Lucio Battisti e la numero uno

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Cesare Monti Montalbetti

Lucio Battisti e la Numero Uno

2011Volo Libero

Renzo Stefanel

Lo sappiamo, i primi anni Settanta italiani erano anniformidabili. Poteva accadere di tutto: perfino che i due autoripiù di successo fondassero un’etichetta indipendente in cui sifacesse musica a prescindere dal mercato e le produzioni diTony Renis convivessero con quelle di Demetrio Stratos edEugenio Finardi. In mezzo, Formula3, PFM, Lucio Battisti.Proprio a quella straordinaria, per l’Italia, esperienza di libertàcreativa fuori dalle regole del mercato ma propri per questospesso vincente su di esso (una lezione bellamente dimenticatadai vergognosi discografici di oggi) è dedicato questo bellissimolibro fotografico di Cesare Monti Montalbetti, che dellaNumero Uno, ma anche della Cramps e poi dell’Ultima Spiaggia,fu il fotografo ufficiale.

Il fratello di Pietruccio dei Dik Dik, come si sa, oltre a essereuno dei massimi fotografi italiani, ha anche disegnato l’esteticae l’immaginario di un’intera stagione del rock italiano, spesso incollaborazione con la compagna, poi moglie, Vanda Spinello,pittrice e grafica (tra l’altro, anche del Re Nudo degli anni 70):proprio lei ha firmato o cofirmato storiche copertine come quelledi Storia di un minuto e Per un amico della PFM, tanto per dirnedue. Non c’è da stupirsi che Monti sia tornato spesso, conmostre e pubblicazioni, su quell’epoca: e questo stesso libro,come avverte anche il comunicato stampa, “è la riedizione conmodifiche nel contenuto e nel formato” di quello pubblicato nel1999. Pubblicato in sole 1000 copie numerate a mano, sipresenta come un oggettino d’arte a tutto tondo: gli interventidi Spinello impreziosiscono, tramite il ricorso a miniaturemedievali forse tratte da qualche libro d’ore, le foto di Monti,aggiungendo o esplicitando messaggi impliciti. Così Battistidiviene un gentiluomo quattrocentesco, fin dalla copertina, ilretro della cover di Umanamente uomo: il sogno svela le sueradici di millenaria saggezza e fatica contadine, e la copertina diIl mio canto libero diviene quella che Monti immaginava dovesseessere all’epoca e che ragioni di costo impedirono di realizzare.In tanta grazia di Dio, dispiacciono alcuni errori che un buoneditor avrebbe potuto evitare. Se già non mi garbano quelli diortografia (solo nell’introduzione: “Gianni Buoncompagni” invecedi “Boncompagni”, “intrappreso” invece di “intrapreso”,“coscenza” invece di “coscienza”) e quelli di sintassi (un usocreativo della punteggiatura e la frequente presenzadell’anacoluto), non posso proprio passare sopra a quelli dicontenuto. Quando Monti rievoca i suoi rapporti con Mogol (cheperaltro cofirma l’introduzione), sbaglia a collocare il famosoaneddoto secondo il quale il Rapetti mormorò nell’orecchio diBattisti il modo giusto di cantare un pezzo che divenne subitoquella cosa immortale che tutti conosciamo: solo che il branoera Emozioni e non Il mio canto libero, come affermato qui. Ilbello è che proprio da numerosi ricordi passati di Monti che

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sappiamo che si trattava di Emozioni. Allo stesso modo, lacollaborazione con Mogol e Battisti non si interruppemomentaneamente tra 1975 e 1976, ma nel 1973, perché lacopertina di Lucio che Monti non realizzò fu quella de Il nostrocaro angelo (1973), mentre Anima latina e La batteria, ilcontrabbasso, eccetera datano a 1974 e 1976. Ho forti dubbianche che le foto che seguono quelle dei Flora Fauna e Cementoe precedono quelle di Ivan Graziani mostrino una formazionedella band formata da Mario Lavezzi con in formazione proprioIvan Graziani, dato che non si ha notizia da nessuna parte,neppure nella recente splendida biografia di Lorenzo Arabiasupervisionata dalla moglie di Ivan, di una partecipazionedell’abruzzese al gruppo (semmai nel 1975 gravitava dalle partidella PFM...). Infine, la Numero Uno non è stata affatto la primaetichetta indipendente italiana: prima di lei c’erano stati il Clandi Celentano (fondato nel 1962: e lì avevano lavorato ancheMogol, Radius e Stratos, per dire) e la PDU di Mina (fondata nel1967: anche se con sede fiscale nel Liechtenstein per motivifiscali e con gli uffici commerciali a Lugano).

Fatte le dovute critiche, devo però sottolineare che il valore dellibro non sta nelle note, che evidentemente vanno prese cumgrano salis: ma nello splendore evocativo delle foto, capaci dipenetrare sempre l’intimo profondo degli artisti ritratti e deldisco da illustrare, nonché di evocare alla perfezione unastagione e una collettività forse irripetibili per la musica italiana,dato che il libro non si concentra solo su Battisti, ma dà ampiospazio ai maggiori protagonisti dell’epopea Numero Uno. Daavere per questo.

(11/01/2012) - ©2002 - 2012 Extra! Music Magazine - Tutti idiritti riservati

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DONATO ZOPPO“Prog. Una suite lunga mezzo secolo”352 pp., 24 €, Arcana, 2011Oggi, nel mondo ai tempi di Wiki, ci sono tre modi di scrivere di musica: la critica metamusicale allaReynolds, l’approfondimento microscopico su bio o dischi e la dotta (e non improvvisata)panoramica di genere. Zoppo sceglie questa strada e sforna un libro che è già una pietra miliare perchiunque voglia sia accostarsi al prog sia averne una visione d’insieme, già conoscendolo. Splendidala cavalcata tra dischi e artisti year by year, sempre senza reverenze e agiografia (se un disco èbrutto, lo si dice a chiare lettere), ottimi i focus su origini del genere, etichette e locali chiave, scenenazionali dalle solite Italia e Germania fino al Giappone, buoni i capitoli sul prog dal punk ad oggi.Effetti collaterali: possibili infatuazioni per gruppi d’antan. Nel mio caso gli Yes. Nel vostro chissà.Applausi. // Renzo Stefanel

CESARE MONTI MONTALBETTI“Lucio Battisti e la Numero Uno”100 pp., 49,90 €, Vololibero, 2011Ok, è l’ennesima riedizione dello stesso libro, però 1) credete forse di trovare ancora le edizioniprecedenti in libreria? Illusi. 2) per l’ennesima volta è cambiato e offre qualche foto differente equalche spunto in più. Se non l’avete ancora e siete appassionati del rock italiano degli anni 70,procuratevelo. Le copertine e le foto di Monti hanno definito l’immaginario iconico di un’interastagione del rock italiano. Non solo Battisti e la Numero Uno, a dispetto del/dei titolo/i. Ma ancheRca, Cramps e Ultima Spiaggia. Tutta la scena alternativa dell’epoca o quasi. Peccato per l’altonumero di refusi di questa edizione e anche per le didascalie, in molti casi in odore di errore (ancheperché contraddicono precedenti ricordi di Monti stesso). Anyway, il valore del libro stanell’apparato iconico. Visto il prezzo, però, si poteva fare meglio… // Renzo Stefanel

AUTORI VARI (a cura di Chiara Baffa)"Cosa volete sentire – Compilation di racconti di cantautori italiani"144 pp., 10 €, Minimum Fax, 2011Come leggere un disco, direbbe qualcuno. Perché la sostanza presente in questo ‘Cosa voletesentire’, mini-antologia di quelli che al netto sono tra i migliori (cant)autori della scena odierna, èmolto vicina dall’essere diretta estensione di quella che poi si rivela essere modo di scrivere e dicantare dei nostri. Tredici racconti che sono un po’ come sbirciare da dietro le finestre lungo sogni,incontri, risate e camere d’albergo attraversate. Menzione d’onore su tutti a Letizia Cesarini akaMaria Antonietta e Alessandro Raina, che emozionano e non poco anche a suon di virgole edaccapo. Tra gli altri, un Brunori in vena di sarcasmo enciclopedico, la sadica provincia di Appino ePeppe Voltarelli, le infinite odissee di Rossano Lo Mele (Perturbazione) e Dente. Un libro piacevolee scorrevole, che ha senz’altro la sua forza nella capacità di legare angoli di cielo naturalmentedistanti sotto la voce di una sensibilità condivisa. Chapeau. // Marcello Farno

BOOKIT, Appuntamento numero #21

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