Maurizio Cilli e Stefano Olivari, PARTYPAV

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Maurizio Cilli e Stefano Olivari Impaginazione e grafica Christel Martinod L a y h e r i s a w a rd e e o f t h e c o m p e t e n c e p r i z e f o r i n n o v a t i o n a n d q u a l i t y

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qu a n d a l ity Impaginazione e grafica Christel Martinod ANNO 0 COPIA N° /4 Un progetto di Maurizio Cilli e Stefano Olivari CORRO AL PLAYPAV NON DEVO PERDERE LA LEZIONE DI THAI-CHI! QUEST’ANNO AL KITCHENPAV ABBIAMO FATTO 26 KG DI CONSERVA. SULLE ALTALENE DEL PARTYPAV SI SONO DATI IL PRIMO BACIO! J.P.Sartre Scuola di Tintoretto, Il labirinto dell’amore, 1550-1560, Hampton Court, Her Majesty Queen Elizabeth II Collection. PARTYPAV è una Scultura abitabile per la COPIA N° /4 ANNO 0 COPIA N° /4 ANNO 0

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Maurizio Cilli e Stefano Olivari

Impaginazione e grafica Christel Martinod

Layher is awardee of the com

petence prize for innovation and

qua

lity

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Un progetto di Maurizio Cilli e Stefano Olivari

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CORRO AL PLAYPAV NON DEVO PERDERE LA LEZIONE DI THAI-CHI!

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SULLE ALTALENE DEL PARTYPAV SI SONO DATI IL PRIMO BACIO!

QUEST’ANNO AL KITCHENPAV ABBIAMO FATTO 26 KG DI CONSERVA.

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l’existence précède l’essenceJ.P.Sartre

Scuola di Tintoretto, Il labirinto dell’amore, 1550-1560, Hampton Court, Her Majesty Queen Elizabeth II Collection.

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PARTYPAV è una Scultura abitabile per la città. Il suo contesto specifico d’azione è il PAV. Occupa la porzione di parco a nord, prossima alla piazza pedonale e affacciata verso il quartiere. La sua natura è semplice, dinamica, permeabile e inclusiva, aperta e disponibile ad accogliere diverse attività del vivere umano, dal gioco allo scambio di conoscenze. Una estensione del Parco sullo spazio pubblico, un riparo coperto e passante che tende a stabilire una relazione visiva diretta con il flusso urbano esterno al PAV. partyPAV è pensato per diventare un nuovo toponimo, luogo intorno al quale far convergere i desideri di singoli individui, di piccoli gruppi di cittadini e offrire dimora alle iniziative delle comunità del quartiere e delle associazioni che collaborano alle attività del PAV. La sua definizione esecutiva costruirà un processo di condivisione e discussione collettiva attraverso la costruzione di un tavolo che nel confronto con gli artisti condividerà il merito del carattere e dei suoi dispositivi. partyPAV è un condensatore sociale, attivo, regolato dalla Comunità una scultura che definirà se stessa attraverso un vivace percorso evolutivo “a farsi” che porrà le basi costitutive dello statuto che regolerà i modi di abitarla. Un processo virtuoso dalla natura biologica che indurrà alla riflessione di ognuno sul significato dell’abitare collettivo. Per stabilire le relazioni possibili tra la vita dello spazio pubblico esterno e il Parco. La vegetazione che accompagnerà la scultura sarà plastica e mutevole, capace di offrirsi alle configurazioni della struttura e moltiplicarle. Una liana autoctona straordinariamente vigorosa per trasformare in poco tempo la struttura minimale in un rifugio romantico e generoso. Una pianta sarmentosa che ha la capacità di sopportare drastiche potature e ripartire ancora più esuberante, permettendo di adattarsi a infiniti usi e fornire supporto scultoreo alle mani del giardiniere.

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partyPAV è una scultura leggera che ammette un cantiere con modalità di autocostruzione partecipata. partyPAV è realizzata in collaborazione con Layher®.Le sue parti strutturali, le ringhiere e la scala sono di metallo zincato, i pavimenti sono pannelli carply® antisdrucciolo, i tamponamenti verticali dei due ricoveri-archivio della torre scala sono realizzati con fogli di metacrilato alveolare e profili in alluminio anodizzato naturale. L’appendice del kitchenPAV contiene una cucina a gas, un lavabo e una spillatrice multipla. Sul lato verso la collina è dotato telo per proiezioni all’aperto avvolgibile.

La copertura e la faldaleria del kitchenPAV è realizzata in lamiere di alluminio naturale, i tamponamenti sono realizzati in doghe di legno naturale. Il sistema di illuminazione, realizzato in collaborazione con ILTY Luce by PHILIPS, è costituito da file di piccole lampade led a basso consumo.partyPAV si completa di una serie di accessori*

*tutti gli accessori saranno reperiti da cataloghi in produzione

n° 2 altalene

n° 10 sedie a sdraio

n° 4 tavoli pieghevoli dim. 1,20 m x 2,40 m.

n° 20 materassini CCF n° 1 mirror ball

n° 1 forno solare

N° 5 ombrelloni

n° 1 pianta ombrellone

n° 1 pallone da calcetto e n° 1 pallone da pallavolo

n° 1 casetta/abbeveratoio per uccelli

n° 1 set SlowFoot (2 porticine, 4 bandierine)

n° 1 barbecue

n° 1 quintale di legna piccola

n° 1 scala a castello in alluminio con ruote

n° 10 mastelli in pvc per colture

n° 20 sedie pieghevoli

N° 10 casse in legno bordate in alluminio (tavolini/contenitori)

n° 4 kit per laboratori di giardinaggio (tutori, sementi,

bulbi e attrezzi)

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Tumbleweeds catcher, Gianni Pettena, 1972.

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CLEMATIS VITALBA CLÉMATITE VIGNE BLANCHE

DOMINIO EUKARYOTAREGNO PLANTAEDIVISIONE MAGNOLIOPHYTACLASSE MAGNOLIOPSIDAORDINE RANUNCULALESFAMIGLIA RANUNCULACEAEGENERE CLEMATISSPECIE C. VITALBA

Biotopo primarioForesta intermedia a liane delle grandi vallate alluvionali. Margini e radure boschiveBiotopo secondarioForeste antropizzate. Siepi, muri, spazi coltivati abbandonati, siepi spontanee e friches.

Indica di norma un eccesso di materia organica di origine vegetale che favorisce l’evoluzione del sito verso il rimboschimento.

“La specie Clematis vitalba prospera nei campi e nei boschi di tutta Europa dove ricama i cespugli di rovi o si avvolge alle chiome degli alberi. I suoi tralci formano, con gli anni, robuste liane: festoni indistruttibili dagli intricati disegni. I suoi fiori piccoli e pelosi, color crema emanano un leggero profumo di vaniglia e, d’inverno formano una moltitudine di infruttescenze simili a gomitoli di filamenti argentati che danno al bosco un aspetto fatato, che ha suggerito agli inglesi per questa pianta il nome di “Traveller’s joy”, “Gioia del viandante”. In certe regioni, come la Toscana, i tralci della C. vitalba vengono intrecciati per farne cesti e gerle. In primavera gli amanti della cucina rustica vanno a caccia dei teneri germogli della vitalba che apprezzano per il sapore gustoso nelle frittate o bolliti in insalata. La clematide è una pianta porta fortuna, un tempo i contadini usavano tagliarne i getti più lunghi è contornarne i campi per assicurarsi buoni raccolti.” 1

Frittata di vitalbini:“È una classica frittata di primavera che ha il sapore degli asparagi. Vengono utilizzati i giovani getti della clematide appena colti. Tagliare, lavare e salare leggermente i germogli. Infarinateli insaporiteli con olio extravergine di oliva e con qualche spicchio d’aglio; quindi preparate la frittata unendovi le uova nella maniera rituale.”2

1 Catalogo Vivaio Anna Peyron, Clematis. Impareggiabili compagne, Torino, 1996.2 R. Luciano, C. Gatti, Erbe spontanee commestibili, Cuneo, 2008.

Lo sviluppo della Clematis vitalba 2012

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sviluppo Clematide vitalba.pdf 1 17/11/11 00.16

Lo sviluppo della Clematis vitalba 2012

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MAURIZIO CILLI Nato nel 1963 a Torino, artista e architetto, rivolgo la mia ricerca artistica verso la comprensione dei fenomeni contemporanei di trasformazione territoriale e urbana. 1987 artista selezionato per la Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa del Mediterraneo di Barcellona. dal 1989 al 1992 ho collaborato con il Prof. Pietro Derossi dal 1992 al 1995 ho lavorato nell’Ufficio del Piano Regolatore Generale di Torino. nel 1992 ho fondato ai Docks Dora, con l’architetto Maurizio Zucca, lo studio Cilli e Zucca architetti.dal 1993 al 1996 ho diretto il dipartimento Architettura d’interni presso lo IED di Torino.tra il 1993 e il 2000 lo studio Cilli e Zucca architetti realizza diversi edifici per abitazioni, case private, negozi e appartamenti , piani di riqualificazione ambientale dello spazio pubblico.1993 tra i fondatori del gruppo “città svelata”, impegnato sino al1999 in azioni sullo spazio pubblico tra le quali Abitare le OGR e Traversata dell’area metropolitana navigando sulla Dora Riparia.1997 curatore della sezione Interventi Metropolitani d’arte per la Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa del Mediterraneo di Torino.nel 2000 ho disegnato e gestito, Docks Home, un club tecno ai Docks Dora e the beach°, una “spiaggia” metropolitana ai Murazzi del Po. Dal 2000 al 2003 ho realizzato l’area spettacoli nel cortile delle lavanderie della Certosa Reale di Collegno.Nel 2005, ha coordinato il progetto www.glocalmap.to, primo geoblog della rete web realizzato in occasione della XX Olimpiade Invernale Torino 2006. tra il 2008 e il 2011, in seguito al conseguimento di una Borsa di Ricerca e Produzione Artistica fra la Regione francese del Rhộne Alpes e la Regione Piemonte sono impegnato in una ricerca artistica sul territorio dell’Euroregione Alpi Mediterraneo e in particolare sulla Drộme des collines , ricerca curata da Sylvie Vojik, direttrice di Art3 - art contemporaine a Valence, la ricerca verrà presentata tra febbraio e aprile 2012 in una mostra nel Museo di Romans sur l’Isére (Drộme des collines)dal 2009 è curatore con il collettivo di curatrici di a.titolo del programma di Arte Pubblica e di esplorazione dell’Area Metropolitana torinese www.situa.to2011 autore con Stefano Olivari di UN PONY AL PAV, progetto 2° classificato al PREMIO PAV 2011.Attualmente collabora con Rebecca De Marchi alla cura dell’edizione 2011 - 2012 di Eco e Narciso programma d’Arte Pubblica della Provincia di Torino.

Maurizio Cilli , 2009 - 2011, réécrire le Palais Ideal

Maurizio Cilli, Torino vista dalla luna, inserto curato per DOMUS alla vigilia delle Olimpiadi

Maurizio Cilli, 2009-2011, refiguration dromôise

Maurizio Cilli, 2010, la mappa di situa.to Maurizio Cilli, 1996, casa Romano mobile per la collezione

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Situa.to: il primo luogo dove sono possibile.situa.to è un’esperienza formativa a carattereinterdisciplinare curata da a.titolo e Maurizio Cillinell’ambito di Your Time - Turin 2010 EuropeanYouth Capital.situa.to è un osservatorio urbano immaginato eattivato per esplorare e raccontare la cittàattraverso lo sguardo di 30 giovani ricercatori,individuati tra oltre 200 candidati di età compresatra i 22 e i 29 anni. Un particolare li accomuna:hanno scelto Torino come città dove vivere,studiare o trovare lavoro. Alcuni di loroprovengono da molte altre regioni italiane, maanche da Brasile, Israele, Grecia, Albania. Sonoarchitetti, artisti, scrittori, studenti e laureati indiscipline umanistiche, appassionati ed esperti diletteratura, fotografia, cinema, musica, teatro esono stati coinvolti un’esperienza urbana intornoalle molteplici questioni che pone oggi lacomprensione dei territori e delle identità che liabitano, con l’obiettivo di realizzare un’ineditamappatura metropolitana e attivare differentiazioni creative in relazione ai temi dell’abitarespontaneo. Per quattro mesi, tra marzo e luglio 2010, i 30 partecipanti hanno preso parte a workshop tenutida artisti con esperienze di arte pubblica,misurandosi con pratiche e poetiche caratterizzateda differenti approcci metodologici maaccomunate dall’esperienza diretta con l’esistente.I giovani ricercatori di situa.to si sono trasformati in traceurs. Questo termineindica coloro che sperimentano e tracciano perprimi nuove linee di percorso nell’ambito delparkour: l’“arte urbana dello spostamento”Per quattro mesi, tra marzo e luglio 2010, i 30partecipanti hanno preso parte a workshop tenutida artisti con esperienze di arte pubblica,misurandosi con pratiche e poetiche caratterizzateda differenti approcci metodologici maaccomunate dall’esperienza diretta con l’esistente.Nel primo workshop, tenuto da Stalker/Osservatorio nomade, situa.to è iniziata lamappatura dell’area metropolitana e i partecipantisi sono trasformandosi in traceurs. Questo termineindica coloro che sperimentano e tracciano perprimi nuove linee di percorso nell’ambito delparkour: l’“arte urbana dello spostamento”. Conquesta pratica i 30 traceurs si sono mossi indifferenti luoghi nei quali si svolgequotidianamente l’esperienza dell’abitare distrattocon l’obiettivo d’individuare situazionicaratterizzate da speciali vocazioni spontanee divita sociale.Per costruire una nuova idea di città e di nuovicittadini, situa.to ha messo in pratica unametodologia che ha intrecciato gli sguardi e leposizioni: quelli degli artisti/tutor con quelli deitraceurs, quelli dei curatori con quelli dellepersone invitate a parlare o incontrate sulla strada. I workshop tenuti da Stalker/Osservatorionomade, Reporting System, Bernardo Giorgi eCinzia Cozzi, Armin Linke e gli incontri conLaura Curino, Max Casacci, Fabio Geda, EnricoVerra, Gianluigi Ricuperati, Aldo Bonomi; LewisBiggs, Miguel Benasayag, Andrea Branzi,Massimo Arvat, Mario Conte e Davide Scalenghe,hanno composto una piattaforma d’osservazione,intorno alla quale non esistono ancora teoriedefinite, didattiche o approcci verificati ma che ciha permesso di ‘fare esperienza di città’, abitareun terreno instabile e scivoloso affinando, alcontempo, possibili strumenti d’interpretazione.E se è vero, come scrive PaoloJedlowski, che l’esperienza è sfuggente, conquesta inafferrabilità situa.to si è confrontato ognigiorno, tentando di condividere una lingua urbanacapace di decifrare e contenere le complessità chedisegnano la città nella cornice storica del primo

decennio del XXI secolo. Condividere una linguacostruita come un lessico inusuale, farloscegliendo con cura i concetti intorno ai qualiricamare una rete di parole che gradualmenteacquisisce un senso condiviso.Per fare esperienza è necessario non portarsi maicon sé, abbandonare le certezze, le funzioni, iruoli e provare a spostare la propria posizione: dalreale all’immaginario, dalla città ai paesaggiaperti, dallo spazio pubblico a quello privato,dall’individuo alla collettività; e viceversa. Èintorno a quel viceversa che situa.to si èposizionato, in una situazione di leggeralontananza e in un senso di disorientamento chenei mesi si è fatto quasi ordinario. E a poco più dianno dal suo inizio, situa.to oggi è soprattutto unafitta rete di relazioni e competenze ma anche unnuovo elenco di luoghi, nomi e parole capacid’interpretare i flussi e cogliere alcune urgenze,individuare situazioni nelle quali è possibileoffrire una maggiore visibilità espressivaall’abitare dei giovani in un contesto cheinvecchia rapidamente.Nella genericità della città contemporanea èlatente quest’urgenza d’osservazione e di cura chesitua.to ha voluto mettere in pratica con tempi,mezzi e metodologie differenti: la deriva urbana,l’osservazione delle mappe, ma anche d’immaginie documenti raccolti negli archivi o dalle personeincontrate.30 sguardi non certi ma più consapevoli hannodato così forma a un’estesa ricognizione in 23quartieri e 8 comuni dell’area metropolitana; dallaconurbazione sud di Nichelino e Moncalieri aquella ovest di Collegno, Grugliasco e Rivoli, perarrivare ai satelliti radiali di Venaria e Settimoall’estremità nord della città. situa.to ha cercatodi comprendere le ragioni proprie di ogni area,isolarne i significati, cogliere e dare luogosoprattutto a germinazioni spontanee intornoalle quali ‘fare cittadinanza’. Molte di questeenergie generative, i traceurs le hanno trovatedove la città c’è ma’ non è ancora’, in quelterritorio che è sfuggito a un’unica funzione epermane in una strana forma di resistenza chenon cede all’infinito inurbamento. Luoghi che simanifestano come occasioni e che slittano fra lecorsie sospese delle tangenziali o lungo i confiniamministrativi dei comuni della prima coronadell’area metropolitana. Territori affacciati suaree che richiamano ancora il loro passatoagricolo. Barca, borgata Lesna, la città intornoalle sponde del Sangone, barriera di Lanzo, lesponde della Stura. E ancora, diverse e inediteperiferie che si trovano, inaspettatamente,all’interno della parte storica dei quartieri:Parella, Pozzo Strada, borgata Vittoria, Lucento,Cenisia, Crocetta, San Paolo, Mirafiori Nord.Luoghi dove la vita pubblica delle persone abitaimprovvisate aree di soggiorno all’aperto, terrainvagues, piccoli giardini, mentre intorno siestendono chilometri di muri, recinzioni,barriere, strade private, ostacoli che dannoforma a un’identità urbana ormai, sempre piùdisegnata intorno a un senso diffuso di sospetto econtrollo. E’ qui il viceversa attivato da situa.to,in quel modo di guardare sforzandosid’immaginare oltre e nel mezzo di quelle fessure.All’incrocio fra sfera fisica e sferadell’immaginario, l’esperienza della città disitua.to si è proposta come esercizio costantedello sguardo capace, al contempo, d’intrecciarela riflessione teorica con azioni concrete dirifondazione dello spazio pubblico. Comesostiene Charles Landry in City Making (2006); lacreatività, come la città, è fragile. Dopo importantianalisi dedicate alla cultura in relazione allosviluppo urbano, nei suoi ultimi studi Landry si èinterrogato principalmente su quanto e come lacittà contemporanea necessiti di creatività. “Inproblemi urbani complessi, le soluzioni vengonospesso scoperte ai margini di ciò che conosciamo,e ciò avviene quando tutte le discipline lavoranotenendosi sul limite”; fare città, ricorda l’autore, èsempre un processo creativo e faticoso. E quantopiù il paesaggio urbano diviene sfaccettato, tantopiù i diversi attori chiamati a “fare città” devonosforzarsi di pensare ai confini della propria area dicompetenza e non più al centro. La resilienza èuna delle componenti fondamentali per progettarela città contemporanea. Abbandonate la linearità ele identità uniche che hanno disegnato l’urbanonel Novecento, la città è sottoposta a un radicalemutamento fisico e fisiognomico. Laglobalizzazione, il capitalismo cognitivo, lacultura 2.0, i flussi materiali e immateriali e leidentità molteplici che costituiscono oggi l’ioplurale e nomade delle città, non permettono più

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di pensare e progettare attraverso griglie rigide,legate esclusivamente alla funzionalità. E sestoricamente la creatività è - e fa - città, mai comeora il contesto opaco e diffuso necessita distrumenti interpretativi e modalità processualicapaci di adattarsi ai flussi, ai cambiamenti per darforma a un milieu esteso, in grado di contenere nelprogetto il processo, nella funzione l’immaginario.E a queste posizioni si possono aggiungere anchealcune riflessioni riportate nel Manifesto per unanuova idea di localismo lanciato in occasione delPremio Chernikhov 2010: “ ‘lo spazio locale’ nondeve essere inteso come un semplice contestogeografico o come la localizzazione di unadeterminata architettura in un luogo di tradizionee cultura storica. Lo ‘spazio locale’ è piuttostoquel dispositivo spaziale (fisico e potentementesimbolico) che si attiva ogni qual volta i flussiglobali di trasformazione impattano un territorioed entrano in contatto con il suo palinsesto diculture ed eredità”.

situa.to nasce da queste riflessioni; fin dalla faseideativa ci siamo interrogati su cosa i grandieventi portino nelle città e cosa lasciano a chi leabita. Lo abbiamo fatto in relazione ai giovani ealla loro posizione in un periodo di grave crisi:dove sono in città, come vedono la città, cosavedono nella città? Nelle loro azioni di ricercaurbana ogni traceurs ha portato il suo bagagliod’esperienza; c’è chi ha seguito il postino, chi èentrato negli archivi degli ecomusei, nellebiblioteche, chi ha camminato sulle sponde deifiumi o percorso il perimetro dei muri della FiatMirafiori. E nella città i traceurs hannoindividuato le loro ‘situa’: luoghi con potenzialitàinespresse, immaginari possibili e non ancora emersi. 9 situazioni, non senza fatica, stanno prendendoforma entro una nuova cultura urbana che come silegge nel Manifesto per una nuova idea dilocalismo: “… deve saper tradurre ogni volta,luogo per luogo, i flussi che scorrono nel mondonella lingua locale da cui viene generata. Lacruna dell’ago dello spazio è infatti un dispositivocreativo che trasforma i flussi globali incarburante per rigenerare i territori locali. Cheassorbe il mondo intero per costruire un luogo”.C’è chi ha proposto ai giovani di Barca dicostruire, con il gruppo berlinese Raumlabor, unluogo d’incontro e di idee per il quartiere; di creare,con i paesaggisti di Atelier Le Balto, le condizioniaffinché le cicogne nidifichino ai laghettiFalchera; di ricamare con gli abitanti di SettimoTorinese le storie del Villaggio Fiat per realizzareun nuovo sipario teatrale; di girare undocumentario sullo stabilimento Fiat GrandiMotori prima della sua demolizione; di dedicareun monumento alle operaie della fabbrica dellagomma Superga; di ripensare al termine resistenzarecuperando la tecnica di scrittura murale deipartigiani di Borgo Vittoria; di costruire un centrogiovanile a Nichelino; di esplorare la nozione divero e falso, di storia e identità, in un video giratotra il Po e il Castello Medievale nel parco delValentino. E quest’ultima, partendo dal perimetro dei lunghi muri dello stabilimento di Mirafiori,il racconto che avete fra le mani,commissionato al collettivo Wu Ming. Una piccola narrazione, preziosa e densa che risveglia l’urgenza di raccontarne tante altre.

Le azioni di situa.toCantiere Barca è un laboratorio di autocostruzioneideato da Giulia Majolino, Alessandra Giannandrea, Francesco Strocchio e il collettivo berlinese Raumlabor.

I muri di Mirafiori è un laboratorio di scrittura e un intervento urbano ideato da Edoardo Bergamin,Francesco Strocchio, Marco Magnone, Paola Monasterolo, Francesca Infantino, Christel Martinod e il collettivoWu Ming.

Portare le cicogne ai laghetti Falchera è unprogetto di riqualificazione di un’area verde ideatoda Stefano Olivari e Atelier Le Balto, con ChristelMartinod, Paola Monasterolo, Thomas Pepino,Chicca Vancini.

Il sipario del Villaggio Fiat a Settimo torinese èun laboratorio di cucito di Yael Plat.La fabbrica è piena è un documentario di IreneDionisio, Luiz Antonio Pinho Junior e FrancescaCirilli.

Un monumento per le operaie della Superga è unaricerca d’archivio e un’installazione urbana diCosimo Veneziano.

Lettera da un fronte è un’installazione urbana diPaola Monasterolo accompagnata da un testocommissionato ad Andrea Cortellessa.

Basta una panchina a Nichelino è un luogo per igiovani di Elena Greco.

How to Make a Story è un progetto di video ideatoda Driant Zeneli.

situa.to è stato finanziato e promosso dallaRegione Piemonte, dalla Città di Torino, dallaCompagnia di San Paolo, dal Goethe Institut edalla Fondation de France.

link:www.situa.to

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Programme interrégional de soutien de la production artistique Piémont – Rhône-Alpes.Bourse de recherche et production.

Maurizio Cilli - réécrire le Palais Idéal, Janvier – Mai 2009

réécrire le Palais Idéal est une des actions dont se compose un projet plus général de Maurizio Cilli, refigurtion dromôise réalisé dans le cadre des activités du programme interrégional de soutien de la production artistique Piémont – Rhône-Alpes.

Introduction

Le travail proposé vise à offrir une réflexion autour de laquelle tracer les coordonnées d’un champ d’observation interprétative inédit de l’héritage culturel du Palais Idéal et de la vie de son facteur bâtisseur.Il ne s’agit pas d’une recherche proprement scientifique qui relève des méthodologies canoniques de compréhension de l’Histoire, ni il y a là l’intention de proposer une reconstruction documentaire et philologique des sources.C’est plus une lecture biaisée et arbitraire, animée par la curiosité et la séduction, que l’unicité et l’apparente absence d’explications des raisons qui sous-tendent à une possible interprétation de cette Œuvre vive ont exercé sur moi.Bien qu’ayant beaucoup lu, peut-être toutes les histoires écrites au sujet de Ferdinand Cheval et de son Palais imaginaire, j’éprouve encore le sentiment de ne pas être en mesure de trouver des réponses définitives pour combler pleinement ma fascination.Je perçoit toujours les contours d’une affaire encore ouverte, qui, par son degré de complexité, envoie incessamment des signaux qui, peu a peu, concourent à définir la voie parfois subtile et floue autour de laquelle s’amoncellent l’un après l’autre des petits événements, envers lesquels il arrive de se sentir très attiré, voire accroché, empêtré dans des histoires, et qui, à l’improviste, conduisent chacun de nous à vouloir croire d’avoir croisé son destin.

Maurizio Cilli, refiguration dromôise, 2010, fotoceramica

le présent du passé est la mémoire, le présent de l’avenir est l’attente

Je considère le Palais Idéal une Œuvre vive car je lui attribue la valence de monument paradigme de l’espace qui se fait temps, un lieu mental dans lequel le temps semble être condensé.Une masse énorme, dénuée, ou presque, d’une planification apparente, échappée au contrôle des proportions entre ses parties, engendrée d’un processus constructif incrémental, par des stratifications successives, dont chacune revendique son rôle dominant, en rendant une composition difficilement définissable, de caractère obsessionnel, un enchevêtrement inextricable, un décor profond dans lequel chaque chose semble se projeter en premier plan.Un univers animé par des figures qui semblent rappeler les forces obscures de l’inconscient humain, l’œuvre d’un homme simple qui semble puiser ses forces à la source d’un désir mystérieux, du besoin profond de construire le témoignage concret de ses connaissances et de son passage sur terre.Un acte solitaire, contre l’oubli et contre la mort,

injustifiable et pressant, fou et violent, la tentative ultime de vaincre l’horror vacui de l’existence. D’ici vient mon désir de chercher à libérer ce curieux édifice du déroutant et inquiet théâtralisme de son créateur, de la moralité encombrante de ses nombreuses inscriptions, mon désir de tourner le regard vers un horizon différent, un contexte plus vaste, autrement dit de proposer un autre niveau de lecture, par fragments, visant à isoler les frêles traces de beaucoup d’autres histoires à raconter. L’esprit et les intentions de ce travail résident donc précisément dans la volonté d’enquêter, de collecter et d’organiser les indices offerts par cette complexité narrative, d’en identifier les valeurs universelles, de donner une voix à sa mémoire identitaire.

Maurizio Cilli, 2010, refiguration dromôise, carta postale viaggiata – collezione dell’autore

Hauterives Drôme - Temple de la Nature

Le Palais Idéal est une œuvre fragile, bâtie sans fondations, l’amalgame de ses matériaux est pauvre, un mélange élémentaire fait avec l’eau, le sable et les pierres de la Galaure, la petite rivière qui coule au sud de Hauterives. La terre, les pierres, l’eau, les arbres, des petits et grands animaux, des figures incertaines, des têtes, composent une sculpture hétérogène, des formes mentales imprégnées de naïveté et de douceur, une animalité primitive qui sait évoquer l’amour pour la simple beauté de la nature.Chaque élément ou figure nous rend les contours d’un environnement connu, les paysages d’un territoire à portée de main qui contraste avec les personnages et les formes d’un monde seulement imaginé.Ainsi la nature, les champs, les bois, les arbres, les berges, les rivages, les eaux des rivières, les pays, les villes, les églises romanes, les châteaux, les ruines, les histoires et la vie de la Drôme collinaire, ce qui chaque jour fait partie de la tournée du facteur est associé aux figures séduisantes qui animent les pages de ses lectures, notamment des magazines populaires de vulgarisation scientifique et géographique, le Magasin pittoresque, le Monde illustré, la Revue des Deux Mondes.Le résultat de cette combinaison est un espace engendré par un entrelacement, une tresse narrative suspendue entre l’histoire, la mémoire, l’expérience et les formes de la vie quotidienne, soudainement corrompue par la séduction qu’exerce un imaginaire exotique, fait d’attentes et de personnages qui viennent du passé et de civilisations et lieux lointains.

Maurizio Cilli, 2010, refiguration dromôise - réécrire le Palais Idéal, collage su carta

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réécrire le Palais IdéalCette œuvre s’inscrit dans un plus vaste contexte d’activités artistiques du projet et elle propose au spectateur un jeu interprétatif par lequel on entend proposer l’expérience d’un écart perceptif.A travers l’œuvre on veut reconnaître au Palais Idéal un espace de vie propre et la possibilité d’entrer en relation directe avec les visiteurs.Récrire le Palais Idéal permet, une fois qu’on est entré dans le jardin de Hauterives, de se mettre à l’écoute et d’instaurer un dialogue avec le monument.De très nombreuses pages de récit, annotations, évocations,références, intuitions, données statistiques, chroniques, élaborées et présentées sous forme de messages de texte avec images, fichiers son et vidéo sont envoyées par Bluetooth aux portables des visiteurs. On propose ainsi au visiteur une approche d’identification menée à rebours, par soustraction, dans un parcours perceptif et imaginaire du passé, engendrée par la réverbération de suggestions provenant tant du milieu environnant que de lieux lointains dans le temps et dans l’espace.

Appeler, littéralement, les visiteurs à vivre et percevoir l’expérience d’une désorientation, à se sentir sur place et être appelé ailleurs, en les conduisant à la reconnaissance des valeurs universelles de la mémoire, de l’absent qui a été, le précédent, l’antérieur.Le monument affirme ainsi sa vitalité expressive et sa vocation narratrice en adressant aux visiteurs des sollicitations continuelles qui évoquent une pluralité d’appartenances.« Récrire le Palais Idéal » vise à libérer le monument de son image englobante en offrant une inédite interprétation polyphonique de langages et significations.

Sommaire des détails techniques de l’installation

la réalisation technique du projet prévoit : l’installation sur le monument et dans le jardin environnant d’un Serveant Bluetooth pour communiquer avec les visiteurs, invités à l’accueil du site à activer cette modalité de réception sur leur téléphone mobile. Le Servant est composé d’un remote software (télélogiciel ?), chargé dans l’un des ordinateur des bureaux de la villa Alicius, en mesure de gérer le calendrier de livraison de pages de contenus en fichiers de différents formats :

texte (.txt)fichiers sonores (.mp3, waw, midi)fichiers image (.gif, .jpg, .png)fichiers vidéo (3gp, mpeg4)vCal, vCard, logiciels Java (.jar, .jad), WML deck

Le Servant envoie les messages à travers une série de dispositifs de réception et transmission alimentés en réseau, enfermés dans des boitiers étanches de dimensions contenues et non invasives, à installer sur le monument ou bien le long du parcours dans le jardin.Le système permet d’envoyer les messages, les pages, suivant différentes modalités :

configurer un message de bienvenu(souhaitez-vous recevoir les contenus de l’œuvre Récrire le Palais Idéal ?)gérer l’ordre de distribution selon un chargement prédéfini ou aléatoiredéterminer la portée du dispositifgérer les créneaux horaires pour la distribution des contenusgérer le délai de réception(le nombre de secondes pendant lequel le portable peut décider de recevoir ou non le message)gérer le délai de la liste noire(le nombre de secondes pendant lequel le portable doit accepter le message pour ne pas rentrer dans la liste noire, c’est-à-dire dans la liste des dispositif qui ne seront plus contactés)

Le système permet d’implémenter ou modifier dans le temps chacune de ces modalités.

Page 21: Maurizio Cilli e Stefano Olivari, PARTYPAV

STEFANO OLIVARI

Nato nel 1983, paesaggista.2007 diploma di laurea triennale in Società e Culture d’Europa.Dal 2008: collaborazione con la rivista “L’indice dei libri del mese” come recensore per la pagina dedicata al giardino e al paesaggioDal 2008 progettazione di giardini privati e terrazze (Nantes, Bracciano, Lecce, Roma, Parigi).2009 ottenimento del “Certificat d’Etude Supériore Paysagere” all’Ecole du Paysage di Versailles2009 attività di giardinaggio con l’associazione di quartiere “Vivre ensemble à Maroc Tanger” e “Coloco” (Paris 19éme) http://www.coloco.org/Dal 2009 assistente e traduttore per “atelier le balto” in Italia: “Semaine de Jardin 2009” (Firenze), «Terre et eau sur terre» (Roma), «Dunescape Workshop» (Alghero), “Semaine de Jardin 2010” (Firenze), «Ombre et lumiére sur terre» (Roma), «L’arcipelago della Falchera» (Torino), “Il giardino della Casa nel Parco a Mirafiori” (Torino) http://www.lebalto.de/2009 vincitore, con il progetto SUPERMAISONETTE, al concorso indetto dal comune di Orleans per l’ideazione di un capanno da giardino.2010 selezionato per il percorso di formazione e ricerca SITUA.TO.2010 autore con Maurizio Cilli di UN PONY AL PAV, progetto 2° classificato al PREMIO PAV 2011/2011 ideazione dell’installazione temporanea GIARDINO DI STRADA in occasione di Paratissima (Torino).Dal 2010 lavora al progetto MIRAORTI, un percorso di progettazione partecipata per la riqualificazione urbanistico-ambientale della frangia urbana di Torino sud http://miraorti.wordpress.com/

Olivari_ Falchera 26/5/2010_2010

Olivari_Giardino di strada_2011

Olivari_Miraorti_2011

Olivari_Erbario ex-Ceat_2010

atelier le balto_Ombre et lumiére sur terre_2010

Page 22: Maurizio Cilli e Stefano Olivari, PARTYPAV

ciao

Impaginazione e grafica Christel Martinod

CANTIERE PARTYPAV

30 MARZO Laboratorio di autocostruzione “impara a costruirti un rifugio

mobile con i Layher”

15 APRILE “The joy’s traveller”

corso di talee: la moltiplicazione della clematide

15 MAGGIOInaugurazione della cucina collettiva,

“Sopravvivere into the wild” pasto a base di piante edibili del PAV

15 GIUGNOProiezione sulla collina del

documentario “Fra Dolcino l’eretico”

30 GIUGNOParty Queever per l’inaugurazione della scultura di Maurizio Cilli

e Stefano Olivari