“Luca da penne” Religione diRitto e politica · Religione diRitto e politica studi e materiali...

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“LUCA DA PENNE” RELIGIONE DIRITTO E POLITICA STUDI E MATERIALI SUI PROFILI GIURIDICI DELLE DOTTRINE E DEI SISTEMI CONFESSIONALI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA 4 collana diretta da Francesco Zanchini di Castiglionchio

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“Luca da penne”Religione diRitto e politica

studi e materiali sui profili giuridici delle dottrine e dei sistemi confessionali

in età moderna e contemporanea

4

collana diretta da Francesco Zanchini di castiglionchio

direttoreFrancesco Zanchini di Castiglionchio

comitato scientifico

Francesco Amarelli, giorgio Barone Adesi, giovanni Cereti, nicola Colaianni, pasquale Colella, pierluigi Consorti, Massimo Jasonni, Sergio Lariccia, luca Loschiavo, alberto Melloni, Francesco Mercadante, enrico Morini, luciano Musselli, paolo Picozza, piero Pellegrino, giuseppe Ruggieri, teresa Serra

coordinatori

Francesco Alicino, Cristina Dalla Villa, Maria gabriella Esposito, giovanni Marcotullio, Vincenzo Pacillo, Maria luisa Tacelli

patrocinio

Fondazione “giuseppe capograssi” (Roma)istituto “emilio Betti” di scienza e teoria del diritto nella storia e nella società (teramo)

Le modalità di valutazione delle opere giuridiche, o storico-giuridiche sottoposte alla Dire-zione, sia in lingua italiana che straniera, non saranno diverse da quelle usuali; e (salvo che si tratti di atti di convegni, o di saggi dei membri del comitato scientifico, o di collettive di provenienza accademica) i lavori saranno sottoposti al sistema di valutazione basato sulla re-visione paritaria ed anonima (peer review) fondato sui ben noti criteri: significatività del tema nell’ambito disciplinare prescelto ed originalità dell’opera; rilevanza scientifica nel panora-ma nazionale e internazionale; attenzione adeguata alla dottrina e apparato critico; rigore metodologico; proprietà di linguaggio e fluidità del testo; uniformità dei criteri redazionali. Solo i saggi che riceveranno una valutazione complessiva superiore a 8/10 saranno pubbli-cati. Fino a nuovo ordine, le schede di valutazione verranno conservate, in doppia copia, nell’archivio dell’Istituto “Emilio Betti” di Teramo, a cura del suo presidente pro-tempore.

“Luca da penne”Religione diRitto e politica

La collana, che muove da un’area di ermeneutica del fenomeno confessionale di forte segno interdisciplinare, intende offrire con-tributi di riflessione e di dibattito alle nuove tematiche apertesi, a far tempo dalla seconda metà del novecento, per il diritto ec-clesiastico e per lo statuto, interno ed esterno, delle confessioni religiose. Singoli volumi della collana si propongono di raccoglie-re atti di convegni organizzati dai due centri promotori; mentre altri potrebbero includere la stesura in progress di nuove ipotesi o prospettive di ricerca, anche de iure condendo, possibilmente cor-redate da un apparato di fonti e di materiali coerente con le ipo-tesi stesse e preordinate a successivi incontri tra studiosi operanti in aree scientifiche diverse, ma parimenti interessati alla trasfor-mazione (che si sarebbe tentati di definire “neo–umanista”) da tempo in atto nella coscienza religiosa contemporanea. nella collana, infine, troveranno spazio sia monografie di autori con-temporanei, sia (per il condizionamento traente esercitato dalla persistente centralità storico–scientifica del modello evolutivo oc-cidentale) reprint di classici della canonistica, della ecclesiologia e della storiografia cattolica, ortodossa e riformata non facilmen-te reperibili, e tuttavia utili ad un dialogo che attenui lo spessore delle frontiere intercristiane e, appunto per questo, capaci forse di inedite sollecitazioni teorico–pratiche di fronte alla problemati-cità della globale trasformazione in atto della religiosità umana.

Piero Bellini

Principi di diritto ecclesiastico

a cura diFrancesco Zanchini di Castiglionchio

Copyright © MMXIVARACNE editrice S.r.l.

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via Raffaele Garofalo, /A–B Roma()

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II edizione: gennaio

Presentazione

di Francesco Zanchini di Castiglionchio

Benché all’origine paradossalmente inserito in una colla-na di testi per la preparazione ai concorsi, l’impegno diapprofondimento da cui nasceva il contributo che qui siannota e l’eccezionale cornice politico-culturale in cui vi-de la luce sono tali, da farne probabilmente un classicoe (almeno per la significanza storica di tale cornice) unosforzo motivato e coerente di rielaborazione evolutiva diun sistema di legislazione sui rapporti tra Stato e Chiesain Italia a formazione eclettica ed a più strati, comunquefortemente segnato dal blocco massiccio dei patti Latera-nensi del . Uno sforzo decisamente senza precedentie senza seguito paragonabile, in termini di risposta colta,ed insieme responsabile, alla pressione delle “esigenze diarmonizzazione costituzionale” che andavano affiorandoall’epoca anche a livello di dibattito parlamentare. Di ciò,del resto, dà memore testimonianza la riflessione ben piùampia di Sergio Lariccia, cui si dà spazio nella Postfazione,che segue in calce alla presente anastatica.

Il denso saggio che presentiamo potrebbe suonare oggiun po’ come il sogno di gioventù di un maestro ora pro-vetto, ma reso attento, all’epoca, a un risveglio cattolicocui pareva forse valesse la pena di fare credito di qualcheinnovazione autentica, in attesa che si chiarissero compiu-tamente i termini della sua ispirazione e dei suoi obiettivi.

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Questo risveglio, oltre tutto, si era anche, a un certo punto,imbattuto in un moto di rinnovamento culturale profondo,che dalla Francia si andava allargando all’intero Occidente,mentre avevano inoltre modo di manifestarsi segnali direciproca fecondazione tra i due fenomeni.

L’Autore di cui parliamo è Piero Bellini, allora ordinariodi diritto ecclesiastico alla Statale di Ferrara; un intellet-tuale (come si diceva allora) “impegnato” e complesso,fecondo, poliedrico ed inquieto, di impianto culturale fran-camente idealista e, al tempo stesso, interessato al feno-meno del cattolicesimo storico, nonché delle sue coeren-ze e incoerenze. Donde l’oscillare del suo severo rigoreetico tra il fascino formale delle categorie di un ordina-mento internazionale pensato come soluzione dei conflittiotto–novecenteschi tra stati–nazione e quello del solidorealismo della prassi cattolica, filtrata attraverso una va-glio quanto mai esatto del diritto canonico dell’età classica,tratto dal Medioevo delle sue fonti.

Nello scorrere queste pagine, si ha l’impressione chel’A. sia stato tentato dal giocarvi (né fu il solo!) la duplicescommessa di una sinergia di provvidenziale novità trai due movimenti; dalla quale si poteva forse pensare chefosse per nascere qualche istanza forte di rinnovamentoprofondo e radicale, in senso separatista, dell’assetto deirapporti tra Chiesa e Stato in Italia, così come solidificatinei Patti Lateranensi. E ciò, nell’ottica di un superamentoconsensuale non solo della Questione romana, ma dellastessa questione concordataria. Una tentazione alla qua-le certo, in queste pagine, l’A. indulgeva, alla vigilia delgolpe cileno (un trauma globale, questo, per i movimentidi sinistra democratica in Occidente!), con qualche com-piacenza; senza per altro deflettere mai né dall’obiettivitàscientifica del giurista positivo, né dai vincoli di fedeltà che

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lo legavano, in maniera forse mai risolta, ad entrambe lefonti culturali del suo originario impegno di studioso e dimaestro, portato comunque a fecondare di un fortissimoafflato etico i temi del proprio insegnamento, e con loroi modelli istituzionali in esso proposti ad una gioventùstudiosa, con la quale visse sempre rapporti di scambiointellettuale intensi e appassionati.

Sappiamo tutti come, grazie alla real–politik di BettinoCraxi, la palingenesi da molti auspicata, che già apparivain un momento di grave crisi all’epoca del memorabileconvegno che Anna Ravà avrebbe convocato a Siena ap-pena sette anni dopo, sarebbe stata impedita (nonostantegli sforzi della giurisprudenza costituzionale), in Italia enella Chiesa; e come, viceversa, il finale indirizzo politicocorruttivo della prima Repubblica avrebbe portato ad im-meritato naufragio anche le speranze da una generazioneconfidate in un orientamento un tantino meno confessioni-sta della società italiana, da conseguirsi mediante un’operadi armonizzazione graduale dei Patti con i principi dellacostituzione, da affidarsi ai giuristi, teorici e pratici. E’ diquesta temperie di attesa (destinata ad essere delusa nelgiro di un quindicennio), che il saggio di Bellini risentesensibilmente; ed è essa a condizionarne, fino in fondo,le scelte tematiche e argomentative, dall’A. espresse conl’intento di contribuire alla discussione in corso su un pro-getto riformista vero (si pensi alla proposta Basso, tantoper fare un esempio), e non simulato.

Piattaforma dottrinale del discorso è quella della qua-lificazione giuridica degli Accordi del , un tema cuil’Autore apporta l’inedita chiarezza derivante dalla sua co-noscenza perfetta (e non solo approssimativamente orec-chiata, come per altri suoi colleghi) delle posizioni canoni-stiche tra i secoli XV e XIX, fino a quelle dello Jus publicum

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ecclesiasticum externum. Con ciò, pervenendo a chiarirepiù compiutamente, nei suoi termini reali, le dimensionidella sconfitta ottusamente patita, in termini di principio,dal regime fascista (seguito in un prossimo futuro da unadestra craxiana a malapena orecchiante!) sul terreno dellasovranità dello Stato; a fronte di riduzioni territoriali benvolentieri accettate dalla controparte nei Patti lateranensi,in cambio di dichiarazioni di illimitata competenza ecclesia-stica in materie alla Chiesa mai riconosciute in precedenza,quanto meno durante quel processo risorgimentale chenon a torto era stato chiamato, da parte clericale, col nomedi “rivoluzione italiana”.

Partire da siffatte premesse critiche comportava, a giu-dizio dell’Autore, la necessità di una delucidazione accuratadi tutti i precedenti storico–ideologici del sistema di di-ritto ecclesiastico italiano, così come il processo storicodi mutazione “irrinunciabile” seguito al Risorgimento neconsegnava l’eredità agli anni ’ del Novecento. Dondel’intento, chiarito dal B. nella prefazione al saggio, di assu-mere il richiamo a tali precedenti come riflessione consa-pevole, ben più utile di una mera esposizione nozionisticadi regole, “sui motivi di fondo del diritto ecclesiastico vi-gente; su quelle esigenze politico–sociali, sottostanti allenorme del diritto positivo (alle quali sarà naturalmentedato tutto lo spazio necessario), che spiegano il perché dicerte soluzioni normative”.

Coerentemente, lo sforzo di delucidazione in questachiave, dopo una introduzione storica scandita in tredicititoli, si apre a un’analisi accurata del diritto ecclesiasticovigente all’epoca, che è il corpo vero e proprio della trat-tazione. L’indice–sommario, accuratissimo, è premessoal volume ed è di per sé un primo e abbondante saggiodelle dimensioni dell’impresa e della sua utilità scientifi-

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ca e documentaria. A tutto ciò fa seguito, in appendice,una riflessione dedicata alla natura dei Patti Lateranensi.Chiude il saggio un ampio, impeccabile indice analitico.

Dopo una robusta ricostruzione, non certo per sommicapi, della traiettoria storica, in Italia, del diritto ecclesia-stico moderno (semplificata, nei diversi passaggi, median-te l’uso di efficaci e godibili chiaroscuri ideologici), l’A.affronta il compito più specificamente espositivo da unangolo di osservazione del sistema coerente col dato scon-tato di un’egemonia delle reciproche esigenze delle due“Alte Parti” coinvolte, ove solo nel finale prende corpo ladialettica, nuova e più complicata, del pluralismo religio-so. Ed è attraverso il chiarimento dei sottostanti interessidelle Parti, descritti lungo il percorso del loro processodialettico evolutivo, che l’attenzione del lettore è sollecitataalla comprensione di problemi che, apparentemente aridi,sottendono una sorprendente vivacità — innata del restoai conflitti della storia — ripercorsi tramite cenni rapidis-simi alle loro risonanze separatistiche, confessionistiche,regaliste.

Certo, le pagine che seguono creano un certo spaesa-mento, se non altro per il carattere nettamente eurocentri-co della dimensione culturale, politica e confessionale incui vediamo muoversi lo sforzo di delucidazione tentatodall’Autore in quei difficili anni, in dialogo con i destinata-ri principali del saggio, giovani per lo più di estrazionecolta; sforzo resogli meno greve, forse, dalla gratitudi-ne affettuosa degli allievi e dalle delizie della provinciaferrarese.

Oggi, specie dopo l’ulteriore compromesso al ribassoraggiunto con gli Accordi di Villa Madama del perla revisione del Concordato (e filiazioni pattizie successi-ve), riprendere il discorso generosamente tentato in questa

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sede dal Bellini può risultare ancora, con buona pace deifautori degli accordi stessi, una via ineludibile di compren-sione di problemi che, nel diritto ecclesiastico italiano,non solo forse sono ancora aperti, ma la cui valutazionecomparativa potrebbe risultare utile anche al fine di unaimpostazione più corretta di problemi posti nel frattem-po, agli stati nazionali, dagli attuali processi, orizzontali eglobali, di integrazione ordinamentale. Se è vero che vi èsempre — si è detto — una innegabile, e forse unica utilitàin ogni filosofia della ragion pura: il merito silenzioso diimpedire gli errori.