Lo Spallino n.4

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lo Spallino ANNO 2 - NUMERO 4 - COPIA GRATUITA Vi (ri)vogliamo così! Vi (ri)vogliamo così! centri in ITALIA

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La rivista del tifo spallino

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lo SpallinoANNO 2 - NUMERO 4 - COPIA GRATUITA

Vi (ri)vogliamo così!Vi (ri)vogliamo così!

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2 L’EDITORIALE di Enrico Testa

Il momento della svoltain un lunedì di passioneCi siamo. Meglio: dobbiamo esserci.

Il posticipo con il Rimini deve essere

la partita della svolta. Bisogna cre-

derci. In campo, in panchina e sugli

spalti. Le diffi coltà di questo inizio

di stagione sono sotto gli occhi di

tutti e ognuno può pensarla come

vuole e distribuire colpe a suo piaci-

mento. Personalmente, e ben consi-

gliato da un amico che ci capisce, ne

ho individuate due. La prima è la vo-

glia, quella sana cattiveria che l’anno

scorso era tangibile forse perché tut-

ti avevano qualcosa da dimostrare.

La seconda è la condizione fi sica. Si

è deciso di fare un certo lavoro, tra i

monti di Mezzano, e si è, secondo me

giustamente, considerato il girone di

ritorno dell’anno scorso. Della Spal e

delle altre che erano attardate, vedi

Cesena e Padova. Quello che manca,

allora, è la brillentezza e in alcuni

giocatori anche l’autonomia nei no-

vanta minuti. Cause, motivi, perché

a parte questo lunedì offre una pos-

sibilità importante. Quella di dare

una svolta alla stagione. Il tecnico

Dolcetti lo sa talmente bene, tanto

da averne parlato subito, con ancora

i capelli bagnati nello spogliatoio di

Andria. E bene lo sanno anche i gio-

catori tutti chiamati a una prova che

a Roma si defi nisce con i controcazzi.

E’ volgare, sì, ma ci sta.

Una punta, due punte, con un modulo

o con quell’altro si vedrà e, almeno

a noi de Lo Spallino, anche se pen-

siamo che dare una mano a Bazzani,

Editore: Roberto Labardi - Direttore: Enrico Testa

Grafi ca e Stampa: Tipografi a Altedo srl

In redazione: Alessandro Orlandin, Andrea Tebaldi, Annalisa Fenzi, Augusto Bolognesi, Daniela Modonesi, Diego Stocchi Carnevali,

Eleonora Manfredini, Federico Pansini, Giorgio Achilli, Luigi Telloli, Marcello Maranini, Natale Patria, Sergio Gessi, Sergio Pesci,

Sergio Ravani, Stefania Andreotti, Beatrice Bergamini,Nicola “Delez” De Leonardis

Direttore Responsabile: Gianpietro TestaFotografi e: Agenzia Business Press

La collaborazione a questo periodo è da considerarsi del tuttogratuita quindi non retribuita. E’ vietata la riproduzione,

anche parziale, di tutto il materiale contenuto.

Iscrizione al Trib. di Ferrara n. 1/2009 del 19/01/2009

2 L’editoriale DI ENRICO TESTA

3 L’intervento DI FEDERICA LODI

4 Fuoricampo Il “nuovo” Centi DI DANIELA MODONESI

8 Le immagini Spal-Potenza

9 Le immagini Andria-Spal

10 L’intervista Marco Cabeccia DI DIEGO STOCCHI CARNEVALI

12 Il vivaio A CURA DELLA REDAZIONE

14 L’Inchiesta Giocatori-ultrà DI SERGIO RAVANI

17 Il personaggio Folco Quilici DI NICOLA “DELEZ” DE LEONARDIS

16 La storia siamo noi Andrea Bottazzi DI FEDERICO PANSINI

20 L’avversario Il Rimini DI DIEGO STOCCHI CARNEVALI

22 La trasferta Giulianova DI DIEGO STOCCHI CARNEVALI

24 Qui Paolo Mazza Spal-Rimini

al Trib. di Ferrara n. 1/2009 del 19/01/200

lo Spallino

Sommario

almeno in casa, sia consigliabile, in-

teressa poco o nulla. Ci piacerebbe

di più rivedere, come spirito, la Spal

della scorsa stagione. Tosta, qua-

drata, diffi cilmente superabile. Con

quella voglia si può andare lontano e

dimenticare questo inizio un po’ così.

Basta meno di quello che guardando

la classifi ca e certe prestazioni può

sembrare. Quello che non si compra

al calciomercato e non dipende da un

dirigente o da un allenatore. Questa

squadra – continuerò a scriverlo no-

nostante tutto – ha più qualità di un

anno fa. Ecco, tocca metterla in cam-

po, questa qualità, e accompagnarla

da un’altra espressione un po’ forte

ma signifi cativa. Si chiama bava alla

bocca in gergo calcistico ed è fonda-

mentale sia che lotti per vincere, sia

che combatti per non retrocedere.

Senza perdi sempre o quasi. La Spal

ha gli uomini adatti a sciogliere tutti

questi discorsi e poi ha anche i gioca-

tori perfetti per ricominciare a cor-

rere in un torneo talmente livellato

che ci vuole davvero poco per poter-

sela giocare con chiunque. Aldo Dol-

cetti insiste spesso sul concetto di

prestazione a prescindere dai risul-

tati. Sono con lui. Contro il Rimini

è obbligatorio vedere un’altra Spal

e dimenticare l’ultima, orribile vista

al Paolo Mazza contro il Potenza. E’

una speranza, certo, ma è anche una

certezza.

Forza ragazzi. Caricaaaaaaaaaaaaaa.

Ora tocca a voi.

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3L’INTERVENTOFederica Lodi

Passare un pomeriggio biancazzurro a Milano si può. Basta socchiudere gli oc-chi e pensare a casa, agli amici, al pas-sato e al presente. Già che ci sono po-trei indossare la sciarpa degli Spallinati, anche se fa ancora un po’ troppo caldo e magari la lascio lì nel posto d’onore che occupa d’abitudine nella mia stan-za. L’ho portata anche al lavoro un paio di volte, giusto per mettere le cose in chiaro: essere emiliani non è sinonimo di fede bolognese, la fede è una e unica, quella biancazzurra. E da quel momen-to nei corridoi di Sky c’è sempre qual-cuno che vuole assolutamente sapere il risultato della Spal o che mi chiede come ha giocato Bazzani. I più attenti sono Maurizio Compagnoni, aggiorna-tissimo grande tifoso di una delle no-stre avversarie della passata stagione, la Sambenedettese, Paolo Rossi, che in genere mi dice di salutare il grande Gibì Fabbri, e Josè Altafi ni, in nome del suo trascorso che da Ferrara l’ha anche vi-sto passare in versione giocatore giusto qualche annetto fa.Ma, trascorsi calcistici dei colleghi a parte, questa è storia recente e allora gli occhi li chiudo del tutto e vado indietro di un bel po’. Federica bambina era al campo di via Copparo, mica spesso, a cercare di riconoscere i giocatori e chie-dere qualche autografo (decisamente in imbarazzo, ma per la Spal questo ed altro). Federica adolescente andava a

Verona a vedere la partita con il Como (vabbè, diciamo che ci sono anche ricor-di migliori, ma quella è stata la mia pri-ma trasferta, per me resta in ogni caso un evento mitico, anche se sono tornata con un bel broncio). Federica ventenne ha fatto diventare la passione un lavo-ro (e credetemi, non è mica stato facile convincere i miei che andare al campo a seguire gli allenamenti non fosse solo una furba alternativa allo studio).E adesso? Adesso gli occhi li riapro e guardo con attenzione il calendario, magari una domenica libera ce l’ho e al-lora vengo direttamente al Paolo Mazza così, invece che farlo attraverso queste righe, che tanto di sicuro dimenticherei qualcuno, saluto direttamente e dal vivo i tanti amici che la Spal mi ha regalato in questi anni. Intanto già che ci sono vi lascio, da Mi-lano proprio come facevo da Mirabello, con un bel forza Spal! Ora e sempre!

* Giornalista Sky

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TREVISO-SPAL 1-2TREVISO: De Biasi; Perissinotto, Greatti; Franco, Tramontini, Visentin, Fassina, Na-dali, Marcuzzo Il, Bisigatto, Zambon.SPAL: Caselli; Cerini, Olasi; Bertacchini III°, Calzola ri, Spanghero, Braga, Melchior, Ba-ruzzi, Romani, Barbieri.Marcatori: Baruzzi, Bisigatto, Romani

Padova, 12 ottobre 1947

CAMPIONATO 1947-48DIVISIONE NAZIONALE SERIE B

PADOVA-SPAL 1-1PADOVA: Luisetto; Sforzin, Arrighini, Matè, Quadri, Zanon, Vitali, Celia, Adcock, Aran-gelovich, Colaussi.SPAL: Brandolin; La Penna, Pesaresi, Monta-nari, Rancilio, Lucchelli, Cammoranesi, De Lazzari, Pandolfi ni, Bellini, Cremonesi.Marcatori: Arangelovich, De Lazzari

Trieste, 12 ottobre 1952

CAMPIONATO 1952-53DIVISIONE NAZIONALE SERIE A

TRIESTINA-SPAL 2-0TRIESTINA: Nuciari; Claut, Valenti, Gian-nini, Feruglio, Invernizzi, Ispiro, Curti, La Rosa, Soerensen, Boscolo.SPAL: Bugatti; Lucchi, Dell’Innocenti, Biz-zotto, Macchi, Castoldi, Sega, Colombi, Bu-lent, Bennike, Fontanesi I°.Marcatori: Invernizzi, Soerensen

Milano, 12 ottobre 1958

CAMPIONATO 1958-59DIVISIONE NAZIONALE SERIE A

INTERNAZIONALE-SPAL 8-0INTERNAZIONALE: Matteucci, Fongaro, Guarneri; Masiero, Tagliavini, Invemizzi, Rovatti, Venturi, Angelillo, Lindskog, Sko-glund. SPAL: Maietti; Malatrasi, Lucchi, Gasperi, Ferraro, Dal Pos, Morbello, Pandolfi ni, Or-lando, Rossi, Broccini.Marcatori: Angelillo (5), Lindskog (2). Ro-vatti.

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È la prima volta che Luis si racconta cosìDai calci al pallone tirati da bambino, sotto casain quel di Livorno fi no alla serie ACon in mezzo una moglie e due fi gli che lo aspettano a PiacenzaE poi la Spal, dove ha ritrovato la maglia e i sognima anche i tifosi che “si esaltano e deprimono troppo”Tra obiettivi da centrare e isole deserte

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è all’asilo. Tra Ferrara e Piacenza ci sono duecento chilometri e non è una distanza semplice da gestire. Corro a casa appena posso, anche durante la settimana. In genere arrivo in tempo per la cena, metto a letto i piccoli e la mattina mi piace accompagnarli a scuola. Quindi torno a Ferrara per l’allenamento”.I tuoi bambini come vivono que-sta presenza intermittente del loro papà?“Mi hanno sempre seguito dappertut-to, ma l’anno scorso hanno sofferto parecchio il distacco. Adesso, per for-tuna, cominciano a capire. E lo stesso vale per mia moglie: insieme abbiamo trovato un equilibrio. Anche se la sta-bilità è un’altra cosa”.Torno alla prima domanda: fi no a poco tempo fa eri fuori rosa, poi sei rientrato, hai subito segnato contro il Taranto, sei stato tra i migliori contro il Potenza… Qualcosa sarà successo.“Sto bene, fi sicamente e mentalmen-te. Mi sento sereno e lo devo alla mia famiglia. La scorsa stagione – non è un segreto – mi era stata tolta anche la fascia di capitano e in questo cam-pionato sono partito allenandomi a parte. Questo fi no al primo settem-bre, quando Dolcetti mi ha ridato fi ducia e ho ripreso a lavorare con i compagni. Ora mi sento di nuovo par-te del gruppo e per me è uno stimolo enorme”. Hai evocato l’episodio di piazza

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Ariostea: come sono andate le cose?“Non mi va di parlarne. Diciamo che il mondo del calcio è peggiorato e che troppo spesso i tifosi si sentono in diritto di giudicare, aggredire. Da allora, non giro più da nessuna par-te e cerco di evitare le situazioni “a rischio”. Sono poche le serate che passo a Ferrara ma, quando succe-de, vado a casa di Cabeccia con Ga-spari, Bracaletti, Meloni. Ordiniamo una pizza e giochiamo a carte, magari mentre guardiamo una partita. Tutto lì”.E dei tifosi ferraresi, che cosa ne pensi?“Qui si passa come niente dalle stel-le alle stalle. Ci si esalta per una vit-toria e ci si abbatte immediatamen-te alla prima sconfi tta. Credo sia un problema di mentalità: i vecchi spalli-ni sono ancora legati alla squadra dei tempi d’oro, mentre oggi le cose sono diverse”. A parte certi tifosi, in che senso il calcio è peggiorato?“Quello che sogno io è il football che si gioca in Inghilterra, dove le strut-ture sono aperte anche ai bambini, o in Spagna, dove chi vuole contestare una squadra non fa altro che svento-lare un fazzoletto bianco, senza insul-tare nessuno. Quando ero bambino e andavo a vedere il Livorno in C1, lo stadio si riempiva. La partita era alle tre, ma all’una io e i miei cugini era-vamo già lì, con le sciarpe e i panini. Ecco, si è un po’ persa quella cultura, soffocata dai troppi interessi in gio-co. La situazione è sfuggita di mano e non credo che la soluzione siano i tornelli, le tessere o le gabbie per gli ultras”. Quando seguivi il Livorno, eri un giocatore a tutti gli effetti?“I primi tiri al pallone li ho dati per strada, sotto casa mia, in un parcheg-gio del Conad. Il calcio mi piaceva da morire e tifavo Juventus. Poi sono entrato nelle giovanili dell’“Arman-do Picchi”, una società livornese. Ho esordito in Eccellenza a tredici anni e, dopo cinque partite, mi han-no proposto di passare alle giovanili del Piacenza. Lì, a diciotto anni, ho giocato la mia partita in B e ho subito

6 FUORICAMPO non solo calcio

segnato”.I club puntavano già molto sui gio-vani?“No, anche perché gli incentivi della Lega non esistevano. Mentre adesso le società hanno tutto l’interesse a impiegare i ragazzi. Certo, chi esce oggi dalla Primavera deve affrontare campi diffi cili, come Cava de’ Tirreni, dove giochi davanti a molti spettatori. A me, i fi schi entrano da un orecchio ed escono dall’altro. Ma un giovane inesperto può soffrirne parecchio”. E dopo il Piacenza?“Mi mandarono in prestito ovunque: Carpi, Ospitaletto e Pro Patria in C2, Varese, Como, ancora Varese e Lumez-zane in C1, Treviso in B, sei mesi in A col Livorno, quindi di nuovo in B con l’Atalanta. Lì ho subito un intervento al ginocchio che mi ha tenuto fermo per un anno. In seguito, sono tornato in serie A con l’Ascoli: mi allenavo, ma non ho mai giocato, perché non stavo bene. Finché Pozzi, che cono-scevo dai tempi del Lumezzane, non mi ha proposto di venire a Ferrara e di far parte di un nuovo progetto”.Ovvero?“Riportare in tre, quattro anni la Spal nel calcio che conta”. Intendi in serie B?“Anche. Ma iniziando dall’alta classi-fi ca in C1, come l’anno scorso”.A proposito: perché, secondo te, la Spal stenta quando gioca in casa?“In genere, in trasferta le altre squa-dre ti concedono più spazio, men-tre in casa fai più fatica. Dovremmo partire bene in contropiede. Invece sbagliamo a non aspettare dietro gli avversari, a non farli uscire per poi ricompattarci”.Sei cresciuto con qualche idolo cal-cistico?“Vivendo a Livorno quando il Pisa era in serie A, andavo a vedere le parti-te contro la Juventus di Platini e la Roma di Giannini. Ma il mio preferito è sempre stato Roberto Baggio, sia come giocatore che come persona. Ha sofferto molto, ma ha saputo reagire. E quando si è ritirato dal calcio, ne è uscito davvero, senza riciclarsi in altri ruoli”.E quando metterai la maglia numero

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dieci in naftalina, che cosa farai?“Spero avvenga il più tardi possibile! Il mondo del pallone non mi fa più impaz-zire, ma sono sicuro che sarei un bravo allenatore”.Che tipo di allenatore?“Cercherei di insegnare la tecnica di base, cosa che ormai fanno in pochi. Oggi tutti credono che, se uno è forte fi sicamente, sia già pronto per fare il calciatore. Per fortuna, il gioco spettacolare di club come il Barcellona sta dimostrando l’impor-tanza del settore giovanile. Vedi Claudio Marchisio della Juventus, che proviene dal vivaio ed è tra i migliori centrocampi-sti del mondo”.Centrocampista di fascia e ora tre-quartista. Fin qui le etichette. Ma che tipo di calciatore sei?“Ho sempre cercato di mettermi al servi-zio della squadra, anche ricoprendo ruoli diversi. Nel mio piccolo, credo di essere un trascinatore per i compagni. Non sono un velocista, ma cerco di intuire l’azione con la testa e mi diverto di più quando le partite si giocano con il pallone a terra”.E fuori dal campo?“Sembro un po’ scontroso e in effetti lo ero. Ma con la vecchiaia sto migliorando, come il vino! Sono diventato più disponi-

bile, meno nervoso. Ho imparato a gestire meglio le emozioni, senza perdere la mo-tivazione”.Anche prima e durante le gare?“Sì. Mi aiutano i braccialettini e gli altri piccoli oggetti che talvolta i miei fi gli mi regalano e che mi porto dietro mentre gioco. E poi mi aiuta la musica. L’anno scorso, Dolcetti metteva le casse negli spogliatoi e per un periodo ci ha fatto ascoltare i Blink 182. Mi piacerebbe che riprendesse a farlo. Anzi, mi piacerebbe che arrivassimo a ballare sul sottofondo di “I will survive”, come nel fi lm “Le riser-ve””.Singolare. Altre aspirazioni?“Amo il mare e la pesca subacquea, e il mio sogno è quello di ritirarmi su un’iso-la, lontano dalla confusione, dallo stress, dai cellulari. Già ora il telefono mi serve solo per rispondere alle chiamate, gli sms quasi non li considero, Internet non lo uso e Facebook non m’interessa. Ma ci sarebbe anche un altro sogno…”.Quale?“Che il calcio torni ad essere quello che ho conosciuto da bambino. Uno sport di squadra che ti insegna a vivere con gli al-tri e dove respiri una cultura pulita. Io ci credo che tornerà ad essere così…”.

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8 LE IMMAGINI Spal-Potenza

Da sinistra in alto:Aldo Dolcetti controlla quanto mancaper raggiungereil Potenza.

Giuseppe Meloni salta alla grandeil portiere avversarioe si apprestaa fi rmareil suo primo golspallino.

In basso:il tempio del tifo biancoazzurroresta desertoper il primo tempo a causadella protesta contro la tesseradel tifoso.

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9LE IMMAGINIAndria-Spal

Sopra: una fotodi gruppo primadi Andria-Spal.

A sinistra:gli incredibili tifosi biancoazzurriche anche in Puglia hanno risposto presente.

A destra: una delle rare occasioniavute dalla Spalcon Fabio Bazzani.

Sotto: Maurizio Bedin, migliorein campo insieme con Cazzamalli nella trasfertadi Andria.

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10 L’INTERVISTA Marco Cabeccia

MARCO CABECCIAdifensore tuttofare

di Diego Stocchi Carnevali

Seconda stagione a Ferrara e alla fi ne, nonostante le voci di mercato, sei rimasto alla Spal.“L’avevo detto che sarei rimasto! Non c’è mai stato nulla di con-creto con nessuna squadra, lo ribadisco. A maggio ero convinto che avrei ricominciato ancora con questa maglia e così è stato e sono contentissimo. Ho ancora tanto da imparare e non penso ci sia miglior palestra di vita di Ferrara”.Ti si può defi nire un jolly difensivo? “Nasco centrale ed è la posizione che prediligo. L’anno scorso ho giocato in questo ruolo nella seconda parte della stagione per sostituire Lorenzi che si era infortunato. Non è un caso però che sappia fare il numero tre: ho giocato in quel ruolo due campiona-ti, uno dei quali in D che ho vinto a Tempio Pausania prima del mio approdo alla Torres quindi non era una novità come è stato scritto da più parti. Quest’anno il mister mi ha provato anche terzino destro e mi sono trovato abbastanza bene. Mi basta scen-dere in campo alla fi ne e dare una mano alla squadra”.Da Zamboni a Lorenzi passando per Ghetti e Capecchi: i mae-stri non ti mancano.“Sicuramente, persone e compagni di squadra fondamentali per un ragazzo poco più che ventenne come me. Da tutti devo cerca-re di rubare il più possibile i segreti per fare bene il mestiere di difensore e leggere al meglio le diverse situazioni di una partita. C’è ancora molta strada da fare e devo migliorare tantissimo ma averli incontrati è stata una grossa fortuna per la mia carriera”.

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Gioca terzino sinistro ma nasce come centraleed è stato provato anche a destra. E’ giovanee sarà uno dei giocatori più ambiti da squadreimportanti. E’ rimasto nonostante le vocidi mercato: “Ho ancora molto da impararee la Spal è la palestra giusta”. Sulla stagionein corso ha le idee chiare: “Noi faremo di tutto per dare fastidio alle favorite perché non abbiamo paura di nessuno”

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11L’INTERVISTAMarco Cabeccia

la mia città e perché quando succedono queste cose è una sconfi tta che va aldilà dell’ambito sportivo, è una comunità in-tera che ci perde. A Sassari si vive il cal-cio come lo si vive a Ferrara: la Spal è una vera e propria istituzione e come qui senti giovani e meno giovani che dicono alla domenica “io vado alla Spal” come là si dice “andiamo alla Torres”.Cosa vuoi fare da grande?“Tante cose. Intanto fare bene a Ferrara, conquistare il prima possibile i quaranta punti e poi quello che viene in più è sem-pre ben accetto. Il campionato quest’an-no è di gran lunga più diffi cile ma ce la metteremo tutta per dare fastidio alle favorite, non abbiamo paura di nessuno, fi gurati io che sono sardo! Ho il contratto in scadenza, qui mi trovo come a casa an-che se ho la ragazza (da cinque anni) che è rimasta in Sardegna; con le persone ho un bellissimo rapporto, con i compagni anche e poi da quest’anno si è aggiunto Beppe (Meloni) sardo come me e sem-plice come sono io ed è nata una bella

Trovi qualche differenza o analogia rispetto alla Spal della scorsa stagio-ne?“Penso sia ancora presto per trarre giu-dizi defi nitivi. Parlano i numeri e dicono che in trasferta siamo più bravi a fare ri-sultato che davanti al nostro bellissimo pubblico e non potete immaginare quan-to ci dispiace. Li leggiamo per quello che sono, numeri e basta, anche l’anno scor-so era così. Di sicuro non voglio sbilan-ciarmi e dire se questa è una squadra più forte o meno forte rispetto a sei mesi fa: è una formazione diversa, ci sono ragazzi nuovi a cui va dato tutto il tempo per in-serirsi e fare bene ma la base è solida e il ritiro ne è stato buon testimone”.Avevi già giocato al sud?“Non da professionista. In D però ho fat-to una discreta esperienza su alcuni cam-pi meridionali e si sa che non è mai faci-le portare via dei punti, ecco perché mi sento di dire che dobbiamo dare grande rilievo alle prestazioni di Cava de’ Tirreni e Taranto: non saranno in tanti a tornare a casa con dei risultati positivi da quei campi, l’ambiente è sempre caldissimo e spesso, come è successo a Cava, “spari-scono” i palloni da bordo campo. Mi ren-do conto sia stucchevole rimarcare certe cose ma è la realtà come penso sia sotto gli occhi di tutti che a ogni contrasto ri-mangono per terra cinque minuti con il gioco che viene continuamente spezzet-tato e la tua manovra interrotta”.Ma è così indispensabile interrompe-re un’azione di gioco quando un av-versario è a terra per una semplice botta alla gamba?“Sono di quelle regole non scritte che fan-no parte del mondo del calcio. E questo mondo lo facciamo noi calciatori. Non è questione di sportività o meno. Io sono perfettamente d’accordo con chi dice di non buttare fuori il pallone a meno che non sia evidente qualcosa che metta in pericolo l’incolumità di tutti. Deve deci-dere l’arbitro se interrompere o meno il gioco, non noi. Se non lo fai però la par-tita può prendere una piega diversa, si incattivisce e si innervosisce. E’ sbaglia-tissimo interrompere perché è una cosa da furbi e chi ci guadagna è sempre la squadra in vantaggio o a cui giova perde-re tempo”.Da sassarese doc come hai vissuto in prima persona il fallimento della Torres?“Male perché io tifo per la squadra del-

amicizia. So che fare bene in questa città sarà un biglietto da visita importante per il mio futuro. Qui a Ferrara non c’è biso-gno che la gente ti stia addosso per sen-tire il peso della maglia che indossi e la storia che rappresentiamo ogni volta che scendiamo in campo. Basta il nome Spal. Poi, un giorno, chissà, io non chiudo le porte a nessuna esperienza futura, sogno la serie A ma se per la mia carriera servis-se anche andare all’estero sarei pronto a partire, imparerei senz’altro qualcosa che qui in Italia non c’è oltre a un calcio sicuramente diverso e non potrei che ar-ricchire ancora di più il mio bagaglio di uomo e di calciatore”.

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12 IL VIVAIO gli spallini di domani

DIAMOLORO

UN FUTURO

Comincia con due vittorie su al-trettante partite l’avventura della Berretti guidata da Beppe Brescia. Dopo il 2-0 infl itto al Portogruaro nella gara d’esordio (Atragene e Marongiu i golea-dor), è arrivato un sofferto quan-to meritato 2-1 nel derby contro i “cugini” della Giacomense. Gri-giorossi di Stecchi in vantaggio, uno-due decisivo nella ripresa per i biancazzurri, a fi rma Barca e ancora bomber Atragene. Bre-scia ha commentato così questa partenza di campionato: “Un ini-zio sicuramente positivo. Inutile sottolineare che c’è ancora molto

Giovanili,buone le prime

Inizio positivo per le formazioni spallineSpicca la Berretti di Brescia con due vittoriesu due anche se il tecnico avverte“Dobbiamo crescere ancora tanto”Bene anche gli Allievi Nazionali di Arbustie ottimo pari degli Allievi Regionali di Albieroa Bologna grazie a bomber IazzettaPer i ’97 di Fabbri il peso dell’emozione

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Associazione di Volontariato

BERRETTIVerona, Itala San Marco, SPAL 6; Rimini 4; Gia-comense, Crociati Noceto 3; Reggiana, Bassa-no Virtus, Ravenna 2; Portogruaro S., Bellaria, San Marino 1; Sacilese, Sambonifacese 0.

ALLIEVI NAZIONALIParma 6; SPAL, Piacenza, Mantova, Reggiana 4; Prato, Lucchese, Sassuolo, Modena 2; Espe-ria Viareggio, Bologna, Spezia, Carrarese 1; Giacomense 0.

ALLIEVI REGIONALIParma, Reggiana 10; Cesena, Ravenna 9; Bolo-gna 8; Sassuolo 7; Crociati Noceto 6; SPAL 4; Modena 3; Fed. Sammarinese, Bellaria, Giaco-mense 0.

GIOVANISSIMI NAZIONALIEmpoli, Fiorentina, Bologna, SPAL 9; Prato 7; Parma 6; Grosseto, Spezia 4; Modena, Lucche-se, Esperia Viareggio, Livorno 3; Reggiana 1; Sassuolo, Carrarese, Giacomense 0.

GIOVANISSIMI REGIONALIParma, Piacenza 12; Cesena 10; Reggiana, Cro-ciati Noceto 9; Sassuolo 7; Bologna, Modena 6; SPAL, Bellaria, Ravenna, Giacomense 3; Rimi-ni, Fed. Sammarinese 0.

GIOVANISSIMI PROF. FASCIA B (1997)Parma, Sassuolo, Reggiana, Piacenza, Rimini 3; Spal, Modena, Ravenna, Cesena, Crociati No-ceto 0.

LE CLASSIFICHE

13IL VIVAIOgli spallini di domani

Atragene,bomberdellaBerretti

da fare, dobbiamo crescere tanto. D’altronde questa è una squadra per molti versi nuova e abbiamo dovuto affrontare anche un cam-bio di modulo tattico, visto che i ragazzi l’anno passato ne adotta-vano uno diverso”. A proposito di passata stagione, quali differenze nota tra questo gruppo e la Berret-ti 2008-2009 che ha regalato tante soddisfazioni? “La squadra dell’an-no scorso aveva individualità spic-cate, come Laurenti, Pittaluga, lo stesso Marongiu. Questa forse è un pochino meno tecnica ma la volontà di giocare la palla e svilup-pare un certo tipo di gioco è la me-desima”. A proposito di Laurenti, contento dell’impiego di Gianluca in Prima squadra? “Non solo sono contento per lui ma sono sicuro che quello che sta succedendo a lui, Marongiu e, spero presto, an-che a Pallara, è di forte stimolo per gli altri ragazzi. Così la prima squadra non è più una chimera ma una possibilità da guadagnarsi sul campo”.E dalla squadra Berretti, passia-mo ad analizzare il cammino delle altre compagini giovanili spalli-ne. Quattro punti nelle prime due partite è il bottino più che buono raccolto dagli Allievi Naziona-li guidati da Fabio Arbusti. 3-1 all’esordio ai danni della Carrare-se (doppietta di Diglio, poi espul-so per doppia ammonizione, gol sicurezza di Rubbini a un quarto d’ora dal termine), 3-3 in casa del Mantova nella gara successiva, con doppietta ancora di Rubbini e rete di Izzillo, ma Spal in dieci per quasi tutto l’incontro, colpa di un fallo di reazione da rosso di Fiorini. Buon avvio di torneo, quindi, per la squadra di Arbusti, con tanti gol all’attivo; unico neo le due espulsioni che hanno com-plicato la vita ai biancazzurri. Raccoglie invece un punto in due partite la squadra degli Allievi Re-

gionali. Sconfi tti in casa dal Cese-na (1-2, gol spallino di Iazzetta), i ragazzi di Massimo Albiero hanno conquistato un bel punto in casa del Bologna. 1-1 fi nale più che me-ritato, con il terzo gol stagionale di Giulio Iazzetta. Non conquistano punti i Giovanis-simi Regionali di Robi Labardi, battuti a Cesena per 2-0, davanti agli occhi interessati di mister Bi-soli, allenatore del Cesena in serie B e padre del numero 9 dei giovani bianconeri, e sconfi tti 4-3 sul cam-po di Coronella dal Bologna. Alta-lena di gol ed emozioni, con la Spal in vantaggio (Veronesi) poi sotto 3-1. La doppietta del cannoniere Lorenzo Favaro (quarto gol in al-trettante gare) riportava i biancaz-zurri in parità, fi no ad arrivare alla segnatura decisiva dei rossoblù guidati da Cristi a pochissimi mi-nuti dal fi schio fi nale. Sicuramente una bella partita quel-la dei Giovanissimi più “piccoli”, proprio mentre i “grandi”, ovvero i Giovanissimi Nazionali, batte-vano per 1-0 un Modena ben mes-so in campo e mai domo, anche se mai veramente pericoloso. Gol de-cisivo del centrocampista di Pon-telangorino Davide Telloli, che ha ripetuto l’impresa della domenica precedente, quando una sua rete aveva deciso la gara contro il Via-reggio. Tre vittorie in tre gare quin-di per i giovani atleti di Binotto, con uno zero nella casella delle reti subìte, dato sicuramente da sottolineare. Per chiudere questa panoramica, annotiamo l’esordio dei ragazzi nati nel 1997, guidati da Franco Fabbri, che sono stati battuti 5-0 dal Parma. Tanta emozione per questa prima di campionato, emo-zione che ha infl uito molto, spe-cialmente all’inizio del match, con un parziale di 3-0 per i parmensi scaturito nei primissimi minuti di gioco.

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14 L’INCHIESTA gioco e passione

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Abbiamo chiestoai giocatori biancazzurriper che squadra tifanoe quali sono stati i loro idoli…Le sorpresenon sono mancateDal romagnolo Ghettiche tifa Napoli fi no a Gaspari e Cazzamalli che andavano in curvaa San Siro. Curiosi anchei beniamini di Centi (Giannini) e Lorenzi (Caniggia)La Juventus è la squadrache raccoglie più preferenze seguita dal Milan (8 a 7)

Giocatori-ultràquestione di tifo

di Sergio Ravani

Juventus-Milan 8-7. Sembra il risultato di una di quelle partite che si giocavano da bambini, nel campetto della scuola, all’oratorio o in mezzo alla strada. I pali delle porte erano gli indumenti di cui ci eravamo spogliati, e il pallone prendeva traiettorie dagli strani effetti involon-tari. Si fi ngeva di essere un personaggio famoso, l’idolo del momento e, quando si segnava si simulava l’entusiasmo del cronista e il boato della folla. Era-no gli anni in cui ci portavano per le prime volte allo stadio, e rimanevamo affascinati dallo spettacolo sugli spalti, prima ancora che in campo. Abbiamo fatto tornare bambini gli attuali com-ponenti della rosa spallina, facendoli parlare della loro squadra del cuore, dei loro idoli e delle sensazioni che sono rimaste più vive in loro da quei tempi lontani.

Cominciamo dal numero uno, LUCA CAPECCHI: “Tifo da sempre Juventus, e ancora oggi il primo risultato che guar-

do dopo le partite è quello dei biancon-eri. Ricordo che da piccolo sentivo dire che la Juve giocava in casa e mi chiedevo come potessero trovare spazio ventidue giocatori in una casa sola. Ho giocato a rugby fi no a tredici anni, e solo dopo ho cominciato col calcio. I miei idoli erano Tacconi e Zenga, di cui ricordo le fi gu-rine. Il ruolo del portiere mi ha sempre affascinato anche da piccolo, per via delle maglie colorate, dei guanti, e per-ché è così diverso dagli altri ruoli”. Scontate, invece, le preferenze del napo-letano RAFFAELE IOIME: “Solo Napo-li, e non potrebbe essere diversamente. Ho fatto il raccattapalle, e poi l’ultras in curva B coi miei compagni. Il mio idolo era Schwoch, il giocatore che più mi im-pressionava vedendolo giocare. Non l’ho ancora conosciuto di persona, ma so che vive a Ferrara e ho conosciuto il fi glio”.La sorpresa arriva dal romagnolo GUIDO GHETTI: “Il mio idolo era Maradona, ed è questo il motivo per cui ho sempre sim-patizzato per il Napoli. Mio papà mi por-

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15L’INCHIESTAgioco e passione

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tava ogni tanto a vedere il Cesena, a dieci minuti dalla mia città, Forlì. Il ricordo più intenso della mia adolescenza è il mondi-ale di Italia ‘90 con Schillaci”.Un altro romagnolo, PAOLO ROSSI, si adegua alla moda dei suoi luoghi: “In famiglia siamo tutti juventini. Da piccolo andavo anche a Torino con mio papà. Ho sempre dovuto difendermi dagli sfottò degli amici, perché vincevamo spesso. I miei idoli sono tutti in bianconero: Bag-gio, Zidane, Del Piero”.La Juve e Baggio mettono d’accordo an-che il mestrino ANDREA MIGLIORI-NI, che in un tempo più recente ha avuto come idolo anche Zidane. La predilezione per questi due giocatori accomuna pure il bresciano ANDREA GASPARI, anche se la squadra del cuore non è la stessa: “In famiglia siamo tutti milanisti, a parte papà che è interista. Da giovanissimo an-davo a vedere il Brescia; erano i tempi in cui giocava Baggio ma, appena ho potuto, ho cominciato ad andare a San Siro, sem-pre in curva in mezzo agli ultras. Fino al primo anno di allievi ho giocato a centro-campo, nello stesso ruolo del mio idolo più grande, Zidane”.C’è anche qualcun altro che può van-tare un passato da ultras milanista, ed è ALESSANDRO CAZZAMALLI: “Ho

LE SQUADRE E GLI IDOLINella graduatoria del tifo tra i giocatori spallini vince la Juventus con otto preferenze, seguita a una lunghezza dal Milan. Tre preferenze vanno all’Inter e due a Napoli e Parma, mentre Atalanta e Palermo chiudono con una a testa. Tra gli idoli giovanili spiccano Baggio e Zidane, ma anche Maldini e Van Basten riscuotono più di una preferenza.

NOME GIOCATORE SQUADRA DEL CUORE IDOLO

CAPECCHI JUVENTUS TACCONI

IOIME NAPOLI SCHWOCH

GHETTI NAPOLI MARADONA

LORENZI ATALANTA CANIGGIA

ZAMBONI INTER MALDINI

CABECCIA INTER RONALDO

QUINTAVALLA PARMA BROLIN

GASPARI MILAN ZIDANE

BORTEL JUVENTUS NESTA

LICATA PALERMO BAGGIO

BEDIN MILAN ALBERTINI

MIGLIORINI JUVENTUS BAGGIO

CAZZAMALLI MILAN BARESI

SCHIAVON MILAN VAN BASTEN

PALLARA MILAN GATTUSO

LAURENTI JUVENTUS ZIDANE

CENTI JUVENTUS GIANNINI

ROSSI JUVENTUS BAGGIO

BRACALETTI MILAN VAN BASTEN

VALTULINA JUVENTUS HENRY

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ziato a giocare in prima squadra a Carpi. Sono persino andato a Mosca a vedere la fi nale di Coppa Uefa contro il Marsiglia: ricordo che era maggio, ma nevicava e faceva un freddo cane. Il mio giocatore preferito era Brolin, che tra l’altro ho conosciuto qualche mese fa a Milano”.Quintavalla trova un insospettabile alle-ato nel sardo GIUSEPPE MELONI: “Da piccolo tifavo Parma perché ci giocava Zola, un idolo per noi sardi, e ancora adesso è la squadra che seguo di più. Il Cagliari viene al secondo posto, perché per noi sardi è naturale tifarlo. Con Zola ho anche avuto la fortuna di giocare una partita di benefi cenza”. Due spallini hanno in comune come idolo Paolo Maldini, ma il tifo li divide. Mentre MARCO ZAMBONI è interista, FABIO BAZZANI proprio no: “La mia squadra del cuore è il Milan. Da piccolo morivo se non giocavo. Se pioveva e il campo era impraticabile, a casa facevo delle scenate incredibili, ero intrattabile, piangevo, come se la colpa fosse dei miei genitori, anche se giocare era solo un di-vertimento e non ancora un lavoro. An-che oggi il calcio per me è passione; se non ci fossero gli stimoli e le motivazioni a fare la differenza, sarebbe meglio alza-re la mano e smettere. Il mio giocatore preferito è sempre stato Maldini, per ciò che ha dato alla squadra. In un giocatore bisogna guardare anche altro, e non solo se la butta dentro”.

sempre tifato Milan, e andavo spesso in curva con gli ultras. I ricordi più intensi sono legati al derby con l’Inter vinto 6-0 e alla semifìnale di Champions League Milan-Manchester, la partita perfetta. Un episodio che i miei mi raccontano sem-pre, perché all’epoca avevo solo tre anni e non ricordo nulla, risale al mondiale vinto nell’82: dicono che andavo in giro urlando a squarciagola: “Rossi! Tardelli! Altobelli!”.Anche MARCO VALTULINA frequen-tava spesso lo stadio di San Siro, ma lo faceva per “lavoro”: “Tifo Juventus grazie a un amico di mia zia che mi portava con lui a Torino quand’ero piccolo. Ai tempi delle giovanili dell’Inter mi è capitato di giocare diverse volte le anteprime a San Siro, e devo dire che tra i due stadi c’è un abisso. Il fascino di San Siro, special-mente alla sera, con le luci, è eccezion-ale. Ricordo che il campo mi sembrava enorme, e prima di entrare mi tremavano le gambe. Il mio idolo è Henry”.MAURIZIO BEDIN ha avuto l’occasione di frequentare lo stadio di San Siro quand’era un giovanissimo calciatore molto promettente: “Giocavo a Monte-belluna, grande serbatoio di giovanis-simi per gli squadroni di serie A. Il Milan, la squadra per cui ho sempre tifato, mi voleva, e regalò i biglietti per assistere a un incontro a San Siro a me e alla mia famiglia. Da allora ho visto il Milan allo stadio tante volte. Il mio idolo era Alber-tini, ma anche Rijkard e tutti gli altri del Milan più forte di sempre erano grandi campioni”.Bortel è cresciuto nel Dubnica e Ago-dirin (insieme con Makinwa, Eliakwu e Martins) nell’Ebiede: sono queste le loro squadre del cuore, ma le simpatie dei due stranieri della rosa sono diverse in Italia. Mentre MILAN BORTEL, a dispetto del nome, tifa Juve, AGODIRIN tifa Inter per amicizia: “In Italia ho cominciato a simpatizzare per l’Inter quando ci gio-cava il mio amico Martins. Il mio idolo era Romario; mio papà mi raccontava sempre di lui, e di come non facesse mai vedere palla al suo marcatore”.Tra i tifosi interisti va annoverato anche MARCO CABECCIA, la cui seconda squadra è la Torres, dove ha pure gioca-to. ANDREA BRACALETTI ed EROS SCHIAVON, invece, hanno in comune la passione per il Milan. Non è diffi cile indi-viduare nel siciliano ROSARIO LICATA l’unico giocatore che ha come squadra

del cuore il Palermo e idolo giovanile Baggio. La schiera di grandi numeri dieci del passato si arricchisce con quello in-dicato da LUIS CENTI: “Il mio idolo era Giannini, il Principe, per il modo in cui stava in campo. Da piccolo simpatizzavo per la Juve. Anche adesso, ma più che al-tro mi piacciono le squadre che giocano bene. Da bambino andavo da Livorno a vedere il Pisa che giocava in serie A con-tro gli squadroni. Ero troppo piccolo per sapere della rivalità tra pisani e livornesi, e speravo che il Pisa vincesse per salvar-si, così potevo tornare a vedere le grandi squadre anche l’anno successivo”.Ed eccoci alla piccola truppa ferrarese. GIACOMO PALLARA è milanista; ALESSANDRO MARONGIU, raccatta-palle al Mazza ai tempi di Selva e Tatti, è juventino. Bianconero è pure GIAN-LUCA LAURENTI: “Da dieci anni gioco nelle giovanili della Spal, ma il mio tifo è sempre stato più forte per la Juventus. I miei idoli erano Zidane e Del Piero, del quale ho comprato un sacco di magli-ette. Mio papà da piccolo mi potava alla Spal in gradinata. Guardavo i giocatori e lo stadio mi sembrava enorme, impos-sibile da giocarvi dentro. Quando vi ho giocato per la prima volta, ho provato un’emozione fortissima. Ho guardato lo stadio due o tre volte prima di entrare, e mi sono ricordato di quando stavo in gradinata con papà”.Per tornare a trovare qualcuno che tifa per la squadra della propria città, bisogna andare a STEFANO LORENZI: “Da pic-colo andavo a vedere l’Atalanta nei dis-tinti con papà, verso la curva. Ricordo che mi teneva seduto sulla balaustra; io guardavo per metà tempo la partita, e per l’altra metà la curva, che a Bergamo, quando è in forma, è uno spettacolo. Il mio idolo era Caniggia, col quale dieci anni dopo ebbi la fortuna di giocare in prima squadra. Ero calcisticamente in-namorato di lui, del suo modo di giocare. Conoscendolo, ho scoperto che era mol-to diverso da come lo dipingevano, e di lui ho uno splendido ricordo anche dal punto di vista umano”.Anche FRANCESCO QUINTAVALLA è un grande tifoso della squadra della sua città: “Da piccolo andavo in tribuna a ve-dere il Parma con mio papà. Ho fatto il mio primo abbonamento dopo la storica promozione in serie A, e poi l’ho rinnova-to per i dieci anni successivi, fi no a quan-do ho dovuto smettere perché avevo ini-

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Per la rivista “Forbes”è una delle prime duecento fi rme al mondoIl regista-documentaristae scrittore continuaa mantenere un rapporto stretto con la sua Ferrara nella quale ritorna spesso“Mi porto sempre via il paneAllo stadio ci sono andatouna volta sola ma, incredibile ma vero, non per vederei biancazzurri”

FOLCO QUILICIMai dire Spal

di Nicola “Delez” De Leonardis

17IL PERSONAGGIOFolco Quilici

Signor Quilici, Ferrara non la vede da molto? Che cosa porta con sé del-la sua città nei suoi viaggi?“No, a Ferrara vengo spesso, diverse vol-te all’anno. Non porto via nulla da Ferra-ra, alla città sono molto legato sentimen-talmente e la porto dentro. Ah, no. Una cosa porto con me a Roma (dove vive da anni) ogni volta che vengo: il pane!”Ferrara è per defi nizione una città tranquilla, forse anche troppo. È per questo che non l’attrae tornarci a vi-vere? “Ma a Ferrara ci sono nato! Me ne andai perché la mia casa, in viale Cavour (era, con la vecchia numerazione al civico 40, quasi davanti al Castello Estense) fu bombardata e distrutta. Ora la mia vita è altrove, da tempo. Ma a Ferrara ci torno sempre volentieri e le assicuro che Fer-rara nel tempo è sempre migliorata, a li-vello nazionale è fra le città che più sono cresciute positivamente nel tempo”.Ferrara e il Po sono elementi indisso-lubili. L’acqua è l’elemento principe del territorio. Trova che quest’aspet-to sia stato sottovalutato dal punto di vista artistico o economico? Un esempio: il progetto per rendere na-vigabile il Po. Avrebbe qualche idea in merito?“Ferrara e il suo territorio hanno un gran-de patrimonio che sono le Valli. Il Parco del Delta del Po è un valore enorme, sia

in termini ambientali sia economici, da sfruttare. Poi se si vuole rendere naviga-bile il Po, non è un problema. Neanche sotto l’aspetto dell’impatto ambientale. Cosa vuole che sia un barcone in più, con tutto quello che viene riversato nelle sue acque? Può essere una variante piacevo-le per il turismo: ricordo mia madre che adorava navigare lungo le sponde per di-pingerne i paesaggi”.La Spal è sinonimo di Ferrara. Lei era o è tifoso?“No. Assolutamente. Non sono mai sta-to tifoso anche se tutte le persone che mi circondavano lo erano. L’unica volta che sono andato allo stadio, a Ferrara, fu nell’estate del 1945, proprio al termi-ne della guerra, e non giocava nemmeno la Spal. Ci fu una partita amichevole, per così dire, fra alcuni studenti di Ferrara, che scrivevano in un giornale che si chia-mava U245, molto critico con la giunta comunista che governava in città, contro altri studenti ovviamente di sponda poli-tica opposta. I presupposti erano di natu-ra goliardica: infatti i primi si presenta-rono in campo con un cappuccio (infatti le fi rme sul giornale erano il boia, l’aiuto del boia, il fi glio del boia, ecc.) mentre gli altri erano vestiti da calciatori. Solo che questi (gli “incappucciati”) incomin-ciarono a segnare gol a raffi ca, lasciando di stucco avversari e pubblico. Finché a un certo punto, dagli spalti, uno si accor-

se (probabilmente riconoscendolo dalle gambe), che uno degli “incappucciati” era un calciatore professionista. Come poi lo erano tutti: la squadra degli U245 era composta da veri calciatori assoldati per l’occasione! E da lì nacque una rissa colossale, con lancio di panche e sedie. Alla quale ovviamente pure io parteci-pai... Poi scattarono denunce varie, ma io partii per Roma e non ne seppi più nulla. Però fu divertente, la mia unica appari-zione allo stadio”.

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LA SCHEDA

Folco Quilici nasce a Ferrara nell’aprile del 1930. Per elencare le sue opere (e i premi ricevuti) sarebbe necessaria l’intera edizione de “Lo Spallino”. Ricordiamo solo che nel 2006 Forbes ha segnalato la sua fi rma fra le duecento più importanti a livello mondia-le. Figlio del giornalista Nello Quilici e della pittrice Emma Buzzacchi, dopo aver iniziato un’attività di tipo cineamatoriale, si è spe-cializzato in riprese sottomarine, diventando molto popolare anche al di fuori dei confi -ni nazionali. Il suo primo lungometraggio è stato “Sesto continente” del 1954, ricco di suggestive immagini subacquee dedicate ai mari australi. Seguono negli anni a venire fi lm e lungometraggi che hanno fatto sto-ria, tra i quali: “L’ultimo Paradiso”, “Tikoyo e il suo Pescecane”, “Oceano”, “Fratello Mare”. Successivamente ha alternato la documenta-ristica cinematografi ca con l’attività giornali-stica, segnalandosi per le inchieste e i servizi speciali riguardanti l’ambiente e la civiltà.

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Voluto fortementeda Gibì Fabbri che lo videnel Pergocremail numero dieci è diventatouna delle stelle più luminosedi quella mitica squadraGli aneddoti, i numeri, i ricordil’affetto rimasto tale per Ferrarala presenza in tribunain questa importante partitacon il Rimini e un retroscena“Un gruppo di Piacenza trattò l’acquisto della Spalcon Tomasi: a quest’orasarei un dirigente spallinoma vi è andata bene,conosco questa societàed è gente capace”

ANDREABOTTAZZIun tifoso particolare

di Federico Pansini

Tra i simboli indiscussi dell’ultima grande Spal, quella per intenderci che conquistò sul campo la serie cadetta, Andrea Bot-tazzi da Piacenza ha un ruolo importante. Voluto personalmente da Gibì Fabbri, il fantasista emiliano ha vissuto a Ferrara tre indimenticabili stagioni dal 1991 al 1994. Un triennio di passioni, fra gioie, qualche delusione e un amore nei con-fronti dei colori biancazzurri che ancora oggi è vivo e profondo. «La mia storia a Ferrara e con la Spal – racconta Bottazzi – ha inizio nell’esta-te del 1991. Mi volle Gibì Fabbri, che era venuto ad osservarmi al Pergocrema. Si impuntò per il mio acquisto e l’affare si fece, perché al mister piacevano i gioca-tori con tecnica e colpi».Un gruppo nuovo, all’epoca, che scrisse una pagina di calcio indele-bile nel calcio ferrarese, riuscendo a raggiungere la serie B dopo una ca-valcata strepitosa. «Da un lato mi spiace che da quell’epoca siano passati quasi venti anni e la Spal non sia più riuscita a ripetere quel risulta-

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to, perché a Ferrara non manca nulla. In quella stagione partimmo come una squa-dra con tante scommesse: c’erano gioca-tori che arrivavano da categorie inferiori alla C1, altri che venivano dati in fase calante. E invece sul campo smentimmo tutti. La nostra forza fu il gruppo, che si integrò alla perfezione sin da subito sot-to la guida di un grande allenatore come Fabbri: in allenamento, come in partita, ci divertivamo, e in più il mister aveva la capacità di sdrammatizzare e alleggeri-re anche i momenti dove c’era maggior pressione. Stavamo bene, dimostrazione ne è il fatto che ancora oggi siamo tutti in contatto e spesso ci troviamo».Di quella annata, nella sua pubbli-cazione biografi ca, Roberto Labardi racconta delle tue grida dalla fi ne-stra del Duchessa Isabella in ritiro e prima delle gare (“Vi darò la B!”). Raccontaci l’episodio.«Una mattina, appena sveglio, aprii le fi -nestre e urlai questa frase. Qualcuno che passeggiava per via Palestro mi prese come un matto, credo, e Roby stesso che era ancora nella fase di dormiveglia non fece altro che mettersi a ridere».Non ti presero sul serio, ma poi la B arrivò: nove gol in campionato e la grande festa fi nale.«Fu un traguardo strepitoso e meritato, con il pubblico che riempiva lo stadio ogni domenica. Noi arrivavamo allo sta-dio un’ora e mezzo prima della partita, e da vicino agli spogliatoi vedevamo la gradinata già piena. Dei miei gol ricordo il primo al “Mazza” sotto la Ovest con il Chievo, e sempre nel nostro stadio quel-lo al Pavia. Ma il gol più importante fu quello a La Spezia: loro ci erano vicini in classifi ca, giocammo in un ambiente in-fuocato, e con quella vittoria riuscimmo a zittirli e a fare un bel salto in avanti. La festa a fi ne campionato fu travolgente: ri-cordo la cena istituzionale in hotel, e poi noi che ci ritrovammo nel bel mezzo di Piazza Ariostea con i nostri tifosi. C’era-no tante altre iniziative in programma, ma il triste episodio del razzo che colpi

accidentalmente una ragazza in occasio-ne di Italia-Svezia al “Paolo Mazza” con-dizionò i successivi festeggiamenti che vennero cancellati».Anno nuovo, campionato nuovo, squadra rinnovata e retrocessione a fi ne anno.«Fu una stagione costellata da tanti erro-ri, dati da inesperienza e valutazioni forse sbagliate. Il presidente, che voleva bene alla Spal e pensando di agire in tal senso, si fi dò probabilmente di cattivi consigli di persone esterne alla società e nacque così un insuccesso generale. Colpa fu an-che della squadra, che aveva dal mio pun-to di vista le possibilità per raggiungere la salvezza. E invece retrocedemmo, per un solo punto. Peccato, perché credo che con una gestione diversa la Spal avrebbe sicuramente potuto percorrere il cammi-no che in tempi recenti hanno compiuto realtà come Chievo e Vicenza».Il tuo ultimo anno in biancazzurro è quello del famoso spareggio con il Como a Verona.«A cui arrivammo dopo una stagione po-sitiva, specialmente nel girone di andata. Qualche episodio ci penalizzò dopo il giro di boa, ma ai playoff entrammo in ottime condizioni, tanto da vincere alla grande a Bologna davanti a migliaia di tifosi spallini, un emozione che ricordo ancora oggi. Poi quella maledetta fi nale. Tanti elementi che fanno pensare, come l’arbitro De Santis, l’allenatore dei laria-ni Tardelli, quel gol annullato a Zamuner senza un perché. Fu una giornata stortis-sima per molti di noi e andò male, pur-troppo, lasciando un grosso rimpianto. Dopo quell’annata pensai che anche per me si fosse chiuso un ciclo, il più impor-tante della mia carriera, e passai al Vene-zia e poco dopo al Fiorenzuola».Alla Spal hai rischiato di tornare come dirigente.«Quando la presidenza era affi data a Tomasi si era aperta la trattativa con la Copra, una cordata di imprenditori di Piacenza, che in caso di acquisto avreb-be voluto coinvolgermi a livello manage-riale. Poi però l’allora proprietario della Spal fece retromarcia e tutto saltò. Ma la Spal la seguo ancora, con affetto e inte-resse».Cosa pensi della squadra di quest’an-no?«La vedrò dal vivo per la prima volta quest’anno in occasione di questa sfi da con il Rimini. Il girone tra i due è quel-

lo più diffi cile, e certo in questo inizio di stagione i risultati sono un po’ altalenan-ti quindi bisogna aspettare di trovare la giusta quadratura. Conosco la dirigenza, si tratta di persone serie con esperienza nel calcio e voglia di lavorare, la Spal è in buone mani».Irripetibile l’impresa tua e degli altri “eroi” del 1991?«No, irripetibile no. Perché sono certo che se anche lo scenario è cambiato, ba-sterebbe poco per riaccendere la fi amma delle passione in città. Non a caso, an-cora oggi quando vengo a Ferrara, sento dire: “Si va alla Spal”, segno che i colori biancazzurri sono una passione ancora fortissima per tutti i ferraresi».

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20

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L’AVVERSARIO il Rimini

ti dai playoff e alla fi ne ci siamo ritrovati sul fondo a giocarci le ultime partite con squadre assatanate e abituate alla bagar-re salvezza. Forse non eravamo nemme-no pronti a una situazione di quel genere visto che la squadra era stata costruita per ben altri obbiettivi, o semplicemente si era venuta a creare una serie di tante piccole situazioni che non ci hanno per-messo di uscirne positivamente. Il calcio però è anche questo. Ora dobbiamo rim-boccarci le maniche e ripartire daccapo con umiltà e abnegazione, caratteristiche che ci appartengono da sempre”.Una carriera, la tua, iniziata come iniziano i sogni di tanti ragazzi che dal sud arrivano al nord in cerca di fortuna.“Sono nato a Scafati ma ho vissuto da sempre a Torre del Greco, quindi sono un napoletano doc. Ho iniziato a giocare in una società del mio paese, la Rinascita di Torre del Greco che allora era una squa-dra satellite del Parma (la Turris, la squa-dra principale della città, non si prende-va cura del settore giovanile) e lì sono rimasto fi no a quattordici anni. Poi sono partito, destinazione Parma, dove sono

RIMINI, VITIELLOil terzino goleador

rimasto per cinque anni fi no all’esordio in C quando fui girato in prestito al Cesena nel 2002. Lì conobbi mister Iachini che mi portò con sé l’anno dopo a Vicenza e con cui strinsi un bellissimo rapporto. Proprio i biancorossi comprarono il mio cartellino dai gialloblu e feci tre anni bellissimi lì”.Terzino goleador: tredici reti in sei stagioni in oltre duecento partite. “Sì è vero, se occorre faccio il “grillo” della situazione e vado a saltare sui calci d’an-golo o i calci di punizione. I miei gol sono quasi tutti di testa anche se sono appena un metro e settantasette, molto probabil-mente perché riesco a leggere bene il mo-mento giusto per inserirmi e mi capita di buttarla dentro. Per il resto cerco di fare bene la fase difensiva, sono un terzino de-stro puro che all’occorrenza, in emergen-za, si adatta anche a fare il centrale”.Rimini e Ferrara, città e squadre a confronto.“Due città molto simili, tranquille e cor-diali ma con tanta rabbia sportiva den-tro, che vogliono fare sempre bene e non si accontentano del minimo sindacale. Sono venuto spesso a Ferrara, l’ho girata tutta insieme a Schwoch che è stato mio

di Diego Stocchi Carnevali

A ventisei anni e dopo sei stagioni disputate a grande livello in serie B, anche da capitano, ritorni in terza di-visione. Che effetto fa?“Sarei bugiardo a dire che non ci sono stati contatti durante l’estate con squa-dre di categoria superiore però nessuna delle trattative soddisfaceva la dirigenza del Rimini. Mi sarebbe piaciuto rimanere in B ma avendo ancora un altro anno di contratto abbiamo deciso di comune ac-cordo di proseguire il cammino insieme. Non l’ho vissuta come una bocciatura professionale e non sono rimasto contro-voglia, anzi, qui si sta bene, è il mio quarto anno e la gente e i tifosi sono sempre stati straordinari anche nei momenti diffi cili. Poi con la maglia del Rimini ho avuto la fortuna di giocare contro la Juventus in campionato, un sogno che si è realizzato e un privilegio che non tutti hanno”.Parentesi sulla stagione scorsa: me-ritavate veramente di retrocedere?“La serie B è un campionato indecifrabile dove ci sono talmente tante partite che basta un attimo e dalle stelle passi alle stalle e viceversa. A noi è capitato un po’ questo, a gennaio eravamo a quattro pun-

Attenti ai romagnoli che stanno ritrovando tutti i titolarie hanno gente che in categoria è sprecataa cominciare da Baccin e Regonesifi no al difensore ex Vicenza specializzato in gol di testa“Stiamo ritrovando l’umiltà giusta per affrontarequesto diffi cile e per noi inusuale campionatoFerrara e Rimini sono simili, la vostra città la conosco beneme l’ha fatta scoprire il mio amico Schwoch”

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21L’AVVERSARIOil Rimini

PortieriPugliesi, Tornaghi

DifensoriBaccin, Brighi, Catacchini, Ischia, Lebran, Regonesi, Rinaldi, Vitiello

CentrocampistiCardinale, Christensen, D’Antoni,

Ferretti, Frara, Giacomini, Malaccari, A.Marchi, Temperino, Tulli

AttaccantiDi Piazza, Docente, Kirilov, Longobardi,

M.Marchi, Matteini, Nolé, Sari

LA ROSA

IL CAMMINO DEL RIMINI

1A GIORNATAPESCARA-RIMINI 2-0

2A GIORNATARIMINI-REGGIANA 1-1 (Tulli rig.)

3A GIORNATATARANTO-RIMINI 1-0

4A GIORNATARIMINI-ANDRIA 2-1 (Docente e Frara)

5A GIORNATAPESCINA-RIMINI 2-0

6A GIORNATARIMINI-CAVESE 1-0 (Longobardi)

7A GIORNATARIMINI-PORTOGRUARO 2-3 (Tulli, Di Piazza)

Viale D. Alighieri, 81Lido degli Estensi

FerraraTel. 0533 326716Fax 0533 328120

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Orario: dalle ore 7.00 alle ore 01.00Chiuso domenica pomeriggio

ACQUISTITemperino (c, Palermo, Pr)

Tornaghi (p, Inter, Pr)Lebran (d, Parma, Co)Ischia (d, Frosinone)

Giacomini (c, Roma, Pr)Longobardi (a, San Marino)

Baccin (d, Treviso)Malaccari (d, Tolentino)

Christensen (c, Charlton)Tulli (a, Vicenza, Pr)

M. Rinaldi (d, Atalanta, Rn)Matteini (a, Parma, Rn)

La Camera (c, Padova, Rs)Lisai (c, Ivrea, Rs)

Di Piazza (a, Alto Adige, Fp)Nolè (a, Potenza, Fp)

CESSIONIAgliardi (p, Palermo, Fp)

Paponi (a, Parma, Fp)Augustyn (d, Catania)

Vantaggiato (a, Parma, Rs)Sottil (d, Sv)

Lisai (c, Olbia, Pr)Paraschiv (c, Unirea Urziceni)

La Camera (c, Benevento)Basha (c, Frosinone)Ricchiuti (a, Catania)Pagano (c, Reggina)Milone (d, Spezia)

Pignataro (a, Giacomense, Pr)Lolaico (d, Potenza, Rs)

IL MERCATO

Se Luigi Del Neri alla Sampdoria continua a pas-sarsela molto bene in testa alla classifi ca a 16 punti a pari con l’Inter (Sampdoria-Parma 1-1, voto 6, “la Samp perde equilibrio, poi si corregge e tutto va”), meno allegra è la situazione di Allegri che con il suo Cagliari perde 1-2 in casa con il Chievo e con 7 pun-ti vede la zona retrocessione non troppo lontana. Comunque la rosea assolve il mister: “voto 6, prova sempre a giocare e vincere e questo è un pregio”. Nella stessa partita Pellissier (Chievo), pur non an-dando in rete, si guadagna un bel 7: “mai banale nei movimenti, diffi cile da marcare”. In Atalanta-Milan 1-1, 6.5 a Manfredini (Atalanta), “tempestivo nelle chiusure e abile nel gioco aereo”. Scendendo in serie B, Pierobon ha visto dalla pan-china il trionfo del suo Cittadella sul Lecce (3-0); 5 per Cortellini (Modena) entrato al 27 del primo tempo nella partita vinta 1-0 contro la Reggina con rete al settimo minuto di recupero del secondo tempo. Cinque per Valeri sconfi tto col suo Gros-seto 2-0 a Mantova. Quasi tutto l’incontro in cam-po per Ginestra (Gallipoli) in Gallipoli-Empoli 0-0 (voto 6). In Prima Divisione, voto 6 sia per Leonardo Rossi sia per Martucci del Viareggio nella sconfi tta per 1-0 a Perugia. Martucci è uscito al 27’ del secondo tempo. Cinque per Artico (Alessandria), uscito al 10’ del secondo tempo, nello 0-0 tra Alessandria e Como. Nel girone B, nel sorprendente Portogruaro in vetta alla classifi ca, 6.5 per Cunico nella vittoria 2-3 a Rimini mentre Specchia ha visto la vittoria dalla panchina. Ex spallini protagonisti nella vitto-ria del Verona 2-0 a Potenza: i gol portano la fi rma di Berrettoni (voto 6.5) e Selva (6.5). Doppietta, voto 7.5 e vittoria per Temelin in Reggiana - Cosen-za 5-2. Voto 5.5 per Fonjock (Ravenna) a Cava dei Tirreni in Cavese-Ravenna 1-0. In Seconda Divisione, 7 con rete per Moro (Spezia) in Carpenedolo-Spezia 1-1; l’allenatore Discepoli (Pro Belvedere) si prende un sei in Samboniface-se-Pro Belvedere 2-2 mentre Bisso non va oltre il 5.5 con il suo Legnano nella partita pareggiata in casa 2-2 con l’Alto Adige. Passando al girone B, 5.5 per Rivaldo (Gubbio) in campo tutti i 90 minuti nel-la sconfi tta per 1-2 contro la capolista Lucchese. E sempre nella stessa partita 6.5 per Chadi sulla sponda toscana. 90 minuti in panchina per Giorgi (Giacomense) nell’incontro vinto al Paolo Mazza 2-1 contro la Carrarese. Una ventina di minuti di gioco per La Grotteria (Bassano) nello 0-0 a Sacile: non giudicata la prova del Gaucho. Infi ne nel girone C ex-biancazzurri contro nell’anticipo del sabato tra Cisco Roma e Igea. Voto 7 e rete per Franchini (Cisco) che ha sbloccato il risultato (match fi nito poi 2-0) mentre voto 5.5 per Agostinelli nell’Igea uscito al 32’ del secondo tempo. Tutto a gonfi e vele per Nordi nel Gela che guida la classifi ca: vittoria 0-1 in trasferta a Vico Equense e voto 6. Buona do-menica anche per l’altro ex portiere biancazzurro Careri che con il suo Melfi ha battuto 2-0 il Mono-poli: voto 6.

C’ERA UNA VOLTA L’EX

Moro e Franchiniattaccanti a segnodi Andrea Tebaldi

compagno a Vicenza e lì ha la sua fami-glia. E’ una città bellissima, piacevole e a misura d’uomo. Mi è piaciuta veramente tanto. Per quanto riguarda questo primo scorcio di campionato direi che la Spal fa tanti punti in trasferta e pochi in casa e noi l’esatto contrario, tanti punti davan-ti al nostro pubblico e pochi fuori: visto che si gioca a Ferrara dobbiamo assolu-tamente provare a invertire questa ten-denza. Stiamo crescendo domenica dopo domenica, abbiamo recuperato Regonesi che vi assicuro essere un giocatore stra-ordinario per la categoria. Ha un piede “atomico”, ora è rientrato anche Baccin e ci siamo praticamente tutti, insomma mi sento di dire che siamo in via di guarigio-ne. Abbiamo le carte in regola per riapri-re un ciclo”.

Page 22: Lo Spallino n.4

22 LA TRASFERTA Giulianova

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E’ Leonardo Bitetto l’uomo del miraco-lo Giulianova: barese, mezzo secolo di vita superato da qualche mese, il mister degli abruzzesi, alla terza stagione sulla panchina dei giallorossi, ritrova la prima divisione dopo tre stagioni (l’ultima volta a Manfredonia) e trecento gare trascorse a viaggiare per i campi più diffi cili che il professionismo possa mettere di fronte: da Trani a Molfetta, da Castrovillari a Manfredonia passando per Andria, Ca-tanzaro, Frosinone e Monopoli prima di accettare la sfi da dei giuliesi culminata con una straordinaria cavalcata nel cam-pionato appena trascorso e conclusasi con una Prima Divisione che a Giuliano-va mancava dal 2007. Obbiettivi? Cresce-re giorno dopo giorno cercando di fare del buon calcio (le squadre di Bitetto non sono solo belle da vedere ma dannata-mente ciniche e concrete) regalando alla piazza una salvezza senza troppi patemi. L’estate ha visto gli addii del trequartista Lisi, dell’attaccante Improta, del portiere

IL GIULIANOVAdello stratega Bitetto

E’ l’allenatorel’uomo che ha creatoil miracolo in AbruzzoDopo tre stagioni il tecnicopunta a diventareanche la sorpresadella Prima Divisionein attesa di qualche propostaimportantePer arrivarci oltre ai risultatil’ex centrocampista del Barimette in mostrail suo calcio bello, cinicoe soprattutto concreto

di Diego Stocchi Carnevali

Mancini e del terzino Ogliari e un ringio-vanimento importante della rosa: interes-santi gli arrivi del centrocampista Carrat-ta, italo-belga, ex Blackpool, del terzino sinistro Migliore dal Mons (serie A bel-ga), del portiere Dazzi, dell’esterno Car-bonaro (scuola Palermo) e dell’attaccan-te Campagnacci (dal Perugia un passato già in Abruzzo) così come determinanti sono state le conferme del terzino Sosi, del centrale francese Vinetot (sopranno-minato il “Thuram” della C) e dell’ester-no scuola Roma Pucello (tra i protagoni-sti della promozione). Età media che non supera i ventitré anni, 4-3-3 agile con gli esterni pronti a ripiegare in fase di co-pertura e a ripartire quando la manovra lo richiede. Una squadra scorbutica ma atipica rispetto alle altre squadre del sud: Bitetto punta molto al possesso palla e non disdegna il bel gioco. E’ già la rivela-zione del torneo. E siamo solo all’inizio. Per il resto segnatevi il nome dell’allena-tore, farà strada davvero.

Page 23: Lo Spallino n.4

23LA TRASFERTAGiulianova

PORTIERI

Buono, Dazzi, Fabiano, Gasparri

DIFENSORI

Donato, Garaffoni, Gridelli, Lieti, Migliori, Sosi, Verreschi, Vinetot

CENTROCAMPISTI

Accardo, Amato, Carratta, Croce, Del Grande, Dezi, Mariani, Panetta, Proietti,

Pucello, Rinaldi

ATTACCANTI

Campagnacci, Carbonaro, Giansante, Iachini, Melchiorri, Sheezao

LA ROSA

ACQUISTI

P. Carbonaro (c, Palermo, Pr)Gasparri (p, Parma, Pr)

Campagnacci (a, Perugia)Proietti (d, Tor di Quinto)

Carratta (c, Blackpool)Melchiorri (a, Poggibonsi)Dazzi (p, Sambenedettese)

Donato (d, Pavia)Sosi (d, Ascoli, Rs)

Pucello (c, Roma, Rs)

CESSIONI

Galabinov (a, Bologna, Fp)D’Antoni (a, Juventus, Fp)

Mancini (p, Sv)D’Aniello (c, Sv)

Ogliari (d, Sv)Lisi (c, Monopoli)

Ciminà (d, Monopoli)U. Improta (a, V. Lanciano)

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IL CAMMINO DEL GIULIANOVA

1A GIORNATAGIULIANOVA-POTENZA 1-0

(Croce)

2A GIORNATAFOGGIA-GIULIANOVA 1-1

(Melchiorri)

3A GIORNATAGIULIANOVA-COSENZA 1-2

(Carbonaro)

4A GIORNATAREAL MARCIANISE-GIULIANOVA 1-2

(Migliori e Campagnacci rig.)

5A GIORNATAGIULIANOVA-PESCARA 1-1

(Garaffoni)

6A GIORNATAPORTOGRUARO-GIULIANOVA 2-0

7A GIORNATAGIULIANOVA-LANCIANO 2-2

(Melchiorri e Carratta rig.)

Page 24: Lo Spallino n.4

24 LA DOMENICA NEL PALLONE qui Paolo Mazza

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SPAL-RIMINI, 12 ottobre 2009LE PROBABILI FORMAZIONI

1CA

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7D’ANTONI

2CATACCHINI

4CARDINALE

5LEBRAN

10DOCENTE

11TULLI

8FRARA

3REGONESI

6VITIELLO

9LONGOBARDI

Allenatore: DOLCETTI. A disp.: Ioime, Ghetti, Quinta-valla, Cazzamalli (Schiavon), Laurenti (Rossi), Braca-letti, Valtulina.

Allenatore: MELOTTI. A disp.: Tornaghi, Rinaldi, Tem-perino, Christensen, Giacomini, Di Piazza, Matteini.

DIFFIDATIMigliorini (Spal), Zamboni (Spal), Lebran (Rimini)

CLASSIFICA MARCATORI3 reti: Marchi (Portogruaro), Bocalon (Portogruaro), Stefani (1 rig. Reggiana), Corona (1 rig. Taranto), Tede-sco (Marcianise). 2 reti: Altinier (Portogruaro), Arma (Spal ora al Torino), Artistico (Pescara), Concas (Ter-nana), Innocenti (Taranto), Olivi (Pescara), Polani (Po-tenza), P. Rossi (1 rig. Reggiana), Temelin (Reggiana), Tulli (1 rig. Rimini), Cunico (Portogruaro), Lacheheb (Ternana), Ceccarelli (Verona), Packer (Ravenna), No-viello (Ternana), Berrettoni (Verona), Selva (Verona), Melchiorri (Giulianova).

PORTOGRUARO 18PESCARA 15HELLAS VERONA 15TERNANA 15REGGIANA 11TARANTO 11RAVENNA 9GIULIANOVA 9PESCINA 8

SPAL 8CAVESE 7FOGGIA 7COSENZA 7RIMINI 7VIRTUS LANCIANO 7MARCIANISE 6POTENZA 5ANDRIA 4

CLASSIFICA

8ª GIORNATA11-12 OTTOBRE 2009

COSENZA - FOGGIA PORTOGRUARO - PESCARA RAVENNA - REGGIANA LANCIANO - POTENZA MARCIANISE - CAVESE SPAL - RIMINI (lunedì 12) TARANTO - GIULIANOVA TERNANA - PESCINA VDG VERONA - ANDRIA

PROSSIMO TURNO18 OTTOBRE 2009

ANDRIA - PORTOGRUARO CAVESE - TERNANA FOGGIA - TARANTO GIULIANOVA - SPAL PESCARA - RAVENNA PESCINA VDG - LANCIANO POTENZA - COSENZA REGGIANA - VERONA RIMINI - MARCIANISE

Associazione di VolontariatoAssociazione di Volontariato

Via Carducci 11/m - FERRARAVia Carducci 11/m - FERRARATel. 348.5844814 - [email protected]. 348.5844814 - [email protected]

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