LUCY ENTRA NELL’ARMADIO - Adov Genova · 2017-12-27 · LUCY ENTRA NELL’ARMADIO . C’ erano...

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LUCY ENTRA NELL’ARMADIO C’erano una volta quattro bambini che si chiamavano Peter, Susan, Edmund e Lucy. Vivevano a Londra ma, durante la seconda guerra mondiale, furono costretti ad abbandonare la città per via dei bombardamenti aerei. Furono mandati in casa di un vecchio professore che abitava nel cuore della campagna, a poco meno di venti chilometri dalla più vicina stazione ferroviaria e a tre chilometri e mezzo dall’ufficio postale. Il professore non aveva moglie: alla casa badava la signora Macready, la governante, aiutata da tre cameriere che si chiamavano Ivy, Margaret e Betty (ma nella nostra storia c’entrano poco). ADOV Associazione Donatori di Voce Genova_Pubblicazione ad uso esclusivo e gratuito di persone con Difficoltà Specifiche di Apprendimento ai sensi dell'art. 71bis del Decreto Legislativo 9 aprile 2003 n 86, riproduzione vietata PAGINA 7

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  • LUCY ENTRA NELL’ARMADIO

    C’erano una volta quattro bambini che si chiamavano Peter, Susan, Edmund e Lucy.

    Vivevano a Londra ma, durante la seconda guerra

    mondiale, furono costretti ad abbandonare la città

    per via dei bombardamenti aerei.

    Furono mandati in casa di un vecchio

    professore che abitava nel cuore della campagna,

    a poco meno di venti chilometri dalla più vicina

    stazione ferroviaria e a tre chilometri e mezzo

    dall’ufficio postale.

    Il professore non aveva moglie: alla casa

    badava la signora Macready, la governante,

    aiutata da tre cameriere che si chiamavano Ivy,

    Margaret e Betty (ma nella nostra storia

    c’entrano poco).

    ADOV Associazione Donatori di Voce Genova_Pubblicazione ad uso esclusivo e gratuito di persone con Difficoltà Specifiche di Apprendimento ai sensi dell'art. 71bis del Decreto Legislativo 9 aprile 2003 n 86, riproduzione vietata

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  • Il professore era molto vecchio, con i capelli

    bianchi e ispidi e un’abbondante peluria che gli

    cresceva sulla faccia oltre che in testa, formando

    una gran barba bianca.

    I ragazzi provarono molta simpatia per lui,

    anche se la prima sera, quando apparve ad

    accoglierli sulla porta di casa, Lucy, che era la

    più piccola, ne ebbe paura.

    Edmund, che era di poco più grande, trovò che

    fosse un uomo molto buffo e per non ridere si

    nascose il viso con il fazzoletto, fingendo di

    soffiarsi il naso.

    La sera del loro arrivo, dopo aver dato la

    buona notte al professore, i quattro ragazzi

    salirono al piano di sopra e i maschi entrarono

    nella stanza delle sorelle per chiacchierare in

    libertà.

    — Siamo proprio fortunati, lo sento — esclamò

    Peter.

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  • — Andrà tutto a meraviglia e il vecchietto ci

    lascerà fare quello che vogliamo.

    — Mi è sembrato una cara persona — cominciò

    Susan.

    — E piantala di parlare in quel modo — disse

    Edmund, interrompendola in tono sgarbato.

    Per la verità era molto stanco, ma non voleva

    farlo capire: perciò era di malumore.

    — Parlare… in che modo, scusa? — ribatté

    Susan.

    — Comunque, è meglio che tu vada a letto.

    — Ecco che ti metti a fare la mamma — sbottò

    Edmund.

    — Vacci tu a letto, se vuoi.

    — E se ci andassimo tutti? — propose Lucy.

    — Forse sarebbe meglio.

    Se sentono che stiamo qui a discutere invece di

    dormire ci sgrideranno.

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  • — Non ci sentono, non aver paura — affermò

    Peter.

    — Da qui alla stanza da pranzo ci sono tanti di

    quei corridoi, tante di quelle scale e scalette, che

    ci vogliono almeno dieci minuti per farle tutte.

    Figurati se ci sentono.

    — Cos’è questo rumore? — chiese Lucy

    all’improvviso.

    La vecchia magione era davvero immensa: non

    avrebbe mai immaginato che una casa potesse

    essere tanto grande.

    Il pensiero di tutti quei corridoi bui le metteva

    i brividi.

    — È il verso di un uccello, sciocca — fece

    Edmund.

    — Di un gufo — precisò Peter.

    — Dev’essere pieno di uccelli, da queste parti.

    Non avete visto che montagne, arrivando qui?

    Scommetto che ci sono le aquile, lassù.

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