Ludovico Ariosto - Orlando Furioso (Vol.I)

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  • 8/21/2019 Ludovico Ariosto - Orlando Furioso (Vol.I)

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    Ludovico Ariosto

    Orlando furioso

    Volume primo (canti 124)

    Op.Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

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    Edizioni di riferimentoelettroniche

    Liz, Letteratura Italiana Zanichellia stampaLudovico Ariosto,Orlando furioso, a cura di L. Caretti, Torino, Einaudi, 1966[testo Debenedetti-Segre, Bologna, 1960]

    DesignGraphiti, Firenze

    ImpaginazioneThsis, Firenze-Milano

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    Op.Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso

    Sommario

    Canto 1........................................................................................................... 5

    Canto 2......................................................................................................... 26

    Canto 3......................................................................................................... 45Canto 4......................................................................................................... 65

    Canto 5......................................................................................................... 83

    Canto 6....................................................................................................... 106

    Canto 7....................................................................................................... 127

    Canto 8....................................................................................................... 147

    Canto 9....................................................................................................... 170

    Canto 10..................................................................................................... 194

    Canto 11..................................................................................................... 223

    Canto 12..................................................................................................... 244

    Canto 13..................................................................................................... 268

    Canto 14..................................................................................................... 289

    Canto 15..................................................................................................... 323

    Canto 16..................................................................................................... 350

    Canto 17..................................................................................................... 373

    Canto 18..................................................................................................... 407

    Canto 19..................................................................................................... 455

    Canto 20..................................................................................................... 482

    Canto 21..................................................................................................... 518

    Canto 22..................................................................................................... 536

    Canto 23..................................................................................................... 561

    Canto 24..................................................................................................... 595

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto primo

    Canto 1

    1Le donne, i cavallier, larme, gli amori,

    le cortesie, laudaci imprese io canto,che furo al tempo che passaro i MoridAfrica il ma re, e in Francia nocquer tanto,seguendo lire e i giovenil furori

    dAgramante lor re, che si di vantodi vendicar la morte di Troianosopra re Carlo imperator romano.

    2Dir dOrlando in un medesmo tratto

    cosa non detta in prosa mai n in rima:che per amor venne in furore e matto,duom che s saggio era stimato prima;se da colei che tal quasi mha fatto,che l poco ingegno ad or ad or mi lima,me ne sar per tanto concesso,che mi basti a finir quanto ho promesso.

    3Piacciavi, generosa Erculea prole,

    ornamento e splendor del secol nostro,Ippolito, aggradir questo che vuolee darvi sol pu lumil servo vostro.Quel chio vi debbo, posso di parolepagare in parte, e dopera dinchiostro;n che poco io vi dia da imputar sono;che quanto io posso dar, tutto vi dono.

    4Voi sentirete fra i pi degni eroi,

    che nominar con laude mapparecchio,ricordar quel Ruggier, che fu di voie de vostri avi illustri il ceppo vecchio.Lalto valore e chiari gesti suoivi far udir, se voi mi date orecchio,e vostri alti pensier cedino un poco,s che tra lor miei versi abbiano loco.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto primo

    5Orlando, che gran tempo inamorato

    fu de la bella Angelica, e per leiin India, in Media, in Tartaria lasciatoavea infiniti et immortal trofei,in Ponente con essa era tornato,

    dove sotto i gran monti Pireneicon la gente di Francia e de Lamagnare Carlo era attendato alla campagna,

    6per far al re Marsilio e al re Agramante

    battersi ancor del folle ardir la guancia,daver condotto, lun, dAfrica quantegenti erano atte a portar spada e lancia;laltro, daver spinta la Spagna inantea destruzion del bel regno di Francia.E cos Orlando arriv quivi a punto:ma tosto si pent desservi giunto;

    7che vi fu tolta la sua donna poi:

    ecco il giudicio uman come spesso erra!Quella che dagli esperii ai liti eoiavea difesa con s lunga guerra,or tolta gli fra tanti amici suoi,senza spada adoprar, ne la sua terra.Il savio imperator, chestinguer vlseun grave incendio, fu che gli la tolse.

    8Nata pochi d inanzi era una gara

    tra il conte Orlando e il suo cugin Rinaldo;che ambi avean per la bellezza raradamoroso disio lanimo caldo.Carlo, che non avea tal lite cara,che gli rendea laiuto lor men saldo,questa donzella, che la causa nera,tolse, e di in mano al duca di Bavera;

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto primo

    9in premio promettendola a quel dessi

    chin quel conflitto, in quella gran giornata,degli infideli pi copia uccidessi,e di sua man prestassi opra pi grata.Contrari ai voti poi furo i successi;

    chin fuga and la gente battezzata,e con molti altri fu l duca prigione,e rest abbandonato il padiglione.

    10Dove, poi che rimase la donzella

    chesser dovea del vincitor mercede,inanzi al caso era salita in sella,e quando bisogn le spalle diede,presaga che quel giorno esser rubelladovea Fortuna alla cristiana fede:entr in un bosco, e ne la stretta viarincontr un cavallier cha pi vena.

    11Indosso la corazza, lelmo in testa,

    la spada al fianco, e in braccio avea lo scudo;e pi leggier correa per la foresta,chal pallio rosso il villan mezzo ignudo.Timida pastorella mai s prestanon volse piede inanzi a serpe crudo,come Angelica tosto il freno torse,che del guerrier, cha pi vena, saccorse.

    12Era costui quel paladin gagliardo,

    figliuol dAmon, signor di Montalbano,a cui pur dianzi il suo destrier Baiardoper strano caso uscito era di mano.Come alla donna egli drizz lo sguardo,riconobbe, quantunque di lontano,langelico sembiante e quel bel voltochallamorose reti il tenea involto.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto primo

    13La donna il palafreno a dietro volta,

    e per la selva a tutta briglia il caccia;n per la rara pi che per la folta,la pi sicura e miglior via procaccia:ma pallida, tremando, e di s tolta,

    lascia cura al destrier che la via faccia.Di su di gi, ne lalta selva fieratanto gir, che venne a una riviera.

    14Su la riviera Ferra trovosse

    di sudor pieno e tutto polveroso.Da la battaglia dianzi lo rimosseun gran disio di bere e di riposo;e poi, mal grado suo, quivi fermosse,perch, de lacqua ingordo e frettoloso,lelmo nel fiume si lasci cadere,n lavea potuto anco riavere.

    15Quanto potea pi forte, ne veniva

    gridando la donzella ispaventata.A quella voce salta in su la rivail Saracino, e nel viso la guata;e la conosce subito charriva,ben che di timor pallida e turbata,e sien pi d che non nud novella,che senza dubbio ell Angelica bella.

    16E perch era cortese, e navea forse

    non men dei dui cugini il petto caldo,laiuto che potea, tutto le porse,pur come avesse lelmo, ardito e baldo:trasse la spada, e minacciando corsedove poco di lui temea Rinaldo.Pi volte seran gi non pur veduti,mal paragon de larme conosciuti.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto primo

    17Comincir quivi una crudel battaglia,

    come a pi si trovr, coi brandi ignudi:non che le piastre e la minuta maglia,ma ai colpi lor non reggerian glincudi.Or, mentre lun con laltro si travaglia,

    bisogna al palafren che l passo studi;che quanto pu menar de le calcagna,colei lo caccia al bosco e alla campagna.

    18Poi che saffaticr gran pezzo invano

    i duo guerrier per por lun laltro sotto,quando non meno era con larme in manoquesto di quel, n quel di questo dotto;fu primiero il signor di Montalbano,chal cavallier di Spagna fece motto,s come quel cha nel cor tanto fuoco,che tutto narde e non ritrova loco.

    19Disse al pagan: Me sol creduto avrai,

    e pur avrai te meco ancora offeso:se questo avvien perch i fulgenti raidel nuovo sol tabbino il petto acceso,di farmi qui tardar che guadagno hai?che quando ancor tu mabbi morto o preso,non per tua la bella donna fia;che, mentre noi tardian, se ne va via.

    20Quanto fia meglio, amandola tu ancora,

    che tu le venga a traversar la strada,a ritenerla e farle far dimora,prima che pi lontana se ne vada!Come lavremo in potestate, alloradi chesser de si provi con la spada:non so altrimenti, dopo un lungo affanno,che possa riuscirci altro che danno.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto primo

    21Al pagan la proposta non dispiacque:

    cos fu differita la tenzone;e tal tregua tra lor subito nacque,s lodio e lira va in oblivione,che l pagano al partir da le fresche acque

    non lasci a piedi il buon figliol dAmone:con preghi invita, et al fin toglie in groppa,e per lorme dAngelica galoppa.

    22Oh gran bont de cavallieri antiqui!

    Eran rivali, eran di f diversi,e si sentian degli aspri colpi iniquiper tutta la persona anco dolersi;e pur per selve oscure e calli obliquiinsieme van senza sospetto aversi.Da quattro sproni il destrier punto arrivaove una strada in due si dipartiva.

    23E come quei che non sapean se luna

    o laltra via facesse la donzella(per che senza differenzia alcunaapparia in amendue lorma novella),si messero ad arbitrio di fortuna,Rinaldo a questa, il Saracino a quella.Pel bosco Ferra molto savvolse,e ritrovossi al fine onde si tolse.

    24Pur si ritrova ancor su la riviera,

    l dove lelmo gli casc ne londe.Poi che la donna ritrovar non spera,per aver lelmo che l fiume gli asconde,in quella parte onde caduto gli eradiscende ne lestreme umide sponde:ma quello era s fitto ne la sabbia,che molto avr da far prima che labbia.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto primo

    25Con un gran ramo dalbero rimondo,

    di chavea fatto una pertica lunga,tenta il fiume e ricerca sino al fondo,n loco lascia ove non batta e punga.Mentre con la maggior stizza del mondo

    tanto lindugio suo quivi prolunga,vede di mezzo il fiume un cavallieroinsino al petto uscir, daspetto fiero.

    26Era, fuor che la testa, tutto armato,

    et avea un elmo ne la destra mano:avea il medesimo elmo che cercatoda Ferra fu lungamente invano.

    A Ferra parl come adirato,e disse: Ah mancator di f, marano!perch di lasciar lelmo anche taggrevi,che render gi gran tempo mi dovevi?

    27Ricordati, pagan, quando uccidesti

    dAngelica il fratel (che son quellio),dietro allaltrarme tu mi promettestigittar fra pochi d lelmo nel rio.Or se Fortuna (quel che non volestifar tu) pone ad effetto il voler mio,non ti turbare; e se turbar ti di,turbati che di f mancato sei.

    28Ma se desir pur hai dun elmo fino,

    trovane un altro, et abbil con pi onore;un tal ne porta Orlando paladino,un tal Rinaldo, e forse anco migliore:lun fu dAlmonte, e laltro di Mambrino:acquista un di quei duo col tuo valore;e questo, chai gi di lasciarmi detto,farai bene a lasciarmi con effetto.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto primo

    29Allapparir che fece allimprovviso

    de lacqua lombra, ogni pelo arricciossi,e scolorossi al Saracino il viso;la voce, chera per uscir, fermossi.Udendo poi da lArgalia, chucciso

    quivi avea gi (che lArgalia nomossi),la rotta fede cos improverarse,di scorno e dira dentro e di fuor arse.

    30N tempo avendo a pensar altra scusa,

    e conoscendo ben che l ver gli disse,rest senza risposta a bocca chiusa;ma la vergogna il cor s gli traffisse,che giur per la vita di Lanfusanon voler mai chaltro elmo lo coprisse,se non quel buono che gi in Aspramontetrasse del capo Orlando al fiero Almonte.

    31E serv meglio questo giuramento,

    che non avea quellaltro fatto prima.Quindi si parte tanto malcontento,che molti giorni poi si rode e lima.Sol di cercare il paladino intentodi qua di l, dove trovarlo stima.

    Altra ventura al buon Rinaldo accade,che da costui tenea diverse strade.

    32Non molto va Rinaldo, che si vede

    saltare inanzi il suo destrier feroce: Ferma, Baiardo mio, deh, ferma il piede!che lesser senza te troppo mi nuoce. Per questo il destrier sordo a lui non riede,anzi pi se ne va sempre veloce.Segue Rinaldo, e dira si distrugge:ma seguitiamo Angelica che fugge.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto primo

    33Fugge tra selve spaventose e scure,

    per lochi inabitati, ermi e selvaggi.Il mover de le frondi e di verzure,che di cerri sentia, dolmi e di faggi,fatto le avea con subite paure

    trovar di qua di l strani viaggi;chad ogni ombra veduta o in monte o in valle,temea Rinaldo aver sempre alle spalle.

    34Qual pargoletta o damma o capriuola,

    che tra le fronde del natio boschettoalla madre veduta abbia la golastringer dal pardo, o aprirle l fianco o l petto,di selva in selva dal crudel sinvola,e di paura triema e di sospetto:ad ogni sterpo che passando tocca,esser si crede allempia fera in bocca.

    35Quel d e la notte e mezzo laltro giorno

    sand aggirando, e non sapeva dove.Trovossi al fine in un boschetto adorno,che lievemente la fresca aura muove.Duo chiari rivi, mormorando intorno,sempre lerbe vi fan tenere e nuove;e rendea ad ascoltar dolce concento,rotto tra picciol sassi, il correr lento.

    36Quivi parendo a lei desser sicura

    e lontana a Rinaldo mille miglia,da la via stanca e da lestiva arsura,di riposare alquanto si consiglia:tra fiori smonta, e lascia alla pasturaandare il palafren senza la briglia;e quel va errando intorno alle chiare onde,che di fresca erba avean piene le sponde.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto primo

    37Ecco non lungi un bel cespuglio vede

    di prun fioriti e di vermiglie rose,che de le liquide onde al specchio siede,chiuso dal sol fra lalte quercie ombrose;cos vto nel mezzo, che concede

    fresca stanza fra lombre pi nascose:e la foglia coi rami in modo mista,che l sol non ventra, non che minor vista.

    38Dentro letto vi fan tenere erbette,

    chinvitano a posar chi sappresenta.La bella donna in mezzo a quel si mette;ivi si corca, et ivi saddormenta.Ma non per lungo spazio cos stette,che un calpestio le par che venir senta:cheta si leva, e appresso alla rivieravede charmato un cavallier giuntera.

    39Se gli amico o nemico non comprende:

    tema e speranza il dubbio cuor le scuote;e di quella aventura il fine attende,n pur dun sol sospir laria percuote.Il cavalliero in riva al fiume scendesopra lun braccio a riposar le gote;e in un suo gran pensier tanto pentra,che par cangiato in insensibil pietra.

    40Pensoso pi dunora a capo basso

    stette, Signore, il cavallier dolente;poi cominci con suono afflitto e lassoa lamentarsi s soavemente,chavrebbe di piet spezzato un sasso,una tigre crudel fatta clemente.Sospirando piangea, tal chun ruscelloparean le guancie, e l petto un Mongibello.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto primo

    41 Pensier (dicea) che l cor maggiacci et ardi,

    e causi il duol che sempre il rode e lima,che debbo far, poi chio son giunto tardi,e chaltri a crre il frutto andato prima?a pena avuto io nho parole e sguardi,

    et altri nha tutta la spoglia opima.Se non ne tocca a me frutto n fiore,perch affliger per lei mi vuo pi il core?

    42La verginella simile alla rosa,

    chin bel giardin su la nativa spinamentre sola e sicura si riposa,n gregge n pastor se le avicina;laura soave e lalba rugiadosa,lacqua, la terra al suo favor sinchina:gioveni vaghi e donne inamorateamano averne e seni e tempie ornate.

    43Ma non s tosto dal materno stelo

    rimossa viene e dal suo ceppo verde,che quanto avea dagli uomini e dal cielofavor, grazia e bellezza, tutto perde.La vergine che l fior, di che pi zeloche de begli occhi e de la vita aver de,lascia altrui crre, il pregio chavea inantiperde nel cor di tutti gli altri amanti.

    44Sia vile agli altri, e da quel solo amata

    a cui di s fece s larga copia.Ah, Fortuna crudel, Fortuna ingrata!trionfan gli altri, e ne moro io dinopia.Dunque esser pu che non mi sia pi grata?dunque io posso lasciar mia vita propia?

    Ah, pi tosto oggi manchino i d miei,chio viva pi, samar non debbo lei!

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto primo

    45Se mi domanda alcun chi costui sia,

    che versa sopra il rio lacrime tante,io dir chegli il re di Circassia,quel damor travagliato Sacripante;io dir ancor, che di sua pena ria

    sia prima e sola causa essere amante,e pur un degli amanti di costei:e ben riconosciuto fu da lei.

    46Appresso ove il sol cade, per suo amore

    venuto era dal capo dOriente;che seppe in India con suo gran dolore,come ella Orlando sequit in Ponente:poi seppe in Francia che limperatoresequestrata lavea da laltra gente,per darla allun de duo che contra il Moropi quel giorno aiutasse i Gigli doro.

    47Stato era in campo, e inteso avea di quella

    rotta crudel che dianzi ebbe re Carlo:cerc vestigio dAngelica bella,n potuto avea ancora ritrovarlo.Questa dunque la trista e ria novellache damorosa doglia fa penarlo,affligger, lamentare e dir paroleche di piet potrian fermare il sole.

    48Mentre costui cos saffligge e duole,

    e fa degli occhi suoi tepida fonte,e dice queste e molte altre parole,che non mi par bisogno esser racconte;laventurosa sua fortuna vuolechalle orecchie dAngelica sian conte:e cos quel ne viene a unora, a un punto,chin mille anni o mai pi non raggiunto.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto primo

    49Con molta attenzion la bella donna

    al pianto, alle parole, al modo attendedi colui chin amarla non assonna;n questo il primo d chella lintende:ma dura e fredda pi duna colonna,

    ad averne piet non per scende;come colei cha tutto il mondo a sdegno,e non le par chalcun sia di lei degno.

    50Pur tra quei boschi il ritrovarsi sola

    le fa pensar di tor costui per guida;che chi ne lacqua sta fin alla gola,ben ostinato se merc non grida.Se questa occasione or se linvola,non trover mai pi scorta s fida;cha lunga prova conosciuto inantesavea quel re fedel sopra ogni amante.

    51Ma non per disegna de laffanno

    che lo distrugge alleggierir chi lama,e ristorar dogni passato dannocon quel piacer chogni amator pi brama:ma alcuna finzione, alcuno ingannodi tenerlo in speranza ordisce e trama;tanto cha quel bisogno se ne serva,poi torni alluso suo dura e proterva.

    52E fuor di quel cespuglio oscuro e cieco

    fa di s bella et improvisa mostra,come di selva o fuor dombroso specoDiana in scena o Citerea si mostra;e dice allapparir: Pace sia teco;teco difenda Dio la fama nostra,e non comporti, contra ogni ragione,chabbi di me s falsa opinione.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto primo

    53Non mai con tanto gaudio o stupor tanto

    lev gli occhi al figliuolo alcuna madre,chavea per morto sospirato e pianto,poi che senza esso ud tornar le squadre;con quanto gaudio il Saracin, con quanto

    stupor lalta presenza e le leggiadremaniere e il vero angelico sembiante,improviso apparir si vide inante.

    54Pieno di dolce e damoroso affetto,

    alla sua donna, alla sua diva corse,che con le braccia al collo il tenne stretto,quel chal Catai non avria fatto forse.

    Al patrio regno, al suo natio ricetto,seco avendo costui, lanimo torse:subito in lei savviva la speranzadi tosto riveder sua ricca stanza.

    55Ella gli rende conto pienamente

    dal giorno che mandato fu da leia domandar soccorso in Orienteal re de Sericani e Nabatei;e come Orlando la guard soventeda morte, da disnor, da casi rei;e che l fior virginal cos avea salvo,come se lo port del materno alvo.

    56Forse era ver, ma non per credibile

    a chi del senso suo fosse signore;ma parve facilmente a lui possibile,chera perduto in via pi grave errore.Quel che luom vede, Amor gli fa invisibile,e linvisibil fa vedere Amore.Questo creduto fu; che l miser suoledar facile credenza a quel che vuole.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto primo

    57 Se mal si seppe il cavallier dAnglante

    pigliar per sua sciochezza il tempo buono,il danno se ne avr; che da qui inantenol chiamer Fortuna a s gran dono(tra s tacito parla Sacripante):

    ma io per imitarlo gi non sono,che lasci tanto ben che m concesso,e cha doler poi mabbia di me stesso.

    58Corr la fresca e matutina rosa,

    che, tardando, stagion perder potria.So ben cha donna non si pu far cosache pi soave e pi piacevol sia,ancor che se ne mostri disdegnosa,e talor mesta e flebil se ne stia:non star per repulsa o finto sdegno,chio non adombri e incarni il mio disegno.

    59Cos dice egli; e mentre sapparecchia

    al dolce assalto, un gran rumor che suonadal vicin bosco glintruona lorecchia,s che mal grado limpresa abbandona:e si pon lelmo (chavea usanza vecchiadi portar sempre armata la persona),viene al destriero e gli ripon la briglia,rimonta in sella e la sua lancia piglia.

    60Ecco pel bosco un cavallier venire,

    il cui sembiante duom gagliardo e fiero:candido come nieve il suo vestire,un bianco pennoncello ha per cimiero.Re Sacripante, che non pu patireche quel con limportuno suo sentierogli abbia interrotto il gran piacer chavea,con vista il guarda disdegnosa e rea.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto primo

    61Come pi presso, lo sfida a battaglia;

    che crede ben fargli votar larcione.Quel che di lui non stimo gi che vagliaun grano meno, e ne fa paragone,lorgogliose minaccie a mezzo taglia,

    sprona a un tempo, e la lancia in resta pone.Sacripante ritorna con tempesta,e corronsi a ferir testa per testa.

    62Non si vanno i leoni o i tori in salto

    a dar di petto, ad accozzar s crudi,s come i duo guerrieri al fiero assalto,che parimente si passr gli scudi.Fe lo scontro tremar dal basso allaltolerbose valli insino ai poggi ignudi;e ben giov che fur buoni e perfettigli osberghi s, che lor salvaro i petti.

    63Gi non fro i cavalli un correr torto,

    anzi cozzaro a guisa di montoni:quel del guerrier pagan mor di corto,chera vivendo in numero de buoni;quellaltro cadde ancor, ma fu risortotosto chal fianco si sent gli sproni.Quel del re saracin rest distesoadosso al suo signor con tutto il peso.

    64Lincognito campion che rest ritto,

    e vide laltro col cavallo in terra,stimando avere assai di quel conflitto,non si cur di rinovar la guerra;ma dove per la selva il camin dritto,correndo a tutta briglia si disserra;e prima che di briga esca il pagano,un miglio o poco meno gi lontano.

  • 8/21/2019 Ludovico Ariosto - Orlando Furioso (Vol.I)

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    Op.Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto primo

    65Qual istordito e stupido aratore,

    poi ch passato il fulmine, si levadi l dove laltissimo fragoreappresso ai morti buoi steso laveva;che mira senza fronde e senza onore

    il pin che di lontan veder soleva:tal si lev il pagano a pi rimaso,Angelica presente al duro caso.

    66Sospira e geme, non perch lannoi

    che piede o braccia sabbi rotto o mosso,ma per vergogna sola, onde a d suoin pria n dopo il viso ebbe s rosso:e pi, choltre al cader, sua donna poifu che gli tolse il gran peso dadosso.Muto restava, mi credio, se quellanon gli rendea la voce e la favella.

    67 Deh! (dissella) signor, non vi rincresca!

    che del cader non la colpa vostra,ma del cavallo, a cui riposo et escameglio si convenia che nuova giostra.N perci quel guerrier sua gloria accresca;che desser stato il perditor dimostra:cos, per quel chio me ne sappia, stimo,quando a lasciare il campo stato primo.

    68Mentre costei conforta il Saracino,

    ecco col corno e con la tasca al fianco,galoppando venir sopra un ronzinoun messaggier che parea afflitto e stanco;che come a Sacripante fu vicino,gli domand se con un scudo biancoe con un bianco pennoncello in testavide un guerrier passar per la foresta.

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto primo

    69Rispose Sacripante: Come vedi,

    mha qui abbattuto, e se ne parte or ora;e perchio sappia chi mha messo a piedi,fa che per nome io lo conosca ancora. Et egli a lui: Di quel che tu mi chiedi

    io ti satisfar senza dimora:tu di saper che ti lev di sellalalto valor duna gentil donzella.

    70Ella gagliarda, et pi bella molto;

    n il suo famoso nome anco tascondo:fu Bradamante quella che tha toltoquanto onor mai tu guadagnasti al mondo. Poi chebbe cos detto, a freno scioltoil Saracin lasci poco giocondo,che non sa che si dica o che si faccia,tutto avvampato di vergogna in faccia.

    71Poi che gran pezzo al caso intervenuto

    ebbe pensato invano, e finalmentesi trov da una femina abbattuto,che pensandovi pi, pi dolor sente;mont laltro destrier, tacito e muto:e senza far parola, chetamentetolse Angelica in groppa, e differillaa pi lieto uso, a stanza pi tranquilla.

    72Non furo iti duo miglia, che sonare

    odon la selva che li cinge intorno,con tal rumore e strepito, che pareche triemi la foresta dognintorno;e poco dopo un gran destrier nappare,doro guernito, e riccamente adorno,che salta macchie e rivi, et a fracassoarbori mena e ci che vieta il passo.

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto primo

    73 Se lintricati rami e laer fosco

    (disse la donna) agli occhi non contende,Baiardo quel destrier chin mezzo il boscocon tal rumor la chiusa via si fende.Questo certo Baiardo, io l riconosco:

    deh, come ben nostro bisogno intende!chun sol ronzin per dui saria mal atto,e ne viene egli a satisfarci ratto.

    74Smonta il Circasso et al destrier saccosta,

    e si pensava dar di mano al freno.Colle groppe il destrier gli fa risposta,che fu presto a girar come un baleno;ma non arriva dove i calci apposta:misero il cavallier se giungea a pieno!che nei calci tal possa avea il cavallo,chavria spezzato un monte di metallo.

    75Indi va mansueto alla donzella,

    con umile sembiante e gesto umano,come intorno al padrone il can saltella,che sia duo giorni o tre stato lontano.Baiardo ancora avea memoria della,chin Albracca il servia gi di sua manonel tempo che da lei tanto era amatoRinaldo, allor crudele, allor ingrato.

    76Con la sinistra man prende la briglia,

    con laltra tocca e palpa il collo e l petto:quel destrier, chavea ingegno a maraviglia,a lei, come un agnel, si fa suggetto.Intanto Sacripante il tempo piglia:monta Baiardo, e lurta e lo tien stretto.Del ronzin disgravato la donzellalascia la groppa, e si ripone in sella.

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto primo

    77Poi rivolgendo a caso gli occhi, mira

    venir sonando darme un gran pedone.Tutta savvampa di dispetto e dira;che conosce il figliuol del duca Amone.Pi che sua vita lama egli e desira;

    lodia e fugge ella pi che gru falcone.Gi fu chesso odi lei pi che la morte;ella am lui: or han cangiato sorte.

    78E questo hanno causato due fontane

    che di diverso effetto hanno liquore,ambe in Ardenna, e non sono lontane:damoroso disio luna empie il core;chi bee de laltra, senza amor rimane,e volge tutto in ghiaccio il primo ardore.Rinaldo gust duna, e amor lo strugge;

    Angelica de laltra, e lodia e fugge.

    79Quel liquor di secreto venen misto,

    che muta in odio lamorosa cura,fa che la donna che Rinaldo ha visto,nei sereni occhi subito soscura;e con voce tremante e viso tristosupplica Sacripante e lo scongiurache quel guerrier pi appresso non attenda,ma chinsieme con lei la fuga prenda.

    80 Son dunque (disse il Saracino), sono

    dunque in s poco credito con vui,che mi stimiate inutile, e non buonoda potervi difender da costui?Le battaglie dAlbracca gi vi sonodi mente uscite, e la notte chio fuiper la salute vostra, solo e nudo,contra Agricane e tutto il campo, scudo?

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto primo

    81Non risponde ella, e non sa che si faccia,

    perch Rinaldo ormai l troppo appresso,che da lontano al Saracin minaccia,come vide il cavallo e conobbe esso,e riconobbe langelica faccia

    che lamoroso incendio in cor gli ha messo.Quel che segu tra questi duo superbivo che per laltro canto si riserbi.

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto secondo

    Canto 2

    1Ingiustissimo Amor, perch s raro

    corrispondenti fai nostri desiri?onde, perfido, avvien che t s caroil discorde voler chin duo cor miri?Gir non mi lasci al facil guado e chiaro,

    e nel pi cieco e maggior fondo tiri:da chi disia il mio amor tu mi richiami,e chi mha in odio vuoi chadori et ami.

    2Fai cha Rinaldo Angelica par bella,

    quando esso a lei brutto e spiacevol pare:quando le parea bello e lamava ella,egli odi lei quanto si pu pi odiare.Ora saffligge indarno e si flagella;cos renduto ben gli pare a pare:ella lha in odio, e lodio di tal sorte,che pi tosto che lui vorria la morte.

    3Rinaldo al Saracin con molto orgoglio

    grid: Scendi, ladron, del mio cavallo!Che mi sia tolto il mio, patir non soglio,ma ben fo, a chi lo vuol, caro costallo:e levar questa donna anco ti voglio;che sarebbe a lasciartela gran fallo.S perfetto destrier, donna s degnaa un ladron non mi par che si convegna.

    4 Tu te ne menti che ladrone io sia

    (rispose il Saracin non meno altiero):chi dicesse a te ladro, lo diria(quanto io nodo per fama) pi con vero.La pruova or si vedr, chi di noi siapi degno de la donna e del destriero;ben che, quanto a lei, teco io mi convegnache non cosa al mondo altra s degna.

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto secondo

    5Come soglion talor duo can mordenti,

    o per invidia o per altro odio mossi,avicinarsi digrignando i denti,con occhi bieci e pi che bracia rossi;indi a morsi venir, di rabbia ardenti,

    con aspri ringhi e ribuffati dossi:cos alle spade e dai gridi e da lontevenne il Circasso e quel di Chiaramonte.

    6A piedi lun, laltro a cavallo: or quale

    credete chabbia il Saracin vantaggio?N ve nha per alcun; che cos valeforse ancor men chuno inesperto paggio;che l destrier per instinto naturalenon volea fare al suo signore oltraggio:n con man n con spron potea il Circassofarlo a volunt sua muover mai passo.

    7Quando crede cacciarlo, egli sarresta;

    e se tener lo vuole, o corre o trotta:poi sotto il petto si caccia la testa,giuoca di schiene, e mena calci in frotta.Vedendo il Saracin cha domar questabestia superba era mal tempo allotta,ferma le man sul primo arcione e salza,e dal sinistro fianco in piede sbalza.

    8Sciolto che fu il pagan con leggier salto

    da lostinata furia di Baiardo,si vide cominciar ben degno assaltodun par di cavallier tanto gagliardo.Suona lun brando e laltro, or basso or alto:il martel di Vulcano era pi tardone la spelunca affumicata, dovebattea allincude i folgori di Giove.

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto secondo

    9Fanno or con lunghi, ora con finti e scarsi

    colpi veder che mastri son del giuoco:or li vedi ire altieri, or rannicchiarsi,ora coprirsi, ora mostrarsi un poco,ora crescere inanzi, ora ritrarsi,

    ribatter colpi e spesso lor dar loco,girarsi intorno; e donde luno cede,laltro aver posto immantinente il piede.

    10Ecco Rinaldo con la spada adosso

    a Sacripante tutto sabbandona;e quel porge lo scudo, chera dosso,con la piastra dacciar temprata e buona.Taglial Fusberta, ancor che molto grosso:ne geme la foresta e ne risuona.Losso e lacciar ne va che par di ghiaccio,e lascia al Saracin stordito il braccio.

    11Quando vide la timida donzella

    dal fiero colpo uscir tanta ruina,per gran timor cangi la faccia bella,qual il reo chal supplicio savvicina;n le par che vi sia da tardar, sellanon vuol di quel Rinaldo esser rapina,di quel Rinaldo chella tanto odiava,quanto esso lei miseramente amava.

    12Volta il cavallo, e ne la selva folta

    lo caccia per un aspro e stretto calle:e spesso il viso smorto a dietro volta;che le par che Rinaldo abbia alle spalle.Fuggendo non avea fatto via molta,che scontr un eremita in una valle,chavea lunga la barba a mezzo il petto,devoto e venerabile daspetto.

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto secondo

    13Dagli anni e dal digiuno attenuato,

    sopra un lento asinel se ne veniva;e parea, pi chalcun fosse mai stato,di conscienza scrupolosa e schiva.Come egli vide il viso delicato

    de la donzella che sopra gli arriva,debil quantunque e mal gagliarda fosse,tutta per carit se gli commosse.

    14La donna al fraticel chiede la via

    che la conduca ad un porto di mare,perch levar di Francia si vorriaper non udir Rinaldo nominare.Il frate, che sapea negromanzia,non cessa la donzella confortareche presto la trarr dogni periglio;et ad una sua tasca di di piglio.

    15Trassene un libro, e mostr grande effetto;

    che legger non fin la prima faccia,chuscir fa un spirto in forma di valletto,e gli commanda quanto vuol chel faccia.Quel se ne va, da la scrittura astretto,dove i dui cavallieri a faccia a facciaeran nel bosco, e non stavano al rezzo;fra quali entr con grande audacia in mezzo.

    16 Per cortesia (disse), un di voi mi mostre,

    quando anco uccida laltro, che gli vaglia:che merto avrete alle fatiche vostre,finita che tra voi sia la battaglia,se l conte Orlando, senza liti o giostre,e senza pur aver rotta una maglia,verso Parigi mena la donzellache vha condotti a questa pugna fella?

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto secondo

    17Vicino un miglio ho ritrovato Orlando

    che ne va con Angelica a Parigi,di voi ridendo insieme, e motteggiandoche senza frutto alcun siate in litigi.Il meglio forse vi sarebbe, or quando

    non son pi lungi, a seguir lor vestigi;che sin Parigi Orlando la pu avere,non ve la lascia mai pi rivedere.

    18Veduto avreste i cavallier turbarsi

    a quel annunzio, e mesti e sbigottiti,senza occhi e senza mente nominarsi,che gli avesse il rival cos scherniti;ma il buon Rinaldo al suo cavallo trarsicon sospir che parean del fuoco usciti,e giurar per isdegno e per furore,se giungea Orlando, di cavargli il core.

    19E dove aspetta il suo Baiardo, passa,

    e sopra vi si lancia, e via galoppa,n al cavallier, cha pi nel bosco lassa,pur dice a Dio, non che lo nviti in groppa.Lanimoso cavallo urta e fracassa,punto dal suo signor, ci chegli ntoppa:non ponno fosse o fiumi o sassi o spinefar che dal corso il corridor decline.

    20Signor, non voglio che vi paia strano

    se Rinaldo or s tosto il destrier piglia,che gi pi giorni ha seguitato invano,n gli ha possuto mai toccar la briglia.Fece il destrier, chavea intelletto umano,non per vizio seguirsi tante miglia,ma per guidar dove la donna giva,il suo signor, da chi bramar ludiva.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto secondo

    21Quando ella si fugg dal padiglione,

    la vide et appostolla il buon destriero,che si trovava aver vto larcione,per che nera sceso il cavallieroper combatter di par con un barone,

    che men di lui non era in arme fiero;poi ne seguit lorme di lontano,bramoso porla al suo signore in mano.

    22Bramoso di ritrarlo ove fosse ella,

    per la gran selva inanzi se gli messe;n lo volea lasciar montare in sella,perch ad altro camin non lo volgesse.Per lui trov Rinaldo la donzellauna e due volte, e mai non gli successe;che fu da Ferra prima impedito,poi dal Circasso, come avete udito.

    23Ora al demonio che mostr a Rinaldo

    de la donzella li falsi vestigi,credette Baiardo anco, e stette saldoe mansueto ai soliti servigi.Rinaldo il caccia, dira e damor caldo,a tutta briglia, e sempre invr Parigi;e vola tanto col disio, che lento,non chun destrier, ma gli parrebbe il vento.

    24La notte a pena di seguir rimane,

    per affrontarsi col signor dAnglante:tanto ha creduto alle parole vanedel messaggier del cauto negromante.Non cessa cavalcar sera e dimane,che si vede apparir la terra avante,dove re Carlo, rotto e mal condutto,con le reliquie sue sera ridutto:

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto secondo

    25e perch dal re dAfrica battaglia

    et assedio vaspetta, usa gran curaa raccor buona gente e vettovaglia,far cavamenti e riparar le mura.Ci cha difesa spera che gli vaglia,

    senza gran diferir, tutto procura:pensa mandare in Inghilterra, e trarnegente onde possa un novo campo farne;

    26che vuole uscir di nuovo alla campagna,

    e ritentar la sorte de la guerra.Spaccia Rinaldo subito in Bretagna,Bretagna che fu poi detta Inghilterra.Ben de landata il paladin si lagna:non chabbia cos in odio quella terra;ma perch Carlo il manda allora allora,n pur lo lascia un giorno far dimora.

    27Rinaldo mai di ci non fece meno

    volentier cosa; poi che fu distoltodi gir cercando il bel viso serenoche gli avea il cor di mezzo il petto tolto:ma, per ubidir Carlo, nondimenoa quella via si fu subito volto,et a Calesse in poche ore trovossi;e giunto, il d medesimo imbarcossi.

    28Contra la volunt dogni nocchiero,

    pel gran desir che di tornare avea,entr nel mar chera turbato e fiero,e gran procella minacciar parea.Il Vento si sdegn, che da laltierosprezzar si vide; e con tempesta reasollev il mar intorno, e con tal rabbia,che gli mand a bagnar sino alla gabbia.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto secondo

    29Calano tosto i marinari accorti

    le maggior vele, e pensano dar volta,e ritornar ne li medesmi portidonde in mal punto avean la nave sciolta. Non convien (dice il Vento) chio comporti

    tanta licenzia che vavete tolta; e soffia e grida e naufragio minaccia,saltrove van, che dove egli li caccia.

    30Or a poppa, or allorza hannil crudele,

    che mai non cessa, e vien pi ognor crescendo:essi di qua di l con umil velevansi aggirando, e lalto mar scorrendo.Ma perch varie fila a varie teleuopo mi son, che tutte ordire intendo,lascio Rinaldo e lagitata prua,e torno a dir di Bradamante sua.

    31Io parlo di quella inclita donzella,

    per cui re Sacripante in terra giacque,che di questo signor degna sorella,del duca Amone e di Beatrice nacque.La gran possanza e il molto ardir di quellanon meno a Carlo e tutta Francia piacque(che pi dun paragon ne vide saldo),che l lodato valor del buon Rinaldo.

    32La donna amata fu da un cavalliero

    che dAfrica pass col re Agramante,che partor del seme di Ruggierola disperata figlia dAgolante:e costei, che n dorso n di fieroleone usc, non sdegn tal amante;ben che concesso, fuor che vedersi unavolta e parlarsi, non ha lor Fortuna.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto secondo

    33Quindi cercando Bradamante ga

    lamante suo, chavea nome dal padre,cos sicura senza compagnia,come avesse in sua guardia mille squadre:e fatto chebbe il re di Circassia

    battere il volto de lantiqua madre,travers un bosco, e dopo il bosco un monte,tanto che giunse ad una bella fonte.

    34La fonte discorrea per mezzo un prato,

    darbori antiqui e di bellombre adorno,chi viandanti col mormorio gratoa ber invita e a far seco soggiorno:un culto monticel dal manco latole difende il calor del mezzo giorno.Quivi, come i begli occhi prima torse,dun cavallier la giovane saccorse;

    35dun cavallier, challombra dun boschetto,

    nel margin verde e bianco e rosso e giallosedea pensoso, tacito e solettosopra quel chiaro e liquido cristallo.Lo scudo non lontan pende e lelmettodal faggio, ove legato era il cavallo;et avea gli occhi molli e l viso basso,e si mostrava addolorato e lasso.

    36Questo disir, cha tutti sta nel core,

    de fatti altrui sempre cercar novella,fece a quel cavallier del suo dolorela cagion domandar da la donzella.Egli laperse e tutta mostr fuore,dal cortese parlar mosso di quella,e dal sembiante altier, chal primo sguardogli sembr di guerrier molto gagliardo.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto secondo

    37E cominci: Signor, io conducea

    pedoni e cavallieri, e vena in campol dove Carlo Marsilio attendea,perchal scender del monte avesse inciampo;e una giovane bella meco avea,

    del cui fervido amor nel petto avampo:e ritrovai presso a Rodonna armatoun che frenava un gran destriero alato.

    38Tosto che l ladro, o sia mortale, o sia

    una de linfernali anime orrende,vede la bella e cara donna mia;come falcon che per ferir discende,cala e poggia in uno atimo, e tra viagetta le mani, e lei smarrita prende.

    Ancor non mera accorto de lassalto,che de la donna io senti il grido in alto.

    39Cos il rapace nibio furar suole

    il misero pulcin presso alla chioccia,che di sua inavvertenza poi si duole,e invan gli grida, e invan dietro gli croccia.Io non posso seguir un uom che vole,chiuso tra monti, a pi dunerta roccia:stanco ho il destrier, che muta a pena i passine laspre vie de faticosi sassi.

    40Ma, come quel che men curato avrei

    vedermi trar di mezzo il petto il core,lasciai lor via seguir quegli altri miei,senza mia guida e senza alcun rettore:per li scoscesi poggi e manco reipresi la via che mi mostrava Amore,e dove mi parea che quel rapaceportassi il mio conforto e la mia pace.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto secondo

    41Sei giorni me nandai matina e sera

    per balze e per pendici orride e strane,dove non via, dove sentier non era,dove n segno di vestigie umane;poi giunse in una valle inculta e fiera,

    di ripe cinta e spaventose tane,che nel mezzo sun sasso avea un castelloforte e ben posto, a maraviglia bello.

    42Da lungi par che come fiamma lustri,

    n sia di terra cotta, n di marmi.Come pi mavicino ai muri illustri,lopra pi bella e pi mirabil parmi.E seppi poi, come i demoni industri,da suffumigi tratti e sacri carmi,tutto dacciaio avean cinto il bel loco,temprato allonda et allo stigio foco.

    43Di s forbito acciar luce ogni torre,

    che non vi pu n ruggine n macchia.Tutto il paese giorno e notte scorre,e poi l dentro il rio ladron simmacchia.Cosa non ha ripar che voglia trre:sol dietro invan se li bestemia e gracchia.Quivi la donna, anzi il mio cor mi tiene,che di mai ricovrar lascio ogni spene.

    44Ah lasso! che possio pi che mirare

    la rcca lungi, ove il mio ben m chiuso?come la volpe, che l figlio gridarenel nido oda de laquila di giuso,saggira intorno, e non sa che si fare,poi che lali non ha da gir l suso.Erto quel sasso s, tale il castello,che non vi pu salir chi non augello.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto secondo

    45Mentre io tardava quivi, ecco venire

    duo cavallier chavean per guida un nano,che la speranza aggiunsero al desire;ma ben fu la speranza e il desir vano.

    Ambi erano guerrier di sommo ardire:

    era Gradasso lun, re sericano;era laltro Ruggier, giovene forte,pregiato assai ne lafricana corte.

    46Vengon mi disse il nano per far pruova

    di lor virt col sir di quel castello,che per via strana, inusitata e nuovacavalca armato il quadrupede augello.Deh, signor dissi io lor, piet vi muovadel duro caso mio spietato e fello!Quando, come ho speranza, voi vinciate,vi prego la mia donna mi rendiate.

    47E come mi fu tolta lor narrai,

    con lacrime affermando il dolor mio.Quei, lor merc, mi proferiro assai,e gi calaro il poggio alpestre e rio.Di lontan la battaglia io riguardai,pregando per la lor vittoria Dio.Era sotto il castel tanto di piano,quanto in due volte si pu trar con mano.

    48Poi che fur giunti a pi de lalta rcca,

    luno e laltro volea combatter prima;pur a Gradasso, o fosse sorte, tocca,o pur che non ne fe Ruggier pi stima.Quel Serican si pone il corno a bocca:rimbomba il sasso e la fortezza in cima.Ecco apparire il cavalliero armatofuor de la porta, e sul cavallo alato.

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    Op.Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto secondo

    49Cominci a poco a poco indi a levarse,

    come suol far la peregrina grue,che corre prima, e poi vediamo alzarsealla terra vicina un braccio o due;e quando tutte sono allaria sparse,

    velocissime mostra lale sue.S ad alto il negromante batte lale,cha tanta altezza a pena aquila sale.

    50Quando gli parve poi, volse il destriero,

    che chiuse i vanni e venne a terra a piombo,come casca dal ciel falcon manieroche levar veggia lanitra o il colombo.Con la lancia arrestata il cavallierolaria fendendo vien dorribil rombo.Gradasso a pena del calar savede,che se lo sente addosso e che lo fiede.

    51Sopra Gradasso il mago lasta roppe;

    fer Gradasso il vento e laria vana:per questo il volator non interroppeil batter lale, e quindi sallontana.Il grave scontro fa chinar le groppesul verde prato alla gagliarda alfana.Gradasso avea una alfana, la pi bellae la miglior che mai portasse sella.

    52Sin alle stelle il volator trascorse;

    indi girossi e torn in fretta al basso,e percosse Ruggier che non saccorse,Ruggier che tutto intento era a Gradasso.Ruggier del grave colpo si distorse,e l suo destrier pi rincul dun passo:e quando si volt per lui ferire,da s lontano il vide al ciel salire.

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto secondo

    53Or su Gradasso, or su Ruggier percote

    ne la fronte, nel petto e ne la schiena,e le botte di quei lascia ognor vte,perch s presto, che si vede a pena.Girando va con spaziose rote,

    e quando alluno accenna, allaltro mena:alluno e allaltro s gli occhi abbarbaglia,che non ponno veder donde gli assaglia.

    54Fra duo guerrieri in terra et uno in cielo

    la battaglia dur sin a quella ora,che spiegando pel mondo oscuro velo,tutte le belle cose discolora.Fu quel chio dico, e non vaggiungo un pelo:io l vidi, i l so; n massicuro ancoradi dirlo altrui; che questa maravigliaal falso pi chal ver si rassimiglia.

    55Dun bel drappo di seta avea coperto

    lo scudo in braccio il cavallier celeste.Come avesse, non so, tanto soffertodi tenerlo nascosto in quella veste;chimmantinente che lo mostra aperto,forza , chi l mira, abbarbagliato reste,e cada come corpo morto cade,e venga al negromante in potestade.

    56Splende lo scudo a guisa di piropo,

    e luce altra non tanto lucente.Cadere in terra allo splendor fu duopocon gli occhi abbacinati, e senza mente.Perdei da lungi anchio li sensi, e dopogran spazio mi riebbi finalmente;n pi i guerrier n pi vidi quel nano,ma vto il campo, e scuro il monte e il piano.

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto secondo

    57Pensai per questo che lincantatore

    avesse amendui colti a un tratto insieme,e tolto per virt de lo splendorela libertade a lloro, e a me la speme.Cos a quel loco, che chiudea il mio core,

    dissi, partendo, le parole estreme.Or giudicate saltra pena ria,che causi Amor, pu pareggiar la mia.

    58Ritorn il cavallier nel primo duolo,

    fatta che nebbe la cagion palese.Questo era il conte Pinabel, figliuolodAnselmo dAltaripa, maganzese;che tra sua gente scelerata, sololeale esser non vlse n cortese,ma ne li vizii abominandi e bruttinon pur gli altri adegu, ma pass tutti.

    59La bella donna con diverso aspetto

    stette ascoltando il Maganzese cheta;che come prima di Ruggier fu detto,nel viso si mostr pi che mai lieta:ma quando sent poi chera in distretto,turbossi tutta damorosa pieta;n per una o due volte contentosseche ritornato a replicar le fosse.

    60E poi chal fin le parve esserne chiara,

    gli disse: Cavallier, datti riposo;che ben pu la mia giunta esserti cara,parerti questo giorno aventuroso.

    Andiam pur tosto a quella stanza avara,che s ricco tesor ci tiene ascoso;n spesa sar invan questa fatica,se Fortuna non m troppo nemica.

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto secondo

    61Rispose il cavallier: Tu vi chio passi

    di nuovo i monti, e mostriti la via?A me molto non perdere i passi,perduta avendo ogni altra cosa mia;ma tu per balze e ruinosi sassi

    cerchi entrar in pregione; e cos sia.Non hai di che dolerti di me, poichio tel predco, e tu pur gir vi vi.

    62Cos dice egli, e torna al suo destriero,

    e di quella animosa si fa guida,che si mette a periglio per Ruggiero,che la pigli quel mago o che la ancida.In questo, ecco alle spalle il messaggiero,ch: Aspetta, aspetta! a tutta voce grida,il messaggier da chi il Circasso inteseche costei fu challerba lo distese.

    63A Bradamante il messaggier novella

    di Mompolier e di Narbona porta,chalzato li stendardi di Castellaavean, con tutto il lito dAcquamorta;e che Marsilia, non vessendo quellache la dovea guardar, mal si conforta,e consiglio e soccorso le domandaper questo messo, e se le raccomanda.

    64Questa cittade, e intorno a molte miglia

    ci che fra Varo e Rodano al mar siede,avea limperator dato alla figliadel duca Amon, in chavea speme e fede;per che l suo valor con maravigliariguardar suol, quando armeggiar la vede.Or, comio dico, a domandar aiutoquel messo da Marsilia era venuto.

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto secondo

    65Tra s e no la giovane suspesa,

    di voler ritornar dubita un poco:quinci lonore e il debito le pesa,quindi lincalza lamoroso foco.Fermasi al fin di seguitar limpresa,

    e trar Ruggier de lincantato loco;e quando sua virt non possa tanto,almen restargli prigioniera a canto.

    66E fece iscusa tal, che quel messaggio

    parve contento rimanere e cheto.Indi gir la briglia al suo viaggio,con Pinabel che non ne parve lieto;che seppe esser costei di quel lignaggioche tanto ha in odio in publico e in secreto:e gi savisa le future angosce,se lui per maganzese ella conosce.

    67Tra casa di Maganza e di Chiarmonte

    era odio antico e inimicizia intensa;e pi volte savean rotta la fronte,e sparso di lor sangue copia immensa:e per nel suo cor liniquo contetradir lincauta giovane si pensa;o, come prima commodo gli accada,lasciarla sola, e trovar altra strada.

    68E tanto gli occup la fantasia

    il nativo odio, il dubbio e la paura,chinavedutamente usc di via:e ritrovossi in una selva oscura,che nel mezzo avea un monte che finiala nuda cima in una pietra dura;e la figlia del duca di Dordonagli sempre dietro, e mai non labandona.

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto secondo

    69Come si vide il Maganzese al bosco,

    pens trsi la donna da le spalle.Disse: Prima che l ciel torni pi fosco,verso uno albergo meglio farsi il calle.Oltra quel monte, sio lo riconosco,

    siede un ricco castel gi ne la valle.Tu qui maspetta; che dal nudo scogliocertificar con gli occhi me ne voglio.

    70Cos dicendo, alla cima superna

    del solitario monte il destrier caccia,mirando pur salcuna via discerna,come lei possa tor da la sua traccia.Ecco nel sasso truova una caverna,che si profonda pi di trenta braccia.Tagliato a picchi et a scarpelli il sassoscende gi al dritto, et ha una porta al basso.

    71Nel fondo avea una porta ampla e capace,

    chin maggior stanza largo adito dava;e fuor nuscia splendor, come di facechardesse in mezzo alla montana cava.Mentre quivi il fellon suspeso tace,la donna, che da lungi il seguitava(perch perderne lorme si temea),alla spelonca gli sopragiungea.

    72Poi che si vide il traditore uscire,

    quel chavea prima disegnato, invano,o da s torla, o di farla morire,nuovo argumento imaginossi e strano.Le si fe incontra, e su la fe salirel dove il monte era forato e vano;e le disse chavea visto nel fondouna donzella di viso giocondo,

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto secondo

    73cha bei sembianti et alla ricca vesta

    esser parea di non ignobil grado;ma, quanto pi potea, turbata e mesta,mostrava esservi chiusa suo mal grado:e per saper la condizion di questa,

    chavea gi cominciato a entrar nel guado;e che era uscito de linterna grottaun che dentro a furor lavea ridotta.

    74Bradamante, che come era animosa,

    cos mal cauta, a Pinabel di fede;e daiutar la donna disiosa,si pensa come por col gi il piede.Ecco dun olmo alla cima frondosavolgendo gli occhi, un lungo ramo vede;e con la spada quel subito tronca,e lo declina gi ne la spelonca.

    75Dove tagliato, in man lo raccomanda

    a Pinabello, e poscia a quel sapprende:prima gi i piedi ne la tana manda,e su le braccia tutta si suspende.Sorride Pinabello, e le domandacome ella salti; e le man apre e stende,dicendole: Qui fosser teco insiemetutti li tuoi, chio ne spegnessi il seme!

    76Non come vlse Pinabello avenne

    de linnocente giovane la sorte;perch, gi diroccando, a ferir venneprima nel fondo il ramo saldo e forte.Ben si spezz, ma tanto la sostenne,che l suo favor la liber da morte.Giacque stordita la donzella alquanto,come io vi seguir ne laltro canto.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto terzo

    Canto 3

    1Chi mi dar la voce e le parole

    convenienti a s nobil suggetto?chi lale al verso prester, che voletanto charrivi allalto mio concetto?Molto maggior di quel furor che suole,

    ben or convien che mi riscaldi il petto;che questa parte al mio signor si debbe,che canta gli avi onde lorigine ebbe:

    2di cui fra tutti li signori illustri,

    dal ciel sortiti a governar la terra,non vedi, o Febo, che l gran mondo lustri,pi gloriosa stirpe o in pace o in guerra;n che sua nobiltade abbia pi lustriservata, e servar (sin me non erraquel profetico lume che minspiri)fin che dintorno al polo il ciel saggiri.

    3E volendone a pien dicer gli onori,

    bisogna non la mia, ma quella cetracon che tu dopo i gigantei furorirendesti grazia al regnator de letra.Sinstrumenti avr mai da te migliori,atti a sculpire in cos degna pietra,in queste belle imagini disegnoporre ogni mia fatica, ogni mio ingegno.

    4Levando intanto queste prime rudi

    scaglie nandr con lo scarpello inetto:forse chancor con pi solerti studipoi ridurr questo lavor perfetto.Ma ritorniamo a quello, a cui n scudipotran n usberghi assicurare il petto:parlo di Pinabello di Maganza,che duccider la donna ebbe speranza.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto terzo

    5Il traditor pens che la donzella

    fosse ne lalto precipizio morta;e con pallida faccia lasci quellatrista e per lui contaminata porta,e torn presto a rimontare in sella:

    e come quel chavea lanima torta,per giunger colpa a colpa e fallo a fallo,di Bradamante ne men il cavallo.

    6Lascin costui, che mentre allaltrui vita

    ordisce inganno, il suo morir procura;e torniamo alla donna che, tradita,quasi ebbe a un tempo e morte e sepoltura.Poi chella si lev tutta stordita,chavea percosso in su la pietra dura,dentro la porta and, chadito davane la seconda assai pi larga cava.

    7La stanza, quadra e spaziosa, pare

    una devota e venerabil chiesa,che su colonne alabastrine e rarecon bella architettura era suspesa.Surgea nel mezzo un ben locato altare,chavea dinanzi una lampada accesa;e quella di splendente e chiaro focorendea gran lume alluno e allaltro loco.

    8Di devota umilt la donna tocca,

    come si vide in loco sacro e pio,incominci col core e con la bocca,inginocchiata, a mandar prieghi a Dio.Un picciol uscio intanto stride e crocca,chera allincontro, onde una donna uscodiscinta e scalza, e sciolte avea le chiome,che la donzella salut per nome.

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto terzo

    9E disse: O generosa Bradamante,

    non giunta qui senza voler divino,di te pi giorni mha predetto inanteil profetico spirto di Merlino,che visitar le sue reliquie sante

    dovevi per insolito camino:e qui son stata acci chio ti riveliquel chan di te gi statuito i cieli.

    10Questa lantiqua e memorabil grotta

    chedific Merlino, il savio magoche forse ricordare odi talotta,dove ingannollo la Donna del Lago.Il sepolcro qui gi, dove corrottagiace la carne sua; dove egli, vagodi sodisfare a lei, che glil suase,vivo corcossi, e morto ci rimase.

    11Col corpo morto il vivo spirto alberga,

    sin choda il suon de langelica trombache dal ciel lo bandisca o che ve lerga,secondo che sar corvo o colomba.Vive la voce; e come chiara emerga,udir potrai da la marmorea tomba,che le passate e le future cosea chi gli domand, sempre rispose.

    12Pi giorni son chin questo cimiterio

    venni di remotissimo paese,perch circa il mio studio alto misteriomi facesse Merlin meglio palese:e perch ebbi vederti desiderio,poi ci son stata oltre il disegno un mese;che Merlin, che l ver sempre mi predisse,termine al venir tuo questo d fisse.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto terzo

    13Stassi dAmon la sbigottita figlia

    tacita e fissa al ragionar di questa;et ha s pieno il cor di maraviglia,che non sa sella dorme o sella desta:e con rimesse e vergognose ciglia

    (come quella che tutta era modesta)rispose: Di che merito son io,chantiveggian profeti il venir mio?

    14E lieta de linsolita aventura,

    dietro alla maga subito fu mossa,che la condusse a quella sepolturache chiudea di Merlin lanima e lossa.Era quella arca duna pietra dura,lucida e tersa, e come fiamma rossa;tal challa stanza, ben che di sol priva,dava splendore il lume che nusciva.

    15O che natura sia dalcuni marmi

    che muovin lombre a guisa di facelle,o forza pur di suffumigi e carmie segni impressi allosservate stelle(come pi questo verisimil parmi),discopria lo splendor pi cose bellee di scultura e di color, chintornoil venerabil luogo aveano adorno.

    16A pena ha Bradamante da la soglia

    levato il pi ne la secreta cella,che l vivo spirto da la morta spogliacon chiarissima voce le favella: Favorisca Fortuna ogni tua voglia,o casta e nobilissima donzella,del cui ventre uscir il seme fecondoche onorar deve Italia e tutto il mondo.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto terzo

    17Lantiquo sangue che venne da Troia,

    per li duo miglior rivi in te commisto,produrr lornamento, il fior, la gioiadogni lignaggio chabbi il sol mai vistotra lIndo e l Tago e l Nilo e la Danoia,

    tra quanto n mezzo Antartico e Calisto.Ne la progenie tua con sommi onorisaran marchesi, duci e imperatori.

    18I capitani e i cavallier robusti

    quindi usciran, che col ferro e col sennoricuperar tutti gli onor vetustide larme invitte alla sua Italia denno.Quindi terran lo scettro i signor giusti,che, come il savio Augusto e Numa fenno,sotto il benigno e buon governo lororitorneran la prima et de loro.

    19Acci dunque il voler del ciel si metta

    in effetto per te, che di Ruggierotha per moglier fin da principio eletta,segue animosamente il tuo sentiero;che cosa non sar che sintromettada poterti turbar questo pensiero,s che non mandi al primo assalto in terraquel rio ladron chogni tuo ben ti serra.

    20Tacque Merlino avendo cos detto,

    et agio allopre de la maga diede,cha Bradamante dimostrar laspettosi preparava di ciascun suo erede.

    Avea de spirti un gran numero eletto,non so se da linferno o da qual sede,e tutti quelli in un luogo raccoltisotto abiti diversi e varii volti.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto terzo

    21Poi la donzella a s richiama in chiesa,

    l dove prima avea tirato un cerchioche la potea capir tutta distesa,et avea un palmo ancora di superchio.E perch da li spirti non sia offesa,

    le fa dun gran pentacolo coperchio;e le dice che taccia e stia a mirarla:poi scioglie il libro, e coi demoni parla.

    22Eccovi fuor de la prima spelonca,

    che gente intorno al sacro cerchio ingrossa;ma, come vuole entrar, la via l tronca,come lo cinga intorno muro e fossa.In quella stanza, ove la bella concain s chiudea del gran profeta lossa,entravan lombre, poi chavean tre voltefatto dintorno lor debite volte.

    23 Se i nomi e i gesti di ciascun vo dirti

    (dicea lincantatrice a Bradamante),di questi chor per glincantati spirti,prima che nati sien, ci sono avante,non so veder quando abbia da espedirti;che non basta una notte a cose tante:s chio te ne verr scegliendo alcuno,secondo il tempo, e che sar oportuno.

    24Vedi quel primo che ti rassimiglia

    ne bei sembianti e nel giocondo aspetto:capo in Italia fia di tua famiglia,del seme di Ruggiero in te concetto.Veder del sangue di Pontier vermigliaper mano di costui la terra aspetto,e vendicato il tradimento e il tortocontra quei che gli avranno il padre morto.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto terzo

    25Per opra di costui sar deserto

    il re de Longobardi Desiderio:dEste e di Calaon per questo mertoil bel domno avr dal sommo Imperio.Quel che gli dietro, il tuo nipote Uberto,

    onor de larme e del paese esperio:per costui contra barbari difesapi duna volta fia la santa Chiesa.

    26Vedi qui Alberto, invitto capitano

    chorner di trofei tanti delubri:Ugo il figlio con lui, che di Milanofar lacquisto, e spiegher i colubri.

    Azzo quellaltro, a cui rester in mano,dopo il fratello, il regno deglInsubri.Ecco Albertazzo, il cui savio consigliotorr dItalia Beringario e il figlio;

    27e sar degno a cui Cesare Otone

    Alda, sua figlia, in matrimonio aggiunga.Vedi un altro Ugo: oh bella successione,che dal patrio valor non si dislunga!Costui sar, che per giusta cagioneai superbi Roman lorgoglio emunga,che l terzo Otone e il pontefice tolgade le man loro, e l grave assedio sciolga.

    28Vedi Folco, che par chal suo germano,

    ci che in Italia avea, tutto abbi dato,e vada a possedere indi lontanoin mezzo agli Alamanni un gran ducato;e dia alla casa di Sansogna mano,che caduta sar tutta da un lato;e per la linea de la madre, erede,con la progenie sua la terr in piede.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto terzo

    29Questo chor a nui viene il secondo Azzo,

    di cortesia pi che di guerre amico,tra dui figli, Bertoldo et Albertazzo.Vinto da lun sar il secondo Enrico,e del sangue tedesco orribil guazzo

    Parma vedr per tutto il campo aprico;de laltro la contessa gloriosa,saggia e casta Matilde, sar sposa.

    30Virt il far di tal connubio degno;

    cha quella et non poca laude estimoquasi di mezza Italia in dote il regno,e la nipote aver dEnrico primo.Ecco di quel Bertoldo il caro pegno,Rinaldo tuo, chavr lonor opimodaver la Chiesa de le man riscossade lempio Federico Barbarossa.

    31Ecco un altro Azzo, et quel che Verona

    avr in poter col suo bel tenitorio;e sar detto marchese dAnconadal quarto Otone e dal secondo Onorio.Lungo sar sio mostro ogni personadel sangue tuo, chavr del consistorioil confalone, e sio narro ogni impresavinta da lor per la romana Chiesa.

    32Obizzo vedi e Folco, altri Azzi, altri Ughi,

    ambi gli Enrichi, il figlio al padre a canto;duo Guelfi, di quai luno Umbria suggiughi,e vesta di Spoleti il ducal manto.Ecco che l sangue e le gran piaghe asciughidItalia afflitta, e volga in riso il pianto:di costui parlo (e mostrolle Azzo quinto)onde Ezellin fia rotto, preso, estinto.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto terzo

    33Ezellino, immanissimo tiranno,

    che fia creduto figlio del demonio,far, troncando i sudditi, tal danno,e distruggendo il bel paese ausonio,che pietosi apo lui stati saranno

    Mario, Silla, Neron, Caio et Antonio.E Federico imperator secondofia per questo Azzo rotto e messo al fondo.

    34Terr costui con pi felice scettro

    la bella terra che siede sul fiumedove chiam con lacrimoso plettroFebo il figliuol chavea mal retto il lume,quando fu pianto il fabuloso elettro,e Cigno si vest di bianche piume;e questa di mille oblighi mercedegli doner lApostolica sede.

    35Dove lascio il fratel Aldrobandino?

    che per dar al pontefice soccorsocontra Oton quarto e il campo ghibellinoche sar presso al Campidoglio corso,et avr preso ogni luogo vicino,e posto agli Umbri e alli Piceni il morso;n potendo prestargli aiuto senzamolto tesor, ne chieder a Fiorenza;

    36e non avendo gioie o miglior pegni,

    per sicurt daralle il frate in mano.Spiegher i suoi vittoriosi segni,e romper lesercito germano;in seggio riporr la Chiesa, e degnidar supplicii ai conti di Celano;et al servizio del sommo Pastorefinir gli anni suoi nel pi bel fiore.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto terzo

    37Et Azzo, il suo fratel, lascier erede

    del dominio dAncona e di Pisauro,dogni citt che da Troento siedetra il mare e lApenin fin allIsauro,e di grandezza danimo e di fede,

    e di virt, miglior che gemme et auro:che dona e tolle ognaltro ben Fortuna;sol in virt non ha possanza alcuna.

    38Vedi Rinaldo, in cui non minor raggio

    splender di valor, pur che non siaa tanta essaltazion del bel lignaggioMorte o Fortuna invidiosa e ria.Udirne il duol fin qui da Napoli aggio,dove del padre allor statico fia.Or Obizzo ne vien, che giovinettodopo lavo sar principe eletto.

    39Al bel dominio accrescer costui

    Reggio giocondo e Modona feroce.Tal sar il suo valor, che signor luidomanderanno i populi a una voce.Vedi Azzo sesto, un de figliuoli sui,confalonier de la cristiana croce:avr il ducato dAndria con la figliadel secondo re Carlo di Siciglia.

    40Vedi in un bello et amichevol groppo

    de li principi illustri leccellenza:Obizzo, Aldrobandin, Nicol zoppo,

    Alberto, damor pieno e di clemenza.Io tacer, per non tenerti troppo,come al bel regno aggiungeran Favenza,e con maggior fermezza Adria, che valseda s nomar lindomite acque salse;

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto terzo

    41come la terra, il cui produr di rose

    le di piacevol nome in greche voci,e la citt chin mezzo alle piscosepaludi, del Po teme ambe le foci,dove abitan le genti disiose

    che l mar si turbi e sieno i venti atroci.Taccio dArgenta, di Lugo e di millealtre castella e populose ville.

    42Ve Nicol, che tenero fanciullo

    il popul crea signor de la sua terra,e di Tideo fa il pensier vano e nullo,che contra lui le civil arme afferra.Sar di questo il pueril trastullosudar nel ferro e travagliarsi in guerra;e da lo studio del tempo primieroil fior riuscir dogni guerriero.

    43Far de suoi ribelli uscire a vto

    ogni disegno, e lor tornare in danno;et ogni stratagema avr s noto,che sar duro il poter fargli inganno.Tardi di questo savedr il Terzo Oto,e di Reggio e di Parma aspro tiranno,che da costui spogliato a un tempo fiae del dominio e de la vita ria.

    44Avr il bel regno poi sempre augumento

    senza torcer mai pi dal camin dritto;n ad alcuno far mai nocumento,da cui prima non sia dingiuria afflitto:et per questo il gran Motor contentoche non gli sia alcun termine prescritto;ma duri prosperando in meglio sempre,fin che si volga il ciel ne le sue tempre.

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    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto terzo

    45Vedi Leonello, e vedi il primo duce,

    fama de la sua et, linclito Borso,che siede in pace, e pi trionfo adducedi quanti in altrui terre abbino corso.Chiuder Marte ove non veggia luce,

    e stringer al Furor le mani al dorso.Di questo signor splendido ogni intentosar che l popul suo viva contento.

    46Ercole or vien, chal suo vicin rinfaccia,

    col pi mezzo arso e con quei debol passi,come a Budrio col petto e con la facciail campo volto in fuga gli fermassi;non perch in premio poi guerra gli faccia,n, per cacciarlo, fin nel Barco passi.Questo il signor, di cui non so esplicarmese fia maggior la gloria o in pace o in arme.

    47Terran Pugliesi, Calabri e Lucani

    de gesti di costui lunga memoria,l dove avr dal re de Catalanidi pugna singular la prima gloria;e nome tra glinvitti capitanisacquister con pi duna vittoria:avr per sua virt la signoriapi di trenta anni, a lui debita pria.

    48E quanto pi aver obligo si possa

    a principe, sua terra avr a costui;non perch fia de le paludi mossatra campi fertilissimi da lui;non perch la far con muro e fossameglio capace a cittadini sui,e lornar di templi e di palagi,di piazze, di teatri e di mille agi;

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto terzo

    49non perch dagli artigli de laudace

    aligero Leon terr difesa;non perch, quando la gallica faceper tutto avr la bella Italia accesa,si star sola col suo stato in pace,

    e dal timore e dai tributi illesa;non s per questi et altri beneficisaran sue genti ad Ercol debitrici:

    50quanto che dar lor linclita prole,

    il giusto Alfonso e Ippolito benigno,che saran quai lantiqua fama suolenarrar de figli del Tindareo cigno,chalternamente si privan del soleper trar lun laltro de laer maligno.Sar ciascuno dessi e pronto e fortelaltro salvar con sua perpetua morte.

    51Il grande amor di questa bella coppia

    render il popul suo via pi sicuro,che se, per opra di Vulcan, di doppiacinta di ferro avesse intorno il muro.

    Alfonso quel che col saper accoppias la bont, chal secolo futurola gente creder che sia dal cielotornata Astrea dove pu il caldo e il gielo.

    52A grande uopo gli fia lesser prudente,

    e di valore assimigliarsi al padre;che si ritrover, con poca gente,da un lato aver le veneziane squadre,colei da laltro, che pi giustamentenon so se devr dir matrigna o madre;ma se pur madre, a lui poco pi pia,che Medea ai figli o Progne stata sia.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto terzo

    53E quante volte uscir giorno o notte

    col suo popul fedel fuor de la terra,tante sconfitte e memorabil rottedar a nimici o per acqua o per terra.Le genti di Romagna mal condotte,

    contra i vicini e lor gi amici, in guerra,se navedranno, insanguinando il suoloche serra il Po, Santerno e Zanniolo.

    54Nei medesmi confini anco saprallo

    del gran Pastore il mercenario Ispano,che gli avr dopo con poco intervallola Bastia tolta, e morto il castellano,quando lavr gi preso; e per tal fallonon fia, dal minor fante al capitano,che del racquisto e del presidio uccisoa Roma riportar possa laviso.

    55Costui sar, col senno e con la lancia,

    chavr lonor, nei campi di Romagna,daver dato allesercito di Franciala gran vittoria contra Iulio e Spagna.Nuoteranno i destrier fin alla pancianel sangue uman per tutta la campagna;cha sepelire il popul verr mancotedesco, ispano, greco, italo e franco.

    56Quel chin pontificale abito imprime

    del purpureo capel la sacra chioma, il liberal, magnanimo, sublime,gran cardinal de la Chiesa di RomaIppolito, cha prose, a versi, a rimedar materia eterna in ogni idioma;la cui fiorita et vuol il ciel iustochabbia un Maron, come un altro ebbe Augusto.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto terzo

    57Adorner la sua progenie bella,

    come orna il sol la machina del mondomolto pi de la luna e dogni stella;chognaltro lume a lui sempre secondo.Costui con pochi a piedi e meno in sella

    veggio uscir mesto, e poi tornar iocondo;che quindici galee mena captive,oltra millaltri legni, alle sue rive.

    58Vedi poi luno e laltro Sigismondo.

    Vedi dAlfonso i cinque figli cari,alla cui fama ostar, che di s il mondonon empia, i monti non potran n i mari:gener del re di Francia, Ercol secondo lun; questaltro (acci tutti glimpari)Ippolito , che non con minor raggioche l zio, risplender nel suo lignaggio;

    59Francesco, il terzo; Alfonsi gli altri dui

    ambi son detti. Or, come io dissi prima,sho da mostrarti ogni tuo ramo, il cuivalor la stirpe sua tanto sublima,bisogner che si rischiari e abbuipi volte prima il ciel, chio te li esprima:e sar tempo ormai, quando ti piaccia,chio dia licenzia allombre, e chio mi taccia.

    60Cos con volunt de la donzella

    la dotta incantatrice il libro chiuse.Tutti gli spirti allora ne la cellaspariro in fretta, ove eran lossa chiuse.Qui Bradamante, poi che la favellale fu concessa usar, la bocca schiuse,e domand: Chi son li dua s tristi,che tra Ippolito e Alfonso abbiamo visti?

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto terzo

    61Veniano sospirando, e gli occhi bassi

    parean tener dogni baldanza privi;e gir lontan da loro io vedea i passidei frati s, che ne pareano schivi. Parve cha tal domanda si cangiassi

    la maga in viso, e fe degli occhi rivi,e grid: Ah sfortunati, a quanta penalungo instigar duomini rei vi mena!

    62O bona prole, o degna dErcol buono,

    non vinca il lor fallir vostra bontade:di vostro sangue i miseri pur sono:qui ceda la iustizia alla pietade. Indi soggiunse con pi basso suono: Di ci dirti pi inanzi non accade.Statti col dolcie in bocca, e non ti dogliachamareggiare al fin non te la voglia.

    63Tosto che spunti in ciel la prima luce,

    piglierai meco la pi dritta viachal lucente castel dacciai conduce,dove Ruggier vive in altrui bala.Io tanto ti sar compagna e duce,che tu sia fuor de laspra selva ria:tinsegner, poi che saren sul mare,s ben la via, che non potresti errare.

    64Quivi laudace giovane rimase

    tutta la notte, e gran pezzo ne spesea parlar con Merlin, che le suaserendersi tosto al suo Ruggier cortese.Lasci di poi le sotterranee case,che di nuovo splendor laria saccese,per un camin gran spazio oscuro e cieco,avendo la spirtal femina seco.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto terzo

    65E riusciro in un burrone ascoso

    tra monti inaccessibili alle genti;e tutto l d senza pigliar ripososaliron balze e traversr torrenti.E perch men landar fosse noioso,

    di piacevoli e bei ragionamenti,di quel che fu pi conferir soave,laspro camin facean parer men grave:

    66di quali era per la maggior parte,

    cha Bradamante vien la dotta magamostrando con che astuzia e con qual arteproceder de, se di Ruggiero vaga. Se tu fossi (dicea) Pallade o Marte,e conducessi gente alla tua pagapi che non ha il re Carlo e il re Agramante,non dureresti contra il negromante;

    67che, oltre che dacciar murata sia

    la rcca inespugnabile, e tantalta;oltre che l suo destrier si faccia viaper mezzo laria, ove galoppa e salta;ha lo scudo mortal, che come priasi scopre, il suo splendor s gli occhi assalta,la vista tolle, e tanto occupa i sensi,che come morto rimaner conviensi.

    68E se forse ti pensi che ti vaglia

    combattendo tener serrati gli occhi,come potrai saper ne la battagliaquando ti schivi, o laversario tocchi?Ma per fuggire il lume chabbarbaglia,e gli altri incanti di colui far sciocchi,ti mostrer un rimedio, una via presta;n altra in tutto l mondo se non questa.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto terzo

    69Il re Agramante dAfrica uno annello,

    che fu rubato in India a una regina,ha dato a un suo baron detto Brunello,che poche miglia inanzi ne camina;di tal virt, che chi nel dito ha quello,

    contra il mal deglincanti ha medicina.Sa de furti e dinganni Brunel, quantocolui, che tien Ruggier, sappia dincanto.

    70Questo Brunel s pratico e s astuto,

    come io ti dico, dal suo re mandatoacci che col suo ingegno e con laiutodi questo annello, in tal cose provato,di quella rcca dove ritenuto,traggia Ruggier, che cos s vantato,et ha cos promesso al suo signore,a cui Ruggiero pi dognaltro a core.

    71Ma perch il tuo Ruggiero a te sol abbia,

    e non al re Agramante, ad obligarsiche tratto sia de lincantata gabbia,tinsegner il remedio che de usarsi.Tu te nandrai tre d lungo la sabbiadel mar, ch oramai presso a dimostrarsi;il terzo giorno in un albergo tecoarriver costui cha lannel seco.

    72La sua statura, acci tu lo conosca,

    non sei palmi; et ha il capo ricciuto;le chiome ha nere, et ha la pelle fosca;pallido il viso, oltre il dover barbuto;gli occhi gonfiati e guardatura losca;schiacciato il naso, e ne le ciglia irsuto;labito, acci chio lo dipinga intero, stretto e corto, e sembra di corriero.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto terzo

    73Con esso lui taccader soggetto

    di ragionar di quelli incanti strani:mostra daver, come tu avra in effetto,disio che l mago sia teco alle mani;ma non monstrar che ti sia stato detto

    di quel suo annel che fa glincanti vani.Egli tofferir mostrar la viafin alla rcca, e farti compagnia.

    74Tu gli va dietro: e come tavicini

    a quella rcca s chella si scopra,dgli la morte; n piet tinchiniche tu non metta il mio consiglio in opra.N far chegli il pensier tuo sindovini,e chabbia tempo che lannel lo copra;perch ti spariria dagli occhi, tostochin bocca il sacro annel savesse posto.

    75Cos parlando, giunsero sul mare,

    dove presso a Bordea mette Garonna.Quivi, non senza alquanto lagrimare,si dipart luna da laltra donna.La figliuola dAmon, che per slegaredi prigione il suo amante non assonna,camin tanto, che venne una seraad uno albergo, ove Brunel primera.

    76Conosce ella Brunel come lo vede,

    di cui la forma avea sculpita in mente:onde ne viene, ove ne va, gli chiede;quel le risponde, e dogni cosa mente.La donna, gi prevista, non gli cedein dir menzogne, e simula ugualmentee patria e stirpe e setta e nome e sesso;E gli vlta alle man pur gli occhi spesso.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto terzo

    77Gli va gli occhi alle man spesso voltando,

    in dubbio sempre esser da lui rubata;n lo lascia venir troppo accostando,di sua condizion bene informata.Stavano insieme in questa guisa, quando

    lorecchia da un rumor lor fu intruonata.Poi vi dir, Signor, che ne fu causa,chavr fatto al cantar debita pausa.

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    Ludovico Ariosto Orlando furioso Canto quarto

    Canto 4

    1Quantunque il simular sia le pi volte

    ripreso, e dia di mala mente indici,si truova pur in molte cose e molteaver fatti evidenti benefici,e danni e biasmi e morti aver gi tolte;

    che non conversiam sempre con gli amiciin questa assai pi oscura che serenavita mortal, tutta dinvidia piena.

    2Se, dopo lunga prova, a gran fatica

    trovar si pu chi ti sia amico vero,et a chi senza alcun sospetto dicae discoperto mostri il tuo pens