Max Stirner e La Controcultura Hacker

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  • 7/30/2019 Max Stirner e La Controcultura Hacker

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    Nicola Durante

    MAX STIRNER E LACONTROCULTURA

    HACKER

    Prima edizione: settembre 2008

    some rights reserved

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    MAX STIRNER UN FILOSOFO ANTI-FILOSOFO ......................................4

    SANTITA, RELIGIONE ED EGOISMO ..............................................................................5

    VERITA.....................................................................................................................................6

    LIBERTA ..................................................................................................................................6

    AMORE ......................................................................................................................................8

    LEGOISTA E LO STATO ......................................................................................................9

    RIVOLTA E RIVOLUZIONE ...............................................................................................10

    ASSOCIAZIONE E SOCIETA .............................................................................................11

    MAX STIRNER E LE CONTROCULTURE.....................................................12

    LA RIVOLTA DI PROMETEO E LUCIFERO...................................................................15

    CONTROCULTURA E RELIGIONE...................................................................................16

    ABRAMO, LICONOCLASTA..............................................................................................17

    LA CONTROCULTURA HACKER: TRA RIVOLTA E SANTITA ............18

    HACKER E CRACKER .........................................................................................................19

    RELIGIOSITA NELLA CONTROCULTURA HACKER ................................................21

    ERIC S. RAYMOND - COME DIVENTARE UN HACKER .........................................21

    RICHARD STALLMAN - GUERRA TERMINOLOGICA ...........................................22

    LE GUERRE DEL SOFTWARE .......................................................................................25

    LINUX VS BSD (GPL VS BSD) .........................................................................................26LINUX VS LINUX...............................................................................................................27

    LA RIVOLTA NELLA CONTROCULTURA HACKER...................................................29

    LINUS TORVALDS RIVOLUZIONARIO PER CASO ..............................................29

    LINUX, FIGLIO DELLA RIVOLTA ................................................................................31

    LETICA HACKER E LO SPIRITO DELLETA DELLINFORMAZIONE ............33

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    NOTA INTRODUTTIVA

    Questo breve scritto non rappresenta, come forse vorrebbe qualchelettore disattento o malizioso, un incentivo alla non-collaborazionee al solipsismo. Nella sua provocatoriet vuole invece essere unospunto per riflettere sulla differenza che passa tra "servire" e

    "collaborare". La cooperazione non un ideale davanti al qualeinchinarsi ma uno strumento indispensabile per la felicit diognuno. Servire significa invece assecondare acriticamentequalsiasi richiesta nel nome di una causa che mai ci appartieneveramente. Se lo Stato mi chiede di uccidere ed essere ucciso inguerra, nel nome della Patria, io non ubbidir. Se una Chiesa misprona a convertire con la prepotenza l'infedele, nel nome di un

    Dio, io non lo far. Chiunque conosca un p la storia e sappiaosservare il presente dovrebbe rendersi conto di quante teste sonocadute e di quante ostilit sorgono tuttora nel nome dellereligioni e dei "buoni ideali".

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    MAX STIRNER E LA CONTROCULTURA HACKER

    di Nicola Durante

    Max Stirner lautore di Lunico e la sua proprietil libro pi scandaloso e controculturaledella filosofia moderna. La controcultura hacker un movimento con inclinazioni antiautoritarie ilcui habitat costituito prevalentemente dal mondo informatico. La propulsione del filosofarestirneriano richiama quella di ogni controcultura: liberare il singolo dalle costrizioni che neostacolano la volont creativa. Il seguente studio, facendo dialogare lunico di Stirner con lacontrocultura hacker, ne mette in luce non solo il momento liberatorio, individuato nella rivoltateorizzata da Stirner, ma anche quello contraddittorio, definito religioso, in cui lindividuo con lapromessa di libert viene imprigionato dallo spirito della controcultura.

    MAX STIRNER UN FILOSOFO ANTI-FILOSOFO

    Johann Kaspar Schmidt (Bayreuth, 25 ottobre 1806 Berlino, 26 giugno 1856), noto come MaxStirner, rappresenta un caso piuttosto bizzarro nella storia della filosofia occidentale. Resoimmediatamente famoso, o meglio famigerato, dalla sua unica opera Lunico e la sua proprietche vide la luce nel 1844, in pochi anni venne dimenticato per poi rinascere come ideologo delmovimento anarchico nel 1898 grazie alla sua tuttora unica biografia scritta dallo scozzese JohnHenry Mackay che sar il suo primo e pi fedele evangelista.

    Oggi molti ricordano Stirner solo perch Marx e Engels (che inizialmente non nasconde un certo

    entusiasmo per lunico) ne parlano con intenzioni distruttive e infamanti nella Ideologia tedescain cui, riga per riga, le affermazioni di Stirner vengono isolate, aggredite e malmenate. La critica diMarx ha sicuramente contribuito ad eclissare Stirner, la cui fortuna come filosofo, se escludiamopochissimi coraggiosi interpreti, stata piuttosto misera. Basta sfogliare qualsiasi manuale dellastoria della filosofia occidentale per constatare come a Stirner sia concesso pochissimo spazio.Addirittura alcuni critici non lo considerano nemmeno un filosofo. curioso rilevare che neanchelo stesso Stirner si considerasse un filosofo anzi, nellunico, indossa consapevolmente le vesti disofista, di anti-filosofo e si proclama nemico del pensiero e della metafisica. Il filosofo infatti,secondo Stirner, alla ricerca di una verit davanti a cui prostrarsi e

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    contribuito ad allontanare da Stirner i favori della critica filosofica. Daltra parte, se rimaniamoancorati ad una lettura superficiale dellunico, possiamo solo fraintendere le parole di Stirner, inquanto lui stesso ammette che, per cercare di comunicare, stato costretto ad utilizzare unvocabolario che non gli appartiene e che vuole invece dissolvere. Stirner si riferisce al vocabolarioche usiamo tutti noi, quello che lui chiama cristiano-metafisico.

    Con questo proposito riporta in onore tutti quei termini che erano stati bollati dinfamia dallinguaggio cristiano e decide di fregiarsi del titolo di egoista. Dobbiamo sempre tener presente cheil termine cristiano assume in Stirner unaccezione molto vasta; inoltre il cristianesimo noncomincerebbe con le prediche di Cristo, ma con quelle di Socrate. Cristianesimo, in Stirner, nonindica la dottrina cristiana, ma pi estesamente tutta la dimensione del pensare che procede perconcetti.

    Lo stesso Stirner scrive parlando di s in terza persona: ..

    Ma perch tanta avversione nei confronti del pensiero?Secondo Stirner il pensiero pu essere causa di alienazione, questo avviene perch lidea pensata

    pu sfuggire a chi lha pensata, sottomettendolo, diventando sua guida, cominciando a vivere una

    vita autonoma e facendosi ideale, missione e quindi costrizione.

    Dato il rovesciamo linguistico operato da Stirner passiamo adesso a spiegare il significato cheassumono alcuni concetti comuni nellaccezione stirneriana.

    SANTITA, RELIGIONE ED EGOISMO

    Abbiamo appena detto che Stirner si accorge che lidea (oggetto), una volta allontanata da chilha pensata (soggetto), si innalza diventando santa e sottomettendo il suo artefice. Nasce in questomodo la religione, termine che Stirner utilizza in modo molto ampio poich religioso (o santo) tutto ci che si erge sopra lindividuo e lo comanda. Secondo Stirner i cos detti atei, lungidallessere liberi dalla religione, non sono altro che gente pia che ha sostituito Dio con lidea diuomo (umanit), idea a cui si sono sottomessi. E in questo ambito che si sviluppa la polemica conFeurbach, filosofo critico del cristianesimo. dice Stirner,. Precisiamoche questo Io non da intendersi in senso fichtiano, come opposizione al non-io, ma piconcretamente come lio esistente e caduco: lindividuo nella sua limitatezza.

    Secondo Stirner, Feuerbach, nel tentativo di liberare luomo da Dio, lo ha invece legato a s inmaniera ancora pi indissolubile facendo diventare luomo divino. Il singolo, sia nella religione

    cristiana che in quella umana di Feuerbach, non si appartiene mai: prima doveva cercare se stesso inDio e nelle sue leggi, ora invece nellidea astratta di uomo e nella moralit umana. La santit vienepercepita da Stirner come estraniazione e quella di Fuerbach non altro che una santit atea. Epoich ci che santo destinato a fuggire luomo possiamo convertire la santit con la stessareligiosit, infatti il religioso colui che pone le idee sopra di s. Stirner chiama il religioso:

    fanatico e ossessionato, osservando che il fanatismo proprio delle persone colte, poich

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    Sarebbe stolto, ammette Stirner, affermare che non esistono potenze superiori a noi stessi. Lostare sotto o sopra riferito allapproccio che legoista adotta nei confronti di queste potenzesuperiori, che completamente diverso da quello dellepoca della religione. Legoista si proclamanemico di tutte le potenze superiori quando invece la religione cinsegna a farcele amiche e acomportarci umilmente nei loro confronti.

    Legoista un profanatore che tende tutte le sue forze contro ogni timor di Dio, perch questotimore lo renderebbe schiavo di tutto ci che egli lasciasse sussistere come sacro.Anche lumanesimo feuerbachiano dunque per Stirner una religione, o meglio: solo lultima

    metamorfosi della religione cristiana. .

    Vocazione, ideale, missione, scopo sono tutti termini che in Stirner hanno unaccezione negativa,perch separano lindividuo e lo costringono a cercare vanamente se stesso in un mondo spettrale.Qualsiasi etica, qualsiasi dover-essere spingono luomo nel baratro dellalienazione e della

    frustrazione. Infatti, ribadisce Stirner, il cristiano impossibilitato a diventare pienamente cristianoed destinato a rimanere sempre un povero peccatore. Ma se il cristianesimo condanna tutti gliuomini ad essere poveri peccatori, per Stirner gli uomini sono invece tutti perfetti poich nelmomento in cui si sottrae la sfera dellideale sono gi tutto quello possono essere.

    VERITA

    Per spiegare il modo di intendere la verit di Stirner citer il seguente passo:

    Stirner non fonda, come fa la metafisica tradizionale, la verit nel rapporto di conformit traintelletto e cosa, ma sul rapporto che il singolo intrattiene con la sua propriet. Unidea veraquando mi appartiene ossia la riconosco come mia propriet e, in quanto mia, ci posso fare quelloche voglio. Propriet, come vedremo tra breve, anche sinonimo di libert: si spiega cos il titolodellopera (Lunico e la sua propriet).Propriet il contrario di santit:proprio ci che sta sottodi me e dunque mi appartiene. Santo ci che sta sopra e perci sono io ad appartenergli. La misuradella verit dellidea data, in questa prospettiva, soltanto dallimpotenza del singolo rispettoallidea; dal fatto che il soggetto non si sente pi padrone dellidea perch lha innalzata e gli si sottomesso.

    .

    LIBERTA

    Il motore del filosofare stirneriano lesigenza di libert. Per, secondo Stirner, la libert comesiamo soliti intenderla ingannatrice perch include sempre la prospettiva di un nuovo dominio.

    A tale proposito dice:

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    Stirner fa poi notare che la libert non pu essere zoppa, ma solo totale, perch un pezzetto dilibert non la libert; per la libert totale non possibile nel senso cristiano del termine poich,osserva Stirner, questa si configura come una privazione. Infatti essere libero da qualcosasignifica soltanto, comunemente parlando, esserne privo o essersene sbarazzato. Egli liberoda questo pregiudizio equivale a dire non ne mai stato prigioniero oppure se ne sbarazzato.

    Stirner definisce inautentico questo modo di concepire la libert, oltre che irrealizzabile, perch,come ogni ideale, si dimostra un fantasma irraggiungibile (non possiamo liberarci da tutto), e chiobbedisce al grido della libert tradizionale arriva sino a rinnegare e ad annientare se stesso. Sevogliamo essere liberi realmente dobbiamo quindi sbarazzarci di questa libert e la dobbiamorimpiazzare con la dimensione dellapropriet, che non rappresenta un pezzo, ma tutta la libert. Perquesto, libero in senso autentico solo legoista che, collocandosi al di sopra di tutto, si rendesimile al Dio cristiano. Stirner ci consiglia cos di rivolgerci solo a noi stessi piuttosto che ai nostridi e idoli. Ci sprona a mettere fuori ci che siamo dentro, e a manifestarci per quel che siamo allaluce del giorno:Stirner sottolinea, sorprendendo il lettore, come i primi cristiani si liberarono dallolimpo pagano

    proprio grazie a questo egoismo; inoltre, osservando che tutto quello che facciamo, lo facciamo peramore di noi stessi, ipotizza: .Lindividualit per Stirner la creatrice di tutto ed sempre stata considerata la creatrice dellenuove produzioni di importanza universale.

    Da queste riflessioni possiamo dedurre che chi non si proclama egoista soltanto un egoistaipocrita che Stirner definisce ingannatore di s e fustigatore di s e vive quindi una condizionedi schiavit. Il nostro filosofo sottolinea che nessuna religione ha mai potuto fare a meno dipromettere ricompense, sia che queste si riferissero allaldil che allaldiqua, poich luomo avidoe gratis non fa niente.

    Per Stirner, lunico modo per essere autenticamente liberi quello di appropriarsi del mondoperch la libert comunemente intesa non realizzabile. Per capire cosa intenda con appropriarsidel mondo dobbiamo sempre avere presente il senso stirneriano della parola propriet. Proprio ci che cade sotto di me. Sono, di conseguenza, autenticamente libero solo se riconosco che nulla

    vale pi di me, solo se sono egoista e mi appartengo. Interessante, a questo riguardo, il seguentepasso: A questo punto Stirner distingue tra auto-liberazione ed emancipazione: lemancipazione una

    libert che viene concessa da altri; lemancipato vive una libert monca ed assomiglia ad un cane

    che si trascina un pezzo di catena, mai completamente libero. Chi si liberato da solo invece diventato padrone di se stesso impiegando la propria forza. Eforza, abbiamo detto, non sinonimodi violenza (come vorrebbero alcuni anarchici), ma di capacit di appropriarsi del mondo.

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    AMORE

    Come per la libert, Stirner traccia due dimensioni dellamore: quella autentica e quellainautentica. Lamore inautentico quello cristiano, disinteressato. Lamore autentico invece, quello dellegoista. Lamore cristiano lamore inteso come legge suprema, universale. Anche

    lamore degli umanisti atei dunque cristiano. Lamore di questo genere una dimensione anti-esistenziale che si pone al singolo come comandamento, in cui non si ama il singolo individuo, mala specie. Chi infatti pieno di amore santo non pu far altro che amare ci che santo in coluiche ama, ossia il fantasma; ed proprio in forza di questo amore santo che luomo muove guerra alsingolo ed arriva a torturarlo. Scrive Stirner: e ancora Lamore inautentico, quello cristiano-metafisico, si configura come un diritto che viene preteso

    dal singolo. La patria si aspetta di essere amata disinteressatamente, cos la famiglia e cos pureluomo in quanto facente parte della specie uomo.

    Come risponde legoista a tali pretese di amore?.Legoista risponde di amare soltanto colui che lo rende felice e che gli piace. Per Stirner,

    lamore, come ogni altro sentimento, non pu essere un comandamento ma solo una propriet delsingolo, e come ogni sentimento va conquistato. . A dispetto di quanto ci si potrebbe aspettare, le azionialtruistiche non sono affatto estranee allegoista. Stirner riconosce che legoista pu arrivare arinunciare a innumerevoli cose pur di vedere rifiorire il sorriso sul volto di chi ama e a mettere arepentaglio la propria vita, il proprio benessere o la propria libert, infatti il piacere egoisticoconsiste proprio nel godere della felicit di chi amiamo. Ma c una cosa che legoista non disposto a sacrificare: se stesso. Per legoista niente abbastanza alto perch egli si debba umiliarein sua presenza, niente abbastanza autonomo ed estraneo che egli debba vivere per amore di esso,niente tanto sacro che debba offrirglisi in olocausto.

    Stirner afferma: . La torturasadica prerogativa delluomo religioso: nessuno pu essere pi spietato di chi si sente dalla partedel giusto e portavoce del Bene, perch il senso del diritto e della virt rende crudeli e intolleranti.

    Sorprendentemente anche lamore sensuale viene messo da Stirner sullo stesso piano di quelloreligioso, anzi esso stesso religioso perch, pur cambiando loggetto damore (una singolapersona), non viene a mutarsi latteggiamento di dipendenza e sottomissione nei suoi confronti.Infatti, anche nellamore sensuale, nella cos detta possessione amorosa, il soggetto costretto adinchinarsi dinnanzi alla strapotenza e alterit delloggetto amato, che gli diventa dunque estraneo.Lamore autentico solo quello che nasce dalla consapevolezza dellegoismo e che sgorgadallinteresse personale, scorre nel letto dellinteresse personale e sfocia di nuovo nellinteresse

    personale.

    Passiamo ora a sondare laspetto anarchico di Max Stirner.

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    LEGOISTA E LO STATO

    Come suggerisce Giorgio Penzo, annoverare Stirner tra gli anarchici significa falsare tutto il suopensiero, poich la dimensione anarchica si presenta solo come un momento collaterale che nonesaurisce di certo la problematica stirneriana. Lanarchismo stirneriano una conseguenza del

    vivere egoisticamente, ossia autenticamente. La legge non viene rifiutata sul piano del contenuto,ma su quello formale: perch sta sopra di me ed quindi alienante. Stirner non si scagliaassolutamente contro un determinato stato, o legge o societ; anzi, arriva a sostenere che sarebberidicolo ammonire paternamente i governanti di uno stato affinch non intralcino il libero sviluppopersonale con le loro leggi, anche perch, osserva Stirner, se seguissero il suo consiglio sidimostrerebbero poco saggi. Infatti il legislatore costretto a seguire la sua natura: legiferareimplacabilmente, cos come un corvo costretto a gracchiare. Dunque a Stirner non sta a cuore laquestione dello stato o della societ, perch convinto che proprio della natura della societ edello stato reggersi su leggi, che, come tali, sono sante e di conseguenza estranee allio inteso comeegoista.

    Legoista non intende combattere affinch le leggi di uno stato siano sostituite da altre leggi,

    magari pi liberali di quelle vigenti, ma si limiter a spogliarle della loro dimensione santa.Spogliare della santit la legge significa ricondurla in una dimensione autentica e presentarla nellasua vera natura che la forza.

    In questo modo, il rapporto autentico che si configura tra stato e cittadino quello della forza.Conseguentemente, legoista, fa cadere sotto di s anche il concetto di diritto, facendolo

    diventare sua propriet: mio diritto, ma questo comporta inevitabilmente la dissoluzione delconcetto stesso che non mai del singolo, ma sempre sociale. Il diritto, diventando mio, viene acoincidere dunque con la mia forza: i miei diritti sono quelli che ho la forza di conquistarmi. Da quisi chiarifica la massima stirneriana: la forza precede il diritto.

    Una cosa appartiene a chi sa prendersela e assicurarsela fino a che non gli viene tolta di nuovo e,allo stesso modo, la libert appartiene a chi se la prende.

    Stirner esemplifica: .

    Lo stato, per sopravvivere, necessita che il singolo riconosca nella volont dello stato lunicavolont autentica, cio la intenda come diritto, cos che la volont del singolo verr considerataarbitraria e quindi come crimine: .

    Anche il termine criminale ha unaccezione positiva nel vocabolario stirneriano; per criminalenon si intende colui che trasgredisce una determinata legge, ma il rapporto che viene ad instaurarsitra il singolo e la legge nel momento in cui il singolo tenti di porsi sul piano dellautenticit.

    Ma la volont di uno stato liberale non dovrebbe combaciare con quella del singolo individuo,visto che le leggi emanate non sono altro che manifestazione della volont del popolo? Nienteaffatto. Secondo Stirner, anche in questo caso, il singolo si trova soverchiato dalluniversale cheviene a rappresentare lunica volont legittima: .

    Per Stirner un popolo non pu essere libero che a spese del singolo: quanto pi il popolo liberotanto pi lindividuo legato, e rafforza questa tesi portando come esempio il popolo ateniese, cheproprio nel suo periodo pi libero istitu lostracismo, scacci gli atei e avvelen Socrate, luomopi savio tra gli ateniesi.

    Secondo Stirner lo stato permette s al singolo di valorizzare tutti i suoi pensieri e di scambiarlicon altri, ma solo finch i pensieri del singolo sono quelli dello stato. Se il singolo nutre invece deipensieri che lo stato non pu approvare, cio non pu far suoi, non avr di sicuro il permesso di

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    valorizzarli e di scambiarli con altri. Il singolo pu comportarsi come un individuo solo per graziadello stato, il quale gli concede documenti di identit e passaporto, ma non gli permesso divalorizzare ci che suo, a meno che questo si riveli come qualcosa dello stato, che ha ricevuto infeudo da esso: .

    Nello stato, secondo Stirner, non c alcuna propriet, ma esiste solamente la propriet dellostato perch solo grazie allo stato io ho ci che ho, e solo grazie allo stato io sono ci che sono.La mia propriet privata solo quella parte di propriet dello stato che lo stato stesso mi

    concede, privandone altri membri dello stato, e per questo motivo viene dettaprivata.Cosa far allora legoista se le vie dello stato non saranno pi le sue?Cos risponde Stirner:

    RIVOLTA E RIVOLUZIONE

    Nella tematica della legge si inserisce il momento della rivolta che, a mio parere, permette dicollegare legoismo di Stirner alla genesi delle controculture.

    Il termine rivolta (Emporung) un momento puramente esistenziale in cui il singolo decide disuperare la dimensione alienante (sacra) per poter essere soltanto se stesso.

    A differenza della rivoluzione, che un atto violento che morde sul terreno politico-sociale, larivolta si sviluppa su un piano intimo ed un mutamento esistenziale che dipende da una internainsoddisfazione del singolo.

    Legoista, colui che in costante rivolta, non ha come prima intenzione quella di cambiare lostato attuale delle cose, ma quella di elevarsi, di far cadere loggetto sacro sotto di s, facendolosprofondare nel nulla. Nellegoismo il soggetto si riconosce superiore alloggetto. E chiaro che allaribellione potr seguire il cambiamento delle istituzioni esistenti, ma si tratter solo di un momentosecondario, di un effetto collaterale dellegoismo.

    Stirner, per cercare di spiegare meglio il concetto di rivolta, prende nuovamente come esempio icristiani e comincia ad illustrare la fondazione del cristianesimo, che avvenne in un clima diinsoddisfazione politica a cui per i primi cristiani non parteciparono. Anzi, i liberali del temporinfacciavano ai primi cristiani di aver predicato lubbidienza nei confronti dellordinamento socialee politico allora esistente e di aver dunque comandato di dare a Cesare quello che di Cesare.

    Nonostante questo, Cristo stesso fu incolpato di trame politiche mentre nessuno era pi

    lontano da lui da tali attivit, come gli stessi Vangeli ci dicono.Non celando, in questo contesto, una certa ammirazione per la figura di Cristo, Stirner scrive:.Cristo, secondo Stirner, non era un rivoluzionario ma, come ciascuno di quei cristiani primitivi:

    un ribelle, uno che si solleva. E continua: .

    Cristo era dunque il nemico mortale e vero distruttore dello stato esistente perch devi il corsodelle sorgenti vitali del mondo pagano facendolo cos appassire. Non gli interessava il

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    rovesciamento dellesistente e cos lo mur edificandogli sopra, tranquillo e incurante, il suotempio, senza far caso alle grida di dolore che venivano da quel che aveva murato.

    Conclude cos il nostro filosofo: .

    ASSOCIAZIONE E SOCIETA

    La societ, per Stirner, rappresenta la dimensione inautentica del vivere in comune. Nella societil singolo costretto ad inchinarsi dinnanzi alla moralit e quindi a vivere in una dimensionaalienante: la moralit non si conf con lindividuo perch essa non ammette lio ma solo luomochio rappresento. Nonostante questa premessa, Stirner convinto che la condizione originariadelluomo sia quella di vivere socialmente e non in solitudine, un vivere sociale autentico devequindi presupporre un superamento (non un miglioramento) della societ che, secondo Stirner, sirealizza nellassociazione.

    Nellassociazione (o unione) legoista viene s a perdere, inevitabilmente, una parte della proprialibert (come siamo soliti intenderla), ma mai lapropriet, che poi ci che lo rende egoista. Nondobbiamo dimenticare che per Stirner la propriet non altro che la libert autentica, mentre lalibert classica solo un ideale, e come tale, un fantasma irrealizzabile. Abbiamo gi detto che lalibert, intesa come propriet, corrisponde a non riconoscere nulla sopra di s, mentre, la libertcercata dalluomo spirituale, si connota come liberarsi di e non trova mai realizzazione perch ilsingolo sar sempre costretto a fronteggiare delle forze a lui superiori di cui non potr liberarsi.

    Noi non possiamo, ad esempio, volare come gli uccelli, poich la nostra volont non potrebbemai liberarci dalla legge della gravit.

    Lo scopo dellassociazione non quindi la libert e tanto meno luguaglianza perch ancheluguaglianza un fantasma, e infatti, dice Stirner: . Come si compone allora lassociazione? Lassociazione la semplice unione di egoisti che si

    alleano per moltiplicare le loro forze e arrivare dove singolarmente non riescono.LAssociazione non sta insieme per un legame n di sangue n di fede (spirito). .

    Secondo Stirner, ogni societ ha di mira lindividualit del singolo che tenta di sottomettere alla

    propria potenza. Legoista s disposto a veder ridotta la propria libert, ma non accetta che lapropria individualit gli venga strappata.Nellassociazione questo non avviene, perch laltro non considerato sotto il punto di vista

    umano, cio religioso, ma personale, egoistico.Chiarisce Stirner:

    Per distruggere la societ e preservare la propria individualit, legoista non ha bisogno di azioni

    violente, di una rivoluzione, ma basta che superi il momento dellumilt, ossia: si ribelli; e laribellione un gesto puramente interiore. Da questa considerazioni risulta chiaramente che Stirner

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    non possa essere considerato un anarchico visto che non mostra alcun interesse a modificareminimamente lordine delle cose in una determinata societ.

    Quello che interessa a Stirner cambiare il rapporto tra io e oggetto e non alterare il contenutodelloggetto. Ed proprio in riferimento a questo rapporto che va compresa la forza esercitatadallegoista. Non si tratta di una forza bruta e violenta ma di un innalzarsi. Un innalzarsi che frutto

    della consapevolezza di essere unico, ed essere unico significa riconoscere che non c nullasopra di me e che tutto mia propriet, perch da me tutto nasce e tutto muore.Lunico e la sua propriet si conclude con le seguenti parole: >.

    MAX STIRNER E LE CONTROCULTURE

    Ora che abbiamo chiarito a grandi linee il pensiero stirneriano, non difficile constatare comeesso rappresenti un grumo di controculturalit. Se per controculturale intendiamo un modo dipensare in contrasto con quello dominante.

    Dobbiamo tenere in conto che Stirner scrive lunico in un clima in cui lidealismo di Hegel haraggiunto il suo apice, e che quella di Hegel una filosofia dove lindividuo una marionetta nellemani dello Spirito.

    A parte questa ovvia osservazione, mi sembra proficuo incrociare lunico di Stirner con lecontroculture perch da questo incontro possiamo ricavare una chiave di lettura per comprendere lestesse. Questa chiave rappresentata dal momento della rivolta che pu essere considerato ilminimo comun denominatore della genesi di ogni controcultura.

    Dicevamo che la rivolta deve essere distinta dalla rivoluzione e corrisponde al momentodellinnalzarsi al di sopra della dimensione degli ideali, dei valori. Una volta che il singolo si innalzato si trova dinanzi a nulla ed solo in questa condizione che possibile la creazione di valorinuovi, alternativi a quelli consolidati. Essere egoisti, secondo Stirner, significa rimanere padroni diquesti valori, perch una volta innalzati diventerebbero essi stessi padroni di chi li ha creati.

    Stirner, per farci capire cos una rivolta, ci porta lesempio dei primi cristiani che si liberaronodella morale pagana. E che cos il primo cristianesimo monoteista, antischiavista e pacifista se nonuna controcultura generata dallideologia imperiale romana, politeista, militare e schiavista?Abbiamo visto che i cristiani si dimostrano egoisti. Rivoltoso ed egoista sono, nel linguaggiostirneriano, termini affini: legoista lindividuo in perpetua rivolta. Per i cristiani non riescono a

    mantenere accesa la fiamma della ribellione e finiscono per sostituire Apollo con Cristo; Stirnerribadisce che questa sostituzione sempre opera dellegoismo,per salvare le loro anime, dice, main questo caso si riferisce allegoismo inautentico, camuffato, sottomesso a dei valori. A talproposito, vorrei aprire una parentesi per muovere una critica interna al filosofare stirneriano. Lamia idea che la dimensione della rivolta, a differenza di quanto sostiene Stirner delineando il suoEgoismo, possa essere considerata (se vogliamo rimanere sul piano dellautenticit) solo unmomento spontaneo e involontario (come nella nascita della controcultura cristiana) e non unapproccio costante e volontario, finalizzato al raggiungimento della purezza (autenticit). Altrimentila rivolta verrebbe innalzata nella dimensione santa dellessere, forgiando lideale dellEgoismo(autentico), caratterizzato dal dover-essere in rivolta. Prefiggersi la missione di essereautenticamente egoisti, sotto questa luce, conduce verso unaporia insanabile perch legoista

    tale proprio perch rifiuta la dimensione santa (inautentica) dellessere ossia di dirigersi verso unideale, verso ci che non gi. Leggendo lunico, si ha talvolta limpressione che il singolo debbasottomettersi allideale dellEgoismo con il fine di vivere autenticamente, e in nessuna pagina di

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    tutta la sua opera Stirner mette in pericolo di morte la sua idea fissa, eppure egli stesso scrive:.

    .Considerazioni di questo genere, riguardo legoismo stirneriano, non sono certo singolari.Giorgio Penzo, a cui va il grandissimo merito di aver fatto rivalutare Stirner come filosofo scrive:

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    lo Stato, dovr egli occuparsi della cosa pubblica perch " tale il suo dovere "? Fino a tanto chelo Stato agisce in modo da non turbare i suoi interessi, che bisogno ha il dotto di levar gli occhi daisuoi libri? Lo facciano coloro che voglion mutare quelle condizioni in modo pi conforme ai lorobisogni. Ilsacrosanto dovere non potr mai costringere la gente a riflettere sulle condizioni delloStato, come non la pu costringere a dedicarsi alle scienze, o alle arti. Legoismo soltanto pu

    spingerli a far ci[..]>>.

    Nellambito della nostra ricerca, mi sembra interessante questo passo, non solo perch indicaunaffinit tra egoista e controculture nel modo di rapportarsi nei confronti dellautorit: porsi su unpiano superiore disinteressandosi di essa; ma anche perch Stirner sottolinea che il sacrosantodovere non pu mai costringere le persone ad interessarsi non solo allo Stato, ma anche alle scienzee alle arti, perch questo lo pu fare solo linteresse personale.Arte e Scienza, le discipline cardinedella maggioranza dei movimenti controculturali, perch attraverso esse lindividuo si pudispiegare liberamente, sono necessariamente, per Stirner, materie da egoisti. E molte operecinematografiche e letterarie, portavoce del pensiero comune, che rappresentano in manierastereotipata: lo scienziato come genio solitario, vanaglorioso e assetato di conoscenza e lartista

    come individuo creativo, asociale e sregolato, sembrano dare una certa ragione a Stirner, perch nonraffigurano di certo delle persone umili e inclini a rispettare la santit delle convenzioni. Dato perscontato che quelli appena descritti sono stereotipi: idee comuni fortemente radicate che spesso nontrovano riscontro nella realt, rimane comunque evidente che lo scienziato si realizzi nelconoscere mentre lartista, pi specificatamente, nel creare. In alcuni casi, come in quello dellacontrocultura hacker, le due figure arrivano a sovrapporsi nellhacker programmatore; teniamoanche presente che la distinzione tra artista e scienziato non cos netta, visto che il divorzio forzatotra arte e scienza cosa relativamente recente, voluto dai romantici che vedevano il rapporto fraqueste due discipline come una lotta fra mondo della vita e ragione astratta. Ad ogni modo, creare econoscere, sono azioni che vengono associate alla divinit e che, secondo i timorati di Dio, non siconfanno alluomo, perch esso deve rimanere umile. Gli spiriti religiosi vedono nel creare e nelconoscere un peccato, una sfida nei confronti di Dio. Mi sembra significativa a tal proposito questatestimonianza dello scienziato-artista Linus Torvalds, noto hacker di cui parleremo in manieraesaustiva: . Non a caso il nostro libro sulle controculture comincia conlanalisi dellantico mito di Prometeo in cui si narrano le gesta di quello che si pu considerare ilprimo peccatore tecnologico dellantica Grecia. Fatta questa considerazione, riguardo laspettoindividualistico e orgoglioso dellessenza delle controculture, che si fondano sullespressione

    della volont creativa e conoscitiva individuale, quella che Stirner definisce dispiegamento di s;ne consegue che le controculture hanno come fine primario la libert individuale che si raggiungedistruggendo ci che Stirner chiama il principio di stabilit, il vero principio della religione, laquale si d da fare per creare santuari intoccabili, verit eterne, insomma qualcosa disacro.

    Per gli autori di controculture infatti, lo scopo principale delle controculture non quello dismantellare i regni del controllo esterno o scatenare la guerra contro chi detiene il potere, ma quellodi cercare prima di tutto di vivere con la maggior libert possibile, evitando le costrizioni neiconfronti della volont creativa individuale. Dunque lesponente controculturale, sotto questoaspetto, pi che un rivoluzionario, dovrebbe essere considerato un ribelle (se ci atteniamo alla

    terminologia di Stirner). Anche se vedremo che, nella realt, le cose non stanno sempre cos.

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    LA RIVOLTA DI PROMETEO E LUCIFERO

    Nellopera del tragediografo Eschilo, il Prometeo incatenato, vengono narrate le gesta di un dioche viene considerato, da Goffman, controculturale. Prometeo una divinit greca che d inizio aisacrifici animali. Riassumendo la sua storia: un giorno Prometeo, dopo aver diviso le interiora e la

    carne di un toro, dalle ossa e il grasso, sfida Zeus chiedendogli di scegliere la sua parte; laltra metsar destinata agli uomini. Zeus, ingannato, sceglie le ossa e il grasso e cos si adira nei confronti diPrometeo e degli uomini che vengono puniti con la privazione del fuoco. Prometeo decide di rubareil fuoco ma Zeus lo castiga incatenandolo ad una roccia, dove ogni giorno sar dilaniato daunaquila che gli manger il fegato. Ogni notte il fegato si rigenera, pronto per essere divoratonuovamente.

    In questo mito il fuoco rappresenta una metafora della conoscenza (che si traduce in tecnologia),ci palese quando Prometeo afferma di aver donato agli umani la conoscenza architettonica, lamatematica, la scrittura, la medicina e i mezzi di trasporto . Goffman osserva che per i greci antichi, che nonsvilupparono pienamente le loro scienze tecniche perch temevano la superbia, questo era unracconto ammonitore, analogamente per i cristiani, la hybris scientifica, raffigurava la volont disuperare i confini prestabiliti da Dio. Goffman cita anche il Werblowsky del Lucifer andPrometheus, che alla fine di una sottile argomentazione giustifica il ladro del fuoco :[..] ma.

    Larchetipo pi somigliante a Prometeo, nella mitologia giudaico-cristiana, la figura diLucifero. Infatti, gi ai tempi delle prime dottrine cristiane, si svilupp, parallelamente allatradizione teologica, uninterpretazione della figura di Lucifero in chiave gnoseologica-salvifica. Inquesto caso la parola Lucifero viene tradotta letteralmente in colui che porta la luce ovvero laconoscenza. Lucifero colui che ha stimolato luomo ad una conoscenza elevatrice, sfidando lavolont di Dio che aveva scelto per luomo un destino da schiavo. Innegabilmente un aloneluciferino pervade tutta lopera controculturale di Stirner, alla cui base c un atto conoscitivoparagonato, anche in questo caso, alla luce del sole: essere unico consiste nel riconoscere che tuttonasce da me e muore in me e che ogni essere superiore a me stesso, sia Dio o luomo, indebolisce ilsentimento della mia unicit e impallidisce appena risplende il sole di questa miaconsapevolezza.A questo punto facile vedere come la conoscenza, metaforizzata nella luce, sia lemblema della

    controculturalit, conoscenza che si configura come strada verso la libert individuale. Laconoscenza (intesa come tecnologia) sembra per non piacere a tutti gli esponenti controculturali,alcuni dei quali, come il tecnofobo Ted Roszak, intonano a gran voce: Vade retro, Prometeo!.Questo diverso tipo di approccio nei confronti della conoscenza tecnologica, ha portato adistinguere le controculture in prometeiche e antiprometiche e pu venire compreso solo se teniamopresente che oggigiorno la tecnologia considerata una sorta di divinit da adorare, senza la qualenon si pu vivere. Se intesa in questo modo, la tecnologia pu venire investita dal momento dellarivolta portando al desiderio di un ritorno alla terra. E per questo alcuni gruppi controculturaliantiprometeici auspicano il trasferimento dellagricoltura e di altre risorse essenziali per lasopravvivenza, come lacqua e le fonti energetiche, ai domicili dei singoli o a piccole comunitautosufficienti. In tal modo rivendicano la possibilit di un sostentamento autonomo provvedendo

    con i propri mezzi a quelle necessit che oggi sono quasi esclusivamente acquistate mediante unvasto sistema agroindustriale. E un modo per rifiutare di sostenere i principi autoritari edeconomici di tale sistema e sottrarre ad esso potere affidandolo allindividuo e alla vita

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    comunitaria.

    CONTROCULTURA E RELIGIONE

    Visti i modelli controculturali di Prometeo e Lucifero, si ha limpressione che la controculturaconsista esclusivamente nella lotta alla dimensione religiosa (nel senso stirneriano del termine),quella barriera che blocca la libera crescita dellindividuo e non gli permette di esprimersi, didispiegarsi come vorrebbe. In parte, questa valutazione, che deriva dallidentificare lacontroculturalit con il momento della rivolta stirneriana, veritiera, ma incompleta. Ad essereprecisi i miti di Prometeo e Lucifero spiegano solo il momento della rivolta, quello che porta allanascita della controcultura, ma non colgono la controcultura nella sua interezza. Come gisottolineato in precedenza, il momento della rivolta si esaurisce nello scavalcamento del sacro, incui lindividuo viene a trovarsi davanti ad un vuoto di valori, che indispensabile per crearne altri.Una volta che nuovi valori sono stati creati lindividuo creatore (e lo stesso Stirner ne ladimostrazione ) o qualche suo discepolo, ne pu diventare succube ed a questo punto che mi pare

    di individuare quello che chiamer il momento religioso della controcultura. Nonostante questoinnalzamento di valori, la componente rivoltosa di una controcultura non muore maidefinitivamente, e si riaccende ogniqualvolta un ribelle rivive genuinamente la rivolta dei primirivoltosi oppure mette in crisi quelli che sono i valori ormai consolidati e innalzati nel momentoreligioso della controcultura stessa. Se, in questo secondo caso, il ribelle trover dei discepoli sipotr verificare uno scisma interno che porter alla nascita di una nuova controcultura. Rivolta ereligione sono dunque due aspetti inseparabili nei movimenti controculturali, infatti un solorivoltoso, o un gruppo di ribelli (sino a che riescono a mantenersi tali) non formano unacontrocultura ma un insieme di individui completamente autonomi, situazione sociale che trovaanalogia con lassociazione (o unione) delineata da Stirner. A mio avviso, anche se lassociazioneintesa da Stirner pu sembrare una condizione puramente ideale, le sue caratteristiche si possonoriscontrare, in un certo qual modo, in ogni controcultura che si trovi in una fase embrionale e in cuinon si sia ancora sviluppato il momento religioso. Il momento della rivolta e la creazione di nuovivalori, riguarda solo un numero ridotto di individui che avvertono come alienante e coercitivo ilcontesto culturale in cui vivono, o solo alcuni aspetti di esso. Ci che lega i rivoltosi di unacontrocultura non un ideale comune, ma il disagio procurato dal sentimento di prigionia edestraneamento da s. I ribelli (a differenza dei rivoluzionari) sono accomunati da esigenzeindividuali (non da valori in nome dei quali decidono di combattere insieme) e solo per questomotivo decidono di unire le loro forze. Nel momento religioso la componente rivoltosa tende aspegnersi, e cresce invece, attraverso un contagio virale, alimentato dallemulazione (sinonimo difiacchezza del pensiero) e dallaspirazione ad essere membri di un gruppo elitario, il numero di

    aderenti (fedeli) alla controcultura. A questo punto la controcultura, se non si dissolve prima, puvenire assorbita da unaltra controcultura, oppure pu sfociare nel grande fiume della culturamainstream e in alcuni casi, questo dipende dagli oggetti innalzati dalla controcultura, potrcristallizzarsi in un religione in senso proprio, che a sua volta, in seguito ad una rivolta, sar ingrado di generare altre controculture e religioni. Ogni religione infatti, se osservata con sguardostorico, nasce con una rivolta; questo lo abbiamo gi visto nel caso del cristianesimo e lo vedremotra poco(sfruttando la simbologia di un racconto) con la religione ebraica, il cui patriarca pu essereconsiderato una sorta di esponente controculturale. Abramo, da rivoltoso, si innalz al di sopra delpoliteismo vigente e vi costru sopra il suo tempio monoteista.

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    ABRAMO, LICONOCLASTA

    La leggenda di cui sto per parlare tratta dal Midrash, il commento rabbinico alla Bibbia cheutilizza parabole e racconti per metterne in luce gli insegnamenti giuridici e morali, e che vennescritto dai rabbini nei secoli successivi alla diaspora romana. Sar pi preciso nel riassumere questo

    racconto, che vede come protagonista il patriarca ebreo, perch meno noto dei miti esposti inprecedenza. Terah, il padre di Abramo, era un costruttore di icone di pietra e legno che abitava conil figlio nella citt di Ur. Abramo non credeva nel culto delle immagini sacre e, una volta che ilpadre gli lasci in custodia il negozio, si rivolse ad un cliente chiedendogli: Quanti anni hai?.Cinquanta rispose il cliente. Poveruomo!, esclam Abramo. Hai cinquantanni e vorrestiadorare un oggetto vecchio un giorno?. Sentitosi umiliato, luomo se ne and pieno di vergogna.In seguito, il giovane Abramo, chiese al padre chi fosse il Dio che aveva creato il paradiso, la terra ei figli delluomo. Per rispondere alla domanda del figlio, Terah lo port a vedere una serie di idoliscolpiti in legno, indicandoli come coloro che avevano creato tutto quello che esiste sulla terra.Allora Abramo and da sua madre e le chiese un po di carne speziata da offrire agli dei; port lacarne alle icone, ma queste non parlavano, n ascoltavano, n tanto meno mangiavano la carne.

    Abramo derise in cuor suo gli dei ed url:Povero mio padre e tutta la sua iniqua generazione, i cuicuori sono tutti inclini alla vanit, che servono questi idoli di legno e pietra, che non possonomangiare, n odorare, n ascoltare, n parlare, che hanno bocche senza verbo, occhi senza vista,orecchie senza udito, mani senza tatto e gambe senza movimento!. Quindi Abramo afferrunascia, distrusse tutti gli dei del padre e quando ebbe finito la pose tra le mani del dio pi grandedi tutti e se ne and. Il padre, udendo quel frastuono, corse da Abramo e gli chiese: Perch haiinfierito cos malvagiamente sui miei dei?. Abramo rispose:Ho posto davanti a loro della carnespeziata e quando glielho avvicinata, affinch potessero mangiarla, tutti hanno proteso le mani per

    prenderla prima che il pi grande potesse afferrarla per cibarsi.Cos, questultimo, ha afferratolascia e li ha distrutti tutti e, guarda, lascia ancora tra le sue mani, come puoi vedere. Il padreadirato: Tu menti! In questi dei c spirito, anima o potere di fare quello che mi hai detto? Nonsono forse di legno e pietra? Non li ho creati io stesso? Sei stato tu a porre lascia nella mani delgrande dio per poter dire che stato lui a colpirli tutti. Ricevuta la risposta che si attendevaAbramo ribatt: Come puoi dunque servire questi idoli che non hanno potere di fare nulla?Possono questi idoli in cui credi renderti libero? Possono udire le tue preghiere quando liinvochi?. A questo punto Terah fece arrestare suo figlio e lo consegn al re perch fosse rieducato.

    Commentare la rivoltosit di Abramo in questo racconto, come lanalogia tra i suoi intenti equelli dellopera stirneriana, mi sembra superfluo.

    Dopo aver presentato i simboli della controcultura, nellambito della fondazione mitica di due

    grandi correnti storiche, da cui emersa la civilt occidentale moderna: la tradizione classica equella giudaico cristiana, Goffman passa ad analizzare le caratteristiche comuni alle controculturearrivando a sostenere la condivisione di metavalori, quali il primato dellindividualit e lanti-autoritarismo. Noi invece abbiamo constatato che il minimo comun denominatore controculturalenon un sistema di valori o metavalori ma la rivolta, a cui estranea qualsiasi sfera etica in quantosuperamento dei valori. Ad ogni modo questi metavalori, secondo Goffman, dovrebbero distinguerele controculture dalla societ dominante, nonch le controculture da sottoculture e minoranzereligiose. Ma noi abbiamo gi intravisto che, seguendo la definizione stirneriana di religione,queste presunte differenze tra minoranze religiose e controculture non sono poi cos assodate epresto lo vedremo, in maniera specifica, analizzando la controcultura hacker. In tale contesto vorreimuovere una critica a Goffman, pur apprezzando nel complesso il suo libro. Goffman, forse a causa

    di un eccesso di partigianeria (non dimentichiamo che stiamo parlando di unicona controculturale),non sembra cogliere nella sua globalit il fenomeno delle controculture. Ribadisce di continuo chelindividuo, per la controcultura, sempre centrale e che

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    controculture richiede raramente che gli individui facciano, dicano, pensino o credano qualcosa dipreciso e che tutto ci che si richiede limpegno a contribuire al processo di abolizionedellasservimento allautorit, sia quella applicata allesterno che quella radicata nella mente, inmodo da permettere allindividualit di svilupparsi>>. Descritta in questo modo la controculturaassomiglia molto allassociazione vagheggiata da Stirner, ma noi abbiamo gi argomentato a

    proposito, e siamo arrivati alla conclusione che non cos. Goffman ci nasconde che lecontroculture sono fenomeni molto estesi, dove gli individui ribelli, che vivono in maniera autenticala rivolta, sono un numero infinitesimale rispetto ai membri adoranti. Questi fedeli allo spirito dellacontrocultura possono apparire certamente dei rivoltosi se paragonati al cittadino modello, succubedelle autorit ortodosse, ma quanti di loro oserebbero opporsi alla sacralit del verbo delle loroicone controculturali e allo spirito della controcultura?

    In sintesi: Goffman non riconosce il momento religioso delle controculture. E in questadimensione che vengono sanciti i codici morali di una controcultura, la sua etica. Ed qui chelindividuo ritorna ad essere schiavo di un dover-essere, imponendosi una missione santa; e nellasfera santa l individuo non pi tale, ma un essere morale che agisce al servizio di unidea e

    considera suo onore essere uno strumento, un arnese della controcultura.

    LA CONTROCULTURA HACKER: TRA RIVOLTA E SANTITA

    Ora entriamo nel cuore del nostro studio, e analizziamo in maniera specifica una controcultura:quella hacker. La mia intenzione testare la condizione attuale della controcultura hackerutilizzando i due momenti controculturali che ho precedentemente esposto: la rivolta e il momentoreligioso. Abbiamo gi detto che la rivolta costituisce laspetto vulcanico della controcultura, incui lindividuo manifesta la sua creativit, mentre il momento religioso, pur essendo anchessocostitutivo e inevitabile, soffoca lindividuo nello spirito della controcultura. Realisticamente, questidue aspetti, finiscono per coesistere simultaneamente e convivere, non solo allinterno di unacontrocultura, ma anche in uno stesso individuo (Stirner docet). Ealtrettanto vero, per, che alcunisoggetti sono meno propensi a cadere nelle reti della religiosit, rispetto ad altri che magari, purostentando il loro disprezzo e superiorit nei confronti delle religioni, diventano dei veri e proprisacerdoti di culti alternativi (inclusa la Scienza). Analizziamo il caso della controcultura hacker.

    La maggior parte degli odierni hacker fa risalire letimologia del termine hacker al M.I.T.(Massachusetts Institute of Technology), una delle universit di ricerca pi importanti al mondo,dove veniva utilizzata gi nei primi anni 50 per indicare una goliardata, uno scherzo solitamenteinnocuo, per esempio lasciare una carcassa fuori dalla finestra del dormitorio. In questa accezione di

    hack era implicito una sorta di divertimento creativo ma sostanzialmente inoffensivo, a cui siispirava lutilizzo al gerundio: hacking. Nella seconda met degli anni 50, il termine assunse unaconnotazione sempre pi ribelle: fare hacking era un modo per dare sfogo a pensieri ecomportamenti repressi dal rigido percorso di studio dellistituto, e poteva consistere nellaccedereingegnosamente alle stanze proibite del campus o utilizzare il sistema telefonico in maniera nonortodossa per telefonare gratuitamente (phreaking). I primi ad autodefinirsi computer hackerfurono degli studenti appassionati di modellismo ferroviario riuniti nel Tech Model Railroad Club,per lesattezza i membri del comitato Signals and Power, che con hacking intendevano unostratagemma che ottimizzasse lefficienza complessiva del sistema ferroviario del club, insomma ungioco ozioso in grado di migliorarne le prestazioni. Non ci volle molto perch questi primi hackermettessero le mani, abusivamente, sullo TX-0 del campus (un supercomputer1 interamente a

    transistor) cos che, sul finire degli anni 50, lintero comitato Signals and Power si era trasferito1 I supercomputer sono elaboratori appartenenti a grandi societ o enti di ricerca che condividono il loroutilizzo tra molti utenti e sono progettati per ottenere enormi potenze di calcolo.

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    nella sala di controllo del TX-0. Il verbo to hack significava ora migliorare le performance delsoftware utilizzando metodi poco convenzionali rispetto a quelli usati nella scrittura del softwareufficiale. Un hacker era dunque chi riduceva la complessit del codice sorgente 2con un hack(letteralmente accettata). Il termine indicava anche lo sviluppo di software ludico, come adesempio, Spacewar!, il primo videogioco interattivo sviluppato nei primi anni 60. Spacewar!

    comprendeva tutte le caratteristiche dellhacking tradizionale: era altamente innovativo e divertentee fin per diventare il passatempo preferito di quanti lavoravano ai mainframe (specie disupercomputer) in ogni parte del mondo, inoltre, questo videogioco, si diffuse piuttosto facilmentetra i programmatori, visto che gli hacker, avendolo realizzato per pura passione, non lo facevanopagare o tentavano di limitarne la diffusione. Nella seconda met degli anni 70, un computerhacker era chiunque scrivesse del codice software solo per il gusto di farlo, specificatamenteindicava chi avesse grosse capacit nellambito della programmazione. In questo periodo il termineperse genericit e venne sempre di pi associato al mondo dei computer. La controcultura hackercominci ad assumere sempre pi delle connotazioni religiose: per potersi considerare hacker,non era pi sufficiente che un programmatore scrivesse del codice per passione, ma doveva far

    parte dellomonima cultura e onorarne le tradizioni allo stesso modo in cui un contadino del Medio

    Evo giurava fedelt alla corporazione dei vinai. Gli hacker di istituzioni elitarie come il MIT,Standford e Carnegie Mellon cominciarono a codificare letica hacker: le norme che governano ilcomportamento quotidiano dellhacker, di cui parler il libro Hackers. Gli eroi della rivoluzioneinformatica scritto da Steven Levy nel 1984. E a partire dai primi anni 80 che il termine hackerassume anche una connotazione negativa: i computer erano oramai alla portata di molti e iprogrammatori comuni finirono per trovarsi a stretto contatto con i veri hacker via ARPANET(antenata dellodierna INTERNET). In questa promiscuit, secondo alcuni hacker religiosi, deicomuni programmatori strumentalizzarono le filosofie anarchiche tipiche della cultura hacker diambiti come quello del MIT, e cominciarono ad essere lesivi: diffondendo virus, perpetrandoattacchi informatici, ecc. Sempre secondo questi hacker, nel corso di un simile trasferimento divalori and perduto il tab culturale originato al MIT contro ogni comportamento malevolo,doloso. Il termine "hacker" assunse connotati punk, nichilisti. Quando polizia e imprenditoriiniziarono a far risalire quei crimini a un pugno di programmatori rinnegati che citavano a propriadifesa frasi di comodo tratte dalletica hacker, il termine prese ad apparire su quotidiani e riviste inarticoli di taglio negativo3.

    HACKER E CRACKER

    Tuttora il termine hacker utilizzato prevalentemente (quasi esclusivamente dalla grandestampa) con laccezione di pirata informatico. Sentendosi diffamati, gli hacker religiosi, hanno

    coniato nuovi termini con lintenzione di mettere un po di ordine e potersi distinguere dagli utentiinformatici dannosi che spesso vengono confusi con gli hacker veri. E interessante constatare, inpertinenza con il nostro studio, come gli hacker aderenti alletica hacker considerino nichilistiquelli che loro chiamano cracker, ossia i pirati che si introducono abusivamente in un sistema e lodanneggiano in nome di idee anarchiche, ma molto pi frequentemente, per guadagnareillegalmente del denaro (spionaggio industriale, frodi, ecc.).

    2 Il codice sorgente di un programma costituito dalle istruzioni, appartenenti ad un linguaggio diprogrammazione, che servono per ottenere il programma. Se paragoniamo un software ad una torta, il codice sorgente

    la ricetta che serve per prepararla.

    3 Sam Williams - Codice Libero, Richard Stallman e la crociata per il software libero (Appendice B: Hack,hacker e hacking)

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    Seguendo lesempio linguistico di Stirner e volendo rivalutare il termine nichilista, mi piacefar rilevare come questo aggettivo non sia quasi mai usato onestamente nellaccezione corretta disenza valori, ma sempre facendo riferimento a dei sistemi di valori non condivisi. Per esempioNietzche, grande debitore di Stirner, considera i cristiani dei nichilisti perch riducono a nulla ilmondo empirico. Allo stesso tempo i cristiani, erroneamente, considerano Nietzche un nichilista,

    perch riduce a nulla i valori cristiani. Ma in realt Nietzche non porta a compimento la morte diDio: la distruzione di tutti i valori, perch vuole esplicitamente soppiantare il Crocifisso conDioniso, sostituire dei valori con altri valori. Bene, se usiamo il termine nichilista in manieracorretta, non sar difficile rendersi conto che neanche i cracker sono senza valori comepretendono gli hacker religiosi. I cracker, pi semplicemente, dimostrano di non condividereletica hacker. Lattivit del cracker, che danneggi un sistema per assecondare un ideale anarchico(attacchi contro enti autoritari) o per avidit di denaro (frodi nei confronti dei normali utenti), mordesempre sul terreno religioso dei valori; e che ci si prostri dinnanzi ad un ideale di antiautoritarismoo a Mammona (nella Bibbia, la personificazione delle ricchezze disoneste), quello che rimanepresente la condizione di servaggio nei confronti di un entit estranea. Nichilista, senza valori(sopra di s) solo lindividuo nel momento della rivolta, il ribelle che agisce guidato dalla propria

    passione, dal desiderio di dispiegarsi. Quindi, se proprio dobbiamo identificare ci che divide uncracker dagli hacker della prima ora, i primi rivoltosi della controcultura (che per non potevadefinirsi ancora tale, mancando il momento religioso), non dobbiamo cercare nellambito delleticanormativa (perch gli hacker non ne hanno una sino agli anni 70), ma in quello motivazionale: lapassione degli hacker ribelli da una parte, lideologia anarchica o il denaro facile dei crackerdallaltra.

    Rispondiamo ora ad una domanda che turba da molti anni il mondo dellinformatica: gli hackersono buoni o cattivi? Sono dei pirati informatici, s o no?

    Risposta: dipende. Gli hacker religiosi che si sono sottomessi alletica hacker sono costretti adessere buoni e in un certo senso non possono esserlo, perch non sono loro ad agire, ma lo spiritodelletica hacker attraverso di loro. Diversamente, un hacker rivoltoso essendo libero (anchedalletica hacker), caratterizzato da un agire egoistico e dunque non prevedibile, in quantomotivato dalla propria passione, che unica. Lhacker rivoltoso potrebbe sviluppare dei programmie rilasciarli liberamente, magari senza intascare un soldo, se per lui condividere fonte di gioia;come, allo stesso tempo, potrebbe agire illegalmente forzando qualche serratura virtuale. Ma sequesto accadr, non sar di certo per denaro o perch stato guidato da qualche ideale anarchico,ma solo per manifestare liberamente se stesso. In questottica, letica hacker, intesa in sensonormativo, appare ridicola. Infatti obbligare chi lo fa gi spontaneamente, a scrivere free software ocondividere le proprie conoscenze assurdo quanto (tornando ad un esempio caro a Stirner)

    obbligare un uccello a cantare. Se teniamo presente che la seguente una delle definizioni di hackerpi apprezzata (dagli stessi hacker) arriviamo alla conclusione che lespressione etica hacker una specie di ossimoro, una contraddizione in termini:

    Un hacker una persona che si impegna nellaffrontare sfide intellettuali per aggirare osuperare creativamente le limitazioni che gli vengono imposte, non limitatamente ai suoi ambitidinteresse (che di solito comprendono linformatica o lingegneria elettronica), ma in tutti gliaspetti della sua vita.

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    RELIGIOSITA NELLA CONTROCULTURA HACKER

    ERIC S. RAYMOND - COME DIVENTARE UN HACKER

    Laspetto religioso della controcultura hacker raggiunge una delle sue massime espressioni neldocumento Come diventare un hacker di Eric S. Raymond, figura controversa della controculturahacker e portavoce del movimento open-source. Il segreto per diventare un hacker, secondoRaymond, consiste nellemulazione dei maestri hacker, le figure di spicco della controcultura. Inpratica, si tratta di annichilire la propria persona e diventare una sorta di scimmia ammaestrata cheimita in tutto e per tutto lo stile di vita hacker esemplificato dal maestro:

    . (Il metodo pi efficace per diventare un maestro imitarelimpostazione mentale dei maestri non solo intellettualmente ma anche emotivamente).

    E per rafforzare questa tesi, Raymond, cita a suo favore un moderno poema Zen di ignotaprovenienza:

    To follow the path:look to the master,follow the master,

    walk with the master,see through the master,

    become the master.

    Per seguire la via:osserva il maestro,segui il maestro,

    cammina a fianco del maestro,guarda attraverso gli occhi del maestro,

    diventa il maestro.

    Cos, se vuoi essere un hacker, ripeti le seguenti cose sino a che non le credi veramente.

    1. Il mondo pieno di problemi affascinanti che aspettano di essere risolti.2. Nessuno dovrebbe mai risolvere lo stesso problema una seconda volta.3. La noia e i lavori da sgobboni sono un male.4. La libert un bene.5. Latteggiamento non sostituisce la competenza.

    E sorprendente come questi enunciati, che vista la loro razionalit permettono di essereassimilati senza invocare la fede del credente, siano stati trasformati in verit rivelate in cuisforzarsi di credere. Tutti converranno che non possano essere considerati degli articoli di fede incui si pu solo credere ciecamente. Come spiegare allora lesistenza del documento Comediventare un hacker?

    Innanzi tutto, non dimentichiamo che legge scritta e religione sono sempre complementari,infatti limpulso a legiferare, a sottomettere e sottomettersi dinnanzi ad una sacra scrittura prerogativa di tutte le religioni in senso proprio. Cos la scrittura se non lunico modo per dareforza e solidificare le idee? Ma ritorniamo allo scritto di Raymond. E lecito chiedersi se unapersona che ha bisogno di autosuggestionarsi, per credere che il mondo pieno di problemi

    affascinanti, sia atta a diventare un hacker (concedendo che lo si possa diventare attraverso un

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    tutorial4). Questo sembra importare poco a Raymond perch il suo obbiettivo evidentementequello di fare proseliti e aumentare il pi possibile i membri della controcultura hacker; non si trattadi una nostra interpretazione, Raymond esplicita i suoi intenti evangelici in un paragrafo intitolatomolto significativamente Servire la cultura hacker, dove lultima esortazione : Finally, you canserve and propagate the culture itself (Finalmente, puoi servire e diffondere la cultura stessa).

    Ebbene, il proselitismo, esigenza comune a molte religioni (in senso stretto e in senso stirneriano), presente anche nella controcultura hacker, e costituisce una delle facce del suo momento religioso.Laltra faccia della medaglia rappresentata, invece, dallesigenza di purezza, e vede il suo pigrande esponente nellhacker Richard Stallman.

    RICHARD STALLMAN - GUERRA TERMINOLOGICA

    Il momento religioso di una controcultura caratterizzato dalle guerre. Guerre intestine e contronemici esterni. Abbiamo visto, analizzando il pensiero di Stirner, che le guerre e le rivoluzioni si

    sviluppano in un terreno sociale; esse sono estranee al rivoltoso che non ha ideali in nome di cuicombattere, sottomettere e sottomettersi, ma sono perpetrate piuttosto dalluomo religioso, che,sentendosi portavoce del bene, si arroga il diritto di imporre i propri ideali usando (nei casi estremi)qualsiasi mezzo, seguendo il motto: il fine santifica i mezzi. Il massimo ideologo e campione dellapolemica nel panorama della controcultura hacker, in constante lotta, non solo con il mondo delsoftware proprietario, ma anche con gli stessi esponenti di quello libero, si definisce ateo e porta ilnome di Richard Matthew Stallman. Stallman un degli hacker pi noti, per le sue doti indiscussedi programmatore: ha scritto due tra i programmi liberi pi apprezzati (leditor Emacs e ilcompilatore5 GCC) ma soprattutto per il suo attivismo ideologico a favore del movimento delsoftware libero che lo ha portato a fondare la Free Software Foundation. Nel 1983 Stallman lanciail progetto Gnu (acronimo ricorsivo di Gnu is not Unix6), il cui scopo la creazione di un sistemainteramente libero chiamato Sistema GNU; per arrivare a questo risultato, allinterno del progetto,vengono creati programmi per coprire ogni necessit informatica: compilatori, lettori multimediali,programmi di crittografia, ecc; il sistema GNU per, non dispone tuttora di un suo kernel7utilizzabile e perci viene solitamente affiancato dal kernel Linux (di cui parleremo in seguito)dando vita al sistema operativo GNU/Linux. Che quasi tutti, nonostante le lamentele del nostrohacker religioso, chiamano pi semplicemente Linux. La visione di Stallman riguardo al software di tipo manicheo. Per lui esiste solo il Male: il software proprietario, e il Bene: il software libero.Lideale a cui Stallman vuole sacrificare tutto dunque la libert del software. Badate bene, asserireche Stallman sia un sostenitore del software libero quantomeno un eufemismo poich arriva apropugnare una completa abolizione del software proprietario, in quanto (parole sue) crimine

    contro lumanit. Nel caso sfuggisse a chi sta leggendo, il software libero qualsiasi softwarerilasciato con una licenza che permetta a chiunque di utilizzarlo e che ne incoraggi lo studio, lemodifiche e la ridistribuzione, e si contrappone al software proprietario che ha invece le

    4 Un tutorial o how-to la raccolta di istruzioni essenziali su di uno specifico argomento senza troppe pretese dirigore e completezza espositiva.

    5 Un compilatore un programma che traduce il codice sorgente di un software nel software vero e proprio: illinguaggio macchina binario comprensibile solo al computer.

    6 Unix un sistema operativo sviluppato a partire dal 1969 dai laboratori AT&T e Bell Labs, donato per fini distudio alle universit di tutto il mondo. Molti sostengono che grazie ad Unix linformatica si evoluta da aspetto

    pratico delle scienze matematiche a scienza autonoma.

    7 Il kernel (nucleo) il software del sistema operativo che fornisce ai processi in esecuzione sullelaboratore unaccesso sicuro allhardware.

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    caratteristiche opposte. Attenzione, perch laggettivo libero (riferito al software) non indicaassolutamente che il software in questione possa essere utilizzato in maniera indiscriminata, anzi, lalicenza GPL (GeneralPublicLicense, scritta dallo stesso Stallman) sotto la quale viene distribuitobuona parte del software libero, una delle pi restrittive in assoluto. Eccola riassunta brevemente:

    Il testo della GNU GPL disponibile per chiunque riceva una copia di un software coperto daquesta licenza. I licenziatari (da qui in poi indicati come "utenti") che accettano le sue condizionihanno la possibilit di modificare il software, di copiarlo e ridistribuirlo con o senza modifiche, siagratuitamente sia a pagamento. Questultimo punto distingue la GNU GPL dalle licenze che

    proibiscono la ridistribuzione commerciale.

    Se lutente distribuisce copie del software, deve rendere disponibile il codice sorgente a ogniacquirente, incluse tutte le modifiche eventualmente effettuate (questa caratteristica dettacopyleft). Nella pratica, i programmi sotto GNU GPL vengono spesso distribuiti allegando il lorocodice sorgente, anche se la licenza non lo richiede. Ci sono casi in cui viene distribuito solo ilcodice sorgente, lasciando allutente il compito di compilarlo.

    Lutente tenuto a rendere disponibile il codice sorgente solo alle persone che hanno ricevutoda lui la copia del programma o, in alternativa, accompagnare il software con una offerta scritta direndere disponibile il sorgente su richiesta e per il solo costo della copia. Questo significa, adesempio, che possibile creare versioni private di un software sotto GNU GPL, a patto che taleversione non venga distribuita a qualcun altro. Questo accade quando lutente crea delle modifiche

    private al software ma non lo distribuisce: in questo caso non tenuto a rendere pubbliche lemodifiche.

    Dato che il software protetto da copyright, lutente non ha altro diritto di modifica oridistribuzione al di fuori dalle condizioni di copyleft. In ogni caso, lutente deve accettare i terminidella GNU GPL solo se desidera esercitare diritti normalmente non contemplati dalla legge sulcopyright, come la ridistribuzione. Al contrario, se qualcuno distribuisce un software (in

    particolare, versioni modificate) senza rendere disponibile il codice sorgente o violando in altromodo la licenza, pu essere denunciato dallautore originale secondo le stesse leggi sul copyright.

    Rimandando di qualche pagina alcune considerazioni sulla suddetta licenza, ritorniamo a parlaredi Stallman e segnaliamo, ancora una volta, il legame indissolubile tra parola (che diventa legge) ereligiosit. Osserviamo, pi da vicino, la cavillosit terminologica di Stallman che non ha egualinella controcultura hacker. Innanzi tutto, uno dei suoi criteri per concedere unintervista ad ungiornalista che questultimo accetti di usare la sua terminologia dallinizio alla fine dellarticolo.

    In alcuni casi arrivato a chiedere ai giornalisti di leggere parti della filosofia GNU prima di unintervista, per motivi di efficienza e a rifiutare unintervista per mancanza di adesioneterminologica dellintervistatore. Stallman soprattutto attento alle parole quando si parla delrapporto tra software e libert. Instancabilmente chiede alle persone che parlano di Linux diutilizzare il termine GNU/Linux (che pronuncia "GNU Slash Linux), perch la sola parolaLinux, a suo dire, nuoce alla sostenibilit del movimento del software libero rompendo ilcollegamento tra il software e la filosofia del software libero del progetto GNU. Dal 2003 circa,ha cominciato ad usare anche il termine GNU+Linux che pronuncia "GNU plus Linux", mettendoin evidenza che Linux solo una variante di GNU, e che il progetto GNU il suo principalesviluppatore.

    Inoltre, a suo cospetto, bisogna evitare il termine propriet intellettuale, poich il terminePropriet Intellettuale stato ideato per confondere le persone, e viene usato per evitare unadiscussione intelligente sulle specifiche di copyright, brevetti, e leggi sul marchio, trattando senza

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    distinzione aree di leggi che sono pi dissimili che simili. Prevedibilmente, la sua pedanteriaverbale, e i suoi continui sforzi per convincere la gente dellimportanza della terminologia sonofonte di regolare incomprensione e contrasto non solo con i non addetti ai lavori, ma comedicevamo prima, anche con gli stessi hacker. Ad esempio: Stallman categoricamente contrarioallutilizzo del termine open-source software (utilizzato da Raymond) per indicare il software libero

    perch non fa venire in mente ci che Stallman considera come valore del software: la libert.Open-source significa solamente sorgente aperto e non fa riferimento alla libert, e diconseguenza, a suo giudizio, non porter le persone a dare valore e difendere la propria libert. Unalternativa che Stallman accetta "unfettered software" (software senza restrizioni), comunque,"free software" il termine che preferisce di gran lunga. Per analogia sostiene il termine softwareproprietario piuttosto che closed source software"(sorgente chiuso) quando ci si riferisce ad unsoftware che non libero. A Stallman piace mettere in evidenza come il termine libero non sia daintendersi come gratuito (ambiguit in cui si incorre nella lingua inglese utilizzando laggettivofreeche significa anche gratuito) e precisa: libero come il pensiero, non gratis come una birra

    offerta da un amico.

    Se guardiamo bene, questa scontro terminologico (Free versus Open-source), non altro che unaguerra santa che vede lesigenza di purezza di Stallman scontrarsi con gli intenti evangelici diRaymond. Fu proprio Raymond che nel 1998 scrisse, assieme ad altre personalit del free software,la Open Source Definition, il documento fondamentale del movimento Open source. Come abbiamogi visto, la fissazione di Raymond la diffusione della controcultura hacker che a suo modo divedere trova la sua massima espressione nel movimento open-source. Raymond un veroevangelista, ed chiaro come il suo tentativo di diffondere il verbo hacker fino a farlo penetrare nelmainstream venga ostacolato dalleccessiva pretesa di purezza dellideologia di Stallman. Open-source dunque un termine astuto che nasce per amicarsi il mondo extra-hacker, e sostituirelambiguo free, aggettivo che guardato con troppo sospetto dal mercato e da chi non unhacker.

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    LE GUERRE DEL SOFTWARE

    Limmagine raffigura schematicamente i fronti della principale guerra santa del software. Sitratta di una guerra nota (grossomodo) anche ai non specialisti del settore informatico e vede unaserie di societ e movimenti che lottano per sconfiggere limpero del Male, quello di Microsoft, ilcui imperatore uno degli uomini pi ricchi del mondo: Bill Gates. Forse avrete notato che alla fotodi Gates stata aggiunta una coda da diavolo; ebbene, questo un esempio di come il pensieroreligioso lavori similmente ai computer, utilizzando un sistema binario: 0 e 1, bianco e nero, bene e

    male. In questo quadro Microsoft chiaramente il Male. Secondo alcuni detrattori di Microsoft, BillGates sarebbe addirittura lincarnazione dellanticristo. Per supportare questa tesi si servono di unalunga serie di argomentazioni tra cui una fantasiosa interpretazione del seguente passodellApocalisse di Giovanni:

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    forse vero che Microsoft avr presto il monopolio totale dellinformatica? E ancora: presto usareInternet sar una necessit per il business. Internet la si conosce anche come World Wide Web(ragnatela mondiale), e si scrive WWW: ma unaltra forma di scrivere W VI, cos che W W W VIVI VI, cio 6 6 6. Ultima cosa: lApocalisse dice che il marchio della bestia si porter sulla mano esulla fronte: le parole mouse e schermo vi dicono niente?>>.

    Verrebbe da pensare che la guerra del software, schematizzata nellimmagine, si risolvaesclusivamente in una grande guerra in cui tutte le forze del software sono alleate contro ilnemico Microsoft, limpero del Male. La realt molto pi complessa e impossibile da trattareesaurientemente in questa sede. Mi limiter a segnalare alcune guerre fratricide che vedonocombattere hacker contro altri hacker. Una prima guerra civile, interna alla controcultura hacker,labbiamo accennata poco fa parlando della polemica terminologica tra Stallman e Raymond,scatenata da due modi diversi di concepire la religione del software libero. Da una partelintransigenza di Stallman e la sua ricerca di una purezza cristallina, ottenibile solo conlestirpazione totale del software proprietario; dallaltra la flessibilit di Raymond, pronto ascendere a compromessi a scapito della purezza pur di guadagnarsi sempre nuovi fedeli. A

    proposito di questo scontro interno, mi sembra di cogliere una situazione analoga, con le debiteproporzioni, a quella in cui si vennero a trovare i primi cristiani con la conversione al cristianesimodi una parte dei farisei. I farisei (similmente a Stallman) volevano preservare la purezza delle leggidi Mos e obbligare alla circoncisione, e ad altri rituali, i pagani convertiti al cristianesimo, maPaolo (come Raymond) si oppose a questa volont in nome di una salvezza accessibile a tutti:al giudeo restando giudeo, al gentile restando gentile, al barbaro restando barbaro, al grecorestando greco. Dopo il concilio di Gerusalemme si giunse ad una specie di compromesso in cui sistabil che Pietro avrebbe predicato il Vangelo solo ai cristiani circoncisi mentre Paolo a tutti glialtri. Tuttavia il problema venne superato solo in parte, perch, di fatto, una divisione permase, e netroviamo traccia nella maggior parte delle Lettere di San Paolo, nelle quali risalta la sua continualotta contro le problematiche create nelle Chiese dai credenti giudaizzanti. Questa doppia animadivisa tra proselitismo e purezza presente anche allinterno della controcultura hacker, ed riscontrabile a qualsiasi livello gerarchico del movimento; dai grandi maestri hacker ai sempliciutilizzatori di Linux che si uniscono neiLinux UserGroup8di tutto il mondo.

    LINUX VS BSD (GPL VS BSD)

    Linux contro Bsd (Berkeley Software Distribution) uno scontro che concerne, in realt, pi lelicenze con le quali viene distribuito il software, che il software vero e proprio. In questa guerratroviamo schierati i fedeli dei sistemi operativi Linux contro gli utilizzatori delle distribuzioni Bsd.

    Dal punto di vista tecnico, Linux e Bsd, sono piuttosto simili, essendo derivati entrambi dal sistemaoperativo Unix. Bsd la variante originaria di Unix sviluppata presso luniversit di Berkley; dicome nacque Linux parleremo pi avanti. Cosa differenzia questi sistemi? Molto sinteticamente:Linux superiore sotto laspetto della compatibilit hardware e della quantit di tutorial disponibili,conseguenze di una comunit pi estesa e religiosa; mentre Bsd ha, generalmente, la meglio sulpiano della solidit e sicurezza informatica; OpenBSD, uno dei sistemi Bsd pi apprezzati, reputato, out of the box9, uno dei sistemi operativi meno vulnerabili in assoluto. Ci che dividemaggiormente i due sistemi operativi la filosofia di base, incarnata dalla rispettiva licenza didistribuzione. Linux viene distribuito con la licenza GPL mentre Bsd sotto lomonima licenza BSD.Avrete constatato come agli ideologi informatici (anche a quelli molto attenti alluso delle parole)

    8 Un Linux User Group (LUG) un gruppo formato da persone che condividono la passione per il Softwarelibero e in particolare per il sistema operativo Linux.

    9 Out of the box = nella configurazione predefinita e pronta alluso.

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    piaccia condire i loro discorsi con la parolafilosofia quando sarebbe invece pi consono utilizzare iltermine ideologia. Ad ogni modo, le caratteristiche comuni alle due licenze in questione si possonoriassumere nelle quattro libert (teorizzate da Stallman) che ogni software, per essere definitolibero, deve poter garantire:

    Libert di eseguire il programma per qualsiasi scopo (chiamata "libert 0") Libert di studiare il programma e modificarlo ("libert 1") Libert di copiare il programma in modo da aiutare il prossimo ("libert 2") Libert di migliorare il programma e di distribuirne pubblicamente i miglioramenti,

    in modo tale che tutta la comunit ne tragga beneficio ("libert 3")

    Entrambe le licenze garantiscono queste quattro libert, ci che le diversifica linterpretazionedellultimo punto (libert 3), che nella licenza GPL si traduce in un comandamento:

    Distribuisci pubblicamente i miglioramenti, in modo tale che tutta la comunit netragga beneficio!

    Secondo questa legge: io, come programmatore, sono costretto a cedere la mia libert alprogramma, posso s modificarlo a mio piacimento per se voglio distribuirlo sono costretto adessere altruista, ossia a rilasciare le modifiche che ho apportato in modo che tutti possano vederle.Ne consegue che la libert promossa dalla licenza GPL non assolutamente quella dellutente neiconfronti del software ma proprio il contrario: il software libero, ma io non lo sono. Aggiungiamoche, oltre allimposizione di consegnare le modifiche apportate, la GPL mi obbliga a rilasciare ilprogramma da me modificato sotto la stessa licenza, il che la fa assomigliare ad una sorta di virusdellaltruismo che infetta qualsiasi cosa tocchi. In unintervista al Chicago Sun Times, SteveBallmer, CEO di Microsoft, ha dichiarato: "Linux un cancro che si attacca, nel senso della

    propriet intellettuale, a tutto ci che tocca, questo il modo con cui la licenza (GPL) opera".Sotto questo aspetto la licenza BSD invece molto pi vicina alla libert dal software dei primihacker, che, non ossessionati dal destino di ci che avevano creato solo per passione, potevano,stirnerianamente parlando, essere considerati degli egoisti. Infatti un software rilasciato sottolicenza BSD pu essere modificato e ridistribuito utilizzando la stessa licenza oppure unaltralicenza qualsiasi senza lobbligo di ridistribuire le modifiche apportate al codice sorgente. Adifferenza della GPL, questa licenza piace molto a Microsoft e ne ha sfruttato a pieno la liberalitmigliorando Windows NT e i successivi sistemi operativi (closed-source) grazieallimplementazione di una massiccia porzione di codice tratto dal sistema operativo Bsd. Ora,colgo lo spunto per lanciare una provocazione ai filantropi informatici, che sono molto spesso utentireligiosi di Linux: se amate il vostro prossimo dovreste gioire di quello che chiamate furto di

    codice permesso dalla licenza BSD, perch i sistemi operativi Microsoft sono installati nellastragrande maggioranza dei computer di tutto il mondo e di conseguenza la qualit della vitainformatica della maggioranza delle persone migliorata. Perch ora, grazie a Bsd e alla sualicenza, c un po di Unix anche dentro Windows. O forse aveva ragione Stirner, e non amate ilvostro prossimo come credete, ma solamente il linuxiano che c in lui?

    LINUX VS LINUX

    Volete scatenare una guerra santa? Provate a chiedere ingenuamente in qualsiasi spazio virtuale

    dedicato a Linux (newsgroup, forum, blog, chat o mailing list) qual la distribuzione Linuxmigliore. E s, perch di sistemi operativi basati sul kernel Linux ce ne sono molti e vengonochiamate appunto distribuzioni. Le differenze tra distribuzioni Linux sono di carattere tecnico,

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    organizzativo e filosofico. Quelle di carattere tecnico consistono in un diverso supportodellhardware e nella configurazione del software. Quelle di carattere organizzativo sono spessomotivate da scelte tecniche ma anche da ragioni storiche o, come dicevamo, filosofiche. La primaconsiderazione da fare, per capire come una semplice domanda su un sistema operativo possa esserefonte di tanti attriti, riguarda lorientamento assolutistico proprio di una buona parte del mondo

    Linux che vive religiosamente il sistema operativo. E qual il senso profondo della religione senon la ricerca dellAssoluto che si pone al di sopra del permanente, del relativo, e perci delsingolo? Ritornando alla domanda iniziale (qual la distribuzione Linux migliore?), pochilinuxiani risponderanno informandosi preventivamente sulle esigenze dellutente che lha posta;pochi chiederanno come utilizzerai il sistema operativo?. Questa osservazione ancora pipertinente quando viene chiesto un confronto tra Linux ed un altro sistema operativo. Quelmigliore, difficilmente, viene inteso in relazione alle esigenze del singolo utilizzatore, ma vieneinvece interpretato, in maniera assoluta, su un piano ideale e astratto. In questi frangenti emergonole due anime della controcultura hacker di cui parlavamo prima. Gli utenti pi puririsponderanno Debian!, perch Debian attualmente una delle poche distribuzioni a contenerenativamente solo software non proprietario. Non a caso, per Debian, Stallman ha scritto vrms

    (Richard Matthew Stallman Virtuale), tool paragonabile ad un esorcista virtuale atto a purificare ilcomputer dal software proprietario. Vrms analizza i programmi installati e comunica allutentequali sono i programmi non liberi, per alcuni software poi, espone anche le ragioni per cui queldeterminato pacchetto non pu considerarsi libero. Una curiosit: Stallman sarebbe stato indisaccordo con parti della definizione di software libero fornita da Debian. Ad essere precisi, idebianisti (si fanno chiamare cos gli utenti di Debian), pur profondamente convinti che la lorodistribuzione sia la migliore in assoluto, non la consigliano agli utenti alle prime armi, con lascusante che non semplicissima da configurare. Questo consiglio, piuttosto che dimostrare la lorofilantropia nei confronti dei novizi (che chiamano spesso, sprezzantemente, utonti), serve adalimentare invece il loro orgoglio, che viene nutrito dal sapersi utilizzatori di un sistema operativocomplesso, destinato a solo pochi eletti (amano definirsi duri e puri). Il debianista convintoraccomander dunque allutente novello di farsi le ossa con le altre distribuzioni (considerateinferiori sul piano tecnico e morale) per poter fare in seguito il grande salto di qualit versoDebian. Laltra anima del mondo Linux risponde alla complessit e purezza morale di Debian conlimmediatezza e tolleranza di costumi. Ubuntu, per esempio, distribuzione derivata da Debian efinanziata da Canonical Ltd, il tipico esempio di software che si focalizza sulla semplicit diutilizzo (anche per questo, attualmente, la distribuzione Linux pi diffusa al mondo). Ubuntu,come recita lhome page del suo sito, una parola africana che significa "umanit verso glialtri"(gli utenti di Debian sostengono, scherzosamente, che significhi non so installare Debian),dunque si proclama esplicitamente come distribuzione filantropa. Il suo slogan "Linux per essereumani": il desiderio di condividere un software libero, semplice e completo con il maggior numero

    di persone, anche quelle che non sono esperte con il computer. Ubuntu, secondo molti utentiLinux, proprio una distribuzione completa che dimostra una notevole compatibilit hardware eduna immediatezza impressionante. Per, una critica che le si pu muovere contro riguardaleccessiva accondiscendenza verso le novit software che non collima molto con la stabilit e lasicurezza del sistema operativo (non essendo state testate a sufficienza). Questa sviluppata aperturaad accogliere immediatamente ci che nuovo serve proprio ad accattivarsi la simpatia di chi non ancora esperto di computer ed quindi poco interessato alla maturit del software, preferendo,sempre e in ogni caso, la novit. Daltronde, lopera di proselitismo, non pu essere efficace se nonsi assecondano, nei limiti del possibile, i desideri degli utenti comuni che, non vivendoreligiosamente il sistema operativo, non vedono neanche la necessit di privarsi di un software soloperch non libero. Non a caso, alcuni software di Ubuntu, compresi alcuni moduli10 del kernel,

    10 I moduli del kernel, noti in altri sistemi operativi come driver, sono porzioni di kernel che possono esserecaricate in memoria solo quando se ne presenta la necessit.

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    sono impudentemente proprietari. Inutile dire che questa indulgenza verso il nemico vista, daipuristi Linux, come blasfemia e viatico contro lo Spirito del Software Libero.

    Termino questo argomento aggiungendo che lo spirito da crociata non si limita ai soli sistemioperativi. Esistono moltissime micro-guerre allinterno del mondo Linux; si potrebbe dire: una per

    ogni genere di programma. Ad esempio, nellambito dei desktop environment11

    , si combatte laguerra tra KDEe Gnome; di queste guerre non parler oltre visto che le cause scatenanti sono affinia quelle gi trattate, e imputabili, come gi constatato, ad un approccio religioso nei confronti delsoftware, in cui lindividuo al servizio dei programmi, e non, come ci si potrebbe aspettare, ilcontrario.

    E Linus Torvalds, lautore della prima versione del kernel Linux, quale distribuzione preferisce?La risposta nello stralcio di una recente intervista che riportiamo