Luglio 2010

14
Mensile di informazione, politica e cultura dell’Associazione Luciana Fittaioli - Anno II, n. 7 - Foligno, luglio 2010 La Festa della Cipolla di Cannara compie trent’an- ni!!! Traguardo importante che dimostra l’importanza e la solidità di questa mani- festazione che è una vera e propria festa per tutto il paese e che mette al centro, il prodotto tipico per eccel- lenza del territorio cannare- se. Settembre 1981- settem- bre 2010, trenta candeline per un compleanno impor- tante per una manifestazio- ne che nel corso del tempo ha acquisito una valenza di eccellenza configurandosi non come semplice sagra ma come festa ovvero mo- mento in cui la cipolla di- venta regina e protagonista assoluta e indiscussa. Nasce nel 1981 all’interno della manifestazione del Settembre Cannarese con lo scopo di valorizzare e diffondere un prodotto umile, ma essenziale in cu- cina, che nella nostra terra, argillosa ed irrigua, da seco- li e secoli viene coltivato e raccolto. E’ una vera e propria festa del gusto e dei sapori. Un appun- tamento irrinunciabile, per gourmet ed intenditori della buona cucina, con un prodot- to semplice e speciale al tem- po stesso, che la fantasia e la capacità dei cuochi cannare- si riesce ogni anno ad esalta- re e trasformare in un’infini- ta varietà di piatti e ricette dal gusto unico. La Festa della Cipolla si svolge all’interno del centro storico che, per l’occasione, si trasforma in un unico, immenso, pregiatissimo, ri- storante all’aperto. Sei gli stand gastronomici, tutti gestiti da associazioni loca- li, che occupano altrettante piazze del paese: Giardino Fiorito – Proloco Cannara, El Cipollaro – A.S.D. Cannara, Cortile Antico – Pro Avis Cannara Sez. Lucio Pasqua- loni, Il Pescatore – Ass. Pe- sca Sportiva Cannara, Ta- verna del Castello – Ass. Culturale Amici di Colle- mancio, Rifugio del Caccia- tore – Federazione Italiana della Caccia Sez. di Canna- ra. Inoltre, per l’occasione, le vie e le altre piazze del centro storico pullulano di opportunità di svago ed in- trattenimento, con spetta- coli musicali, teatrali e di danza ed esposizioni di ar- te varia. Per chi vuole fare acquisti, poi, mercatini di ogni tipo fanno da corolla- rio alle tipiche bancarelle dei cipollari dove si posso- no acquistare le cipolle di Cannara confezionate nelle caratteristiche trecce. Ogni anno il successo di questa manifestazione è an- dato aumentando e il moti- vo di questa crescita co- stante sta nella varietà dei menù offerti, nell’alto livel- lo qualitativo dei piatti pro- posti e nella straordinaria versatilità della cipolla. Nella passata edizione sono stati serviti 60000 coperti e si calcola che le persone che hanno circolato nel paese nel corso della Festa siano state 80000. La Festa della Cipolla è an- che un grande momento di aggregazione sociale e di at- taccamento alle proprie ra- dici: tutti i cittadini di Can- nara sono impegnati a vario titolo e con diversi compiti a far sì che la manifestazio- ne riesca al meglio. La Festa quest’anno si terrà dal 1 Settembre al 5 Settem- bre e dal 7 Settembre al 12 Settembre, in questi giorni Cannara sarà visitata da mi- gliaia di persone provenien- ti anche da altre regioni e sarà questa l’occasione per far conoscere al meglio i propri prodotti tipici e le proprie bellezze storico-ar- tistiche e naturalistiche. La regina della festa resta ovviamente la Cipolla e ne- gli stand gastronomici è possibile gustarla in pietan- ze che vanno dall’antipasto al dolce. Cibo povero per eccellenza, le cipolle non a caso si sono indissolubilmente legate al nome della nostra cittadina. Le terre di Cannara, infatti, sono quello che rimane di antiche paludi (Cannara de- riva appunto da “canne”) e, insieme al clima di questa zona, offrono il binomio ideale per la coltivazione della cipolla: terreno sab- bioso e umidità. La cipolla di Cannara pos- siede proprietà e qualità as- solutamente uniche e spe- ciali, tali da renderla un ve- ro e proprio gioiello dell’a- gricoltura umbra e da meri- tare l’attenzione di Slow Food oltre che la ribalta di importanti manifestazioni nazionali come il Salone del Gusto di Torino. Riconosci- menti ben meritati, dovuti all’incredibile dolcezza ed alla tenerezza della sua pol- pa, che hanno ammaliato anche grandi chef di fama nazionale e che la rendono assai prelibata e ben digeri- bile. Tre sono i tipi di cipolla col- tivati a Cannara: la rossa, la dorata e la piatta. Tutte ac- comunate dalla medesima morbidezza e delicatezza, ma ognuna con qualità e ca- ratteristiche diverse che ne consentono un uso assai va- riegato. Il segreto di tanta ricchezza va ricercato, co- me viene menzionato so- pra, nella particolare conformazione del territo- rio cannarese, che offre condizioni ambientali idea- li per questa coltivazione: terreni sabbiosi ed argillosi e, soprattutto, tanta acqua. A questo si aggiunge la pe- rizia e la cura con cui i col- tivatori cannaresi ne seguo- no l’intero processo produt- tivo, dalla semina fino alla raccolta. Si seminano a feb- braio, si zappetta regolar- mente il terreno e si innaf- fiano ogni sette, otto giorni. Alla fine di luglio si raccol- gono e si stendono in un campo ad asciugare. Con sette, otto cipolle si fa una treccia, con 25 o 30 teste si fa un mazzocco. E poi, trec- ce e mazzocchi (mazzi) si portano alle fiere: la Festa della Cipolla ma anche le fiere di Spoleto, Foligno, As- sisi e Perugia. Ogni singola fase viene, ancora oggi, svolta prevalentemente a mano, garantendo al bulbo un trattamento ed un ri- spetto veramente ottimali. Il risultato è che la cipolla di Cannara è un prodotto as- solutamente eccellente Cannara Una “stufa a petrolio” C’è qualcun altro lassù? 4 pagine di inserto FEDERICA TROMBETTONI Dalle antiche paludi un prodotto umile ma irrinunciabile: la cipolla all’interno La Consulta sulle “ronde” a pagina 2 Pillola RU486 scelta di coscienza a pagina 3 Una favolosa rottura di... a pagina 5 Fondata sul Lavoro a pagine 6-7 Zone a burocrazia “zero” a pagina 8 Gambe sempre leggere a pagina 9 Continua “Canti e Discanti” a pagina 11 C on l’appellativo ironico di “stufa a petrolio” al- cuni soliti critici della si- nistra descrissero l’ultima na- ta di casa Fiat, la nuova 500, un modesto assemblaggio di vecchie tecnologie dentro un’attraente scatola nuova (un tipico caso del “mitico” made in Italy fatto di tanta immagi- ne e scarsissima sostanza). La nuova Panda, in trasferi- mento dalla Polonia alla Cam- pania, non presenta neppure questa novità estetica: è un vecchio “rottame” tecnologico che si tenta di tenere ancora in vita (cioè sul mercato) con un’alimentazione forzata fat- ta di sovvenzioni pubbliche e abbattimento di costi di pro- duzione (leggi: del costo della manodopera). Questo in sintesi l’innovativo progetto del manager Mar- chionne: riattivare uno stabili- mento regalato dallo Stato alla pluridecotta Fiat; sfruttare al massimo senza costi le risorse infrastrutturali realizzate dallo Stato; utilizzare, non risorse fi- nanziarie proprie (la Fiat ha di- stribuito tutti gli utili 2009, 250 milioni circa, realizzati durante il recente crollo della sua produ- zione, –24% circa) ma crediti bancari rastrellati dai risparmi privati da (eventualmente) resti- tuire con gli utili delle nuove produzioni o altrimenti trasfe- rire (come sempre) in capo allo Stato (cioè a tutti, tranne che agli azionisti Fiat); utilizzare, infine, manodopera sostanzialmente “disperata” suscettiva di subire tagli economici, aumenti di rit- mi e peggioramento delle con- dizioni del lavoro, cancellazio- ne di diritti civili e sindacali. In sintesi: produrre in Italia a condizioni ambientali, econo- miche e giuridiche più van- taggiose (leggi: peggiori) del- la Polonia. Nessuno, e tanto meno chi non lo vive direttamente sulla pro- pria pelle, può permettersi di condannare la legittima ansia di lavoro delle migliaia di disoccu- pati dell’area di Pomigliano e quindi di criticare la loro vulne- rabilità rispetto a proposte non solo illegittime (che è già gravis- simo), ma persino “indegne”. Tutti, e tanto più chi ha avuto la possibilità di accedere a stru- menti di conoscenza più com- plessi, hanno invece il dovere di denunciare l’imbroglio e, so- prattutto, il pericolo del “pro- getto Panda”. Circa 40 anni fà l’economista Pasquale Saraceno, ideatore in- sieme all’ex socialista Ezio Va- noni della Cassa per il Mezzo- giorno e forte sostenitore del- l’industria pubblica nei settori strategici (energetico, siderurgi- co, cantieristico, aeronautico, chimico, ecc.), denunziò l’inade- guatezza dell’industria auto- mobilistica nel progetto di una crescita qualitativa delle produ- zioni italiane in linea con il “pri- mo” Mondo al quale il nostro Paese, da poco ex agricolo, aspi- rava ad entrare. Se da un lato letteralmente esplosero le eccellenze mondia- li dell’industria di Stato, dall’al- tro si delocalizzarono in un “se- condo” mondo la Zastava yugo- slava, la Lada polacca, la Mosco- vich russa, sino più recente- mente alla Duna brasiliana L’avvento del liberismo sta sgre- tolando e disperdendo l’eccel- lenza industriale pubblica e l’imprenditoria privata ritorna alla sua matrice originaria con- toterzista e assistita. Torna in Italia l’industria del- l’automobile, ma torna con la sua versione più arretrata, men- tre nell’estremo oriente dopo le innovazioni giapponesi e sud coreane, appaiono all’orizzon- te le supereconomiche indiane. Quanto durerà Pomigliano? Uno, due, tre anni? Forse. E poi cosa resterà? Un’industria arretrata, un siste- ma economico in regressione, una classe lavoratrice impove- rita e dequalificata, questo è lo spettro reale del nostro futuro industriale. C’era uno scalatore che giunto quasi alla vetta perde tutti gli agganci e resta appeso a un esi- le filo al di sopra di uno stra- piombo infinito. Lo scalatore, disperato, si rivolge al cielo e chiede aiuto. Una voce lo conforta e gli dice di stare tran- quillo, che tutto va bene, che basta affidarsi e lasciarsi anda- re. Lo scalatore ci pensa un po- co, guarda lo strapiombo e di nuovo verso il cielo domanda: c’è qualcun altro lassù? Un governo demente e reazio- nario non fa che invitare alla fi- ducia promettendo la ripresa dietro l’angolo e propone la Panda a Pomigliano, invitando i lavoratori a lasciarsi andare. C’è qualcun altro, magari a “si- nistra”, che sappia dire qual- che cosa? (Una qualsiasi!) Il giornale è “on line” al sito www.piazzadelgrano.org

description

Mensile d'informazione politica e cultura dell'Associazione comunista "Luciana Fittaioli", via del Grano 11-13 Foligno (PG) Italia

Transcript of Luglio 2010

Page 1: Luglio 2010

Mensile di informazione, politica e cultura dell’Associazione Luciana Fittaioli - Anno II, n. 7 - Foligno, luglio 2010

La Festa della Cipolla diCannara compie trent’an-ni!!! Traguardo importanteche dimostra l’importanzae la solidità di questa mani-festazione che è una vera epropria festa per tutto ilpaese e che mette al centro,il prodotto tipico per eccel-lenza del territorio cannare-se. Settembre 1981- settem-bre 2010, trenta candelineper un compleanno impor-tante per una manifestazio-ne che nel corso del tempoha acquisito una valenza dieccellenza configurandosinon come semplice sagrama come festa ovvero mo-mento in cui la cipolla di-venta regina e protagonistaassoluta e indiscussa. Nasce nel 1981 all’internodella manifestazione delSettembre Cannarese con loscopo di valorizzare ediffondere un prodottoumile, ma essenziale in cu-cina, che nella nostra terra,argillosa ed irrigua, da seco-li e secoli viene coltivato eraccolto.E’ una vera e propria festa delgusto e dei sapori. Un appun-tamento irrinunciabile, pergourmet ed intenditori dellabuona cucina, con un prodot-to semplice e speciale al tem-po stesso, che la fantasia e lacapacità dei cuochi cannare-si riesce ogni anno ad esalta-re e trasformare in un’infini-ta varietà di piatti e ricette dalgusto unico. La Festa della Cipolla sisvolge all’interno del centrostorico che, per l’occasione,

si trasforma in un unico,immenso, pregiatissimo, ri-storante all’aperto. Sei glistand gastronomici, tuttigestiti da associazioni loca-li, che occupano altrettantepiazze del paese: GiardinoFiorito – Proloco Cannara, ElCipollaro – A.S.D. Cannara,Cortile Antico – Pro AvisCannara Sez. Lucio Pasqua-loni, Il Pescatore – Ass. Pe-sca Sportiva Cannara, Ta-verna del Castello – Ass.Culturale Amici di Colle-mancio, Rifugio del Caccia-tore – Federazione Italianadella Caccia Sez. di Canna-ra. Inoltre, per l’occasione,le vie e le altre piazze delcentro storico pullulano diopportunità di svago ed in-trattenimento, con spetta-coli musicali, teatrali e didanza ed esposizioni di ar-te varia. Per chi vuole fareacquisti, poi, mercatini diogni tipo fanno da corolla-rio alle tipiche bancarelledei cipollari dove si posso-no acquistare le cipolle diCannara confezionate nellecaratteristiche trecce.Ogni anno il successo diquesta manifestazione è an-dato aumentando e il moti-vo di questa crescita co-stante sta nella varietà deimenù offerti, nell’alto livel-lo qualitativo dei piatti pro-posti e nella straordinariaversatilità della cipolla.Nella passata edizione sonostati serviti 60000 coperti esi calcola che le persone chehanno circolato nel paesenel corso della Festa sianostate 80000.La Festa della Cipolla è an-che un grande momento diaggregazione sociale e di at-

taccamento alle proprie ra-dici: tutti i cittadini di Can-nara sono impegnati a variotitolo e con diversi compitia far sì che la manifestazio-ne riesca al meglio.La Festa quest’anno si terràdal 1 Settembre al 5 Settem-bre e dal 7 Settembre al 12Settembre, in questi giorniCannara sarà visitata da mi-gliaia di persone provenien-ti anche da altre regioni esarà questa l’occasione perfar conoscere al meglio ipropri prodotti tipici e leproprie bellezze storico-ar-tistiche e naturalistiche.La regina della festa restaovviamente la Cipolla e ne-gli stand gastronomici èpossibile gustarla in pietan-ze che vanno dall’antipastoal dolce.Cibo povero per eccellenza,le cipolle non a caso si sonoindissolubilmente legate alnome della nostra cittadina.Le terre di Cannara, infatti,sono quello che rimane diantiche paludi (Cannara de-riva appunto da “canne”) e,insieme al clima di questazona, offrono il binomioideale per la coltivazionedella cipolla: terreno sab-bioso e umidità. La cipolla di Cannara pos-siede proprietà e qualità as-solutamente uniche e spe-ciali, tali da renderla un ve-ro e proprio gioiello dell’a-gricoltura umbra e da meri-tare l’attenzione di SlowFood oltre che la ribalta diimportanti manifestazioninazionali come il Salone delGusto di Torino. Riconosci-menti ben meritati, dovutiall’incredibile dolcezza edalla tenerezza della sua pol-

pa, che hanno ammaliatoanche grandi chef di famanazionale e che la rendonoassai prelibata e ben digeri-bile.Tre sono i tipi di cipolla col-tivati a Cannara: la rossa, ladorata e la piatta. Tutte ac-comunate dalla medesimamorbidezza e delicatezza,ma ognuna con qualità e ca-ratteristiche diverse che neconsentono un uso assai va-riegato. Il segreto di tantaricchezza va ricercato, co-me viene menzionato so-pra, nella particolareconformazione del territo-rio cannarese, che offrecondizioni ambientali idea-li per questa coltivazione:terreni sabbiosi ed argillosie, soprattutto, tanta acqua.A questo si aggiunge la pe-rizia e la cura con cui i col-tivatori cannaresi ne seguo-no l’intero processo produt-tivo, dalla semina fino allaraccolta. Si seminano a feb-braio, si zappetta regolar-mente il terreno e si innaf-fiano ogni sette, otto giorni.Alla fine di luglio si raccol-gono e si stendono in uncampo ad asciugare. Consette, otto cipolle si fa unatreccia, con 25 o 30 teste sifa un mazzocco. E poi, trec-ce e mazzocchi (mazzi) siportano alle fiere: la Festadella Cipolla ma anche lefiere di Spoleto, Foligno, As-sisi e Perugia. Ogni singolafase viene, ancora oggi,svolta prevalentemente amano, garantendo al bulboun trattamento ed un ri-spetto veramente ottimali.Il risultato è che la cipolla diCannara è un prodotto as-solutamente eccellente

Cannara

Una “stufa a petrolio”C’è qualcun altro lassù?

4 pagine di inserto

FEDERICA TROMBETTONI

Dalle antiche paludi un prodotto umile ma irrinunciabile: la cipolla

all’interno

La Consulta sulle “ronde” a pagina 2

Pillola RU486 scelta di coscienza a pagina 3

Una favolosa rottura di... a pagina 5

Fondata sul Lavoro a pagine 6-7

Zone a burocrazia “zero” a pagina 8

Gambe sempre leggere a pagina 9

Continua “Canti e Discanti” a pagina 11

Con l’appellativo ironicodi “stufa a petrolio” al-cuni soliti critici della si-

nistra descrissero l’ultima na-ta di casa Fiat, la nuova 500,un modesto assemblaggio divecchie tecnologie dentroun’attraente scatola nuova (untipico caso del “mitico” madein Italy fatto di tanta immagi-ne e scarsissima sostanza).La nuova Panda, in trasferi-mento dalla Polonia alla Cam-pania, non presenta neppurequesta novità estetica: è unvecchio “rottame” tecnologicoche si tenta di tenere ancora invita (cioè sul mercato) conun’alimentazione forzata fat-ta di sovvenzioni pubbliche eabbattimento di costi di pro-duzione (leggi: del costo dellamanodopera).Questo in sintesi l’innovativoprogetto del manager Mar-chionne: riattivare uno stabili-mento regalato dallo Stato allapluridecotta Fiat; sfruttare almassimo senza costi le risorseinfrastrutturali realizzate dalloStato; utilizzare, non risorse fi-nanziarie proprie (la Fiat ha di-stribuito tutti gli utili 2009, 250milioni circa, realizzati duranteil recente crollo della sua produ-zione, –24% circa) ma creditibancari rastrellati dai risparmiprivati da (eventualmente) resti-tuire con gli utili delle nuoveproduzioni o altrimenti trasfe-rire (come sempre) in capo alloStato (cioè a tutti, tranne che agliazionisti Fiat); utilizzare, infine,manodopera sostanzialmente“disperata” suscettiva di subiretagli economici, aumenti di rit-mi e peggioramento delle con-dizioni del lavoro, cancellazio-ne di diritti civili e sindacali.In sintesi: produrre in Italia acondizioni ambientali, econo-miche e giuridiche più van-taggiose (leggi: peggiori) del-la Polonia.Nessuno, e tanto meno chi nonlo vive direttamente sulla pro-pria pelle, può permettersi dicondannare la legittima ansia dilavoro delle migliaia di disoccu-pati dell’area di Pomigliano equindi di criticare la loro vulne-rabilità rispetto a proposte nonsolo illegittime (che è già gravis-simo), ma persino “indegne”.Tutti, e tanto più chi ha avuto lapossibilità di accedere a stru-menti di conoscenza più com-plessi, hanno invece il dovere didenunciare l’imbroglio e, so-prattutto, il pericolo del “pro-

getto Panda”.Circa 40 anni fà l’economistaPasquale Saraceno, ideatore in-sieme all’ex socialista Ezio Va-noni della Cassa per il Mezzo-giorno e forte sostenitore del-l’industria pubblica nei settoristrategici (energetico, siderurgi-co, cantieristico, aeronautico,chimico, ecc.), denunziò l’inade-guatezza dell’industria auto-mobilistica nel progetto di unacrescita qualitativa delle produ-zioni italiane in linea con il “pri-mo” Mondo al quale il nostroPaese, da poco ex agricolo, aspi-rava ad entrare.Se da un lato letteralmenteesplosero le eccellenze mondia-li dell’industria di Stato, dall’al-tro si delocalizzarono in un “se-condo” mondo la Zastava yugo-slava, la Lada polacca, la Mosco-vich russa, sino più recente-mente alla Duna brasilianaL’avvento del liberismo sta sgre-tolando e disperdendo l’eccel-lenza industriale pubblica el’imprenditoria privata ritornaalla sua matrice originaria con-toterzista e assistita.Torna in Italia l’industria del-l’automobile, ma torna con lasua versione più arretrata, men-tre nell’estremo oriente dopo leinnovazioni giapponesi e sudcoreane, appaiono all’orizzon-te le supereconomiche indiane.Quanto durerà Pomigliano?Uno, due, tre anni? Forse. E poicosa resterà?Un’industria arretrata, un siste-ma economico in regressione,una classe lavoratrice impove-rita e dequalificata, questo è lospettro reale del nostro futuroindustriale.C’era uno scalatore che giuntoquasi alla vetta perde tutti gliagganci e resta appeso a un esi-le filo al di sopra di uno stra-piombo infinito. Lo scalatore,disperato, si rivolge al cielo echiede aiuto. Una voce loconforta e gli dice di stare tran-quillo, che tutto va bene, chebasta affidarsi e lasciarsi anda-re. Lo scalatore ci pensa un po-co, guarda lo strapiombo e dinuovo verso il cielo domanda:c’è qualcun altro lassù?Un governo demente e reazio-nario non fa che invitare alla fi-ducia promettendo la ripresadietro l’angolo e propone laPanda a Pomigliano, invitando ilavoratori a lasciarsi andare.C’è qualcun altro, magari a “si-nistra”, che sappia dire qual-che cosa? (Una qualsiasi!)

Il giornale è “on line” al sito www.piazzadelgrano.org

Page 2: Luglio 2010

Leggi e diritti21

Il confronto (o conflitto) po-litico che si era manifestatoalcuni mesi orsono in mate-ria di sicurezza pubblica edin particolare intorno allaquestione delle cosiddette“ronde” è stato trasferito an-che in sede di verifica costi-tuzionale.Sono state le Regioni Tosca-na, Emilia Romagna e Umbriaa sollevare la questione di le-gittimità costituzionale del-l’art. 3, commi 41, 42 e 43 del-la legge 15 luglio 2009, n. 94.La Corte Costituzionale consentenza n. 24 giugno 2010 n.266 ha dichiarato l’illegittimitàcostituzionale dell’art. 3 com-ma 40 della legge 15 luglio2009 limitatamente alle paro-le “ovvero situazioni di disagiosociale” mentre ha dichiaratonon fondate le altre questionidi legittimità costituzionaledell’art 3, commi 41, 42 e 43della medesima legge, in riferi-mento agli articoli117, secon-do, quarto e sesto comma e118 della Costituzione.La facoltà di avvalersi di grup-pi di osservatori privati volon-tari (cosiddette «ronde») peril controllo del territorio si af-fianca al potere dei sindaci diadottare, nella veste di ufficia-li del Governo, provvedimen-ti, anche contingibili e urgen-ti nel rispetto dei principi ge-nerali dell’ordinamento, al fi-ne di prevenire e di eliminaregravi pericoli che minaccianola sicurezza urbana. Lo stru-mento in esame si aggiunge,per altro verso, alla possibi-lità, per i comuni, di utilizza-re sistemi di videosorveglian-za per la tutela della sicurez-za urbana. Tanto premesso, il problemanodale posto dalle questionidi costituzionalità attiene al-la valenza delle formule “si-curezza urbana” e “situazio-ni di disagio sociale”, checompaiono nel comma 40

dell’art. 3 della legge n.94/2009 a fini di identifica-zione dell’oggetto delle atti-vità cui le associazioni di vo-lontari sono chiamate.Infatti i sindaci, previa intesacon il prefetto, possono avva-lersi della collaborazione diassociazioni tra cittadini nonarmati al fine di segnalare al-le Forze di polizia dello Statoo locali eventi che possano ar-recare danno alla “sicurezzaurbana” ovvero “situazioni didisagio sociale”. In particola-re, si tratta di stabilire se det-te formule individuino o me-no ambiti d’intervento inqua-drabili nella materia “ordinepubblico e sicurezza”, de-mandata alla legislazioneesclusiva statale dall’art. 117,secondo comma, lettera h).L’interrogativo, secondo laCorte Costituzionale, richie-de una risposta differenziatain rapporto alle due locuzio-ni che vengono in rilievo.Quanto, infatti, al concetto di“sicurezza urbana”, il dettatodella norma impugnata non èin contrasto con la previsionecostituzionale.Infatti, per la Corte, la nozio-ne di “sicurezza urbana”identifica un bene pubblicoda tutelare attraverso attivitàposte a difesa, nell’ambitodelle comunità locali, del ri-spetto delle norme che rego-lano la vita civile, per miglio-rare le condizioni di vivibilitànei centri urbani, la conviven-za civile e la coesione sociale.La Corte ha ribadito che no-nostante l’apparente ampiez-za della definizione ora ripro-dotta la stessa abbia comun-que ad oggetto esclusivamen-te la tutela della sicurezzapubblica, intesa come attivitàdi prevenzione e repressionedei reati. Significative, in tale direzione,appaiono segnatamente lecircostanze che la decisionedel sindaco di avvalersi delleassociazioni di volontari ri-chieda una intesa con il pre-

fetto; che le associazioni deb-bano essere iscritte in un re-gistro tenuto a cura dellostesso prefetto, previo parere,in sede di verifica dei requisi-ti, del comitato provincialeper l’ordine e la sicurezzapubblica; che il sindaco deb-ba preferire le associazionicostituite da personale incongedo delle Forze dell’ordi-ne, delle Forze armate o di al-tri Corpi dello Stato, ossia da

soggetti già impegnati istitu-zionalmente, o talvolta utiliz-zati in funzione integrativanell’esercizio di attività diprevenzione e repressionedei reati; che, infine, le segna-lazioni degli osservatori sianoindirizzate in via esclusiva al-le Forze di polizia, statali o lo-cali. Inoltre, le associazioni divolontari svolgono una atti-vità di mera osservazione esegnalazione e che qualsiasiprivato cittadino può denun-ciare i reati, perseguibili di uf-ficio, di cui venga a conoscen-za (art. 333 del codice di pro-cedura penale) e addiritturaprocedere all’arresto in fla-

ELISA BEDORI

MARCO MARIANI

FOLIGNO

Pedaggi autostradali più cari

Non è una questione di “pubblica sicurezza”La Corte Costituzionale boccia nuovamente i tentativi del Governo di criminalizzare il disagiosociale annullando la norma che autorizza i sindaci sceriffi di avvalersi delle ronde private

oltre i limiti della mera segnalazione di situazioni di concreto pericolo di commissione di reati

Al via dal 1° Luglio la trasformazione in strade a pagamentodi 1.270 km di rete stradale che fino a ieri era gratuita

A causa della manovra perla correzione dei conti pub-blici, dal 1° luglio è scattatol’aumento dei pedaggi auto-stradali. Dal sud al nordnon c’è un incremento diuna percentuale “fissa”, co-me si è avuto sino ad ora,ma in base all’utente (adesempio per i mezzi pesan-ti è previsto un aumentopiù alto rispetto ai normaliautomobilisti) ed alla tratta,gli aumenti saranno di di-versa entità. Infatti gli incrementi sonodue. Innanzi tutto l’Anasapplica alle concessionarieun aumento di un millesi-mo di euro al chilometro

cha arriverà al casello auto-stradale di Valdichiana do-vrà pagare anche per il Rac-cordo Bettolle – Perugia."Lo Stato, in un momento discarsità di risorse, dovevafinanziare Anas per la ma-nutenzione delle strade enon era in condizioni di far-lo, allora il ricorso all'au-mento dei pedaggi". Così ilministro delle Infrastruttu-re Altero Matteoli, prima dipartecipare all'assembleagenerale dell'Ance di Bolo-gna, spiega quali sono le ra-gioni del rincaro per il pe-daggio autostradale scatta-to dal 1 luglio.Ma questo è solo l’ultimodei numerosi aumenti chehanno caratterizzato la vitadelle autostrade da quando

per le auto (tre millesimiper i mezzi pesanti) e leconcessionarie si rifannosugli utenti con incrementicompresi fra l’1,5% ed il 5%.In secondo luogo c’è la mag-giorazione forfettaria di 1 o2 euro che serve per far pa-gare i tratti gestiti dall’A-nas, finora gratuiti, comeper esempio, il Grande Rac-cordo Anulare di Roma, laTangenziale di Torino, la Fi-renze - Siena ed il RaccordoBettolle – Perugia. Poichénon c’è stato il tempo mate-riale per adeguare la retecon i caselli necessari, il co-sto del mancato pedaggioviene caricato su chi transi-terà dai caselli autostradaliprossimi ai raccordi. Standocosì le cose, l’automobilista

www.piazzadelgrano.org LUGLIO 2010

granza nei casi previsti dal-l’art. 380 cod. proc. pen., sem-pre quando si tratti di reatiperseguibili d’ufficio (art. 383cod. proc. pen.).La conclusione è diversa, se-condo la Corte, per quanto at-tiene al riferimento alternati-vo alle “situazioni di disagiosociale”: una espressione inrapporto alla quale non risul-ta, di contro, praticabile unalettura conforme al dettato

costituzionale. La valenza se-mantica propria della locuzio-ne “disagio sociale” si coniu-ga, difatti, all’impiego della di-sgiuntiva ovvero (eventi chepossano recare danno alla si-curezza urbana ovvero situa-zioni di disagio sociale), cherende palese l’intento del legi-slatore di evocare situazionidiverse ed ulteriori rispetto aquelle sottese dalla locuzioneprecedente. Il rilievo letterale,anche alla luce del generalecanone ermeneutico del “legi-slatore non ridondante”, im-pedisce di interpretare la for-mula in questione in sensofortemente limitativo, tale da

ridurne l’inquadramento nel-l’ambito dell’attività di pre-venzione dei reati: ossia di ri-tenerla riferita a quelle sole si-tuazioni di disagio sociale che,traducendosi in fattori crimi-nogeni, determinino un con-creto pericolo di commissionedi fatti penalmente rilevanti.Nella sua genericità, la formu-la “disagio sociale” si presta,dunque, ad abbracciare unavasta platea di ipotesi di emar-

ginazione o di difficoltà di in-serimento dell’individuo neltessuto sociale, derivanti dal-le più varie cause (condizionieconomiche, di salute, età,rapporti familiari e altre): si-tuazioni, che reclamano inter-venti ispirati a finalità di poli-tica sociale, riconducibili se-gnatamente alla materia dei“servizi sociali”. Per la Corte,tale materia individua, infatti,il complesso delle attività re-lative alla predisposizione ederogazione di servizi, gratuitie a pagamento, o di prestazio-ni economiche destinate a ri-muovere e superare le situa-zioni di bisogno e di difficoltà

che la persona umana incon-tra nel corso della sua vita,escluse soltanto quelle assicu-rate dal sistema previdenzia-le e da quello sanitario. Nep-pure può essere utilmente in-vocato, al fine di ricondurrel’intera disciplina in esamenell’alveo della competenzastatale, il criterio della preva-lenza. L’applicazione di que-sto strumento per comporrele interferenze tra competen-ze concorrenti implica, infat-ti, da un lato, una disciplinache, collocandosi alla con-fluenza di un insieme di mate-rie, sia espressione di un’esi-genza di regolamentazioneunitaria, e, dall’altro, che unatra le materie interessate pos-sa dirsi dominante, in quantonel complesso normativo siarintracciabile un nucleo essen-ziale appartenente ad un soloambito materiale, ovvero le di-verse disposizioni persegua-no una medesima finalità. Nel-l’ipotesi in esame, per contro,il riferimento alle “situazionidi disagio sociale” si presentacome un elemento spurio edeccentrico rispetto alla ratioispiratrice delle norme impu-gnate, quale dianzi delineata,finendo per rendere incon-grua la stessa disciplina da es-se dettata.Gli interventi del prefetto e delcomitato provinciale per l’or-dine e la sicurezza pubblica, lapreferenza accordata alle as-sociazioni fra appartenenti incongedo alle Forze dell’ordine,la circostanza che le segnala-zioni dei volontari siano diret-te alle sole Forze di polizia (enon, invece, agli organi prepo-sti ai servizi sociali) – previsio-ni tutte pienamente coerenti inuna prospettiva di tutela della“sicurezza urbana”, intesa co-me attività di prevenzione erepressione dei reati in ambi-to cittadino – perdono tale ca-rattere quando venga in rilievoil diverso obiettivo di porre ri-medio a condizioni di disagioed emarginazione sociale.

sono state privatizzate. Adesempio nel ’98 si pagavano800 lire di pedaggio sullaRoma-Civitavecchia sino al-l’uscita di Fiumicino. Oggistessa uscita, stessa auto-strada, stessi servizi costa-no 2,30 Euro. In 12 anni si è

assistito ad un aumento delpedaggio del 561%. In sinte-si è aumentato più il casel-lo dell’inflazione. Ma nonbasta. Infatti, bisogna calco-lare che tale incrementodelle tariffe inciderà pesan-temente sulle tasche dei cit-

tadini, non solo in manieradiretta, ma anche in manie-ra indiretta, a causa del con-seguente aumento dei costidi trasporto, che si rifletteràdirettamente sui beni diconsumo che vengono tra-sportati in larghissima par-te su gomma: per fortunache non ci hanno messo lemani in tasca!Ma dove sta “l’italianata”?Sta nel fatto che sul sito del-le autostrade nella sezioneFAQ viene detto che è previ-sto un controllo sulla cor-retta applicazione degliadeguamenti tariffari e laConvenzione con lo Statoprevede che l'Ente prepostoa questo tipo di controllo èl'ANAS. L’Anas? Ma non è ladestinataria dei proventidell’aumento dei pedaggi,come ammesso dallo stessoministro Matteoli? CioèAnas deve assicurarsi che letariffe non siano gonfiatealtrimenti potrebbe finireche la stessa Anas prende-rebbe più soldi. Siamo cosìsicuri che i controlli saran-no ferrei?

Page 3: Luglio 2010

Politica ed Etica 31FOLIGNO

una serie di atti che tende-vano a una continua umilia-zione della classe senatoria,il cui culmine sarebbe statoraggiunto col decreto di no-mina del cavallo che espri-meva il disprezzo dell’im-peratore per il Senato.Questo ricordo temporal-mente risalente alla mia vi-ta scolastica e riposto negliarchivi della memoria, mi ètornato in mente leggendole cronache legate alla no-mina di un nuovo ministro,alle vicende conseguenti edalle reazioni che ha scatena-to all’interno della stessaparte politica di apparte-nenza.La nomina a ministro di undeputato della maggioran-za, già sottosegretario allaPresidenza del Consiglio,effettuata inizialmente “perl’attuazione del federali-smo”, deve essere apparsaagli occhi dell’inconsapevo-le titolare del dicastero perle Riforme per il Federali-smo, una grave deminutio,in quanto si è affrettato adichiarare, corroborato daanaloga dichiarazione deltitolare del ministero dell’E-conomia e delle Finanze,che unico responsabile delfederalismo è lui.La funzione del nuovo mini-stero è divenuta così “per la

sussidiarietà e il decentra-mento”.Soddisfatti dalla modifica, ilrilievo che i politici di ap-partenenza leghista hannomosso alla nomina è statoquello di dichiarare che “l’u-

nico errore fatto è statoquello di aver dato una de-lega sbagliata al neomini-stro in quanto toccava il fe-deralismo che è, invece, unacosa della Lega”.A questa nomina, alle mo-dalità di individuazione del-le funzioni ed alla repentinamodifica non hanno fatto

seguito, nel mondo politico,particolari commenti nega-tivi fino a che il titolare delnuovo ministero, dopo solicinque giorni, ha eccepito,in base alla legge, il legitti-mo impedimento a parteci-

pare all’udienza del proces-so sul tentativo di scalataad Antonveneta in cui è im-putato ed ha motivato la ri-chiesta di sospensione delprocesso con la necessità diorganizzare il nuovo mini-stero, circostanza questasmentita addirittura dalQuirinale che ha fatto pre-

Da qualche mese anche in Ita-lia, dopo molti anni d’inutilibarricate ideologiche, è statodato il via libera all’utilizzodel farmaco Ru486 dopo l’ul-timo necessario parere favo-revole dell’agenzia italianaper il farmaco. Ci si è arrivaticon ritardo, con un penoso ri-tardo rispetto agli altri paesieuropei e non solo, come peresempio la Francia dov’è libe-ramente somministrabile dallontano 1988.Da noi, questo ritardo è stato“giustificato” come un temponecessario e imprescindibilealla sperimentazione del far-maco; sarebbe da dire alla suari-sperimentazione, conside-rato che questo anti-progesti-nico vide la luce nei primi an-ni ’80 e che secondo i risultatidei più autorevoli studi scien-tifici a livello mondiale è effi-cace nel 97% dei casi, in assen-za di qualsiasi evidenza di ef-fetti collaterali secondari gra-vi per le donne che ne fannoutilizzo. Certo, è un farmaco ecome tale deve essere pre-scritto, dopo visita ginecologi-ca da un medico.Dallo stesso medico tra l’al-tro che può eseguire l’abortochirurgico. Quindi, un esper-to in materia. Dunque ora la questione poli-tica, su cui si dibatte o megliosu cui alcuni stanno costruen-do ulteriori barricate, sarebbeil tanto paventato rischio di“aborto casalingo”; questi,mentendo e senza nessuna

Caligola e il suo cavallo

Una scelta di coscienza

LUIGI NAPOLITANO

GIACOMO BATTISTI

Il disprezzo per le istituzioni non soffre l'usura del tempo

L’aborto è un diritto e come tale deve essere garantitocognizione ginecologica, civengono a minacciare l’ideache d’ora in poi una qualsiasidonna, dopo aver acquistatosenza nessuna prescrizionemedica le tre pillole, possa li-beramente assumerle.Non è così! Il percorso è lostesso sia per l’aborto chirur-gico, sia per quello medico;c’è la stessa visita ginecologi-ca, c’è la stessa ecografia, sisoppesano gli stessi fattori dirischio. Cambiano solo i tem-pi, le complicanze secondarieed i costi (tutti ben più altinell’aborto chirurgico).Attualmente però solo la re-gione Emilia-Romagna si èdotata di un suo protocollodi somministrazione che èquello della somministrazio-ne in regime di day-hospital,senza nessun tipo di ricove-ro ordinario.In Piemonte, in particolare al-l’ospedale ginecologico S. An-na (dove è partita la ri-speri-mentazione del farmaco, gra-zie al Prof.Viale), il protocol-lo interno prevede la sommi-nistrazione in regime di rico-vero con la possibilità da par-te della donna, se non vi sia-no condizioni di rischio clini-co, di lasciare l’ospedale e diripresentarsi per la secondasomministrazione dopo 3giorni. E dai dati dell’ospeda-le si apprende che 3 donne su4 scelgono questa soluzione.E quello dell’ospedalizzazio-ne è un punto delicato, su cuisi sta cercando di far resi-stenza, proprio appunto perfar in modo che i vantaggidell’aborto farmacologico siriducano di molto. Ma attenzione, perché questa

resistenza che si sta alzandoda più parti, ma più forte-mente dalla comunità catto-lica, non è come si vuol farcredere una battaglia controla pillola, ma un ben più du-ro, inaccettabile e incivile at-tacco contro la legge 194 e,aggiungerei, contro la donna.Mettere in discussione que-sta legge, significa tornare in-dietro nel tempo di molto, si-gnifica tornare alle barbariedegli aborti clandestini, ma

soprattutto tornare a un’ideadi donna non più padronadel proprio corpo e delle pro-prie scelte. Ed anche le di-scussioni che si leggono neiblog e nei quotidiani, al ri-guardo sono altrettanto bar-bare: parole come “pesticida

sente che il nuovo ministe-ro, essendo tra quelli senzaportafoglio, ossia privi diautonomia di spesa, nonhanno una loro struttura.A seguito dell’interventodella più alta carica delloStato e di numerosi espo-nenti politici non solo del-l’opposizione ma anche del-la sua parte politica, il neo-ministro ha rinunciato al le-gittimo impedimento. Nonostante la vicenda si siachiusa con la rinuncia al le-

gittimo impedimento e conle dimissioni del ministro,non stupisce che, dopo lalocuzione “leggi ad perso-nam”, sia stata coniata quel-la di “ministero ad perso-nam”. A margine di ciò, vo-glio ricordare che i ministri(dal latino minister che si-gnifica servo, inteso come

www.piazzadelgrano.org

servitore dello Stato perquel determinato ambito),normati dall’art.92 della Co-stituzione, sono i capi deiministeri (intesi come im-portanti organi amministra-tivi dello Stato Italiano, di-stinti da una specifica com-petenza con struttura mol-to complessa), nonchémembri del consiglio deiministri, che dirigono l’a-zione amministrativa eadottano le decisioni dimaggiore importanza. E’evidente pertanto il presti-gio di una tale posizione,così come il rispetto che co-loro i quali la esercitano do-vrebbe manifestare.Essendo l’impero di Caligo-la durato solo quattro annie, assistendo nel nostropaese da molti più anni, ol-tre che all’episodio descrit-to, anche a tanti altri di cuisono piene le cronache,quali l’acquisto di case dicui non si conoscono gliautori dei pagamenti, ven-dite di palazzi nel centro diRoma a cifre di gran lungainferiori al loro valore rea-le, esecuzioni di lavori pub-blici appaltati a sodali eamici in totale disprezzodelle regole, condanne an-che a diversi anni di carce-re di per-sonaggi che rive-stono cariche pubbliche diprimo piano, concludo conl’augurio per noi tutti diuscire, quanto prima, da unletargo verso la continuaviolazione di valori eticifondamentali nel qualesembriamo caduti da trop-po tempo.

umano”, “pillola assassina”,“veleno per bambini” nonfanno altro che caratterizza-re con cattiveria e con astiochi ancora non accetta che ladonna possa decidere libera-mente se proseguire la gravi-danza oppure se terminarla.E molto spesso sono gli stes-si che ancora non tolleranol’idea della contraccezione. Abortire, non è una scelta didisimpegno, non è un alie-narsi le responsabilità; abor-

tire, è una scelta personale,sofferta, intima e individuale;è una presa di coscienza delsé e come tale va rispettata,va accompagnata e va difesa. Perché abortire è soprattuttoun diritto. E come tale deveessere garantito.

La pillola Ru486 è il primofarmaco per l'aborto far-macologico. Il suo nomescientifico è Mifepristone èuno steroide sintetico uti-lizzato come farmaco perl'aborto chimico nei primidue mesi della gravidanza. Il nome deriva dalle inizia-li della casa farmaceuticache ne iniziò la sperimen-tazione in Francia negliAnni 90: la Roussel Uclaf.Nel 1980 Etienne-Emile

Baulieu, lavo-rando per i la-boratori Rous-sel Uclaf suderivati delprogesteronescoprì un po-tente anti-pro-gestinico. Il Mifepristonevenne postosul mercato inFrancia nel1988 per l'usoin combina-zione con pro-staglandine.Attualmente èutilizzato nel30% per centodelle interru-zioni di gravi-danza. Il mife-pristone fu ap-provato in altriPaesi europeinegli anni No-

vanta, e negli Stati Uniti nelsettembre 2000. In Italia,nel 1999 ne venne autoriz-zato l'uso limitatamente al-la sindrome di Cushing. Nel 2003 l'Oms confermala sicurezza del farmacoe definisce le linee guida.

Oggi è in uso in 18 Paesidell’Unione europea (piùla Svizzera), tranne l'Ir-landa, la Polonia, la Li-tuania e Malta.Il mifepristone è uno ste-roide sintetico utilizzatocome farmaco per l’abortochimico fino alla settimasettimana completa digravidanza. Questa molecola agiscestaccando l’embrione dal-l’utero, dilatando il collo erendendolo più sensibileagli effetti della secondapillola: il misopristolo, unamolecola assunta a distan-za di 48 ore dalla primache aumenta la contrazio-ne dell’utero e permettel’espulsione del feto. Prese entrambe le pilloleportano all’aborto farma-cologico. La Ru486 rap-presenta un’alternativache riduce i rischi correla-ti alla lesione dell’utero,che non prevede anestesiae può essere praticatamolto precocemente, il cheè sovente percepito comeun sollievo psichico.Gli effetti collaterali rela-tivi all'aborto farmacolo-gico sono essenzialmentericonducibili all'utilizzodelle prostaglandine; glistudi effettuati hanno ri-portato dolori di tipocrampiforme, nausea, vo-mito, diarrea e perditeematiche. In linea generale gli effet-ti collaterali della metodi-ca farmacologica sono in-feriori rispetto a quelli ri-scontrabili con l'interven-to chirurgico.

LUGLIO 2010

Uno degli aneddoti dellastoria dell’impero di Romache, più di altri, ha colpitola mia immaginazione discolaro, è stata la nomina asenatore da parte dell’impe-ratore Caligola del suo ca-vallo il cui nome, pare, fos-se Incitatus.Non riuscivo ad immagina-re la presenza di un cavallonel Senato, luogo, pensavo,costruito per ospitare per-sone ma, soprattutto, nonriuscivo a capire cosa a-vrebbe potuto “dire” e fareIncitatus in un contesto chemi avevano insegnato esserdeputato a ospitare dibatti-ti e decisioni circa gli inte-ressi e il futuro della Città.La curiosità per questa vi-cenda, che poi ho scopertoessere una leggenda, nataforse da una semplice di-chiarazione di Caligola, miha indotto negli anni dell’a-dolescenza ad andarla adapprofondire.Ho così appurato che il bre-ve impero di Gaio Giulio Ce-sare Germanico, detto Cali-gola, fu caratterizzato oltreche da comportamenti stra-vaganti, eccentrici e talvol-ta addirittura depravati da

Ru486 legittima in19 paesi dell’Europa

Page 4: Luglio 2010

Corrispondenze dal Mondo41 FOLIGNO

America LatinaUno sguardo a un immenso e variegato subcontinentetanto reclamizzato ma così poco conosciuto e studiato

Donne ai vertici dell’EZLN che reclamano diritti

Dalla guerriglia rivoluzionariadell’EZLN alla creazione dei Caracoles del Buon Governo

Todo para todosNada para nosotros

Il movimento zapatista

OSVALDO GUALTIERI

ARIANNA BOASSO

www.piazzadelgrano.org

“La situazione è molto dura.Da moltissimi anni soffriamo ildolore, l'oblio, il disprezzo, l'e-marginazione e l'oppressione.Soffriamo l'oblio perché nessu-no si ricorda di noi.”Così si apre il discorso pro-nunciato davanti al Parlamen-to Federale il 28 marzo 2001della Comandanta Esther, laprima rappresentante dell’EZLN che ha parlato pubblica-mente. L’Esercito Zapatista diLiberazione Nazionale è unmovimento armato, clandesti-no, che si forma nel 1983 nelsud del Messico, ha comeprincipale obiettivo il ricono-scimento dei diritti indigenidelle comunità del Chiapas el’affermazione della “ Demo-cracia, Justicia y Libertad”.Caratteristica peculiare diquesto movimento è che unterzo è rappresentato da don-ne e alcune ricoprono impor-tanti ruoli, anche di comando(il maggiore Ana Maria ha gui-dato la conquista di San Cri-stobal de Las Casas nel 1994e la già menzionata Esther).Le donne nella lotta per i dirit-ti combattono una doppiabattaglia, come troppo spessoaccade, partendo svantaggia-

te devono faticare il doppioper ottenere ciò che spetta lo-ro in quanto esseri umani; ledonne lottano per affermare idiritti indigeni e culturali del-le comunità di cui apparten-gono e i diritti di genere, didonne.Continua la ComandantaEsther: “Soffriamo anche il di-sprezzo e l'emargina-zione fin dalla nasci-ta perché non ci cura-no bene. Siccome sia-mo bambine, pensa-no che non valiamoniente, che non sap-piamo pensare, né la-vorare, né come vive-re la nostra vita. Perquesto molte di noidonne sono analfabe-te perché non abbia-mo avuto l'opportu-nità di frequentare lascuola. (…)Perchédonne ci picchiano, inostri mariti o fami-gliari ci maltrattano e non pos-siamo dire nulla perché ci dico-no che non abbiamo nessundiritto di difenderci…”. Le donne dell’EZLN reclamanodignità, uguaglianza, istruzio-ne e spazi pubblici dove urla-re la propria rabbia. A questerichieste sono seguite dellecritiche, di chi sostiene che lamaggior parte delle minoran-

ze sono patriarcali e il loroeventuale riconoscimento nonfarebbe che aggravare la posi-zione della donna, che sareb-be, per contro, più tutelata seinserita nella cultura domi-nante. Ma i diritti delle comu-nità indios e quelli delle lorodonne dovrebbero andare dipari passo.

Così inizia “Il Ballo di Aurelia-no” dei Modena City Ram-blers.“Puoi chiamarmi partigiano,bandito oppure illusoSoldato di una guerra persaprima del suo inizioSono la tua coscienza sporca,sono un vecchio contadinoSono l'indio, il mendicante, so-no l'ortica nel tuo giardino”

Seconda parte

In Perù è tornato al governoun amico di Craxi che, comelui, era finito male. La diffe-renza è che Alan Garcìa, do-po un po’ di anni, è riuscito ariciclarsi.In Cile, dopo quasi 20 anni digoverni di centrosinistra conl’ultimo Presidente MichelleBachelet che ha finito il suomandato con una popolaritàdi oltre il 65 % della popola-zione, mesi fa ha vinto la de-stra con un Presidente miliar-dario. Il motivo di questoinatteso cambiamento do-vrebbe essere ricercato nellascelta del candidato che hapresentato il raggruppamen-to del centro sinistra: un vec-chio rappresentante dellavecchia classe politica, senzaconsensi popolari. Nella Bolivia il Presidente èun indigeno sindacalista deicontadini che coltivano la Co-ca, oltre che un ambiziososcapolo. Da quando lui è Pre-sidente la coltivazione di Co-ca è aumentata del 30 %. Luidice che è per consumo inter-no e la usano per fini di me-dicina verde. Nel frattempo èdiminuita la produzione digas per l’esportazione che èla risorsa fondamentale perl’economia. Questo è un pae-se che campa principalmente

dei soldi che mandano gliemigranti ai loro famigliari. Adir il vero queste risorse sonotra i principali contributi al-l’economia di quasi tutti ipaesi dell’ America Latina.Evo Morales, tanto per arro-tondare, si fa anche finanzia-re dal suo amico e generosoChavez. Finché la barca va…Uruguay una volta era consi-derata “la svizzera del Suda-merica” perché c’era una de-mocrazia che funzionava.Nei famigerati anni 70 s’èmesso in sintonia con il restodel Sudamerica e anche lì c’èstato un brutale colpo di sta-to e la dittatura militare.Adesso è salito al governo un

ex Tupamaros che si era bec-cato un sacco di anni di gale-ra. E gli è andata bene chenon l’hanno ammazzato. Pe-pe Mujica è diventato Presi-dente alcuni mesi fa con lostesso Partito di sinistra delprecedente Presidente, il me-dico Tabarè Vazquez. Questopaese e questo popolo mipiacciono molto per la lorocultura e senso di civiltà, to-gliendo un po’ di anni neiquali si erano messi alla paridei altri paesi.In Argentina la bella signoraCristina Fernàndez, meglioconosciuta come Kirchen, hapreso il governo lasciatole inconsegna dal precedente Pre-

sidente, suo marito NestorKirchen. Si rifanno ovviamen-te al peronismo, tanto percambiare, e nei primi annihanno portato avanti dellepolitiche con un certo conte-nuto popolare. Poi sono ca-duti nella solita demagogiadei peronisti e la anche nellasolita corruzione, anche qui,tanto per cambiare. In pochianni hanno ammassato unagrossa fortuna, in parte comemazzette di accordi commer-ciali fatti con il loro amicoChavez e sono caduti in pic-chiata nel consenso popola-re. No si sa fino a quanto reg-gerà però la loro posizioneche è diventata molto preca-ria. Dico “loro” perché chi co-manda veramente è il maritomentre lei pensa a cambiarevestiti ogni due ore, cercandocosì di imitare la mitica fasci-stoide Evita Peròn.In Paraguay, dopo l’egemo-nia del Partito Colorado dura-ta 61 anni, è salita al governouna coalizione di centro sini-stra presieduta da FernandoLugo, un ex Vescovo cattolicosospeso “a divinis”. Rompereil potere dei latifondisti e cer-care di fare una politica mini-mamente progressista inquel paese è una sfida titani-ca. Per il momento Lugo stacercando di resistere al tenta-tivo di cacciarlo dal governo,anche con l’accusa di esserepadre di un sacco di bimbi.Ogni mese esce fuori unadonna che dichiara essere

stata la sua amante e madredi figli avuti con lui. Un insa-ziabile lupo!Ho lasciato per ultimo il Bra-sile che, come tutti sanno, èdi moda e rappresenta il pae-se rampante del terzo mon-do. Rampante nella macroeconomia, perche la situazio-ne sociale lì è veramente trale peggiori. La fame, l’analfa-betismo, la violazione dei di-ritti umani e civili, la mancan-za di attenzione sanitaria ingrossi settori della popola-zione, la distruzione dell’A-mazzonia per far posto allacoltivazione di Soja per pro-durre biocarburante, la poli-tica devastante più bieca delcapitalismo, tutto ciò è mol-to aumentato durante il go-verno presieduto da Luiz Inà-cio Lula da Silva, “uomo pertutte le stagioni”. Da quandoè al governo la deforestazio-ne dell’Amazzonia è aumen-tata del 22 % e non ha risoltoassolutamente niente della

devastante situazione socia-le. La sua risposta alle denun-ce, comprese quelle prove-niente da settori progressistidello stesso paese, è “l’Amaz-zonia è brasiliana e ne faccia-mo quello che vogliamo”. Al-la faccia!Ovviamente parlare dellerealtà di America Latina nonè possibile farlo solo in que-sto modo. Meriterebbe di or-ganizzare incontri, seminari,dibattiti, ecc. Però in questomomento politico che si vivein Italia è impossibile perchésembrerebbe che non inte-ressa a nessuno. L’attenzioneè quasi tutta concentrata sualtre realtà che ci toccano piùda vicino. Peccato perchestiamo parlando di un grossocontinente pieno di storia,culture e ricchezze. Quellodove decine di milioni di ita-liani sono andati a sfamarsi.

La prima parte è stata pubbli-cata nel numero di giugno.

LUGLIO 2010

La lotta degli indigeni delChiapas per la conquista deipropri diritti dura da un seco-lo e solo alla fine del secondomillennio è venuto alla ribalta,provocando la mobilitazionedi associazioni, movimenti,partiti e sindacati di tutto ilmondo. Lo Zapatismo, benchésia presente sulla scena poli-tica messicana ed internazio-nale da soli 11 anni, possiededunque radici ben più profon-de.Agli inizi del 1900 EmilianoZapata divenne il leader deicontadini del sud del Messiconel corso di una rivolta controla dittatura che si diffuse intutto il paese. Dopo la suamorte le condizioni degli indi-geni peggiorarono continua-mente con l’ampliamento deilatifondi e lo sfruttamento deilavoratori.Nel 1983 un piccolo gruppocostituito da meticci ed indi-geni diede luogo all’EsercitoZapatista di Liberazione Na-zionale (EZLN) che 11 anni do-po, il 1° gennaio 1994, con-temporaneamente all’entratain vigore del trattato di liberocommercio del Nord America,occupò per dodici giorni SanCristóbal de las Casas ed altrecittà chiapaneche chiedendodiritti civili, democrazia, terra,diritti sociali e rispetto per la

cultura indigena.Nei dieci anni successivi il Mo-vimento Zapatista, che ha ac-quistato visibilità sulla scenapolitica messicana e interna-zionale grazie all’EZLN, è sta-to protagonista di trattativecon le istituzioni, ma anche dinumerosi atti di repressioneda parte di militari e paramili-tari alle dipendenze del gover-no centrale. Nel frattempo gliindigeni del Chiapas hannoelaborato una forma di gover-no alternativa a quella ufficia-le mediante la creazione di co-munità autonome, gestite darappresentanti eletti tramiteassemblee pubbliche cui par-tecipa tutta la popolazione. Inqueste comunità vige il princi-pio del lavoro collettivo, percui i guadagni vengono suddi-visi all’interno della comunitàstessa, senza che nessunotragga profitti personali. In-tanto l’EZLN, oltre ad imbrac-ciare le armi per difendere idiritti degli indigeni, assumeanche un ruolo politico e rap-presenta il punto di riferimen-to per la comunicazione conla società civile messicana edinternazionale.Dopo la sperimentazione del-l’alternativa zapatista, il 9 ago-sto 2003 nascono i Caracoles,gestiti dalle Giunte del BuonGoverno, in sostituzione dei

vecchi Aguascalientes, crean-do una nuova forma di ammi-nistrazione delle regioni auto-nome zapatiste.Oggi,attraverso i Caracoles gliindigeni, poveri contadini edabitanti senza nome del Chia-pas che hanno scelto di crede-re nell’alternativa zapatista,amministrano con le proprieforze il territorio in cui vivono.La loro è una lotta non violen-ta che si concretizza nel lavo-ro della terra, nella costruzio-ne di scuole e ospedali. La lo-ro richiesta è che siano soddi-sfatti i diritti umani fonda-mentali, il diritto alla terra, ildiritto alla famiglia, il diritto alcibo, il diritto alla vita.

Emiliano Zapata, creatoree comandante dellEsercito

di Liberazione del Sud

Page 5: Luglio 2010

Cultura/e 5 1FOLIGNO

La gente cerca di metterci sotto (parlando della mia generazione)solo perché noi gli stiamo intorno (parlando della mia generazione)

le cose che loro fanno sembrano terribilmente fredde,(parlando della mia generazione)

spero di morire prima di diventare vecchio (parlando della mia generazione)

questa è la mia generazione questa è la mia generazione, babyperché non sparite tutti lontano

(parlando della mia generazione) non provate a capire meglio quello che noi tutti diciamo

(parlando della mia generazione) io non sto cercando di suscitare una grande sensazione

(parlando della mia generazione) io sto solo parlando della mia generazione

(parlando della mia generazione) questa è la mia generazione,

questa è la mia generazione, baby

My GenerationThe Who – 1965

Il gommone procedeva lentonello stretto passaggio tra dueisole. Era un pomeriggio di luglio. Dopo una mattina di caldo so-le, verso le due erano compar-se alcune nuvole, che poi pro-gressivamente erano andateaumentando. Alle cinque siera alzato un po’ di vento, ilcielo era ormai coper-to. Per questo deci-demmo di fare rientroalla base.Gli altri avevano presoil piccolo traghetto,per risparmiare algommone due viaggi. Eravamo in tre sullaimbarcazione, io, An-drea e sua moglieMaria. Andrea era l’espertomarinaio.Lasciammo la spiaggiae ci dirigemmo lenta-mente verso la città diHvar.In uno stretto bracciodi mare, il motore al-l’improvviso cominciòa tossire, poi si fermò.“Sicuramente mancal’olio” – disse Andrea ecominciò ad armeggiare sulfondo dello scafo e sul moto-re.Io ero seduto sul grosso tubo-lare, incuriosito dalla situazio-ne e dal posto. Si stava bene,non era caldo e quel paesaggioleggermente cupo, senza solemi piaceva.La costa scogliosa, ma bassa,era a poche decine di metri suentrambi i lati.Mentre mi guardavo intorno, ilmio sguardo si posò su unamacchia chiara, in movimentosulla scogliera, anche essachiara.Guardai meglio e la vidi, era

una figura femminile, che sislanciava contro la roccia. Unadonna giovane, alta, magra,ma ben fatta, con lunghi capel-li castano chiaro che le ondeg-giavano sulle spalle ad ognipasso. Era completamente nuda, so-la. Camminava con attenzio-ne tra le rocce aguzze, ognitanto si chinava,a raccogliereprobabilmente spigo.

Non riuscivo a distinguerne ilineamenti, ma solo le sinuo-se curve del corpo, la graziadei movimenti, lenti, sponta-nei, la naturalezza dell’esserenuda, senza imbarazzo e sen-za malizia. Si muoveva lentamente congrazia, si chinava, si rialzava,si protendeva in avanti, racco-glieva quei fiori secchi e li riu-niva in un mazzo, tenendolicon il braccio sinistro, acco-stati al piccolo seno.Sicuramente intorno a sé sispandeva un profumo di spi-go, un alone che come una sfe-ra magica isolava quella figu-

ra dal mondo estero.Guardandola, inizialmente hoprovato un senso di disagio,come se stessi rubando qual-che cosa. Adesso, pensavo,quella ragazza, mi rivolge losguardo come per dire “checosa vuoi? Perché mi guardicosì? Non hai mai visto unadonna nuda?Invece niente, lei seguitava lasua opera, procedendo lenta-

mente sulla costa, co-me se stesse in un luo-go deserto; lei, i fiori,la costa e il mare.I miei amici parlavanotra di loro, io seguivoin silenzio quell’im-magine.Non riuscivo, data lalontananza a distin-guerne i lineamenti,ma solo la figura nelsuo insieme.Forse era la personifi-cazione dell’’immagi-ne femminile, astrat-ta, sublime, gracile manello stesso tempoforte, vicina ma irrag-giungibile. Mi sono ritornati inmente i lontani e con-fusi ricordi scolasticidi poeti dell’antichità,

da Omero, quando nell’Odis-sea Ulisse si ritrovò semi inco-sciente su una spiaggia, cir-condato da fanciulle nude; o ipoeti del trecento che idealiz-zavano la donna, fino a farladiventare irreale.Fortunatamente il motore siavviò, prima che io mi sentissitroppo colto, la barca partì, al-lontanandosi lentamente dalluogo, mentre la ragazza nudadiventava sempre più piccola,confusa, fino a dileguarsi, co-me si dileguano i sogni al ri-sveglio. p.t.

La ragazza

La vita è una favolosarottura di coglioni

Foligno - Prato:andata e ritorno 20/07/06

Sembra incredibile ma sonotrascorsi quasi sei anni daquando, fagotto in spalla,partii alla volta della Tosca-na per cominciare la mia av-ventura universitaria. Nelcorso di questi anni Folignoè stata un pensiero lontano.Tuttavia, al mio ritorno, av-venuto qualche mese fa,guardandomi intorno pervedere cosa fosse successonel frattempo, ho notato del-le grandi trasformazioni cul-turali grazie alle quali mi so-no avvicinata nuovamentealla vita folignate. Negli ulti-mi mesi mi sono lasciata tra-sportare dalla curiosità chemi ha portata un po’ ovun-que a vivere eventi e luoghidella città.Gli appuntamenti tradiziona-li, beh quelli c’erano semprestati: il teatro, il cinema e iconcerti, ma accanto a questiho vissuto tutto d’un fiato ilfermento nato dalle idee dichi ha voluto portare un ven-to nuovo. Proposte a cui, perun motivo o per un altro, èvalsa la pena partecipare. Per cominciare, mi sonoinformata sulle iniziative piùconosciute, quelle che arri-vavano facilmente soprat-tutto alle orecchie dei giova-ni: i concerti di Young jazz eil Dancity Festival, solo percitarne un paio. Tuttavia,cercando cercando, mi sonoaccorta che accanto a questeproposte c’era una vera epropria costellazione di altrieventi, grandi e piccoli, rea-lizzati spesso grazie alla si-nergia tra le nuove associa-zioni e i privati che in alcuni

casi hanno dato un apportofondamentale alla spinta in-novatrice. Ad esempio Offi-cina 34 che offre la possibi-lità di partecipare ad incon-tri eterogenei, a volte mino-ri rispetto a quelli citati, manon per questo meno inte-ressanti.Nel corso di questi mesi diaccurata osservazione mi so-no resa conto di un’altra co-sa, e cioè di come la vita cul-turale abbia da sempre inte-ragito con il tessuto urbanoin modo originale, permet-tendo spesso la rivalutazionee il rinnovamento di alcuniluoghi caduti nel dimentica-toio. A mio avviso, la cosasbalorditiva sta nel fatto chela città sia riuscita a far rina-scere spazi che per molti nonavevano più alcun valore.L’Auditorium San Domenicone è un esempio lampante,ma anche l’ex latteria divenu-to recentemente Centro Ita-liano di Arte Contemporaneao l’ex Cinema Astra. Tra l’al-tro, l’idea che un vecchio ci-nema “a luci rosse” ospiti og-

gi una libreria mi pare tantoirriverente quanto divertenteed originale.Di fronte al grande fermen-to però il gruppo degli scet-tici è rimasto negli anni in-comprensibilmente fermo ecompatto. Tra queste perso-ne, lo devo ammettere, finoa qualche tempo fa c’ero an-che io, ma dopo molte rifles-sioni mi sono resa conto diquanto l’insofferenza e ladiffidenza derivino, nellamaggior parte dei casi solo esoltanto da incrollabili pre-giudizi, purtroppo ancoracondivisi da molti. Ad oggi,in definitiva, penso che lanostra, pur non essendo unagrande città, offra deglispunti interessanti per chisa e vuole coglierli. A benguardare, sono convinta cheun po’ di curiosità in più,qualche minuto sfruttato acercare su internet, una pas-seggiata per raggiungere inuovi luoghi del sociale e unpo’ di tempo speso per lacittà, rappresentino un arric-chimento per tutti.

www.piazzadelgrano.orgLUGLIO 2010

Tony Pagoda, il protagonistadel libro di Paolo Sorrentino“Hanno tutti ragione” (Ed. Fel-trinelli), sostiene che “La vitaè una favolosa rottura di co-glioni. Ma su cosa dobbiamoconcentrarci? Sulla rottura dicoglioni? O sul favoloso?”D’istinto risponderemmo tut-ti “sul favoloso”, ma nellarealtà le scelte che giorno do-po giorno ognuno di noi effet-tua mirano effettivamente araggiungere “il favoloso”? O“il favoloso” lo releghiamo amero ricordo di un momentopassato della nostra vita chenon ci appartiene più o, anco-ra, lo collochiamo in una sor-ta di limbo da cui confidiamoche prima o poi verrà fuoriper sconvolgere il nostro futu-ro? Chi di noi non ha, almenouna volta, chiuso gli occhi so-gnando di vivere una favola?Nell’infanzia la favola che civeniva racconta ci trasportavain mondi lontani e meraviglio-si dove i principi e le princi-pesse vivevano per sempre fe-lici, dove i desideri diventava-no realtà e dove il cattivo veni-va sempre sopraffatto dalbuono; da adolescenti, nellafavola che ci raccontavamo dasoli, diventavamo noi i princi-

pi e le principesse che avreb-bero voluto vivere per semprefelici, sognavamo che i nostridesideri si sarebbero realizza-ti e che avremmo vissuto inun mondo in cui il bene nonsarebbe sempre stato sopraf-fatto dal male. E poi? Persa lacapacità di vivere le favole sia-mo diventati anche incapacidi desiderare “il favoloso”?Certamente gli anni vissuti ciportano sempre più spesso apensare che “tranquillo” e “fa-voloso” siano sinonimi. Il che,in alcune situazioni, può esse-re anche vero. Ma ciò accadesolo quando un momento ditranquillità è vissuto con quel-la leggerezza razionale eprofondità emozionale che èpropria degli animi sognatori.Ma non confondiamo il vivere

tranquillo della quotidianitàcon il “vissero felici” delle fa-vole. La felicità, intesa comequel momento di straordina-ria intensità e, nel contempo,di fugace durata, può certa-mente trovare ingresso in unavita tranquilla ma è proprio inquel momento di felicità chesparisce la tranquillità. C’è chipreferisce, senza se e senzama, la tranquillità come leit-motiv della propria esistenzaanche se ciò comporta la ri-nuncia, anche definitiva, dellaricerca della felicità, e l’incapa-cità di provare sincere passio-ni (sono, come li definisce Pa-goda, “… quelli che si metto-no comodi. E appassiscono ...I comodi si adagiano sulla rot-tura di coglioni. Li rassicura.Come il telegiornale alle ot-

to”). C’è chi, come Tony Pago-da decide di rinunciare, toutcourt, ad una vita tranquilla,per andare alla ricerca spa-smodica di tanti momenti in-tensi quanto fugaci di felicità,ai quali, però, diventa assue-fatto come alla cocaina. C’èanche chi, come quei Paolo eFrancesca che Dante collocanel girone dei lussuriosi, deci-de di sacrificare in nome di unsolo momento di felicità, lapropria esistenza. Allora sucosa dobbiamo concentrarci?Sulla rottura di coglioni? O sulfavoloso? Forse dovremmo,semplicemente, far si che lanostra vita, sia pur tranquilla[o come la definisce Tony Pa-goda “… semplice (che non si-gnifica banale, tutt’altro)”]non diventi una rottura di co-glioni e, soprattutto, non ri-nunciare mai a cercare deimomenti favolosi da cui la-sciare stravolgere quella tran-quillità che abbiamo conqui-stato. E non importa se il mo-mento favoloso sconvolgeràsolo il nostro mondo interio-re senza necessariamentecoinvolgere la quotidianità.L’importante è mantenere vi-va sempre e comunque la ca-pacità di farsi emozionare dal-la favola. Perchè, se come diceil Maestro Mimmo Repetto,idolo di Pagoda, l’unica cosaimportante è la “sfumatura”,allora bisogna chiedersi seuna vita serena e tranquillama senza sfumature emozio-nali sia o meno una vita real-mente vissuta.

Pablo Picasso, Les demoiselles d'Avignon

IOLANDA TARZIA

MARTINA MENGHINI

Page 6: Luglio 2010

Enti locali e servizi8 1 FOLIGNO

Sempre più spesso si ricor-re all’ausilio di una agen-zia immobiliare per vende-re e acquistare, locare e af-fittare gli immobili.Il contratto che si stipulacon l’agente immobiliarerientra nella mediazione dicui all’art.1754 del codicecivile, a mente del quale “èmediatore colui che mettein relazione due o più par-ti per la conclusione di unaffare”.Si firma pertanto l’incari-co, senza leggere attenta-mente le clausole apposte,lasciando poi che il media-tore si occupi della gestio-ne di tutte le operazioni, inparticolare la segnalazionedell’immobile a potenzialiclienti interessati. Se poil’affare si conclude per ef-fetto dell’intervento dell’a-gente immobiliare, gli vie-ne corrisposta la provvi-gione nella percentualepattuita con la scrittura diincarico.Come è noto, ai fini del di-ritto alla provvigione, nonoccorre un perdurante in-tervento del mediatore ilquale, cioè, non deve sor-reggere tutte le fasi dellatrattativa fino alla conclu-sione dell’affare, essendosufficiente anche la sem-plice attività di segnalazio-ne dell’affare medesimo,qualora costituisca il risul-tato di una ricerca fatta dalmediatore e poi valorizza-ta dalle parti con l’effettivaconclusione del contratto.In altri termini, il diritto al-la provvigione deve esserericonosciuto anche quandol’attività del mediatore nonsia stata il fattore determi-

nante ed esclusivo dellaconclusione dell’affare, es-sendo sufficiente, rispettoa questo, che la menziona-ta attività presenti il carat-tere della completezza.E se l’affare si concludedopo la scadenza del man-dato conferito al mediato-re?Nei formulari con cui siconferisce l’incarico all’a-gente/agenzia immobiliareè di norma presente unaclausola, relativa al com-penso del mediatore, in ba-se alla quale l’intera prov-vigione è dovuta anche nelcaso in cui il venditore ef-fettui la vendita dopo lascadenza dell’incarico apersone segnalate dall’a-gente immobiliare. Tale previsione, non sem-pre evidenziata con carat-tere grassetto, se accettataspecificatamente periscritto, è valida ed effica-

LORENZO BATTISTI

CRISTIANO DELLA VEDOVA

E’ scattata il I° febbraio lapossibilità di presentare ladomanda per ottenere lasospensione del pagamen-to delle rate del mutuo per12 mesi, per una sola vol-ta, opportunità offerta datutti gli istituti di credito,purché si rispettino tuttele condizioni imposte dal-la banca stessa. Dopo la moratoria in favoredelle aziende, lanciata loscorso agosto il comitatoesecutivo dell’ABI (Associa-zione bancaria italiana) haapprovato il c.d. “piano fa-miglie”, che prevede la so-spensione del rimborso del-le operazioni di mutuo peralcune categorie in difficoltàcome disoccupati e “cassain-tegrati”. La dilazione si rife-risce alle rate del mutuo per

l’acquisto della casa. Tale approvazione ha porta-to ad un accordo tra ABI e leAssociazioni dei Consuma-tori, con il quale si è volutoandare incontro alle famigliedisagiate tramite un proget-to a sostegno del mercatodel credito, andando ad ac-crescere la sostenibilità fi-nanziaria delle operazioni dicredito ipotecario. La misura della sospensionedelle rate costituisce unostrumento utile a ridurre ledifficoltà nelle famiglie nelregolare pagamento degliimpegni finanziari derivantidal mutuo per l’abitazioneprincipale.La richiesta potrà essereinoltrata, tramite dei modu-li scaricabili on line, in con-correnza delle seguenti con-dizioni: 1)mutui di importofino a 150.000 euro accesiper l'acquisto, costruzione o

ristrutturazione dell'abita-zione principale; 2)clienticon un reddito imponibile fi-no a 40.000 euro annui chehanno subito o subiscononel biennio 2009 e 2010eventi particolarmente nega-tivi (morte, perdita dell'occu-pazione, insorgenza di con-dizioni di non autosufficien-za, ingresso in cassa integra-zione). La misura si applica anchenei confronti dei clienti chepresentano ritardi nei pa-gamenti fino a 180 giorniconsecutivi. Ci saranno due tipi di so-spensione, sarà la banca ascegliere quale tipologia disospensione applicare;uno è il rinvio totale dellarata comprensiva di capi-tale ed interessi, l’altro èrinviare solamente il capi-tale e si proseguirà a paga-re gli interessi.

E’ quanto dispone l’art. 43del Decreto legge31.5.2010, n. 78 in materiadi stabilizzazione finanzia-ria e di competitività eco-nomica, attualmente all’e-same del Parlamento per laconversione in legge.In tali zone, istituite conDecreto del Presidente delConsiglio in aree non sotto-poste a vincolo, le nuoveiniziative produttive godo-no dei seguenti vantaggi:a) i procedimenti ammini-strativi di qualunque natu-ra ed oggetto, ad esclusio-ne di quelli tributari, sonoadottati in via esclusiva daun commissario di governoe si intendono adottati po-sitivamente entro 30 giornise entro tale termine non èadottato un altro provvedi-mento espresso;b) le risorse previste per lezone franche urbane (crea-te dalla finanziaria Prodi,Legge n. 296/2006) sonoutilizzate dal Sindaco terri-torialmente competenteper la concessione di con-tributi alle iniziative in ar-gomento, qualora vi siacoincidenza territoriale trala zona a burocrazia zero euna delle zone franche ur-bane istituite con deliberaCIPE;c) priorità da parte dellePrefetture nella realizza-zione ed attuazione deipiani di presidio e sicurez-za del territorio.In pratica, quindi, nelle zo-ne a burocrazia zero peraprire un’attività ci si potràrivolgere ad un solo sog-getto.L’obiettivo del Governo, aduna prima lettura, appare

encomiabile e facilmentecondivisibile. Tuttavia nonpoche sono le perplessitàche, per comodità di lettu-ra, possono distinguersi informali e sostanziali.Le prime.La locuzione “Meridioned’Italia” è usata raramentedal legislatore, motivo,questo, che ne consiglie-rebbe una più precisa no-zione.Le ZBZ possono essere isti-tuite in aree non soggette a“vincolo”. Anche questa lo-cuzione, sebbene di uso co-mune, non ha carattere tec-nico; il termine può, infat-ti, riferirsi a diversi livelli estrumenti di tutela, volti afinalità differenti.Infine, la sovrapposizionetra ZBZ e ZFU (zone fran-che urbane) può esserefonte di problemi interpre-tativi, anche per il finanzia-mento dei programmi diintervento da realizzarsi intali zone.Quanto, poi, alle perples-sità di ordine sostanziale èsufficiente elencarle, la-

SALVATORE ZAITI

Famiglie disagiate: possibilità di sospensionedelle rate del mutuo per un anno

L’agente immobiliare

Il “piano famiglia” interessa soprattutto chi ha persol’impiego e i lavoratori finiti in cassa integrazione

La provvigione spetta anche in caso di mandato scadutoquando l’acquirente era già stato reperito dal mediatore

Possono essere istituite nel Meridione d’Italiazone a burocrazia zero

Zone a burocrazia “zero”

Se il mutuatario è un libe-ro professionista certa-mente potrà aderire inquanto l’accordo parla dimorte o insorgenza di con-dizioni di non autosuffi-cienza che riguardano tut-ti a prescindere dalla pro-fessione che si svolge.

E’ giusto sottolineare chenon tutte le associazioni deiconsumatori hanno sotto-scritto l’accordo in quantoritengono che la moratoria èpiù a vantaggio del sistemabancario che delle singolefamiglie. Senza voler entrarenel merito di tale scelta e vi-

sto che, comunque, un nu-mero sempre più elevato difamiglie fa difficoltà a paga-re le rate del mutuo, apparecertamente utile coglierequesta “occasione” e cercaredi salvare il “salvabile”, pri-ma di vedersi pignorare lacasa dalla banca erogatrice.

www.piazzadelgrano.org

ce, conforme peraltro alladisciplina di settore. Lagiurisprudenza, peraltro,ha confermato che il dirit-to del mediatore alla prov-vigione sorge, in presenzadelle condizioni già elenca-te, anche se la conclusioneè avvenuta dopo la scaden-za dell’incarico, senza chele determinazioni internedi una delle parti possanoessere ritenute idonee adincidere sul nesso causale.In un recente caso giuri-sprudenziale, sulla base ditali principi, un giudice hariconosciuto il diritto allaprovvigione all’agenzia im-mobiliare, il cui incaricatoaveva fatto visitare l’im-mobile, tra gli altri, a per-sona che, successivamen-te, dopo la scadenza delmandato all’agenzia, si eradeterminata ad acquistarecontattando direttamenteil venditore.

sciando all’immaginazionedel lettore la possibilità diconfigurare lo scenario piùconfacente.Burocrazia è sinonimo diorganizzazione; se questanon funziona occorre ricer-carne le ragioni e trovare lesoluzioni più appropriate.Abolirla non è saggio.Liberalizzare qualsiasi pro-cedimento (fatta eccezioneper quelli tributari) non èsaggio, soprattutto in areedove le organizzazioni ma-fiose e criminali hanno ra-dici profonde. La Commissione Bilanciodel Senato ha, però, appro-vato un emendamento chedispone la non applicabi-lità della norma in esameagli “atti riguardanti lapubblica sicurezza e l’inco-lumità pubblica”. Anche intale occasione il legislatorenon brilla certo per preci-sione e tecnicismo!Infine, la questione meri-dionale sembra riproporsiancora una volta.Sarà saggio nel terzo mil-lennio?

LUGLIO 2010

Page 7: Luglio 2010

Salute 9 1FOLIGNO

Con l’arrivo dell’estate e dellesue calde giornate, sono so-prattutto le gambe a soffriredi più, in genere a causa diun’alterata funzionalità delmicrocircolo che si manifestain particolare all’innalzamen-to termico e per lunghe per-manenze in piedi o seduti.In realtà la pesantezza agli ar-ti inferiori è solo una partedel più ampio corteo sinto-matologico che caratterizzala cosiddetta “insufficienzavenosa degli arti inferiori”.Questa consiste in una ridu-zione più o meno marcatadella capacità della circolazio-

ne venosa di un arto di drena-re il sangue di ritorno al cuo-re in modo completo, deter-minando stasi venosa equindi un insufficiente scam-bio di ossigeno con i tessuticircostanti. Uno dei primi sin-tomi dell’insufficienza veno-sa superficiale è la sensazio-ne di avere le gambe pesanti,seguono il gonfiore e pruritoa piedi, caviglie e gambe, simanifestano quindi in super-ficie dei piccoli capillari dila-tati non dolenti, fino ad arri-vare a segni e sintomi di mag-giore gravità. Qualunque siala gravità del sintomo è sem-pre indispensabile il consultomedico. Tra le cause più co-muni, oltre alla predisposizio-

ne genetica, anche uno scor-retto stile di vita (sedenta-rietà, fumo, cattiva alimenta-zione, obesità, stipsi), stress,calzature e abiti eccessiva-mente stretti , tacchi troppoalti, pillola anticoncezionale,fino ad arrivare a vere e pro-prie patologie vascolari, car-diache e renali.Fondamentale è la prevenzio-ne, le cui regole prevedono:praticare attività fisica mode-rata e regolare, evitare fumo,alcol, sale, grassi, bere moltaacqua naturale, aumentare ilconsumo di frutta e verdura,perdere eventuali chili ditroppo, indossare calzature eabiti comodi, evitare di per-manere fermi per lunghi pe-

Studi epidemiologici, speri-mentali e di composizionecorporea, hanno dimostratoche una dieta ricca in frutta everdura e cibi contenenti ami-di non raffinati, come quellamediterranea, ha un effettopreventivo sull’incidenza delcancro.Nel volume “Food Nutritionand Cancer: a global prospec-tive” sono state stabilite dellelinee guida per la prevenzionedei tumori e per ciascuna diqueste si possono trovare de-gli articoli scientifici di parti-colare interesse.Effettuando una ricerca biblio-grafica delle pubblicazioniscientifiche su questi argo-menti si ha subito la percezio-ne dell’immensa quantità didati che sono stati sviluppatisull’argomento.Cercando di rendere com-prensibile e fruibile a tutti al-cuni concetti fondamentaliper la promozione della no-stra salute, ci soffermiamo adanalizzare due articoli scien-tifici in particolare che posso-

no darci un idea di quanto lenostre scelte alimentari pos-sano condizionare ciò che sa-remo.Il primo articolo, intitolato“Rapporto tra cibo e cancro”, èstato pubblicato nel 2002 daElsevier Science Ireland e pro-veniene dal National CancerCenter di Tokio, ci da una si-gnificativa immagine di comeil cibo sia un importante fatto-re per determinare l’incidenzadel cancro nei vari paesi. Il ci-bo può avere sia un’influenzapositiva sull’insorgenza delcancro, ad esempio con gliagenti genotossici che vi pos-sono essere contenuti, o un’in-fluenza negativa apportata datutti gli effetti preventivi che isuoi nutrienti possono esple-tare. Ad esempio, è stata stabi-lita una correlazione nei paesiindustrializzati tra cancro alseno e al colon e l’assunzionedi cibi ricchi di grasso, che ora-mai sono parte integrante del-l’alimentazione di tali paesi;mentre l’assunzione di fruttae verdura, cibi particolarmen-te ricchi di antiossidanti èstret-tamente correlata con la dimi-nuzione dell’incidenza del

Noi siamo ciò che mangiamo

Prevenire e alleviare la sensazione di pesantezza e gonfiore

Meduse

LEONARDO MERCURI

PARIDE TRAMPETTI

SIBILLA MEARELLI

LUGLIO 2010

riodi di tempo, evitare fonti dicalore dirette alle gambe (ra-diatori, bagni eccessivamentecaldi, o bagni di sole)perchéinducono la dannosa vasodi-latazione, bagnarsi frequente-mente le gambe con acquafredda, che coadiuva il ritor-no venoso , correggere la po-stura e la deambulazione,non accavallare le gambequando si è seduti ed utiliz-zare calze elastiche.Oltre a questi accorgimenti, ilfarmacista può suggerire an-che l’utilizzo di validi rimedi,la maggior parte dei quali abase di principi attivi natura-li, che vanno dal classico ap-proccio topico a quello siste-mico, utilizzabili contempora-

neamente per ottimizzarnel’efficacia.Tra i principali principi attivisi ritrovano l’ippocastano con-tenente l’escina antiedemige-na,l’amamelide, la calendulaantinfiammatoria, la centellaasiatica vasoprotettrice e mo-dulatrice dello sviluppo deltessuto connettivo; la vite ros-sa e il mirtillo ricchi in antocia-nosidi, il ginkgo, il rusco, ilmeliloto, etc.I preparati per uso topico con-

tengono anche principi comeil mentolo per dare immedia-ta sensazione di freschezza,inoltre tali preparati sviluppa-no meglio la loro efficacia sepreceduti da lavaggi con ac-qua fredda e applicati freddi,stando stesi e con movimentiascendenti regolari dal piedealla coscia con dei veri e pro-pri massaggi, sfruttando cosìl’azione vasocostrittiva delfreddo e riattivante la circola-zione del massaggio.

cancro alla prostata. Se voglia-mo invece capire come si pos-sono formare degli agenti ge-notossici nei nostri alimenti,questo articolo mette in risal-to come gli alcaloidi e i conta-minanti alimentari possanoentrare nel nostro organismo.Le ammine eterocicliche (HCA)sono le maggiori imputate del-la immissione di agenti geno-tossici nel nostro organismo, estudi sui ratti hanno dimostra-to come queste provochino unforte aumento di incidenza deltumore della mammella e delcolon. Inoltre la presenza diammine eterocicliche può pro-durre altri effetti tossici alleghiandole salivari e provocareatrofia del muscolo cardiaco.In conclusione, una migliorealimentazione ed un migliorestile di vita abbinato a una con-tinua ricerca e sviluppo sullasicurezza alimentare sono del-le ottime armi contro il cancro.Il secondo articolo ha come ti-tolo "Alimenti grassi e rischiodi cancro” ed è stato pubblica-to Walter C. Willett su CancerBiology. Contrariamente alpreedente articolo, il testo cer-ca di mettere in evidenza la

non certa correlazione tra i va-ri tipi di cancro e l’assunzioneda parte dei paesi industrializ-zati di cibi molto grassi. Infat-ti in grandi studi prospetticil’assunzione di grassi non si èassociata all’incidenza delcancro al seno ed al colon, cheè invece risultato molto colle-gato alla menopausa ed all’at-tività fisica. Studi fatti sul can-cro alla prostata, anche se piùlimitati, hanno messo in evi-denza che i cibi grassi non co-stituiscono un fattore di ri-schio. Un elevato consumo dicarne rossa invece è stato cor-relato al rischio di tumore delcolon, e questo indipendentedi grassi totali che venivanoassunti. Un rilievo molto inte-ressante che ha evidenziato lostudio di questo articolo è chealcuni grassi sono stati asso-ciati all’insorgenza del carci-noma della prostata, ma que-sti grassi erano tutti grassianimali e mai grassi vegetali. Se vogliamo cercare delle si-militudini tra queste duepubblicazioni scientifichepossiamo dire che entrambedimostrano una relazione tragrassi e cancro, ma essa è li-

www.piazzadelgrano.org

CONSIGLI DAL TUO FARMACISTA

Cosa fare in caso di puntura

Cambiare dieta e altre abitudini può ridurre il rischio di insorgenza del cancro

Gambe sempre leggere

mitata ai grassi animali e, co-munque, prendendo a esem-pio il cancro al seno, il rap-porto tra la disponibilità eco-nomica pro-capite di un pae-se sembra avere maggiore ri-levanza rispetto alla assun-zione di grassi da parte diquella stessa popolazione.Questo ci porta alla conclu-sione che molti fattori si as-sociano al cancro al seno, mai più evidenti non sono i gras-si ma la disponibilità di cibo,l’attività fisica, e l’obesità. Dopo l’analisi di questi artico-li, possiamo dedurre quantosia necessaria un’efficaceopera di sensibilizzazione daparte degli operatori sanitarial cambiamento delle abitudi-ni alimentari e degli stili di vi-ta. Il mantenimento della no-stra dieta mediterranea (enon la crescente spinta versoi fast food), unita all’abbatti-

mento dell’uso di tabaccoed alcool, potrebbe portarea dei risultati sorprendenti,quali la diminuzione del ri-schi di insorgenza del can-cro anche fino al 60-70%. Ladieta mediterranea tradi-zionale, infatti, soddisfamolti dei requisiti necessa-ri al mantenimento di unostato di salute generale. Isuoi elementi caratteristici,quali cereali, legumi, ortag-gi, frutta, olio di oliva, pe-sce, permettono un adegua-to apporto di tutti quei prin-cipi nutritivi che ci assicura-no una maggiore protezio-ne verso il rischio d’insor-genza del tumore, ed è perquesto che i professionistispecializzati del settorenon devono solo elaborarla,ma devono svolgere un’im-portante opera di educazio-ne per farla riscoprire.

Chi ha un po’ di dimestichezzacon il mare sa che l’incontro conquesti esseri apparentementeinnocui, e anche belli da veder-si, può essere foriero di doloree fastidi anche importanti.Il numero delle meduse sta au-mentando in maniera esponen-ziale per colpa dell’uomo.Prima di tutto la pesca sconsi-derata ha eliminato i nemici na-turali delle meduse, che costi-tuiscono il cibo di molti pesci;inoltre il riversare in mare attra-verso i fiumi i fertilizzanti cheusiamo in campagna determinala crescita di una quantità smi-surata di alghe e altri vegetalimarini che sono l’habitat prefe-rito dalle meduse.Il rischio di incappare in un in-

contro è sempre più frequente.Si chiamano cnidocisti le parti-colari cellule della medusa che,una volta a contatto con unaqualsiasi parte del nostro corpo,rilasciano all’interno della pelleuna sostanza urticante e neuro-tossica. La sensazione è spiace-volissima, un dolore e brucioreintenso subito e, poco dopo, unprurito irresistibile.Nei nostri mari, per fortuna,non esistono meduse in gradodi dare problemi più gravi. Il ti-po di medusa che siamo soliticonoscere ha dimensioni abba-stanza ridotte, una decina dicentimetri, la possiamo scorge-re isolata o mentre si muove inbranco, è semi-trasparente, dicolore che tende al viola e fles-suosa nei movimenti.Tale specie di medusa non èquasi mai pericolosa, anche se

molto dipende non tanto dallasostanza che ci viene iniettataquanto dalla reazione indivi-duale di ognuno al momentodel contatto. Ben altra cosa èchiaramente finire nel bel mez-zo di un branco e riportare pun-ture su larga parte del corpo, inquesto caso la situazione po-trebbe divenire pericolosa, madel resto è ciò che capita quan-do si viene punti da un’ape, ge-neralmente la puntura è inno-cua tranne in certe situazioni,ma essere punti da uno sciamedi api impazzite è ben altra co-sa e può portare la morte.

Come sempre la prima cosache i medici raccomandano difare in caso di puntura di me-dusa, è quella di non perderela calma: urlare a squarciago-la non solo è inutile, ma im-mette maggiori quantità diadrenalina in circolo e anchela respirazione si fa più diffi-cile, cosa pericolosa se il tut-to accade al largo. Dovrete invece, se possibile, ri-chiamare l’attenzione di altri,meglio ancora sarebbe poter es-sere raggiunti da un natante do-ve salire; se invece siete in pros-simità della riva dovrete rag-

giungerla immediatamente.Una volta giunti sulla terrafer-ma o su una superficie stabile èimportante verificare che la me-dusa non abbia lasciato sullaparte interessata residui del suocorpo, in questo caso vanno ri-mossi al più presto; ottima lasoluzione di diluire il punto dicontatto con acqua di mare,non mettete sabbia da strofina-re e non strofinate nulla nellaparte interessata dal contatto, sirischia di far penetrare meglioall’interno la sostanza urtican-te, sconsigliato anche l’uso di al-col, aceto, ammoniaca o intruglidella nonna vari.Il metodo migliore di fronte aduna puntura di medusa, vale lostesso per le zanzare, è il gelastringente al cloruro di allumi-nio che, oltre a togliere il pruri-to che si presenta subito dopo,mitiga anche il bruciore. Anti-staminici e cortisone per uso to-pico, pur potendo avere una lo-ro funzione, hanno tempi diazione troppo lunghi e non ri-solvono la situazione nell’im-mediato.

In soggetti sensibili, anche lapuntura di una medusa, ma lastessa cosa può avvenire in ca-so di puntura di ape, vespa oqualsiasi altro insetto potenzial-mente velenoso, si possono ve-rificarsi fenomeni di sensibiliz-zazione a causa di una reazio-ne allergica all’azione del vele-no. In questi casi la tempestivitàè la prima arma da adottare conil ricorso nel più breve tempopossibile al personale del 118seguito, quasi sempre, da rico-vero ospedaliero.Dopo una puntura di medusase il soggetto colpito comin-cia a farfugliare frasi sconnes-se, appare confuso e disorien-tato, ha difficoltà respiratorie,impallidisce, suda in manieraeccessiva e comincia a gon-fiarsi non solo nella sede del-la puntura ma in breve tempoin tutto il corpo, il rischio diuno shock anafilattico è qua-si certo, una di quelle situa-zioni gravissime che se nontrattate adeguatamente, por-tano in breve tempo alla mor-te del paziente.

Page 8: Luglio 2010

Pensieri e Parole101 FOLIGNO

cuocere il grano in abbon-dante acqua salata e bollenteper circa 10 minuti, scolarloe condirlo con un filo di olio,lasciarlo raffreddare.

In una zuppiera mettere ipomodorini tagliati in pez-zetti, il formaggio tagliato acubetti e le foglioline di ru-cola, condire con olio e sale,infine aggiungere il granoraffreddato e mescolare be-ne. Servire decorando confoglie di rucola e pomodori-ni tagliati in quattro parti.

Insalata di riso integrale converdure alla griglia e mentaper 4 personeTempo di preparazione 1oraDifficoltà *

Insalata di grano per 4 per-soneTempo di preparazione 30minutiDifficoltà *Ingredienti:grano precotto gr 300, po-modorini datterini gr 200,caciotta o mozzarella gr200, sale q.b., olio extra ver-gine di oliva q.b., rucola 2mazzetti.Procedimento:

LA RICETTA DEL MESE - INSALATE DI GRANO E DI RISO

GIUSTIZIAAMERICANA! E SILVIABARALDINI?

Nazione di bigotti! Ora vichiedo di lasciarla ritor-

nareperché non è possibile rin-chiudere le idee in una ga-

leraFrancesco Guccini, nella sua“Canzone per Silvia”, parlacosì dell’America; ma chi è laSilvia tirata in questione daGuccini? Cosa ha fatto?Il suo nome è Silvia Balardini;nasce in Italia, ma ben prestosi trasferisce in America conil padre, dove trascorrere cir-ca 30 anni, più della metà diquesti però in carcere. Il mo-tivo? Aver cercato di lottareper idee giuste, usando si an-che mezzi avvolte estremi,ma senza uccidere nessuno esenza rubare nulla.Giunta con il padre a NewYork Silvia, in età matura co-mincia ad interessarsi di po-litica e si iscrivere all'univer-sità del Wisconsin, l’univer-sità più attiva politicamentenegli Usa. Sull’onda del movi-mento del ‘68 comincia a ma-nifestare contro il Vietnam eper i diritti delle donne, in se-guito contro il colonialismoin Africa e l’apartheid. Poi di-venta attivista di movimentiradicali statunitensi, iscriven-dosi al gruppo comunista “19maggio” che sosteneva laBLA (Black Liberation Army).Nel 1979 la Berardini si intro-dusse con un gruppo di per-sone in un carcere per libera-re il Leader delle BLA, AssataShakur, prendendo 2 poli-ziotti come ostaggi che ven-nero subito dopo liberati.Nel 1982 venne arrestata perla prima volta per azioni sov-versive legate al mondo co-munista e per appoggio aimovimenti afro-americani,venne rilasciata sotto paga-mento di cauzione, ma soli 5mesi dopo venne nuovamen-te arrestata. Il motivo di que-sto secondo arresto, fu unarapina fatta dal gruppo dovelei militava, ma alla quale leinon aveva preso parte.

Dopo il secondo arresto perSilvia iniziò l’inferno e il pro-cesso. Venne accusata dellaliberazione del leader delleBLA del 1979, di essere lamente del movimento “19Maggio”, di aver programma-to diverse rapine, in veritàmai realizzate, di ingiuria altribunale per aver rifiutato ditestimoniare sui nomi deglialtri militanti.Tutte queste accuse, poco ve-ritiere, le costarono ben 43anni di carcere; se non ba-stasse, l’FBI le offrì una gran-de somma di denaro in casodi testimonianza, lei puntual-mente rifiutò di collaborareed in cambio ricevette il tra-sferimento in uno dei piu du-ri carceri degli Usa, a Lexing-ton, dove fu sottoposta a iso-lamento, visite limitate edsorveglianza anche nei mo-menti più intimi.L’America è una statua cheti accoglie e simboleggia,

bianca e pura, la libertà, e dall’alto fieraabbraccia tutta quanta la

nazione, per Silvia questa statua

simboleggia solamente laprigione

perchè di questa piccolaitaliana ora l' America ha

paura. Nel 1988 le fu diagnosticatoun tumore maligno, il carce-re tentò in tutti i modi diostacolare le cure per la dete-nuta, e non bastasse questonel 1990 fu trasferita in uncarcere di massima sicurezzaancora più isolato rispetto alprecedente penitenziario inmodo da isolare il movimen-

Ingredienti:riso integrale gr. 400, un pe-perone rosso grande, unamelanzana tonda grande, 4zucchine, uno spicchio diaglio, un mazzetto di men-ta, olio extra vergine di oli-va q.b., sale q.b.Procedimento:cuocere il riso in abbondan-te acqua salata per circa 20minuti, scolarlo, condirlocon un filo di olio e lasciar-lo raffreddare.Lavare e tagliare le verdure(la melanzana a rondellesottili, il peperone e le zuc-

NONSPEGNETEQUESTAVOCE- ILCORAGGIODIESSERECOINVOLTI

SENZAPAROLE(MACON“PENSIERI”)

GREST 2010 - A SCUOLADIAMICIZIA

Redazione: Via della Piazza del Grano 11

06034 Foligno (PG) tel. 0742510520

Mail: [email protected]

Autorizzazione tribunale di Perugia n°

29/2009

Editore: Sandro Ridolfi

Direttore Editoriale: Sandro Ridolfi

Direttore Responsabile: Giorgio Aurizi

Direttore Sito Internet: Andrea Tofi

Stampa:Grupo Poligrafico Tiberino srl, Città

di Castello

Chiuso in redazione il 15/07/2010

Tiratura: 2.000 copie

Periodico dell’Associazione

”Luciana Fittaioli”

to d’opinione che si stava for-mando a suo favore in queglianni. In Italia, nei primi anni‘90 nacquero movimenti perriportare Silvia in Patria, aquesti movimenti aderironoanche intellettuali come Da-rio Fo, Umberto Eco e France-sco Guccini, e quando nel1992 si ebbe la quasi certez-za del rientro in Italia dellaBaraldini, la magistraturaamericana emise un verdettodove giudicava la donna constatus di “pericolosità altissi-ma” e quindi tutto sfumo.Solo nel 1999, fu possibile ilrientro in Italia grazie al mini-stro Dilibero, che la accolseall’arrivo all’aeroporto conrose rosse; questo gestò pro-voco liti per diversi giorni trai nostri onorevoli parlamen-tari. Nel 2001 le vennero con-cessi gli arresti domiciliari, enel 2006 fu rilasciata per ef-fetto dell’indulto.Silvia Baraldini oggi vive a Ro-ma, nel 2007 ha compiuto 60anni, 23 dei quali passati incarcere per colpe abbastanzafittizie ed in alcuni casi irrea-li, ma questa come già dimo-strato in altri casi (vedi Saccoe Vanzetti) è la politica ame-ricana dell’ultimo secolo, do-ve non si possono né cambia-re le cose nè immaginare lecose in un modo migliore; ilfamoso “I Have a Dream” diMartin Lhuter King, è mortocon lui.La vedo con la sua magliet-ta addosso con su scritte le

parole"che sempre l’ignoranza fapaura ed il silenzio è ugua-

le a morte"

Terminata la scuola tutti si do-mandano “e adesso cosa fac-cio?”.Fortunatamente la par-rocchie di Foligno organizza-no degli oratori dove i bambi-ni e i ragazzi fanno delle bel-lissime esperienze.Io oggi partecipo da animatri-ce, anni fa da animata.La mia unità pastorale (Gio-vanni Paolo II), che compren-de le parrocchie di Budino,Ma-ceratola, Fiammenga, Cave eSan Giacomo, ha proposto tresettimane di oratorio, allequali hanno partecipato 200bambini e una trentina di ani-matori che si occupano di lo-ro, sempre sotto lo sguardosupervisore dei nostri parrocidon Giovanni e don Antonio.Fare da animatore non è unacosa che si improvvisa all’ulti-mo minuto, ma ci sono dietromesi di preparazioni e di in-contri con le varie parrocchiedel luogo, dove persone adul-

te, avendo alle spalle anni eanni di oratorio, ci hanno spie-gato come interagire con ibambini. Il nostro oratorioogni anno ha un tema, quellodi questo anno è stato quellodei pirati, che voleva infonde-re nei bambini il valore diunità, di amicizia e di aiuto re-ciproco. Durante queste tresettimane sono state propo-ste ai bambini diverse attivitàcome la piscina, laboratori diceramica, teatro, giardinaggioe cucina, sport e varie gite.Gli impianti sportivi che cihanno accolto sono stati quel-li di Maceratola dove si svolge-vano le attività sportive, men-tre a Fiammenga ci accoglieva-no per il pranzo e per svolge-re i laboratori pomeridiani.Il tormentone di questo orato-rio 2010 è stata “WAKAWAKA”, la canzone della con-tante colombiana Shakira, cheha entusiasmato sia i grandiche i piccoli; questa canzoneci è piaciuta talmente tantoche abbiamo deciso di far ve-dere la nostra coreografia al-

lo spettacolo di fine oratorio.La fatica è stata tanta ma allafine siamo riusciti a divertircicon i bambini che hanno im-parato i valori che volevamotrasmettere loro e hanno crea-to delle bellissime amicizie tradi loro. Un ringraziamentospeciale a Jacopo che ci hasempre seguiti, alle donne del-la cucina e a don Giovanni edon Antonio che ci hanno per-messo di vivere questa espe-rienza.

chine a striscioline) e cuo-cerle su una griglia o in unapadella antiaderente preri-scaldata, tagliarle grossola-namente e condirle con olioe sale. Tritare finemente lefoglie di menta, lasciandonealcune per la decorazione.In una zuppiera mettere ilriso. le verdure, la menta,lo spicchio d'aglio, se neces-sario, aggiungere ancoraolio. Lasciare insaporire infrigorifero per circa 1 ora,togliere poi l'aglio e serviredecorando con le foglie dimenta rimaste.

Alla rabbia segue sempre unasorta di innaturale calma.Ci si siede, ci si passa una ma-no tra i capelli e forse si riflet-te. Magari si piange.Nella vicenda Merloni, la na-scita di un Comitato ha attra-versato questi mesi e settima-ne come un urlo gigantescoche si è propagato fino a rom-pere qualche timpano di trop-po.Si sono vinte battaglie, ci siè scontrati contro una nudarealtà, crudele come solo i sol-di sanno essere.Crudele come quest'Italia fat-ta di partiti, sindacati, tessere,voti, corruzione, scambismo.

Schifo. Troppo schifo.Viene la voglia dopo un timi-do risultato, dopo l'urlo che siè avuto il coraggio di gridare,di abbandonare.Di far finta che tutto sia statosolo una parentesi, un'espe-rienza, come la prima voltache si fuma o come una ribel-lione insolita.Abbandonare. Tanto non sipuò vincere, tanto la gentenon cambia, perché "loro",queste persone che restanoinnominate perché sono solomerda in bocca a chi ne parla,loro non cambiano.Ma loro chi sono?I politici, isindacalisti, i soliti noti? Non si sa. Non si sa più nulla.E proprio per questo che si ab-

bandona tutto VE LO POTETESCORDARE.Perché è l'alba di un temponuovo e anche se il giorno for-se sarà difficile da vedere, tut-to sta cambiando.Tutto.E' tempo che non ci si fermipiù davanti a nulla, nomi affa-ri soldi furbate. Tutto deve venire fuori. Biso-gna cominciare a lavare i pan-ni sporchi, perché così un Pae-se, un territorio come il nostropuò finalmente rinascere e of-frire alle generazioni di doma-ni un luogo di cui non vergo-gnarsi. Fare un passo indietro,ma solo per prendere la rin-corsa. Se uno ha paura di par-lare parleremo insieme. Parleremo tutti.

www.piazzadelgrano.org

ROBERTO MATERAZZI

JASMIN TOFI

SAMANTHA PASSERI

ANTONIETTA STADERINI

LUGLIO 2010

Non è facile essere se stessisempre e comunque...Lo sobene io che ho una famigliae dei figli.Ti alzi la mattina,in questa città dove tutto co-nosce tutti e tutti conosconotutto, e pensi a far finta diniente, a evitare gli specchiperchè a guardarsi negli oc-chi ci si fa comunque un pòschifo.Pensare che non stasuccedendo niente.Non pen-sare che mi hanno strappatovia un lavoro che io mi sonosudato e nessuna tesserapartitica o sindacale rappre-senta il sudore che ho versa-to Non pensare a quandostringevo i denti e mi morde-vo le labbra e subivo le umi-liazioni in silenzio per nonessere licenziato e andavo alavorare nei peggio posti del-la catena di montaggio, a

spaccarmi le braccia pur dimantenere quello che era ilmio presente e il futuro del-la mia famiglia.Adesso chevedo qualcun altro lottareanche per me, abbasso losguardo e cammino velocepensando a quanto, a quan-to vorrei essere lì pureio...Perchè non ci sono? Per-chè ho paura di essere coin-volto? Perchè non sta succe-dendo niente, le fabbricheriapriranno, le umiliazionitorneranno e io...non possoniente contro tutto questo.Chiedo scusa a tutti i ragaz-zi che hanno l'età dei miei fi-gli, vent'anni o poco più.La mia generazione è una ge-nerazione vigliacca, che purdi avere soldi e potere la di-gnità l'ha buttata via, l'ha di-menticata, l'ha rimossa. Ma

non solo quella, anche l'iden-tità...Si l'identità, perchè ionon so più chi sono, mi sen-to solo uno dei tanti. Comeuna goccia del mare, per ca-pirci. Eppure qualcuno lottaanche per me. Scusatemi tutti, pure voi chegridate con la mia voce an-che per conto mio, se stase-ra non sono lì a ridere o pian-gere insieme, a scrivere mes-saggi, volantini, a fare il pun-to della situazione.Ma nonsta succedendo niente, e chisono io per compromettermicosì?Per sfidare questo siste-ma?Le fabbriche riapriranno e iotornerò a essere umiliato.Voi forse no. Io tornerò a es-sere umiliato, voi no.Come sempre.Andate avanti. Non mollate.

Page 9: Luglio 2010

Spettacoli ed eventi a cura di Piter Foglietta

Si è ufficialmente inauguratagiovedì 8 Luglio, alle ore21.00, la nona edizione di"Canti e Discanti", il WorldFestival della città di Folignonato da una idea delloscrivente e di Massimo Liber-atori , per presentare unpanorama delle espressionimusicali e culturali legate alpatrimonio delle sonoritàtradizionali ed etniche. LaTurchia ed il Salento sono leassolute protagoniste deglieventi della manifestazione,che avranno luogo in diverselocation della città di Folignofino a concludersi nella Basili-ca di Plestia di Colfiorito mer-coledì 28 Luglio.

Anche l'edizione 2010 di"Canti e Discanti", infatti, si èarricchita di due esposizionicurate, ancora una volta, dalfotografo folignate Mattioli,su allestimento e progettografico a cura dell'associ-azione culturale non-profit Vi-aindustriae, grazie alle quali èpossibile seguire un percorsofotografico dal titolo "Turchia,identità attraverso un Est ed

Una delle sorprese più interes-santi di questo inizio di Festi-val è stata sicuramente laproiezione del film SoulKitchen a PIAZZA del GRANO,(che permettetemi l'inizio diquesta nostra attività editori-ale ha sicuramente con-tribuito a gettare una lucenuova su questo angolo dellacittà) per una serie di ragioni:prima fra tutti nessuno pensa-va, prima di questa esperien-za, che questa piazza potesseavere anche questo tipo di uti-lizzo, la seconda è che la cul-tura per una sera ha superatosteccati e differenze che la vi-ta normale costruisce: si sonouniti "tutti" i cittadini di Folig-no in una Piazza. Mercoledì 14 è giunto poi ilmomento della musica che havisto il doppio spettacolo deiMalicanti. A Largo Carducci dipiazza della Repubblica più dimille le persone “tarantolate”

che hanno ascoltato e ballatole tarantelle e i canti tradizion-ali della Puglia conquistati daltrascinante ensemblepugliese. I Malicanti hanno poireplicato, con successo, anchedurante la serata nata sotto ilsegno della contaminazionetra note e sapori presso ilsagrato della Chiesa di SanGiovanni Evangelista di Fia-menga, con l’incontro tra i vi-ni dell’Umbria e i sapori dellaPuglia. Una prima parte di Festivalentusiasmante, che segna unaulteriore crescita della mani-festazione, a partire dallasempre più crescente presen-za di pubblico e dallo spazioche media e testate nazionaliconcedono, frutto di ricerca edi sperimantazione nei lin-guaggi, nei lughi e nella comu-nicazione.Ma saranno ancora tante lesorprese previste per i prossi-

Ovest in crisi". George Georgiou ha presenta-to "Fault Lines: Turkey EastWest", che esplora il tema del-l'ambiguità dell'identità dellaTurchia, spesso ricchezza cul-turale ma anche e soprattuttodualismo ideologico. Le fotoriflettono graficamentequeste linee di demarcazioneche esistono tra le due cultureche risiedono nello stessoPaese, e ritraggono passaggivisivi ove si possono scorgerele tracce del dualismo attra-verso segni grafici. La mostraavrebbe dovuto inaugurarsisabato 10 Luglio al Museo diPalazzo Trinci, ma il curatore,Daniele Mattioli , ha chiestoed ottenuto dalla coppia di fo-tografi la possibilità di es-porre il lavoro di Georgiouassieme a quello di VanessaWinship, "Sweet Nothing: Ru-ral Schoolgirls from the bor-derlands of Eastern Anatolia",assente all'inaugurazione per-ché impegnata in un work-shop in Russia. Una serie di ritratti di giovaniscolarette fatte nei loro banchi

di scuola e nelle prossimitàdei loro villaggi: questa è lapersonale di Vanessa Win-ship, la cui Mostra ha già ot-tenuto il Godfrey ArgentPrize, Sweet Nothings, Nation-al Portrait Gallery 2008, ilWorld Press Photo, First Prize,Portrait Stories 2008 e il SonyWorld Photography Awards,Iris D'or, Overall Winner,Sweet Nothings 2008. Ritrattispesso in coppia che ci dannouna visione romantica ed an-tica di un paese in cui coabi-tano mentalità moderne etradizionali. Il progetto in cuiVanessa ha lavorato per diver-so tempo riscopre quellasolennità e fragilità dell'ado-lescenza in Turchia. Nellezone rurali, infatti, è ancorabassa l'affluenza scolasticaper bambine e ragazze. I mo-tivi sono legati a diversi fat-tori, tra cui quello di essere at-taccati a valori tradizionaliche impediscono alla donnadi avere responsabilità oltrealle classiche mansioni do-mestiche. Sarà possibile visitare lemostre il venerdì, il sabato e ladomenica dalle 9 alle 13 edalle 15 alle 18 fino al 9 Set-tembre. Dopo la sezione dedicata allafotografia è stata la volta deipiù piccoli con il progetto"Kids - Nati per la musica" cheha visto infatti presso PalazzoTrinci un concerto-laboratorioper bambini, "Il Cantalibro",ideato da Paolo Capodacqua,chitarrista di Claudio Lolli) èstata la prima esperienza dimusica e didattica, nata dallacollaborazione con La Loco-motiva e l'Assessorato all'In-fanzia del Comune di Foligno.La numerosa, ma soprattuttointensa partecipazione dibambini, ma anche dei geni-tori, porterà ad una seria rif-lessione sull'ampliamento diquesta sezione.

Canti e Discanti Foligno World Festival

111FOLIGNO

CantieDiscanti primi appuntamenti con il tutto esaurito, tra fotografia, cinema e mu-sica, le piazze del Centro (e non solo) gremite per gli appuntamenti del Festival. Con-tinua dopo lo scorsa edizione l'attenzione della stampa e dei media nazionali.

Crossing the bridge. TheSound of Istanbul(Germania-Turchia 2005.,col. 90’) Fatih Akin, regista rive-lazione con il suo folgoranteLa sposa turca, Orso d'oro aBerlino, torna sui suoi passiaccompagnando la ricercadel musicista AlexanderHacke in un viscerale, vi-brante, libero viaggio checonduce al cuore di una cittàpulsante come Istanbul. Si tratta di una co-produzionetra Germania e Turchia, unasorta di “ponte” che attraver-sa e abbraccia i diversi generimusicali, i suoni di questa cit-tà, dalle tradizioni al più at-tuale ritmo hip hop. Lo scenario che ne viene fuori- dagli psichedelici Baba Zulaall'hip-hop di Ceza, dai giovanibreakdancer di Kadikoy al bal-lo dei moderni dervisci sui rit-mi sufi dei Mercan Dede - èquello di un crocevia tra ori-ente e occidente, un ponte tramondi diversi proprio comequello, il Golden Horn, che col-lega le due parti della città.

Margherita Hack e Ginevradi Marco L'anima della Terra (vistadalle stelle)

In collaborazione con il Lab-oratorio di Scienze Speri-mentali22 Luglio Palazzo TrinciOre 21.30

L'incontro di due 'stelle'nate in Toscana divental'occasione per indagaresu alcune tematiche so-ciali scottanti quali immi-grazione/emigrazione,nuove energie, globaliz-zazione, lavoro, cor-ruzione Ginevra interpreterà alcunetra le melodie tradizionalipiù belle su queste tem-atiche: brani densi di signi-ficati, valori e storia;Margherita alternerà allecanzoni i suoi testi di ap-profondimento, puntualiz-zando ed espandendo i con-cetti con la forza della suaimmensa esperienza ed ilsuo carisma.

mi giorni di Festival, che si av-vale, della consulenza di Mas-simo Liberatori, Stefano Ro-magnoli, Roberto Lazzerini,Francesca Cesarini, MichelaMatarazzi, Carlo Rossi, DavidDifino e tanti altri...Molto atteso è il duetto incon-sueto e suggestivo con protag-oniste la cantante Ginevra DiMarco e la scienziataMargherita Hack, per lo spet-tacolo “L’anima della Terra(vista dalle stelle)”, tra note,scienza e parole (22 luglio),per concludere poi con il can-tastorie e “stornellatore” ro-mano Alessandro Mannarino(26 luglio) e con “Alti PianiSonori”, un progetto “Canti eDiscanti” che metterà insiemeMassimo Liberatori, i Cantoridel Miserere di Colfiorito e laBanda di Annifo (28 luglio).Tutti appuntamenti sono gra-tuiti a parte quello con la Hacke la Di Marco (10 euro).

Vorrei raccontar di Colfiorito……presso il paese un lago ben pulito

c'era tanti anni fa, poi con le annatedi siccità è venuta una palude

per caccia e pesca ancora poco illudeSi pescava con reti e retacchioli,di notte si mettevano le nasse,qual trappole, fissate con pioli,

aspettando che il pesce vi ci entrasse,poi piedi all'orto, la oltre i fagioli

tenevano la scorta in acqua in casse;perchè l'acqua arrivava sotto l'orto,

li si faceva per le barche il portoSpesso l'insidia sta dietro le porte,così il nemico che venne da Tuoro,dove i Romani vi sconfisse a mortel'esercito di Annibale quel moro…su questo piano fummo sempre in

tantidopo dei tempi dei conquistatoridei santi con i lupi e dei briganti

arrivarono pecore e pastoried i sentieri qui sempre aspri e duridivennero ad un tratto dei tratturi… …or seguiamo questi cori che ci

porteranno fuoritrascinando le catene un pò prego e

un pò mi scusoper tutte le umane pene e per qua-

lunque umano abusoqui tra l’urlo di Maarbale e il bron-

tolio del tarabuso.

LUGLIO 2010

Nuovi Eventi Musicali in col-laborazione con StazioniLunari - No Music presen-tano lo spettacolo “L’animadella terra (vista dallestelle)”, un progetto origi-nale di parole e musica conla grande scienziataMargherita Hack, la can-tante Ginevra di Marco (ap-pena insignita della TargaTenco 2009) e lo scrittoreMarco Vichi. Sul palco, alcuni orologiscandiranno un tempomusicale ed un tempoumano, sentimentale, figu-rativo: un orologio simbo-leggerà il tempo che avan-za mettendo in luce iproblemi che l'uomo hacreato; un altro rappresen-terà il suono della terra, lasua pancia la sua anima;un altro la tradizione, leparole dei nostri avi, ilsusseguirsi della vitaumana, e sarà quest’ulti-mo a scandire i passaggitra le tematiche (lascenografia è dello scul-tore Alessandro Marzetti).

Alessandro MannarinoBar della Rabbia

26 Luglio Largo CarducciOre 21.30Ingresso Libero

Da stornellatore moderno ecantautore metropolitanoMannarino compone mu-siche di confine, eclettiche econtaminate, ispirate aisuoni ed ai volti di una viaCasilina globalizzata doveGabriella Ferri passeggiacon Manu Chao e DomenicoModugno va a braccetto conCesaria Evora.Nei suoi testi, macchiati daiforti toni del surrealismo, sivivono storie oniriche etragicomiche di pagliacci,ubriachi e zingari in-namorati. Partendo dalle sonorità edai ritmi della musica popo-lare italiana Mannarinocondisce il proprio mondocon elementi di musica bal-canica e gitana, citazionifelliniane ed evoluzionicircensi.

Prossimi appuntamenti AltipianiSonori

28 Luglio Basilica di PlestiaOre 18.30Ingresso liberoMassimo Liberatori/ Cantori delMiserere di Colfiorito/ Banda diAnnifoMassimo Liberatori porterà inscena, in anteprima, un proget-to ideato da CantieDiscanti, cheattraverso il coinvolgimentodelle realtà locali (Cantori delMiserere e Banda di Annifo) in-tende amplificare e diffonderele specificità dell'Altipiano Ple-stino, dalle radici più remote.Programma della Serataore 18.30: Il Benvenuto della“Banda di Annifo” “Sotto il porticato” dei pittori Raf-faele Ariante e Rinaldo Morosiore 19.00: “l’altopiano nei tem-pi” incontro con il prof. Ivo Pic-chiarelliore 20 rinfrescoore 20.50: in basilica con “I Can-tori del Miserere di Colfiorito” ore 21.00: Massimo Liberatori inun concerto narrato con Mauri-zio Catarinelli e Maurizio Marra-ni – corde e tastiere – Stefano eVincenzo Falasca voci narranti “L’uomoplestino navigando illago, guadando la palude, a pie-di sull’altopiano”narrazione tratta da un compo-nimento di Santoni Francescoda Colfiorito

Page 10: Luglio 2010

dono a realizzare i propri parti-colari fini, vengano armonizza-te in relazione al comune inte-resse di impedire che le energieindividuali rimangano pura-mente potenziali o siano osta-colate nel loro sviluppo.L'armonizzazione nel senso so-pra indicato dei contrastanti in-teressi economici deve attuarsimercé l'azione delle stesse for-ze sociali, adeguatamente orga-nizzate, nonché mediante l'atti-vità economica pubblica ed inparticolare dello stato; spetta aquesto provvedere agli interes-si comuni, sia curando gli inte-ressi che soltanto con la collabo-razione di tutti possono esseresoddisfatti, sia intervenendo inrelazione a determinate circo-stanze storiche per coordinaree per integrare l'azione degli in-dividui e delle forze sociali al fi-ne di realizzare particolari ob-biettivi, non conseguibili per lamancanza di uno spontaneo odautomatico adattamento deisingoli interessi privati all'inte-resse generale.86. Fini specifici della attività eco-nomica pubblicaGli obbiettivi di interesse comu-ne cui nella vita sociale del no-stro tempo deve tendere l'atti-vità economica pubblica, ed aiquali conviene che anche l'atti-vità economica privata sia ordi-nata, possono così riassumersi:- indurre la generalità dei mèm-bri della società ad assumere laresponsabilità di un lavoro; -creare condizioni perché le for-ze di lavoro disponibili trovinoun'adeguata occupazione, pro-muovendo eventualmente atti-vità economiche trascurate dal-la iniziativa privata, giudicateprofittevoli al bene comune; -assicurare un complesso di pre-stazioni integrative con caratte-re di generalità per tutti i lavora-tori, che consenta in caso di di-soccupazione involontaria, dimalattia, di infortunio e duran-te la vecchiaia, di mantenere unsufficiente livello di vita al lavo-ratore ed alla sua famiglia; - im-pedire, quali che siano gli effet-ti sulla produzione, che al lavo-ratore siano richieste prestazio-ni nocive alla sua salute fisica emorale ed assicurare a tutti lapossibilità di tutelare adeguata-mente la propria salute fisica edi ricevere la conveniente assi-stenza medica e chirurgica; - di-sciplinare il processo di distri-buzione territoriale delle attivitàproduttive allo scopo di elimi-nare e prevenire gli inconve-nienti dell'urbanesimo e in par-ticolare di consentire al lavora-tore una piena vita familiare e lapartecipazione alla vita delle co-munità intermedie, professio-nali e locali; - correggere le ec-cessive disparità economiche,influire sull'ordinamento eco-nomico in vista di evitare ecces-sive accumulazioni di ricchezzaed ingiusti impoverimenti di al-cuni a vantaggio di altri e rias-sorbire le situazioni di indebito 90. Patrimonio pubblicoLa proprietà di beni patrimonia-li da parte dell'ente pubblico sipresenta sia come mezzo im-mediato per la prestazione dipubblici servizi, sia come stru-mento per attuare determinatiinterventi della collettività nellaeconomia, sia infine come fon-te di entrate finanziarie per l'en-te stesso.

12 FOLIGNO

55. Diritto al lavoro; sua dignitàRisponde a un principio di giu-stizia naturale che ogni uomopossa attingere ai beni materia-li disponibili sulla terra quantonecessario per un pieno svilup-po delle sue energie individualie di quelle dei familiari ai qualiegli deve provvedere. Una so-cietà bene ordinata deve dareperciò a ciascun uomo la possi-bilità di esplicare nel lavoro lasua energia e di conseguire unreddito sufficiente alle necessitàproprie e della propria famiglia.57. Elementi del giusto salarioLa natura dei bisogni umaninon consente di indicare in viaassoluta la quantità di sussi-stenze indispensabile all'uomo,e quindi la retribuzione minimadel lavoratore. Quando vicendeeconomiche o particolari anda-menti aziendali non permetto-no di mantenere tale livello neiriguardi di gruppi di lavoratori,è doveroso un intervento del-l'autorità inteso a modificare laripartizione del reddito com-plessivo tra i mèmbri della co-munità, così da riportare le re-tribuzioni insufficienti a un li-vello non inferiore.58. Risparmio individuale eprovvidenze della comunità perla disoccupazione, invalidità evecchiaia del lavoratoreE’ doveroso l'intervento dell'au-torità volto a regolare il proces-so di ripartizione del redditodella comunità in vista di assi-curare al lavoratore, anche consuo contributo, un complessodi prestazioni integrative dellaretribuzione che siano adegua-te al grado di sviluppo civile edeconomico della comunità eche consentano al lavoratore disuperare in caso di disoccupa-zione involontaria, malattia,infortunio e durante la vec-chiaia situazioni avverse per sée per la propria famiglia.59. Tutela della salute fisica dellavoratore

È dovere e in genere è anche in-teresse della comunità tutela-re e rafforzare la salute fisicadei suoi membri. La comunitàdeve quindi adoperarsi affin-ché tutti i propri mèmbri sianoposti in condizioni di tutelarela propria salute e di ricevere,quando questa sia compro-messa, la necessaria assisten-za medica e chirurgica.61. La casa, elemento di difesa edi sviluppo della personalità dellavoratoreLa disponibilità da parte del la-voratore di una casa nella qua-le egli possa vedere degnamen-te allogata la propria famiglia eadempiere adeguatamente alsuo compito di capo e di educa-tore della società familiare e al-la quale si senta attratto oltreche dal legame familiare e dallaprospettiva di un sano riposo.66. Azionariato del lavoro, coo-perazione e partecipazione deilavoratoriL’attribuzione ai lavoratori del-la proprietà dell'azienda nellaquale sono occupati - manife-stazione integrale dell'aziona-riato del lavoro - o la loro asso-ciazione in cooperative di pro-duzione e lavoro sono istituzio-ni auspicabili in quanto portanoal più alto grado la solidarietàfra lavoratori e azienda e al tem-po stesso, elevando il lavorato-re al grado e alla funzione diproprietario, ne affinano il sen-so di responsabilità.Tra le forme atte a far partecipa-re effettivamente il lavoratorealla gestione aziendale si ricor-dano: 1) l'istituzione di organiquali i consigli di azienda;2) la partecipazione alla nomi-na degli organi di controllo del-l'amministrazione.71. La giustizia sociale principiodirettivo della vita economicaAppartiene quindi alla giustiziasociale di promuovere un’equaripartizione dei beni per cui nonpossa un individuo o una clas-se escludere altri dalla parteci-pazione ai beni comuni. A fon-damento di tale equa distribu-zione deve porsi una effettiva enon solo giuridica uguaglianzadei diritti e delle opportunità nelcampo economico, per cui, te-nuto conto delle ineliminabilidifferenze nelle doti personali,nell'intelligenza, nella volontà,sia attribuito a ciascuno il suosecondo giustizia e non secon-do privilegi precostituiti o con-feriti da un ordinamento che

ostacoli taluni individui o grup-pi sociali nello sforzo di miglio-rare le loro condizioni.La giustizia sociale si pone, per-ciò, quale concreta espressionedel bene comune, come fine pri-mario dello stato e di ogni altraautorità. Le esigenze della giu-stizia sociale legittimano dun-que, in via primaria, l'interven-to positivo dell'autorità nella vi-ta economica.74. La funzione sociale della pro-prietà dei beni strumentaliRiguardo alla proprietà dei be-ni occorre distinguere tra benidi consumo e di godimento de-

stinati a soddisfare bisognipersonali, familiari e collettivi,e beni strumentali destinati in-vece alla produzione di nuovaricchezza.La proprietà privata dei benistrumentali ha una funzione so-ciale tanto più accentuata quan-to più è rilevante la quantità e laqualità dei beni che l'impiego didetti strumenti permette di otte-nere. Tale funzione sociale si ma-nifesta, da un punto di vista tec-nico, nella ricerca della più ap-propriata utilizzazione dei mez-zi di produzione, nel loro svilup-po in relazione a bisogni comu-ni, e nella cessione a un giustoprezzo dei prodotti ottenuti.76. Funzione sociale della pro-prietà dei beni strumentali in si-tuazione di non concorrenzaOve tale conciliazione non sieffettui, l'intervento della auto-rità è legittimo e spesso anchenecessario. 1) escludendo che

date categorie di beni strumen-tali possano essere oggetto diproprietà privata; 2) ponendodelle limitazioni all'eserciziodel diritto di proprietà di deter-minati beni strumentali qualeera in precedenza concepito oquale è in atto per altri benistrumentali.L'intervento della comunità nel-la attività produttiva può altre-sì aversi quando l'iniziativa pri-vata si mostri manchevole o in-sufficiente a soddisfare deter-minati interessi collettivi. 80. Inconvenienti degli eccessiviaccentramenti di ricchezzaRilevanti accumulazioni di beninelle mani di singoli in quantodeterminino lo strapotere di po-chi, ovvero la loro coalizione perla difesa politica del privilegiocosì acquistato, ostacolano unlibero ed ordinato svolgersi del-la vita sociale, alterano una ra-zionale destinazione delle risor-se naturali, degli strumenti tec-nici e del risparmio della collet-tività alla produzione dei piùnecessari beni di consumo e im-pediscono infine una equa di-stribuzione dei beni di consu-mo disponibili.Se questo stato di cose non si ri-tiene possa essere rapidamen-te corretto attraverso una natu-rale evoluzione della strutturaeconomica, un razionale inter-vento dell'autorità atto ad elimi-nare gli eccessivi accentramen-ti di ricchezza e le maggiori di-sparità economiche è impostodalla tutela del bene comune ed

è quindi pienamente legittimo.81. Funzione sociale della pro-prietà costituita con capitali pre-si a prestitoGli odierni ordinamenti econo-mici e finanziari e lo sviluppoassunto dal risparmio moneta-rio di cui il risparmiatore non èin grado di curare direttamentel'investimento, permettono asingoli mèmbri della collettivitàdi attribuirsi la proprietà e ilcontrollo di grandi concentra-zioni di beni con un apporto re-lativamente modesto di capita-le proprio: le banche, gli istitutidi assicurazione, le grandiaziende e i gruppi industriali efinanziari rappresentano le ma-nifestazioni più importanti diquesto fenomeno.La funzione sociale della pro-prietà assume in questi casi pre-minente rilievo, anzitutto per-ché tale proprietà è formata ingran parte con risparmio che in

effetti appartiene a terzi ed èstato affidato a persone o ad en-ti che ne dispongono come pro-prietari per l'investimento; in se-condo luogo perché tali pro-prietari, valendosi di opportunimeccanismi finanziari, influi-scono, spesso con limitato ri-schio personale, sullo sviluppodei mezzi di produzione a di-sposizione della comunità equindi sul modo di soddisfare ibisogni della comunità stessa,nonché sull'impiego delle forzedi lavoro e dei beni strumentalidisponibili.E’ ammesso quindi l'interventodella comunità, volto sia a por-re riparo alle conseguenze diuna cattiva gestione di tale pro-prietà, sia a vigilare perché lafunzione sociale di tale pro-prietà sia tenuta sempre benpresente e soddisfatta da colo-ro che hanno la grave responsa-bilità di esercitarla.84. La giustizia sociale e la co-munità internazionale dei beni:commercio internazionale edemigrazioneTale principio implica da un la-to la libertà per gli uomini ditrasferirsi là dove la disponibi-lità di materie prime permetteloro di applicare più profitte-volmente la loro operosità,dall'altro la possibilità di scam-biare materie prime e prodot-ti ottenuti dalla elaborazionedelle materie stesse.Tali accordi dovranno fondarsisul principio che al paese di ori-gine deve essere riconosciuto il

diritto di assistere e tutelare isuoi emigranti nel periodo del-la loro prima sistemazione e delloro avviamento, mentre il pae-se di destinazione deve tende-re ad abolire per gli immigratiogni trattamento giuridico edeconomico deteriore rispetto aquello dei suoi propri cittadini.Limitazioni e condizioni postetanto alla emigrazione quantoalla immigrazione, che si fon-dassero sulla difesa di interessiparticolari o sull'egoismo nazio-nale o di classe sono contrarieanche al bene comune retta-mente inteso, che non può pre-scindere dal bene comune inter-nazionale e dalle esigenze dellapacifica convivenza dei popoli.85. Attività economica privataed attività economica pubblicaI principi della giustizia socialeesigono che le singole attivitàeconomiche private, mediantele quali individui e gruppi ten-

www.piazzadelgrano.org

Il Codice di CamaldoliCon il nome Codice di Camaldoli si indica un documento il cui titolo originale è Per la comunità cri-stiana. Dal 18 al 24 luglio 1943 un gruppo di intellettuali cattolici, laici e religiosi, si riunì presso il mo-nastero benedettino di Camaldoli con l’intento di confrontarsi e riflettere sul magistero sociale dellaChiesa sui problemi della società, sui rapporti tra individuo e stato, tra bene comune e libertà indivi-duale. Il progetto era quello di elaborare un testo di cultura sociale che aggiornasse il Codice di Mali-nes, primo tentativo di dottrina sociale cattolica fatto dall’Unione internazionale di studi sociali diMalines, in Belgio, a partire appunto dai contributi emersi nella settimana del seminario, al quale par-tecipò attivamente anche Giorgio La Pira. La stesura fu affidata a Sergio Paronetto, Pasquale Saraceno,Ezio Vanoni, Giuseppe Capograssi che la completarono nel 1944; l’opera fu pubblicata nel 1944. L’elaborazione e la redazione del Codice di Camaldoli rappresenta uno dei momenti centrali nellastoria della dottrina sociale cattolica del novecento. Non a torto, si è parlato infatti per il Codice di Ca-maldoli di una “svolta” della dottrina economico-politica del movimento cattolico italiano dovuta al-l’abbandono delle soluzioni tradizionali (corporativismo, cooperativismo ecc.), all’attenuazione del“partecipazionismo” e a favore dell’elaborazione di un avveniristico modello di economia “mista”.Fu proprio a questa radicale svolta del pensiero sociale ed economico del cattolicesimo, fondamen-talmente laico, che fu possibile quello che ancora oggi viene definito il “miracolo” della nostra Costi-tuzione Repubblicana, approvata di fatto all’unanimità in ampia condivisione tra le pur assai diverseforze politiche cattoliche, socialiste e comuniste.Di lì a poco la violenta e ricattatoria ingerenza degli USA nella politica anche economica e sociale del-l’Italia frenò, ma non cancellò, quei principi eitici, sociali e solidali che avaveno caratterizzato la nasci-ta del nuovo ordinamento repubblicano. Ci prova ora Berlusconi.

Pubblichiamo di seguito alcu-ni stralci del lungo documen-to di Camaldoli che hannocon maggiore evidenza (posi-tivamente) influenzato lascrittura della CostituzioneRepubblicana a partire delmassimo enunciato dell’art.1, “fondata sul lavoro”, alladisciplina della destinazionesociale dell’economia e delruolo di guida, intervento econtrollo attribuito allo Stato

LUGLIO 2010

“La costituzione italianaè di ispirazione sovietica!” (Berlusconi)

Page 11: Luglio 2010

I

supplemento al numero 7 - Anno II - luglio 2010 di Piazza del Grano - www.piazzadelgrano.org

Io, cittadini ateniesi, non hovoluto mai esercitare unpubblico ufficio nello stato.La sola mia partecipazione èstata al Consiglio dei Cinque-cento. Anzi la mia gente An-tiochis si trovò ad avere lapritania quel giorno in cuivoi decretaste di metter sot-to processo tutti in massa idieci generali, perché nonavevano raccolto le salmedella battaglia navale. E que-sto decreto era ingiusto. E inun tempo successivo ne ave-ste chiara la consapevolezza.In quell'occasione fui l'unicotra i pritani che si oppose;l'unico che non volle far nul-la di contrario alla legge. In-somma, ho dato voto contra-rio. I capi partito erano giàpronti con una denuncia pertrarmi in arresto; e voi li inci-tavate con grida e con ap-plausi. Ma io credetti di do-ver restar fedele alla legge ealla giustizia e di dover af-frontare fino in fondo ognipericolo, piuttosto che se-

Veniamo da LontanoIl comunismo non nasce con ilmanifesto di Marx, che costitui-sce la sua elaborazione scienti-fica contestualizzata alla at-tuale fase storica dell’econo-mia capitalista.Il comunismo, come pulsioneverso una società di benesseree di pace nel rispetto della di-gnità della persona umana,nasce con la comparsa dell’“uomo politico”, dell’uomo chefonda e si riunisce nelle comu-nità stabili e organizzate deno-minate “polis” (le città).In quello stesso momento, con ilpassaggio dal branco alla co-munità, ha inizio la ricerca del-le regole della (o per la) vita so-ciale. Ma ha anche inizio il con-flitto tra le leggi ancestrali dellanatura fondate sul predominiodel più forte e sulla prosecuzio-ne della specie (vedi la fonda-zione di Roma nata da un fra-tricidio, Romolo che uccide Re-mo, e da uno stupro etnico, ilRatto delle Sabine) e le leggi ra-zionali dell’uomo sociale.

In quel conflitto nasce il comu-nismo inteso come scienza perla ricerca di una disciplina eticaper una società giusta di uomi-ni liberi ed eguali.Vogliamo andare lontano, maper fare ciò dobbiamo saperechi siamo e perciò dobbiamo in-dagare sul nostro passato perconoscere e capire, appunto, dadove veniamo.La Grecia classica, nel suo pe-riodo di massimo splendore trail quinto e quarto secolo avantiCristo, costituisce una delle di-verse e tante matrici dell’odier-na ideologia comunista. Abbia-mo quindi pensato di dedicarequesto inserto a quel luminosoperiodo della storia dell’umani-tà pubblicando alcuni braniscelti nella enorme produzionepolitica, scientifica e letterariadi quel periodo.L’impostazione dell’inserto, le ti-tolazioni e le introduzioni criti-che e informative ai singoli bra-ni fanno interamente capo allaresponsabilità dell’editore.

Per la realizzazione di questoinserto è stata tuttavia fonda-mentale (risolutiva per la deci-sione di pubblicarlo) la collabo-razione del prof. Attilio Turrio-ni che ha, con grande cortesia edisponibilità, offerto la sua pro-fessionalità per la ricerca e laselezione dei brani più coerentie pertinenti al tema dell’eticanella politica al quale si è intesodedicare l’inserto (fa eccezioneil brano di Epicuro sulla felicitàinserito dall’editore).Nel ringraziare il prof. Turrioni,augurandoci che vorrà conti-nuare a collaborare con questoperiodico apportando un con-tributo sicuramente importan-te e di qualità, corre l’obbligo diprecisare che taluni passaggidei singoli testi sono stati par-zialmente “manipolati” dal-l’editore per renderne più “at-tuale” la lettura (“popolarizza-ti” direbbe Togliatti), sicchél’eventuale allontanamentodalla fedeltà all’originario testogreco va riferita all’editore.

SOCRATE – Io ti domando: sehai conosciuto la cosa giustada fare, la faresti o eviterestidi farla?CRITONE – La devo fare.SOCRATE - Ciò ammesso, staattento. Noi fuggiamo via diqui; noi non cerchiamo dipersuadere la nostra patria;ebbene, facciamo noi male aqualcuno? E precisamente,male a chi per minima ragio-ne si dovrebbe? o no? E re-stiamo noi fedeli al concettodi giustizia prima posto o no?CRITONE - Non avrei modo dirispondere alla tua domanda,Socrate. Non capisco, vedi.SOCRATE - Osserva allora: tidico una cosa. Facciamoun'ipotesi. Noi siamo sulpunto di scappar via da que-sto luogo (puoi anche chia-marla con quel nome che me-glio ti piace, questa nostraoperazione); le Leggi intantoe la Patria nostra vengono

qui; si fermano a noi d'accan-to; ci rivolgono una doman-da: «Dimmi un po', Socrate,cosa vorresti fare secondo te?Facendo così, tu soltantopensi a questo: tu tenti di-struggere noi, le Leggi, e laPatria tua tutta quanta, perquello che sta in te. Ma sentiun po'. Pare a te possibile cheancor si mantenga nel suo vi-gore e che non sia interamen-te distrutta quella città in cuile sentenze pronunciate nonhanno alcuna forza? Ove pri-vati cittadini ne vanificanol’efficacia, non solo, ma di-struggono interamente quel-la sentenza?». Che diremo,Critone, di fronte a questi ar-gomenti e ad altri del genere?Quante ragioni si potrebberodire, soprattutto da qualcheoratore, a difesa di questaLegge da noi distrutta; questaLegge che impone l'esecuzio-ne di sentenze pronunciate.

O diremo forse a quelle argo-mentazioni: “Eh sì, ma era laPatria che faceva a noi ingiu-stizia; è lei che non ha pro-nunciato secondo giustizia lanostra sentenza”; diremo noiquesta o qualche altra cosa?CRITONE – Per Giove, questodirei, Socrate.SOCRATE - Supponi ora chele Leggi dicessero a noi: “So-crate, erano questi i patti sta-biliti fra noi e te? O non forse che ti saresti sot-toposto alle sentenze even-tualmente sancite dalla città,tua patria?”.Supponi sempre che noi al-lora facessimo atto di mera-viglia per queste parole; intal caso le Leggi continue-rebbero a dire: “Socrate, nonti meravigliare troppo perquanto ti stiamo dicendo,bensì dacci una risposta. Ètua abitudine far uso d'unmetodo di domande e di ri-sposte. Suvvia, dunque: qua-le rimprovero tu puoi rivol-gere a noi e alla città, tua pa-tria, in seguito al quale tutenti di sottrarti?

David Jacques-Louis "La morte di Socrate" 1787

Della filosofia di Socrate èstato detto che se si costruisseuna torre con tanti mattoniquanti sono stati i grandi filo-sofi della storia e via via se netogliessero alcuni, anche deipiù importanti, la torre vacil-lerebbe, ma resterebbe in pie-di. Se invece si togliesse So-crate la torre crollerebbe al-l’istante perché tutta la filoso-fia nasce e poggia su quelladi Socrate.Di Socrate in verità non c’èstato tramandato alcunoscritto perché ancora la ricer-ca e l’insegnamento filosoficoerano nella fase della tradi-zione orale e in particolareSocrate seguiva (aveva in-ventato) il metodo della ricer-ca mediante il dialogo e nonl’insegnamento dottorale.

Sarà Platone, il suo più im-portante discepolo, a traman-dare in una ampia serie di te-sti quanto aveva appresso se-guendo l’insegnamento oraledel maestro.Non è certo quanto i raccontidi Platone siano la fedele ri-produzione del pensiero diSocrate dal quale il grandeallievo si discostò anche signi-ficativamente intraprendo lavia della dottrina filosoficascritta e insegnata, con fortiaccentuazioni di rigore mo-rale sempre più dottorale esempre meno dialettico. Ari-stotele, allievo di Platone equindi conoscitore di Socratesolo per relazione, accentue-rà questo percorso soprattut-to trasferendo gli enunciatiassoluti della sua ricerca filo-

sofica nella disciplina dellapolitica amministrativa.Nel nostro “venire da lonta-no” l’influenza del pensiero diSocrate resta fortemente nelmetodo della dialettica, dellaindagine che oggi traducia-mo (o almeno dovremmo tra-durre) nella “inchiesta” comemetodo politico di conoscen-za e analisi della realtà sullaquale e dentro la quale l’eticapolitica comunista deve ope-rare per essere tale e non im-posizione presuntuosa eastratta.“Di ogni cosa un comunistadeve sempre domandarsi ilperché; deve riflettere conponderazione e maturità in-tellettuale, vedere se tutto èconforme alla realtà e fonda-to sulla verità” (Mao)

Allora qualcuno potrebbedire: “Socrate, ma non riu-scirai a vivere stando zitto etranquillo, una volta allonta-natoti da noi?” Convincerequalcuno di voi su questo èla cosa più difficile di tutte.Perché se vi dico che un si-mile comportamento è di-subbidienza agli dei e perciòè impossibile, voi non micredete e pensate che facciafinta di niente; e se vi dicoancora che il più gran beneche può capitare a una per-sona è discorrere ogni gior-no della virtù e del resto dicui mi sentite discutere e in-dagare me stesso e gli altri,che una vita senza indaginenon è degna di essere vissu-ta, voi mi credete ancor me-no. Ma è così come dico, cit-tadini, per quanto non siafacile convincervene. E inol-tre non sono abituato a pen-sare me stesso come merite-vole di qualcosa di male. Seavessi avuto soldi, avrei pro-posto una pena pecuniaria

nella misura delle mie possi-bilità di pagamento, e nonne sarei stato per nulla dan-neggiato. Ma ora non ho sol-di, a meno che non vogliatemultarvi di quel poco chepotrei pagare. Forse potreipagarvi una mina d'argentoall'incirca: e questa multapropongo come pena. (...)Cittadini ateniesi, riceverete,da parte chi vuole insultarela città, la fama e la colpa diaver ucciso Socrate, uomosapiente - perché chi vi vuo-le offendere dice che sonosapiente, anche se non lo so-no - per guadagnare nonmolto tempo davvero: seaveste aspettato un poco, lacosa sarebbe avvenuta dasé. Vedete la mia età, giàavanti nella vita, e anzi vici-na alla morte. Questo non lo dico a tuttivoi, ma a quelli che hannovotato per la mia condannaa morte. E a loro dico anchequesto: voi forse credete,cittadini ateniesi, di avermi

colto in difetto di discorsicon cui convincervi, se aves-si ritenuto indispensabile fa-re e dire di tutto pur di sfug-gire alla condanna. Ma non ècosì. Sono stato colto in difetto,ma non certo di discorsi,bensì di sfrontatezza e spu-doratezza, e di voglia di dir-vi quello che avreste ascolta-to con più piacere: lamenti,pianti e molte altre azioni eparole indegne di me - dico -ma che voi siete abituati asentire dagli altri. Tuttavia,io non ritenni allora dovero-so comportarmi in modo in-degno di un uomo libero perpaura del pericolo, e non mipento ora di essermi difesocosì, ma preferisco di granlunga morire con questa au-todifesa che vivere in quelmodo. (...)Ma è già l'ora di andarsene,io a morire, voi a vivere; chidei due però vada verso ilmeglio, è cosa oscura a tutti,meno che agli dei.

guirvi nei vostri decreti in-giusti, per timore del carcereo della morte.Tutto questo avvenne quan-do la nostra patria era anco-ra governata democratica-mente. Venne poi l'oligar-chia. E i Trenta, in modo si-mile, mi vollero coinvolgerenella loro politica. Mi si ordi-nò, come quinto funzionario,di arrestare Leonte Salaminioda Salamina al luogo ove erala sede del loro governo, percondannarlo poi a morte. As-sai spesso essi amavano affi-dare questi compiti a molticittadini, cercando di com-prometterne quanti più po-tevano. E in quell'occasione,non a parole ma coi fatti, mi-si in luce che della morte (el'espressione potrà sembrareun po' brusca), non m'impor-ta un bel niente; invece, inmodo assoluto, il non com-metter nulla che possa dirsiempio o ingiusto, questo èstato il pensiero. Quel regimeinsomma non mi poteva in-

cutere tanto terrore da farmicommettere un delitto. Ep-pur potenza ne avevano iTrenta! Insomma uscimmofuori dalla loro sede; e i quat-tro miei compagni si recaro-no a Salamina e tradusseroin tribunale Leonte. Io me neandai via, a casa. E forseavrei potuto pagare con la vi-ta questa mia disobbedienza,se quel regime non fosse sta-to abbattuto.E di questi fattieccovi molti testimoni.E Voi credete che avrei potu-to sopravvivere durante tuttiquesti anni se mi fossi dedi-cato alla politica? Se la miaazione si fosse rivolta alla di-fesa di giustizia, com'è dove-re d'una persona onesta? Sea quest'idea le avessi pospo-sto ogni altro interesse eogni altro pensiero?Certamente no, in nessunmodo, né io, né altro alcuno.E tutta la mia vita di cittadinodimostra che mi sono unifor-mato a questi principi ognivolta che dovevo agire.

Socrate (469-399 a.c.)

Una vita senza indaginenon è degna di essere vissuta

Il rispetto delle leggi giusteanche al costo della vita

Contrapporre alla politica che corrompela fedeltà ai principi di giustizia

Il filosofo “amico dell’uomo”Il saggio che “sapeva di non sapere”

Page 12: Luglio 2010

II III

dalla violenza, altre dalla cat-

tiveria; in più costoro non ri-

fiutano affatto le cariche o

non le bramano - tendenza,

l'una e l'altra, dannosa agli

Stati.

Oltre ciò, quelli che hanno in

eccesso i beni, forza, ric-

chezza, amici e altre cose del

genere, non vogliono farsi

governare né lo sanno (e

quest'atteggiamento traggo-

no direttamente da casa, an-

cora fanciulli, perché, data la

loro mollezza, non si abitua-

no a lasciarsi governare nep-

pure a scuola), mentre quelli

che si trovano in estrema pe-

nuria di tutto ciò, sono trop-

po remissivi. Sicché gli uni

non sanno governare, bensì

sottomettersi da servi al go-

verno, gli altri non sanno

sottomettersi a nessun go-

verno ma governare in ma-

niera dispotica.

Si forma quindi uno Stato di

schiavi e di despoti, ma non

di liberi, di gente che invidia e

di gente che disprezza, e tut-

to questo è quanto mai lonta-

no dall'amicizia e dalla comu-

nità statale, perché la comu-

nità è in rapporto con l'amici-

Solone (638-558 a.c.) Euripide(480-406 a.c.)

Isocrate(436-338 a.c.)

Aristotele (384-322 a.c.)

La nascita dell’ordinamento dello StatoLa “buona” legislazione come strumentodi difesa dagli abusi del poteree dalla prepotenza della ricchezza

L’accettazione della realtà così come esistentee non modificabile e la ricerca del “giusto mezzo”.Medietà o mediocrità?

Aristotele è stato sicuramente

il filosofo, ma anche lo scien-

ziato, più “fecondo” della sto-

ria avendo prodotto una va-

stissima messe di trattati so-

stanzialmente su ogni aspetto

della vita umana: emotiva

(Sull’anima; la Poetica), politi-

ca (l’Etica; la Politica) e scien-

tifica (la Fisica; la Logica)(tra

le altre).

L’omnicomprensività della

sua produzione ha fatto sì che

per numerosi secoli, anche

successivamente alla riscoper-

ta della cultura ellenistica an-

data persa nel medioevo cri-

stiano e recuperata grazie al-

la nascita ed espansione della

cultura araba, sostanzialmen-

te tutte le teorie e gli insegna-

menti del maestro greco siano

stati assunti come precetti as-

soluti e verità indiscutibili.

Occorrerà attendere la risco-

perta di molte altre voci diver-

se e critiche dello stesso mon-

do ellenistico, di quello roma-

no e medio orientale, per ridi-

mensionare il ruolo del pen-

siero aristotelico e aprire a

nuove ricerche sia politiche

che scientifiche.

Aristotele è uno dei pensatori

più controversi nella cultura

della politica generalmente, o

genericamente detta “di sini-

stra”, sotto certi aspetti persi-

no più intensi della critica al

pensiero etico-politico del suo

maestro Platone.

Mentre infatti Platone è stato

accusato di avere sopraffatto

la dialettica della ricerca so-

cratica con la imposizione di

principi morali “superiori”

non discutibili e, quindi, di

avere aperto le porte a forme

di governo della società so-

stanzialmente assolutistiche e

dittatoriali, ad Aristotele si

imputa l’opposta dottrina del-

la accettazione della realtà

così come essa appare e si po-

ne, insuscettiva di essere radi-

calmente rivoluzionata e per-

ciò l’imposizione del limite

della ricerca del giusto “mez-

zo”, della medietà, altrimenti

qualificata dai critici come

“mediocrità”.

Storicamente Aristotele fu il

precettore di Alessandro Se-

condo di Macedonia, divenuto

poi Alessandro Magno.

Invero se al grande condot-

tiero greco si può accredita-

re, attraverso la sua infinita

campagna di conquista mili-

tentò tutti, sia i ricchi che si

videro costretti condividere la

gestione dell’amministrazio-

ne con i “meno ricchi”, che

questi ultimi che non trassero

alcun beneficio concreto dal

nuovo ordine statuale. Di

questo malcontento equa-

mente con-diviso Solone

amava vantarsi affermando

che esso era la prova della

sua imparzialità. Fatto sta

che già vivente Solone la neo-

nata democrazia venne so-

praffatta dalla tirannia di Pi-

sistrato e il nome di Solone ha

assunto nel tempo un signifi-

cato ironico riferito a persone

saccenti e presuntuose.

La nostra città mai periràper decreto di Zeus e pervolere dei degli dei immor-tali; tale è infatti la magna-nimità della protettrice Pal-lade Atena e del potentepadre Zeus che tiene al disopra di essa le propriemani; ma con la loro stol-tezza vogliono rovinarequesta grande città i citta-dini stessi, desiderosi dilucro e ingiusto è l'animodei reggitori del popolo, iquali ben presto subirannomolti dolori per la loro

(Parla il cancelliere)“È vietato fare una legge riguardanteun individuo, che non sia la stessaper tutti gli Ateniesi:tranne che nel caso che essa sia statavotata da non meno di seimila cittadiniche l’abbiano approvata con votosegreto”

(Risponde l'oratore). “Non è consentito fare leggi se non sianole stesse per tutti i cittadini!Perché, come ciascuno ha pari dirittinegli altri campi della vita pubblica,così è giusto che ciascuno si trovi in paricondizioni anche nei riguardi delleleggi”

Demostene (384-322 a.c.)

Solone fu uno dei primi gran-

di legislatori greci che con-

cepì un ordinamento dello

Stato che superava i tradizio-

nali principi del predominio

aristocratico aprendo la stra-

da alle prime forme di demo-

crazia partecipata anche dal-

le classi meno abbienti. Abolì

la schiavitù per debiti ma la

sua riforma istituzionale non

fu accompagnata da riforme

economiche che dunque con-

servarono il previgente siste-

ma estremamente squilibrato

tra un ridotto ceto ricchissi-

mo e la massa povera dei

contadini e dei cittadini urba-

nizzati. La sua riforma scon-

grande protervia. Non sanno infatti contene-re l'arroganza, né usarecon ordine nella tranquil-lità del convivere le pre-senti gioie. Diventano ricchi grazie alleloro opere inique. Senza ri-spettare i beni Sacri néquelli pubblici, rubano esottraggono chi di qua chidi là e non osservano le au-guste norme di Dike che si-lenziosa guarda il passatoe il futuro e a suo tempoarriverà a far pagare intera-mente le loro colpe. Questa piaga insanabile giàavanza per tutta la città;rapidamente procede versouna triste schiavitù che ri-desta la rivolta intestina ela guerra sopita che di-struggerà una florida gio-ventù.Rapidamente infatti l'ama-ta città è mandata in rovinadai malvagi, tra le congiurecare agli ingiusti. Questi mali serpeggianofra il popolo; e dei poverimolti se ne vanno in terra

straniera, venduti schiavi,costretti indegnamente incatene. Così il pubblico male entranella casa di ognuno, e nonvalgono a trattenerlo leporte dell'atrio; esso balzaal di sopra dell'alto muro eci scopre dappertutto, an-che se ci rifugiamo nellacamera più riposta. Questo mi dice l'animo dirivelare agli Ateniesi,quanto grandi mali reca al-la città la cattiva legislazio-ne, mentre la buona legi-slazione rende tutto beneordinato e adatto e nellostesso tempo lega le manidegli ingiusti; mitiga leasperità, fa cessare la tra-cotanza, elimina la proter-via, dissecca i fiori nascen-ti della sventura, corregge igiudizi ingiusti, rende mitile azioni superbe, fa cessa-re quelle della discordia, facessare il furore della mo-lesta contesa; e sotto labuona legislazione tutto èfra gli uomini convenientee saggio.

Euripide è uno dei grandi autori

di teatro dell’antica Grecia. La no-

vità assoluta del suo teatro è rap-

presentata dal realismo con il

quale tratteggia le dinamiche psi-

cologiche dei suoi personaggi. L'e-

roe descritto nelle sue tragedie è

sovente una persona problemati-

ca e insicura, non priva di conflitti

interiori, le cui motivazioni incon-

sce vengono portate alla luce ed

analizzate. Proprio lo sgretola-

mento del tradizionale modello

eroico porta alla ribalta del teatro

euripideo le figure femminili.

Euripide espresse le contraddizio-

ni di una società che stava cam-

biando: nelle sue tragedie spesso

le motivazioni personali entrano

in profondo contrasto con le esi-

genze del potere, e con i vecchi

valori fondanti della polis.

Il teatro di Euripide va considera-

to come un vero e proprio labora-

torio politico attento ai mutamen-

ti della storia.

Teseo - Con un errore hai co-

minciato il tuo dire, o straniero,

cercando qui un re: perché non

è governata questa città da un

uomo solo, ma è libera. Regna il

popolo, perché tutti si succedo-

no nelle cariche ogni anno, e ai

ricchi non è data maggior po-

tenza, e il povero invece a ugua-

li diritti.

Araldo - Un punto, come ai da-

di, mi hai dato di vantaggio:

perché la città dalla quale io

vengo è governata da un solo

uomo, non dalla moltitudine; e

non v'è chi, esaltandola con

chiacchiere, la volga di qua e di

là per proprio utile : questi ora

è gradito e procura gran gioia,

più tardi danno, e con nuove

calunnie dissimulando i prece-

denti misfatti si sottrae alla giu-

stizia. Del resto, il popolo, che

non sa nemmeno ragionar ret-

tamente, come potrebbe gover-

nare bene una città?

È il tempo infatti, e non la fret-

ta, che insegna questa scienza.

Un povero contadino, anche se

non fosse ignorante, a causa

del suo lavoro non potrebbe

dedicarsi agli affari pubblici.

Calamità davvero è per i miglio-

ri quando un miserabile sale in

onore, dominando con la paro-

la il popolo, egli che prima era

nulla.

Teseo - Scaltro è l'araldo, e a

sproposito parla. Ma poiché ti

sei impegnato in questa conte-

sa, ascolta: sei tu infatti che hai

proposto la disputa.

Nulla v'è per una città più nemi-

co che un tiranno, quando non

vi sono anzitutto leggi generali

e un uomo solo ha il potere, fa-

cendo la legge egli stesso a se

stesso; e non v'è affatto ugua-

glianza. Quando invece ci sono

tare, l’effetto della contami-

nazione delle più diverse cul-

ture del mondo medio orien-

tale, sino forse al più lontano

oriente indiano, è indubbio

che le armate di Alessandro

non esportarono in quei va-

stissimi territori nuovi inse-

gnamenti culturali o di go-

verno della società, limitan-

dosi Alessandro, e poi i suoi

eredi che si divisero l’intero

medio oriente (Antioco, Se-

leuco e Tolomeo), a sostituire

se stessi ai precedenti gover-

nanti perpetuandone usi, co-

stumi e cultura economica,

sociale e anche religiosa.

Anche da questa analisi della

vicenda militare e politica del

suo maggiore allievo appare

una lettura sostanzialmente

“conservativa” e “conservatri-

ce” del pensiero aristotelico

(in “altri tempi”, non eccessi-

vamente remoti ma indubbia-

mente superati, si diceva che

Aristotele era, in fondo, un

“democristiano” ante litte-

ram).

Ma qual è la costituzione mi-

gliore e quale il miglior gene-

re di vita per la maggior parte

degli stati e per la maggior

parte degli uomini, volendo

giudicare non in rapporto a

una virtù superiore a quella

delle persone comuni né a

un'educazione che esige di-

sposizioni naturali e risorse

eccezionali e neppure in rap-

porto alla costituzione ideale,

bensì a una forma di vita che

può essere partecipata da

moltissimi e a una costituzio-

ne che la maggior parte degli

Stati può avere?

In realtà le costituzioni che

chiamano aristocrazie, di cui

abbiamo parlato adesso, talu-

ne cadono al di fuori delle

possibilità della maggior par-

te degli Stati, talune s'acco-

stano a quella forma chiama-

ta “politia” (sicché si deve

parlare di entrambe come se

fossero una sola).

Il giudizio intorno a tutti que-

sti problemi va ripetuto dagli

stessi princìpi fondamentali.

Infatti se nell'Etica si è stabi-

lito a ragione che la vita feli-

ce è quella vissuta senza im-

pedimento in accordo con la

virtù, e che la virtù è me-

dietà, è necessario che la vita

media sia la migliore, di

quella medietà che ciascuno

può ottenere.

Questi stessi criteri servono

necessariamente per giudica-

re la bontà o la malvagità di

uno Stato e di una costituzio-

ne, perché la costituzione è

una forma di vita dello Stato.

In tutti gli Stati esistono tre

classi di cittadini, i molto ric-

chi, i molto poveri, e, in terzo

luogo, quanti stanno in mez-

zo a questi.

Ora, siccome si è d'accordo

che la misura e la medietà è

l'ottimo, è evidente che an-

che dei beni il possesso mo-

derato è il migliore di tutti,

perché rende facilissimo

l'obbedire alla ragione, men-

tre chi è eccessivamente bel-

lo o forte o nobile o ricco, o,

al contrario, chi è eccessiva-

mente misero o debole o

troppo ignobile, è difficile

che dia retta alla ragione.

In realtà gli uni diventano

piuttosto violenti e grandi

criminali, gli altri invece catti-

vi e piccoli criminali - e delle

offese alcune sono prodotte

zia, mentre coi nemici non

vogliono avere in comune

nemmeno la strada.

Lo Stato vuole essere costitui-

to, per quanto è possibile, di

elementi uguali e simili, il che

succede soprattutto con le

persone del ceto medio.

Di conseguenza ha necessa-

riamente l'ordinamento mi-

gliore lo Stato che risulti di

quegli elementi dei quali di-

ciamo che è formata per na-

tura la compagine dello Stato.

E sono questi cittadini che

nello Stato hanno l'esistenza

garantita più di tutti: infatti

essi non bramano le altrui co-

se, come i poveri, né gli altri

le loro, come fanno appunto i

poveri dei beni dei ricchi, e

quindi per non essere essi

stessi presi di mira e per non

prendere di mira gli altri, vi-

vono al di fuori di ogni peri-

colo. (...)

Ci sono, in ogni costituzione,

tre parti in rapporto alle quali

il bravo legislatore deve vede-

re quel che è a ciascuna di

giovamento: quando queste

sono bene ordinate, di conse-

guenza anche la costituzione

è bene ordinata e dalla loro

differenza dipende la diffe-

renza delle costituzioni stes-

se, l'una dall'altra.

Di queste tre parti una è

quella che delibera sugli af-

fari comuni, la seconda con-

cerne le magistrature (e cioè

quali devono essere e in qua-

li campi sovrane e in che mo-

do si deve procedere alla lo-

ro elezione), la terza è quella

giudiziaria. La parte delibe-

rante è sovrana riguardo alla

pace e alla guerra, all'allean-

za e alla denuncia di trattati,

riguardo alle leggi, riguardo

alle sentenze di morte, d'esi-

lio, di confisca, riguardo al-

l'elezione dei magistrati e al

loro rendiconto.

È necessario rimettere tutte

queste decisioni o a tutti i

cittadini o tutte ad alcuni di

essi (per esempio a una sola

magistratura o a più magi-

strature o alcune a questa

magistratura, altre ad altra)

ovvero talune a tutti, talune

ad alcuni. (...)

Orbene, bisogna esaminare

quanti sono questi elementi

indispensabili per uno Stato:

tra questi ci dovranno essere

necessariamente quelle che

noi diciamo parti dello Stato.

Bisogna quindi stabilire il nu-

mero delle esigenze a cui lo

Stato deve provvedere.

Innanzi tutto devono esserci

i mezzi di nutrimento, poi le

arti meccaniche (giacché la vi-

ta ha bisogno di molti stru-

menti) in terzo luogo le armi

(i membri della comunità civi-

le devono di necessità posse-

dere essi stessi armi a soste-

gno dell'autorità contro

quanti rifiutano l'obbedienza

e contro quelli che dall'ester-

no tentano di fare soprusi),

inoltre una certa disponibilità

di ricchezze, onde possano

fronteggiare i bisogni interni

e le esigenze della guerra,

quinto, ma insieme primo per

importanza, la cura della di-

vinità che chiamano culto, se-

sto in ordine di successione,

ma di tutti il più necessario,

la possibilità di decidere que-

stioni di interesse e cause tra

cittadini.

Sono queste le esigenze ri-

chieste da ogni Stato, per così

dire (perché lo Stato non è

una massa qualsiasi di perso-

ne, ma autosufficiente alla vi-

ta, come diciamo noi, e se

uno di questi elementi viene

a mancare è impossibile che

codesta associazione sia del

tutto autosufficiente).

È necessario dunque che lo

Stato sia organizzato in base

a queste attività; deve esserci,

cioè, un certo numero di con-

tadini che provvedano al nu-

trimento, poi gli artigiani, poi

la classe militare, poi i bene-

stanti, i sacerdoti e infine i

giudici delle cause indispen-

sabili e delle questioni di in-

teresse. (...)

È necessario, dunque, da

quanto s'è detto, che alcuni

beni ci siano, che altri li pro-

curi il legislatore.

Noi quindi ci auguriamo e

facciamo voti che la compagi-

ne dello Stato abbia quei beni

di cui signora è la fortuna

(che ne sia signora lo ricono-

sciamo), ma quanto all'essere

virtuoso uno Stato non è ope-

ra della fortuna, bensì di

scienza e di scelta deliberata.

Ora uno Stato è virtuoso in

quanto sono virtuosi i cittadi-

ni che partecipano della co-

stituzione, e i nostri cittadini

partecipano tutti della costi-

tuzione.

leggi scritte, il povero e il ricco

hanno uguali diritti, è possibile

ai più deboli replicare al poten-

te, quando questi li insulta, e il

piccolo, se ha ragione, può vin-

cere il grande.

Questa è la libertà: “Chi vuole

alla città dare un con¬siglio uti-

le, e renderlo pubblico?”.

Ed ecco che chi lo desidera si

segnala, e chi non vuole tace.

Quale maggiore uguaglianza

può esservi in uno Stato dove il

popolo è sovrano della terra, si

rallegra di cittadini giovani e

pronti? Un re invece ha ciò in

odio, e i migliori, ch'egli ritiene

che abbiano intelligenza, li uc-

cide, perché teme per il suo po-

tere assoluto.

Come dunque può divenire for-

te uno Stato, quando qualcuno,

come le spighe di un campo a

primavera, strappa la baldanza

e tronca il fiore della gioventù?

A che giova procacciare ric-

chezza e beni ai figli, se si fatica

per arricchire il tiranno o alle-

vare bene nelle case caste fan-

ciulle, piacevole diletto al tiran-

no quando egli voglia, e causa

di lacrime?

Ammiratore di Socrate, ma

molto più vicino alle teorie an-

tidemocratiche di Platone

fondò una sua autonoma

scuola filosofica in Atene.

Fu promotore di un progetto

panellenico che avrebbe du-

vuto unire tutte le polis greche

sotto la guida di Atene ed

esportare la cultura greca nel

resto del mondo con politiche

anche coloniali.

La ragione per cui ciò piace-

va alla maggioranza e le ca-

riche pubbliche non erano

oggetto di lotta era che que-

gli uomini erano educati a

lavorare e a risparmiare, a

non trascurare i propri beni

per insidiare invece quelli

altrui, a non provvedere ai

propri interessi privati ser-

vendosi dei beni dello Stato,

bensì, se mai se ne presenta-

va la necessità, a contribuire

alle spese pubbliche con ciò

che era di proprietà di cia-

scuno, e a non conoscere

con maggiore esattezza i

proventi delle loro pubbli-

che funzioni che quelli dei

loro beni privati.

Si tenevano così lontani dalla

vita pubblica, che era più dif-

ficile in quei tempi trovare

chi volesse ricoprire magi-

strature di quanto ora lo sia

trovare chi non vi aspiri; essi

ritenevano infatti che l'am-

ministrazione della cosa

pubblica fosse, non un'atti-

vità redditizia, ma un onere,

né fin dal primo giorno cor-

revano a vedere se i magi-

strati precedenti avevano la-

sciato qualcosa da prendere,

bensì piuttosto se avevano

trascurato qualche affare da

dover condurre a termine

con urgenza.

Per dirla in breve, quegli uo-

mini avevano deciso che bi-

sognava che il popolo, a gui-

sa di re, nominasse i magi-

strati, punisse i colpevoli e

giudicasse delle contese, e

che coloro che potevano non

lavorare e che possedevano

sufficienti mezzi di sussi-

stenza si prendessero cura

della cosa pubblica come

servitori; e che, se erano stati

giusti, ricevessero un elogio

e di questo onore si accon-

tentassero, e che se invece

avessero amministrato male

non ottenessero alcuna in-

dulgenza ma incorressero

nelle più gravi sanzioni.

Chi potrebbe insomma tro-

vare una democrazia più sal-

da e più giusta di questa, che

da un lato preponeva agli af-

fari pubblici i più capaci, e

dall'altro rendeva signore di

essi il popolo?

Page 13: Luglio 2010

II III

dalla violenza, altre dalla cat-

tiveria; in più costoro non ri-

fiutano affatto le cariche o

non le bramano - tendenza,

l'una e l'altra, dannosa agli

Stati.

Oltre ciò, quelli che hanno in

eccesso i beni, forza, ric-

chezza, amici e altre cose del

genere, non vogliono farsi

governare né lo sanno (e

quest'atteggiamento traggo-

no direttamente da casa, an-

cora fanciulli, perché, data la

loro mollezza, non si abitua-

no a lasciarsi governare nep-

pure a scuola), mentre quelli

che si trovano in estrema pe-

nuria di tutto ciò, sono trop-

po remissivi. Sicché gli uni

non sanno governare, bensì

sottomettersi da servi al go-

verno, gli altri non sanno

sottomettersi a nessun go-

verno ma governare in ma-

niera dispotica.

Si forma quindi uno Stato di

schiavi e di despoti, ma non

di liberi, di gente che invidia e

di gente che disprezza, e tut-

to questo è quanto mai lonta-

no dall'amicizia e dalla comu-

nità statale, perché la comu-

nità è in rapporto con l'amici-

Solone (638-558 a.c.) Euripide(480-406 a.c.)

Isocrate(436-338 a.c.)

Aristotele (384-322 a.c.)

La nascita dell’ordinamento dello StatoLa “buona” legislazione come strumentodi difesa dagli abusi del poteree dalla prepotenza della ricchezza

L’accettazione della realtà così come esistentee non modificabile e la ricerca del “giusto mezzo”.Medietà o mediocrità?

Aristotele è stato sicuramente

il filosofo, ma anche lo scien-

ziato, più “fecondo” della sto-

ria avendo prodotto una va-

stissima messe di trattati so-

stanzialmente su ogni aspetto

della vita umana: emotiva

(Sull’anima; la Poetica), politi-

ca (l’Etica; la Politica) e scien-

tifica (la Fisica; la Logica)(tra

le altre).

L’omnicomprensività della

sua produzione ha fatto sì che

per numerosi secoli, anche

successivamente alla riscoper-

ta della cultura ellenistica an-

data persa nel medioevo cri-

stiano e recuperata grazie al-

la nascita ed espansione della

cultura araba, sostanzialmen-

te tutte le teorie e gli insegna-

menti del maestro greco siano

stati assunti come precetti as-

soluti e verità indiscutibili.

Occorrerà attendere la risco-

perta di molte altre voci diver-

se e critiche dello stesso mon-

do ellenistico, di quello roma-

no e medio orientale, per ridi-

mensionare il ruolo del pen-

siero aristotelico e aprire a

nuove ricerche sia politiche

che scientifiche.

Aristotele è uno dei pensatori

più controversi nella cultura

della politica generalmente, o

genericamente detta “di sini-

stra”, sotto certi aspetti persi-

no più intensi della critica al

pensiero etico-politico del suo

maestro Platone.

Mentre infatti Platone è stato

accusato di avere sopraffatto

la dialettica della ricerca so-

cratica con la imposizione di

principi morali “superiori”

non discutibili e, quindi, di

avere aperto le porte a forme

di governo della società so-

stanzialmente assolutistiche e

dittatoriali, ad Aristotele si

imputa l’opposta dottrina del-

la accettazione della realtà

così come essa appare e si po-

ne, insuscettiva di essere radi-

calmente rivoluzionata e per-

ciò l’imposizione del limite

della ricerca del giusto “mez-

zo”, della medietà, altrimenti

qualificata dai critici come

“mediocrità”.

Storicamente Aristotele fu il

precettore di Alessandro Se-

condo di Macedonia, divenuto

poi Alessandro Magno.

Invero se al grande condot-

tiero greco si può accredita-

re, attraverso la sua infinita

campagna di conquista mili-

tentò tutti, sia i ricchi che si

videro costretti condividere la

gestione dell’amministrazio-

ne con i “meno ricchi”, che

questi ultimi che non trassero

alcun beneficio concreto dal

nuovo ordine statuale. Di

questo malcontento equa-

mente con-diviso Solone

amava vantarsi affermando

che esso era la prova della

sua imparzialità. Fatto sta

che già vivente Solone la neo-

nata democrazia venne so-

praffatta dalla tirannia di Pi-

sistrato e il nome di Solone ha

assunto nel tempo un signifi-

cato ironico riferito a persone

saccenti e presuntuose.

La nostra città mai periràper decreto di Zeus e pervolere dei degli dei immor-tali; tale è infatti la magna-nimità della protettrice Pal-lade Atena e del potentepadre Zeus che tiene al disopra di essa le propriemani; ma con la loro stol-tezza vogliono rovinarequesta grande città i citta-dini stessi, desiderosi dilucro e ingiusto è l'animodei reggitori del popolo, iquali ben presto subirannomolti dolori per la loro

(Parla il cancelliere)“È vietato fare una legge riguardanteun individuo, che non sia la stessaper tutti gli Ateniesi:tranne che nel caso che essa sia statavotata da non meno di seimila cittadiniche l’abbiano approvata con votosegreto”

(Risponde l'oratore). “Non è consentito fare leggi se non sianole stesse per tutti i cittadini!Perché, come ciascuno ha pari dirittinegli altri campi della vita pubblica,così è giusto che ciascuno si trovi in paricondizioni anche nei riguardi delleleggi”

Demostene (384-322 a.c.)

Solone fu uno dei primi gran-

di legislatori greci che con-

cepì un ordinamento dello

Stato che superava i tradizio-

nali principi del predominio

aristocratico aprendo la stra-

da alle prime forme di demo-

crazia partecipata anche dal-

le classi meno abbienti. Abolì

la schiavitù per debiti ma la

sua riforma istituzionale non

fu accompagnata da riforme

economiche che dunque con-

servarono il previgente siste-

ma estremamente squilibrato

tra un ridotto ceto ricchissi-

mo e la massa povera dei

contadini e dei cittadini urba-

nizzati. La sua riforma scon-

grande protervia. Non sanno infatti contene-re l'arroganza, né usarecon ordine nella tranquil-lità del convivere le pre-senti gioie. Diventano ricchi grazie alleloro opere inique. Senza ri-spettare i beni Sacri néquelli pubblici, rubano esottraggono chi di qua chidi là e non osservano le au-guste norme di Dike che si-lenziosa guarda il passatoe il futuro e a suo tempoarriverà a far pagare intera-mente le loro colpe. Questa piaga insanabile giàavanza per tutta la città;rapidamente procede versouna triste schiavitù che ri-desta la rivolta intestina ela guerra sopita che di-struggerà una florida gio-ventù.Rapidamente infatti l'ama-ta città è mandata in rovinadai malvagi, tra le congiurecare agli ingiusti. Questi mali serpeggianofra il popolo; e dei poverimolti se ne vanno in terra

straniera, venduti schiavi,costretti indegnamente incatene. Così il pubblico male entranella casa di ognuno, e nonvalgono a trattenerlo leporte dell'atrio; esso balzaal di sopra dell'alto muro eci scopre dappertutto, an-che se ci rifugiamo nellacamera più riposta. Questo mi dice l'animo dirivelare agli Ateniesi,quanto grandi mali reca al-la città la cattiva legislazio-ne, mentre la buona legi-slazione rende tutto beneordinato e adatto e nellostesso tempo lega le manidegli ingiusti; mitiga leasperità, fa cessare la tra-cotanza, elimina la proter-via, dissecca i fiori nascen-ti della sventura, corregge igiudizi ingiusti, rende mitile azioni superbe, fa cessa-re quelle della discordia, facessare il furore della mo-lesta contesa; e sotto labuona legislazione tutto èfra gli uomini convenientee saggio.

Euripide è uno dei grandi autori

di teatro dell’antica Grecia. La no-

vità assoluta del suo teatro è rap-

presentata dal realismo con il

quale tratteggia le dinamiche psi-

cologiche dei suoi personaggi. L'e-

roe descritto nelle sue tragedie è

sovente una persona problemati-

ca e insicura, non priva di conflitti

interiori, le cui motivazioni incon-

sce vengono portate alla luce ed

analizzate. Proprio lo sgretola-

mento del tradizionale modello

eroico porta alla ribalta del teatro

euripideo le figure femminili.

Euripide espresse le contraddizio-

ni di una società che stava cam-

biando: nelle sue tragedie spesso

le motivazioni personali entrano

in profondo contrasto con le esi-

genze del potere, e con i vecchi

valori fondanti della polis.

Il teatro di Euripide va considera-

to come un vero e proprio labora-

torio politico attento ai mutamen-

ti della storia.

Teseo - Con un errore hai co-

minciato il tuo dire, o straniero,

cercando qui un re: perché non

è governata questa città da un

uomo solo, ma è libera. Regna il

popolo, perché tutti si succedo-

no nelle cariche ogni anno, e ai

ricchi non è data maggior po-

tenza, e il povero invece a ugua-

li diritti.

Araldo - Un punto, come ai da-

di, mi hai dato di vantaggio:

perché la città dalla quale io

vengo è governata da un solo

uomo, non dalla moltitudine; e

non v'è chi, esaltandola con

chiacchiere, la volga di qua e di

là per proprio utile : questi ora

è gradito e procura gran gioia,

più tardi danno, e con nuove

calunnie dissimulando i prece-

denti misfatti si sottrae alla giu-

stizia. Del resto, il popolo, che

non sa nemmeno ragionar ret-

tamente, come potrebbe gover-

nare bene una città?

È il tempo infatti, e non la fret-

ta, che insegna questa scienza.

Un povero contadino, anche se

non fosse ignorante, a causa

del suo lavoro non potrebbe

dedicarsi agli affari pubblici.

Calamità davvero è per i miglio-

ri quando un miserabile sale in

onore, dominando con la paro-

la il popolo, egli che prima era

nulla.

Teseo - Scaltro è l'araldo, e a

sproposito parla. Ma poiché ti

sei impegnato in questa conte-

sa, ascolta: sei tu infatti che hai

proposto la disputa.

Nulla v'è per una città più nemi-

co che un tiranno, quando non

vi sono anzitutto leggi generali

e un uomo solo ha il potere, fa-

cendo la legge egli stesso a se

stesso; e non v'è affatto ugua-

glianza. Quando invece ci sono

tare, l’effetto della contami-

nazione delle più diverse cul-

ture del mondo medio orien-

tale, sino forse al più lontano

oriente indiano, è indubbio

che le armate di Alessandro

non esportarono in quei va-

stissimi territori nuovi inse-

gnamenti culturali o di go-

verno della società, limitan-

dosi Alessandro, e poi i suoi

eredi che si divisero l’intero

medio oriente (Antioco, Se-

leuco e Tolomeo), a sostituire

se stessi ai precedenti gover-

nanti perpetuandone usi, co-

stumi e cultura economica,

sociale e anche religiosa.

Anche da questa analisi della

vicenda militare e politica del

suo maggiore allievo appare

una lettura sostanzialmente

“conservativa” e “conservatri-

ce” del pensiero aristotelico

(in “altri tempi”, non eccessi-

vamente remoti ma indubbia-

mente superati, si diceva che

Aristotele era, in fondo, un

“democristiano” ante litte-

ram).

Ma qual è la costituzione mi-

gliore e quale il miglior gene-

re di vita per la maggior parte

degli stati e per la maggior

parte degli uomini, volendo

giudicare non in rapporto a

una virtù superiore a quella

delle persone comuni né a

un'educazione che esige di-

sposizioni naturali e risorse

eccezionali e neppure in rap-

porto alla costituzione ideale,

bensì a una forma di vita che

può essere partecipata da

moltissimi e a una costituzio-

ne che la maggior parte degli

Stati può avere?

In realtà le costituzioni che

chiamano aristocrazie, di cui

abbiamo parlato adesso, talu-

ne cadono al di fuori delle

possibilità della maggior par-

te degli Stati, talune s'acco-

stano a quella forma chiama-

ta “politia” (sicché si deve

parlare di entrambe come se

fossero una sola).

Il giudizio intorno a tutti que-

sti problemi va ripetuto dagli

stessi princìpi fondamentali.

Infatti se nell'Etica si è stabi-

lito a ragione che la vita feli-

ce è quella vissuta senza im-

pedimento in accordo con la

virtù, e che la virtù è me-

dietà, è necessario che la vita

media sia la migliore, di

quella medietà che ciascuno

può ottenere.

Questi stessi criteri servono

necessariamente per giudica-

re la bontà o la malvagità di

uno Stato e di una costituzio-

ne, perché la costituzione è

una forma di vita dello Stato.

In tutti gli Stati esistono tre

classi di cittadini, i molto ric-

chi, i molto poveri, e, in terzo

luogo, quanti stanno in mez-

zo a questi.

Ora, siccome si è d'accordo

che la misura e la medietà è

l'ottimo, è evidente che an-

che dei beni il possesso mo-

derato è il migliore di tutti,

perché rende facilissimo

l'obbedire alla ragione, men-

tre chi è eccessivamente bel-

lo o forte o nobile o ricco, o,

al contrario, chi è eccessiva-

mente misero o debole o

troppo ignobile, è difficile

che dia retta alla ragione.

In realtà gli uni diventano

piuttosto violenti e grandi

criminali, gli altri invece catti-

vi e piccoli criminali - e delle

offese alcune sono prodotte

zia, mentre coi nemici non

vogliono avere in comune

nemmeno la strada.

Lo Stato vuole essere costitui-

to, per quanto è possibile, di

elementi uguali e simili, il che

succede soprattutto con le

persone del ceto medio.

Di conseguenza ha necessa-

riamente l'ordinamento mi-

gliore lo Stato che risulti di

quegli elementi dei quali di-

ciamo che è formata per na-

tura la compagine dello Stato.

E sono questi cittadini che

nello Stato hanno l'esistenza

garantita più di tutti: infatti

essi non bramano le altrui co-

se, come i poveri, né gli altri

le loro, come fanno appunto i

poveri dei beni dei ricchi, e

quindi per non essere essi

stessi presi di mira e per non

prendere di mira gli altri, vi-

vono al di fuori di ogni peri-

colo. (...)

Ci sono, in ogni costituzione,

tre parti in rapporto alle quali

il bravo legislatore deve vede-

re quel che è a ciascuna di

giovamento: quando queste

sono bene ordinate, di conse-

guenza anche la costituzione

è bene ordinata e dalla loro

differenza dipende la diffe-

renza delle costituzioni stes-

se, l'una dall'altra.

Di queste tre parti una è

quella che delibera sugli af-

fari comuni, la seconda con-

cerne le magistrature (e cioè

quali devono essere e in qua-

li campi sovrane e in che mo-

do si deve procedere alla lo-

ro elezione), la terza è quella

giudiziaria. La parte delibe-

rante è sovrana riguardo alla

pace e alla guerra, all'allean-

za e alla denuncia di trattati,

riguardo alle leggi, riguardo

alle sentenze di morte, d'esi-

lio, di confisca, riguardo al-

l'elezione dei magistrati e al

loro rendiconto.

È necessario rimettere tutte

queste decisioni o a tutti i

cittadini o tutte ad alcuni di

essi (per esempio a una sola

magistratura o a più magi-

strature o alcune a questa

magistratura, altre ad altra)

ovvero talune a tutti, talune

ad alcuni. (...)

Orbene, bisogna esaminare

quanti sono questi elementi

indispensabili per uno Stato:

tra questi ci dovranno essere

necessariamente quelle che

noi diciamo parti dello Stato.

Bisogna quindi stabilire il nu-

mero delle esigenze a cui lo

Stato deve provvedere.

Innanzi tutto devono esserci

i mezzi di nutrimento, poi le

arti meccaniche (giacché la vi-

ta ha bisogno di molti stru-

menti) in terzo luogo le armi

(i membri della comunità civi-

le devono di necessità posse-

dere essi stessi armi a soste-

gno dell'autorità contro

quanti rifiutano l'obbedienza

e contro quelli che dall'ester-

no tentano di fare soprusi),

inoltre una certa disponibilità

di ricchezze, onde possano

fronteggiare i bisogni interni

e le esigenze della guerra,

quinto, ma insieme primo per

importanza, la cura della di-

vinità che chiamano culto, se-

sto in ordine di successione,

ma di tutti il più necessario,

la possibilità di decidere que-

stioni di interesse e cause tra

cittadini.

Sono queste le esigenze ri-

chieste da ogni Stato, per così

dire (perché lo Stato non è

una massa qualsiasi di perso-

ne, ma autosufficiente alla vi-

ta, come diciamo noi, e se

uno di questi elementi viene

a mancare è impossibile che

codesta associazione sia del

tutto autosufficiente).

È necessario dunque che lo

Stato sia organizzato in base

a queste attività; deve esserci,

cioè, un certo numero di con-

tadini che provvedano al nu-

trimento, poi gli artigiani, poi

la classe militare, poi i bene-

stanti, i sacerdoti e infine i

giudici delle cause indispen-

sabili e delle questioni di in-

teresse. (...)

È necessario, dunque, da

quanto s'è detto, che alcuni

beni ci siano, che altri li pro-

curi il legislatore.

Noi quindi ci auguriamo e

facciamo voti che la compagi-

ne dello Stato abbia quei beni

di cui signora è la fortuna

(che ne sia signora lo ricono-

sciamo), ma quanto all'essere

virtuoso uno Stato non è ope-

ra della fortuna, bensì di

scienza e di scelta deliberata.

Ora uno Stato è virtuoso in

quanto sono virtuosi i cittadi-

ni che partecipano della co-

stituzione, e i nostri cittadini

partecipano tutti della costi-

tuzione.

leggi scritte, il povero e il ricco

hanno uguali diritti, è possibile

ai più deboli replicare al poten-

te, quando questi li insulta, e il

piccolo, se ha ragione, può vin-

cere il grande.

Questa è la libertà: “Chi vuole

alla città dare un con¬siglio uti-

le, e renderlo pubblico?”.

Ed ecco che chi lo desidera si

segnala, e chi non vuole tace.

Quale maggiore uguaglianza

può esservi in uno Stato dove il

popolo è sovrano della terra, si

rallegra di cittadini giovani e

pronti? Un re invece ha ciò in

odio, e i migliori, ch'egli ritiene

che abbiano intelligenza, li uc-

cide, perché teme per il suo po-

tere assoluto.

Come dunque può divenire for-

te uno Stato, quando qualcuno,

come le spighe di un campo a

primavera, strappa la baldanza

e tronca il fiore della gioventù?

A che giova procacciare ric-

chezza e beni ai figli, se si fatica

per arricchire il tiranno o alle-

vare bene nelle case caste fan-

ciulle, piacevole diletto al tiran-

no quando egli voglia, e causa

di lacrime?

Ammiratore di Socrate, ma

molto più vicino alle teorie an-

tidemocratiche di Platone

fondò una sua autonoma

scuola filosofica in Atene.

Fu promotore di un progetto

panellenico che avrebbe du-

vuto unire tutte le polis greche

sotto la guida di Atene ed

esportare la cultura greca nel

resto del mondo con politiche

anche coloniali.

La ragione per cui ciò piace-

va alla maggioranza e le ca-

riche pubbliche non erano

oggetto di lotta era che que-

gli uomini erano educati a

lavorare e a risparmiare, a

non trascurare i propri beni

per insidiare invece quelli

altrui, a non provvedere ai

propri interessi privati ser-

vendosi dei beni dello Stato,

bensì, se mai se ne presenta-

va la necessità, a contribuire

alle spese pubbliche con ciò

che era di proprietà di cia-

scuno, e a non conoscere

con maggiore esattezza i

proventi delle loro pubbli-

che funzioni che quelli dei

loro beni privati.

Si tenevano così lontani dalla

vita pubblica, che era più dif-

ficile in quei tempi trovare

chi volesse ricoprire magi-

strature di quanto ora lo sia

trovare chi non vi aspiri; essi

ritenevano infatti che l'am-

ministrazione della cosa

pubblica fosse, non un'atti-

vità redditizia, ma un onere,

né fin dal primo giorno cor-

revano a vedere se i magi-

strati precedenti avevano la-

sciato qualcosa da prendere,

bensì piuttosto se avevano

trascurato qualche affare da

dover condurre a termine

con urgenza.

Per dirla in breve, quegli uo-

mini avevano deciso che bi-

sognava che il popolo, a gui-

sa di re, nominasse i magi-

strati, punisse i colpevoli e

giudicasse delle contese, e

che coloro che potevano non

lavorare e che possedevano

sufficienti mezzi di sussi-

stenza si prendessero cura

della cosa pubblica come

servitori; e che, se erano stati

giusti, ricevessero un elogio

e di questo onore si accon-

tentassero, e che se invece

avessero amministrato male

non ottenessero alcuna in-

dulgenza ma incorressero

nelle più gravi sanzioni.

Chi potrebbe insomma tro-

vare una democrazia più sal-

da e più giusta di questa, che

da un lato preponeva agli af-

fari pubblici i più capaci, e

dall'altro rendeva signore di

essi il popolo?

Page 14: Luglio 2010

Non si è mai troppo giovani otroppo vecchi per la conoscen-za della felicità. A qualsiasi etàè bello occuparsi del benesseredell'anima. Chi sostiene chenon è ancora giunto il momen-to di dedicarsi alla conoscenzadi essa, o che ormai è troppotardi, è come se andasse dicen-do che non è ancora il momen-to di essere felice, o che ormaiè passata l'età. Da giovani co-me da vecchi è giusto che noi cidedichiamo a conoscere la feli-cità. Per sentirci sempre giova-ni quando saremo avanti congli anni in virtù del grato ricor-do della felicità avuta in passa-to, e da giovani, irrobustiti inessa, per prepararci a non te-mere l'avvenire. Cerchiamo diconoscere allora le cose chefanno la felicità, perché quan-do essa c'è tutto abbiamo, altri-menti tutto facciamo per aver-la.Pratica e medita le cose che tiho sempre raccomandato: so-no fondamentali per una vitafelice. Prima di tutto consideral'essenza del divino materiaeterna e felice, come rettamen-te suggerisce la nozione di di-vinità che ci è innata. Non attri-buire alla divinità niente chesia diverso dal sempre viventeo contrario a tutto ciò che è fe-

lice, vedi sempre in essa lo sta-to eterno congiunto alla felici-tà. Gli dei esistono, è evidente atutti, ma non sono come credela gente comune, la quale èportata a tradire sempre la no-zione innata che ne ha. Perciònon è irreligioso chi rifiuta lareligione popolare, ma coluiche i giudizi del popolo attri-buisce alla divinità.Tali giudizi, che non ascoltanole nozioni ancestrali, innate,sono opinioni false. A secondadi come si pensa che gli dei sia-no, possono venire da loro lepiù grandi sofferenze come ibeni più splendidi. Ma noi sap-piamo che essi sono perfetta-mente felici, riconoscono i lorosimili, e chi non è tale lo consi-derano estraneo. Poi abituati apensare che la morte non co-stituisce nulla per noi, dal mo-mento che il godere e il soffriresono entrambi nel sentire, e lamorte altro non è che la sua as-senza. L'esatta coscienza che lamorte non significa nulla pernoi rende godibile la mortalitàdella vita, togliendo l'inganne-vole desiderio dell'immortalità.Non esiste nulla di terribile nel-la vita per chi davvero sappiache nulla c'è da temere nel nonvivere più. Perciò è sciocco chisostiene di aver paura della

non li scegliamo tutti. Allostesso modo ogni dolore è ma-le, ma non tutti sono sempreda fuggire.Bisogna giudicare gli uni e glialtri in base alla considerazio-ne degli utili e dei danni. Certevolte sperimentiamo che il be-ne si rivela per noi un male, in-vece il male un bene. Conside-

Noi abbiamo una forma di go-verno che non guarda con invi-dia le costituzioni dei vicini, enon solo non imitiamo altri,ma anzi siamo noi stessi diesempio a qualcuno. Quanto alnome, essa è chiamata demo-crazia, poiché è amministratanon già per il bene di pochepersone, bensí di una cerchiapiú vasta: di fronte alle leggi,però, tutti, nelle private contro-versie, godono di uguale tratta-mento; e secondo la considera-zione di cui uno gode, poichéin qualche campo si distingue,non tanto per il suo partito,quanto per il suo merito, vienepreferito nelle cariche pubbli-che; né, d’altra parte, la pover-tà, se uno è in grado di farequalche cosa di utile alla città,gli è di impedimento perl’oscura sua posizione sociale.Come in piena libertà viviamonella vita pubblica cosí in quelvicendevole sorvegliarsi che siverifica nelle azioni di ognigiorno, noi non ci sentiamourtati se uno si comporta asuo gradimento, né gli inflig-giamo con il nostro corrucciouna molestia che, se non è uncastigo vero e proprio, è pursempre qualche cosa di pocogradito.Noi che serenamente trattiamoi nostri affari privati, quando sitratta degli interessi pubbliciabbiamo un’incredibile pauradi scendere nell’illegalità: sia-mo obbedienti a quanti si suc-cedono al governo, ossequientialle leggi e tra esse in modospeciale a quelle che sono a tu-tela di chi subisce ingiustizia ea quelle che, pur non trovan-dosi scritte in alcuna tavola,

IV

portano per universale con-senso il disonore a chi non lerispetta.Inoltre, a sollievo delle fatiche,abbiamo procurato allo spiri-to nostro moltissimi svaghi,celebrando secondo il patriocostume giochi e feste che sisusseguono per tutto l’anno eabitando case fornite di ogniconforto, il cui godimentoscaccia da noi la tristezza.Affluiscono poinella nostra città,per la sua impor-tanza, beni d’ognispecie da tutta laTerra e cosí capitaa noi di poter go-dere non solo tuttii frutti e prodottidi questo paese,ma anche quellidegli altri, conuguale diletto eabbondanza comese fossero nostri.Anche nei prepara-tivi di guerra ci se-gnaliamo sugli av-versari. La nostracittà, ad esempio, èsempre aperta atutti e non c’è peri-colo che, allontanando i fore-stieri, noi impediamo ad alcu-no di conoscere o di vedere co-se da cui, se non fossero tenutenascoste e un nemico le vedes-se, potrebbe trar vantaggio;perché fidiamo non tanto neipreparativi e negli stratagem-mi, quanto nel nostro innatovalore che si rivela nell’azione.Diverso è pure il sistema dieducazione: mentre gli avver-sari, subito fin da giovani, confaticoso esercizio vengono

educati all’eroismo; noi, invece,pur vivendo con abbandono lavita, con pari forza affrontia-mo pericoli uguali. E la prova èquesta: gli Spartani fanno ir-ruzione nel nostro paese, manon da soli, bensí con tutti glialleati; noi invece, invadendoil territorio dei vicini, il piúdelle volte non facciamo fati-ca a superare in campo apertoe in paese altrui uomini che

difendono i propri focolari.E sí che mai nessuno dei nemi-ci si è trovato di fronte tutta in-tera la nostra potenza, datoche noi rivolgiamo le nostrecure alla flotta di mare, ma an-che, nello stesso tempo, man-diamo milizie cittadine in mol-ti luoghi del continente. Quan-do gli avversari vengono ascontrarsi in qualche luogocon una piccola parte delle no-stre forze, se riescono ad otte-nere un successo parziale si

vantano di averci sbaragliatitutti e se sono battuti, vannodicendo, a loro scusa, di averceduto a tutto intero il nostroesercito. E per vero se noiamiamo affrontare i pericolicon signorile baldanza, piutto-sto che con faticoso esercizio,e con un coraggio che non èfrutto di leggi, ma di un deter-minato modo di vivere, abbia-mo il vantaggio di non sfibrarciprima del tempo per dei ci-menti che hanno a venire e, difronte ad essi, ci dimostriamonon meno audaci di coloro chedi fatiche vivono. Se per questimotivi è degna la nostra città diessere ammirata, lo è ancheper altre ragioni ancora.Noi amiamo il bello, ma conmisura; amiamo la culturadello spirito, ma senza mol-lezza. Usiamo la ricchezza

piú per l’opportunità che of-fre all’azione che per scioccovanto di parola, e non il rico-noscere la povertà è vergo-gnoso tra noi, ma piú vergo-gnoso non adoperarsi perfuggirla.Le medesime persone da noi sicurano nello stesso tempo edei loro interessi privati e dellequestioni pubbliche: gli altripoi che si dedicano ad attivitàparticolari sono perfetti cono-scitori dei problemi politici;

TucidideIl discorso di Pericle agli ateniesi (461 a.c.)

poiché il cittadino che di essiassolutamente non si curi sia-mo i soli a considerarlo nongià uomo pacifico, ma addirit-tura un inutile.Noi stessi o prendiamo deci-sioni o esaminiamo con curagli eventi: convinti che non so-no le discussioni che danneg-giano le azioni, ma il non attin-gere le necessarie cognizioniper mezzo della discussioneprima di venire all’esecuzionedi ciò che si deve fare.Abbiamo infatti anche questanostra dote particolare, di sa-per, cioè, osare quant’altri maie nello stesso tempo fare i do-vuti calcoli su ciò che intendia-mo intraprendere: agli altri, in-vece, l’ignoranza provoca bal-danza, la riflessione apportaesitazione. Ma fortissimi d’ani-mo, a buon diritto, vanno con-siderati coloro che, conoscen-do chiaramente le difficoltàdella situazione e apprezzan-do le delizie della vita, tuttavia,proprio per questo, non si riti-rano di fronte ai pericoli.Anche nelle manifestazioni dinobiltà d’animo noi ci compor-tiamo in modo diverso dallamaggior parte: le amicizie ce leprocuriamo non già ricevendobenefici, ma facendone agli al-tri. È amico piú sicuro colui cheha fatto un favore, in quantovuol mettere in serbo la grati-tudine dovutagli con la bene-volenza dimostrata al benefi-cato. Chi invece tale beneficioricambia è piú tiepido, poichésa bene che ricambierà nonper avere gratitudine, ma peradempiere un dovere. Noi sia-mo i soli che francamente por-tiamo soccorso ad altri nonper calcolo d’utilità, ma per fi-duciosa liberalità.In una parola, io dico che nonsolo la città nostra, nel suocomplesso, è la scuola dell’El-lade, ma mi pare che in parti-colare ciascun Ateniese, cre-sciuto a questa scuola, possarendere la sua persona adattaalle piú svariate attività, con lamaggior destrezza e con deco-ro, a se stesso bastante.

La cosa più importante fraquante siamo venuti dicen-do circa la stabilità delleforme di governo, e chetutti attualmente trascura-no, è l'educazione civile. A nulla servono infatti an-che le leggi più utili e ap-provate da tutti i cittadini,se questi non sono abituatied educati alla costituzio-ne: democraticamente se lalegislazione è democratica,oligarchicamente se oligar-chica. Quando infatti manca didisciplina l'individuo, nemanca anche lo Stato. L'es-sere educato a una costitu-zione non consiste nel fareciò che piace agli oligarchi-ci o ai fautori della demo-crazia, ma ciò che è condi-zione dell'esistenza del-l'oligarchia o della demo-crazia. Oggi invece nelle oligar-chie i figli dei capi vivononel lusso, mentre i figli deipoveri si esercitano e sop-portano le fatiche, di modoche aspirano alle rivoluzio-ni e sono in grado di com-pierle. In quelle democra-zie d'altra parte che appa-iono spingere all'estremo ildemocratismo, avviene ilcontrario di ciò che sareb-be conveniente: causa diciò è l'errata concezionedella libertà.Due infatti sono gli ele-menti che costituiscono lademocrazia, la sovranitàdella maggioranza e la li-bertà; si pensa infatti chela giustizia consista nel-l'uguaglianza e l'uguaglian-za nella sovranità “dellavolontà popolare”.

riamo inoltre una gran cosal'indipendenza dai bisogni nonperché sempre ci si debba ac-contentare del poco, ma pergodere anche di questo pocose ci capita di non avere molto,convinti come siamo che l'ab-bondanza si gode con più dol-cezza se meno da essa dipen-diamo. In fondo ciò che vera-

mente serve non è difficile atrovarsi, l'inutile è difficile. (...) Quando dunque diciamo che ilbene è il piacere, non intendia-mo il semplice piacere dei go-derecci, come credono coloroche ignorano il nostro pensie-ro, o lo avversano, o lo inter-pretano male, ma quanto aiutail corpo a non soffrire e l'animoa essere sereno. (...) Di tutto questo, principio e be-ne supremo è la saggezza, per-ciò questa è anche più apprez-zabile della stessa filosofia, èmadre di tutte le altre virtù. Es-sa ci aiuta a comprendere chenon si dà vita felice senza chesia saggia, bella e giusta, né vitasaggia, bella e giusta priva difelicità, perché le virtù sonoconnaturate alla felicità e daquesta inseparabili. (...) La fortuna per il saggio non èuna divinità come per la massa- la divinità non fa nulla a caso- e neppure qualcosa priva diconsistenza. Non crede che es-sa dia agli uomini alcun bene omale determinante per la vitafelice, ma sa che può offrirel'avvio a grandi beni o mali.Però è meglio essere senza for-tuna ma saggi che fortunati estolti, e nella pratica è preferi-bile che un bel progetto nonvada in porto piuttosto che ab-bia successo un progetto dis-sennato. Medita giorno e nottetutte queste cose e altre conge-neri, con te stesso e con chi ti èsimile, e mai sarai preda del-l'ansia. Vivrai invece come undio fra gli uomini. Non sembrapiù nemmeno mortale l'uomoche vive fra beni immortali.

Epicuro(341-271 a.c.) Lettera sulla felicità

Finché viviamo la morte non esiste ed è inutile preoccuparseneGli dei non portano né beni né mali; il saggio è dio tra i mortali

Il rispetto delle leggi, l’onestà e il disinteresse nello svolgimentodegli incarichi pubblici fanno di Atene la scuola della Grecia

morte, non tanto perché il suoarrivo lo farà soffrire, ma inquanto l'affligge la sua conti-nua attesa. Ciò che una voltapresente non ci turba, stolta-mente atteso ci fa impazzire.La morte, il più atroce dunquedi tutti i mali, non esiste pernoi. Quando noi viviamo lamorte non c'è, quando c'è leinon ci siamo noi. Non è nullané per i vivi né per i morti. Per ivivi non c'è, i morti non sonopiù. Invece la gente ora fugge lamorte come il peggior male,ora la invoca come requie aimali che vive. (...)Per questo noi riteniamo il pia-cere principio e fine della vitafelice, perché lo abbiamo rico-nosciuto bene primo e a noicongenito. Ad esso ci ispiriamoper ogni atto di scelta o di rifiu-to, e scegliamo ogni bene in ba-se al sentimento del piacere edel dolore. E' bene primario enaturale per noi, per questonon scegliamo ogni piacere.Talvolta conviene tralasciarnealcuni da cui può venirci piùmale che bene, e giudicare al-cune sofferenze preferibili aipiaceri stessi se un piacere piùgrande possiamo provare do-po averle sopportate a lungo.Ogni piacere dunque è beneper sua intima natura, ma noi

Botticelli, Nascita di Venere, particolare

AristoteleL’importanza dellaeducazione civica