L'Ortese -Luglio/Agosto- 2011

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L'Ortese - Luglio /Agosto - 2011 Anno IX - n°7/8 -

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L'Italia è pregiudizialmente con-traria all'impiego di prodotti transge-nici. C'è una forte corrente di opinionepubblica al riguardo. Recentementesono state annunciate tre propostedi legge regionale (Veneto, Toscana,Friuli Venezia Giulia) che vietanoin maniera generalizzata la coltiva-zione di OGM sul proprio territorioe la commercializzazione e l'utiliz-zazione di tali prodotti.

In base alle regole oggi in vigore,questi divieti sono illegittimi E nonconformi alla normativa comunitaria.Un eventuale divieto di coltivazioneda parte di uno Stato membro puòessere previsto solo in via provvisoriae comunque dopo avere accertatol'esistenza manifesta (non ipotetica)di rischio per la salute umana e deglianimali e per l'ambiente. Rischi, co-munque, con una probabilità di ve-rificarsi “non insignificante”.

In conclusione, gli Ogm avanzanonel mondo ed anche in qualche Statoeuropeo meno avverso alle innovazio-ni. Mentre l'Europa sulla scorta diPaesi come l'Italia vocati più alla lo-gica del divieto che a quella dellaregolamentazione prepara il terrenoad un possibile bando delle coltiva-zioni, che oggi non è consentito, an-che se invocato politicamente, in con-trasto con il diritto comunitario.

La diffusione delle coltivazionitransgeniche nel mondo ha continuatoa crescere. Dal 2009 al 2010 sonostati messi a coltura altri 14 milionidi ettari Ogm. Si tratta di un secondo“balzo”, in termini di ettari, dal 1996ad oggi. Negli ultimi 15 anni le su-perfici bioteche sono aumentate di90 volte.

In Europa, come è stato dinanzirilevato, la situazione è diversa: lesuperfici coltivate a transgenico sonodiminuite, nonostante che dal 2010è possibile coltivare anche la nuovasuperpatata “AMFLORA” (ne sonostati piantati solo 245 ettari in Rep.Ceca, Germania, Svezia).

Per una valutazione più obiettivaoccorre però ricordare che il datoEuropeo è influenzato dai divieti dicoltivazione di molti governi. Nonché

dalla richiesta di moratoria di Franciae Germania.

Il dato di fondo è che, comunque,in Europa, a dispetto delle evidenzescientifiche e di quanto accade nelresto del mondo vige un clima di dif-fidenza nei confronti delle coltivazio-ni Ogm.

In Europa si importano materie

prime Ogm per l'utilizzo alimentaree mangimistico che paradossalmentenon si possono coltivare.

Qual’è la strada giusta?Conviene perpetuare il paradosso

secondo cui gli unici Ogm devonoessere quelli importati dai Paesi Ter-zi? Aspettiamo il prossimo dibattitopolitico.

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Il prossimo anno il nostrogiornale compirà i suoi primidieci anni di presenza attiva ecostante sul territorio dei 5 RealiSiti, e per l’occasione il prof.Giuseppe Simone ha avanzatouna iniziativa di un corso annua-le (2011-2012)c h e n a r r i ,e s p o n g a e danalizzi le vi-c e n d e c h ehanno costel-la to le var iecontrade de “IlTavol ie re d iP u g l i a ” c o nparticolare ri-ferimento ai 5Reali Siti, conparticolare ri-fe r imento a lperiodo storicosopra eviden-ziato; i qualecollegando ilMedioevo conla nostra quo-tidianità, passainesorabilmente attraverso leepoche del Rinascimento, delRisorgimento e del Fascismo.Nel progetto il prof. Simone evi-denzia che: “darà largo spaziointroduttivo ad alcuni aspetti del-

la “Piana”, at t inenti s ia la“Preistoria” che la “Protostoria”di quella che fu la più vasta pia-nura lacustre d’Italia, tuttora de-nomina ta “ I l Tavol ie re d iPuglia”. Il corso avrà anche unospaccato fotografico ed espositi-

vo sulle masserie disseminatenell’agro, che ereditato sterile epaludoso dai Gesuiti, fu nel tem-po, preparato a divenire “il Gra-naio d’Italia”, come ebbe a de-finirlo, in epoca fascista, Benito

Mussolini. L’iniziativa per ilprof. Simone: “non mancherà dievidenziare, di volta in volta, tuttiquegli aspetti di arte e cultura,anche architettonica che, in cia-scuna di quelle costruzioni, èpossibile rilevare ancora a partire

dall’utilizzo dique l la “p ie t racrosta”, semprepresente nel no-stro contado, eciò: non solo perela costruzione diq u e i “ m u r i as e c c o ” , c h e inostri lavoratori,braccianti e al-levatori, in pas-sato destinaronoalla individua-zione e prote-zione del propriopatrimonio, daglis t e s s i ge losa -mente e varia-

mente gestito e utilizzato”. Sicu-ramente i l corso susci teràinteresse, nel contempo produrràpubblicazioni specifiche e la re-alizzazione di un museo sullaciviltà agricola della Piana.

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Orta Nova: assegnate le deleghe as-sessorili

Nella seduta consiliare del 29 giu-gno scorso il sindaco, l’avv. MariaRosaria Calvio, ha comunicato le no-mine dei componenti della Giunta.Le deleghe all’Agricoltura, Politicheper l’inclusione sociale, Politiche gio-vanili, dell’educazione e dello Sport,Politiche per la promozione dell’arte,della cultura della pari opportunità,Partecipazione e trasparenza, Unionedei Comuni sono mantenute dallastessa, mentre Francesco Sauro oltreall’incarico di Vice Sindaco ha ladelega agli Affari Generali, Personale,Contratti, Convenzionie Contenzioso;Maria Rosa Attini delega alle Politi-che Ambientali,Innovazioni energe-tiche e tecnologiche; Leonardo Treccadelega all’Urbanistica, Mobilità e As-setto Idrogeologico, Politiche dellaCasa, Lavori Pubblici, Politiche Ci-miteriali; Paolo Borea delega alleAttività produttive e Politichedell’Occupazione, Polizia Municipale;Pasquale Rocco Dembech delega allePolitiche di bilancio, Programmazioneeconomica, Patrimonio Comunale.Una giunta, in gran parte anagrafica-mente giovane: Attini (30 anni), Trec-ca (33 anni il prossimo 27 settembre),Borea (37 anni il prossimo 29 agosto),supportata anche da meno giovaniDembech (67 anni il prossimo 16

agosto) e Sauro (55 anni il prossimo9 agosto). A presiedere il ConsiglioComunale è stato eletto Gerardo Ra-gno, mentre i gruppi consiliari hannodesignato i loro capigruppo: PotitoMauriello, Antonio Tartaglia, AntonioBellino, Giuseppe Gervasio, MicheleAntonio Porcelli, Lorenzo Annese,Giuseppe Moscarella e Antonio Cur-ci.

L’Udc: Attini e Mauriello mai tes-serati

Il segretario provinciale AngeloCera per porre la parola fine alla que-stione UDC, ha inviato al Segretariocomunale di Orta Nova, al Prefettodi Foggia ed al Sindaco Iaia Calvio,una nota, così come previsto dal re-golamento del C.C., con il quale sidichiara che l’unico consigliere co-munale che rappresenti l’UDC è DinoRusso. “Contestualmente”, dichiaral’on. Angelo Cera, “è stata regolar-mente esposta denuncia alla stazionedel comando dei carabinieri e allaProcura de l la Repubbl ica perl’esposizione impropria del logodell’UDC in piazza Pietro Nenni. Perquanto riguarda Potito Mauriello,Gioacchino Attini e la figlia diquest’ultimo Maria Rosa Attini, non-ché Assessore all’Ambiente volutafortemente dal sindaco”, sottolineaCera, “non sono persone appartenenti

all’Unione di Centro e non lo sonomai state. Per questo si diffidano daldichiararsi appartenenti all’Unionedi Centro in quanto mai tesserati emai riconosciuti dal partito”.

L’Albero della vitaEvento culturale presso la Parroc-

chia B.M.V. Addolorata di Orta No-va, lo scorso 9 di giungo è stato pre-sentato il libro di Padre MicheleSardella “Sotto l’albero della Vita”,l’esperienza tra gli Alomwe del Ma-lati. È intervenuta la dott.ssa EvianaSerrino, specialista in lingua e culturadell’India e Africa Sub Sahariana.

RingraziamentiInsieme alla mia famiglia, com-

mossa per le testimonianze di affettoespresse in occasione del grave luttoche mi ha colpito, desidero ringraziaresentitamente tutti coloro che, con lepreghiere e con il cuore, si sono resipartecipi.

In particolare il Consiglio Diret-tivo, i Docenti e gli associati studentidell’Unitre dei 5 Reali Siti; l’Unitredi Deliceto nella persona del Presi-dente Michele Campanaro; l’editoreAnnito Di Pietro e tutta la Redazionedell’Ortese; il Presidente, il ConsiglioDirettivo e i soci tutti della Associa-zione “L’Ortese”.

Prof.ssa RinaDi Giorgio Cavaliere

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Egr. dott. Campanaro,mi rivolgo a Lei, affinché, attraversole pagine del suo giornale, attestatoda anni sulla diffusione della cultura,quella con la “C” maiuscola a 360°,mi si dia l’opportunità, come cittadinoortese, di parlare della cultura rivoltaalle tematiche della legalità, della tra-sparenza, dell’onestà e lo farò trattandoun argomento che dimostra come, nellanostra città, c’è ancora molta stradada percorrere per raggiungere tali mete.Veda, caro direttore, in Orta Nova, per-sonalmente penso, ci sia un timore dif-fuso, anzi, una vera e propria pauradi esporsi, di denunciare pubblicamenteil malaffare, le “strane” connessioni ecollusioni fra la politica e i poteri delloStato.

Personalmente, chi mi conosce sache da anni in prima persona, senzal’aiuto di partiti politici o di qualsiasialtro genere di supporto, ho affrontatosituazioni sgradevoli da un punto divista squisitamente etico e morale, com-battendo, in prima persona, l’arroganzadei poteri forti, mettendoci, sempre,la faccia, il nome ed il cognome. Lungida me, il pensiero di voler apparirecome un eroe, sono semplicemente,unapersona seria che, nel mio piccolo, hacercato e cerca di combattere tutte leforme di illegalità e malaffare. Vor-rei,citare a tal proposito, alcune frasidel dott. Moscarella, ex Sindaco di OrtaNova, che in “articolo giornalistico”

pubblicato sul quotidiano “La Gazzettadel Mezzogiorno” di sabato 2 luglioscorso, nella cronaca di Capitanata,afferma: È arrivato il momento delleresponsabilità. Da oggi, parleranno gliatti e siamo chiamati a rispondere delledecisioni che si assumeranno nel rispet-to della legalità e della trasparenza”.

Mi viene spontanea una riflessione:ma, a parlare è la stessa persona cheha governato questo paese per 17 lun-ghissimi anni o è il fratello gemello,insomma un sosia politico?

Ebbene, rivolgiamo la nostra atten-zione su un “atto” amministrativo diquesto signore e della sua Amministra-zione.

Delibera di Giunta, n. 72 del 14aprile 2011, prot. del 15 aprile 2011.

Oggetto: Approvazione elaboratitecnici per lavori di ripristino impiantoelettrico al cimitero comunale. atto diindirizzo.

Leggendone le premesse, si rilevanostrane anomalie tecnico-giuridiche, maandiamo con ordine: in data 17/02/2011il Responsabile del servizio cimiterialecomunica il mancato funzionamentodelle lampade votive nelle cappelle S.Francesco e San Gerardo (più o meno1200 lampade votive spente). In data14/03/2011 (e non come è scritto 2010)l'ufficio tecnico, (dopo ben 27 giorniper percorrere 500 metri), accerta cheil Responsabile del servizio cimiterialenon soffre di allucinazioni e le lampade

votive non sono funzionanti. In data15/03/2011 si invita l'ing. Ascanio Tri-visano ad effettuare un sopralluogoper verificare le cause del mancato fun-zionamento delle lampade votive e diconseguenza, stabilire il da farsi. Prime osservazioni

Come recita la delibera, visto chela manutenzione dell'impianto elettricocimiteriale è affidata alla ditta MN Elet-tric s.r.l., Unipersonale di Foggia (dal09/01/2011 al 08/07/2011) come mai,si ha bisogno di un ingegnere per sta-bilire l'origine e le cause del guasto?E forse, anche il da farsi?

Allora a cosa serve la ditta che hala manutenzione dell'intero impiantoelettrico, a guardare le lampade acceseo spente? Sicuramente no! La ditta ave-va l'obbligo di relazionare tecnicamentele origini del guasto e anche il pianodi intervento!!! Altro rilievo: nella de-libera si dice che l'ing. Ascanio Trivi-sano è il tecnico incaricato dal comuneper la progettazione dell'impianto elet-trico cimiteriale. Sino ad oggi la pro-gettazione dell'impianto elettrico esi-stente appartiene all'ing. AlfredoCorvino, tecnico della ditta Massa Pao-lo & F. s.n.c., cosa ha progettatol'ingegnere Ascanio Trivisano, e soprat-tutto,quanto è costato alle “fiorenti”casse comunali??

ProseguiamoIl 24/03/2011 l'ing. Ascanio Trivi-

sano trasmette gli elaborati tecnici (re-lazione, elenco prezzi, computo metricoe calcoli) per il ripristino dell'impiantoelettrico, per un importo pari ad euro7.694,00 + IVA al 10%

Altra osservazioneCom'è possibile che l'ing. G.B. Ve-

ce e il dott Teta, (come attestato nelladelibera) , abbiano accertato, la“regolarità tecnica e contabile” il23/03/2011, cioè un giorno prima degliatti trasmessi dall'ing. Trivisano?

Soffrivano di chiaroveggenza osemplicemente c’era dell’altro?

Il 14/04/2011 la G.M. del Comunedi Orta Nova, delibera, l'approvazionedegli elaborati tecnici per il ripristino

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dell'impianto elettrico cimiteriale,conprot. n... del 15.04.2011 e, nel contem-po, affida gli stessi lavori alla dittaMN elettric già affidataria del serviziodi manutenzione dell'impianto elettricocimiteriale al prezzo “speciale” di euro7.024,62 IVA inclusa.

Ma……..Vedi “busta” consegna rullino foto,

il gioco era già stato fatto, i lavorierano ultimati il 2/04/2011, dodici gior-ni prima della delibera ed eseguiti,logicamente,almeno 20 giorni primadella data di fine lavori, senza tenerconto,quindi, degli elaborati dell'ing.Ascanio Trivisano compreso elencoprezzi e quant'altro.

Da notare la data del 5/04/2011impressa sulla foto riepilogativadell'intera serie di foto, è la data disviluppo delle foto. Inoltre……..

Nella delibera sopracitata, si parladi rimozione delle apparecchiature esi-stenti e cavi presenti nei quadri elet-trici, (interni cioè dislocati nelle cap-pelle) con la successiva fornitura eposa in opera  di nuovi cavi di alimen-tazione, di n. 3 interruttori magneto-termici e di n. 3 blocchi differenziali.

Le foto dimostrano ben altro. Èstato fatto uno scavo esterno, con re-lativa messa in opera di cavi sottoterra.Dulcis in fundo, sono state cambiate800 lampadine, visibilissime anchead un occhio profano: Perché questilavori e questo materiale non risultanonella delibera?

Allora, carissimi concittadini or-tesi, di qualsiasi sponda politica voisiate, non vi sembra che sia giuntoil momento di chiedere al dott. Mo-scarella di rendere conto, non da oggi,come pretende, ma da ieri, e di spie-garci cosa è successo alla legalità ealla trasparenza (oggi invocata a granvoce), durante il suo mandato da Sin-daco, iniziando a chiarire quale“pasticcio” nasconda questa deliberadi giunta?

Non vi sembra sia giunto il mo-mento che, soprattutto, coloro che do-vrebbero vigilare sulla legalità degliatti amministrativi, si assumino le lororesponsabilità e denuncino il malaffarein forma concreta e non solo a parole,rivolgendosi alla Magistratura, comeha sempre fatto il sottoscritto?

A pagare concretamente, con le

loro tasche, alla fine sono sempre esolo i cittadini ortesi, ignari di averdemandato a partiti e uomini politici,non all’altezza, la gestione della “cosapubblica”.

Ringrazio per la cortese attenzionee porgo a Lei e alla sua Redazione imiei più cordiali saluti e auguri di buonlavoro.

Peppino Russo

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In una festosa cornice di pubblico siè svolta sabato 18 giugno 2011 presso laSala Consiliare del Comune di Carapellela Cerimonia relat iva al la chiusurade l l ’Anno Accademico 2010/2011dell’Unitre “Unione dei Comuni dei 5 RealiSiti”.

Presenti, tra gli altri, il Sindaco di Ca-rapelle, Prof. Alfonso Palomba, la Presidentee il Vice Presidente dell’Unitre, Prof.ssaRina Di Giorgio Cavaliere e Annito Di Pie-tro, l’Assessore allaCultura dell’Unione deiComuni, Franco Luce eil Direttore dei corsi,Dott. Antonio De Ca-rolis.

Ha preso la parolail Sindaco di Carapelleper il rituale saluto eringraziamento ai con-venuti. In particolare harivolto parole di elogioai Dirigenti dell’Unitreche in maniera spon-tanea e gratuita assi-c u r a n o v i t a l i t àall’Università. Ciò chefa l’Associazione da dueanni nella sua città èimpagabile, se si pensache addirittura i corsi egli iscritti si sono raddoppiati!

E’ intervenuto, poi, il Vice Presidentedel l ’Uni t re su l la forza aggregantedell’Università in tutti e cinque i comunidell’Unione e sulle sue potenzialità. Giàquesto primo anno i corsi sono stati nume-rosi e segui t i con interesse, grazieall’impegno dei docenti e degli esperti neidiversi ambiti culturali.

L’Assessore alla Cultura dell’Unioneha ringraziato il Direttivo dell’Unitre e ilSindaco di Carapelle per aver messo a di-sposizione i locali per lo svolgimento delleattività dell’Università. Ha, inoltre, eviden-ziato che l’Unitre ha avuto notevole suc-cesso nella sua Stornarella e che rappresentaun farmaco per la cura della società odierna,tendente a dissociare più che a unire.

La Presidente ha ricordato che l’Unitreè una realtà associativa che già in un soloanno attraverso il contributo volontario egratuito di docenti, esperti e collaboratori

ha organizzato corsi e laboratori degni diattenzione. Tutte iniziative nate per promuo-vere la socializzazione, attraverso la culturae la conoscenza, e per favorire lo scambiofra differenti generazioni. Iniziative checontengono il germe per la rinascita e ilrisveglio del territorio dei 5 Reali Siti. Haconcluso con un ringraziamento a tutti co-loro che hanno dato un valido contributod’idee e a quanti hanno lavorato per l’attivitàdell’Unitre, riconoscendo l’appoggio delle

istituzioni, in particolare quelle comunali.Il Direttore dei Corsi, dopo essersi soffer-mato sulle finalità socio-culturali e sulledifficoltà di varia natura incontrate nel primoanno di vita dell’Unitre, ha ringraziato tuttii docenti dei relativi corsi per l’impegnoprofuso, la serietà professionale e la com-petenza che hanno consentito di ottenerebuoni risultati. Ha voluto ringraziare inspecial modo i docenti, soprattutto quellidei laboratori, staff tecnico e segreteria,che consentono fattivamente l’organiz-zazione e lo svolgimento delle lezioni. Hainformato che gli iscritti ai corsi nella glo-balità sono stati duecentoquaranta, mentrei docenti sono stati trenta. Le lezioni sonostate sempre intervallate da relazioni e con-ferenze-dibattito aperte al pubblico sui pro-blemi culturali di attualità, per realizzarequell’apertura al sociale e al territorio, pre-vista dallo Statuto. Ha, infine, elogiato lamostra di lavori artistici allestita presso la

Scuola dell’Infanzia di Carapelle. Manufattiche denotano tutta la passione di chi fre-quenta i laboratori e la bravura dei docenti.

Per le conclusioni ha di nuovo presola parola la Presidente dell’Unitre per in-formare che l’attività programmatica peril prossimo Anno Accademico sarà più in-cisiva e aderente alle caratteristiche deisingoli comuni. Infine, ha consegnato unatarga ricordo del Premio S. Cavaliere alSindaco, che per motivi istituzionali ha

lasciato in anticipo laCerimonia di premia-zione.Un lungo e caloroso ap-plauso, che tut t i gl iiscritti hanno rivolto aloro stessi, ha conclusola cerimonia di chiusuradel primo Anno Acca-demico de l l ’Un i t r e“Unione dei Comuni dei5 Reali Siti”, mentre cisi accingevano a visitarela mostra allestita pressola Scuola dell’Infanziadi Carapelle.La mostra dei lavori èstata superlativa, oltreogni aspettativa. I dipintisono stati eseguiti a tema

libero, per cui si caratterizzano per la lorovarietà. In genere riguardano la realtà am-bientale, i paesaggi, le nature morte e ifiori. Si sono apprezzati, altresì, il gustoestetico nella scelta del soggetto e la tecnica.Non sono state rilevate incertezze nellastesura cromatica come se gli autori aves-sero acquisito da tempo esperienza artistica.

Hanno arricchito la mostra i numerosilavori in ceramica ben sistemati, quellicoloratissimi all’uncinetto e quelli in ricamochiaccherino sapientemente esposti.

Di tutto ciò va dato merito ai corsisti,animati da autentico entusiasmo e ai docenti,che alla loro competenza abbinano una lun-ga esperienza didattica.

Dopo la mostra dei lavori si è svoltauna conviviale degustazione di dolci e rusticisapientemente preparati e tutti si sono datiappuntamento all’inizio del prossimo AnnoAccademico.

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Con un pranzo presso il ristorante “LaFattoria”, di Stornarella è stata festeggiataa l la presenza delsindaco Vito Mo-naco,la quiescenzadel rag. Carlo LaTorre. Così il Diri-gente e Caposettoredegli Uffici Ragio-neria ed Economatodi Ordona e Stor-narel la ha volutosalutare i suoi col-leghi dei tanti lunghianni in cui ha ri-c o p e r t o , n e i d u ecomuni, questo im-portante e delicatoruolo.

L’opera merito-ria svolta con as-soluta onestà e di-ligenza dal rag. LaTorre, non può es-sere ricordata con

L’amministrazione comunale di Cara-pelle, ha voluto celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia con una copiosa esposizionedi fotografie e documenti, che contraddi-stinsero il delicato periodo storico dellanostra Capitanata di quel fatidico 1861 egli anni che seguirono. Sicuramente unanovità ed un modo originale di concretezzaper celebrare una ricorrenza tanto impor-tante. Così il sindaco prof. Alfonso Palomba,uomo di indiscussa cultura e storico deinostri territori, ha ritenuto dover omaggiarei tanti intervenuti ad un interessante appun-tamento con la storia. In sintesi, lui ha volutomettere in luce, in modo tangibile ed ine-quivocabile, con testimonianze documentalifatti ed episodi di un delicato periodo storicodella nostra Capitanata, molto spesso violatodall’ignoranza e false interpetrazioni dicomodo. La cerimonia è stata patrocinatadall’Archivio di Stato di Foggia, e ufficia-lizzata con la presenza del suo direttoredott. Viviano Iazzetti. Erano presenti, inoltremolti personaggi del mondo politico e cul-

turale dei “Cinque Reali Siti”.Tra gli intervenuti, Annito Di Pietro,

editore de l’Ortese il presidente dell’Unitredei Cinque Reali Siti prof.ssa Rina Di Gior-

gio Cavaliere. Da segnalare la presenza delTen. Col. Emidio Gonnella, delle prof.ssePaola Grillo, Angela Mastropietro e Vincen-za Costa.

inutili e stupide frasi di circostanza. Anzicredo sia un dovere da parte delle varie

amministrazioni comunali porgergli unsincero grazie per la sua opera svolta in

nome ed alla tutela diquel va lore spessodimenticato: la tra-sparenza. Chi scrive con lacoscienza di aver sa-pu to in te rpe t ra re isentimenti di ricono-scenza, oltre che dis t i m a , d i t u t t al ’Amminis t raz ioneComunale di Stornarellagli corre l’obbligo diporgere all’amico Car-lino un sincero grazie,un augurio di cuore perla pensione ed infine, unsuggerimento al tic-chettio dell’orologio, discandire molto lenta-mente il tempo del suomeritato riposo. CiaoCarlo.

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Una serie di decessi sospetti ha portato- negli ultimi tempi - alla diffusione di unpreoccupante allarmismo, tra gli abitanti diStornara. Le morti tutte dovute a patologietumorali, continuano - incessantemente - dasvariati anni, a colpire gli abitanti del posto,senza che ne sia mai stata accertata la veraragione. A microfono spento, diversi cittadinihanno confermato la forte apprensione perle proprie famiglie, conseguentemente allosversamento di sostanze tossiche nelle orenotturne, in terreni agricoli di proprietari com-piacenti del luogo. Altra minaccia, non tra-scurabile, deriverebbe - poi - dalla presenzadi eternit (miscela cemento - amianto) suitetti di alcuni capannoni. Due di questi - inparticolare - risultano ubicati nei pressi delCimitero, rappresentando una grave minacciaper la salute degli abitanti di un complessoresidenziale di recente ultimazione, collocatoproprio nel mezzo degli stessi capannoni in-criminati. Va ricordato, che l’impiegodell’amianto è fuori legge in Italia dal 1992e che la sua bonifica, può avvenire utilizzandotre metodiche. 1° Per rimozione, eliminandomaterialmente la fonte di rischio; 2° per in-capsulamento, impregnando il materiale conl’uso di prodotti aspiranti e ricoprenti; 3° perconfinamento, installando delle barriere inmodo da isolare l’ inquinante dall’ ambiente.Gli abitanti delle limitrofe palazzine, si diconofortemente preoccupati per la presenza deicapannoni in quanto, le rispettive coperturerisultano esposte alla costante erosione degliagenti atmosferici, con conseguente disper-

sione di polveri sottili contaminate nell’areacircostante, frequentata - in particolare - danumerosi bambini che giocano all’aperto. Nonsolo ma come evidenziato in foto, uno deidue tetti risulta danneggiato ed i blocchi dieternit sono fissati con blocchi di tufo. Natu-ralmente, nel rimandare alle Autorità Pubbliche

preposte il compito di accertare i fatti e dis-sipare le ombre, su tale “delicata” questione,nel frattempo la domanda che qui a Stornarecircola con insistenza negli ultimi tempi, ècome sia possibile che tutti sappiano e nessunointervenga, per la salvaguardia di un beneprimario quale, la salute di ogni cittadino?

Grande spettacolo, coinvolgenti sonoritàe tanto divertimento hanno caratterizzato la“Serata Spritzziamo” (dal nome del noto cock-tail), organizzata per il secondo anno conse-cutivo da Boutique dell’Intimo, svoltasi loscorso 11 giugno nel piazzale antistante l’ExGesuitico di Orta Nova. La titolare della Bou-tique, Marianna Borea, spiega senzacelare una punta di soddisfazionepersonale, il segreto che accompagnal’iniziativa. “Direi senz’altro che ilgrande entusiasmo legato a questamanifestazione, vada ricondotto allosforzo ed alla passione di un gruppodi amici, legati dalla voglia di fareinsieme qualcosa d bello e dicoinvolgente per il nostro paese.Antonio Balsamo, Giuseppe Brattoli,Salvatore Campanile, Dino DeCandia, Emilio Larossa e SavinoPettolino sono i giovani che hannolavorato con me per garantire - anche

quest’anno - il meritato successo all’iniziativa.Naturalmente un ruolo fondamentale hannoavuto le modelle e i modelli, che hanno sfilatoin passerella con costumi e capi di intimoimpreziositi da tanti splendidi accessori: MariaBassano, Serena Di Carlo, Alessia Di Tuccio,Noemi Fioretti, Maria Rosaria Gaeta, Marian-na Maffei, Davide Custode, Valerio Rubano

e Nicola Russo. Pur essendo tutti giovanissimi,questi ragazzi hanno già calcato la passerella,mostrando - perciò - naturalezza e grinta nelcorso della loro esibizione. Non vanno - poi- dimenticate le piccole Aurora, Giulia e Re-becca Borea, mascotte della sfilata. Grandeprofessionalità - inoltre - è stata messa in

campo dalla parrucchiera Angel Stylee dalla truccatrice Silvia Sinisi”.Insomma una serata davvero pia-cevole e fuori dai soliti schemi, comeha testimoniato il bagno di folla deipresenti, che ha registrato anche lapartecipazione del simpatico pre-sentatore Antonio Di Pierro e leesibizioni dei bravissimi allievi dellaPalestra Azzurra.

A conclusione della manifestazione,l’attesa esibizione di una delle vocipiù amate di tutto il Sud Italia, laspeaker di Radio Norba Battiti Live,Angela Molinari.

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Giunto al suo sessantesimo compleannoe dopo un cammino... durato oltre quattrodecenni - a volte difficile a volte aporeticoa volte lineare - anche Mauro Pagliuca, classe1951, melfese di nascita ma carapellese diadozione, è giunto nella sua Itaca, doveun’altra esistenza lo attende, non meno signi-ficativa di quella «consumata» nell’impegnoattivo del lavoro. Al traguardo, però, è arrivatoMauro Pagliuca con una grande soddisfazionenel petto, perché il presidente della repubblicaGiorgio Napolitano, di concerto con il mini-stro del lavoro Cesare Damiano, in data 1°Maggio 2007 gli ha riconosciuto tutti i meritiacquisiti durante il percorso lavorativo, con-cedendogli, ai sensi della L. 5 febbraio 1992,n. 143, la decorazione della “Stella al meritodel lavoro” con il titolo di “Maestro dellavoro”. Un motivo di compiacimento dav-

vero, non solo per Mauro Pagliuca, ma ancheper la comunità intera, perché è la primavolta che questa onorificenza viene concessaad un carapellese che, tra l’altro, ricopre oggianche il ruolo di consigliere comunale. Io -nella mia qualità di sindaco avvezzo ad avereuna frequentazione quasi quotidiana con ilconsigliere Pagliuca - posso affermare cheè ben meritata la decorazione elargita ad unuomo che ha fatto del lavoro l’asse fonda-mentale della sua esistenza, avendo metabo-lizzato il convincimento che lavoro e uomosono intessuti in una stessa trama, perchénon c’è l’uno se non c’è l’altro e perché illavoro, che è chiamata per l’uomo, cometale fa parte della sua natura, della sua essenzadi persona. In questa direzione Mauro Pagliu-ca si può definire un “campione di laborio-sità”, “un paradigma di responsabilità”, unasorta di “eroe della quotidianità” che, purnon avendo compiuto “nobili gesta”, meritadi essere apprezzato non solo perché è riuscito

a “costruirsi da solo” il suo progetto di vitapartendo, vorrei dire, dal basso (da lavori,cioè, anche umili e pesanti) per arrivare inCassa edile, a Foggia, a ricoprire un ruolosignificativo di natura impiegatizia, ma è statoanche capace di dare “dignità” al suo lavoroe di ricevere da esso “rispettabilità” socialeed umana ad un tempo. In questo nodo fon-damentale di natura sinallagmatica è il puntodi forza di Mauro Pagliuca che, sorrettodall’impegno costante e diuturno della suaattività, ha sempre considerato il lavoro comestrumento per la crescita e il perfezionamentodella persona, oltre che come espressione dellasua personalità e come occasione per conferireefficacia al suo essere nel mondo. Tutto questoè tra le righe del decreto del presidente dellarepubblica, di fianco riportato. Auguri, Mauro,a te, alla tua consorte e alle gentili figlie daparte dell’intera amministrazione.

*sindaco di Carapelle

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Da stornarese doc mi sento di dire cheio e i miei compaesani siamo affetti dauna indifferenza e un distacco cronico ver-so tutte le questioni che ineriscono la sferapubblica e sociale del nostro paese; sof-friamo come una sorta di sfasamento ri-spetto ai tempi attuali, i quali come sap-piamo sono dominati dall’informatica eda internet. È una nostra specifica prero-gativa che ci distingue da sempre, datoche proviamo una netta riluttanza a parte-cipare a problematiche riguardanti la sferasociale politica pubblica. Ognuno se nesta a guardare senza lesinare però le sueaspre critiche alle persone che decidonoinvece di agire piuttosto che parlare a vuo-to. Gli stornaresi sono invece molto sen-sibili e partecipativi versol’ambito religioso dellachiesa: durante le messe, leprocessioni, le feste classichedi Natale, Pasqua e la festadi S. Rocco. In queste solennioccasioni si raccolgono inmodo massiccio, cosa che vabenissimo per carità di Dio,sennonché poi, quando nelpaese emerge un problemasociale di interesse generalepubblico, gli stornaresi se nedisinteressano totalmente.Questo nostro modo di farenon va bene, perché noifacciamo il paese, e il paese siamo noi,del quale dobbiamo prenderci cura perchéStornara è la nostra casa più allargata.Esporrò adesso alcuni esempi concreti asostegno di quanto sto affermando sul ca-rattere particolare di noi stornaresi, edanche se sono alquanto datati ugualmentesono molto eloquenti. Prima di tutto voglio ricordare aglistornaresi che nel nostro paese manca an-cora oggi una Biblioteca Pubblica. Incre-dibile ma vero! Il peggio però è che, nes-suno se ne accorge o se ne lamenti. Questoesempio mi fa dire che gli stornaresi sonoun’eccezione rispetto agli altri 4 Comunidei 5 Reali Siti, dove invece sono operativeimportanti e moderne Biblioteche Pubbli-

che. Perché Stornara non deve avere unatale nobile e civilissima struttura di serviziosociale? Eppure parecchi decenni addietroc’era nel nostro paese una buona BibliotecaPubblica, la quale venne istituita con moltoimpegno e sacrificio da una vecchia Am-ministrazione comunista (semianalfabeta)ilcui sindaco era Giordano Vitolazzo. Poi,inspiegabilmente la biblioteca venne chiusae il bibliotecario di allora Peppino Cola-martino (ora purtroppo defunto) vennedirottato a fare “nulla” tra gli impiegatidel Municipio senza che potesse svolgerealcun lavoro utile, cosa che provocava inPeppino una seria crisi depressiva. Da al-lora nessuno parla più della BibliotecaPubblica, forse si pensa che una tale strut-

tura serva ad abbellire il paese? Un altroesempio: una sciagurata ristrutturazionedella chiesa di S. Rocco avvenuta più didue lustri fa ad opera di un parroco stor-narese, il quale cancellava dal tempio nu-merose testimonianze di generazioni pas-sate di nostri compaesani. Inoltre sidistruggeva anche l’antico altare centraleper edificarne un altro di stile moderno;alla fine dei lavori la nostra chiesa divenneuna sorta di ibrido, né moderna ma neanchepiù “antica”.

Questo scempio fu possibile perchénessun stornarese ebbe l’ardire di protestarecontro l’arbitrio dell’impavido sacerdote,ci si limitava, secondo l’antica abitudine,di far circolare nel paese delle feroci cri-

tiche anonime e individuali. Nessuna pro-testa corale e collettiva per esternare pub-blicamente ciò che tutta la cittadinanzaprovava in quell’infelice momento.

Un altro caso eclatante fu quando ven-ne abbattuto in piazza Matteotti un granbel palazzo d’epoca che si armonizzavacon altri palazzi simili, per edificare alsuo posto un edificio moderno; ma perironia della sorte, da quando il palazzomoderno è stato costruito è rimasto inspie-gabilmente disabitato, cosa che sottraevitalità al cuore del centro storico di Stor-nara. Ricordo che in quella circostanza laruspa tentava di demolire insieme al vec-chio palazzo anche l’adiacente Torredell’Orologio. Grazie soltanto alla vivaceprotesta del piccolo gruppo del MovimentoSociale capeggiato dal giovanissimo Pep-pino Moscarella (ora sindaco di Orta No-va), la Torre dell’Orologio già in parte

danneggiata dalla ruspa vennerisparmiata per un’inezia. Il tuttomentre la maggioranza deglistornaresi restava inerte, am-mutolita e attonita, incapace acontrastare un insopportabileabuso edilizio pubblico. Senzarendersi conto che ciò che restasilente diventa un’approvazione:passa il messaggio che in Stor-nara è possibile commetterequalsiasi sgarbo contro il patri-monio pubblico. Potrei dirvi dialtri fatti simili, ma per ora mifermo qua, sperando che prima

o poi gli stornaresi acquistino un maggiorespirito comune che faccia sentire più forteil loro senso di appartenenza. È sterilecriticare ognuno per proprio conto, mentresi sta alla finestra a guardare chi cerca difare qualcosa per il bene comune, è con-troproducente delegare ad altri ciò che pos-siamo fare anche noi. Occorre imparare afar sentire la propria voce, e se necessariobisogna lottare per far affermare le nostreidee. I sentimenti negativi che a volte vi-viamo noi stornaresi di fronte a un abusopubblico, finiscono per distruggere misera-mente i buoni propositi che magari miranoa migliorare sia lo stato del nostro paesee sia la qualità della vita di tutti gli stornaresi.

Francesco

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Ad Orta Nova da ormai 15 anni esisteuna scuola di Danza , la A.S.D. Menafro Dan-ce Studio della Dr.ssa Michela Menafro, laquale nel mentre si laureava in Psicologiapresso la Facoltà La Sapienza di Roma, se-guiva assiduamente i corsi di Danza Modernadella Scuola di Danza diretta dal famosissimoBallerino/ Coreografo Renato Greco e suamoglie Maria Teresa Dal Medico, oltre allecontestuali lezioni private seguite direttamentecon, la allora prima ballerina della TeatroGreco Dance Company, Federica Fazioli edagli innumerevoli Stage di danza frequentaticon i migliori maestri di fama internazionalecome Steve LaShance, Mia Molinari, e pressolo IALS di Roma.  Quest’anno la Dr.ssa Michela Menafro,dopo tanti anni di esperienza, è ormai da quat-tro anni felicissima di affiancare il nome dellapropria associazione a quello della Confrater-nita Misericordia di Orta Nova (sita in viaPuglie, s.n.c. - Tel. 0885/783015), devolvendoil proprio Spettacolo di Fine Stagione allapromozione delle attività svolte dalla stessaMisericordia di Orta Nova.

Infatti anche quest’anno, l’11 giugno ul-timo scorso in Piazza Pietro Nenni, oltre afarsi carico della sola funzione meramentecomunicativa ed informativa, la A.S.D. Me-nafro Dance Studio della Dr.ssa Michela Me-nafro si è posta con successo l’ambiziosoobiettivo di supportare anche economicamentela Confraternità Misericordia di Orta Novacon una oblazione a favore di quest’ultimagrazie alla sensibilità che tutta la cittadinanzadei 5 Reali Siti ha dimostrato di avere soste-nendo la Misericordia di Orta Nova nel quo-tidiano impegno a svolgere:

• gli innumerevoli Interventi di Trasportied Assistenza gratuiti ad anziani e bisognosi

in generale;• Ma non vanno nemmeno trascurati il settoreantincendio e di protezione civile;

De Michele ( Regia/Riprese TV c/TeleDaunae www.insonniatv.it) Mirella Menafro, Anna-maria Di Fonzo, Massimo Ferrante ( Assistentidi Scena), La Confraternita Misericordia diOrta Nova (per aver creduto in Michela Me-nafro), Marco Cassotta, Eugenio Bellino, Ro-berto Caione (Logistica Scene), tutto il settoregiovani di Misericordia per l’ottimo serviziod’ordine, assistenza sanitaria e quant’altro siè reso necessario, e l'Amministrazione Comu-nale di Orta Nova tutta, che nella persona delSindaco Iaia Calvio ha dimostrato la sua vi-cinanza allo spirito che spinge Michela Menafroad abbracciare la Danza come una Canzone

• Del banco alimentare per le innumerevolifamiglie con serie difficoltà a mettere un piattoa tavola;

• Formazione Sanitaria; Distribuzione In-dumenti usati; Assistenza Extracomunitari;

• Segretariato sociale;• Servizio Disabili.Tutti servizi che la cittadinanza spesso

non sa nemmeno che esistano e che sono pur-troppo sempre più indispensabili per un nu-mero sempre crescente di cittadini.

È importante ricordare che l’evento rea-lizzato dalla Menafro Dance Studio ha ricevutol’importante collaborazione di: Loredana San-toli (Costumista), Francesca De Finis (Sce-nografie), Art Service (Service Audio/Luci),Fotografia P&B (Servizio Fotografico), Luigi

del Corpo ... di gioia e di dolore, ma soprattuttodi passione per un’attività che cura lo spirito,e non solo il corpo. 

Inoltre lo svolgimento dell’evento ha con-cretizzato anche il sogno della Dr.ssa MichelaMenafro:* Allietare tutti gli spettatori (accorsi in oltre6000 persone da ogni dove) con un raffinatosaggio di Danza Classica e Moderna, ma anchedi divertire i più piccoli, dalle 18:00 alle 21:30della stessa sera, con Attrazioni Gonfiabili,oltre a Clown, Mascotte e Pop Corn e zuccherofilato gratuiti a go go.

Mentre dalle 21:45 già in concomitanzadello Spettacolo di Danza “Ciak si danza perla Solidaietà” la A.S.D. Menafro Dance Studioha avuto l’onore ed il privilegio di avere comeospiti il Governatore della Misericordia diOrta Nova, Gerardo Tarantino, ed il neo-elettosindaco Iaia Calvio, oltre ad offrire a tutta lapiazza Ortese l’esilarante Spettacolo di cabaretcon Uccio De Santis, in modo da contribuirein modo anche divertente a diffondere il nostrocomune messaggio sociale: Aiutaci ad aiutare!!!Che Iddio ve ne renda merito….

Per informazioni sulle attività svolte pressola A.S.D. Menafro Dance Studio (Danza Clas-sica, Moderna e Contemporanea, Hip Hop,Aerobica e Step, Balli di Gruppo, GinnasticaDolce per Signore, Ginnastica per Bambini,Ginnastica Posturale, Corsi di preparazionepsico-motoria al Parto), e/o assistere, contri-buire a quelle della Confraternita MisericordiaOrta Nova:Dr.ssa Michela Menafro, Via Soldato Balsamo,

57 ad Orta Nova - 328/3348330, Gruppo Facebook (cerca… A.S.D.

Menafro dance Studio)Misericordia Orta Nova: 0885783015.

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Eccoci di nuovo: gli stornaresi diMilano vi fanno arrivare ancora unavolta la loro voce, per dirvi soprattuttodel piacere provato nel ricevere la vostrarisposta alla nostra proposta per un re-ciproco avvicinamento. Le 4/5 copiedell’Ortese che ci avete spedito sonoandate a ruba tra i nostri soci stornaresie ortesi, quale tangibile segno di unpalese interessamento nei vostri confron-ti. Ora che abbiamo rotto il ghiaccionon resta che muoverci di conseguenza,cercando in qualche modo di consolidareil nostro rapporto nella certezza chepiù avanti potremo avere mille occasioniper dimostrarlo anche nei fatti. Siamocerti che non mancherà l’opportunitàdi conoscerci di persona, anche se alcunidi noi si conoscono già da tempo. Ilnostro referente per adesso resta AnnitoDi Pietro, al quale ricordiamo il vecchiodetto: “chi trova un amico trova untesoro”, nel frattempo aspettiamo divedere cosa ci riserverà il futuro; noiintanto abbiamo creato un presupposto.E, dal momento che entrambi i nostridue gruppi sono motivati da spinte privedi interessi materiali, siamo sicuri chequesto comune e nobile elemento possaprodurre dei buoni frutti. Ci ha emozio-nato vedere pubblicata sull’Ortese unavecchia fotografia del nostro CircoloLo Stornarese scattata durante una dellesue tante gite, nella quale si possonovedere carissimi soci che nel frattemposono passati a miglior vita. Quella fotoè la dimostrazione della nostra longevitàassociativa. Ci ha sorpreso piacevolmen-te inoltre ritrovare la nostra carissimaamica Enza Costa, cosa che ha ridestatoin tutti noi memorie sopite da troppotempo, specie rileggendo un suo vecchioarticolo intitolato “Dove sei”, pubblicatodal nostro giornale molti anni fa. Nelquale Enza faceva una interessante ri-flessione sul tema dell’emigrazione, un

fenomeno sociale molto sgradito e an-cora oggi molto attuale, un argomentoantico e ancora terribilmente attuale,ma sempre doloroso. Un problema so-ciale a cui gli italiani sono molto sen-sibili, di fronte al quale si sentono moltotoccati. Ritrovare Enza Costa grazieall’Ortese è la dimostrazione della forzae della potenzialità che ha un giornale:a volte riesce a compiere veri miracoli,oltre a quello di informare e creare opi-nioni. Questo piccolo esempio ci fa ca-pire come l’Ortese potrebbe svolgereun ruolo sociale decisivo per diffonderel’idea-progetto Unione dei 5 Reali Siti.Saprebbe formare nuove coscienze eun nuovo spirito negli abitanti del nostroterritorio, più adatto e rispondente aitempi di un domani che è già presente.

Cogliamo l’occasione per fare adEnza Costa tanti auguri, dicendole chenoi la ricordiamo con piacere, così comeabbiamo presente il fu don Michele Pi-stillo; si sono perse invece le tracce diAntonio Tucci, il quale si è volontaria-mente eclissato (per sapere qualcosadi lui occorrerebbe rivolgersi a “Chil’ha Visto”?). Ma queste sono le leggidella vita: chi arriva e chi parte; allequale l’uomo è tenuto a conformarsinel bene e nel male, contro cui a nullaserve la nostra volontà, semmai abbiamosolo il dovere di sopravvivere.

L’esistenza infatti è un fiume inar-restabile che ci spinge verso il mare,ma l’uomo in questa sua condizioneha il “dovere” di spaziare con il suosguardo per tentare con ogni mezzo dimigliorare se stesso e il suo contestosociale. Per di più l’uomo avverte nelsuo intimo che è altamente morale la-sciare la realtà del mondo migliore dicome egli l’abbia trovata. Cercando ditessere la tela dei suoi interessi, delleamicizie e delle conoscenze, in manierache la vita diventi più sensata e soddi-

sfacente per tutti. Non gli resta che ac-cettare il suo destino che è quello diimparare a vivere con gli altri e per glialtri e mai da isolato; il poeta ingleseJohn Donne recita: “nessuno può con-siderarsi un’isola”. Questo significa chele persone vivono meglio quando con-dividono con gli altri le loro gioie e leloro sofferenze. Torniamo al nostro Cir-colo per dirvi che abbiamo di recenterinnovato il Consiglio Direttivo, duranteuna bella serata di festa dedicata allaPuglia, parlando del nostro caro terri-torio dauno e del progetto dell’Unionedei 5 Reali Siti. Si è sostenuta l’impor-tanza di diffondere l’idea di dar forzae adesione a un tale programma, spe-rando che gli appartenenti dei 5 paesiinteressati comincino presto a sentirsiparte integrante del nuovo Ente sovra-comunale. Chiudiamo allegando la fotodel nostro Presidente Domenico La Qua-le, detto confidenzialmente Mimì, unuomo con una figura esile ma con untempra da roccia granitica, una personache per il nostro Circolo è marchio diqualità e garanzia di continuità.

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Di che cosa si potrebbe parlare di piùin questi giorni???

- Delle vacanze estive!!!Di cose positive ce ne sono tante,

l’allegria, la libertà ...... ma anche di negative: un anno, per-

corso insieme a compagni e maestre sene và!!!

Le aule in ordine, le finestre chiuse,le lavagne pulite, sotto un banco si intravedequalche foglio sgualcito, colori consumati,ultime tracce di quegli scolari che per tuttal’estate dimenticheranno lo squillo dellacampanella, per godersi le vacanze.

Per le strade si sentono le voci deibambini riuniti in gruppi che giocano, can-tano, girano in bici e nelle ore più calde,ritorna il silenzio ... tutti a casa davantial computer, a guardare la TV, a leggerequalche libro e la sera sfiniti a letto, a so-gnare mare, gelati, giochi, monti e viaggi...

Arrivederci scuola ... a settembre!!!

Una festa di salutiCome da tradizione, gli alunni di quinta

dicono addio alla Scuola primaria e alleloro insegnanti che li hanno guidati percinque anni, nel loro cammino di crescitaumana e culturale, con la rappresentazionedi un Musical.

La bella e la bestia per gli alunni delleclassi A/B coadiuvati dalle loro insegnanti:Bruni Fernanda, Netti Donata, CicconeAntonietta, uno spettacolo teatrale riccodi buoni sentimenti, curato dalla scenografaFrancesca De Finis e dalla coreografa Mi-chela Menafro, che ha commosso il pub-blico presente in sala, presso l’Istituto SanTarcisio di Orta Nova.

Il Gobbo di Notre Dame per gli alunnidelle classi E/F guidati dalle loro insegnanti:Antonietta De Filippis, Mina Redavid eRosa Pignatiello, una storia d’amore, trattadal romanzo di Victor Hugo, travagliatae perseguitata dall’ingiustizia e dalla ipo-crisia di Frollo, arcidiacono della cattedrale,innamorato come Quasimodo, di Esmeral-da, la bella gitana. La coreografia è statacurata dall’insegnante di danza classica emoderna: Nadia Pandiscia.

Il... viaggio per gli alunni delle classiC/D con le rispettive insegnanti Maria Ve-ce, Irma Tarallo e Lucia Tocco, hanno vo-luto ripercorrere un viaggio a ritroso neltempo,ricordando gli anni trascorsi nellascuola primaria. La drammatizzazione ela musica hanno consentito di lavorare sucontenuti impegnativi e attraverso metafore

e parodie i bambini hanno potuto esprimeresentimenti ed emozioni, scoprire sé e glialtri e riflettere sui fondamentali valori diidentità culturale, di unità e di Patria. Laperformance di tutti i ragazzi, allievi-attoriè stata ottima e coinvolgente, la recitazioneè stata chiara e diretta,si sono mossi inscena con sicurezza e scioltezza, determi-nando, stupore e ammirazione per la coor-dinazione, eseguita durante lo spettacolo.

A tutti gli alunni il Dirigente ScolasticoDott.ssa Immacolata Conte ha consegnatocome augurio per il loro futuro, la poesia“Siate il meglio” di M. Luther King, so-stenendo parole di elogio: “Oggi e sempredate il meglio di voi stessi!”.

Un momento da solennizzare... Il pensio-namento

Salutiamo con affetto il personale dellanostra scuola che dal primo settembre 2011andrà in pensione. Auguri e grazie per lavostra dedizione, alle maestre: AltomareAriemma, Fernanda Bruni, Donata Netti,Licia Ladogana, Irma Tarallo e alla colla-boratrice Filomena Ariemma. Ci manche-rete! Siete stati per tutti noi, insegnantipiù giovani, modello esemplare di vita,non vi dimenticheremo mai!

Grande commozione nei saluti finaliquando l’insegnante Fernanda Bruni havoluto dedicare a tutto il corpo docente,una preghiera d’amore di Don OttavianoMenato intitolata “L’importante è ...seminare”.

Semina semina:l’importante è seminare- poco, molto, tutto -il grano della speranza.Semina il tuo sorrisoperché splenda intorno a te.Semina le tue energieper affrontarele battaglie della vita.Semina il tuo coraggioper risollevare quello altrui.Semina il tuo entusiasmo,la tua fedeil tuo amore.Semina le più piccole cose,i nonnulla.Semina e abbi fiducia:ogni chicco arricchiràun piccolo angolo della terra.

BreviÈ il momento di salutare anche il Di-

rettore e la Redazione, tutta de l’Orteseche ci ha ospitati per tutto l’anno, dandospazio alla descrizione di tanti eventi rea-lizzati nella nostra scuola.

Grazie: scrivere da giornalisti in erbaè stata una bella esperienza!

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La continuità educativa e didattica con-sente ad ogni alunno di inserirsi nel nuovocontesto scolastico in modo graduale e costrut-tivo. Le docenti della scuola primaria “N.Zingarelli” hanno pianificato anche quest’announa serie di attività per avvicinare i bambinidella scuola dell’infanzia, al nuovo ordinedi scuola. La prima attività ha preso l’avvionel dicembre 2010, presso la palestradell’istituto, alla presenza dei genitori. Leclassi 5ª D-E, guidate dalle docenti ConcettaDi Salvo, Lucia Mennea, Concetta Melchiondae Olga Fuiano, in collaborazione con i bambinidella scuola dell’infanzia “Mascagni”, guidatidalle docenti Assunta Iorio, Carmela Fabbrizio,Filomena Macchia, Ilaria Santomarco, DaniloBucci, Angela Trecca e Angela Manente sisono esibiti in canti natalizi in lingua inglese,con l’accompagnamento di alcuni strumentiritmici e voci soliste. Nell’occasione è statopresentato anche il recital denominato“L’albero dei bottoni”, frutto della collabora-zione tra ordini di scuola. I bambini del plesso

“Pirandello” invece hanno collaborato conle classi 5ª A-B-C, guidati dalle docenti GiusiBracone, Filomena Gatta, Valentina Console,Eleonora Errico e Angela Moriglia, pressola sala teatro d’istituto “Pier Giorgio Frassati”,alla drammatizzazione denominata “Il Creatoin festa”, accompagnata da canti in inglese,di fronte a una folta platea di genitori entusiastied emozionati. Sempre nello stesso periodoprenatalizio è stato realizzato un singolarealbero di Natale bidimensionale, in collabo-razione con la docente d’inglese IncoronataBellino, formato dalle impronte ritagliate ditutte le manine dei bambini dell’ultimo annodi scuola dell’infanzia e di quelli dell’inter-classe di quinta. Ogni plesso ha realizzato ilproprio albero ed affisso nella sede di appar-tenenza. Successivamente, nel mese di feb-braio, si è tenuta l’esibizione del coro “Labanda dello Zecchino”, formato dai bambinidi cinque anni del plesso ex Mascagni e glialunni di quinta B-C, guidati dalle docentiGianna Russo, Angela Pasquariello e Gina

Nell’ambito del premio Stefano Cavaliere,organizzato dall’Unitre, sede dei Cinque RealiSiti, quest’anno, in occasione dei 150 annidell’Unità d’Italia, è stato bandito un concorsoper tutti gli ordini scolastici del comprensorio,per la realizzazione di un giornale che siacopia fedele dei quotidiani del 1860. Il I Circolo“N. Zingarelli” di Orta Nova ha risposto con

Melillo. Il recital si è tenuto nella palestradell’istituto e in repertorio sono state propostele più belle e popolari canzoni storiche delloZecchino D’Oro. Inoltre sono stati eseguiticanti, balli e divertenti barzellette. A marginedella manifestazione gli alunni di quinta hannodrammatizzato la famosa poesia di AntonioDe Curtis, in arte Totò, “A’ livella” che hasuscitato intensa emozione. A conclusione,tutto il gruppo degli alunni ha cantato e mi-mato la famosissima canzone di Cecchetto“Gioca Jouer”. Gli entusiasti applausi finalisono venuti a sancire e premiare il successodi tutto il lavoro svolto. A conclusionedell’anno scolastico e di tutte le attività inclusenel progetto continuità, si è svolta la manife-stazione delle “danze popolari” che ha vistocoinvolte la quinta A e i bambini di cinqueanni dei plessi “Piccinni” e “Pirandello”. Ledocenti Vittoria Santoro, Giusi Bracone, GattaFilomena, Claudia Asci, con la collaborazionedelle insegnanti di sostegno Grazia Quitadamo,Valentina Console e Ilaria Rinaldi, hannocondotto il lavoro di preparazione e di rea-lizzazione di questo meraviglioso evento, aconclusione di un anno scolastico davveroricco di impegni, eventi e manifestazioni chehanno coinvolto tutto il personale scolasticoe tutti i genitori dei bambini frequentanti ilI Circolo “N. Zingarelli” di Orta Nova, perun fantastico progetto di continuità. La do-cente referente del progetto, Rosanna Di Pietro,ringrazia le colleghe per la dedizione el’impegno, i bambini e le famiglie che contanto interesse hanno seguito tutte le manife-stazioni sopracitate.

entusiasmo alla gara, con una realizzazionemolto bella ed originale, intitolata “La GazzettaD’Italia”, alla quale hanno partecipato le classi5ª D-E. La giuria di esperti che ha esaminatogli elaborati inviati da numerose scuole delcomprensorio, ha sancito la vittoria del I Cir-colo, nella categoria Scuole Elementari, conla seguente motivazione: “con l’elaborato gior-

nalistico “La Gazzetta D’Italia” del quale sievince conoscenza della tematica ed efficacecapacità espressiva” ... Grande entusiasmonell’Auditorium del Palazzo ex Gesuitico doveè avvenuta la premiazione, la sera del 4 giugno,alla presenza di una nutrita delegazione didocenti e alunni della Scuola Elementare“Zingarelli”. Il premio è stato ritirato dalledocenti promotrici del progetto, Concetta DiSalvo, Lucia Mennea, Concetta Melchiondae Rosanna Di Pietro, alla presenza degli organidirigenti l’Unitre.

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Don Saverio riusciva a stento a dissimularela sua antipatia per Leonardo, il facoltoso agri-coltore che abitava nell’appartamento di fronteal suo, al primo piano del palazzo costruitoa fine Ottocento da suo padre, gentiluomo dicampagna con ascendenze nobili, che vivevadi rendita essendo proprietario di una masseriadi media grandezza.

Al piano terra c’erano, invece due grandilocali adibiti, rispettivamente, a stalla e a ma-gazzino, in seguito trasformato in cantina. Suopadre e sua madre erano morti nel 1918 a causadell’epidemia “spagnola e l’anno successivo,quando egli era appena tornato dalla prigionia,il primo piano era stato diviso in due appar-tamenti, uno dei quali era toccato a lui e l’altroa sua sorella da pochi mesi andata sposa aLeonardo, all’epoca piccolo proprietario ter-riero. Anche la masseria era stata divisa a metàe Leonardo, esperto conoscitore di terreni euliveti, aveva scelto per la moglie, cioè persé, quelli migliori, confinanti con una piccolaroggia, facili quindi da irrigare e con la pos-sibilità di introdurvi nuove colture e nuovepiantagioni e, infatti, vi aveva impiantato vignee colture specializzate che lo avrebbero resoricco in pochissimi anni. Aveva lasciato a donSaverio i terreni “magri”, situati su un lievependio, inizialmente destinati a pascolo perchépoco produttivi. Don Saverio, che non sapevanulla di terreni e di pratiche agricole, si eraaffidato a un fattore ed era stato quest’ultimoa svelargli il trabocchetto nel quale era caduto:i terreni sarebbero dovuti essere divisi in sensoperpendicolare e non parallelo alla roggia, inmodo da aver due strisce uguali che, partendodal piccolo poggio, giungessero fino al canale,cioè fino all’acqua e comprendessero terrenialtamente fertili e altri meno produttivi in partiuguali.

Gli atti notarili erano però ormai stati fattie a don Saverio non era rimasto altro chenutrire rancore e disprezzo per il cognato. An-che perché, al momento della divisione, gliaveva espresso la sua gratitudine per il fattoche avesse preso anche terreni “che spessovengono sommersi dall’acqua” (cosa che av-veniva forse una volta ogni mezzo secolo) mache egli “avrebbe bonificato erigendo un op-portuno argine”. Questo era Leonardo, un granlavoratore certamente, ma anche un uomo senzascrupoli, che tutti, in paese, chiamavano“padron Leonardo”.

I braccianti che lavoravano per lui, lo chia-mavano così quando gli rivolgevano la parolae, se lo incontravano per la strada, lo salutavanolevandosi la “coppola” in segno di rispetto.Facevano la stessa cosa anche nei confrontidi Saverio, ma a lui si rivolgevano chiaman-dolo “don Saverio” e non “padron Saverio”.Fino agli anni del secondo dopoguerra la di-stinzione tra le classi sociali era netta e ancheil modo di salutare era codificato da secoli.C’era una differenza sostanziale fra il “don”che veniva dato agli appartenenti a famiglienobili o di antica e consistente proprietà terrierae conseguente ricchezza o che esercitassero

una professione “liberale” (avvocati, medici,farmacisti, notai, ecc.), e l’appellativo “padron”,che veniva dato invece ai proprietari terrieripiccoli e medi e pervenuti al benessere eco-nomico in epoca più recente.

“Padron Leonardo era decisamente anti-patico a don Saverio e non tanto per l’ignobileinganno che aveva perpetrato ai suoi danniquanto, piuttosto, perché egli era profondamen-te diverso da lui per educazione, per culturae per le buone maniere che egli aveva e cheinvece mancavano del tutto a suo cognato.Don Saverio era stato educato in collegio,aveva conseguito la Licenza liceale, si eraiscritto all’Università per diventare medico,ma aveva interrotto gli studi per arruolarsicome volontario, nel Corpo della Sanità, alloscoppio della Prima Guerra Mondiale. Gli or-rori ai quali aveva assistito, gli assalti allabaionetta, il sangue vomitato da coloro cheavevano respirato i gas asfissianti, quellosparso dappertutto sulle tavole di legno sullequali operavano i chirurghi militari, lui com-preso che pure era solo uno studente del quartoanno, le amputazioni eseguite senza anestesia,al massimo con la somministrazione di unpo’ di laudano o di morfina o di cognac, legrida strazianti dei feriti che non si riuscivaa soccorrere, gli causarono un’invincibile av-versione per la professione medica. Catturatodagli austriaci a Caporetto, era rientrato alpaese solo a metà del 1919 ed era ormai decisoa non continuare gli studi di Medicina e nep-pure a intraprendere un altro corso di laurea.Inoltre, dopo la morte di suo padre, c’erabisogno che qualcuno, cioè lui, si occupassedella proprietà, più precisamente della metàdi essa, visto che l’altra metà era toccata asua sorella. Avrebbe gestito i terreni e gli uliveti- aveva pensato - ma non si sarebbe mai spor-cate con la terra le mani o le scarpe e tantomeno gli abiti di gran pregio che era solitoindossare e avrebbe trascorso il tempo liberocon i suoi pari, soci del “Circolo dei galan-tuomini” e avrebbe consumato la colazioneal caffé e sarebbe andato spesso a pranzo oa cena al ristorante, sarebbe andato a teatro,avrebbe viaggiato, avrebbe trascorso le vacanzenelle località alla moda, avrebbe corteggiatole ballerine e le signore del gran mondo, inattesa di contrarre un matrimonio adeguatoal suo rango, avrebbe fatto insomma ciò cheavevano fatto tutti i suoi avi e che egli stessoaveva fatto fino al giorno della sua partenzaper il fronte.

Leonardo, invece non era andato oltre laquinta classe elementare ed era abituato a tra-scorrere le giornate con i “cafoni”, i bracciantiagricoli che lavoravano per lui e ne avevaassorbito, o meglio condivideva con loro, imodi rozzi e il linguaggio a volte persino tri-viale.

Visto che abitavano “muro a muro”, donSaverio lo udiva sbraitare contro sua sorella,udiva le espressioni volgari o le risate sguaiate,le grida e, col passare degli anni, gli insultiai figli piccoli e, a volte, anche i loro pianti

per le percosse che egli non lesinava loro. Nonpoteva intervenire, naturalmente, ma la suaantipatia verso “padron” Leonardo crescevagiorno dopo giorno, anno dopo anno. Ciono-nostante le convenienze venivano rispettate.

Quando si incontravano per le scale o sulpianerottolo, ma anche per la strada, si saluta-vano con cortesia anche se si trattava di unacortesia fredda e anche se era sempre lui a sa-lutare per primo, perché a Leonardo, abituatoad essere riverito e salutato, non veniva maiin mente di fare lui la prima mossa, anche inconsiderazione del fatto che era più giovanedel cognato. In realtà egli si sentiva superiorea don Saverio perché egli lavorava, mentrel’altro, a suo dire (e non lo nascondeva) facevail fannullone e il damerino e gli preconizzavauna vecchiaia di fame e miseria.

Don Saverio gestiva la sua proprietà affi-dandosi al fattore il quale, naturalmente, loderubava, mentre Leonardo si alzava dal lettoprima dei suoi braccianti e stava loro addossodall’inizio alla fine della giornata di lavoro epresenziava alla mietitura e alla trebbiatura delgrano, alla vendemmia, alla raccolta degli ortaggioltre che alla raccolta e alla molitura delle olive.

Il risultato finale fu che, col passare deglianni, incrementò la sua ricchezza, mentre DonSaverio cominciò a trovarsi in difficoltà finan-ziarie a seguito di alcune annate agrarie sfavo-revoli e, per mantenere il suo tenore di vitaabituale, fu costretto a vendere, anno dopo anno,porzioni piccole o grandi dei suoi terreni semi-nativi. Glieli comprava Leonardo il quale, ac-quistando a nome della moglie, pagava un prez-zo inferiore a quello di mercato, ma don Saverionon poteva certo tirare sul prezzo con sua sorella.E questo era un artificio messo in atto con fur-bizia dal cognato. Don Saverio lo capiva e ma-sticava amaro. Intanto gli anni passavano e siavvicinava la tempesta della Seconda GuerraMondiale, ancora più tremenda della Prima,che egli aveva vissuto sulla propria pelle.

Per ragioni varie che egli stesso non sapeva(o non voleva) spiegarsi, egli non si era sposatoe viveva solo, nella sua metà del palazzo difamiglia, accudito da una domestica, Concetta,che era entrata al suo servizio quando avevapoco più di tredici anni e da un giovane, Vin-cenzo (che lei, in seguito avrebbe sposato) chegli faceva da cocchiere.

Quando si era sposata, Concetta aveva la-sciato il palazzo, ma era andata ad abitare inuna casetta al piano terra situata proprio dirim-petto al palazzo di don Saverio e di “padronLeonardo”, sull’altro lato del Corso principaledel paese e aveva organizzato i tempi e gliorari in modo da poter fare le pulizie e servirealle ore prefissate il pranzo e la cena a donSaverio, e contemporaneamente badare allasua casa e alla sua famiglia. Il marito, accudivaal cavallo, puliva la stalla e accompagnava donSaverio, sul calesse o in carrozza, in città, qual-che rara volta alla masseria e ovunque eglidesiderasse andare.

(continua 1)

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Dopo la pièce teatrale del 2008 (6-7-8 giu-gno) intitolata “U’ spusalezj d’ Fnoll” eccooggi “U’ testament”, un’altra commedia invernacolo carapellese, dovuta alla penna didue “talentuosi” giovani locali, Nicola Magistrise Savino De Lillo, già autori dell’opera pre-cedente insieme a Pina Abbruzzese. Così, an-cora una volta il gruppo teatrale nato all’internodella parrocchia “S. Giuseppe” di Carapelleha fatto centro, regalando al pubblico accorsonumeroso nell’auditorium della chiesa due oredi ilarità e di risate legate alla vicende ingar-bugliate di un testamento, che dapprima scon-volge la quotidianità routinaria e le relazioniinterne di una famiglia-tipo degli inizi deglianni settanta, poi riporta la serenità grazie alla“restituzione”, per così dire, dell’eredità daparte della beneficiaria della volontà della non-na, cummà Ritoc, che, proprio come il deusex machina nel teatro antico, scioglie la tensionedell’intreccio e risolve ogni cosa in nome dellieto fine. A veicolare, poi il messaggio delprimato dei valori dell’onestà , della laboriosità,della generosità e del rispetto dei vincoli diamicizia e di buon vicinato - oggi del tuttoscomparsi in un contesto sociale dominato dalmito del denaro - è ancora una volta il verna-colo, non solo potente strumento di comuni-cazione atto a conservare e a perpetuare letradizioni, una sorta di “memoria storica” da

tramandare alle generazioni future, ma anchepregnante mezzo di rappresentazione “verista”di ambienti e personaggi della Carapelle diun tempo, oggi consegnati definitivamentealla storia della comunità locale.

Basterebbe solo questo elemento per direche i giovani di “S. Giuseppe” hanno realizzatouna bella operazione culturale, in linea conl’intuizione pasoliniana del grande bene“popolare” del dialetto, ma essi hanno fattomolto di più, perché hanno dimostrato - perquanto toto corde immersi nella contempora-neità in considerazione della loro età - di essereprofondamente legati al passato della loro co-munità di appartenenza e di sentire forte ilradicamento nel proprio paese, consapevoli

che senza la conoscenza di ciò che è alle spallenon ci si può sentire proiettati verso il dive-niente e il possibile. Per questo essi vannoqui citati ad uno ad uno, proprio perché hannodimostrato, con questa seconda pièce teatrale,di voler proseguire nel loro percorso di scavodelle memorie collettive del paese per creareoccasioni di riflessione su ciò che è stato eche oggi fluisce nel sangue di ogni carapellese,che non voglia sentirsi sradicato dal propriohabitat naturale e dal proprio contesto sociale.Si tratta di una bella proposta progettuale cherichiede la massima attenzione possibile e chemi sprona, nella mia qualità di sindaco, a ri-tenere sempre valida l’idea di “donare” allacittadina di Carapelle l’auditorium di via dellerose, ormai in fase di ultimazione. Ci sono,infatti, fermenti vari di iniziative culturali nelpaese che meritano di essere rese visibili, masoprattutto di avere una location idonea, unospazio capace di dare dignità alle diverse ma-nifestazioni, un luogo in grado non solo diconsentire la socializzazione, ma anche di fa-vorire occasioni di crescita sul terreno dellacultura: è questo, in fondo, il ruolo del conte-nitore culturale chiamato auditorium, sul qualela mia amministrazione ha puntato e continueràa puntare ora e sempre, nell’interesse dei gio-vani e della comunità intera

* sindaco di Carapelle

Mentre nell'Italia intera ancora riecheggianoi festeggiamenti per il centocinquantesimo an-niversario della sua Unità, è tal proposito me-ritevole di essere reso pubblico, tra le colonnedel giornale, un evento significativo che hacoinvolto in prima persona, esattamentecinquant’anni fa, un giovane ortese, AndreaTrapani. In occasione del centenario dell’Unità,nel 1961, nel periodo in cui il nostro Paeseera travolto dal cosiddetto “miracolo econo-mico”, generando un rapido cambiamento sugeografia e strutture sociali, il ministro Giu-seppe Pella assunse la presidenza del ComitatoItalia ‘61 e diede il via a una serie di eventi,manifestazioni e cerimonie rievocative: in undiscorso di presentazione alle manifestazioni,che coinvolgeranno tutto il Paese, Pella sotto-linea che “il trionfo sarà non solo della cittàospitante ma di tutti gli italiani”. Anche Foggia,il 2 giugno, festa della Repubblica, celebròdegnamente l’anniversario con una solennecerimonia, cui fu invitato Trapani come rap-presentante degli orfani di guerra della nostraprovincia, in quanto figlio del caduto in guerraGiovanni, Sergente Maggiore dei Bersaglieri,uno dei migliaia di soldati dispersi e mai ri-

trovati durante la catastrofica campagna militarein Russia. Accompagnato dal sindaco di OrtaNova, Saverio Zampini, dal presidente degliOrfani di Guerra ins. Michele Ciociola e dallozio ins. Giuseppe Spadavecchia, ad Andrea Tra-pani fu consegnato, con riconoscenza, un buononovennale del Tesoro a premi 5%, e il ricono-scimento, da parte del Ministero della Difesa,di fregiarsi del distintivo d’onore costituito pergli orfani di guerra: due cimeli gelosamente

custoditi e dall’inestimabile valore umano. “Quelgiorno, davanti a così numerose autorità civili,militari ed ecclesiastiche, avevo 21 anni ed erotanto emozionato da non riuscire a capire cosastesse realmente accadendo intorno a me. Oggi,vedendo le solenni celebrazioni fatte per il 150°anniversario, so bene cosa accadde quel giorno,e ringrazio tutti per quella bella giornata, indi-menticabile per me e per l’Italia intera”, ci rac-conta con un velo di nostalgia.

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Giuseppe Lavacca, a cui l’A.S.D. Fran-cesco Moser Libertas di Orta Nova ha vo-luto dedicare la gara di ciclismo amatorialesvoltasi lo scorso 19 giugno, è stato sempreun uomo vicino al mondo dello sport edella cultura locale, non lesinando aiutieconomici e organizzativi ogni qual voltal’amico e dipendente di lavoro RaffaeleNiro, grande appassionato di ciclismo, glielichiedeva.

Nato a Orta Nova nel 1944 ha ereditatodal padre Pasquale l’attività imprenditorialenel settore agricolo, distinguendosi per te-nacia e perseveranza, e dedicandosiall’industrializzazione del vino sin dal 1966,anno della prima vendemmia presso la can-tina situata in zona ex Distilleria.

Assieme al fratello Gino, nel 1985 ha

L’A.S.D. Francesco Moser Libertasha organizzato, lo scorso 19 giugno, inun’assolata ma gradevole giornata estiva,la prima edizione del Memorial GiuseppeLavacca, gara di ciclismo amatoriale cheha visto la partecipazione di 120 corridoriprovenienti da varie zone della Puglia,Campania e Molise.

La carovana di ciclisti si è schieratasulla linea di partenza, davanti l’aziendavinicola Vinorte, sita in via Ascoli, perpoi scattare sui pedali lungo un circuitoondulatorio e selettivo, tra i paesi di Or-dona, Castelluccio de Sauri, Ascoli Satria-no, prima di ritornare, dopo 70 impegnativichilometri di saliscendi, ad Orta Nova,dove il traguardo è stato fissato davantila Villa Comunale.

Ad alzare per primo le braccia al cieloè stato il giovanissimo Paride Calabria,originario di Taranto, che in diritturad’arrivo ha staccato i suoi diretti avversariNicola Sapano e Dario Noviello: tra i ci-clisti di casa nostra, ottimi piazzamentiper Ludovico Colangelo (settimo di cate-goria), Ozimo Francesco (quinto di cate-goria) e Giuseppe Scommegna (quarto dicategoria).

I primi tre classificati di ogni categoriasono stati premiati con trofei in vetro fir-mati con la dicitura della gara, mentre icorridori giunti fino all’ottavo posto nellarispettiva categoria hanno ricevuto una

gustosa busta ricca di prodotti locali.A rendere ineccepibile l’evento hanno

contribuito la Polizia Municipale e la par-tecipazione delle associazioni culturali,come la Misericordia, l’Avis e ArteNova,nonchè il generoso contributo di numerosisponsor locali, che hanno sostenuto eco-nomicamente la Moser affinchè la gara

si svolgesse nel miglior modo possibile.Per l’associazione Moser, pertanto, un

altro successo, dopo il campionato su stradaper amatori organizzato un anno fa: si trattadell’ennesima dimostrazione dell’indiscussacapacità, dello staff intero, di saper orga-nizzare gare agonistiche con sapienza espirito di abnegazione.

fatto costruire una più moderna cantina invia Ascoli, dedicandosi al lavoro con zeloe costante impegno, senza mai trascurarel’amore per la sua famiglia.

“Di lui ricordo le cose belle, il suo ca-risma, il rispetto per se stesso e per glialtri, l’abnegazione, l’attenzione per lasolidarietà” ci confida emozionata Angela,una delle sue figlie.

“Era autoritario, com’è giusto che sia,con zio Gino non ci hai mai fatto mancarela sua attenzione e le sue cure, creandoarmonia e unione in casa. Ha sempre con-siderato la sua azienda una famiglia, ba-sando il rapporto coi dipendenti sulla col-laborazione e la fiducia”.

Venuto a mancare nel 1999 per un tra-gico incidente stradale, ha lasciato un vuoto

incolmabile in tutta la comunità ortese chevedeva in lui un esempio di rettitudine eonestà morale.

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Al campionato nazionale di nuotoFisdir svoltosi nel mese scorso a Pu-gnochiuso gli atleti foggiani hanno ot-tenuto dei risultati ottimi, per Zichellaun secondo posto nella specialità classeS14 e Luigi Cosenza medaglia d’ar-

Dopo un anno senza calcio tor-nerà a rotolare il pallone sul terrenodel Fanelli di Orta Nova, rinasceinfatti la gloriosa USD Orta NovaCalcio, grazie ad un nuovo progettocapitanato da un ex del pallone bian-coazzurro, Paolo Martino, che rive-stirà la carica di presidente di questoambizioso ed entusiasmante progetto.Martino non sarà l'unica figuradell'organigramma dirigenziale, con

lui l'imprenditore ortese GiuseppeAlferino, nelle vesti di vice presiden-te ed il Dott. Gianluca Apolloni, af-fermato commercialista romano, inqualità di consigliere segretario. Aguidare la compagine biancoazzurrasarà l'esperienza di Michel Lionetti,altra importante figura del passatocalcistico ortese, che guiderà dallapanchina la formazione biancoazzur-ra. “Il progetto - confessa Martino

- si fonda sulla volontà di riportare lacittà di Orta Nova ai livelli che piùle competono, come la tradizionecalcistica di questa città testimonia”.

La società ripartirà dalla TerzaCategoria, ma con la volontà da su-bito di fare bene. Nei primi incontridopo la costituzione della nuova so-cietà, tanti ragazzi hanno dimostratola volontà di fare bene in questo pro-getto, “Non vogliamo semplici tes-serati, ma vogliamo giovani che sen-tano addosso la maglia e la storiacalcistica di questa città - rilanciail neo presidente - vogliamo far ca-pire ai giovani che il calcio è fattodi valor i , pass ione e senso diappartenenza”. Auguri Orta Nova,anche il calcio riparte!

gento nei 50 dorso. Mancano oramaicento giorni dai Global games 2011,gara valida come qualificazione alleprossime Paralimpiade di Londra 2012è la qualità della rappresentativa fog-giana è in aumento.

AUGURI

Pietro Ventura ha festeggiato il4 giugno scorso i suoi 90 anni.

L’Editore e la redazione tutta for-mulano i più sentiti auguri di buoncompleanno.

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Questo mese e prima della pausaestiva, voglio omaggiarvi con unaanticipazione della mia prossima pub-bl icazione “Mett i in Tavola laCapitanata”.

La Capitanata è grande. È riccadi monumenti, di paesaggi: dalle spiag-ge del Gargano, alle Isole Tremiti, aisuoi laghi, al verde del SubappenninoDauno, all'immenso Tavoliere. La Ca-pitanata si estende a perdita d'occhiocon i suoi oliveti tormentati e solenni,con i colori della vendemmia quandoin autunno i vigneti presentano uvee nel bicchiere danno vita a tutti i co-lori dell'arcobaleno, con il suo granoduro e i sapori mediter-ranei.

Sì, la Capitanata daicolori del sole. La Capi-tanata è l'attimo che fugge,l 'a l legria , i l prodigiodell'incanto, un sorriso,una canzone, una festa.

La Capitanata è unarealtà quotidiana che vivenelle radici di un popoloantico che dal sole, dallaterra, dal mare ha fatto lasua storia.

Sono le stesse radici,lo stesso sole, la stessaterra e lo stesso mare concui da anni le massaiedella Capitanata imbandiscono le lorotavole, in un tripudio di colori e sapori,che vanno dalla terra al mare.

Ovunque si vada in provincia diFoggia una cosa è certa: a tavola sitrovano piatti gustosissimi, ingredientigenuini e sorprese squisite.

Questo ricettario è un invito a met-tere la Capitanata a tavola: e ogni-giorno ne avrai la fantasia, i sapori ei colori della terra dei dauni.

Siamo nella provincia che vantaalmeno quattro primati: in Capitanatasi produce la massima parte del grano,del vino, dell'olio e del pomodoro ita-liani, un enorme riserva produttiva diquattro capisaldi della nostra cucinapiù spiccatamente mediterranea.

Una grande vocazione agricola chenel piatto vuol dire genuinità, qualità,

schietti e robusti. E poi verdura, frutta, pesce, ortaggi...insomma un vero “bendidio”.

Acquasale Quattro fette di pane raffermo, delformato a pagnotta; pomodori succosi,origano, sale, olio (aglio, cipolla, ton-no, capperi).

È la versione estiva del pancotto:anche questo piatto antichissimo, etipico della cucina contadina.

La preparazione è semplicissima.Si inumidiscono le fette di pane,

quanto basta a renderle morbide, quin-di si condiscono con pomodorini suc-

cosi, schiacciati tra le dita in modoche il succo finisca sul pane, sale, ori-gano e un filo d'olio d'oliva purissimo.

Chi non ha problemi di digestionepuò aggiungervi tondini di cipolla fre-sca, tagliata sottilmente.

Volendo, anziché crude le fette dipane possono essere preventivamentearrostite sulla brace, in questo caso,un ulteriore tocco di sapore potrà es-sere conferito strofinando sulla fettadi pane che verrà condita dell'agliofresco. Per una versione più ricca possonoessere sott'olio.

Cozze arraganateIngredienti: Un kg. di cozze, piut-

tosto grande, aglio, prezzemolo, pan-grattato, olio di oliva.

Sveliamo prima di tutto l'arcano:“arraganare” è una modalità tipica,particolare della gastronomia foggiana.

Letteralmente significa gratinare,usando mollica di pane.

In effetti, per la migliore riuscitadei diversi piatti “arraganati” sarebbeopportuno non tanto il pangrattato chesi vende confezionato, quando quelloche si prepara in casa: scottando inforno del pane raffermo, molto duro,e quindi sbriciolandolo, con la qualesi passa e si ripassa fin quando, appenaunto, non è ridotto in frantumi. Maveniamo alla preparazione. Pulire bene le cozze, lavandole ac-curatamente e privandole di tutte leimpurità all'esterno. Quindi aprirle, facendo in modoche il frutto resti tutto in una sola val-va. Mettere le cozze, con il guscioverso il basso, uno a fianco all'altra,in una teglia e condirla ad una ad una

con un trito di prezzemoloe con un po' di olio di olivaextravergine. Quindi spol-verizzare con abbondante panegrattuggiato e mandare inforno già caldo facendocuocere fino a quando ilpangrattato non sarà diventatobruno e croccante.

Lumachine di Sant’Anna( C i a m m a r i c h e l l e d eSand’Anne) Ingredienti: 1 Kg di lu-machine, 3 foglie di alloro,3 foglie di mentucccia, 2spicchi di aglio, olio di oliva

extravergine, sale e pepe q.b.E’ il piatto del Terrazzano, una

pietanza tradizionale per festeggiarela Festa di S. Anna a Borgo Crocia Foggia.

Per due giorni fare spurgare le lu-machine dalla loro impurità, poi la-varle con acqua corrente possibilmen-te più volte.

In una pentola con acqua metterlee a fuoco lento portare a bollitura,eliminare con una schiumarola le im-purità che si formano. Scolarle e ri-meterle in un una pentola con un po’d’acqua aggiungendo la mentuccia,l’alloro, aglio a spicchi interi, olioextravergine, sale e pepe, quindi farecuocere per 15 minuti.

Servire con un filo d’olio accom-pagnando con le pizze fritte.

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Siamo in piena era di riarmo di-gitale. Le più grandi potenze mondiali(ma non solo) hanno sviluppato pianisegreti per attacco e difesa ciberne-tiche.

Superata l'era della guerra fredda,ora le attività belliche sono passatenelle mani di coloro che battono sulletastiere di un computer. In 36 Paesisono iniziate le attività di riarmo di-gitale, ovvero la realizzazione di stra-tegie militari per l'attacco e la difesasu Internet.

Con la diffusione ormai capillaredell'accesso alla Rete, si fa presto acomprendere la corsa alla c.d.“militarizzazione dell'Internet”. UnaRete fatta di interconnessioni fra per-sone e fra agenzie governative siespande freneticamente fra le magliedella quotidianità; ogni secondo sisfiorano esigenze civili e militari dicomunicazione, che transitano in In-ternet. E' facile che le autostradedell'informazione telematica, dunque,diventino terreno per piantare minecibernetiche e distruggere obiettivisensibili di vecchi o nuovi nemici.Secondo il colonnello Ilmar Tamm,a capo del centro di ricerca per ladifesa cibernetica dell'esercito estone,i 36 Paesi interessati al riarmo digitalenon solo sono quelli più prevedibili(Russia, Cina, Stati Uniti d'America,ecc.). Ve ne sono tanti altri, moltopiù piccoli e impensabili. La spesa

che gira attorno a questi interventidi militarizzazione dell'Internet si ipo-tizza raggiungere la cifra di 12,5 mi-liardi di dollari, secondo quanto ri-ferisce un rapporto di AsdMedia.

Attacchi civili e militariSono noti a tutti i recenti attacchi

informatici a danno di Sony PlaySta-tion Network e Qriocity, in cui sonostati saccheggiati 12700 numeri dicarte di credito, oltre alle credenzialidi accesso della gran parte di utentidei network colpiti. Questi sono soloalcuni attacchi, fra i più recenti e ipiù distruttivi, non tanto per il dannoimmediato (perdita di dati, impossi-bilità di accesso ai siti web, ecc.),quanto per le gravi complicazioninon direttamente percepibili perun'azienda (perdita di immagine, sfi-ducia dei consumatori, riassetto strut-turale-informatico, ecc.).

Gli attacchi cibernetici di tipo mi-litare, però, sono molto più temibilie distruttivi. Si ricordi a titolo diesempio che vale per tutti, il casodi Stuxnet. Worm per computer consistema operativo Windows, scopertoa luglio 2010, i cui effetti si sonosentiti dopo qualche mese con un mi-gliaio di centrifughe (di impianti nu-cleari) distrutte in Iran. Il malware,infatti, si era annidato (non si sa co-me) all'interno dei meandri dei sistemiinformatici iraniani, per poi scatenarsi

dopo qualche mese. Cosa succedereb-be se venissero realizzati malwareper attaccare impianti militari di altresuperpotenze?

La Rete di difesa diventa attaccoPer una strana legge del contrap-

passo, dunque, Internet è diventatouno strumento di attacco. Quella cheera stata concepita come struttura didifesa, immune da interruzioni, poi-ché basata su una decentralizzazionestrutturale, si può trasformare comeuno dei più formidabili e complicatimezzi militari distruttivi mai concepitiprima. I vertici governativi e militaridi tutti i più importanti Paesi proba-bilmente se ne sono accorti moltotempo fa. E noi che pensiamo cheInternet sia soltanto un futile socialnetwork di chiacchiere...

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A TE

Se hai un cuore vero,aprilo e abbandonati,se hai una mente gioiosae senza ombre,

dimostralo.

Se sei ricco d’amore,offrilo sinceramente;

domani sarà troppo tardi,per un inevitabile corso

della vita!

Rocchina Morgese

MISSIONARIO

Parte il missionarioper terre lontane,attraversa lande sconfinatee foreste inesplorate.

A tutti offre aiuto,insegna ad amare Dioe il proprio fratello;con tutti è familiare e sincero.

Non ha fissa dimora,una capanna di rami e foglieè la sua casa;si ciba di poco,è povero tra i poveri.

La sua carità è profonda,la sua fede è di pietra,il suo entusiasmo inarrivabile;è ricco d’amore,la virtù più grande di tutte.

Rocchina Morgese

E A ‘CCHÈ SERVE(VERNACOLO FOGGIANO)

E a ‘cchè servecambàtand’a lunghequante ‘a vite,te resèrvescritte dèlusionee amarèzze.Pecchèsi è ruvèreca cocchè ‘vvotete dàce ‘ggioie,spisse e vulundîre,t’accurge,chè

‘a vite,?je cum’ e ‘nu giurnàlevècchie:‘Na vote chè l’è lètte,u put’achiudee ‘iettàrle‘nd’a mennèzze.

Giuseppe Esposto

A cosa serveA cosa serve vivere per tanto

tempo / quando la vita ti riservasolo delusione e amarezze. / Per-ché se è vero che qualche voltati da gioia, / spesso e volentieriti accorgi che la vita / e comeun vecchio giornale: / una voltaletto puoi chiuderlo e buttarlonell’immondizia.

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