se si simula il

più possibile la competizione.

3) Valutazione e diagnosi - momento più importante, dove si valutano i punti forti e

deboli del colpo e si dà un ordine d'importanza agli errori.

4) Intervento - con tutti i mezzi che necessitano.

Nel contesto dell'analisi qualitativa la ripresa video ha, nel tempo, rivestito sempre più

importanza anche perché permette una maggior precisione nell’identificazione dei

problemi, soprattutto se si pensa all’altissima velocità con cui si svolgono le azioni e

alle numerose simultaneità di particolari che l’occhio nudo, per quanto esperto, non può

cogliere. Parallelamente a tale considerazione, è bene evidenziare che, essendo la

visione bidimensionale, la precisione non è comunque ottimale. Contestualmente

bisogna dire che le riprese in 3d, il cui utilizzo sarebbe utile per il miglioramento e per

individuare le cause di infortunio, sono troppo costose e poco funzionali (perché

impossibile effettuarle in competizione); perciò gli allenatori utilizzano sia le analisi

qualitative che quantitative a basso costo (radar, rappresentazione grafica e test di

condizione fisica)16.

Naturalmente individuare l’errore non significa necessariamente coglierne l’origine;

come detto, in ciò verrà in aiuto del coach la tecnologia, oltre che ovviamente la sua

cultura personale e, quando possibile, anche lo scambio aperto di vedute con altri

allenatori. Infatti, anche l’allenatore più esperto nell’osservazione non può trattenere

tutte le informazioni utili, per cui ha bisogno di griglie di osservazione orientate verso

l’obbiettivo che si è fissato. In particolare,la qualità dell’osservazione può essere

migliorata grazie a:

- una maggior consapevolezza di cosa osservare in rapporto al modello di riferimento17.

- un potenziamento dell’uso della tecnologia, supportato da un opportuno training

specifico per l’allenatore18.

16 Cfr. Elliot, B., Reid, M., Crespo, M. (a cura di), I.T.F. Biomeccanica dell’ alto livello, Canada, I.T.F., 2003. 17 Cfr. Madella, 1997, cit. 18 Cfr. Daugs, R., Blischke, K., Marschal, K., Muller, H.,Videotechnologien fur das Spitzensport (II parte), Leistungssport, 1991, 1, pag. 50 – 55 (in Madella, 1997, cit.)

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- un aumento sistematico e crescente di luoghi attrezzati per la rilevazione dei dati ed

avere i risultati in tempo reale19.

Va ricordato inoltre che spesso un’ imperfetta esecuzione è frutto di più errori, pertanto,

quando sia effettivamente il caso, diventa fondamentale individuarne la gerarchia

d’importanza.

Come accennato nel precedente capitolo, pur rivestendo la motivazione dell’atleta un

ruolo indispensabile (al punto che tutti gli allenatori interpellati intervengono solo se

l’atleta è parte attiva se non addirittura promotore del processo di correzione), è compito

del coach incentivarlo grazie alla sintonia tra il suo feedback (esterno) e quello del

giocatore (interno)20 e portarlo all’autocorrezione21.

Oltre che una funzione informativa il feedback ha un compito di rinforzo psicologico,

perciò deve essere usato prevalentemente per messaggi positivi22.

A tal proposito è bene rimarcare le differenze tra il feedback propriocettivo degli atleti

di basso livello, i quali non hanno ancora una buona rappresentazione del movimento e

delle sensazioni ad esso associate, e il feedback interno degli atleti di alto livello che

invece è molto elevato. Ad alto livello infatti, nello stadio della disponibilità variabile in

cui una notevole padronanza dell’azione tecnica si esprime anche se intervengono

situazioni difficili e inabituali, tipiche della competizione, l’atleta è in grado di

effettuare perfettamente il gesto sportivo. L’attenzione del giocatore è spostata

dall’esecuzione motoria allo sviluppo di azioni tattiche. Il perfezionamento del controllo

sensomotorio permette di prevedere ed anticipare le notevoli azioni di disturbo che si

possono verificare (es. l’avversario). Questo è possibile perché dal punto di vista

neurofisiologico il gesto è automatizzato e non passa più sotto il controllo diretto della

coscienza. La conseguenza immediata di tutto ciò è che mentre gli atleti di basso

livello hanno bisogno dell’intervento costante dell’istruttore e di un numero molto alto

di prove, quelli di alto livello hanno certamente molti più strumenti per fare da soli23.

Inoltre, dato che informazioni troppo numerose inibirebbero il processo propriocettivo,

la frequenza del feedback va dosata con parsimonia; infatti, il feedback ad alto livello

19 Cfr. Rosberg, R., Muller Deck, H., Das Problem “Technikleitbild” in der Sportart Judo, Theorie und Praxis der Korperkultur, 1985,12, pag. 914 – 917 (in Madella, 1997, cit.) 20 Cfr. Mantovani, C., ‘L’ apprendimento delle abilità tecniche’, Atletica Studi, 3/4, 2001, pag. 21-26. 21 Cfr. Gulinelli, M., Carbonaro, G., ‘Se l’ atleta sbaglia’, SDS - Rivista di cultura sportiva, V, 6, 1986, pag. 25-30- 22 Cfr. Mantovani, 2001, cit. 23 Si veda in proposito Meinel K.,La teoria del movimento , Roma, Società Stampa Sportiva, 1984.

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risulta più efficace per la stabilizzazione dell’apprendimento a lungo termine quando

viene fornito con minor frequenza all’aumentare del numero delle prove24.

24 Cfr. Mantovani, 2001, cit.

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4. LA METODOLOGIA DELLA RICERCA

Per condurre questo project work, oltre all’analisi della letteratura pubblicata, abbiamo

sviluppato una specifica attività di ricerca sul campo, che ha utilizzato dei metodi di

carattere qualitativo.

Lo strumento prescelto è stata un’intervista semi-strutturata, attraverso una griglia

costituita da 16 domande ‘aperte’. Tali domande erano ispirate dai risultati dell’analisi

compiuta nella letteratura specializzata e prendevano in considerazione alcune

dimensioni principali quali :

- l’effettiva presenza dell’errore ad alto livello

- la relazione tra errore tecnico ed errore tattico

- l’influenza dell’età e della disponibilità nel processo di correzione dell’errore

- la compatibilità del processo di correzione con l’attività agonistica

- le differenze con i processi di correzione che si attuano con atleti di livello più

basso

- il processo di identificazione dell’errore

- il ruolo della match analysis

Abbiamo intervistato 8 allenatori ( 7 italiani e 1 straniero) di comprovata e pluriennale

esperienza internazionale nei circuiti ATP e WTA con giocatori da top 5 a top 100.

In realtà abbiamo contattato e avremmo voluto le risposte da un numero maggiore di

allenatori ma i loro impegni professionali hanno reso impossibile il nostro intento.

Inoltre, si è riscontrata una discreta ‘ritrosia’ nell’affrontare l’argomento, spesso

giustificata da una sorta di segreto professionale.

Per tali motivi, prima di descrivere i risultati, ci preme sottolineare la grande

disponibilità di chi ci ha risposto.

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5. LE INTERVISTE E I RISULTATI

Di seguito vengono esposti i principali risultati dell’intervista condotta, esposti

domanda per domanda.

1. Ad alto livello è ancora corretto parlare di errore?

Tutti gli allenatori hanno risposto SI.

Da notare come 4 tra loro che hanno maggior esperienza ad alto livello abbiano

sottolineato la tendenza a non enfatizzare l’errore;parlano di adattamenti e

miglioramenti più che di correzione; sembrano molto attenti ad evitare il

contraccolpo psicologico al giocatore.

Per esempio R.P. ( attuale allenatore di un top 5 ATP ) dice: non metto in

evidenza l’errore per non turbare il suo equilibrio psicologico, preferisco

lavorare sui punti di forza e migliorare così l’assetto complessivo..

Oppure C.P. che predilige costruire il percorso di un atleta per arrivare a non

dover correggere ma eventualmente modificare cose già in parte preventivate

attraverso un metodo elastico dove cerco di dare variabilità ed adattabilità.

2. Quale rapporto esiste tra errore tecnico ed errore tattico? C’è sempre

correlazione?

Tutti sono concordi nel dire che può esistere correlazione ma non sempre.

Così come esistono carenze tecniche che determinano situazioni tattiche

svantaggiose, sono altresì presenti esempi di eccellenti esecuzioni tecniche

eseguite in contesti tattici sbagliati.

Comunque, quasi tutti sottolineano che l’errore tattico può essere disgiunto da

quello tecnico.

La maggioranza di loro fa risalire le possibili cause di errore anche agli aspetti

fisici e, soprattutto, mentali.

3. Esiste un limite di età per correggere un errore?

La risposta è stata unanime: non c’è limite di età.

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G.C. aggiunge che ricorda Lendl aver cambiato l’impugnatura della voleè di

rovescio quando era n.1 ATP.

4. Quando l’errore non è più migliorabile e non vale la pena lavorarci in modo

specifico?

A questa domanda gli allenatori hanno risposto che ogni caso fa storia a sé e

perciò altamente soggettivo.

Ad esempio V.M. dice di aver sempre continuato a lavorarci, anche su piccoli

particolari per migliorare anche poche posizioni in classifica.

G.C. racconta di un giocatore che per molto tempo ha ‘litigato’ con un colpo e

che quando lo ha ‘accettato’ ha avuto un grande improvviso miglioramento in

classifica.

R.P. afferma che molti atleti sono più completi a fine carriera rispetto agli inizi

e che quindi conviene tentare continuamente i miglioramenti.

5. Come si può conciliare la correzione di un errore sistematico e frequente con il

calendario dei tornei?

Gli allenatori concordano sul fatto che non si possono effettuare interventi

radicali proprio perché la stagione è molto ricca di tornei.

Si notano differenze di approccio a seconda del ranking ( tra i primi 10 si lavora

solo sui punti di forza, intorno a n. 80-100 si interviene di più).

6. Mentre a livelli inferiori è il coach che decide di intervenire sull’errore,

i giocatori di alto livello accettano che sia l’allenatore a decidere o devono

essere loro stessi a sollecitare l’intervento?

Come avvenuto nella prima domanda c’è stata coincidenza di risposta tra 4 tra i

più esperti, i quali dichiarano che la richiesta parte dal giocatore ( viene citato da

B.B. un esempio che riguardava Becker) e che l’allenatore non può nè deve

imporre interventi se il giocatore non è disponibile.

D.P. invece si discosta dal coro affermando che è il coach che decide .

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7. Come arrivate all’identificazione dell’errore?

L’osservazione in gara sembra essere la strada principale per tutti.

E’ in partita che il giocatore viene messo ‘a nudo’ , soprattutto per gli errori che

si manifestano più frequentemente sotto pressione psicologica.

8. Quanto è importante la match analysis? Usate le tecnologie?

Come già evidenziato nella risposta precedente, gli allenatori hanno

unanimemente definito fondamentale la match analysis nell’individuazione

dell’errore.

Anche sulle tecnologie sono quasi tutti d’accordo ( 6 su 8 ne fanno uso).

Vengono molto utilizzate le riprese video, anche se B.B. sostiene che i giocatori

non amano molto vedersi in video e che eventualmente lo fanno da soli.

Lo stesso allenatore specifica che tanto più il giocatore è al top del ranking tanto

meno ama mettersi in discussione.

Più possibilista sembra essere invece G.C. il quale, pur sottolineando che il

giocatore deve essere convinto lui per primo di dover migliorare, sintetizza la

sequenza d’intervento in tal modo: riconoscimento e accettazione del problema,

mantenimento della fiducia, buon rapporto con se stesso e lavoro.

9. Come ti comporti con gli errori occasionali?

Anche in questo caso c’è una grande maggioranza di risposte uguali: 7 su 8

dichiarano trascurabile l’errore occasionale.

10. Nella correzione dell’errore usi metodi differenti a seconda degli

atleti?

Unanimità anche in questa risposta: tutti dicono di usare metodi diversi a

seconda del giocatore. Dipende dal suo background, dal carattere, dal ranking.

11. Quali sono le caratteristiche principali di questi metodi?

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Alcuni hanno risposto in modo specifico ( D.P. parla di propriocettività e

visualizzazione, V.M. di metodo analitico ), mentre gli altri continuano a

mettere le caratteristiche dell’atleta- psicologiche, fisiche e tecnico tattiche- al

centro delle modalità d’intervento.

12. C’è un modello di riferimento che utilizzi con tutti gli atleti o ognuno fa storia

a sé?

Pur avendo tutti dichiarato di possedere dei modelli di riferimento, gli

allenatori sembrano orientati ad utilizzare tali modelli in funzione della

tipologia di gioco del loro atleta. In sintesi, i modelli sembrano essere

subordinati al giocatore.

13. Porti ad esempio altri giocatori?

Le risposte a tale quesito sono diversificate: alcuni rispondono indistintamente

SI, altri dicono SI con il distinguo che non è da consigliare con le tenniste in

quanto più facilmente soggette a reazioni negative quando messe a confronto;

B.B. sostiene la stessa cosa anche nell’altissimo livello maschile; R.P. invece

utilizza l’osservazione di gruppi di giocatori con la stessa caratteristica quando

vuole farla assimilare al proprio atleta.

14. Quanto tieni conto del carattere del giocatore nella correzione?

Tutti gli allenatori, senza distinzioni, affermano di anteporre il lato caratteriale

dell’atleta alla correzione.

Sembrano molto attenti a non provocare crisi o diminuzioni di autostima.

Scelgono approcci molto cauti, elastici, quasi eludendo la focalizzazione del

problema a favore di un metodo che sia il meno invasivo possibile per il

giocatore.

15. Preferisci lavorare più sui punti di forza o di debolezza?

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Anche in questa domanda si sono riscontrate significative similitudini tra le

risposte, soprattutto tra quelle dei coach più esperti i quali indicano in media le

percentuali di 80% sui punti di forza e 20% sulle debolezze.

16. Hai modificato nel tempo il tuo approccio nell’individuazione e nella

soluzione dell’errore?

Tutti gli allenatori affermano di aver acquisito, nel tempo, una maggiore

capacità di selezionare gli interventi e di stabilirne con più precisione la

gerarchia d’importanza.

Tutti ritengono indispensabile la frequentazione dei circuiti per migliorarsi.

Riassumendo, gli allenatori ritengono che:

- Ad alto livello si parla certamente di errore ma ci si orienta più verso i concetti

di ‘adattamenti’ e ‘miglioramenti’ che non verso quelli di ‘correzione radicale’.

- La correlazione tra errore tecnico e tattico non è sempre presente; emerge l’

aspetto mentale come ulteriore e frequente causa di errore.

- Oltre al fitto calendario che sconsiglia interventi radicali, si evidenzia la

tendenza ad intervenire sempre meno sui punti deboli man mano che si sale nel

ranking (pochissimo tra i primi 10 e di più intorno al n° 80-100 ) e di potenziare

sempre più invece i punti di forza.

- Il parere ed il ruolo del giocatore sono preponderanti nell’attuazione di un

processo di correzione.

- Il riconoscimento dell’effettiva presenza di un errore avviene essenzialmente in

gara, attraverso la match analysis .

- I supporti tecnologici vengono ritenuti indispensabili nell’individuazione e nella

precisione della catena causale dell’errore.

- Nel ribadire che il lavoro si orienta più sui punti di forza che su quelli di

debolezza ( 80 % contro 20 % ) , le metodologie d’intervento vengono definite ‘

individuali ‘ e comunque ci vengono descritte in modo sommario e generico.

- Si attribuisce un valore fondamentale all’aspetto mentale e caratteriale del

giocatore, così da indurre approcci molto cauti ed elastici al problema.

- Si ritiene indispensabile la frequentazione dei circuiti internazionali.

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CONCLUSIONI

Al termine dell’analisi comparata tra letteratura scientifica e risposte degli allenatori,

possiamo tracciare delle linee guida costituite da attendibili ‘raccomandazioni’ le quali,

tenendo conto sia delle discrepanze che delle coincidenze tra le metodologie, speriamo

potranno essere di concreto ausilio per gli allenatori e la loro formazione.

Esse possono essere così riassunte:

• L’ errore ad alto livello non è rilevabile nella discrepanza col modello

biomeccanico ma solo con l’ accertata limitazione della prestazione in gara.

• Accanto alla comprovata capacità di osservazione dell’allenatore, assume una

notevole importanza l’uso delle tecnologie sia in gara che durante il processo

d’intervento.

• Un’ interessante annotazione, emersa soprattutto dagli allenatori, riguarda

l’aspetto mentale come frequente causa dell’errore, in aggiunta agli aspetti

tecnici e tattici, tra l’ altro non sempre correlati tra di essi.

• Gli allenatori concordano in modo significativo sulla necessità di concertazione

con l’atleta dell’ opportunità d’intervento e sulla ‘non invasività’ dello stesso;

inoltre, parlano più di ‘adattamento’ e ‘ miglioramento ‘ che di correzione

radicale.

• Le giustificazioni alle suddette modalità sono rinforzate anche dall’importanza

del mantenimento dell’autostima nei giocatori e dal calendario di gara molto

fitto.

• Un’altra peculiarità del metodo d’intervento evidenziata dai coach è quella

relativa alla soggettività dello stesso, dovuta alle molteplici differenze

caratteriali dei giocatori, tali da determinare spesso metodi, come già detto, ad

personam.

• Infine, si tenga presente che per gli allenatori è più efficace lavorare sui punti di

forza ( 80 % del tempo ) che sulle debolezze ( 20 % ) ; tale considerazione è

tanto più valida quanto più si sale nella classifica mondiale.

Al termine del lavoro vi sottoponiamo le seguenti riflessioni e proposte che, in quanto

autori, ci sentiamo di dover e poter fare:

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- La prima, pur rinnovando agli intervistati la nostra massima gratitudine,

nonché stima e rispetto, concerne una loro tendenziale ritrosia e genericità in

alcune risposte ( in particolare quelle sui metodi), attribuibili rispettivamente al

‘segreto professionale’ e ad una metodologia di correzione che, almeno dalle

sole risposte, appare non particolarmente sofisticata.

La tipologia delle stesse, inoltre, se da un lato ha limitato il nostro iniziale

intento di costituire un quadro di riferimento specifico sulla correzione dell’

errore nel tennis di alto livello, dall’ altro ha reso ancor più evidente la primaria

importanza, per un allenatore, di esaltare i punti forti degli atleti.

- La seconda sottolinea la riscontrata ( ma non scontata ) convergenza tra il

‘messaggio’ della letteratura e quello degli allenatori. Tale evidenza , a nostro

avviso, è rinforzata dalle opinioni di quest’ ultimi i quali, più che dissentire

dalla letteratura sembrano ‘andare oltre’ ad essa, ampliandone i contenuti e

completandone la validità, proprio in virtù della specificità del tennis rispetto

agli sport solitamente studiati. Si pensi, ad esempio, all’insistenza e

all’unanimità con cui essi inseriscono il fattore mentale ( pressoché inesistente

nei testi da noi consultati ) come possibile concausa primaria dell’errore.

- La terza riflessione riguarda l’ opportunità di inserire l’ argomento in

questione nei corsi di formazione da Tecnico nazionale della F.I.T., attraverso

un criterio che rispetti il percorso formativo degli aspiranti insegnanti.

Nello specifico proponiamo, nei corsi di Istruttore di I e II grado, di aumentare

l’ attenzione sul tema della correzione nel bambino e nel principiante, e in quelli

da Maestro nazionale, di inserire delle specifiche modalità di intervento nei

livelli di ‘perfezionamento’ e ‘specializzazione’, comparate con le nozioni base

sulla correzione ad alto livello.

Infine, nel corso da tecnico nazionale, suggeriamo un considerevole

approfondimento del tema.

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