Ludovico Ariosto - Orlando Furioso (Vol.ii)

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  • 7/21/2019 Ludovico Ariosto - Orlando Furioso (Vol.ii)

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    Ludovico Ariosto

    Orlando furioso

    Volume secondo (canti 2546)

    Op.Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

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    Edizioni di riferimentoelettroniche

    Liz, Letteratura Italiana Zanichellia stampaLudovico Ariosto,Orlando furioso, a cura di L. Caretti, Torino, Einaudi, 1966[testo Debenedetti-Segre, Bologna, 1960]

    DesignGraphiti, Firenze

    ImpaginazioneThsis, Firenze-Milano

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    Op.Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso

    Sommario

    Canto 25....................................................................................................................... 5

    Canto 26..................................................................................................................... 30

    Canto 27..................................................................................................................... 65Canto 28................................................................................................................... 100

    Canto 29................................................................................................................... 126

    Canto 30................................................................................................................... 145

    Canto 31................................................................................................................... 169

    Canto 32................................................................................................................... 197

    Canto 33................................................................................................................... 225

    Canto 34................................................................................................................... 258

    Canto 35................................................................................................................... 281

    Canto 36................................................................................................................... 301

    Canto 37................................................................................................................... 322

    Canto 38................................................................................................................... 353

    Canto 39................................................................................................................... 376

    Canto 40................................................................................................................... 398

    Canto 41................................................................................................................... 419

    Canto 42................................................................................................................... 445

    Canto 43................................................................................................................... 471

    Canto 44................................................................................................................... 521

    Canto 45................................................................................................................... 547

    Canto 46................................................................................................................... 577

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto venticinquesimo

    Canto 25

    1Oh gran contrasto in giovenil pensiero,

    desir di laude et impeto damore!n chi pi vaglia, ancor si trova il vero;che resta or questo or quel superiore.Ne luno ebbe e ne laltro cavalliero

    quivi gran forza il debito e lonore;che lamorosa lite sintermesse,fin che soccorso il campo lor savesse.

    2Ma pi ve lebbe Amor: che se non era

    che cos command la donna loro,non si sciogliea quella battaglia fiera,che lun navrebbe il triunfale alloro;et Agramante invan con la sua schieralaiuto avria aspettato di costoro.Dunque Amor sempre rio non si ritrova:se spesso nuoce, anco talvolta giova.

    3Or luno e laltro cavallier pagano,

    che tutti ha differiti i suoi litigi,va, per salvar lesercito africano,con la donna gentil verso Parigi;e va con essi ancora il piccol nanoche seguit del Tartaro i vestigi,fin che con lui condotto a fronte a fronteavea quivi il geloso Rodomonte.

    4Capitaro in un prato ove a diletto

    erano cavallier sopra un ruscello,duo disarmati e duo chavean lelmetto,e una donna con lor di viso bello.Chi fosser quelli, altrove vi fia detto;or no, che di Ruggier prima favello,del buon Ruggier di cui vi fu narratoche lo scudo nel pozzo avea gittato.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto venticinquesimo

    5Non dal pozzo ancor lontano un miglio,

    che venire un corrier vede in gran fretta,di quei che manda di Troiano il figlioai cavallieri onde soccorso aspetta;dal qual ode che Carlo in tal periglio

    la gente saracina tien ristretta,che, se non chi tosto le dia aita,tosto lonor vi lascier o la vita.

    6Fu da molti pensier ridutto in forse

    Ruggier, che tutti lassaliro a un tratto;ma qual per lo miglior dovesse trse,n luogo avea n tempo a pensar atto.Lasci andare il messaggio, e l freno torsel dove fu da quella donna tratto,chad or ad or in modo egli affrettava,che nessun tempo dindugiar le dava.

    7Quindi seguendo il camin preso, venne

    (gi declinando il sole) ad una terrache l re Marsilio in mezzo Francia tenne,tolta di man di Carlo in quella guerra.N al ponte n alla porta si ritenne,che non gli niega alcuno il passo o serra,ben chintorno al rastrello e in su le fossegran quantit duomini e darme fosse.

    8Perchera conosciuta da la gente

    quella donzella chavea in compagnia,fu lasciato passar liberamente,n domandato pure onde vena.Giunse alla piazza, e di fuoco lucente,e piena la trov di gente ria;e vide in mezzo star con viso smortoil giovine dannato ad esser morto.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto venticinquesimo

    9Ruggier come gli alz gli occhi nel viso,

    che chino a terra e lacrimoso stava,di veder Bradamante gli fu aviso,tanto il giovine a lei rassimigliava.Pi dessa gli parea, quanto pi fiso

    al volto e alla persona il riguardava;e fra s disse: O questa Bradamante,o chio non son Ruggier comera inante.

    10Per troppo ardir si sar forse messa

    del garzon condennato alla difesa;e poi che mal la cosa l successa,ne sar stata, come io veggo, presa.Deh perch tanta fretta, che con essaio non potei trovarmi a questa impresa?Ma Dio ringrazio che ci son venuto,cha tempo ancora io potr darle aiuto.

    11E sanza pi indugiar la spada stringe

    (chavea allaltro castel rotta la lancia),e adosso il vulgo inerme il destrier spingeper lo petto, pei fianchi e per la pancia.Mena la spada a cerco, et a chi cingela fronte, a chi la gola, a chi la guancia.Fugge il popul gridando; e la gran frottaresta o sciancata o con la testa rotta.

    12Come stormo daugei chin ripa a un stagno

    vola sicuro e a sua pastura attende,simproviso dal ciel falcon grifagnogli d nel mezzo et un ne batte o prende,si sparge in fuga, ognun lascia il compagno,e de lo scampo suo cura si prende;cos veduto avreste far costoro,tosto che l buon Ruggier diede fra loro.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto venticinquesimo

    13A quattro o sei dai colli i capi netti

    lev Ruggier, chindi a fuggir fur lenti;ne divise altretanti infin ai petti,fin agli occhi infiniti e fin ai denti.Concieder che non trovasse elmetti,

    ma ben di ferro assai cuffie lucenti:e selmi fini anco vi fosser stati,cos gli avrebbe, o poco men, tagliati.

    14La forza di Ruggier non era quale

    or si ritrovi in cavallier moderno,n in orso n in leon n in animalealtro pi fiero, o nostrale od esterno.Forse il tremuoto le sarebbe uguale,forse il Gran diavol; non quel de lo nferno,ma quel del mio signor, che va col fuococha cielo e a terra e a mar si fa dar loco.

    15Dogni suo colpo mai non cadea manco

    dun uomo in terra, e le pi volte un paio;e quattro a un colpo e cinque nuccise anco,s che si venne tosto al centinaio.Tagliava il brando che trasse dal fianco,come un tenero latte, il duro acciaio.Falerina, per dar morte ad Orlando,fe nel giardin dOrgagna il crudel brando.

    16Averlo fatto poi ben le rincrebbe,

    che l suo giardin disfar vide con esso.Che strazio dunque, che ruina debbefar or chin man di tal guerriero messo?Se mai Ruggier furor, se mai forza ebbe,se mai fu lalto suo valore espresso,qui lebbe, il pose qui, qui fu veduto,sperando dare alla sua donna aiuto.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto venticinquesimo

    17Qual fa la lepre contra i cani sciolti,

    facea la turba contra lui riparo.Quei che restaro uccisi, furo molti;furo infiniti quei chin fuga andaro.

    Avea la donna intanto i lacci tolti,

    chambe le mani al giovine legaro;e come pot meglio, presto armollo,gli di una spada in mano e un scudo al collo.

    18Egli che molto offeso, pi che puote

    si cerca vendicar di quella gente:e quivi son s le sue forze note,che riputar si fa prode e valente.Gi avea attuffato le dorate ruoteil Sol ne la marina doccidente,quando Ruggier vittorioso e quellogiovine seco uscr fuor del castello.

    19Quando il garzon sicuro de la vita

    con Ruggier si trov fuor de le porte,gli rend molta grazia et infinitacon gentil modi e con parole accorte,che non lo conoscendo, a dargli aitasi fosse messo a rischio de la morte;e preg che l suo nome gli dicesse,per sapere a chi tanto obligo avesse.

    20Veggo, dicea Ruggier, la faccia bella

    e le belle fattezze e l bel sembiante,ma la suavit de la favellanon odo gi de la mia Bradamante;n la relazion di grazie quellachella usar debba al suo fedele amante.Ma se pur questa Bradamante, or comeha s tosto in oblio messo il mio nome?

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto venticinquesimo

    21Per ben saperne il certo, accortamente

    Ruggier le disse: Io vho veduto altrove;et ho pensato e penso, e finalmentenon so n posso ricordarmi dove.Ditemel voi, se vi ritorna a mente,

    e fate che l nome anco udir mi giove,acci che saper possa a cui mia aitadal fuoco abbia salvata oggi la vita.

    22 Che voi mabbiate visto esser potria

    (rispose quel), che non so dove o quando:ben vo pel mondo anchio la parte mia,strane aventure or qua or l cercando.Forse una mia sorella stata fia,che veste larme e porta al lato il brando;che nacque meco, e tanto mi somiglia,che non ne pu discerner la famiglia.

    23N primo n secondo n ben quarto

    ste di quei cherrore in ci preso hanno:n l padre n i fratelli n chi a un partoci produsse ambi, scernere ci sanno.Gli ver che questo crin raccorcio e spartochio porto, come gli altri uomini fanno,et il suo lungo e in treccia al capo avvolta,ci solea far gi differenzia molta:

    24ma poi chun giorno ella ferita fu

    nel capo (lungo saria a dirvi come),e per sanarla un servo di Iesa mezza orecchia le tagli le chiome,alcun segno tra noi non rest pidi differenzia, fuor che l sesso e l nome.Ricciardetto son io, Bradamante ella;io fratel di Rinaldo, essa sorella.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto venticinquesimo

    25E se non vincrescesse lascoltarmi,

    cosa direi che vi faria stupire,la qual moccorse per assimigliarmia lei: gioia al principio e al fin martre. Ruggiero il qual pi graziosi carmi,

    pi dolce istoria non potrebbe udire,che dove alcun ricordo intervenissede la sua donna, il preg s, che disse.

    26 Accadde a questi d, che pei vicini

    boschi passando la sorella mia,ferita da uno stuol de Saraciniche senza lelmo la trovr per via,fu di scorciarsi astretta i lunghi crini,se sanar vlse duna piaga riachavea con gran periglio ne la testa;e cos scorcia err per la foresta.

    27Errando giunse ad una ombrosa fonte;

    e perch afflitta e stanca ritrovosse,dal destrier scese, e disarm la fronte,e su le tenere erbe addormentosse.Io non credo che fabula si conte,che pi di questa istoria bella fosse.Fiordispina di Spagna soprarriva,che per cacciar nel bosco ne veniva.

    28E quando ritrov la mia sirocchia

    tutta coperta darme, eccetto il viso,chavea la spada in luogo di conocchia,le fu vedere un cavalliero aviso.La faccia e le viril fattezze adocchiatanto, che se ne sente il cor conquiso;la invita a caccia, e tra lombrose frondelunge dagli altri al fin seco sasconde.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto venticinquesimo

    29Poi che lha seco in solitario loco

    dove non teme desser sopraggiunta,con atti e con parole a poco a pocole scopre il fisso cuor di grave punta.Con gli occhi ardenti e coi sospir di fuoco

    le mostra lalma di disio consunta.Or si scolora in viso, or si raccende;tanto sarrischia, chun bacio ne prende.

    30La mia sorella avea ben conosciuto

    che questa donna in cambio lavea tolta:n dar poteale a quel bisogno aiuto,e si trovava in grande impaccio avvolta.Gli meglio dicea seco sio rifiutoquesta avuta di me credenza stoltae sio mi mostro femina gentile,che lasciar riputarmi un uomo vile.

    31E dicea il ver; chera viltade espressa,

    conveniente a un uom fatto di stucco,con cui s bella donna fosse messa,piena di dolce e di nettareo succo,e tuttavia stesse a parlar con essa,tenendo basse lale come il cucco.Con modo accorto ella il parlar ridusse,che venne a dir come donzella fusse;

    32che gloria, qual gi Ippolita e Camilla,

    cerca ne larme; e in Africa era natain lito al mar ne la citt dArzilla,a scudo e a lancia da fanciulla usata.Per questo non si smorza una scintilladel fuoco de la donna inamorata.Questo rimedio allalta piaga tardo:tantavea Amor cacciato inanzi il dardo.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto venticinquesimo

    33Per questo non le par men bello il viso,

    men bel lo sguardo e men belli i costumi;per ci non torna il cor, che gi divisoda lei, godea dentro gli amati lumi.Vedendola in quellabito, l aviso

    che pu far che l desir non la consumi;e quando, chella pur femina, pensa,sospira e piange e mostra doglia immensa.

    34Chi avesse il suo ramarico e l suo pianto

    quel giorno udito, avria pianto con lei.Quai tormenti dicea furon mai tantocrudel, che pi non sian crudeli i miei?Dognaltro amore, o scelerato o santo,il desiato fin sperar potrei;saprei partir la rosa da le spine:solo il mio desiderio senza fine!

    35Se pur volevi, Amor, darmi tormento

    che tincrescesse il mio felice stato,dalcun martr dovevi star contento,che fosse ancor negli altri amanti usato.N tra gli uomini mai n tra larmento,che femina ami femina ho trovato:non par la donna allaltre donne bella,n a cervie cervia, n allagnelle agnella.

    36In terra, in aria, in mar, sola son io

    che patisco da te s duro scempio;e questo hai fatto acci che lerror miosia ne limperio tuo lultimo esempio.La moglie del re Nino ebbe disio,il figlio amando, scelerato et empio,e Mirra il padre, e la Cretense il toro:ma gli pi folle il mio, chalcun dei loro.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto venticinquesimo

    37La femina nel maschio fe disegno,

    speronne il fine, et ebbelo, come odo:Pasife ne la vacca entr del legno,altre per altri mezzi e vario modo.Ma se volasse a me con ogni ingegno

    Dedalo, non potria scioglier quel nodoche fece il mastro troppo diligente,Natura dogni cosa pi possente.

    38Cos si duole e si consuma et ange

    la bella donna, e non saccheta in fretta.Talor si batte il viso e il capel frange,e di s contra s cerca vendetta.La mia sorella per piet ne piange,et a sentir di quel dolor constretta.Del folle e van disio si studia trarla,ma non fa alcun profitto, e invano parla.

    39Ella chaiuto cerca, e non conforto,

    sempre pi si lamenta e pi si duole.Era del giorno il termine ormai corto;che rosseggiava in occidente il sole,ora oportuna da ritrarsi in portoa chi la notte al bosco star non vuole;quando la donna invit Bradamantea questa terra sua poco distante.

    40Non le seppe negar la mia sorella:

    e cos insieme ne vennero al loco,dove la turba scelerata e fellaposto mavria, se tu non veri, al fuoco.Fece l dentro Fiordispina bellala mia sirocchia accarezzar non poco:e rivestita di feminil gonna,conoscer fe a ciascun chella era donna.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto venticinquesimo

    41Per che conoscendo che nessuno

    util traea da quel virile aspetto,non le parve anco di voler chalcunobiasmo di s per questo fosse detto:fllo anco, acci che l mal chavea da luno

    virile abito, errando, gi concetto,ora con laltro, discoprendo il vero,provassi di cacciar fuor del pensiero.

    42Commune il letto ebbon la notte insieme,

    ma molto differente ebbon riposo;che luna dorme, e laltra piange e gemeche sempre il suo desir sia pi focoso.E se l sonno talor gli occhi le preme,quel breve sonno tutto imaginoso:le par veder che l ciel labbia concessoBradamante cangiata in miglior sesso.

    43Come linfermo acceso di gran sete,

    sin quella ingorda voglia saddormenta,ne linterrotta e turbida quiete,dogni acqua che mai vide si ramenta;cos a costei di far sue voglie lietelimagine del sonno rappresenta.Si desta; e nel destar mette la mano,e ritrova pur sempre il sogno vano.

    44Quanti prieghi la notte, quanti voti,

    offerse al suo Macone e a tutti i di,che con miracoli apparenti e notimutassero in miglior sesso costei!ma tutti vede andar deffetto vti,e forse ancora il ciel ridea di lei.Passa la notte; e Febo il capo biondotraea del mare, e dava luce al mondo.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto venticinquesimo

    49Di Fiordispina gran notizia ebbio,

    chin Siragozza e gi la vidi in Francia,e piacquer molto allappetito mioi suoi begli occhi e la polita guancia:ma non lasciai fermarvisi il disio;

    che lamar senza speme sogno e ciancia.Or, quando in tal ampiezza mi si porge,lantiqua fiamma subito risorge.

    50Di questa speme Amore ordisce i nodi,

    che daltre fila ordir non li potea,onde mi piglia: e mostra insieme i modiche da la donna avrei quel chio chiedea.

    A succeder saran facil le frodi;che come spesso altri ingannato aveala simiglianza cho di mia sorella,forse anco inganner questa donzella.

    51Faccio o nol faccio? Al fin mi par che buono

    sempre cercar quel che diletti sia.Del mio pensier con altri non ragiono,n vo chin ci consiglio altri mi dia.Io vo la notte ove quellarme sonoche savea tratte la sorella mia:tolgole, e col destrier suo via camino,n sto aspettar che luca il matutino.

    52Io me ne vo la notte (Amore duce)

    a ritrovar la bella Fiordispina;e varrivai che non era la lucedel sole ascosa ancor ne la marina.Beato chi correndo si conduceprima degli altri a dirlo alla regina,da lei sperando per lannunzio buonoacquistar grazia e riportarne dono.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto venticinquesimo

    53Tutti maveano tolto cos in fallo,

    comhai tu fatto ancor, per Bradamante;tanto pi che le vesti ebbi e l cavallocon che partita era ella il giorno inante.Vien Fiordispina di poco intervallo

    con feste incontra e con carezze tante,e con s allegro viso e s giocondo,che pi gioia mostrar non potria al mondo.

    54Le belle braccia al collo indi mi getta,

    e dolcemente stringe, e bacia in bocca.Tu puoi pensar sallora la saettadirizzi Amor, sin mezzo il cor mi tocca.Per man mi piglia, e in camera con frettami mena; e non ad altri, cha lei, toccache da lelmo allo spron larme mi slacci;e nessun altro vuol che se nimpacci.

    55Poi fattasi arrecare una sua veste

    adorna e ricca, di sua man la spiega,e come io fossi femina, mi veste,e in reticella doro il crin mi lega.Io muovo gli occhi con maniere oneste,n chio sia donna alcun mio gesto niega.La voce chaccusar mi potea forse,s ben usai, chalcun non se naccorse.

    56Uscimmo poi l dove erano molte

    persone in sala, e cavallieri e donne,dai quali fummo con lonor raccolte,challe regine fassi e gran madonne.Quivi dalcuni mi risi io pi volte,che non sappiendo ci che sotto gonnesi nascondesse valido e gagliardo,mi vagheggiavan con lascivo sguardo.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto venticinquesimo

    57Poi che si fece la notte pi grande,

    e gi un pezzo la mensa era levata,la mensa, che fu dottime vivande,secondo la stagione, apparecchiata;non aspetta la donna chio domande

    quel che mera cagion del venir stata:ella minvita, per sua cortesia,che quella notte a giacer seco io stia.

    58Poi che donne e donzelle ormai levate

    si furo, e paggi e camerieri intorno,essendo ambe nel letto dispogliate,coi torchi accesi che parea di giorno,io cominciai: Non vi maravigliate,madonna, se s tosto a voi ritorno;che forse vandavate imaginandodi non mi riveder fin Dio sa quando.

    59Dir prima la causa del partire,

    poi del ritorno ludirete ancora.Se l vostro ardor, madonna, intiepidirepotuto avessi col mio far dimora,vivere in vostro servizio e morirevoluto avrei, n starne senza unora;ma visto quanto il mio star vi nocessi,per non poter far meglio, andare elessi.

    60Fortuna mi tir fuor del camino

    in mezzo un bosco dintricati rami,dove odo un grido risonar vicino,come di donna che soccorso chiami.Vaccorro, e sopra un lago cristallinoritrovo un fauno chavea preso agli amiin mezzo lacqua una donzella nuda,e mangiarsi, il crudel, la volea cruda.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto venticinquesimo

    61Col mi trassi, e con la spada in mano

    (perchaiutar non la potea altrimente)tolsi di vita il pescator villano:ella salt ne lacqua immantinente.Non mavrai disse dato aiuto invano:

    ben ne sarai premiato e riccamentequanto chieder saprai, perch son ninfache vivo dentro a questa chiara linfa;

    62et ho possanza far cose stupende,

    e sforzar gli elementi e la natura.Chiedi tu, quanto il mio valor sestende,poi lascia a me di satisfarti cura.Dal ciel la luna al mio cantar discende,sagghiaccia il fuoco, e laria si fa dura;et ho talor con semplici parolemossa la terra, et ho fermato il sole.

    63Non le domando a questa offerta unire

    tesor, n dominar populi e terre,n in pi virt n in pi vigor salire,n vincer con onor tutte le guerre;ma sol che qualche via donde il desirevostro sadempia, mi schiuda e disserre:n pi le domando un chun altro effetto,ma tutta al suo giudicio mi rimetto.

    64Ebbile a pena mia domanda esposta,

    chunaltra volta la vidi attuffata;n fece al mio parlare altra risposta,che di spruzzar vr me lacqua incantata:la qual non prima al viso mi saccosta,chio (non so come) son tutta mutata.Io l veggo, io l sento, e a pena vero parmi:sento in maschio, di femina, mutarmi.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto venticinquesimo

    65E se non fosse che senza dimora

    vi potete chiarir, nol credereste:e qual nellaltro sesso, in questo ancoraho le mie voglie ad ubbidirvi preste.Commandate lor pur, che fieno or ora

    e sempremai per voi vigile e deste.Cos le dissi; e feci chella istessatrov con man la veritade espressa.

    66Come interviene a chi gi fuor di speme

    di cosa sia che nel pensier moltabbia,che mentre pi desserne privo geme,pi se naffligge e se ne strugge e arrabbia;se ben la trova poi, tanto gli premelaver gran tempo seminato in sabbia,e la disperazion lha s male uso,che non crede a se stesso, e sta confuso:

    67cos la donna, poi che tocca e vede

    quel di chavuto avea tanto desire,agli occhi, al tatto, a se stessa non crede,e sta dubbiosa ancor di non dormire;e buona prova bisogn a far fedeche sentia quel che le parea sentire.Fa, Dio disse ella, se son sogni questi,chio dorma sempre, e mai pi non mi desti.

    68Non rumor di tamburi o suon di trombe

    furon principio allamoroso assalto,ma baci chimitavan le colombe,davan segno or di gire, or di fare alto.Usammo altrarme che saette o frombe.Io senza scale in su la rcca saltoe lo stendardo piantovi di botto,e la nimica mia mi caccio sotto.

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    Op.Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto venticinquesimo

    69Se fu quel letto la notte dinanti

    pien di sospiri e di querele gravi,non stette laltra poi senza altretantirisi, feste, gioir, giochi soavi.Non con pi nodi i flessuosi acanti

    le colonne circondano e le travi,di quelli con che noi legammo strettie colli e fianchi e braccia e gambe e petti.

    70La cosa stava tacita fra noi,

    s che dur il piacer per alcun mese:pur si trov chi se naccorse poi,tanto che con mio danno il re lo ntese.Voi che mi liberaste da quei suoiche ne la piazza avean le fiamme accese,comprendere oggimai potete il resto;ma Dio sa ben con che dolor ne resto.

    71Cos a Ruggier narrava Ricciardetto,

    e la notturna via facea men grave,salendo tuttavia verso un poggiettocinto di ripe e di pendici cave.Un erto calle e pien di sassi e strettoapria il camin con faticosa chiave.Sedea al sommo un castel detto Agrismonte,chave in guardia Aldigier di Chiaramonte.

    72Di Buovo era costui figliuol bastardo,

    fratel di Malagigi e di Viviano:chi legitimo dice di Gherardo, testimonio temerario e vano.Fosse come si voglia, era gagliardo,prudente, liberal, cortese, umano;e facea quivi le fraterne murala notte e il d guardar con buona cura.

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto venticinquesimo

    73Raccolse il cavallier cortesemente,

    come dovea, il cugin suo Ricciardetto,cham come fratello; e parimentefu ben visto Ruggier per suo rispetto.Ma non gli usc gi incontra allegramente

    come era usato, anzi con tristo aspetto,perchuno aviso il giorno avuto avea,che nel viso e nel cor mesto il facea.

    74A Ricciardetto in cambio di saluto

    disse: Fratello, abbin nuova non buona.Per certissimo messo oggi ho saputoche Bertolagi iniquo di Baionacon Lanfusa crudel s convenuto,che preziose spoglie esso a lei dona,et essa a lui pon nostri frati in mano,il tuo bon Malagigi e il tuo Viviano.

    75Ella dal d che Ferra li prese,

    gli ha ognor tenuti in loco oscuro e fello,fin che l brutto contratto e discortesenha fatto con costui di chio favello.Gli de mandar domane al Maganzesenei confin tra Baiona e un suo castello.Verr in persona egli a pagar la manciache compra il miglior sangue che sia in Francia.

    76Rinaldo nostro nho avisato or ora,

    et ho cacciato il messo di galoppo;ma non mi par charrivar possa ad orache non sia tarda, che l camino troppo.Io non ho meco gente da uscir fuora:lanimo pronto, ma il potere zoppo.Se gli ha quel traditor, li fa morire:s che non so che far, non so che dire.

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto venticinquesimo

    81Lassedio dAgramante chavea il giorno

    udito dal corrier, gli sta nel core.Ben vede chogni minimo soggiornoche faccia daiutarlo, suo disnore.Quanta gli sar infamia, quanto scorno,

    se coi nemici va del suo signore!Oh come a gran viltade, a gran delitto,battezzandosi alor, gli sar ascritto!

    82Potria in ognaltro tempo esser creduto

    che vera religion lavesse mosso;ma ora che bisogna col suo aiuto

    Agramante dassedio esser riscosso,pi tosto da ciascun sar tenutoche timore e vilt labbia percosso,chalcuna opinion di miglior fede:questo il cor di Ruggier stimula e fiede.

    83Che sabbia da partire anco lo punge

    senza licenzia de la sua regina.Quando questo pensier, quando quel giunge,che l dubio cor diversamente inchina.Gli era laviso riuscito lungedi trovarla al castel di Fiordispina,dove insieme dovean, come ho gi detto,in soccorso venir di Ricciardetto.

    84Poi gli sovien chegli le avea promesso

    di seco a Vallombrosa ritrovarsi.Pensa chandar vabbi ella, e quivi dessoche non vi trovi poi, maravigliarsi.Potesse almen mandar lettera o messo,s chella non avesse a lamentarsiche, oltre chegli mal le avea ubbidito,senza far motto ancor fosse partito.

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto venticinquesimo

    85Poi che pi cose imaginate sebbe,

    pensa scriverle al fin quanto gli accada;e ben chegli non sappia come debbela lettera inviar, s che ben vada,non per vuol restar; che ben potrebbe

    alcun messo fedel trovar per strada.Pi non sindugia, e salta de le piume;si fa dar carta, inchiostro, penna e lume.

    86I camarier discreti et aveduti

    arrecano a Ruggier ci che commanda.Egli comincia a scrivere, e i saluti(come si suol) nei primi versi manda:poi narra degli avisi che venutison dal suo re, chaiuto gli domanda;e se landata sua non ben presta,o morto o in man degli nimici resta.

    87Poi sguita, chessendo a tal partito,

    e cha lui per aiuto si volgea,vedesse ella che l biasmo era infinitosa quel punto negar gli lo volea;e chesso, a lei dovendo esser marito,guardarsi da ogni macchia si dovea;che non si convenia con lei, che tuttaera sincera, alcuna cosa brutta.

    88E se mai per adietro un nome chiaro,

    ben oprando, cerc di guadagnarsi,e guadagnato poi, se avuto caro,se cercato lavea di conservarsi;or lo cercava, e nera fatto avaro,poi che dovea con lei participarsi,la qual sua moglie, e totalmente in duicorpi esser dovea unanima con lui.

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto venticinquesimo

    93Chiusa chebbe la lettera, chiuse anco

    gli occhi sul letto, e ritrov quiete;che l Sonno venne, e sparse il corpo stancocol ramo intinto nel liquor di Lete:e pos fin chun nembo rosso e bianco

    di fiori sparse le contrade lietedel lucido oriente dognintorno,et indi usc de laureo albergo il giorno.

    94E poi cha salutar la nuova luce

    pei verdi rami incomincir gli augelli,Aldigier che voleva essere il ducedi Ruggiero e de laltro, e guidar quelliove faccin che dati in mano al truceBertolagi non siano i duo fratelli,fu l primo in piede; e quando sentr lui,del letto usciro anco quegli altri dui.

    95Poi che vestiti furo e bene armati,

    coi duo cugin Ruggier si mette in via,gi molto indarno avendoli pregatiche questa impresa a lui tutta si dia;ma essi, pel desir chan de lor frati,e perch lor parea discortesia,steron negando pi duri che sassi,n consentiron mai che solo andassi.

    96Giunsero al loco il d che si dovea

    Malagigi mutar nei carriaggi.Era unampla campagna che giaceatutta scoperta agli apollinei raggi.Quivi n allr n mirto si vedea,n cipressi n frassini n faggi,ma nuda ghiara, e qualche umil virgultonon mai da marra o mai da vomer culto.

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto venticinquesimo

    97I tre guerrieri arditi si fermaro

    dove un sentier fendea quella pianura;e giunger quivi un cavallier miraro,chavea doro fregiata larmatura,e per insegna in campo verde il raro

    e bello augel che pi dun secol dura.Signor, non pi, che giunto al fin mi veggiodi questo canto, e riposarmi chieggio.

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    Canto 26

    1Cortesi donne ebbe lantiqua etade,

    che le virt, non le richezze, amaro:al tempo nostro si ritrovan radea cui, pi del guadagno, altro sia caro.Ma quelle che per lor vera bontade

    non seguon de le pi lo stile avaro,vivendo, degne son desser contente;gloriose e immortal poi che fian spente.

    2Degna deterna laude Bradamante,

    che non am tesor, non am impero,ma la virt, ma lanimo prestante,ma lalta gentilezza di Ruggiero;e merit che ben le fosse amanteun cos valoroso cavalliero,e per piacere a lei facesse cosenei secoli avenir miracolose.

    3Ruggier, come di sopra vi fu detto,

    coi duo di Chiaramonte era venuto,dico con Aldigier, con Ricciardetto,per dare ai duo fratei prigioni aiuto.Vi dissi ancor, che di superbo aspettovenire un cavalliero avean veduto,che portava laugel che si rinuova,e sempre unico al mondo si ritrova.

    4Come di questi il cavallier saccorse,

    che stavan per ferir quivi su lale,in prova disegn di voler porse,salla sembianza avean virtude uguale. E di voi (disse loro) alcuno forseche provar voglia chi di noi pi valea colpi o de la lancia o de la spada,fin che lun resti in sella e laltro cada?

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    5 Farei (disse Aldigier) teco, o volessi

    menar la spada a cerco, o correr lasta;ma unaltra impresa che, se qui tu stessi,veder potresti, questa in modo guasta,cha parlar teco, non che ci traessi

    a correr giostra, a pena tempo basta:seicento uomini al varco, o pi, attendiamo,coi qua doggi provarci obligo abbiamo.

    6Per tor lor duo de nostri che prigioni

    quinci trarran, pietade e amor nha mosso. E seguit narrando le cagioniche li fece venir con larme indosso. S giusta questa escusa che mopponi(disse il guerrier), che contradir non posso;e fo certo giudicio che voi siatetre cavallier che pochi pari abbiate.

    7Io chiedea un colpo o dui con voi scontrarme,

    per veder quanto fosse il valor vostro;ma quando allaltrui spese dimostrarmelo vogliate, mi basta, e pi non giostro.Vi priego ben, che por con le vostrarmequestelmo io possa e questo scudo nostro;e spero dimostrar, se con voi vegno,che di tal compagnia non sono indegno.

    8Parmi veder chalcun saper desia

    il nome di costui, che quivi giuntoa Ruggiero e a compagni si offeriacompagno darme al periglioso punto.Costei (non pi costui detto vi sia)era Marfisa che diede lassuntoal misero Zerbin de la ribaldavecchia Gabrina ad ogni mal s calda.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    9I duo di Chiaramonte e il buon Ruggiero

    laccettr volentier ne la lor schiera,chesser credeano certo un cavalliero,e non donzella, e non quella chella era.Non molto dopo scoperse Aldigiero

    e veder fe ai compagni una bandierache facea laura tremolare in volta,e molta gente intorno avea raccolta.

    10E poi che pi lor fur fatti vicini,

    e che meglio notr labito moro,conobbero che gli eran Saracini,e videro i prigioni in mezzo a lorolegati e tratti su piccol ronzinia Maganzesi, per cambiarli in oro.Disse Marfisa agli altri: Ora che resta,poi che son qui, di cominciar la festa?

    11Ruggier rispose: Glinvitati ancora

    non ci son tutti, e manca una gran parte.Gran ballo sapparecchia di fare ora;e perch sia solenne, usiamo ognarte:ma far non ponno omai lunga dimora. Cos dicendo, veggono in dispartevenire i traditori di Maganza:s cheran presso a cominciar la danza.

    12Giungean da luna parte i Maganzesi,

    e conducean con loro i muli carchidoro e di vesti e daltri ricchi arnesi;da laltra in mezzo a lance, spade et archi,venian dolenti i duo germani presi,che si vedeano essere attesi ai varchi:e Bertolagi, empio inimico loro,udian parlar col capitano Moro.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    13N di Buovo il figliuol n quel dAmone,

    veduto il Maganzese, indugiar puote:la lancia in resta luno e laltro pone,e luno e laltro il traditor percuote.Lun gli passa la pancia e l primo arcione,

    e laltro il viso per mezzo le gote.Cos nandasser pur tutti i malvagi,come a quei colpi nand Bertolagi.

    14Marfisa con Ruggiero a questo segno

    si muove, e non aspetta altra trombetta;n prima rompe larrestato legno,che tre, lun dopo laltro, in terra getta.De lasta di Ruggier fu il pagan degno,che guid gli altri, e usc di vita in fretta;e per quella medesima con luiuno et un altro and nei regni bui.

    15Di qui nacque un error tra gli assaliti,

    che lor caus lor ultima ruina.Da un lato i Maganzesi esser traditicredeansi da la squadra saracina;da laltro i Mori in tal modo feriti,laltra schiera chiamavano assassina:e tra lor comincir con fiera cladea tirare archi e a menar lancie e spade.

    16Salta ora in questa squadra et ora in quella

    Ruggiero, e via ne toglie or dieci or venti:altritanti per man de la donzelladi qua e di l ne son scemati e spenti.Tanti si veggon gir morti di sella,quanti ne toccan le spade taglienti,a cui dan gli elmi e le corazze loco,come nel bosco i secchi legni al fuoco.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    17Se mai daver veduto vi raccorda,

    o rapportato vha fama allorecchie,come, allor che l collegio si discorda,e vansi in aria a far guerra le pecchie,entri fra lor la rondinella ingorda,

    e mangi e uccida e guastine parecchie;dovete imaginar che similmenteRuggier fosse e Marfisa in quella gente.

    18Non cos Ricciardetto e il suo cugino

    tra le due genti variavan danza,perch, lasciando il campo saracino,sol tenean locchio allaltro di Maganza.Il fratel di Rinaldo paladinocon molto animo avea molta possanza,e quivi raddoppiar glie la facealodio che contra ai Maganzesi avea.

    19Facea parer questa medesma causa

    un leon fiero il bastardo di Buovo,che con la spada senza indugio e pausafende ognelmo, o lo schiaccia come un ovo.E qual persona non saria stata ausa,non saria comparita un Ettor nuovo,Marfisa avendo in compagnia e Ruggiero,cheran la scelta e l fior dogni guerriero?

    20Marfisa tuttavolta combattendo,

    spesso ai compagni gli occhi rivoltava;e di lor forza paragon vedendo,con maraviglia tutti li lodava:ma di Ruggier pur il valor stupendoe senza pari al mondo le sembrava;e talor si credea che fosse Martesceso dal quinto cielo in quella parte.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    21Mirava quelle orribili percosse,

    miravale non mai calare in fallo:parea che contra Balisarda fosseil ferro carta, e non duro metallo.Gli elmi tagliava e le corazze grosse,

    e gli uomini fendea fin sul cavallo,e li mandava in parte uguali al prato,tanto da lun quanto da laltro lato.

    22Continuando la medesma botta,

    uccidea col signore il cavallo anche.I capi dalle spalle alzava in frotta,e spesso i busti dipartia da lanche.Cinque e pi a un colpo ne tagli talotta:e se non che pur dubito che manchecredenza al ver cha faccia di menzogna,di pi direi; ma di men dir bisogna.

    23Il buon Turpin, che sa che dice il vero,

    e lascia creder poi quel cha luom piace,narra mirabil cose di Ruggiero,chudendolo, il direste voi mendace.Cos parea di ghiaccio ogni guerrierocontra Marfisa, et ella ardente face;e non men di Ruggier gli occhi a s trasse,chella di lui lalto valor mirasse.

    24E sella lui Marte stimato avea,

    stimato egli avria lei forse Bellona,se per donna cos la conoscea,come parea il contrario alla persona.E forse emulazion tra lor nascea,per quella gente misera non buona,ne la cui carne e sangue e nervi et ossafan prova chi di loro abbia pi possa.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    25Bast di quattro lanimo e il valore

    a far chun campo e laltro andasse rotto.Non restava arme, a chi fuggia, miglioreche quella che si porta pi di sotto.Beato chi il cavallo ha corridore,

    chin prezzo non quivi ambio n trotto;e chi non ha destrier, quivi savedequanto il mestier de larme tristo a piede.

    26Riman la preda e l campo ai vincitori,

    che non fante o mulatier che resti.L Maganzesi, e qua fuggono i Mori:quei lasciano i prigion, le some questi.Furon, con lieti visi e pi coi cori,Malagigi e Viviano a scioglier presti;non fur men diligenti a sciorre i paggi,e por le some in terra e i carriaggi.

    27Oltre una buona quantit dargento

    chin diverse vasella era formato,et alcun muliebre vestimentodi lavoro bellissimo fregiato,e per stanze reali un paramentodoro e di seta in Fiandra lavorato,et altre cose ricche in copia grande;fiaschi di vin trovr, pane e vivande.

    28Al trar degli elmi, tutti vider come

    avea lor dato aiuto una donzella:fu conosciuta allauree crespe chiomeet alla faccia delicata e bella.Lonoran molto, e pregano che l nomedi gloria degno non asconda; et ella,che sempre tra gli amici era cortese,a dar di s notizia non contese.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    29Non si ponno saziar di riguardarla;

    che tal vista lavean ne la battaglia.Sol mira ella Ruggier, sol con lui parla:altri non prezza, altri non par che vaglia.Vengono i servi intanto ad invitarla

    coi compagni a goder la vettovaglia,chapparechiata avean sopra una fonteche difendea dal raggio estivo un monte.

    30Era una de le fonti di Merlino,

    de le quattro di Francia da lui fatte,dintorno cinta di bel marmo fino,lucido e terso, e bianco pi che latte.Quivi dintaglio con lavor divinoavea Merlino imagini ritratte:direste che spiravano, e, se privenon fossero di voce, cheran vive.

    31Quivi una bestia uscir de la foresta

    parea, di crudel vista, odiosa e brutta,chavea lorecchie dasino, e la testadi lupo e i denti, e per gran fame asciutta:branche avea di leon; laltro che resta,tutto era volpe: e parea scorrer tuttae Francia e Italia e Spagna et Inghelterra,lEuropa e lAsia, e al fin tutta la terra.

    32Per tutto avea genti ferite e morte,

    la bassa plebe e i pi superbi capi:anzi nuocer parea molto pi fortea re, a signori, a principi, a satrapi.Peggio facea ne la romana corte,che vavea uccisi cardinali e papi:contaminato avea la bella sededi Pietro, e messo scandol ne la fede.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    33Par che dinanzi a questa bestia orrenda

    cada ogni muro, ogni ripar che tocca.Non si vede citt che si difenda:se lapre incontra ogni castello e rcca.Par che agli onor divini anco sestenda,

    e sia adorata da la gente sciocca,e che le chiavi sarroghi daveredel cielo e de labisso in suo potere.

    34Poi si vedea dimperiale alloro

    cinto le chiome un cavallier venirecon tre giovini a par, che i gigli dorotessuti avean nel lor real vestire;e, con insegna simile, con loroparea un leon contra quel mostro uscire:avean lor nomi chi sopra la testa,e chi nel lembo scritto de la vesta.

    35Lun chavea fin a lelsa ne la pancia

    la spada immersa alla maligna fera,Francesco primo, avea scritto, di Francia;Massimigliano dAustria a par seco era;e Carlo quinto imperator, di lanciaavea passato il mostro alla gorgiera;e laltro, che di stral gli fige il petto,lottavo Enrigo dInghilterra detto.

    36Decimo ha quel Leon scritto sul dosso,

    chal brutto mostro i denti ha ne lorecchi;e tanto lha gi travagliato e scosso,che vi sono arrivati altri parecchi.Parea del mondo ogni timor rimosso;et in emenda degli errori vecchinobil gente accorrea, non per molta,onde alla belva era la vita tolta.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    37I cavallieri stavano e Marfisa

    con desiderio di conoscer questi,per le cui mani era la bestia uccisa,che fatti avea tanti luoghi atri e mesti.

    Avenga che la pietra fosse incisa

    dei nomi lor, non eran manifesti.Si pregavan tra lor, che, se sapesselistoria alcuno, agli altri la dicesse.

    38Volt Viviano a Malagigi gli occhi,

    che stava a udire, e non facea lor motto: A te (disse) narrar listoria tocchi,chesser ne di, per quel chio vegga, dotto.Chi son costor che con saette e stocchie lance a morte han lanimal condotto? Rispose Malagigi: Non istoriadi chabbia autor fin qui fatto memoria.

    39Sappiate che costor che qui scritto hanno

    nel marmo i nomi, al mondo mai non furo;ma fra settecento anni vi saranno,con grande onor del secolo futuro.Merlino, il savio incantator britanno,fe far la fonte al tempo del re Arturo;e di cose chal mondo hanno a venire,la fe da buoni artefici scolpire.

    40Questa bestia crudele usc del fondo

    de lo nferno a quel tempo che fur fattialle campagne i termini, e fu il pondotrovato e la misura, e scritti i patti.Ma non and a principio in tutto l mondo:di s lasci molti paesi intatti.

    Al tempo nostro in molti lochi sturba;ma i populari offende e la vil turba.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    41Dal suo principio infin al secol nostro

    sempre cresciuto, e sempre andr crescendo:sempre crescendo, al lungo andar fia il mostroil maggior che mai fosse e lo pi orrendo.Quel Fiton che per carte e per inchiostro

    sode che fu s orribile e stupendo,alla met di questo non fu tutto,n tanto abominevol n s brutto.

    42Far strage crudel, n sar loco

    che non guasti, contamini et infetti:e quanto mostra la scultura, pocode suoi nefandi e abominosi effetti.

    Al mondo, di gridar merc gi roco,questi, dei quali i nomi abbiamo letti,che chiari splenderan pi che piropo,verranno a dare aiuto al maggior uopo.

    43Alla fera crudele il pi molesto

    non sar di Francesco il re de Franchi:e ben convien che molti ecceda in questo,e nessun prima, e pochi nabbia a fianchi;quando in splendor real, quando nel restodi virt far molti parer manchi,che gi parver compiuti; come cedetosto ognaltro splendor, che l sol si vede.

    44Lanno primier del fortunato regno,

    non ferma ancor ben la corona in fronte,passer lAlpe, e romper il disegnodi chi allincontro avr occupato il monte,da giusto spinto e generoso sdegno,che vendicate ancor non sieno lonteche dal furor da paschi e mandre uscitolesercito di Francia avr patito.

  • 7/21/2019 Ludovico Ariosto - Orlando Furioso (Vol.ii)

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    45E quindi scender nel ricco piano

    di Lombardia, col fior di Francia intorno,e s lElvezio spezzer, chinvanofar mai pi pensier dalzare il corno.Con grande e de la chiesa e de lispano

    campo e del fiorentin vergogna e scornoespugner il castel che prima statosar non espugnabile stimato.

    46Sopra ognaltrarme, ad espugnarlo, molto

    pi gli varr quella onorata spadacon la qual prima avr di vita toltoil monstro corruttor dogni contrada.Convien chinanzi a quella sia rivoltoin fuga ogni stendardo, o a terra vada;n fossa, n ripar, n grosse murapossan da lei tener citt sicura.

    47Questo principe avr quanta eccellenza

    aver felice imperator mai debbia:lanimo del gran Cesar, la prudenzadi chi mostrolla a Transimeno e a Trebbia,con la fortuna dAlessandro, senzacui saria fumo ogni disegno, e nebbia.Sar s liberal, chio lo contemploqui non aver n paragon n esemplo.

    48Cos diceva Malagigi, e messe

    desire a cavallier daver contezzadel nome dalcun altro chuccidesselinfernal bestia, uccider gli altri avezza.Quivi un Bernardo tra primi si lesse,che Merlin molto nel suo scritto apprezza. Fia nota per costui (dicea) Bibiena,quanto Fiorenza sua vicina e Siena.

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    49Non mette piede inanzi ivi persona

    a Sismondo, a Giovanni, a Ludovico:un Gonzaga, un Salviati, un dAragona,ciascuno al brutto mostro aspro nimico.V Francesco Gonzaga, n abandona

    le sue vestigie il figlio Federico;et ha il cognato e il genero vicino,quel di Ferrara, e quel duca dUrbino.

    50De lun di questi il figlio Guidobaldo

    non vuol che l padre o chaltri a dietro il metta.Con Otobon dal Flisco, Sinibaldocaccia la fera, e van di pari in fretta.Luigi da Gazolo il ferro caldofatto nel collo le ha duna saetta,che con larco gli di Febo, quando ancoMarte la spada sua gli messe al fianco.

    51Duo Erculi, duo Ippoliti da Este,

    un altro Ercule, un altro Ippolito anco,da Gonzaga, de Medici, le psteseguon del mostro, e lhan, cacciando, stanco.N Giuliano al figliuol, n par che resteFerrante al fratel dietro; n che manco

    Andrea Doria sia pronto; n che lassiFrancesco Sforza, chivi uomo lo passi.

    52Del generoso, illustre e chiaro sangue

    dAvalo vi son dui chan per insegnalo scoglio, che dal capo ai piedi danguepar che lempio Tifeo sotto si tegna.Non di questi duo, per fare esanguelorribil mostro, che pi inanzi vegna:luno Francesco di Pescara invitto,laltro Alfonso del Vasto ai piedi ha scritto.

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    53Ma Consalvo Ferrante ove ho lasciato,

    lispano onor, chin tanto pregio vera,che fu da Malagigi s lodato,che pochi il pareggir di quella schiera?Guglielmo si vedea di Monferrato

    fra quei che morto avean la brutta fera;et eran pochi verso glinfinitichella vavea chi morti e chi feriti.

    54In giuochi onesti e parlamenti lieti,

    dopo mangiar, spesero il caldo giorno,corcati su finissimi tapetitra gli arbuscelli ondera il rivo adorno.Malagigi e Vivian, perch quietipi fosser gli altri, tenean larme intorno;quando una donna senza compagniavider, che verso lor ratto vena.

    55Questa era quella Ippalca a cui fu tolto

    Frontino, il bon destrier, da Rodomonte.Lavea il d inanzi ella seguito molto,pregandolo ora, ora dicendogli onte;ma non giovando, avea il camin rivoltoper ritrovar Ruggiero in Agrismonte.Tra via le fu (non so gi come) dettoche quivi il troveria con Ricciardetto.

    56E perch il luogo ben sapea (che vera

    stata altre volte), se ne venne al drittoalla fontana; et in quella manierave lo trov, chio vho di sopra scritto.Ma come buona e cauta messaggierache sa meglio esequir che non l ditto,quando vide il fratel di Bradamante,non conoscer Ruggier fece sembiante.

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    57A Ricciardetto tutta rivoltosse,

    s come drittamente a lui venisse;e quel che la conobbe, se le mosseincontra, e domand dove ne gisse.Ella chancora avea le luci rosse

    del pianger lungo, sospirando disse;ma disse forte, acci che fosse espressoa Ruggiero il suo dir, che gli era presso.

    58 Mi traea dietro (disse) per la briglia,

    come imposto mavea la tua sorella,un bel cavallo e buono a maraviglia,chella molto ama e che Frontino appella;e lavea tratto pi di trenta migliaverso Marsilia, ove venir debbe ellafra pochi giorni, e dove ella mi dissechio laspettassi fin che vi venisse.

    59Era s baldanzoso il creder mio,

    chio non stimava alcun di cor s saldo,che me lavesse a tor, dicendogli iochera de la sorella di Rinaldo.Ma vano il mio disegno ieri musco,che me lo tolse un Saracin ribaldo;n per udir di chi Frontino fusse,a volermelo rendere sindusse.

    60Tutto ieri et oggi lho pregato; e quando

    ho visto uscir prieghi e minaccie invano,maledicendol molto e bestemmiando,lho lasciato di qui poco lontano,dove il cavallo e s molto affannando,saiuta, quanto pu, con larme in manocontra un guerrier chin tal travaglio il mette,che spero chabbia a far le mie vendette.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    61Ruggiero a quel parlar salito in piede,

    chavea potuto a pena il tutto udire,si volta a Ricciardetto, e per mercedee premio e guidardon del ben servire(prieghi aggiungendo senza fin) gli chiede

    che con la donna solo il lasci giretanto che l Saracin gli sia mostrato,cha lei di mano ha il buon destrier levato.

    62A Ricciardetto, ancor che discortese

    il conciedere altrui troppo paressedi terminar le a s debite imprese,al voler di Ruggier pur si rimesse:e quel licenzia dai compagni prese,e con Ippalca a ritornar si messe,lasciando a quei che rimanean, stupore,non maraviglia pur del suo valore.

    63Poi che dagli altri allontanato alquanto

    Ippalca lebbe, gli narr chad essoera mandata da colei che tantoavea nel core il suo valore impresso;e senza finger pi, seguit quantola sua donna al partir le avea commesso,e che se dianzi avea altrimente detto,per la presenzia fu di Ricciardetto.

    64Disse, che chi le avea tolto il destriero,

    ancor detto lavea con molto orgoglio: Perch so che l cavallo di Ruggiero,pi volontier per questo te lo toglio.Segli di racquistarlo avr pensiero,fagli saper (chasconder non gli voglio)chio son quel Rodomonte il cui valoremostra per tutto l mondo il suo splendore.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    65Ascoltando, Ruggier mostra nel volto

    di quanto sdegno acceso il cor gli sia,s perch caro avria Frontino molto,s perch vena il dono onde vena,s perch in suo dispregio gli par tolto;

    vede che biasmo e disonor gli fia,se trlo a Rodomonte non saffretta,e sopra lui non fa degna vendetta.

    66La donna Ruggier guida, e non soggiorna,

    che por lo brama col Pagano a fronte;e giunge ove la strada fa dua corna:lun va gi al piano, e laltro va su al monte;e questo e quel ne la vallea ritorna,dovella avea lasciato Rodomonte.

    Aspra, ma breve era la via del colle;laltra pi lunga assai, ma piana e molle.

    67Il desiderio che conduce Ippalca

    daver Frontino e vendicar loltraggio,fa che l sentier de la montagna calca,onde molto pi corto era il viaggio.Per laltra intanto il re dAlgier cavalcacol Tartaro e cogli altri che detto aggio;e gi nel pian la via pi facil tiene,n con Ruggiero ad incontrar si viene.

    68Gi son le lor querele differite

    fin che soccorso ad Agramante sia(questo sapete); et han dogni lor litela cagion, Doralice, in compagnia.Ora il successo de listoria udite.

    Alla fontana la lor dritta via,ove Aldigier, Marfisa, Ricciardetto,Malagigi e Vivian stanno a diletto.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    69Marfisa a prieghi de compagni avea

    veste da donna et ornamenti presi,di quelli cha Lanfusa si credeamandare il traditor de Maganzesi;e ben che veder raro si solea

    senza losbergo e gli altri buoni arnesi,pur quel d se li trasse; e come donna,a prieghi lor lasci vedersi in gonna.

    70Tosto che vede il Tartaro Marfisa,

    per la credenza cha di guadagnarla,in ricompensa e in cambio ugual savisadi Doralice, a Rodomonte darla;s come Amor si regga a questa guisa,che vender la sua donna o permutarlapossa lamante, n a ragion sattrista,se quando una ne perde, una nacquista.

    71Per dunque provedergli di donzella,

    acci per s questaltra si ritegna,Marfisa, che gli par leggiadra e bella,e dogni cavallier femina degna,come abbia ad aver questa, come quella,subito cara, a lui donar disegna;e tutti i cavallier che con lei vede,a giostra seco et a battaglia chiede.

    72Malagigi e Vivian, che larme aveano

    come per guardia e sicurt del resto,si mossero dal luogo ove sedeano,lun come laltro alla battaglia presto,perch giostrar con amenduo credeano;ma lAfrican che non vena per questo,non ne fe segno o movimento alcuno:s che la giostra rest lor contra uno.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    73Viviano il primo, e con gran cor si muove,

    e nel venire abbassa unasta grossa:e l re pagan da le famose pruoveda laltra parte vien con maggior possa.Dirizza luno e laltro, e segna dove

    crede meglio fermar laspra percossa.Viviano indarno a lelmo il pagan fere;che non lo fa piegar, non che cadere.

    74Il re pagan, chavea pi lasta dura,

    fe lo scudo a Vivian parer di ghiaccio;e fuor di sella in mezzo alla verdura,allerbe e ai fiori il fe cadere in braccio.Vien Malagigi, e ponsi in aventuradi vendicare il suo fratello avaccio;ma poi dandargli appresso ebbe tal fretta,che gli fe compagnia pi che vendetta.

    75Laltro fratel fu prima del cugino

    collarme indosso, e sul destrier salito;e disfidato contra il Saracinovenne a scontrarlo a tutta briglia ardito.Rison il colpo in mezzo a lelmo finodi quel pagan sotto la vista un dito:vol al ciel lasta in quattro tronchi rotta;ma non mosse il pagan per quella botta.

    76Il pagan fer lui dal lato manco;

    e perch il colpo fu con troppa forza,poco lo scudo, e la corazza mancogli valse, che saprr come una scorza.Pass il ferro crudel lomero bianco:pieg Aldigier ferito a poggia e ad orza;tra fiori et erbe al fin si vide avolto,rosso su larme, e pallido nel volto.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    77Con molto ardir vien Ricciardetto appresso;

    e nel venire arresta s gran lancia,che mostra ben, come ha mostrato spesso,che degnamente paladin di Francia:et al pagan ne facea segno espresso,

    se fosse stato pari alla bilancia;ma sozzopra nand, perch il cavallogli cadde adosso, e non gi per suo fallo.

    78Poi chaltro cavallier non si dimostra,

    chal pagan per giostrar volti la fronte,pensa aver guadagnato de la giostrala donna, e venne a lei presso alla fonte;e disse: Damigella, ste nostra,saltri non per voi chin sella monte.Nol potete negar, n farne iscusa;che di ragion di guerra cos susa.

    79Marfisa, alzando con un viso altiero

    la faccia, disse: Il tuo parer molto erra.Io ti concedo che diresti il vero,chio sarei tua per la ragion di guerra,quando mio signor fosse o cavallieroalcun di questi chai gittato in terra.Io sua non son, n daltri son che mia:dunque me tolga a me chi mi desia.

    80So scudo e lancia adoperare anchio,

    e pi dun cavalliero in terra ho posto. Datemi larme (disse) e il destrier mio, agli scudier che lubbidiron tosto.Trasse la gonna, et in farsetto usco;e le belle fattezze e il ben dispostocorpo mostr, chin ciascuna sua partefuor che nel viso, assimigliava a Marte.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    81Poi che fu armata, la spada si cinse

    e sul destrier mont dun leggier salto;e qua e l tre volte e pi lo spinse,e quinci e quindi fe girare in alto;e poi, sfidando il Saracino, strinse

    la grossa lancia e cominci lassalto.Tal nel campo troian Pentesileacontra il tessalo Achille esser dovea.

    82Le lance infin al calce si fiaccaro

    a quel superbo scontro, come vetro;n per chi le corsero, piegaro,che si notasse, un dito solo a dietro.Marfisa che volea conoscer chiarosa pi stretta battaglia simil metrole serverebbe contra il fier pagano,se gli rivolse con la spada in mano.

    83Bestemmi il cielo e gli elementi il crudo

    pagan, poi che restar la vide in sella:ella, che gli pens romper lo scudo,non men sdegnosa contra il ciel favella.Gi luno e laltro ha in mano il ferro nudo,e su le fatal arme si martella:larme fatali han parimente intorno,che mai non bisognr pi di quel giorno.

    84S buona quella piastra e quella maglia,

    che spada o lancia non le taglia o fora;s che potea seguir laspra battagliatutto quel giorno e laltro appresso ancora.Ma Rodomonte in mezzo lor si scaglia,e riprende il rival de la dimora,dicendo: Se battaglia pur far vuoi,finin la cominciata oggi fra noi.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    85Facemmo, come sai, triegua con patto

    di dar soccorso alla milizia nostra.Non debbin, prima che sia questo fatto,incominciare altra battaglia o giostra. Indi a Marfisa, riverente in atto

    si volta, e quel messaggio le dimostra;e le racconta come era venutoa chieder lor per Agramante aiuto.

    86La priega poi che le piaccia non solo

    lasciar quella battaglia o differire,ma che voglia in aiuto del figliuolodel re Troian con essi lor venire;onde la fama sua con maggior volopotr far meglio infin al ciel salire,che, per querela di poco momento,dando a tanto disegno impedimento.

    87Marfisa, che fu sempre disiosa

    di provar quei di Carlo a spada e a lancia,n lavea indotta a venire altra cosadi s lontana regione in Francia,se non per esser certa se famosalor nominanza era per vero o ciancia,tosto dandar con lor partito prese,che dAgramante il gran bisogno intese.

    88Ruggiero in questo mezzo avea seguto

    indarno Ippalca per la via del monte;e trov, giunto al loco, che partitoper altra via se nera Rodomonte:e pensando che lungi non era ito,e che l sentier tenea dritto alla fonte,trottando in fretta dietro gli venaper lorme cheran fresche in su la via.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    89Vlse che Ippalca a Montalban pigliasse

    la via, chuna giornata era vicino;perch salla fontana ritornasse,si torria troppo dal dritto camino.E disse a lei, che gi non dubitasse

    che non savesse a ricovrar Frontino:ben le farebbe a Montalbano, o doveella si trovi, udir tosto le nuove.

    90E le diede la lettera che scrisse

    in Agrismonte, e che si port in seno;e molte cose a bocca anco le disse,e la preg che lescusasse a pieno.Ne la memoria Ippalca il tutto fisse,prese licenzia e volt il palafreno;e non cess la buona messaggiera,chin Montalban si ritrov la sera.

    91Seguia Ruggiero in fretta il Saracino

    per lorme chapparian ne la via piana,ma non lo giunse prima che vicinocon Mandricardo il vide alla fontana.Gi promesso savean che per caminolun non farebbe allaltro cosa strana,n fin chal campo si fosse soccorso,a cui Carlo era appresso a porre il morso.

    92Quivi giunto Ruggier, Frontin conobbe,

    e conobbe per lui chi adosso gli era;e su la lancia fe le spalle gobbe,e sfid lAfrican con voce altiera.Rodomonte quel d fe pi che Iobbe,poi che dom la sua superbia fiera;e ricus la pugna chavea usanzadi sempre egli cercar con ogni instanza.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    93Il primo giorno e lultimo, che pugna

    mai ricusasse il re dAlgier, fu questo;ma tanto il desiderio che si giugnain soccorso al suo re gli pare onesto,che se credesse aver Ruggier ne lugna

    pi che mai lepre il pardo isnello e presto,non se vorria fermar tanto con lui,che fsse un colpo de la spada o dui.

    94Aggiungi che sapea chera Ruggiero

    che seco per Frontin facea battaglia,tanto famoso, chaltro cavallieronon cha par di lui di gloria saglia,luom che bramato ha di saper per veroesperimento quanto in arme vaglia;e pur non vuol seco accettar limpresa:tanto lassedio del suo re gli pesa.

    95Trecento miglia sarebbe ito e mille,

    se ci non fosse, a comperar tal lite;ma se lavesse oggi sfidato Achille,pi fatto non avria di quel chudite:tanto a quel punto sotto le favillele fiamme avea del suo furor sopite.Narra a Ruggier perch pugna rifiuti;et anco il priega che limpresa aiuti:

    96che facendol, far quel che far deve

    al suo signore un cavallier fedele.Sempre che questo assedio poi si leve,avran ben tempo da finir querele.Ruggier rispose a lui: Mi sar lievedifferir questa pugna, fin che de leforze di Carlo si traggia Agramante,pur che mi rendi il mio Frontino inante.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    97Se di provarti chai fatto gran fallo,

    e fatto hai cosa indegna ad un uom forte,daver tolto a una donna il mio cavallo,vuoi chio prolunghi fin che siamo in corte,lascia Frontino, e nel mio arbitrio dllo.

    Non pensare altrimente chio sopporteche la battaglia qui tra noi non segua,o chio ti faccia sol dunora triegua.

    98Mentre Ruggiero allAfrican domanda

    o Frontino o battaglia allora allora,e quello in lungo e luno e laltro manda,n vuol dare il destrier, n far dimora;Mandricardo ne vien da unaltra banda,e mette in campo unaltra lite ancora,poi che vede Ruggier che per insegnaporta laugel che sopra gli altri regna.

    99Nel campo azzur laquila bianca avea,

    che de Troiani fu linsegna bella:perch Ruggier lorigine traeadal fortissimo Ettr, portava quella.Ma questo Mandricardo non sapea;n vuol patire, e grande ingiuria appella,che ne lo scudo un altro debba porrelaquila bianca del famoso Ettorre.

    100Portava Mandricardo similmente

    laugel che rap in Ida Ganimede.Come lebbe quel d che fu vincenteal Castel periglioso, per mercede,credo vi sia con laltre istorie a mente,e come quella fata gli lo diedecon tutte le bellarme che Vulcanoavea gi date al cavallier troiano.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    101Altra volta a battaglia erano stati

    Mandricardo e Ruggier solo per questo;e per che caso fosser distornati,io nol dir, che gi v manifesto.Dopo non seran mai pi raccozzati,

    se non quivi ora; e Mandricardo presto,visto lo scudo, alz il superbo gridominacciando, e a Ruggier disse: Io ti sfido.

    102Tu la mia insegna, temerario, porti;

    n questo il primo d chio te lho detto.E credi, pazzo, ancor chio tel comporti,per una volta chio tebbi rispetto?Ma poi che n minaccie n confortiti pn questa follia levar del petto,ti mostrer quanto miglior partitotera davermi subito ubbidito.

    103Come ben riscaldato rrido legno

    a piccol soffio subito saccende,cos savampa di Ruggier lo sdegnoal primo motto che di questo intende. Ti pensi (disse) farmi stare al segno,perch questaltro ancor meco contende?Ma mostrerotti chio son buon per trreFrontino a lui, lo scudo a te dEttorre.

    104Unaltra volta pur per questo venni

    teco a battaglia, e non gran tempo anco;ma ducciderti allora mi contenni,perch tu non avevi spada al fianco.Questi fatti saran, quelli fur cenni;e mal sar per te quellaugel bianco,chantiqua insegna stata di mia gente:tu te lusurpi, io l porto giustamente.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    105 Anzi tusurpi tu linsegna mia!

    rispose Mandricardo; e trasse il brando,quello che poco inanzi per folliaavea gittato alla foresta Orlando.Il buon Ruggier, che di sua cortesia

    non pu non sempre ricordarsi, quandovide il Pagan chavea tratta la spada,lasci cader la lancia ne la strada.

    106E tutto a un tempo Balisarda stringe,

    la buona spada, e me lo scudo imbraccia:ma lAfricano in mezzo il destrier spinge,e Marfisa con lui presta si caccia;e luno questo, e laltro quel respinge,e priegano amendui che non si faccia.Rodomonte si duol che rotto il pattodue volte ha Mandricardo, che fu fatto.

    107Prima, credendo dacquistar Marfisa,

    fermato sera a far pi duna giostra;or per privar Ruggier duna divisa,di curar poco il re Agramante mostra. Se pur (dicea) di fare a questa guisa,finin prima tra noi la lite nostra,conveniente e pi debita assai,chalcuna di questaltre che prese hai.

    108Con tal condizion fu stabilita

    la triegua e questo accordo ch fra nui.Come la pugna teco avr finita,poi del destrier risponder a costui.Tu del tuo scudo, rimanendo in vita,la lite avrai da terminar con lui;ma ti dar da far tanto, mi spero,che non navanzar troppo a Ruggiero.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    109 La parte che ti pensi, non navrai

    (rispose Mandricardo a Rodomonte):io te ne dar pi che non vorrai,e ti far sudar dal pi alla fronte:e me ne rimarr per darne assai

    (come non manca mai lacqua del fonte)et a Ruggiero et a millaltri seco,e a tutto il mondo che la voglia meco.

    110Moltiplicavan lire e le parole

    quando da questo e quando da quel lato:con Rodomonte e con Ruggier la vuoletutto in un tempo Mandricardo irato;Ruggier, choltraggio sopportar non suole,non vuol pi accordo, anzi litigio e piato.Marfisa or va da questo, or da quel cantoper riparar, ma non pu sola tanto.

    111Come il villan, se fuor per lalte sponde

    trapela il fiume e cerca nuova strada,frettoloso a vietar che non affondei verdi paschi e la sperata biada,chiude una via et unaltra, e si confonde;che se ripara quinci che non cada,quindi vede lassar gli argini molli,e fuor lacqua spicciar con pi rampolli:

    112cos, mentre Ruggiero e Mandricardo

    e Rodomonte son tutti sozzopra,chognun vuol dimostrarsi pi gagliardo,et ai compagni rimaner di sopra,Marfisa ad acchetarli have riguardo,e saffatica, e perde il tempo e lopra;che, come ne spicca uno e lo ritira,gli altri duo risalir vede con ira.

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    Op.Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    113Marfisa, che volea porgli daccordo,

    dicea: Signori, udite il mio consiglio:differire ogni lite buon ricordofin chAgramante sia fuor di periglio.Sognun vuole al suo fatto essere ingordo,

    anchio con Mandricardo mi ripiglio;e vo vedere al fin se guadagnarme,come egli ha detto, buon per forza darme.

    114Ma se si de soccorrere Agramante,

    soccorrasi, e tra noi non si contenda. Per me non si star dandare inante(disse Ruggier), pur che l destrier si renda.O che mi dia il cavallo, a far di tanteuna parola, o che da me il difenda:o che qui morto ho da restare, o chioin campo ho da tornar sul destrier mio.

    115Rispose Rodomonte: Ottener questo

    non fia cos, come quellaltro, lieve. E seguit dicendo: Io ti protestoche, salcun danno il nostro re riceve,fia per tua colpa; chio per me non restodi fare a tempo quel che far si deve. Ruggiero a quel protesto poco bada;ma stretto dal furor stringe la spada.

    116Al re dAlgier come cingial si scaglia,

    e lurta con lo scudo e con la spalla;e in modo lo disordina e sbarraglia,che fa che duna staffa il pi gli falla.Mandricardo gli grida: O la battagliadifferisci, Ruggiero, o meco flla; e crudele e fellon pi che mai fosse,Ruggier su lelmo in questo dir percosse.

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    117Fin sul collo al destrier Ruggier sinchina,

    n, quando vuolsi rilevar, si puote;perch gli sopragiunge la ruinadel figlio dUlien che lo percuote.Se non era di tempra adamantina,

    fesso lelmo gli avria fin tra le gote.Apre Ruggier le mani per lambascia,e luna il fren, laltra la spada lascia.

    118Se lo porta il destrier per la campagna:

    dietro gli resta in terra Balisarda.Marfisa che quel d fatta compagnase gli era darme, par chavampi et arda,che solo fra que duo cos rimagna:e come era magnanima e gagliarda,si drizza a Mandricardo, e col poterechavea maggior, sopra la testa il fiere.

    119Rodomonte a Ruggier dietro si spinge:

    vinto Frontin, sunaltra gli nappicca;ma Ricciardetto con Vivian si stringe,e tra Ruggiero e l Saracin si ficca.Luno urta Rodomonte e lo rispinge,e da Ruggier per forza lo dispicca;laltro la spada sua, che fu Viviano,pone a Ruggier, gi risentito, in mano.

    120Tosto che l buon Ruggiero in s ritorna,

    e che Vivian la spada gli appresenta,a vendicar lingiuria non soggiorna,e verso il re dAlgier ratto saventa,come il leon che tolto su le cornadal bue sia stato, e che l dolor non senta:s sdegno et ira et impeto laffretta,stimula e sferza a far la sua vendetta.

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    121Ruggier sul capo al Saracin tempesta:

    e se la spada sua si ritrovasse,che, come ho detto, al comminciar di questapugna, di man gran fellonia gli trasse,mi credo cha difendere la testa

    di Rodomonte lelmo non bastasse,lelmo che fece il re far di Babellequando muover pens guerra alle stelle.

    122La Discordia, credendo non potere

    altro esser quivi che contese e risse,n vi dovesse mai pi luogo avereo pace o triegua, alla sorella dissechomai sicuramente a rivederei monachetti suoi seco venisse.Lascinle andare, e stin noi dove in fronteRuggiero avea ferito Rodomonte.

    123Fu il colpo di Ruggier di s gran forza,

    che fece in su la groppa di Frontinopercuoter lelmo e quella dura scorzadi chavea armato il dosso il Saracino,e lui tre volte e quattro a poggia e ad orzapiegar per gire in terra a capo chino;e la spada egli ancora avria perduta,se legata alla man non fosse suta.

    124Avea Marfisa a Mandricardo intanto

    fatto sudar la fronte, il viso e il petto,et egli aveva a lei fatto altretanto;ma s losbergo dambi era perfetto,che mai potr falsarlo in nessun canto,e stati eran sin qui pari in effetto:ma in un voltar che fece il suo destriero,bisogno ebbe Marfisa di Ruggiero.

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    125Il destrier di Marfisa in un voltarsi

    che fece stretto, overa molle il prato,sdrucciol in guisa, che non pot aitarsidi non tutto cader sul destro lato;e nel volere in fretta rilevarsi,

    da Brigliador fu pel traverso urtato,con che il pagan poco cortese venne;s che cader di nuovo gli convenne.

    126Ruggier che la donzella a mal partito

    vide giacer, non differ il soccorso,or che lagio navea, poi che storditoda s lontan quellaltro era trascorso:fer su lelmo il Tartaro; e partitoquel colpo gli avria il capo, come un torso,se Ruggier Balisarda avesse avuta,o Mandricardo in capo altra barbuta.

    127Il re dAlgier che si risente in questo,

    si volge intorno, e Ricciardetto vede;e si ricorda che gli fu molestodianzi, quando soccorso a Ruggier diede.

    A lui si drizza, e saria stato prestoa darli del ben fare aspra mercede,se con grande arte e nuovo incanto tostonon se gli fosse Malagigi opposto.

    128Malagigi, che sa dogni malia

    quel che ne sappia alcun mago eccellente,ancor che l libro suo seco non sia,con che fermare il sole era possente,pur la scongiurazione onde soliacommandare ai demonii aveva a mente:tosto in corpo al ronzino un ne constringedi Doralice, et in furor lo spinge.

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    129Nel mansueto ubino che sul dosso

    avea la figlia del re Stordilano,fece entrar un degli angel di Minossosol con parole il frate di Viviano:e quel che dianzi mai non sera mosso,

    se non quanto ubidito avea alla mano,or dimproviso spicc in aria un salto,che trenta pi fu lungo e sedeci alto.

    130Fu grande il salto, non per di sorte

    che ne dovesse alcun perder la sella.Quando si vide in alto, grid forte(che si tenne per morta) la donzella.Quel ronzin, come il diavol se lo porte,dopo un gran salto se ne va con quella,che pur grida soccorso, in tanta fretta,che non lavrebbe giunto una saetta.

    131Da la battaglia il figlio dUlieno

    si lev al primo suon di quella voce;e dove furiava il palafreno,per la donna aiutar nand veloce.Mandricardo di lui non fece meno,n pi a Ruggier, n pi a Marfisa nce;ma, senza chieder loro o paci o tregue,e Rodomonte e Doralice segue.

    132Marfisa intanto si lev di terra,

    e tutta ardendo di disdegno e dira,credesi far la sua vendetta, et erra;che troppo lungi il suo nimico mira.Ruggier, chaver tal fin vede la guerra,rugge come un leon, non che sospira.Ben sanno che Frontino e Brigliadorogiunger non ponno coi cavalli loro.

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    133Ruggier non vuol cessar fin che decisa

    col re dAlgier non labbia del cavallo:non vuol quietar il Tartaro Marfisa,che provato a suo senno anco non hallo.Lasciar la sua querela a questa guisa

    parrebbe alluno e allaltro troppo fallo.Di commune parer disegno fassidi chi offesi gli avea seguire i passi.

    134Nel campo saracin li troveranno,

    quando non possan ritrovarli prima;che per levar lassedio iti seranno,prima che l re di Francia il tutto opprima.Cos dirittamente se ne vannodove averli a man salva fanno stima.Gi non and Ruggier cos di botto,che non facesse ai suoi compagni motto.

    135Ruggier se ne ritorna ove in disparte

    era il fratel de la sua donna bella,e se gli proferisce in ogni parteamico, per fortuna e buona e fella:indi lo priega (e lo fa con bella arte)che saluti in suo nome la sorella;e questo cos ben gli venne detto,che n a lui di n agli altri alcun sospetto.

    136E da lui, da Vivian, da Malagigi,

    dal ferito Aldigier tolse commiato.Si proferiro anchessi alli servigidi lui, debitor sempre in ogni lato.Marfisa avea s il cor dire a Parigi,che l salutar gli amici avea scordato;ma Malagigi and tanto e Viviano,che pur la salutaron di lontano;

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventiseiesimo

    137e cos Ricciardetto; ma Aldigiero

    giace, e convien che suo mal grado resti.Verso Parigi avean preso il sentieroquelli duo prima, et or lo piglian questi.Dirvi, Signor, ne laltro canto spero

    miracolosi e sopraumani gesti,che con danno degli uomini di Carloambe le coppie fr, di chio vi parlo.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventisettesimo

    Canto 27

    1

    Molti consigli de le donne sonomeglio improviso, cha pensarvi, usciti;che questo speziale e proprio donofra tanti e tanti lor dal ciel largiti.Ma pu mal quel degli uomini esser buono,

    che maturo discorso non aiti,ove non sabbia a ruminarvi sopraspeso alcun tempo e molto studio et opra.

    2

    Parve, e non fu per buono il consigliodi Malagigi, ancor che (come ho detto)per questo di grandissimo periglioliberassi il cugin suo Ricciardetto.

    A levare indi Rodomonte e il figliodel re Agrican, lo spirto avea constretto,non avvertendo che sarebbon trattidove i cristian ne rimarrian disfatti.

    3

    Ma se spazio a pensarvi avesse avuto,creder si pu che dato similmenteal suo cugino avria debito aiuto,n fatto danno alla cristiana gente.Commandare allo spirto avria potuto,challa via di levante o di ponentes dilungata avesse la donzella,che non nudisse Francia pi novella.

    4

    Cos gli amanti suoi lavrian seguita,come a Parigi, anco in ognaltro loco;ma fu questa avvertenza inavvertitada Malagigi, per pensarvi poco:e la Malignit dal ciel bandita,che sempre vorria sangue e strage e fuoco,prese la via donde pi Carlo afflisse,poi che nessuna il mastro gli prescrisse.

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventisettesimo

    5

    Il palafren chavea il demonio al fianco,port la spaventata Doralice,che non pot arrestarla fiume, e mancofossa, bosco, palude, erta o pendice;fin che per mezzo il campo inglese e franco,

    e laltra moltitudine fautricede linsegne di Cristo, rassegnatanon lebbe al padre suo re di Granata.

    6

    Rodomonte col figlio dAgricanela seguitaro il primo giorno un pezzo,che le vedean le spalle, ma lontane:di vista poi perderonla da sezzo,e venner per la traccia, come il canela lepre o il capriol trovare avezzo;n si fermr, che furo in parte, dovedi lei chera col padre ebbono nuove.

    7

    Guardati, Carlo, che l ti viene adossotanto furor, chio non ti veggo scampo:n questi pur, ma l re Gradasso mossocon Sacripante a danno del tuo campo.Fortuna, per toccarti fin allosso,ti tolle a un tempo luno e laltro lampodi forza e di saper, che vivea teco;e tu rimaso in tenebre sei cieco.

    8

    Io ti dico dOrlando e di Rinaldo;che luno al tutto furioso e folle,al sereno, alla pioggia, al freddo, al caldo,nudo va discorrendo il piano e l colle:laltro, con senno non troppo pi saldo,dappresso al gran bisogno ti si tolle;che non trovando Angelica in Parigi,si parte, e va cercandone vestigi.

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    Op.Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto ventisettesimo

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    Un fraudolente vecchio incantatoregli fe (come a principio vi si disse)creder per un fantastico suo errore,che con Orlando Angelica venisse:onde di gelosia tocco nel core,

    de la maggior chamante mai sentisse,venne a Parigi, e come apparve in corte,dire in Bretagna gli tocc per sorte.

    10

    Or fatta la battaglia onde portonneegli lonor daver chiuso Agramante,torn a Parigi, e monister di donnee case e rcche cerc tutte quante.Se murata non tra le colonne,lavria trovata il curioso amante.Vedendo al fin chella non v n Orlando,amenduo va con gran disio cercando.

    11

    Pens che dentro Anglante o dentro a Bravase la godesse Orlando in festa e in giuoco;e qua e l per ritrovarla andava,n in quel