Manuale sulla Vita Indipendente

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Agenzia per la Vita Indipendente Onlus A A A bilitiamoci VIVERE INDIPENDENTEMENTE ... ... DALLA DISABILITA’... R EALIZZATO DA DINO BARLAAM - SILVIA CUTRERA - GIOVANNA SPINUSO

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Manuale sulla Vita Indipendente realizzato da Dino Barlaam - Silvia Cutrera - Giovanna Spinuso

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VVVVVVVVVVVVita ita ita IIIIIIIIIIIIndipendente … ndipendente … ndipendente …

… un modo di essere …… un modo di essere …… un modo di essere …

“La Vita Indipendente è una filosofia e un movimento di persone con disabilità che lavorano per le pari opportunità, il rispetto per se stesse e l'autodeterminazione. "Vita Indipendente" non significa che noi non ab-biamo bisogno di nessuno, che vogliamo vivere isolati. Significa che noi vogliamo esercitare il medesimo controllo e fare le medesime scelte nella vita di tutti i giorni che i nostri fratelli e sorelle non disabili, vicini ed amici danno per scontati. Noi vogliamo crescere nelle nostre famiglie, andare nelle scuole della nostra zona, usare lo stesso bus, fare lavori che siano in linea con la nostra educazione e le nostre capacità. Di più, proprio come tutti, noi abbiamo bisogno di farci carico della nostra vita, pensare e parlare per noi. Per questo dobbiamo garantire il diritto all’assistenza personale autogestita con il sistema dei pagamenti indi-retti per il maggior numero possibile di persone e permettere al maggior numero possibile di persone che hanno bisogno di assistenza di eserci-tare il controllo sui servizi che preferiscono nelle varie situazioni della loro vita”

Adolf Ratzka Fondatore del Movimento Europeo per la Vita Indipendente (ENIL), insignito dal Consiglio Europeo contro le Discriminazioni del premio Cittadino Europeo 2008.

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La Vita Indipendente è una questione che riguarda “la dignità e il valore della

persona … la libertà …” e per questo si inserisce all’intero della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani

Articolo 12 della Dichiarazione diritti dell’uomo “Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze

arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa … , né a lesione del suo onore e della sua

reputazione…”

Dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone dis abili La discriminazione contro qualsiasi persona sulla base

della disabilità costituisce una violazione della dignità e del valore connaturati alla persona umana

Milioni di persone disabili, ogni giorno, sono conf inate

in istituti all’interno dei quali possono decidere veramente poco della loro vita privata

STOP ALLE ISTITUZIONALIZZAZIONISTOP ALLE ISTITUZIONALIZZAZIONISTOP ALLE ISTITUZIONALIZZAZIONI

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Definizione La Vita Indipendente un atteggiamento e un modello di vita che noi, persone con disabilità, in modo sempre più diffuso, non solo rivendichiamo, ma costruiamo mettendo in campo le nostre risorse e capacità. Vogliamo essere protagonisti della nostra vita reclamando non solo il diritto, ma la possibilità concreta di:

Scegliere Sia che si tratti di scelte di fondo, come il lavoro, gli affetti, il modo di vivere, sia nella gestione del proprio tempo quotidiano: quando alzarsi o andare a dormire, da chi farsi assistere, con chi uscire, cosa com-prare al supermercato. Questo stile di vita si basa sul rispetto delle esi-genze e convinzioni personali e non presuppone un atteggiamento di rinuncia, storicamente considerato “normale” per le persone con disabi-lità.

Decidere La condizione di dipendenza ha comportato spesso che la vita di molte persone con disabilità, con piena capacità di autodeterminarsi, venisse affidata ad altri con la funzione di tutelarle. Questo sì che è un grave handicap, che mortifica l’autostima e può ren-dere la persona realmente incapace di assumersi delle responsabilità. Vita Indipendente significa anche riappropriarsi della dimensione di responsabilità

Progettare La condizione di disabilità è stata vista dalla cultura dominante come rigida e immutabile nella sua negatività. Ma le persone con disabilità che, come tutti, raggiungono nel tempo obiettivi prefissati: casa, lavo-ro, famiglia, successo, realizzazioni personali dimostrano che disabili-tà non vuol dire rinuncia, ma può benissimo coniugarsi con l’attuazione dei propri desideri e aspirazioni.

In realtà le nostre esigenze non sono diverse da quelle degli altri esseri umani, sono addirittura scontate eppure sembrano straordinarie. Vogliamo essere considerati pari agli altri e questa è l’unica soluzione possibile per vivere in coerenza con quanto si è e si vuole realizzare.

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La origini del Movimento I principi e la pratica della Vita Indipendente nascono da un movimento internazionale nato negli anni ‘60 e definito appunto “Movimento per la Vita Indipendente”. Il Movimento per la Vita Indipendente rappresenta u na trasforma-zione profonda nel modo di vivere e percepire la di sabilità e di conseguenza nel modo di pensare e realizzare i serv izi e le politi-che per le persone con disabilità. La mobilitazione inizia nell’ambito del movimento giovanile e studente-sco degli anni ’60 (anche questo legame storico è da rivalutare:si tratta di istanze comuni espresse con modalità differenti) . Judy Heumann, Eduard Roberts, pionieri del movimento, sono due giovani studenti uni-versitari del campus di Berkeley, in California. La loro disabilità riguar-da la quasi totalità delle funzioni motorie, ma i servizi studenteschi non sono accessibili, questi studenti sono relegati in una sorta di reparti ospedalieri nell’ambito dell’Università. Coinvolti dal ciclone dei movi-menti di liberazione del mondo occidentale, quale quello dei negri d’America, delle donne, dei gay, in un ambito di acquisizione di consa-pevolezza individuale e culturale, come quello universitario, insieme ad altri decidono di rivendicare il diritto di vivere e studiare con gli altri e come gli altri, rifiutano di essere “deportati in reparti speciali” afferman-do il diritto di scelta e di autodeterminazione.

La prima fase è quindi di riven-d i c a z i o n e : a l l ’ i n t e r n o dell’Università per poter fruire degli stessi spazi e degli stessi servizi degl i al tr i, poi all’esterno, per la percorribilità delle strade, per i trasporti, per l’accessibilità dei servizi, dei cinema e teatri e degli esercizi commerciali. Un secondo mo-mento è quello di offrire ad altri il risultato dell’esperienza: na-sce nel 1972 il primo “Centro per la Vita Indipendente”. Un

servizio autogestito, rivolto in primis ad altri disabili residenti sul territo-rio, dove coloro che hanno sperimentato un percorso di autonomia, offrono informazione, orientamento e servizi ad altre persone che han-no gli stessi problemi e le stesse aspirazioni.

“Freedom Drive 2009” il Movimento Europeo per la Vita Indipen-dente chiede al Parlamento Europeo di Strasburgo come priorità sociale l’esigibilità dei diritti sanciti dalla Convenzione ONU

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Il processo di empowerment

Ma non tutti osano arrivare ai servizi o formulare un’istanza: Come affrontare la rinuncia? E la paura? Appare chiaro che aprire uno sportello non basta manca un altro fondamentale tassello nel panorama dei servizi. La rivendicazione dei diritti comporta un lavoro politico in grado di po-ter modificare le risposte istituzionali e della legislazione, un lavoro cul-turale che modifichi la percezione della persona disabile e della sua condizione. Ma come affrontare le barriere primarie e invisibili, che si chiamano paura, insicurezza, inesperienza e mancanza di autostima? Come si può impedire che la percezione negativa di sé possa pa-ralizzare il processo di cambiamento? Gli studenti scoprono che questa energia vitale, questa capacità di progettarsi, può essere contagiosa. Lo scoprono donandosi tempo l'un l'altro: "Uno parla degli studi, dei pro-blemi con l'assistenza, delle forme quotidiane di discriminazione, del suo sentire. Gli altri ascoltano. Una breve pausa, e poi parlano gli altri e il primo ascolta” .Questo modo di condivisione e di sostegno, sia in mo-do formale che informale, non è raro tra gli studenti in America. Le e-sperienze di auto aiuto sono molto diffuse nella società americana, specie tra le fasce sociali marginali, basti pensare agli alcolisti anonimi, o alle minoranze oppresse. Sono le prime esperienze di consulenza alla pari .

Gli obiettivi da realizzare attraverso questo percorso di empowerment, sono tuttora validi:

a) capacità di conoscere le proprie esigenze e bisogni; b) capacità di rappresentare le proprie esigenze e bisogni; c) la conoscenza degli strumenti attraverso i quali conseguire,

sostenere e potenziare la propria autonomia ed autodeterminazione

A Roma l’Associazione sta avviando un progetto di auto aiuto in collaborazione con la ASL RM/B, con l’obiettivo di rafforzare le capacità personali sia delle persone disabili, che dei loro familiari in un’ottica di Vita Indipendente.

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Lo sviluppo dei CIL Nel 1975 una legge federale istituisce i Centri per la Vita Indipendente e da allora negli Stati Uniti ve ne sono più di 300. I CIL hanno una struttura definita sulle esigenze locali. Essi sono finan-ziati per metà da Enti pubblici (Comuni, Regioni, Governo Centrale) per l’altra da Istituzioni private (Fondazioni, Sponsor). Generalmente offro-no alcuni servizi standard (informazioni sui servizi e accessibilità, housing - ricerca di case accessibili-, servizi di aiuto personale, soste-gno all’integrazione lavorativa, consulenza legale, advocacy - consu-lenza sui diritti-) tra i quali si inserisce il servizio di peer counseling.

Un Centro per la Vita Indipendente anche a Roma L’AVI (Agenzia per la Vita Indipendente) ha promos-so questo tipo di approc-cio anche nel territorio della città di Roma ed a favorito la costituzione di una Cooperativa Sociale Integrata con l’obiettivo di favorire lo sviluppo dell’assistenza personale autogestita in un’ottica di Vita Indipendente. La Cooperativa (Vita Nova), con il contributo del Comune di Roma e della UILDM Sez. Laziale, offre presso la sede di via degli Anemoni n. 19, una serie di servizi a supporto dell’assistenza personale autogestita, che rappresenta uno strumento indispensabile in favore delle persone non autosufficienti per poter fare Vita Indipen-dente: • Aiuto nel predisporre il progetto individuale di assistenza; • Supporto amministrativo nella gestione del rapporto di lavoro con

l’assistente; • Supporto in caso di criticità del rapporto di lavoro; • Formazione alla realizzazione del ruolo di datore di lavoro della

persona con disabilità; • Supporto per la ricerca e selezione degli assistenti personali; • Informazioni sui servizi e agevolazioni per le persone con disabilità • Realizzazione di gruppi di auto aiuto fra persone disabili

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Lo sviluppo in Europa Nel 1989 a Strasburgo, presso il Parlamento europeo, durante una Conferenza sull’assistenza personale quale strumento necessario per realizzare una vita indipendente, gruppi di persone con disabilità provenienti dai vari paesi europei, approvano una risoluzione che sancisce un programma basato sullo sviluppo del servizio di assistenza personale ritenuto indispensabile per realizzare una vita autonoma. Si approva una risoluzione che nei punti 3 e 4 stabilisce: 3 “I servizi consentiranno alla persona disabile di p artecipare a tutti gli aspetti della vita: casa, scuola, lavoro, tempo libero, viaggi e vita politica. Questi servizi consentiranno alle persone disabili di costruirsi una famiglia e di assumere tutte le resp onsabilità ad essa connesse. 4. Questi servizi devono essere disponibili sia a lung o termine, per 24 ore al giorno, per 7 giorni la settimana, si a a breve termine, o in base alle emergenze. Questi servizi includeran no l'assistenza per la comunicazione, per le faccende domestiche, p er la mobilità, per l'aiuto personale e altri servizi attinenti.”

Anche in Germania lo sviluppo del movimento si realizza in ambito universitario, presso l’università di Magonza. Il CIL di Erlangen assume un ruolo di coordinamento, fino a costituire un network di centri per la vita indipendente. In Svezia il fulcro si incentra intorno alla Cooperativa STIL, costituita da persone con disabilità per l’autogestione del servizio di assistenza personale. Anche in Irlanda, in particolare a Dublino, il CIL locale è incentrato sul servizio di assistenza personale, fondamentale per l’attuazione di una vita autonoma, specializzandosi inoltre nella formazione delle persone disabili che gestiscono tale servizio. In Inghilterra i nuclei e i servizi per la vita indipendente hanno posto l’attenzione sull’assistenza autogestita e sul ruolo della persona disabile come datore di lavoro. A livello europeo, le politiche ispirate alla vita indipendente sono gestite dall’Associazione internazionale “Disabled People’s International Unione Europea”, lo sviluppo dei servizi, in particolare dei CIL, viene promosso da ENIL (European Network Indipendent Living), organizzazione costituita nel 1992 per lo sviluppo e il coordinamento dei CIL. Altro strumento di azione è quello di costituire organismi unitari che superino i corporativismi e le specificità includendo e rappresentando i problemi di tutte le persone con disabilità (si parla in tal caso di associazioni ed organismi cross-disability)

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Principi della Vita Indipendente Come afferma Adolph Ratzka, esponente del Movimento a Stoccolma: “Dobbiamo spezzare il monopolio dei professionisti non disabili che parlano a nome nostro, definire i nostri problemi e suggerire le soluzioni per le nostre necessità. Dobbiamo costruire delle organizzazioni efficienti che rappresentino il punto di vista delle stesse persone disabili. I governi debbono riconoscere le nostre organizzazioni come collaboratrici nell'elaborare le politiche sulla disabilità. Noi persone disabili dobbiamo aiutarci l'un l'altra e affermare che: Il solo vero esperto sulla disabilità è la stessa p ersona con disabilità. Tutte le persone, per quanto riguarda la disabilità , hanno il diritto di scegliere autonomamente come vogliono v ivere. Se ogni persona riceve servizi dallo stato o da alt ri, deve poter decidere su come e da chi è offerto il servizio. Come cittadini di uno Stato, le persone con disabil ità devono essere titolari degli stessi diritti e delle stesse opportunità degli altri cittadini e devono assumers i an-che le stesse responsabilità dei cittadini non dis abili. In breve "Niente su di noi senza di noi."

Negli anni ’90, quindi, l’esperienza, si sposta in Europa, incentrandosi sui suddetti principi e sui punti della risoluzione di Strasburgo; si costituisce l '”European Network I n d i p e n d e n t Living" (ENIL).

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Vita indipendente: quali implicazioni?

Sul piano socio-politico

La partecipazione diretta delle persone con disabilità, e non solo delle associazioni delegate, alle politiche che le riguardano. Questo produce lo sviluppo di servizi sempre più personalizzati e orientati sui bisogni. Elemento centrale, strettamente correlato a quello citato, è la progettualità. Questo criterio dovrà improntare sia la strutturazione dei servizi, che pertanto dovranno essere calati nei contesti specifici, sulla base delle priorità e necessità rilevate e delle risorse presenti, nonché monitorati e valutati, sia la gestione degli interventi che saranno basati su progetti individuali, come indica la stessa riforma del sistema assistenziale con l’introduzione dei piani individuali.(legge 328/00) Si modifica la stessa tipologia dei servizi, sempre più “prossimi” all’utente, per cui se prima era l’utente a doversi spostare, persino di diverse centinaia di chilometri per curarsi o per essere assistito, o per “alleviare” la famiglia, adesso il servizio giunge fino al suo domicilio, come avviene con l’assistenza personale, servizio ormai di vitale importanza e di ampissima diffusione. Se poi il servizio si realizza in forma autogestita, raggiunge il massimo della flessibilità e della personalizzazione e viene del tutto sottratto all’ente gestore La qualità della prestazione diventa finalmente l’elemento discriminante per l’accreditamento presso le istituzioni pubbliche e il successo sul ter-ritorio.

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Sul piano delle politiche sociali Partecipazione , secondo quanto previsto dalle Regole Standard per le Pari Opportunità delle Persone con Disabilità, norma 18: “Gli Stati dovrebbero riconoscere alle organizzazioni di persone con disabilità il diritto di rap-presentare le persone con disabilità a livello nazionale, regionale e loca-le. Gli Stati dovrebbero anche riconoscere alle organizzazioni di perso-ne con disabilità la loro funzione consultiva per le decisioni su questioni riguardanti la disabilità.”. Questo produce lo sviluppo di servizi sempre più personalizzati e orientati sui bisogni. Progettualità, elemento che permette: di strutturare i servizi sulla base delle priorità e delle necessità di ogni persona e delle ri-sorse presenti, nonché di monitorarli e valutarli; di gestire gli interventi basati su progetti individuali, sul modello italiano definito all’art. 14 della Legge 328 del 2000 “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”. Attenzione alla domanda, per cui l’organizzazione degli interventi e delle politiche, tradizionalmente centrate sull’offerta, ossia sugli interessi e le pressioni degli enti gestori in quanto fonti di lavoro - istituti di ria-bilitazioni, organizzazioni di pro-fessionisti, cooperative ed asso-ciazioni -, viene a spostarsi sulla do-manda, ossia sui bisogni reali di cui si acquista sempre maggiore con-sapevolezza. In tale direzione vengono pertanto indirizzate le risorse e si modifica la stessa tipologia dei ser-vizi, sempre più “prossimi” alla persona. Diritto di scelta, per il quale il fruitore del servizio è “cliente”, più che utente o assistito, e può, quindi, determinare la presenza sul mercato dell’ente che forni-sce il servizio.

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Sul piano culturale,

l’immagine della persona che sceglie un percorso di vita autonoma e indipendente sconvolge lo stereotipo finora radicato nell’immaginario collettivo, quello della persona con disabilità passiva, sofferente, bisognosa, dipendente e, talvolta, mette in crisi gli stessi interlocutori. I principi della Vita Indipendente, nati da una nuova visione delle disabilità e promossi inizialmente solo da un gruppo ristretto, si stanno ora diffondendo tra le maggiori organizzazioni di persone con disabilità e sono recepiti dai servizi più avanzati ed innovativi. L’obiettivo è che diventino patrimonio comune e condiviso tanto che nessun intervento dei Governi, centrali o periferici, possa più ignorarli. Le ragioni, fin qui addotte dalle Istituzioni per giustificare una mancata politica per l’autonomia, si incentrano sulla mancanza di fondi. Facendo una valutazione del rapporto costi-benefici per i Governi è uno spreco investire in servizi per l’autonomia in quanto le persone con disabilità non sono funzionali al sistema economico perché considerate incapaci di produrre. In realtà, i veri ostacoli sono la mancata razionalizzazione della spesa e un’altrettanto mancata politica di inclusione delle persone con disabilità.

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LA DISABILITÀ LA DISABILITÀ LA DISABILITÀ È UN CONCETTO IN EVOLUZIONE È UN CONCETTO IN EVOLUZIONE È UN CONCETTO IN EVOLUZIONE

TRASFORMAZIONE DEL CONCETTO DI VITA

DELLE PERSONE CON DISABILITA’

SUE IMPLICAZIONI NELLA PROGRAMMAZIONE DEGLI INTERVENTI

VITA SOPRAVVIVENZA ESISTENZA SUSSISTENZA GIOCARE LAVARSI STUDIARE VESTIRSI LAVORARE MANGIARE AMARE SODDISFARE BISOGNI FISIOLOGICI COSTRUIRSI UNA FAMIGLIA BERE

Accrescimento della consapevolezza

E’ un azione di sistema che rappresenta un “fondamentale” per il cambiamento di atteggiamento delle persone con disabilità e del-la percezione delle stesse da parte della comunità

Accrescimento consapevolezza Capacità di autodeterminazione

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COSTRUIRE COSTRUIRE COSTRUIRE UN PROPRIO STILE DI VITAUN PROPRIO STILE DI VITAUN PROPRIO STILE DI VITA

L’approccio basato sulla Vita Indipendente, nelle regioni dove ha trovato applicazione, ha dato i suoi frutti: abbiamo avuto negli ultimi anni lo sviluppo di una politica sociale improntata ai bisogni della persona e all’inclusione sociale.

COME?COME?

RENDENDO PARTECIPE IN MANIERA DECISIVA LA PERSONA CON DISABILITA’ ALL’ORGANIZZAZIONE

DEGLI INTERVENTI IN PROPRIO FAVORE L’assistenza autogestita , per le persone non autosufficienti, è la precondizione per poter rea-lizzare una Vita Indipendente in quanto consente di organizzare la propria vita in base alle proprie esigenze, mediante l’aiuto di un’assistente scelto direttamente dalla persona disabile o da un fami-liare (solo nei casi di persone non autodeterminate), con cui. concordare in piena libertà: tempi, modi e luoghi di svolgimento del servizio. L’assistenza autogestita garantisce in maniera piena e libera il rapporto fiduciario che dovrebbe essere alla base di ogni intervento sociale.

COS’E’ COS’E’ L’ASSISTENZA L’ASSISTENZA AUTOGESTITA?AUTOGESTITA? La persona con disabilità sceglie direttamente il proprio assistente che lo aiuterà nello svolgimento delle attività quotidiane. Instaura con l’assistente un rapporto di lavoro a norma di legge. Il Municipio di residenza assegnerà alla persona con disabilità, in base alle condizioni personali, una somma per il pagamento dell’assistente.

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COSA DEBBO FARE PER AVERE COSA DEBBO FARE PER AVERE L’ASSISTENZA AUTOGESTITA?L’ASSISTENZA AUTOGESTITA?

.1. La persona interessata all’autogestione dell'assistenza deve fare la richiesta al Servizio Sociale del Municipio di residenza. 2. Il Municipio, la ASL e la persona con disabilità concordano il piano individuale di intervento, in base a quanto previsto dall’art. 14 della legge 328/2000; 3. La persona con disabilità si impegna con atto formale a dimostrare la regolarità del rapporto di lavoro instaurato e a giustificare periodica-mente le spese di assistenza personale sostenute attraverso un rendiconto corredato delle copie dei documenti giustificativi. 4. Il Municipio eroga direttamente alla persona con disabilità la somma prevista nel piano di intervento, con la periodicità concordata, tenendo conto dell’eventuale indisponibilità della persona ad anticipare tutte le spese.

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La normativa della Regione Lazio La normativa della Regione Lazio La Regione Lazio ha introdotto la possibilità di finanziare progetti individuali di assistenza in forma autogestita in adozione della legge n. 162/’98 attraverso: La Deliberazione di Giunta Regionale n. 1669/200 successivamente modificata con la Deliberazione di Giunta Regionale n. 877/2002 che prevede esplicitamente il finanziamento diretto in favore delle persone disabili per la realizzazione di piani individuali di assistenza per-sonale, attraverso l’instaurazione di un rapporto di lavoro a norma di legge, con presentazione di un rendiconto documentato delle spese sostenute; Recentemente, con l’adozione della legge regionale n. 20/2006 che istituisce il Fondo Regionale sulla non autosufficienza sono previsti interventi di aiuto personale gestiti in forma indiretta. Con la Deliberazione di Giunta Regionale n. 601/2007 è stata regolamentata, fra l’altro, la modalità di gestione dell’assistenza indiretta per la vita indipendente. I comuni singoli e/o i distretti sociali, nell’ambito dei piani di zona e dei piani sulla non autosufficienza, possono prevedere tale modalità di assistenza, prevedendo finanziamenti con risorse proprie o con le risorse trasferite dalla Regione Lazio mediante il Fondo Nazionale per le Politiche Sociali e il Fondo per la non autosufficienza. . … nelle altre regioni italiane …… nelle altre regioni italiane … Valle d’Aosta: D.G.R. n. 3111 in data 25 agosto 2003, D.G.R. n. 17/08/07. Piemonte: D.G.R. n. 48 del 21/07/2008 e D.G.R. n. 64 del 01/08/08; Friuli Venezia Giulia: D.G.R. n. 286 del 16/02/07; Veneto: D.G.R. n. 759 del 11/03/2005, D.G.R. n. 2584 del 04/08/09 Marche : D.G.R. n. 831 del 23/07/07 Toscana: Legge Regionale n. 66 del 18/12/2008 Abruzzo (Prov. Di Chieti): Delibera Provinciale n. 220 del 29/05/2009

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RiflessioniRiflessioni La Vita Indipendente deve essere una La Vita Indipendente deve essere una proposta per tutti, senza discriminazioni proposta per tutti, senza discriminazioni E dobbiamo capire che, come ogni proposta, può essere favorita o ostacolata dal tempo storico in cui si trova a vivere … un buon accompagnamento verso il progetto di vita (la vita indipendente) di persone con bisogni speciali può avere ricadute fondamentali anche per chi si ritiene con bisogni normali. Chi è attento alle risorse economiche dovrebbe sapere che in questo caso la spesa può essere un buon investimento… E l’accompagnamento non può essere organizzato e svolto con riferimento allo scenario che era davanti a noi qualche tempo fa. Chi finanzia progetti di accompagnamento nella transizione verso il progetto di vita dovrebbe essere più interessato ai possibili errori e a come sono stati assunti, che a percorsi senza errori, magari perché ci sono stati ma sono stati prontamente nascosti e cancellati. E perché gli errori sono importanti? Si potrebbe dire che sono importanti perché ci sono. E’ una banalità che riguarda ancora il cambiamento che abbiamo subito... gli errori accompagnano tutto il nostro percorso di vita... Ci interessano gli errori. Chi cresce ha maggiori vantaggi a capire come regolarsi con gli errori e a non illudersi che la vita adulta sia fatta di infallibilità. Non dobbiamo ingannare chi sta crescendo. E non dobbiamo ingannare noi stessi …. facendo finta di essere infallibili. Adulti infallibili sarebbero di scarso aiuto per chi cresce. E un progetto che procede nell’infallibilità difetta di credibilità e soprattutto di efficacia nei confronti dei committenti reali, che non sono gli Enti finanziatori ma i giovani con bisogni speciali… A volte si ritiene che le persone con una disabilità abbiano bisogno di vivere continuamente nel rapporto diadico (tentativo di aiutare l’altro a riformulare il problema o a guardare la situazione da un’altra prospetti-va) Certamente è necessario in alcune fasi della vita. Chi cresce es-sendo cieco, deve avere un periodo di sicuro riferimento in un rapporto diadico. Ma se questo si prolunga eccessivamente, evitando cambia-menti, può danneggiare il processo di crescita .. Un soggetto deve po-ter avere una cittadinanza attiva grazie alle sue capacitazioni, ovvero alla possibilità di essere in grado di , o di essere messo in grado di e-sercitare i diritti di base.” da “Sconfinamenti” - Prof. Andrea Canevaro

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A proposito di pregiudiziA proposito di pregiudiziA proposito di pregiudizi

Affermare i principi della Vita Indipendente significa diffon-dere la cultura della parità e della non discriminazione. Spesso gli atteggiamenti comuni sono del tutto contrari a questi obiettivi. Come favorirne la crescita? Ecco alcuni consigli pratici che possono cambiare il modo di vederci:

Quando vai in giro con il tuo ragazzo e ti chiedono se è tuo fratello, scoccagli un bacio incestuoso sulle labbra

Quando al bar chiedono al tuo assistente la quantità di

zucchero da mettere nel tuo caffè fai osservare che

non tutte le persone con disabilità sono sordomute

Quando un bambino indica la tua carrozzina chiedendo :”Che cos’è quello” , fermati e spiega con semplicità e ironia, poi, possibilmente, invita il bimbo a fare un giro

Quando tua madre dichiara che ha paura a lasciarti

uscire, fai come tutti i governi che si rispettino: chiedi

la fiducia.

Quando ti guardano in modo insistente, chiedi alla persona che cosa sta pensando e invitala a confrontarsi con te

Quando sei tu ad aver paura, pensa a ciò che più desideri, immagina che è lì, ad aspettarti….e vai!

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con il contributo della

AAAAgenzia per la VVVVita IIIIndipendente OOOOnlus Sede amministrativa via degli Anemoni, 19 - 00172 Roma

Sede legale via P. Santacroce, 5 - 00167 Roma

tel. 06/88544572 - e-mail [email protected]

Sito internet www.vitaindipendente.net

Realizzato da

Convenzione Onu sui diritti delle persone disabili

Convenzione adottata in Italia con legge n. 18/2009

Articolo 19 - Vita indipendente ed inclusione nella società Gli Stati Parti alla presente Convenzione riconoscono il diritto di tutte le persone con disabilità a vivere nella società, con la stessa libertà di scelta delle altre persone, e adottano misure efficaci ed adeguate al fine di facilitare il pieno godimento da parte delle persone con disabilità di tale diritto e la loro piena integrazione e partecipazione nella società: Le persone con disabilità abbiano la possibilità di scegliere, su base di uguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere e non siano obbligate a vivere in una particolare sistemazione; Le persone con disabilità abbiano accesso ad una serie di servizi a domicilio o residenziali e ad altri servizi sociali di sostegno, compresa l’assistenza personale necessaria per consentire loro di vivere nella società e di inserirvisi e impedire che siano isolate o vittime di segregazione; I servizi e le strutture sociali destinate a tutta la popolazione siano messe a disposizione, su base di uguaglianza con gli altri, delle persone con disabilità e siano adattate ai loro bisogni

LA VITA INDIPENDENTE E’ UN DIRITTO NON E’ UNA PRETESA