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mari e oceani soffocati dalla plastica 29 SEMPRE PIÙ GRANDE ~ È chiamata in modi diversi: “minestrone di plastica”, “il gorgo dell’immondizia del Pa- cifico”, ma in sostanza è un’e- norme isola spazzatura, formata in prevalenza da rifiuti di pla- stica, che galleggia su un’area grande due volte la superficie degli Stati Uniti. È tenuta insie- me dalle correnti sottomarine, cresce a un ritmo vertiginoso e costituisce di fatto la più grande discarica del mondo. COM’È NATA L’ISOLA SPAZZATURA? ~ L’isola galleggiante, scrive l’In- dependent, inizia a formarsi 500 miglia al largo della California, attraversa il Pacifico meridiona- le, oltrepassa le Hawaii e arriva fin quasi al Giappone. Ma da dove può essere nata una tale marea di plastica e rifiuti non biodegradabili? Di sicuro non può essere semplicemente frut- to del rilascio di oggetti o scarti da parte di navi in transito nei mari del Pacifico. Forse si tratta di rifiuti domestici che nessuno voleva, provenienti da parti del mondo dove lo stoccaggio e lo smaltimento dei rifiuti rappre- senta un grosso problema. Nella sterminata discarica si può tro- vare un po’ di tutto, dai palloni da calcio ai mattoncini del Lego, fino ai famigerati sacchetti di plastica. E quando si avvicina alla terraferma, come succe- de all’arcipelago delle Hawaii, considerato un autentico para- diso ecologico, le conseguenza sono drammatiche. Dall’analisi delle correnti marine gli esperti ritengono che possa provenire solo da nord e più esattamente dal Mare di Bering dove si af- facciano solo lo Stato america- no dell’Alaska e la Federazione Russa. L’Alaska è sempre stato molto attento all’ambiente, ol- tretutto il mare di Bering è da sempre un’importante risorsa it- tica per gli Stati Uniti e il gover- no americano ha creato diverse aree marine protette. È difficile pensare che si siano disfatti dei rifiuti vicino alle proprie coste. Dall’altra parte del mare di Be- ring, invece, c’è la Russia, che da anni riceve numerosi am- monizioni internazionali per la scarsa attenzione all’ambiente. È possibile che i russi, in qual- che maniera, siano responsabili di questo disastro ecologico? Non possiamo saperlo ma ci auguriamo che le agenzie am- bientali internazionali facciano le opportune indagini. SITUAZIONE DRAMMATICA ~ Qualcuno potrebbe pensare che tutto sommato il mare è talmen- te grande che prima o poi rias- sorbirà anche l’odiata plastica. Ma il problema vero è che la plastica non si distrugge mai completamente, si trasforma in polvere di plastica tossica che viene ingerita dagli animali ma- rini, con un effetto nocivo per la catena alimentare che nasce dal mare e, quindi, anche per noi esseri umani. Purtroppo le condizioni di salute del nostro Mar Mediterraneo non sono migliori, secondo il dossier di Arpa e Legambiente “L’impat- to della plastica e dei sacchetti sull’ambiente marino”, il Medi- terraneo è letteralmente invaso da rifiuti plastici, in gran parte sacchetti. Le stime parlano di circa 500 tonn. su tutta la super- ficie, con una concentrazione, davvero allarmante, di 892.000 frammenti di plastica rinvenuti in ogni chilometro quadrato di mare intorno all’Isola d’Elba, contro una media di 115.000. I dati sono confermati da Arpa Toscana, secondo cui 4 Kg di rifiuti emergono in superficie per ogni sessanta minuti di pe- sca a strascico, il 73% dei quali è composto da materiale pla- stico, in gran parte raccolti dai corsi d’acqua affluenti durante il loro percorso. La plastica si disintegra in pezzi sempre più piccoli e inganna i molluschi che se ne nutrono scambiando- la per zooplancton. La busta di plastica che qualcuno ha gettato in mare un anno fa potrebbe ri- comparire nel nostro piatto sot- to forma del pesce che stiamo per mangiare. E che dire delle povere tartarughe che muoiono per aver inghiottito sacchetti di plastica scambiati per meduse? O di quella balena trovata mor- ta sulla spiaggia che aveva nello stomaco ben 800 kg di sacchetti di plastica?

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mari e oceanisoffocati dalla plastica

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SEMPRE PIÙ GRANDE

~È chiamata in modi diversi: “minestrone di plastica”, “il gorgo dell’immondizia del Pa-cifico”, ma in sostanza è un’e-norme isola spazzatura, formata in prevalenza da rifiuti di pla-stica, che galleggia su un’area grande due volte la superficie degli Stati Uniti. È tenuta insie-me dalle correnti sottomarine, cresce a un ritmo vertiginoso e costituisce di fatto la più grande discarica del mondo.

COM’È NATA L’ISOLA

SPAZZATURA?~

L’isola galleggiante, scrive l’In-dependent, inizia a formarsi 500 miglia al largo della California, attraversa il Pacifico meridiona-le, oltrepassa le Hawaii e arriva fin quasi al Giappone. Ma da dove può essere nata una tale marea di plastica e rifiuti non biodegradabili? Di sicuro non può essere semplicemente frut-to del rilascio di oggetti o scarti da parte di navi in transito nei mari del Pacifico. Forse si tratta di rifiuti domestici che nessuno voleva, provenienti da parti del mondo dove lo stoccaggio e lo smaltimento dei rifiuti rappre-senta un grosso problema. Nella sterminata discarica si può tro-vare un po’ di tutto, dai palloni da calcio ai mattoncini del Lego, fino ai famigerati sacchetti di plastica. E quando si avvicina alla terraferma, come succe-

de all’arcipelago delle Hawaii, considerato un autentico para-diso ecologico, le conseguenza sono drammatiche. Dall’analisi delle correnti marine gli esperti ritengono che possa provenire solo da nord e più esattamente dal Mare di Bering dove si af-facciano solo lo Stato america-no dell’Alaska e la Federazione Russa. L’Alaska è sempre stato molto attento all’ambiente, ol-tretutto il mare di Bering è da sempre un’importante risorsa it-tica per gli Stati Uniti e il gover-no americano ha creato diverse aree marine protette. È difficile pensare che si siano disfatti dei rifiuti vicino alle proprie coste. Dall’altra parte del mare di Be-ring, invece, c’è la Russia, che da anni riceve numerosi am-monizioni internazionali per la scarsa attenzione all’ambiente. È possibile che i russi, in qual-che maniera, siano responsabili di questo disastro ecologico? Non possiamo saperlo ma ci auguriamo che le agenzie am-bientali internazionali facciano le opportune indagini.

SITUAZIONE DRAMMATICA

~Qualcuno potrebbe pensare che tutto sommato il mare è talmen-te grande che prima o poi rias-sorbirà anche l’odiata plastica. Ma il problema vero è che la plastica non si distrugge mai completamente, si trasforma in polvere di plastica tossica che viene ingerita dagli animali ma-rini, con un effetto nocivo per la catena alimentare che nasce

dal mare e, quindi, anche per noi esseri umani. Purtroppo le condizioni di salute del nostro Mar Mediterraneo non sono migliori, secondo il dossier di Arpa e Legambiente “L’impat-to della plastica e dei sacchetti sull’ambiente marino”, il Medi-terraneo è letteralmente invaso da rifiuti plastici, in gran parte sacchetti. Le stime parlano di circa 500 tonn. su tutta la super-ficie, con una concentrazione, davvero allarmante, di 892.000 frammenti di plastica rinvenuti in ogni chilometro quadrato di mare intorno all’Isola d’Elba, contro una media di 115.000. I dati sono confermati da Arpa Toscana, secondo cui 4 Kg di rifiuti emergono in superficie per ogni sessanta minuti di pe-sca a strascico, il 73% dei quali è composto da materiale pla-stico, in gran parte raccolti dai corsi d’acqua affluenti durante il loro percorso. La plastica si disintegra in pezzi sempre più piccoli e inganna i molluschi che se ne nutrono scambiando-la per zooplancton. La busta di plastica che qualcuno ha gettato in mare un anno fa potrebbe ri-comparire nel nostro piatto sot-to forma del pesce che stiamo per mangiare. E che dire delle povere tartarughe che muoiono per aver inghiottito sacchetti di plastica scambiati per meduse? O di quella balena trovata mor-ta sulla spiaggia che aveva nello stomaco ben 800 kg di sacchetti di plastica?

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i tempi di degradodei rifiuti

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ATTENZIONE AI GESTI DISTRATTI

~Basta solo un secondo per gettare un rifiu-to e abbandonarlo in strada, ma quello che può sembrare il gesto distratto di un attimo ha il potere di creare seri danni all’ambien-te. La salvaguardia del nostro Pianeta passa anche dai comportamenti e dalle azioni che compiamo quotidianamente. Per esempio, uno dei rifiuti più comuni è il mozzicone di sigaretta, da quando è entrata in vigore la legge che impone il divieto di fumare nei locali pubblici, negli uffici e sui treni se ne vedono molti di più nelle strade. Esistono rifiuti che non subiscono alcun de-grado e restano lì a sporcare e a inquinare l’ambiente per sempre, altri invece hanno un processo di decomposizione solitamente molto lungo e, anche loro, per tutta la dura-ta di quel tempo, contribuiscono a sporcare il suolo, l’acqua e l’aria. Per comprendere meglio gli effetti di questi gesti incauti (e incivili) basterebbe conside-rare i tempi in cui si degradano, sporcando e contaminando, alcuni oggetti d’uso co-mune. In questa scheda segnaliamo i tempi di de-composizione di alcuni rifiuti, sono solo in-dicativi perché dipendono fortemente dalle condizioni ambientali. Infatti, la degrada-zione può essere influenzata, ad esempio, dall’azione del sole, dell’acqua salata o dolce, dagli esseri viventi, dai batteri, dai funghi, ecc. A seconda dei fattori coinvolti si parla di decomposizione fisica, chimica o biologica. Per darti un’idea più concreta e permetterti di fare un confronto ecco i tempi di degrado degli stessi rifiuti nel caso in cui siano ab-bandonati sul terreno o nel mare.

Rifiuti abbandonati nel terreno

Tempi medi di degradazione nel terreno

Tempi medi di degradazione nel mare

Gomma da masticare 5 anni 5 anni

Lattina alluminio 10-100 anni 500 anni

Contenitore polistirolo

Oltre 1000 anni 100-1000 anni

Scheda ricarica telefonica Oltre 100 anni 1000 anni

Mozzicone di sigaretta 1-2 anni 2-5 anni

Torsolo di mela 3 mesi 3-6 mesi

Fiammiferi 6 mesi 6 mesi

Giornali 6 mesi 2 mesi

Riviste Oltre 10 anni 2 mesi

Bottiglia di vetro 400 anni 1000 anni

Bottiglia o sacchetto di plastica 100-1000 anni 450-1000 anni

Piatti e posate di plastica 100-1000 anni 10-1000 anni

Pannolino usa e getta 400 anni 200 anni

Indumento di lana o cotone 1 anno 8-10 mesi

Fazzoletti e tovaglioli di carta 3 mesi 3 mesi

Cartone di latte o succo 1 anno 1 anno

Scatola di cartone 2 mesi 1 mese

Fonte: legaambienteonline - www.ecowarriors.it

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arriva la plasticabiodegradabile

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EVVIVA!~

La notizia è di quelle che ti fan-no fare un salto sulla sedia: sco-perto il modo per rendere bio-degradabile la plastica. Fantastico! Abbiamo risolto buona parte dei problemi crea-ti dai rifiuti plastici. La paro-la magica all’origine di questa scoperta sensazionale è “biopo-

limeri”. Per capire meglio di cosa si trat-ta bisogna fare un paragone con i polimeri che, in sostanza, sono il materiale base con il quale si produce la plastica e che si rica-va dalla lavorazione del petro-lio, quindi di origine sintetica, non biodegradabili, inquinante,

ecc. , mentre i biopolimeri sono ricavati da materie prime di ori-gine vegetale, quindi biodegra-dabili e non tossici. Approfondendo meglio l’ar-gomento, però scopriamo che i biopolimeri si conoscono da molto tempo (cellulosici, nylon 11, gomme naturali) ma con lo sviluppo delle più economiche tecnologie basate su risorse fos-sili avevano progressivamente perso d’importanza. Dagli anni ’90, grazie alla cre-scente sensibilità ambientale, si è cercato di sviluppare materiali recuperabili e, in effetti esistono prodotti riservati al mercato ali-mentare che si possono definire biodegradabili e compostabili. Allora dov’è il problema?

SI CREA UN ALTRO PROBLEMA

~L’argomento è complesso ma, semplificando, prendiamo come esempio i biopolimeri ricavati dal mais e proviamo a immagi-nare quanti milioni di ettari di coltivazioni a mais sarebbero necessari per produrre la stessa quantità di plastica che utiliz-ziamo oggi. Forse non bastereb-be tutta la Terra e a sostegno di questa verità, in Messico, il co-sto del mais è andato alle stelle creando non pochi problemi alle tasche dei messicani, abituati a mangiare tortillas, prodotte ap-punto col mais.

E stiamo parlando di una produ-zione molto limitata di plastica biodegradabile. Ma il problema

è ancora più ampio perché per produrre le materie prime di ori-gine agricola si utilizzano ferti-lizzanti e pesticidi, si consuma molta energia nelle pratiche di coltivazione e si sottrae suolo alla coltivazione alimentare. Allora la questione non è solo la biodegradabilità della plastica ma la sua sostenibilità.

NON È SOSTENIBILE

~Uno sviluppo sostenibile è quel-lo capace di garantire una mi-gliore qualità della vita per tutti, nel presente e per le generazio-ni future, quindi se per produrre una grande quantità di plastica biodegradabile avveleno l’am-biente con i pesticidi, inquino l’aria con elevati consumi ener-getici e provoco uno squilibrio economico, dov’è il vantaggio rispetto all’impiego del petro-lio? Stiamo vivendo un momen-to di svolta e gli sforzi devono concentrarsi verso l’individua-zione di processi che siano eco-compatibili per tutto il ciclo di lavorazione e di smaltimento. È accettabile produrre plasti-ca biodegradabile utilizzando solo gli scarti vegetali esistenti, mentre non lo è in condizioni diverse.

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IL GIOCO VALE LA CANDELA

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LA RETEDELLA VITA

~Fritjof Capra, nel suo libro “La rete della vita” parla del-la natura e degli esseri viventi (uomini, piante, animali) non come entità isolate, ma come “sistemi viventi” dove il sin-golo è in stretto rapporto di in-terdipendenza con i suoi simili e con tutto ciò che lo circonda. La somma di queste relazioni è una rete: la rete della vita. Solo se l’uomo riuscirà a com-prendere l’importanza di que-sta trama invisibile, nella quale anche il gesto apparentemente più insignificante ha un peso fondamentale per la soprav-vivenza della Terra e dei suoi abitanti, allora potrà vincere la sfida del vero cambiamento. Sarà un uomo nuovo, più felice e responsabile, pronto a rifiuta-re qualsiasi azione che possa di-struggere la natura, aperto all’a-more e a un nuovo senso della vita. Credere nella rete della vita si-gnifica dare sempre il proprio contributo senza condizioni, così i nostri comportamenti avranno un valore ben più im-portante per noi e per gli altri.

IL NOSTRO CONTRIBUTO

~Vediamo in concreto come si può tradurre il nostro impegno nell’immediato. Al primo posto c’è sicuramen-te la raccolta differenziata che, ad oggi, rappresenta il modo

migliore per preservare e man-tenere le risorse naturali, favo-rendo un sostanzioso risparmio di petrolio e di CO2. Separare plastica, carta, cartone, vetro, organico, alluminio, pile sca-riche e farmaci, è un’attività che sicuramente la tua famiglia già pratica ma che, con un po’ più di attenzione, potrebbe es-sere aumentata differenziando meglio le singole categorie di rifiuti. Forse non sai che i Con-sorzi incaricati della raccolta of-

frono ai Comuni un contributo in denaro per il ritiro dei rifiuti separati. Chiedono però che la percentuale di “impuro” non su-peri certi limiti, significa che se i rifiuti sono sporchi o mesco-lati ad altre tipologie non pos-sono essere riciclati, così i Con-

sorzi sono costretti a portarli in discarica, rendendo inutili gli sforzi dei cittadini, danneggian-do l’ambiente e aumentando le spese dei Comuni per lo smal-timento.

A COSA PUOI RINUNCIARE?

~Non è così difficile modifica-re alcune abitudini quotidiane, per esempio andando a fare la spesa con borse riutilizzabili; bere l’acqua del rubinetto che è ottima e controllata, evitando di acquistare l’acqua minera-le confezionata in bottiglie di plastica; sostituire le bevande gassate (che fanno male) con succhi e sciroppi preparati in casa, e imparare ad acquistare il latte crudo alla spina; non usare stoviglie usa e getta in occasio-ne di feste e pic-nic; acquistare per le pulizie di casa detersivi e detergenti alla spina; riscoprire il piacere della saponetta, molto più ecocompatibile, per l’igiene personale; evitare i prodotti con troppi imballaggi e acquistare frutta e verdura sfuse evitando quelle già pesate e imballate in vaschette di polistirolo.Avrai notato che queste abitu-dini riguardano esclusivamente contenitori di plastica, ebbene se riuscirai a metterle tutte in pratica risparmierai almeno 20 kg di plastica l’anno. Non sem-bra anche a te che il gioco valga la candela?

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CURIOSITA’

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LA PLASTICA ORA SI PUÒ RIPARARE

~A Pescara c’è un’azienda che ha brevettato la tecnologia “Eco-repair”. Attraverso questo bre-vetto particolarmente innovati-vo, che permette la saldatura a caldo della plastica, può ripa-rare tutti quei grandi oggetti di plastica che fino ad oggi resta-vano inutilizzati e abbandona-ti perché rotti. Per il momento si possono riparare: cassette, contenitori per l’agricoltura, cassonetti per i rifiuti RSU (di qualsiasi dimensione e tipolo-gia), contenitori per l’industria, contenitori in genere, cisterne, serbatoi, vasche e qualsiasi og-getto realizzato in PE (polietile-ne) e PP (polipropilene). Stanno studiando miscele saldanti per aggiustare anche i paraurti del-le auto e, sicuramente, in futu-ro saranno in grado di riparare qualsiasi tipo di plastica. Un bel risparmio, soprattutto se si pensa a quanta plastica viene utilizzata per questo genere di contenitori.

GIARDINI E BALCONI

ECOLOGICI~

Nelle nostre aree verdi è sempre più frequente l’impiego di vasi, vasetti e vasoni di plastica che offrono l’indiscutibile vantag-gio, rispetto a quelli in cotto, d’essere infrangibili e leggeri. Per limitare il consumo di pla-stica oggi possono essere sosti-tuiti con vasi ecologici costitu-

iti all’80% da lolla del riso e al 15% di impasto vegetale. Hanno una durata variabile da 1 a 24 mesi, consentono alla pian-

ta di respirare e, soprattutto, non inquinano e sono biodegradabi-li. Al termine del loro ciclo di vita si buttano nell’umido o si rinvasano, con tutta la pianta, in un altro vaso green.

IN SCANDINAVIA LA RACCOLTA

RIFIUTI FUNZIONA COSÌ

~Alcune città scandinave hanno creato una rete di immondizia sotterranea. Funziona così: i sacchi dei rifiuti, opportuna-mente differenziati (tra carta,

plastica e generici), devono essere buttati dai cittadini in colonnine sparse lungo le stra-de (una ogni 150 abitanti), che sono poi i punti di accesso alle condotte sotterranee. I sacchi arrivano in contenito-ri speciali dotati di sensori che mandano un segnale quando sono colmi, a quel punto si atti-va il sistema di aspirazione che trascina i rifiuti nei tubi sotter-ranei, facendoli viaggiare a 70 chilometri orari. I rifiuti arriva-no in una centrale di smistamen-to, dove i mezzi degli spazzini li aspettano per portare tutto alla discarica o a termovalorizza-tore o al centro di riciclaggio. Lungo il percorso speciali filtri provvedono a eliminare polveri e cattivi odori dall’aria prima di restituirla all’ambiente. Mentre dai computer, a distan-za, gli addetti controllano che tutto funzioni a dovere. I vantaggi sono evidenti: il traf-fico dei camion dei rifiuti si ri-duce del 90%, così diminuisce l’inquinamento atmosferico prodotto dai mezzi di trasporto ma anche quello dei rifiuti stes-si, che non marciscono più nei cassonetti. Si elimina il rumo-re di tutti i camioncini carichi di immondizia, si eliminano i problemi che questi causano al traffico e ai parcheggi. Spariscono i cassonetti e al loro posto compaiono le molto più gestibili colonnine.

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Passarono parecchie settimane e presto mi dimenticai degli strani sogni e del mistero racchiuso nella testolina metallica di Petti-bot. Il tempo scorreva veloce e io ero com-pletamente assorbito dallo studio per la fine del quadrimestre, oltre che dalla imminente partita di Pallavolo, durante la quale avrei fi-nalmente potuto dimostrare a MariaBella (si, sempre quella) che non ero solo un Nerd tut-to occhiali e cervello, ma che avevo anche un fisico, e che fisico!! (ehm...)Quel pomeriggio la mamma mi stava portan-do in palestra per il consueto allenamento pre-partita, quando improvvisamente l’au-tomobile si fermò. “Accidenti alla crisi!! – sbottò la mamma – per colpa sua re-stiamo a piedi noi!! Mi dispiace Gio-vannino: te la devi fare a piedi per oggi”.“Ma come? – feci io – non possiamo andare dal ben-zinaio a prenderne una tanica? Come hai fatto quella volta al mare...”“Purtroppo no Giò, se oltre ai cartoni ani-mati guardassi anche il Telegiornale qual-che volta, sapresti che c’è il razionamento della benzina, perché i pozzi arabi si stanno prosciugan-do! Mi spiace, ma oggi si va a piedi. Adesso andiamo che se perdo il turno per l’uso della corrente elettrica la tua divisa per la partita la devo lavare do-podomani! A dopooo”.Così dicendo la mamma se ne andò correndo verso casa, mentre io mi preparai psicologi-camente ai 3 chilometri di strada fino alla palestra. Camminando rimuginai a lungo sull’accaduto: la carenza di energia era ormai un problema quotidiano, tutte le materie pri-me usate dall’uomo si stavano velocemente esaurendo. Entro 50 anni il petrolio sarebbe finito e allora? L’uomo dovrebbe studiare una nuova forma di energia pulita e sostenibile, invece di studiare nuove armi o nuovi modi per fare soldi!!!Uno strano ticchettio proveniva dalla mia

borsa, mi sedetti su una panchina, la aprii e, tra scarpe sportive, asciugamani e tuta da ginnastica mi ritrovai tra le mani... Pettibot! “Ma tu che ci fai qui? sono sicurissimo di non averti messo in borsa... hey, ma cosa succede, oh no, ancoraa???” Gli occhi dell’uccellino-robot mi assorbirono in un vortice di colori, l’ormai familiare odo-re di muschio mi riempì le narici mentre la strada, le case, la panchina stessa svanirono in un nulla lattiginoso... poi svenni.Quando riaprii gli occhi capii subito che ero capitato in un altro dei miei sogni, e che que-sta volta avevo davvero esagerato!La piazza era piuttosto piccola, faceva freddo ed era tutto buio. Alcune figure stavano sedu-ta qua e là, in silenzio. Quando mi avvicinai

mi accorsi che non erano “umani” ma delle specie di... Blob gelati-

nosi con occhi naso e tutto il resto. Mi avvicinai e chiesi

“Buongiorno signore, posso sapere dove mi trovo?”, tra le lacrime quello rispose “Nel-la piazza centrale di Bacionia, sigh, sigh...”.

Sembrava davvero dispe-rato e, guardandomi intor-

no, mi resi conto che tutti i presenti stavano piangendo

sconsolati, allora mi avvicinai a quella che sembrava una signora e chiesi “posso fare qualcosa per lei? Mi dispiace vederla così triste...” “Non puoi fare niente figlio-lo, a meno che tu possa restituirci il nostro amato Re!”. “Ehm... il RE? ...cioè quello con la corona e tutto il resto?” chie-si incredulo. “Si, il nostro Re Amo, il gentile e amato sovrano di Bacionia, rapito tre giorni fa sigh sigh, tutto il regno in lutto, senza di lui siamo perduti bhuaaaaaaaa...” e così piangen-do se ne andò lasciandosi dietro una pozzan-ghera di lacrime.“Psssst, pssssst, hey tu...”Da un vicolo oscuro mi giunse un sussurro “Hey tu, coso, vieni qui dài, non avere paura” mi avvicinai alla figura alta e scura

Rinunceresti a dormire 15 minuti in meno per andare a scuola a piedi

o in autobus?

Ti preoccupi di spegnere le luci, il computer e la televisione quando non

ti servono più?

Se ti dicessero che puoi scegliere un modo per non produrre CO2 spendendo 10 euro in

più al mese di corrente elettrica, lo adotteresti?

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che si nascondeva tra le ombre umide del viottolo. Non aveva l’aspetto degli altri abitanti di Bacionia, era magris-simo, con un volto quasi umano e due occhi scuri e pe-netranti.“Tu non sei di qui vero? – disse con una vocetta stri-dula – io vengo da pianeta Cahos e sono uno scien-ziato. Senti Coso, che ne dici di un affarone?” “Ehm, mi scusi ma veramente io…” “OK, OK, ti spiego: ho per le mani una fonte di energia rinnovabile eterna e a costo zero! Eh? Vedi che adesso ti interessa?” “Si ma io...” “Seguimi bamboccio, te la faccio vedere e poi parliamo di affari!”, così dicendo il losco figuro mi prese per il braccio trascinandomi in un labirinto di stradine oscure. Camminavamo da parecchio, faceva freddo e il selciato bagnato dalla pioggia rifletteva le pareti degli innumerevo-li viottoli che attraversavamo. “Ma perché vuoi vendere proprio a me questa cosa?”, chiesi dubbioso , “Nes-suno ha parlato di vendere bamboccio, la mia è una proposta di collaborazione!!” disse mentre tirava un calcione ad una porta di legno tutta sbrecciata. En-trammo in una stanza spoglia e gelida, senza finestre e completamente buia. “Ecco, ci siamo – pensai – adesso mi dà una botta in testa e... addio Giovannino!!”. Invece, dopo aver chiuso la porta alle sue spalle il tipaccio accese una torcia che, evidentemente, aveva preparato in precedenza:“TA-TAAAAAA, ecco qui il mio tesoro!!”. In un angolo sudicio della stanza c’era una piccola sedia e su di essa, legato e imba-vagliato, un piccolo Blob (così ormai ave-vo soprannominato gli abitanti gelatinosi di quello strano luogo)... con una corona in testa!“M-Ma questo è un essere vivente, mica una fon-te di energia...!!!” dissi incredulo e frastornato, “eh no Coso, ti sbagli, - fece il tipaccio - questa che vedi è l’unica fonte di energia di tutto questo stramaledetto pianeta!! Capisci?? Tutto qui dentro!!!” disse picchiettando sulla testa del po-vero Blob. “Tu sei pazzo - feci io - e poi… quel-la corona…non mi dirai che è il Re Amo??? L’hai rapito tu ??!!” “Ehm, si, diciamo che l’ho preso in pre-stito... a tempo indeterminato. Ma bando alle ciance: hai notato che tutta la città è al buio?” “Si” feci io , “Ebbene questo ac-cade esattamente da tre giorni, e cioè da quando l’ho rapito! È la dimostrazione lam-pante della mia teoria: l’unica fonte di ener-gia del pianeta è proprio lui!! Da quando è

sparito non funziona più niente, tutto fermo, tutto spento!! È lui che fa funzionare tutto!!” “Te lo ripeto: tu sei pazzo!! – dissi io – e poi che cosa vuoi da me??” “Solo collaborazione fratellino! – la sua voce si fece mielosa – vedi, ho un piccolo problema: non riesco a capire cosa devo fare per fargli produrre energia! Ma ci pensi? Se riusciamo a farlo “funzionare” lo potremo vendere al miglior offerente, saremo ric-chissimi!!!! Che ne dici, eh, … socio?”Stavo per urlargli in faccia tutto il mio disprezzo quando accadde una cosa stranissima: sentii qualcosa muoversi nel cappello che avevo in testa, come un fruscio e, di col-po, persi completamente l’uso del mio corpo. Ero perfet-tamente lucido e presente ma non potevo muovermi né parlare. Qualcosa invece, come una forza estranea che si era insinuata nel mio corpo, di colpo disse (con la mia voce): “Ok amico, affare fatto, però voglio il 50%!!” “Ah ah ah, lo sapevo! Ho capito subito che eri un tipo tosto – sghignazzò il “rapitore di Blob” – allora che facciamo socio? Cosa suggerisci?” “Mmmm, - disse la mia voce - hai già provato a chiederglielo?” “Ov-vio, per chi mi hai preso?!!” “Analisi del sangue? Analisi chimica? Radiografia?” “SIIII, fatto tutto

ma nessun risultato, sembra un Bacioniano come tutti gli altri, anche se Re.”

“OK – fece la mia voce – allora non resta che una cosa da fare: aprirlo!”“Aprirlo???”, chiese incredulo il tipaccio,

“Ovvio: una bella vivisezione! Ci guardiamo dentro e vedrai che ne scopriremo il segreto!!” ribatté la

mia voce con leggerezza. A questo pun-to avrei voluto urlare, scalciare, scappare…

insomma fare qualcosa e, invece, fui costretto a restare lì incredulo e inorridito. A dire il vero

anche il tipaccio non sembrava proprio a suo agio: era diventato pallido e disse con voce incerta “e-

ehm, o-ok, mi sembra una buona idea so-cio, p-però vedi, ecco, …io non sono molto bravo coi bisturi, forse ci vorrebbe un chirurgo…”“Macchè chirurgo, ci penso io, ne ho

squartati di poveracci sul mio piane-ta!!!” la mia mano estrasse con abilità il coltello dalla cintura del rapitore e lo fece girare due volte tra le dita con incredibi-

le velocità. “Allora socio – feci io (“io” per modo di dire ovviamente) – prendilo e lega-lo al soffitto, poi me lo tieni fermo e lo squartiamo” “Ah si, lo farei vo-volentieri – fece lui sudando copiosamente – ma ecco,

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vedi, mi sono ricordato proprio adesso che ho la-sciato acceso il gas in cucina! Devo scappare solo un attimo. Se vuoi cominciare tu, poi ti raggiungo, ok?”, così dicendo si precipitò fuori dalla stanza lascian-domi solo con il povero Re ancora imbavagliato.Essere posseduto era davvero una cosa terrificante, ma sapere quello che il mio “possessore” si accingeva a fare mi faceva infuriare al punto che mi sentivo esplodere di rabbia. Il mio corpo, guidato da chissà quale volontà, si mosse verso il poverino col coltello spianato, lo raggiun-se in tre falcate, sollevò la lama e... ZAC, con un preciso fendente tagliò le corde in un colpo solo,... liberandolo!!Incredulo sentii la mia voce dire: “Giovannino, smet-tila di ribollire di rabbia. La mia era solo una “messa in scena” per mandare via quell’allocco. Adesso ti restituisco il tuo corpo e vedi di correre più che puoi, mentre tu, signor Re, ci dovrai guidare il più in fretta possibile al tuo Palazzo, dove saremo finalmente al sicuro!” Avvertii una forte sensazione di... scollamento e fui di nuovo padro-ne di me stesso! “Presto amico mio – disse il Re – dobbiamo scappare prima che quel

delinquente ritorni, seguimi!”

Non ebbi tempo di chiedermi cosa fosse successo e chi mi avesse mano-vrato così pazzescamente perché il Re mi prese per mano e iniziò una corsa disperata tra vicoli e palazzi, androni umidi e porticati antichi, sempre nell’ombra e sempre col terrore di incappare nell’oscu-ro rapitore. Ci fermammo più volte, ansimando, nascosti in un portone o dietro una siepe, ascoltando nel buio lo scalpiccio frettoloso di qualcuno o l’abbaiare improvviso di chissà quale Blob-cane.Ma finalmente giungemmo all’ampia scalinata che con-duceva al Palazzo Reale e alla salvezza! La sorpresa delle guardie e dei Ciambellani di corte fu superata solo dalla gioia di riavere il loro amatissimo Re Amo di nuovo sul trono. In brevissimo tempo furono inviati veloci Messi Reali ad annunciare la lieta novella in tutto il regno, e in men che non si dica una folla enorme si raccolse nella piazza ai piedi del Balcone Reale, chiedendo di vedere il Re. Amo fu molto gentile con me, mi ringraziò mille volte per il “mio” coraggio e la “mia” scaltrezza, chiedendomi di affacciarmi con lui al Balcone Reale, in veste di Sal-vatore del Re. Quando uscimmo un boato riempì l’aria fredda della sera: mille voci intonarono un festoso “Hur-rà” di gioia che si trasformò in un altrettanto gioioso coro:

“Amo Re! Amo Re! Amo Re!”E fu allora che accadde una cosa incredibile: i corpi dei popolani festanti iniziarono a luccicare debolmente, poi sempre di più, fino a che sfavillarono di luci colorate. Di colpo i lampioni della piazza si accesero, tutti assieme e subito dopo le finestre dei palazzi intorno brillarono, in breve tempo tutta la piazza era un meraviglioso luccichio di colori e urla di gioia e, di seguito, tutta la città, a perdita d’occhio, si accese come un albero di Natale. “Ma allora è vero, sei davvero tu la fonte di energia di Bacionia!” dissi al Re, “No mio caro – disse con un sorriso indi-candomi il popolo festante – sono loro, non io, che con

il loro amore creano l’energia che fa funzionare la città.

L ’ unica fonte di energia del nostro pianeta è…

l’ amore!”

Tac.“Che carinoo, un uccellino robot!

Ma funziona? Cinguetta?” Pro-prio lei, MariaBella, mi si era fer-mata accanto, attratta da Pettibot, che tenevo ancora in mano.“Uè TerraTerra, ti sei imbam-bolato qui in mezzo alla strada?” mi disse, vedendomi lì fermo in

silenzio “Ehm no – risposi io an-cora intontito dal brusco “ritorno”

alla realtà – cioè, ecco vedi... stavo cercando...” “Ok, sei il solito con la te-

sta nelle NuvoleNuvole! hihihihi” e così dicendo si girò, in una cascata di riccioli bion-

di e se ne andò ridacchiando con le sue amiche Marta e Poppy. Avevo sprecato l’unica occasione di dire qualcosa che la colpisse e la facesse interessare a me!! Che idiota!!!Quella sera, a casa, ripensai al sogno. Sarebbe davvero ge-niale riuscire a ricavare energia dall’amore, sarebbe stata di sicuro energia pulita e soprattutto... infinita! Del resto, pensai, l’amore è effettivamente una forma di energia: quando penso a MariaBella mi viene un caldo pazzesco e mi diventano le orecchie rosse, anche quando la mamma mi abbraccia sento il suo calore che mi riscal-da il cuore! Iniziai a fare calcoli sempre più complessi e continuai per un mese intero, ma alla fine avevo messo le basi per quella che oggi viene chiamata la: “batteria ricaricable universale a energia affettiva”.Una sola cosa mi assillava e mi toglieva il sonno: durante i VeroSogni (così avevo chiamato quei sogni così reali) c’era “qualcosa” nel cappello che portavo sulla testa. Un qualcosa che sapeva parlare con la mia voce e poteva prendere possesso del mio corpo... e la cosa non mi pia-ceva per niente!

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STORIA DELLE FONTI DI ENERGIA

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NEL PASSATO FUOCO, VENTO

E ACQUA~

La prima fonte di energia sco-perta dall’uomo è stato il fuo-co, ben un milione di anni fa. All’inizio lo raccoglieva dagli incendi provocati dai fulmini e lo conservava nella fiamma del villaggio, successivamente l’uomo scopre la possibilità di accendere il fuoco con la pie-tra focaia. Nasce così la prima fonte energetica della storia. Da allora passò molto tempo prima che si potessero sfruttare altri tipi d’energia, perché manca-vano la conoscenza e i supporti tecnologici. Finalmente, circa 4.000 anni fa si inizia a sfrutta-re la forza del vento per la na-vigazione fluviale e marittima, e l’impiego del vento resterà l’unico modo per solcare i mari fino al XIX secolo. Senza il vento Cristoforo Colombo non avrebbe mai scoperto l’Ameri-ca. Gradualmente l’uomo impa-ra a sfruttare il vento anche per muovere la macine, compito affidato fino ad allora agli ani-mali da tiro (asini e cavalli). I primi mulini a vento compaio-no in Persia nel 644 a.C. a cui seguiranno in Europa, circa mil-le anni dopo, i mulini a vento a pale verticali. Un’altra fonte di energia del passato è la forza dell’acqua. Nel 100 a.C. compaiono in Anatolia i primi mulini ad ac-qua. Pochi anni dopo i romani sviluppano e ingegnerizzano la scoperta realizzando la ruota ad acqua che sarà diffusa in tutto l’impero romano.

Nel mondo antico la combustio-ne del legno (oggi si chiamereb-be biomassa) è stata la prima fonte di energia termica, uti-lizzata per riscaldare l’ambien-te interno o per cuocere i cibi, prima ancora della costruzione delle prime palafitte. Queste fonti di energia resteranno tali e quali fino alla fine del Medio-evo. Hai fatto caso che questo genere di energie sono le stesse che oggi chiamiamo “rinnova-bili”? Chissà, forse gli antichi erano più saggi di noi e avevano già capito che la Terra offre tut-to ciò che ci serve, basta saper usare bene i suoi doni.

NEL PRESENTE PETROLIO,

CARBONE E GAS~

La scoperta delle fonti di ener-gia fossile è un capitolo molto recente nella storia dell’uomo. Nel 1300 il carbone inizia ad essere utilizzato come sostituto della legna da ardere. Nel 1650 il petrolio viene distillato per la prima volta per ottenere un pro-dotto sgrassante delle ruote dei carri o per alimentare le prime lampade a combustibile. Ma la vera rivoluzione energetica co-mincia con l’invenzione della pentola a vapore di Papin nel 1680 e della macchina a vapo-

re di Watt nel 1765. Le nuove macchine si sostituiscono alla forza animale ed in parte alla forza lavoro. Le botteghe arti-gianali sono soppiantate dalle prime fabbriche. La società si trasforma diventando sempre più dipendente dal consumo delle materie prime energeti-che, necessarie per alimentare il funzionamento delle macchine di produzione. Nell’Ottocento il progresso tecnologico è ul-teriormente accelerato dall’in-venzione del primo motore elettrico di J.Henry nel 1831 e delle prime turbine. Nel 1882 l’energia vapore viene utilizza-ta per generare elettricità nel-le prime centrali elettriche di Londra e New York. La produ-zione dell’elettricità consente di distribuire l’energia su un territorio molto ampio rispetto ai combustibili fossili e al gas. Consente, inoltre, di slegare la produzione di energia dal luogo di consumo finale. Nell’Ottocento sono sviluppate anche le prime centrali idroelet-triche ai piedi delle cascate, la prima in assoluto è realizzata negli Stati Uniti alle cascate del Niagara nel 1895. Il Novecento si apre con un grande ottimismo dell’uomo nei confronti della scienza e della tecnologia. La commercializzazione dell’au-tomobile nel primo Novecento spingerà ulteriormente al con-sumo del petrolio per produrre benzine e carburanti. Con la scoperta della turbina a gas ne-gli anni ‘30 entrano in funzio-ne le prime centrali elettriche a gas che si affiancano a quelle a carbone e ad olio combustibile (petrolio).

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SOTTO TERRA C’È L’ENERGIA CHE FINIRÀ

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ENERGIA FOSSILE~

L’energia che oggi usiamo im-piega fonti di natura prevalen-temente fossile che si formano, nell’arco di milioni di anni, sot-to la superficie terrestre, per de-composizione di organismi ma-rini e di piante che crescono sui fondali oceanici. Le principali fonti sono:Petrolio: un liquido denso e infiammabile, la cui estrazione danneggia pesantemente l’am-biente, in particolare il fondale marino, le alghe e gli organi-smi fondamentali nella catena alimentare marina. Per essere utilizzato “il greggio” deve es-sere inviato in una raffineria e sottoposto a un processo di raf-finazione dal quale si ottengono anche altri prodotti (chiamati “derivati”) come la benzina, il gasolio, gli oli lubrificanti, il catrame, ecc.Gas naturale: si trova spesso assieme al petrolio o in giaci-menti naturali che si trovano in Olanda, in Siberia e in Algeria oppure si produce dalla fermen-tazione dei rifiuti (biogas). Dal gas naturale si estrae il metano.Carbone: di colore nero o bru-no scuro, si estrae dal terre-

no (nelle miniere) ed è pronto all’uso. Questo combustibile consente di produrre circa un quarto dell’elettricità in tutto il mondo.

INQUINAMENTO E DIFFICOLTÀ

~L’estrazione e la combustione di queste fonti energetiche dan-neggiano l’ambiente e generano un elevato inquinamento. Quan-do il petrolio entra in combina-zione con l’ossigeno produce anidride carbonica (CO2) che si disperde nell’atmosfera, diven-tando la causa principale degli attuali mutamenti climatici (gas serra). Stessa cosa accade per l’impiego del carbone la cui ri-chiesta è, purtroppo, in continuo aumento da parte di paesi come la Cina e l’India, nuovi consu-matori d’energia. Contraria-mente a quanto è stato detto nel passato, il gas naturale non può essere classificato come fonte di energia pulita, anch’esso pro-duce una certa quantità di emis-sioni inquinanti. Infine, un’ul-teriore causa d’inquinamento è dovuta alle navi petroliere che, in caso di incidenti, sversano in acqua decine di migliaia di ton-nellate di petrolio. Negli ultimi 50 anni si sono verificati ben 1300 incidenti che hanno dan-neggiato fragili ecosistemi in tutto il mondo, dall’Alaska alla Spagna.

FONTI NON RINNOVABILI

~Le risorse petrolifere sono in mano a pochi Paesi, il più gran-

de produttore è l’Arabia Saudi-ta, seguito dalla Russia e dagli Stati Uniti, mentre i Paesi che si possono definire petrolio-dipen-denti sono praticamente quasi tutti, sia quelli ricchi, sia quel-li emergenti, anzi questi ultimi sono diventati grandi divorato-ri d’energia e per raggiungere velocemente un buon livello di benessere sono fortemente le-gati ai consumi, senza alcuna attenzione agli sprechi. Ai ritmi di consumo attuale gli esperti hanno stimato che le riserve di petrolio potranno garantire al-tri 50 anni di disponibilità, ma probabilmente è un dato desti-nato a scendere perché, prima o poi, ci sarà una ripresa econo-mica, India, Cina e Russia au-menteranno il proprio bisogno energetico ed è ipotizzabile che lo stesso accadrà per tanti altri Paesi destinati a crescere so-pra l’attuale soglia di povertà. Quindi resteremo senza petrolio perché questo tipo di energia non è rinnovabile. Il processo di fossilizzazione delle sostanze organiche, infatti, è molto lun-go (milioni di anni) e la quan-tità che si fossilizza è minima rispetto al fabbisogno energe-tico dell’uomo. Tutto sommato questa non è una brutta notizia, se ci impegneremo a sviluppa-re di più le energie rinnovabi-li e impareremo a consumare energia in modo intelligente, senza sprechi, non correremo il rischio di rendere invivibile la Terra e avremo uno sviluppo sostenibile per l’intera umanità.

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ENERGIE ALTERNATIVE E RINNO-VABILI NON SONO LA STESSA COSA

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DI COSA STIAMO PARLANDO?

~Energie alternative ed energie rinnovabili, c’è differenza? In effetti facciamo tutti un po’ di confusione e a volte si utilizza-no entrambi i termini come se fossero sinonimi. Per far chia-rezza è bene sapere che le ener-gie rinnovabili sono generate da fonti che non sono esauribili e il cui utilizzo non ne riduce la disponibilità in futuro, perché si rinnovano continuamente. Ci ri-feriamo al sole, al vento, all’ac-qua e al calore della terra. Inve-ce si parla di energie alternative quando si vuol fare riferimento, in modo più generico, a tutte le fonti energetiche esistenti, nu-cleare compreso, eccetto quelle fossili, cioè il petrolio, il car-bone e il gas naturale. Quindi, quando si parla di energie al-ternative sono comprese anche quelle pulite e rinnovabili.

LE RINNOVABILI SONO PULITE

~La nostra società ha una dipen-denza eccessiva dai combusti-bili fossili per la produzione di energia: per fare qualsiasi cosa in casa o per trasferirci a scuola o in ufficio, dobbiamo impiega-re energia che inquina ed è de-stinata ad esaurirsi.Le energie rinnovabili, invece, vengono impiegate “tali e qua-li” la natura le crea, senza essere trasformate dall’uomo e, quindi, non producono scorie e rifiuti nocivi, o per lo meno in misura

molto contenuta. Le principali fonti rinnovabili sono:Energia idroelettrica: molti anni fa l’acqua era l’unica fonte energetica esistente, già le civil-tà greca e romana conoscevano la sua forza e la usavano per far girare i mulini e macinare il grano. Poi qualcuno scoprì che quando l’acqua di un fiume “cade” da una cascata, libera una grande quantità di energia che, se collegata a una turbina, si trasforma in energia elettrica. Allora l’uomo iniziò a costrui-re le dighe e a provocare ampi salti, imitando le cascate vere, ottenendo così una quantità di energia costante. Purtroppo la richiesta di energia è andata sempre più crescendo e l’acqua disponibile è troppo poca per coprire tutto il fabbisogno degli uomini. Ma pur quel poco è im-portante perché significa usare meno petrolio. Energia solare: il sole ha un’e-nergia fortissima, riesce a in-viare sulla Terra, in qualsiasi momento, più di mille WATT di energia per metro quadrato. Il problema è che tutta questa energia bisogna concentrarla e conservarla per usarla quan-do serve. Per questo sono sta-ti inventati pannelli speciali, chiamati fotovoltaici, che tra-sformano la “forza del sole” in elettricità. Oppure ci sono i pan-nelli solari termici che usano il sole per scaldare speciali liquidi che, a loro volta, scaldano e ac-cumulano in un apposito serba-toio l’acqua da utilizzare per usi domestici e industriali. Energia eolica: anche il vento

quando ci si mette ha una gran-de forza e per sfruttarla l’uomo ha costruito dei pali speciali, alti come un palazzo di 35 piani e ha montato sulle punte vento-le giganti, grandi come campi di calcio. Si chiamano pali eolici che vengono sistemati, in gran numero, in territori molto vasti, i parchi eolici; quando il vento soffia le eliche girano fortissi-mo producendo un’energia che viene raccolta e custodita. Il suo contributo è importante per ri-durre l’impiego di combustibili fossili, ma anche questa risorsa non può coprire tutta la richiesta di energia perché non tutti i luo-ghi sono molto ventosi, inoltre il vento non è sempre costante e a volte non c’è per niente. Energia geotermica: il cuo-re della Terra ha una struttu-ra simile a quella di un uovo. Il tuorlo rappresenta il nucleo centrale, l’albume è il mantello e il guscio la crosta terrestre. Lo strato superiore del mantello, su cui poggia la crosta, è costitui-to da un fluido caldo chiamato magma che, quando trova una via d’uscita verso la superficie, dà origine ai vulcani e prende il nome di lava. Quando piove l’acqua penetra in profondità nel terreno fino ad arrivare al magma che la riscalda produ-cendo vapore, l’energia geoter-mica non è altro che il recupero di questo vapore incanalato in tubi e collegato a una turbina per produrre energia elettrica oppure calore per riscaldare le abitazioni (teleriscaldamento).

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EFFETTO SERRA E BUCO NELL’OZONO

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ALLE PIANTE È CONSENTITO, ALL’UOMO NO

~Quando si parla di attività dan-nose per l’ambiente si fa sempre riferimento all’anidride carbo-nica: “bisogna eliminare tutti i combustibili fossili perché pro-ducono troppa CO2”, “se lascia-mo a casa la macchina e usiamo la bicicletta ci sarà meno CO2 nell’aria”, “sarebbe meglio non bruciare la legna per evitare di produrre CO2”. E così via. Tut-to vero, è proprio lei, l’anidride carbonica, la principale imputa-ta e dunque ci mettiamo d’im-pegno e tentiamo di eliminare o ridurre qualsiasi attività che ne favorisca la formazione. A un certo punto, però, può accadere di ritrovarsi un po’ confusi, per esempio studiando la respirazio-ne delle piante scopriamo che anche loro producono anidride carbonica, ma non producevano ossigeno? Nell’acqua frizzan-te c’è anidride carbonica, farà male? Anche gli uomini e gli animali, quando espirano, but-tano fuori anidride carbonica. Un dubbio potrebbe insinuarsi nella nostra mente: se taglias-simo tutte le piante e smettessi-mo di respirare, potremmo dare una mano all’ambiente e ridurre questa caspita di anidride car-bonica? Prima che accada l’ir-reparabile è meglio fare chia-rezza. L’anidride carbonica è un prodotto di scarto che si crea quando bruciamo qualcosa, un combustibile, un oggetto o lo stesso ossigeno che respiriamo; ma è anche un gas presente in

piccola concentrazione nell’at-mosfera terrestre, un gas com-pletamente innocuo per l’uomo, ma in concentrazioni elevate contribuisce alla formazione del cosiddetto effetto serra. Fino a quando le attività dell’uomo erano ridotte o prevalentemen-te manuali, il processo naturale della respirazione delle piante e della decomposizione di mate-ria organica, con la conseguente produzione di anidride carboni-ca, era in totale equilibrio con la capacità della vegetazione terrestre di assorbirla. Purtrop-po, nel tempo sono diminuite le aree boschive (deforestazione) e aumentate tutte quelle attivi-tà umane responsabili di circa l’80% (25 miliardi di tonnellate l’anno) delle emissioni di CO2 della nostra società (riscalda-mento, raffrescamento, traspor-ti, industrie, attività agricole, ecc.) e ora le piante non ce la fanno più, non sono in grado di assorbire una quantità così grande di CO2. Tocca a noi pro-durne meno.

EFFETTO SERRA~

Ne sentiamo parlare così tanto che è diventato un argomento noioso, ma sappiamo esatta-mente cosa significa? Intanto è bene stabilire che l’effetto serra è un fenomeno benefico e na-turale (sissignori!), il proble-ma sta nel fatto che l’uomo lo sta facendo crescere troppo e il troppo fa sempre male.L’effetto serra ha il compito di trattenere le radiazioni e il ca-lore del sole il tempo sufficien-

te per riscaldare la Terra, ma a causa di un’eccessiva quantità di CO2, e di altri gas, questo ef-fetto viene prolungato e diventa responsabile del surriscalda-mento, che a sua volta agisce pericolosamente sul clima, provocando disastri ambienta-li, distruggendo l’ecosistema, causando la desertificazione e mettendo a rischio la salute de-gli uomini per un eccesso di ra-diazioni.

BUCO NELL’OZONO

~L’ozono è un gas naturale in-stabile, di colore azzurro, con un odore pungente e penetrante, pericoloso da respirare perché attacca le mucose. Negli strati alti dell’atmosfera ha il compito di proteggere la vita sulla Ter-ra creando uno scudo protettivo che filtra i raggi ultravioletti del sole. La dispersione nell’aria di prodotti chimici inquinanti dan-neggia lo strato di ozono, as-sottigliandolo pericolosamente e producendo quello che chia-miamo “il buco nell’ozono”. Gli esseri viventi (tra cui l’uo-mo), senza lo scudo dell’ozono non sono in grado di difendersi dall’azione dei raggi UV non filtrati, perché danneggiano la salute, favorendo lo sviluppo di gravi malattie della pelle e de-gli occhi. Per questo è sempre buona norma proteggersi con le creme protettive, cappelli e oc-chiali da sole.

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BIOMASSA: IERI UN COSTO, OGGI UN COMBUSTIBILE

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DOVE SI TROVA?~

Pensa ai campi agricoli, alle segherie, alle serre, ai vigneti, agli oliveti, alla coltivazione degli ortaggi e immagina quan-ti scarti producono queste atti-vità. Ecco, la biomassa è esat-tamente questo: tutti gli scarti vegetali che non hanno subito alcun trattamento chimico. La trovi in grande quantità anche nei boschi perché tutto il legno è considerato biomassa, anzi si fanno addirittura opere di rifo-restazione, recuperando terreni abbandonati, per produrne in grande quantità e, contempora-neamente, migliorare la qualità dell’aria grazie alla funzione di “polmone verde” delle piante. E puoi aggiungerne all’infinito, dalla paglia, ai gusci di frutta secca, agli scarti dell’industria agroalimentare ai batteri. In un metroquadro. di prato sono pre-senti circa 2 kg di biomassa sot-to forma di batteri, funghi e al-ghe, mentre in un bosco vi sono circa 10 kg per metroquadro di biomassa, principalmente sotto forma di alberi, cespugli e pian-te erbacee.

DIVENTA COMBUSTIBILE

~Dunque, la biomassa è una fon-te di energia pulita, un com-bustibile a tutti gli effetti ed è sempre più utilizzato per sosti-tuire i tradizionali e inquinanti petrolio, carbone e gas natura-le, riducendo così la dipenden-za dalle fonti di natura fossile.

Quando si brucia la biomassa non si producono ulteriori emis-sioni nocive, perché la CO2 li-berata durante la combustione corrisponde esattamente alla quantità della CO2 che avrebbe-ro prodotto quelle piante se non fossero morte e diventate, quin-di, scarti vegetali.

ALTRI IMPORTANTI VANTAGGI

~Il fatto che l’energia dalle bio-masse si basi soprattutto sugli scarti di produzione delle varie

attività è un’ulteriore vantag-gio economico e sociale per-ché riutilizza e smaltisce rifiuti in modo ecologico. In pratica, quello che un tempo era un co-sto da sostenere (smaltimento), oggi si è trasformato in un’op-portunità da non perdere e sfrut-tare per produrre preziosa ener-gia elettrica. Un bell’esempio di questo recupero è rappresentato dalla Finlandia, perché gran parte degli scarti di lavorazione della carta e del legno dell’in-dustria finlandese sono destinati alle centrali termiche per pro-

durre energia da biomassa. Evi-tando, in questo modo, di dover portare gli scarti in discarica o pagare per il loro incenerimen-to. Per evitare qualsiasi forma di inquinamento si tende a uti-lizzare biomassa proveniente da colture locali, così non c’è neanche il problema delle emis-sioni prodotte dal trasporto.

I PRINCIPALI IMPIEGHI

~La biomassa è utilizzata preva-lentemente per la produzione di energia termica (acqua calda, ri-scaldamento, industria), di ener-gia elettrica e come biocarbu-rante. Alcuni di questi impieghi utilizzano direttamente la bio-massa allo stato naturale, senza modifiche alla sua struttura ori-ginaria, (ad esempio la legna), altri usi invece, richiedono dei “processi di trasformazione” a forme liquida o gassosa, per consentire una maggiore versa-tilità del suo utilizzo. In Italia si fa molto uso di biomassa per produrre sia energia termica, sia energia elettrica e la fonte più utilizzata è il legno; seguono gli scarti dell’agricoltura (solidi e liquidi) e gli scarti dell’indu-stria del legno. Si può affermare con decisione che, se utilizzata in modo corretto, la biomassa rappresenta, allo stato attuale, una fonte di energia rinnovabi-le e disponibile localmente che offre un contributo decisivo alla sostenibilità.

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CHI INQUINA DI PIU’?

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LE PAGELLE~

Ma chi saranno i Paesi che in-quinano di più? Credevamo d’esserci posti una domanda semplice, addirittura un po’ ba-nale, fino a quando non abbiamo messo il naso nelle statistiche e nelle classifiche degli istituti di rilevazione di inquinamento ambientale. Un caos! Il proble-ma non è la mancanza di dati, ma proprio la sovrabbondanza di rilevazioni e classifiche che tengono conto di parametri dif-ferenti. Abbiamo rinunciato ad assegnare le eco-pagelle per-ché è praticamente impossibile individuare un valore assoluto e, cercando di semplificare, ab-biamo tenuto conto di due para-metri, sui quali c’è il maggiore consenso: la quantità totale di emissioni inquinanti e le emis-sioni procapite (per ogni abi-tante). In pratica si contendono il podio le grandi potenze che, proprio perché molto industria-lizzate, hanno più fame di ener-gia e le nazioni emergenti che invece hanno fretta di crescere. Per quanto riguarda le emis-sioni totali, stando ai dati 2009 della National Energy Admi-nistration americana, al primo posto c’è la Cina con 7.711.000 tonnellate (molto più di tutta l’Europa) di anidride carbonica, l’astro nascente dell’economia globale, seguita da USA e In-dia. Il calcolo è stato fatto som-mando tutti i combustibili fossi-li utilizzati e convertiti in CO2. Ma è un valore che può ingan-nare, perché non tiene conto del consumo pro capite che nel caso

di Cina e India, paesi molto po-polosi, risulta decisamente più basso. Infatti utilizzando que-sto criterio ogni abitante USA produce 17,7 tonnellate di CO2 annue, mentre la Cina solo (si fa per dire) 5,8 tonnellate. Così la classifica pro capite vede schiz-zare ai primi posti piccoli pae-si ricchi e scarsamente abitati, come il Qatar e il Bahrein (se ti sfugge la loro posizione geogra-fica consulta l’atlante). Se vo-lessimo essere pignoli dovrem-mo prendere in considerazione tutti i gas che alterano il clima, non solo l’anidride carbonica, allora in questo caso vediamo al primo posto Cina, Brasile e Indonesia. Volendo aggiungere un pizzico di pignoleria in più valutiamo anche la CO2 emessa nel passato, perché purtroppo resta nell’atmosfera per secoli e quindi quelle emissioni sono importanti tanto quanto quel-le attuali; quindi sommando passato e presente (dal 1850 al 2009) al primo posto ci sono gli USA, staccati di parecchi punti percentuali dalla Russia e dalla Cina che seguono a pari merito. Però se si incrociano i dati con i consumi procapite la classifi-ca cambia ancora, al primo po-sto c’è il Lussemburgo (!!!), al secondo l’Inghilterra e al terzo gli USA. Ok, basta! Tutti que-sti dati ci fanno girare la testa e l’unica cosa che sembra essere abbastanza chiara è che USA e Cina sono i principali inquina-tori mondiali, perché tra i più grandi e popolati Paesi del mon-do. Restiamo con un pensiero che ci tormenta: quando Cina

e India raggiungeranno il gra-do di industrializzazione degli USA (manca poco) riusciremo ancora a respirare o dovremo rifugiarci tutti ad Antigua o alle Barbados, i Paesi più “verdi”?

E L’ITALIA? ~

Altra faticaccia. In questo caso le statistiche sono state effet-tuate dal World Resources In-stitute e l’International Energy Statistics. Non si trovano mol-ti dati sul nostro Paese perché, fortunatamente, non essendo ai primi posti non riceve le stesse attenzioni delle grandi Nazioni. In ogni caso i risultati non sono per nulla confortanti perché l’I-talia inquina più di tanti altri Pa-esi diverse volte più grandi. In questa classifica l’Italia arriva diciassettesima con un’emissio-ne di CO2 pari a circa 407 milio-ni di tonnellate, leggermente in calo rispetto agli anni preceden-ti. Numeri alti se pensiamo che altri come i Paesi Bassi emetto-no la metà di quanto emette l’I-talia, o la Spagna emette quasi 100 milioni di tonnellate di CO2 in meno. Ma è sul totale delle emissioni di gas serra (quindi non solo CO2) che l’Italia dà il peggio di sé, dato che pren-dendo in considerazione anche il metano, l’ossido di diazoto, i perfluorocarburi, l’HFC e l’esa-fluoro di zolfo, il nostro Paese sale fino alla posizione numero 13 dietro ovviamente la Cina e gli Stati Uniti, ma anche il Bra-sile, l’Indonesia, la Russia e l’India.

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“Brooooooom”, un enorme TIR passò nella stradina davanti casa scuotendomi dai miei pensieri. Un fetido puzzo di gas di scarico ammorbò la mia camera, costringendomi a chiudere le finestre. Pensai che ormai erava-mo tutti abituati all’aria inquinata, del resto i trasporti sono necessari, come potremmo farne a meno? Certo che sarebbe bello inven-tare una fonte di energia alternativa, che non inquini l’aria e l’acqua della Terra! L’idea mi piaceva e, reso sicuro di me dalle tante in-venzioni che avevo già elaborato, mi misi a cercare la soluzione: il Professor TerraTerra avrebbe risolto il problema! Purtroppo però, dopo molte ore di studio ed esperimenti non avevo ancore risolto niente… guardai Petti-bot, tranquillamente appoggiato alla menso-la, e gli chiesi: “Tu cosa faresti amico mio? Mi puoi aiutare a trovare una soluzione?” Gli occhioni metallici brillarono, compresi subito che, in qualche modo, il giocattolo ro-bot aveva capito. Mi sentii cadere in basso, mentre tutto diventava trasparente, chiusi gli occhi e mi abbandonai a quella sensazione ormai così familiare….…un nuovo VeroSo-gno stava iniziando.Mi risvegliai in una stanza grandissima… e puzzolente. Sembrava la sala di aspetto dell’aeroporto in cui ero stato con mamma e papà l’anno scorso. Una enorme vetrata la-sciava vedere uno spettacolo mozzafiato: una città sterminata si estendeva fino all’orizzon-te, sotto un cielo cupo e triste. I palazzi erano altissimi, strani veicoli volavano in ogni dove emettendo sordi brontolii e spruzzi di fumo nero. Al centro della vetrata campeggiava un palazzo di dimensioni inimmaginabili, a for-ma di cono rovesciato, percorso da una fitta rete di tubi di cemento. Alla sua sommità vi era una voragine tonda, da cui usciva una colonna di fumo nero e denso. Nell’insieme ricordava un enorme vulcano… ma fatto dall’uomo. Ai piedi della torre nera migliaia di veicoli di ogni dimensione percorrevano un dedalo di strade su più livelli. Il fumo si innalzava fino al cielo e, compresi, generava quella cappa di smog che oscurava persino il sole. Nella stanza alcune persone stavano in piedi davanti alla vetrata. Uomini grandi e grossi,

vestiti elegantemente di grigio o di nero, e tutti portavano una maschera ad ossigeno sul volto. Uno di loro si girò verso di me e disse: “E tu da dove salti fuori? Chi ti ha fatto entrare?” “Ehm, ecco, io sono…” non feci in tempo a rispondere che un altro, anch’es-so mascherato, disse con voce squillante: “Credo sia il signor Y, il nuovo Consulente Per L’aria signor Presidente, l’ho convocato proprio stamattina!” “AH, bene bene – dis-se il Presidente – allora mettiamoci subito al lavoro: ha portato le statistiche sulla CO2? A che punto siamo, quanto ci resta?” Decisi che era meglio stare al gioco, fingendo di essere questo “signor Y” e dissi: “… A dire il vero non ancora, potreste aggiornarmi sulla situazione intanto?” “Che razza di consulente ha convocato signor H? – fece il Presidente stizzito – non dovrebbe esse-re lui ad aggiornarci??” “Si, vostra Vastità, - rispose il signor H – ma sa, questi con-sulenti amano sempre farsi desiderare… ci penso io!” Rivolgendosi a me con uno sguardo di disapprovazione disse: “ Allora: la situazione è critica, come sapete. L’a-ria è ormai irrespirabile e tutte le misure precauzionali che abbiamo provato non hanno dato risultati! La nostra Gloriosa Tecnologia non riesce a far fronte all’emer-genza aria. I cittadini di Tecnopoli stanno cominciando ad ammalarsi, le riserve di ossigeno si assottigliano e quei maledetti selvaggi continuano ad abbattere le loro foreste per toglierci l’ossigeno e finalmen-te distruggere la nostra civiltà. Dobbiamo assolutamente fare qualcosa!!” “Ah, ehm – dissi io – mi parli dei “selvaggi”, non che non sappia già tutto ovviamente, ma prefe-risco avere una relazione da voi, signor H” “Ci fa perdere tempo prezioso!! Ma dove l’ha scovato questo saccentone, eh H?”. Il Presidente era visibilmente irritato, ma non potevo farci niente, non avevo ancora capito cosa succedeva in questo strano mondo in-quinato. “Come sapete – continuò H irritato – da millenni i selvaggi, poco più che ani-mali senzienti, vivono nelle foreste intorno a Tecnopoli, vogliono distruggerci perché sono invidiosi della nostra tecnologia così evoluta e del nostro altissimo tenore di

Quando fai una gita in montagna ti accorgi

che l’aria è più pulita? Come ti senti?

Hai mai proposto ai tuoi genitori di passare una serata in casa senza

utilizzare l’energia elettrica? Solo candele per illuminare e tutti gli elettrodomestici spenti. Potresti scoprire che è

molto divertente.

Quando la mamma fa la spesa consigliale di

acquistare solo prodotti locali e di stagione.

È un gesto importante per limitare i trasporti e ridurre l’inquinamento.

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vita. Del resto, che il Sacro Pistone mi perdoni l’eresia, posso anche capirli: hanno a malapena da vivere, non hanno nemmeno delle case vere e proprie, si vestono di stracci e, soprattutto, non hanno mezzi di traspor-to… SI SPOSTANO A PIEDI, ma ve lo immaginate?? Ov-vio che ci odino! E così, dopo millenni di tentativi per superare le Sacre Porte di Tecnopoli hanno trovato la strategia vincente: distruggere le foreste che ci pro-curano l’ossigeno!” “E quale aspetto hanno? – chiesi io – voglio dire: sono umani ? parlano la nostra lingua?” “Ma che domande fate? – urlò il Presidente – come fac-ciamo a saperlo?? Non ne vediamo uno da millenni, se solo provassero ad avvicinarsi alle Porte della Città li ammazzeremmo senza pietà! Altro che parlarci!! LORO SONO IL NEMICO!” “Non adiratevi Vostra Saggezza – disse H – forse il signor Y intendeva solo provocarvi, sapete come sono questi consulenti” “Scusate le mia arroganza signor Presidente – dissi io, temendo il peggio – volevo solo dire che anche sul mio pianet…..pianerottolo ci sono persone che non conoscevo e che credevo fossero degli idioti, ma poi quando li ho final-mente conosciuti ho scoperto che mi ero ingannato! E poi ragionate, vostra Grandiosità: se distruggessero le foreste che producono ossigeno ne resterebbero senza anche loro… non vi sembra una cosa sciocca?” “Scioc-ca? SCIOCCA? MI STATE DANDO DELLO SCIOCCO? Ve-nite qui a dirmi che i selvaggi, quelle… BESTIE, non ci vogliono distruggere? State dicendo che la SACRA STORIA DI TECNOPOLI È FALSA? Vorreste magari farci credere che sono amici? O forse siete una loro spia? MA CERTO, VI HANNO MANDATO QUI PER CONFON-DERCI E FARCI PERDERE TEMPO PREZIOSO! GUARDIE!! PRENDETE QUESTO ERETICO E BUTTATELO FUORI DAL-LE MURA, IMMEDIATAMENTE!!”.In quattro e quattr’otto due energumeni mi presero in malo modo e mi trascinarono fuori dalla sala mentre il povero signor H cercava di calmare il Presidente furioso. Fui sbattuto su uno strano veicolo a sei ruote, che partì a razzo in una nuvola di fumo nero schizzando su una strada a otto corsie tra veicoli di tutti i tipi e di tutte le for-me. Durante il tragitto riuscii a vedere un pezzo di città: cemento e asfalto, acciaio e plastica ovunque. Nessuno camminava per le strade, non c’erano alberi o parchi o ai-uole ad abbellire quel grigiore. Solo l’onnipresente fumo nero che avvolgeva tutto e, incombente come un incubo, la torre nera che eruttava fumo e polveri tossiche. Questa gente si era affidata completamente alla tecnologia e ora ne pagava, inconsapevole, le conseguenze.Quando le porte della città si aprirono restai sorpreso: mi aspettavo altro cemento e invece mi ritrovai, solo, su una grande spianata di terra, la città alle spalle e davan-

ti, all’orizzonte, alberi a perdita d’occhio. Mi incamminai timoroso di incontrare questi “selvaggi” ma pensando che, in fondo, peggio di così non sarebbe potuta andare. Dopo molte ore giunsi ai primi alberi della foresta e vidi qualcosa di inquietante: molti tronchi erano coperti da una strana patina nera e oleosa, le foglie erano avvizzite e bruciate, tanti alberi erano crollati al suolo, non abbat-tuti dall’uomo, ma essicati e svuotati da quella orribile sostanza nera. Continuai a camminare, il paesaggio era triste e desolato, tutta quella vita prosciugata e distrutta. Mano mano che mi allontanavo dalla città il fenomeno si affievoliva, erano sempre più gli alberi ancora vivi e verdi e sempre meno quelli malati e morenti. Cominciai a scor-gere alcuni animali: conigli, uccellini, persino una volpe. Mi sentivo meglio, l’aria non puzzava più di smog ma era dolce e profumata di mille essenze, la mia testa, che ave-va cominciato a dolere (forse a causa della mancanza di ossigeno), si schiarì di nuovo e cominciai a canticchiare. “ALTOLÀ” il comando perentorio mi fece trasalire, un ragazzo magro e seminudo era comparso dal nulla, tra le felci basse, davanti a me. Aveva la carnagione scura di chi vive all’aperto, indossava molte collane di bacche, semi e fiori intrecciati ed era coperto dalla vita in giù da una pelliccia. La lancia rudimentale che mi puntava contro mi suggerì di andarci cauto e quindi dissi: “Salve amico, io sono Giovannino TerraTerra e … vengo in pace”. Altri uomini uscirono dalle felci alte, tutti seri e silenzio-si, tutti armati. “È un Tecnopoliano: uccidiamolo subito!” disse uno minacciosamente, “Si, è un nemico, facciamolo a fette!” rispose un altro, ed altri ancora assentirono avvi-cinandomi le lance appuntite. “Fermi! – il ragazzo levò la voce sul brusio – per adesso non lo uccidiamo, lasceremo decidere all’Anziano”. Fui legato e bendato, poi iniziò una lunghissima camminata, resa faticosa dalla mia tempo-ranea cecità e dal terreno sempre più accidentato. Dopo un tempo interminabile iniziai a sentire diversi rumori di gente, di stoviglie e animali domestici, e quando fui sbendato mi avvidi di essere all’interno di un villaggio. Capanne di tronchi e fango con tetti di foglie, piante e fio-ri dappertutto, cani, gatti, galline e conigli gironzolavano liberamente tra le case, assieme a frotte di bambini ur-lanti che giocavano a rincorrersi. Molte donne e uomini si affollavano intorno a me, tutti vestiti di pelli o tessuti grezzi dai colori sgargianti, tutti curiosi di vedere questo Tecnopoliano improvvisamente giunto tra loro. Fui con-dotto alla capanna più grande del villaggio: evidentemente la casa dell’Anziano. All’interno l’ambiente profumava di fiori e muschio, la luce, del mattino che entrava da un foro nel soffitto, rischiarava a sprazzi la penombra fresca e accogliente. Al centro della grande sala, seduto su un tap-peto di erba e fiori, c’era un vecchio magro ed emaciato,

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che emanava un’aura di grande saggezza e serenità.“Siediti Tecnopoliano - mi disse gentilmente - Vieni da noi rischiando la tua vita: il tuo popolo ci sta uccidendo, giorno dopo giorno, senza pietà. Perché sei qui?” “In veri-tà …non sono un Tecnopoliano, - risposi - sono giunto qui da un altro mondo e gli uomini della città mi han-no cacciato perché ho detto cos e per loro sbagliate…i Tecnopoliani pensano che voi stiate uccidendo loro, abbattendo la foresta per rendere l’aria irrespirabile e, in eff etti, è quello che ho visto succedere: il loro os sige-no sta fi nendo”“Ma questa è un’eresia! Il fumo emesso dalla loro puzzo-lente città sta uccidendo gli alberi della nostra foresta, lo hai visto coi tuoi occhi. Si stanno uccidendo da soli con la loro maledetta tecnologia trascinando anche noi e tutto il pianeta nella loro follia… e osano dare la colpa a noi??”“Ma cos a pos sono fare? – chiesi io – hanno bisogno del petrolio per far � nz ionare le macchine che amano tanto e venerano come Dei, non hanno alternativa!”“L’alternativa c’è sempre – rispose stancamente l’Anziano – da millenni cerchiamo di parlare con loro, ma appena ci avviciniamo alla città veniamo uccisi dal-le loro armi, come cani. Da millenni cerchiamo di svelare loro il modo per vivere meglio, senza distruggere la vita, ma non ci ascoltano, ci odiano troppo”“E quale sarebbe questo modo? – domandai incu-riosito – dovrebbero anche loro vivere nella foresta come voi? Non credo sia pos sibile, la loro civiltà è diversa, non ci riuscirebbero mai!”“Questo pianeta è coperto d’acqua, acqua che dà la vita a tutti noi. Moltissimi anni fa, quando fummo scacciati dalla città perché volevamo vivere secondo natura, cercammo un modo per produrre l’energia che ci serviva senza rovina-re la natura. Fu così che scoprimmo che l’acqua, opportunamente trattata, può liberare un’energia

molto più potente del petrolio, senza inquinare l’ambiente e senza produrre sostanze tossiche. Creammo una batteria che può muovere macchine anche più grandi di quelle dei Tecnopoliani, ne costruimmo persino una, in grado di vo-lare, … ma non riuscimmo mai a portarla nella città: l’odio reciproco ci allontanò sempre più, fino a che tutti si dimen-ticarono dell’esistenza della batteria ad acqua, troppo presi a farsi la guerra.”“Ma allora è semplice! Ci penso io a svelare il segre-to ai Tecnopoliani! - dissi io entusiasta – dov’è questa macchina volante?” “È proprio qui, sotto il villaggio, ma se tornerai ti uccideranno, proprio come fanno con noi!” “Nei miei viaggi – risposi - ho imparato una cos a: ci vuole coraggio per fare ciò che è giusto! Datemi la macchina e li cos tringerò ad ascoltarmi!”E così fecero: a bordo del velivolo, silenzioso come il ven-to, volai sulla città. Non mi sentirono arrivare e quando

atterrai sul tetto del Palazzo Presidenziale fu-rono talmente sconvolti nel vedermi tornare che dimenticarono le loro armi. Parlai a lun-

go col Presidente e gli spiegai che era il loro stesso smog a uccidere la fore-

sta e a togliere loro l’ossige-no prodotto dalle piante. Gli spiegai che i “selvaggi” erano molto più evoluti di

loro, perché avevano trovato il modo per produrre energia

senza rovinare la natura e glielo offrivano in dono in

cambio della pace.Non feci in tempo a vedere

tutto questo realizzato, il VeroSogno era finito e fui

catapultato di nuovo a casa, alla mia scrivania. Ma tra le mani mi ritrovai un piccolo oggetto cilindrico pieno d’ac-qua, e capii subito cosa era! Questa volta, pensai, nes-suno si era intrufolato nei miei pensieri o mi aveva rubato la voce… forse

avevo fatto la cosa giusta e non era stato necessario.

Guardai Pettibot sulla mensola e per un istante mi sembrò sorridere… ma forse era solo la mia fantasia.

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I PAESI CHE HANNO A CUORE L’AMBIENTE

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IL PROTOCOLLO DI KYOTO

~Nel 1997, a Kyoto in Giappone, si riunirono oltre 160 Paesi per affrontare il problema dell’in-quinamento ambientale e, in particolare, il preoccupante ri-scaldamento globale e i cam-biamenti climatici che stanno interessando il nostro Pianeta. Si decise di fi rmare un accordo (trattato) internazionale che im-pegnasse ogni Paese industria-lizzato a ridurre almeno del 5%, dal 2005, la quantità di emissio-ni nocive, cioè tutti quegli ele-menti inquinanti che industrie e veicoli disperdono nell’aria. Il trattato sarebbe stato valido se l’avessero sottoscritto almeno 55 Nazioni, raggiungendo così il 55% di riduzione totale delle emissioni. Ad oggi sono 184 i Paesi che hanno fi rmato il “pro-tocollo di Kyoto” e che produ-cono il 61,6% delle emissioni globali di gas serra. Non tutti, però, l’hanno ratifi cato, in pra-tica si sono presi genericamente l’impegno ma non l’hanno an-cora convalidato.

I PAESI CHE NON ADERISCONO

~Gli Stati Uniti rappresentano un ampio territorio altamente industrializzato e sono respon-sabili di circa ¼ delle emissioni nocive mondiali; inizialmente sottoscrissero il trattato, ma poi ritirarono la propria adesione giudicandolo ingiusto perché escludeva Paesi molto popolosi,

come la Cina e l’India. Questi Paesi non furono coinvolti nel trattato perché considerati in via di sviluppo e, quindi, essendo meno industrializzati degli altri, si riconobbe che contribuissero in forma minore all’inquina-mento. Gli Stati Uniti, invece, vedono Cina e India come una minaccia per la propria econo-mia, la loro concorrenza non sa-rebbe ad armi pari visto che per ridurre l’inquinamento le indu-strie devono investire denaro che si traduce in un aumento dei costi. Anche il Canada si è ritirato dal trattato, facendo due conti ri-tiene di non poter diminuire le emissioni nocive se non elimi-nando tutti i veicoli a motore e tagliando il riscaldamento degli edifi ci. Se aderisse, vista l’im-possibilità di ridurre le emissio-ni, come imposto dal protocol-lo, dovrebbe pagare 14 miliardi di dollari di multa.

A CHE PUNTO SIAMO

~Con l’adesione della Russia è stata raggiunta la soglia del 55%, ma i risultati tardano a farsi sentire e nel frattempo il clima peggiora. Gli Stati con-tinuano a discutere per cercare nuove proposte che possano ac-contentare tutti. In parole pove-re il cuore del problema sta nel fatto che, per ridurre gli agenti inquinanti, bisogna rinuncia-re all’impiego di combustibili fossili o penalizzare le industrie con un danno insostenibile per l’economia. Per questo motivo

si vorrebbe studiare un nuovo accordo, con obblighi per tutti i grandi Paesi inquinatori, che permetta sia di creare occupa-zione, sia di avere una crescita economica. Su questa linea si trovano d’accordo molti Paesi (Stati Unti, Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Russia, al-cuni paesi dell’Ue, anche alcuni Stati in via di sviluppo), ma il problema non è di facile solu-zione, allo stato attuale, ricorda un po’ troppo il proverbio: “vo-glio la botte pie-na e la moglie ubriaca”. I climatologi sono molto sconforta-ti, sosten-gono che non serve ridurre le e m i s s i o n i del 5%, per avere risultati interessanti ci vor-rebbero tagli molto più signifi cativi, attorno al 60%. Concludendo, tra una discussione e tante nuove pro-poste si è giunti al termine della prima fase del trattato di Kyo-to il quale prevede, dal 2012 in poi, che gli Stati proseguano nell’impegno di riduzione dei gas serra su basi volontarie, in attesa che in sede Onu si riesca mettere a punto un nuovo trat-tato vincolante. Fino ad allora ci auguriamo che il nostro am-biente riesca a trovare la forza per resistere.

problema non è di facile solu-zione, allo stato attuale, ricorda un po’ troppo il proverbio: “vo-glio la botte pie-na e la moglie ubriaca”. I climatologi

gono che non serve ridurre le e m i s s i o n i del 5%, per avere risultati interessanti ci vor-rebbero tagli molto più signifi cativi, attorno al 60%. Concludendo, tra una

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L’IMPRONTA AMBIENTALE

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Un recente studio australiano classifi ca 228 nazioni in base alla loro impronta ambienta-le, calcola il consumo umano di risorse naturali sulla base della capacità della Terra di ri-generarle. In pratica misura il grado di sostenibilità, cioè di quanta Terra uno Stato avrebbe bisogno per sostenere i consu-mi totali. Lo studio si basa su sette parametri: deforestazione,

trasformazione di habitat naturali in zone resi-

denziali, agricole o industriali, volu-mi di pesca, uti-lizzo di fertiliz-zanti chimici, inquinamento delle acque, emissioni di CO2 e le spe-

cie animali a rischio. Il primo

risultato evidenzia che i paesi più ric-

chi sono anche quelli che hanno l’impatto più

devastante sull’ambiente. Con l’aumento del benessere dovrebbe aumentare la coscien-za ecologica invece sembra che non sia così. Ecco la classifi ca dei 10 Paesi che, per un motivo o per l’altro, costituiscono una minaccia per la sostenibilità ambientale.

10a posizione: Perù Si è guadagnato questa posizio-ne per la pesca indiscriminata e il commercio illegale di animali protetti.

9a posizione: Australia

È il settimo paese al mondo per conversione degli habitat e il decimo per perdita di foreste naturali.

8a posizione: Russia Meno di metà della popolazione russa ha libero accesso all’acqua potabile perché le falde e le sor-genti sono inquinate dai liquami delle discariche di immondizia e da scorie radioattive. 4° paese al mondo per contaminazione delle acque. Ma anche l’aria è pessima: in oltre 200 città i li-velli di inquinamento sono al-tissimi. Inoltre è il 7° Paese al mondo per volumi di pescato.

7a posizione: India2° posto per l’uso di concimi artifi ciali, tanto che la resa di alcuni cereali sta diminuendo. Le attività agricole e industriali, e il consumo di energia stanno riducendo le risorse idriche e le poche acque disponibili sono inquinatissime: è tra i tre pae-si con le acque più sporche al mondo.

6a posizione: Messico Possedeva la più grande biodi-versità (animali e piante), ora è al primo posto per il numero di specie in via di estinzione e per l’elevata deforestazione che mi-naccia i loro habitat.

5a posizione: Giappone 4^ nazione per volumi di pesca-to, detiene il 25% del commer-cio mondiale delle 5 più gran-di specie di tonno in pericolo di estinzione. È anche uno dei principali consumatori di carne

di balena, ne uccide circa 1000 esemplari l’anno. 6° Paese al mondo per emissioni di CO2 e 5° per conversione degli habi-tat.

4a posizone: Indonesia In 50 anni le foreste indonesiane si sono ridotte del 40%, è al 2° posto nella classifi ca dei paesi più colpiti dalla deforestazione. 4° posto per numero di animali a rischio ed emissioni di CO2.

3a posizione: Cina Ha le acque più inquinate al mondo. Più di 20 milioni di ci-nesi non hanno accesso all’ac-qua potabile e il 70% delle ac-que del paese è contaminato. Nonostante questo è il primo paese al mondo per volumi di pescato. 2° produttore mondiale di CO2.

2a posizione: USA1° posto per utilizzo di fertiliz-zanti chimici ed emissioni di CO2, 2° per inquinamento delle acque e 3° per volumi di pesca-to: grazie a questi record sono la 2^ nazione con l’impronta am-bientale più pesante.

1a posizione: Brasile 1° posto per deforestazione, 3° per conversione degli habitat e per uso di fertilizzanti, 4° per numero di specie a rischio e per emissioni di CO2, 8° per inqui-namento delle acque. Ma l’aspetto più preoccupante è lo sterminio della foresta amaz-zonica.

mi totali. Lo studio si basa su sette parametri: deforestazione,

trasformazione di habitat naturali in zone resi-

denziali, agricole o industriali, volu-mi di pesca, uti-lizzo di fertiliz-zanti chimici, inquinamento

COcie animali a

rischio. Il primo risultato evidenzia

che i paesi più ric-chi sono anche quelli

che hanno l’impatto più devastante sull’ambiente.

Con l’aumento del benessere

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LE STRADE DEL RISPARMIO

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SEMPRE PIU’ RICHIESTA

~Non c’è dubbio che per man-tenere le nostre abitudini con-sumiamo parecchia energia; non possiamo rinunciarvi per-ché ne abbiamo bisogno noi e ne avranno bisogno anche quei popoli che ancora non godono del privilegio di vivere bene e a lungo come noi occidentali. È quindi immaginabile che la richiesta di energia continuerà a crescere, il problema è che non potremo produrne all’infinito, ecco perché è importante cerca-re nuove soluzioni per ridurre i consumi e imparare a eliminare gli sprechi, affinché si possa far fronte alle richieste di tutti e sal-vaguardare il nostro ecosistema.

COME SI RISPAR-MIA L’ENERGIA?

~La risposta a questa domanda non è facile perché coinvolge i cittadini, le aziende, i progetti-sti, gli amministratori dei con-domini, le istituzioni, ecc. C’è bisogno di uno sforzo comune in modo che con il contributo di tutti si possano raggiungere risultati significativi. Esistono, però, settori attraverso i quali si ottengono risparmi maggiori, come l’illuminazione pubblica e l’edilizia residenziale che com-prende la gestione del riscal-damento, dell’illuminazione, della bioedilizia (intesa come materiali e tecniche di costru-zione); a questo proposito non è un caso che negli ultimi anni

sia in netto aumento il numero di visitatori alle fiere per l’edi-lizia che propongono novità nel campo dell’efficienza energe-tica e della sostenibilità. È un segnale positivo, significa che si sta diffondendo una maggiore sensibilità a questo problema.

QUALCHE DATO~

Il Comune nel quale abiti spen-de per l’illuminazione pubbli-ca dal 15% al 25% delle spese energetiche complessive, è tan-to vero? Mentre i consumi del settore abitativo costituiscono il 44% del fabbisogno energetico complessivo, un dato così signi-ficativo spiega meglio l’interes-se che ruota attorno alle nuove tecniche edilizie, infatti adot-tando sistemi di costruzione e di isolamento avanzati si posso-

no ridurre i consumi energetici del 40%. Ma il dato più sostan-zioso riguarda il riscaldamento che “brucia” il 76% delle spese totali (cioè di quel 44% che ab-biamo citato sopra), per questo motivo sono state studiate solu-zioni in grado di garantire un ri-sparmio interessante, tra queste c’è il Teleriscaldamento.

COS’È IL TELERI-SCALDAMENTO?

~È un sistema di riscaldamento a distanza che, attraverso una rete di condutture sotterranee, trasporta il calore, generato da una sola grande centrale di tele-riscaldamento, alle case.La centrale di cogenerazio-ne produce energia elettrica e recupera il calore, che si spri-giona durante questo processo, per scaldare l’acqua distribuita dalle condutture. Nelle centrali elettriche tradizionali il calore viene disperso nell’atmosfera come “scarto”, in questo caso, invece, è utilizzato per scalda-re le abitazioni. Per rispettare l’ambiente circostante, la cen-trale può utilizzare un combu-stibile ecologico costituito o da biomasse (scarti di origine ve-getale organica) o dalla termo-valorizzazione dei rifiuti solidi urbani. I vantaggi sono molti: riduce l’inquinamento locale, sfrutta le risorse naturali evi-tando l’impiego di combustibili fossili, costa meno ed elimina qualsiasi rischio di esplosione o di intossicazione da fumi perché in casa non serve più la caldaia.

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I CONSUMI DOMESTICI INUTILI

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Se ascoltiamo le discussioni spicciole, quelle tipiche da bar, sulle soluzioni che si potreb-bero adottare per migliorare le condizioni dell’ambiente, c’è la tendenza sbagliata a sostene-re che i singoli cittadini possano fare ben poco per ridurre l’in-quinamento, perché la colpa è delle industrie. È vero, le indu-strie sono sicuramente al primo posto, ma subito dopo vengono i trasporti e poi il riscaldamento delle abitazioni e così via fi no a coinvolgere ognuno di noi in questo danno ambientale che peggiora anno dopo anno. È fuori discussione che anche noi semplici cittadini possiamo ri-durre le emissioni di CO2 nell’a-ria, basta solo che ci impegnia-mo a rendere più sostenibili le nostre abitudini quotidiane. Sa-rebbe bello poterti dire quanta CO2 potrebbe “risparmiare” la tua famiglia, ma gli esperti han-no modi così complicati di fare i conti con tanti zeri che la nostra semplice calcolatrice non è ne-anche in grado di registrarli. Ti basti sapere che se riducessimo di un solo grado il riscaldamen-to di casa, ogni abitazione non produrrebbe 300 kg di CO2 l’an-no. Se volessimo sapere quanta anidride carbonica potrebbe ri-sparmiare l’Europa, dovremmo partire dal numero di abitanti (731.000.000) che potrebbero tradursi in 245.000.000 di fa-miglie, che moltiplicate per 300 kg danno 75.000.000.000…uff…l’avevo detto che ci sono troppi zeri. Beh, continua tu che sei fresco di scuola, poi leggi questi semplici ma preziosi sug-

gerimenti e cerca di metterne in pratica il più possibile. staccare i carica batterie di telefoni, computer, ecc quando hanno terminato il caricamento;staccare qualsiasi presa inu-tilizzata e installare prese con interruttore per gli elettrodo-mestici, gli apparecchi lasciati in standby continuano a consu-mare, spegnendo l’interruttore si risparmia il 10% di elettricità; prima di acquistare un elet-

trodomestico controllare sem-pre l’etichetta che riporta l’effi -cienza energetica (A+);tenere il riscaldamento a una temperatura media di 20° di giorno e 16° di notte, fare la manutenzione della caldaia una volta l’anno e il controllo fumi ogni due anni, sostituire la vec-chia caldaia con un modello più recente e con elevati rendimen-ti, aerare gli ambienti al matti-no e per pochi minuti, sostituire scaldabagni elettrici con caldaie a gas e regolare il termostato a

45° in estate e 60° in inverno;usare più spesso i mezzi di trasporto pubblici;fare la doccia anziché il ba-gno;chiudere l’acqua quando ci si lava i denti;utilizzare lavatrice e lavasto-viglie solo a pieno carico, non eccedere col detersivo, spegne-re la lavastoviglie prima del programma di asciugatura, evi-tare il ciclo di prelavaggio della lavatrice;applicare a rubinetti e doc-cia i fi ltri che aumentano la quantità d’aria e fanno rispar-miare acqua;se il rubinetto o lo scarico del water perdono chiamare subito l’idraulico;regolare i termostati del fri-gorifero e del congelatore su una posizione intermedia, te-nere aperti gli sportelli il meno possibile, controllare che le guarnizioni chiudano bene, non posizionarli vicino al forno, sbrinarli con una certa frequen-za e tenere pulite le serpentine sul retro, se impolverate spreca-no il 30% di elettricità; evitare di scongelare gli ali-menti nel microonde, toglierli dal congelatore la notte prece-dente. spegnere gas e forno un po’ prima di aver terminato la cot-tura;cuocere in forno più alimenti contemporaneamente;mettere sempre il coperchio alle pentole.

Page 28: mari e oceani soffocati dalla plastica - profterraterra.lgh.it Terra Terra parte 2.pdf · marea di plastica e rifiuti non biodegradabili? Di sicuro non può essere semplicemente frut-

COSA POTREBBE ACCADERE ALLA TERRA?

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L’AMBIENTE È UN ORGANISMO

~Si parla di degrado ambientale e di come sia legato alla soprav-vivenza dell’uomo, ma non tut-ti sanno esattamente che cos’è

l’ambiente: “è la na-tura” oppure “è il verde che ci cir-

conda”. Invece si tratta di una realtà ben più complessa

perché l’am-biente fun-

ziona come un orga-

n i s m o , nel qua-

le un s i n g o l o

intervento locale ha c o n s e -guenze sull’in-

t e r o s i s t e m a .

Poiché i vari ele-menti sono colle-

gati tra loro da una stretta rete

di relazioni si parla di rete della vita e se si rompe

questo equilibrio il sistema vie-ne distrutto. L’uomo svolge un ruolo fondamentale all’interno di questo organismo, facendo scelte che hanno trasformato la Terra in un mondo costituito più da cemento che dal verde, con-tribuendo a creare il degrado ambientale che è strettamente collegato al degrado della vita di tutti gli esseri viventi, uomo compreso.

ANDIAMO VERSO L’ESTINZIONE?

~Il problema dell’inquinamento ha assunto proporzioni dram-matiche. L’estensione delle zone contaminate sta per rag-giungere tutto il pianeta e stia-mo avvelenando tutta la Terra. Oggi scopriamo che la natura non è un bene inesauribile, al contrario è un bene di cui vi è molta scarsità e non è affatto gratuito. Per proteggerlo è ne-cessario mettersi in una posizio-ne assai diversa da quella che ci è stata imposta negli ultimi due secoli: si è avuto un culto per il progresso scientifi co e tecnico, una grande fi ducia nei vantaggi dell’urbanizzazione ed entusia-smo per il progresso industriale. Tutte le preoccupazioni dell’u-manità dovrebbero concentrarsi sulla ricerca di nuovi metodi e di nuove tecniche che permetta-no il progresso dell’uomo senza recare danno all’ambiente naturale. L’effetto ser-ra nel passato ha cau-sato un’estinzio-ne di massa e oggi molti scienziati mettono in guar-dia da quello che potrebbe succe-dere se continu-iamo a immettere anidride carbonica nell’atmosfera.Incendi, oceani acidifi cati e temperature elevatissime fu-rono le principali cause dell’e-stinzione del 95% delle specie marine e del 70% di quelle ter-restri, 252 milioni di anni fa.

Lo afferma Charles Henderson, professore di geologia pres-so l’Università di Calgary, che sostiene che questa fase critica durò per ben 20mila anni. La causa di questi cambiamenti è riconducibile a molte eruzioni vulcaniche che hanno rilasciato nell’atmosfera ingenti quanti-tà di CO2. Le preoccupazioni attuali sul riscaldamento glo-bale sono legate ai gas serra e siamo diventati noi il ‘nuovo vulcano’; ci sono voluti almeno 20.000 anni per raggiungere li-velli di CO2 tali da provocare la più grande estinzione nella sto-ria della Terra. I gas serra han-no ucciso (e potrebbero farlo ancora) la maggior parte delle specie terrestri; per scatenare una reazione a catena potrebbe bastare una prolungata emissio-ne di CO2, proprio come stia-mo facendo da troppo tempo. L’ONU, in un recente studio, sostiene che bisogna investire

quasi 2.000 miliardi di dollari l’anno in

tecnologie verdi se vogliamo evitare una ca t a s t ro f e g l o b a l e . “Nei pros-simi 30/40 anni, l’u-

manità dovrà intraprendere

cambiamenti tec-nologici fondamentali

nei processi produttivi, parago-nabili a quelli delle prima rivo-luzione industriale”. Non possiamo più far fi nta di niente.

l’ambiente: “è la na-tura” oppure “è il verde che ci cir-

tratta di una realtà ben più complessa

perché l’am-biente fun-

ziona come un orga-

s i n g o l o intervento

locale ha c o n s e -guenze sull’in-

s i s t e m a . Poiché i vari ele-menti sono colle-

gati tra loro da una stretta rete

di relazioni si parla di rete della vita e se si rompe

questo equilibrio il sistema vie-

no il progresso dell’uomo senza recare danno all’ambiente naturale. L’effetto ser-ra nel passato ha cau-sato un’estinzio-ne di massa e oggi molti scienziati

dia da quello che potrebbe succe-dere se continu-iamo a immettere anidride carbonica

sostiene che bisogna investire quasi 2.000 miliardi di dollari l’anno in

tecnologie verdi se vogliamo evitare una ca t a s t ro f e g l o b a l e . “Nei pros-simi 30/40 anni, l’u-

manità dovrà intraprendere

cambiamenti tec-nologici fondamentali