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Lucciole Lanterne
A
A cura del Comitato Genitori Istituto Comprensivo Caroli
Anno scolastico 2019/2020
e
Premessa
Questa edizione del giornalino sarà molto particolare, per la prima volta, per ovvi motivi,
mancheranno gli articoli delle nostre commissioni, dei progetti e delle tante attività vissute
dai bambini e dai ragazzi delle nostre scuole e per questo motivo ho chiesto di raccontare
questo periodo storico ad alunni, genitori ed insegnanti per lasciare traccia di quello che
abbiamo vissuto nella speranza che un giorno rileggendo magari si dica: “ma ti ricordi?”…
impossibile dimenticare, ma forse servirà ai più piccoli.
I piccoli hanno raccontato anche attraverso i disegni ne troverete tanti pubblicati, spesso
le emozioni sono difficili da raccontare è più facile esprimerle con colori e forme.
Sono giunti articoli di insegnanti e genitori che raccontano la loro Didattica a Distanza e
segnalo anche l’articolo della dott.ssa Marta Tironi stezzanese, ex alunna del nostro
istituto, intitolato “Io ti Berg-Amo” nel quale attraverso l’acronimo Berg-Amo viene
raccontata la sofferenza e la rinascita della città di Bergamo e della sua provincia (di cui
noi ne facciamo parte) contro l’oscuro nemico invisibile Covid-19.
Lo scorso anno abbiamo sposato la linea ecologica con l’eliminazione delle comunicazioni
cartacee da parte del Comitato Genitori, a meno che si tratti di moduli da compilare e
restituire, e della stampa di Lucciole e Lanterne e anche quest’anno il nostro giornalino
avrà formato digitale che verrà inviato a tutte le famiglie tramite il canale Whatsapp e
pubblicato sul sito della scuola nella sezione riservata al Comitato Genitori così chi vorrà
potrà scaricarlo e tenerlo come ricordo.
Dal Presidente del Comitato Genitori
Ciao a tutti!!!
E’ passato un po’ di tempo dall’ultima volta che ci siamo incontrati lo scorso 20 febbraio, al
nostro ultimo comitato genitori, dal quale ci siamo lasciati con tanti progetti ed attività in
pentola pronti per essere organizzati, invece ci siamo dovuti fermare...
Abbiamo dovuto dire STOP agli abbracci, alle strette di mano, agli incontri reali, alle
relazioni e ai sorrisi… tutto nascosto dietro a sterili mascherine e a video di computer, di
tablet o di cellulari.
Tutta la nostra comunità scolastica è stata colpita da un lutto per la perdita di un parente
o di una persona cara: famiglie, insegnanti, collaboratori scolastici ed amministrativi.
Abbiamo temuto per noi e avuto tanta paura, tenuta sempre nascosta e mai gridata, per
tutelare i nostri figli e per i nostri cari, quanti sorrisi forzati per nascondere angoscia e
occhi lucidi.
Siamo diventati esperti in autocertificazioni, divieti, decreti, cassa integrazione, bonus,
smart-working e soprattutto di Dad (Didattica a Distanza)!!!
Abbiamo imparato a metterci in fila, con una certa rassegnazione, davanti a negozi, agli
uffici postali e alle farmacie.
Ho continuato a pensare e a ripetermi che mai e poi mai avrei immaginato di vivere una
situazione del genere nella mia vita e soprattutto non avrei mai voluto che i miei figli la
vivessero eppure, sembra che i nostri bambini e ragazzi abbiano metabolizzato meglio
degli adulti la grave situazione che ci ha travolti e sono rimasti a casa, hanno studiato,
disegnato, giocato, suonato e anche cantato all’interno delle mura domestiche.
Ora sembra che il peggio sia passato ed è giunto il tempo di riappropriarsi di quella
normalità di cui ci eravamo scordati non solo l’esistenza, ma soprattutto la preziosità delle
piccole cose di quei momenti spesso dati per scontati e che solo ora abbiamo capito che
nulla è scontato (ci voleva una pandemia per farcelo capire…).
Ripartiamo, ma facciamolo con la consapevolezza che tutto ciò che abbiamo vissuto e che
stiamo vivendo ora, in qualche modo ci fortificherà e saremo più forti perché sapremo
apprezzare tutto ciò che tornerà ad essere normale.
Saremo più forti perché questa guerra, contro l’invisibile nemico, la vinceremo, ne sono
convinta!
Alzi la mano chi fin da piccolo si è sentito dire da qualche anziano: “te ghet bisogn de la
guerra…” io sì e solo ora ho capito cosa voleva dire: durante la difficoltà, se si vuole
sopravvivere, non serve a nulla fare sterili polemiche, evidenziare contraddizioni, dire mille
“se” e mille “ma”, bisogna solo lottare per riconquistare al più presto quello che dobbiamo
restituire ai nostri figli: la Speranza.
Speranza, questo abbiamo voluto trasmettere ai nostri figli quando abbiamo aderito
all’iniziativa “Andrà tutto bene!” per questo motivo abbiamo chiesto di inviarci le foto dei
disegni con gli arcobaleni dei bambini dalla scuola dell’infanzia sino ai più grandi, per dare
speranza a tutti noi e al nostro paese colpito duramente dal Covid-19 e li abbiamo
pubblicati sulla pagina Facebook del Comitato Genitori di Stezzano in modo che potesse
essere un muro immaginario di Speranza!
Ed è Speranza quella che abbiamo donato ai bambini della “Casa di Cecilia” a dicembre,
con la nostra solidarietà di Natale che ci ha permesso di donare 2.596 € raccolti con vere e
proprie collette in tutti e quattro i nostri plessi e soprattutto con la merenda solidale
organizzata alla scuola secondaria Nullo con le torte cucinate dalle mamme, vendute e
gustate da ragazzi, insegnanti e collaboratori.
A gennaio con la Strastezzano le associazioni del territorio hanno donato alla nostra scuola
1.000 € che verranno investiti in progetti scolastici, questa manifestazione è ormai
diventata un appuntamento molto importante perché viene vissuta con grande entusiasmo
da tutti ma soprattutto dal gruppo dei “Medi ma non mediocri” della Nullo che ormai ha
fatto suo il motto “la solidarietà porta altra solidarietà” donando il premio alimentare vinto
ed organizzando una colletta alimentare per le famiglie bisognose di Stezzano.
Febbraio sembra l’altro giorno… invece siamo già a giugno, avevamo iniziato ad
organizzare Fantagiocando 2020 e grazie alla collaborazione del comune di Stezzano
quest’anno avremmo avuto i primi giochi Plastic Free!!
L’organizzazione era ormai partita con la raccolta delle adesioni dei genitori e dei soldi per
le magliette invece ci siamo dovuti fermare!!
Ma lo spirito solidale delle nostre famiglie non si è fermato tanto che alcune classi della
scuola primaria Don Minzoni e Caroli hanno rinunciato al rimborso dei soldi delle magliette
di Fantagiocando e li hanno donati alla casa di riposo Villa della Pace di Stezzano che si è
trovata in grande difficoltà nel momento in cui l’emergenza sanitaria era al culmine.
Anche questa è Speranza!
Ho un nodo alla gola, non avrei mai voluto che arrivasse questo momento: questo è il mio
ultimo articolo, questo era il mio ultimo anno come presidente del Comitato Genitori di
Stezzano, avevo ancora molto da fare avrei voluto salutarvi durante Fantagiocando, i
giochi sportivi della scuola secondaria e l’ultimo comitato genitori, invece niente, non
doveva finire così…
Ho “militato” nel comitato genitori per 12 anni di cui 5 come presidente, nel consiglio di
istituto per tre mandati (8 anni) quello che ho potuto dare l’ho dato e penso di avere dato
anche tanto, devo comunque ammettere di aver ricevuto tanto: ho vissuto la scuola, mi
sono messa in gioco per i miei figli, sono cresciuta con loro, con la scuola e con il nostro
comitato genitori. Ho imparato a non dare nulla per scontato, a metterci la faccia, ad
organizzare, a gestire ed ascoltare.
Il comitato genitori vissuto per 12 anni è un cammino di vita importante e sicuramente mi
mancherà… mancheranno i bambini, i ragazzi, gli insegnanti, i collaboratori, le telefonate
con la dirigente, i gruppi whatsapp e tutto il tran tran che comporta il fatto di fare parte di
una comunità scolastica composta da più di 1.200 tra bambini, ragazzi e le relative
famiglie.
Ringrazio di cuore Gaia, Francesca, Cristina e Raffaella per la collaborazione e il supporto
che mi hanno sempre dato; Raffaella come me è arrivata al capolinea, lascio il comitato
genitori nelle buone mani di Gaia, Cristina e Francesca che si sono sempre impegnate per
dare il meglio e sicuramente porteranno avanti questa missione nel migliore dei modi ma
dovranno essere accompagnate e supportate dalla comunità scolastica e soprattutto da
nuovi genitori che si mettano in gioco perché, lo ricordo ancora per una volta, il Comitato
Genitori è formato ed ha vita grazie alla collaborazione dei genitori non solo del Consiglio
Direttivo o dei rappresentanti.
Sappiate che vorrò sempre sapere come andranno le cose perché il Comitato Genitori di
Stezzano è e resterà sempre nel mio cuore.
Ho ringraziato il mio Consiglio Direttivo ma come tutti gli anni devo ringraziare chi ci
sostiene, chi partecipa e chi ci da sempre e comunque una mano.
UN GRAZIE DI CUORE A:
La nostra Dirigente Maria Emilia Gibellini
Le insegnanti referenti di plesso (prof.ssa Fuccio, insegnanti Colombelli, Negri e Bisleri) Tutti gli insegnanti che ogni giorno si prendono cura dei nostri figli e li aiutano a diventare
grandi I genitori rappresentanti della Cattaneo, Caroli, Don Minzoni e Nullo
Le collaboratrici scolastiche dei vari plessi che considero angeli custodi dei nostri figli Il personale della segreteria sempre disponibile e cortese
L’amministrazione comunale per il sostegno, anche economico, che sempre ci concede Ai componenti del Consiglio d’Istituto che lavorano affiatati come una squadra vincente
Le commissioni che collaborano e lavorano con impegno per fare andare bene le cose, quest’anno la situazione li ha costretti a fermarsi ma sono sempre sul pezzo
Quei genitori che a poco a poco si stanno facendo coinvolgere nel mondo scuola e crescono insieme ai propri figli.
Grazie di cuore a tutti coloro che hanno camminato insieme a me e mi hanno
accompagnata in questa avventura!!!
Paola Gatti
Dalla Dirigente Scolastica Fotogrammi di un anno scolastico unico: riflessioni della dirigente scolastica
Carissimi alunni, genitori, docenti e personale tutto dell’Istituto Caroli,
anche questo anno scolastico volge ormai al termine; non si tratta però di un anno qualsiasi, di quelli che non
appena iniziano le vacanze sfumano i contorni e i colori dei ricordi come in una fotografia sfocata… questo anno
scolastico è e rimarrà per sempre vividamente impresso nelle nostre menti, nei nostri cuori e nelle nostre anime come
l’anno in cui la scuola è stata chiusa improvvisamente con le vacanze di carnevale per non riaprire più, l’anno in cui
tutto è prematuramente finito, e al tempo stesso tutto ha avuto inizio, stravolgendo le nostre esistenze.
Ripenso al susseguirsi convulso degli eventi, alle notizie su un nuovo virus che arrivava da lontano, e che
silenziosamente e invisibilmente si è insinuato fra noi, all’incredulità iniziale, seguita dallo sgomento, dalla
preoccupazione e dalla paura... ripenso soprattutto al dolore e alla sofferenza che tutti noi abbiamo vissuto, e ai lutti,
ai tanti lutti che hanno sfiorato o colpito le nostre vite.
Ricordo anche la solidarietà e il sostegno reciproco, la dedizione e lo slancio con cui i docenti e il personale della
scuola hanno raccolto la sfida della didattica e del lavoro a distanza, per mantenere vivo e pulsante il cuore della
nostra comunità scolastica, capace di rimanere vicina ai propri alunni e alle loro famiglie.
Rivedo l’impegno e la responsabilità dei nostri alunni e alunne, che dopo lo smarrimento iniziale hanno raccolto e
donato a piene mani, con l’entusiasmo dei loro giovani cuori, il coraggio per accettare la sfida di continuare a studiare
e ad apprendere nonostante il dolore, le vite stravolte, gli sguardi persi dei grandi, risvegliandosi improvvisamente più
maturi e più adulti.
Ripenso anche alla fatica dei genitori, che nonostante le preoccupazioni per la situazione economica, i lutti e le
difficoltà quotidiane, hanno reinventato le relazioni, i tempi e gli spazi famigliari, e con responsabilità e dedizione
hanno sostenuto e accompagnato i loro figli, bambini e ragazzi, nella didattica a distanza e nella difficile esperienza
dell’isolamento e della sofferenza.
Rivedo tutto ciò che è accaduto come lo scorrere dei fotogrammi di un film surreale; eppure, fra le tante immagini
cupe e dolenti, emergono con forza sprazzi di luce e colori brillanti che rimangono impressi nella memoria e
nell’anima: sono tutti i sentimenti e le azioni di bene che la nostra comunità scolastica ha vissuto e sperimentato in
questa difficile situazione. Sono la professionalità e la passione educativa degli insegnanti, la dedizione e l’impegno del
personale scolastico, la responsabilità e la serietà degli alunni, la partecipazione e collaborazione dei genitori,
l’instancabile supporto dello staff e dei referenti dei vari settori e gruppi di lavoro, la disponibilità e il sostegno del
Comitato e dei rappresentanti dei genitori, e del Consiglio di Istituto, l’aiuto offerto dal territorio, dai servizi sociali e
dai volontari di Stezzano…
In questi mesi abbiamo spesso ripetuto che solo uniti avemmo potuto superare questa crisi: ebbene, se riguardo
quanto trascorso, vedo una comunità scolastica che ha saputo creare unione e collaborazione, per affrontare insieme
le difficoltà poste dalla situazione presente.
E vedo ora una comunità scolastica più matura, più consapevole dei propri ruoli, più forte e più unita, più pronta a
sostenere le sfide che la ripresa del nuovo anno scolastico porterà.
“Ubi concordia ibi victoria est”
Nell’attesa di incontrarvi tutti, di persona, ringrazio tutti di cuore per avere condiviso il cammino di questo anno
scolastico così difficile e al tempo stesso così unico e arricchente, e stringo tutti in un abbraccio sincero, seppur
virtuale.
La Dirigente scolastica
Maria Emilia Gibellini
Dal Presidente del Consiglio d’Istituto
Dell’emergenza epidemiologica si dice e si scrive tanto, perciò ritengo sia
inutile aggiungere le mie considerazioni sul tema, tanto più che non sono
un addetto ai lavori, pur avendo ovviamente maturato convinzioni
personali sul fenomeno e sul ruolo dell’informazione e delle istituzioni a
riguardo.
L’istituzione che ci interessa è la Scuola e nel merito, con questo mio
articolo, intendo dedicare due pensieri.
Il primo va ai nostri figli, al personale docente ed anche a noi genitori, più
che mai in prima linea nel fronteggiare lo strano percorso didattico del 2^
quadrimestre, un cammino faticoso che ha messo a dura prova i nostri
equilibri quotidiani, logistici, lavorativi e relazionali. Speriamo non
riaccada. Ci restano l’orgoglio e la consapevolezza di quanto fatto per i
nostri figli, un’occasione di crescita anche per noi stessi. Confidiamo di
recuperare tutto quel mondo di relazioni che rende unica, insostituibile la
Scuola per come l’abbiamo sempre vissuta e conosciuta.
Il secondo pensiero, non per questo meno importante e credo condiviso da
tutte e tutti, va alla nostra Paola Gatti, Presidente del Comitato Genitori,
anzi Presidentissima, appena giunta al termine del suo percorso di
partecipazione attiva nel mondo della Scuola di Stezzano, semplicemente
perché i suoi figli hanno concluso il percorso scolastico nell’IC Caroli. Ne
è dispiaciuta Paola, ne siamo dispiaciuti ancor più noi. Le rivolgo un
grande Grazie per l’immenso senso civico, l’incondizionata disponibilità e
l’instancabile pazienza spesi per la Scuola, per i nostri figli e per i genitori
tutti, senza di lei – non esagero – alla nostra Scuola mancherebbero tante
cose. Di certo alla Scuola Paola mancherà, anche se so che continuerà a
starle vicino.
Buona Estate
Ruben Rossini
Io ti Berg-Amo.
L’acronimo di una
città tra
sofferenza e
rinascita
di Marta Tironi
Inizia così questa storia, in un’altalena dilaniante tra
Bergamo, la città in cui sono nata e sulle cui strade
ho calpestato le tappe della mia crescita, e Milano,
città che è diventata per me una cornice di senso e
che ora posso solo guardare dal balcone.
Sarà una storia non solo senza un lieto fine, ma
proprio senza una conclusione. Siamo ancora tutti,
vincitori e vinti, attori di una gigantesca, drammatica
storia collettiva, sebbene osservata da queste lenti,
elaborata dalla mia soggettività.
C’è una cosa, però, che possiamo estrarre
dall’inferno ed è la straordinaria capacità
rappresentativa di psicanalitica memoria: dipingere ciò che sta succedendo e ciò che stiamo vivendo, darci parola e
luogo, creare uno spazio tridimensionale intermedio dove poter tenere al sicuro pensieri ed emozioni, per ritornarvici
ancora e ancora. Un canto di speranza non ci abbandona, parte da Bergamo, polmone affaticato di questo tempo, ma
prova ad allargarsi alla comunità umana e vitale.
B come BARE
Vedo una fila indiana di veicoli militari davanti al campo santo dove sono sepolti i miei nonni, portano altrove le bare con
le salme. L’eclettismo dell’architettura, imponente e padrona, mal si concilia con una realtà dolorosa e maligna che gli si
dispiega davanti. A Bergamo sembra aver vinto la morte, non quella pomposa dei funerali di stato, né quella eroica dei
martiri di guerra, bensì quella oscura e confusa del lutto umano più che umano, della tragedia. La città si copre il volto
col velo nero e rinchiude il suo dolore dietro le porte chiuse e le serrande abbassate, nelle solitudini dell’isolamento. Le
campane che suonano a morto come sottofondo di ogni telefonata con la mia famiglia segnano il macabro scandire dei
‘come stai oggi’, mentre gli echi mortiferi delle ambulanze ci ricordano la contagiosità che si porta con sé questo virus.
L’abbiamo personificato, reso antropomorfo e familiare per permettergli di essere un interlocutore controllabile, così da
trattarlo con le categorie finora conosciute. Ma l’abbiamo anche demonizzato, reso lo straniero in patria, il non
benvenuto, il nemico per scongiurare il terrore che ci genera e relegarlo in un antro lontano con esorcismi e incantesimi.
E come EMOTIVITÀ
Nutro sentimenti contrastanti per la diffusa condivisione dell’ #andràtuttobene. Ho da sempre l’impressione che
mantenere un atteggiamento positivo e non lasciarsi andare all’emotività sia un diktat del nostro tempo, a qualunque
costo e qualsiasi cosa succeda. Anche nel dramma. Gaetano Donizetti, celebre compositore operistico bergamasco, è
stato uno dei maestri della drammatica teatralizzazione romantica dell’esistenza. Nella Lucia di Lammermoor, per
esempio, la protagonista impazzisce dal dolore per il suo amore perduto e si dilania in una delle arie più commoventi e
più famose dell’artista. Non c’è alcun diniego, non c’è alcuna negazione alla potenza delle emozioni umane e alla
sofferenza percepita. Il nostro rapporto con lo sconosciuto, un virus che ancora non è totalmente intelligibile,
inevitabilmente ci induce a schierare il plotone dei nostri sentimenti. Dall’inizio di questa pandemia siamo stati abitati,
non sempre in fila indiana, da incredulità, irrisione, sospetto, forza, paura, rabbia, terrore, coscienziosità, diffidenza,
speranza, solidarietà. La ricchezza del nostro mondo interno sta racchiusa in questo variopinto gioco di
presenza/assenza in cui eliminare una parte di quello che si prova è eliminare una parte di sé e una parte di senso.
L’attesa speranzosa, il desiderio, il coinvolgimento possono diventare fecondi solo se non divengono saturanti. Così
come lo sconforto, l’angoscia e la tristezza possono essere mitigati se non ci accecano.
R come ROTTURA
L’assenza è diventata la grande presenza. Non solo l’assenza relazionale, l’assenza di contatto, l’assenza di risposte,
ma anche l’assenza di senso. Siamo passati troppo rapidamente e senza soluzione di continuità da una realtà
interconnessa, globalizzata, interattiva ad un isolamento forzato e doloroso. Inizialmente la risposta a questa ferita
sembra essere stata una bulimia di socialità, un tripudio di vicinanze sebbene virtuali. L’assenza dell’incontro tra corpi –
e delle preziose informazioni che questo scambio ci dà - ci ha indotti a cercare un nutrimento sempre maggiore, ad
accentuare i bisogni emotivi, ad abbassare la soglia della tolleranza e non sostenere più il peso dell’insicurezza. La
rottura di un ordine predeterminato ha generato la rottura dei precedenti confini creando fratture profonde tra il sano e il
malato, tra il vecchio e il giovane, tra la sicurezza e il dubbio, tra il dentro e il fuori, tra il sé e l’altrui. La ferita rimarginata
sembra imporre che, per sopravvivere, l’uomo sia costretto ad invertire la rotta del suo sviluppo, a chiudere ogni
frontiera, interna ed esterna, e non permettere più a nessuno il transito. In questa pandemia la fiducia
nell’istituzione/genitore, organo onnipotente e idealizzato, viene messa potentemente in crisi. L’istituzione, sia essa
familiare, medica o politica, crolla e mostra le sue falle, le sue ferite e i suoi limiti.
G come GABBIA
Nel mio quartiere milanese, ogni giorno alle diciotto, si sente ancora l’eco di qualche canzone, di un inno alla vita che
non vuole cedere il posto alla morte. Si odono grida di bimbi nei cortili nascosti dei palazzi, che giocano e rincorrono una
strana quotidianità. Eppure il vuoto inizia a spaventare anche loro, qualcuno si chiede angosciato se mai tornerà a
scuola.
A Bergamo la reclusione è determinata, più che altrove, dalla presentificazione della malattia, un gran numero di persone
è in isolamento perché infetto o potenzialmente tale. Anche i sanitari, rinchiusi negli ospedali, sono sofferenti e stremati.
La retorica veste in egual misura paziente e curante di una responsabilità: il primo perché inquinato, infetto, il secondo
perché assuma su di sé il rischio nell’espletare le sue funzionalità di cura.
La quarantena incatena in un tempo che si dilata e che impone di fermarsi, forse per sempre. Si vive un eterno presente
in cui, anche allo scadere dei giorni, si è ancora contaminati. Mia cugina, appena uscita dalla fase critica, mi scrive “sono
barricata in camera mia, fiacca e scoraggiata, il virus ti lascia parecchi strascichi. Stai attenta e abbi cura di te, questo
virus è davvero brutto”. Siamo tutti in gabbia, ma c’è chi sta in una gabbia dorata e chi si protende tra le sbarre della vita
e della morte. Il privilegio di respirare ancora non è dato a tutti.
A come ANALISI
Dopo l’impulso all’azione, neuro-fisiologicamente determinato per salvarsi dalla catastrofe, qualche privilegiato, che si
può ritenere più al sicuro di altri, può dedicarsi alla riflessione. In questo presente, gli psicologi sono chiamati ad un
arduo compito, quello di mantenere la continuità nella rottura, di traghettare e transitare insieme al paziente nell’oscuro
magma dell’incertezza. Si evoca la morte, lo sconforto, la solitudine. Eppure il contesto in cui lo si fa è, forse per la prima
volta, molto particolare. Siamo noi stessi i custodi della distruttività, il virus non è più qualcosa che appartiene all’altrui. Il
senso di onnipotenza, vecchia e insidiosa conoscenza per noi psicologi, assume nella condizione attuale una nuova
veste. Allontanare da sé l’angoscia di morte si scontra con la percezione di un pericolo tanto concreto quanto dilagante e
il duello tra forze vince a favore di un’iper-saturazione del reale. In questi giorni mi ritrovo spesso a percepirmi distratta,
distante, anche nel lavoro clinico coi pazienti. Il pensiero oscilla costantemente tra il qui e l’altrove, torna alle campane
che suonano a morto, si sposta sui familiari lontani e accerchiati dal furore del virus, per poi posarsi su di me con gravità.
La tolleranza di questa danza macabra non è facile da sostenere, si desidererebbe uno spazio da riempire con pensieri
di senso ma questo rischia di generare un affollamento improprio di contenuti. Mantenere la bussola significa forse
mantenersi attivi osservatori delle proprie istanze e dei moti che ci abitano, pronti all’azione solo quando necessario.
M come MOBILITAZIONE
In queste settimane l’appello globale sembra essere indirizzato al senso di responsabilità personale che si estrinseca
nell’invito a restare a casa per prendersi cura di sé e degli altri. Ma non solo. Sentirsi responsabili induce anche a far
tesoro dei propri talenti e metterli a servizio della comunità, mantenendo un buon equilibrio tra sicurezza e servizio. Il
proliferare di aiuti umanitari, azioni solidali, ma anche sviluppo di informazione consapevole sembra ridare all ’uomo
vulnerabile il volante in mano. La paura diventa più tollerabile, l’indifferenza viene scongiurata e si mobilitano le proprie
migliori risorse per rendersi utili. La solidarietà è, prima di tutto, una potente difesa individuale. Ci siamo scoperti tutti
fragili, tutti potenzialmente deficitari ed è proprio il senso della comunità, della compartecipazione, del collettivo che può
essere un antidoto al dilagare dell’epidemia. Il comune di Bergamo ha da poco presentato un video di una città tanto
deserta fuori, quanto viva dentro. Appellandosi al senso di unione, umanità e vicinanza ha utilizzato questo slogan
plurale: “Bergamo soffre. Bergamo combatte e cura. Bergamo siamo noi”.
O come OPPORTUNITA’
Come trasformare la paura epidermica, il dramma collettivo in un’occasione di crescita, per se stessi e per la società?
Come riconciliare la distruttività con la speranza di un insieme? Siamo di fronte ad una condizione precaria e incerta,
tuttavia a mio giudizio la complessità è in movimento. Ci sono innumerevoli strategie possibili. Una di queste potrebbe
essere un ripensamento delle nostre usuali modalità di comunicare in queste circostanze. Per noi psicologi, da sempre,
le parole sono importanti, da scegliere con cura. Le metafore belliche, che saturano la narrazione dell’epidemia, non
sono forse le più accurate per descrivere un fenomeno che è privo di un vero nemico. Questa modalità non permette di
immaginare ciò che stiamo vivendo e neanche ciò che l’altro vive. Essa non ci permette così di sognare, pensare e
progettare un futuro migliore. Scegliere parole diverse per raccontare il mondo che viviamo, ripensare un lessico nuovo
potrebbe aiutarci a riparare e ricucire le nostre ferite, individuali e collettive. E ancora, potrebbe essere utile mantenere
per quanto possibile la continuità nell’incertezza, ricordarsi di intessere ogni sera i fili del tempo, quello cronologico che
collega passato, presente e futuro e quello psichico, circolare, elicoidale che procede per associazioni e per vicinanze.
Un pensiero attribuito al Buddha sostiene che “il cambiamento non è mai doloroso, solo la resistenza al cambiamento lo
è”. Forse, solo accettando di sostare nella nebbia di questo tempo, accogliendo dubbi e ambiguità, ci sarà permesso di
rielaborare, studiare e analizzare quanto successo. Mi torna in mente il pensiero di Nietzsche in “Umano, troppo umano”
quando afferma che la solitudine "non può fare a meno della sua malattia" perché è essa stessa via e mezzo per la
conoscenza di sé. Ma è primariamente attraverso una relazione che la mente estrinseca le sue migliori possibilità
creative e di adattamento. Cura, inclusione, comunità possono diventare cornice feconda di quello che ci aspetta, se
sapremo ricreare nell’isolamento il senso del noi. La de-idealizzazione delle istituzioni, una presa di coscienza del reale e
un rinnovato appello alla propria responsabilità individuale, sebbene dolorosi, possono divenire ciò che ci permette
l’evoluzione. La crescita e lo sviluppo, della mente e della società, incontra inevitabilmente la fallibilità del
genitore/istituzione. Quando la placenta diventa troppo piccola per contenere il feto, non significa che quel contenitore
non è più adeguato in sé, ma che quell’essere sta crescendo, che un bambino è pronto a nascere e ad assumere su di
sé il valore inestimabile della vita.
Allora “avanti tutta, questa è la rotta, questa è la direzione, questa è la decisione” (La linea d’ombra, Jovanotti).
Bibliografia
- Bion, W. R., & Bion, F. (1989). Seminari clinici: Brasilia e San Paolo. Raffaello Cortina Editore
- Cassandro, D. (2020). Siamo in guerra! Il coronavirus e le sue metafore. Rivista Internazionale - edizione online
- Fédida, P., & André, J. (2009). Umano/disumano. Borla
- Ogden, T. H. (2009). L'arte della psicoanalisi: sognare sogni non sognati. Raffaello Cortina editore
- Testa, A. (2020). Smettiamo di dire che è una guerra. Rivista Internazionale - edizione online
In copertina.
mosaico di Trento Longaretti, pittore e artista bergamasco di fama, recentemente scomparso.
Marta Tironi è di Stezzano,ex alunna del nostro istituto, è ora psicologa, psicodiagnosta clinica e forense, specializzanda in psicoterapia psicanalitica dell’età evolutiva. E’ cultrice della materia in Neuropsichiatria infantile presso l’Università Milano-Bicocca e in Psicologia generale presso l’Università di Urbino. Collabora con la Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’ASST Niguarda di Milano e con l’Istituto Europeo di Psicotraumatologia e Stress Management, che si occupa di psicologia dell’emergenza. Fa parte del comitato scientifico della Onlus “Le Parole Fanno Cose” che opera per prevenire e curare situazioni di grave impoverimento sociale e psicologico di minori e famiglie
Dalla Cattaneo COSA BOLLE IN PENTOLA… ALLA SCUOLA DELL’INFANZIA C.CATTANEO
ovvero LA RICETTA PER CRESCERE BENE UNA/UN BAMBINA/O
INGREDIENTI E INGREDIENTE SEGRETO
All’assemblea dei genitori del 28.01.2020,genitori ed insegnanti insieme abbiamo provato a scrivere gli ingredienti per una ricetta per far crescere bene i bambini. Ognuno ha scritto un ingrediente che ritiene importante o il suo ingrediente segreto e poi l’ha commentato con gli altri presenti. Noi adulti non sfruttiamo abbastanza le reciproche esperienze e pensiamo di essere da soli a reggere il peso delle responsabilità educative invece siamo in tanti e “l’unione fa la forza” Quindi con l’intento di far circolare le idee vi sveliamo i nostri segreti…. Lavate bene le mani, mettetevi il grembiule, accendete i fornelli e mettetevi all’opera. Preparate i seguenti ingredienti:
Rispetto
Dare voce ai pensieri dei bambini
Chiedere!…. i bambini possono dare di più
“Affetto” anche nello scontro
Lettura
Gentilezza (sempre e comunque)
Cura di sé, degli altri e delle cose
Ascoltare
Dare affetto
Regole
Nel momento dei capricci cercare di non arrabbiarsi e di spiegare
Fermare il tutto e cercare di capire che cosa passa in quel momento per la testa al proprio bambino
In ogni situazione essere l’esempio del comportamento che riteniamo più corretto e che vogliamo trasmettere al bambino
Spiegare con naturalezza e semplicità cosa è giusto o sbagliato secondo il proprio istinto a seconda della situazione
Guardare un bambino negli occhi e ascoltarlo con il cuore
Farli sentire “grandi” e responsabili
Farli riflettere su come incidono i loro comportamenti sugli altri ( sia in modo positivo che negativo)
Ascoltare ciò che hanno da dirci non solo con le parole
Essere bussola delle emozioni
Perseveranza
Elogiare i momenti e le azioni positive
Mamma serena
Dare fiducia
Ascolto, amore e tempo... q.b. e d.q.=quanto basta e di qualità
Disciplina
Sicurezza-punti fermi
Fantasia
Tranquillità
Calma
Sguardo sul mondo (non esisti solo tu, esistono anche altri bambini in altri posti del mondo…)
Regole giuste rispettate da entrambi (adulti e bambini ; bambini e bambini)
Coerenza
Pazzia sana
Ridere, giocare insieme (anche con i sedicenni)
Un po’ di fatica da fare per un bell’obiettivo da raggiungere
Autorevolezza
Serenità
Sguardo di bellezza
Pazienza
Mescolare con cura tutti gli ingredienti (approcci diversi= ogni bambino/figlio ha bisogno di proporzioni diverse degli stessi ingredienti). Buon lavoro!
LA BORSA DELLA MAESTRA
La borsa di una maestra è un oggetto strano, non catalogabile e non definibile. Le altre borse vengono
utilizzate per scopi ben precisi nella vita di una persona e non lasciano dubbi rispetto al loro contenuto:
alcune servono per trasportare la spesa, altre per portare i vestiti in lavanderia, altre ancora per
accompagnare in vacanza i proprietari. La borsa di un’insegnante invece non ha regole, soprattutto se
appartiene a una docente della scuola dell’infanzia. Tra le sue morbide pareti sono custoditi infiniti scenari
possibili.
L’unico requisito raccomandabile riguarda la sua dimensione: più è grande e più le lezioni saranno ricche di
sorprese. I suoi inseparabili amici sono burattini, libri colorati e utensili di vario genere. Poi ancora mestoli,
cucchiai, imbuti, clessidre, trucchi, farine e spezie. Non si annoia mai ed è sempre felice grazie ai bambini
che l’aspettano ogni giorno in classe. Ama tutto della sua unicità, ma più di ogni altra cosa adora la trepida
attesa che suscita prima di essere aperta e le risate che provoca quando dalla sua pancia di stoffa escono
oggetti divertenti.
Per molti giorni la mia “borsa da maestra” mi ha guardata con occhi smarriti. Si è sentita trascurata e non
ha pienamente compreso come sia potuto accadere che da un giorno all’altro il consueto viaggio tra casa-
scuola e scuola-casa si sia interrotto.
Capite, non è stato semplice per la mia borsa sostare continuamente sullo stesso mobile, vuota, senza
possibilità di uscire e vivere le avventure a cui era abituata. Una sera l’ho sentita piangere perché le
mancavano le carezze dei bambini. Ho provato in molti modi a consolarla ma non voleva sentire ragioni.
Allora mi sono avvicinata piano, le ho detto di tenersi pronta, che presto avremmo vissuto l’incontro con i
nostri piccoli alunni in modo speciale. Le ho sussurrato di avere fiducia, di credere che anche in un periodo
così difficile avremmo fatto del nostro meglio per tornare a sorridere insieme. Così è stato, poco dopo ho
depositato tra le sue braccia un computer.
All’inizio non ha accolto serenamente la novità: “Tutto qui? Pensi davvero di rendermi felice con uno sterile
pezzo di plastica?”. Ha fatto davvero fatica ad accettare la sua nuova funzione, ma quando l’indomani ha
visto i visi dei bambini sbucare da magiche finestrelle interattive ha subito cambiato idea. Quanto ha sorriso
e gioito nel rivivere lo scambio prezioso con i grandi eroi di questa storia. Non credeva che i bambini
potessero mostrare un disegno attraverso quell’apparecchio strano e neppure che potessero salutare i
compagni che non vedevano da tempo. Ha così iniziato a considerarlo uno strumento prezioso, capace di
accorciare distanze e regalare emozioni. Pian piano il suo cuore è tornato sereno.
Quello che lei non sa è che al suo interno ho inserito sensazioni che non si possono vedere, ma solo
percepire oltre lo sguardo. Chiudendo gli occhi l’ho riempita di speranza, di voglia di abbracci, di vicinanza a
tutto il personale della scuola e a tutte le famiglie. Ho poi aggiunto un pensiero speciale dedicato ai bambini
che in questi anni hanno riempito il mio cuore, regalo talmente grande da non poter essere contenuto in
nessun luogo, nemmeno nell’enorme borsa di una maestra.
Elena Bonini
Marzo, il mese della primavera, il mese delle cose nuove...
nuove e inaspettate sono le situazioni che abbiamo vissuto in questa primavera 2020.
Il mio pensiero ritorna a quei giorni di fine febbraio, ricordo quanto sia stata bella la sfilata in
maschera dei bambini per le vie del paese poi...
Le Vacanze di carnevale, qualche giorno di riposo per riprendere quella carica per il rientro a
scuola, pronta ad ascoltare i bambini, curiosa di sapere come avessero festeggiato il carnevale e
poi tante idee nella testa da proporre... giochi e attività pensati durante la pausa.
Che delusione quando ho appreso che non si poteva rientrare e poi un immenso sconforto quando
ho avuto la certezza che non avrei rivisto in tempi brevi i bambini, le loro faccine che sorridono, le
loro voci gioiose che raccontano il loro essere bambino.
Una sensazione strana iniziare la giornata senza andare a scuola, non era la mia giornata, non mi
apparteneva. Poi abbiamo appreso che potevamo avvicinarci ai bambini in un modo del tutto
nuovo: con la didattica a distanza... la prima videoconferenza, un po’ d’imbarazzo e commozione
ma al tempo stesso una grande gioia quando ho visto come erano contenti i bambini nel poter
rivedere i loro amici e le loro maestre.
Ringrazio i genitori che hanno affiancato i bambini nell’intraprendere questo nuovo modo di fare
scuola. È stato per noi fondamentale non perdere la relazione con i bambini. Anche con un sorriso
e un saluto fra “le finestrelle” si può percepire quell’affetto che c’è fra bambini e bambini e fra
maestre e bambini.
Elisabetta
Buone vacanze, Bambini!
“Ciao bambini” è il rituale quotidiano con il quale insieme al sorriso accolgo i miei bambini alla scuola
dell’infanzia. È un gesto semplice, spontaneo, empatico che nasce dal profondo del cuore. Credo che
trasmetta sicurezza, benessere e spesso invito al dialogo. In questo periodo surreale personalmente questa
routine mi è mancata tanto e mi ha lasciato un vuoto indefinibile. All’improvviso il contatto con i bambini è
stato interrotto inaspettatamente da un ospite sconosciuto e poco gradito: Covidino. Così si chiama questo
folletto prepotente vestito tutto di rosso e con in testa una corona. Forse voleva essere il re di tutti e di
tutto. È arrivato da un paese molto lontano e, magari, da tempo, covava il sogno di distruggere le nostre
buone maniere: prenderci per mano, scambiarci abbracci, giocare vicini. Il suo comportamento ha preso
alla sprovvista grandi e piccini, maestre e bambini, rendendoci molto tristi, spaventati e impotenti.
Covidino ci ha allontanato fisicamente dalla scuola, dai compagni e dalle maestre per lasciare traccia nella
storia dell’umanità. Purtroppo, nessuno immaginava che per quest’anno non saremmo più tornati a scuola.
CHE TRISTEZZA!!!
Ora, cari bambini, siamo giunti davvero alla fine dell’anno scolastico: le vacanze, quelle vere e aspettate da
tutti, ormai sono vicine. Quindi bambini, tirate fuori le vostre armi migliori: prendete secchielli e palette,
colori e fogli, matite e gessetti. Mostrate il sorriso, la spensieratezza che vi appartiene, la fantasia e la
creatività, mescolate bene gli ingredienti e trasformatevi in supereroi per combattere questo folletto
dispettoso.
In questo momento faticoso auguro a tutti i bambini della scuola dell’infanzia “C. Cattaneo”, alle loro
famiglie, alle colleghe e a tutto il personale scolastico: BUONE VACANZE!
Un augurio speciale, però, lo voglio dedicare ai nostri bambini di cinque anni, i micetti: AZZURRI,
ARANCIONI, VERDI, LILLA, ROSA, BLU E ROSSI che lasceranno fisicamente la nostra scuola. Spero che
rimangano tanti ricordi ed esperienze piacevoli per salire un altro gradino più impegnativo e coinvolgente.
E con alcune strofe di “A modo tuo” di Elisa vi auguro BUON VIAGGIO!
Sarà difficile diventare grande
Prima che lo diventi anche tu
Tu che farai tutte quelle domande
Io fingerò di saperne di più
Sarà difficile
Ma sarà come deve essere
Metterò via i giochi
Proverò a crescere
A modo tuo
Andrai, a modo tuo
Camminerai e cadrai, ti alzerai
Sempre a moto tuo
Maestra Rita
Settembre 2019, un nuovo inizio.
Clara va (finalmente) alla Scuola Materna, anzi Scuola Dell’Infanzia… che altrimenti mi sgridano… inizia una nuova routine, per lei e per me, che abbiamo vissuto in simbiosi dal Novembre 2016.
Tornare alla Cattaneo dopo 3 anni è stato emozionante: ho ritrovato i sorrisi delle maestre, il calore che si respira nell’aria, la gioia dei bimbi che si incontrano la mattina pronti per trascorrere insieme un’altra giornata, la routine del lunedì tra bavaglia, salvietta e lettino da preparare, … avevo quasi dimenticato la tenerezza dei piccoli alle prese con questo nuovo mondo.
Ero pronta, mi sono impegnata per convincermi che Clara si sarebbe presto abituata a stare lontano da me. Ed in effetti è stato cosi, in poco tempo si è adattata, anche se con qualche piccola sofferenza, alla nuova vita, grazie anche all’affetto e alla comprensione delle sue maestre Silviaalta (o Silviacoicapellilunghi) e Silviabassa (o Silviacoicapellicorti). Si è presto inserita all’interno della sua classe e non solo, ha fatto amicizia e di giorno in giorno era sempre più serena. Anche la nanna e’ diventata meno traumatica, mano nella mano con la sua amica del cuore Carlottadeililla.
Ogni pomeriggio appena usciva dalla classe, con un sorriso stampato sul viso, iniziava a raccontarmi per filo e per segno la giornata, consegnandomi in mano sempre qualche disegno che aveva fatto apposta per me, solitamente un arcobaleno supercolorato. Tutto questo entusiasmo ha dovuto lasciare il posto allo smarrimento. In qualche giorno il suo piccolo mondo è stato stravolto, come per tutti noi. “Quando torno a scuola?” “Quando posso giocare coi miei amici?” E con queste domande sono passati i giorni, le settimane e poi i mesi. E la scuola e’ finita così, senza nemmeno che se ne rendesse conto. E quegli arcobaleni li abbiamo disegnati ovunque, anche sulle rocce fuori dalla casa in montagna. Nella speranza che tutto finisse in fretta. Ora c’è l’estate e poi speriamo davvero di poter ritornare dalle nostre amate maestre e dai nostri compagni. Perché ci sono davvero davvero mancati. Buona estate! G & C
RINGRAZIAMENTI DALLA CATTANEO
Per la scuola dell'infanzia
Chi l'avrebbe mai detto che un venerdì di febbraio sarebbe stato l'ultimo giorno di scuola dell'infanzia di mia figlia Elisa ... ed anche il mio... dopo ben 7 anni per me!
Mi immaginavo l'ultimo giorno di scuola in un caldo pomeriggio di festa a salutare le maestre tutte le persone che ci hanno accompagnato in questo percorso ed incece da un giorno all'altro ci siamo trovati così, chiusi in casa senza più orari, progetti, appuntamenti e le corse per arrivare puntuali in classe la mattina!!!! Quanto mi mancano!!!
Mi spiace tantissimo che Elisa non abbia potuto concludere l'anno, passare un pò di tempo con le amiche che l'anno prossimo non troverà più, andare a visitare la nuova scuola... tutte esperienze che l'avrebbero aiutata a crescere per poter affrontare una nuova avventura a settembre!
Poi penso a cosa questa esperienza le ha lasciato... le ha dato tempo... tempo di capire che la scuola le manca, le mancano le sue amiche e le sue maestre.
Volevo ringraziare le maestre che ci sono sempre state ed in questi anni hanno sempre fatto del loro meglio anteponendo a tutto i bisogni dei bambini. Grazie anche a tutto il personale della scuola per la professionalità e disponibilità.
Ci mancheranno molto tutti ....
Cristina - mamma di Elisa - Sez. Azzurri
"È tutta colpa di questo coronavirus!" Tante volte Beatrice mi ha detto così! "Salutiamo le maestre e i compagni?" le chiedevo, e lei "Sì però io voglio giocare con loro e voglio anche cucinare il minestrone" Le maestre si sono tecnologizzate velocemente e non ci hanno fatto mancare spunti per intrattenere e far crescere i nostri bambini... Sei ancor più consapevole dell'importanza di qualcosa quando ti manca... Questo è quello che abbiamo imparato e la scuola, noi genitori, non vediamo l'ora che riparta a settembre! Sperando di riabbracciarsi presto ringrazio tutti " Grazie e a presto
Valentina mamma di Beatrice dei verdi
Dalla don Minzoni
Pensieri… Disegni… Lettere..
Elisa Taiocchi: vorrei che il coronavirus passasse in fretta perché non mi
piace restare a casa senza fare niente e perché mi mancano: il calcio,i miei amici e anche le maestre .
Spero che finisca al più presto ❤️❤️❤️
Mi mancano tanto i miei migliori amici: Martina, Lorenzo, Francesco, Mattia, Sami, Elisa e Sofia. Vorrei vederli ma non posso,perché sono le regole del Covid 19. Vogli bene a tutti.
Elisa Zanardi: in questo periodo a casa da scuola mi trovo abbastanza bene,
faccio lezioni online che a volte sono divertenti. Mi manca andare in giro a
divertirmi e vedere le persone ma soprattutto mi manca andare a scuola, la
giornata a volte sembra non finire mai. Spero che tutto si risolva velocemente
e che il nuovo anno scolastico sia normale e tranquillo.
Laura: in questi giorni mi sento molto triste perché non posso vedere i miei
parenti.
Ho scoperto di essere una brava cuoca; mi sono divertita a fare i dolci con i
miei genitori.
E' un momento difficile ma sono sicura che ne usciremo presto con più voglia di vederci in classe. Asia: in questa quarantena a casa ho riscoperto tante cose, come: lo stare in famiglia, il valore degli affetti, il valore della vita, il valore di un abbraccio, di un bacio, e soprattutto, quanto sia importante volersi bene. Mi sento triste perché in questo periodo sono morte molte persone tra le quali una persona a me cara.
Sara: per me andare a scuola significa: imparare, divertirsi, stare insieme, avere amici sinceri...... Il Coronavirus voleva spezzare il legame tra i bambini, ma non c'è riuscito. Grazie alle video lezioni delle maestre siamo rimasti in contatto. Noi siamo forti e affrontiamo ogni giorno le paure con tanto coraggio. Virus non ci fermerai mai!!!!!
Aurora Nanni : mi sento in prigione vorrei uscire e abbracciare i miei nonni a cui voglio tanto bene ma sto lontana per tenerli al sicuro. Ho paura che mio papà si ammali e che non ritorni più a casa, perché fa l’infermiere.
Aurora Vitali: per me questo periodo di quarantena è stato bruttissimo perché ci sono stati molto morti e non ho potuto giocare con le mie amiche però ho scoperto un lato del mio papà che non conoscevo ancora...il suo lato pasticcere ci prepara qualsiasi leccornia. Spero che questo periodo finisca
presto ma che il mio papà non cambi. Ciaooo maestra☺☺
Arianna: in questo periodo mi mancano tanto i miei compagni e le giornate
che passavamo insieme a scuola.
Sofia Sana: il giorno che hanno dato la notizia che chiudevano le scuole non
mi sarei mai immaginata di non ritornarci più per questo anno scolastico,
stando a casa così tanto mi mancavano i miei compagni, vederli, stare in
classe con loro e giocare insieme.
Non frequentando più la scuola, abbiamo iniziato a fare le video lezioni con tutta la classe e le maestre, è stata una cosa nuova, divertente e in questo modo ho potuto vedere i miei compagni, le mie maestre, parlare con loro e fare lezione anche se in un modo nuovo. Ognuno da casa! In questo lungo periodo trascorso a casa, non potendo uscire ho passato più
tempo con i miei genitori, abbiamo fatto tantissime cose insieme per questo
sono felice anche se questo brutto coronavirus ha fatto ammalare molte
persone e adesso tante di queste non ci sono più.
Mattia: è stato faticoso stare a casa due mesi con il papà che mi stressa.
Martina: Per me questo periodo è stato un po’ brutto: non ho visto i miei
amici per molto tempo e continuo a non vederli. Mi sono mancate anche le
mie maestre. Un po’ mi sono divertita a casa con la mia famiglia ma questo
momento è stato comunque triste.
Lorenzo: è un bel periodo perché sono a casa con la mia famiglia. La fase 2
è ancora più bella perché non vado a scuola e vado in giro con lo skateboard.
Nicola: la quarantena è stata un po’ triste e un po’ felice. Adesso posso
andare in giro in bicicletta con il mio papà. Non mi piace però dover usare la
mascherina. Mi piacerebbe giocare con i miei amici.
Fadoua: la quarantena mi ha rattristata perché non potevo uscire. Adesso
però sono felice perché esco anche se con la mascherina.
Francesco: adesso sono felice perché posso uscire. La scuola mi manca
solo perché non posso giocare con i miei amici con i quali mi divertivo molto.
Mariachiara: la quarantena è stato un periodo bruttissimo ma il periodo più
brutto è stato all’inizio perché mio nonno è stato molto male ma per fortuna è
guarito.
Il momento più bello è stato la fase 2, precisamente il 5 maggio perché mio
cugino è venuto a trovarmi e nel pomeriggio sono andata io da lui. E’ stato
bello uscire dopo due mesi e mezzo.
I nostri cancelli sono diventati i muri di una prigione.
Adesso posso andare dai nonni e dai miei cugini e dai miei nonni. Spero di
non fare ammalare i nonni.
Adesso sono felice.
Matilda: la quarantena è stata brutta perché non potevo vedere i parenti.
Adesso è meglio perché posso uscire e andare a trovarli.
Sami: mi è piaciuto stare a casa da scuola perché posso giocare con mio
fratello. Spero che la quarantena finisca quando andrò in quarta. Spero che
trovino in fretta il vaccino così possiamo andare a scuola e uscire con
tranquillità.
Gabriele: Prima ero triste perché non potevo uscire e soprattutto perché ho
perso la mia nonna bis. Ora sono felice: esco con la mascherina e rispetto le
dovute distanze. Vado a trovare i miei nonni che mi mancavano tanto.
Quello che ci è successo potrebbe essere l’inizio di una rivoluzione verde:
spostarci a piedi o in bici e vivere con più lentezza; fa bene all’ambiente e
anche alla nostra salute.
Gabriel: per me questo periodo è stato bello perché sono stato con la mia
famiglia.
Alessandro: in questo periodo mi sono sentito molto triste per le persone
che morivano.
Andrea: durante la quarantena ero triste perché non potevo giocare con i
miei amici e con i nonni ma allo stesso tempo ero felice perché potevo
passare più tempo con i miei genitori. Non ho mai avuto paura del
coronavirus perché ho sempre rispettato le regole e non sono mai uscito di
casa.
ESPERIENZE DI UNA MAMMA CON L’HOME SCHOOLING
Sta per terminare un anno scolastico particolarmente impegnativo ed infatti è il primo anno scolastico dei
miei figli che sono più desiderosa di loro che la scuola finisca.
La didattica a distanza ha costretto le insegnanti a stravolgere il loro lavoro e a delegarne un pezzetto a noi
genitori. Ora oltre che moglie, lavoratrice, cuoca, lavandaia, colf, mamma posso dire che svolgo un po’
anche il lavoro di maestra.
Sicuramente il nuovo compito mi affatica molto, perché sono neofita del ruolo, le connessioni non vanno, i
dispositivi si ribellano, i bambini non seguono autonomamente i programmi di lavoro che assegno, il tempo
scarseggia e il lavoro si accumula.
Proprio per questo apprezzo ancora di più il lavoro delle maestre delle classi terze Don Minzoni, che in
questa occasione ci hanno fornito gli strumenti didattici e hanno organizzato il nostro lavoro.
Ci sono diversi modi possibili di svolgere il lavoro a distanza e le insegnanti avrebbero potuto limitarsi a
inserire i compiti da svolgere nel registro elettronico. Con una certa dose di sorpresa (perdonateci non
conoscevamo fino in fondo le vostre risorse), invece, abbiamo scoperto che le nostre insegnanti non solo ci
hanno fornito gli strumenti necessari per svolgere i compiti assegnati, ma si sono rivelate anche streamer,
youtuber, relatrici e planner. Noi che ci credevamo digitali abbiamo imparato da loro ad usare il wordpad
come lavagna, a condividere le presentazioni, a realizzare un canale youtube, ma anche a spiegare e
interrogare tradizionalmente.
Questo è un altro punto che merita un ringraziamento: non era semplice condividere le proprie lezioni con i
genitori che ascoltano da casa. Il rischio è che i genitori sottostimino la preparazione richiesta per tenere
una lezione frontale con la classe e al tempo stesso giudichino le maestre per i piccoli errori che a tutti
capita di fare nello svolgimento del nostro lavoro.
Le nostre maestre, nonostante il rischio, hanno condiviso con noi la fatica e il piacere delle videolezioni
frontali e ci hanno dato l’opportunità di vedere i nostri figli in azione in un contesto a cui prima non
accedevamo, nonché di comprendere meglio come si svolge il lavoro scolastico in aula.
A questo punto possiamo davvero giudicarvi (che poi è come dare un voto): Maestre delle classi terze don
Minzoni siete state SUPER!
Grazie di tutto
PEPEPEPEPEEEE, PEPEPEPEPEE FINISCE LA SCUOLA!
RINGRAZIAMENTI DALLA DON MINZONI
"Mai nessuno si sarebbe immaginato una cosa simile... Abbiamo cercato di essere il meglio che potevamo per le nostre figlie e così ha fatto anche la scuola, non ci ha lasciato soli. Le maestre si sono tecnologizzate velocemente e così gli argomenti sono andati avanti. Sei ancor più consapevole dell'importanza di qualcosa quando ti manca... Questo è quello che abbiamo imparato e la scuola, noi genitori, non vediamo l'ora che riparta a settembre! Magari con attività come quelle di teatro e musica che sono state molto coinvolgenti! Sperando di riabbracciarsi presto ringrazio tutti " Grazie e a presto
Valentina mamma di Martina della 1^D
Stiamo vivendo un anno inenarrabile, pazzesco e unico, fortemente controverso. Per noi genitori, per le nostre preziose insegnati e ancor più per i ragazzi è stato difficilissimo non perdere pezzi né senno. Per le quinte è stata un'aggravante la forzata rinuncia all'ultima gita, alla foto di classe, ai bla bla bla dell'intermensa, agli intervalli in giardino...finalmente nell'area dei grandi. Ma dolenti e confusi ce l'abbiamo fatta! Poiché nessuno si salva da solo ci ha salvati -tutti- il GRUPPO. Ci hanno tenuti a galla la collaborazione, la condivisione di fatiche e smarrimenti, gli aperitivi in video collegamento...il LEGAME prezioso e forte che si è creato in questi lunghi ma fuggenti anni grazie al contributo di TUTTI. Ci hanno messo energia e bollicine i nostri ex bambini ormai adolescenti; grande competenza, umanità e tenacia le "nostre" supermaestre, valide educatrici, salde guide, flessibili compagne, pazienti consigliere, donne versatili e complete; noi genitori, supportandoci e sopportandoci, abbiamo aggiunto il nostro magro ma rumoroso contribuito. Insieme abbiamo fatto comunità. Ci siamo trovati, spesso divertiti, a volte confrontati ma sempre nel rispetto delle reciproche posizioni, diversità, rigidità, morbidezze, ricchezze. E' STATO BELLO! Come in un albero dalle salde e svariate radici anche le foglie cadute o volate via hanno lasciato il segno. E rubando parole alte a qualcuno ben più capace di noi "ogni persona che passa nella nostra vita lascia un poco di sé e prende un poco di noi. C'è chi prende molto...non esiste chi non lascia niente." (Borges) G R A Z I E F O G L I E F O G L I E e F O G L I E T T E
La Classe 5^D
CIAO CIAO DON MINZONI
Cinque anni passati ad una velocità pazzesca.
Ricordo ancora il primo giorno, quando con curiosità e un po' di timore il mio piccolo
è stato accolto dalle insegnanti nella palestra delle Don Minzoni. Son bastati pochi
giorni per fare nuove amicizie e ambientarsi, e di strada ne è stata percorsa
parecchia. Dal non saper quasi leggere e scrivere il proprio nome a fare ricerche in
power point da esporre con sicurezza a tutta la classe.
Il percorso alla primaria non è stata solo una crescita culturale, ma a 360 gradi. Oltre
al programma scolastico, le maestre della nostra classe hanno permesso ai bambini
di vivere esperienze che rimarranno indelebili ricordi.
Le splendide gite: il Castello di Gropparello, dove per un giorno son diventati
valorosi cavalieri, l’agriturismo, dove hanno imparato a fare il formaggio; il parco
della preistoria; il museo di Leonardo; lo “Science Center” di Bergamo, con i suoi
esperimenti; le due indimenticabili gite di due giorni a Cesenatico.
Il corso di teatro, iniziato in prima, ha permesso ai bambini di scoprire qualcosa in
più di se stessi, di superare la timidezza, di conoscere meglio il proprio corpo ed è
culminato con laboratori aperti ai genitori e due meravigliosi spettacoli.
Il corso di piscina, il progetto AcquaAmica, le visite in biblioteca e tanto altro … non
basta certo un articolo ad elencare tutto.
Anche quest’anno avrebbero dovuto fare un’altra splendida gita, un bellissimo
percorso teatrale, l’immancabile Fantagiocando e molto altro, ma qualcosa di
inaspettato, a febbraio, ha cambiato tutto … Le nostre vite sono state stravolte da
un’emergenza che ci ha costretti a modificare il nostro modo di vivere, ad affrontare
momenti difficili, a cercare di reagire e trovare nuovi stimoli.
Sicuramente la didattica a distanza ha permesso ai bambini di continuare ad
imparare, ma soprattutto ha dato loro la possibilità di restare in contatto con le
maestre e tra di loro. Qualcuno avrà sicuramente fatto più fatica, perché è più
difficile interagire quando la distanza è così importante, quando mancano il contatto
visivo, lo sguardo che rassicura, il cenno d’intesa. La scuola non è solo imparare
nozioni e numeri. E’ condividere con i compagni e le maestre un percorso, è scambio
di opinioni e di racconti, è mettersi in gioco …
Ai nostri bimbi di quinta mancherà una parte importante della vita scolastica, perché
quando arrivi al termine del percorso provi tante emozioni diverse: la voglia e la
paura di cambiare, la trepidazione degli ultimi giorni in attesa che suoni l’ultima
campanella, l’abbraccio, la festa di saluto, l’urlo liberatorio che annuncia l’inizio
delle vacanze.
Hanno però fatto un’esperienza che permetterà loro di affrontare con spirito
combattivo le difficoltà che la vita porrà loro dinnanzi e sicuramente troveremo il
modo di recuperare alcune delle cose perse lungo il cammino.
Non mi resta che ringraziare le tante persone che ho incontrato (il personale
scolastico, le maestre, le mamme) e con cui ho condiviso una parte di vita.
Aver fatto la rappresentante per cinque anni mi ha permesso di vedere con occhi un
po' diversi la vita della scuola; a volte è stato veramente faticoso (in questo periodo
di emergenza poi …) ma è sicuramente un’esperienza di crescita. Lo consiglio
vivamente.
Un saluto a tutti e un grande in bocca al lupo ai futuri primini della scuola
secondaria.
Buona vita!!!
Barbara
Dalla Caroli
1. L’EDUCAZIONE STRADALE: UNA NUOVA ESPERIENZA
Nel mese di novembre, noi ragazzi e ragazze delle classi terze della scuola Caroli, abbiamo
affrontato un nuovo argomento nelle ore di geografia: l’educazione stradale!
I nostri insegnanti ci hanno spiegato che in classe sarebbe venuto uno dei vigili di Stezzano per
affrontare questo nuovo argomento.
Nella prima lezione abbiamo conosciuto la vigilessa Stefania, che tutte le mattine vediamo durante
il percorso da casa a scuola. Come prima cosa ci ha chiesto con quale mezzo veniamo a scuola
abitualmente e da cosa potevamo capire come riconoscere un agente di polizia locale.
“Ma dalla sua uniforme!”, abbiamo risposto, alzando anche un po’ la voce!
E allora….pronti….via! Abbiamo dovuto vestire il manichino che Stefania ci ha portato:
1. giubbotto giallo con la scritta polizia locale;
2. berretto con simbolo della Regione Lombardia;
3. cinturone con le manette;
4. fischietto;
5. codice della strada;
6. libretto delle multe.
Poi Stefania ci ha spiegato il significato del fischietto e come i vigili lo utilizzano: tre fischi brevi
vuol dire “Attenzione!”; mentre un suono lungo “Alt!”. Ci siamo divertiti eseguendo poi alcune
prove del fischietto facendo finta di essere pedoni o automobilisti.
Nella seconda lezione Stefania ci ha messo alla prova rispetto alle nostre conoscenze del codice
della strada, soprattutto con i segnali stradali e le regole da rispettare sia quando si cammina a piedi
sia quando siamo in bicicletta.
Ma la lezione più bella è stata l’ultima, perché siamo usciti nelle vie attorno alla nostra scuola per
mettere in pratica ciò che avevamo imparato!
E allora via….ognuno di noi ha avuto
un ruolo, chi è diventato
automobilista, chi pedone e altri
ancora vigili!
Alla fine abbiamo ricevuto la Patente del buon pedone e del buon ciclista!
E’ STATO UN BUON MODO PER IMPARARE, DIVERTENDOCI!!!!!
2. TRA ARTE PREISTORICA E ….FANTASIA!
Altra esperienza che vorremmo raccontare è quella che abbiamo vissuto nel mese di dicembre.
In storia abbiamo studiato che le tracce più suggestive lasciate dagli uomini e dalle donne della
preistoria sono state le PITTURE sulle pareti delle grotte e le INCISIONI RUPESTRI.
Allora con i nostri insegnanti e l’esperta di storia, la maestra Giada, abbiamo scoperto che i dipinti
della preistoria hanno i colori caldi del rosso scuro, dell’ocra, del marrone e del nero.
Gli uomini primitivi naturalmente usavano, per dipingere, le sostanze naturali presenti
nell’ambiente circostante.
E allora ci siamo chiesti che cosa avremmo potuto usare anche noi per imitarli. Vietati infatti erano
pennelli, pennarelli e matite colorate.
Ecco che allora abbiamo scatenato la nostra fantasia…argilla, carbone, terra e tè usati come pennelli
bastoncini raccolti in giardino.
I risultati sono stati sorprendenti e vogliamo mostrarveli con le foto dei nostri disegni.
Poi, purtroppo, siamo andati incontro al triste periodo che ci ha costretto a rimanere in casa.
Ma non ci siamo persi d’animo e i nostri insegnanti ci hanno proposto di ripetere nelle nostre cucine
questa bellissima esperienza di arte primitiva con i nostri genitori.
E allora…via ancora una volta con la fantasia: caffè, curcuma, succo, spezie e molto altro si è
trasformato in bellissimi disegni preistorici!
Questa esperienza ci ha permesso di non sentirci troppo tristi o annoiati e di avvicinarci ai nostri
compagni e ai nostri maestri.
3. RICICLO, CHE PASSIONE !
L’ultima esperienza che ci ha visto coinvolti personalmente è la bellissima attività creativa attuata
attraverso il “progetto riciclo”. Il nostro maestro di Scienze, prendendo spunto dalla
programmazione, ci ha lasciato via libera alla fantasia utilizzando i materiali di facile consumo
(tappi, bottiglie, cannucce, ecc.), grazie ai quali abbiamo dato origine a diversi prodotti, quali
animali, strumenti musicali, portapenne, vasi, ecc.
Tale proposta è continuata anche dopo la chiusura della scuola, causa coronavirus, dove ci siamo
davvero sbizzarriti con tantissimi lavoretti.
Divertendoci noi alunni abbiamo potuto imparare e comprendere meglio che “il rifiuto non è uno
scarto ma una risorsa”. Abbiamo anche incominciato ad assumere comportamenti e atteggiament i
diversi volti al miglioramento dell’ambiente che ci circonda, attraverso una cura maggiore della
raccolta differenziata e nel mantenere pulita la classe o il luogo in cui ci troviamo.
I nostri lavori sono tanti e tutti molto belli. Purtroppo non possiamo allegarli tutti, pertanto vi
mostriamo solo alcuni.
Classi IV Caroli news!
E’ stato senza dubbio un anno
speciale, particolare, speriamo
unico! Noi ci siamo attrezzati
Da animali sociali ci siamo
tecnologicizzati
Il nostro cuore ha sofferto,
ma ha continuato a palpitare
mantenendoci uniti,
anche se distanti!
Queste le nostre “facce” e i
nostri pensieri che volteggiano
tra le nuvole!
La Terra con i cerotti!
La Terra è molto bella
perché decidere di perderla?
Forse perché l’uomo pensa solo a comandare
e non decide di aiutare.
Pensa a quello che già la Terra ci offre:
pennarelli, vestiti, stoffe.
Coperte calde e morbide lenzuola
e la possibilità di andare a scuola.
Materiale scolastico e da costruzione
e, per non lavorare troppo, … la pensione!
Amicizie e giochi per bambini
e infine tanti cioccolatini.
Ma per tutto lo smog che c’è in giro
alla Terra verrà un capogiro
e tutte le persone che stanno male
a quest’ora son già all’ospedale!
Se inizi a prestare alla Terra un cerotto
si sistemerà ciò che è stato rotto!
E se, per forza, dobbiamo tagliare gli alberi
poi ricordiamoci di ripiantarli.
Cosa ne dici di aiutare?
La Terra si potrà salvare!
Quindi ad aiutare adesso tocca a me
e son sicura che lo farai anche te!
Elisa Bonacina Classe IV C “Caroli”
A PROPOSITO
DELLA GIORNATA
MONDIALE DELLA
TERRA 2020
A scuola di fumetti! Di Elisa Bonacina classe IV C “Caroli”
ISABELA DIMITROVA 2D
ALESSIA BARILLI 2D
Ciao a tutti, sono Pino, il narratore, e vi guiderò in questa storia piena di amicizia e di
tecnologia…
In un paesino vivevano sei ragazzi molto amici. Si chiamavano Agata, Alice, Maria,
Mattia, Ale e Richy. Frequentavano la scuola Caroli ed erano in classe insieme.
Tutti i giorni, prima di scuola, si fermavano davanti al cancello a parlare, ma non
sapevano che quella sarebbe stata l’ultima volta…
“Che bello, avremo tre giorni di vacanza per Carnevale” disse Maria, “Si va beh però… è
troppo poco solo tre giorni eh” sussurrò Mattia senza farsi sentire dalle maestre.
“Dai va beh raga, entriamo in classe e ne parliamo all’intervallo” suggerì Richy.
Finita la lezione, si salutarono, tornarono a casa e passarono tre giorni di vacanza che,
a causa di un piccolo e pericoloso virus che si stava diffondendo in tutto il mondo, non
furono veramente tre giorni, ma due mesi che poi si trasformarono in tre, poi quattro e
probabilmente cinque…
Ma ora spostiamoci a casa di Richy, che diceva “Ahhh, che noia, siamo a casa solo da
qualche mese e mi sto già annoiando…”
Passiamo a casa di Maria che si stava allenando nella danza classica; Agata, invece,
stava guardando la televisione sul letto.
Alice stava sicuramente leggendo il 350esimo libro della sua vita, mentre Ale stava
giocando ai videogiochi. Mattia si stava allenando nel suo sport: basket.
Durante questo periodo i sei amici si vedevano tramite Meet per fare videolezioni e
parlare tra di loro.
Ma adesso infiltriamoci in una chiamata tra Agata, Alice e Ale.
Ale:” Ciao ragazzi, come state?
Agata:” Si sì, io sto bene, ma che rottura fare scuola così…!
Alice:” Ma a voi piacciono le videolezioni?
Agata:” Si va beh, sono belle però dopo un po’ io mi rompo!
Ale:” Si è vero, non è come vedersi di persona…
Alice:” Ancora qualche mese di quarantena e mi viene una crisi isterica!
Ah, adesso sta entrando Maria!
Alice:” Ahh, ben arrivata Maria, l’orario eh! Sei arrivata un pochino tardi…
Maria:” Ehhh scusatemi, con tutti sti problemi di connessione è concesso arrivare un
pochino tardi! Sto anche cominciando a confondere gli animali: gli uccelli hanno quattro
zampe e i cani volano!!!
Però pian piano il virus cominciava a farsi da parte e almeno un po’ di normalità
ripercorreva le strade del loro paese.
I sei amici cominciarono a capire che alla fine questo virus non era veramente così
pericoloso, bastava rimanere a casa e adottare i metodi di sicurezza, quindi mettere la
mascherina e lavarsi spesso le mani.
Adesso ascoltiamo un’altra chiamata tra tutti i sei amici dopo la quale, finalmente, si
potranno vedere…
Ale:” Sapete una cosa raga... Durante questo periodo ho capito che non si apprezza una
cosa fino quando non te la tolgono, come andare a mangiare una pizza in compagnia,
andare a trovare i parenti più lontani da casa tua o giocare con i propri amici…”
Però un lato positivo c’è di questa brutta storia, anche i più incapaci hanno imparato ad
usare la tecnologia!
Ale:” come i miei nonni che, dopo due mesi che sono chiusi in casa, hanno finalmente
imparato a fare una videochiamata in Whattsapp.
Richy:” Si hai ragione Ale, però io adesso devo andare!!!
E tutti si salutarono!!!
E il finale della storia, non c’è, perché?
Dipende tutto da noi e da voi…
Agata, Alice, Maria, Ale, Mattia e Richy!!!
Classe quinta C Caroli
RINGRAZIAMENTI DALLA CAROLI
Con questo virus sono riuscita a seguire mio figlio durante le videolezioni e ho potuto vedere le insegnanti in azione ... devo fare i complimenti alle insegnati delle classi 4 che non si sono limitate a svolgere il loro lavoro in maniera impeccabile ma sono state vicino ai nostri figli con una profonda sensibilità ed empatia....
Grazie maestre che svolgete il vostro lavoro con amore!
C.B
Sono trascorsi già cinque anni…cinque anni insieme fatti di fatiche, consigli, aiuto reciproco,
sostegno e tante scoperte.
Ricordiamo con riconoscenza le maestre della nostra classe 5 sez.B: Alessia, Mariolina, Daniela,
Ada, Cristiana, Elisabetta, Stefania, Simona; voi siete le maestre che, insieme al prof. Cannavò per
lo studio facoltativo del pianoforte, si sono alternate nel sostenere il cammino dei nostri figli.
Questa scuola è stata uno scoprirsi giorno per giorno per aiutare i bambini a migliorarsi. Quello
che avete dato a questi bambini sarà parte del loro cammino e del loro essere.
E’ stato un apprendimento costruttivo e attivo che ha saputo reinventarsi in questo periodo di
emergenza sanitaria senza perdere i propri obiettivi e finalità. In questo tempo sospeso, la scuola è
stata un punto fermo e ha garantito una ritualità che sembrava perduta con la consapevolezza che
anche rallentare è importante perché una regola fondamentale nell’educazione non è di
guadagnare tempo ma di perderne lasciando al bambino il tempo per scoprire e scoprirsi anche
attraverso un gioco, un lavoro artistico, un piatto cucinato.
Proviamo gratitudine nei confronti della scuola considerata nella sua ricchezza, per le esperienze
che ha permesso di realizzare e per quelle più significative che ti costringono a crescere
insegnando il bisogno degli altri per migliorarsi alla scoperta di inattese felicità per poi trovare il
coraggio di viaggiare e spiccare il volo verso un futuro che ti attende.
Una mamma di un bambino di 5B
RIFLESSIONE PER IL GIORNALINO “LUCCIOLE E LANTERNE”
In questo strano e doloroso periodo che ha stravolto le nostre
vite, non si è perso tempo e “la scuola” in tempi brevi si è attivata
e ha ripristinato lezioni e contatti diretti con nostri ragazzi.
Anche noi genitori ci siamo rimboccati le maniche, con non poca
fatica, per affiancare i nostri figli in questa nuova realtà virtuale.
Grazie a questo lavoro di squadra la scuola giunge al termine di
questo memorabile anno scolastico, anche se con qualche
trascurabile taglio di programma.
Mancano invece all’appello tutte quelle esperienze vissute in
gruppo, che segnano tasselli fondamentali nella crescita affettiva,
umana e sociale dei ragazzi: gita scolastica, intervallo di metà
mattina, progetti ( teatro, Serming, percorso con la psicologa alla
scoperta della sessualità), foto di classe, Fantagiocando,…
Questo vuoto si sente soprattutto per quei ragazzi che si trovano
ad affrontare l’ultimo anno di passaggio fra un ordine e l’altro.
E’ davvero un peccato che questo covid 19 abbia precluso tante
belle cose, ma ci ha permesso di dare grande insegnamenti civici,
etici e morali ai nostri ragazzi. Innanzitutto si è sperimentato che
il problema degli altri, è anche il nostro, come diceva Don Milani;
solo insieme possiamo combattere e vincere le battaglie più dure.
Abbiamo scoperto che il pianeta va trattato bene, che cambiare
rotta si può. Abbiamo imparato che basta davvero poco per
essere felici!
Cerchiamo di coltivare quello che abbiamo appreso con questa
difficile esperienza e di non dimenticarlo presto!
Infine colgo l’occasione per ringraziare tutte le insegnanti di
quinta C: grazie per quello che avete trasmesso ai nostri ragazzi in
questi anni, grazie per averci accompagnato in questo difficile
compito educativo, noi e i nostri ragazzi vi avremo sempre nel
cuore!
Buona vita a tutti!
Una mamma della quinta C Caroli
Dalla Nullo CONSIDERAZIONI SULLE VIDEOLEZIONI
2^ A
Aurora Savarino
In merito alle lezioni online io penso che siano migliori di quelle a scuola perchè riesco a concentrarmi e a studiare meglio.
Viola Filisetti
Per me le lezioni online vanno abbastanza bene, perchè pur essendo a distanza, i professori riescono a spiegare e noi a casa riusciamo a seguire. Mia mamma dice di essere soddisfatta della risposta della scuola all'emergenza covid, in quanto si sia attivata subito (rispetto ad altre scuole). Inoltre i professori, anche quelli meno tecnologici, si sono adeguati.
Alice Biscuola
Mia mamma ringrazia prima di tutto i professori perchè stanno facendo, ognuno a suo modo, un ottimo lavoro. Le dispiace vedere che non tutti i ragazzi partecipano in modo corretto (telecamere spente, microfoni non funzionanti, finti problemi di connessione), mancando di rispetto alla professionalità e all'impegno dei docenti.
Io per le lezioni online penso che sono molto funzionali e infatti ringrazio i professori per quello che stanno facendo e che hanno fatto in passato per rendere possibile la cosa. L'unico punto negativo è che alcuni alunni ne approfittano e fingono problemi con microfono e telecamera, senza fare nomi.
Camilla Rota
Io e la mia famiglia pensiamo che le lezioni online siano molto utili in questo periodo di emergenza, per andare avanti con il programma scolastico e non rimanere indietro, anche se preferiamo le lezioni svolte in classe, in compagnia dei compagni, perchè possono risultare più divertenti e piacevoli.
Chiara Maffioletti
Secondo me le videolezioni hanno una funzionalità ma ovviamente è meglio stare in classe perchè si riesce a stare più attenti, anche se trovo le lezioni online utili e a volte divertenti.
Martina Offredi
Secondo me le videolezioni sono necessarie in questo periodo di emergenza, ma preferisco quelle normali, perchè non c'è la stessa concentrazione e il confronto e l'aiuto tra i compagni e minore o assente.
Giulia Morisco
Le lezioni online per me si sono rivelate più funzionali di quanto mi aspettassi, infatti riesco abbastanza bene a seguire e a concentrarmi. Non mi aspettavo che sarebbero state così poche le ore di lezione, però noto che sono leggermente più intense, per l'assenza di interruzioni. Credo che i professori stiano facendo tutto il possibile per noi e un ottimo lavoro. Non saprei dire se preferisco le videolezioni alle lezioni svolte in classe, però a livello di studio credo che vadano abbastanza bene. Mia mamma pensa che nel nostro istituto la didattica a distanza sia stata svolta in modo molto efficace, in confronto ad altre scuole, ma crede che siano lo stesso migliori quelle normali svolte in classe.
2^ B
Riccardo Bettoni
Secondo me la scuola online è totalmente diversa da quella normale, anche perché parlare attraverso l’applicazione Meet, è un po’ noioso, a causa dei vari problemi di connessione che una persona potrebbe avere ed è un’altra sensazione. La didattica a scuola di solito viene criticata ma attraverso questo momento, io ho capito che in realtà è molto bella.
Valentina Airoldi
Io preferisco la scuola normale di quella digitale perché è bello svolgere le attività insieme avere un compagno di banco... e anche perché passando tante ore allo schermo fa male.
Giulia Fiorentino
Io penso che lezioni online hanno salvato l’istruzione in questo periodo, attraverso dei dispositivi riusciamo a comunicare e andiamo avanti con il nostro programma scolastico. Non è, ovviamente, come se fossimo a scuola; manca il vero dialogo, il contatto con le altre persone, ma lo trovo comunque un buon metodo per fare lezione.
Lorenzo Merla
Secondo me le videolezioni sono un buon metodo di lezione perchè ci fanno andare avanti nel programma scolastico. Purtroppo non tutti sono onesti nell'utilizzare Meet e cercano di fare i “furbi” con i professori. A me sono risultate comode quando sono stato ricoverato in ospedale perchè, se non ci fossero state le videolezioni non avrei potuto seguire.
2^ C
Marco Crevena
Sia io sia la mia famiglia siamo soddisfatti delle lezioni online.
Anna Marta
Se si potesse uscire avrei fatto a meno delle videolezioni perché potevo comunque vedere gli amici, però sono molto belle e ti fanno sentire più vicino a tutti e comunque occupano quella parte della giornata che non sapresti come occupare così tre o quattro ore le passiamo in compagnia e stando insieme, anche se non possiamo vederci e abbracciarci possiamo comunque dialogare è una cosa che trovo molto bella e che i nostri professori fanno verifiche, interrogazioni e spiegano ma sono comunque coerenti con la situazione che c'è al di fuori in quanto non ci fanno pesare tanto il tutto e sono molto più tranquilli e comprensivi e quantomeno a me fanno pesare meno
questa quarantena e questa distanza. Le videolezioni sono fatte molto bene e la cosa bella è che in quasi tutte le ore abbiamo modo di chiacchierare quei 2,3 minuti e i professori ci chiedono sempre come state, come va è sembrano più interessati a noi quindi usano dei minuti della loro lezione per dialogare.
Mamma Gebbia
Queste lezioni possono essere anche utili perciò meglio di niente ma andare a scuola è tutta un'altra cosa anche perché fate pochissime ore rispetto la scuola perciò secondo me state svolgendo comunque un lavoro minore rispetto ad andare a scuola.
Francesco Di Censo
La video lezione in sé e per sé è molto diversa dalle lezioni standard e non trovo al 100% l'interesse di tutti noi, poi con il fatto che delle persone non accendono la webcam per varie scuse è un po' così e queste sono le cose che non mi vanno a genio di questa soluzione Smart.
Mamma Artaldi
La didattica distanza risulta efficace e potrebbe essere utilizzata anche in futuro e vanno però sfruttate meglio le ore di lezioni per le riflessioni con i ragazzi per verificare se loro hanno compreso gli argomenti mentre sarebbe opportuno che venissero fatte alcune spiegazioni con registrazioni vocali molto funzionali per i ragazzi che le possono ascoltare più volte in qualsiasi momento a loro comodo. È un peccato che i professori non l'abbiano prese in considerazione.
Francesca Carminati
Secondo me le videolezioni con alcuni professori sono ben fatte mentre con altri invece ci si può ancora lavorare, mi piacciono abbastanza e le trovo una buona alternativa alle lezioni in classe che in questa situazione non si possono fare.
Michele Artaldi
Secondo me le videolezioni sono molto utili in quanto cercano di sostituire la scuola che non sarebbe praticabile. Certo potrebbe esserci maggior confronto sugli argomenti perché i professori si impegnano a sapere il nostro umore o a volte scherziamo insieme però certo è più difficile farle perché non tutti hanno molti apparecchi però c'è anche chi li ha ma cerca di ingannare i professori per copiare ecc... e questo mi dà fastidio perché non è corretto ma per il resto queste elezioni on-line sono molto belle in quanto possiamo vedere i nostri amici tutti insieme.
2^D
Marlene Badalucco
Io penso che sia importante avere questa opportunità per recuperare il lavoro non capito nello
scorso quadrimestre.
Maddalena Gentile
Io non hanno nulla da ridire e sono contenti del fatto che nonostante tutto stiamo andando aventi
con il programma e anche i miei genitori sono dello stesso parere.
Daniele Bombarda
Secondo me le videolezioni sono ben organizzate e sono una valida alternativa alle lezioni frontali.
Giorgia Riocchi
Il mio pensiero riguardo alle videolezioni è positivo e anche i miei genitori la pensano allo stesso
modo. L'unica pecca sono le persone che continuano ad intervenire senza essere interpellati,
perchè lasciano sempre il microfono acceso, secondo me i professori dovrebbero spegnerlo
perchè oltre ai problemi di connessione c'è sempre quello che disturba. Per quanto riguarda noi
ragazzi della classe è bello perchè comunque possiamo sempre vederci e sentirci.
Gabriele Amadei
Sulle lezioni tutto ok, a volte ci sono problemi con la connessione, ma poi per il resto tutto apposto.
I miei genitori non sono molto pratici con i nuovi dispositivi tecnologici, ma sono soddisfatti e
nonostante tutto ce la caviamo.
Chiara Discorsi
Io penso che le videolezioni stiano andando bene. Mi piacerebbe avere un paio di minuti tra una
lezione e l'altra. Con i compagni e i professori tutto ok. Secondo i miei genitori è tutto ben
organizzato e sono soddisfatti.
Vanessa Quintero
Anche se non sono stata molto partecipe settimana scorsa, io personalmente penso che il metodo
che si sta usando per fare lezione non sia corretto, almeno alcuni alunni e professori. Preferirei al
posto che fare un unica riunione riorganizzare la classe in gruppi e fare degli incontri su google
meet in gruppi più ristretti per approfondire meglio e in questo modo i professori hanno più
controllo della classe.
2^ E
Benedetta Andolfo
Dal mio punto di vista il sistema utilizzato è funzionale, qualche dubbio lo ho sulla ripartizione delle ore per materia che dovrebbero essere meglio proporzionate materie come italiano, matematica, lingue. Inoltre pongo una domanda, chiedo se sono in previsione le videolezioni anche per il rientro del prossimo anno scolastico. Inoltre penso che sarebbe utile incrementare le ore di spiegazione con delle lezioni registrate che possono essere utili nello studio.
Simone Barbato
Le videolezioni mi piacciono anche se a volte non funziona bene l'app.
Sabrina Stella Carminati
Per me le videolezioni vanno bene.
Angelica Colombelli
A me piacciono anche se secondo me ci sono app migliori di meet perché tramite i dati che metti potrebbero hackerarti il telefono.
Matilde Maffeo
Secondo me e i miei genitori è un'app molto utile per mantenere almeno in parte la routine scolastica e le relative dinamiche.
Anna Masseroli
Dal mio punto di vista è una bella app, a qualcuno non va il microfono o la fotocamera a causa della poca connessione, a confronto di quello che si faceva in classe è ridotto, ad esempio da 8 ore di lettere si è passato a 2 e anche altre materie come matematica e le lingue, si potrebbero anche fare lezioni registrate per capire meglio e riascoltare più volte.
Sara Ranica
Secondo me sono molto utili e anche l'app che è stata scelta è bella, però dal mio punto di vista ci sono sempre quelle persone a cui "non va" o il microfono o la fotocamera ma molte volte sono loro che dicono che non va perché non vogliono essere chiamati dai professori e i professori dovrebbero digli qualcosa.
Noemi Uccello
Per me sono belle anche se i professori dovrebbero arrabbiarsi di meno con chi non va l'attrezzatura.
2^ F
Giorgia Serantoni
Mi piacciono molto le videolezioni e sembra che stanno imparando comunque nonostante stanno a casa.
Mamma Giorgia
Servono molto in questo periodo.
Papà Giorgia
Sono carine però qualche volta sono complicate perchè ci sono problemi con la connessione.
Matilde Schiavone
Non mi sarei mai aspettata di rimanere a casa per così tanto tempo e di fare la scuola a distanza. Con il tempo però mi sono abituata e adesso mi sto trovando molto bene
Lia Abati
Le videolezioni mi piacciono molto tranne per qualche volta che a causa della connessione è difficile partecipare.
Mamma e papà Lia
Non mi aspettavo tutto questo però essendo che mia figlia si trova bene è un molto molto bello per imparare.
Alessia stoppa
Le videolezioni mi piacciono molto perchè è un modo utile e comodo per restare comunque in contatto e imparare nuove cose. L'unica cosa che non mi piace è il fatto che quando la connessione non va non si può partecipare alla lezione perchè ti fa uscire automaticamente.
Mamma e papà alessia
Utili, interessanti e grazie per questo i ragazzi sono andati avanti con il loro programma nonostante non si vedano e sono molto istruttive ed è una buona alternativa alle lezioni normali.
SUONARE IL VIOLINO AL TEMPO DEL COVID-19
Gli studenti di violino in queste settimane hanno lavorato per preparare un
video intitolato “Suonare il violino al tempo del Covid-19”.
Venerdì 15 maggio, l'insegnante e alcuni genitori, sono riusciti a inviare il
lavoro alla rassegna nazionale “La musica unisce la scuola”
(www.lamusicauniscela scuola.it).
I filmati riassumono un percorso di crescita maturato nelle settimane di
emergenza Covid-19. Si propone come documento didattico con tutti i limiti
tecnici imposti dalla situazione. Creatività e impegno hanno permesso di
scoprire nuovi modi di darsi sollievo e sorridere alla Vita.
I video saranno visibili da lunedì 8 giugno all'indirizzo
https://lamusicaunisce.indire.it/
Ventiquattro alunni in pochi centimetri quadrati
Dopo circa due mesi di didattica a distanza posso affermare che, benché sia risaputo che la
comunicazione sia facilitata dalle nuove tecnologie, fare Scuola online è faticoso. Nello stesso
tempo, è una sfida che stiamo fiduciosamente affrontando.
Non intendo esprimere valutazioni pedagogiche o didattiche. Racconto solo una storia.
Sono un’insegnante che, come moltissimi altri docenti, si è affacciata all’ipotesi della didattica
online con timore, ma anche con entusiasmo e ottimismo.
Quando abbiamo sospettato una lunga chiusura delle scuole, i miei colleghi ed io abbiamo
immediatamente iniziato a sperimentare videolezioni o altre opportunità di didattica a distanza. Ci
si chiamava a qualsiasi ora: “Ti ho inviato il link, guarda se riesci a collegarti…mi senti? Mi vedi?”.
Fino a notte fonda, i primi giorni sono stati un fermento di idee e di strategie nel tentativo di
scollare il nostro “fare scuola” dalle aule per renderlo un fluido sistema che potesse viaggiare
leggero nell’etere. Insomma, una sorta di “scuola da campo” virtuale per fronteggiare la ben nota
situazione d’emergenza.
Già dai primi giorni di marzo, dopo le sperimentazioni iniziali, avevamo pianificato un orario
studiato ad hoc con videolezioni di tutte le discipline per ogni classe. È vero, non è certamente la
Scuola che abbiamo lasciato il 22 febbraio, prima della breve vacanza di carnevale. Chi se lo
aspettava? Chi poteva prevedere tutto ciò?
Abbiamo cercato nel più breve tempo possibile di fornire un sostegno e una presenza costante ai
nostri ragazzi a casa, strappati così all’improvviso dalla vita scolastica e dalla loro quotidianità.
Abbiamo voluto con fermezza mantenere vivo con loro uno scambio emotivo, educativo e
didattico, corroborando la certezza di essere parte imprescindibile della propria comunità di
appartenenza.
Non è stato facile. Abbiamo dovuto superare pregiudizi, la nostra paura di banalizzare e di far
scadere il valore educativo e culturale della Scuola, insieme alla paura di non essere pienamente
“docenti 2.0”. Ma, nonostante le innegabili fatiche, la stanchezza, le forti preoccupazioni, ci siamo
velocemente trasformati in insegnanti capaci di fare Scuola con fiducia anche in un momento così
straordinariamente difficile e, per noi Bergamaschi, così doloroso.
Ora la campanella, quel lungo squillo acuto al cambio dell’ora, ha un altro suono: sono le note
sorde ma rassicuranti degli alunni che chiedono di partecipare alla videlezione: uno, due,
tre…23…24….”Buongiorno profe!”. Eccoli, li guardo, uno ad uno. Poi la domanda di tutte le
mattine, posta con il fiato sospeso: “State bene? Anche i vostri familiari?”.
Posso dire che i pochi centimetri quadrati del mio computer hanno sostituito un’aula di 25 metri
quadri. Ma quanto spazio serve per riuscire a scrutare l’universo? I loro sguardi li incrocio ogni
giorno in una dimensione nuova, quasi “lillipuziana”. E’ come se, a causa di un incantesimo, tutto
fosse stato rimpicciolito in scala 1:10 nel mio desktop: gli alunni, i colleghi, i genitori, la nostra
Scuola. Didattica a distanza? Tutto ciò non è solo virtuale. Siamo collegati da magiche applicazioni
del pc ma anche da un ponte invisibile che ci permette di continuare ad appartenere alla nostra
comunità scolastica e di fare Scuola. In modo diverso, imprevisto, incompleto. Ma anche,
eccezionalmente, umano.
Daniela Fuccio
(docente della Scuola Secondaria di Primo Grado di Stezzano)
Come…
Come spruzzarsi dell'acqua, convinti che sia profumo.
Come giocare al Fantacalcio, illudendosi che sia quello vero.
Come un runner sul tapis roulant, anziché per strada.
Come bere la birra analcolica.
Come baciare una fotografia, anziché la tua morosa.
Come mangiare la pizza senza sentirne il sapore.
Come guardare un concerto in tv, anziché dal vivo.
Come abbracciare l'aria.
Come la scuola senza la scuola.
Cristina Barbirato (docente della Scuola Secondaria di Primo Grado di Stezzano)
Ridatemi ciò che mi appartiene!!
Premessa
Da circa quarant’anni sono un’Insegnante di Educazione Fisica…
Lo sport è stato il mio primo amore, ha occupato una parte importante della
mia vita, si è rivelato quel “qualcosa” che ha tracciato, in modo irreversibile, il
percorso della mia esistenza, accompagnandomi da sempre, silenziosamente,
ma tenacemente presente da qualche parte nel mio cuore….
La palestra è la mia casa, il luogo dove lavoro con energia, in perfetto
equilibrio fra rispetto delle regole e creatività; la tuta…la mia seconda pelle, le
scarpe da ginnastica…il mio mezzo di locomozione preferito!
L’autorevolezza che possiedo, conquistata giorno dopo giorno, anno dopo
anno, mi è stata data dagli studenti, dai genitori dei ragazzi, dai colleghi e dal
personale scolastico tutto….la mia “professionale seconda famiglia”, con cui ho
trascorso gran parte del mio tempo!
In questa lunga carriera mi sono dimenata tra mille sigle: PTOF-RAV-PEI-
PON-POF ADHD-INDIRE-BES-CLIL-DVR-INVALSI-LIM-MIUR-NAI-OSA-
PDF-PdM-PDP(e potrei andare avanti all’infinito) ed ora…l’ultima, in ordine di
tempo: DaD ovvero “Didattica a Distanza”, di cui, in questi giorni, si fa un
gran parlare!!!
Ed ecco la mia nuova identità: Prof.ssa Antonietta Rubertà, Insegnante DaD.
La giornata di un’ “Insegnante DaD” …
Inizio lezione h 9.00 Ma il “tutto” ha inizio circa un’ora prima…
FASE 1 – La Connessione:
Per questioni generazionali non sono una tecnologica, o, come dicono adesso,
una “nativa digitale” (comunque evitiamo gli approfondimenti del
caso)..…quindi, prima di iniziare, devo fare le prove generali. Ho difficoltà a ricordare le password, quando uso il registro elettronico
dimentico sempre qualcosa, se seguo gli animatori digitali per i quali “tutto è
sempre semplice e veloce”, ho la sensazione di essere un dinosauro.
Eppure…con questo maledetto virus…ho dovuto imparare e in fretta!!
“Mater artium necessitas” (“La necessità è la madre delle abilità”).
Ho acquisito l’arte di interpretare ogni genere di messaggio:
Ora fai parte di un Drive condiviso: Istituto Caroli
L’unico” Drive in” che conoscevo era quello degli anni ’80!
Se non compare ancora il comando nelle vostre stanze Meet, non vi
preoccupate! Come sempre arriverà a tutti nel giro di qualche
giorno!!!
Sembra quasi una minaccia di Covid-19!! Aiutooo!!
LINK AL VIDEO LINK AL CANALE ( ISCRIVETEVI) La parola “iscrivetevi” mi terrorizza…ho sempre la sensazione di essere
sul punto di fare un passo del quale sicuramente mi pentirò!!
All'interno di questo video analizzeremo il funzionamento di due estensioni molto utili: Meet Attendance e Nod Reactions
Fino a qualche giorno fa, associavo la parola “estensione” ai muscoli, che
imprimono alle parti sulle quali si inseriscono un movimento, detto
appunto “di estensione”!!
Problemi con la Mailing List
Mai avuti problemi con il mio postino!!!
E la posta mi è sempre arrivata regolarmente!!
Ma, alla fine, con fatica e da vera sportiva ho tagliato il traguardo!
La mia agenda, intristita dai numerosi fogli bianchi che si sono susseguiti a
partire dal 22 Febbraio 2020, non ha più un appuntamento, un’annotazione, un
ricordo…è diventata la mia segretaria virtuale: fogli interi di password, link per qualsiasi cosa, nomi di piattaforme, indicazioni per utilizzare i Moduli Google,
numeri telefonici e mail di tutti i colleghi (anche quelli poco simpatici!).
FASE 2 – La scelta del “look”
Mi posiziono davanti al computer in modo che si veda poco della casa…vestita
da giornalista del TG 1 (il famoso “mezzo busto” di Nicoletta Orsomando
insegna):
Parte superiore: camicia dal colletto impeccabile e maglioncino (capi bellissimi, ma che solitamente non metto mai, perché difficili da abbinare); truccata (cosa
che faccio raramente), pettinata in modo perfetto, occhiali pulitissimi…
Parte inferiore: pigiamone…calzini…ciabattone… (quando sei in casa devi stare
comoda!!!!).
Numerose immagini come questa sono state postate su Facebook!.
FASE 3 – La partenza: Via si inizia!!!
La segretaria virtuale entra in azione: Posta d’Istituto - 1ªpassword! Entro in Meet, inserisco il link, partecipo, controllo se la webcam e il microfono
sono attivi….
Finalmente sono nella stanza Meet e…gli accessi si susseguono uno dietro
l’altro come le note di un pianoforte.
Dopo aver ripetuto per circa 24 volte ”Buongiorno-Ciao-Come stai?-Tutti bene
in famiglia?”……inizio l’appello!
GLI ALUNNI:
“Presente”, “Presente”, “Prof…Camilla dice che non riesce ad entrare”,
“Prof…non la sento”, “Prof…può aspettare un attimo che finisco di bere il
latte?”, “Prof…non la vedo”, “Prof…non mi funziona il microfono…ma intanto parla e lo sentono tutti”, “Prof…”, “Prof…”, “Prof… “(questi i primi minuti della
lezione).
IL DOCENTE:
“Lorenzo, Daniele, Gaia…attivate la webcam”; “Francesco, Filippo, Margherita… spegnete il microfono”; “Come mai Marco è sparito?”.
Finalmente li vedo tutti……
Sono bellissimi, con le loro facce ancora assonnate, alcuni spettinati, altri perfettini!
Altri ancora che chattano con un altro dispositivo nel gruppo-compagni, si
scambiano suggerimenti informatici, si dicono scemenze tipiche della loro età.
Sul loro volto si legge anche la paura per questo maledetto virus, alcuni sono
smarriti, altri in ansia. La loro routine è stata stravolta, hanno perso i contatti con il loro gruppo, hanno perso la loro quotidianità, hanno perso un pezzo della
loro adolescenza.
FASE 4 – La Lezione
Inizio a parlare dell’argomento della lezione…parlo, parlo…cerco di essere il
meno noiosa possibile, ma, a volte, non ci riesco…mi rendo conto che “questa
distanza” è una cosa che non mi appartiene!
Sono abituata a saltare e a farli saltare, a correre e a farli correre, a lanciare e a farli lanciare, a giocare con loro!
Sono abituata ad essere la Rubertà…come era prima del 22 Febbraio 2020!
Ora, invece, sono la Rubertà DaD!! Mah……ai posteri l’ardua sentenza!!
La lezione giunge al termine, con fatica più mia che loro, ma non finisce qui: “Prof… ma il lavoro dobbiamo inviarlo?”, “Prof… non ho capito la consegna”,
“Prof… che programma usiamo?”, “Prof… io adesso non posso… il pc lo usa mio
fratello”, “Prof… posso rimanere ancora un attimo… le devo chiedere una cosa”,
“Prof……”.
Sono le 12.00: è finita la prima, la seconda e, poi, anche la terza ora!!
Sono distrutta e stanca di vedere ragazzi angosciati dalla paura di rimanere indietro, dal terrore che il computer non funzioni o che la connessione salti, che
il compito non arrivi per tempo!
FASE 5 – La Pausa Pranzo
Organizzo un pranzo veloce…
Un’ insegnante DAD, come me, non può permettersi di impastare, fare torte e
pizzette, lasagne e cannelloni o la mitica parmigiana.
Un piatto di pasta “cotto e mangiato” basta e avanza, perché……
FASE 6 – Il Pomeriggio
Perché……….: alle 14.30, videoconferenza con la Dirigente, un giorno; un altro: Collegio
Docenti; un altro ancora: Consigli di Classe…e, poi, Collegio di Plesso e, poi
ancora, Commissioni e Corsi di aggiornamento vari;
E, se non ci sono riunioni, c’è:
il registro elettronico da aggiornare: scarica, carica, scrivi, leggi, correggi……..
il telefono da non perdere di vista un solo istante…un attimo di distrazione e
ti ritrovi con 200 messaggi non letti nei vari gruppi di wathsApp…
la posta elettronica con una infinità di mail da scaricare: Ministero, Dirigente, Responsabile di plesso, colleghi…e comunicazioni relative a
progetti vari: Top, Supermercato, Banca……..
Basta!!!!!!!
Stare intere giornate davanti allo schermo del PC mi fa sballare!!! A fine giornata, sono stravolta……. la paura del “ maledetto virus”, il dolore per
qualche brutta notizia, la mancanza degli affetti più cari, lo stare seduta per
tanto tempo, le mie non passeggiate….
A volte, non ho neanche la forza per farmi una minestrina.
FASE 7 – RIDATEMI CIO’ CHE MI APPARTIENE!!
Ridatemi:
la mia palestra che sa di sudore, di entusiasmo, di sconfitte, di vittorie;
le mie aule con le pareti tappezzate di cartelloni e di disegni; i miei colleghi simpatici ed antipatici;
la mia Dirigente intera…sono stanca di vedere solo la sua testa;
le mie “signore” collaboratrici scolastiche…così laboriose e gentili ;
il Personale di Segreteria disponibile e cordiale.
Ridatemi:
i miei alunni…li rivoglio tutti!!
Voglio il loro strillare in palestra, le loro discussioni animate negli spogliatoi, le loro giustificazioni più assurde, il loro dispiacere per un esonero, le loro lacrime
per un brutto voto, il loro entusiasmo per un traguardo raggiunto.
Voglio loro, persone vive, con un’anima…voglio abbracciarli, sostenerli,
rassicurarli, accompagnarli nei momenti difficili, voglio la mia scuola.
Voglio i miei piccoli campioni…sì, campioni, perché sono stati grandi, hanno
accettato questo cambiamento repentino senza fiatare, si sono aggrappati alla scuola digitale come uno scalatore alla vetta agognata, come un subacqueo al
respiratore che lo ossigena.
Non è stato sempre facile!!
Fingere un sorriso quando magari c’è la voglia di piangere, nascondere la
tristezza per la libertà sottratta…è diventata un’abitudine!!
Ma io vi dico:
FORZA RAGAZZI…il sole spunterà, poco luminoso all’inizio per non abbagliarvi, permettendovi di adattarvi poco a poco alla sua forza.
Sta a voi decidere di ricevere la sua luce o, viceversa, nascondervi perché i suoi
raggi non vi raggiungano!!
Il mio suggerimento è di provare a ricominciare!! Siate coraggiosi, senza smettere di essere autentici.
GRAZIE RAGAZZI per avermi fatto crescere insieme a voi in questa
esperienza! E voglio dedicarvi questa poesia
Di tutto restano tre cose (Fernando Pessoa)
Di tutto restano tre cose:
la certezza che stiamo sempre iniziando,
la certezza che abbiamo bisogno di continuare,
la certezza che saremo interrotti prima di finire.
Pertanto, dobbiamo fare:
dell’interruzione, un nuovo cammino,
della caduta, un passo di danza,
della paura, una scala,
del sogno, un ponte,
del bisogno, un incontro.
P.S. Voglio ringraziare, infine, anche tutti i Genitori, con le parole che un mio caro
Dirigente mi disse alla fine di un importante lavoro:
“ Lavorare insieme e bene porta sempre a dei risultati ottimi!”.
Nel convincimento della validità di questo principio e sicura di una futura collaborazione, altrettanto fattiva e produttiva, sono riconoscente per l’utile
presenza e l’insostituibile supporto che ci è stato dato in questo difficile tragico
periodo.
Vi abbraccio tutti
Antonietta Rubertà Profe di Educazione Fisica
SETTEMBRE 2019
Siamo alle porte di un nuovo anno scolastico, potrebbe essere un inizio come tanti ma i nostri figli entrano
nella scuola secondaria di primo grado, quella che noi chiamiamo ancora scuola media, e questo nuovo
inizio porta a metterci in gioco un po’ anche noi.
“Allora? Che dite? Ci proponiamo come rappresentanti?”
“Ma sì, in fondo siamo in tre, ci diamo una mano e sicuramente riusciremo a gestire tutto….”
OTTOBRE 2019
NOVEMBRE 2019
DICEMBRE 2019
GENNAIO 2020
FEBBRAIO 2020
“Mi ha chiamato la Prof., le scuole resteranno chiuse per un paio di settimane per la situazione che si sta
creando a causa del COVID-19, i professori scriveranno un po’ di compiti sul registro elettronico da fare per
il rientro per tenere i ragazzi in allenamento…”
MAGGIO 2020
I nostri ragazzi e i professori a scuola non sono più tornati. E’ nato un nuovo modo di fare scuola che nel
bene e nel male ci ha accompagnato in questi tre mesi.
Noi rappresentanti siamo diventate ancora di più il punto di connessione tra insegnanti, genitori e ragazzi.
Ci siamo reinventate e trasformate da semplici rappresentanti a: portavoce, promemoria, tecniche
informatiche, preparatrici di tutorial…
Non è stato un periodo facile ma abbiamo avuto la fortuna di avere al nostro fianco un gruppo di insegnanti
con il quale è stato piacevole collaborare per provare a risolvere gli intoppi che si incontravano sulla strada
della DAD, come viene abbreviata la didattica a distanza, e anche un gruppo classe che, dopo l’iniziale
smarrimento, ha fatto fronte comune e ha marciato in modo più o meno compatto per riuscire a rendere le
cose se non piacevoli almeno un po’ più facili.
La fortuna più grande però è stata vedere i nostri ragazzi adattarsi a tutta questa situazione, qualcuno
addirittura il COVID-19 lo ha visto da vicino vuoi per un parente o per un genitore contagiato, ma ha cercato
di cogliere il meglio da ogni momento. I nostri ragazzi hanno addirittura ammesso che la scuola gli
mancava!
Il mondo non si è fermato, ma ci aspetterà per quando saremo pronti a tornare e di questa lunga pausa i
nostri ragazzi apprezzeranno anche una litigata con l'amica o il compagno perché sarà ancora più bello far
pace con un abbraccio che mancava da tanto.
Gaia, Michela, Mariarosa Rappresentanti di 1^E
Scuola F. Nullo
SALUTI E RINGRAZIAMENTI DALLA NULLO
E COSI’ SIAMO ARRIVATI ALLA FINE DELLA SCUOLA SECONDARIA …
Mi è sempre stato detto da altri genitori che gli anni delle medie (o scuola secondaria di primo grado… ma è
troppo lungo da dire 😊 ) sono anni particolari, di grande cambiamento. E per molti è veramente così. Anni
di trasformazioni, sia fisiche che caratteriali. Il corpo in poco tempo si “trasforma”, il desiderio di
indipendenza si fa sempre più sentire, così come il bisogno di far valere le proprie opinioni e la necessità di
trovare il confronto, il desiderio di stare con i propri coetanei sempre più crescente.
E così ci siamo armati di tanta pazienza. La prima media con le sue incognite, i nuovi compagni ed
insegnanti, un nuovo modo di studiare e di vivere la scuola; la seconda media, per alcuni la più tosta: non
hai l’imbarazzo, la curiosità e un po’ di timore riverenziale della prima e comincia la “trasformazione”. E
abbiamo superato anche quella, in attesa del terzo anno. L’anno in cui ormai hai imparato a conoscere
compagni e professori, hai l’esperienza per poterti muovere tra compiti, interrogazioni e verifiche, l’anno in
cui non ti senti sperduto tra tanta gente, l’anno dei primi esami, l’anno in cui pensi veramente a cosa
vorresti fare da grande.
E così a settembre è cominciato un anno scolastico con la grinta per affrontare lo sprint finale. Ma ad un
tratto tutto si è bloccato. Tutto ciò che ci aspettavamo non è più arrivato. Sembrava solo una vacanza un
po' più lunga e invece ci siamo trovati tutti impreparati. Dall’oggi al domani ci siamo ritrovati chiusi in casa,
senza le nostre certezze, con la paura di ammalarci, di perdere qualcuno di caro.
Niente pomeriggi con gli amici, allenamenti, corsi o incontri organizzati dagli insegnanti, niente scuola, con
tutti i suoi pregi e i suoi difetti, niente festa di fine anno, quando la campanella suona e ti senti libero. E
soprattutto niente gita. La tanto attesa gita di tre giorni, quella che non è mai stata fatta, perché alla
primaria non c’erano le condizioni. Si sperava in un rinvio, ma poi la situazione è peggiorata.
Fortunatamente i ragazzi non sono stati completamente abbandonati dagli insegnanti: qualcuno ha
chiamato, qualcuno ha mandato un messaggio e poi è stata attivata la didattica a distanza. Non è come
stare in classe, non è come poter andare a scuola, chiacchierare durante l’intervallo, confrontarsi con
insegnanti e compagni. Ha permesso ai ragazzi di continuare ad apprendere, a mantenere la mente attiva e
i rapporti vivi, ha consentito loro di avere una routine, seppur diversa da quella sperata.
La tecnologia è stata davvero utile. Ma non per tutti è stato ed è facile: non tutti hanno avuto la
disponibilità di un pc o tablet (poi fortunatamente messi a disposizione della scuola), alcune fatiche si sono
acuite, alcuni ragazzi non hanno avuto la possibilità di essere seguiti a casa; perché la scuola non è solo
didattica, è crescita, è confronto, è passione.
I nostri ragazzi hanno affrontato una situazione non facile, un’esperienza che, se canalizzata nel modo
giusto, saprà aiutarli ad affrontare altre difficoltà che incontreranno sul loro cammino. Hanno perso un po'
di libertà e di occasioni, ma hanno più grinta di quanto non crediamo e più di quanto sappiano loro stessi;
sapranno reagire e recuperare il tempo perso!
Un grande grazie a chi ci ha accompagnato in questi lunghi anni di scuola a Stezzano: la scuola dell’infanzia,
la primaria, la secondaria. Anni di crescita, di incontri, di scontri, anni che sembrano essere volati e un
grande in bocca al lupo a tutti i ragazzi che affronteranno nuove sfide e nuove esperienze scolastiche.
Barbara
Lettera per i prof
Valentina Maestri 3^B a.s. 2019/2020
Buongiorno volevo ringraziarvi per tutto perché credo non sia stato facile
sopportare per 3 anni di litigi, compiti non fatti e poco impegno (parlo per
esperienza) ma voi avete sempre creduto in ognuno di noi anche se vi
facevamo disperare. Certo a volte ci mettevamo del nostro però in fondo vi
vogliamo molto bene pur sgridandoci ma solo per il nostro bene un po’ come i
nostri genitori.
Grazie di tutto
Indirizzi email Commissioni Comitato Genitori
I.C. Caroli di Stezzano
PRESIDENTE COMITATO GENITORI
COMMISSIONE COMUNE
COMMISSIONE MENSA
COMMISSIONE BES
COMMISSIONE GIOCHI PRIMARIA
COMMISSIONE GIOCHI SECONDARIA
… e per concludere