Macerata Opera Festival 2012 | Allievi e Maestri

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Macerata Opera Festival 2012 | Allievi e Maestri. A Josef Svoboda. A cura di Esserci Comunicazione.

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Macerata Opera Festival48. Stagione Lirica 2012

Direttore artistico Francesco Micheli

Allievi e Maestria Josef Svoboda

Giuseppe Verdi La Traviata

Giacomo Puccini La Bohème

Georges Bizet Carmen

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a cura diEsserci comunicazione

soggettiCarlo Scheggia

traduzioniLola Bourget, Elena Di Giovanni, Franziska Kurth, Agnese Morettini

racconto fotografico delle proveAlfredo Tabocchini

foto Roberto BolleLuciano Romano

si ringrazianoVeronica Antinucci, Andrea Compagnucci, Franziska Kurth, Luciano Messi,

Rei Ota, Maria Laura Pierucci, Paola Pierucci, Stefano Ruffini, Gianfranco Stortoni

Tutti i diritti sono riservati ai rispettivi autori

Impaginazione e Stampa MacerataLuglio 2012

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Presentazione 7

Allievi e Maestri di Dante Ferretti 9

La traviata 13La traviata: una storia vera di Mauro Rossi 19Atto primo 29Atto secondo 37Atto terzo 51

La Bohème 59Le parole della Bohème di Carla Moreni 65Quadro primo 75Quadro secondo 89Quadro terzo 103Quadro quarto 111

Carmen 123Malvagia, raffinata, fatalistica: malgrado ciò popolare di Angelo Foletto 129Acte premier 139Acte deuxième 151Acte troisième 163Acte quatrième 173

Roberto Bolle in Trittico Novecento 180

Serata di stelle per Mario Del Monaco 182

Macerata Festival Off 184

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Benvenuti allo Sferisterio.Benvenuti in questo luogo d’incanto, nato per la palla a bracciale e divenuto teatro lirico.Molte le trasformazioni intercorse, ma alcuni elementi rimangono inalterati: l’energia e il talento virtuosisticodei protagonisti, gli uni valenti nel lancio della sfera, gli altri nelle acrobazie vocali; la tifoseria di un pubblicodalle idee forti e chiare; il dialogo tra chi assiste e chi agisce, protetto dall’elegante abbraccio di questo man-tello di mattoni.Anche quest’anno lo Sferisterio spalanca le sue porte per una grande festa del teatro lirico: nell’età dell’oro delmelodramma romantico l'opera era esperienza trasversale e diffusa, il primo mass medium, il più rappresentati-vo. Coltiviamo il desiderio paradossale che quei tempi tornino in auge ora, sì, nel pieno dell’età cibernetica eglobalizzata: i personaggi di Traviata, Bohème e Carmen cantano la disperata bellezza dell’essere giovani, lan-ciano un grido vitale che giunge fino a noi. Ascoltare e vedere queste storie è necessario perché ci riguardanoancora.Il benvenuto che vi rivolgiamo ha il valore di un invito, affinché nessuno si senta escluso dal nostro Festival.Sia benvenuto chi giunge qui per la prima volta.Benvenuto chi frequenta lo Sferisterio con tale affetto da sentirlo proprio.Benvenuto chi ama l'opera di quell'insano autentico amore che aumenta inesorabilmente nel tempo.Benvenuto chi proviene da lontano, nella speranza che si senta accolto come a casa.Benvenuto chi vive dietro l'angolo e varcando questa soglia sa di compiere un lungo viaggio.Un benvenuto particolare a tutte le donne: come Violetta, Mimì e Carmen, eroine del vivere quotidiano.Mi concedo un piccolo benvenuto: io, che mi sento accolto come un figlio da questa terra schietta e incantevo-le, rivolgo il mio ringraziamento a chi mi ha preceduto, Pier Luigi Pizzi, grande maestro.A partire dalla memoria di Josef Svoboda, è il magistero il protagonista del Macerata Opera Festival 2012: intempi travolgenti e superlativi come questi, abbiamo ancor più bisogno di apprendere.L’opera, ne sono convinto, ha molto da insegnare.Benvenuti tutti. Di cuore.

Francesco Micheli

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Allievi e Maestri

Dante Ferretti

«È proprio dei giovani legarsi ad un uomo più anziano e piùsaggio non solo per il fascino della parola e l’acutezza dellamente, ma pur anche per la forma superficiale del corpo, chene risulta carissima, come accade per la figura di un padre,di cui si studiano i gesti, e i corrucci, e se ne spia il sorriso –senza che ombra di lussuria inquini questo modo (forse l’u-nico purissimo) di amore corporale».Umberto Eco, nel prologo de Il nome della rosa, descrivecosì il rapporto fra allievo e maestro dal punto di vista del-l’allievo. La difficoltà sorge nel definire il limite – tempora-le ma anche sostanziale – in cui si smette di essere tali,pure quando non si è destinati a diventare maestri. Perché,vale forse la pena di domandarsi, si smettono mai davvero ipanni dell’allievo, una volta indossati? Certamente coltempo il rapporto cambia e, ferme restando sempre l’ammi-razione e la stima, si raggiungono una sintonia ed un’inte-sa, quanto al metodo di lavoro, che assumono i contornidella familiarità.Io sono – qualcuno direbbe “sono stato” – un allievo, fortu-nato per il fatto di aver incontrato presto quelli che sareb-bero diventati i miei maestri. Poco tempo, infatti, è inter-corso fra il momento in cui ho compreso – seduto nei pome-riggi dell’adolescenza nelle sale cinematografiche della miaMacerata – che da grande avrei fatto lo scenografo e ilmomento in cui avrei incontrato il primo di quelli cui sentodi riconoscere l’attributo indelebile di “maestro”, LuigiScaccianoce. Venni chiamato a fargli da aiuto ne LaParmigiana (1963) dalla produzione per cui avevo lavoratoin qualità di assistente alla scenografia, della quale eraresponsabile l’architetto Aldo Tomassini, in due film diDomenico Paolella, entrambi girati nelle Marche.Scaccianoce, col quale collaborai fino alla fine degli anni

’60, era un professionista di autentico talento e grandeesperienza che ricevette la nomination all’Oscar per la sce-nografia de Il Vangelo secondo Matteo (1964), il film cheaveva segnato una svolta cruciale nell’estetica pasoliniana,perfezionata in Uccellacci uccellini (1966) ed Edipo re(1967). È proprio in quegli anni che avvenne per me l’in-contro con un altro importante Maestro, Pier Paolo Pasolini.Sua la regia del primo film che ho firmato come scenografo,la Medea (1969). Da acuto intellettuale qual era, mi hainsegnato l’importanza della pittura per il cinema, che sinutre dell’estetica figurativa che gli è, almeno ai miei occhi,consustanziale. Da allora, e per tutta la produzione cinema-tografica e teatrale alla quale ho collaborato come sceno-grafo, le arti figurative sono diventate per il mio lavoro pri-migenia fonte di ispirazione. Per rimanere a Pasolini, per levisioni infernali del Decameron (1971) fondamentali sonostate le suggestioni derivate dai dipinti di Bosch e Brügel:di quest’ultimo, in modo particolare, la capacità di ritrarretanto soggetti fantastici quanto personaggi della Bibbia conuna laicità cruda, a volte impietosa, grazie all’uso forte deicolori e al gioco netto di luci e ombre. Nelle altre due pel-licole che compongono la Trilogia della vita pasoliniana,vale a dire I racconti di Canterbury (1972) e Il fiore dellemille e una notte (1974), forte è l’influenza della pitturamedievale e di Paolo Uccello, in particolare.Alle arti figurative e ai suoi interpreti va riconosciuto ilmerito di saper restituire l’atmosfera del periodo di volta involta rappresentato in opere scevre di orpelli. Questa sortadi minimalismo storico è l’insegnamento che dalla pitturami deriva per il tramite di Pier Paolo Pasolini, un insegna-mento il suo che, da allora, fa parte del mio modo di lavo-rare e, anzi, lo caratterizza in maniera imprescindibile. NeIl nome della rosa (1986) la soluzione verticale del labirin-to della biblioteca è ispirata dalle “Carceri” di Piranesi edalle false prospettive di Escher, che pure mi ha influenza-to profondamente per la scenografia del manicomio crimi-nale in Shutter Island (2010).Tutto questo si combina intimamente con il poderoso stimo-lo alla creatività che ad ogni scenografo, credo, derivi dalla

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ricerca storica e dalla fase di reperimento della documen-tazione necessarie ad un’attenta ricostruzione del contestoda portare sulla scena. Non ha poi molta importanza se lasceneggiatura si basi su fatti realmente accaduti o sia unatrasposizione di qualche opera di finzione letteraria: lascenografia è sempre la ricostruzione di uno spazio, delmondo in cui si svolge una storia, e il successo di un filmdipende anche dall’armonia che si stabilisce fra la narra-zione e il contesto ricostruito dallo scenografo che deve,innanzi tutto, avere o acquisire un’approfondita conoscen-za del periodo storico di ambientazione del film. La rico-struzione scenografica, però, non va intesa nel senso dellacorrettezza filologica della trasposizione, della mera ripro-duzione di ambienti appartenuti al passato. Piuttosto, sitratta di un processo di immedesimazione che cerco dicompiere ogni volta che mi viene affidato il compito direalizzare una scenografia: quasi fossi un personaggio, unartista, un architetto dell’epoca, mi immergo nel suoperiodo storico per portarne alla luce una interpretazione,per renderne le atmosfere che, anche se non pedissequa-mente fedeli alla realtà storica, risultano però credibili e,di più, vive.Solo a quel punto, filtrata dalla mia visione, dalla mia per-sonalità, la realtà storica diventa suggestione per uno schiz-zo. È dal carboncino o dalla matita, per lo più, che prendevita ogni ambiente della scenografia. Sono delle prove, sucui posso riflettere prima di realizzare il bozzetto che è,invece, il luogo della ricercatezza nel particolare, nel colo-re, nel segno, nella sfumatura. Non di rado, i miei bozzettihanno misure, per così dire, “da megalomane”: anche duemetri di lunghezza per un metro di altezza. Bisogna, però,intendere il senso etimologico del termine: una visione dila-tata che vada oltre gli angusti limiti imposti dallo schermoe che, passando al piano della realtà, ha bisogno di spaziampi per potersi dispiegare compiutamente. Si tratta di unavisione, quella dello scenografo, che per svilupparsi – oltrealla continuità, all’impegno costante nella pratica lavorati-va – ha bisogno di libertà, si alimenta della fiducia del regi-sta in una collaborazione che, nel caso di Federico Fellini,

l’altro grande artista con cui ho avuto la fortuna di intrec-ciare il mio percorso umano e professionale dopo Pasolini,credo si potesse definire simbiotica.Il primo incontro con Fellini avvenne all’indomani diMedea, quando mi chiese di collaborare al fianco di un altrogrande della scenografia, Danilo Donati, a Roma. Avevoallora la consapevolezza di non poter affrontare al megliouna personalità forte come quella di Fellini e chiesi alMaestro di rinviare la nostra collaborazione a quando fossistato pronto. Quelli che seguirono furono anni comunqueintensi, al lavoro con artisti di primissimo piano che nonesito a definire, seppure per altri versi, dei maestri: per ElioPetri curai la scenografia di La classe operaia va in paradi-so (1971) e Todo modo (1976) e, ancora, Delitto d’amore(1974), Mio Dio, come sono caduta in basso! (1974) e Ilgatto (1977) per la regia di Comencini; poi Storie di ordi-naria follia (1981) di Marco Ferreri e Il mondo nuovo(1982) di Ettore Scola.Certo Fellini rimane, per me, per la mia esperienza profes-sionale, il faro, come lo chiamavamo, anche per quel suocercare con me uno scambio continuo – che otteneva, natu-ralmente –, insistendo nel voler conoscere non solo i mieipensieri ma anche i miei sogni. Voleva ce ne raccontassimouno ogni mattina all’arrivo sul set: a lui piaceva che glieneraccontassi pur sapendo, senza confessarcelo apertamente,che erano frutto di invenzione. Il nostro legame, prima cheartistico, era di appartenenza, appartenenza ad una terra,quella adriatica, quella di provincia, che lui aveva saputomagnificamente rappresentare in pellicole indimenticabilicome Amarcord e I vitelloni e che a me sarebbe servita daspunto per quei “sogni”, le esperienze e le storie racconta-te molti anni dopo. L’ispirazione – per un artista – nasce daun dettaglio, da un’emozione, da una suggestione.L’invenzione dei film per Fellini nasceva anche da questonostro scambio. A me il compito di dare corpo ai suoi pen-sieri, di materializzare la sua visione, una visione che vive-va in una dimensione dilatata, perché inventata giorno dopogiorno. L’uso di materiali veri, come il legno, il vetro, i mat-toni, il cemento, rendevano quella forma di fantasia – reale

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nella mente del regista – una costruzione che, nella sua fisi-cità, aveva ancor più forza evocativa.Prova d’orchestra (1978), La città delle donne (1980), E lanave va (1983), Ginger e Fred (1986) e La voce della luna(1990) sono frutto di questa sinergia e mi hanno lasciato diFellini un insegnamento che si è profondamente radicato inme, quello che “nulla è impossibile”. Questa convinzione,che cerco di trasmettere ai miei collaboratori, mi ha porta-to – proprio perché scenografo di due Maestri universal-mente riconosciuti tali – a lavorare con grandissimi profes-sionisti della regia e a ricevere premi anche oltreoceano: fragli altri, Terry Gilliam (Nomination all’Oscar, The adventu-res of Baron Mündchausen, 1988), Julie Taymor, Jean-Jacques Annaud (Nastro d’argento e David di Donatello, Ilnome della rosa, 1986), Tim Burton (Oscar alla scenografia,Sweeney Todd, 2008) e Martin Scorsese.Con quest’ultimo ho realizzato la scenografia di film stori-ci, di costume come The age of innocence (Nominationall’Oscar, 1993), Kundun (Nomination all’Oscar, 1997),Gangs of New York (Nomination all’Oscar, 2002), Theaviator (Oscar alla scenografia, 2004) e Hugo Cabret,(Oscar alla scenografia, 2012). Con Scorsese condividia-mo la passione per la ricostruzione d’epoca, l’immaginariodel cinema anni Trenta e Quaranta, il “piacere di fare lecose in grande” e quella sorta di fascinazione per i luoghiangusti, come i corridoi, che non è una vera e propriaforma di claustrofobia e che a me, personalmente, derivadal fatto di essere rimasto intrappolato per ben due giornisotto le macerie di casa, quando Macerata venne bombar-data nel ’45.Ho iniziato a lavorare a Cinecittà a diciassette anni e il miolaboratorio, da sempre, si trova di fronte allo Studio 5, quel-lo che fu il regno di Fellini ed è, ancora oggi, il teatro diposa più grande d’Europa. Il cinema, quindi, è sicuramen-te la mia dimensione ideale, quella in cui mi piace e miriesce di esprimere appieno la mia creatività. Eppure neglianni ci sono state collaborazioni intense con il teatro, anchequello lirico. Proprio a Macerata, non molto tempo fa – erail 2008 – sono tornato per la Carmen, sotto la direzione arti-

stica di Pier Luigi Pizzi. Credevo inizialmente si trattassedella realizzazione delle scene, com’era nella mia esperien-za professionale consolidata, per comprendere, poi, che miveniva affidata la regia dell’intero spettacolo. Ho volutoambientare la vicenda, molto nota, inserendo il tango alposto del flamenco. Ottima è stata la risposta del pubblico,amante corrisposto dell’Arena Sferisterio, che è un luogoestremamente suggestivo, pensato e realizzato per il giocodel pallone col bracciale e la tauromachia, ancora moltopraticati nel XIX secolo, ma versatile al punto tale da pre-starsi con assoluta naturalezza alla rappresentazione diopere liriche. Il muro di fondo, lungo quasi novanta metri,è una tavolozza dalle mille possibilità espressive.Spettacolare l’allestimento de La Traviata di Svoboda per laregia di Henning Brockhaus che ha raccolto un successoplanetario, principalmente perché il Maestro ha saputo fon-dere elementi di forte innovazione in una trama classica,introducendo la profondità della dimensione onirica graziealla moltiplicazione dei piani prospettici.Si è sempre allievi di quegli artisti che si contraddistinguo-no per la maestria nel riuscire a rendere un sogno “reale”agli occhi del pubblico.

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SFERISTERIO20, 29 luglio, 4, 12 agosto - ore 21.00

Giuseppe Verdi

La traviataDramma lirico in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave

Edizioni Universal Music Publishing Ricordi srl, Milano

Myrtò Papatanasiu Violetta ValéryGabriella Sborgi Flora Bervoix

Angela Bella Ricci AnninaIvan Magrì Alfredo GermontLuca Salsi Giorgio Germont

Stefano Ferrari GastoneCristiano Palli Barone Douphol

Andrea Pistolesi Marchese d’ObignyAlessandro Tirotta Dottor GrenvilAlessandro Pucci Giuseppe

Gianni Paci Domestico di FloraRoberto Gattei Commissionario

Direttore Daniele BelardinelliRegia Henning BrockhausScene Josef Svoboda

Costumi Giancarlo ColisCoreografie Emma Scialfa

Luci Henning Brockhaus e Fabrizio GobbiAssistente alla regia Valentina EscobarMaestro del coro David Crescenzi

Fondazione Orchestra Regionale delle MarcheCoro Lirico Marchigiano “V. Bellini”

Complesso di palcoscenico Banda “Salvadei”

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Direttore di scena Matteo MazzoniDirettore musicale di palcoscenico Gianfranco Stortoni

Maestro di sala Meri Piersanti, Simone SavinaMaestri di palcoscenico Sabrina Scaramelli, Sara Zampetti

Maestro alle luci Melissa MastrolorenziMaestro ai sopratitoli Natalia Giro

Ballerini Alessandro Caruso, Marinella Mazzoni, Noemi Micarelli, Marta Negrini, Martina Pirani, Alice Zucconi

Figuranti Egidio Egidi (coordinatore), Federico Bollini, Giacomo Diomedi, Conzuelo Fogante, Massimiliano Greghini,Lucia Leonardi, Rebecca Liberati, Marika Marinsalta, Corrado Monachesi, Matteo Monachesi, Lucrezia Rigucci,

Alice Santolini, Vincenzo Scognamiglio, Felipe Sideri, Alia Simoncini, Rebecca Valeri

Responsabile allestimento scenico e servizi di palcoscenico Enrico SampaolesiLogistica Giorgio Alici Biondi

Scenografo realizzatore Serafino BotticelliCapo macchinista Secondo CaterbettiCapo elettricista Fabrizio Gobbi

Responsabile sartoria Simonetta PalmucciResponsabile vestizioni Maria Antonietta Lucarelli

Capo attrezzista Emanuela Di PiroCapo squadra aiuti tecnici Mauricio Cesar Pasquali

Responsabili parrucco Anna Anisimova, Serena MercantiResponsabile trucco Raffaella Cipolato

Direttore di sala Marco ColtortiFotografo Alfredo Tabocchini

Scene Specchiopiuma, Aprilia (Lt) - Paolino Libralato, Dosson di Cesier (Tv) - Gobbo Engeneering, Buccinasco (Mi)Attrezzeria Macerata Opera Festival - Costumi Fondazione Pergolesi Spontini, Jesi (An) - Calzature Pompei 2000, Roma

Parrucche Audello, Torino - Illuminotecnica Musicalbox, Verona - Fonica AMS, MacerataSopratitoli e audio descrizioni Macerata Opera Festival e Università di Macerata, con il supporto tecnico di Sub-Ti, Londra

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Io credo che non si possa scrivere e raccontare nulla se nonquando si sono conosciute a fondo le persone. Non essendoancora capace di inventare, mi limiterò a raccontare.[…]La storia che vi racconto ha un solo merito: quello di esse-re vera.Non voglio trarre da questa narrazione la conclusione chetutte le donne del genere di Margherita siano capaci ditanto sacrificio. È che una di esse aveva provato nella suavita un amore serio, ne aveva sofferto, ne era morta: e vi horaccontato quello che sapevo. Era mio dovere. Io non sonoapostolo del vizio, ma raccoglierò sempre l’eco dell’infelici-tà, ovunque la senta supplicare.La storia di Margherita Gautier è straordinaria; se fossestata cosa comune, non sarebbe valsa la pena di scriverla.

Da La Signora delle Camelie di Alexandre Dumas

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La traviata:una storia vera

Mauro Rossi

La libertà di amare dell’essere umano, ristretta e vincolatadalle leggi del vivere comunitario, punita dalla sorte e giu-dicata dalla società stessa, fu un tema che impressionòVerdi quando, il 2 febbraio 1852 presso il Théâtre duVaudeville di Parigi, assistette ad una rappresentazione diLa dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio.Questo dramma fu tratto da Dumas dall’omonimo romanzoche egli aveva pubblicato nel 1848, ispirandosi alla vita diMarie Duplessis, sua giovane amante morta di tubercolosiall’età di ventitrè anni e dama parigina nota per le sue rela-zioni con uomini dell’alta società francese.«Penso che non si possano creare dei personaggi senza averstudiato a fondo gli uomini, come non si può parlare una lin-gua che a patto di averla imparata seriamente. Non avendoancora raggiunto l’età nella quale s’inventa, mi accontentodi riferire. Invito pertanto il lettore a convincersi della realtàdi questa storia, di cui tutti i personaggi, tranne la protago-nista, sono ancora vivi»: l’incipit del romanzo di Dumaspare anticipare quella poetica del Naturalismo che EmileZola esporrà nel suo saggio Le roman experimental (Ilromanzo sperimentale), pubblicato nel 1880, ove eglidichiara che «il romanziere come lo scienziato deve essereinsieme osservatore e sperimentatore, considera l’arte comeuna riproduzione oggettiva del reale governata dalle leggidella natura, rivendica l’impegno morale dello scrittore che,mettendo in luce le cause dei fenomeni sociali deve indurrela società stessa a intervenire per modificarli e migliorarli».Tali dichiarazioni ci inducono a vedere Traviata sotto laluce della volontà di Verdi di portare sulla scena un lavoro“vero”, contemporaneo, reale, che parli della società e dellavita del suo tempo, quasi a voler eliminare lo straniamentodella rappresentazione, o sfruttando questo aspetto al fine

di indurre lo spettatore a riflettere sulla sua stessa quoti-dianità, attraverso un linguaggio musicale profondamentecalato nel dramma e che ne evidenzia gli aspetti emozionalicon una modalità espressiva che spinge l’ascoltatore-spetta-tore a partecipare quasi attivamente, con il proprio giudizioe le proprie emozioni, alle vicende dei protagonisti.Così come Balzac nella prefazione alla sua Comédie humai-ne (1842) precisa che «il romanziere deve ispirarsi alla vitacontemporanea, studiando l’uomo quale appare nella socie-tà», Dumas pochi anni dopo con La dame aux caméliasmette in scena uno spaccato della società parigina a luicontemporanea, narrando per altro una vicenda ispirata adun caso in cui egli stesso era coinvolto a causa della suarelazione con la Duplessis (nel romanzo MargueriteGautier). Ma se Dumas, quando dichiara di voler riferire ifatti, appare vicino alla “teoria dell’impersonalità” delFlaubert di Madame Bovary, secondo la quale il romanzie-re non è una figura “super partes” rispetto al suo soggetto,ma un narratore che, ponendosi fianco a fianco ai protagoni-sti della storia, ne assume stilemi linguistici e modalitàespressive, Verdi con la musica può spingersi oltre, entran-do nella coscienza dei suoi personaggi, leggendone la menteed il cuore e traducendo questa interiorità con un’espressi-vità musicale in grado di vivificare i pensieri, i sentimenti, itimori e le speranze dei protagonisti che diventano gli stessitimori e le stesse speranze del pubblico coinvolto in sala.Troppo forte, troppo vero fu il risultato: Verdi e il suo fidatolibrettista Francesco Maria Piave avevano creato un dram-ma in grado di destabilizzare l’autocompiacimento, l’appa-gata agiatezza e la frivolezza della società borghese con-temporanea e la censura veneziana accettò di allestireTraviata alla Fenice a patto che le vicende rappresentatefossero retrodatate al ‘700.Verdi aveva preso accordi con Carlo Marzari, segretario delmassimo teatro veneziano nell’aprile del 1852, per un’ope-ra da rappresentarsi in occasione del Carnevale dell’annosuccessivo, senza definire né il titolo né l’argomento; ritira-tosi nella villa di Sant’Agata (presso Piacenza) col Piave,aveva lavorato tutta l’estate alla ricerca di un soggetto da

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proporre al censore veneziano, finché a ridosso di questascadenza, si fece spedire in tutta fretta dall’editore pariginoMarie Escudier il testo della Dame di Dumas. Il Piave netrasse una versione in prosa in soli cinque giorni intitolan-dola Amore e morte.«A Venezia io rappresento “La dame aux camelias” che avràper titolo, forse, “La traviata”. È un soggetto del nostrotempo. Un altro forse non l’avrebbe fatto per i costumi, peitempi, e per mille altri goffi scrupoli, ma io lo faccio con tuttoil piacere. Tutti gridavano quando proposi un gobbo da met-tere in scena. Ebbene: io era felice di scrivere il “Rigoletto”»così scrisse Verdi il 1° gennaio 1853 all’amico napoletanoCesare De Sanctis, prima che la censura ponesse la clauso-la di spostare l’epoca della vicenda di Traviata.Il 6 marzo 1853 il sipario della Fenice si alza sul salotto diVioletta Valery, il nuovo nome della Marguerite Gautier diDumas. La musica è allegra, sfarzosa, brillante; la protago-nista manifesta i segni della tisi che la affligge, ma dimostraun carattere forte e sbarazzino, con una volontà assoluta digodere a pieno le gioie della vita. Di fronte all’amore cheAlfredo Germont le dichiara durante la festa, ella rispondeteneramente donandogli una camelia perché egli la riportiil giorno successivo. Rimasta sola Violetta sogna di potervivere questo nuovo amore, ma poi torna alla realtà e famostra della sua volontà di gioire nella virtuosistica caba-letta Sempre libera degg’io. Alla fine del primo atto il pub-blico è eccitato ed applausi scroscianti riempiono la sala.Durante il secondo atto il perbenismo borghese di GiorgioGermont, padre di Alfredo che impone a Violetta di tron-care la relazione con suo figlio per preservare il buon nomedella sua famiglia, fa storcere i nasi e la reazione di unpubblico che si sente osservato alle spalle è di placare glientusiasmi e decretare il fiasco della prima rappresenta-zione.Lo straziante terzo atto poi, con Violetta sul suo letto dimorte che canta Addio, del passato bei sogni ridenti strin-gendo fra le mani una lettera che le annuncia l’arrivo del-l’amato Alfredo, le goffe scuse di Giorgio Germont e lamorte desolante della protagonista risultarono assoluta-

mente inaccettabili, come se Verdi stesse dicendo: «Vistocosa avete fatto con il vostro perbenismo ed i vostri codicidi onore e rispettabilità?». La protagonista era stata uccisadalla società prima che dalla malattia. Improponibile.Così la prima fu un fiasco, un insuccesso decretato dallastraordinaria verosimiglianza della storia, così ben definitadalla musica di un compositore innamorato del suo perso-naggio e della sua storia, che gli dà pieno appoggio e com-passione.Un fiasco forse annunciato da un libretto censurato, da unallestimento ambientato cento anni prima rispetto ai fatti,che strideva rispetto all’attualità della vicenda e soprattut-to della musica, la quale segnava così bene i tratti caratte-ristici della contemporaneità attraverso il ritmo ternario delvalzer, la danza mondana per eccellenza in voga nella clas-se borghese ottocentesca e che ancora non esisteva all’ini-zio del ‘700.Troppo vero e troppo forte il soggetto di Traviata dovetteattendere più di un anno per tornare sulle scene. Grazieall’insistenza amicale di Piave e di Antonio Gallo, impresa-rio del Teatro San Benedetto di Venezia, Verdi rivede cin-que numeri del secondo atto e grazie all’allievo e amicoEmanuele Muzio, che fa pervenire a Tito Ricordi questemodifiche, pubblica la nuova partitura.Il 6 maggio 1854 La traviata ottiene un successo trionfaleal San Benedetto, un successo che, a parte alcuni ostacolida parte delle censure di tutto il mondo, non conosce fine.Mentre Wagner in quegli stessi anni con L’anello delNibelungo (la composizione dell’Oro del Reno risale al1853-54) teorizzava e realizzava un tipo di spettacolonuovo, manifestazione di un mondo alternativo al reale mache pur con esso conviveva nella misura in cui il reale sieclissava in esso, Verdi incarnò la figura del compositore ingrado di dare la forma del Bello a una vicenda reale, a trat-ti scabrosa e ad un personaggio intenso e combattuto che davivace donna di mondo, dalla vocalità virtuosa e ridente,diventa una compagna innamorata con impetuosi accentidrammatici, per morire consumata con un commovente liri-smo in dissolvenza.

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SOGGETTO

ATTO PRIMOParigi, metà dell’Ottocento. Violetta Valéry, mondana famo-sa, intrattiene gli ospiti nel salotto della sua casa: è unmodo per soffocare l'angoscia che la tormenta, perché sache la sua salute è gravemente minata. Al sontuoso ricevi-mento giunge, presentato dal nobile Gastone, AlfredoGermont, che si dichiara subito interessato all’avvenenteospite e le dedica un brindisi. L'attenzione che Violettadimostra per la nuova conoscenza non sfugge a Duphol, ilsuo amante abituale. Mentre i convitati si avviano al saloneper le danze, la donna ha un improvviso malore. Alfredo leresta accanto e, ormai senza indugi, le dichiara l’amoresegreto. Violetta, colpita e incredula, consegna al giovaneuna camelia, invitandolo a tornare l’indomani, quando ilfiore sarà appassito. Alfredo lascia la festa raggiante di feli-cità e Violetta, congedati gli ospiti, si interroga sulla possi-bilità che una donna del suo stato possa permettersi un veroamore.

ATTO SECONDOL’amore è sbocciato. Alfredo e Violetta Valéry hanno abban-donato la metropoli e vivono felici in campagna. L'uomoviene a sapere, attraverso una confessione della camerieraAnnina, che Violetta sta vendendo i suoi gioielli perché èrimasta senza denaro, e si precipita a Parigi per procurar-sene. L'amica di Violetta, Flora, la invita a una festa, ma laragazza rimane in casa e riceve la visita inattesa del padredi Alfredo, Giorgio Germont. Costui l'accusa di condurre ilfiglio alla miseria, ma Violetta contesta le sue affermazionie gli fa vedere che, al contrario, è stata lei a vendere i suoipreziosi. Ma Germont padre vuole anche far troncare loscandaloso legame, ostacolo al matrimonio della figlia.Violetta deve scegliere e fa quello che crede essere il bene

del suo innamorato: lo congeda con una lettera e torna allasua vecchia vita.Alfredo la ritrova, tempo dopo, a una festa in casa di FloraBervoix, in compagnia del vecchio barone. Furente di gelo-sia, non esita ad offenderla pubblicamente, lanciandole infaccia del denaro.

ATTO TERZOIl male che da tempo mina la salute di Violetta si è moltoaggravato. La donna non può più alzarsi dal suo letto. Legiunge una lettera di Germont: finalmente ha deciso dispiegare tutto a suo figlio. Alfredo si è commosso e giungeall’improvviso al suo capezzale, chiedendole perdonodisperatamente. Arriva anche Giorgio Germont, profonda-mente pentito. Violetta ha solo il tempo per donare al suoamato il ritratto di quand’era bella, poi lo stringe a sé espira tra le sue braccia nel momento più bello della suavita.

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SYNOPSIS

ACT ONEParis, mid-Nineteenth century. Violetta Valéry, a well-known courtesan, is entertaining guests in her salon. Theparty is a way to suppress her anguish, knowing as she doesthat her health is severely compromised. The noble Gastonbrings Alfredo Germont to Violetta’s sumptuous party;Alfredo has long been Violetta’s admirer and makes a toastto her. Baron Duphol, Violetta’s regular lover, has noticedthat she pays a lot of attention to Alfredo. While the guestsfile into the ballroom, Violetta suffers a fainting spell.Alfredo stays by her side and declares his love.Surprised, Violetta gives him a camelia and asks him tocome again the next day, when the flower fades. Alfredo isall excited and leaves the party, while Violetta, once all theguests are gone, is left alone with her thoughts and wondersif a woman like herself can, in fact, commit to true love.

ACT TWOLove between Violetta and Alfredo has blossomed. Theyhave left Paris and live happily in the country. Alfredolearns from the maid, Annina, that Violetta is selling herjewels to pay for their life together. He sets off for Paris tolook for money himself. Flora, Violetta’s friend, invites herto a party but the young lady decides not to attend. GiorgioGermont, Alfredo’s father, unexpectedly pays her a visit andaccuses her of leading his son to poverty. Violetta reacts tothese accusations and shows him proof that she has beenselling her possessions. Nonetheless, Giorgio Germontwishes the liaison to be broken, being also a threat to hisdaughter’s engagement. Violetta finally gives in to hisrequest, for the love of Alfredo. She writes a farewell note toher beloved and decides to resume her old life. Alfredo seesher again at a party chez Flora Bervoix, accompanied by her

former lover, Baron Duphol. Mad with jealousy, Alfredoshouts at her and throws money at her face.

ACT THREEVioletta’s condition has seriously worsened, she can nolonger leave her bed. A letter from Giorgio Germont tellsher he has made up his mind to reveal Violetta’s sacrifice tohis son Alfredo. The latter, deeply moved, comes to herdeathbed and begs her forgiveness. Giorgio Germont alsoarrives, full of remorse. Violetta hands her lover a portraitof herself in the good old days, she holds him tight and diesin his arms, in the very best moment of her life.

24 La traviata

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DIE HANDLUNG

ERSTER AKTVioletta Valéry unterhält ihre Gäste in ihrem Pariser Salon.Auch Alfredo Germont, von Gastone eingeführt, kommt zudem prunkvollen Empfang und zeigt sofort sehr großesInteresse für die Gastgeberin, auf die er auch einen Toast aus-ruft. Während die Gäste sich in den Ballsaal begeben, um dieTänze zu eröffnen, fühlt sich Violetta plötzlich unwohl.Alfredo bleibt bei ihr und, ohne zu zögern, gesteht er ihr seineLiebe, die er inzwischen seit über einem Jahr heimlich für sieempfindet. Ungläubig und betroffen gibt Violetta ihm eineKamelie und bittet ihn, am nächsten Tag wiederzukommen,wenn die Blume verblüht sein wird. Alfredo verlässt über-glücklich das Fest und Violetta fragt sich, nachdem sie ihreGäste verabschiedet hat, ob sich eine Frau in ihrer Positionder wahren Liebe hingeben kann, beschließt dann aber, sichden Wonnen der Liebe hinzugeben.

ZWEITER AKTNach einigen Wochen ist die Liebe aufgeblüht, die beidenleben auf dem Land – weit weg vom Lärm der Feste. Der ein-zige Schatten über ihrem Glück ist die prekäre finanzielleSituation, in der sie sich befinden, welche Violetta dazuzwingt, ihre Kutsche und Pferde zu verkaufen. Alfredo, dendieses beschämt und verletzt, beschließt mit eigenen MittelnAbhilfe zu schaffen und fährt nach Paris. Violetta, alleinge-blieben, muss einen Besuch seines Vaters, Giorgio Germonts,über sich ergehen lassen. Dieser fordert sie brutal auf, dieskandalöse Beziehung zu seinem Sohn aufzugeben, die auchein Hindernis für die Verlobung seiner Schwester darstellt.Zunächst leistet Violetta Widerstand, gibt dann aber nach undbekennt, an einer unheilbaren Krankheit zu leiden. Sie ver-abschiedet sich mit einem Brief von Alfredo und kehrt zuihrem ehemaligen Leben zurück. Nach einiger Zeit treffen die

beiden sich zufällig bei einem Fest im Hause Flora Bervoixs- Violetta ist in Begleitung des alten Barons. Rasend vorEifersucht beleidigt Alfredo sie vor allen Leuten und wirft ihrGeld vor die Füße.

DRITTER AKTErneut in Paris, ist Violetta inzwischen von der Schwindsuchtabgezehrt und ohne Geld. Sie ist aber glücklich über denBrief Germonts, aus dem sie erfährt, daß Alfredo von ihrerselbstaufopfernden Haltung weiß. Der junge Mann kommtunerwartet an ihr Krankenbett und fleht sie verzweifelt umVerzeihung an. Violetta bleibt nur noch Zeit, ihm ein Bild vonsich zu schenken. Dann umarmt sie ihn und, noch ein letztesMal auffahrend, entschläft sie in seinen Armen, währenddraußen der Karneval lärmt.

25Soggetto

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SSUUJJEETT

PREMIER ACTEParis, moitié du XIXe siècle Violetta Valéry, courtisanecélèbre, divertit les invités dans le séjour de sa maison.C’est un moyen pour elle d’étouffer l’angoisse qui la tour-mente car elle sait sa santé gravement compromise. A lasomptueuse réception se joint, introduit par le nobleGastone, Alfredo Germont, qui se montre immédiatementintéressé par la charmante maîtresse de maison, pourlaquelle il lève son verre. L’attention que Violette porte aunouveau venu n’échappe pas à Duphol, son amant régulier.Alors que les convives se dirigent vers le grand salon pourdanser, le jeune femme a soudain un malaise. Alfredo resteà ses côtés et, sans plus attendre, lui déclare son amour sec-ret. Violetta, touchée et incrédule, confie au jeune hommeune fleur de camélia et l’invite à revenir le lendemain,quand la fleur sera fanée. Alfredo quitte la fête ivre de joieet Violette, une fois les invités congédiés, s’interroge sur lapossibilité pour une femme de sa condition de vivre legrand amour.

DEUXIEME ACTEL’amour a éclot. Alfredo et Violette Valéry ont abandonné lamétropole et vivent heureux à la campagne. L’homme app-rend, par la confession de la bonne Annina, que Violettevend ses bijoux parce qu’elle n’a plus d’argent et il se pré-cipite alors à Paris pour s’en procurer. L’amie de Violette,Flora, l’invite à une fête mais la jeune femme reste chez elleet reçoit la visite inattendue du père d’Alfredo, GiorgioGermont. Celui-ci l’accuse de conduire son fils à la ruinemais Violette dément ses affirmations et lui montre, aucontraire, qu’elle a vendu ses bijoux. Mais le père Germontveut également mettre un terme à leur scandaleuse relationqui constitue un obstacle au mariage de sa fille. Violette

doit choisir et fait ce qu’elle croit être le mieux pour sonamant: elle le congédie avec une lettre et s’en retourne àson ancienne vie. Alfredo la retrouve quelques temps aprèsen compagnie d’un vieux baron lors d’une fête chez FloraBervoix. Fou de jalousie, il n’hésite pas à l’humilier enpublic en lui lançant de l’argent à la figure.

TROISIEME ACTELe mal qui ronge Violette depuis un moment s’est beaucoupaggravé. La jeune femme ne peut plus se lever de son lit.Lui parvient une lettre de Germont qui a finalement décidéde tout avouer à son fils. Alfredo est bouleversé et se rendà son chevet à l’improviste, lui demandant désespérémentpardon. Giorgio Germont arrive lui aussi, profondémentdésolé. Violette a tout juste le temps de donner à son bien-aimé un portrait d’elle quand elle était encore belle. Puiselle se serre contre lui et expire dans ses bras au plus beaumoment de sa vie.

26 La traviata

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Atto primo

Coro IDell’invito trascorsa è già l’oravoi tardaste.

Coro IIGiocammo da Flora.E giocando quell’ore volar.

ViolettaFlora, amici, la notte che restad’altre gioie qui fate brillarfra le tazze è più viva la festa.

Flora e MarcheseE goder voi potrete?

ViolettaLo voglio;al piacere m’affido, ed io sogliocol tal farmaco i mali sopir.

TuttiSì, la vita s’addoppia al gioir.

GastoneIn Alfredo Germont, o signora,ecco un altro che molto vi onora;pochi amici a lui simili sono.

ViolettaMio Visconte, merce’ di tal dono.

MarcheseCaro Alfredo...

AlfredoMarchese...

GastoneT’ho detto:l’amistà qui s’intreccia al diletto.

ViolettaPronto è il tutto?Miei cari sedete:è al convito che s’apre ogni cor.

TuttiBen diceste le cure segretefuga sempre l’amico licor.

GastoneSempre Alfredo a voi pensa.

ViolettaScherzate?

GastoneEgra foste, e ogni dì con affannoqui volò, di voi chiese.

ViolettaCessate.Nulla son io per lui.

GastoneNon v’inganno.

ViolettaVero è dunque? onde è ciò?Nol comprendo.

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AlfredoSi, egli è ver.

ViolettaLe mie grazie vi rendo.Voi Barone, feste altrettanto.

BaroneVi conosco da un anno soltanto.

ViolettaEd ei solo da qualche minuto.

FloraMeglio fora se aveste taciuto.

BaroneMi è increscioso quel giovin.

FloraPerché?A me invece simpatico egli è.

GastoneE tu dunque non apri più bocca?

MarcheseÈ a madama che scuoterlo tocca.

ViolettaSarò l’Ebe che versa.

AlfredoE ch’io bramoimmortal come quella.

TuttiBeviamo.

GastoneO barone, né un verso, né un vivatroverete in quest’ora giuliva?Dunque a te.

TuttiSì, sì, un brindisi.

AlfredoL’estronon m’arride.

GastoneE non se’ tu maestro?

AlfredoVi fia grato?

ViolettaSì.

AlfredoSì? L’ho già in cor.

MarcheseDunque attenti.

TuttiSì, attenti al cantor.

AlfredoLibiam ne’ lieti caliciche la bellezza infiora,e la fuggevol oras’inebri a voluttà.Libiam ne’ dolci fremitiche suscita l’amore,poiché quell’occhio al coreonnipotente va.

30 La traviata

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Libiamo, amor fra i calicipiù caldi baci avrà.

TuttiLibiamo, amor fra i calicipiù caldi baci avrà.

ViolettaTra voi saprò dividereil tempo mio giocondo;tutto è follia nel mondociò che non è piacer.Godiam, fugace e rapidoè il gaudio dell’amore;è un fior che nasce e muore,né più si può goder.Godiam c’invita un fervidoaccento lusinghier.

TuttiGodiam la tazza e il canticola notte abbella e il riso;in questo paradisone scopra il nuovo dì.

ViolettaLa vita è nel tripudio.

AlfredoQuando non s’ami ancora.

ViolettaNol dite a chi l’ignora.

AlfredoÈ il mio destin così.

TuttiGodiam la tazza e il cantico

la notte abbella e il riso;in questo paradisone scopra il nuovo dì.Che è ciò?

ViolettaNon gradireste ora le danze?

TuttiOh, il gentil pensier! Tutti accettiamo.

ViolettaUsciamo dunqueohimé!

TuttiChe avete?

ViolettaNulla,nulla.

TuttiChe mai v’arresta.

ViolettaUsciamooh Dio!

TuttiAncora!

AlfredoVoi soffrite?

TuttiO ciel! Ch’è questo?

31Atto primo

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ViolettaUn tremito che provo. Or là passatetra poco anch’io sarò.

TuttiCome bramate.

ViolettaOh qual pallor!Voi qui!

AlfredoCessata è l’ansiache vi turbò?

ViolettaSto meglio.

AlfredoAh, in cotal guisav’ucciderete aver v’è d’uopo curadell’esser vostro.

ViolettaE lo potrei?

AlfredoSe miafoste, custode io veglierei pe’ vostrisoavi dì.

ViolettaChe dite? Ha forse alcunocura di me?

AlfredoPerché nessuno al mondov’ama.

ViolettaNessun?

AlfredoTranne sol io.

ViolettaGli è vero!Sì grande amor dimenticato avea.

AlfredoRidete? E in voi v’ha un core?

ViolettaUn cor? Sì forse e a che lo richiedete?

AlfredoOh, se ciò fosse, non potreste alloraceliar.

ViolettaDite davvero?

AlfredoIo non v’inganno.

ViolettaDa molto è che mi amate?

AlfredoAh sì, da un anno.Un dì, felice, eterea,mi balenaste innante,e da quel dì tremantevissi d’ignoto amor.Di quell’amor ch’è palpitodell’universo intero,misterioso, altero,croce e delizia al cor.

32 La traviata

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ViolettaAh, se ciò è ver, fuggitemisolo amistade io v’offro:amar non so, né soffroun così eroico amor.Io sono franca, ingenua;altra cercar dovete;non arduo troveretedimenticarmi allor.

GastoneEbben? Che diavol fate?

ViolettaSi foleggiava.

GastoneAh! Ah! Sta ben restate.

ViolettaAmor dunque non piùvi garba il patto?

AlfredoIo v’obbedisco. Parto.

ViolettaA tal giungeste?Prendete questo fiore.

AlfredoPerché?

ViolettaPer riportarlo

AlfredoQuando?

ViolettaQuandosarà appassito.

AlfredoO ciel! Domani.

ViolettaEbben,domani.

AlfredoIo son felice!

ViolettaD’amarmi dite ancora?

AlfredoOh, quanto v’amo!

ViolettaPartite?

AlfredoParto.

ViolettaAddio.

AlfredoDi più non bramo.

TuttiSi ridesta in ciel l’aurora,e n’è forza di partir;merce’ a voi, gentil signora,di sì splendido gioir.La città di feste è piena,volge il tempo dei piacer;

33Atto primo

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nel riposo ancor la lenasi ritempri per goder.

ViolettaÈ strano! È strano! In corescolpiti ho quegli accenti!Sarìa per me sventura un serio amore?Che risolvi, o turbata anima mia?Null’uomo ancora t’accendeva oh gioiach’io non conobbi, essere amata amando!E sdegnarla poss’ioper l’aride follie del viver mio?Ah, fors’è lui che l’animasolinga ne’ tumultigodea sovente pingerede’ suoi colori occulti!Lui che modesto e vigileall’egre soglie ascese,e nuova febbre accese,destandomi all’amor.A quell’amor ch’è palpitodell’universo intero,misterioso, altero,croce e delizia al cor.Follie! Follie delirio vano è questo!Povera donna, solaabbandonata in questopopoloso desertoche appellano Parigi,che spero or più?Che far degg’io!Gioire,di voluttà nei vortici perire.Sempre libera degg’iofolleggiar di gioia in gioia,vo’ che scorra il viver miopei sentieri del piacer,nasca il giorno, o il giorno muoia,sempre lieta ne’ ritrovi

a diletti sempre nuovidee volare il mio pensier.

34 La traviata

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Atto secondo

AlfredoLunge da lei per me non v’ha diletto!Volaron già tre lunedacché la mia Violettaagi per me lasciò, dovizie, onori,e le pompose festeove, agli omaggi avvezza,vedea schiavo ciascun di sua bellezzaed or contenta in questi ameni luoghitutto scorda per me. Qui presso a leiio rinascer mi sento,e dal soffio d’amor rigeneratoscordo ne’ gaudii suoi tutto il passato.De’ miei bollenti spiritiil giovanile ardoreella temprò col placidosorriso dell’amore!Dal dì che disse: vivereio voglio a te fedel,dell’universo immemoreio vivo quasi in ciel.

AlfredoAnnina, donde vieni?

AnninaDa Parigi.

AlfredoChi tel commise?

AnninaFu la mia signora.

AlfredoPerché?

AnninaPer alienar cavalli, cocchi,e quanto ancor possiede.

AlfredoChe mai sento!

AnninaLo spendìo è grande a viver qui solinghi.

AlfredoE tacevi?

AnninaMi fu il silenzio imposto.

AlfredoImposto! Or v’abbisogna?

AnninaMille luigi.

AlfredoOr vanne andrò a Parigi.Questo colloquio ignori la signora.Il tutto valgo a riparare ancora.

AlfredoO mio rimorso! O infamiae vissi in tale errore?Ma il turpe sogno a frangereil ver mi balenò.Per poco in seno acquétati,o grido dell’onore;M’avrai securo vindice;quest’onta laverò. O mio rossor! O infamiaquest’onta laverò.

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ViolettaAlfredo?

AnninaPer Parigi or or partiva.

ViolettaE tornerà?

AnninaPria che tramonti il giornodirvel m’impose.

ViolettaÈ strano!...

AnninaPer voi...

ViolettaSta bene. In brevegiungerà un uom d’affari, entri all’istante.

ViolettaAh, ah, scopriva Flora il mio ritiro!E m’invita a danzar per questa sera!Invan m’aspetterà.

AnninaÈ qui un signore.

ViolettaAh! Sarà lui che attendo.

GermontMadamigella Valéry?

ViolettaSon io.

GermontD’Alfredo il padre in me vedete!

ViolettaVoi!

GermontSì, dell’incauto, che a ruina corre,ammaliato da voi.

ViolettaDonna son io, signore, ed in mia casa;ch’io vi lasci assentite,più per voi che per me.

Germont(Quai modi!) Pure.

ViolettaTratto in error voi foste.

GermontDe’ suoi benidono vuol farvi.

ViolettaNon l’osò finorarifiuterei.

GermontPur tanto lusso.

ViolettaA tuttiè mistero quest’attoa voi nol sia.

GermontCiel! Che discopro!

38 La traviata

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D’ogni vostro avereor volete spogliarvi?Ah, il passato perché, perché v’accusa?

ViolettaPiù non esiste or amo Alfredo, e Diolo cancellò col pentimento mio.

GermontNobili sensi invero!

ViolettaOh, come dolcemi suona il vostro accento!

GermontEd a tai sensiun sacrificio chieggo.

ViolettaAh no, taceteterribil cosa chiedereste certoil previdi... v’attesi... era felice...troppo...

GermontD’Alfredo il padrela sorte, l’avvenir domanda or quide’ suoi due figli.

ViolettaDi due figli!

GermontSì.Pura siccome un angeloIddio mi die’ una figlia;se Alfredo nega riederein seno alla famiglia,l’amato e amante giovane,

cui sposa andar dovea,or si ricusa al vincoloche lieti ne rendeadeh, non mutate in tribolile rose dell’amor.Ai preghi miei resisterenon voglia il vostro cor.

ViolettaAh, comprendo dovrò per alcun tempoda Alfredo allontanarmi... dolorosofora per me... pur...

GermontNon è ciò che chiedo.

ViolettaCielo, che più cercate? Offersi assai!

GermontPur non basta.

ViolettaVolete che per sempre a lui rinunzi?

GermontÈ d’uopo!

ViolettaAh, no giammai!Non sapete quale affettovivo, immenso m’arda in petto...che né amici, né parentiio non conto tra i viventi?E che Alfredo m’ha giuratoche in lui tutto io troverò?Non sapete che colpitad’altro morbo è la mia vita?Che già presso il fin ne vedo!

39Atto secondo

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Ch’io mi separi da Alfredo?Ah, il supplizio è si spietato,che morir preferirò.

GermontÈ grave il sacrifizio,ma pur tranquilla uditebella voi siete e giovane...col tempo...

ViolettaAh, più non ditev’intendo... m’è impossibilelui solo amar vogl’io.

GermontSia pure... ma volubilesovente è l’uom.

ViolettaGran Dio!

GermontUn dì, quando le veneriil tempo avrà fugate,fia presto il tedio a sorgereche sarà allor? Pensateper voi non avran balsamoi più soavi affettipoiché dal ciel non furonotai nodi benedetti.

ViolettaÈ vero!

GermontAh, dunque sperdasital sogno seduttoresiate di mia famiglia

l’angiol consolatoreVioletta, deh, pensateci,ne siete in tempo ancor.È Dio che ispira, o giovinetai detti a un genitor.

Violetta(Così alla misera - ch’è un dì caduta,di più risorgere - speranza è muta!Se pur beneficio - le indulga Iddio,l’uomo implacabile - per lei sarà)dite alla giovine - sì bella e purach’avvi una vittima - della sventura,cui resta un unico - raggio di beneche a lei il sacrifica - e che morrà!

GermontPiangi, o misera - supremo, il veggo,è il sacrificio - ch’ora io ti chieggo.Sento nell’anima - già le tue pene;coraggio, e il nobile tuo cor vincerà.

ViolettaOr imponete.

GermontNon amarlo ditegli.

ViolettaNol crederà.

GermontPartite.

ViolettaSeguirammi.

GermontAllor...

40 La traviata

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ViolettaQual figlia m’abbracciate fortecosì sarò.Tra breve ei vi fia reso,ma afflitto oltre ogni dire. A suo confortodi colà volerete.

GermontChe pensate?

ViolettaSapendol, v’opporreste al pensier mio.

GermontGenerosa! E per voi che far poss’io?

ViolettaMorrò! La mia memorianon fia ch’ei maledica,se le mie pene orribilivi sia chi almen gli dica.

GermontNo, generosa, vivere,e lieta voi dovrete,mercè di queste lagrimedal cielo un giorno avrete.

ViolettaConosca il sacrifizioch’io consumai d’amorche sarà suo fin l’ultimosospiro del mio cor.

GermontPremiato il sacrifiziosarà del vostro amor;d’un opra così nobilesarete fiera allor.

ViolettaQui giunge alcun: partite!

GermontAh, grato v’è il cor mio!

ViolettaPartite. Non ci vedrem più forse.

A dueSiate felice. Addio!

ViolettaDammi tu forza, o cielo!

AnninaMi richiedeste?

ViolettaSì, reca tu stessaquesto fogliosilenzio và all’istanteed ora si scriva a luiche gli dirò? Chi men darà il coraggio?

AlfredoChe fai?

ViolettaNulla.

AlfredoScrivevi?

ViolettaSì... no.

AlfredoQual turbamento! A chi scrivevi?

41Atto secondo

Page 42: Macerata Opera Festival 2012 | Allievi e Maestri

ViolettaA te.

AlfredoDammi quel foglio.

ViolettaNo, per ora.

AlfredoMi perdona son io preoccupato.

ViolettaChe fu?

AlfredoGiunse mio padre.

ViolettaLo vedesti?

AlfredoAh no: severo scritto mi lasciavaperò l’attendo, t’amerà in vederti.

ViolettaCh’ei qui non mi sorprendalascia che m’allontani... tu lo calmaai piedi suoi mi getterò divisiei più non ne vorrà sarem feliciperché tu m’ami, Alfredo, non è vero?

AlfredoO, quanto...perché piangi?

ViolettaDi lagrime avea d’uopo or son tranquilla

lo vedi? Ti sorridosarò là, tra quei fior presso a te sempre.Amami, Alfredo, quant’io t’amo. Addio.

AlfredoAh, vive sol quel core all’amor mio!È tardi: ed oggi forsepiù non verrà mio padre.

GiuseppeLa signora è partital’attendeva un calesse, e sulla viagià corre di Parigi. Annina pureprima di lei spariva.

AlfredoIl so, ti calma.

Giuseppe(Che vuol dir ciò?)

AlfredoVa forse d’ogni averead affrettar la perdita. Ma Anninalo impedirà.Qualcuno è nel giardino!Chi è là?

CommissionarioIl signor Germont?

AlfredoSon io.

CommissionarioUna damada un cocchio, per voi, di qua non lunge,mi diede questo scritto.

42 La traviata

Page 43: Macerata Opera Festival 2012 | Allievi e Maestri

AlfredoDi Violetta! Perché son io commosso!A raggiungerla forse ella m’invitaio tremo! Oh ciel! Coraggio!“Alfredo, al giungervi di questo foglio”Ah!Padre mio!

GermontMio figlio!Oh, quanto soffri! Tergi, ah, tergi il piantoritorna di tuo padre orgoglio e vantodi Provenza il mar, il suol - chi dal cor ti cancello?Al natio fulgente sol - qual destino ti furò?Oh, rammenta pur nel duol - ch’ivi gioia a te brillò;e che pace colà sol - su te splendere ancor può.Dio mi guidò!Ah! Il tuo vecchio genitor - tu non sai quanto soffrìte lontano, di squallor il suo tetto si coprìma se alfin ti trovo ancor, - se in me speme non fallì,se la voce dell’onor - in te appien non ammutì,Dio m’esaudì!Né rispondi d’un padre all’affetto?

AlfredoMille serpi divoranmi il pettomi lasciate.

GermontLasciarti!

Alfredo(Oh vendetta!)

GermontNon più indugi; partiamo t’affretta.

Alfredo(Ah, fu Douphol!)

GermontM’ascolti tu?

AlfredoNo.

GermontDunque invano trovato t’avrò!No, non udrai rimproveri;copriam d’oblio il passato;l’amor che m’ha guidato,sa tutto perdonar.Vieni, i tuoi cari in giubilocon me rivedi ancora:a chi penò finoratal gioia non negar.Un padre ed una suorat’affretta a consolar.

AlfredoAh! Ell’è alla festa! Volisil’offesa a vendicar.

GermontChe dici? Ah, ferma!

FloraAvrem lieta di maschere la notte:n’è duce il viscontinoVioletta ed Alfredo anco invitai.

MarcheseLa novità ignorate?Violetta e Germont sono disgiunti.

Dottore e FloraFia vero?

MarcheseElla verrà qui col barone.

43Atto secondo

Page 44: Macerata Opera Festival 2012 | Allievi e Maestri

DottoreLi vidi ieri... ancor parean felici.

FloraSilenzio udite?

TuttiGiungono gli amici.

ZingareNoi siamo zingarellevenute da lontano;d’ognuno sulla manoleggiamo l’avvenir.Se consultiam le stellenull’avvi a noi d’oscuro,e i casi del futuropossiamo altrui predir.

IVediamo! Voi, signora,rivali alquante avete.

IIMarchese, voi non sietemodel di fedeltà.

FloraFate il galante ancora?Ben, vo’ me la paghiate.

MarcheseChe dianci vi pensate?L’accusa è falsità.

FloraLa volpe lascia il pelo,non abbandona il viziomarchese mio, giudizioo vi farò pentir.

TuttiSu via, si stenda un velosui fatti del passato;già quel ch’è stato è stato,badate/badiamo all’avvenir.

Gastone e mattadoriDi Madride noi siam mattadori,siamo i prodi del circo de’ tori,testé giunti a godere del chiassoche a Parigi si fa pel bue grasso;e una storia, se udire vorrete,quali amanti noi siamo saprete.

Gli altriSì, sì, bravi: narrate, narrate:con piacere l’udremo.

Gastone e mattadoriAscoltate.È Piquillo un bel gagliardobiscaglino mattador:forte il braccio, fiero il guardo,delle giostre egli è signor.D’andalusa giovinettafollemente innamorò;ma la bella ritrosettacosì al giovane parlò:cinque tori in un sol giornovò vederti ad atterrar;e, se vinci, al tuo ritornomano e cor ti vò donar.Sì, gli disse, e il mattadore,alle giostre mosse il pie’;cinque tori, vincitoresull’arena egli stendé.

Gli altriBravo, bravo il mattadore,

44 La traviata

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ben gagliardo si mostròse alla giovane l’amorein tal guisa egli provò.

Gastone e mattadoriPoi, tra plausi, ritornatoalla bella del suo cor,colse il premio desïatotra le braccia dell’amor.

Gli altriCon tai prove i mattadorisan le belle conquistar!

Gastone e mattadoriMa qui son più miti i cori;a noi basta folleggiar.

TuttiSì, sì, allegri... or pria tentiamodella sorte il vario umor;la palestra dischiudiamoagli audaci giuocator.

TuttiAlfredo! Voi!

AlfredoSì, amici.

FloraVioletta?

AlfredoNon ne so.

TuttiBen disinvolto! Bravo!Or via, giuocar si può.

FloraQui desïata giungi.

ViolettaCessi al cortese invito.

FloraGrata vi son, barone, d’averlo pur gradito.

Barone(Germont è qui! Il vedete!)

Violetta(Ciel! Gli è vero!). Il vedo.

BaroneDa voi non un sol detto si volgaa questo Alfredo.

Violetta(Ah, perché venni, incauta!Pietà di me, gran Dio!)

FloraMeco t’assidi: narrami quai novità vegg’io?

AlfredoUn quattro!

GastoneAncora hai vinto.

AlfredoSfortuna nell’amorevale fortuna al giuoco!

TuttiÈ sempre vincitore!

45Atto secondo

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AlfredoOh, vincerò stasera; e l’oro guadagnatoposcia a goder tra’ campi ritornerò beato.

FloraSolo?

AlfredoNo, no, con tale che vi fu meco ancor,poi mi sfuggìa.

Violetta(Mio Dio!)

Gastone(Pietà di lei!)

BaroneSignor!

Violetta(Frenatevi, o vi lascio.)

AlfredoBarone, m’appellaste?

BaroneSiete in sì gran fortuna,che al giuoco mi tentaste.

AlfredoSì? La disfida accetto.

Violetta(Che fia? Morir mi sento!Pietà gran Dio di me.)

BaroneCento luigi a destra.

AlfredoEd alla manca cento.

GastoneUn asse, un fante, hai vinto!

BaroneIl doppio?

AlfredoIl doppio sia.

GastoneUn quattro, un sette.

TuttiAncora?

AlfredoPur la vittoria è mia!

CoroBravo davver! La sorte è tutta per Alfredo!

FloraDel villeggiar la spesa farà il baron,già il vedo.

AlfredoSeguite pur.

ServoLa cena è pronta.

CoroAndiamo.

AlfredoSe continuar v’aggrada.

46 La traviata

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BaronePer ora nol possiamo:più tardi la rivincita.

AlfredoAl gioco che vorrete.

BaroneSeguiam gli amici; poscia.

AlfredoSarò qual bramerete.

ViolettaInvitato a qui seguirmi,verrà desso? Vorrà udirmi?Ei verrà, ché l’odio atrocepuote in lui più di mia voce.

AlfredoMi chiamaste? Che bramate?

ViolettaQuesti luoghi abbandonateun periglio vi sovrasta.

AlfredoAh, comprendo! Basta, bastae sì vile mi credete?

ViolettaAh no, mai!

AlfredoMa che temete?

ViolettaTemo sempre del Barone.

AlfredoÈ tra noi mortal quistiones’ei cadrà per mano miaun sol colpo vi torrìacoll’amante il protettorev’atterrisce tal sciagura?

ViolettaMa s’ei fosse l’uccisore?Ecco l’unica sventurach’io pavento a me fatale!

AlfredoLa mia morte! Che ven cale?

ViolettaDeh, partite, e sull’istante.

AlfredoPartirò, ma giura innanteche dovunque seguiraii miei passi.

ViolettaAh, no, giammai.

AlfredoNo! Giammai!

ViolettaVa’, sciagurato.Scorda un nome ch’è infamato.Va’ mi lascia sul momentodi fuggirti un giuramentosacro io feci.

AlfredoA chi, dillo? E chi potea?

47Atto secondo

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ViolettaChi diritto pien ne avea.

AlfredoFu Douphol?

ViolettaSì.

AlfredoDunque l’ami?

ViolettaEbben l’amo.

AlfredoOr tutti a me.

TuttiNe appellaste? Che volete?

AlfredoQuesta donna conoscete?

TuttiChi? Violetta?

AlfredoChe facessenon sapete?

ViolettaAh, taci.

TuttiNo.

AlfredoOgni suo aver tal femminaper amor mio sperdea

io cieco, vile, misero,tutto accettar potea,ma è tempo ancora! Tergermida tanta macchia bramoqui testimoni vi chiamoche qui pagata io l’ho.

TuttiOh, infamia orribiletu commettesti!Un cor sensibilecosì uccidesti!Di donne ignobileinsultator,di qui allontanati,ne desti orror.

GermontDi sprezzo degno se stesso rendechi pur nell’ira la donna offende.Dov’è mio figlio? Più non lo vedo:in te più Alfredo - trovar non so.(Io sol fra tanti so qual virtudedi quella misera il sen racchiudeio so che l’ama, che gli è fedele,eppur, crudele, tacer dovrò!)

Alfredo(Ah sì che feci! Ne sento orrore.Gelosa smania, deluso amoremi strazia l’alma più non ragiono.Da lei perdono - più non avrò.Volea fuggirla non ho potuto!Dall’ira spinto son qui venuto!Or che lo sdegno ho disfogato,me sciagurato! Rimorso n’ho!).

ViolettaAlfredo, Alfredo, di questo core

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non puoi comprendere tutto l’amore;tu non conosci che fino a prezzodel tuo disprezzo - provato io l’ho!Ma verrà giorno in che il sapraicom’io t’amassi confesseraiDio dai rimorsi ti salvi allora;io spenta ancora - pur t’amerò.

BaroneA questa donna l’atroce insultoqui tutti offese, ma non inultofia tanto oltraggio - provar vi voglioche tanto orgolio - fiaccar saprò.

TuttiAh, quanto peni! Ma pur fa corequi soffre ognuno del tuo dolore;fra cari amici qui sei soltanto;rasciuga il pianto che t’inondò.

49Atto secondo

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Atto terzo

ViolettaAnnina?

AnninaComandate?

ViolettaDormivi, poveretta?

AnninaSì, perdonate.

ViolettaDammi d’acqua un sorso.Osserva, è pieno il giorno?

AnninaSon sett’ore.

ViolettaDà accesso a un po’ di luce.

AnninaIl signor di Grenvil!

ViolettaOh, il vero amico!Alzar mi vo’ m’aita.

ViolettaQuanta bontà! Pensaste a me per tempo!

DottoreOr, come vi sentite?

ViolettaSoffre il mio corpo, ma tranquilla ho l’alma.Mi confortò iersera un pio ministro.Religione è sollievo a’ sofferenti.

DottoreE questa notte?

ViolettaEbbi tranquillo il sonno.

DottoreCoraggio adunque la convalescenzanon è lontana.

ViolettaOh, la bugia pietosaa’ medici è concessa.

DottoreAddio a più tardi.

ViolettaNon mi scordate.

AnninaCome va, signore?

DottoreLa tisi non le accorda che poche ore.

AnninaOr fate cor.

ViolettaGiorno di festa è questo?

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AnninaTutta Parigi impazza è carnevale.

ViolettaAh, nel comun tripudio, sallo il cieloquanti infelici soffron! Quale sommav’ha in quello stipo?

AnninaVenti luigi.

ViolettaDieci ne reca ai poveri tu stessa.

AnninaPoco rimanvi allora.

ViolettaOh, mi sarà bastante;cerca poscia mie lettere.

AnninaMa voi?

ViolettaNulla occorrà... sollecita, se puoi“teneste la promessa... la disfidaebbe luogo! Il barone fu ferito,però migliora Alfredoè in stranio suolo; il vostro sacrifizioio stesso gli ho svelato;egli a voi tornerà pel suo perdono;io pur verrò. Curatevi... meritateun avvenir migliore. -Giorgio Germont”.È tardi!Attendo, attendo né a me giungon mai?...Oh, come son mutata!Ma il dottore a sperar pure m’esorta!Ah, con tal morbo ogni speranza è morta.

Addio, del passato bei sogni ridenti,le rose del volto già son pallenti;l’amore d’Alfredo perfino mi manca,conforto, sostegno dell’anima stancaah, della traviata sorridi al desio;a lei, deh, perdona; tu accoglila, o Dio,or tutto finì.

BaccanaleLargo al quadrupedesir della festa,di fiori e pampinicinto la testalargo al più dociled’ogni cornuto,di corni e pifferiabbia il saluto.Parigini, date passoal trionfo del Bue grasso.L’Asia, né l’Africavide il più bello,vanto ed orgogliod’ogni macelloallegre maschere,pazzi garzoni,tutti plauditelocon canti e suoni!Parigini, date passoal trionfo del Bue grasso.

AnninaSignora!

ViolettaChe t’accadde?

AnninaQuest’oggi, è vero?Vi sentite meglio?

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ViolettaSì, perché?

AnninaD’esser calma promettete?

ViolettaSì, che vuoi dirmi?

AnninaPrevenir vi volliuna gioia improvvisa.

ViolettaUna gioia? Dicesti?

AnninaSì, o signora.

ViolettaAlfredo! Ah, tu il vedesti? Ei vien! L’affretta.Alfredo!Amato Alfredo!

AlfredoMia Violetta!Colpevol sono... so tutto, o cara.

ViolettaIo so che alfine reso mi sei!

AlfredoDa questo palpito s’io t’ami impara,senza te esistere più non potrei.

ViolettaAh, s’anco in vita m’hai ritrovata,credi che uccidere non può il dolor.

AlfredoScorda l’affanno, donna adorata,a me perdona e al genitor.

ViolettaCh’io ti perdoni? La rea son io:ma solo amore tal mi rendé.

A dueNull’uomo o demone, angelo mio,mai più dividermi potrà da me.Parigi, o cara/o noi lasceremo,la vita uniti trascorreremo:de’ corsi affanni compenso avrai,la mia/tua salute rifiorirà.Sospiro e luce tu mi sarai,tutto il futuro ne arriderà.

ViolettaAh, non più, a un tempioAlfredo, andiamo,del tuo ritorno grazie rendiamo.

AlfredoTu impallidisci.

ViolettaÈ nulla, sai!Gioia improvvisa non entra maisenza turbarlo un mesto core.

AlfredoGran Dio! Violetta!

ViolettaÈ il mio malorefu debolezza! Ora son fortevedi? Sorrido

53Atto terzo

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Alfredo(Ahi, cruda sorte!)

ViolettaFu nulla Annina, dammi a vestire.

AlfredoAdesso? Attendi.

ViolettaNo voglio uscire.Gran Dio! Non posso!

Alfredo(Cielo! Che vedo!)Va pel dottor.

ViolettaDigli che Alfredoè ritornato all’amor miodigli che vivere ancor vogl’ioma se tornando non m’hai salvato,a niuno in terra salvarmi è dato.Gran Dio! Morir sì giovane,io che penato ho tanto!Morir sì presso a tergereil mio sì lungo pianto!Ah, dunque fu deliriola cruda mia speranza;invano di costanzaarmato avrò il mio cor!Alfredo! Oh, il crudo termineserbato al nostro amor!

AlfredoOh mio sospiro e palpito,diletto del cor mio!Le mie colle tue lagrimeconfondere degg’io

or più che mai, nostr’anime,m’è d’uopo di costanza,ah! Tutto alla speranzanon chiudere il tuo cor.Violetta mia, deh, calmati,m’uccide il tuo dolor.

GermontAh, Violetta!

ViolettaVoi, Signor!

AlfredoMio padre!

ViolettaNon mi scordaste?

GermontLa promessa adempioa stringervi qual figlia vengo al seno,o generosa.

ViolettaAhimé, tardi giungeste!Pure, grata ven sonoGrenvil, vedete? Tra le braccia io spirodi quanti ho cari al mondo.

GermontChe mai dite!(Oh cielo è ver!)

AlfredoLa vedi, padre mio?

GermontDi più non lacerarmi

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troppo rimorso l’alma mi divoraquasi fulmin m’atterra ogni suo dettooh, malcauto vegliardo!Ah, tutto il mal ch’io feci ora sol vedo!

ViolettaPiù a me t’appressa ascolta, amato Alfredo.Prendi: quest’è l’immaginede’ miei passati giorni;a rammentar ti tornicolei che sì t’amò.Se una pudica verginedegli anni suoi nel fiorea te donasse il coresposa ti sia lo vo’.Le porgi questa effigie:dille che dono ell’èdi chi nel ciel tra gli angeliprega per lei, per te.

AlfredoNo, non morrai, non dirmelodei viver, amor mioa strazio sì terribilequi non mi trasse Iddiosì presto, ah no, dividertimorte non può da me.Ah, vivi, o un solo feretrom’accoglierà con te.

GermontCara, sublime vittimad’un disperato amore,perdonami lo straziorecato al tuo bel core.

Germont, Dottore e AnninaFinché avrà il ciglio lacrimeio piangerò per te

vola a’ beati spiriti;Iddio ti chiama a sé.

ViolettaÈ strano!

TuttiChe!

ViolettaCessaronogli spasmi del dolore.In me rinasce... m’agitainsolito vigore!Ah! Io ritorno a vivereoh gioia!

TuttiO cielo! Muor!

AlfredoVioletta!

Annina e GermontOh Dio, soccorrasi.

DottoreÈ spenta!

TuttiOh mio dolor!

55Atto terzo

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SFERISTERIO21, 27 luglio, 5, 10 agosto - ore 21.00

Giacomo Puccini

La BohèmeDramma lirico in quattro quadri su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica

Edizioni Universal Music Publishing Ricordi srl, Milano

Carmen Giannattasio MimìSerena Gamberoni Musetta

Francesco Meli Rodolfo Damiano Salerno Marcello

Andrea Porta SchaunardAndrea Concetti Colline

Alessandro Pucci ParpignolAntonio Stragapede Benoît

Lucio Mauti AlcindoroRoberto Gattei Sergente dei doganieri

Gianni Paci DoganiereGiovanni Di Deo Venditore

Direttore Paolo ArrivabeniRegia Leo Muscato

Scene Federica ParoliniCostumi Silvia AymoninoCoreografie Michela LucentiLuci Alessandro Verazzi

Assistente alla regia Alessandra De AngelisAssistente ai costumi Caterina Botticelli

Assistenti alle coreografie Monica Bianchi, Gianluca Pezzini Maestro del coro David Crescenzi

Fondazione Orchestra Regionale delle MarcheCoro Lirico Marchigiano “V. Bellini”

Complesso di palcoscenico Banda “Salvadei”Coro di voci bianche Pueri Cantores “D. Zamberletti” e “S. Stefano”

Ensemble di teatro fisico Balletto Civile

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Direttore di scena Rei OtaDirettore musicale di palcoscenico Gianfranco StortoniMaestro di sala Andrea Del Bianco, Simone SavinaMaestri di palcoscenico Chiara Cirilli, Marta Tacconi

Maestro alle luci Melissa MastrolorenziMaestro ai sopratitoli Natalia Giro

Ensemble di teatro fisico Balletto Civile Ambra Chiarello, Andrea Capaldi, Andrea Coppone, Yuri Ferrero, Massimiliano Frascà, Francesco Gabrielli, Raffaele Gangale, Filippo Gessi, Francesca Lombardo, Sara Ippolito,

Carlo Massari, Livia Porzio, Emanuela Serra, Giulia Spattini, Chiara Taviani, Teresa Timpano

Figuranti Franco Bury, Chiara D’Abramo, Giulia Giretti, Marzia Melletti, Paolo Stortini

Responsabile allestimento scenico e servizi di palcoscenico Enrico SampaolesiLogistica Giorgio Alici Biondi

Scenografo realizzatore Serafino BotticelliCapo macchinista Secondo CaterbettiCapo elettricista Fabrizio Gobbi

Responsabile sartoria Simonetta PalmucciResponsabile vestizioni Maria Antonietta Lucarelli

Capo attrezzista Emanuela Di PiroCapo squadra aiuti tecnici Mauricio Cesar Pasquali

Responsabili parrucco Anna Anisimova, Serena MercantiResponsabile trucco Raffaella Cipolato

Direttore di sala Marco ColtortiFotografo Alfredo Tabocchini

Scene e attrezzeria Chiediscena, Lanciano (Ch) - Macerata Opera FestivalCostumi LowCOSTume, Roma - Sartoria Nori, Bracciano (Rm) - Sartoria Arianna, Corridonia (Mc) - Macerata Opera FestivalCalzature Pompei 2000, Roma - Parrucche Audello, Torino - Illuminotecnica Musicalbox, Verona - Fonica AMS, MacerataSopratitoli e audio descrizioni Macerata Opera Festival e Università di Macerata, con il supporto tecnico di Sub-Ti, Londra.

Hanno collaborato alla realizzazione delle scene gli allievi dell’Accademia delle Belle Arti di Macerata

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Pioggia o polvere, freddo o solleone, nulla arresta questiarditi avventurieri.La loro esistenza è un’opera di genio di ogni giorno, un pro-blema quotidiano che essi riescono a risolvere sempre conl’aiuto di assurde matematiche.Quando il bisogno ve li costringe, astinenti come anacorèti;ma, se nelle loro mani cade un po’ di fortuna, eccoli caval-care in groppa alle più fantasiose follìe, amando le donnepiù giovani e bevendo i vini più vecchi; poi – speso l’ultimoquattrino, eccoli ancora cenare alla tavola rotonda del casoove la loro posata è sempre pronta.Vita da Bohème, allegra e disperata.

Da Vita da Bohème di Henri Murger

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Le parole della Bohème

Carla Moreni

«La giovinezza ha una sola stagione», scriveva HenriMurger nella Vita di Bohème (1849), versione teatraledelle fortunate Scènes de la bohème, pubblicate a punta-te, tra il 1845 e il 1849 sul giornale satirico Le Corsaire-Satan. “La giovinezza non ha che un tempo», chiosavaFedele d’Amico, intitolando così il più famoso saggio sul-l’opera di Puccini. Ma il motto non valeva soltanto qualecitazione. La ripresa di quel verso, estrapolato dalla fonteoriginale cui avevano attinto per il libretto Illica eGiacosa, sintetizzava con straordinaria efficacia il nuovocuore del dramma musicale. A Puccini non interessa la“lotta per vincere la fame”, come voleva Murger tratteg-giando la lacrimevole storia dei quattro ragazzi e due fan-ciulle, in una soffitta, a fare i conti con la povertà dellaParigi del 1840. Al compositore interessa quel tempodella giovinezza, imprendibile, fragile, fino ad allora maitradotto in musica, volatile e perciò così perfetto per lenote. Ma quale era il nuovo lessico musicale da inventa-re per raccontarlo?La giovinezza di Puccini si cala in un’opera estremamen-te compatta, forse la più formalizzata, chiusa in se stessa.In un recinto. Come se al di fuori non si potesse andare.Oltre il confine, la giovinezza non c’è più. Il caratteremusicale compatto è dato dai temi (non Leitmotiv wagne-riani) che dipingono con speculare esattezza determinatesituazioni, e che continuano a circolare per tutta l’opera,conferendole un aspetto unitario, un carattere statico.Nulla diviene, in Bohème. Nulla progredisce: si ritornanel quarto quadro alla situazione del primo. Tutto sembrauguale. Non è successo nulla. L’opera non è dinamica,perché il tempo della giovinezza è un tempo fermo.Chiuso ad anello, in un aureo recinto. Infatti è solo la

morte, l’approdo su cui cala il sipario di Bohème. E nonpotrebbe essere altrimenti.Il tempo della morte, al contrario della indefinitezza ditutto il resto, ha una misura spietatamente esatta: «framezz’ora è morta», dice Schaunard. Così succede.«Cinque minuti», aveva detto Rodolfo nel primo atto,chiedendo una minima attesa agli amici, il tempo breveper finire il suo articolo per il Castoro. Quei cinque minu-ti non sarebbero assolutamente stati rispettati.Accanto alla compattezza dell’architettura, l’altro ele-mento che restitutisce in musica il carattere della giovi-nezza sono le pause: tutta la partitura è segnata da minu-scoli sospiri. Non c’è frase che non se sia franta. Il primosegno su cui si apre Bohème è una lievissima pausa.Perché sta tutta in levare la giovinezza, non ha il battere.E poi scorre tutta per frasi brevi. Non possiede l’aperturaad ali spianate delle grandi frasi verdiane. Non èTraviata, pur presentando con lei molti punti di contatto,sotto il profilo drammaturgico. Nel primo duetto dell’opera, in pianissimo, con vocepiena d’emozione, Rodolfo attacca: «Che gelida manina –se la lasci riscaldar. – Cercar – che giova – al buio non sitrova». Essenziale, scarno, efficace. Sotto, un tappetocameristico, perché anche l’orchestra deve adeguarsi aquesta leggerezza della giovinezza, al suo carattere chiu-so e volatile, scintillante in questa notte di luna, sui tettidi Parigi, alla vigilia di Natale: 4 violini primi, 4 più 4secondi, le viole anch’esse divise. Tutti con sordina, “ilpiù piano possibile e ben legato”, come chiede Puccini (el’edizione critica della partitura ha dimostrato quanto fos-sero pignole e fitte le indicazioni espressive del composi-tore, quasi una per nota, cadute poi, nella fretta delle tra-scrizioni e delle esecuzioni dell’opera tanto popolare).Frasi minime, veloci, spezzate: «Ecco.» «Vorrebbe?...»«S’accomodi un momento.» «Non occorre.» C’è già unasorta di presagio di dialogo giovanile contemporaneo, persms. E poi inizia il tormentone del verbo “cercare”:“cerco”, “cerchi”. Cercare è il verbo che identifica la gio-vinezza. Anche Barbarina, nelle Nozze di Figaro, cerca la

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spilla. Come qui la chiave, e non la trova. In partitura,tutta la breve sezione che precede l’entrata in scena diMimì ha passo alato, lieve, primaverile: il flauto solo cin-guetta un frammento di danza, una minuscola Gavotta,come fosse una citazione dal clavicembalo di Rameau oCouperin, impreziosita di trilli, mordenti, note di passag-gio. Una trina. C’è già tutta la spensieratezza di lei, gaiafioraia che ricama fiori, senza profumo, per forza. Quandomai si sono dati ricami profumati? Ma nel linguaggio deigiovani non c’è logica, non razionalità. Si gioca con leparole, le si manda lontane a raggiungere impalpabilimalinconie. Sono le parole di Bohème.Quattro “p”, per un tappeto d’archi tenuti, fanno da soste-gno all’ingresso di Mimì, che bussa timidamente allaporta. «Chi è là?» «Scusi.» «Una donna!» Le note dei dueragazzi sono ribattute, appena increspate in un salto diterza l’interrogativo, il resto timido sussurrare. Invecesotto, prima i due clarinetti poi i violini, dipingono già laprima frase ad arco di lei: è il tema di «Mi chiamanoMimì». Lo canterà più in là, ma noi grazie all’orchestrasappiamo lei chi è, le abbiamo già dato il suo nome. Oasisospesa, fatta di canto in dialogo sulla stessa nota (la), trai due ragazzi, mentre gli archi dilatano a dismisura glispazi. È anche uno dei pochi “Lento” di tutta l’opera,caratterizzata invece da stacchi veloci, agitati soprattutto:come l’Allegro agitato che lì da presso segue. «Si sentemale?». Gli archi smarriscono di colpo la frase morbida,tenuta, e si volgono nel suo contrario: un tremolo nervo-so, fitto, inquieto, che contiene tutto il sapore della fine.Sopra il clarinetto incalza, “sensibile, espressivo e convoce omogenea”, lo vuole Puccini, mentre gli impone unadoppia frase discendente, sincopata, rocambolesca. Agitazione: altro termine che incide la giovinezza.Onnipresente in Bohème. Lei sviene. Un oboe solo dicequel vuoto, con un do naturale freddo, che scivola nel sidella tonalità d’impianto, e chiude su una pausa corona-ta. Puccini inventa delle zone senza colore, come improv-visi baratri che risucchiano l’azione. Senza colore vuolespesso anche il canto, che si avvicina al parlato, allo

Sprechgesang. La prima volta che è proprio in questoduetto, quando Rodolfo trova la chiave della stanza diMimì, ma subito la nasconde in tasca, in modo che il cer-care a tastoni, sul pavimento, possa proseguire ancora unpoco. «Ah!»Cosa si dicono questi ragazzi, di cosa parla il tempo dellagiovinezza? Di nulla. Di sciocchezze, battute, burle. Dieroici poemi, che finiscono bruciati in un attimo nellastufa, e scaldano ben poco. Di scherzi ai danni dei vec-chi: l’affittuario, Benoît, gabbato come sciupafemmine,lui sposato, si vergogni; il ricco Alcindoro (col nome èdetto tutto) che non solo perde la frivola e petulanteMusetta, ma è costretto anche a pagare il conto dei seiragazzi, al Caffè Momus. Non c’è un momento di serietà.Anche quando si parla d’amore. Anche quando appare ilfantasma della morte. Il cupo saluto per il basso Colline,il numero chiuso «Vecchia zimarra, senti», in settenariquasi regolari, pur nella tinta fosca rivela un doppiofondo di ironia: siamo a un passo dalla morte di Mimì, idenari in soffita mancano e ognuno cerca di venderequello che ha, per ricavarne qualcosa in modo da potercurare la piccola. Colline, il filosofo, ha solo una vecchiagiacca. E le parla, come può solo un filosofo (che parlacosì profondamente a un abito). Le imprime il viatico perl’ascesa al sacro monte (dei pegni), la saluta riconoscen-te: «mai curvasti il logoro dorso ai ricchi ed ai potenti».Un guizzo sociale, di tempra etica. I corni lo ribadiscono,con cromatismo discendente. «Addio, addio», cantaColline. E l’orchestra conclude da sola, con il tema iden-tico che sarà delle ultime battute dell’opera: il saluto allavecchia zimarra e il saluto definitivo alla giovinezza.Ecco perché ci commuove. Perché dentro sentiamo già lamorte di Mimì. L’abito della giovinezza non resta: è invo-lucro per un solo e determinato tempo. Per qual motivo Puccini abbia voluto anticipare qui quel-lo che in conclusione d’opera sarà bruciante deflagrare, apiena orchestra, mentre cala lentamente il sipario, èinterrogativo che apre misteriosi percorsi sotterraneinella partitura. Certamente dice il fine lavoro di cesello

66 La Bohème

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del compositore, perché il disegno tematico è identico,ma viene variato internamente da una sottile discrepanzaritmica. Minima, ma che sposta gli accenti, leggera, di unnulla. Di quel nulla che sta tra vita e morte. Mimì è anco-ra viva mentre Colline canta al suo cappotto logoro.Puccini vuole dirci che però ha davanti ancora un tempominimo. Crea quella drammaturgia fine e particolareggia-ta, che amplificherà in spasmodica tensione le battutefinali. Tutto è fatto di nuovo di piccole cose, piccoli gesti,come nel secondo quadro. Là c’era un manicotto, qui lacuffietta rosa. La boccetta delle medicine. Un libro aparavento. L’attesa di un medico, che a differenza diTraviata qui non verrà. Ritorna l’evocazione di «Che gelida manina». In Rodolfoè uguale, identica al primo quadro. In Mimì no, l’altezzanon è la stessa. Lei non può, lei è cambiata. Entra un raggio di sole. Una mantiglia viene messa aschermarlo, a chiudere fuori quel mondo, che non entri.Ultimo piccolo gesto di difesa del recinto della giovinez-za. Poi la catastrofe, veloce, perché la giovinezza non hache un tempo. Quello della morte è repentino, vigliacco.«Dormire», chiede Mimì. Mai era capitato, prima, all’o-pera, che si potesse morire così: dormendo, cullati. Bendiversamente moriranno poi le Tosche, le Butterfly, leLiù. Ma qui non è solo Mimì che muore. Questa è la mortedella giovinezza, che esce di scena in punta di piedi.Quasi non ce ne accorgiamo. Quel tempo sospeso, è solosuo.

67Le parole della Bohème

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SOGGETTO

QUADRO PRIMOParigi. Nella soffitta dove vivono, Rodolfo e Marcello cer-cano di riscaldarsi bruciando un manoscritto di Rodolfo.Arrivano anche Colline, il filosofo della compagnia, eSchaunard, un musicista che ha avventurosamente guada-gnato qualche soldo. Gli amici decidono di festeggiare lavigilia di Natale al ristorante Momus, ma arriva Benoit, ilpadrone di casa venuto a reclamare l’affitto. Costui, costret-to a bere dagli inquilini, si lascia andare a confidenze sullesue infedeltà coniugali e viene cacciato dai giovani che sifingono indignati. I quattro amici escono, ma Rodolfo siattarda. Sente bussare alla porta: è Mimì, una giovaneinquilina del palazzo che domanda al vicino di riaccender-le il lume spentosi per le scale. Mimì si sente male: è ilprimo sintomo della tisi e Rodolfo la rinfranca con un po’ divino accanto al fuoco. Quando la giovane sta per andarse-ne, si accorge di aver smarrito la chiave della stanza; uncolpo d’aria spegne la sua candela e quella del giovane.Inginocchiati sul pavimento, al buio, i due iniziano a cer-carla; Rodolfo la trova, la nasconde in tasca e prende la pic-cola mano di Mimì. Gli amici dalla strada protestano perl’attesa che si prolunga. Rodolfo li assicura che presto liraggiungerà e stringe Mimì in un abbraccio. I due giovaniescono scambiandosi parole d’amore.

QUADRO SECONDOTra la folla del Quartiere Latino, davanti al Momus, Collinee Schaunard fanno acquisti, mentre Rodolfo e Mimì cam-minano felici. Solo Marcello è triste: la bella Musetta lo haabbandonato per rincorrere nuovi amori. Al caffè di Momusi giovani, dopo la presentazione di Mimì, ordinano la cenae appare intanto Musetta, seguita da un ricco anzianoammiratore, Alcindoro de Mitonneaux. La bella giovane,

allontanato con un pretesto il vecchio amante, civetta conMarcello che non riesce a resisterle e i due fuggono con gliamici unendosi alla folla che segue la banda militare elasciando i conti da pagare ad Alcindoro.

QUADRO TERZOAlla Barriera d’Enfer, Mimì, pallida e sofferente, parla conMarcello: la vita con Rodolfo è diventata impossibile per lecontinue liti. Dal cabaret esce Rodolfo che ha passato lanotte ospite dell’amico. Mimì si nasconde e può ascoltare ladolorosa confessione di Rodolfo a Marcello. L’uomo sa chela giovane è morente per la tisi e avrebbe bisogno di cure edi una casa calda, perciò è necessaria la separazione. Latosse e i singhiozzi tradiscono la sua presenza e Rodolfo lastringe amorosamente tra le braccia.Al colloquio dei due amanti, che si allontanano dopo ladecisione di rinviare a primavera l’addio, si intreccia unserio litigio tra Musetta e Marcello, divorati dalla gelosia:anch’essi si separeranno.

QUADRO QUARTORodolfo e Marcello, ormai separati dalle giovani, pensanocon dolorosa nostalgia ai giorni belli dell’amore. GiungonoColline e Schaunard con una magra cena: pane e un’aringa.Arriva anche Musetta, con voce rotta, dicendo che Mimì siè accasciata sfinita per le scale. Ella è tornata morente nelluogo della sua felicità. Circondata dal calore degli amici edell’amato Rodolfo ricorda con tenerezza i momenti delprimo incontro, dell’inizio dell’amore. Adagiata sul guan-ciale, Mimì muore silenziosamente tra la disperazione del-l’amato.

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with Marcello. The latter can’t resist her and they run awaytogether with the rest of the group, joining the crowd gathe-red behind a marching military band and leaving Alcindoroto pay the bill.

ACT THREEAt the Barrière d’Enfer Mimì, pale and suffering, talks toMarcello. Her life with Rodolfo is miserable, as a conse-quence of their endless fights. Rodolfo, who has spent thenight with his friend, emerges from the cabaret. Mimì hidesand listens to Rodolfo’s painful confession to Marcello. Heknows Mimì is dying of consumption and she needs treat-ment and a warmer house to live. Therefore, they cannot butpart. Overwhelmed by sobs and coughs, Mimì can no longerhide from Rodolfo. He takes her in his loving arms and theyvow to wait until spring before they separate. At the sametime, Musetta and Marcello argue and storm out on eachother, consumed by jealousy. They also resolve to part soon.

ACT FOURRodolfo and Marcello, both left without a woman, talknostalgically about the good old days with their lost loves.Colline and Schaunard join them with a meagre meal: breadand one herring. Musetta also comes in, desperatelyannouncing that Mimì has fallen ill on the stairs. About todie, she has wanted to come back where she had found hap-piness. Surrounded by her friends and her beloved Rodolfo,she tenderly recalls their first meeting, the very beginningof her love. Resting on the pillow, Mimì passes away quitely.Rodolfo desperately cries out her name.

70 La Bohème

SYNOPSIS

ACT ONEParis. In their garret, Rodolfo and Marcello try to keepwarm by burning one of Rodolfo’s manuscripts. They arejoined by Colline, the group’s philosopher, and Schaunard,a musician who has incredibly managed to make somemoney. They decide to celebrate Christmas Eve at theMomus cafè when Benoit, their landlord, turns up to collectthe rent. Forced to drink by his tenants, he tells them of hisflirtations and they throw him out of the flat in mock indi-gnation. All four friends are about to leave the flat, butRodolfo decides to stay behind. There is a knock on thedoor: it is Mimì, a young neighbour who asks Rodolfo torelight her candle which has gone out on the stairs. Mimìfeels unwell: the first symptoms of her consumption appear.Rodolfo helps her recover by offering her some wine by thefire. As she is about to leave, she discovers she has droppedher key. Both their candles are blown out as they kneel onthe floor to look for the key. In the darkness, Rodolfo findsit, hides it in his pocket and takes Mimì’s little hand.Meanwhile, the three friends in the street call out onRodolfo to hurry; he says he is about to join them and takesMimì in his arms. The two declare their love and leave theflat together.

ACT TWO In the busy Quartier Latin, right in front of the Momus cafè,Colline and Schaunard buy from street vendors whileRodolfo and Mimì walk happily together. Marcello is sad:beautiful Musetta has left him for some new lover. Once inthe cafè, Mimì gets introduced to Rodolfo’s friends and theyall order food. Meanwhile Musetta appears, followed by theelderly, wealthy Alcindoro de Mitonneaux. The charminggirl manages to send her old lover away and she then flirts

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Alcindoro de Mitoneaux im Schlepptau, einem reichen, älte-ren Verehrer. Die schöne Musetta befreit sich unter einemVorwand von ihm und kokettiert mit Marcello, der ihr nichtwiderstehen kann. Die beiden schließen sich ihren Freundenan, die ausgelassen hinter der Blaskappelle herziehen undüberlassen die Rechnung des Momus Alcindoro.

3. BILDAn der Schranke von Enfer spricht Mimì, bleich underschöpft mit Marcello über ihre ständigen Streitereien mitRodolfo, die den beiden das Leben unerträglich machen. Indiesem Moment kommt Rodolfo aus dem Kabarett gleich inder Nähe, er hat die Nacht bei seinem Freund geschlafen.Mimì versteckt sich und kann die, für sie schmerzhaftenWorte Rodolfos hören. Dieser weiß, daß Mimì Schwindsuchthat und dringend ärztlicher Pflege und eines warmen zuHauses bedarf. Daher muss er sich von ihr trennen. IhrSchluchzen und ihr Husten verraten Mimì und Rodolfoschließt sie liebevoll in seine Arme. Das Gespräch der bei-den, die beschließen, ihren Abschied in den Frühling zu ver-legen, wird öfters vom lautstarken Streit Musettas undMarcellos übertönt, die von Eifersucht zermürbt auchbeschließen, sich zu trennen.

4. BILDRodolfo und Marcello, die inzwischen von ihren Freundinnengetrennt leben, denken sehnsüchtig an die schönen Tage derLiebe zurück. Da treffen auch Colline und Schaunard ein –sie haben ein mageres Abendessen organisiert: trocken Brotund einen Hering. Da kommt auch Musetta, die aufgeregt denFreunden erzählt, Mimì sei auf der Treppe zu ihnen hoch inOhnmacht gefallen. Als sie den Tod herannahen spürte, woll-te sie unter ihren Freunden, am Ort ihres größten Glücks sein.Von den Freunden und ihrem geliebten Rodolfo umgeben,erinnert sie sich noch einmal an ihre erste Begegnung. Zurentsetzten Verzweiflung Rodolfos, stirbt Mimì.

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DIE HANDLUNG

1. BILDParis. In ihrer Dachwohnung verbrennen Rodolfo undMarcello ein Manuskript Rodolfos, um sich ein wenig amFeuer zu erwärmen. Auch Colline, der Philosoph der Rundeund Schaunard treffen ein. Schaunard ist ein Musiker, dersich auf abenteuerliche Weise ein bisschen Geld zusammenverdient hat. Die Freunde beschließen Heilig Abend imRestaurant Momus zu feiern. Sie werden allerdings vonBenoît, dem Vermieter aufgehalten, der seine Miete einklagt.Zum Trinken aufgefordert, lässt er sich zu Trauseligkeitenüber seine Untreue in der Ehe hinreißen. Sich ganz empörtstellend, schmeißen die vier Freunde ihn aus der Wohnung. Rodolfo erledigt noch ein paar Dinge, während seine Freundeschon einmal voraus gehen. Es klopft an der Tür. Es ist Mimì,eine Nachbarin, die Rodolfo bittet, ihr Feuer für ihr Licht zugeben, das ihr im Treppenhaus ausgegangen ist. Mimì hateinen Schwächeanfall, Rodolfo versucht ihr zu helfen. Als diejunge Frau später gehen möchte, merkt sie, dass sie ihrenZimmerschlüssel verloren hat. Da löscht ein Windzug dieKerzen der jungen Leute aus. Beide suchen auf den Knientastend den Fussboden nach dem Schlüssel ab. Rodolfo fin-det ihn, versteckt ihn in seiner Tasche und nimmt MimìsHände zwischen die seine. Die Freunde rufen Rodolfo von derStraße. Dieser versichert ihnen er komme gleich und umarmtMimì. Die beiden verlassen, eng umschlungen, die Wohnung.

2. BILDVor dem Momus im Quartier Latin mischen sich Rodolfo undMimì unter die Leute, während Colline und Schaunard einpaar Einkäufe tätigen. Nur Marcello ist traurig. Die schöneMusetta hat ihn verlassen, um neuen Liebschaften nachzu-laufen. Mimì wird den Freunden vorgestellt und die jungenLeute setzten sich ins Momus. Da erscheint auch Musetta mit

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présentation de Mimì, commande à dîner. Apparaît alorsMusetta, suivie par un riche et vieil admirateur, Alcindorode Mitonneaux. La jolie jeune femme, ayant éloigné sonvieil amant avec un prétexte, batifole avec Marcello, qui nepeut lui résister. Les deux amoureux s’enfuient avec leursamis en s’unissant à la foule qui suit l’orchestre militaire,laissant payer l’addition à Alcindoro.

ACTE TROISIÈMEA la Barrière d’Enfer, Mimì, pâle et souffrante discute avecMarcello: la vie avec Rodolfo est devenue impossible àcause de leurs disputes incessantes. C’est alors que ducabaret sort Rodolfo qui a passé la nuit chez un ami. Mimìse cache et peut ainsi écouter la douloureuse confession deRodolfo à Marcello. L’homme sait que la jeune femme esten train de mourir de la tuberculose et qu’elle aurait besoinde soins et d’une maison chaude c’est pourquoi la sépara-tion est nécessaire. La toux et les sanglots de Mimì trahis-sent sa présence et Rodolfo l’enlace amoureusement. A laconversation des deux amants, qui s’éloignent après avoirpris la décision de reporter leurs adieux au printemps, s’en-tremêle une grave querelle entre Musetta et Marcello, dévo-rés par la jalousie. Eux-aussi vont se quitter.

ACTE QUATRIÈMERodolfo et Marcello, désormais séparés des deux jeunesfemmes, se remémorent les beaux jours de l’amour avecdouleur et nostalgie. Colline et Schaunard les rejoignentavec un maigre souper: du pain et du hareng. SurvientMusetta qui explique, la voix brisée, que Mimì s’est effon-drée, épuisée, dans l’escalier. Mourante, cette dernière estrevenue dans le lieu qui a fait son bonheur. Enveloppée parla chaleur de ses amis et de son bien-aimé Rodolfo, ellerepense avec tendresse à leur première rencontre, à la nais-sance de leur amour. Allongée sur l'oreiller, Mimi meurt ensilence au grand désespoir de l'être aimé.

72 La Bohème

SSUUJJEETT

ACTE PREMIER Paris. Dans le comble dans lequel ils vivent, Rodolfo etMarcello tentent de se réchauffer en brûlant un manuscritde Rodolfo. Sur ces entrefaites arrivent Colline, le philoso-phe de la troupe, et Schaunard, un musicien qui a auda-cieusement réussi à gagner quelques sous. Les amis déci-dent de célébrer la veillée de Noël au restaurant Momus.Mais arrive Benoît, le propriétaire, qui vient réclamer leloyer. Ce dernier, forcé à boire par les locataires, se laissealler à quelques confidences sur ses infidélités conjugaleset se fait finalement chasser par les jeunes garçons qui fei-gnent d’être outrés. Les quatre amis sortent mais Rodolfos’attarde. Il entend frapper à la porte: c’est Mimì, une jeunelocataire de l’immeuble qui demande à son voisin de luiréparer la lumière cassée dans l’escalier. Mimì se sent mal,c’est le premier symptôme de la tuberculose et Rodolfo laragaillardit avec un peu de vin au coin du feu. Quand lajeune fille est sur le point de partir, il réalise qu’il a perdula clé de la chambre. Un courant d’air éteint sa bougie etcelle de la jeune fille. A genoux dans l’obscurité, les deuxcommencent à la chercher. Rodolfo la trouve, la cache danssa poche et se saisit de la petite main de Mimì. Dans la rue,les amis se plaignent de l’attente qui se prolonge. Rodolfoleur assure qu’il les rejoint très vite et serre Mimì dans sesbras. Les deux jeunes gens sortent en s’échangeant desmots d’amour.

ACTE DEUXIÈMEEn face du Momus, parmi la foule du Quartier Latin,Colline et Schaunard font des achats tandis que Rodolfo etMimì se promènent, heureux. Seul Marcello est triste: labelle Musetta l’a abandonné pour chasser de nouveauxamants. Au café de Momus, les jeunes hommes, après la

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Quadro primo

MarcelloQuesto Mar Rosso - mi ammollisce e assideracome se addosso - mi piovesse in stille.Per vendicarmi, affogo un Faraon!Che fai?

RodolfoNei cieli bigiguardo fumar dai millecomignoli Parigie penso a quel poltronedi un vecchio caminetto ingannatoreche vive in ozio come un gran signore.

MarcelloLe sue rendite onesteda un pezzo non riceve.

RodolfoQuelle sciocche foresteche fan sotto la neve?

MarcelloRodolfo, io voglio dirti un mio pensier profondo:ho un freddo cane.

RodolfoEd io, Marcel, non ti nascondoche non credo al sudore della fronte.

MarcelloHo diacciatele dita quasi ancora le tenessi immollategiù in quella gran ghiacciaia che è il cuore di Musetta...

RodolfoL’amore è un caminetto che sciupa troppo...

Marcello... e in fretta!

Rodolfo... dove l’uomo è fascina...

Marcello... e la donna è l’alare...

Rodolfo... l’una brucia in un soffio...

Marcello... e l’altro sta a guardare.

RodolfoMa intanto qui si gela...

Marcello... e si muore d’inedia!...

RodolfoFuoco ci vuole...

MarcelloAspetta... sacrifichiam la sedia!

RodolfoEureka!

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MarcelloTrovasti?

RodolfoSì. Aguzzal’ingegno. L’idea vampi in fiamma.

MarcelloBruciamo il Mar Rosso?

RodolfoNo. Puzzala tela dipinta. Il mio dramma,I’ardente mio dramma ci scaldi.

MarcelloVuoi leggerlo forse? Mi geli.

RodolfoNo, in cener la carta si sfaldie l’estro rivoli ai suoi cieli.Al secol gran danno minaccia...È Roma in periglio...

MarcelloGran cor!

RodolfoA te l’atto primo.

MarcelloQua.

RodolfoStraccia.

MarcelloAccendi.

Rodolfo e MarcelloChe lieto baglior!

CollineGià dell’Apocalisse appariscono i segni.In giorno di vigilia non si accettano pegni!Una fiammata!

RodolfoZitto, si dà il mio dramma.

Marcello... al fuoco.

CollineLo trovo scintillante.

RodolfoVivo.

CollineMa dura poco.

RodolfoLa brevità, gran pregio.

CollineAutore, a me la sedia.

MarcelloPresto. Questi intermezzi fan morire d’inedia.

RodolfoAtto secondo.

MarcelloNon far sussurro.

CollinePensier profondo!

76 La Bohème

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MarcelloGiusto color!

RodolfoIn quell’azzurro - guizzo languentesfuma un’ardente - scena d’amor.

CollineScoppietta un foglio.

MarcelloLà c’eran baci!

RodolfoTre atti or voglio - d’un colpo udir.

CollineTal degli audaci - I’idea s’integra.

TuttiBello in allegra - vampa svanir.

MarcelloOh! Dio... già s’abbassa la fiamma.

CollineChe vano, che fragile dramma!

MarcelloGià scricchiola, increspasi, muore.

Colline e MarcelloAbbasso, abbasso l’autore.

RodolfoLegna!

MarcelloSigari!

CollineBordò!

TuttiLe dovizie d’una fierail destin ci destinò.

SchaunardLa Banca di Franciaper voi si sbilancia.

CollineRaccatta, raccatta!

MarcelloSon pezzi di latta!...

SchaunardSei sordo?... Sei lippo?Quest’uomo chi è?

RodolfoLuigi Filippo!M’inchino al mio Re!

TuttiSta Luigi Filippo ai nostri pie’.

SchaunardOr vi dirò: quest’oro, o meglio argento,ha la sua brava storia...

MarcelloRiscaldiamoil camino!

CollineTanto freddo ha sofferto.

77Quadro primo

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SchaunardUn inglese... un signor... lord o milordche sia, voleva un musicista...

MarcelloVia!Prepariamo la tavola!

SchaunardIo? Volo!

RodolfoL’esca dov’è?

CollineLà.

MarcelloQua.

SchaunardE mi presento.M’accetta: gli domando...

CollineArrosto freddo!

MarcelloPasticcio dolce!

SchaunardA quando le lezioni?...Risponde: «Incominciam...Guardare!» (e un pappagallo m’addita al primo piano),poi soggiunge: «Voi suonarefinché quello morire!».

RodolfoFulgida folgori la sala splendida.

MarcelloOr le candele!

SchaunardE fu così:suonai tre lunghi dì...Allora usai l’incantodi mia presenza bella...Affascinai l’ancella...Gli propinai prezzemolo!...Lorito allargò l’ali,Lorito il becco aprì,da Socrate morì!

CollinePasticcio dolce!

MarcelloMangiar senza tovaglia?

RodolfoUn’idea...

Colline e MarcelloIl «Costituzional!»

RodolfoOttima carta...Si mangia e si divora un’appendice!

CollineChi?!...

SchaunardChe il diavolo vi porti tutti quanti!Ed or che fate?No! Queste cibariesono la salmeriapei dì futuri

78 La Bohème

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tenebrosi e oscuri.Pranzare in casail dì della vigiliamentre il Quartier Latino le sue vieaddobba di salsicce e leccornie?Quando un olezzo di frittelle imbalsamale vecchie strade?

Marcello, Rodolfo e CollineLa vigilia di Natal!

SchaunardLà le ragazze cantano contenteed han per eco ognuna uno studente!Un po’ di religione, o miei signori:si beva in casa, ma si pranzi fuori.

BenoîtSi può?

MarcelloChi è là?

BenoîtBenoît!

MarcelloIl padrone di casa!

SchaunardUscio sul muso.

CollineNon c’è nessuno.

SchaunardÈ chiuso.

BenoîtUna parola.

SchaunardSola!

BenoîtAffitto!

MarcelloOlà!Date una sedia.

RodolfoPresto.

BenoîtNon occorre. Vorrei...

SchaunardSegga.

MarcelloVuol bere?

BenoîtGrazie.

Rodolfo e CollineTocchiamo.

BenoîtQuestoè l’ultimo trimestre.

MarcelloNe ho piacere.

BenoîtE quindi...

SchaunardAncora un sorso.

79Quadro primo

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BenoîtGrazie.

I quattroAlla sua salute!

BenoîtA lei ne vengoperché il trimestre scorsomi promise...

MarcelloPromisi ed or mantengo.

RodolfoChe fai?...

SchaunardSei pazzo?

MarcelloHa visto? Or via,resti un momento in nostra compagnia.Dica: quant’anni ha,caro signor Benoît?

BenoîtGli anni?... Per carità!

RodolfoSu e giù la nostra età.

BenoîtDi più, molto di più.

CollineHa detto su e giù.

MarcelloL’altra sera al Mabil...

BenoîtEh?!

MarcelloL’hanno coltoin peccato d’amore.

BenoîtIo?

MarcelloNeghi.

BenoîtUn caso.

MarcelloBella donna!

BenoîtAh! Molto.

SchaunardBriccone!

CollineSeduttore!

RodolfoBriccone!

MarcelloUna quercia!... Un cannone! Il crin ricciutoe fulvo.

RodolfoL’uomo ha buon gusto.

MarcelloEi gongolava arzillo, pettoruto.

80 La Bohème

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BenoîtSon vecchio, ma robusto.

Colline, Schaunard e RodolfoEi gongolava arzuto e pettorillo.

MarcelloE a lui cedea la femminil virtù.

BenoîtTimido in gioventù,ora me ne ripago... è uno svagoqualche donnetta allegra... e... un po’...Non dico una balena,o un mappamondo,o un viso tondoda luna piena,ma magra, proprio magra, no e poi no!Le donne magre sono grattacapie spesso... sopraccapi...e son piene di doglie,per esempio... mia moglie...

MarcelloQuest’uomo ha mogliee sconce voglieha nel cor!

Gli altriOrror!

RodolfoE ammorba, e appestala nostra onestamagion!

Gli altriFuor!

MarcelloSi abbruci dello zucchero.

CollineSi discacci il reprobo.

SchaunardÈ la morale offesa che vi scaccia!

BenoîtIo di...

Rodolfo, CollineSilenzio!

BenoîtMiei signori...

TuttiSilenzio!...Via signore! Via di qua!... e buona sera a Vostra signoria.Ah! Ah! Ah! Ah!

MarcelloHo pagato il trimestre.

SchaunardAl Quartiere Latino ci attende Momus.

MarcelloViva chi spende!

SchaunardDividiamo il bottino!

Rodolfo e SchaunardDividiam!

81Quadro primo

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MarcelloLà ci sono beltà scese dal cielo.Or che sei ricco, bada alla decenza!Orso, ravviati il pelo.

CollineFarò la conoscenzala prima volta d’un barbitonsore.Guidatemi al ridicolooltraggio d’un rasoio.

Marcello, Schaunard e CollineAndiamo.

RodolfoIo restoper terminar l’articolodi fondo del «Castoro».

MarcelloFa presto.

RodolfoCinque minuti. Conosco il mestiere.

CollineTi aspetterem dabbasso dal portiere.

MarcelloSe tardi, udrai che coro!

RodolfoCinque minuti.

SchaunardTaglia corta la coda al tuo Castoro!

MarcelloOcchio alla scala. Tientialla ringhiera.

RodolfoAdagio!

CollineÈ buio pesto.

SchaunardMaledetto portier!

CollineAccidenti!

RodolfoColline, sei morto?

CollineNon ancor!

MarcelloVien presto!

RodolfoNon sono in vena.Chi è là?

MimìScusi.

RodolfoUna donna!

MimìDi grazia, mi si è spento il lume.

RodolfoEcco.

MimìVorrebbe...?

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RodolfoS’accomodi un momento.

MimìNon occorre.

RodolfoLa prego, entri.Si sente male?

MimìNo... nulla.

RodolfoImpallidisce!

MimìIl respir... quelle scale...

RodolfoEd ora come faccio?...Così!Che viso da malata!Si sente meglio?

MimìSì.

RodolfoQui c’è tanto freddo. Segga vicino al fuoco.Aspetti... un po’ di vino...

MimìGrazie...

RodolfoA lei.

MimìPoco, poco.

RodolfoCosì?

MimìGrazie.

Rodolfo(Che bella bambina!)

MimìOra permettache accenda il lume. È tutto passato.

RodolfoTanta fretta?

MimìSì.Grazie. Buona sera.

RodolfoBuona sera.

MimìOh! Sventata!La chiave della stanzadove l’ho lasciata?

RodolfoNon stia sull’uscio; il lume vacilla al vento.

MimìOh Dio! Torni ad accenderlo.

RodolfoOh Dio!... Anche il mio s’è spento!

MimìE la chiave ove sarà?...

83Quadro primo

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RodolfoBuio pesto!

MimìDisgraziata!

RodolfoOve sarà?

MimìImportuna è la vicina...

RodolfoMa le pare?...

MimìImportuna è la vicina...

RodolfoCosa dice, ma le pare!

MimìCerchi.

RodolfoCerco.

MimìOve sarà?...

RodolfoAh!

MimìL’ha trovata?...

RodolfoNo!

MimìMi parve...

RodolfoIn verità...

MimìCerca?

RodolfoCerco!

MimìAh!

RodolfoChe gelida manina!Se la lasci riscaldar.Cercar che giova? Al buio non si trova.Ma per fortuna è una notte di luna,e qui la luna l’abbiamo vicina.Aspetti, signorina,le dirò con due parolechi son, che faccio e come vivo. Vuole?Chi son? Sono un poeta.Che cosa faccio? Scrivo.E come vivo? Vivo.In povertà mia lietascialo da gran signorerime ed inni d’amore.Per sogni, per chimeree per castelli in arial’anima ho milionaria.Talor dal mio forziereruban tutti i gioiellidue ladri: gli occhi belli.V’entrar con voi pur oraed i miei sogni usatie i bei sogni miei

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tosto son dileguati.Ma il furto non m’accora,poiché vi ha preso stanzala dolce speranza!Or che mi conoscete,parlate voi. Chi siete?Vi piaccia dir?

MimìSì.Mi chiamano Mimì,ma il mio nome è Lucia.La storia miaè breve. A tela o a setaricamo in casa e fuori...Son tranquilla e lietaed è mio svagofar gigli e rose.Mi piaccion quelle coseche han sì dolce malìa,che parlano d’amor, di primavere,di sogni e di chimere,quelle cose che han nome poesia...Lei m’intende?

RodolfoSì.

MimìMi chiamano Mimì,il perché non so.Sola, mi foil pranzo da me stessa.Non vado sempre a messa,ma prego assai il Signore.Vivo sola, solettalà in una bianca cameretta:guardo sui tetti e in cielo;ma quando vien lo sgelo

il primo sole è mioil primo bacio dell’aprile è mio!Germoglia in un vaso una rosa...Foglia a foglia la spio!Cosi gentileil profumo d’un fiore!Ma i fior ch’io faccio, ahimè, non hanno odore.Altro di me non le saprei narrare.Sono la sua vicinache la vien fuori d’ora a importunare.

SchaunardEhi! Rodolfo!

CollineRodolfo!

MarcelloOlà. Non senti?Lumaca!

CollinePoetucolo!

SchaunardAccidential pigro!

RodolfoScrivo ancor tre righe a volo.

MimìChi sono?

RodolfoAmici.

SchaunardSentirai le tue.

85Quadro primo

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MarcelloChe te ne fai lì solo?

RodolfoNon sono solo. Siamo in due.Andate da Momus, tenete il posto,ci saremo tosto.

Marcello, Schaunard e CollineMomus, Momus, Momus,zitti e discreti andiamocene via.Momus, Momus, Momus, il poetatrovò la poesia.

RodolfoO soave fanciulla, o dolce visodi mite circonfuso alba lunarin te, vivo ravvisoil sogno ch’io vorrei sempre sognar!Fremon già nell’animale dolcezze estreme,nel bacio freme amor!

MimìAh! Tu sol comandi, amor!...(Oh! Come dolci scendonole sue lusinghe al core...tu sol comandi, amore!...)

MimìNo, per pietà!

RodolfoSei mia!

MimìV’aspettan gli amici...

RodolfoGià mi mandi via?

MimìVorrei dir... ma non oso...Se venissi con voi?

RodolfoChe?... Mimì?Sarebbe così dolce restar qui.C’è freddo fuori.

MimìVi starò vicina!...

RodolfoE al ritorno?

MimìCurioso!

RodolfoDammi il braccio, mia piccina.

MimìObbedisco, signor!

RodolfoChe m’ami di’...

MimìIo t’amo!

RodolfoAmore!

MimìAmor!

86 La Bohème

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Quadro secondo

VenditoriAranci, datteri! Caldi i marroni!Ninnoli, croci. Torroni! Panna montata!Caramelle! La crostata! Fringuelli,passeri! Fiori alle belle!

La follaQuanta folla! Su, corriam! Che chiasso!Stringiti a me. Date il passo.

Dal caffèPresto qua! Camerier! Un bicchier!Corri! Birra! Da ber! Un caffè!

VenditoriLatte di cocco! Giubbe! Carote!

La follaQuanta folla, su, partiam!

SchaunardFalso questo Re!Pipa e corno quant’è?

CollineÈ un poco usato...ma è serio e a buon mercato...

RodolfoAndiamo.

MimìAndiamo per la cuffietta?

RodolfoTienti al mio braccio stretta...

MimìA te mi stringo...Andiamo!

MarcelloIo pur mi sento in vena di gridar:Chi vuol, donnine allegre, un po’ d’amor!Facciamo insieme a vendere e a comprar!

Un venditorePrugne di Tours!

MarcelloIo dò ad un soldo il vergine mio cuor!

SchaunardFra spintoni e testate accorrendoaffretta la folla e si dilettanel provar gioie matte... insoddisfatte...

Alcune venditriciNinnoli, spillette!Datteri e caramelle!

VenditoriFiori alle belle!

CollineCopia rara, anzi unica:la grammatica Runica!

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SchaunardUomo onesto!

MarcelloA cena!

Schaunard e CollineRodolfo?

MarcelloEntrò da una modista.

RodolfoVieni, gli amici aspettano.

VenditoriPanna montata!

MimìMi sta bene questa cuffietta rosa?

MonelliLatte di cocco!

VenditoriOh, la crostata!Panna montata!

Dal caffèCamerier!Un bicchier!Presto, olà!Ratafià!

RodolfoSei bruna e quel color ti dona.

MimìBel vezzo di corallo!

RodolfoHo uno zio milionario. Se fa senno il buon Dio,voglio comprarti un vezzo assai più bel!

MonelliAh! Ah! Ah! Ah!

Sartine e studentiAh! Ah! Ah!...

BorghesiFacciam coda alla gente!Ragazze, state attente!Che chiasso! Quanta folla!Pigliam via Mazzarino!Io soffoco, partiamo!Vedi il Caffè è vicin!Andiamo là da Momus!

VenditoriAranci, datteri, ninnoli, fior!

RodolfoChi guardi?

CollineOdio il profano volgo al par d’Orazio.

MimìSei geloso?

RodolfoAll’uom felice sta il sospetto accanto.

SchaunardEd io, quando mi sazio,vo’ abbondanza di spazio...

90 La Bohème

Page 91: Macerata Opera Festival 2012 | Allievi e Maestri

MimìSei felice?

MarcelloVogliamo una cena prelibata.

RodolfoAh, sì, tanto!E tu?

MimìSì, tanto!

Studenti e sartineLà da Momus!Andiamo!

Marcello, Schaunard e CollineLesto!

ParpignolEcco i giocattoli di Parpignol!

RodolfoDue posti.

CollineFinalmente!

RodolfoEccoci quiquesta è Mimì,gaia fioraia.Il suo venir completala bella compagnia,perché son io il poeta,essa la poesia.

Dal mio cervel sbocciano i canti,dalle sue dita sbocciano i fior;dall’anime esultantisboccia l’amor.

Marcello, Schaunard e CollineAh! Ah! Ah! Ah!

MarcelloDio, che concetti rari!

Colline«Digna est intrari»

Schaunard«Ingrediat si necessit»

CollineIo non dò che un «accessit»!

ParpignolEcco i giocattoli di Parpignol!

CollineSalame!

Bambine e ragazziParpignol, Parpignol!Ecco Parpignol, Parpignol!Col carretto tutto fior!Ecco Parpignol, Parpignol!Voglio la tromba, il cavallin,il tambur, tamburel...Voglio il cannon, voglio il frustin,... dei soldati il drappel.

SchaunardCervo arrosto!

91Quadro secondo

Page 92: Macerata Opera Festival 2012 | Allievi e Maestri

MarcelloUn tacchino!

SchaunardVin del Reno!

CollineVin da tavola!

SchaunardAragosta senza crosta!

MammeAh! Razza di furfanti indemoniati,che ci venite a fare in questo loco?A casa, a letto! Via, brutti sguaiati,gli scappellotti vi parranno poco!A casa, a letto,razza di furfanti, a letto!

Un ragazzoVo’ la tromba, il cavallin!...

RodolfoE tu, Mimì, che vuoi?

MimìLa crema.

SchaunardE gran sfarzo. C’è una dama!

Bambine e ragazziViva Parpignol, Parpignol!Il tambur! Tamburel!Dei soldati il drappel!

MarcelloSignorina Mimì, che dono rarole ha fatto il suo Rodolfo?

MimìUna cuffiettaa pizzi, tutta rosa, ricamata;coi miei capelli bruni ben si fonde.Da tanto tempo tal cuffietta è cosa desïata!...Egli ha letto quel che il core asconde...Ora colui che legge dentro a un cuoresa l’amore ed è... lettore.

SchaunardEsperto professore...

Colline... che ha già diplomi e non son armi primele sue rime...

Schaunard... tanto che sembra ver ciò ch’egli esprime!...

MarcelloO bella età d’inganni e d’utopie!Si crede, spera, e tutto bello appare!

RodolfoLa più divina delle poesieè quella, amico, che c’insegna amare!

MimìAmare è dolce ancora più del miele...

Marcello... secondo il palato è miele, o fiele!...

MimìO Dio!... L’ho offeso!

92 La Bohème

Page 93: Macerata Opera Festival 2012 | Allievi e Maestri

RodolfoÈ in lutto, o mia Mimì.

Schaunard e CollineAllegri, e un toast!...

MarcelloQua del liquor!...

Mimì, Rodolfo e MarcelloE via i pensier, alti i bicchier!Beviam!

TuttiBeviam!

MarcelloCh’io beva del tossico!

Rodolfo, Schaunard e CollineOh!

MarcelloEssa!

Rodolfo, Schaunard e CollineMusetta!

BottegaieTo’! - Lei! - Sì! - To’! - Lei! - Musetta!Siamo in auge! - Che toeletta!

AlcindoroCome un facchino...correr di qua... di là...No! No! Non ci sta...non ne posso più!

MusettaVien, Lulù!Vien, Lulù!

SchaunardQuel brutto cosomi par che sudi!

AlcindoroCome! Qui fuori?Qui?

MusettaSiedi, Lulù!

AlcindoroTali nomignoli,prego, serbatelial tu per tu!

MusettaNon farmi il Barbablù!

CollineÈ il vizio contegnoso...

MarcelloColla casta Susanna!

MimìÈ pur ben vestita!

RodolfoGli angeli vanno nudi.

MimìLa conosci! Chi è?

93Quadro secondo

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MarcelloDomandatelo a me.Il suo nome è Musetta;cognome: tentazione!Per sua vocazionefa la Rosa dei venti;gira e muta soventie d’amanti e d’amore.E come la civettaè uccello sanguinario;il suo cibo ordinarioè il cuore... mangia il cuore!...Per questo io non ne ho più...Passatemi il ragù!

Musetta(Marcello mi vide...Non mi guarda, il vile!Quel Schaunard che ride!Mi fan tutti una bile!Se potessi picchiar,se potessi graffiar!Ma non ho sottomanoche questo pellican!Aspetta!)Ehi! Camerier!Cameriere! Questo piattoha una puzza di rifritto!

AlcindoroNo, Musetta...Zitta zitta!

Musetta(Non si volta.)

AlcindoroZitta! Zitta! Zitta!Modi, garbo!

Musetta(Ah, non si volta!)

AlcindoroA chi parli?...

CollineQuesto pollo è un poema!

Musetta(Ora lo batto, lo batto!)

AlcindoroCon chi parli?...

SchaunardIl vino è prelibato.

MusettaAl cameriere!Non seccar!Voglio fare il mio piacere....

AlcindoroParla pianparla pian!

Musetta... vo’ far quel che mi pare!Non seccar.

SartineGuarda, guarda chi si vede,proprio lei, Musetta!

StudentiCon quel vecchio che balbetta...

94 La Bohème

Page 95: Macerata Opera Festival 2012 | Allievi e Maestri

Sartine e studenti... proprio lei, Musetta!Ah, ah, ah, ah!

Musetta(Che sia gelosodi questa mummia?)

AlcindoroLa convenienza...il grado... la virtù...

Musetta... (Vediam se mi restatanto poter su lui da farlo cedere!)

SchaunardLa commedia è stupenda!

MusettaTu non mi guardi!

AlcindoroVedi bene che ordino!...

SchaunardLa commedia è stupenda!

CollineStupenda!

RodolfoSappi per tuo governoche non darei perdono in sempiterno.

SchaunardEssa all’un parlaperché l’altro intenda.

MimìIo t’amo tanto,e son tutta tua!...Ché mi parli di perdono?

CollineE l’altro invan crudel...Finge di non capir, ma sugge miel!...

MusettaMa il tuo cuore martella!

AlcindoroParla piano.

MusettaQuando men vo soletta per la via,la gente sosta e mirae la bellezza mia tutta ricerca in meda capo a pie’...

MarcelloLegatemi alla seggiola!

AlcindoroQuella gente che dirà?

Musetta... ed assaporo allor la bramosiasottil, che da gli occhi traspirae dai palesi vezzi intender saalle occulte beltà.Così l’effluvio del desìo tutta m’aggira,felice mi fa!

Alcindoro(Quel canto scurrilemi muove la bile!)

95Quadro secondo

Page 96: Macerata Opera Festival 2012 | Allievi e Maestri

MusettaE tu che sai, che memori e ti struggida me tanto rifuggi?So ben: le angoscie tue non le vuoi dir,ma ti senti morir!

MimìIo vedo ben...che quella poveretta,tutta invaghita di Marcel,tutta invaghita ell’è!

AlcindoroQuella gente che dirà?

RodolfoMarcello un dì l’amò.

SchaunardAh, Marcello cederà!

CollineChi sa mai quel che avverrà!

RodolfoLa fraschetta l’abbandonòper poi darsi a miglior vita.

SchaunardTrovan dolce al pari il laccio...

CollineSanti numi, in simil briga...

Schaunard... chi lo tende e chi ci dà.

Colline... mai Colline intopperà!

Musetta(Ah! Marcello smania...

AlcindoroParla pian!Zitta, zitta!

MusettaMarcello è vinto!)Sò ben le angoscie tuenon le vuoi dir.Ah! Ma ti senti morir.

AlcindoroModi, garbo!Zitta, zitta!

MusettaIo voglio fare il mio piacere!Voglio far quel che mi par,non seccar! Non seccar!

MimìQuell’infelicemi muove a pietà!

Colline(Essa è bella, io non son cieco,ma piaccionmi assai piùuna pipa e un testo greco!)

MimìT’amo!Quell’infelice mi muove a pietà!L’amor ingeneroso è tristo amor!Quell’infelice mi muove a pietà!

RodolfoMimì!

96 La Bohème

Page 97: Macerata Opera Festival 2012 | Allievi e Maestri

È fiacco amor quel che le offesevendicar non sa!Non risorge spento amor!

Schaunard(Quel bravaccio a momenti cederà!Stupenda è la commedia!Marcello cederà!)Se tal vaga persona,ti trattasse a tu per tu,la tua scienza brontolonamanderesti a Belzebù!

Musetta(Or convien liberarsi del vecchio!)Ahi!

AlcindoroChe c’è?

MusettaQual dolore, qual bruciore!

AlcindoroDove?

MusettaAl pie’!

MarcelloGioventù mia,tu non sei morta,né di te morto è il sovvenir!

MusettaSciogli, slaccia, rompi, straccia!Te ne imploro...Laggiù c’è un calzolaio.

AlcindoroImprudente!

Schaunard e Colline, poi RodolfoLa commedia è stupenda!

MarcelloSe tu battessi alla mia porta,t’andrebbe il mio core ad aprir!

MusettaCorri presto!Ne voglio un altro paio.Ahi! Che fitta,maledetta scarpa stretta!

AlcindoroQuella gente che dirà?

MusettaOr la levo...

AlcindoroMa il mio grado!

MusettaEccola qua.

MimìIo vedo benell’è invaghita di Marcello!

AlcindoroVuoi ch’io comprometta?Aspetta! Musetta! Vo’.

MusettaCorri, va, corri.Presto, va! Va!

97Quadro secondo

Page 98: Macerata Opera Festival 2012 | Allievi e Maestri

MusettaMarcello!

MarcelloSirena!

SchaunardSiamo all’ultima scena!

Rodolfo,, Schaunard e CollineIl conto?

SchaunardCosì presto?

CollineChi l’ha richiesto?

SchaunardVediam!

Rodolfo e CollineCaro!

MonelliLa Ritirata!

Sartine e studentiLa Ritirata!

Colline,, Schaunard e RodolfoFuori il danaro!

SchaunardColline, Rodolfo e tuMarcel?

MarcelloSiamo all’asciutto!

SchaunardCome?

RodolfoHo trenta soldi in tutto!

Colline, Schaunard e MarcelloCome? Non ce n’è più?

SchaunardMa il mio tesoro ov’è?

MusettaIl mio conto date a me.Bene!Presto, sommatequello con questo!Paga il signor che stava qui con me!

Rodolfo, Marcello, Schaunard e CollinePaga il signor!

CollinePaga il signor!

SchaunardPaga il signor!

Marcello... il Signor!

MusettaE dove s’è sedutoritrovi il mio saluto!

Rodolfo, Marcello, Schaunard e CollineE dove s’è sedutoritrovi il mio saluto!

98 La Bohème

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BorghesiLa Ritirata!

MonelliS’avvicina per di qua!?

Sartine e studentiNo, di là!

MonelliS’avvicinan per di là!

Sartine e studentiVien di qua!

Borghesi e venditoriLargo! Largo!

RagazziVoglio veder! Voglio sentir!Mamma, voglio veder!Papà, voglio sentir!Vo’ veder la Ritirata!

MammeLisetta, vuoi tacer?Tonio, la vuoi finir?Vuoi tacer, la vuoi finir?

Sartine e borghesiS’avvicinano di qua!

La folla e i venditoriSì, di qua!

MonelliCome sarà arrivatala seguiremo al passo!

MarcelloGiunge la Ritirata!

Marcello e CollineChe il vecchio non ci vedafuggir colla sua preda!

Marcello,, Schaunard e CollineQuella folla serratail nascondiglio appresti!

Mimì, Musetta, Rodolfo, Marcello, Schaunard e CollineLesti, lesti, lesti!

VenditoriIn quel rullio tu sentila patria maestà!

La follaLargo, largo, eccoli qua!In fila!

La folla e i venditoriEcco il Tambur Maggior!Più fier d’un antico guerrier!Il Tamburo Maggior! Gli Zappator, olà!La Ritirata è qua!Eccolo là! Il bel Tambur Maggior!La canna d’ôr, tutto splendor!Che guarda, passa, va!

Rodolfo, Marcello, Schaunard e CollineViva Musetta!Cuor birichin!Gloria ed onor,onor e gloriadel quartier latin!

99Quadro secondo

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La folla e i venditoriTutto splendor!Di Francia è il più bell’uom!Il bel Tambur MaggiorEccolo là!Che guarda, passa, va!

100 La Bohème

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Quadro terzo

SpazziniOhè, là, le guardie!... Aprite!... Ohè, là!Quelli di Gentilly!... Siam gli spazzini!...Fiocca la neve... ohè, là!... Qui s’agghiaccia!

DoganiereVengo!

Voci interneChi nel ber trovò il piacernel suo bicchier,ah! D’una bocca nell’ardor,trovò l’amor!

MusettaAh! Se nel bicchiere sta il piacer,in giovin bocca sta l’amor!

Voci interneTrallerallè...Eva e Noè!

LattivendoleHopplà! Hopplà!

DoganiereSon già le lattivendole!

CarrettieriHopplà!

LattivendoleHopplà!Buon giorno!

Contadine- Burro e cacio!- Polli ed uova!- Voi da che parte andate?- A San Michele!- Ci troverem più tardi?- A mezzodì!

MimìSa dirmi, scusi, qual’è l’osteria...dove un pittor lavora?

SergenteEccola.

MimìGrazie.O buona donna, mi fate il favoredi cercarmi il pittoreMarcello? Ho da parlargli. Ho tanta fretta.Ditegli, piano, che Mimì lo aspetta.

SergenteEhi, quel panier!

DoganiereVuoto!

SergentePassi!

MarcelloMimì?!

MimìSon io. Speravo di trovarti qui.

103

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MarcelloÈ ver. Siam qui da un mesedi quell’oste alle spese.Musetta insegna il canto ai passeggeri;io pingo quel guerriersulla facciata.È freddo. Entrate.

MimìC’èRodolfo?

MarcelloSì.

MimìNon posso entrar.

MarcelloPerché?

MimìO buon Marcello, aiuto!

MarcelloCos’è avvenuto?

MimìRodolfo m’ama. Rodolfo m’amami fugge e si strugge per gelosia.Un passo, un detto,un vezzo, un fior lo mettono in sospetto...Onde corrucci ed ire.Talor la notte fingo di dormiree in me lo sento fisospiarmi i sogni in viso.Mi grida ad ogni istante:Non fai per me, prenditi un altro amante.

Ahimè! In lui parla il rovello;lo so, ma che rispondergli, Marcello?

MarcelloQuando s’è come voi non si vive in compagnia.Son lieve a Musetta ed ella è lievea me, perché ci amiamo in allegria...Canti e risa, ecco il fiord’invariabile amor!

MimìDite bene. Lasciarci conviene.Aiutateci voi; noi s’è provatopiù volte, ma invano.Fate voi per il meglio.

MarcelloSta ben! Ora lo sveglio.

MimìDorme?

MarcelloÈ piombato quiun’ora avanti l’alba; s’assopìsopra una panca.Guardate...Che tosse!

MimìDa ieri ho l’ossa rotte.Fuggì da me stanottedicendomi: È finita.A giorno sono uscitae me ne venni a questavolta.

MarcelloSi desta...s’alza, mi cerca... viene.

104 La Bohème

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MimìCh’ei non mi veda!

MarcelloOr rincasate...Mimì... per carità,non fate scene qua!

RodolfoMarcello. Finalmente!Qui niun ci sente.Io voglio separarmi da Mimì.

MarcelloSei volubil così?

RodolfoGià un’altra volta credetti morto il mio cor,ma di quegli occhi azzurri allo splendoresso è risorto.Ora il tedio l’assale.

MarcelloE gli vuoi rinnovare il funerale?

RodolfoPer sempre!

MarcelloCambia metro.Dei pazzi è l’amor tetroche lacrime distilla.Se non ride e sfavillal’amore è fiacco e roco.Tu sei geloso.

RodolfoUn poco.

MarcelloCollerico, lunatico, imbevutodi pregiudizi, noioso, cocciuto!

Mimì(Or lo fa incollerir! Me poveretta!)

RodolfoMimì è una civettache frascheggia con tutti. Un moscardinodi Viscontinole fa l’occhio di triglia.Ella sgonnella e scopre la cavigliacon un far promettente e lusinghier.

MarcelloLo devo dir? Non mi sembri sincer.

RodolfoEbbene no, non lo son. Invan nascondola mia vera tortura.Amo Mimì sovra ogni cosa al mondo,io l’amo, ma ho paura, ma ho paura!Mimì è tanto malata!Ogni dì più declina.La povera piccinaè condannata!

MarcelloMimì?

MimìChe vuol dire?

RodolfoUna terribil tossel’esil petto le scuotee già le smunte gotedi sangue ha rosse...

105Quadro terzo

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MarcelloPovera Mimì!

MimìAhimè, morire!

RodolfoLa mia stanza è una tanasquallida...Il fuoco ho spento.V’entra e l’aggira il ventodi tramontana.Essa canta e sorridee il rimorso m’assale.Me, cagion del fatalemal che l’uccide!Mimì di serra è fiore.Povertà l’ha sfiorita;per richiamarla in vitanon basta amore!

MarcelloChe far dunque?Oh, qual pietà!Poveretta!Povera Mimì!

MimìO mia vita!Ahimè! È finitaO mia vita! È finitaAhimè, morir!

RodolfoChe? Mimì! Tu qui?M’hai sentito?

MarcelloElla dunque ascoltava?

RodolfoFacile alla pauraper nulla io m’arrovello.Vien là nel tepor!

MimìNo, quel tanfo mi soffoca!

RodolfoAh, Mimì!

MarcelloÈ Musettache ride.Con chi ride? Ah, la civetta!Imparerai.

MimìAddio.

RodolfoChe! Vai?

MimìD’onde lieta uscìal tuo grido d’amore,torna sola Mimìal solitario nido.Ritorna un’altra voltaa intesser finti fior.Addio, senza rancor.- Ascolta, ascolta.Le poche robe aduna che lasciaisparse. Nel mio cassettostan chiusi quel cerchiettod’or e il libro di preghiere.Involgi tutto quanto in un grembiale

106 La Bohème

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e manderò il portiere...- Bada, sotto il guancialec’è la cuffietta rosa.Se... vuoi... serbarla a ricordo d’amor!...Addio, senza rancor.

RodolfoDunque è proprio finita?Te ne vai, te ne vai, la mia piccina?!Addio, sogni d’amor!...

MimìAddio, dolce svegliare alla mattina!

RodolfoAddio, sognante vita...

MimìAddio, rabbuffi e gelosie!

Rodolfo... che un tuo sorriso acqueta!

MimìAddio, sospetti!...

MarcelloBaci...

MimìPungenti amarezze!

RodolfoCh’io da vero poetarimavo con carezze!

Mimì e RodolfoSoli d’inverno è cosa da morire!

Soli! Mentre a primaverac’è compagno il sol!

MarcelloChe facevi, che dicevipresso al fuoco a quel signore?

MusettaChe vuoi dir?

MimìNiuno è solo l’april.

MarcelloAl mio venirehai mutato colore.

MusettaQuel signore mi diceva:ama il ballo, signorina?

RodolfoSi parla coi gigli e le rose.

MarcelloVana, frivola, civetta!

MusettaArrossendo rispondeva:ballerei sera e mattina.

MarcelloQuel discorso asconde mire disoneste.

MimìEsce dai nidi un cinguettio gentile...

MusettaVoglio piena libertà!

107Quadro terzo

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MarcelloIo t’acconcio per le festese ti colgo a incivettire!

Mimì e RodolfoAl fiorir di primaverac’è compagno il sol!Chiacchieran le fontanela brezza della sera.

MusettaChé mi gridi? Ché mi canti?All’altar non siamo uniti.

MarcelloBada, sotto il mio cappellonon ci stan certi ornamenti...

MusettaIo detesto quegli amantiche la fanno da mariti...

MarcelloIo non faccio da zimbelloai novizi intraprendenti.

Mimì e RodolfoBalsami stende sulle doglie umane.

MusettaFo all’amor con chi mi piace!

MarcelloVana, frivola, civetta!

MusettaNon ti garba? Ebbene, pace.ma Musetta se ne va.

MarcelloVe n’andate? Vi ringrazio:or son ricco divenuto. Vi saluto.

Mimì e RodolfoVuoi che spettiamla primavera ancor?

MusettaMusetta se ne vasì, se ne va! Vi saluto.Signor: addio!Vi dico con piacer.

MarcelloSon servo e me ne vo!

MusettaPittore da bottega!

MarcelloVipera!

MusettaRospo!

MarcelloStrega!

MimìSempre tua per la vita...

RodolfoCi lasceremo...

MimìCi lasceremo alla stagion dei fior...

108 La Bohème

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Rodolfo... alla stagion dei fior...

MimìVorrei che eternodurasse il verno!

Mimì e RodolfoCi lascerem alla stagion dei fior!

109Quadro terzo

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Quadro quarto

MarcelloIn un coupé?

RodolfoCon pariglia e livree.Mi salutò ridendo. To’, Musetta!Le dissi: - e il cuor? - «Non batte o non lo sentograzie al velluto che il copre».

MarcelloCi ho gustodavver!

Rodolfo(Loiola, va! Ti rodi e ridi.)

MarcelloNon batte? Bene! Io pur vidi...

RodolfoMusetta?

MarcelloMimì.

RodolfoL’hai vista?Oh, guarda!

MarcelloEra in carrozzavestita come una regina.

RodolfoEvviva!Ne son contento.

Marcello(Bugiardo, si strugge d’amor.)

RodolfoLavoriam.

MarcelloLavoriam.

RodolfoChe penna infame!

MarcelloChe infame pennello!

Rodolfo(O Mimì tu più non torni.O giorni belli,piccole mani, odorosi capelli,collo di neve!Ah! Mimì, mia breve gioventù!E tu, cuffietta lieve,che sotto il guancial partendo ascose,tutta sai la nostra felicità,vien sul mio cuor!Sul mio cuor morto, poich’è morto amor.)

Marcello(Io non so come siache il mio pennel lavoried impasti coloricontro la voglia mia.Se pingere mi piaceo cieli o terre o inverni o primavere,

111

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egli mi traccia due pupille neree una bocca procace,e n’esce di Musettae il viso ancor...E n’esce di Musettail viso tutto vezzi e tutto frode.Musetta intanto godee il mio cuor vil la chiamae aspetta il vil mio cuor...)

RodolfoChe ora sia?E Schaunard non torna?

MarcelloL’ora del pranzo di ieri.

SchaunardEccoci.

RodolfoEbben?

MarcelloEbben?Del pan?

CollineÈ un piatto degno di Demostene:un’aringa...

Schaunard... salata.

CollineIl pranzo è in tavola.

MarcelloQuesta è cuccagnada Berlingaccio.

SchaunardOr lo sciampagnamettiamo in ghiaccio.

RodolfoScelga, o barone;trota o salmone?

MarcelloDuca, una linguadi pappagallo?

SchaunardGrazie, m’impingua.Stasera ho un ballo.

RodolfoGià sazio?

CollineHo fretta.Il Re m’aspetta

MarcelloC’è qualche trama?

RodolfoQualche mister?

SchaunardQualche mister?

MarcelloQualche mister?

CollineIl Re mi chiamaal Minister.

112 La Bohème

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Rodolfo, Schaunard e MarcelloBene!

CollinePerò...vedrò... Guizot!

SchaunardPorgimi il nappo.

MarcelloSì, bevi, io pappo!

SchaunardMi sia permesso al nobile consesso...

Rodolfo e CollineBasta!

MarcelloFiacco!

CollineChe decotto!

MarcelloLeva il tacco!

CollineDammi il gotto!

SchaunardM’ispira irresistibilel’estro della romanza!...

Gli altriNo!

SchaunardAzione coreograficaallora?...

Gli altriSì! Sì!...

SchaunardLa danzacon musica vocale!

CollineSi sgombrino le sale...Gavotta.

MarcelloMinuetto.

RodolfoPavanella.

SchaunardFandango.

CollinePropongo la quadriglia.

RodolfoMano alle dame.

CollineIo dètto!

SchaunardLallera, lallera, lallera, là.

RodolfoVezzosa damigella...

113Quadro quarto

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MarcelloRispetti la modestia.La prego.

SchaunardLallera, lallera, lallera, là.

CollineBalancez.

MarcelloLallera, lallera, lallera.

SchaunardPrima c’è il «Rond».

CollineNo, bestia!!

SchaunardChe modi da lacchè!

CollineSe non erro,lei m’oltraggia.Snudi il ferro.

SchaunardPronti.Assaggia.Il tuo sangue io voglio ber.

CollineUno di noi qui si sbudella.

SchaunardApprestate una barella.

CollineApprestate un cimiter.

Rodolfo e MarcelloMentre incalzala tenzone,gira e balzaRigodone.

MarcelloMusetta!

MusettaC’è Mimì...C’è Mimì che mi segue e che sta male.

RodolfoOv’è?

MusettaNel far le scalepiù non si resse.

RodolfoAh!

SchaunardNoi accostiamquel lettuccio.

RodolfoLà.Da bere.

MimìRodolfo!

RodolfoZitta, riposa.

114 La Bohème

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MimìO mio Rodolfo!Mi vuoi qui con te?

RodolfoAh! Mia Mimì,sempre, sempre!

MusettaIntesi dire che Mimì, fuggitadal Viscontino, era in fin di vita.Dove stia? Cerca, cerca... la veggopassar per viatrascinandosi a stento.Mi dice: «Più non reggo...Muoio! lo sento...Voglio morir con lui! Forse m’aspetta...M’accompagni, Musetta?...»

MarcelloSst.

MimìMi sento assai meglio...Lascia ch’io guardi intorno.Ah, come si sta bene qui!Si rinasce, ancor sento la vita qui...No! Tu non mi lasci più!

RodolfoBenedetta bocca,tu ancor mi parli!

MusettaChe ci avete in casa?

MarcelloNulla!

MusettaNon caffè? Non vino?

MarcelloNulla! Ah! miseria!

SchaunardFra mezz’ora è morta!

MimìHo tanto freddo!...Se avessi un manicotto! Queste mie maniriscaldare non si potranno mai?

RodolfoQui nelle mie! Taci!Il parlar ti stanca.

MimìHo un po’ di tosse!Ci sono avvezza.Buon giorno, Marcello,Schaunard, Colline... buon giorno.Tutti qui, tutti quisorridenti a Mimì.

RodolfoNon parlar, non parlar.

MimìParlo piano,non temere, Marcello,date retta: è assai buona Musetta.

MarcelloLo so, lo so.

MusettaA te, vendi, riportaqualche cordial, manda un dottore!...

115Quadro quarto

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RodolfoRiposa.

MimìTu non mi lasci?

RodolfoNo! No!

MusettaAscolta!Forse è l’ultima voltache ha espresso un desiderio, poveretta!Pel manicotto io vo. Con te verrò.

MarcelloSei buona, o mia Musetta.

CollineVecchia zimarra, senti,io resto al pian, tu ascendereil sacro monte or devi.Le mie grazie ricevi.Mai non curvasti il logorodorso ai ricchi ed ai potenti.Passâr nelle tue taschecome in antri tranquillifilosofi e poeti.Ora che i giorni lietifuggîr, ti dico: addio,fedele amico mio.Addio, addio.Schaunard, ognuno per diversa viamettiamo insiem due atti di pietà;io... questo!E tu...lasciali soli là!...

SchaunardFilosofo, ragioni!È ver!... Vo via!

MimìSono andati? Fingevo di dormireperché volli con te sola restare.Ho tante cose che ti voglio dire,o una sola, ma grande come il mare,come il mare profonda ed infinita...Sei il mio amore e tutta la mia vita!

RodolfoAh, Mimì,mia bella Mimì!

MimìSon bella ancora?

RodolfoBella come un’aurora.

MimìHai sbagliato il raffronto.Volevi dir: bella come un tramonto.«Mi chiamano Mimì,il perché non so...».

RodolfoTornò al nido la rondine e cinguetta.

MimìLa mia cuffietta...Ah!Te lo rammenti quando sono entratala prima volta, là?

RodolfoSe lo rammento!

116 La Bohème

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MimìIl lume si era spento...

RodolfoEri tanto turbata!Poi smarristi la chiave...

MimìE a cercarlatastoni ti sei messo!...

Rodolfo...e cerca, cerca...

MimìMio bel signorino,posso ben dirlo adesso:lei la trovò assai presto...

RodolfoAiutavo il destino...

MimìEra buio; e il mio rossor non si vedeva...«Che gelida manina...Se la lasci riscaldar!...»Era buioe la man tu mi prendevi...

RodolfoOh Dio! Mimì!

SchaunardChe avvien?

MimìNulla. Sto bene.

RodolfoZitta, per carità.

MimìSì, sì, perdona,ora sarò buona.

MusettaDorme?

RodolfoRiposa.

MarcelloHo veduto il dottore!Verrà; gli ho fatto fretta.Ecco il cordial.

MimìChi parla?

MusettaIo, Musetta.

MimìOh, come è bello e morbido! Non piùle mani allividite. Il teporele abbellirà...Sei tuche me lo doni?

MusettaSì.

MimìTu, spensierato!Grazie. Ma costerà.Piangi? Sto bene...Pianger così, perché?

117Quadro quarto

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Qui.. amor... sempre con te!Le mani... al caldo... e... dormire.

RodolfoChe ha dettoil medico?

MarcelloVerrà.

MusettaMadonna benedetta,fate la grazia a questa poverettache non debba morire.Qui ci vuole un riparoperché la fiamma sventola.Così.E che possa guarire.Madonna santa, io sonoindegna di perdono,mentre invece Mimìè un angelo del cielo.

RodolfoIo spero ancora. Vi pare che siagrave?

MusettaNon credo.

SchaunardMarcello, è spirata...

CollineMusetta, a voi!Come va?...

RodolfoVedi?... È tranquilla.

Che vuol direquell’andare e venire,quel guardarmi così...

MarcelloCoraggio!

RodolfoMimì... Mimì!...

118 La Bohème

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SFERISTERIO22, 28 luglio, 3, 11 agosto - ore 21.00

Georges Bizet

CarmenDramma lirico in quattro atti su libretto di H. Meilhac e L. Halévy

Copyright ed edizione Edition Choudens, Parigi - Casa musicale Sonzogno di Piero Ostali, Milano

Veronica Simeoni CarmenAlessandra Marianelli Micaëla

Pervin Chakar FrasquitaGabriella Sborgi MercédèsRoberto Aronica Don JoséGezim Myshketa Escamillo

Cristiano Palli Le DancaïreStefano Ferrari Le RemendadoPietro Toscano Zuniga

Daniele Piscopo Moralès

Direttore Dominique TrotteinRegia Serena SinigagliaScene Maria Spazzi

Costumi Federica PonissiCoreografie Michela LucentiLuci Alessandro Verazzi

Assistente alla regia Omar NedjariAssistente alle scene Maria Paola Di Francesco

Assistenti alle coreografie Monica Bianchi, Gianluca Pezzini Maestro del coro David Crescenzi

Fondazione Orchestra Regionale delle MarcheCoro Lirico Marchigiano “V. Bellini”

Complesso di palcoscenico Banda “Salvadei”Coro di voci bianche Pueri Cantores “D. Zamberletti” e “S. Stefano”

Ensemble di teatro fisico Balletto Civile

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Direttore di scena Mauro De Santis Direttore musicale di palcoscenico Gianfranco StortoniMaestro di sala Cesarina Compagnoni, Simone Savina

Maestri di palcoscenico Adamo Angeletti, Marta MarrocchiMaestro alle luci Melissa MastrolorenziMaestro ai sopratitoli Natalia Giro

Ensemble di teatro fisico Balletto Civile Ambra Chiarello, Andrea Capaldi, Andrea Coppone, Yuri Ferrero,Massimiliano Frascà, Francesco Gabrielli, Raffaele Gangale, Filippo Gessi, Francesca Lombardo, Sara Ippolito,

Carlo Massari, Livia Porzio, Emanuela Serra, Giulia Spattini, Chiara Taviani, Teresa Timpano

Mimi Marco Brinzi, Alessandro Lussiana

Figuranti Marco Leombruni (coordinatore), Federico Archetti, Francesco Berto, Armando Biccari, Paolo Ferraccio, Lorenzo Flamini, Omar Flamini, Alberto Lazzarini, Guido Palazzolo, Luca Serangeli, Leonardo Tognetti, Matteo Torresi

Responsabile allestimento scenico e servizi di palcoscenico Enrico SampaolesiLogistica Giorgio Alici Biondi

Scenografo realizzatore Serafino BotticelliCapo macchinista Secondo CaterbettiCapo elettricista Fabrizio Gobbi

Responsabile sartoria Simonetta PalmucciResponsabile vestizioni Maria Antonietta Lucarelli

Capo attrezzista Emanuela Di PiroCapo squadra aiuti tecnici Mauricio Cesar Pasquali

Responsabili parrucco Anna Anisimova, Serena MercantiResponsabile trucco Raffaella Cipolato

Direttore di sala Marco ColtortiFotografo Alfredo Tabocchini

Scene e attrezzeria Chiediscena, Lanciano (Ch) - E. Rancati, MilanoCostumi Macerata Opera Festival - Sartoria Arianna, Corridonia (Mc) - Sartoria Nori, Bracciano (Rm)

Calzature Pompei 2000, Roma - Parrucche Audello, TorinoIlluminotecnica Musicalbox, Verona - Fonica AMS, Macerata

Sopratitoli e audio descrizioni Macerata Opera Festival e Università di Macerata, con il supporto tecnico di Sub-Ti, Londra

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«Signorina, di dove è lei? Di Cordova?» «No.» «È almenoandalusa? Mi sembra di capirlo dalla sua dolce parlata.»«Se distingue così bene l'accento della gente, dovrebbe benindovinare chi sono.» «Lei è di questa terra, a due passi dalparadiso» «Bah! il paradiso... le persone di qui dicono che non è fattoper noi.» «Sarebbe allora moresca?... o forse... ebrea?»«Suvvia, andiamo! Lo vede bene che sono una zingara:vuole che le dica la baji? [La buona ventura]. Avrà sentitoparlare della Carmencita? Ebbene, sono io.» Era graziosa, Carmen. Perché una donna sia bella – diconogli spagnoli – bisogna che si possa definire mediante dieciaggettivi adatti ciascuno a tre parti della sua persona. Deveavere ad esempio tre cose nere: gli occhi, le palpebre, lesopracciglia; tre sottili: le dita, le labbra, i capelli.

Da Carmen di Prosper Mérimée

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Malvagia, raffinata, fatalistica:malgrado ciò popolare

Angelo Foletto

Ogni giorno, in qualche angolo della terra, c’è un Don Josèche in palcoscenico cantando uccide la sua Carmen eriscattandone la figura per sempre. E c’è una Violetta cheassapora l’estremo “nuovo vigore” prima di morire nel suoletto, circondata da suoi (pochi) affetti, affrancando quellostato di traviata che pareva una macchia umana e socialeindelebile. Statistica non nepotismo culturale: Carmen eTraviata sono le opere più eseguite al mondo. Non importase, come dicono le cronache, al debutto non convinsero:hanno rimontato. Si sono affacciate al nuovo millennioappaiate nel favore pieno del pubblico e incarnano l’essen-za (per alcuni imperdonabile) dell’opera: l’attualità priva digiustificazioni. A suo tempo le due giovani protagoniste,proseguendo l’azione “scandalosa” e destabilizzante avvia-ta da Manon, scompaginarono le certezze degli spettatoriabituati al teatro come luogo di astrazioni edificanti o dispettacoli scacciapensieri, mettendo in subbuglio (come itesti da cui derivavano) le norme della società europea piùorgogliosa e autoreferenziale, quella parigina. In musicaCarmen e Violetta hanno surclassato l’originale letterario,divenendo simboli assoluti del sentire al femminile. ACarmen, in particolare, è toccato il destino di condividere eprofetizzare con Salomè e Lulù e altre figure teatrali finti diinquietudini moderne e scomuniche leggendarie, un nuovoprofilo femminile. Reincarnandosi nella vitalità senza vie dimezzo morali e comportamentali, nella coerenza e fataleconsapevolezza esistenziale di Don Giovanni, anche luienergia teatrale assoluta: senza passato né rimpianti. Eppure l’esordio di Carmen (Parigi, Opéra-Comique, 3marzo 1875) ebbe solo successo di stima. L’intreccio insoli-to del dramma in cui non c’è nemmeno un duetto d’amore,la conclusione cruenta in primo piano (il galateo in vigore

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all’Opéra-Comique sconsigliava di far morire i protagonistiin palcoscenico) e l’ostentazione sessuale della protagonista(accentuata dalla prima interprete, con “mosse” non pro-prio da artista di flamengo) furono giudicati poco edifican-ti. D’altra parte la determinazione tragica di Carmen (sce-glie di morire per non rinunciare alla libertà, e pur di noncedere al ricatto dell’affetto) o la novità drammatica (è ilprimo soggetto operistico che celebra la gelosia maschilenon come disperazione autolesionistica ma come atto dipossessività mortale nei confronti della donna: un fatto dicronaca nera, per scriverla con i codici dei mass media,purtroppo ancor oggi di attualità) erano oggettivamentetroppo nuovi per non scandalizzare. E sono intatti: letteratie psicanalisti, teatranti e musicologi, interpreti e appassio-nati, trovano sempre qualcosa di plausibile e nuovo allasfrontata attualità di Carmen e alla bellezza strana diCarmen. Stregato da Carmen, il timido Bizet capì che la sua nuovaopera, per salvaguardare la “scandalosa” forza dell’origina-le doveva essere teatro in musica: qualcosa di inaspettato(ma non accidentale) da ascoltare che unisse in un soloeclettico pentagramma lo stile buffo ascoltato in Italia (pra-ticato, anche, con Don Procopio) e ben presente nell’ope-retta francese, il canto fluente del maestro Gounod e quelloplastico di Verdi, la romanza da salotto e lo stile a metà tracanto e recitazione dei teatri dei Boulevard, il gusto orien-talizzante già messo a frutto in Les pécheurs de perles e‘wagnerianamente” in Diamileh (accolta senza entusiasmisullo stesso palcoscenico dell’Opéra-Comique tre anniprima). Senza dimenticare la specialità del teatro che gliaveva commissionato l’opera (salvo pentirsi una volta sapu-to il soggetto) ovvero l’alternanza di numeri cantati e diampie sequenze di dialogo parlato (o di brevi mèlodrame:parlati sulla musica) che gli ricordava il lavoro sulla parolae sull’espressione drammatica non melodrammatica realiz-zato con le musiche di scena per L’Arlesienne. Il lavoro sultesto di Daudet (1872) fu il suo primo passo verso il sudmusicale, una sorta manovra di avvicinamento ambientale,di immedesimazione mediterranea in vista della Spagna di

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Carmen e della sua «sensibilità meridionale, più abbronza-ta, riarsa» (Nietzsche); oltre che l’occasione per sperimen-tare un’antiwagneriana e realistica miniaturizzazione del-l’orchestra. Al Théátre de Vaudeville, per L’Arlesienne,suonò un’orchestra di soli 24 strumenti più harmonium esassofono. Le parti usate all’Opèra-Comique nel 1875 ciricordano che Bizet scrisse per 32 archi, legni a due (com-presi ottavino e corno inglese), 4 corni, 2 trombe, 3 trombo-ni, arpa, timpani e percussioni (triangolo, piatti, grancassa,tamburo a cassa chiara, tamburo basco e nacchere): a parteottavino, corno inglese, percussioni e l’arpa, è l’organico diuna sinfonia di Haydn non di un’opera della “GiovaneScuola”. In questo senso, arruolando Carmen tra gli epigo-ni (anzi archetipi, per rispettare la cronologia) del verismomelodrammatico, complice la trasformazione in recitatividei dialoghi parlati, la traduzione italiana (adottata fin dal1876 da Celestine Galli Marié prima Carmen, e subito dopoda tutti i teatri del mondo) e interpreti dalla voce grossa,siamo stati imbrogliati per oltre un secolo.L’eleganza e l’asciuttezza della musica coincidono con lecaratteristiche della novella che ispirò Bizet. Scritta nel1845, Carmen fu organizzata da Prosper Merimée entro unacornice letteraria e scientifica (un’improbabile cronacaturistico-archeologica) in modo da rimarcare l’opposizionetra l’artefatto mondo intellettuale borghese cui l’autoreapparteneva (e cui si rivolgeva), e la “diversità” della zin-gara e del suo universo: naturale, primitivo, quasi selvaggioma autentico e, a suo modo, candido. Nel passaggio danovella a libretto d’opera, con Henri Meilhac (che si occu-pò dei dialoghi) e Ludovic Halévy (parti cantate), la miglio-re coppia di teatranti su piazza, collaborò anche Bizet. Nonsappiamo in che misura, al di là di quanto testimoniato daparole e osservazioni aggiunte a penna sulle bozze dellibretto. Ma di sua mano sono i versi definitivi dell’habane-ra (sostituì ad esempio l’originale «tant pis pour toi!» con«prends garde à toi») e la Scena delle carte, autoritrattoperfetto della zingara e cuore dell’opera. Al terzetto Bizetassociò una musica rituale e concentrica, cupa e sprofon-dante: sull’assorto recitativo-formula esorcistica di Carmen

che scopre le carte e ne riepiloga l’anima, alita un soffiofreddo di magia e ancestralità presaga, così come nel rac-conto e nell’opera Carmen spande un’aura “maledetta”stregante. Il lancio del fiore a Don Josè ha il senso e il ruoloteatrale di una diabolica cerimonia iniziatica: un vero e pro-prio incantamento d’amore che solo la morte potrà esorciz-zare. Il libretto di Carmen mantenne e rafforzò il realismo e l’im-postazione fondata sul contrasto tra maschio debole ma pos-sessivo e femmina emancipata. Solo per salvaguardare l’e-conomia operistica tradizionale fu disegnata la doppiatriangolazione amorosa e nella vicenda furono inseritiEscamillo e Micaëla (“tipi” più che personaggi, l’amantefamoso e l’immagine dell’amore puro). Basandosi sulleannotazioni dotte di Mérimée, gli autori elaborarono anchele pittoresche scene di massa necessarie allo stile opéra-comique che includeva couplets e pezzi caratteristici. La“cornice”, come i concertati operettistici e i cori dei con-trabbandieri, in Carmen sono teatro e drammaturgia noncomplementi d’arredamento sonoro. Ad esempio il coloremilitaresco scandisce il dramma d’onore di Don José e nelII atto suscita – intrecciando la voce-canto seduttivo diCarmen (il piacere) e la voce-strumento della ritirata (ildovere) – uno dei passaggi musicali più intriganti della par-titura. Il clima bohémienne e le tinte inquietamente nottur-ne forniscono il palcoscenico ideale alle apparizioni diCarmen (prima esteriore e pubblico, poi psicologicamenteindividuato e individuale; solo nel finale a dissolvenzeincrociate, le due dimensioni combaceranno). I paesaggisonori spagnoli inscrivono il dramma in un’atmosfera a tonie ritmi violenti, ma la musica «malvagia, raffinata e fatalis-tica resta popolare» (Nietzsche). In Mérimée la tinta gitanaconferì indole atipica e antiromantica all’eroina, mentre aBizet la Spagna servì a evocare una specie di rito collettivodi natura e l’iberismo sonoro fu inventato: usando ritmi emelodie gitane (cioè zingare, non spagnole) usati secondouna concezione del “caratteristico” andaluso non etnico mamusicale che ne coglieva comunque gli umori profondi.Tant’è che per effetto di Carmen e della sua dimensione

130 Carmen

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paesagistica sicura e memorabile, i termini musica gitana,andalusa e spagnola si sono mischiati e hanno offerto unmodello di iberismo musicale artificialmente autentico aicompositori successivi, dentro e fuori Francia: quandoAntonio Gades ha intersecato voci, gesti e danze filologica-mente flamenghe sulla musica di Bizet l’incontro è parsoinevitabile e rivelatore. Il colore, lo spagnolismo, il virtuale folklorismo di Carmensono paesaggi dell’anima, un dato teatrale: artificioso mapoiché siamo a teatro, più “vero” del vero. I comportamen-ti anticonformisti (proto-femministi, secondo alcuni) diCarmen non contraddicono la firma musicale vistosa e van-tata con impudicizia nella prima parte dell’opera: la suc-cessione habanera, chanson, seguidilla, chanson bohè-mienne e romalis colorano la diversità di Carmen, facendocoincidere la nozione di esotismo a quella di erotismo, mala sua anima vera la riconosciamo nelle cupezze rabbiosedel III atto e nel convulso duetto finale. Volutamente sim-metrica, più che in contrasto, è la dimensione femminilematerna e lirica incarnata da Micaëla, figurina degna dellozelante allievo di Gounod che richiama il buon senso bor-ghese tranquillizzando lo spettatore medio dell’Opéra-Comique. Dal punto di vista vocale, per Don Josè Bizet sce-glie una tessitura tenorile centrale che scivola verso il par-lato se sale la tensione e l’emozione, la rabbia che nonesplode e lo stupore. Indeciso tra rassegnata fidanzata incostume navarrese e indocile amante in odore di zolfo, DonJosè è l’ultimo (pallido) eroe romantico; Carmen invece èprotagonista senza avere un’aria amorosa. La noncuranzanei riguardi del rapporto convenzionale (cioè soggettoall’uomo) è dichiarata dal canto rotto, mormorato, ossessivonelle progressioni modulanti e nelle ripetizioni; la lineavocale è priva di effusioni, l’estensione lambisce il decla-mato, il timbro l’androginia. La pittura d’ambiente che scandisce gli avvenimenti e spin-ge in primo piano i sentimenti dei personaggi, isola il fata-le determinismo di Carmen: sottolineate dalla musica, lesue scelte senza vie di mezzo sentimentali appaiono - per laconcezione perbenista - prive di moralità, come quelle di

Lulù. Per questo la sua morte - cercata - non apparve edifi-cante: pochi capirono che solo il coltello assassino dell’a-mante d’un tempo poteva restituirle, per sempre, la libertà- la sua ossessione. Ma il respiro individuale forte diCarmen, non condiviso né solidale, capriccioso e insaziabi-le, esaltante e inquieto, genera anche una malinconia ine-sorabile: nera e lieve come il passo del destino che Carmen,lasciandosi uccidere, non intralcia. Don José invece noncrede alle carte che “ne mentiront pas” (“pour tous lesdeux, la mort!”, avevano detto), perde perché non muore enon ha il coraggio di uccidersi (anzi si costituisce, come ilbravo soldato che era), dimostrando che la forza interioreappartiene a una moderna immagine femminile: padrona dise stessa, non solo femme fatale. Gli uomini sono senti-mentalmente inconsistenti come Escamillo (“légèrmentavec fatuité”, raccomanda Bizet per l’accompagnamentoalla sua entrata) o immaturi: con Don Josè inizia la stagio-ne degli anti-eroi maschili, perdenti a teatro e nella vita.Mentre il personaggio-Carmen sfuggito alla realtà-fittiziadel palcoscenico entra per sempre nel mondo reale: inca-strandosi nella memoria collettiva con la sua verità inattesacome quella dischiusa dall’esplosione del Prélude d’avvioche ognuno ha nell’orecchio anche senza sapere dire comee dove l’ha ascoltato per la prima volta.

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SOGGETTO

ATTO PRIMOUna piazza a Siviglia. I soldati del corpo di guardia, tra cuiil brigadiere Moralès, si rallegrano per il servizio che pre-stano in città. Arriva Micaëla, una giovane ragazza di campagna, in cercadi Don José; i soldati le spiegano che il brigadiere giunge-rà con il prossimo cambio della guardia e tentano di corteg-giarla ma lei se ne va. Cambio della guardia. Giungono Don José e il tenenteZuniga, questi gli chiede notizie sulle operaie della mani-fattura di tabacchi ma egli risponde che non le ha mai guar-date poiché innamorato di Micaëla.Dalla manifattura escono le sigaraie, fra loro c’è Carmenche ammalia Don José gettandogli un fiore, poi si allontanasenza dire una parola. Torna Micaëla, Don José nasconde prontamente quel fiorestregato ed apprende da una lettera consegnatagli dallaragazza che sua madre lo invita a tornare da lei e a sposarela giovane. Scoppia una rissa fra le sigaraie, Don José arresta Carmenaccusata di aver sfregiato un’altra operaia poi, sedotto dallesue parole, la lascia fuggire.

ATTO SECONDOTaverna di Lillas Pastia. Carmen rifiuta le attenzioni deltorero Escamillo e di Zuniga: innamorata di Don José neattende il ritorno. L’uomo, ora libero dalla prigione in cui era stato rinchiusoper la fuga di Carmen, la raggiunge. Nel corso dell’incontroCarmen gli contesta il suo senso dell’onore e Don José lemanifesta la sua gelosia. La donna riesce a placarlo maquando suona la ritirata Don José le spiega che develasciarla: Carmen reagisce schernendolo ed accusandolo di

non provare vero amore. All’arrivo del suo superiore Zuniga che gli intima di andar-sene, Don José reagisce violentemente: a questo punto ècostretto alla diserzione e decide di seguire Carmen ed isuoi amici contrabbandieri.

ATTO TERZOIn una selvaggia regione montuosa, nell’accampamento deicontrabbandieri e degli zingari. Don José si scusa con Carmen per le dure parole che le harivolto, la sigaraia lo respinge decretando che vuole viverelibera ed egli la minaccia.Mercédès, Frasquita e Carmen leggono il loro destino nellecarte: felice per le prime due, funesto per l’altra. Giunge il Dancairo, che dà il segnale di partenza ai con-trabbandieri ed incarica le donne di distrarre i doganieri,suscitando ancora una volta la gelosia di Don José.Arriva Micaëla nel tentativo di portar via da quel luogo ilsuo brigadiere.La venuta di Escamillo, che annuncia a Don José di esserelì per incontrare Carmen, causa lo scontro fra i due, poi iltorero si allontana invitando tutti alla sua prossima corrida. Don José, informato da Micaëla della madre morente, deci-de di seguire la giovane ma prima di partire minacciaCarmen di vendicarsi se non gli sarà fedele.

ATTO QUARTOPlaza de Toros a Siviglia. Tra le ovazioni della folla entra Escamillo che ha al fiancoCarmen. La donna viene messa in guardia dalle sue amichedella presenza di Don José.I due si incontrano: l’uomo supplica Carmen di tornare dalui ma lei con disprezzo lo rifiuta e gli getta ai piedi l’anel-lo che le aveva donato.Geloso e furioso la uccide mentre dalla piazza giungono legrida per la vittoria di Escamillo. Disperato, Don José silascia arrestare senza opporre resistenza.

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134 Carmen

SYNOPSIS

FIRST ACTA square in Seville, Spain. A group of soldiers, among themcorporal Moralès, are whiling away the time and rejoicingover their service to the town. A young peasant girl namedMicaëla comes by, looking for Don José. The soldiers informher that the corporal will arrive after the change of guard. Asthey playfully try to flirt with her, she runs away. As soon asthe guards are changed, Don José and lieutenant Zunigaappear. The latter enquires about the female workers of thecigarette factory but Don José denies ever looking at them, ashe is in love with Micaëla. A group of women starts filing out of the factory. Amongstthem is Carmen, whose beauty strikes Don José and fills himwith delight as the girl throws a rose at him. She then walksaway without saying a word. Micaëla soon comes back andDon José hides the enchanted rose from her. The girl handshim a letter from his mother, who suggests that he comesback to her and marry Micaëla. Moments later, a fight breaksout among the cigarette workers and Don José arrestsCarmen, accused of injuring another woman. However,Carmen charms Don José and persuades him to let her go.

SECOND ACTAt Lillas Pastia’s Inn, Carmen tries to ignore the toreadorEscamillo and lieutenant Zuniga: she is in love with Don Joséand awaits his return. Released from the prison where he waskept for letting Carmen escape, Don José joins her at last.While they talk, Carmen questions Don José’s sense of hon-our and the corporal displays all his jealousy. The womanthen manages to reassure him, but when the bells beat theretreat Don José tells Carmen that time has come for him toquit her. The beautiful gipsy reacts scornfully and accuseshim of not loving her enough. As Zuniga orders him to leave,

Don José defies his commander’s order and is thus forced todesert his regiment. He decides to follow Carmen and his fel-low smugglers.

THIRD ACTUp in the mountainous retreat where the smugglers hide, DonJosé begs Carmen to forgive him for his harsh words. Thegipsy rejects his apologies, she tells him that she wishes to befree from him and, as a response to such an assertion, DonJosé threatens her. Mercédès, Frasquita and Carmen telltheir fortunes with a deck of cards: the first two will lead ahappy life, whereas for Carmen and José the cards spelldeath.Dancairo comes by to announce that the time is ripe for thesmugglers’ departure. He also asks all women to distract thecustoms officers and, by so doing, he inflames Don José’sjealousy again. Micaëla, unseen by all, arrives at the smug-glers’ retreat to try and rescue his beloved one. WhenEscamillo also arrives, telling Don José that he is there tomeet Carmen, the two engage in a fight. The toreador thenwithdraws, inviting everybody to go and see him at the nextbullfight.Informed by Micaëla that his old mother is dying, Don Josédecides to follow her, but before leaving he threatens Carmenthat he will take revenge if she is unfaithful to him.

FOURTH ACTPlaza de Toros, Seville. Among the excited crowd who are cheering him, Escamilloappears with Carmen at his side. The girl’s friends warn herthat Don José has been seen in the crowd and, a few momentslater, the two actually come upon each other. Don José begsher to go back to him but she scornfully rejects his offer andthrows at his feet the ring he had given her. Mad with rage and jealousy, Don José kills Carmen while thecrowd is heard cheering Escamillo. Seized by despair, DonJosé lets his fellow officers take him to prison.

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135Soggetto

DIE HANDLUNG

ERSTER AKTEin Marktplatz in Sevilla. Die Soldaten der Wache freuensich über ihre Arbeit in der Stadt. Unter ihnen befindet sichauch der Offizier Moralés. Michaela trifft hinzu. Sie ist einjunges Mädchen vom Land und sucht Don José. DieSoldaten erklären ihr, dass er beim nächsten Wachwechselkommen wird und versuchen, dem Mädchen den Hof zumachen, aber sie geht weg. - Wachwechsel. Don José undder Leutnant Zuniga kommen. Zuniga fragt Don José, waser von den Arbeiterinnen der Tabakfabrik hält. Dieser hatdie jungen Frauen noch nie angeschaut, da er in Michaelaverliebt ist. Die Arbeiterinnen kommen aus der Fabrik.Unter ihnen ist Carmen, die Don José bezaubert. Sie wirftihm eine Blume zu und geht dann, ohne ein Wort zu sagen.Michaela kommt zurück. Don José versteckt die Blumehastig und erfährt aus einem Brief seiner Mutter, der ihmvon Michaela überbracht wird, dass diese sich wünscht, ermöge heimkommen und Michaela heiraten. DieArbeiterinnen streiten sich lautstark, es kommt zuHandgreiflichkeiten. Don José nimmt Carmen fest, dieangeklagt wird eine andere Arbeiterin verletzt zu haben –er lässt sich allerdings verführen und verhilft ihr zurFlucht.

ZWEITER AKTIn der Taverne von Lillas Pastia. Carmen weist dieAufmerksamkeiten seitens Zunigas und des TorrerosEscamillo zurück. Sie ist in Don José verliebt und wartetauf dessen Rückkehr. Nachdem er seine Strafe für ihreBefreiung im Gefängnis abgebüßt hat, folgt er ihr. Bei ihremersten Treffen wirft sie ihm vor, sein Ehrenkodex seielächerlich und er weist dies eifersüchtig zurück. Sie kannihn beruhigen, als aber der Zapfenstreich geblasen wird,

erklärt er ihr, nun gehen zu müssen. Carmen verhöhnt ihndaraufhin und wirft ihm vor, sie nicht wirklich zu lieben.Bei der Ankunft seines Vorgesetzten Zuniga, der ihmbefiehlt in die Kaserne zu gehen, reagiert er gewaltsam undist nun gezwungen zu desertieren und Carmen und ihrenSchmugglerfreunden zu folgen.

DRITTER AKT - In einer wilden Berggegend, im Lager derSchmuggler und Zigeuner. Don José bittet Carmen wegenseiner harten Worte um Verzeihung. Die Frau weist ihnzurück, sagt ihm, sie wolle frei sein. Er bedroht sie darauf-hin. Mercédès, Frasquita und Carmen lesen ihr Schicksalaus den Karten. Für die ersten beiden kündigt sich Glückund Freude an, für Carmen eine dunkle Zukunft. Dancaïrokommt hinzu, gibt den Schmugglern das Signal zumAufbruch und trägt den Frauen auf, die Zöllner abzulen-ken, was wieder einmal Don Josés Eifersucht provoziert.Michaela trifft ein, um ihren Offizier dazu zu bringen, mitihr zu gehen. Als aber auch noch Escamillo kommt, dersagt, er seie Carmens halber dort, bricht ein gewaltsamerStreit zwischen den beiden aus. Der Torrero geht schließ-lich und lädt alle zu seiner Corrida ein. Als Don José nunvon Michaela erfährt, dass seine Mutter im Sterben liegt,beschließt er endlich, ihr zu folgen.

VIERTER AKTPlaza de Toros in Sevilla. Unter begeistertem Applaus ziehtEscamillo ein – an seiner Seite Carmen. Ihre Freundinnenwarnen ihn vor Don José, der sich in der Menge versteckt.Endlich trifft er sie und fleht sie an, zu ihm zurückzukeh-ren. Angewidert weist sie ihn zurück und wirft ihm denRing vor die Füsse, den er ihr geschenkt hatte. Völlig ent-fesselt vor Eifersucht bringt er sie um, während aus derArena die Siegesschreie für escamillo tönen. Verzweifeltlässt sich Don José widerstandslos abführen.

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À l’arrivée de son supérieur Zuniga, qui lui intime de s’enaller, Don José réagit avec violence: donc il est contraint àdéserter et il decide de suivre Carmen et ses amis contre-bandiers.

ACTE TROISIÈMEUne région sauvage de montagne, dans le camp des contre-bandiers et des bohémiens. Don Josè demande pardon àCarmen pour ses mots si durs. La cigarière le repousse, enréclamant qu’elle veut sa liberté et il la menace.Mercédès, Frasquita et Carmen tirent les cartes et ellesdécouvrent leur destin, hereux pour les deux premières,funeste pour Carmen.Dancario arrive; il donne le signal du depart aux contra-bandiers et il charge les femmes de distraire les doganiers,en réveillant encore une fois la jalousie de Don José.Micaëla arrive pour éloigner de cet endroit son brigadier.L’arrivée d’Escamillo, qui annonce à Don José d’être venupour rencontrer Carmen, provoque une querelle entre lesdeux; ensuite le torero s’eloigne en invitant tous à sa pro-chaine corrida.Don José, en ayant su par Micaëla que sa mère est en trainde mourir, décide de suivre la jeune fille mais, avant departir, il menace Carmen de se venger, si elle ne lui resterapas fidèle.

ACTE QUATRIÈMEPlaza de toros à Séville.Parmi les ovations de la foule, entre Escamillo avecCarmen. Les amies de la femme la mettent en garde sur laprésence de Don José. Les deux se rencontrent: l’hommesupplie Carmen de retourner à lui, mais elle refuse avecmépris et jette à ses pieds la bague qu’il lui avait donné.Don Josè, jaloux et furieux, la tue, en même temps qu’onentend venir de la place les cris de la foule, pour la victoi-re de Escamillo.Don José, désespéré, se lasse emprisonner sans aucunerésistence.

136 Carmen

SSUUJJEETT

ACTE PREMIER Une place à Séville. Les soldats de la garde, parmis les-quels le brigadier Moralès, se réjouissent du service qu’ilsfont dans la ville.Micaëla, une jeune fille de campagne, arrive à la rechercede Don José; les soldats lui expliquent que le brigadier vabientôt venir, avec la relève de la garde et ils tentent de laséduire, mais elle s’échappe.La relève de la garde. Don José et le lieutenant Zuniga arri-vent; Zuniga interroge Don José sur les ouvrières de lamanufacture de tabac, mais il répond qu’il ne les a jamaisregardées, puisqu’il est amoureux de Micaëla.Les cigarières sortent de la manufacture; parmi elles il y aCarmen, qui enchante Don José, en lui lançant une fleur;après elle s’éloigne silencieusement. Micaëla rentre. DonJosé cache rapidement la fleur ensorcelée et il apprend, parune lettre lui remise par la fille, que sa mère l’invite à ren-trer chez elle et à se marier avec la jeune fille.Une bagarre éclate parmi les cigarières; Don José arrêteCarmen, accusée d’avoir balafré une autre cigarière; mais,séduit par ses mots, il la laisse s’échapper.

ACTE DEUXIÈMELa taverne de Lillas Pastia. Carmen refuse les attentions dutorero Escamillo et de Zuniga: elle aime Don José et elleattend son retour.L’homme, sorti de la prison où il avait été enfermé pour lafuite de Carmen, la rejoint. Pendant la rencontre, Carmenlui conteste son sens de l’honneur et Don José lui manifes-te sa jalousie. La femme réussit à l’apaiser, mais lorsque laretraite sonne, Don José lui explique qu’il doit la laisser:Carmen réagit en se moquant de lui et en l’accusant de nepas être amoureux d’elle.

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Acte premier

ChoeurSur la place chacun passe, chacun vient, chacun va; drôles de gens que ces gens-là! Drôles de gens! Drôles de gens!

MoralèsA la porte du corps de garde, pour tuer le temps, on fume, on jase, l’on regarde passer les passants. Sur la place chacun passe, chacun vient, chacun va;

ChoeurSur la place chacun passe, chacun vient, chacun va; drôles de gens que ces gens-là! Drôles de gens! Drôles de gens!

MoralèsDrôles de gens! Drôles de gens!

MoralèsRegardez donc cette petite qui semble vouloir nous parler... Voyez! Elle tourne... elle hésite...

ChoeurA son secours il faut aller!

MoralèsQue cherchez-vous, la belle?

MicaëlaMoi, je cherche un brigadier.

MoralèsJe suis là... Voilà!

MicaëlaMon brigadier, à moi, s’appelle Don José... le connaissez-vous?

MoralèsDon José! Nous le connaissons tous.

MicaëlaVraiment!? Est-il avec vous, je vous prie?

MoralèsIl n’est pas brigadier dans notre compagnie.

MicaëlaAlors, il n’est pas là?...

MoralèsNon, ma charmante, il n’est pas là, mais tout à l’heure il y sera. Oui, tout à l’heure il y sera. Il y sera, quand la garde montante remplacera la garde descendante.

Tous Il y sera, quand la garde montante remplacera la garde descendante.

MoralèsMais en attendant qu’il vienne,

139

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voulez-vous, la belle enfant, voulez-vous prendre la peine d’entrer chez nous un instant?

MicaëlaChez vous?

ChoeurChez nous!

MicaëlaNon pas, non pas! Grand merci, messieurs les soldats.

MoralèsEntrez sans crainte, mignonne, je vous promets qu’on aura pour votre chère personne tous les égards qu’il faudra.

MicaëlaJe n’en doute pas, cependant, je reviendrai je reviendrai, c’est plus prudent. Je reviendrai, quand la garde montante remplacera la garde descendante.

Moralès et les soldatsIl faut rester car la garde montante va remplacer la garde descendante.

MoralèsVous resterez!

MicaëlaNon pas, non pas!

Moralès et les soldatsVous resterez, vous resterez, vous resterez, oui, vous resterez, vous resterez!

MicaëlaNon pas! Non pas! Non! Non!... Au revoir, messieurs les soldats!

MoralèsL’oiseau s’envole... On s’en console... Reprenons notre passe-temps et regardons passer les gens.

ChoeurSur la place chacun passe, chacun vient, chacun va; drôles de gens que ces gens-là! Drôles de gens! Drôles de gens!

Moralès et les soldatsDrôles de gens! Drôles de gens! Drôles de gens!

Choeur des gaminsAvec la garde montante, nous arrivons, nous voilà! Sonne, trompette éclatante! Ta ra ta ta, ta ra ta ta. Nous marchons, la tête haute, comme de petits soldats, marquant, sans faire de faute, une, deux, marquant le pas, les épaules en arrière et la poitrine en dehors, les bras de cette manière, tombant tout le long du corps. Avec la garde montante, nous arrivons, nous voilà! Sonne, trompette éclatante! Ta ra ta ta, ta ra ta ta. Nous marchons, la tête haute, comme de petits soldats,

140 Carmen

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marquant, sans faire de faute, une, deux, marquant le pas, les épaules en arrière et la poitrine en dehors, les bras de cette manière, tombant tout le long du corps. Nous arrivons, nous voilà! Ta ra ta ta, ta ra ta ta.

MoralèsUne jeune fille charmante vient de nous demander si tu n’étais pas là. Jupe bleue et nattes tombantes.

JoséCe doit être Micaëla!

Les gaminsEt la garde descendante rentre chez elle et s’en va. Sonne, trompette éclatante! Ta ra ta ta, ta ra ta ta. Nous marchons, la tête haute, comme de petits soldats, marquant, sans faire de faute, une, deux, marquant le pas. Ta ra ta ta, ta ra ta ta, etc.

ZunigaC’est bien là, n’est-ce pas, dans ce grand bâtiment, que travaillent les cigarières?

JoséC’est là, mon officier, et bien certainement on ne vit nulle part filles aussi légères.

ZunigaMais au moins, sont-elles jolies?

JoséMon officier, je n’en sais rien, et m’occupe assez peu de ces galanteries.

ZunigaCe qui t’occupe, ami, je le sais bien. Une jeune fille charmante qu’on appelle Micaëla. Jupe bleue et nattes tombantes. Tu ne réponds rien à cela?

JoséJe réponds que c’est vrai, je réponds que je l’aime. Quant aux ouvrières d’ici, quant à leur beauté, les voici! Et vous pouvez juger vous-même.

ChoeurLa cloche a sonné, nous, des ouvrières nous venons ici guetter le retour; et nous vous suivrons, brunes cigarières, en vous murmurant des propos d’amour... Voyez-les! Regards impudents, mine coquette! Fumant toutes, du bout des dents, la cigarette.

Le cigarièresDans l’air, nous suivons des yeux la fumée, qui vers les cieux monte parfumée; cela monte gentiment à la tête, tout doucement cela vous met l’âme en fête! Le doux parler des amants, c’est fumée! Leurs transports et leur serments,

141Acte premier

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c’est fumée! Oui, c’est fumée, c’est fumée.

Les jeunes gensSans faire les cruelles, écoutez-nous, les belles, vous que nous adorons, que nous idolâtrons.

Le cigarièresDans l’air, nous suivons des yeux la fumée, la fumée. Dans l’air, nous suivons des yeux la fumée qui monte en tournant vers les cieux! La fumée! La fumée!

ChoeurMais nous ne voyons pas la Carmencita!

Les cigarières et les jeunes gensLa voilà! La voilà! La voilà! Voilà la Carmencita!

Les jeunes gensCarmen! Sur tes pas nous nous pressons tous! Carmen! Sois gentille: au moins réponds-nous, et dis-nous quel jour tu nous aimeras. Carmen, dis-nous quel jour tu nous aimeras!

CarmenQuand je vous aimerai? Ma foi, je ne sais pas!... Peut-être jamais, peut-être demain; mais pas aujourd’hui... C’est certain. L’amour est un oiseau rebelle que nul ne peut apprivoiser, et c’est bien en vain qu’on l’appelle, s’il lui convient de refuser. Rien n’y fait, menace ou prière, l’un parle bien, l’autre se tait;

et c’est l’autre que je préfère, il n’a rien dit, mais il me plaît.

ChoeurL’amour est un oiseau rebelle que nul ne peut apprivoiser, et c’est bien en vain qu’on l’appelle, s’il lui convient de refuser.

CarmenL’amour est enfant de Bohême, il n’a jamais connu de loi; si tu ne m’aimes pas, je t’aime; si je t’aime, prends garde à toi!

ChoeurPrends garde à toi!

CarmenSi tu ne m’aimes pas, si tu ne m’aimes pas, je t’aime.

ChoeurPrends garde à toi!

CarmenMais si je t’aime, si je t’aime, prends garde à toi!

ChoeurL’amour est enfant de Bohême, il n’a jamais connu de loi; si tu ne m’aimes pas, je t’aime; si je t’aime, prends garde à toi! Prends garde à toi!

CarmenL’oiseau que tu croyais surprendre battit de l’aile et s’envola;

142 Carmen

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l’amour est loin, tu peux l’attendre; tu ne l’attends plus, il est là! Tout autour de toi, vite, vite, il vient, s’en va, puis il revient; tu crois le tenir, il t’évite; tu crois l’éviter, il te tient!

ChoeurTout autour de toi, vite, vite, il vient, s’en va, puis il revient; tu crois le tenir, il t’évite; tu crois l’éviter, il te tient!

CarmenL’amour est enfant de Bohême, il n’a jamais connu de loi; si tu ne m’aimes pas, je t’aime; si je t’aime, prends garde à toi!

ChoeurPrends garde à toi!

CarmenSi tu ne m’aimes pas, si tu ne m’aimes pas, je t’aime.

ChoeurPrends garde à toi!

CarmenMais si je t’aime, si je t’aime, prends garde à toi!

ChoeurL’amour est enfant de Bohême, il n’a jamais connu de loi; si tu ne m’aimes pas, je t’aime; si je t’aime, prends garde à toi!

CarmenSi tu ne m’aimes pas, si tu ne m’aimes pas, je t’aime.

ChoeurPrends garde à toi!

CarmenMais si je t’aime, si je t’aime, prends garde à toi!

Les jeunes gensCarmen! Sur tes pas nous nous pressons tous! Carmen! Sois gentille, au moins réponds-nous! Réponds-nous! Réponds-nous! Carmen! Sois gentille, au moins réponds-nous!

CarmenEh! Compère, qu’est-ce que tu fais là?

ChoeurL’amour est enfant de Bohême, il n’a jamais connu de loi; si tu ne m’aimes pas, je t’aime; si je t’aime, prends garde à toi!

JoséQuels regards! Quelle effronterie!… Cette fleur-là m’a fait l’effet d’une balle qui m’arrivait… Le parfum en est fort, et la fleur est jolie, et la femme, s’il est vraiment des sorcières, c’en est une certainement.

MicaëlaJosé!

JoséMicaëla!…

143Acte premier

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MicaëlaMe voici!…

JoséQuelle joie!

MicaëlaC’est votre mère qui m’envoie…

JoséParle-moi de ma mère! Parle-moi de ma mère!

MicaëlaJ’apporte de sa part, fidèle messagère, cette lettre!

JoséUne lettre.

MicaëlaEt puis un peu d’argent, pour ajouter à votre traitement. Et puis...

JoséEt puis?...

MicaëlaEt puis... vraiment je n’ose!... Et puis... encore une autre chose qui vaut mieux que l’argent, et qui, pour un bon fils, aura sans doute plus de prix.

JoséCette autre chose, quelle est-elle? Parle donc...

MicaëlaOui, je parlerai. Ce que l’on m’a donné, je vous le donnerai. Votre mère avec moi sortait de la chapelle, et c’est alors qu’en m’embrassant: «Tu vas, m’a-t-elle dit, t’en aller à la ville: la route n’est pas longue; une fois à Séville tu chercheras mon fils, mon José, mon enfant! Et tu lui diras que sa mère songe nuit et jour à l’absent, qu’elle regrette et qu’elle espère, qu’elle pardonne et qu’elle attend. Tout cela, n’est-ce pas? Mignonne, de ma part tu le lui diras; et ce baiser que je te donne, de ma part tu le lui rendras».

JoséUn baiser de ma mère!...

MicaëlaUn baiser pour son fils!...

JoséUn baiser de ma mère!...

MicaëlaUn baiser pour son fils!... José, je vous le rends, comme je l’ai promis!

JoséMa mère, je la vois! Je revois mon village! Ô souvenirs d’autrefois, doux souvenirs du pays!... Vous remplissez mon coeur de force et de courage! Ô souvenirs chéris! Ma mère, je la vois, je revois mon village!

JoséMa mère, je la vois, je revois mon village!

144 Carmen

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Je te revois, ô mon village! Doux souvenirs, souvenirs du pays, vous remplissez mon coeur de courage. Doux souvenirs, ô souvenirs chéris, je revois mon village! Ô souvenirs chéris! Vous me rendez tout mon courage. Ô souvenirs du pays!

MicaëlaSa mère, il la revoit, il revoit son village! Il te revoit, ô ton village! Doux souvenirs, souvenirs du pays, vous remplissez son coeur de courage, doux souvenirs, ô souvenirs chéris, il revoit son village! Vous lui rendez tout son courage. Ô souvenirs du pays!

JoséReste-là maintenant, pendant que je lirai.

MicaëlaLisez, puis je reviendrai.

JoséTu reviendras?

MicaëlaJe reviendrai.

JoséNe crains rien, ma mère, ton fils t’obéira, fera ce que tu dis. J’aime Micaëla, je la prendrai pour femme. Quant à tes fleurs, sorcière infâme!…

ZunigaQue se passe-t-il donc là-bas?

Le cigarièresAu secours! N’entendez-vous pas? Au secours! Messieurs les soldats!

Premier groupeC’est la Carmencita!

Deuxième groupeNon pas, ce n’est pas elle.

Premier groupeC’est elle!

Deuxième groupePas du tout!

Premier groupeSi fait, si fait, c’est elle! Elle a porté les premiers coups!

Toutes les femmesNe les écoutez pas, monsieur! Écoutez-nous! Écoutez-nous! Écoutez-nous, monsieur, écoutez-nous!

Premier groupeLa Manuelita disait, et répétait à voix haute qu’elle achèterait sans faute un âne qui lui plaisait.

Deuxième groupeAlors la Carmencita, railleuse à son ordinaire, dit: un âne, pour quoi faire? Un balai te suffira.

Premier groupeManuelita riposta

145Acte premier

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et dit à sa camarade: pour certaine promenade, mon âne te servira!

Deuxième groupeEt ce jour-là tu pourras à bon droit faire la fière, deux laquais suivront derrière t’émouchant à tour de bras.

Toutes les femmesLà-dessus, toutes les deux se sont prises aux cheveux!...

ZunigaAu diable tout ce bavardage!... Prenez, José, deux hommes avec vous, et voyez là-dedans qui cause ce tapage!

Premier groupeC’est la Carmencita!

Deuxième groupeNon, non, ce n’est pas elle!

Premier groupeSi fait, si fait, c’est elle!

Deuxième groupePas du tout!

Premier groupeElle a porté les premiers coups!

ZunigaHolà! Éloignez-moi toutes ces femmes-là!

Toutes les femmesMonsieur! Monsieur!

Ne les écoutez pas! Monsieur, écoutez-nous!

Premier groupeC’est la Carmencita qui porta les premiers coups!

Deuxième groupeC’est la Manuelita qui porta les premiers coups!

Premier groupeLa Carmencita!

Deuxième groupeLa Manuelita!

Premier groupeSi! Si! Si! Si! Elle a porté les premiers coups! C’est la Carmencita!

Deuxième groupeNon! Non! Non! Non! Elle a porté les premiers coups! C’est la Manuelita!

JoséMon officier, c’était une querelle, des injures d’abord, puis à la fin des coups: une femme blessée.

ZunigaEt par qui?

JoséMais par elle.

ZunigaVous entendez; que nous répondrez-vous?

CarmenTra la la la la la la la coupe-moi, brûle-moi,

146 Carmen

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je ne te dirai rien; tra la la la la la la je brave tout le feu, le fer et le ciel même.

ZunigaFais-nous grâce de tes chansons et, puis l’on t’a dit de répondre, réponds!

CarmenTra la la la la la la la mon secret, je le garde, et je le garde bien! Tra la la la la la la j’en aime un autre et meurs en disant que je l’aime.

ZunigaPuisque tu le prends sur ce ton, tu chanteras ton air aux murs de la prison. La peste! Décidément, vous avez la main leste. C’est dommage, c’est grand dommage, car elle est gentille vraiment, mais il faut bien la rendre sage: attachez ces deux jolis bras.

CarmenOù me conduirez-vous?…

JoséÀ la prison, et je n’y puis rien faire.

CarmenVraiment, tu n’y peux rien faire?

JoséNon, rien, j’obéis à mes chefs.

CarmenEh bien! Moi, je sais bien qu’en dépit de tes chefs eux-mêmes,

tu feras tout ce que je veux, et cela, parce que tu m’aimes.

JoséMoi, t’aimer!

CarmenOui, José, la fleur dont je t’ai fait présent, tu sais, la fleur de la sorcière, tu peux la jeter maintenant, le charme opère!

JoséNe me parle plus, tu m’entends, ne parle plus, je le défends!

CarmenPrès des remparts de Séville chez mon ami Lillas Pastia, j’irai danser la séguedille et boire du Manzanilla! J’irai chez mon ami Lillas Pastia! Oui, mais toute seule on s’ennuie, et les vrais plaisirs sont à deux; donc pour me tenir compagnie j’emmènerai mon amoureux! Mon amoureux... il est au diable... Je l’ai mis à la porte hier! Mon pauvre coeur, très consolable, mon coeur est libre comme l’air! J’ai des galants à la douzaine, mais ils ne sont pas à mon gré; voici la fin de la semaine: qui veut m’aimer? Je l’aimerai! Qui veut mon âme?... Elle est à prendre! Vous arrivez au bon moment! Je n’ai guère le temps d’attendre, car avec mon nouvel amant,

147Acte premier

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près des remparts de Séville chez mon ami Lillas Pastia, j’irai danser la séguedille et boire du Manzanilla. Oui, j’irai chez mon ami Lillas Pastia!

JoséTais-toi! Je t’avais dit de ne pas me parler!

CarmenJe ne te parle pas, je chante pour moi-même!... Et je pense! Il n’est pas défendu de penser! Je pense à certain officier, je pense à certain officier qui m’aime, et qu’à mon tour... je pourrais bien aimer!

JoséCarmen!

CarmenMon officier n’est pas un capitaine, pas même un lieutenant il n’est que brigadier; mais c’est assez pour une Bohémienne, et je daigne m’en contenter!

JoséCarmen, je suis comme un homme ivre, si je cède, si je te livre, ta promesse, tu la tiendras... Ah! Si je t’aime, tu m’aimeras!

CarmenOui...

JoséChez Lillas Pastia...

CarmenNous danserons... la séguedille...

JoséTu le promets!... Carmen...

CarmenEn buvant du Manzanilla...

JoséTu le promets!...

CarmenAh!... Près des remparts de Séville, chez mon ami Lillas Pastia, nous danserons la séguedille et boirons du Manzanilla. Tra la la...

JoséLe lieutenant!… Prenez garde.

ZunigaVoici l’ordre; partez et faites bonne garde.

CarmenEn chemin je te pousserai... Aussi fort que je le pourrai... Laisse-toi renverser... le reste me regarde...

CarmenL’amour est enfant de Bohême, il n’a jamais connu de loi; si tu ne m’aimes pas, je t’aime; si je t’aime, prends garde à toi!

148 Carmen

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Acte deuxième

CarmenLes tringles des sistres tintaient avec un éclat métallique, et sur cette étrange musique les zingarellas se levaient, tambours de basque allaient leur train, et les guitares forcenées grinçaient sous des mains obstinées, même chanson, même refrain!... Tra la la...

Carmen, Frasquita et MercedesTra la la...

CarmenLes anneaux de cuivre et d’argent reluisaient sur les peaux bistrées d’orange ou de rouge zébrées; les étoffes flottaient au vent; la danse au chant se mariait, d’abord indécise et timide, plus vive ensuite et plus rapide... Cela montait, montait, montait! Tra la la...

Carmen, Frasquita et MercedesTra la la...

CarmenLes bohémiens à tour de bras, de leurs instruments faisaient rage, et cet éblouissant tapage

ensorcelait les zingaras! Sous le rythme de la chanson, ardentes, folles, enfiévrées, elles se laissaient, enivrées, emporter par le tourbillon! Tra la la...

FrasquitaMonsieur Pastia me dit...

ZunigaQue nous veut-il encore maître Pastia?

FrasquitaIl dit que le Corrégidor veut que l’on ferme l’auberge.

ZunigaEh bien, nous partirons, vous viendrez avec nous.

FrasquitaNon pas nous, nous restons.

ZunigaEt toi, Carmen? tu ne viens pas? Ce soldat l’autre jour emprisonné pour toi...

CarmenQu’a-t-on fait de ce malheureux?

ZunigaMaintenant il est libre!

CarmenIl est libre! Tant mieux. Bonsoir, messieurs nos amoureux!

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Carmen, Frasquita et MercedesBonsoir, messieurs nos amoureux!

ChoeurVivat! Vivat le torero! Vivat! Vivat Escamillo! Vivat! Vivat! Vivat!

ZunigaUne promenade aux flambeaux! C’est le vainqueur des courses de Grenade. Voulez-vous avec nous boire, mon camarade, à vos succès anciens, à vos succès nouveaux?

ChoeurVivat! Vivat le torero! Vivat! Vivat Escamillo! Jamais homme intrépide n’a, par un coup plus beau, d’une main plus rapide, terrassé le taureau! Vivat! Vivat le torero! Vivat! Vivat Escamillo!

EscamilloVotre toast, je peux vous le rendre, señors, car avec les soldats, oui, les toreros peuvent s’entendre; pour plaisir ils ont les combats! Le cirque est plein, c’est jour de fête! Le cirque est plein du haut en bas; les spectateurs perdent la tête, les spectateurs s’interpellent à grands fracas! Apostrophes, cris et tapage poussés jusqu’à la fureur! Car c’est la fête du courage! C’est la fête des gens de coeur!

Allons en garde! Allons! Allons! Ah! Toréador, en garde! Toréador, toréador! Et songe bien, oui, songe en combattant, qu’un oeil noir te regarde et que l’amour t’attend! Toréador, l’amour, l’amour t’attend!

TousToréador, en garde! Toréador, toréador! Et songe bien, oui, songe en combattant, qu’un oeil noir te regarde et que l’amour t’attend! Toréador, l’amour, l’amour t’attend!

EscamilloTout d’un coup on a fait silence... On fait silence... ah! Que se passe-t-il? Plus de cris, c’est l’instant! Le taureau s’élance en bondissant hors du toril... il s’élance! Il entre, il frappe!... Un cheval roule, entraînant un picador... «Ah! Bravo! Toro!»... Hurle la foule, le taureau va... il vient... et frappe encore! En secouant ses banderilles, plein de fureur, il court! Le cirque est plein de sang! On se sauve!... On franchit les grilles!... C’est ton tour maintenant! Allons en garde! Allons! Allons! Ah! Toréador, en garde! Toréador, toréador! Et songe bien, oui, songe en combattant, qu’un oeil noir te regarde et que l’amour t’attend! Toréador, l’amour, l’amour t’attend!

152 Carmen

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TousToréador, en garde! Toréador, toréador! Et songe bien, oui, songe en combattant, qu’un oeil noir te regarde et que l’amour t’attend! Toréador, l’amour, l’amour t’attend!

MercedesL’amour!

EscamilloL’amour!

FrasquitaL’amour!

EscamilloL’amour!

CarmenL’amour!

EscamilloL’amour!

TousToréador, toréador! L’amour t’attend!

EscamilloLa belle, un mot: comment t’appelle-t-on? Dans mon premier danger, je veux dire ton nom.

CarmenCarmen! Carmencita! Cela revient au même.

EscamilloSi l’on te disait que l’on t’aime…

CarmenJe répondrais qu’il ne faut pas m’aimer.

EscamilloCette réponse n’est pas tendre. Je me contenterai d’espérer et d’attendre.

CarmenIl est permis d’attendre, il est doux d’espérer.

ZunigaPuisque tu ne viens pas, Carmen, je reviendrai.

CarmenEt vous aurez grand tort!

ZunigaBah! Je me risquerai.

FrasquitaEh bien! Vite, quelles nouvelles?

Le DancaïrePas trop mauvaises, les nouvelles. Et nous pouvons encore faire quelques beaux coups, mais nous avons besoin de vous…

Frasquita, Mercedes et CarmenBesoin de nous?

Le DancaïreOui, nous avons besoin de vous. Nous avons en tête une affaire...

Mercedes et FrasquitaEst-elle bonne, dites-nous?

Le DancaïreElle est admirable, ma chère; mais nous avons besoin de vous!

153Acte deuxième

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Le RemendadoOui, nous avons besoin de vous!

CarmenDe nous?

Le DancaïreDe vous!

FrasquitaDe nous?

Le RemendadoDe vous!

MercedesDe nous?

Frasquita, Mercedes et CarmenQuoi! Vous avez besoin de nous?

Le Remendado et le DancaïreOui, nous avons besoin de vous! Car nous l’avouons humblement, et fort respectueusement. Quand il s’agit de tromperie, de duperie, de volerie, il est toujours bon, sur ma foi, d’avoir les femmes avec soi, et sans elles, mes toutes belles, on ne fait jamais rien de bien!

Frasquita, Mercedes et CarmenQuoi! Sans nous jamais rien de bien?

Le Remendado et le DancaïreN’êtes-vous pas de cet avis?

Frasquita, Mercedes et CarmenSi fait, je suis de cet avis. Si fait vraiment, je suis de cet avis.

Tous les cinqQuand il s’agit de tromperie, de duperie, de volerie, il est toujours bon, sur ma foi, d’avoir les femmes avec soi, et sans elles, les toutes belles, on ne fait jamais rien de bien! Quand il s’agit de tromperie, de duperie, de volerie, il est toujours bon, sur ma foi, d’avoir les femmes avec soi, oui, sur ma foi, sur ma foi, il est toujours, toujours bon d’avoir les femmes avec soi!

Le DancaïreC’est dit, alors: vous partirez?

Frasquita puis MercedesQuand vous voudrez.

Le RemendadoMais... tout de suite.

CarmenAh! Permettez... permettez! S’il vous plaît de partir... partez, mais je ne suis pas du voyage. Je ne pars pas... je ne pars pas!

154 Carmen

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Le Dancaïre et le RemendadoCarmen, mon amour, tu viendras, et tu n’auras pas le courage de nous laisser dans l’embarras.

CarmenJe ne pars pas... je ne pars pas!

Mercedes et FrasquitaAh! Ma Carmen, tu viendras.

Le DancaïreMais au moins la raison, Carmen, tu la diras!

Frasquita, Mercedes, le Dancaïre et le RemendadoLa raison! La raison! La raison! La raison!

CarmenJe la dirai certainement.

Frasquita, Mercedes, le Dancaïre et le RemendadoVoyons! Voyons! Voyons! Voyons!

CarmenLa raison, c’est qu’en ce moment...

Le Dancaïre et le RemendadoEh bien?

Frasquita et MercedesEh bien?

CarmenJe suis amoureuse!

Le Dancaïre et le RemendadoQu’a-t-elle dit? Qu’a-t-elle dit?

Frasquita et MercedesElle dit qu’elle est amoureuse!

Frasquita, Mercedes, le Dancaïre et le RemendadoAmoureuse! Amoureuse!

Le DancaïreVoyons, Carmen, soit sérieuse!

CarmenAmoureuse à perdre l’esprit!

Le Dancaïre et le RemendadoLa chose, certes, nous étonne, mais ce n’est pas le premier jour où vous aurez su, ma mignonne, faire marcher de front le devoir et l’amour.

CarmenMes amis, je serais fort aise de partir avec vous ce soir; mais cette fois, ne vous déplaise, il faudra que l’amour passe avant le devoir...

Le DancaïreCe n’est pas là ton dernier mot?

CarmenAbsolument!

Le RemendadoIl faut que tu te laisses attendrir!

Tous les quatreIl faut venir, Carmen, il faut venir!

155Acte deuxième

Page 156: Macerata Opera Festival 2012 | Allievi e Maestri

Pour notre affaire, c’est nécessaire: car entre nous...

CarmenQuant à cela, je l’admets avec vous!

Tous les cinqQuand il s’agit de tromperie, de duperie, de volerie, il est toujours bon, sur ma foi, d’avoir les femmes avec soi, et sans elles, les toutes belles, on ne fait jamais rien de bien!Oui, quand il s’agit de tromperie, de duperie, de volerie, il est toujours bon, sur ma foi, d’avoir les femmes avec soi, oui, sur ma foi! Oui, sur ma foi! Il est toujours bon d’avoir les femmes avec soi, toujours les femmes avec soi!

Le DancaïreMais qui donc attends-tu?

CarmenPresque rien, un soldat qui l’autre jour pour me rendre service s’est fait mettre en prison.

Le RemendadoLe fait est délicat.

Le DancaïreIl se peut qu’après tout ton soldat réfléchisse. Es-tu bien sûre qu’il viendra?

JoséHalte-là! Qui va là? Dragon d’Alcala! Où t’en vas-tu par là dragon d’Alcala? Exact et fidèle, je vais où m’appelle l’amour de ma belle. S’il en est ainsi, passez, mon ami. Affaire d’honneur affaire de coeur, pour nous, tout est là, dragons d’Alcala!

CarmenEnfin, c’est toi!

JoséCarmen!

CarmenEt tu sors de prison?

JoséJ’y suis resté deux mois.

CarmenTu t’en plains?

JoséMa foi non! Et si c’était pour toi, j’y voudrais être encore.

CarmenTu m’aimes, donc?

156 Carmen

Page 157: Macerata Opera Festival 2012 | Allievi e Maestri

JoséMoi? Je t’adore!

CarmenVos officiers sont venus tout à l’heure, ils nous ont fait danser…

JoséComment, toi?

CarmenQue je meure si tu n’est pas jaloux…

JoséEh! Oui… je suis jaloux…

CarmenTout doux, monsieur, tout doux. Je vais danser en votre honneur. Et vous verrez, seigneur, comment je sais moi-même accompagner! Mettez-vous là, Don José; je commence! La la la la la la la la la la la la

JoséAttends un peu, Carmen, rien qu’un moment... Arrête!

CarmenEt pourquoi, s’il te plaît?

JoséIl me semble... là-bas... Oui, ce sont nos clairons qui sonnent la retraite; ne les entends-tu pas?

CarmenBravo! Bravo! J’avais beau faire;

il est mélancolique de danser sans orchestre... Et vive la musique qui nous tombe du ciel! La la la la la la la la la la

JoséTu ne m’as pas compris. Carmen... c’est la retraite. Il faut que, moi, je rentre au quartier pour l’appel!

CarmenAu quartier!... Pour l’appel... Ah! J’étais vraiment trop bête!... Je me mettais en quatre et je faisais des frais... Pour amuser monsieur. Je chantais! Je dansais! Je crois, Dieu me pardonne, qu’un peu plus, je l’aimais! Ta ra ta ta... c’est le clairon qui sonne! Ta ra ta ta... il part! Il est parti! Va-t’en donc, canari! Prends ton shako, ton sabre, ta giberne, et va-t’en, mon garçon, va t’en, retourne à ta caserne!

JoséC’est mal à toi, Carmen, de te moquer de moi! Je souffre de partir, car jamais, jamais femme, jamais femme avant toi... Aussi profondément n’avait troublé mon âme!

CarmenIl souffre de partir… car jamais femme, jamais femme avant moi aussi profondément n’avait troublé son âme. Ta ra ta ta... mon Dieu! C’est la retraite! Ta ra ta ta... je vais être en retard!… O mon Dieu! O mon Dieu… c’est la retraite! Je vais être en retard! Il perd la tête, il court! Et voilà son amour!

157Acte deuxième

Page 158: Macerata Opera Festival 2012 | Allievi e Maestri

JoséAinsi tu ne crois pas à mon amour?

CarmenMais non!

JoséEh bien! Tu m’entendras!

CarmenJe ne veux rien entendre!

JoséTu m’entendras!

CarmenTu vas te faire attendre! Non! Non! Non! Non!

JoséTu m’entendras! Oui, tu m’entendras! Je le veux, Carmen, tu m’entendras! La fleur que tu m’avais jetée, dans ma prison m’était restée, flétrie et sèche, cette fleur gardait toujours sa douce odeur; et pendant des heures entières, sur mes yeux, fermant mes paupières, de cette odeur je m’enivrais... Et dans la nuit je te voyais! Je me prenais à te maudire, à te détester, à me dire: pourquoi faut-il que le destin l’ait mise là, sur mon chemin? Puis je m’accusais de blasphème, et je ne sentais en moi-même, je ne sentais qu’un seul désir, un seul espoir: te revoir, ô Carmen, oui, te revoir!

Car tu n’avais eu qu’à paraître, qu’à jeter un regard sur moi, pour t’emparer de tout mon être... Ô ma Carmen! Et j’étais une chose à toi! Carmen, je t’aime!

CarmenNon! Tu ne m’aimes pas!

JoséQue dis-tu?

CarmenNon, tu ne m’aimes pas! Non! Car si tu m’aimais, là-bas, là-bas, tu me suivrais!

JoséCarmen!

CarmenOui! Là-bas, dans la montagne!

JoséCarmen!

CarmenLà-bas, là-bas tu me suivrais! Sur ton cheval tu me prendrais, et comme un brave à travers la campagne, en croupe tu m’emporterais! Là-bas, là-bas, dans la montagne!

JoséCarmen!

CarmenLà-bas, là-bas, tu me suivrais! Tu me suivrais, si tu m’aimais!...

158 Carmen

Page 159: Macerata Opera Festival 2012 | Allievi e Maestri

Tu n’y dépendrais de personne; point d’officier à qui tu doives obéir, et point de retraite qui sonne pour dire à l’amoureux qu’il est temps de partir! Le ciel ouvert, la vie errante, pour pays l’univers; pour loi ta volonté! Et surtout la chose enivrante: la liberté! La liberté!

JoséMon Dieu!

CarmenLà-bas, là-bas, dans la montagne!

JoséCarmen!

CarmenLà-bas, là-bas, si tu m’aimais...

JoséTais-toi!

CarmenLà-bas, là-bas tu me suivrais! Sur ton cheval tu me prendrais, et comme un brave à travers la campagne, oui, tu m’emporterais si tu m’aimais!

JoséAh! Carmen, hélas! Tais-toi!... Mon Dieu!... Hélas! Hélas! Pitié! Carmen! Pitié! Ô mon Dieu! Hélas!

CarmenLà-bas, là-bas tu me suivras, là-bas, là-bas tu me suivras!

Tu m’aimes et tu me suivras, là-bas, là-bas emporte-moi!

JoséAh! Tais-toi! Tais-toi! Non! Je ne veux plus t’écouter! Quitter mon drapeau... déserter... C’est la honte... c’est l’infamie!... Je n’en veux pas!

CarmenEh bien! Pars!

JoséCarmen, je t’en prie!

CarmenNon! Je ne t’aime plus! Va, je te hais!

JoséÉcoute! Carmen!

CarmenAdieu! Mais adieu pour jamais!

JoséEh bien! Soit! ... Adieu! Pour jamais!

CarmenVa-t-en!

JoséCarmen! Adieu! Adieu pour jamais!

CarmenAdieu!

ZunigaHolà! Carmen! Holà! Holà!

159Acte deuxième

Page 160: Macerata Opera Festival 2012 | Allievi e Maestri

JoséQui frappe? Qui vient là?

CarmenTais-toi!... Tais-toi!

ZunigaJ’ouvre moi-même... et j’entre... Ah! Fi! Ah! Fi, la belle! Le choix n’est pas heureux! C’est se mésallier de prendre le soldat quand on a l’officier. Allons, décampe!

JoséNon!

ZunigaSi fait! Tu partiras!

JoséJe ne partirai pas!

ZunigaDrôle!

JoséTonnerre! Il va pleuvoir des coups!

CarmenAu diable le jaloux! À moi! À moi!

CarmenBel officier, bel officier, l’amour vous joue en ce moment un assez vilain tour! Vous arrivez fort mal hélas! Et nous sommes forcés, ne voulant être dénoncés, de vous garder au moins... pendant une heure.

Le Dancaïre et le RemendadoMon cher monsieur, mon cher monsieur nous allons, s’il vous plaît, quitter cette demeure; vous viendrez avec nous? Vous viendrez avec nous?

CarmenC’est une promenade…

Le Dancaïre et le RemendadoConsentez-vous? Consentez-vous? Répondez, camarade!

ZunigaCertainement, d’autant plus que votre argument est un de ceux auxquels on ne résiste guère! Mais gare à vous!... Plus tard!

Le DancaïreLa guerre, c’est la guerre! En attendant, mon officier, passez devant sans vous faire prier!

Le Remendado et les BohémiensPassez devant sans vous faire prier!

CarmenEs-tu des nôtres maintenant?

JoséIl le faut bien!

CarmenAh! Le mot n’est pas galant! Mais qu’importe! Va... tu t’y feras quand tu verras comme c’est beau, la vie errante, pour pays l’univers; pour loi ta volonté!

160 Carmen

Page 161: Macerata Opera Festival 2012 | Allievi e Maestri

Et surtout, la chose enivrante: la liberté! La liberté!

Frasquita, Mercedes, Carmen et les FemmesSuis-nous à travers la campagne, viens avec nous dans la montagne, suis-nous et tu t’y feras, tu t’y feras quand tu verras là-bas, comme c’est beau, la vie errante pour pays l’univers; et pour loi sa volonté! Et surtout, la chose enivrante: la liberté!

Le Remendado, le Dancaïre et les HommesAmi, suis-nous dans la campagne, viens avec nous à la montagne, tu t’y feras, tu t’y feras quand tu verras là-bas, là-bas comme c’est beau, la vie errante pour pays l’univers; et surtout, la chose enivrante: oui, la liberté!

JosèAh!

TousLe ciel ouvert, la vie errante, pour pays tout l’univers; et pour loi sa volonté! Et surtout, la chose enivrante: la liberté! La liberté!

161Acte deuxième

Page 162: Macerata Opera Festival 2012 | Allievi e Maestri
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Acte troisième

Les ContrebandiersÉcoute, compagnon, écoute! La fortune est là-bas, là-bas; mais prends garde, pendant la route, prends garde de faire un faux pas!...

Mercedes, Frasquita, Carmen, José, le Remendado et le DancaïreNotre métier est bon, mais pour le faire il faut avoir une âme forte! Et le péril est en bas, le péril est en haut... Il est partout, qu’importe?! Nous allons devant nous, sans souci du torrent, sans souci de l’orage! Sans souci du soldat qui là-bas nous attend, et nous guette au passage, sans souci nous allons en avant!

Le DancaïreReposons-nous une heure ici, mes camarades. Nous, nous allons nous assurer que le chemin est libre et que sans algarades la contrebande peut passer.

CarmenQue regardes-tu donc?

JoséJe me dis que là-bas il existe une bonne et brave vieille femme

qui me croit honnête homme… Elle se trompe, hélas!

CarmenQui donc est cette femme?

JoséAh! Carmen, sur mon âme ne raille pas, car c’est ma mère.

CarmenEh bien! Va la retrouver tout de suite. Notre métier, vois-tu, ne te vaut rien. Et tu ferais fort bien de partir au plus vite.

JoséPartir, nous séparer?

CarmenSans doute!

JoséNous séparer, Carmen… Écoute, si tu redis ce mot…

CarmenTu me tuerais, peut-être? Quel regard! Tu ne réponds rien… Que m’importe? Après tout, le destin est le maître!

MercedesMêlons!

FrasquitaMêlons!

MercedesCoupons!

163

Page 164: Macerata Opera Festival 2012 | Allievi e Maestri

FrasquitaCoupons!

MercedesBien! C’est cela!

FrasquitaBien! C’est cela!

MercedesTrois cartes ici!

FrasquitaTrois cartes ici!

MercedesQuatre là!

FrasquitaQuatre là!

Mercedes et FrasquitaEt maintenant, parlez, mes belles, de l’avenir donnez-nous des nouvelles... Dites-nous qui nous trahira! Dites-nous qui nous aimera! Parlez, parlez! Parlez, parlez! Dites-nous qui nous trahira! Dites-nous qui nous aimera!

FrasquitaParlez! Parlez!

MercedesParlez! Parlez!

FrasquitaMoi, je vois un jeune amoureux qui m’aime on ne peut davantage...

MercedesLe mien est très riche et très vieux; mais il parle de mariage!

FrasquitaJe me campe sur son cheval et dans la montagne il m’entraîne!

MercedesDans un château presque royal, le mien m’installe en souveraine!

FrasquitaDe l’amour à n’en plus finir, tous les jours, nouvelles folies!

MercedesDe l’or tant que j’en puis tenir; des diamants, des pierreries!

FrasquitaLe mien devient un chef fameux, cent hommes marchent à sa suite!

MercedesLe mien... en croirai-je mes yeux?... Oui... il meurt! Ah! Je suis veuve et j’hérite!

Frasquita e MercedesParlez encore, parlez, mes belles de l’avenir donnez-nous des nouvelles... Dites-nous qui nous trahira! Dites-nous qui nous aimera!

FrasquitaFortune!

MercedesAmour!

164 Carmen

Page 165: Macerata Opera Festival 2012 | Allievi e Maestri

CarmenVoyons, que j’essaie à mon tour carreau! Pique! La mort! J’ai bien lu… moi, d’abord, ensuite lui… pour tous les deux la mort. En vain, pour éviter les réponses amères, en vain tu mêleras, cela ne sert à rien, les cartes sont sincères et ne mentiront pas! Dans le livre d’en haut si ta page est heureuse, mêle et coupe sans peur, la carte sous tes doigts se tournera joyeuse, t’annonçant le bonheur! Mais, si tu dois mourir, si le mot redoutable est écrit par le sort, recommence vingt fois, la carte impitoyable répétera: la mort!... Encore! Encore! Toujours la mort!

Frasquita et MercedesParlez encore, parlez, mes belles de l’avenir donnez-nous des nouvelles... Dites-nous qui nous trahira! Dites-nous qui nous aimera! Fortune! Amour!...

CarmenEncore! Encore! Le désespoir! La mort! La mort! Encore! La mort! Toujours la mort!...

MercedesFortune!

FrasquitaAmour!

CarmenToujours la mort!

Toutes les troisEncore! Encore! Encore! Encore!

CarmenEh bien?…

Le DancaïreEh bien, nous essaierons de passer… et nous passerons. Reste là-haut, José, garde les marchandises.

FrasquitaLa route est-elle libre?

Le DancaïreOui, mais gare aux surprises! J’ai sur la brèche où nous devons passer vu trois douaniers: il faut nous en débarrasser.

CarmenPrenez le ballots, et partons: il faut passer… nous passerons!

Frasquita, Mercedes et CarmenQuant au douanier, c’est notre affaire! Tout comme un autre il aime à plaire. Il aime à faire le galant; oh! Laissez-nous passer en avant!…

Toutes les FemmesQuant au douanier, c’est notre affaire! Tout comme un autre il aime à plaire. Il aime à faire le galant; oh! Laissez-nous passer en avant!…

TousIl aime à plaire!

165Acte troisième

Page 166: Macerata Opera Festival 2012 | Allievi e Maestri

MercedesLe douanier sera clément!

TousIl est galant!

CarmenLe douanier sera charmant!

TousIl aime à plaire!

FrasquitaLe douanier sera galant!

MercedesOui, le douanier sera même entreprenant!

Le Dancaïre, le Remendado et le ChoeurLe douanier, c’est leur affaire. Tout comme un autre, il aime à plaire. Il aime à faire le galant; ah! Laissez-les passer en avant!… En avant! En avant! Marchez en avant!

MicaëlaC’est des contrebandiers le refuge ordinaire, il est ici, je le verrai. Et le devoir que m’imposa sa mère sans trembler je l’accomplirai! Je dis que rien ne m’épouvante, je dis, hélas! Que je réponds de moi; mais j’ai beau faire la vaillante, au fond du coeur je meurs d’effroi! Seule en ce lieu sauvage, toute seule, j’ai peur, mais j’ai tort d’avoir peur; vous me donnerez du courage, vous me protégerez, Seigneur!

Je vais voir de près cette femme dont les artifices maudits ont fini par faire un infâme de celui que j’aimais jadis. Elle est dangereuse... elle est belle!... Mais je ne veux pas avoir peur! Non, non, je ne veux pas avoir peur! Je parlerai haut devant elle. Ah! Seigneur… vous me protégerez. Ah! Je dis que rien ne m’épouvante, je dis, hélas! Que je réponds de moi; mais j’ai beau faire la vaillante, au fond du coeur je meurs d’effroi! Seule en ce lieu sauvage, toute seule, j’ai peur, mais j’ai tort d’avoir peur; vous me donnerez du courage, vous me protégerez, Seigneur! Protégez-moi! Ô Seigneur! Donnez-moi du courage! Protégez-moi! Ô Seigneur! Protégez-moi! Seigneur!

MicaëlaJe ne me trompe pas… c’est lui… sur ce rocher. À moi, José, José! Je ne puis approcher… Mais que fait-il?… Il ajuste… il fait feu… Ah! J’ai trop présumé de mes forces, mon Dieu…

EscamilloQuelque lignes plus bas… et tout était fini.

JoséVotre nom? Répondez!

EscamilloEh! Doucement, l’ami. Je suis Escamillo, toréro de Grenade!

JoséEscamillo!

166 Carmen

Page 167: Macerata Opera Festival 2012 | Allievi e Maestri

EscamilloC’est moi!

JoséJe connais votre nom, soyez le bienvenu; mais vraiment, camarade, vous pouviez y rester.

EscamilloJe ne vous dis pas non. Mais je suis amoureux, mon cher, à la folie! Et celui-là serait un pauvre compagnon qui, pour voir ses amours, ne risquerait sa vie!

JoséCelle que vous aimez est ici?

EscamilloJustement. C’est une zingara, mon cher...

JoséElle s’appelle?

EscamilloCarmen.

JoséCarmen!

EscamilloCarmen! Oui, mon cher. Elle avait pour amant un soldat qui jadis a déserté pour elle.

JoséCarmen!

EscamilloIls s’adoraient! Mais c’est fini, je crois, les amours de Carmen ne durent pas six mois.

JoséVous l’aimez cependant!...

EscamilloJe l’aime! Oui, mon cher, je l’aime, je l’aime à la folie!

JoséMais pour nous enlever nos filles de Bohême, savez-vous bien qu’il faut payer?...

EscamilloSoit! On paiera!...

JoséEt que le prix se paie à coups de navaja!

EscamilloÀ coups de navaja!

JoséComprenez-vous?

EscamilloLe discours est très net. Ce déserteur, ce beau soldat qu’elle aime, ou du moins qu’elle aimait, c’est donc vous?

JoséOui, c’est moi-même!

EscamilloJ’en suis ravi, mon cher!... Et le tour est complet!

167Acte troisième

Page 168: Macerata Opera Festival 2012 | Allievi e Maestri

José et EscamilloAllons! En garde! Veillez sur vous! Veillez sur vous!

EscamilloJe la connais, ta garde navarraise, et je te préviens, en ami, qu’elle ne vaut rien… À ton aise, je t’aurai du moins averti.

JoséTu m’épargnes, maudit.

EscamilloÀ ce jeu de couteau, je suis trop fort pour toi.

JoséVoyons cela.

EscamilloTout beau, ta vie est à moi, mais, en somme, j’ai pour métier de frapper le taureau, non de trouer le coeur de l’homme.

JoséFrappe ou bien meurs… ceci n’est pas un jeu.

EscamilloSoit, mais au moins respire un peu.

JoséEn garde!

José et EscamilloMettez-vous en garde et veillez sur vous!

Mettez-vous en garde et veillez sur vous! Tant pis pour qui tarde à parer les coups! Mettez-vous en garde et veillez sur vous! Allons! En garde! Veillez sur vous! Veillez sur vous!

CarmenHolà! Holà! José!

EscamilloVrai! J’ai l’âme ravie que ce soit vous, Carmen, qui me sauviez la vie! Quant à toi, beau soldat, nous sommes manche à manche, et nous jouerons la belle... Le jour où tu voudras reprendre le combat!

Le DancaïreC’est bon, c’est bon! Plus de querelle! Nous, nous allons partir, et toi... l’ami, bonsoir.

EscamilloSouffrez au moins qu’avantde vous dire au revoir, je vous invite tous aux courses de Séville, je compte pour ma part y briller de mon mieux. Et qui m’aime y viendra! Et qui m’aime y viendra! L’ami, tiens-toi tranquille! J’ai tout dit oui, j’ai tout dit!... Et n’ai plus ici qu’à faire mes adieux!...

JoséPrends garde à toi... Carmen, je suis las de souffrir!

168 Carmen

Page 169: Macerata Opera Festival 2012 | Allievi e Maestri

Le DancaïreEn route, en route, il faut partir!

TousEn route, en route, il faut partir!

Le RemendadoHalte! Quelqu’un est là qui cherche à se cacher.

CarmenUne femme!

Le DancaïrePardieu! La surprise est heureuse!

JoséMicaëla!

MicaëlaDon José!

JoséMalheureuse! Que viens-tu faire ici?

MicaëlaMoi, je viens te chercher! Là-bas est la chaumière, où, sans cesse priant, une mère, ta mère, pleure, hélas! Sur son enfant! Elle pleure et t’appelle, elle pleure et te tend les bras! Tu prendras pitié d’elle, José!... Tu me suivras, tu me suivras!

CarmenVa-t’en, va-t’en, tu feras bien, notre métier ne te vaut rien.

JoséTu me dis de la suivre!...

CarmenOui, tu devrais partir.

JoséTu me dis de la suivre... Pour que toi... tu puisses courir après ton nouvel amant! Non! Non vraiment! Dût-il m’en coûter la vie, non, Carmen, je ne partirai pas! Et la chaîne qui nous lie nous liera jusqu’au trépas!... Dût-il m’en coûter la vie, non, non, non, je ne partirai pas!

MicaëlaÉcoute-moi, je t’en prie, ta mère te tend les bras! Cette chaîne qui te lie, José, tu la briseras! Hélas, José!

ChoeurIl t’en coûtera la vie, José, si tu ne pars pas, et la chaîne qui vous lie se rompra par ton trépas!

JoséLaisse-moi, car je suis condamné!

TousJosé! Prends garde!

JoséAh! Je te tiens, fille damnée,

169Acte troisième

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je te tiens, et je te forcerai bien a subir la destinée qui rive ton sort au mien! Dût-il m’en coûter la vie, non, non, non, je ne partirai pas!

TousAh! Prends garde... don José!

MicaëlaUne parole encore, ce sera la dernière! Hélas! José, ta mère se meurt... et ta mère ne voudrait pas mourir sans t’avoir pardonné!

JoséMa mère! Elle se meurt!

MicaëlaOui, Don José!

JoséPartons! Ah! Partons! Sois contente... je pars... mais... nous nous reverrons!

EscamilloToréador, en garde! Toréador, toréador! et songe bien, oui, songe en combattant, qu’un oeil noir te regarde et que l’amour t’attend! Toréador, l’amour, l’amour t’attend!

170 Carmen

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Acte quatrième

Les MarchandsA deux cuartos! A deux cuartos! Des éventails pour s’éventer! Des oranges pour grignoter! Le programme avec les détails! Du vin! De l’eau! Des cigarettes!... A deux cuartos! A deux cuartos! Voyez! A deux cuartos! Señoras et caballeros!

ChoeurÀ deux cuartos!À deux cuartos! Voyez à deux cuartos! Señoras et caballeros! À deux cuartos!À deux cuartos! À deux cuartos! Voyez! Voyez!

Les EnfantsLes voici! Les voici! Voici la quadrille!

ChoeurLes voici! Les voici! Oui, les voici! Voici la quadrille, les voici! Voici la quadrille, la quadrille des toréros!

Sur les lances le soleil brille! En l’air toques et sombreros! Les voici! Voici la quadrille, la quadrille des toréros! Le voici! Le voici! Le voici!

Les EnfantsVoici, débouchant sur la place, voici, d’abord, marchant au pas... L’alguazil à vilaine face. À bas! À bas! À bas! À bas!

ChoeurÀ bas l’alguazil! À bas! À bas! À bas! À bas! À bas! et puis saluons au passage, saluons les hardis chulos! Bravo! Viva! Gloire au courage! Voici les hardis chulos! Voyez les banderilleros, voyez quel air de crânerie! Voyez! Voyez! Quels regards et de quel éclat étincelle la broderie de leur costume de combat!... Voici les banderilleros! Une autre quadrille s’avance!... Voyez les picadors! Comme ils sont beaux! Comme ils vont du fer de leur lance harceler le flanc des taureaux! L’espada! L’espada! L’espada! L’espada!

Les EnfantsEscamillo!

ChoeurEscamillo! Escamillo! Escamillo! Escamillo! C’est l’espada, la fine lame,

173

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celui qui vient terminer tout, qui paraît à la fin du drame et qui frappe le dernier coup. Vive Escamillo! Vive Escamillo! Ah! Bravo! Les voici! Voici la quadrille, la quadrille des toréros! Sur les lances le soleil brille! En l’air, en l’air, en l’air toques et sombreros! Vive Escamillo bravo! Viva! Bravo! Bravo!

EscamilloSi tu m’aimes, Carmen... tu pourras tout à l’heure, être fière de moi! Si tu m’aimes! Si tu m’aimes!

CarmenAh! Je t’aime, Escamillo... je t’aime, et que je meure, si j’ai jamais aimé quelqu’un autant que toi!

Carmen et EscamilloAh! Je t’aime! Oui, je t’aime.

ChoeurPlace! Place! Place au seigneur Alcade!

FrasquitaCarmen, un bon conseil... ne reste pas ici.

CarmenEt pourquoi, s’il te plaît?

MercedesIl est là.

CarmenQui donc?

MercedesLui! Don José! Dans la foule il se cache, regarde...

CarmenOui, je le vois.

FrasquitaPrends garde!

CarmenJe ne suis pas femme à trembler devant lui... Je l’attends, et je vais lui parler.

MercedesCarmen, crois-moi... prends garde!

CarmenJe ne crains rien!

FrasquitaPrends garde!

CarmenC’est toi?!

JoséC’est moi!

CarmenL’on m’avait avertie que tu n’étais pas loin, que tu devais venir; l’on m’avait même dit de craindre pour ma vie; mais je suis brave et n’ai pas voulu fuir.

JoséJe ne menace pas... j’implore... je supplie! Notre passé, Carmen, je l’oublie!... Oui, nous allons tous deux

174 Carmen

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commencer une autre vie, loin d’ici, sous d’autres cieux!

CarmenTu demandes l’impossible! Carmen jamais n’a menti; son âme reste inflexible; entre elle et toi... tout est fini. Jamais je n’ai menti; entre nous tout est fini.

JoséCarmen, il est temps encore... Ô ma Carmen, laisse-moi te sauver, toi que j’adore... Ah! Laisse-moi te sauver, et me sauver avec toi.

CarmenNon, je sais bien que c’est l’heure, je sais bien que tu me tueras; mais que je vive ou que je meure, non, non, non, je ne te céderai pas!

JoséCarmen, il est temps encore, oui, il est temps encore… Ô ma Carmen, laisse-moi te sauver, toi que j’adore... Ah! Laisse-moi te sauver, et me sauver avec toi... Ô ma Carmen, il est temps encore… Ah! Laisse-moi te sauver, Carmen! Ah! Laisse-moi te sauver, toi que j’adore! Et me sauver avec toi...

CarmenPourquoi t’occuper encore d’un coeur qui n’est plus à toi?

Non, ce coeur n’est plus à toi. En vain tu dis: “Je t’adore”! Tu n’obtiendras rien de moi!... Ah! C’est vain... Tu n’obtiendras rien de moi!

JoséTu ne m’aimes donc plus? Tu ne m’aimes donc plus?

CarmenNon, je ne t’aime plus.

JoséMais moi, Carmen, je t’aime encore, Carmen, hélas! Moi, je t’adore!

CarmenA quoi bon tout cela? Que de mots superflus!

JoséCarmen, je t’aime, je t’adore! Eh bien! S’il le faut, pour te plaire, je resterai bandit... tout ce que tu voudras... Tout, tu m’entends... mais ne me quitte pas, ô ma Carmen!... Souviens-toi du passé! Nous nous aimions, naguère!... Ah! Ne me quitte pas, Carmen!...

CarmenJamais Carmen ne cédera! Libre elle est née et libre elle mourra!

ChoeurViva! La course est belle! Viva! Sur le sable sanglant, le taureau s’élance! Voyez! Voyez!... Le taureau qu’on harcèle

175Acte quatrième

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en bondissant s’élance! Voyez! Frappé juste en plein coeur! Voyez! Voyez!... Victoire!

JoséOù vas-tu?

CarmenLaisse-moi!

JoséCet homme qu’on acclame, c’est ton nouvel amant!

CarmenLaisse-moi!... Laisse-moi...

JoséSur mon âme, tu ne passeras pas, Carmen, c’est moi que tu suivras!

CarmenLaisse-moi, Don José, je ne te suivrai pas.

JoséTu vas le retrouver, dis... tu l’aimes donc?

CarmenJe l’aime! Je l’aime, et devant la mort même, je répéterais que je l’aime!

ChoeurViva! La course est belle! Viva! Sur le sable sanglant, le taureau s’élance!

Voyez! Voyez!... Le taureau qu’on harcèle en bondissant s’élance!

JoséAinsi, le salut de mon âme, je l’aurai perdu pour que toi, pour que tu t’en ailles, infâme, entre ses bras, rire de moi! Non, par le sang, tu n’iras pas, Carmen, c’est moi que tu suivras!

CarmenNon, non, jamais!

JoséJe suis las de te menacer!

CarmenEh bien, frappe-moi donc, ou laisse-moi passer.

ChoeurVictoire!

JoséPour la dernière fois, démon, veux-tu me suivre?

CarmenNon, non! Cette bague, autrefois, tu me l’avais donnée... Tiens!

JoséEh bien! Damnée!

ChoeurToréador, en garde! Toréador, toréador!

176 Carmen

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Et songe bien, oui, songe en combattant, qu’un oeil noir te regarde et que l’amour t’attend! Toréador, l’amour, l’amour t’attend!

JoséVous pouvez m’arrêter... c’est moi qui l’ai tuée! Ah! Carmen! Ma Carmen adorée!

177Acte quatrième

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SFERISTERIO26 luglio - ore 21.30

Roberto Bollein

Trittico NovecentoDDaannzzaa aallll’’OOppeerraa

UUnn pprrooggeettttoo ddii MMaacceerraattaa OOppeerraa FFeessttiivvaall ee CCiivviittaannoovvaa DDaannzzaa

Programma

Who Cares? Coreografia: George Balanchine

Musica: George Gershwin Interpreti: Juliana Bastos, Magali Guerry, Maria Gutierrez, Roberto Bolle

27'52"Coreografia: Jirí KyliánMusica: Dirk Haubrich

Interpreti: Nataša Novotná, Václav Kuneš

Le Jeune Homme et la MortCoreografia: Roland Petit

Musica: Johann Sebastian BachInterpreti: Jia Zhang, Roberto Bolle

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SFERISTERIO2 agosto - ore 21.30

Serata di stelleper

Mario Del MonacoA cura di Giancarlo Del Monaco ed Elisabetta Romagnolo

Direttore Gianluca MartinenghiFondazione Orchestra Regionale delle Marche

Programma

Sinfonia Vespri SicilianiRecondita Armonia (Tosca) - Jorge De León

Tacea la notte placida (Il Trovatore) - Silvia Dalla BenettaAria Gremin (Onegin) - Roberto Scandiuzzi

Sempre libera (La Traviata) - Lana Kos, Aquiles MachadoQuando le sere al placido (Luisa Miller) - Aquiles Machado

Sola perduta e abbandonata (Manon Lescaut) - Nataliya TymchenkoVesti la giubba (I Pagliacci) - Vladimir Galouzine

Vissi d'arte (Tosca) - Daniela DessìChe gelida manina (La Bohème) - Gianluca Terranova

Mario, Mario (Tosca) - Fiorenza Cedolins, Jorge De León

Pace, pace mio Dio (La forza del destino) - Daniela DessìUna furtiva lagrima (L’elisir d'amore) - Celso Albelo

O cieli azzurri (Aida) - Sun Xiu WeiMercè diletti amici… Come rugiada al cespite (Ernani) - Roberto Aronica

Nemico della Patria (Andrea Chenier) - Marco di FeliceO souverain (Le Cid) - Giancarlo Monsalve

Duetto Là ci darem la mano (Don Giovanni) - Anna Malavasi, Roberto ScandiuzziCielo e mar (La Gioconda) - Gustavo Porta

Io son l'umile ancella (Adriana Lecouvreur) - Fiorenza CedolinsLa donna è mobile (Rigoletto) - Celso Albelo

Bella figlia dell’amore (Rigoletto) - Silvia Dalla Benetta, Anna Malavasi, Gianluca Terranova, Marco di FeliceNiun mi tema (Otello) - Vladimir Galouzine

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24 luglio ore 17 Loggiato Sferisterio - Io s[u]ono qui: invasioni sonore - a cura dell’Associazione culturale Les Friches

ore 22 Palazzo Conventati - OPERA POP: da Verdi a Mina31 luglio ore 21 Palazzo Conventati - OPERA POP: da Puccini a Morricone ore 22 Piazza della Libertà - A night at the opera - Coro Pueri Cantores di Macerata

7 agosto ore 20 Teatro Lauro Rossi - Il Flauto Magico pocket - Mozart per bambini

ore 22 Palazzo Conventati - OPERA POP: da Bizet a Brel

Ore 21 Teatro Lauro Rossi 25 luglio Nuvole barocche - Giochi e scherzi di seduzione nel madrigale di primo Seicento - Concerto a cura di Marco Mencoboni

1 agosto Omaggio a Stefano Scodanibbio - Concerto a cura di Rassegna Nuova Musica

8 agosto Vent’anni all’Opera - Recital con Andrea Concetti

APERITIVI CULTURALIOre 12 Antichi Forni - a cura di Sferisterio Cultura

26 luglio Fenomenologia di Roberto Bolle - Gilberto Santini, Silvia Poletti

2 agosto Omaggio a Mario del Monaco - Giancarlo Del Monaco, Elisabetta Romagnolo

9 agosto Violetta, Carmen, Mimì - Francesca Coltrinari, Federica Curzi, Simone Di Crescenzo

NOTTE DELL’OPERA9 agosto, dalle ore 21 Centro Storico di Macerata Macerata diventa un palcoscenico d’opera: Violetta, Mimì e Carmen per le vie del centro

con spettacoli e performance fino a notte fonda

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APERITIVI CULTURALI - a cura di Sferisterio Cultura

Ore 12 Antichi ForniArtisti, giornalisti, filosofi indagano i temi della stagione lirica

POMERIDIANA - a cura di ADAM Accademia Delle Arti Macerata

Reading con musica dal vivoPrima di ogni recita ore 19Palazzo Buonaccorsi per TraviataPalazzo Ciccolini per BohèmeCortile Municipale per Carmen

Foyer MusicaliOre 20 Piazza Mazzini Duo Fileuse

VOCI D’ORGANO - Concerti10, 11, 12 agosto, ore 18 S. Maria della Misericordia in collaborazione con Marche Organi e Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini”, nell’ambito del progetto “REFRESH! Lo Spettacolo delle Marche per le Nuove Generazioni” a cura del Consorzio Marche Spettacolo

MOSTRE

Percorsi al femminile dallo Sferisterio ai musei civici di Macerata - a cura di Francesca ColtrinariMusei civici di palazzo Buonaccorsi - Prefettura | dal 14 luglio al 30 settembre

Installazioni e performance a cura dell’Accademia delle Belle Arti di MacerataCentro Storico di Macerata | dal 17 luglio al 12 agosto

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FFrraannzziisskkaa CC--KKuurrtthh LLuucciiaannoo MMeessssii

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Associazione Arena SferisterioMacerata Opera Festival

Direttore ArtisticoFrancesco Micheli

Consiglio d’Amministrazione

PresidenteRomano Carancini

VicepresidenteAntonio Pettinari

ConsiglieriRaffaele Berardinelli

Flavio Corradini Nicola Di Monte Luigi Lacchè

Fiorenzo PrincipiOrietta Maria Varnelli

Walfrido Cicconi(Società Civile dello Sferisterio)

Consulente per le collaborazioni internazionali ed eventi specialiGiancarlo Del Monaco

Assemblea dei sociRomano Carancini

Rappresentante Ente Socio Fondatore Comune di MacerataAntonio Pettinari

Rappresentante Ente Socio Fondatore Provincia di Macerata

Collegio dei Revisori dei ContiGiorgio Piergiacomi Presidente

Fabio Pierantoni e Carlo Maria Squadroni Revisori

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Direttore dell’organizzazione tecnico-artisticaLuciano Messi

Responsabile amministrativoCarla Scipioni

AmministrazioneMaria Sara Rastelli

Contabilità ed EconomatoRoberta Spernanzoni

Rosa Silvestri

SegreteriaPaola Pierucci

Mario Pierini collaboratore

Rapporti istituzionaliMauro Perugini

Segreteria della direzione artistica e della produzioneFranziska C-Kurth

Direttore di palcoscenico e ufficio produzioneRei Ota

Responsabile servizi musicaliGianfranco Stortoni

Promozione e comunicazioneEsserci Comunicazione

Responsabile comunicazioneAndrea Compagnucci

Comunicazione istituzionaleCarlo Scheggia

Ufficio StampaPaolo Besana responsabile

Hetel Pigozzi

Servizi di BiglietteriaDitta Sergio del Gobbo

Page 198: Macerata Opera Festival 2012 | Allievi e Maestri

Resp. allestimento scenico e servizi di palcoscenicoEnrico Sampaolesi

Consulente logistica e magazziniGiorgio Alici Biondi

Scenografo realizzatoreSerafino Botticelli

MacchinistiSecondo Caterbetti capo macchinistaFederico Montemarani resp. Teatro Lauro Rossi Angelo BoccadifuocoFrediano BrandettiLeandro BrunoFrancesco CervigniLuka Adamo CiccarelliSandro De LevaFranco DiprèMarco GagliardiniFrancesco LozziRoberto PetritoliMario RossettiAlfredo RossiFederico RossiAntonio SantagadaGennaro Santo

GruistaRezart Hoxhara

Aiuti tecniciMauricio Cesar Pasquali capo squadra Matteo BruniLuigi CandiceDaniele CarusoGiorgio CarusoGiuseppe CescaClaudio DonatiWilliam FerraroFilippo GalloPaolo GalloChristos KagiasRuben LeporoniMauro PettinariStefano ProsperiSauro TartariRoberto Tabocchini

AttrezzistiEmanuela Di Piro capo attrezzista Federica Bianchini

Andrea ContiStamatis KanellopoulosDaniele PettorossiAleksandr ProskurinAlessandro ProsperiMarco Romoli

ElettricistiFabrizio Gobbi capo elettricista Ludovico Gobbi consolle Claudio BellagambaStefano CallimaciLorenzo CaproliFederico CaterbettiGustavo FedericiMarco GentiliCosimo MagginiLaura PiccioniRoberto Valentini

SartoriaSimonetta Palmucci resp. sartoria Maria Antonietta Lucarelli resp. vestizioni Elisabetta Seu assistente resp. sartoriaMaria DignaniRoberta FratiniGiuseppina GiannangeliMaria Rosa Messi Luciana MicozziPierina MorettiDaniela PatacchiniGemma TassoFranca Della Volpe allievaSilvia Luchetti allievaGiulia Pacci allievaPaola Catalini seraleAnna Maria Tallè serale

ParrucchieriaAnna Anisimova responsabileSerena Mercanti responsabilePatrizia CastellettiAnna Maria CiocciMonica Marini Gloria Melagrani Paola Pierini

TruccoRaffaella Cipolato responsabile Glenda Consorti assistente resp. Sara Croci assistente resp.Ambra BellottiMara Del Grosso

Cristina PallottaAndrea Montani allievoHisako Mori allieva

Direttore di salaMarco ColtortiGiampietro Lupidi vice

MedicoMarco Sigona

Coordinamento figurantiEgidio EgidiMarco Leombruni

FoniciFabio AlfonsiFranco Alfonsi

Sopratitoli e audio descrizioniElena Di Giovanni coordinatrice Claudia Ribustini sopratitoli Lucia Giachini audio descrizioniCarla Lugli voce audio descrizioni

Hanno collaborato al Macerata Opera Festival gli allievi dell’Accademia di Belle Arti diMacerataElisa AccattoliMarta BontempiYohara CariddiEmanuela D’AscenzoAna DoresteBeatrice LiviLucia MengoniMichela OddisEnrico Pulsoni docente tutor

Master Verona Accademia per l’opera italianaCarla Conti GugliaOxana KremlevaVittoria LaiIrene Noli

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OOrrcchheessttrraa FFiillaarrmmoonniiccaaMMaarrcchhiiggiiaannaa

Violini primiAlessandro Cervo **Giannina Guazzaroni *Stefano Corradetti Roberta Di Rosa Elisa Mancini Elisabetta Matacena Luca Mengoni Matteo Metalli Lisa Maria Pescarelli Cristiano PulinEmanuele Rossini Elisabetta Spadari Paolo StrappaOlena Sulimovska Lavinia Tassinari

Violini secondiSimone Grizi *Laura BarcelliSandro Caprara Daniela CarliniBaldassarre CirinesiSimona ContiGilda DamianiAlberto De Stefani Elisa FacchiniSergio MorellinaDebora PirasAndrea Poli

VioleLorenzo AnibaldiMassimo AugelliStefano Campolucci Fabio CappellaCristiano Del PrioriMartina NovellaLaura Pennesi Vincenzo Pierluca Andrea Pomeranz Daniele VallesiLadislao Vieni

VioloncelliAlessandro Culiani *Gabriele Bandirali Graziano Benvenuti Denis Burioli Elisabetta Cagni

Nicolino Chirivì Antonio ColocciaFederico PerpichTamara Toppi

ContrabbassiMarco Cempini * Luca Collazzoni *Andrea DeziMichele MantoniDavid PadellaEolo TaffiMichele Valentini

FlautiStella Barbero * Francesco Chirivì *Saverio Salvemini

OboiGiovanni Pantalone *Fabrizia Broglia Marco Vignoli

ClarinettiDanilo Dolciotti * Alfonso Giancaterina *Gabriele Bartoloni Luigino Ferranti

FagottiLuca Franceschelli * Giacomo Petrolati *Francesco Bellagamba

CorniDavid Kanarek *Giovanni CacciaguerraAlessandro Fraticelli Roberto Quattrini

TrombeGiuliano Gasparini *Mario Bracalente Manolito Rango

TromboniEugenio Gasparrini *Alberto PedrettiSimone Tisba

TubaDavid Beato

TimpaniAdriano Achei * Deny Mina *

PercussioniAdriano Achei Alessandro Carlini Valerio Marcantoni Deny Mina

Arpa Margherita Scafidi

Ispettore d’orchestraMichele Scipioni

Direttore organizzativoFabio Tiberi

* prime parti** spalla dei violini primi

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CCoorroo LLiirriiccoo MMaarrcchhiiggiiaannoo““VV.. BBeelllliinnii””

Soprani e MezzosopraniSara BaciocchiFiorella BarchiesiGigliola BarchiesiAnna Maura BarigelliDenise BigaLucia CaggianaoEmanuela CampolucciRoberta CarotaCristiana CecchiValentina ChiariRaffaella ChiarollaMirela CismaPenelope ColellaAngela De PaceManuela Luigia Di MartinoLoreta FerriniDoriana GiuliodoroSvetlana GlamoglijaMargherita HibelGiuliana LoccioniMonica ManferdiniSilvia MarcelliniMaria Elena MarinangeliMariangela MariniRossella MassariniAlessandra MolinelliNausica NisatiAdriana PalmeseCinzia PasquinelliMaria Olga SalatiM. Elisabetta SantarelliLeonora SofiaRita StocchiAntoaneta StoyanovaMarta Torbidoni

Tenore I e IISante AlosiEnzo BoccaneraRoberto BrugliaGiovanni CaritàAndrea CarnianiGiovanni Di DeoGiacomo GandagliaEmanuele GenoveseStefano GrassoniNenad KoncarLuca ManciniAlberto Martinelli

Alfonso MendolaMassimo MorosettiGregorio PedriniFrancesco PesaresiAlberto PiastrelliniAlessandro PucciAndrea ReginelliStefano Stella

Bassi e BaritoniStefano CarliniEmanuele Dell’OsoFranco Di GirolamoRoberto GatteiStefano GennariGiorgio GrazioliLoris ManoniVladimer MeboniaAlessandro MendutoDomenico MentoGianni PaciAlessandro RossiRoberto ScanduraAlberto SignoriAndrea Pistolesi

CCoommpplleessssoo ddii ppaallccoosscceenniiccooBBaannddaa ““SSaallvvaaddeeii””

ClarinettistaFabrizio Del GobboAnna Maria Di IulioSilvia LanariFederico MorosiMichele ScipioniSimona Tisba

CornistaSabrina BarboniLorenzo Perugini

FlautistaAgnese CingolaniElisa ErcoliMarta MontanariMarica Tittarelli

PercussionistaMarco GermaniAndrea Piermartire

TrombettistaMario BiancucciMario BracalenteDevid BurestaAndrea CanzonettaAndrea MennichelliMichele PancottoYuri Valenti

TrombonistaDiego CopponiAndrea MarconiAndrea Piergentili

TubistaAgostino Marzoli

Resp. organizzativoMarco Gasparrini

Page 201: Macerata Opera Festival 2012 | Allievi e Maestri

PPuueerrii CCaannttoorreess ““DD.. ZZaammbbeerrlleettttii””PPuueerrii CCaannttoorreess ““SS.. SStteeffaannoo””

Gianluca Paolucci maestroRossano Romagnoli maestro

Chiara Affede Leonardo BagazzoliElena Basso Marta Bettucci Sara Cacchiarelli Virginia Caponi Francesca Ciampechini Marta Ciampechini Milena Ciampechini Daniele Cipriani Sofia Cori Rebecca Del VecchioEleonora Del Veccho Federica Fata Silvia Foresi Emily Gattari Cecilia Gentili Jey GnagaManuel Gnaga Caterina Guadagno Dorotea Leonori Petra LeonoriAlberto Liberatore Pietro Marangoni Giulia Marchionni Ludovica Mazza Federica Paolucci Luca Paolucci Alessio Perucci Leonardo PerucciCaterina Piergiacomi Lucia Pistolesi Clarissa Silvestrelli Ilenia Silvestrelli Francesca Stura Elisa Trisciani Federica Ulisse Veronica Valeri

MMaasscchheerree ee ssoorrvveegglliiaannttii

Andrea AngeliniFederica BarcaglioniMatteo CanesinEleonora CavarischiaErika CeresaniFederica ChmielewskiMichela CintiAnnalisa CippitelliMarzia ErcoliMarilena FerraAlexandra FlorescuMatteo FrancioniLodiana GentilettiCinzia GiacominiFederica GironelliGreta GuardatiAlison GuerreroMarta InnocenziDaniele LatiniRoberta LositoSara MalaspinaMarta MenghiEleonora MercuriCaterina MoroniCaterina OrtolaniCristiano PalucciChiara PazzelliRiccardo PersichiniSimone PettinariMattia PiccioniMariam RonconiSerena RossettiLorenzo ScoppaFederica SeveriniSimone SimonettiAlex StizzaLaura TenerielloIlaria TobaldiEleonora TravantiStefano Valchi

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enti sostenitori

48. Stagione Lirica 2012

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major partner

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Informazioni Finanziarie Immobiliari

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supporter

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media partnerofficial car vini food

fornitori ufficiali

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partner tecnici

ordini professionali e associazioni di categoria

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partner tecnici

ordini professionali e associazioni di categoria

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albo comuni

Camerino

Corridonia

Monte San Giusto

Pioraco

Porto Recanati

Recanati

Tolentino

Urbisaglia

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ImpagabileAvere sempre informazioni

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La cultura dell’Abitare sposa la passione per l’Opera

Main sponsor Festival OFF

“Senza cultura non può esserci crescita. Investire in cultura significa investire nella ripresa. La passione per l’arte, in tutte le sue manifestazioni, dalla lirica al design, è uno degli elementi qualificanti del nostro vivere quotidiano.”

Alberto Simonetti, Presidente F.lli Simonetti S.p.A.

scopri i nostri servizi e i nostri showroom su www.fratellisimonetti.com | www.livingandmore.it

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La cultura dell’Abitare sposa la passione per l’Opera

Main sponsor Festival OFF

“Senza cultura non può esserci crescita. Investire in cultura significa investire nella ripresa. La passione per l’arte, in tutte le sue manifestazioni, dalla lirica al design, è uno degli elementi qualificanti del nostro vivere quotidiano.”

Alberto Simonetti, Presidente F.lli Simonetti S.p.A.

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