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L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile Rapporto ASviS 2018

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L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile

Rapporto ASviS 2018

L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile

Rapporto ASviS 2018

Questo Rapporto è stato realizzato - sotto la supervisione del Portavoce Enrico Giovannini - grazie al contributo degli esperti impegnati nelleorganizzazioni aderenti all’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, organizzati in gruppi di lavoro tematici. In particolare, si ringraziano:

• i coordinatori dei gruppi di lavoro: Gemma Arpaia, Cesare Avenia, Fabrizio Barca, Aura Bertoni, Valentino Bobbio, GianfrancoBologna, Gianni Bottalico, Roberto Cerroni, Gian Paolo Cesaretti, Sara Cirone, Gianni Di Cesare, Gennaro Di Genova, Luigi Di Marco,Paolo Dieci, Paola Dubini, Viviana Egidi, Toni Federico, Giovanni Fini, Giordana Francia, Andrea Gavosto, Filomena Maggino, MarcellaMallen, Marina Migliorato, Stefano Molina, Luciano Monti, Adolfo Morrone, Rosanna Oliva De Conciliis, Marisa Parmigiani, LucaRaffaele, Angelo Riccaboni, Eleonora Rizzuto, Filippo Salone, Laura Savoia, Antonio Sfameli, Silvia Stilli, Walter Vitali.

• i referenti del Segretariato ASviS per i gruppi di lavoro: Martina Alemanno, Flavia Belladonna, Claudia Caputi, Davide Ciferri,Giuliana Coccia, Carla Collicelli, Antonino Costantino, Giulia D’Agata, Riccardo Della Valle, Luigi Ferrata, Stefano Furlan, FadiHassan, Giulio Lo Iacono, Giulio Marcon, Flavio Natale, Patricia Navarra, Federico Olivieri, Ottavia Ortolani, Lucilla Persichetti,Donato Speroni, Andrea Stefani, Flavia Terribile.

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), Via Farini 17, 00185 Roma, www.asvis.itPresidente: Pierluigi StefaniniPortavoce: Enrico GiovanniniResponsabile della comunicazione: Claudia CaputiResponsabile della redazione web: Donato SperoniResponsabile delle relazioni con gli stakeholder: Giulio Lo IaconoResponsabile della segreteria: Martina Alemanno

Aderenti all’ASviS (al 7 settembre 2018)Accademia dei Georgofili di Firenze, Acquisti & Sostenibilità non-profit, ActionAid Italia, Adiconsum, Agenzia di Ricerche e Legislazione (AREL), AIAF AssociazioneItaliana per l’Analisi Finanziaria, AIESEC Italia, Alleanza contro la Povertà in Italia, Alleanza per il Clima Italia onlus, Amref Health Africa - Italia, ANCC-COOPAssociazione Nazionale Cooperative Consumatori, Anima per il sociale nei valori d’impresa, Animaimpresa, Arci, ARCO lab (Action Research for CO-development),Associazione Civita, Associazione Coordinamento Agende 21 Locali Italiane, Associazione Diplomatici, Associazione ETIClab, Associazione Europea Sostenibilitàe Servizi Finanziari (Assosef), Associazione Isnet, Associazione Italiana Biblioteche (AIB), Associazione Italiana delle Fondazioni ed Enti della Filantropia Istitu-zionale (Assifero), Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo (AIDOS), Associazione Italiana Formatori e Operatori della Sicurezza sul Lavoro (AIFOS), AssociazioneItaliana per gli Studi sulla Qualità della Vita (AIQUAV), Associazione Italiana per il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa (AICCRE), Associazione Italianaper la direzione del personale (AIDP), Associazione Italiana per la promozione della Cultura della Cooperazione e del Nonprofit (AICCON), Associazione Italianaper lo Sviluppo dell’Economia Circolare (AISEC), Associazione Italiana Turismo Responsabile (AITR), Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI), AssociazioneNazionale Direttori Mercati all’Ingrosso (ANDMI), Associazione Nazionale Riccardo Lombardi, Associazione OIS - Osservatorio Internazionale per la Salute, As-sociazione organizzazioni Italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (AOI), Associazione per gli Studi Internazionali e Comparati Sul Diritto del Lavoroe Sulle Relazioni Industriali (ADAPT), Associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori (ADOC), Associazione professionale Italiana Ambiente e Sicu-rezza (AIAS), Associazione Professionale Italiana dei Consulenti di Management (APCO), Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani (ACLI), Assolavoro - AssociazioneNazionale delle Agenzie per il Lavoro, ASTER S. Cons. p. A., Automated Mapping/Facilities Management/Geographic Information Systems AM/FM GIS Italia,Aziende Modenesi per la Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI), Azione Cattolica, Biblioteca del Bilancio Sociale, CasaClima Network, CBM Italia Onlus, Centerfor Economic Development and Social Change (CED), Centro di Cultura per lo sviluppo del territorio “G. Lazzati”, Centro di ricerca ASK Bocconi, CentroNazionale per il Volontariato (CNV), Centro per la Salute Globale dell’Istituto Superiore di Sanità, Centro Sportivo Italiano, Centro Studi ed iniziative Culturali“Pio La Torre”, Cesvi Fondazione Onlus, Cittadinanzattiva, Club Alpino Italiano (CAI), Club dell’Economia, CMCC - Centro Euro Mediterraneo sui CambiamentiClimatici, Comitato italiano per il Contratto Mondiale sull’acqua - Onlus, Comitato Italiano per l’UNICEF - Onlus, Confcommercio - Imprese per l’Italia, Confe-derazione Cooperative Italiane (Confcooperative), Confederazione Generale dell’Agricoltura Italiana - Confagricoltura, Confederazione Generale Italiana delLavoro (CGIL), Confederazione Italiana Agricoltori (CIA), Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori (CISL), Confederazione Nazionale dell’Artigianato e dellaPiccola e Media Impresa (CNA), Conferenza delle Regioni, Confesercenti Nazionale, Confimprese Italia - Confederazione Sindacale Datoriale delle Micro, Piccolee Medie Imprese, Confindustria - Confederazione Generale dell’Industria Italiana, Consiglio Italiano del Movimento Europeo (CIME), Consorzio Italiano Compo-statori (CIC), Consorzio universitario per l’Ingegneria nelle Assicurazioni - Politecnico di Milano (CINEAS), Consumers’ Forum, Coordinamento Italiano NGO In-ternazionali (CINI), CSR Manager Network, CSVnet, Earth Day Italia, Ecofriends, Enel Foundation, Equo Garantito - Assemblea Generale Italiana del CommercioEquo e Solidale, FAI Fondo Ambiente Italiano, Fairtrade Italia, Federazione Banche Assicurazioni e Finanza, Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap(FISH onlus), Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario (FOCSIV), Federdistribuzione, Federturismo Confindustria (Federazione Nazionaledell’Industria dei Viaggi e del Turismo di Confindustria), FIABA, Fondazione Accademia di Comunicazione, Fondazione Aem - Gruppo A2A, Fondazione Astridper l’Analisi, gli Studi e le Ricerche sulla Riforma delle Istituzioni Democratiche e sulla innovazione nelle amministrazioni pubbliche, Fondazione Aurelio Peccei,Fondazione Azione contro la Fame Italia Onlus, Fondazione Banco Alimentare Onlus, Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition (Fondazione BCFN), Fon-dazione Bruno Kessler, Fondazione Bruno Visentini, Fondazione Cariplo, Fondazione Centro per un Futuro Sostenibile, Fondazione Circolo Fratelli Rosselli, Fon-dazione con il Sud, Fondazione Curella, Fondazione dell’Ospedale Pediatrico Anna Meyer-Onlus, Fondazione Dynamo, Fondazione Ecosistemi, Fondazione ENIEnrico Mattei, Fondazione Ermanno Gorrieri, Fondazione FITS! - Fondazione per l’innovazione del terzo settore, Fondazione Fitzcarraldo, Fondazione ForTeS- Scuola di Alta Formazione per il Terzo Settore, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Fondazione Giovanni Agnelli, Fondazione Giovanni Lorenzini, FondazioneGiuseppe Di Vittorio, Fondazione Giuseppe e Pericle Lavazza Onlus, Fondazione Gramsci Emilia Romagna, Fondazione Gramsci Onlus, Fondazione GruppoCredito Valtellinese, Fondazione Italiana Accenture, Fondazione l’Albero della Vita, Fondazione Lars Magnus Ericsson, Fondazione Lelio e Lisli Basso - Onlus,Fondazione MAXXI, Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio (Feduf), Fondazione per la cittadinanza attiva (FONDACA), Fondazione per la Col-laborazione tra i Popoli, Fondazione per lo sviluppo sostenibile (SUSDEF), Fondazione Pirelli, Fondazione Pistoletto - Città dell’arte, Fondazione Pubblicità Pro-gresso, Fondazione Simone Cesaretti, Fondazione Sodalitas, Fondazione Sorella Natura, Fondazione Sotto i Venti, Fondazione Terre des Hommes Italia Onlus,Fondazione Triulza, Fondazione Unipolis, Fondazione Universitaria CEIS - Economia Tor Vergata, Fondo Provinciale Milanese per la Cooperazione Internazionale,Forum Italiano per la Sicurezza Urbana (FISU), Forum Nazionale del Terzo Settore, Forum per la Finanza Sostenibile, FSC ITALIA - Associazione Italiana per laGestione Forestale Responsabile, Futuridea, Global Thinking Foundation , Green Building Council Italia (GBC), Gruppo di studio per la ricerca scientifica sul Bi-lancio Sociale (GBS), Happy Ageing - Alleanza per l’invecchiamento attivo, Human Foundation, Impronta Etica, INDIRE Istituto Nazionale di Documentazione,Innovazione e Ricerca Educativa, Intercultura Onlus, International Links and Services for Local Economic Development Agencies (ILS LEDA), ISTAO IstitutoAdriano Olivetti di Studi per la Gestione dell’Economia e delle Aziende, Istituto Affari Internazionali (IAI), Istituto di Ricerche Economico Sociali del Piemonte(IRES Piemonte), Istituto Europeo di Ricerca sull’Impresa Cooperativa e Sociale (Euricse), Istituto Internazionale Jacques Maritain, Istituto Italiano di Tecnologia(IIT), Istituto Luigi Sturzo, Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte Liguria e Valle d’Aosta, Italia Decide, Italia Nostra Onlus, Italian Institute for theFuture, Kyoto Club, Lega Nazionale delle Cooperative e Mutue (Legacoop), Legambiente, Libera, Link 2007 - Cooperazione in rete, Mani Tese, Museo delleScienze di Trento (MuSE), Nuova Economia per Tutti (NeXt), Opera Barolo di Torino, Oxfam Italia, Pari o Dispare, Pentapolis Onlus, Percorsi di secondo welfare,Plan International Italia, Planet Life Economy Foundation - Onlus (PLEF), PriorItalia, Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile (RUS), Rete per la Parità- associazione di promozione sociale, Roma Capitale, Save the Children Italia, Senior Italia FederAnziani, Società Geografica Italiana Onlus, SOS Villaggi deiBambini Onlus, Sport Senza Frontiere Onlus, Stati Generali dell’Innovazione, Svi.Med. Centro Euromediterraneo per lo Sviluppo sostenibile Onlus, Symbola -Fondazione per le Qualità Italiane, The Natural Step, The Solomon R. Guggenheim Foundation - Collezione Peggy Guggenheim, UniCredit Foundations, Union-camere, Unione Italiana del Lavoro (UIL), Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", Università di Bologna, Università di Siena, Università Suor Orsola Benincasadi Napoli, Urban@it - Centro nazionale di studi per le politiche urbane, Utilitalia - Federazione delle imprese energetiche idriche ambientali, Venice InternationalUniversity (VIU), Volontariato Internazionale per lo Sviluppo (VIS), WeWorld, World Food Programme Italia (WFP), WWF Italia.

L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile

Indice

Introduzione 5

Executive summary 6

1. L’impegno della comunità internazionale per attuarel’Agenda 2030 91.1 Le iniziative globali 10

Box > L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile 11

1.2 L’High-level Political Forum 2018 delle Nazioni Unite 13 Box > Il rapporto ONU per l’High-level Political Forum 2018 14

1.3 Gli impegni europei per lo sviluppo sostenibile 171.3.1 La situazione dell’Unione europea rispetto agli SDGs 171.3.2 Le iniziative delle Istituzioni europee 211.3.3 Le iniziative della società civile 23

2. La difficile transizione italiana verso una legislatura perlo sviluppo sostenibile 252.1 Le iniziative del Governo e delle amministrazioni pubbliche 26

2.2 L’impegno della società civile 28

2.3 Le attività dell’ASviS 29 Box > Il corso e-learning sull’Agenda 2030 34 Box > La Summer School ASviS sullo sviluppo sostenibile 35

2.4 La posizione dell’Italia rispetto agli SDGs 37

2.5 L’evoluzione della legislazione per i diversi Goal 41 Box > La finanza sostenibile 56

3. I territori e le politiche di sviluppo sostenibile 653.1 “Territorializzare” gli SDGs 66

3.2 Posizionamento e dinamiche delle regioni italiane rispetto agli Obiettivi di sviluppo sostenibile 67

3.3 La condizione delle città e l’Agenda urbana per lo sviluppo sostenibile 110 Box > La condizione delle città italiane rispetto agli SDGs 113

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Rapporto ASviS 2018

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4. Le proposte dell’ASviS 1154.1 Azioni politiche “trasversali” e “sistemiche” 116

4.2 Scegliere lo sviluppo sostenibile come modello per il futuro dell’Italia 121 Box > I meccanismi di funzionamento di un sistema pienamente integrato 122

4.3 Politiche per accelerare la transizione a uno sviluppo sostenibile 123 Box > Il decalogo ASviS sulla salute 130

5. Appendice: Goal e Target 139

L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile

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Introduzione

Nelle prossime settimane l’Italia, con la prossima Legge di Bilancio, assumerà importanti decisioni sul pro-prio futuro, anche alla luce delle priorità indicate dalla nuova maggioranza di Governo. Da esse dipende-ranno, almeno in parte, l’intensità e le caratteristiche della crescita economica, la maggiore o minoreuguaglianza tra i diversi gruppi sociali all’interno dell’attuale generazione e tra le generazioni, l’orienta-mento degli investimenti infrastrutturali, le caratteristiche del sistema fiscale. Analogamente, nei prossimimesi l’Unione europea sarà chiamata, attraverso le elezioni del Parlamento e la successiva nomina deimembri della Commissione, a scegliere quale strada prendere per il proprio futuro, non solo in termini diassetti istituzionali, ma anche di allocazione del Bilancio 2021-2027 tra le diverse priorità. Infine, anche alivello globale sembrano scontrarsi diverse visioni sulle modalità con le quali risolvere i problemi economici,ambientali e sociali (si pensi alle migrazioni) da cui dipende il futuro del mondo, con divisioni significativetra chi privilegia un approccio multilaterale alle questioni e chi insiste nella ricerca di accordi bilaterali a“geometria variabile” a seconda della questione in discussione.

È in questo contesto, molto complesso, che si colloca la presentazione del Rapporto 2018 dell’Alleanza Ita-liana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), nel quale si analizza in modo integrato e originale il percorso del-l’Italia (e da quest’anno, dei suoi diversi territori) nell’attuazione dell’Agenda 2030 dell’ONU, sottoscrittada 193 Paesi il 25 settembre 2015, e si avanzano proposte concrete per migliorare le performance econo-miche, sociali e ambientali del nostro Paese e per ridurre le forti disuguaglianze che lo attraversano. Per ilterzo anno, l’ASviS mostra, sulla base di solidi dati statistici, la distanza dell’Italia rispetto ai 17 ambiziosiObiettivi di sviluppo sostenibile e ai 169 Target che li rendono estremamente concreti per la vita della po-polazione, ma anche i passi compiuti negli ultimi dodici mesi in termini di interventi legislativi e ammini-strativi.

Il Rapporto illustra anche la straordinaria crescita, nella società italiana, dell’attenzione ai temi dello svi-luppo sostenibile, come testimoniato dal crescente numero di aderenti all’ASviS (attualmente 225, 50 inpiù rispetto a un anno fa), di eventi e iniziative organizzate sul territorio nazionale, del crescente numerodi corsi universitari e di approfondimenti didattici nelle scuole, del successo del secondo Festival italianodello sviluppo sostenibile. L’ASviS, che rappresenta un unicum nel panorama internazionale, ormai lavoraa fianco di un numero elevato di istituzioni, imprese, università e centri di ricerca, enti locali, organizzazionidella società civile che hanno scelto l’Agenda 2030 come quadro di riferimento per la trasformazione del-l’Italia, dell’Europa, del mondo.

Il messaggio chiave che emerge dal Rapporto è, allo stesso tempo, di preoccupazione e speranza. Preoccu-pazione per i ritardi accumulati dalla politica in questi tre anni nella scelta a favore dello sviluppo soste-nibile come prospettiva comune e capace di affrontare in modo integrato i tanti problemi del Paese.Speranza perché tanti soggetti economici e sociali, oltre che tantissimi individui, hanno compiuto una taletransizione, cambiando i modelli di business, di produzione, di consumo, di comportamento, con evidentibenefici, anche economici.

Il Rapporto ASviS costituisce un prodotto unico nel suo genere, anche a livello internazionale, frutto dellaprofessionalità delle centinaia di esperti che lavorano nei gruppi di lavoro dell’Alleanza. Nell’esprimere unsentito ringraziamento a Enrico Giovannini e a tutti quanti hanno contribuito alla redazione del Rapporto2018, offriamo questo documento alla politica e alla società italiana, convinti che possa essere una fontedi ispirazione per la definizione di politiche innovative, che consentano all’Italia di essere nel gruppo deiPaesi più virtuosi nell’adempiere l’impegno sancito dall’Agenda 2030.

Pierluigi Stefanini, Presidente dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile

Rapporto ASviS 2018

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Executive summary

Non ci siamo. Guardando ai dati disponibili e alle azioni concrete assunte negli ultimi tre anni, comincia adiventare evidente che difficilmente il mondo, l’Europa e l’Italia rispetteranno gli impegni presi solenne-mente il 25 settembre del 2015, con la firma dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Nonostante ilmiglioramento che si osserva in tanti indicatori globali relativi a tematiche economiche e sociali, e le azioniintraprese nella giusta direzione da parte di moltissimi Paesi, di migliaia di imprese e città, non si è ancoradeterminata quella discontinuità culturale e di scelte strategiche necessaria per raggiungere, entro il 2030,i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs nell’acronimo inglese) sui qualitutti i leader del mondo si sono impegnati. E ciò non è solo dovuto al fatto che al 2030 mancano soltanto12 anni: infatti, accanto a significativi avanzamenti, ad esempio sul piano degli investimenti nelle energierinnovabili o della lotta all’uso indiscriminato della plastica, si osservano preoccupanti inversioni di ten-denza su temi come la fame e l’insicurezza alimentare, le disuguaglianze, la qualità degli ecosistemi, pernon parlare dei danni crescenti dovuti ai cambiamenti climatici e dell’aumento dei flussi migratori dovutiagli eventi atmosferici estremi causati da questi ultimi e dai tanti conflitti in atto in molte aree del mondo.

Non ci siamo neanche in Europa. Nonostante il fatto che l’Unione europea sia l’area del mondo più avanzatain termini di benessere socio-economico-ambientale come declinato nell’Agenda 2030, dove vigono le regolepiù stringenti per la tutela dell’ambiente e dei lavoratori, e dove lo Stato di diritto sia maggiormente tu-telato, un quarto della popolazione è a rischio di povertà ed esclusione sociale, le disuguaglianze non ac-cennano a ridursi e la disoccupazione e la sottoccupazione sono molto diffuse, soprattutto in alcuni Paesi.Come dimostrano gli indicatori sintetici originali elaborati dall’ASviS, il progresso verso gli SDGs è troppolento e in alcuni casi assente. D’altra parte, le Istituzioni europee non hanno ancora indicato in concretole modalità con cui intendono assumere l’Agenda 2030 come quadro di riferimento di tutte le politiche,tema sul quale, nonostante le tante resistenze e obiezioni, la Commissione europea dovrebbe formulareuna proposta entro la fine dell’anno.

E non ci siamo in Italia, dove i ritardi della politica sono particolarmente pronunciati, pur in presenza di unasignificativa mobilitazione del mondo delle imprese, delle istituzioni culturali ed educative, e della societàcivile. Gli indicatori elaborati dall’ASviS, sia a livello nazionale sia (per la prima volta) per le diverse regioni,confermano la condizione di non sostenibilità del nostro Paese da tutti i punti di vista, economico, sociale,ambientale e istituzionale. Anche laddove si riscontrano evidenti miglioramenti, siamo molto lontani dagliObiettivi, mentre in altri casi le tendenze osservate vanno nella direzione sbagliata, senza parlare delle for-tissime disuguaglianze tra generi, gruppi sociali e territori. In particolare, secondo gli ultimi dati disponibilil’Italia mostra segni di miglioramento in otto aree: alimentazione e agricoltura sostenibile, salute, educazione,uguaglianza di genere, innovazione, modelli sostenibili di produzione e di consumo, lotta al cambiamento cli-matico, cooperazione internazionale. Per cinque aree, invece, la situazione peggiora sensibilmente: povertà,condizione economica e occupazionale, disuguaglianze, condizioni delle città ed ecosistema terrestre, mentreper le restanti quattro (acqua e strutture igienico-sanitarie, sistema energetico, condizione dei mari e qualitàdella governance, pace, giustizia e istituzioni solide) la condizione appare sostanzialmente invariata.

Di contro, si rileva un crescente interesse della società italiana per il tema dello sviluppo sostenibile, te-stimoniato dalle prese di posizione di importanti soggetti economici e sociali, dallo sviluppo di programmieducativi nelle scuole e nelle università, dal numero di iniziative finalizzate a coinvolgere imprese, comunitàlocali e persone singole sulle diverse questioni dell’Agenda 2030. L’edizione 2018 del Festival dello svilupposostenibile, con più di 700 eventi organizzati in tutta Italia dal 22 maggio al 7 giugno, è stato un grandesuccesso e ha contribuito in maniera significativa, come molte altre iniziative intraprese dall’Alleanza, apromuovere questo cambiamento.

La rassegna delle politiche adottate negli ultimi dodici mesi descrive importanti avanzamenti, come l’in-troduzione del Reddito di Inclusione per ridurre la povertà, ma anche ritardi e occasioni sprecate, comenel caso della mancata approvazione, entro la fine della scorsa legislatura, dei provvedimenti in tema diriduzione del consumo del suolo, diritto all’acqua, commercio equo, o della mancata emanazione dei prov-vedimenti di attuazione di importanti norme, come quelle riguardanti la riforma del Terzo Settore e la fi-nanza etica e sostenibile. Ma ciò che continua a mancare è una visione integrata delle politiche per

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costruire, in modo esplicito, un futuro dell’Italia equo e sostenibile. La contesa elettorale e il confrontotra le forze politiche che ha poi portato alla formazione del Governo non si sono svolti intorno a programmichiari e orientati in modo esplicito allo sviluppo sostenibile. Anche la discussione sulla prossima Legge diBilancio sembra incentrata su un’impostazione che non sembra cogliere le enormi opportunità, anche eco-nomiche, offerte dalla transizione allo sviluppo sostenibile (si pensi al tema dell’economia circolare).

Se gli sforzi dell’ASviS, prima e dopo la competizione elettorale, per coinvolgere le forze politiche sui temidell’Agenda 2030 hanno prodotto un aumento dell’attenzione a questi temi e l’assunzione di impegni, sonomancate azioni concrete capaci di segnare quel cambio di passo indispensabile che potrebbe consentire al-l’Italia di recuperare il terreno perduto e allinearsi alle migliori pratiche internazionali. Di conseguenza,per ciò che concerne le azioni “di sistema”, l’ASviS ribadisce l’urgenza di:

• avviare il dibattito parlamentare per introdurre lo sviluppo sostenibile tra i principi fondamentali dellanostra Costituzione;

• dare attuazione alla Direttiva firmata il 16 marzo scorso dal Presidente del Consiglio e costituire pressola Presidenza del Consiglio dei Ministri, la “Commissione nazionale per lo sviluppo sostenibile”;

• accompagnare la presentazione della prossima Legge di Bilancio con un rapporto sull’impatto atteso di que-st’ultima sui 12 indicatori di Benessere Equo e Sostenibile (BES) entrati nella programmazione finanziaria;

• trasformare il “Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica” (CIPE) in “Comitato In-terministeriale per lo Sviluppo Sostenibile”;

• adottare un’Agenda urbana nazionale basata sugli SDGs, che si proponga come l’articolazione urbanadella Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile;

• istituire, presso la Presidenza del Consiglio, un organismo permanente per la concertazione con la societàcivile delle politiche a favore della parità di genere;

• predisporre “linee guida” per le amministrazioni pubbliche affinché esse applichino standard ambientalie organizzativi che contribuiscano al raggiungimento degli SDGs;

• intervenire con la Legge di Bilancio o con altro strumento normativo agile per assicurare il conseguimentodei 22 Target che devono essere raggiunti entro il 2020;

• allargare alle imprese di media dimensione l’obbligo di rendicontazione non finanziaria, strumento ormaiindispensabile per accedere al crescente flusso di investimenti attivati dalla “finanza sostenibile”.

Come nelle edizioni precedenti del Rapporto, l’ultimo Capitolo illustra le azioni da intraprendere adottando unavisione moderna e integrata dello sviluppo sostenibile, secondo sette “circuiti”: cambiamento climatico ed ener-gia; povertà e disuguaglianze; economia circolare, innovazione e lavoro; capitale umano, salute ed educazione;capitale naturale e qualità dell’ambiente; città, infrastrutture e capitale sociale; cooperazione internazionale.Si tratta di proposte concrete, alcune delle quali (consumo di suolo, diritto all’acqua, tutela degli ecosistemi,ecc.) sono volte a recuperare il lavoro svolto dal precedente Parlamento, e quindi sono realizzabili in tempi brevi.

Il fattore tempo è cruciale, così come la scelta culturale per lo sviluppo sostenibile che la politica, al di làdelle diverse opinioni su temi specifici, deve proporre al Paese. Una tale scelta si porrebbe come guidaanche per gli investimenti e i consumi dei privati, elemento vitale per modificare i modelli attuali di pro-duzione e di consumo, con positivi effetti economici, sociali e ambientali.

L’ASviS continuerà a contribuire alla trasformazione del nostro Paese e dell’Unione europea, rafforzando il proprioimpegno a favore dello sviluppo sostenibile e la collaborazione con gli altri soggetti della società civile italianaed europea. La diffusione degli indicatori per le regioni e le città rappresenta un contributo importante per coin-volgere le amministrazioni regionali e comunali e spingerle ad assumere strategie e azioni concrete per l’attua-zione dell’Agenda 2030. L’Alleanza, con la sua diffusa rete di aderenti e associati, è a disposizione anche delleamministrazioni territoriali per rendere il loro impegno per lo sviluppo sostenibile efficace e ben coordinato.

Enrico Giovannini, Portavoce dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile

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GlossarioACP - Africa, Caraibi, PacificoAEEGSI - Autorità per l’Energia Elettrica, il Gas e i Servizi IdriciAgID - Agenzia per l’Italia DigitaleAICS - Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo AIESEC - Association Internationale des Étudiants en SciencesÉconomiques et CommercialesANAC - Autorità Nazionale Anti-CorruzioneANCI - Associazione Nazionale Comuni ItalianiANPAL - Agenzia Nazionale Politiche Attive LavoroAPI - Application Programming Interface APS - Assistenza pubblica allo sviluppoAREU - Azienda Regionale Emergenza UrgenzaASL1 - Alternanza Scuola LavoroASL2 - Azienda Sanitaria LocaleASST - Aziende Socio Sanitarie TerritorialiATO - Ambito Territoriali OttimaliATS - Agenzia di Tutela della SaluteBEI - Banca Europea per gli InvestimentiBES - Benessere Equo e SostenibileBSE - Buono Stato EcologicoCAM - Criteri Ambientali MinimiCATI - Computer-Assisted Telephone InterviewingCBD - Convenzione sulla Biodiversità CDP - Cassa Depositi e PrestitiCEDAW - Convenzione sull’Eliminazione di ogni forma diDiscriminazione nei confronti delle DonneCEE - Comunità Economica EuropeaCESE - Comitato Economico Sociale EuropeoCFL - Consumo Finale LordoCGIL - Confederazione Generale Italiana del LavoroCIAE - Comitato Interministeriale per gli Affari EuropeiCICS - Comitato Interministeriale per la Cooperazione allo SviluppoCIPE - Comitato Interministeriale per la Programmazione EconomicaCIPU - Comitato Interministeriale per le Politiche UrbaneCMA - Conferenza tra gli Stati che hanno aderito agli Accordi di Parigi elo hanno ratificatoCNCS - Consiglio Nazionale per la Cooperazione allo SviluppoCNES - Comitato Nazionale per l’Educazione alla SostenibilitàCNIU - Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCOCONSOB - Commissione Nazionale per le Società e la BorsaCOP 23 - 23esima Conferenza delle Parti dell’Accordo di ParigiCREA - Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’EconomiaAgrariaCRUI - Conferenza dei Rettori delle Università ItalianeDEF - Documento di Economia e FinanzaDPCM - Decreto del Presidente del Consiglio dei MinistriECOSOC - Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni UniteEFSD - Fondo europeo per lo Sviluppo SostenibileEFSI - Fondo Europeo per gli Investimenti StrategiciEIGE - Istituto Europeo per l’Uguaglianza di GenereEIP - External Investment PlanEIR - Environmental Implementation Review PackageENEA - Agenzia Nazionale per le Nuove tecnologia, l’Energia e loSviluppo economico sostenibileESDN - European Sustainable Development NetworkESDW - European Sustainable Development WeekESG - Environmental, Social, GovernanceETS - Emission Trading SchemeFAO - Food and Agriculture Organization FEEM - Fondazione ENI Enrico MatteiFER - Fonti Energetiche Rinnovabili GCSD - Government Council on Sustainable DevelopmentGDPR - General Data Protection Regulation GHG - Greenhouse Gases - Gas serraGPI - Global Peace Index GRI - Global Reporting InitiativeHLPF - High-level Political ForumINDIRE - Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e RicercaEducativa IPCC - Intergovernmental Panel on Climate ChangeIRCCS - Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico

ISEE - Indicatore della Situazione Economica EquivalenteISMEA - Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo AlimentareISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca AmbientaleISRE - Indicatore della Situazione Reddituale Equivalente ISS - Istituto Superiore di SanitàIstat - Istituto Nazionale di StatisticaITS - Sistemi Intelligenti di TrasportoJRC - Joint Research CenterLEA - Livelli Essenziali di AssistenzaLDCs - Least Developed Countries (Paesi meno sviluppati)MAECI - Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione InternazionaleMAI - Mediterranean Adequacy IndexMATTM - Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del MareMCNT - Malattie Croniche Non TrasmissibiliMDGs - Millennium Development Goals - Obiettivi di sviluppo del millennioMFF - Multiannual Financial FrameworkMISE - Ministero dello Sviluppo EconomicoMIUR - Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca NAFTA - North American Free Trade AgreementNEET - Not in Education, Employment, or Training - Persone nonimpegnate nello studio né nel lavoro né nella formazioneOCSE - Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo EconomicoODA - Official Development AssistanceOMC - Organizzazione Mondiale del CommercioOMS - Organizzazione Mondiale della SanitàONU - Organizzazione delle Nazioni UnitePA - Pubblica AmministrazionePAC - Politica Agricola ComunePAESC - Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il ClimaPIE - Piano europeo per gli Investimenti EsterniPIL - Prodotto Interno LordoPNACC - Piano Nazionale per l’Adattamento ai Cambiamenti ClimaticiPNR - Programma Nazionale di RiformaPOAS - Piani di Organizzazione Aziendale StrategiciPON - Programma Operativo NazionalePUMS - Piano Urbano della Mobilità SostenibilePwC - PricewaterhouseCoopersQFP - Quadro finanziario pluriennaleReI - Reddito d’InclusioneRPJMN - Rencana Pembangunan Jangka Menengah Nasional(Indonesiano: Piano di Sviluppo Nazionale di Metà Mandato)RUS - Rete delle Università per lo Sviluppo SostenibileSAD - Sussidi Ambientali DannosiSAF - Sussidi Ambientali FavorevoliSAU - Superficie agricola utilizzata SDGs - Sustainable Development Goals - Obiettivi di sviluppo sostenibileSDSN - Sustainable Development Solutions NetworkSEAN - Strategia Energetica Climatica e AmbientaleSEN - Strategia Energetica NazionaleSIA - Sostegno all’Inclusione AttivaSIC - Siti d’Interesse ComunitarioSNA - Scuola Nazionale di AmministrazioneSNAC - Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti ClimaticiSNAI - Strategia Nazionale per le Aree InterneSNSvS - Strategia Nazionale per lo Sviluppo SostenibileSRI - Socially Responsible InvestmentsSTEM - Science Technology Engineering and MathematicsSVIMEZ - Associazione per lo Sviluppo Industriale del MezzogiornoTCRFD - Task Force on “Climate Related Financial Disclosures” UE - Unione europeaUNFCCC - United Nations Framework Convention on Climate ChangeUNHCR - United Nations High Commissioner for RefugeesUNWTO - United Nations World Tourism Organization - OrganizzazioneMondiale del Turismo delle Nazioni UniteUPI - Unione delle Province d’ItaliaVIA - Valutazione d’Impatto AmbientaleVIS - Valutazione d’Impatto SanitarioVNR - Voluntary National ReviewWEF - World Economic ForumWFE - World Federation of ExchangesWMG - Women’s Major GroupWWF - World Wildlife Fund

L’impegno della comunità internazionale per attuare l’Agenda 2030

1.

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1.1 Le iniziative globali

Nel corso del 2017 e nella prima metà del 2018,l’impegno globale per l’attuazione dell’Agenda2030 per lo sviluppo sostenibile, approvata dalleNazioni Unite nel settembre del 2015, ha regi-strato un crescente numero di iniziative. Oltrealla mobilitazione di tutti i Paesi in occasionedell’High-level Political Forum (tenutosi a luglio2018), il coinvolgimento del settore pubblico eprivato, della società civile e degli altri stakehol-der per pianificare e realizzare iniziative utili alraggiungimento degli Obiettivi di sviluppo soste-nibile (SDGs - Sustainable Development Goals) èstato particolarmente intenso.

Il susseguirsi di numerosi incontri a livello inter-nazionale, la pubblicazione di studi e ricerche,l’affermarsi di nuovi standard di rendicontazionee il diffondersi di iniziative di formazione e sensi-bilizzazione hanno contribuito a riaffermare l’im-portanza dell’Agenda 2030 come nuovo paradigmadi sviluppo globale, anche attraverso la forma-zione di inedite partnership tra diverse categoriedi stakeholder e un’accentuata visibilità media-tica per gli SDGs. L’impatto dell’Agenda 2030sull’opinione pubblica è stato analizzato da unostudio della Brookings Institution che ha confron-tato l’attenzione dei principali quotidiani interna-zionali verso gli SDGs, in rapporto alle notiziededicate agli Obiettivi di sviluppo del millennio(MDGs), che riguardavano il periodo 2000-2015.Oggi la copertura mediatica degli SDGs apparenettamente più intensa, segno del crescente in-teresse del grande pubblico per le tematiche le-gate alla sostenibilità. Investitori, aziende,stakeholder pubblici e privati, tendono sempre piùa informarsi sugli SDGs per tenerne conto nelleloro strategie di investimento.

Un’importante conferma dell’attenzione del set-tore privato per gli SDGs viene dall’adozione deinuovi standard di valutazione dei risultati elabo-rati dalla Global Reporting Initiative (GRI), che so-stituiscono definitivamente le linee guida G4, inuso dal 2000. La transizione dalle linee guida G4

ai Sustainability Reporting Standards (GRI Stan-dards), che includono gli SDGs, consentirebbe atutte le aziende del mondo, a prescindere dalledimensioni e dal settore, di calcolare e monito-rare l’impatto economico, sociale e ambientalesugli stakeholder (comunità locali, dipendenti,ambiente).

Questa linea di tendenza è stata confermata dallostudio redatto da KPMG “The road ahead”, cheanalizza le pratiche di rendicontazione di sosteni-bilità e responsabilità d’impresa di 4.900 aziendein 49 Paesi. Secondo la ricerca, le imprese che co-municano informazioni di carattere non finanzia-rio nelle proprie relazioni annuali sono in aumentoe gli SDGs, a soli due anni dalla loro adozione,sono sempre più citati. Secondo KPMG, nei pros-simi anni il ruolo degli SDGs nel reporting azien-dale crescerà ulteriormente.

Analoghi segnali vengono dal mondo della finanza.La World Federation of Exchanges (WFE), l’asso-ciazione internazionale di categoria che raggruppatutte le borse valori, ha emanato un aggiorna-mento delle linee guida ESG (Environmental, So-cial, Governance) del 2015 sulla base degli ultimiprogressi registrati in merito alla finanza sosteni-bile, affinché la sostenibilità diventi un requisitoper la quotazione in Borsa. La nuova tabella dimarcia è stata redatta alla luce degli SDGs, delleraccomandazioni della Task Force on “Climate Re-lated Financial Disclosures” (TCRFD) e dei feed-back degli investitori, oltre alle esperienzeconcrete di finanza sostenibile degli ultimi anni.La guida aggiornata individua 30 parametri di ri-ferimento, come l’intensità delle emissioni, la mi-tigazione del rischio climatico, la parità salarialedi genere, i diritti umani, l’etica, l’anti-corru-zione e le pratiche di divulgazione e tiene contosoprattutto della trasparenza.

Per ciò che concerne le scelte politiche, secondoil rapporto “SDG Index and Dashboards Report”,pubblicato nel luglio scorso dalla Fondazione Ber-telsmann e dal Sustainable Development SolutionsNetwork (SDSN), la maggior parte dei Paesi delG20 ha avviato l’attuazione degli SDGs, ma per-

1. L’impegno della comunità internazionale per attuare l’Agenda 2030

mangono importanti lacune, dovute anche almodo in cui gli Obiettivi sono accolti dalla leader-ship politica e tradotti in meccanismi istituzionali.Ad esempio, mentre alcuni Paesi hanno istituitounità di coordinamento dedicate, strategie e pianid’azione per raggiungere gli SDGs, altri Paesi sonoin ritardo.

Le contraddizioni tra programmi e azioni si riflet-tono anche nei dati disponibili. Nel 2017 abbiamo

usato la natura 1,7 volte più velocemente diquanto gli ecosistemi possano rigenerarsi: in altritermini, abbiamo consumato l’anno scorso 1,7pianeti. L’ultimo anno di equilibrio è stato il 1969,da allora la situazione è andata peggiorando. Ri-spetto al 2016, le risorse naturali consumate nel2018 sono lievemente aumentate, anticipandol’Earth Overshoot Day, ovvero la data che ideal-mente rappresenta la “bancarotta” naturale, di

1. L’impegno della comunità internazionale per attuare l’Agenda 2030

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L’AGENDA 2030 PER LO SVILUPPO SOSTENIBILEIl 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile ei relativi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs nell’acronimo in-glese), articolati in 169 Target da raggiungere entro il 2030 (riportati nell’Appendice).

In tale storica occasione, è stato espresso un chiaro giudizio sull’insostenibilità dell’attuale modellodi sviluppo, non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale. In questo modo,ed è questo il carattere fortemente innovativo dell’Agenda 2030, viene definitivamente superata l’ideache la sostenibilità sia unicamente una questione ambientale e si afferma una visione integrata dellediverse dimensioni dello sviluppo.

Tutti i Paesi sono chiamati a contribuire allo sforzo di portare il mondo su un sentiero sostenibile,senza più distinzione tra Paesi sviluppati, emergenti e in via di sviluppo, anche se evidentemente leproblematiche possono essere diverse a seconda del livello di sviluppo conseguito. Ciò vuol dire cheogni Paese deve impegnarsi a definire una propria strategia di sviluppo sostenibile che consenta diraggiungere gli SDGs, rendicontando sui risultati conseguiti all’interno di un processo coordinato dal-l’ONU. Ovviamente, data la sua ampiezza e il suo carattere “trasformativo”, l’attuazione dell’Agenda2030 richiede un forte coinvolgimento di tutte le componenti della società, dalle imprese al settorepubblico, dalla società civile alle istituzioni filantropiche, dalle università e centri di ricerca agli ope-ratori dell’informazione e della cultura.

Il processo di cambiamento del modello di sviluppo viene monitorato attraverso un complesso sistemabasato su 17 Obiettivi, 169 Target e oltre 240 indicatori. È rispetto a tali parametri che ciascun Paeseviene valutato periodicamente in sede ONU, attraverso l’attività dell’High-level Political Forum (HLPF)e dalle opinioni pubbliche nazionali e internazionali.

SCONFIGGERELA POVERTÀ

ACQUA PULITA E SERVIZIIGIENICO-SANITARI

PARITÀ DI GENEREISTRUZIONEDI QUALITÀ

SALUTE E BENESSERE

SCONFIGGERE LA FAME

ENERGIA PULITA E ACCESSIBILE

CONSUMO E PRODUZIONERESPONSABILI

CITTÀ E COMUNITÀSOSTENIBILI

RIDURRE LEDISUGUAGLIANZE

IMPRESE,INNOVAZIONE EINFRASTRUTTURE

LAVORO DIGNITOSO E CRESCITA ECONOMICA

LOTTA CONTROIL CAMBIAMENTOCLIMATICO

PARTNERSHIPPER GLI OBIETTIVI

PACE, GIUSTIZIA E ISTITUZIONI SOLIDE

VITASULLA TERRA

VITASOTT’ACQUA

ben sette giorni, dall’8 agosto al 2 agosto, cioè insette mesi esatti è stato consumato quanto laTerra è in grado di fornire in un anno.

Un quadro allarmante, del quale si è parlato allaCOP 23 di Bonn dello scorso novembre, presiedutadalle Isole Fiji, dove 30mila persone si sono riuniteper discutere l’azione contro i cambiamenti cli-matici. In quella sede i governi hanno preso deci-sioni chiave, tra cui il lancio del “TalanoaDialogue”, una piattaforma dedicata alle popola-zioni indigene e alle comunità locali dove potercondividere impatti e soluzioni per la lotta al cam-biamento climatico, e l’accordo sull’agricoltura,per affrontare i cambiamenti climatici e la sicu-rezza alimentare, anche in vista della prossimaCOP 24 di dicembre 2018 in Polonia.

Anche lo scenario che emerge dal rapporto “Agri-cultural Outlook”, curato dalla Food and Agricul-ture Organization (FAO) e dall’Organizzazione perla Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE),non è incoraggiante. Accanto ai rischi tradizionaliche possono minacciare i mercati agricoli, infatti,la FAO e l’OCSE sottolineano l’aumento del livellodi incertezza in riferimento alle politiche di com-mercio agricolo. Episodi recenti come il bloccodelle importazioni di prodotti alimentari prove-nienti dall’UE da parte della Russia in rispostadelle sanzioni adottate in seguito alla crisi inUcraina, la rinegoziazione degli accordi commer-ciali del NAFTA (North American Free Trade Agree-ment) e l’impatto ancora sconosciuto della Brexitsui flussi commerciali di alcuni generi alimentaricome carne e latticini aumentano l’instabilità delsettore agricolo mondiale e la possibilità di ricorsial protezionismo. Considerato il ruolo cruciale delcommercio agricolo nell’assicurare la sicurezzaalimentare globale, le due organizzazioni racco-mandano al mondo di favorire la distensione dellepolitiche commerciali e l’apertura dei mercati.Appello ancora di più importante dopo le recentiiniziative di reintroduzione dei dazi da parte degliStati Uniti.

A marzo 2018 l’intergovernmental Science/Po-licy Platform on Biodiversity and Ecosystem Ser-vices (IPBES), l’organismo di riferimento globalein materia di biodiversità e di servizi ecosiste-mici che raggruppa 129 Stati, ha approvato unRapporto sul degrado del suolo, nel quale di-chiara che:

• il degrado dei suoli esercita un impatto nega-tivo sul benessere di almeno 3,2 miliardi dipersone;

• attualmente meno del 25% della superficiedelle terre emerse è sfuggita a un sostanzialeimpatto delle attività umane;

• si stima che al 2050 questa superficie scenderàa meno del 10%.

In queste condizioni diventa sempre più difficilesoddisfare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Nel2019 l’IPBES produrrà il Global Biodiversity Asses-sment, un documento fondamentale per compren-dere al meglio lo stato attuale della biodiversità.

In occasione del suo 50° anniversario, il Club diRoma, associazione fondata da Aurelio Pecceinell’aprile del 1968, che nel 1972 scosse il mondocon il famoso rapporto “I limiti dello sviluppo”, haCapitalism, Short-termism, Population and the De-struction of the Planet” sul tema della crisi glo-bale a livello economico, sociale e ambientale acausa dell’insostenibilità del corrente modello disviluppo. Per modificare l’attuale situazione ilClub di Roma propone un “nuovo illuminismo”,che dovrebbe portare a un rinnovato equilibrio traumanità e natura, tra breve e lungo periodo, trainteressi pubblici e privati. In questa trasforma-zione il ruolo della scienza, e di una scienza in-terdisciplinare, può essere fondamentale. Non acaso uno degli esempi più interessanti di partner-ship innovativa viene proprio dal mondo dellascienza. Infatti, è nato a Parigi l’InternationalScience Council, la nuova organizzazione mon-diale della scienza, che, operando la fusione del-l’International Council of Scientific Unions edell’International Social Science Council, uniscescienze naturali e sociali in base a un accordo cheha coinvolto più di 140 accademie delle scienze econsigli nazionali delle ricerche.

È inoltre significativo che, nel giugno 2017, le Ac-cademie delle scienze dei Paesi del G7, dopo illoro incontro tenuto a Roma per iniziativa dell’Ac-cademia dei Lincei, abbiano consegnato ai governidei G7 un documento congiunto su “La nuova cre-scita economica: il ruolo di scienza, tecnologia,innovazione, infrastrutture” che fa esplicito rife-rimento all’Obiettivo 9 dell’Agenda 2030 comepunto di riferimento essenziale per le politichedei governi in questo campo.

Rapporto ASviS 2018

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1.2 L’High-level Political Forum2018 delle Nazioni UniteSi è tenuto a New York, nel mese di luglio, l’High-level Political Forum (HLPF) 2018 sullo svilupposostenibile, che quest’anno ha affrontato il temadella trasformazione verso società sostenibili e re-silienti. Nel corso delle dieci giornate è stato ana-lizzato, in particolare, il progresso nelraggiungimento degli Obiettivi 6 (Acqua pulita eservizi igienico-sanitari), 7 (Energia pulita e ac-cessibile), 11 (Città e comunità sostenibili), 12(Produzione e consumo responsabili), 15 (Vitasulla terra) e 17 (Partnership per gli Obiettivi).

Il Forum, che si tiene ogni anno sotto gli auspicidel Consiglio Economico e Sociale delle NazioniUnite (ECOSOC) e ogni quattro sotto gli auspici del-l’Assemblea generale per coordinare la rete dicontrollo e revisione per l’implementazione degliSDGs, ha messo in rilievo una forte mobilitazioneper l’Agenda 2030 a livello globale, ma ha ancherimarcato che per raggiungerne gli Obiettivi è ne-cessario accelerare il passo fin da subito. Comeevidenziato dal Rapporto sugli SDGs diffuso dal-l’ONU in preparazione del Forum (vedi box dedi-cato), infatti, sempre più persone nel mondoconducono stili di vita migliori rispetto a dieci annifa, ma cambiamenti climatici, conflitti, disugua-glianze, povertà cronica, insicurezza alimentare erapida urbanizzazione stanno ostacolando l’impe-gno di molti Paesi. Lo stesso quadro emerge dalleVoluntary National Review (VNR) sullo stato di im-plementazione dell’Agenda 2030 presentatequest’anno da 46 Paesi, tra cui Grecia, Spagna, Po-lonia, Romania e Ungheria. Accanto ad alcune bestpractice - quali la costituzione di comitati inter-ministeriali sugli SDGs, l’implementazione del-l’Agenda a livello locale, l’aumento deipartenariati e la crescente mobilitazione di uni-versità, società civile e settore privato - la maggiorparte delle VNR mette in luce una serie di sfide eostacoli al raggiungimento degli Obiettivi: dallanecessità di rafforzare la capacità statistica degliorgani di monitoraggio e valutazione alla difficilegestione delle conseguenze di incrementi demo-grafici e invecchiamento della popolazione, dal bi-sogno di aumentare il tasso di occupazione didonne e giovani all’esigenza che questi ultimi ac-quisiscano competenze e conoscenze adatte almercato del lavoro. Si evidenzia, inoltre, la neces-sità di potenziare la mitigazione dei cambiamenticlimatici e la resilienza del sistema economico, ilbisogno di maggiori investimenti pubblici e privati

nella ricerca e nell’innovazione, e una migliore ge-stione dell’impatto dei disastri naturali.

Il documento riepilogativo dei messaggi emersidalle VNR segnala tra le priorità il rafforzamentodei sistemi statistici nazionali, la definizione distrategie e meccanismi innovativi per finanziaregli SDGs, l’impegno per una maggiore coerenzadelle politiche (evitando - come è successo in pas-sato - risultati parziali o solo “di testimonianza”)e per assicurare un migliore coordinamento tra di-versi livelli di governo. Tutto questo dovrà avve-nire, sottolinea l’ONU, senza dimenticare chi è amaggiore rischio di esclusione sociale, povertà odiscriminazione, come le donne, gli anziani, i mi-granti e le persone con disabilità.

Proprio a tale proposito vanno citati alcuni rap-porti elaborati nei mesi scorsi, i quali confermanol’esistenza di situazioni inaccettabili dal punto divista sociale. Il primo presenta il “Global SlaveryIndex”, redatto dalla Walk Free Foundation, dalquale emerge come, a livello globale, nel 2016siano 40,3 milioni, di cui il 70% donne, gli individuida considerare veri e propri schiavi. Sebbene siaerroneamente ritenuto un fenomeno quasi debel-lato, il problema della schiavitù è ancora moltodiffuso nel mondo. Quando si parla di “schiavitùmoderna” si fa riferimento a una serie di condi-zioni identificate nel lavoro e nel matrimonio for-zato (o servitù sessuale), nella tratta di esseriumani, nella schiavitù per debito. In sostanza, sitratta di attività di sfruttamento dove la personacoinvolta non può rifiutare o abbandonare la suaposizione a causa di minacce, violenza, coerci-zione, inganno e/o abuso di potere. Secondo ilRapporto, 25 milioni di schiavi moderni sono co-stretti a svolgere un lavoro forzato, mentre oltreun terzo del totale, cioè 15 milioni, entrano nellaschiavitù per matrimonio forzato, fenomeno checoinvolge soprattutto donne e ragazze, che più sitrovano in una situazione economica difficile e piùhanno probabilità di essere sottomesse.

Il secondo tema riguarda le crescenti disugua-glianze. Il Rapporto OXFAM 2018 “Reward Work, notWealth” afferma che le disuguaglianze sono in au-mento in tutto il mondo e che tra il 2006 e il 2015la ricchezza dei “miliardari” (a marzo 2017, 2.043persone che possedevano una ricchezza netta su-periore a un miliardo di dollari) è cresciuta del 13%.Nel corso del 2017 l’1% della popolazione più riccaha beneficiato dell’82% dell’incremento della ric-chezza netta, mentre al 50% meno abbiente non èarrivato neppure un centesimo di tale aumento.

1. L’impegno della comunità internazionale per attuare l’Agenda 2030

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Rapporto ASviS 2018

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IL RAPPORTO ONU PER L’HIGH-LEVEL POLITICAL FORUM 2018A 12 anni dalla scadenza degli SDGs, c’è ancora molta strada da fare. Nonostante gli enormi progressicompiuti in molti settori dell’Agenda 2030, in alcune aree non saranno raggiunti i Target fissati. Serveun cambiamento radicale nella presa di responsabilità e nella capacità di iniziativa delle istituzioninazionali - attraverso una efficace partnership tra governi e stakeholder - e internazionali, nelle poli-tiche economiche e nel modo di fare impresa. Questo è, in estrema sintesi, il messaggio del Rapporto2018 dedicato agli Obiettivi di sviluppo sostenibile diffuso dalle Nazioni Unite. Un Rapporto in chiaro-scuro dove ad alcuni ottimi risultati, si alternano situazioni ancora drammatiche, mentre ad aggiungerenuove sfide ci sono i conflitti, i cambiamenti climatici e le crescenti disuguaglianze.

1. Sconfiggere la povertà. Secondo le ultime stime, l’11% della popolazione mondiale (circa 780 milionidi persone) vive al di sotto della soglia di povertà, ma negli ultimi vent’anni la percentuale di lavoratoriche vivono con le loro famiglie con meno di 1,90 dollari a persona al giorno è passata dal 26,9% del2000 al 9,2% nel 2017. Proprio il 2017 è stato però uno degli anni peggiori per le perdite economichecausate (oltre 300 miliardi di dollari) dai disastri ambientali.

2. Sconfiggere la fame. Dopo un periodo di declino, la fame è tornata ad aumentare a causa di siccità,conflitti e disastri legati ai cambiamenti climatici. Cresce la percentuale di persone sottonutrite nelmondo, passando da 777 a 815 milioni di persone tra il 2015 e il 2016 (dal 10,6% all’11%), e il numerodi bambini sotto i 5 anni sottopeso. In calo sono gli aiuti all’agricoltura nei Paesi in via di sviluppo, chepassano dal 20% degli aiuti totali negli anni ‘80 al 6% nel 2016.

3. Salute e benessere. Sempre più persone vivono una vita più sana rispetto a dieci anni fa, troppemuoiono prematuramente. Nonostante il tasso di mortalità materna sia diminuito del 37% tra il 2000 eil 2015, ben 303mila donne sono morte nel 2015 a causa delle complicazioni del parto. Diminuisce glo-balmente l’incidenza dell’HIV, della tubercolosi e dell’epatite B, ma aumentano i casi di malaria, dai210 milioni del 2013 ai 216 milioni nel 2016: di questo passo, difficilmente si riuscirà a debellarla entroil 2030. Le malattie cardiovascolari, il cancro, il diabete e le malattie respiratorie croniche hanno cau-sato 32 milioni di morti nel 2016, l’inquinamento atmosferico 7 milioni di decessi.

4. Istruzione di qualità. Pur registrando un aumento del tasso di partecipazione nell’istruzione prima-ria, più della metà dei bambini e adolescenti in tutto il mondo non soddisfa gli standard minimi di com-petenza in lettura e matematica. Permangono profonde disparità nell’istruzione, determinate dalgenere e dai contesti territoriali. Soprattutto nei Paesi in via di sviluppo è necessario investire nelleinfrastrutture scolastiche: nel 2016 solo il 34% delle scuole primarie nei Paesi meno sviluppati disponevadi elettricità e meno del 40% era dotato di lavandini.

5. Parità di genere. Nonostante una loro riduzione nel tempo, le discriminazioni continuano a privarele donne dei loro diritti di base e di molte opportunità. Sono 650 milioni le ragazze sotto i 18 anni co-strette a sposarsi durante l’adolescenza, anche se si registra un costante declino di questa pratica,così come per le mutilazioni genitali femminili, mentre una ricerca condotta su 56 Paesi ha rilevatoche il 20% delle ragazze tra i 15 e i 19 anni ha subito violenza fisica o psicologica dal proprio partner.

6. Acqua pulita e servizi igienico-sanitari. Ancora troppe persone non hanno accesso a risorse idrichesicure: la scarsità dell’acqua è un problema in molti Paesi dell’Africa settentrionale e dell’Asia, doveil livello di stress idrico è superiore al 70%. Nel 2015 solo il 27% dei Paesi meno sviluppati disponeva diservizi idrici di base.

7. Energia pulita e accessibile. Tra il 2000 e il 2016 la percentuale di popolazione con accesso all’elet-tricità è passata dal 78% all’87%. Nello stesso periodo, nei Paesi in via di sviluppo, la percentuale dipersone con accesso all’energia è più che raddoppiata, ma tre miliardi di persone cucinano ancora uti-lizzando combustibili inquinanti. Ancora oggi un miliardo di persone vive senza corrente elettrica ed èaumentata, anche se di poco, la quota di energie rinnovabili (dal 17,3% al 17,5%).

8. Lavoro dignitoso e crescita economica. A livello globale cresce la produttività del lavoro e dimi-nuisce, di poco, la disoccupazione (dal 5,9% del 2009 al 5,6% del 2017). Ma la disoccupazione giovanileè al 13% e il 61% dei lavori è precario. La diseguaglianza di genere è rilevante: gli uomini guadagnanomediamente il 12,5% in più rispetto alle donne. Nel 2016 il PIL globale è cresciuto del 1,3% (+1,7% nel

1. L’impegno della comunità internazionale per attuare l’Agenda 2030

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periodo 2010-2016), ma nei Paesi meno sviluppati il ritmo di aumento è crollato dal 5,7% del periodo2005-2009 al 2,3% del periodo 2010-2016.

9. Imprese, innovazione e infrastrutture. Crescono le imprese dei settori ad alta e media tecnologia,che rappresentano il 44,7% del valore totale della produzione. Grazie alla rapida crescita della produ-zione in Asia, aumenta la quota del manifatturiero nel PIL globale, ma nel periodo 2000-2015 è dimi-nuito del 19% l’utilizzo del carbone nelle industrie. Segno positivo si rileva anche per la banda larga diterza generazione (3G) che raggiunge l’84% della popolazione globale.

10. Ridurre le disuguaglianze. Sforzi sono stati fatti in alcuni Paesi per ridurre le disparità di reddito,eliminare i dazi per le esportazioni dai Paesi meno sviluppati e aumentare i trasferimenti ai LDCs (LeastDeveloped Countries). Nel periodo 2000-2016 il reddito del 40% più povero della popolazione degli LDCsè cresciuto più velocemente rispetto a quello medio.

11. Città e comunità sostenibili. Molte città stanno affrontando la delicata sfida di garantire infra-strutture adeguate alle necessità di una popolazione urbana crescente, governando l’impatto ambien-tale. Tra il 2000 e il 2014 la percentuale della popolazione urbana che vive in baraccopoli è diminuitadal 28,4% al 22,8%. Nel 2016 il 91% della popolazione urbana mondiale respirava aria non conforme airequisiti minimi di qualità imposti dall’OMS. L’inquinamento dell’aria ha causato 4,2 milioni di decessi.

12. Consumo e produzione responsabili. Coniugare crescita economica e utilizzo razionale delle ri-sorse è una delle sfide più complesse che l’umanità deve affrontare. Entro quest’anno 108 Paesi intro-durranno politiche nazionali relative al consumo e alle produzioni sostenibili. Secondo il RapportoKPMG, il 93% delle 250 più grandi società al mondo rendiconta le performance di sostenbilità.

13. Lotta contro il cambiamento climatico. Il 2017 è stato uno degli anni più caldi mai registrati e latemperatura media nel quinquennio 2013-2017 è stata la più alta di sempre. Rispetto ai 175 Paesi chehanno ratificato l’Accordo di Parigi, 168 hanno comunicato alle Nazioni Unite i primi contributi nazionaliutili a contrastare i cambiamenti climatici.

14. Vita sott’acqua. La quota globale delle risorse ittiche in condizioni di sostenibilità biologica è di-minuita dal 90% nel 1974 al 69% nel 2013 e l’acidità marina è aumentata del 26%. A causa dell’inqui-namento e dell’eutrofizzazione le acque costiere si deteriorano: senza sforzi concreti entro il 2050l’eutrofizzazione costiera aumenterà del 20%. A gennaio 2018, la percentuale delle acque marine tu-telato da aree protette risulta essere del 16%, mentre la protezione delle aree essenziali per la tuteladella biodiversità al loro interno è passata dal 30% nel 2000 al 44% nel 2018.

15. Vita sulla Terra. In questi anni la protezione delle foreste è cresciuta e il tasso della loro scomparsasi è ridotto del 25% rispetto al 2000-2005: nonostante ciò, circa un quinto della superficie terrestre co-perta da vegetazione registra un calo vistoso della produttività, minacciando il sostentamento di oltreun miliardo di persone. La deforestazione è una delle cause principali dell’aumento delle specie a ri-schio - come segnalato dal Red List Index - segno allarmante che mammiferi, uccelli, anfibi, coralli ealtre specie sono in declino.

16. Pace, giustizia e istituzioni solide. Molte regioni del mondo continuano a soffrire a causa delleguerre e di altre forme di violenza. Tra il 2005 e il 2017 quasi l’80% dei bambini di età compresa tra 1 e14 anni è stato sottoposto a una qualche forma di aggressione fisica o psicologica. Tra il 2012 e il 2014sono stati individuati numerosi flussi di traffico di persone, soprattutto donne e bambini, per sfrutta-mento sessuale o lavoro forzato. La percentuale di detenuti incarcerati senza essere condannati (31%)è rimasta invariata negli ultimi 10 anni. Nel 2015 più di mille tra difensori dei diritti umani, giornalistie sindacalisti sono stati uccisi mentre svolgevano il loro lavoro. Come dato positivo, si può citare ilfatto che ad oggi oltre la metà dei Paesi ha istituito una struttura nazionale dedicata ai diritti umani.

17. Partnership per gli Obiettivi. Nel 2017 gli aiuti pubblici verso i Paesi in via di sviluppo (OfficialDevelopment Assistance, ODA) sono ammontati a 146,6 miliardi di dollari (con un decremento dello0,6% rispetto al 2016): essi equivalgono allo 0,31% del prodotto nazionale lordo dei Paesi donatori,mentre sono rimasti invariati dal 2010 (circa 20 miliardi di dollari) gli aiuti specifici per il capacitybuilding e le politiche di programmazione nazionale. Dopo un lungo periodo di crescita, la quota delleesportazioni da parte dei Paesi meno sviluppati è diminuita allo 0,9% del 2016 (1,1% nel 2013).

La crescita della ricchezza dei “miliardari” negliultimi 12 mesi precedenti il Rapporto - secondoOXFAM - è ammontato a 762 miliardi di dollari,una cifra pari a sette volte il complesso delle ri-sorse necessarie per far uscire dallo stato di po-vertà estrema 789 milioni di persone. Riguardo iPaesi più sviluppati, il Rapporto 2018 dell’OCSE“The Role and Design of net wealth taxes” ricordache negli ultimi 30 anni la disuguaglianza di red-dito è aumentata nella maggioranza dei PaesiOCSE e propone di aprire una riflessione sui pro ei contro della tassazione patrimoniale come unadelle possibili risposte a tali tendenze.

Infine, il recente rapporto dell’United NationsHigh Commissioner for Refugees (UNHCR) mostra,per il quinto anno consecutivo, l’aumento dellemigrazioni su scala globale. A fine 2017, sono 68,5milioni (tre milioni in più rispetto al 2016) le per-sone che hanno lo status di rifugiati e sfollati perfenomeni legati a guerre, conflitti sociali, episodidi violenza, persecuzioni e violazione dei dirittiumani. I rifugiati, cioè le persone in fuga dal pro-prio Paese per sfuggire a conflitti e persecuzione,sono più di un terzo del totale (25,4 milioni), datoin aumento rispetto al 2016 di 2,9 milioni, la va-riazione più ampia rispetto alle altre categorie dimigranti, e 3,1 milioni sono i richiedenti asilo.Sono 40 milioni, infine, gli sfollati che hanno do-vuto cercare un nuovo posto dove vivere all’in-terno degli stessi confini nazionali.

Da segnalare anche la crescita assai consistentedei cosiddetti “rifugiati ambientali”, 28 milioni dipersone che, per le conseguenze dei cambiamenticlimatici, sono costrette a muoversi a causa delladifficoltà di accesso alle risorse primarie comecibo e acqua e dei processi di desertificazione divasti territori, non solo in Africa.

Infine, va segnalato che guerre e conflitti armatinon sono in diminuzione. In base ai dati forniti dalRapporto dello Stockholm International Peace Re-search Institute del 2018 erano 49 i conflitti nel-l’anno precedente, tra cui due tra Stati e gli altri47 all’interno degli Stati. Lo stesso Rapporto ri-corda anche che le spese militari nel mondo sonoarrivate a 1.739 miliardi di dollari, con un au-mento dell’1,1% rispetto al 2016, mentre tra il2013 e il 2017 sono aumentati del 10% (rispetto alquinquennio precedente) i trasferimenti di sistemid’arma, prevalentemente verso Paesi che non ri-spettano il diritto internazionale riguardante i di-ritti umani o che sono in situazioni di conflittointerno. Il 60% dell’export di armi proviene da cin-

que Paesi membri della NATO: Stati Uniti, Francia,Gran Bretagna, Germania e Italia. Anche il GlobalPeace Index (GPI) del 2018, riferito a 163 Paesi,mostra come il livello di global peacefulness siadiminuito dello 0,27%, con miglioramenti dellapace e della sicurezza in 71 Paesi e peggioramentiin 92 Paesi.

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1.3 Gli impegni europei per losviluppo sostenibile

1.3.1 La situazione dell’Unioneeuropea rispetto agli SDGsA novembre 2017 Eurostat ha presentato un rap-porto sugli SDGs in Europa “Sustainable Develop-ment in the European Union: Overview of progresstowards the SDGs in an EU context” con l’obiet-tivo di analizzare la situazione dell’Europa ri-spetto a ogni singolo Goal. Secondo l’Eurostat, iprogressi maggiori relativi agli ultimi cinque annisi segnalano per i Goal 3 (Salute e benessere), 7(Energia pulita e accessibile), 11 (Città e comunitàsostenibili), 12 (Consumo e produzione responsa-bili), 15 (Vita sulla terra). I progressi appaiono piùlimitati per i Goal 4 (Istruzione di qualità), 17(Partnership per gli Obiettivi), 9 (Imprese, inno-vazione e infrastrutture), 5 (Parità di genere), 8(Lavoro dignitoso e crescita economica), 1 (Scon-figgere la povertà), 2 (Sconfiggere la fame), 10(Ridurre le disuguaglianze). Per alcuni Goal, in-vece, non viene proposta una valutazione com-plessiva a causa di dati insufficienti (6 - Acquapulita e servizi igienico-sanitari, 13 - Lotta controil cambiamento climatico, 14 - Vita sott’acqua, 16- Pace, giustizia e istituzioni solide).

A luglio 2018, l’ASviS ha presentato nuovi indica-tori compositi per misurare la dinamica del-l’Unione europea e dei singoli Paesi rispetto agliSDGs. Si tratta di un complesso lavoro di analisi,condotto a partire dai dati elementari pubblicatidall’Eurostat, che consente di valutare in modoagevole progressi e regressi e di confrontare leperformance relative dei singoli Paesi rispetto allamedia dell’Unione.

Sulla base di questi indicatori, l’Unione europea,l’area del mondo più avanzata rispetto agli Obiet-tivi di sviluppo sostenibile, mostra segni di miglio-ramento rispetto al 2010 per nove Obiettivi su 17,per due la situazione peggiora sensibilmente,mentre per quattro la situazione appare sostan-zialmente invariata (per i Goal 6 e 14 non è statopossibile creare un indicatore composito a causadella mancanza di dati)1. In particolare, tra il 2010e il 2016 la situazione migliora significativamenteper i seguenti Obiettivi:

• Obiettivo 3 (Assicurare la salute e il benessereper tutti e per tutte le età), il cui indicatorecomposito mostra una tendenza positiva spie-

gata dall’aumento della speranza di vita edall’ampia diminuzione della quota della popo-lazione che vive in zone a elevata rumorosità edel numero di morti per incidenti stradali.

• Obiettivo 4 (Fornire un’istruzione di qualità,equa e inclusiva, e opportunità di apprendi-mento per tutti), per il quale l’indicatore com-posito mostra una tendenza sempre crescentenel periodo osservato, trainata dall’aumentodella quota della popolazione con un’educa-zione terziaria e dalla contemporanea ridu-zione del tasso di uscita precoce dal sistemascolastico. La tendenza positiva caratterizzasostanzialmente tutti i Paesi dell’Unione euro-pea, seppur con diversa intensità.

• Obiettivo 5 (Raggiungere l’uguaglianza di ge-nere e l’empowerment di tutte le donne e leragazze). Anche in questo caso l’indicatoremostra una tendenza sempre crescente nel pe-riodo 2010-2017, grazie all’aumento dellequote di donne che siedono nei parlamenti enei governi nazionali e di quelle che svolgonofunzioni di senior manager. Tuttavia, sussistonodifferenze tra i vari Stati.

• Obiettivo 7 (Assicurare a tutti l’accesso a si-stemi di energia economici, affidabili, sosteni-bili e moderni), Obiettivo 12 (Garantiremodelli sostenibili di produzione e di consumo)e Obiettivo 13 (Adottare misure urgenti percombattere il cambiamento climatico e le sueconseguenze), i cui indicatori compositi hannoandamenti simili, avendo numerosi indicatorielementari in comune. In particolare, gli indi-catori compositi salgono ininterrottamentefino al 2014, per poi stabilizzarsi (per l’Obiet-tivo 12 il miglioramento prosegue, in manierameno intensa, anche nel biennio 2015-2016).La tendenza positiva deriva dall’aumento dellaquota di energie rinnovabili sul totale dei con-sumi energetici e dalla diminuzione del valorepro-capite dei consumi energetici delle fami-glie, anche se con la ripresa economica del2016 il consumo di energia è tornato a cre-scere. Nel caso dell’Obiettivo 12 miglioraanche la produttività nell’uso delle risorse edel consumo di materia. Nonostante le fortidifferenze tra i livelli dei vari Paesi, tutte learee dell’Unione presentano andamenti abba-stanza simili, con qualche eccezione.

• Obiettivo 8 (Incentivare una crescita econo-mica duratura, inclusiva e sostenibile, un’oc-cupazione piena e produttiva e un lavoro

1. L’impegno della comunità internazionale per attuare l’Agenda 2030

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Rapporto ASviS 2018

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Figura 1 - Indicatori sintetici per l’Unione europea

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2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

99,7 99,8 99,3 99,1 100 100,7

GOAL 1Porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo

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2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

100,4 100,3 100,7 99,7 99 99,3

GOAL 2Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile

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2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

100,7101,8

102,6 103 103,5106,5

GOAL 3Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età

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2010 2011 2012 2013 2014 2015 20172016

100,2 100,6 101,5102,4 103,3

104,3105,5

GOAL 4Fornire un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti

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2010 2011 2012 2013 2014 2015 20172016

100,5 101,7103,1

103,9105 105,4 105,9

GOAL 5Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze

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2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

102,47102,52 103,01

105,62 105,1 104,99

GOAL 7Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni

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100 100 100,7 101,4

2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

99,7 99,7 99,7

GOAL 8Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti

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104,5105,2 105,5

2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

101,2102,3

103,2

GOAL 9Costruire una infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile

1. L’impegno della comunità internazionale per attuare l’Agenda 2030

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10098,4 98,6 98,7

2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

99,04 99,9 99,6

GOAL 10Ridurre l’ineguaglianza all’interno di e fra le Nazioni

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103,4 104,1

2010 2011 2012 2013 2014 2015

100,9102,7 102,8

GOAL 11Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili

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107,7 107,8

2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

102,5103,9

105,1

GOAL 12Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo

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108,3 108,1 108,1

2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

102,9104

105,5

GOAL 13Adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze

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93,991,8

2010 2011 2012 2013 2014 2015

98,897,4

95,8

GOAL 15Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno, e fermare la perdita di diversità biologica

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100 99,5 100,298,2

2016201520142013201220112010

98,3 99,897,9

GOAL 16Promuovere società pacifiche e più inclusive per uno sviluppo sostenibile; offrire l’accesso alla giustizia per tutti e creare organismi efficienti, responsabili e inclusivi a tutti i livelli

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10098,6

100,6 100,599,5

20172016201520142013201220112010

99,4 98,6 98,7

GOAL 17Rafforzare il partenariato mondiale e i mezzi di attuazione per lo sviluppo sostenibile

dignitoso per tutti). L’indicatore compositoresta stabile fino al 2014, risentendo della crisieconomica, per poi aumentare nel biennio2015-2016, grazie a riduzioni del tasso di di-soccupazione a lungo termine e della quota digiovani che non studiano e non lavorano(NEET).

• Obiettivo 9 (Costruire un’infrastruttura resi-liente e promuovere l’innovazione ed una in-dustrializzazione equa, responsabile esostenibile). L’indicatore per l’Unione europeamostra una tendenza sempre crescente, trai-nata dal calo delle emissioni di CO2 per km de-rivanti dalle nuove automobili e dall’aumentosia del numero di occupati impegnati in attivitàdi ricerca e sviluppo, sia della quota del PIL de-dicata a tali attività. Le differenze tra Paesiappaiono significative, anche se l’indice delpeggiore performer (Romania) è aumentato(5,7 punti) più di quello del migliore performer(Danimarca, 2,4 punti).

• Obiettivo 11 (Rendere le città e gli insediamentiumani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili), ilcui indicatore aumenta ininterrottamente,spinto dall’aumento della quota di rifiuti urbaniriciclati e dal declino di quelli relativi all’espo-sizione della popolazione a polveri sottili, al nu-mero di morti in incidenti stradali e al disagioabitativo.

La situazione peggiora sensibilmente per dueObiettivi:

• Obiettivo 10 (Ridurre l’ineguaglianza all’internodi e fra le Nazioni), il cui indicatore compositomostra una tendenza decrescente nel periodoosservato (2010-2016), a causa dell’aumento(soprattutto nel biennio 2013-2014) della quotadi popolazione a rischio di povertà dopo i trasfe-rimenti sociali, della distanza tra il reddito di chiè in una tale condizione e quello corrispondenteal 60% del reddito disponibile mediano equiva-lente, e dall’indice di disuguaglianza di Gini cal-colato sul reddito disponibile equivalente. Inquesto campo esistono differenze sostanziali tragli Stati membri. Mentre in Finlandia (best per-former) l’indice è aumentato continuamentefino a raggiungere quota 118,4, in Bulgaria(Paese peggiore da questo punto di vista) è scesoda 82,7 a 74,7.

• Obiettivo 15 (Proteggere, ripristinare e favo-rire un uso sostenibile dell’ecosistema terre-stre, gestire sostenibilmente le foreste,contrastare la desertificazione, arrestare e far

retrocedere il degrado del terreno, e fermarela perdita di diversità biologica) presenta unindicatore sintetico in netto peggioramento,con una perdita di oltre otto punti. Tale anda-mento riflette il significativo aumento dellaquota di territorio coperto da opere costruitedall’uomo, a fronte di leggeri miglioramentidella quota coperta da foreste e delle aree ter-restri classificate in condizioni “sufficienti” se-condo la Direttiva Habitat. In questo caso, tuttigli Stati membri segnalano un peggioramentodella situazione, con una classifica guidatadalla Slovenia e chiusa dal Belgio.

La situazione è statica per i seguenti Obiettivi:

• Obiettivo 1 (Porre fine ad ogni forma di po-vertà nel mondo), per il quale l’indicatorecomposito diminuisce fino al 2014 a causadell’aumento della quota di popolazione a ri-schio di povertà ed esclusione sociale e diquella che vive in famiglie a bassa intensità la-vorativa. Nel 2016 il leggero miglioramento re-gistrato per l’indice composito è guidato dauna leggera diminuzione del numero di personeche registra l’impossibilità di curarsi adegua-tamente e di chi è a rischio di povertà edesclusione sociale. Molto forti sono le diffe-renze tra Paesi in questo campo: Malta e Re-pubblica Ceca migliorano leggermente la lorosituazione, mentre la Grecia ha visto un nettopeggioramento.

• Obiettivo 2 (Porre fine alla fame, raggiungerela sicurezza alimentare, migliorare la nutrizionee promuovere un’agricoltura sostenibile). L’in-dicatore composito per l’Unione europea risentedi piccole fluttuazioni degli indicatori elemen-tari, che tengono a compensarsi tra di loro. Inparticolare, aumenta sia l’area destinata adagricoltura biologica, sia la quota di emissioni diammoniaca derivanti dall’agricoltura.

• Obiettivo 16 (Promuovere società pacifiche epiù inclusive per uno sviluppo sostenibile, of-frire l’accesso alla giustizia per tutti e creareorganismi efficienti, responsabili e inclusivi atutti i livelli), il cui indicatore risente della ri-duzione degli omicidi e del miglioramentodella sicurezza percepita dalla popolazione, afronte di un aumento della percezione dellacorruzione e della minore fiducia espressa daicittadini nel Parlamento europeo.

• Obiettivo 17 (Rafforzare i mezzi di attuazionee rinnovare il partenariato mondiale per lo svi-luppo sostenibile). In questo caso, la stabilità

Rapporto ASviS 2018

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dell’indicatore risente di minime modifichedella quota di imposte derivanti dal lavoro edall’ambiente sulle imposte totali, del leggeroaumento del debito pubblico, cui si è accom-pagnato un leggero aumento della spesa perassistenza pubblica allo sviluppo sul redditonazionale lordo.

1.3.2 Le iniziative delle IstituzionieuropeeRispetto allo scorso anno, nell’Unione europeanon si è registrato quel cambio di passo auspicatoin occasione delle celebrazioni del 70° anniversa-rio dei Trattati di Roma e anzi i problemi sono ri-masti irrisolti nella loro drammaticità, rendendopiù difficile il percorso verso una piena attuazionedell’Agenda 2030. Il tema dei migranti, che attra-versa diversi tra gli SDGs, e la mancanza di unagestione unitaria del problema, le posizioni delcosiddetto Gruppo di Visegrad (Polonia, Repub-blica Ceca, Ungheria e Slovacchia), le politicherusse e americane e i rischi legati alla gestionedella Brexit hanno contribuito ad accentuare po-sizioni conflittuali che non permettono una foca-lizzazione sull’Agenda 2030 e sugli Obiettivi disviluppo sostenibile, ma anzi minacciano la so-pravvivenza stessa dell’Unione e mettono addirit-tura in dubbio alcuni principi di solidarietà che siritenevano scontati.

Le dichiarazioni periodiche della Commissione, se-condo la quale gli SDGs devono essere parte inte-grante di tutte le azioni politiche europee, nonhanno ancora condotto alla definizione di unastrategia europea per il perseguimento degliObiettivi. I tempi sono ormai stretti, anche perchéil Consiglio europeo di giugno 2017 aveva espressochiaramente:

• l’invito a stabilire, entro la seconda metà del2018, una strategia di attuazione completa ditempistiche, obiettivi e misure concrete perattuare l’Agenda 2030 in tutte le politichedell’UE;

• la necessità di individuare, entro la secondametà del 2018, le lacune per le quali l’UE devefare di più entro il 2030 nell’ambito delle po-litiche, della legislazione, delle strutture di go-vernance a fini di coerenza orizzontale edell’attuazione.

Il programma della Commissione europea per il2018, delineato nel discorso del 13 settembre2017 sullo Stato dell’Unione del Presidente Jean

Claude Juncker, prevedeva alcuni impegni a “mi-gliorare il pianeta” e a fare dell’Europa “il conti-nente della solidarietà”, mentre nella “letterad’intenti” diretta ad Antonio Tajani, presidentedel Parlamento europeo e a Jüri Ratas, premierestone e presidente di turno del Consiglio dell’UE,era inserito l’impegno a produrre un ReflectionPaper dal titolo “Towards a Sustainable Europe by2030 on the follow-up to the UN Sustainable De-velopment Goals, including on the Paris Agree-ment on Climate Change”. Tale documento, su cuiè stata anche aperta una consultazione a gennaio2018, era atteso entro la fine del primo semestre,ma ora sembra verrà pubblicato entro la finedell’anno.

A tale proposito va ricordato che il 2019 saràl’anno delle elezioni per il Parlamento europeo,con successivo rinnovo della Commissione. Di con-seguenza, eventuali decisioni per delineare il per-corso verso il 2030 saranno prese nella prossimalegislatura, e comunque non prima della fine del2019, quando la nuova Commissione diventeràoperativa. A questo proposito, grande è l’attesaper la presidenza di turno romena (prevista per ilprimo semestre del 2019) che ha già annunciatodi voler avviare una “partnership rafforzata” traattori statali e non, a sostegno degli Obiettivi disviluppo sostenibile.

Un ruolo importante verrà pertanto giocato dallasocietà civile che dovrà incalzare e sensibilizzaresia i candidati che successivamente i nuovi legi-slatori sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile. A taleproposito va segnalata l’attività della piattaformamultistakeholder sugli SDGs, promossa dalla Com-missione e nata con l’obiettivo di supportare laCommissione e le altre istituzioni per l’implemen-tazione dell’Agenda 2030 in Europa, di rappresen-tare un forum per lo scambio di esperienzesull’implementazione degli Obiettivi e di definirele regole per l’assegnazione di un premio annualeeuropeo sulla sostenibilità. Della piattaforma,presieduta dal Primo Vicepresidente Frans Tim-mermans, fanno parte importanti organizzazioninon governative e aziende tra cui l’Enel.

La maggiore novità del 2017 è stato l’accordo tro-vato tra le istituzioni europee sul cosiddetto “Pila-stro europeo dei diritti sociali”, delineato percostruire un’Unione europea più inclusiva e più equae un’Unione economica e monetaria più profonda-mente radicata in valori condivisi, non solo econo-mici, ma soprattutto sociali. Il Pilastro, proclamatodal Parlamento europeo, dal Consiglio e dalla Com-

1. L’impegno della comunità internazionale per attuare l’Agenda 2030

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missione in occasione del Vertice sociale di Göteborgdel 17 novembre 2017, rappresenta un impegno fon-damentale anche da parte degli Stati membri perevitare la frammentazione e l’esclusione sociale inEuropa. Il Pilastro è strutturato in tre categorie prin-cipali: pari opportunità e accesso al mercato del la-voro; condizioni di lavoro eque; protezione socialee inclusione. Si tratta, in sostanza, di una dichiara-zione congiunta rispetto all’attuazione delle politi-che sociali (in gran parte di competenza nazionale)e ai diritti che queste dovrebbero garantire, piena-mente coerenti con l’Agenda 2030 e gli Obiettivi disviluppo sostenibile. Il problema è, ovviamente, co-stituito dall’attuazione di politiche concrete cherendano effettivo il Pilastro sociale, tema sul qualela Commissione sta elaborando alcune proposte. Relativamente alla cooperazione internazionale, vasegnalata la necessità di rivedere le linee-guida sul-l’empowerment delle donne e l’uguaglianza di ge-nere e i principi-guida sulla salute globale che,essendo rispettivamente del 2010 e del 2014, nontengono conto dell’Agenda 2030.

Il 31 maggio 2018 il Parlamento europeo ha appro-vato una risoluzione in cui si ribadisce che l’UEdeve essere all’avanguardia nell’attuazione degliSDGs e si critica l’assenza di un forte impegno suquesto tema nelle proposte per il prossimo Quadrofinanziario pluriennale (QFP): di conseguenza, sirichiede che gli SDGs vengano integrati in tutte lepolitiche e le iniziative del prossimo QFP. In par-ticolare, il Parlamento stigmatizza l’assenza diimpegni in merito all’eliminazione di una discri-minazione di genere e sulla necessità di incremen-tare le spese per le politiche climatiche, rispettoa quanto previsto dal QFP, raggiungendo una quotadel 30% al più tardi entro il 2027.

Nell’ambito del pacchetto sull’economia circolareadottato nel 2015, il 18 gennaio 2018 la Commis-sione europea ha presentato la strategia sulla pla-stica, aprendo anche una consultazione rivolta atutti i portatori d’interesse e manifestando l’au-spicio che essa contribuisca concretamente al rag-giungimento degli SDGs e al rispetto degli Accordidi Parigi in materia di cambiamenti climatici. LaCommissione punta a:

• rendere il riciclaggio della plastica redditizioper le imprese, sviluppando anche nuovenorme sugli imballaggi;

• ridurre i rifiuti di plastica anche attraverso lalimitazione dell’uso delle microplastiche neiprodotti e stabilire l’etichettatura delle plasti-che biodegradabili e compostabili;

• fermare la dispersione di rifiuti in mare connuove disposizioni relative agli impianti por-tuali di raccolta;

• orientare gli investimenti e l’innovazione perridurre al minimo i rifiuti di plastica alla fonte;

• stimolare il cambiamento in tutto il mondoproponendo soluzioni globali e sviluppandostandard internazionali.

A maggio la Commissione ha proposto di vietare lavendita di 10 prodotti di plastica monouso (es.piatti, posate, bastoncini cotonati, cannucce, ecc.)che più inquinano le spiagge e i mari d’Europa.

Nell’ambito del pacchetto sull’economia circolareil 22 maggio gli Stati membri, dopo l’approvazionein plenaria da parte del Parlamento, hanno appro-vato una serie di misure sui rifiuti con l’obiettivodi produrne di meno e di aumentare il riciclaggio.La nuova legislazione rafforza la “gerarchia dei ri-fiuti”, imponendo agli Stati membri l’adozione dimisure specifiche che diano priorità alla preven-zione, al riutilizzo e al riciclaggio rispetto allosmaltimento in discarica e all’incenerimento. Inparticolare, per il riciclaggio dei rifiuti urbani sipunta a una quota del 55% entro il 2025, del 60%entro il 2030 e del 65% entro il 2035, mentre laquota di rifiuti smaltita in discarica deve esserecomunque ridotta al 10% entro il 2035. Nella tran-sizione verso il nuovo modello di gestione, unruolo importante è assegnato ai produttori, chesaranno tenuti responsabili dei loro prodottiquando diventano rifiuti.

Infine, va segnalata la relazione, presentata a gen-naio 2018, del Gruppo di alto livello sulla finanzasostenibile, composto da 20 esperti della società ci-vile, del settore finanziario, del mondo accademicoe da osservatori di istituzioni europee e internazio-nali. La relazione contiene alcune raccomandazionistrategiche per creare un sistema finanziario chefavorisca gli investimenti sostenibili:

• istituire un sistema di classificazione inteso achiarire meglio ai mercati ciò che si intendeper "sostenibile";

• precisare gli obblighi degli investitori perquanto riguarda il conseguimento di un sistemafinanziario più sostenibile;

• migliorare la comunicazione, da parte degliistituti finanziari e delle imprese, delle infor-mazioni riguardanti i modi per integrare la so-stenibilità nel loro processo decisionale;

• creare un marchio UE per i “fondi d’investi-mento verdi”;

Rapporto ASviS 2018

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• integrare la sostenibilità nei mandati delle au-torità europee di vigilanza;

• elaborare una norma europea per le “obbliga-zioni verdi”.

A maggio del 2018 sono state definite diverseazioni per attuare tali raccomandazioni, tra cui sisegnala la preparazione di tre proposte di regola-mento per:

• stabilire una cornice normativa volta a facili-tare gli investimenti sostenibili. L’obiettivo èarrivare a classificare e qualificare un’attivitàeconomica come sostenibile dal punto di vistaambientale e di indirizzare verso questa gli in-vestimenti privati;

• favorire l’informazione relativa agli investi-menti sostenibili e ai rischi legati alla sosteni-bilità, introducendo alcuni obblighi informativiper gli investitori istituzionali e gli asset ma-nager su come integrare fattori ambientali, so-ciali e di governance (ESG) nei loro processi;

• emendare il precedente regolamento sul ben-chmark (Regulation (EU) 2016/1011), conl’obiettivo di creare una nuova categoria di pa-rametri di riferimento che possano permettereagli investitori di valutare l’impatto ambien-tale dei loro investimenti.

1.3.3 Le iniziative della societàcivileLa società civile europea ha mostrato un crescenteattivismo sui temi dell’Agenda 2030 e ha presen-tato alcune proposte che, se accolte, potrebberofavorire l’auspicato cambio di passo per sensibiliz-zare, promuovere l’impegno e contribuire a svilup-pare la capacità di cui si ha bisogno per arrivareall’attuazione degli SDGs a tutti i livelli.

In vista del discorso sullo stato dell’Unione di set-tembre 2017, la coalizione informale Europe Ambi-tion2, di cui anche l’ASviS fa parte, ha inviato unalettera aperta al Presidente della Commissione eu-ropea Jean-Claude Juncker, al vicepresidente FransTimmermans e alla presidenza estone del ConsiglioUE, per chiedere un ripensamento della gover-nance e delle politiche dell’UE, in modo da porreil raggiungimento degli SDGs alla base dell’azionedell’Unione. La lettera è stata sottoscritta ancheda ex primi ministri, ex ministri delle finanze e dellavoro, precedenti vertici della Commissione e delConsiglio UE e dell’Organizzazione Mondiale delCommercio (OMC), oltre che da numerosi espertiin finanza, statistica, filiere agroalimentari e que-

stioni di genere. Per l’Italia hanno firmato GiulianoAmato (giudice costituzionale, ex presidente delConsiglio), Enrico Giovannini (portavoce dell’ASviS,ex ministro del Lavoro), Enrico Letta (direttoredella Scuola affari internazionali dell’Istituto distudi politici di Parigi, ex presidente del Consiglio),Mario Monti (presidente dell’Università Bocconi, expresidente del Consiglio), Fabrizio Saccomanni (vi-cepresidente dell’Istituto Affari Internazionali, exministro dell’Economia e delle finanze).

L’organizzazione europea della società civile SDGWatch Europe, di cui l’ASviS è membro, ha redattouna lettera per il Commissario europeo per il bilan-cio Günther Oettinger richiedente una riforma delfuturo quadro finanziario pluriennale (QFP) del-l’Unione europea in modo da renderlo “trasforma-tivo, incentrato sulla persona e pienamentesostenibile”. Il documento è in linea con l’attua-zione del “Sesto scenario” che SDG Watch Europeha elaborato nel 2017 in risposta ai cinque scenariproposti dal presidente della Commissione europeaJean-Claude Junker nel Libro bianco sul futurodell’Europa. Nel testo della lettera, infatti, sichiede alla Commissione di introdurre un “test disostenibilità” per tutte le future normative e poli-tiche finanziarie dell’UE con l’obiettivo di garantiremaggior coerenza delle politiche, un accesso piùequo ai finanziamenti per i cittadini e un bilancioeuropeo realmente trasformativo, pienamente inlinea con l’Agenda 2030. La proposta è stata avan-zata anche dal gruppo di esperti sulla finanza so-stenibile, al fine di orientare i finanziamentieuropei alla transizione verso l’economia circolare,impedire investimenti in combustibili fossili e pra-tiche dannose per l’ambiente, favorendo il ripri-stino e mantenimento dei servizi ecosistemici.

In particolare, secondo SDG Watch Europe:

• il bilancio dell’UE dovrebbe seguire gli SDGs siaall’interno che all’esterno dell’Europa ed es-sere pienamente in linea con l’Accordo di Pa-rigi sui cambiamenti climatici e la Carta deidiritti fondamentali, nonché con le norme in-ternazionali sui diritti umani;

• il semestre europeo dovrebbe essere trasfor-mato per fornire "Indagini annuali di svilupposostenibile" e contribuire a convogliare i finan-ziamenti dell’UE verso aree d’azione priorita-rie così identificate;

• le decisioni di finanziamento dell’UE basate sullamisurazione dei risultati conseguiti dai Paesi do-vrebbero essere coerenti ed equilibrate tra tuttee tre le dimensioni dello sviluppo sostenibile;

1. L’impegno della comunità internazionale per attuare l’Agenda 2030

23

• il bilancio dell’UE dovrebbe rafforzare i valori eu-ropei comuni in Europa e nel mondo e dovrebbeessere disegnato per le persone e con le persone,per raggiungere una maggiore trasparenza e unapartecipazione significativa dei cittadini;

• il bilancio dell’UE dovrebbe aumentare i fondie gli investimenti per l’inclusione sociale e for-nire mezzi finanziari per attuare il pilastro eu-ropeo dei diritti sociali, sostenere latransizione verso politiche alimentari, agricolee territoriali sostenibili, ripristinare e mante-nere i servizi ecosistemici e proteggere le ri-sorse naturali, come la biodiversità e l’acqua.

Anche l’ASviS, in quanto aderente della rete, hasottoscritto la lettera e ne ha prodotta un’altradello stesso tenore, firmata dal presidente Pier-luigi Stefanini, che è stata sottoposta all’atten-zione del ministro dell’Economia e delle FinanzePiercarlo Padoan e del sottosegretario Sandro Goziaffinché l’Italia “possa avere un ruolo propulsivoper contribuire a riformare il quadro finanziariopluriennale europeo, forte anche dell’introdu-zione nel processo di programmazione economicae di valutazione delle politiche nazionali dei 12indicatori di Benessere Equo e Sostenibile (BES).Un cambiamento come quello qui proposto rap-presenterebbe un passo significativo nel modo dicondurre le politiche economiche europee, orien-tandole decisamente allo sviluppo sostenibile”.

Infine, il 31 maggio 2018, durante il Festival ita-liano dello sviluppo sostenibile, numerosi soggettidella società civile europea, tra cui ASviS, Comité21 e European partners for environment, hannopartecipato all’evento “SDGs, Climate and the Fu-ture of Europe”, condividendo un documento conle seguenti proposte:

• costruire un nuovo contratto sociale europeobasato sui Goal 1 (Sconfiggere la povertà), 2(Sconfiggere la fame), 10 (Ridurre le disugua-glianze), 8 (Lavoro dignitoso e crescita econo-mica), 4 (Istruzione di qualità);

• impegnarsi per realizzare un quadro normativointernazionale basato sui planetary bounda-ries, cioè dei “confini globali” per proteggerel’umanità e garantire uno spazio sicuro e pro-tetto in termini di cambiamenti climatici, bio-diversità e gestione delle risorse naturali;

• rendere la finanza sostenibile una leva per tra-sformare l’Europa e il pianeta;

• assicurare la piena ed effettiva partecipazionedelle donne e un accesso paritario alla leader-ship e a tutti i livelli decisionali, nella politica,nell’economia e nella vita pubblica, garan-tendo pari opportunità (Goal 5);

• promuovere lo stato di diritto e applicare unalegislazione non discriminatoria, proteggendole libertà fondamentali, assicurando il buon go-verno in termini di responsabilità, trasparenza,inclusività, partecipazione e rappresentativitàa tutti i livelli intensificando l’implementa-zione degli SDGs (Goal 16).

Per l’implementazione degli Obiettivi, è necessa-rio che gli europei si organizzino come una ‘unicamente’ e attivino cinque leve per la trasforma-zione dell’Unione:

• rivedere la governance dell’Unione rafforzan-done le istituzioni, anche attraverso l’elezionediretta del Presidente della Commissione;

• cambiare le modalità con cui i CEO e i Consiglidi amministrazione operano;

• rafforzare la democrazia;

• assicurare la realizzazione della “Sustainableand Inclusive Finance Partnership Agreementand Youth in Action Initiative”;

• sviluppare partnership rafforzate con PaesiTerzi e i loro stakeholder a partire dal 2019.

Rapporto ASviS 2018

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NOTE

1 Per una descrizione dettagliata della metodologia e dei risultati, oltre che per accedere ai dati disaggregati per Paese, siveda il documento “Monitoring SDGs at EU level with composite indicators”, (http://asvis.it/public/asvis/files/ASVIS-REPORT-EU-COMPOSITES-FINAL.pdf).

2 Europe Ambition 2030 è una coalizione informale di organizzazioni della società civile europea, che ha l’obiettivo di contri-buire a costruire, intorno agli Obiettivi di sviluppo sostenibile, l’Unione europea del futuro, realizzando la transizione versouna società più prospera e inclusiva, in grado di salvaguardare la pace, migliorare il benessere dei cittadini e assicurare laqualità dell’ambiente. Nella visione di Europe Ambition, l’Europa deve riaffermare con coraggio i suoi valori, riconoscerel’urgenza delle sfide economiche, sociali e ambientali e mettere al centro delle proprie politiche il percorso che l’ONU hadisegnato con l’Agenda 2030 e i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile.

2. La difficile transizione italiana verso una legislatura per lo sviluppo sostenibile

Rapporto ASviS 2018

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2.1 Le iniziative del Governo edelle amministrazioni pubblichePoche settimane dopo la pubblicazione del Rap-porto ASviS 2017 il Governo ha approvato la Stra-tegia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile(SNSvS), successivamente adottata ufficialmentedal Comitato Interministeriale per la Programma-zione Economica (CIPE). Rinviando al paragrafo2.4 per un’analisi degli interventi adottati nelcorso degli ultimi dodici mesi (sui quali l’adozionedella Strategia non ha avuto alcun effetto di-retto), vanno segnalati alcuni passi avanti sui temidella governance e della produzione di indicatoristatistici riferiti agli SDGs.

La Strategia è articolata in cinque aree: Persone,Pianeta, Prosperità, Pace, Partnership. Ogni areasi compone di una serie di “scelte strategiche de-clinate in obiettivi strategici nazionali specificiper la realtà italiana e complementari ai 169 Tar-get dell’Agenda 2030”. Alla definizione della pro-posta della Strategia si è giunti attraverso unconfronto e un processo di consultazione che hacoinvolto università, istituti di ricerca, enti e as-sociazioni scientifiche. Nella Strategia vengonoanche individuate politiche pubbliche e misure le-gislative - definite come “strumenti chiave” - ne-cessarie a raggiungere gli obiettivi della stessa.

Nonostante l’interessante ed esaustiva articola-zione della Strategia, anche a causa della “con-giuntura politica” influenzata dalle elezionipolitiche nazionali, questa non ha esercitato finoraalcun ruolo nel guidare le politiche nazionali e con-dizionare le misure legislative e gli interventi con-creti. L’unico atto amministrativo è rappresentatodalla Direttiva emanata nel marzo del 2018 dall’exPresidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, pubbli-cata successivamente in Gazzetta Ufficiale, cheaffida alla Presidenza del Consiglio il coordina-mento delle politiche economiche, sociali e am-bientali per attuare l’Agenda 2030. In particolare,la Direttiva prevede che la Presidenza del Consigliocoordini l’attuazione della Strategia Nazionale perlo Sviluppo Sostenibile, attraverso una Commis-sione che sia presieduta dal Presidente del Consi-

glio, o da un suo delegato, e composta da tutti imistri e dai rappresentanti delle Regioni, delle Pro-vince e dei Comuni. La Commissione deve ancherendere conto annualmente (a febbraio) dell’at-tuazione della Strategia nazionale e a tal fine cia-scun Ministero deve condurre (entro il mese disettembre) un’analisi di coerenza tra le iniziativeintraprese e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.Sono inoltre previste attività di informazione e co-municazione pubblica sull’importanza dell’Agenda2030.

Al momento della redazione di questo Rapporto,la Commissione nazionale per lo sviluppo sosteni-bile non è ancora stata nominata, mentre la tor-nata elettorale e la difficile formazione del nuovoGoverno, seguita dalla complessa fase della no-mina dei responsabili delle strutture ministeriali,hanno impedito che la Strategia nazionale diven-tasse operativa.

In attuazione di quanto previsto dalla Strategia, aluglio 2018 è stato presentato il primo rapportoIstat sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Il do-cumento, oggetto della sessione #Futuro della 13a

Conferenza Nazionale di Statistica e dal titolo“Rapporto SDGs 2018. Informazioni statistiche perl’Agenda 2030 in Italia. Prime analisi”, presentaun aggiornamento e un significativo ampliamentodegli indicatori già diffusi in tre occasioni a partireda dicembre 2016, oltre a un’analisi del loro an-damento tendenziale per il monitoraggio dei pro-gressi verso gli Obiettivi dell’Agenda 2030. Con ilRapporto, il panorama statistico reso disponibilecomprende 117 indicatori tra quelli selezionatidalle Nazioni Unite e 235 misure nazionali, con-sultabili sul sito www.istat.it.

Un importante passaggio per l’inclusione del temadella sostenibilità nel disegno delle politiche pub-bliche è rappresentato dal Decreto Ministerialepubblicato a novembre 2017 sulla Gazzetta Uffi-ciale, con il quale sono stati individuati gli indica-tori del Benessere Equo e Sostenibile (BES) chevanno considerati nell’ambito del processo di pro-grammazione economica e finanziaria. Infatti, i12 indicatori selezionati dovranno essere inclusinel Documento di Economia e Finanza (DEF) che

2. La difficile transizione italiana verso una legislatura per lo sviluppo sostenibile

delinea la strategia triennale di politica econo-mica del Paese. La scelta di andare “oltre il PIL”nella programmazione economica, cioè al di làdelle misure tradizionali, rappresenta un passoimportante per l’Italia che è il primo Paese nel-l’Unione europea e nel G7 ad aver introdotto, perlegge, gli obiettivi di benessere nella politica eco-nomica. I 12 indicatori selezionati, di cui quattroerano già stati introdotti in via sperimentale nelDEF del 2017, sono stati scelti da un apposito Co-mitato, presieduto dal ministero dell’Economia ecostituito da esperti del settore, tra cui il Porta-voce dell’ASviS Enrico Giovannini, e riguardano: ilreddito medio disponibile aggiustato pro capite;l’indice di diseguaglianza del reddito disponibile;l’indice di povertà assoluta; la speranza di vita inbuona salute alla nascita; l’eccesso di peso;l’uscita precoce dal sistema di istruzione e forma-zione; il tasso di mancata partecipazione al la-voro, con relativa scomposizione per genere; ilrapporto tra tasso di occupazione delle donne di25-49 anni con figli in età prescolare e delle donnesenza figli; l’indice di criminalità predatoria; l’in-dice di efficienza della giustizia civile; le emis-sioni di CO2 e altri gas clima alteranti; l’indice diabusivismo edilizio.

Il 15 febbraio 2018 (come avverrà d’ora in poi an-nualmente, secondo quanto previsto dalla legge162/2016) è stata presentata in Parlamento laprima relazione sull’evoluzione degli indicatoriBES alla luce della Legge di Bilancio approvata dalParlamento alla fine dell’anno precedente. L’oriz-zonte di riferimento è quello del triennio a cui laLegge di Bilancio si rapporta. Nella relazione pre-disposta dall’allora ministro dell’Economia e delleFinanze si sottolinea il carattere “sperimentale”di questa prima relazione che in continuità con ilDEF del 2017 sviluppa l’analisi su quattro degli in-dicatori selezionati (reddito medio disponibile ag-giustato pro capite, tasso di mancatapartecipazione al lavoro, indice di disuguaglianzadel reddito disponibile, emissioni di CO2 e altri gasclima alteranti pro capite) dei dodici previsti. NelDEF dell’aprile 2018 - approvato con la risoluzionedi maggioranza nel mese di giugno - si ha invecel’analisi di tutti i 12 indicatori, anche se solo peri quattro inseriti nel DEF del 2017 si forniscono in-dicazioni di previsione per il periodo 2018-2021.

Significativo è stato l’impegno sul piano dell’edu-cazione allo sviluppo sostenibile. Durante l’annoscolastico 2017/2018, infatti, è stato attuato dalMinistero dell’Istruzione, dell’Università e della

Ricerca (MIUR) il Protocollo d’intesa n. 3397 del6/12/2016 con l’ASviS, che ha come fine quello di“Favorire la diffusione della cultura della sosteni-bilità in vista dell’attuazione degli obiettivi di svi-luppo sostenibile dell’Agenda 2030”. Tale misuraè stata sostenuta e avviata per i docenti in annodi formazione e prova, circa 33mila persone, at-traverso due azioni distinte:

• la fruizione, in auto-formazione, dei contenutidel corso e-learning “L’Agenda 2030 e gliObiettivi di sviluppo sostenibile” realizzatodall’ASviS;

• la partecipazione obbligatoria e in presenza aun laboratorio formativo della durata di 3 oreorganizzato dalla scuola referente per la for-mazione sul territorio.

I risultati di queste attività hanno avuto un riscon-tro più che positivo. Le scuole referenti per la for-mazione sul territorio hanno selezionato conavviso pubblico docenti-esperti come responsabilidei laboratori e circa 110 esperti hanno svolto lafunzione di formatori di docenti. Il monitoraggiodi questa iniziativa è stato effettuato dalla Dire-zione Generale del Personale Scolastico del MIURcol supporto dell’Istituto Nazionale di Documen-tazione, Innovazione e Ricerca Educativa (Indire)e dalle scuole che hanno ospitato e organizzato leattività di formazione raccogliendo dati circa l’ef-ficacia dei laboratori in presenza.

Tutti i 33mila docenti hanno, quindi, seguito il la-boratorio di tre ore sull’educazione allo svilupposostenibile e hanno documentato, nella piatta-forma gestita da Indire, la loro esperienza. Ai do-centi in formazione, inoltre, era richiesto anchedi documentare nel portfolio online due attivitàdidattiche svolte in classe coi loro allievi. Ebbene,dai dati preliminari risulta che circa 10mila do-centi abbiano svolto tale attività in relazione aicontenuti appresi durante la formazione.

è stato, inoltre, avviato il Gruppo di lavoro dellaRete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile(RUS)1, coordinato da Enrico Giovannini, Porta-voce dell’ASviS e membro del Gruppo di coordina-mento della RUS. Il Gruppo si occuperà dipromuovere l’organizzazione di corsi orientatiall’Agenda 2030 per i giovani universitari.

Infine, è stata pubblicata nel mese di novembre2017 la versione italiana del manuale “Educazioneagli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile”, realiz-zato dalla Commissione Nazionale Italiana perl’UNESCO (CNIU) e il suo Comitato Nazionale per

2. La difficile transizione italiana verso una legislatura per lo sviluppo sostenibile

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l’Educazione alla Sostenibilità (CNES), l’AlleanzaItaliana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), il Cen-tro per l’UNESCO e l’Università degli Studi di To-rino. L’obiettivo del documento è di educare allasostenibilità, diffondere la conoscenza del-l’Agenda 2030 e dei 17 Obiettivi di sviluppo soste-nibile. Il documento contiene gli obiettivi diacquisizione di conoscenze, temi e attività perogni SDG e ne descrive la realizzazione a vari li-velli, dalla progettazione di corsi a diversificatestrategie educative nazionali.

2.2 L’impegno della società civile A livello nazionale, i temi dell’Agenda 2030 hannoispirato negli ultimi dodici mesi non solo l’operato delGoverno, ma anche di numerosi altri stakeholder,come per esempio Confindustria e CGIL. La sostenibi-lità è uno degli elementi portanti delle proposte cheil Presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, hapresentato alle Assise della Confederazione nel feb-braio 2018. Nel documento “La visione e la proposta”,che contiene il programma degli industriali italiani perla prossima legislatura, il terzo dei sei assi di riferi-mento affronta il tema “Un Paese sostenibile: inve-stimenti assicurazione sul futuro”. Le proposte diquesto asse sono articolate in tre blocchi: investire suambiente, territorio e cultura per creare sviluppo; svi-luppare mobilità, logistica e comunicazioni; allinearei costi dell’energia a quelli medi europei. L’elabora-zione delle proposte deriva da dieci incontri di pre-Assise e quattro incontri di approfondimento, svoltisiin tutta Italia. Parallelamente, in occasione delle As-sise, il Centro Studi di Confindustria ha pubblicato ilRapporto biennale “Le sostenibili carte d’Italia”.

La CGIL nazionale ha invece presentato, nel mesedi marzo 2018, la “Piattaforma integrata per losviluppo sostenibile”, che si pone l’obiettivo di te-nere insieme la tutela dell’ambiente, la legalitàe la creazione del lavoro nell’azione contrattualedel sindacato e in generale nell’economia pub-blica. In una fase storica attraversata da due pro-fonde transizioni, quella ambientale e quellatecnologica, che incideranno profondamente suimodelli di vita, sull’economia e, inevitabilmente,sul lavoro, la CGIL ha lanciato una “vertenza mul-tilivello” basata sulle tre direttrici (aria, acqua eterra) e su temi legati all’ambiente urbano comemobilità, gestione dei rifiuti e modelli edilizi.

Nel 2018 il Forum permanente del terzo settore hapresentato il documento “Terzo settore e Obiettividi sviluppo sostenibile. Rapporto 2017” in cui ven-gono interpretate e rilette le attività delle organiz-zazioni aderenti al forum alla luce degli SDGs. NelRapporto si evidenzia - attraverso un’indagine con-dotta con questionari - come tutte le organizzazionisiano impegnate attivamente nel perseguimentodegli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Per il raggiun-gimento di nove di essi, è coinvolta la maggioranzadelle organizzazioni aderenti all’ASviS. Nel Rap-porto si afferma che “gli SDGs possono offrire unapossibile chiave di lettura che consente al mondodel Terzo settore di meglio cogliere il proprio ruolonelle comunità dove opera e la specifica forza nellesocietà che contribuisce a costruire”.

Rapporto ASviS 2018

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2.3 Le attività dell’ASviSStruttura organizzativa e cooperazione conaltri soggettiA settembre del 2017 si contavano 183 aderentiall’ASviS; oggi fanno parte dell’Alleanza 212 or-ganizzazioni aderenti e 50 “associate”, cioèsoggetti che, pur non rientrando nelle categoriepreviste per gli aderenti, svolgono attività rile-vanti per far avanzare la “causa” dello svilupposostenibile nel nostro Paese e che quindi collabo-rano con l’Alleanza.

Le attività dell’ASviS, definite dall’Assembleadegli aderenti attraverso un programma appro-vato annualmente, si svolgono attraverso i suoi 21gruppi di lavoro (17 sugli SDGs e 4 su temi trasver-sali), cui partecipano circa 300 esperti designatidagli aderenti. Nelle prossime settimane verrannoattivati due nuovi gruppi di lavoro: il primo sullafinanza sostenibile, il secondo sul ruolo della cul-tura per il conseguimento degli SDGs.

Il Segretariato supporta la realizzazione delle di-verse iniziative, mentre la Redazione ha il compitodi gestire il sito web e realizzare le newsletter(pubblicate a cadenza settimanale e mensile), ri-tenuti una fonte di informazione imprescindibilesui temi dello sviluppo sostenibile in Italia.

In termini di coinvolgimento di attori che hannofatto dello sviluppo sostenibile il centro della pro-pria azione, va segnalata l’attivazione della Retedelle università per lo sviluppo sostenibile(RUS), istituita dalla Conferenza dei Rettoridelle Università Italiane. La finalità principaledella RUS è la diffusione della cultura e dellebuone pratiche di sostenibilità, sia all’interno cheall’esterno degli Atenei, mettendo in comunecompetenze ed esperienze, in modo da incremen-tare gli impatti positivi in termini ambientali,etici, sociali ed economici delle azioni messe inatto dalle singole università, rafforzando inoltrela riconoscibilità e il valore dell’esperienza ita-liana a livello internazionale. Al momento aderi-scono alla RUS 59 atenei, i quali partecipano aidiversi gruppi di lavoro istituiti sui temi della mo-bilità, della gestione dei rifiuti, dell’efficienzaenergetica, dei cambiamenti climatici e della di-dattica per lo sviluppo sostenibile, che ha ancheil compito di diffondere tra i giovani universitari ivalori contenuti nell’Agenda 2030.

L’ASviS collabora strettamente, oltre che con laRUS, anche con la Fondazione Global CompactItalia e con SDSN-Italia, che fa parte del Sustai-

nable Development Solutions Network, coordinatoda J. Sachs per conto delle Nazioni Unite. Inoltre,l’ASviS fa parte:

• dello European Sustainable Development Net-work (ESDN), la rete informale di soggetti isti-tuzionali, associazioni ed esperti che, dal2003, si occupano di politiche e strategie disviluppo sostenibile;

• dell’associazione SDG Watch Europe, l’alleanzaeuropea di organizzazioni della società civilenata per monitorare l’implementazione del-l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile nelVecchio Continente.

L’ASviS è iscritta al Registro per la Trasparenzadell’Unione Europea, gestito congiuntamente dalParlamento e dalla Commissione UE.

Per quanto riguarda le collaborazioni istituzionali,l’ASviS fa parte del Gruppo di Lavoro 1 “Agenda2030, efficacia, valutazione e coerenza delle po-litiche” del Consiglio Nazionale Cooperazione alloSviluppo presso il Ministero degli Affari Esteri edell’Osservatorio per la Finanza Sostenibile pressoil Ministero dell’Ambiente.

Sensibilizzazione, informazione e progettispecialiIn occasione della campagna elettorale per leelezioni politiche 2018, l’ASviS ha lanciato unappello a tutte le forze politiche che descrive leiniziative fondamentali per mettere l’Italia su unsentiero di sostenibilità economica, sociale e am-bientale, mantenendo gli impegni assunti in sedeONU nel 2015, con la sottoscrizione dell’Agenda2030. In particolare, l’ASviS ha chiesto di impe-gnarsi a:

1. Inserire nella Costituzione il principio dello svi-luppo sostenibile, come già fatto da diversipaesi europei.

2. Dare attuazione a una efficace Strategia Na-zionale per lo Sviluppo Sostenibile orientata alpieno raggiungimento dei 17 Obiettivi del-l’Agenda 2030, da realizzare con un forte co-ordinamento della Presidenza del Consiglio.

3. Promuovere la costituzione, all’interno del fu-turo Parlamento, di un intergruppo per lo svi-luppo sostenibile.

4. Rispettare gli Accordi di Parigi per la lotta aicambiamenti climatici e ratificare al più prestole convenzioni e i protocolli internazionali giàfirmati dall’Italia sulle altre tematiche che ri-guardano lo sviluppo sostenibile.

2. La difficile transizione italiana verso una legislatura per lo sviluppo sostenibile

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5. Trasformare il Comitato Interministeriale perla Programmazione Economica (CIPE) in Comi-tato Interministeriale per lo Sviluppo Sosteni-bile, così da orientare a questo scopo gliinvestimenti pubblici.

6. Definire una Strategia nazionale per realizzareun’Agenda urbana per lo sviluppo sostenibileche si affianchi a quella già esistente per learee interne, rilanciando il Comitato Intermi-nisteriale per le Politiche Urbane.

7. Istituire, nell’ambito della Presidenza del Con-siglio, un organismo permanente per la concer-tazione con la società civile delle politiche afavore della parità di genere.

8. Coinvolgere la Conferenza Unificata per coor-dinare le azioni a favore dello sviluppo soste-nibile di competenza dello Stato, delle Regionie dei Comuni.

9. Raggiungere entro il 2025 una quota dell’AiutoPubblico allo Sviluppo pari allo 0,7% del Red-dito Nazionale Lordo, coerentemente con gliimpegni assunti dall’Italia di fronte alle NazioniUnite.

10.Operare affinché l’Unione europea metta l’im-pegno per attuare l’Agenda 2030 al centrodella sua nuova strategia di medio termine.

L’appelllo è stato sottoscritto dalle principaliforze politiche ad eccezione della Lega e Fratellid’Italia. In termini di risultati concreti, si segnalache:

• diversi partiti e movimenti che hanno parteci-pato alle ultime elezioni hanno inserito neipropri programmi elettorali espliciti riferi-menti allo sviluppo sostenibile e all’Agenda2030;

• è stato presentato un disegno di legge costitu-zionale per l’inserimento nella Costituzione delprincipio dello sviluppo sostenibile;

• il Presidente del Consiglio, che nel discorso sullafiducia ha citato – anche se brevemente – iltema dello sviluppo sostenibile - si è dotato diuna consigliera per lo sviluppo sostenibile, cosìda attuare la Direttiva approvata a marzo 2018dal precedente Presidente Paolo Gentiloni;

• è stato formato un integruppo parlamentaresullo sviluppo sostenibile;

• l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani(ANCI) ha nominato il Sindaco di Bologna coor-dinatore delle Città metropolitane per lo svi-luppo sostenibile.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Matta-rella, ha ricevuto lo scorso 2 agosto al Palazzodel Quirinale una delegazione dell’ASviS. Il Pre-sidente e il Portavoce, Pierluigi Stefanini e EnricoGiovannini, hanno illustrato al Capo dello Stato irisultati ottenuti durante questi anni d’intensa at-tività dell’organizzazione e, soprattutto, quellidel Festival dello Sviluppo Sostenibile. Il Presi-dente Mattarella si è dimostrato attento e moltosensibile ai temi dello sviluppo sostenibile e haespresso apprezzamento per lo sforzo che l’ASviSsta realizzando, soprattutto nei campi della for-mazione delle nuove generazioni e del coinvolgi-mento delle forze politiche e sociali,sottolineando la necessità che anche l’Europa siimpegni al massimo nell’attuazione dell’Agenda2030.

Nel corso del 2018 numerose iniziative sonostate realizzate per promuovere la conoscenzadell’Agenda 2030 nella società italiana, con par-ticolare attenzione alle giovani generazioni:

• è giunto alla seconda edizione il concorsoMIUR-ASviS “Facciamo 17 Goal. Trasformareil nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo Svi-luppo Sostenibile”, che ha coinvolto più di 200scuole italiane di ogni ordine e grado conl’obiettivo di favorire la conoscenza, la diffu-sione e l’assunzione degli stili di vita previstinell’Agenda 2030;

• è stata realizzata l’edizione 2018 del concorso“Youth in Action for Sustainable Develop-ment Goals”, che raccoglie e premia le mi-gliori idee di giovani studenti in grado difavorire il raggiungimento degli Obiettivi di svi-luppo sostenibile. Il concorso, promosso daFondazione Italiana Accenture, Fondazione ENIEnrico Mattei e Fondazione Giangiacomo Fel-trinelli, in collaborazione con l’ASviS e con ilsupporto di AIESEC, RUS e SDSN Youth, mette adisposizione di tutti i partecipanti la possibilitàdi formarsi sugli SDGs attraverso la piattaformadi digital learning di ideaTre60, per i finalistiuna giornata di workshop per migliorare la pro-pria idea da presentare alla giuria finale e peri vincitori l’opportunità di svolgere stage ingrandi realtà del mondo profit e non profit;

• è stato lanciato il Contest “Lavazza and Youthfor SDGs”, una gara rivolta agli studenti uni-versitari provenienti da diversi atenei in tuttaItalia e appartenenti a diversi corsi di laurea,tra cui: medicina, ingegneria, giurisprudenza,scienze sociali e altri. I progetti, redatti in lin-

Rapporto ASviS 2018

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gua inglese e relativi a diversi Paesi del mondo,devono descrivere l’impatto sugli Obiettivi disviluppo sostenibile e analizzarne le diverse in-terconnessioni.

Anche in vista delle elezioni politiche, l’ASviS hacondotto il programma radiofonico settimanale“AltaSostenibilità” su Radio radicale, che ripar-tirà a metà ottobre. Dopo la positiva esperienzamaturata durante il Festival, è proseguito il lavorodel canale video on line dell’ASviS per valorizzarele attività dell’Alleanza e dei suoi aderenti.

Nel mese di marzo, l’ASviS e il Centro nazionaledi studi per le politiche urbane (Urban@it) hannopubblicato “L’Agenda urbana per lo sviluppo so-stenibile” che nasce con lo scopo di individuareobiettivi quantitativi e misurabili da parte dei cit-tadini su cui orientare l’azione di governo e deglialtri attori urbani. L’Agenda Urbana, elaborata conil contributo di decine di esperti della materia, mo-stra come i sindaci possano trarre ispirazione dal-l’Agenda 2030 per affrontare in modo coordinatoproblemi cruciali delle nostre città, dalla lotta allapovertà all’efficienza energetica, dalla mobilità so-stenibile all’inclusione sociale. In particolare, il do-cumento illustra, adottando gli indicatori Eurostatsul grado di urbanizzazione e legando i 17 Obiettividi sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 ai 12 temiprioritari dell’Agenda urbana per l’Unione europea,come le amministrazioni delle città, e specialmentedelle Città metropolitane, possano utilizzare la ri-cerca della sostenibilità economica, sociale e am-bientale come quadro di riferimento per gestire lepolitiche di loro competenza in modo innovativo,superando quelle logiche settoriali che spesso ca-ratterizzano gli interventi, pur utili per migliorarela qualità della vita dei cittadini, realizzati sul me-desimo territorio da soggetti diversi.

Oltre alle città, fondamentale è il ruolo dellepiccole e medie imprese (PMI) per il persegui-mento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Inquesta logica, è stato realizzato il progetto pilotaASviS-CNA sul ruolo delle PMI nella realizzazionedell’Agenda 2030, con l’obiettivo di tracciare unalinea di sostenibilità per le micro, piccole e medieimprese di Roma e provincia, valutando il loro im-patto sugli SDGs e il loro contributo nell’attuazionedella Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sosteni-bile. Nell’ambito del progetto è stata presentatanel mese di giugno 2018 la ricerca “Sviluppo soste-nibile: gli impegni e il contributo delle PMI nellaprovincia di Roma”. Nonostante le PMI costitui-scano la spina dorsale dell’economia italiana, la

Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile nondefinisce il loro ruolo nella realizzazione degliObiettivi dell’Agenda 2030. Per questo il progettoCNA-ASviS ha voluto, da una parte, esplorare ciòche le PMI già fanno per lo sviluppo sostenibile, inmodo consapevole o inconsapevole, dall’altra, in-dividuare nuove proposte per migliorare i loro mo-delli di business. Si tratta del primo passo perindividuare azioni concrete verso lo sviluppo soste-nibile in tre particolari settori di impresa presentia Roma: alimentaristi, impiantisti e legno.

Dal 2 al 18 ottobre 2017 si è svolta la campagna“Un Goal al giorno” dell’ASviS con cui sono statidiffusi gli approfondimenti contenuti nel prece-dente Rapporto ASviS riguardo la posizione del-l’Italia rispetto agli Obiettivi di sviluppo sostenibiledell’Agenda 2030. La campagna, durata 17 giorni,uno per ogni Obiettivo, è stata lanciata sui profilidi Twitter e Facebook dell’ASviS con 120 post diapprofondimento (uno per ogni Goal su Facebooke quattro su Twitter) ed è stata diffusa anche viaemail agli oltre 9mila iscritti alla newsletter del-l’ASviS. L’iniziativa ha riscontrato un grande suc-cesso mediatico. Sono state raggiuntecomplessivamente 145mila visualizzazioni sui so-cial accrescendo il numero dei follower su en-trambi i profili dell’Alleanza.

Con l’obiettivo di sensibilizzare, anche attraversoi social media, un’ampia fascia della popolazionesui temi dello sviluppo sostenibile l’ASviS ha pro-seguito la campagna di Lavazza #2030whatareU-doing, finalizzata a far descrivere progetti volti amigliorare la situazione ambientale, sociale edeconomica del Paese. Attraverso mille contributi,sono state condivise oltre quattrocento azioniconcrete.

Rispetto all’anno precedente, grazie alle attivitàdi sensibilizzazione del pubblico e alla diffusionedi aggiornamenti sulle notizie più importanti ri-guardanti la sostenibilità in Italia e nel mondo at-traverso i social network e il sito, i follower sonocresciuti da 3.500 a oltre 14.400 su Facebook, da1.650 a 5.110 su Twitter e il numero di utenti delportale www.asvis.it è raddoppiato.

Nel mese di ottobre 2017, l’ASviS ha collaboratoalla presentazione del Rapporto del World FoodProgramme “At the root of exodus: food secu-rity, conflict and international migration” svol-tasi presso il Ministero degli Affari esteri e dellacooperazione internazionale. Il documento esa-mina il legame tra sicurezza alimentare, conflittie migrazioni internazionali, confermando che l’in-

2. La difficile transizione italiana verso una legislatura per lo sviluppo sostenibile

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sicurezza alimentare rappresenta molto spesso ilfattore decisivo che induce gli individui a lasciarele proprie case e i propri affetti.

In occasione della Giornata mondiale della Terra,l’ASviS ha collaborato alla kermesse “Villaggioper la Terra” organizzata a Roma (villa Bor-ghese) dal 21 al 25 aprile da Earth Day Italia eMovimento dei focolari. L’appuntamento di que-st’anno si è svolto intorno a 17 “piazze” ispirateagli SDGs, dove si sono svolti dibattiti e approfon-dimenti con chi attivamente opera sul territorioper l’attuazione dell’Agenda 2030. Nei cinquegiorni di eventi, spettacoli, riflessioni, musica,presentazioni di progetti e buone pratiche suitemi della sostenibilità. Particolare attenzione èstata dedicata ai più piccoli che, attraverso gio-chi, sport e contatto con la natura hanno imparatoa ragionare con una nuova mentalità che tengaconto anche delle problematiche e delle sfide cheriguardano ciascun cittadino del mondo. Durantela manifestazione, alla presenza del Ministrodell’Ambiente e della tutela del territorio e delmare Gian Luca Galletti, è stato presentato“Obiettivo 2030”, il progetto ideato da ASviS eEarth Day Italia per diffondere la cultura dellasostenibilità e i 17 Obiettivi.

Infine, nel corso del 2018 l’ASviS ha concesso ilproprio patrocinio a oltre 20 eventi, in conside-razione del comprovato impegno delle realtà or-ganizzatrici nella diffusione dei temi dell’Agenda2030 in tutto il territorio nazionale.

Il Festival dello Sviluppo SostenibileTra le attività dell’ASviS di particolare rilievo va se-gnalata la seconda edizione del Festival dello Svi-luppo Sostenibile, nato dal desiderio di sensibilizzaree coinvolgere fasce sempre più ampie di popolazionesui temi dell’Agenda 2030. Anche quest’anno il Fe-stival si è svolto dal 22 maggio al 7 giugno (anche se,a causa della complessa situazione politica, l’eventoconclusivo del Festival si è tenuto alla Camera deiDeputati il 13 giugno) e ha visto l’organizzazionedi 702 eventi, più del triplo di quelli dell’annoscorso. Oltre ai tre eventi principali organizzati dalSegretariato dell’ASviS, insieme agli aderenti all’Al-leanza sono stati organizzati 20 eventi di rilevanzanazionale che hanno approfondito i diversi Obiettividi sviluppo sostenibile. Oltre 300 di questi eventisono stati organizzati dalle Università, che hannocoinvolto migliaia di studenti, senza distinzione difacoltà e/o materie di studio attinenti. Particolar-mente attive sono state l’Università di Parma el’Università di Roma LUISS Guido Carli, che hannoorganizzato rispettivamente 53 e 41 eventi.

Eccezionale è stato anche il riscontro mediaticoche il Festival ha suscitato:

• 120mila utenti e più di 570mila visualizzazionisul sito del Festival e dell’ASviS;

• oltre 4,4 milioni di persone raggiunte diretta-mente attraverso le pagine social dell’ASviS;

• decine di milioni di persone raggiunte dall’ha-shtag #FestivalSviluppoSostenibile; 190mila

Rapporto ASviS 2018

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visualizzazioni delle dirette streaming sui ca-nali dell’ASviS dei tre eventi organizzati dalSegretariato;

• oltre 500 articoli stampa, web e servizi radioTV. Di grande gradimento degli utenti è statoanche il Tg del Festival, che l’ASviS ha pro-dotto e mandato in onda ogni giorno con i re-soconti degli eventi quotidiani.

Inoltre, tantissimi nuovi progetti e collaborazionisono nati a partire dal Festival e dalle attività del-l’ASviS, coinvolgendo istituzioni pubbliche e pri-vate, imprese e fondazioni:

• il progetto “ToWARD 2030: What Are youDoing?”, lanciato dalla città di Torino, La-vazza e ASviS per diffondere i temi della so-stenibilità: i muri della città si sonotrasformati in tele su cui 17 artisti italiani e in-ternazionali hanno interpretato, secondo leproprie attitudini e stili, un Goal dell’Agenda2030. L’obiettivo è stato quello di proporre unpercorso artistico che, attraverso un linguaggiotrasversale e immediato come la Street Art, fa-vorisca un’ampia diffusione dei messaggi dei17 SDGs delle Nazioni Unite;

• il museo Peggy Guggenheim di Venezia e ilMAXXI di Roma hanno offerto percorsi di ri-lettura delle opere esposte nella collezionepermanente in base all’Agenda 2030 e ai 17SDGs. Il museo Guggenheim ha organizzato,inoltre, tre serate per raccontare storie nonconvenzionali, ciascuna delle quali ha toccatoun tema legato allo sviluppo sostenibile e al-l’inclusività sociale e culturale. Inoltre, sonostati offerti percorsi di approfondimento nellesale del museo per avvicinare il pubblico aquesti temi attraverso le opere collezionate daPeggy Guggenheim;

• a Parma, la mostra “Il Terzo Giorno” ha of-ferto uno sguardo nuovo sul tema della soste-nibilità, per riflettere sui temi dell’ambiente edel rapporto uomo-natura attraverso una nar-razione evocativa e poetica. Il percorso è statocostituito da immagini fotografiche, installa-zioni, opere realizzate in situ e dipinti, che hacoinvolto artisti di fama internazionale;

• nel weekend del 26-27 maggio, Sky Cinemaha dedicato uno dei suoi canali a una mara-tona di film e documentari nei quali sono statiprotagonisti i temi dello sviluppo sostenibile;

• grazie alla collaborazione instaurata con ilCONI, durante l’ultima giornata di campio-

nato di Serie A, prima delle partite, bambinisono scesi in campo con lo striscione del Fe-stival, mentre il video della campagna “Senzadi te lo sviluppo sostenibile non c’è” è statotrasmesso sugli schermi degli stadi;

• il “Premio Forum PA 2018”, realizzato daFPA in collaborazione con ASviS, ha premiatoprogetti e soluzioni innovative per la PubblicaAmministrazione e per i territori su tematicheche richiamano i 17 SDGs;

• è stata lanciata online la piattaforma “Obiet-tivo 2030”, ideata da Earth Day Italia e ASviSper individuare le realtà impegnate nel rag-giungimento degli SDGs sul territorio nazio-nale, mettendole in comunicazione perfavorire la messa in rete di idee e progetti;

• in occasione del Festival, Punto Sud ha lan-ciato in Italia il progetto europeo “NoPla-netB”, attraverso il quale sono stati residisponibili 100mila euro per piccoli finanzia-menti legati a progetti di sviluppo sostenibilesul territorio nazionale;

• in 12 punti vendita Coop in tutta Italia, si èsvolto un Cash Mob Etico, organizzato daNeXt, Coop e ASviS, per sensibilizzare i con-sumatori verso scelte più consapevoli e infor-mate e far diventare centrale lo svilupposostenibile nei nostri consumi;

2. La difficile transizione italiana verso una legislatura per lo sviluppo sostenibile

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Figura 2 - I luoghi del Festival dello svilupposostenibile 2018

• per i più piccoli, l’ASviS, in collaborazione conil Centro Regionale di Informazione delle Na-zioni Unite (UNRIC), ha realizzato la versioneitaliana del gioco da tavolo “Go Goals!”;

• è stata lanciata la Summer School sullo Svi-luppo Sostenibile, organizzata dall’ASviS incollaborazione con Fondazione Enel, Leonardo,Rete delle Università per lo Sviluppo Sosteni-bile (RUS), Sustainable Development SolutionsNetwork Italia, Sustainable Development Solu-tions Network Mediterraneo e Università diSiena Santa Chiara Lab;

• nel periodo del Festival è stato reso disponi-bile gratuitamente sul sito ASviS il corso e-learning “L’Agenda 2030 e gli Obiettivi disviluppo sostenibile”, realizzato dall’Alleanzaper spiegare, con un linguaggio semplice e ac-cessibile, i 17 SDGs.

Educazione allo sviluppo sostenibileOltre al Festival, l’Alleanza si è particolarmenteimpegnata nelle attività di educazione allo svi-luppo sostenibile, che appare un fattore semprepiù cruciale per l’attuazione dell’Agenda 2030.Come ricordato nel documento “Strategia italianaper l’educazione alla cittadinanza globale”, allacui stesura ha partecipato anche l’ASviS, l’educa-zione alla cittadinanza globale trova nell’Organiz-zazione delle Nazioni Unite, e in particolarenell’UNESCO, la sua principale cornice di riferi-mento. Già nel 1948, la Dichiarazione universaledei diritti umani ONU affermava che “l’istruzionedeve essere indirizzata al pieno sviluppo della per-sonalità umana e al rafforzamento del rispetto deidiritti umani e delle libertà fondamentali. Essadeve promuovere la comprensione, la tolleranza,l’amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali ereligiosi, e deve favorire l’opera delle NazioniUnite per il mantenimento della pace”.

Lo stesso principio è stato ripreso più volte neglianni dall’UNESCO, fino ad arrivare all’Agenda2030 per lo sviluppo sostenibile nella quale, al Tar-get 4.7, viene esplicitato: “Garantire entro il 2030che tutti i discenti acquisiscano la conoscenza ele competenze necessarie a promuovere lo svi-luppo sostenibile, anche tramite un’educazionevolta a uno sviluppo e uno stile di vita sostenibile,ai diritti umani, alla parità di genere, alla promo-zione di una cultura pacifica e nonviolenta, allacittadinanza globale e alla valorizzazione delle di-versità culturali e del contributo della cultura allosviluppo sostenibile”.

A livello europeo, l’ASviS partecipa come par-tner al progetto europeo “Schools for the UNSustainable Development Goals implementa-tion” (Sudego), all’interno del programma Era-smus+. Il progetto è stato impostatorispondendo, in particolare, alla seconda prioritàdell’ambito scuola (promuovere l’acquisizione diabilità e competenze) e alla prima priorità oriz-zontale (favorire il raggiungimento di capacità ecompetenze pertinenti e di alta qualità e suppor-tare gli individui ad acquisire e sviluppare com-petenze chiave) del programma Erasmus+. I Paesicoinvolti sono, oltre all’Italia, Spagna, Finlandia,Regno Unito e Bulgaria e il progetto si rivolgeprincipalmente ai docenti delle scuole superioridi primo e secondo grado, con beneficiari finaligli studenti e le studentesse degli stessi cicli, ma

Rapporto ASviS 2018

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IL CORSO E-LEARNINGSULL’AGENDA 2030Il corso e-learning “L’Agenda 2030 e gliObiettivi di sviluppo sostenibile”, realizzatodall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Soste-nibile (ASviS), intende spiegare, con un lin-guaggio semplice e accessibile, i 17Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs - Su-stainable Development Goals), approvati nelsettembre 2015 dalle Nazioni Unite, che do-vranno essere realizzati a livello globaleentro il 2030. Il percorso si suddivide in 20moduli per una durata complessiva di circa3 ore.

I primi tre moduli si propongono di offrireuna visione d’insieme dell’Agenda 2030,delle strategie di implementazione e dellamisurazione degli Obiettivi; i restanti mo-duli sono dedicati a ognuno dei 17 Obiettivi.Contenuti didattici multimediali, eserciziinterattivi e riferimenti all’attualità arric-chiscono il percorso formativo per mostrarela rilevanza dell’Agenda 2030 nel contestointernazionale e nazionale, nonché nellaquotidianità di ciascuno.

Il corso viene erogato in modalità asincrona,su una piattaforma che registra gli accessi ela frequenza, con la possibilità di usufruiredi segnalibri ed help desk; al termine delcorso verrà rilasciato il certificato di com-pletamento dell’attività formativa. Il corsoè disponibile su www.asvis.it.

mira a coinvolgere anche stakeholder imprendi-toriali e della pubblica amministrazione e deci-sion maker del mondo della scuola. Il progetto siconcluderà a novembre 2019.

A livello nazionale, l’ASviS ha partecipato alprogetto “Agente 0011 - licenza di salvare ilPianeta”, uno spazio digitale interattivo nel qualedocenti e studenti di tutta Italia si scambianoidee, opinioni e buone pratiche contribuendo at-tivamente all’elaborazione di una cultura della so-stenibilità autentica e originale. Attraverso ilportale gli studenti si attivano sul territorio percittà più sostenibili e inclusive (SDG11) e perun’Italia più responsabile verso l’Agenda 2030.Oltre ad ASviS, il consorzio creato per il progetto,co-finanziato dall’Agenzia Italiana per la Coope-razione allo Sviluppo (AICS), comprende impor-tanti realtà del mondo associativo, formativo eprivato: ActionAid, AMREF, Cesvi, CittadinanzAt-tiva, La Fabbrica, VIS, nonché - nell’ambito delleprogettazioni territoriali – l’Università di Roma“La Sapienza”, l’Università degli Studi di Torino,l’Università Cattolica di Milano, l’UniversitàOrientale di Napoli e Tam Tam d’Afrique.

Nel 2018 è stato avviato il Master MARIS in“Rendicontazione, innovazione e sostenibilità”della facoltà di Economia dell’Università deglistudi di Roma di Tor Vergata, di cui l’ASviS è par-tner. Il Master fornisce una formazione post-lau-rea di eccellenza sui temi della responsabilità edella rendicontazione sociale, della creazione divalore condiviso e dello sviluppo sostenibile, in ot-tica trasversale (privato, for profit e non profit, ePA) e interdisciplinare (economia, biologia, inge-gneria, giurisprudenza, ecc.), secondo un approc-cio triple bottom line, in linea con l’Agenda 2030e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle NazioniUnite.

L’ASviS ha anche collaborato alla definizione delMaster LUMSA sul Management per gli SDGs e con-tribuisce allo svolgimento del Master dell’Univer-sità di Bologna in Giornalismo con specializzazionein sviluppo sostenibile e del Master dell’Universitàdi Venezia Ca’ Foscari in Global economics and so-cial affairs, nonché ai corsi presso la Scuola Na-zionale di Amministrazione (SNA). In particolare,a novembre la SNA avvierà il corso di diploma in“Sustainability manager”, destinato alle ammi-nistrazioni centrali per permettere loro di avereuna piena consapevolezza del proprio ruolo nel-l’attuazione dell’Agenda 2030. Per fare conosceremeglio e a tutti l’importanza dell’Agenda 2030,

2. La difficile transizione italiana verso una legislatura per lo sviluppo sostenibile

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LA SUMMER SCHOOL ASviS SULLOSVILUPPO SOSTENIBILEDal 10 al 21 settembre si è tenuta a Siena laprima Summer School sullo sviluppo sostenibileorganizzata dall’ASviS in collaborazione con Fon-dazione Enel, Leonardo, Rete delle Universitàper lo Sviluppo Sostenibile (RUS), SustainableDevelopment Solutions Network Italia, Sustaina-ble Development Solutions Network Mediterra-neo e Università di Siena Santa Chiara Lab. AllaScuola sono stati ammessi 30 partecipanti, trastudenti di dottorato, ricercatori, amministra-tori, manager, dirigenti pubblici. Si tratta di un’opportunità unica in Italia di altaformazione sui temi della sostenibilità, settoresul quale anche le aziende puntano sempre di piùper realizzare nuovi modelli di business, strate-gie aziendali innovative, nuove modalità di fi-nanziamento. La Summer School mette inevidenza la logica sistemica dello sviluppo soste-nibile, affrontando i temi della sostenibilità am-bientale, economica e sociale attraversoun’impostazione interdisciplinare e ponendo par-ticolare attenzione alla comprensione delle sfidee dei problemi che emergono in assenza di so-stenibilità, alla promozione di soluzioni concretee agli indispensabili meccanismi di monitoraggio.La Scuola si articola in lezioni teoriche, seminarie lavori di gruppo, con la partecipazione di ac-cademici e di esperti di istituzioni, imprese e or-ganizzazioni internazionali. Dopo una settimanacomune per tutti gli studenti, la seconda setti-mana è dedicata a insegnamenti e casi di studioorientati a tre temi: politiche settoriali, scienzee innovazione, sviluppo del settore privato, ge-stione sostenibile delle imprese. Al termine del percorso formativo formale,verrà creato un network di Alumni che, oltrea condividere le necessarie rigorose cono-scenze alla base dello sviluppo sostenibile, co-stituisca il nucleo di una rete a sostegnodell’implementazione dell’Agenda 2030 cheoperi nel tempo, anche avvalendosi di meto-dologie didattiche e di relazione basate sui so-cial media e altri strumenti digitali.I contributi degli studenti, insieme a quelli dialcuni Rettori, andranno ad alimentare il pro-getto della Fondazione Enel per la pubblica-zione di un e-book sul tema dello svilupposostenibile e la relativa piattaforma online,realizzata con l’Istituto Treccani.

l’ASviS ha diffuso sui suoi canali la serie di video-registrazioni del corso seminariale sullo svilupposostenibile svoltosi, tra settembre e novembre2017, presso la LUISS.

Sempre in ambito accademico, è stata avviatala collaborazione tra l’ASviS e la Rete delle Uni-versità per lo Sviluppo sostenibile (RUS), creatadalla Conferenza dei Rettori delle Università Ita-liane (CRUI), che riunisce 59 università italiane edè entrata a far parte dell’ASviS nell’ottobre del2017. Infine, l’ASviS fa parte del comitato scien-tifico del corso di alta formazione di ALTIS-Univer-sità Cattolica "Professione CSR e sostenibilità:sviluppare politiche di sostenibilità per la crea-zione di valore condiviso”, alla sua 15° edizione.

L’elaborazione di strumenti statistici eanaliticiAl fine di monitorare la situazione del Paese ri-spetto agli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs -Sustainable Development Goals), l’ASviS, in occa-sione del Rapporto 2017, ha introdotto una seriedi strumenti statistici e analitici originali e inno-vativi, un unicum nel panorama internazionale. Idati statistici vengono aggiornati periodicamentevia via che si rendono disponibili nuovi e miglioriindicatori per monitorare i 17 Goal. La piattaformaAsset, sviluppata da FPA, è il sistema di analisigrafica utilizzato dall’ASviS che permette di vi-sualizzare i valori e gli andamenti di 190 indica-tori di base, per lo più di fonte Istat, suddivisi perGoal. Partendo dal sito www.asvis.it/dati, la piat-taforma consente di visualizzare ciascun indicatoresecondo tre modalità: grafici, mappe e tabelle. èpossibile inoltre scaricare le serie storiche, espor-tare i dati, eseguire confronti tra regioni e macro-regioni su più indicatori anche di Goal diversi.

A partire da questi indicatori, l’ASviS ha calcolatoun indicatore composito per ognuno dei 17 Goalper il livello nazionale. Il primo insieme di indica-tori è stato pubblicato nel Rapporto 2017, mentreall’inizio del 2018 è stato pubblicato un loro ag-giornamento all’anno 2016, sulla base dei nuovidati forniti dall’Istat.

In questo Rapporto, invece, viene presentata unanuova elaborazione di indicatori compositi a li-vello regionale, effettuata con la medesima me-todologia usata per gli indicatori nazionali (si vedail Capitolo 3).

In occasione del Festival 2018, l’ASviS ha rea-lizzato anche uno studio dedicato al monitorag-gio degli SDGs in Europa, presentando gli

indicatori compositi (utilizzati anche in questo Ca-pitolo) che misurano la sostenibilità dei 28 Statimembri dell’Unione europea. Gli indicatori pre-sentati per i singoli Paesi UE e per l’Unione euro-pea nel suo complesso sintetizzano 66 indicatoristatistici elementari forniti da Eurostat, offrendoun chiaro quadro dell’evoluzione, nel periodo2010-2016, delle condizioni economiche, sociali,ambientali e istituzionali dell’Europa rispetto agliSDGs.

Rapporto ASviS 2018

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2.4 La posizione dell’Italiarispetto agli SDGsNel 2017 l’ASviS ha presentato una prima versionedegli indicatori compositi sviluppati per descri-vere l’andamento dell’Italia rispetto ai 17 SDGs,e a febbraio di quest’anno è stato pubblicato unloro aggiornamento al 2017, anche alla luce diquelli forniti dall’Istat. I dati qui presentati bene-ficiano della publicazione, da parte dell’Istat, delprimo Rapporto sugli SDGs, presentata nel luglioscorso, nel quale sono stati inseriti nuovi indica-tori elementari. A seguito di questi aggiornamenti,gli indicatori compositi hanno subito alcune mo-difiche, particolarmente significative per i Goal 2,6 e 7.

Tra il 2010 e il 2016 l’Italia mostra segni di miglio-ramento in otto aree: alimentazione e agricolturasostenibile, salute, educazione, uguaglianza di ge-nere, innovazione, modelli sostenibili di produ-zione e di consumo, lotta al cambiamentoclimatico, cooperazione internazionale. Per cin-que aree, invece, la situazione peggiora sensibil-mente: povertà, condizione economica eoccupazionale, disuguaglianze, condizioni dellecittà ed ecosistema terrestre, mentre per i re-stanti quattro Obiettivi (acqua e strutture igie-nico-sanitarie, sistema energetico, condizione deimari e qualità della governance, pace, giustizia eistituzioni solide) la condizione appare sostanzial-mente invariata.

Gli indicatori sono stati costruiti utilizzando lametodologia AMPI, adottata anche dall’Istat percostruire gli indicatori compositi del BES. In par-ticolare, è stato possibile costruire un indicatorecomposito (a partire da oltre 95 indicatori ele-mentari) per 15 Obiettivi su 17, mentre per i Goal13 e 17 si è scelto di continuare ad utilizzare unsingolo indicatore headline. Sia gli indicatori for-niti dall’Istat sia gli indicatori compositi sono di-sponibili nel database ASviS, che contiene anchedati riferiti alle diverse regioni (per l’analisi degliindicatori compositi suddivisi per regione si vedail Capitolo 3).

ll valore Italia del 2010 rappresenta il valore base(pari a 100) e gli indici mostrano il miglioramento(se il valore sale) o il peggioramento (se scende)della situazione rispetto al valore del 2010. Se unindice composito presenta un miglioramento, ciònon significa necessariamente che l’Italia sia suun sentiero che le consentirà di centrare gli Obiet-tivi nel 2030, ma semplicemente che il Paese si

sta muovendo nella direzione giusta “in media”,in quanto non si tiene conto della distribuzione(cioè sugli aspetti legati alle disuguaglianze) delfenomeno.

La situazione migliora significativamente tra il2010 e il 2016 per i seguenti Obiettivi:

• Obiettivo 2 (Porre fine alla fame, raggiungerela sicurezza alimentare, migliorare la nutri-zione e promuovere un’agricoltura sosteni-bile), il cui indicatore, dopo un inizialepeggioramento nel periodo 2010-2011, registraun forte miglioramento nel corso degli anni.Negli ultimi due anni la dinamica positiva è do-vuta a una diminuzione della popolazione so-vrappeso e a un aumento della produzione perunità di lavoro delle aziende agricole e dellaquota di superficie agricola utilizzata da colti-vazioni biologiche;2

• Obiettivo 3 (Assicurare la salute e il benessereper tutti e per tutte le età), il cui indicatoremigliora nel corso degli anni, soprattutto gra-zie alla riduzione dei tassi di mortalità, degliincidenti stradali e della percentuale di particesarei, nonostante l’aumento registrato nel2016 del numero dei feriti gravi per incidentistradali;

• Obiettivo 4 (Fornire un’istruzione di qualità,equa e inclusiva, e opportunità di apprendi-mento per tutti), per il quale l’indicatore mi-gliora sensibilmente. Rispetto al 2015 continuaa migliorare la quota di persone di 30-34 annicon titolo universitario e a diminuire il tasso diuscita precoce dal sistema di istruzione e for-mazione. Nonostante i miglioramenti, però,l’Italia continua a essere ancora molto indietrorispetto alla media europea su tutti gli indica-tori di istruzione e formazione;3

• Obiettivo 5 (Raggiungere l’uguaglianza di ge-nere e l’empowerment di tutte le donne e leragazze). Dopo il forte aumento registrato finoal 2015, si rileva una flessione nel 2016 spie-gata dalla diminuzione del rapporto tra i tassidi occupazione delle donne con figli in età pre-scolare e delle donne senza figli, e dalla nettadiminuzione della partecipazione delle donnenegli organi decisionali, un dato (13,3%) ancoraben al di sotto della media europea (23,9%);

• Obiettivo 9 (Costruire una infrastruttura resi-liente e promuovere l’innovazione e una indu-strializzazione equa, responsabile e sostenibile),per il quale continuano a migliorare significati-

2. La difficile transizione italiana verso una legislatura per lo sviluppo sostenibile

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Rapporto ASviS 2018

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Figura 3 - Indicatori sintetici per l’Italia

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8791,2

104,399,9

103,1100

80,2

71,668,7

64,4 64,168,2

20062005 2007 20122011201020092008 2013 2014 2015 2016

GOAL 1Porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo

6070

8090

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130

140150

100

86,2 86,3 89,3

95,4

120,7

132,8

201220112010 2013 2014 2015 2016

GOAL 2Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile

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79,586,7 88,6

100101,7

92,7 94,6

112 108,6 109,2

201220112010200920082007 2013 2014 2015 2016

GOAL 3Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età

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140

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61,164,9 64,5

72,881,9

95,1

100103,4

106,5108,2

110,4 111,6 113,1

20062004 2005 2007 20122011201020092008 2013 2014 2015 2016

GOAL 4Fornire un’educazione di qualità, equa e inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti

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148,8

139,2

100104

114121,6 121,9

201220112010 2013 2014 2015 2016

GOAL 5Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze

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100,9105

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201220112010 2013 2014 2015 2016

GOAL 6Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie

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100106,8

103,698

107,5105,2113,4

201220112010 2013 2014 2015 2016

GOAL 7Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni

6070

8090

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140150

94,4 95,9 97,6 98,7

90,8

72,8

10096,9

81,2 87,586,682,882,7

20062004 2005 2007 20122011201020092008 2013 2014 2015 2016

GOAL 8Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti

2. La difficile transizione italiana verso una legislatura per lo sviluppo sostenibile

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6070

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140150

76,680,9

84,2 87,893,4 93,4

100102,9

106,3108

105,8111,2

115,6

20062004 2005 2007 20122011201020092008 2013 2014 2015 2016

GOAL 9Costruire una infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione e una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile

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91,981,5

67,2

84,980,5 79,7

201220112010 2013 2014 2015 2016

GOAL 10Ridurre l’ineguaglianza all’interno di e fra le Nazioni

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20062004 2005 2007 20122011201020092008 2013 2014 2015 2016

GOAL 11Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili

7581,2

83,6 88,1

93,7 96,9 10087,6 93,9

85,276,5

77,6

92

60

70

80

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20062004 2005 2007 20122011201020092008 2013 2014 2015 2016

GOAL 12Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo

69,271,4

74,281,1

87,2

95,2100

105,8115,4

120,4123,2 122,5 122,9

60

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100

110

120

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20062004 2005 2007 20122011201020092008 2013 2014 2015 2016

GOAL 13Adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze

71,1 71,174,2 77,6

81,9

103,1 100105,1

113,5

124,4131 127

126,9

60

70

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100

110

120

130

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2007 20122011201020092008 2013 2014 2015 2016

GOAL 14Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile

75,2

94,593,7

10094,8 96,3

107,6

113,4

102,4 102,4

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90100

110

120130140150

2012 201320112010

2014 2015 2016

GOAL 15Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno, e fermare la perdita di diversità biologica

10087,4

74,865,3

55,83 46,343,3

6070

8090

100

110120130140150

100 97,5 92,488,5

77,287,4

105,9

201220112010 2013 2014 2015 2016

GOAL 16Promuovere società pacifiche e più inclusive per uno sviluppo sostenibile; offrire l’accesso alla giustizia per tutti e creare organismi efficienti, responsabili e inclusivi a tutti i livelli

vamente gli indicatori relativi alla diffusione dibanda larga tra le famiglie, l’uso di internet el’incidenza dei lavoratori della conoscenza sul-l’occupazione. Inoltre, aumenta il valore ag-giunto dell’industria manifatturiera, ma inpresenza di una più alta intensità di emissionidi CO2 per unità di valore aggiunto e di bassilivelli di produttività;4

• Obiettivo 12 (Garantire modelli sostenibili diproduzione e di consumo), per il quale l’indi-catore aumenta significativamente grazie siaalla diminuzione del consumo di materia (am-piamente dovuta alla crisi economica), sia al-l’aumento della percentuale di raccoltariciclata, anche se nel corso del 2016 sono au-mentati i rifiuti urbani prodotti;5

• Obiettivo 13 (Adottare misure urgenti percombattere il cambiamento climatico e le sueconseguenze), per cui l’indicatore headline(gas serra totali secondo i conti delle emissioniatmosferiche) migliora fino al 2014 in granparte a causa della riduzione delle emissioniindotte dalla crisi economica, per poi peggio-rare nell’ultimo biennio, in corrispondenza conla ripresa del PIL;

• Obiettivo 17 (Rafforzare il partenariato mon-diale e i mezzi di attuazione per lo sviluppo so-stenibile), per cui l’indicatore headline –rappresentato dalla quota dell’Aiuto Pubblicoallo Sviluppo (APS) sul reddito nazionale lordo– aumenta significativamente nel triennio2014-2016, dato che comprende però i costiper l’accoglienza dei rifugiati, i quali costitui-scono oltre il 30% dell’APS.

La situazione peggiora sensibilmente per i se-guenti Obiettivi:

• Obiettivo 1 (Porre fine ad ogni forma di povertànel mondo), il cui indicatore, dopo il forte peg-

gioramento degli anni 2010-2014, resta su livellimolto bassi. è peggiorata la povertà assoluta erelativa, nonché il numero di individui in fami-glie a bassa intensità lavorativa. Nell’ultimobiennio, tuttavia, si riduce la percentuale dipersone che vivono in abitazioni che presentanoproblemi e delle famiglie che non possono per-mettersi di riscaldare adeguatamente la casa. Inuovi dati dell’Istat mostrano che tra il 2015 eil 2016 è diminuita la proporzione di popolazionedi 16 anni e più che non ha effettuato cure me-diche di cui aveva bisogno perché troppo co-stose. Questo fenomeno genera una lievetendenza al miglioramento nell’indicatore com-posito (non rilevato nella precedente versione);

• Obiettivo 8 (Incentivare una crescita econo-mica duratura, inclusiva e sostenibile, un’oc-cupazione piena e produttiva e un lavorodignitoso per tutti), il cui indicatore è forte-mente influenzato dal ciclo economico. Infatti,dopo il forte peggioramento degli anni 2011-2012, in cui erano aumentati il tasso di man-cata partecipazione al lavoro e la quota deigiovani NEET, nel biennio 2015-2016 si osservaun lento recupero, trainato dall’aumentodell’occupazione;

• Obiettivo 10 (Ridurre l’ineguaglianza all’in-terno di e fra le Nazioni). Dal 2010 in poi l’in-dicatore relativo all’Italia segna un evidentepeggioramento. Anche se dal 2014 aumenta ilreddito disponibile, contestualmente cresce ilrapporto tra il reddito dei più ricchi e quellodei più poveri e la percentuale di persone chevivono in famiglie con un reddito disponibileinferiore al 60% del reddito mediano. Da no-tare che nella costruzione dell’indice compo-sito è stato introdotto un nuovo indicatorerelativo al rapporto tra il reddito delle famiglieitaliane e quelle straniere;

• Obiettivo 11 (Rendere le città e gli insediamentiumani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili) peril quale il confronto con il 2010 continua ad ap-parire negativo, anche se nell’ultimo anno latendenza al miglioramento permane, dovuta auna diminuzione dell’indice di bassa qualitàdell’abitazione e di quello relativo alle abita-zioni che presentano problemi, in presenza di unaumento della quota dei rifiuti urbani conferitiin discarica sul totale dei rifiuti urbani raccolti;

• Obiettivo 15 (Proteggere, ripristinare e favorireun uso sostenibile dell’ecosistema terrestre, ge-stire sostenibilmente le foreste, contrastare la

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152,5

118,8 126,3

103,8

100

118,7

96,2107,5

115

126,2

145

115

20062004 2005 2007 20122011201020092008 2013 2014 2015 2016

GOAL 17Rafforzare il partenariato mondiale e i mezzi di attuazione per lo sviluppo sostenibile

desertificazione, arrestare e far retrocedere ildegrado del terreno, e fermare la perdita di di-versità biologica). L’indicatore composito, cal-colato non più sulla base di un indicatoreheadline, ma sintetizzando l’indice di coperturadi suolo e quello di frammentazione del territo-rio6, evidenzia una tendenza estremamente ne-gativa causata dal netto peggioramento dientrambi gli indicatori elementari.

La situazione è statica per i seguenti Obiettivi:

• Obiettivo 6 (Garantire a tutti la disponibilitàe la gestione sostenibile dell’acqua e dellestrutture igienico-sanitarie), il cui indicatoremostra un andamento positivo fino al 2014, cuisegue un biennio di netta riduzione. Da notareche nella costruzione dell’indice compositosono stati introdotti due nuovi indicatori ele-mentari relativi alle famiglie che non si fidanodi bere l’acqua del rubinetto e a quelle che la-mentano irregolarità nell’erogazione dell’ac-qua. La tendenza positiva rilevata tra il 2010 eil 2014 appare dovuta alla riduzione delle fa-miglie che non si fidano di bere l’acqua del ru-binetto, mentre il successivo peggioramento èdeterminato dalla diminuzione dell’efficienzadelle reti di distribuzione dell’acqua potabile;

• Obiettivo 7 (Assicurare a tutti l’accesso a si-stemi di energia economici, affidabili, sosteni-bili e moderni), il cui indicatore composito,dopo un iniziale aumento, tende ad assestarsisui livelli registrati nel 2010. Rispetto a taleanno, infatti, sono aumentati i consumi di ener-gia coperti da fonti rinnovabili, è diminuito ilconsumo interno lordo (tonnellate equivalentidi petrolio). Con la ripresa economica, però, lasituazione è nuovamente peggiorata;7

• Obiettivo 14 (Conservare e utilizzare in mododurevole gli oceani, i mari e le risorse marine peruno sviluppo sostenibile). A seguito delle revisionidei dati Istat di luglio, l’andamento dell’indica-tore composito negli ultimi anni conferma un li-vello molto prossimo ai valori del 2010;

• Obiettivo 16 (Promuovere società pacifiche epiù inclusive per uno sviluppo sostenibile, of-frire l’accesso alla giustizia per tutti e creareorganismi efficienti, responsabili e inclusivi atutti i livelli), il cui indicatore registra una ten-denza negativa fino al 2014, per poi migliorarenotevolmente, grazie alla significativa riduzionedella durata media dei procedimenti civili.8

2.5 L’evoluzione dellalegislazione per i diversi GoalGli ultimi dodici mesi sono stati condizionati dallosvolgimento delle elezioni politiche nazionali, chehanno, di fatto, determinato una stasi dell’atti-vità legislativa durata alcuni mesi. D’altra parte,anche se negli ultimi mesi della precedente legi-slatura sono stati adottati alcuni importanti prov-vedimenti, l’emanazione dei decreti di attuazioneè stata molto limitata, con conseguente ineffica-cia delle nuove norme.

La lunga gestazione del nuovo Governo, formatoall’inizio di giugno, ha anche fatto sì che l’andataa regime della nuova compagine sia avvenuta allesoglie dell’interruzione dei lavori parlamentariper la pausa estiva. Di conseguenza, il Governo haannunciato il prossimo avvio di importanti inizia-tive di riforma, che però non posssono essere va-lutate in questo Rapporto.

GOAL 1 - SCONFIGGERE LA POVERTÀPorre fine ad ogni forma di povertà nelmondoIl Rapporto SDGs 2018 dell’Istat indica che in Italiala popolazione a rischio di povertà e di esclusionesociale è pari al 30%, percentuale in aumento ri-spetto all’anno precedente e che ci pone moltolontano dall’obiettivo fissato da Europa 2020. Nel2017 sono 1 milione e 778mila (6,9%) le famigliein condizioni di povertà assoluta, per un totale di5 milioni e 58mila persone (8,4% dell’intera popo-lazione), il livello più alto dal 2005. Il 20,6% dellapopolazione si trova in condizione di povertà direddito (in aumento rispetto al 19,9% del 2015) eil 12,1% si trova in condizione di grave depriva-zione materiale. Le famiglie giovani, in partico-lare, sono le più penalizzate (con un’incidenzapari al 9,6%) e la condizione dei minori si con-ferma la più preoccupante: il 12,1% dei minori èin povertà assoluta, per un totale di 1 milione e208mila. Quasi la metà (46,9%) di chi è a rischiodi povertà o esclusione sociale si trova nel Mezzo-giorno, dove si registra l’incidenza più elevata disoggetti in povertà assoluta (10,3% delle famigliee 11,4% degli individui).

L’innovazione principale in materia di contrastoalla povertà è stata l’attuazione del Reddito di in-clusione (ReI), la prima misura universalistica dilotta all’indigenza in Italia. L’attuazione dellalegge delega del 15 marzo 2017 n. 33 (“Delega re-cante norme relative al contrasto della povertà,

2. La difficile transizione italiana verso una legislatura per lo sviluppo sostenibile

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al riordino delle prestazioni e al sistema degli in-terventi e dei servizi sociali”) è avvenuta con ildecreto legislativo n. 147 del 15 settembre 2017.Dal primo dicembre 2017 è stato quindi possibilepresentare domanda per il ReI e dal primo gennaio2018 la misura è diventata concretamente opera-tiva. A marzo 2018 risultavano complessivamentebeneficiari del ReI o del Sostegno per l’InclusioneAttiva (SIA) circa 230mila nuclei familiari, corri-spondenti a quasi 800mila persone, cioè circa il50% del Target potenziale.

Ancor prima dell’attivazione della misura, laLegge di Bilancio per il 2018 (legge n. 205/2017)aveva modificato il ReI, ampliando la platea deipotenziali beneficiari e incrementando le risorseda destinare alle famiglie numerose. Infine, il 10maggio 2018 è stato approvato in via definitiva il“Piano nazionale per gli interventi e i servizi so-ciali di contrasto alla povertà 2018/2020”, che co-stituisce lo strumento programmatico perl’utilizzo della cosiddetta “quota servizi” delFondo povertà9.

In linea con la sperimentazione della Nuova CartaAcquisti e con il Sostegno all’inclusione attiva(SIA), il ReI si articola in un beneficio economicoe in una componente di servizi alla persona chedevono essere garantiti a livello locale. Il benefi-cio economico varia in considerazione della nume-rosità del nucleo richiedente ed è commisuratoalle risorse economiche di cui tale nucleo dispone.La parte attiva della misura si concretizza, invece,nella realizzazione di un progetto personalizzatodi inclusione predisposto da un’équipe multidisci-plinare costituita dagli ambiti territoriali interes-sati (in collaborazione con le amministrazionicompetenti sul territorio in materia di servizi perl’impiego, formazione, politiche abitative, tuteladella salute, istruzione) e in linea con principi ge-neralizzati di presa in carico.

Possono essere beneficiari della misura richiedentiche siano congiuntamente: a) cittadini del-l’Unione europea o con un familiare che sia tito-lare del diritto di soggiorno o del diritto disoggiorno permanente, ovvero cittadini di Paesiterzi in possesso del permesso di soggiorno UE persoggiornanti di lungo periodo; b) residenti in Ita-lia, in modo continuativo, da almeno due anni almomento della presentazione della domanda.

Il nucleo familiare deve essere in possesso con-giuntamente di: a) un valore ISEE non superiore a6mila euro; b) un valore ISRE (l’indicatore reddi-tuale dell’ISEE, ossia l’ISR diviso la scala di equi-

valenza, al netto delle maggiorazioni) non supe-riore a 3mila euro; c) un valore del patrimonio im-mobiliare, diverso dalla casa di abitazione, nonsuperiore a 20mila euro; d) un valore del patrimo-nio mobiliare (depositi, conti correnti) non supe-riore a 10mila euro (ridotto a 8mila euro per lacoppia e a 6 mila euro per la persona sola).

Per accedere al ReI è inoltre necessario che cia-scun componente del nucleo familiare: a) non per-cepisca prestazioni di assicurazione sociale perl’impiego (NASpI) o altri ammortizzatori sociali disostegno al reddito in caso di disoccupazione in-volontaria; b) non possieda autoveicoli e/o moto-veicoli immatricolati la prima volta nei 24 mesiantecedenti la richiesta (sono esclusi gli autovei-coli e i motoveicoli per cui è prevista una agevo-lazione fiscale in favore delle persone condisabilità); c) non possieda navi e imbarcazioni dadiporto.

Il Fondo nazionale per la lotta alla povertà e al-l’esclusione sociale è prioritariamente volto allacopertura della parte passiva del ReI. Al trasferi-mento economico sono destinati circa 1,7 miliardidi euro nel 2018, che crescono a 2,2 miliardi nel2019. Come anticipato, il Fondo non esaurisce quile sue funzioni: infatti, il decreto legislativo n.147/2017 ha previsto che i servizi che devono ac-compagnare il ReI non siano solo quelli erogati invia ordinaria a livello territoriale (come è avve-nuto ad esempio nel caso del SIA), ma che, grazieal Fondo, siano realizzati interventi e servizi ag-giuntivi che acquisiscono la natura di livelli essen-ziali delle prestazioni.

Il Fondo, e di conseguenza anche la sua “quotaservizi”, è un finanziamento di natura strutturaleed è quindi iscritto stabilmente nei conti pubblici.La “quota servizi” è pari a 297 milioni di euro nel2018, 347 milioni nel 2019 e a 470 milioni di euroa decorrere dal 2020. Per ciascun anno, 20 milionisono destinati a interventi a favore dei senza di-mora (e più in generale della povertà estrema) e5 milioni (a differenza degli altri stanziamenti invia sperimentale per un triennio) ai neomaggio-renni in uscita da un percorso di presa in carico aseguito di allontanamento dalla famiglia di ori-gine. La quota restante, destinata a finanziarel’attuazione dei livelli essenziali connessi al ReI,è pari a 272 milioni nel 2018, 322 milioni nel 2019e 445 milioni nel 2020.

è evidente, in questo contesto, una duplice criti-cità dell’intervento, che pure va salutato come unimportante primo passo. Da una parte, l’impatto

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limitato della misura va a beneficio solo di unaparte delle persone e delle famiglie che si trovanoin condizione di povertà assoluta e non apparesufficiente per raggiungere il Target 1.2. Dall’al-tra, manca ancora una regia complessiva capacedi produrre un piano organico e di far convergere,coordinandole, diverse politiche - non solo quellelegate al sostegno al reddito e all’inclusione so-ciale attiva - verso la lotta a un fenomeno multi-dimensionale che riguarda aspetti diversi: reddito,accesso al credito e alle risorse economiche (Tar-get 1.4), adeguati servizi di base di protezione so-ciale (Target 1.3), lotta all’abbandono scolasticoe all’emergenza abitativa.

Va ricordato, infine, l’impegno preso dal nuovoGoverno di avviare, già dalla prossima legge diblancio, l’introduzione del reddito di cittadi-nanza, così come formulato nel contratto di go-verno dalle due forze di maggioranza: “La misurasi configura come uno strumento di sostegno alreddito per i cittadini italiani che versano in con-dizione di bisogno; l’ammontare dell’erogazioneè stabilito in base alla soglia di rischio di povertàcalcolata sia per il reddito sia per il patrimonio.L’ammontare è fissato in 780,00 euro mensili perpersona singola, parametrato sulla base dellascala OCSE per nuclei familiari più numerosi. A talfine saranno stanziati 17 miliardi annui”.

GOAL 2 -SCONFIGGERE LA FAMEPorre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovereun’agricoltura sostenibileIn Italia, come evidenziato dal Rapporto Istat sugliSDGs, si registrano alcune evoluzioni significativerispetto ai Target del Goal 2. Fra il 2010 e il 2016è raddoppiata (dal 6,1 al 12,3%) la superficie agri-cola dedicata alle coltivazioni biologiche, mentremigliorano produttività e redditività delle piccoleaziende agricole.

Il già citato D. Lgs 15 settembre 2017, n. 147 “Di-sposizioni per l’introduzione di una misura nazio-nale di contrasto alla povertà”, che ha introdottoil ReI, potrà contribuire positivamente anche alsuperamento della povertà alimentare. Su questofenomeno dovrebbe incidere indirettamenteanche il Decreto del Ministero delle politicheagricole alimentari, forestali n. 14771 del18/12/2017, che renderà operative già dal pros-simo settembre le “Mense biologiche scolasti-

che” certificate. La certificazione “Biologica” aiservizi di refezione scolastica per gli asili nido,le scuole dell’infanzia, le scuole primarie e lescuole secondarie di primo e di secondo grado èstata introdotta con il D.L. 24 aprile 2017, n. 50,convertito con modificazioni dalla Legge 21 giu-gno 2017, n. 96. Per questa iniziativa è stato pre-visto un Fondo di 34 milioni di euro per gli anni2017-2020 (4 milioni di euro per il 2017 e 10 mi-lioni di euro annui per il triennio 2018-2020), de-stinato a ridurre i costi a carico dei beneficiaridel servizio di mensa scolastica biologica e a rea-lizzare iniziative di informazione e di promozionedel consumo nelle scuole di prodotti biologici esostenibili per l’ambiente.

Oltre agli aspetti economici, questo provvedi-mento ha una valenza sistemica rispetto alle que-stioni del Goal 2. è in perfetta sintonia con lapromozione di una dieta che consumi prodotti diqualità certificata e con la necessità di orientareil settore agricolo verso modelli produttivi più so-stenibili, ossia, competitivi nel rispetto dei vincolisociali, ambientali e istituzionali.

Sul fronte dell’impatto del sistema dell’alimen-tazione sulla salute, il 5 aprile scorso è divenutooperativo il D. Lgs 15 settembre 2017, n. 145 “Di-sciplina dell’indicazione obbligatoria nell’eti-chetta della sede e dell’indirizzo dellostabilimento di produzione o, se diverso, di con-fezionamento”, che obbliga gli operatori a indi-care la località e l’indirizzo dello stabilimento diproduzione o di confezionamento. L’obbligo ri-guarda gli alimenti prodotti in Italia e destinatial mercato italiano. In questo modo vengono ga-rantite una corretta e completa informazione aiconsumatori, una migliore e immediata traccia-bilità degli alimenti da parte degli organi di con-trollo e, di conseguenza, una più efficace tuteladella salute.

è stato poi emanato l’atteso Decreto Ministerialen. 1862 del 18/01/2018 che disciplina le “Modalitàdi funzionamento dell’Anagrafe nazionale dellabiodiversità di interesse agricolo e alimentare”.Ciò renderà effettivamente operativo lo stru-mento per la gestione del Sistema nazionale dellabiodiversità agraria e alimentare, istituito con lalegge sulla tutela della biodiversità del 2015.

Sempre nell’ambito della difesa del patrimonionaturale, è rilevante anche la Legge n. 127 del25/07/2017 “Disposizioni per la salvaguardia degliagrumeti caratteristici”, che consentirà di soste-nere e salvaguardare i territori a particolare vo-

2. La difficile transizione italiana verso una legislatura per lo sviluppo sostenibile

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cazione agrumicola. L’obiettivo, infatti, è quellodi riuscire a salvaguardare la distintività delle no-stre ricchezze naturali, riconoscendo agli agrumi-coltori un ruolo fondamentale nella tutelaambientale e paesaggistica, soprattutto in alcunearee ad alto rischio di dissesto idrogeologico.

Per quanto riguarda la necessità di potenziare lacompetitività del sistema agro-alimentare nel ri-spetto dei vincoli sociali, ambientali e istituzionali(la codiddetta “performance sostenibile”), i prov-vedimenti più rilevanti approvati nel periodo con-siderato non determinano degli effetti immediati,ma costituiscono la base per la costruzione dellacompetitività futura del settore. Nello specifico,il 18 giugno 2018, è stato approvato il nuovo re-golamento Reg. (UE) 2018/848 in materia di agri-coltura biologica che entrerà in vigore nel 2021.è quindi importante per l’Italia, leader in questocomparto, lavorare per far recepire tutte le mo-difiche che si ritengano necessarie per non infi-ciare il livello qualitativo riconosciuto alleproduzioni biologiche, come ad esempio la dimi-nuzione delle soglie per i residui di fitofarmaci.

Lo scorso 7 giugno 2018 è stato approvato il “Re-golamento Omnibus”, che rappresenta una verae propria riforma di medio termine della Poli-tica Agricola Comune (PAC) per il periodo 2014-2020. Questo provvedimento apporta notevolisemplificazioni amministrative, una maggioreflessibilità nelle regole del greening e possibi-lità di aumentare il pagamento di base per i gio-vani agricoltori, tutte variabili che possonoincidere positivamente sulla performance delsettore.

Infine, visto che uno degli impegni richiesti al-l’Italia per il raggiungimento dei Target del Goal2 riguarda la dimensione internazionale, va se-gnalato come nei mesi scorsi si siano determinatetre dinamiche che potrebbero mettere a rischiola performance dell’agricoltura nei Paesi in viadi sviluppo (PVS): a) non si sono registrati pro-gressi rispetto alla quota di Aiuto Pubblico alloSviluppo (APS), ancora lontana dallo 0,7% del PIL;b) il protezionismo e l’incertezza che si stannomanifestando nelle politiche commerciali inter-nazionali può determinare ripercussioni negativeanche sulle esportazioni dei PVS; c) le criticitànegli accordi commerciali multilaterali possonomettere a rischio gli strumenti di stabilizzazionedel reddito proveniente da esportazioni di pro-dotti agroalimentari.

GOAL 3 - SALUTE E BENESSEREAssicurare la salute e il benessere pertutti e per tutte le etàIl Rapporto Istat SDGs 2018 ricorda che, rispettoall’Obiettivo 3, l’Italia ha da tempo raggiuntol’obiettivo posto per la mortalità neonatale e perla mortalità sotto i 5 anni, collocandosi tra i Paesipiù virtuosi, con la più bassa mortalità infantile,e il dato continua a migliorare, anche nel Sud.

Dal 2004 è in costante diminuzione anche il tassodi mortalità tra 30-69 anni per tumori maligni,diabete mellito, malattie cardiovascolari e ma-lattie respiratorie croniche, anche se lo stallo deltrend discendente, che si osserva dal 2015, po-trebbe mettere a rischio il raggiungimento del-l’obiettivo proposto per il 2030. Basso è il numerodi suicidi rispetto al resto dell’Europa e il numerodi morti in incidenti stradali si è quasi dimezzatotra il 2004 e il 2016, ma anche in questo caso ilcalo è in rallentamento dal 2013, e nel 2017 si re-gistra addirittura un aumento dei morti, soprat-tutto tra gli anziani. I fumatori sono in calo tra lepersone di 15 anni e più, soprattutto a partire dal2009, ma anche qui il dato risulta stabile nell’ul-timo anno. Le vaccinazioni in età pediatrica, incalo dal 2013, hanno subìto un incremento nelbreve termine, in conseguenza del Decreto Vac-cini del luglio 2017.

Lo “State of Health in the UE” (2017), realizzatodall’OCSE e dell’European Observatory on HealthSystems and Policies in collaborazione con la Com-missione europea analizza i punti di forza del si-stema sanitario del nostro Paese e le sue criticità.Tra gli indicatori più significativi c’è sicuramentequello sulla speranza di vita e il tasso di mortalitàevitabile, che ci pone di gran lunga sopra la mediaeuropea. Tra le criticità compaiono la spesa pub-blica (inferiore del 10% - rispetto al PIL procapite- alla media europea), l’alta percentuale di spesea diretto carico del paziente (23% contro unamedia europea del 15%), le liste di attesa e le pro-fonde diseguaglianze territoriali nell’accesso aiservizi e alle strutture sanitarie.

L’azione legislativa del Parlamento e del Governosui temi della salute e del benessere si è dispie-gata nell’ultimo anno lungo alcune linee di inter-vento relative, in particolare, alla prevenzione,alla governance sanitaria e al tema delle disabilitàe dei comparti a debole copertura. Per quanto ri-guarda la prevenzione, la questione che ha ri-scosso maggiore attenzione da parte dell’opinione

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pubblica è quella della copertura vaccinale per ibambini in età scolare. Nel settembre 2017, i mi-nisteri competenti (MIUR e Salute) hanno varato,tramite circolare congiunta, indicazioni operativestringenti in merito all’attuazione della leggesull’obbligo vaccinale e la relativa certificazioneper le scuole. La nuova Ministra della Salute delGoverno M5S-Lega, insediatasi il primo giugno2018, ha introdotto un provvedimento di sempli-ficazione delle procedure scolastiche, con l’intro-duzione dell’autocertificazione da parte dellefamiglie, e ha annunciato una modifica sostan-ziale della normativa.

Sul versante della governance sanitaria, la Legge3/2018 sul sistema ordinistico delle professioni sa-nitarie in Italia ha istituito 17 nuovi Albi per al-trettante professioni sanitarie che ne eranosprovviste. Inoltre, per quanto riguarda il temadella compartecipazione alla spesa, con la Leggedi bilancio 2018 è stato introdotto un Fondo di 60milioni di euro per la riduzione del super ticket,considerato uno strumento che crea forti spere-quazioni tra cittadini di diverse regioni.

Più direttamente collegata all’intreccio tra benes-sere sociale, diritti e salute è la Legge 22 dicem-bre 2017 n. 219 sul “Consenso informato e ledisposizioni anticipate di trattamento”, che re-gola il rapporto paziente-medico e il ruolo dei pa-renti rispetto alle decisioni terapeutiche daprendere nel fine-vita. è stato istituito anche unFondo di assistenza ai bambini affetti da malattiaoncologica per il periodo 2017-2019 e sono staterinnovate, sia pure con alcune limitazioni, le di-sposizioni del cosiddetto “Pacchetto natalità”,comprensive del Bonus Bebè.

Per quanto riguarda i bisogni di cura delle per-sone non autosufficienti e disabili, tema crucialein Italia e negli altri Paesi sviluppati ormai da al-cuni anni, a fine 2017 è stato aumentato il Fondoper il diritto al lavoro dei disabili presso l’INPS(Dm 29/9/17). Inoltre, l’art. 21 del Decreto Le-gislativo 147/2017 istitutivo del ReI attribuiscealla Rete (organismo di coordinamento del si-stema degli interventi e dei servizi sociali) il com-pito di elaborare il Piano nazionale per la nonautosufficienza. L’Osservatorio Nazionale sullacondizione delle persone con disabilità ha pro-dotto un Programma di azione biennale per lapromozione dei diritti e l’integrazione delle per-sone con disabilità, pubblicato nella Gazzetta Uf-ficiale il 12 dicembre 2017. Infine, nella Legge diBilancio 2018 è stato istituito un Fondo per i Ca-

regiver familiari di 60 milioni di euro (20 milioniper anno dal 2018 al 2020), anche a seguito dellapresentazione di tre disegni di legge per il rico-noscimento della figura del prestatore di cura nonprofessionale.

Di particolare rilievo per l’Agenda 2030 è anchel’insediamento, nel gennaio 2018, presso il Mini-stero della Salute, di una task force nazionale peril supporto alle politiche ambientali secondo ilmodello della “salute in tutte le politiche”, il po-tenziamento della sorveglianza epidemiologica,la valutazione preventiva degli impatti sulla sa-lute dei fattori inquinanti e la formazione deglioperatori sanitari e ambientali. La task force co-stituisce senza dubbio l’atto governativo recentepiù importante rispetto all’attuazione degli SDGs,e in particolare del Goal 3, richiamato esplicita-mente insieme alla Strategia europea “Salute2020” e agli esiti della Conferenza Ambiente e Sa-lute di Ostrava (2017) nella presentazione del-l’iniziativa.

Per quanto riguarda altri interventi di possibilevalore strategico relativamente ai temi della sa-lute e del benessere, va ricordato il Progetto“L’Italia per l’equità nella salute”, promossodalla ex ministra Beatrice Lorenzin con la colla-borazione dell’Istituto Medicina Migrazioni e Po-vertà, dell’Agenzia Nazionale Servizi SanitariRegionali, dell’Agenzia Italiana del Farmaco edell’Istituto Superiore di Sanità, con il quale sisono realizzati: a) un’analisi dettagliata sulle di-suguaglianze nella sanità e sulle relative cause;b) una prima definizione di strategie per aumen-tare l’equità, sia di sistema che su specifici Tar-get e ambiti. Infine, va segnalata l’istituzionepresso l’Istituto Superiore di Sanità del Centroitaliano per la Salute Globale, che intende inter-venire fattivamente sui disagi e i rischi della glo-balizzazione nell’ambito della salute.

GOAL 4 - ISTRUZIONE DI QUALITÀAssicurare un’istruzione di qualità einclusiva, e promuovere opportunità diapprendimento permanente per tuttiIl tasso di dispersione scolastica - nonostante unlieve miglioramento e il raggiungimento del-l’obiettivo nazionale - è ancora al 14%, rispettoall’obiettivo del 10% di Europa 2020, mentre perl’istruzione terziaria l’Italia è penultima in Europaper numero di laureati (peggio fa solo la Roma-nia), con una quota del 16,3% (rispetto al 15,7%

2. La difficile transizione italiana verso una legislatura per lo sviluppo sostenibile

45

del 2016) tra le persone di 15-64 anni e del 26,2%per quelle tra 30 e 34 anni (rispetto al 40% del-l’obiettivo di Europa 2020, ormai raggiunto daquasi tutti i Paesi). Nel confronto europeo, in Ita-lia persiste un livello inadeguato della spesa perl’istruzione rispetto al PIL (4% rispetto alla mediaeuropea del 4,9%). In termini di quota sulla spesapubblica, l’Italia passa dal 9,1% del 2008 al 7,9%del 2015, a fronte di valori del 9,6% della Germa-nia e della Francia e del 9,3% della Spagna. Inparticolare, in termini di borse di studio, in Italiala copertura è del 9,4% della popolazione studen-tesca, contro il 39,2% della Francia, il 30% dellaSpagna, il 25% della Germania.

Luci e ombre continuano a caratterizzare tutto ilsistema di istruzione italiano, fotografato a lugliodall’uscita quasi congiunta del Rapporto annualesulle prove Invalsi, dedicato alla scuola, e dalnuovo Rapporto biennale curato dall’Agenzia Na-zionale di Valutazione del Sistema Universitario edella Ricerca (ANVUR).

Anche quest’anno le prove Invalsi rivelano ampiedifferenze territoriali negli apprendimenti deglistudenti (come per inglese, italiano e matematicaper i ragazzi del meridione). Nell’istruzione ter-ziaria, le buone notizie recate dall’ANVUR riguar-dano la diminuzione degli abbandoni – inparticolare al passaggio dal primo al secondo anno- e il parallelo aumento della probabilità di laure-arsi per chi è iscritto all’Università. Meno positivaè invece la constatazione che nell’anno accade-mico 2017-18, dopo qualche anno di ripresa, il nu-mero complessivo di immatricolazioni ha segnatoil passo, attestandosi come l’anno precedente aquota 290mila, un livello corrispondente alla metàcirca dei diciannovenni residenti.

Meritano inoltre una segnalazione i risultati pub-blicati a dicembre 2017 dell’indagine 2016 “Pro-gress in International Reading Literacy Study”(PIRLS) dell’International Association for the Eva-luation of Educational Achievement (IEA), relativialle competenze di lettura dei bambini e dellebambine di 9/10 anni (frequentanti classi del 4°grado): si conferma, infatti, una certa brillan-tezza delle scuole primarie italiane, che fannodecisamente meglio della media dei Paesi parte-cipanti, e in particolare di Germania, Francia eSpagna.

Dopo le misure degli anni precedenti (tra cui la L.107/2015, la cosiddetta “Buona scuola”) il fattoforse più rilevante sulla scena scolastica è la con-clusione dei primi percorsi triennali di alternanza

scuola-lavoro (ASL), resa obbligatoria per tutti glistudenti delle scuole superiori. In assenza di unmonitoraggio ufficiale di queste prime esperienzeè quasi impossibile giudicarne complessivamentegli esiti. Si sottolinea, però, l’utilità in sé dell’ini-ziativa, ma al tempo stesso le criticità e i contorniancora imprecisi dell’esperienza, alla quale vannoapportati correttivi, tra cui una maggiore coe-renza tra indirizzi di scuola e percorsi offerti dallestrutture ospitanti, evitando comportamenti inap-proriati da parte dei datori di lavoro e favorendoun reale avvicinamento degli studenti al mondodel lavoro.

è giunta a maturazione anche la sperimentazionedel “Sistema Duale” promossa dal Ministero delLavoro, la quale ha determinato una ripresa del-l’Apprendistato formativo, con incrementi deirapporti di lavoro soprattutto nelle aree dove piùsi è investito sulla qualità dei percorsi di istru-zione e formazione professionale. Anche su questofronte va ricercata di una maggiore qualità deiprogetti formativi.

La Legge di Bilancio 2018 ha confermato il “Fondoper azioni di contrasto della povertà educativa mi-norile” finalizzate a rimuovere gli ostacoli di na-tura economica, sociale e culturale cheimpediscono la fruizione dei processi educativi daparte dei minori. A tal fine sono stati pubblicatitre bandi rivolti alle organizzazioni del terzo set-tore e al mondo della scuola: prima infanzia (0-6anni), adolescenza (11-17 anni) e nuove genera-zioni (5-14 anni).

A fronte di nuovi stanziamenti su vari fronti - edi-lizia scolastica, libri di testo, credito di imposta,ecc. - va registrato il progressivo declino delFondo per il miglioramento dell’offerta formativa(MOF), ridotto di circa un terzo dal 2013 ad oggi.

Anche in campo educativo, quantità e qualità del-l’offerta di istruzione continuano a essere segnateda divari territoriali. Per rendere strutturale l’in-tervento di contrasto alla povertà educativa mi-norile si raccomanda di proseguire la stradaavviata dalla Legge di bilancio 2018 che ha previ-sto, al fine di realizzare specifici interventi sulterritorio, che l’Istat definisca parametri e indi-catori per individuare le zone di intervento prio-ritario, basandosi su rilevazioni periodiche eutilizzo integrato di fonti amministrative.

Per quanto concerne l’istruzione terziaria, si re-gistra l’aumento delle risorse del Fondo integra-tivo statale per la concessione di borse di studiouniversitarie, ma che continua ad essere insuffi-

Rapporto ASviS 2018

46

ciente in un Paese dove un diciannovenne sue duenon prova nemmeno a mettere piede in un’aulauniversitaria.

Rispetto al tema della diffusione dell’educazionealla sostenibilità e alla cittadinanza globale, oltrealle iniziative descritte a pag. 34, il MIUR ha defi-nito, con il supporto dell’ASviS, un Piano perl’Educazione alla Sostenibilità coerente con gliObiettivi dell’Agenda 2030, articolato in 20 azioniconcrete, raggruppate in quattro macro-aree:strutture ed edilizia, didattica e formazione deidocenti, università e ricerca, informazione e co-municazione. Contatti sono stati stabiliti con ilnuovo governo per proseguire il lavoro avviato,così come si spera di poter proseguire la collabo-razione MIUR-ASviS per la realizzazione del con-corso “Facciamo 17 Goal. Trasformare il nostromondo: l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sosteni-bile”, che si è dimostrato catalizzatore efficacedi iniziative di educazione allo sviluppo sostenibilee alla cittadinanza globale in partenariato tra ilmondo scolastico e la società civile.

Infine, va segnalata l’approvazione, avvenuta il 28febbraio 2018, della Strategia Italiana per l’Edu-cazione alla cittadinanza globale da parte del Con-siglio Nazionale per la Cooperazione allo Sviluppo(CNCS), frutto di un lavoro di raccordo tra Istitu-zioni, società civile e università, e già trasformatein indicazioni operative da alcune Regioni.

GOAL 5 - PARITÀ DI GENERE Raggiungere l’uguaglianza di genere el’empowerment (maggiore forza,autostima e consapevolezza) di tuttele donne e le ragazzeIl contrasto alla disuguaglianza di genere è deter-minante per il raggiungimento di un effettivo svi-luppo sostenibile e di tutti gli SDGs, rappresentandoun Obiettivo trasversale e interconnesso a tutti glialtri obiettivi: infatti, il ruolo delle donne di ognietà è fondamentale per la costruzione di società piùeque e inclusive e una crescita economica stabile eduratura.

Il Rapporto Istat sugli SDGs, evidenzia alcuniaspetti critici della condizione del nostro Paese ri-spetto ai Target del goal 5. In un contesto chevede la riduzione in generale dei reati, diminuisceanche il numero delle donne che ha subìto vio-lenza fisica o sessuale, ma rimane stabile la quotadi donne vittime di violenza estrema (stupri e ten-tati stupri) o di forme efferate di violenza. Il di-

vario di genere per il lavoro domestico e di curanon retribuito è ancora alto, anche se diminuiscerispetto al biennio 2002-2003. Anche rispetto allapartecipazione delle donne nei luoghi decisionalieconomici e politici ci sono segnali positivi, ma lapresenza resta bassa.

A tale proposito, un primo aspetto da sottolineareriguarda il risultato delle elezioni del 4 marzo del2018, caratterizzate dalla prima applicazionedelle norme di garanzia di genere contenute nellaLegge 3 novembre 2017, n. 165: ora le donnerappresentano circa il 35% dei parlamentari. Sela metà dei 9.529 candidati alle elezioni era rap-presentata da donne, in totale sono state elette334 donne, 225 alla Camera (rispetto a 405 uo-mini) e 109 (205 uomini) al Senato, alla cui pre-sidenza è stata eletta, per la prima volta, unadonna. In sette Regioni (Trentino-Alto Adige,Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Lazio, Campania,Sicilia e Calabria) le donne hanno superato il 40%degli eletti. Nonostante l’aumento delle donneparlamentari, la presenza femminile rimane esi-gua nella presidenza delle commissioni e nei co-mitati di controllo.

Nel corso degli ultimi dodici mesi numerosi sonostati gli interventi normativi e amministrativi chehanno riguardato i seguenti aspetti:

• medicina di genere (art.3, Legge 3/2018): perla prima volta è garantita in Italia una medi-cina orientata al genere in tutte le sue appli-cazioni. Si attende ora il piano di attuazione,che deve essere predisposto a cura del Mini-stero della Salute, con la collaborazione del-l’Istituto Superiore di Sanità;

• soccorso e assistenza socio-sanitaria alledonne vittime di violenza: con il Decreto delPresidente del Consiglio dei Ministri24/11/2017 sono state approvate le Lineeguida nazionali per le Aziende sanitarie e leAziende ospedaliere;

• sgravi contributivi per l’assunzione delledonne vittime di violenza di genere. Con ilDecreto 11/05/2018 il Ministro del Lavoro edelle Politiche Sociali ha stabilito che per glianni 2018, 2019 e 2020 le cooperative socialiche assumono, con contratti a tempo indeter-minato, donne vittime di violenza di genere in-serite nei percorsi di protezione, sonoesonerate dal versamento dei contributi previ-denziali, nel limite stabilito dall’INPS di 1 mi-lione di euro per ciascun anno;

2. La difficile transizione italiana verso una legislatura per lo sviluppo sostenibile

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• disposizioni in favore degli orfani per criminidomestici. La legge 11 gennaio 2018, n. 4 pre-vede l’accesso al gratuito patrocinio, all’assi-stenza medica e psicologica gratuita,l’assegnazione di alloggi di edilizia pubblica, lafacoltà di cambiare il cognome con procedurasemplificata per tali orfani, a cui è esteso ilFondo per le vittime di mafia, usura e reati in-tenzionali violenti, con un incremento di 2 mi-lioni di euro annui, indirizzati a borse di studioe al finanziamento di progetti di orientamento,di formazione e di sostegno per l’inserimentonell’attività lavorativa;

• il congedo obbligatorio di paternità, con laLegge di bilancio 2018, è stato esteso a quattrogiorni, retribuiti al 100%, più un giorno facol-tativo in sostituzione di una giornata di asten-sione obbligatoria della madre;

• sospensione della durata massima dei con-tratti a termine durante il periodo di asten-sione obbligatoria di maternità, con la Leggedi bilancio per il 2018, estesa alle ricercatricia tempo determinato;

• l’indennità di maternità alle atlete non pro-fessioniste è stata istituita grazie al fondo didue milioni di euro previsto dalla Legge di bi-lancio 2018. L’indennità di maternità è stataestesa alle lavoratrici iscritte alla gestioneseparata dell’INPS e garantita anche in caso dimancato versamento dei contributi da partedel datore di lavoro;

• voucher baby-sitting, bonus bebè, bonus asilinido, bonus maternità sono stati confermatigrazie alle risorse previste dalla Legge di bilan-cio 2018. Inoltre, per i figli di età non superiorea 24 anni è stato aumentato fino a 4.000 euroil limite di reddito complessivo per essere con-siderati fiscalmente a carico;

• misure di conciliazione lavoro-famiglia e in-centivi alla contrattazione aziendale (110 mi-lioni) sono previsti per le aziende che adottanomisure per aiutare i dipendenti a conciliare fa-miglia e lavoro.

Per contrastare la violenza di genere, la Legge dibilancio 2018 ha modificato l’art. 26 del D.lgs198/2006 (codice delle pari opportunità tra uomoe donna), introducendo una norma a tutela delledonne che denunciano di aver subito molestie ses-suali sui luoghi di lavoro. Di conseguenza, il licen-ziamento ritorsivo o discriminatorio è nullo, anchese mancano ancora le sanzioni per chi non garan-

tisce l’integrità fisica e morale delle lavoratrici edei lavoratori. Inoltre, la Legge 4/12/2017, n. 172di conversione, con modificazioni, del D.L.16/10/2017, n. 148, ha previsto che il reato distalking non si possa più estinguere pagando allavittima una somma. Infine, il congedo di tre mesiper le vittime di violenza di genere è stato estesoa lavoratrici domestiche, colf e badanti.

Come già ricordato nei precedenti Rapporti, ac-cade spesso che le normative riguardanti i dirittidelle donne non siano attuate appieno10. A tale pro-posito va segnalato che è all’esame della Corte co-stituzionale l’attuazione della legge 20 maggio2016, n.76 “Regolamentazione delle unioni civilitra persone dello stesso sesso e disciplina delle con-vivenze”. Peraltro, la previsione della possibilità discelta del cognome dei contraenti nell’unione ci-vile introdotta con tale legge, rende ancora piùforte il rammarico per la mancata approvazionenella scorsa Legislatura della legge in attuazionedella sentenza della Corte costituzionale n.368/2016 sul doppio cognome.

Va accolto con favore il DM del 3 maggio 2018 delMinistero del Lavoro che faciliterà la compilazioneda parte delle aziende del rapporto biennale sullasituazione del personale maschile e femminile econsentirà la procedura successiva di competenzadelle rappresentanze sindacali aziendali e del/dellaconsigliere/a regionale di parità, che deve tra-smettere i relativi risultati al/alla consigliere/anazionale di parità, al Ministero del lavoro edelle politiche sociali e al Dipartimento dellepari opportunità della Presidenza del Consigliodei Ministri.

GOAL 6 - ACQUA PULITA E SERVIZIIGIENICO-SANITARI Garantire a tutti la disponibilità e lagestione sostenibile dell’acqua e dellestrutture igienico-sanitarieCome ricordato dal Rapporto Istat sugli SDGs,l’Italia ha il maggior prelievo di acqua per uso po-tabile pro-capite tra i 28 Paesi dell’Unione Euro-pea e l’indicatore relativo all’efficienza della retedi distribuzione è in peggioramento. Il 10,1% dellapopolazione italiana lamenta irregolarità e cattivofunzionamento del servizio dell’acqua nelle loroabitazioni ed è ancora molto alta (29,1%) la per-centuale delle famiglie che non si fida a bere l’ac-qua del rubinetto, anche se in diminuzione diquattro punti rispetto al 2010.

Rapporto ASviS 2018

48

Nella scorsa legislatura non è stato chiuso l’iter diapprovazione del disegno di legge (cfr. XVII Legi-slatura Atto Senato n. 2343) “Principi per la tu-tela, il governo e la gestione pubblica delleacque”, fondamentale per un allineamento dellepolitiche nazionali a diversi dei Target del Goal 6e per il riconoscimento del principio dell’acquacome “bene naturale diritto umano universale”,come sancito dell’Assemblea generale delle Na-zioni Unite A/64/ L.63/Rev. 1 del 26 luglio 2010.

L’esigenza di una legge sulla gestione pubblicadelle acque è stata condivisa dal Presidente dellaCamera dei Deputati Roberto Fico nell’incontroavuto il 30 luglio del 2018 con il Forum dei movi-menti per l’acqua. Il Presidente ha ribadito il suoimpegno sul tema e ha affermato che l’applica-zione dell’esito referendario del 2011 passa esclu-sivamente attraverso forme di gestione quali gliEnti di diritto pubblico, aziende speciali e aziendespeciali consortili. Va ricordato, altresì, che nel“contratto di governo” tra le due forze di maggio-ranza si afferma che ”è necessario investire sulservizio idrico integrato di natura pubblica appli-cando la volontà popolare espressa nel referen-dum del 2011, con particolare riferimento allaristrutturazione della rete idrica, garantendo laqualità dell’acqua, le esigenze e la salute di ognicittadino, anche attraverso la costituzione di so-cietà di servizi a livello locale per la gestione pub-blica dell’acqua. La più grande opera utile èrestituire ai cittadini una rete di infrastruttureidriche degne di questo nome. è necessario dun-que rinnovare la rete idrica dove serve, bonificarele tubazioni dalla presenza di amianto e piombo,portare le perdite al minimo in modo da garantireacqua pulita e di qualità in tutti i comuni italiani”.

Come già segnalato nel Rapporto dello scorsoanno, appare necessario prevedere l’introduzionedei criteri di priorità nell’uso dell’acqua, met-tendo in primo piano l’uso umano e introducendoil concetto di morosità incolpevole, stabilendo in50 litri/giorno il quantitativo minimo per il soddi-sfacimento dei bisogni essenziali, da garantireanche ai non abbienti in caso di morosità, consen-tendo così il raggiungimento del Target 6.1 sul di-ritto all’accesso universale all’acqua. Il DDLintroduceva altresì norme per il governo parteci-pativo del servizio idrico integrato rispondendo alTarget 6.b, e il fondo di solidarietà internazionalefinanziato per un centesimo di euro per ognimetro cubo di acqua erogata, rispondendo alle fi-nalità del Target 6.a. L’auspicio è che, nella ri-

presa dell’iter legislativo, vengano riproposti que-sti punti e che quanto previsto dal “contratto digoverno” sia realizzato, già a partire dal 2019.

Va ricordato, altresì, che la difficoltosa attuazionedella direttiva acque 2000/60/CE ha visto l’Italiaprotagonista di due procedure di infrazione. Il ri-tardo nella messa a norma di oltre 100 centri ur-bani o aree sprovvisti di reti o sistemi ditrattamento delle acque reflue ha portato a unaprima condanna nel 2012, con conseguente multa.Nel maggio 2018 la condanna è stata confermata,ed è stata comminata una multa di 25 milioni dieuro, ai quali se ne aggiungeranno 30 ogni sei mesidi ulteriore ritardo, dal momento che il numerodegli agglomerati non conformi, seppur diminuitoda 109 a 74, registra ancora un grave ritardo ri-spetto alle disposizioni comunitarie.

Va inoltre ricordato che una delle priorità - evi-denziata anche dal Target 6.4 - è quella di miglio-rare l’efficienza dei sistemi idrici, intervenendosulle molte falle dei nostri acquedotti. Il XII Rap-porto “Qualità dell’ambiente urbano” ISPRA del2017 ricorda che mediamente in Italia il 38,2%dell’acqua immessa in rete non arriva all’utenza(con punte del 60% nelle province di Latina, Fro-sinone, Vibo Valentia, Potenza, Campobasso). Nona caso la Legge di bilancio ha stanziato 250 milionifino al 2022 (50 milioni per ciascun anno) perazioni inerenti ad: “acqua, reti idriche, invasi”.

In materia di dissesto idrogeologico, con il D.L. 9agosto 2018, n. 97 il Ministero dell’Ambiente edella Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) hariportato su di sé le competenze della struttura dimissione e la gestione fondi per rischio idrogeolo-gico. Anche alla luce dei ricorrenti episodi calami-tosi che colpiscono gran parte del nostro territorioa causa del dissesto idrogeologico, è necessariopotenziare il coordinamento e la destinazione difondi per arginare e combattere un fenomeno chemette a repentaglio anche l’accesso ai serviziidrici.

GOAL 7 - ENERGIA PULITA E ACCESSIBILEAssicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili,sostenibili e moderniI consumi finali di energia, scesi nel 2016 dello0,5%, sono tornati ad aumentare nel 2017, pas-sando a 123,8 Mtep (+1,3%). L’efficienza degli usifinali nel 2017 in Italia è di 107,6 tep/M€, -0,2%rispetto al 2016, anno nel quale registrava un calo

2. La difficile transizione italiana verso una legislatura per lo sviluppo sostenibile

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record dell’1,8% rispetto al 2015. Parallelamente,il contributo delle fonti rinnovabili all’energiaelettrica è diminuito, passando dal 37,4% del 2014al 33,1% del 2016.

La scorsa legislatura lascia in eredità al governoin carica la gestione e la continuazione dellaStrategia Energetica Nazionale (SEN) approvatail 10 novembre 2017 e il Piano Nazionale Impresa4.0. I partiti attualmente al governo hanno presoimpegni sui temi dell’energia, ma questi nonsono stati oggetto di un particolare dibattito néin campagna elettorale, né dopo la sua conclu-sione. Al momento non si avverte alcuna solleci-tazione o iniziativa volta a modificare la SENattuale, tuttora basata sul gas, una delle fontienergetiche fossili responsabili delle emissioniclimalteranti, come principale combustibile di“transizione”.

Il quadro storico e programmatico per le energierinnovabili è molto impegnativo per il sistemacon vantaggi netti per l’industria e per l’occupa-zione. Con l’arrivo della prima bozza pubblicatadal Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) deldecreto sulle Fonti Energetiche Rinnovabili (FER)per il periodo 2018-2020, ritornano gli incentivial fotovoltaico per taglie superiori ai 20 kW. Ilritmo della crescita tra 2016 e 2017 è però deltutto inadeguato: infatti, 425 MW installati in 12mesi per il fotovoltaico e 350 per l’eolico on-shore porterebbero nel 2030 il Paese ben al di-sotto degli obiettivi concordati a livello UE. Equesto a fronte di potenzialità ben maggiori: se-condo Bloomberg (“New Energy Outlook”, 2018),entro il 2030 le fonti di generazione eolica e so-lare riusciranno a garantire in Italia il 90% del

fabbisogno, meglio dell’Europa all’87%, percen-tuale che salirà al 100% entro il 2050.

L’efficienza energetica, il secondo Target del Goal7, vede nel 2018 due nuovi dispositivi regolamen-tari che ottimizzano le esenzioni fiscali, distri-buite su un arco che va dal 50% al 65%, e ilmercato di certificati bianchi, incrementati del 5%e passati da 250 a 350€ nel 2017. Inoltre, maggioripoteri sono stati conferiti in questo campo al Ge-store dei Servizi Energetici (GSE).

L’obiettivo della SEN è raggiungere nel 2030 il 30%per cento di risparmio energetico rispetto al li-vello di consumo tendenziale, a fronte del nuovoobiettivo UE del 32,5%, concordato quest’anno.Gli investimenti aggiuntivi in efficienza energe-tica attesi su tutto il periodo sono pari a 110 mi-liardi e dovrebbero portare a una riduzione diconsumi di energia finale pari a circa 10Mtep/anno al 2030, ossia a circa 1 Mtep di rispar-mio annuale da nuovi interventi. Il totale degliinvestimenti nel 2017 è stato di 6,7 miliardi, 10%in più rispetto al 2016 e 80% in più rispetto al2012.

Rapporto ASviS 2018

50

Potenza installata (GW)

19,28

0

9,41

0

0,81

18,64

4,12

52,27

Potenza installata (GW)

19,67

0

9,73

0

0,81

18,71

4,12

53,04

Potenza installata (GW)

59

0,9

17

0,85

0,9

18,4

3,2

100,25

Produzione (TWh)

22,1

0

17,69

0

6,29

42,43

19,51

108,02

Produzione (TWh)

69

3

38

2,5

7

50

15

184,5

3,03

0,07

0,56

0,07

0,01

-0,02

-0,07

3,63

Fotovoltaico

CSP

Eolico on-shore

Eolico off-shore

Geotermico

Idroelettrico

Bioenergie

TOTALE

FER

2017(stima primi 11 mesi)

GW/anno218-2030

2016 2030

Contributo richiesto alle Fer elettriche per gli obiettivi SEN 2030

GOAL 8 - LAVORO DIGNITOSO ECRESCITA ECONOMICAIncentivare una crescita economicaduratura, inclusiva e sostenibile,un’occupazione piena e produttiva eun lavoro dignitoso per tuttiLe iniziative legislative dell’anno passato vannocollocate nel contesto peculiare della condizioneitaliana, caratterizzata da ritardi e divari con granparte degli altri Paesi europei. Il Rapporto Istatsugli SDGs nota come, benché l’occupazione sia inlieve crescita negli ultimi quattro anni, nel 2017il tasso di disoccupazione sia ancora quasi doppiorispetto ai livelli pre-crisi e pari all’11,2%, controla media europea del 7,6%. Dal 2013 la disoccupa-zione in Italia si è ridotta di un punto percentuale,in Europa di 3,3 punti. A differenza di ciò che av-viene per la maggioranza dei Paesi europei, ancheil PIL procapite, dopo la leggera ripresa del trien-nio 2015-2017, rimane ben al di sotto dei livellipre-crisi. Da segnalare anche che, in Italia, lamancata partecipazione al lavoro è quasi doppiarispetto all’Europa. Infine, a fronte della ripresadel numero di occupati, tornato ai livelli pre-crisi,lo stesso non è avvenuto per le ore lavorate, an-cora inferiori del 5% rispetto ai livelli del 2008:questo significa che una parte della nuova occu-pazione ha caratteristiche di frammentarietà,oltre a quelle di precarietà evidenziate dall’au-mento dei contratti a termine.

In questo quadro vanno lette le numerose e signi-ficative misure adottate per la crescita, la produt-tività e il mercato del lavoro. Va segnalato ancheche non tutte le tematiche connesse con i Targetdel Goal 8 sono state oggetto della legislatura piùrecente: ad esempio, la tutela del lavoro dignitoso(Target 8.5), la lotta al lavoro minorile (Target 8.7),la protezione dei diritti dei lavoratori migranti (Tar-get 8.8) non hanno ricevuto risposte adeguate.

Tra le misure volte a stimolare la produttivitàvanno segnalati gli incentivi previsti dalla Leggedi Bilancio 2018 per l’acquisto di beni strumentalie per i processi di trasformazione tecnologica edigitale delle imprese, tra cui figurano la prorogadel superammortamento e dell’iperammorta-mento, la “Nuova Sabatini”, il Fondo per il Capi-tale Immateriale e l’istituzione dei centri dicompetenza ad alta specializzazione. è da eviden-ziare, in questo contesto, l’introduzione del cre-dito di imposta per le spese in formazione 4.0 e ilpotenziamento degli Istituti Tecnici Superiori, no-

nostante la dotazione finanziaria disponibile perquesti ultimi sia stata ritenuta insufficiente. Im-portante è anche il Piano straordinario per il Madein Italy, volto a promuovere le esportazioni e gliinvestimenti esteri, segnalando la necessità dicoinvolgere anche imprese di piccole dimensioni.

Riguardo alla condizione giovanile vanno segnalatigli incentivi alle assunzioni di giovani previsti dallaLegge di Bilancio 2018 e il protocollo d’intesa ANPAL–MIUR volto a rafforzare l’alternanza scuola–lavoro.

Nel mese di agosto 2018 è stato approvato in via de-finitiva il cosiddetto “decreto dignità” (DL 87/2018convertito in legge il 9/8/2018, legge 96/2018) checontiene alcune modifiche alla precedente legisla-zione (il cosiddetto “Jobs Act”) in materia di lavoro.In particolare, si introducono limitazioni significa-tive al ricorso ai contratti a tempo determinato: siriduce la durata da 36 a 24 mesi, si reintroduconole “causali” per i contratti superiori ai 12 mesi, silimita il numero di possibili proroghe (da 5 a 4), siinnalza la quota contributiva (0,5%) a carico del-l’imprenditore a ogni rinnovo del contratto. In casodi licenziamento illegittimo, pur non prevedendo ilreintegro, si aumenta del 50% l’indennizzo dovutodall’imprenditore al lavoratore e la forbice dell’in-dennizzo passa da 4-24 mesi a 6-36 mesi.

Per quanto riguarda le misure volte a promuoverel’imprenditorialità, il rifinanziamento del Fondo diGaranzia per le PMI e il Fondo per la Crescita So-stenibile è stato accolto positivamente, anche sesi segnala un problema di accessibilità per quest’ul-timo. è stato inoltre suggerito di introdurre ele-menti di economia circolare in questi programmi.Relativamente alla promozione dell’imprenditoria-lità nel comparto turistico è da apprezzare il “PianoStrategico per il Turismo”, il quale mira a raffor-zare la dimensione sostenibile del turismo. Positivesono anche le misure previste dalla Legge di bilan-cio 2018 volte al sostegno di occupazioni usuranti,al miglioramento delle condizioni previdenziali eassistenziali (APE sociale e volontario) e alla tuteladel consumo delle famiglie (proroga della CIGS perriorganizzazione e crisi aziendale e nelle aree dicrisi complessa). Apprezzabile è anche la modificache integra la disciplina in materia di tirocini ex-tracurriculari decisa in sede di Conferenza Stato-Regioni a maggio 2017, mentre resta sospeso, inattesa di verificare gli effetti sulla dinamica delmercato del lavoro, il giudizio sul “Decreto Dignità”(D.L. 12 Luglio 2018), con riferimento alle modifi-che apportate sui contratti a termine (e che inte-ressano i Target 8.3 e 8.5).

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Sul piano degli interventi volti a superare gli squi-libri territoriali vanno ricordate le misure adottateper promuovere lo sviluppo economico e l’impren-ditorialità nel Mezzogiorno, ovvero il Fondo Im-prese Sud previsto nella Legge di Bilancio 2018 eil “Decreto Sud” del giugno 2017.

Riguardo all’obiettivo di scindere la crescita eco-nomica dal degrado ambientale (Target 8.4) va se-gnalato il dibattito stimolato dalla pubblicazionenel 2017 del “Catalogo dei sussidi dannosi e favo-revoli all’ambiente”. In questo contesto, vanno ri-cordate diverse iniziative di deputati e senatori,soprattutto nella fase emendativa della Legge diBilancio 2018, che, a partire dalle indicazioni con-tenute nel Catalogo, hanno avanzato propostespecifiche legate alla riduzione dei SAD (Sussidiambientalmente dannosi) in favore dei SAF (Sus-sidi favorevoli all’ambiente).

Da ricordare, infine, l’impegno già avviato nel 2017dal Governo Gentiloni e contenuto nel DEF 2018 peril rilancio degli investimenti pubblici (il cui “calodrammatico” dal 3% al 2% del PIL - ha detto l’at-tuale Ministro dell’Economia e delle Finanze Gio-vanni Tria il 18 luglio 2018 – “va contrastato condeterminazione”), come strumento indispensabileper rilanciare la buona crescita e una politica in-dustriale che si assuma la responsabilità di indiriz-zare produzioni e consumi sostenibili.

GOAL 9 - IMPRESE, INNOVAZIONE EINFRASTRUTTURECostruire una infrastrutturaresiliente e promuovere l’innovazionee un’industrializzazione equa,responsabile e sostenibileSecondo il Rapporto Istat sugli SDGs, l’incidenzadelle spese per Ricerca e Sviluppo (R&S) sul PIL ècresciuta in dieci anni di solo 0,3 punti percentuali,cosicché il divario con la media UE è ancora rile-vante. L’incidenza di imprese che introducono inno-vazioni tecnologiche è diminuita nell’ultimo triennioe il Rapporto sottolinea una situazione di “ritardostrutturale del sistema di R&S italiano”. Il Mezzo-giorno registra un numero di ricercatori pari allametà di quello delle regioni centrali e settentrionali,mentre cresce l’importanza dei lavoratori della co-noscenza (persone con istruzione universitaria occu-pate in professioni tecnico-scientiche), la cui quotaè aumentata dall’11% al 17% tra il 2004 e il 2017.

Le misure avviate per la digitalizzazione della Pub-blica Amministrazione, il “Piano strategico nazio-

nale banda ultralarga”, la “Strategia Italiana per laCrescita Digitale”, il nuovo Codice di Amministra-zione Digitale (CAD) e il “Piano Triennale per l’In-formatica della PA” rappresentano certamente deiprogressi, ma per l’innovazione digitale dell’Italiamolto deve essere ancora fatto. Risultano, infatti,ancora insufficienti i progressi nell’ultimo anno nel-l’accesso delle imprese e delle persone alle tecno-logie della comunicazione e informazione, visto chesolo il 26% di popolazione è raggiunta da banda >/=30 Mb. L’Italia sta diventando sempre più digitale,ma i progressi non sono sufficienti per permetteredi tenere il passo con i leader mondiali e ridurre ildivario esistente.

Nelle infrastrutture, l’allegato al DEF 2018 “Con-nettere l’Italia: lo stato di attuazione dei pro-grammi per le infrastrutture di trasporto e lalogistica”, riporta il quadro delle strategie, delleopere e degli investimenti messi in campo in que-sti anni, secondo una pianificazione che si estendefino al 2030, secondo il percorso già tracciato conla strategia “Connettere l’Italia” e gli allegati In-frastrutture ai DEF 2016 e 2017.

L’Allegato 2018 presenta l’avanzamento, i risultatiraggiunti e le iniziative in campo nei diversi set-tori, dalle riforme derivanti dal Codice degli Ap-palti Pubblici ai piani della logistica, dellaportualità, del trasporto pubblico. Viene espostol’elenco complessivo delle opere e dei programmiprioritari, con un aggiornamento puntuale degliinterventi già individuati nel precedente allegato.

Le due ultime Leggi di Bilancio hanno finanziato il“Fondo infrastrutture” (47 miliardi dal 2017 al 2032e 36 miliardi dal 2018 al 2033) e gli enti locali di-spongono di ampi margini di spesa consentiti dal su-peramento del Patto di stabilità interno (già[operativo da due anni, ma scarsamente applicato daRegioni e Comuni). Tuttavia, i risultati complessivi,in termini di investimenti pubblici restano deludenti:il consuntivo 2017 riporta una spesa di 33,7 miliardidi euro, con una riduzione di 2 miliardi di euro (-5,6%) rispetto al 2016 e di 5,6 miliardi (-9,6%) ri-spetto al 2015. Le previsioni, seppure “a politicheinvariate”, mostrano segnali di contenuta ripresa,anche per la spesa di Regioni e Comuni, grazie ancheall’istituzione, presso il Ministero delle infrastrutturee dei trasporti, del “Fondo progettazione degli entilocali” (30 milioni di euro annui per il periodo 2018-2030), destinato al cofinanziamento di opere dimessa in sicurezza di edifici e strutture pubbliche.

Il rilancio degli investimenti infrastrutturali restaun nodo da sciogliere anche per il nuovo governo.

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Secondo il neoministro dell’Economia e delle Fi-nanze, Giovanni Tria (audizione del 3 luglio 2018davanti alle Commissioni riunite Bilancio di Ca-mera e Senato), tre sono i punti prioritari per iquali saranno istituite specifiche task-force: wel-fare, fisco e investimenti pubblici. Su questi ul-timi, Tria ha spiegato che il Governo intraprenderàazioni di sostegno, nell’ambito di una composi-zione di bilancio più favorevole alla crescita e al-l’inclusione.

GOAL 10 - RIDURRE LE DISUGUAGLIANZERidurre l’ineguaglianza all’interno di efra le NazioniL’economia italiana è uscita dalla fase più acutadi una crisi che, in questi ultimi anni, ha accen-tuato le disuguaglianze e aggravato il fenomenodella povertà, in particolare fra i giovani e lefasce meno abbienti della popolazione. Il rapportotra il reddito disponibile equivalente ricevuto dal20% della popolazione con più alto reddito (quin-tile più ricco) e quello del 20% della popolazionecon più basso reddito (quintile più povero) è au-mentato da 5,2 del 2007 a 6,3 del 2016, mentrel’Istat stima un ulteriore aumento a 6,4 nel 2017.Alcune regioni registrano in questi anni una fortecrescita delle disuguaglianze di reddito: Sicilia,Calabria, Campania, Sardegna, ma anche Lazio,Liguria e Lombardia.

Il Rapporto Istat sugli SDGs indica anche che, sefino al 2007, in Italia, la crescita dei redditi dellapopolazione a relativamente basso reddito erastata più elevata di quella del reddito comples-sivo, dal 2008 il fenomeno si è rovesciato e, no-nostante l’avvio della ripresa economica negliultimi tre anni, l’effetto negativo sui redditi piùbassi non sembra esaurito. Il risultato è che laquota delle famiglie che vivono in condizioni dipovertà assoluta è quasi raddoppiata negli ultimidieci anni (6,9% nel 2017), raggiungendo nel Mez-zogiorno il valore più elevato (10,3%).

Per quanto riguarda la disuguaglianza di ricchezzaprivata, in Italia la quota di ricchezza netta per-sonale detenuta dal percentile più ricco della po-polazione (top 1%) è cresciuta da circa il 16% del1995 a oltre il 25% nel 201411. Nello stesso pe-riodo, la concentrazione di ricchezza delle 5milapersone più ricche del Paese è aumentata dal 2%a circa il 10%. Una quota oggi doppia rispetto aquella posseduta dalla metà della popolazione piùpovera.

Di fronte all’accentuazione così estesa delle dise-guaglianze ancora non si ravvisa la convergenza dipolitiche miranti all’obiettivo della loro riduzione.Oltre all’urgenza di estendere e rafforzare gli in-terventi specifici di sostegno al reddito per lo sra-dicamento della povertà assoluta, appaiononecessari passi verso: un sistema fiscale improntatoa una maggiore progressività ed equità; misure cheproducano una riduzione dei divari di reddito al-l’interno dello stesso luogo di lavoro; la tutela dellanatura universalistica e pubblica dei sistemi di wel-fare; interventi mirati allo sradicamento delle con-dizioni di privilegio più inaccettabili.

Come già descritto a pag. 41, da dicembre 2017,con una riforma strutturale e nazionale delle po-litiche sociali, l’Italia sperimenta uno strumentodi contrasto alla povertà denominato Reddito diInclusione (ReI), evoluzione di due precedentistrumenti introdotti nel 2014-2015. A marzo 2018risultavano complessivamente beneficiari del ReIo del SIA circa 230mila nuclei familiari, corrispon-denti a quasi 800mila persone, cioè circa il 50%del Target potenziale.

Il decreto che ha introdotto il ReI ha istituitoanche la Rete della protezione e dell’inclusionesociale presieduta dal Ministro del Lavoro e dellePolitiche Sociali e composta dai rappresentantidelle Regioni e dei Comuni. Compito della Rete diprotezione è favorire una maggiore omogeneitàterritoriale nell’erogazione delle prestazioni e de-finire linee guida per gli interventi.

Con la Legge di Bilancio 2018 sono state confermatele misure strutturali volte a sostenere le famiglie(erogazione da parte dell’INPS di un premio alla na-scita o all’adozione di minore pari a 800 euro;buono di 1.000 euro a fronte del pagamento di retterelative alla frequenza di asili nido pubblici e privatifruiti dai nati a decorrere dal 1° gennaio 2016; mi-sure per favorire l’accesso al credito delle famigliecon uno o più figli nati o adottati a partire dal 1°gennaio 2017). La Legge ha previsto, inoltre, un cre-dito di imposta pari al 65% a favore delle Fondazionidi origine bancaria che promuovono il welfare di co-munità, attraverso interventi e misure di contrastoalla povertà, alle fragilità sociali e al disagio giova-nile, di tutela dell’infanzia, di cura e assistenza aglianziani e ai disabili, di inclusione socio-lavorativa eintegrazione degli immigrati nonché di dotazione distrumentazioni per le cure sanitarie.

Se le disuguaglianze attraversano tutte le dimen-sioni della vita sociale (distribuzione del redditoe della ricchezza, accesso e qualità dei servizi

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fondamentali, dimensione di genere, opportunitàformative ed educative, ecc.), profonde distanzeesistono anche tra piccole e grandi città[, periferiee centri all’interno delle stesse, fra aree urbanee aree rurali. In questo ambito, gli ultimi dodicimesi hanno visto lo sviluppo della Strategia Nazio-nale per le Aree Interne (SNAI), finalizzata alla ri-duzione delle disuguaglianze nell’accesso aiservizi fondamentali, un intervento oggi esteso a72 aree lontane dai grandi centri di servizio, checoprono un quinto del territorio nazionale, concirca due milioni di abitanti.

Nel 2017, sette aree interne hanno avviato, conla firma dell’Accordo di Programma Quadro, lafase attuativa della strategia d’area. Altre ottoaree hanno raggiunto la fase finale del processo esono attualmente impegnate nell’elaborazione enel perfezionamento dell’Accordo di ProgrammaQuadro. Con la Legge di Bilancio 2018 è statoanche previsto uno stanziamento (50 milioni dieuro) per la realizzazione di edifici scolastici nellearee interne, un contributo per affrontare le cri-ticità che tali aree sono costrette ad affrontare inmaniera isolata e frammentata.

Anche in molte città italiane – con l’accelerazionenel 2018 della realizzazione degli interventi nell’am-bito della Politica di coesione 2014-2020 e il decisivocontributo del Terzo settore a favore delle periferiee delle fasce più vulnerabili della popolazione – sonoin atto mutamenti nelle politiche urbane riconduci-bili all’influenza dell’Agenda europea in termini diapprocci place-based e di strumenti d’innovazionedell’azione pubblica. In questo contesto va segna-lato il congelamento, si auspica temporaneo, del“Bando periferie” previsto nel cosiddetto “decretoMille Proroghe” approvato in prima lettura il 7 ago-sto del 2018 al Senato, che blocca le convenzioni peril finanziamento di interventi di 96 comuni finalizzatialla riqualificazione delle periferie urbane, la cuicondizione disastrosa richiede continuità degli im-pegni finanziari e chiarezza delle procedure.

GOAL 11 - CITTÀ E COMUNITÀSOSTENIBILIRendere le città e gli insediamenti umaniinclusivi, sicuri, duraturi e sostenibiliIl Rapporto Istat sugli SDGs registra tendenze ete-rogenee per l’Italia sul Goal 11: mentre migliora lie-vemente la situazione degli alloggi, analogamentenon si può dire per la soddisfazione per l’ulitizzo deimezzi pubblici. Inoltre, l’abusivismo edilizio risulta

in crescita, mentre diminusice la spesa pubblicapro-capite per la protezione della biodiversità e deibeni paesaggistici. Tra i dati positivi si segnalano latendenza a una riduzione del livello di inquina-mento atmosferico e la costante diminuzione dellaquota di rifiuti urbani portati in discarica, che peròammontano ancora al 24,7% del totale.

Il 19 dicembre 2017, la Commissione d’inchiestadella Camera dei Deputati sulle Condizioni di de-grado e di sicurezza delle città e delle loro perife-rie ha approvato all’unanimità la propria Relazioneconclusiva. In essa sono contenute diverse propo-ste, che costituiscono una importante indicazioneper la XVIII Legislatura appena cominciata:

• la costituzione di una Commissione bicameralesulle città e le periferie;

• l’individuazione di un punto di riferimento del-l’amministrazione centrale che abbia il com-pito di coordinare le politiche per le città e didefinire l’Agenda Urbana nazionale, anche at-traverso la riattivazione del Comitato intermi-nisteriale per le politiche urbane (CIPU);

• l’elaborazione di un Piano strategico per lecittà italiane di carattere pluriennale (6-10anni), come evoluzione dell’esperienza deibandi per le periferie, con l’individuazionedelle aree bersaglio e un meccanismo di finan-ziamento continuativo;

• l’elaborazione di una Strategia per la rigene-razione urbana non solo riferita alla parte fi-sica della città, ma come progetto diinclusione sociale e sviluppo economico;

• l’approvazione di una nuova legge nazionale diprincipi sul governo del territorio;

• la definizione di un nuovo programma nazio-nale per l’edilizia residenziale pubblica e unanuova legge quadro per le Aziende casa;

• il rafforzamento del Comitato metropolitano giàprevisto dalla legge n. 48 del 2007 per la defi-nizione di specifici Patti per la sicurezza; 8) lacostituzione di Agenzie sociali di quartiere.

è stata approvata la Legge n. 2 del 2018 sulla pro-mozione dell’uso della bicicletta come mezzo ditrasporto. La Legge di Bilancio 2018 ha previstoanche la possibilità di destinare fino a 100 milionidi euro delle risorse già disponibili del Fondo peril rinnovamento del parco mezzi del trasportopubblico regionale e locale (istituito presso il Mi-nistero delle Infrastrutture e di trasporti per cia-scuno degli anni 2019-2033) a progettisperimentali e innovativi di mobilità sostenibile.

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Peraltro, la Legge di Bilancio 2017 aveva previstol’elaborazione di un “Piano strategico nazionaledella mobilità sostenibile”, non ancora definito,mentre il “Tavolo per la mobilità sostenibile”, isti-tuito su iniziativa della Presidenza del Consiglio,ha pubblicato (nel maggio 2017) un documentoconclusivo contenente numerose raccomandazioni.

Per superare l’emergenza smog, soprattutto conriferimento all’area di criticità della Pianura Pa-dana, il 9 giugno 2017 è stato sottoscritto unnuovo accordo di programma tra il ministerodell’Ambiente e le regioni del Bacino padano. Latematica dell’inquinamento atmosferico è statapoi oggetto di un disegno di legge, esaminato manon approvato, dal Senato (AS n. 2277). Infine, vasottolineato che la XVII Legislatura si è conclusasenza l’approvazione in via definitiva del disegnodi legge AS n. 2383 “Contenimento del consumodi suolo e riuso del suolo edificato”.

GOAL 12 - CONSUMO E PRODUZIONERESPONSABILIGarantire modelli sostenibili diproduzione e di consumoEvoluzioni positive su molti aspetti relativi al Goal12 sono segnalate dal Rapporto Istat sugli SDGs,che evidenzia come in Italia ci sia stata in questianni una consistente crescita sia della raccoltadifferenziata sia del riciclaggio dei rifiuti (la cuiquota è salita dal 36,7% del 2010 al 47,7% del2016). Tra il 2004 e il 2016, la percentuale di rac-colta differenziata è cresciuta di oltre 30 puntipercentuali, passando dal 22,7% al 52,5%. Ancheil consumo di materia è in netto calo (dal 1996 al2014 di circa il 40%), anche se va registrata unainversione di tendenza, a partire dal 2014, a se-guito della ripresa delle attività produttive.

Dopo il lancio della Strategia Nazionale Bioeconomia(4/2017), il Rapporto sul capitale naturale (2/2017)e la Riforma del Terzo Settore (metà del 2017), cuiè seguita l’emanazione di alcuni decreti legislativi(Codice del Terzo settore, impresa sociale e il 5 permille), sono intervenuti numerosi aggiornamentinormativi che contribuiscono ad orientare i modellidella produzione e del consumo sostenibili:

• la Legge 123/2017 sugli imballaggi Biodegrada-bili per prodotti alimentari sfusi (12/2017);

• la Legge per la concorrenza, che fissa al 1° lu-glio 2019 lo switch off verso il mercato liberodell’energia e il gas e regole per la transizionesoft dal mercato tutelato;

• l’estensione delle competenze regolatoriedell’Autorità di Regolazione per Energia Reti eAmbiente (ARERA) a tutto il settore ambientale;

• la prima regolazione dell’Autorità dei trasportisulle condizioni minime di qualità dei servizi ditrasporto ferroviario sottoposti ad obblighi diservizio pubblico;

• la disciplina dell’indicazione obbligatorianell’etichetta della sede e dell’indirizzo dellostabilimento di produzione o, se diverso, diconfezionamento, ai sensi dell’articolo 5 dellalegge 12 agosto 2016, n. 170” - Decreto Legi-slativo 15 settembre 2017 n. 145;

• il D.Lgs. n. 50/2017 (Codice Appalti), modificatodal D.Lgs. n. 56/2017, sui Criteri Ambientali Mi-nimi (CAM), che rende obbligatori gli obiettiviambientali previsti dal Piano d’Azione per la so-stenibilità ambientale nel settore della PA;

Da segnalare anche il disegno di legge: “Misure percontrastare il finanziamento delle imprese produt-trici di mine anti-persona, di munizioni e sub-mu-nizioni a grappolo” (Atto Senato n. 57), che vietaalle istituzioni finanziarie – nello specifico, a in-termediari finanziari e creditizi, a fondazioni e afondi pensione – di finanziare società che, diretta-mente o tramite controllate o collegate, sonocoinvolte nella filiera di produzione delle muni-zioni a grappolo e delle mine anti-persona. Appro-vato dalla Camera dei Deputati il 3 ottobre 2017,il disegno di legge è stato rinviato alle Camere dalPresidente della Repubblica Sergio Mattarella per“profili di illegittimità costituzionale”.

Sui temi della finanza responsabile vanno invecesegnalati i seguenti interventi:

• il regolamento Consob (gennaio 2018) di attua-zione del D.Lgs. 254/2016, il quale disciplina lemodalità di pubblicazione, verifica e vigilanzasulle dichiarazioni di carattere non finanziario12;

• l’aggiornamento del Codice di Autodisciplinaper le società quotate in Borsa Italiana (luglio2018)13 che invita gli emittenti ad adottare cri-teri di diversità, anche di genere, nella com-posizione degli organi di corporate governancea partire dal primo rinnovo successivo alla ces-sazione degli effetti della L. 120/2011 (cd.Legge Golfo-Mosca). D’ora in poi la politica digenere in relazione alla composizione degli or-gani deve essere presentata nella relazione sulgoverno societario.

Inoltre, nel novembre del 2017 è stato pubblicato ildocumento "Verso un modello di economia circolare

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per l’Italia", redatto congiuntamente dal Ministerodell’Ambiente e della Tutela del Territorio e delMare (MATTM) e dal Ministero dello Sviluppo Econo-mico (MISE), con l’obiettivo di fornire un inquadra-mento generale dell’economia circolare, nonché didefinire il posizionamento strategico sul tema. Dasegnalare anche la nascita dell’Atlante dell’Econo-mia Circolare, una piattaforma web per raccoglierele esperienze di Economia Circolare in Italia:http://www.economiacircolare.com/latlante.

Accanto a queste novità della normativa nazio-nale, vanno segnalate importanti innovazioni sulfronte europeo che hanno ricadute sul nostro

Paese, come la Piattaforma della Commissioneeuropea per l’economia circolare, la Risoluzionedel Parlamento Europeo del 18 aprile 2018 sugliimballaggi e i rifiuti di imballaggio, una propostadi Regolamento sull’informativa in materia di in-vestimenti sostenibili e rischi per la sostenibi-lità, la Risoluzione del Parlamento Europeo sullafinanza sostenibile (29 maggio 2018), l’accordosui testi delle nuove norme in materia di rifiutie circular economy elaborato dai rappresentantidella Commissione, del Consiglio e del relatoredel Parlamento (17/18 dicembre 2017). Impor-tante è anche il Pacchetto sull’Economia Circo-lare, entrato in vigore il 4 luglio 2018, che varecepito dagli Stati membri entro il 5 luglio 2020(si veda pag. 22)

Tra le criticità vanno segnalate:

• la mancata approvazione della legge quadrosul commercio equo e solidale, da tempo at-tesa da tutto il mondo dell’associazionimo, delterzo settore, e delle organizzazioni del com-mercio equo e solidale;

• l’enorme ritardo accumulato (26 mesi) nel-l’emanazione dei decreti attuativi della Leggedelega sul Terzo settore. Al 3 agosto 2018, su26 atti previsti relativi al “Codice del TerzoSettore” ne sono stati adottati solo cinque esette sono in corso di elaborazione; per il “Ser-vizio civile universale”, su quattro atti previstinon ne è stato adottato o elaborato nessuno;sull’impresa sociale su 12 atti previsti solo tresono stati adottati e uno è in corso di elabora-zione. Anche per il 5 per 1000 si è in attesa delnecessario DPCM per i criteri delle modalità diriparto delle scelte non espresse dell’importominimo erogabile, ecc. Il termine per l’ado-zione del decreto correttivo e integrativo delCodice del Terzo Settore scadeva il 2 agosto2018 e solo all’ultimo giorno il governo haprovveduto alla sua emanazione, tanto che ilSenato ha approvato, il 19 luglio 2018, unanorma che proroga di quattro mesi il termine;

• la mancata emanazione del decreto attuativodella norma (a 20 mesi dalla sua approva-zione) che, modificando il Testo Unico Banca-rio, riconosce il ruolo della finanza etica esostenibile, stabilendone i principi e le finalitàe prevedendo forme specifiche di agevola-zione e sostegno agli operatori bancari che nerispettino i criteri.

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LA FINANZA SOSTENIBILESecondo numerosi osservatori, la finanza so-stenibile è, in qualche modo, riconosciuta inItalia fin dall’art. 45 della Costituzione, chericonosce la funzione sociale della coopera-zione (anche bancaria) a carattere di mutua-lità e senza fini di speculazione privata. èperò con la Riforma del Terzo Settore che siintroduce l’espressione “Finanza Sociale”,agevolando fiscalmente strumenti finanziariquali i Social Bond, i Social Lending e i Titolidi solidarietà.

Nel gennaio 2018, un decreto del Ministerodell’Ambiente ha “formalizzato” l’Osserva-torio italiano per la Finanza Sostenibile che,articolato in gruppi di lavoro, ha il compitodi: promuovere attività finanziarie sostenibilidei centri finanziari italiani in collegamentocon i centri finanziari internazionali; incorag-giare il ruolo della finanza verde a sostegnodi una reindustrializzazione sostenibile; inte-grare nella dimensione nazionale gli sviluppiinternazionali relativi alla finanza verde e so-stenibile; verificare le possibilità di mobili-tazione di capitali privati a favore di unosviluppo sostenibile.

Più recentemente, il Ministero dell’Economiaha condotto una consultazione online, nel-l’ambito del recepimento della Dir. UE2016/2341 sulle attività e sulla vigilanza deglienti pensionistici aziendali o professionali. Lanorma vincola i fondi pensione europei a ren-dicontare le modalità di integrazione delletematiche ESG (Environmental, Social, Gover-nance) nella gestione finanziaria e nell’analisidei rischi di investimento.

GOAL 13 - LOTTA CONTRO ILCAMBIAMENTO CLIMATICOAdottare misure urgenti percombattere il cambiamento climaticoe le sue conseguenzeTra il 1995 e il 2015 si è registrata una dimunizionedi quasi 20 punti percentuali delle emissioni di gasserra. Si tratta di un dato importante, al punto chel’Italia, con un valore di 7,3 tonnellate pro-capite, siposiziona al di sotto della media europea per le emis-sioni di gas serra, pari a 8,8. Va però ricordato che lacrisi economica ha inciso significativamene su tale ri-sultato, in quanto la responsabilità delle emissioni èattribuibile per il 75% alle attività produttive (30,1%al settore manufatturirero, 28,3% alla produzione dienergia, 14% al settore dei trasporti), cosicché, no-nostante i progressi, molto rimane ancora da fare.Il 2017 è stato caratterizzato da un aumento del 2%delle emissioni di gas serra a livello mondiale. Que-sto risultato arriva dopo alcuni anni di stasi dovutaal rallentamento della produzione legata alla crisieconomica globale. Purtroppo, l’aumento riscon-trato nel 2017 evidenzia la necessità di un’azioneancora più incisiva contro i cambiamenti climatici. Nel nostro Paese, dal 2010 a oggi, i fenomeni “na-turali” hanno colpito con impatti rilevanti (disagi,danni ad infrastrutture, vittime) 198 comuni, chehanno subito ben 340 fenomeni metereologiciestremi. 109 sono stati i casi di danni ad infrastrut-ture causati da piogge intense.

Pur essendo l’Italia al sedicesimo posto per “per-formance climatica”, cioè per gli sforzi fatti e lemisure adottate per raggiungere gli obiettividell’Accordo di Parigi sul clima, è merito del no-stro Paese essere riuscito a ridurre nel 2016 e nel2017 le emissioni di gas serra (dopo un incrementonel 2015 del 2%), in controtendenza con quantoaccaduto a livello globale, anche se si tratta di ri-duzioni inferiori a quelle tipiche del periodo 2008-2014 (figura 4), periodo che coincide però con unagravissima crisi economica. In quegli anni, infatti,il consumo procapite di CO2 è passato da 9,6 ton-nellate (2008) a 7,1 tonnellate (2014).

Le emissioni di gas serra, la cui componente prin-cipale è costituita dalla CO2 (che ammonta adoltre l’80% delle emissioni), sono risalite dell’1,8%nel 2015 e scese dell’1,2% nel 2016, in presenza diuna crescita del PIL dello 0,9%. Per il 2017, lestime elaborate dall’Istituto Superiore per la Pro-tezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) indicanouna diminuzione pari allo 0,3%, a fronte di un in-cremento del PIL dell’1,5%, risultato che confermal’importante tendenza al disaccoppiamento tracrescita economia ed emissioni di gas serra, segnoche le politiche e gli interventi in Italia legati allalotta ai cambiamenti climatici stanno avendo ef-fetti positivi. Tale andamento sembra confermatoanche dai dati del primo trimestre del 201814.

Se però prendiamo come riferimento la Relazionesugli Indicatori di Benessere Equo e Sostenibile

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Figura 4 - Indicatori economici ed energetici ed emissioni di gas serra da processi energetici (1995-2015)

(BES) presentata dal Governo al Parlamento il 15febbraio del 2018, emerge un quadro parzial-mente diverso e meno incoraggiante. Le previsionirelative all’ indicatore sulle emissioni di CO2, in-dicano, in presenza di una leggera crescita delPIL, un consumo procapite sostanzialmente stabilefino al 2020 (7,5 tonnellate di CO2 pro capite),mentre migliori sono le stime delle emissioni perunità di PIL, che scenderebbero da 0,28 del 2018a 0,27 del 2019 e del 2020.

Nel corso di quest’anno l’Italia deve consegnare al-l’Unione europea il suo “Piano energia e clima, pre-scritto dal Clean Energy for all Europeans Package”,con il quale definire il percorso del nostro Paeseverso l’attuazione dell’Accordo di Parigi, attraversola Strategia EU 2030. Secondo la Commissione deveesserci un solo Piano, che deve quindi comprendere,da una parte, i contenuti e le previsioni della Stra-tegia Energetica Nazionale (SEN) e, dall’altra, inclu-dere la valutazione dell’impatto di tutti quei settorinon strettamente connessi alla specifica dimensioneenergetica trattata dalla SEN, come quelli dei tra-sporti, dell’edilizia, dell’agricoltura e del cambiod’uso del suolo e forestazione.

In tale prospettiva è sempre più improcastinabilel’assunzione di iniziative per porre fine all’uso delcarbone entro il 2025. L’ulteriore valore aggiuntodel nuovo Piano, rispetto alla SEN, è che potràtener conto degli obiettivi al 2030 per le rinnovabilie per il risparmio energetico, aggiornati quest’annocon i nuovi Target concordati dal Consiglio europeo.Al momento della stesura del Piano saranno statiresi noti dall’IPCC (Intergovernmental Panel on Cli-mate Change) i profili delle emissioni compatibilicon il contenimento, entro il 2100, dell’aumentodella temperatura media globale non oltre +1,5°C.è già noto, però, che in base a questi nuovi questiprofili il Target climatico della Strategia Europa2030 per le emissioni (cioè l’abbattimento del 40%rispetto al 1990, obbligatorio per l’Italia) non sa-rebbe sufficiente a rispettare gli Accordi di Parigie a raggiungere l’obiettivo auspicato dall’IPCC.

GOAL 14 - VITA SOTT’ACQUAConservare e utilizzare in mododurevole gli oceani, i mari e le risorsemarine per uno sviluppo sostenibileIl Rapporto Istat sugli SDGs rileva la notevole am-piezza della superficie delle aree marine protette,pari a 3.020,5 chilometri quadrati, il 75% dellequali si trova in tre regioni: Sardegna, Sicilia e To-

scana. La percentuale delle coste balneabili in Ita-lia è del 67,2%, dato sostanzialmente stabile neltempo, anche se va ricordato che la “non balnea-bilità” non è attribuibile solo a motivi di carattereigienico-sanitario, in quanto vanno considerateanche le aree militari, e le aree soggette a tutela,i porti e le foci dei fiumi.

La tutela del mare e delle risorse del mare rap-presenta per l’Italia una priorità fondamentaleche impatta in modo significativo - anche per altriGoal - sulla sostenibilità e la qualità dell’ambientee del clima. Vanno ricordati gli aspetti critici, cheriguardano la legalità e i comportamenti dei sin-goli e degli attori economici, di un ecosistema ma-rino e costiero che, come ricordato dal Rapporto2017 “Mare Monstrum” di Legambiente, ha regi-strato oltre 17mila infrazioni (46 al giorno) e do-cumentato le conseguenze della cattivadepurazione delle acque, dello scarico illecito econtrollato di rifiuti sulle nostre spiagge (gli sca-richi illegali riguardano un abitante su quattro).

Non sono intervenute nell’ultimo anno novità norma-tive sul tema del mare. Di fatto, l’assetto normativoitaliano derivato dalla Direttiva quadro 2008/56/CEsulla strategia per l’ambiente marino, imponendo ilraggiungimento nel 2020 del Buono Stato Ecologico(BSE, Good Environmental Status), già risponderebbein buona parte al raggiungimento di diversi dei Targetdel Goal 14, ma mancano strumenti gestionali ade-guati per la sua messa in pratica.

Tra le novità, si segnala l’iter legislativo di appro-vazione già avanzato delle "Modifiche alla legge 6dicembre 1991, n. 394, e ulteriori disposizioni inmateria di aree protette” (cfr. XVII Legislatura,Atto Senato n. 119), di cui si parla in riferimentoal successivo Goal 15, ma che riguarda anche lemodalità di gestione delle aree protette marine edelle riserve marine.

Il 27 luglio 2018 il Consiglio dei Ministri ha proce-duto alla ratifica ed esecuzione dell’Accordo re-lativo alla protezione dell’ambiente marino ecostiero di una zona del Mare Mediterraneo (Ac-cordo RAMOGE), tra Italia, Francia e Principato diMonaco, firmato a Monaco il 10 maggio 1976 edemendato a Monaco il 27 novembre 2003. L’Ac-cordo ha la finalità di tutelare l’ambiente marinoe costiero e la relativa biodiversità, quale compo-nente essenziale del patrimonio naturale del Me-diterraneo. La modifica del 2003 ha esteso la zonada salvaguardare, costituita dalle acque del mareterritoriale e dalle acque interne che costeggianoil litorale continentale di sovranità dei tre Stati

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contraenti, dal litorale continentale e dalle isolesituate entro i limiti del mare territoriale.

Relativamente al Target 14.5 (proteggere almenoil 10% delle zone costiere e marine), va ricordatoche l’Italia ha già praticamente raggiunto l’obiet-tivo, tutelando circa 700 km su circa 7500 km dizona costiera e 228mila ettari di mare.

GOAL 15 - VITA SULLA TERRAProteggere, ripristinare e favorire unuso sostenibile dell’ecosistematerrestre, gestire sostenibilmente leforeste, contrastare la desertificazione,arrestare e far retrocedere il degradodel terreno e fermare la perdita didiversità ecologicaIn Italia il territorio coperto dai boschi è aumen-tato del 20% tra il 1990 e il 2015, per arrivare oggial 31,6% del territorio nazionale. Il Rapporto Istatsugli SDGs ricorda che il sistema delle aree natu-rali protette ha raggiunto la copertura di circal’80% delle aree chiave per la biodiversità e il21,8% dell’intero territorio nazionale. Se, da unlato, va segnalato anche il dato positivo della di-minuzione dei reati per traffici illeciti delle speciedi fauna e flora selvatiche minacciate di estin-zione, dall’altro va ricordato che gravano pesantiminacce sulle specie terrestri di vertebrati a ri-schio di estinzione. Il consumo di suolo continuaa ritmo sostenuto (nella prima metà del 2016 sonostati asfaltati o cementificati circa 50 km2 di ter-reno), anche se inferiore a quello del passato.

Nella scorsa legislatura non si è purtroppo con-cluso l’iter d’approvazione della Legge sul con-sumo di suolo (cfr. XVII Legislatura Atto Senato n.2383), la quale, avendo tra le finalità la riduzionedel consumo di suolo, riconosciuto come risorsarinnovabile e produttiva di servizi ecosistemici,introduceva il principio che il consumo di suolo èconsentito esclusivamente nei casi in cui non esi-stono alternative consistenti nel riuso delle areegià urbanizzate e nella rigenerazione delle stessee favoriva, nei suoi effetti diretti, il consegui-mento dell’obiettivo dell’arresto della perdita dibiodiversità (cfr. Target 15.1-15.5) e del contrastoal degrado del suolo (cfr. Target 15.3), il quale in-cide trasversalmente su diversi dei Target del Goal15 e di altri SDGs.

L’obiettivo di ridurre il consumo di suolo è conte-nuto nel “contratto di governo”, il quale afferma:

“è inoltre indispensabile fermare il consumo disuolo (spreco di suolo), il quale va completamenteeliminato attraverso un’adeguata politica di so-stegno che promuova la rigenerazione urbana. Aquesto proposito vanno promosse azioni di soste-gno alle iniziative per rilanciare il patrimonio edi-lizio esistente, favorendo la rigenerazione urbanae il retrofit (riqualificazione energetica) degli edi-fici”. In questo senso va la proposta di legge63/2018 presentata all’inizio della corrente legi-slatura dai deputati del Movimento 5 Stelle.

Anche l’iter delle “Modifiche alla legge 6 dicem-bre 1991, n. 394, e ulteriori disposizioni in mate-ria di aree protette” (cfr. XVII Legislatura, AttoSenato n. 119) non è stato concluso nella scorsalegislatura. In questo caso, però, il testo presen-tava diversi aspetti di criticità, già evidenziati nelRapporto ASviS 2017. Infatti, il suo contenuto nonappariva migliorativo rispetto alla situazioneodierna e, quindi, incapace di garantire la cor-retta attuazione dei Target del Goal 15 (e 14),quali l’esclusione dallo status di aree protette aisensi della Legge 394/91 dei siti della rete Natura2000, la possibilità di finanziare il parco con atti-vità estranee agli obiettivi di conservazione (qualile concessioni per la produzione energetica e leattività estrattive in aree contigue al parco) e lanon obbligatoria preparazione scientifica specificain tema di conservazione della natura per rico-prire il ruolo di Direttore del Parco.

è stato emanato il Decreto Legislativo 34/2018“Testo unico in materia di foreste e filiere fore-stali”, con l’obiettivo di promuovere su tutto ilterritorio nazionale la gestione attiva del “benebosco” e rafforzare la relativa funzione di coordi-namento a livello centrale. Il provvedimento miraad affrontare questioni importanti (ad esempio,la definizione di “bosco”) e a incentivare l’indivi-duazione di strumenti nazionali di riferimento peri sistemi regionali. Viene posta attenzione alla ne-cessità di garantire le funzioni ambientali, econo-miche e sociali degli ecosistemi forestaliattraverso la promozione di meccanismi di paga-mento dei servizi ecosistemici (ancora però subase volontaria) e misure di protezione della bio-diversità. Vengono promosse azioni di promozionedella certificazione volontaria della gestione fo-restale sostenibile e la tracciabilità dei prodottiforestali.

Al momento, comunque, l’attuazione della nor-mativa è ancora parziale, poiché devono essereemanati nove decreti attuativi (inclusa l’elabora-

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zione di una Strategia Forestale Nazionale) cheandranno a incidere sulle norme regionali e sugliaspetti operativi e gestionali. I decreti attuativi ele disposizioni regionali che seguiranno dovrannofare in modo che la dimensione produttivistica delpatrimonio forestale, incentivata dallo stesso De-creto Legislativo, sia resa coerente con il conse-guimento degli obiettivi ambientali e il rispettodel principio dichiarato di patrimonio forestalequale “bene di rilevante interesse pubblico da tu-telare e valorizzare per la stabilità e il benesseredelle generazioni presenti e future”.

GOAL 16 - PACE, GIUSTIZIA EISTITUZIONI SOLIDEPromuovere società pacifiche e piùinclusive per uno sviluppo sostenibile;offrire l’accesso alla giustizia per tuttie creare organismi efficienti,responsabili e inclusivi a tutti i livelliNel 2016 sono state uccise in Italia 400 persone(0,7% ogni 1.000 abitanti, uno dei valori più bassidell’UE): il tasso di omicidi di uomini si riduce nelcorso degli anni, mentre per le donne il dato ri-mane stabile. Aumenta la percentuale (dal 59,6%del 2009 al 60,6% 2016) dei cittadini che si sen-tono al sicuro quando camminano al buio nellazona dove vivono, anche se il dato rimane ancorainferiore a quello del 2002 (64,6%). Nonostante ilmiglioramento riscontrato negli ultimi anni, ri-mane molto elevata la durata media per l’esple-tamento dei procedimenti civili dei tribunaliordinari (445 giorni di media nel 2017).

Sul tema del contrasto a ogni forma di violenza esfruttamento, nonché relativamente ai Target16.1, 16.2 e 16.b per “promuovere e far rispettarele leggi e le politiche non discriminatorie per losviluppo sostenibile” sono da segnalare le misureattuative della Legge 29 maggio 2017, n. 71 con-tenente “disposizioni a tutela dei minori per laprevenzione e il contrasto del fenomeno del cy-berbullismo”.

La Legge 20.11.2017 n.167 recante “Disposizioniper l’adempimento degli obblighi derivanti dal-l’appartenenza dell’Italia all’Unione europea” hainserito i reati di razzismo e xenofobia quale pre-supposto della responsabilità ex art. 25 terdeciesdel D.Lgs 231/2001. Pertanto, ai sensi dell’art. 3comma 3 bis della legge 3.10.1975 n. 654, comemodificato dalla predetta Legge Europea, vienesanzionata penalmente la propaganda, ovvero

l’istigazione e l’incitamento, commessi in modoche derivi concreto pericolo di diffusione, qualorasi fondano in tutto o in parte sulla negazione, sullaminimizzazione in modo grave o sull’apologia,della Shoah o dei crimini di genocidio, dei criminicontro l’umanità e dei crimini di guerra.

A questo riguardo va ricordato il numero significa-tivo di reati - incrementato negli ultimi mesi - cheinteressano queste due leggi. L’associazione Luna-ria, con il Rapporto “Cronache di ordinario razzi-smo”, ha conteggiato 1.483 episodi razzisti dal 2015al 2017, di cui 1.197 casi di violenza verbale, 84 diviolenza fisica e 11 episodi mortali, mentre l’UfficioNazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR), isti-tuito presso la Presidenza del Consiglio dei ministrie che ha competenza di casi di discriminazionisenza rilevanza penale, ha giudicato nel 2016 per-tinenti 2.652 delle 2.939 istruttorie aperte.

Infine, negli ultimi giorni della XVII legislatura, ilparlamento ha approvato la Legge 11 gennaio2018, n. 4, che tutela gli orfani a causa di violenzae crimini domestici prevedendo una serie di tutelee garanzie anche di natura economica “ai figli mi-nori o ai figli maggiorenni non economicamenteautosufficienti, rimasti senza un genitore a seguitodi un omicidio commesso dall’altro coniuge, anchese legalmente separato o divorziato”.

Con riferimento al Target 16.3 (promozione dellostato di diritto a livello nazionale e internazionalee la parità di accesso alla giustizia per tutti) sonoda rilevare alcuni decreti attuativi della legge 23giugno 2017, n. 103 (nota come “riforma Or-lando”), che intervengono sul sistema della giu-stizia con l’obiettivo di migliorare l’efficienza delsistema penale in materia di giusto processo, re-gime di procedibilità per alcuni reati, afferma-zione del principio della riserva di codice (DecretiLegislativi n. 21 del 1° marzo 2018 e n. 36 del 10aprile 2018).

Rispetto al Target 16.4 (ridurre in modo significa-tivo i flussi finanziari illeciti, rafforzare il recu-pero e la restituzione dei beni rubati ecombattere tutte le forme di criminalità organiz-zata) si registra l’adozione della “Strategia nazio-nale per la valorizzazione dei beni e delle aziendeconfiscati alla criminalità organizzata” di febbraio2018, redatta dal Dipartimento delle Politiche diCoesione della Presidenza del Consiglio e dal-l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la de-stinazione dei beni sequestrati e confiscati allacriminalità organizzata, in attuazione della Leggedi bilancio 2017. Inoltre, la legge n. 161 del 17 ot-

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tobre 2017 ha modificato il c.d. Codice antimafia,sia incidendo sulla materia delle misure di preven-zione e della gestione dei beni sequestrati e con-fiscati, sia estendendo l’applicabilità dellesuddette misure alle organizzazioni corruttive, epiù precisamente alle associazioni di cui all’art.416 cod. pen. ove finalizzate a commettere talunireati contro la pubblica amministrazione.

In merito al Target 16.5, relativamente alla perva-sività di organizzazioni criminali e diffusione di fe-nomeni corruttivi, non vi sono significativevariazioni legislative rispetto agli anni precedenti,ma sono da citare positivamente le misure messein atto per ridurre l’incidenza dei fenomeni cor-ruttivi nell’alveo della recente legge sul whistle-blowing (Legge 30 novembre 2017, n.179), la qualetutela i lavoratori che segnalano e denuncianocondotte illecite sia in caso di rapporto di lavoropubblico che privato “nell’interesse dell’integritàdella pubblica amministrazione”, svolgendo unruolo significativo in termini di prevenzione e ac-certamento del fenomeno corruttivo.

Sui temi inerenti i Target 16.6 e 16.7 (trasparenza,inclusività, garanzia di accesso e partecipazionecivica alla governance amministrativa e istituzio-nale) non vi sono aggiornamenti recenti da segna-lare, vista la recente adozione del cosiddetto“Freedom of Information Act” (FOIA), introdottocon il D. Lgs. del 25 maggio 2016, n. 97, qualeparte integrante del processo di riforma dellaPubblica Amministrazione definito dalla legge del7 agosto 2015, n. 124, che disciplina le misure diefficacia, accountability e trasparenza delle isti-tuzioni pubbliche, nonché il livello di partecipa-zione dei cittadini ai processi decisionali.

Molto rilevante rispetto al Target 16.10 (garantirel’accesso del pubblico alle informazioni e proteg-gere le libertà fondamentali, in conformità con lalegislazione nazionale e con gli accordi interna-zionali) è l’impatto del Regolamento UE 2016/67in materia di protezione dei dati personali (GDPR,General Data Protection Regulation), divenutopienamente operativo in tutti gli Stati Membri del-l’Unione europea il 25 maggio 2018. Gli scopi deltrattamento dei dati personali devono ora esseredefiniti con maggiore dettaglio e accuratezza allaluce del nuovo testo, che chiarisce l’assenza di unrapporto di contraddizione tra i valori di traspa-renza e di tutela dei dati personali.

Infine, è da ricordare anche, per l’importanza nelrapporto di accesso alle informazioni tra impresee cittadini utenti, l’entrata in vigore degli adem-

pimenti di disclosure di cui al Decreto Legislativo30 dicembre 2016, n. 254 riguardante la “comu-nicazione di informazioni di carattere non finan-ziario” per gruppi di interesse pubblico o di grandidimensioni.

GOAL 17 - PARTNERSHIP PER GLIOBIETTIVIRafforzare i mezzi di attuazione erinnovare il partenariato mondiale perlo sviluppo sostenibileA gennaio 2018, con l’organizzazione della Confe-renza nazionale della cooperazione allo sviluppoCO[OPERA], si è completata l’attuazione di tuttele disposizioni che la Legge 125 del 2014 (Disci-plina generale per la Cooperazione Internazionaleallo Sviluppo) aveva introdotto, anche se, per lapiena operatività della “nuova” cooperazione allosviluppo, manca ancora l’espletamento del con-corso per dotare l’Agenzia Italiana della Coopera-zione allo Sviluppo (AICS) delle risorse umanepreviste dalla normativa e necessarie per la fun-zionalità. Si sta ora espletando la selezione per lascelta del Direttore dell’Agenzia, dopo le dimis-sioni del precedente responsabile.

Riguardo alle risorse e all’impegno preso a livellointernazionale di destinare all’Aiuto Pubblico alloSviluppo (APS) lo 0,7% del Reddito nazionale lordo(Rnl), nel 2017 la spesa APS dell’Italia è stata di5.086 milioni di Euro, pari allo 0,29% del Rnl. Ilgoverno uscente, con il Documento di Economia eFinanza (DEF) presentato lo scorso aprile, ha con-fermato di voler raggiungere lo 0,30% entro il2020. In effetti, nei prossimi anni le previsioni po-trebbero essere radicalmente alterate a causadell’incremento delle spese per l’accoglienza dimigranti e rifugiati, che rappresentano una quotacrescente (quasi il 40%) del totale dell’APS.

Altro elemento da segnalare è la modifica effet-tuata dall’Agenzia Italiana per la Cooperazioneallo Sviluppo (AICS) delle linee guida per l’iscri-zione delle Organizzazioni di Società Civile nel-l’elenco dei soggetti ammessi al finanziamentopubblico delle iniziative di cooperazione, in unachiave più inclusiva e più aderente allo spiritodella legge 125/2014.

Il Consiglio Nazionale per la Cooperazione allo Svi-luppo (CNCS) ha approvato la Strategia Nazionaleper l’Educazione alla Cittadinanza Globale, maquesto documento da diversi mesi è in attesa diessere approvato dal Comitato Interministeriale

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per la Cooperazione allo Sviluppo (CICS). Semprenell’ambito del Goal 17, va segnalato che l’iterdella legge nazionale sul Commercio Equo è statointerrotto con la conclusione della XVII Legislatura.Una Legge per il Commercio Equo è importante perdefinire e riconoscere il settore, in tutte le sueespressioni, e garantire migliori opportunità ai pro-duttori svantaggiati dei Paesi in via di sviluppo.

Procede il lavoro del Ministero dell’Ambiente sullarevisione dei Criteri Ambientali Minimi (CAM). Nel2017 sono stati approvati i CAM per l’acquisto diprodotti tessili, dove il Commercio Equo e Solidaleè stato riconosciuto come premiante nelle forni-ture di indumenti di lavoro e dispositivi di prote-zione individuale. Il 2018 potrebbe vederel’approvazione dei nuovi CAM per la RistorazioneCollettiva, che regolamenteranno la sostenibilitàambientale e sociale delle mense scolastiche euniversitarie, così come i servizi di ristorazioneper gli uffici pubblici. La grande novità della pro-posta in discussione è l’inserimento di criteri mi-rati a ridurre l’impatto sociale dell’acquisto diprodotti definiti esotici (banane, ananas, cacao,zucchero di canna, caffè). Questa innovazioneporterebbe la pubblica amministrazione italianaad allinearsi con quella di altri Paesi europei inmerito al supporto per i produttori svantaggiatinei Paesi in via di sviluppo.

La mancata approvazione nella XVII legislaturadella proposta di legge n. 2343 “Principi per la tu-tela, il governo e la gestione pubblica delleacque”, che introduceva riconoscimenti di prin-cipi e strumenti particolarmente rilevanti e inno-vativi per il raggiungimento dell’Obiettivo 6 edell’Obiettivo 17 (con l’introduzione di strumentidi solidarietà internazionale quali un Fondo per larealizzazione di progetti per l’acqua potabile neiPaesi poveri), lascia un vuoto importante che au-spichiamo venga colmato al più presto nella XVIIIlegislatura. Inoltre, la Strategia italiana per lo svi-luppo sostenibile, approvata dal CIPE a dicembre2017, ha confermato l’esclusione di ogni riferi-mento all’accesso all’acqua potabile tra gli obiet-tivi da tutelare, a livello nazionale, come dirittidella persona (Area Persona) e tra gli obiettivi del-l’Area Partnership internazionale con riferimentoalla governance a tutela dei “diritti umani”.

Pur essendo l’accesso universale all’acqua precon-dizione per la pacifica convivenza tra popoli e delrapporto uomo/ambiente, appare grave che que-sto obiettivo non trovi alcun esplicito riferimentoa livello di relazioni di partenariato, in particolare

nella dimensione della cooperazione internazio-nale come strumento di rafforzamento delle par-tnership internazionali. Peraltro, l’esclusionedell’accesso all’acqua e della salvaguardia di que-sta risorsa dai Target identificati come prioritaria livello di promozione di partnership internazio-nali risulta essere in contrasto con:

• il voto favorevole dell’Italia, che si è espressasulle risoluzioni ONU del 2010 e del 2015 e conla proposta sostenuta dal governo nel 2015,nella fase di definizione della Agenda 2030, afavore di una esplicitazione del diritto umanoall’acqua come Obiettivo 6;

• gli indirizzi programmatici del governo in ca-rica, che ha indicato “l’acqua pubblica” comeun obiettivo del “contratto di governo” da rea-lizzare per rispettare il risultato referendariodel 2011;

• la posizione sostenuta dal Ministro dell’Am-biente, Sergio Costa, in occasione del Consigliodei Ministri dell’Ambiente, tenutasi a Bruxellesa fine giugno, con riferimento alla proposta didirettiva “Drinking water”. Il Ministro ha affer-mato che: “Per garantire l’accesso all’acquaquale bene naturale e diritto umano univer-sale, le acque superficiali e sotterranee nondevono essere mercificate. Bisogna favorire ilgoverno pubblico e partecipativo dell’interociclo integrato dell’acqua”.

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NOTE

1 Promossa dalla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI) a luglio 2015, la RUS rappresenta la prima esperienzadi coordinamento e condivisione tra circa 60 atenei italiani impegnati sui temi della sostenibilità e della responsabilità so-ciale, nata con l’obiettivo di promuovere gli SDGs, diffondere la cultura e le buone pratiche di sostenibilità e rafforzare ilvalore dell’esperienza italiana a livello internazionale. La costituzione di cinque Gruppi di lavoro tematici (cambiamenticlimatici, energia, mobilità, rifiuti ed educazione) permette alla RUS di lavorare operativamente sulle singole tematicheper perseguire gli obiettivi della Rete.

2 Come già segnalato, questo indicatore mostra un andamento diverso rispetto alla precedente versione di febbraio e ciò èdovuto alla rimozione dell’indicatore di propensione alla spesa per l’agricoltura del settore delle amministrazioni pubblichee all’introduzione di quello relativo alla buona alimentazione (presente tra gli indicatori Istat del BES), il quale mostra unandamento crescente a partire dal 2014.

3 L’andamento positivo dell’indicatore è leggermente meno pronunciato rispetto alla versione precedente a causa dalla rimo-zione dell’indicatore “Tasso di partecipazione alle attività educative (scuola dell’infanzia e primo anno della primaria) peri 5-enni”, sostituito dall’indicatore del BES “Persone di 25-64 che hanno completato almeno la scuola secondaria di II grado(scuola media superiore)”. Inoltre, all’interno dell’indicatore composito sono stati introdotti tre nuovi indicatori, due deri-vanti dalle indagini OCSE-PISA riguardanti gli studenti di 15 anni che non raggiungono le competenze funzionali in lettura (inleggero aumento a partire dal 2012) e in matematica (in leggera, ma costante diminuzione), mentre il terzo riguarda gliasili nido (presa in carico degli utenti di 0-2 anni per 100 residenti) e mostra un andamento positivo fino all’anno scolastico2011/2012, subendo poi una lieve decrescita negli anni successivi.

4 Rispetto alla precedente versione nell’indice composito sono stati introdotti il numero di ricercatori (full time equivalent)per abitante, il numero di lavoratori della conoscenza e l’indice di diffusione dei siti web delle imprese, i quali mostranotutti andamenti leggermente crescenti. Per questa ragione l’indicatore composito evidenzia una tendenza leggermente piùpositiva.

5 Rispetto alla precedente versione, sono variati i dati Istat sul consumo di materiale interno. In particolare, il consumo dimateriale interno pro-capite registra un incremento negli ultimi due anni, laddove in precedenza evidenziava una riduzione.Per questa ragione l’indicatore composito mostra un andamento crescente nei primi anni, cui segue un triennio caratterizzatoda stabilità.

6 Gli indicatori “Copertura del suolo” e “Frammentazione del territorio” sono stati forniti da ISPRA.7 Sono stati rimossi gli indicatori “Famiglie che non possono permettersi alcune voci di spesa: riscaldare adeguatamente la

casa” e “Consumi di energia coperti da fonti rinnovabili (in percentuale del consumo totale finale di energia)”. Al contempoè stato Inserito l’indicatore “Famiglie molto o abbastanza soddisfatte per la continuità del servizio elettrico”, il quale mostraun andamento crescente, con una lieve flessione nel corso del 2013 e del 2015.

8 L’andamento dell’indicatore composito ha subito una leggera variazione rispetto alla precedente versione dovuta all’intro-duzione degli indicatori relativi alle “Rapine per 10000 abitanti” che, dopo un costante aumento fino al 2014, registra unforte calo negli ultimi due anni, assesstandosi a livelli inferiori rispetto al 2010, e ai “Furti per 10000 abitanti”, che mostraun andamento analogo rispetto alle rapine, assestandosi però nel 2016 a livelli superiori rispetto a quelli registrati nel 2010.

9 Il Piano nazionale rimanda alla programmazione regionale le modalità di collaborazione e cooperazione fra i servizi.10 Su questo aspetto si veda http://www.programmagoverno.gov.it/it/11 Acciari P., Alvaredo F., Morelli S. (2018), https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/wp-content/uploads/2018/05/

Forum_ASVIS-22-Maggio-2018-_-Morelli.pdf12 http://www.consob.it/web/area-pubblica/bollettino/documenti/bollettino2018/d20267.htm. 13 https://www.borsaitaliana.it/comitato-corporate-governance/codice/2018clean.pdf.14 ISPRA, 2018, 2017: “Aumenta il PIL e diminuiscono le emissioni di gas serra”, in: http://www.periodicodaily.com/2018/05/19/

2017-aumenta-pil-diminuiscono-le-emissioni-gas-serra/.

3. I territori e le politiche di sviluppo sostenibile

Quest’anno, per la prima volta, il Rapporto ASviSanalizza l’evoluzione delle regioni italiane rispettoal raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030attraverso indicatori compositi che sintetizzano,sulla base di oltre 80 indicatori statistici elemen-tari, l’andamento di ciascuna regione rispetto al-l’Italia1. In questo modo è possibile evidenziareposizionamenti e dinamiche delle singole regioni ri-spetto alla media nazionale, gli scostamenti più si-gnificativi, le migliori e le peggiori performance dal2010 agli anni più recenti. Inoltre, viene presentata un’analisi basata su indi-catori statistici rilevati a livello di città, nonchéun’elaborazione originale realizzata dalla Fonda-zione ENI Enrico Mattei (FEEM), che ha costruito ilSDG City Index, un indicatore composito riferito allecittà italiane basato su 39 indicatori elementari.

Questo approfondimento sui territori italiani rap-presenta una rilevante novità anche ai fini del di-segno delle politiche, coerentemente con laStrategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile,che prevede per le Regioni e i Comuni un ruolo perla costruzione di uno sviluppo sostenibile riferitoa tutti gli aspetti e gli Obiettivi dell’Agenda 2030.Se le dinamiche della globalizzazione da un latoindeboliscono il ruolo delle politiche nazionali,dall’altro danno maggiore responsabilità e valorealle politiche di sviluppo locale e a quelle urbane,che possono rappresentare uno snodo importantenell’orientare la qualità dello sviluppo economico,della coesione sociale, della qualità dell’am-biente. Ovviamente, le diseguaglianze tra regionie territori (molto forti nel nostro Paese) influen-zano anche la diversa capacità delle istituzioni lo-cali di progettare e realizzare uno svilupporealmente sostenibile.

Inoltre, è sul territorio che si osserva concreta-mente l’impatto di molte politiche e la traduzionedella realizzazione degli Obiettivi dell’Agenda2030 in un più elevato benessere dei cittadini. Edè nei territori che si possono realizzare più effi-cacemente quelle politiche di consultazione, in-clusione e partecipazione dei cittadini, dellacomunità locale nella fase di monitoraggio e di va-lutazione delle politiche realizzate.

3.1 “Territorializzare” gli SDGsCon il Goal 11, e non solo, l’Agenda 2030 riconoscel’importanza delle città e delle comunità locali perla realizzazione delle politiche e degli interventinecessari per raggiungere gli SDGs. Per questo, nelmarzo del 2018, l’ASviS ha sviluppato, insieme aUrban@it, “L’Agenda urbana per lo sviluppo soste-nibile” e ha stimolato diverse città a organizzaredei "Festival cittadini" nell’ambito del Festivaldello Sviluppo Sostenibile, proposta accolta da al-cune città, tra cui Bari, Bologna e Parma.

Questo lavoro è pienamente coerente con la cre-scente attenzione della comunità internazionale sulla“localizzazione” dell’Agenda 2030 e sull’utilizzo di in-dicatori di benessere e di sostenibilità nella misura-zione delle condizioni di vita dei cittadini. Va ricordatoche la “lettura territoriale” del benessere è statafatta propria da alcuni anni da istituzioni internazio-nali e sovranazionali come OCSE e UE2. In questo con-testo va ricordato il cosiddetto Patto di Amsterdamdel 2016 “Urban Agenda for EU”, in cui sono indivi-duate le sfide più importanti per migliorare la qualitàdella vita e del benessere nelle aree urbane, mentrea livello mondiale la conferenza Habitat III dell’ONU,svoltasi a Quito nel 2016, ha adottato la “New UrbanAgenda”, che presenta una forte connessione conl’Accordo di Parigi e gli SDGs dell’Agenda 2030.

In Italia va ricordato il contributo offerto dalla“Carta di Bologna per l’ambiente. Le Città metro-politane per lo sviluppo sostenibile” di giugno 2017(realizzata con il contributo dell’ASviS), con la qualei Sindaci delle Città metropolitane hanno fissato itarget di sostenibilità in diversi ambiti d’azione,mentre nel giugno scorso l’Istat ha pubblicato i datisulle “Misure del benessere equo e sostenibile deiterritori” che analizza – attraverso 61 indicatori – lecondizioni in 110 province e città metropolitane ita-liane, un lavoro che sviluppa i risultati dei progetti“BES delle province” e “UrBes” realizzati dall’Istatnegli anni scorsi in collaborazione con ANCI e UPI.

Un’attenzione verso la dimensione regionale e ter-ritoriale dello sviluppo sostenibile ha caratterizzatoanche l’esperienza della società civile in Italia. Trale varie esperienze ricordiamo l’iniziativa dell’“In-dice di ecosistema urbano” promosso annualmenteda Legambiente, e la “Qualità Regionale dello Svi-

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luppo” (QUARS) realizzato dalla campagna Sbilan-ciamoci che analizza l’andamento e l’evoluzionedelle condizioni di sviluppo sostenibile nelle regioniitaliane rispetto a 56 indicatori afferenti a diversidomini economici, sociali e ambientali.

La recente Direttiva del Presidente del Consiglio deiMinistri per l’attuazione della Strategia Nazionale perlo Sviluppo Sostenibile (SNSvS) ha sancito il ruolo fon-damentale delle Regioni, delle Province e dei Comuninella sua realizzazione. In particolare, al punto 4 dellaDirettiva, in cui si istituisce la “Commissione nazionaleper lo sviluppo sostenibile”, si prevede che ne fac-ciano parte il Presidente della Conferenza delle Re-gioni, il Presidente dell’UPI, il Presidente dell’ANCI,mentre al punto 8 si prevede l’individuazione di pro-getti di collaborazione – nell’ambito della Conferenzaunificata – con Regioni, Province e Comuni per assicu-rare che nell’ambito delle loro prerogative e compe-tenze possano essere perseguite azioni volte allarealizzazione degli SDGs. Ciò appare del tutto coe-rente con la SNSvS, che prevede l’elaborazione di“Strategie regionali per lo sviluppo sostenibile” nellequali venga inclusa la “definizione del sistema degliobiettivi regionali, specificando le relazioni con gliobiettivi nazionali” e un sistema di indicatori a questicollegati. Si prevede poi un piano di monitoraggio erevisione su base regionale, cui associare gli strumentidi attuazione e le linee di finanziamento delle attivitàin relazione al Bilancio regionale per il raggiungimentodegli Obiettivi stessi. Si prefigurano, inoltre, la costi-tuzione di Forum regionali per lo sviluppo sostenibilee una cabina di regia che coinvolga le istituzioni locali.

Al fine di sostenere l’elaborazione delle Strategie re-gionali, il MATTM ha recentemente messo a disposi-zione delle Regioni e delle Province autonome duemilioni di euro. Inoltre, è prevista l’attivazione dilinee di finanziamento del Piano Operativo nazionale“Governance” con la finalità di diffondere la cono-scenza degli Obiettivi e dei metodi di lavoro del-l’Agenda 2030 – anche presso stakeholder nonistituzionali – e accompagnare la loro declinazione alivello regionale.Le Regioni, d’altro canto, hanno rivendicato, a par-tire dal loro contributo al Programma Nazionale diRiforma (PNR) del 2017, un ruolo importante nellarealizzazione dell’Agenda 2030, sottolineando come“il contributo delle Regioni e delle Province auto-nome intende sostenere l’azione, promossa dal-l’Unione Europea, di fare da apripista nell’ambitodella strategia di sviluppo sostenibile universale edeclinando anche secondo gli SDGs le misure di ri-forma inserite dalle Regioni e dalle Province auto-nome stesse nel PNR”.

3.2 Posizionamento e dinamichedelle regioni italiane rispetto agliObiettivi di sviluppo sostenibilePer una corretta lettura degli indicatori compositia livello regionale, è necessario premettere al-cune brevi considerazioni di natura metodologica.In primo luogo, va sottolineato che gli indicatoricompositi nazionali presentati nel Capitolo 2 sonodifferenti da quelli qui illustrati: infatti, mentrenel primo caso è stato possibile utilizzare un in-sieme più ampio di indici elementari riferiti ai varifenomeni, nel secondo gli indici sono stati calco-lati a partire da fenomeni per i quali sono dispo-nibili indicatori disaggregati per regione ocomunque significativi sul piano concettuale (perla lista completa si veda Tabella 1 a pag. 112-113).Di conseguenza, per il primo motivo gli andamentiriferiti all’Italia per alcuni indicatori qui presen-tati differiscono da quelli illustrati nel Capitolo 2e non è stato possibile calcolare l’indicatore peril Goal 13, mentre per il secondo non sono staticalcolati quelli relativi ai Goal 14 (Vita sott’acqua)e 17 (Pace, giustizia e istituzioni solide)3.

In secondo luogo, la metodologia utilizzata percalcolare gli indicatori compositi4 si basa sullascelta di un valore di riferimento (quello assuntodall’Italia nel 2010) e una standardizzazione degliindicatori elementari in un intervallo definito daivalori minimi e massimi di ciascun indicatore pertutte le unità considerate e per l’intero intervallodi tempo. Ciò significa che i valori minimi e mas-simi sono differenti a seconda che si consideri solol’Italia (compositi nazionali del Capitolo 2) o tuttele regioni italiane (come per gli indicatori illu-strati in questo capitolo).

Infine, benché tutti gli indicatori regionali (ripor-tati con una linea continua rossa, mentre la medianazionale è rappresentata con la linea blu trat-teggiata) siano stati calcolati rispetto al valoredell’Italia al 2010, è possibile confrontare le di-namiche temporali dei diversi Goal all’internodella stessa regione, ma non i valori assoluti as-sunti dai diversi indicatori, cosa invece possibilese si confrontano, per ciascun Goal, le perfor-mance delle diverse regioni5.

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PIEMONTE

Gli indicatori dei Goal 1 (Povertà), 2 (Alimenta-zione), 4 (Istruzione), 5 (Parità di genere), 7 (Ener-gia pulita e accessibile), 8 (Lavoro dignitoso ecrescita economica), 9 (Imprese, innovazione e in-frastrutture), 10 (Disuguaglianze), 11 (Città e co-munità sostenibili), 12 (Consumo e produzioneresponsabili) e 16 (Pace, giustizia e istituzioni so-lide) evidenziano una situazione migliore, anche setalvolta di poco, rispetto alla media nazionale. Peril Goal 1 (Povertà), il composito presenta livelli piùalti e un andamento simile rispetto alla media ita-liana, fatta eccezione per l’anno 2015, dove si os-serva un miglioramento, seguito da un calospiegato dalle variazioni del numero d’individui infamiglie a bassa intensità lavorativa e del tasso disovraccarico del costo della casa. Il composito delGoal 2 ha un andamento paragonabile a quello ita-liano, ma registra una flessione nell’ultimo annolegata a un calo nella buona alimentazione e al-l’aumento dell’eccesso di peso dei bambini.

I Goal 4 (Istruzione), 11 (Città e comunità sosteni-bili), 12 (Consumo e produzione responsabili) e 16(Pace, giustizia e istituzioni solide) mostrano unasituazione leggermente migliore e con un anda-mento paragonabile a quello nazionale. La Paritàdi genere (Goal 5) ha una crescita tra il 2014 e il

2016 alimentata da un numero maggiore di donnelaureate, da aumenti più alti per le donne dellasperanza di vita in buona salute alla nascita e deltasso di occupazione. Il Goal 7 (Energia pulita e ac-cessibile) presenta un andamento stabile per la re-gione, contrariamente a quanto avviene perl’Italia. Per quanto riguarda le disuguaglianze(Goal 10), l’andamento è migliore in Piemonte, inparticolare a partire dal 2014, grazie a un aumentodel reddito familiare per il 40% più povero dellapopolazione e di quello medio disponibile pro ca-pite. Per il Goal 6 (Acqua e servizi igienico-sani-tari) si registra nel 2016 una situazione peggiorerispetto a quella nazionale, determinata dalla di-minuzione dell’efficienza delle reti di distribu-zione dell’acqua potabile, nonostante unamaggiore quota percentuale dei carichi inquinanticonfluiti in impianti secondari o avanzati rispettoai carichi complessivi urbani generati. La salute(Goal 3) mostra una tendenza dapprima altale-nante e in seguito decrescente, causata da valorimaggiori rispetto a quelli italiani del tasso stan-dardizzato di mortalità e del consumo di alcol.

Per quanto riguarda la Vita sulla terra (Goal 15),la situazione del Piemonte è paragonabile a quelladell’Italia.

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VALLE D’AOSTA / VALLÉE D’AOSTE

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Gli indicatori compositi dei Goal 1 (Povertà), 5 (Pa-rità di genere), 6 (Acqua pulita e servizi igienico-sanitari), 7 (Energia pulita e accessibile), 15 (Vitasulla terra) evidenziano per la Valle d’Aosta unacondizione migliore di quella nazionale. Il Goal 1(Povertà) mostra un andamento decrescente finoal 2012, per poi allinearsi con la media nazionale,mentre nel biennio 2015-2016 si registra un nettomiglioramento, trainato dalla riduzione dell’indicedi grave deprivazione materiale e dell’indice di dif-ficoltà economica delle famiglie. Il composito delGoal 6 (Acqua e servizi igienico-sanitari) presentaun aumento più forte rispetto a quello italiano,principalmente a causa dell’elevata efficienzadelle reti di distribuzione dell’acqua potabile, chenel 2016 si attesta all’83% rispetto ad una medianazionale del 59%.

I Goal 3 (Salute e benessere), 4 (Istruzione) e 9 (Im-prese, innovazione e infrastrutture) mostrano unacondizione peggiore rispetto alla media italiana. Inparticolare, il Goal 3 (Salute e benessere) nei primitre anni presenta un andamento altalenante perpoi peggiorare drasticamente a causa del netto au-mento del tasso di mortalità neonatale, che passadal 1,6% nel 2010 al 4% nel 2016, rispetto a unamedia nazionale del 2%. Per l’istruzione (Goal 4) la

regione mostra un netto miglioramento dal 2011 inpoi, dovuto ad una diminuzione dell’uscita precocedal sistema di istruzione e formazione e dall’au-mento della quota di persone di 30-34 anni chehanno conseguito un titolo universitario: questo au-menta dal 16% nel 2010 al 25% nel 2016.

I Goal 2 (Alimentazione), 8 (Lavoro dignitoso e cre-scita economica), 10 (Disuguaglianze), 11 (Città ecomunità sostenibili), 12 (Consumo e produzioneresponsabili), 16 (Pace, giustizia e istituzioni solide)mostrano andamenti molto simili a quelli dell’Ita-lia. Il Goal 8 (Lavoro dignitoso e crescita econo-mica) dal 2010 al 2014 mostra un drasticopeggioramento, dovuto all’aumento del tasso di di-soccupazione, che passa dal 4,5% all’8,9%. La si-tuazione della Giustizia (Goal 16) manifesta unandamento simile alla media nazionale fino al2015, per poi presentare un netto miglioramentodovuto al dimezzarsi della durata dei procedimenticivili (che si attesta a 101 giorni, rispetto a unamedia nazionale di 460). Il Goal 2 (Alimentazione)mostra un peggioramento nell’anno 2013, a causadella diminuzione della quota di superficie agricoladestinata alle coltivazioni biologiche, che nel 2016si attesta al 7,1% contro una media nazionale del12,3%.

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LIGURIA

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Gli indicatori compositi dei Goal 4 (Istruzione), 5(Parità di genere), 6 (Acqua pulita e servizi igie-nico-sanitari), 10 (Disuguaglianze) e 16 (Pace, giu-stizia e istituzioni solide) segnalano per la Liguriauna condizione migliore di quella nazionale. Per iGoal 16 (Pace, giustizia e istituzioni solide) e 6(Acqua pulita e servizi igienico-sanitari) la ten-denza appare sostanzialmente simile a quellamedia nazionale, mentre per i Goal 4 (Istruzione),5 (Parità di genere) e 10 (Disuguaglianze) si notanodifferenze significative. Il Goal 5 (Parità di genere)fino al 2015 mostra un andamento nettamente po-sitivo spiegato dall’incremento del rapporto tra itassi di occupazione (25-49 anni) delle donne configli in età prescolare e delle donne senza figli, chepassa dall’84% nel 2010 all’89% nel 2015, tornandopoi a scendere a quota 81% nel 2016. L’indicatorecomposito del Goal 10 (Disuguaglianze) nel primotriennio segue l’andamento nazionale, per poi au-mentare nel 2013 trascinato dall’aumento dei va-lori del reddito disponibile pro-capite. Per il Goal6 si registra un debole peggioramento dovuto alladiminuzione dell’efficienza delle reti di distribu-zione dell’acqua potabile.

I Goal 3 (Salute e benessere) e 12 (Consumo e pro-duzione responsabili) mostrano una condizione

peggiore rispetto alla media italiana. L’indicatorecomposito del Goal 3 ha un andamento in lineacon la media nazionale, crescendo fino al 2014,grazie alla diminuzione del tasso standardizzatodi mortalità per le maggiori cause di morte per lepersone di 30-69 anni, che passa da 248 nel 2010a 221 nel 2015.

Gli indicatori compositi dei Goal 1 (Povertà), 2(Alimentazione), 7 (Energia pulita e accessibile),8 (Lavoro dignitoso e crescita economica), 9 (Im-prese, innovazione e infrastrutture), 11 (Città ecomunità sostenibili), 15 (Vita sulla terra) mo-strano un andamento in linea con la tendenza os-servata a livello nazionale. Il composito regionaledel Goal 1 subisce un marcato peggioramento dal2010 al 2014. Questo può essere spiegato dal forteaumento del tasso di grave deprivazione mate-riale, che passa dal 2,7% nel 2010 all’11,6% nel2015. Il Goal 8 (Lavoro dignitoso e crescita econo-mica) manifesta un peggioramento generale delcomposito, causato dal calo del tasso di crescitaannuo del PIL reale per occupato.

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LOMBARDIA

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Gli indicatori compositi dei Goal 1 (Povertà), 2(Alimentazione), 4 (Istruzione), 6 (Acqua pulita eservizi igienico-sanitari), 7 (Energia pulita e ac-cessibile), 8 (Lavoro dignitoso e crescita econo-mica), 9 (Imprese, innovazione e infrastrutture),10 (Disuguaglianze), 11 (Città e comunità sosteni-bili) e 12 (Consumo e produzione responsabili) mo-strano situazioni migliori di quelle dell’Italia nelsuo complesso. Rispetto alla Povertà (Goal 1), laLombardia si colloca su un livello notevolmentemigliore rispetto alla media nazionale grazie a ri-sultati più positivi per quasi tutti gli indicatori:per esempio, l’indice di grave deprivazione chenel 2016 è pari al 6% contro il 12% dell’Italia e lapercentuale di famiglie che vivono al di sotto dellasoglia di povertà è pari al 5% rispetto all’11% dellamedia nazionale.

L’indice composito del Goal 4 (Istruzione) mostraun andamento nettamente positivo, spiegato dalladiminuzione dell’uscita precoce dal sistema diistruzione e formazione, che passa dal 18% nel2010 al 13% nel 2016, e dall’incremento della per-centuale di persone di 30-34 anni che hanno con-seguito un titolo universitario, aumentata dal 23%nel 2010 al 34% nel 2016 (il dato nazionale si at-testa al 27%). Il Goal 12 (Consumo e produzione

responsabili) mostra un andamento crescentespiegato dall’aumento della percentuale di rifiutiurbani oggetto di raccolta differenziata. Anche ilcomposito del Goal 9 (Imprese, innovazione e in-frastrutture) evidenzia un netto incremento, trai-nato dall’aumento del numero dei lavoratori dellaconoscenza.

Nel Goal 15 (Vita sulla terra), la Lombardia mostrauna condizione notevolmente peggiore se parago-nata a quella italiana, a causa di un indice diframmentazione del territorio pari al 52,4% (ri-spetto al 38% della media nazionale) e a un indicedella copertura del suolo pari al 13%, contro unamedia nazionale dell’8%. Discorso simile vale peril Goal 16 (Pace, giustizia e istituzioni solide),dove i valori più bassi rispetto a quelli italiani sonolegati a un più alto numero di furti. L’indicatorecomposito del Goal 5 (Parità di genere) evidenziaun andamento molto simile a quello italiano.

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TRENTINO-ALTO ADIGE / SÜDTIROL

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Il Trentino-Alto Adige presenta una condizione mi-gliore rispetto all’Italia per gli indicatori compositidei Goal 1 (Povertà), 2 (Sconfiggere la fame), 4(Istruzione), 5 (Parità di genere), 7 (Energia pulitae accessibile), 8 (Lavoro dignitoso e crescita eco-nomica), 10 (Disuguaglianze), 11 (Città e comunitàsostenibili), 12 (Consumo e produzioni responsa-bili), 15 (Vita sulla terra), 16 (Pace, giustizia e isti-tuzioni solide). Riguardo alla povertà, la situazionemigliore è generalizzata per i diversi indicatori:per esempio, l’indice di difficoltà economica dellefamiglie si attesta nel 2016 al 4% rispetto a unamedia nazionale dell’11%. L’istruzione segnala unforte miglioramento dovuto alla diminuzione del-l’uscita precoce dal sistema di istruzione e forma-zione e all’incremento della quota di persone di30-34 anni con un titolo universitario, mentre laparità di genere manifesta un netto incrementograzie all’aumento del numero di donne laureate.Il Goal 7 (Energia pulita e accessibile) evidenzia unpeggioramento nel 2015 indotto dalla diminuzionedei consumi di energia elettrica coperti da fontirinnovabili. L’indicatore del Goal 8, nonostante re-gistri un complessivo peggioramento, colloca la re-gione ben al di sopra della media nazionale; ciò èdovuto principalmente al tasso di disoccupazione,

che nel 2016 si attesta al 4% rispetto a una medianazionale dell’11%. Sul tema delle disuguaglianze(Goal 10), il Trentino-Alto Adige è in una condi-zione migliore rispetto all’Italia grazie al minor nu-mero di persone che vivono in famiglie con unreddito disponibile equivalente inferiore al 60% delreddito mediano. Il Goal 12 (Consumo e produ-zione responsabili) mostra un complessivo miglio-ramento: ciò è dovuto alla promettente crescitadei rifiuti urbani oggetto di raccolta differenziata,cresciuta dal 58% nel 2010 al 70% nel 2016 rispettoa una media italiana del 52,5%. Per quanto ri-guarda la vita sulla terra, l’ottimo posizionamentodella regione è spiegato dal basso indice di fram-mentazione del suolo, che si attesta all’8% controil 38% dell’Italia. I Goal 3 (Salute e benessere), 6(Acqua e servizi igienico-sanitari), 9 (Imprese, in-novazione e infrastrutture) evidenziano tendenzesimili a quelle nazionali. Il peggioramento dell’in-dicatore relativo all’Acqua (Goal 6) è causato dallaperdita di efficienza delle reti di distribuzione del-l’acqua potabile. Il Goal 9 mostra uno sviluppo inlinea con la tendenza nazionale grazie all’aumentodella quota di ricercatori, passata dal 19% nel 2010al 28% nel 2016.

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VENETO

3. I territori e le politiche di sviluppo sostenibile

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Il Veneto evidenzia, negli indicatori compositi,una tendenza migliore dell’Italia per quanto ri-guarda un numero significativo di Obiettivi, quali:1 (Povertà), 3 (Salute e benessere), 4 (Istruzione),6 (Acqua e servizi igienico-sanitari), 8 (Lavoro di-gnitoso e crescita economica), 9 (Imprese, inno-vazione e infrastrutture), 10 (Disuguaglianze), 11(Città e comunità sostenibili) e 12 (Consumo eproduzione responsabili).

In particolare, il Goal 1 (Povertà) registra un livellopiù alto rispetto all’Italia e un avanzamento mar-cato tra il 2014 e il 2016. Questo è dovuto a unnetto miglioramento dell’indice di difficoltà eco-nomica delle famiglie che nel 2016 si attesta al3,9% contro una media italiana pari al 10,9%, e aun forte calo nel 2016 del numero di persone chevivono in abitazioni che presentano problemi. Sul-l’istruzione (Goal 4) l’indicatore segnala un sostan-ziale miglioramento rispetto alla media nazionale,trainato da una maggiore partecipazione ad attivitàdi istruzione e formazione e da livelli molto infe-riori di uscita precoce dal sistema di istruzione eformazione rispetto alla media italiana (raggiun-gendo il 6,9% contro una media nazionale pari a13,8%). Sul tema della buona occupazione (Goal 8),il Veneto si assesta a livelli più alti rispetto all’Italia

anche se con un peggioramento nell’ultimo annopiù accentuato rispetto a quello nazionale, deter-minato da un calo nel tasso di crescita annuo delPIL reale per occupato. La situazione delle città(Goal 11) registra un forte miglioramento nell’ul-timo anno, determinato da una migliore qualitàdelle abitazioni e da un miglioramento nei servizidi trasporto pubblico locale.

Gli indicatori compositi dei Goal 2 (Alimenta-zione), 15 (Vita sulla terra) e 16 (Pace, giustizia eistituzioni solide) segnalano per il Veneto una si-tuazione peggiore rispetto alla media nazionale.In particolare, il Goal 15 mostra una situazionenegativa rispetto alla media nazionale, dovuta auna percentuale più alta di copertura di suolo(pari al 12,3% contro il 7,6% della media nazio-nale) e frammentazione del territorio (57% controil 38%).

I Goal 5 (Parità di genere) e Goal 7 (Energia pulitae accessibile), nonostante gli indicatori mostrinoun andamento diverso rispetto alla media italiana,segnalano per la regione un livello al 2016 para-gonabile alla media nazionale.

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FRIULI VENEZIA GIULIA

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Gli indicatori compositi dei Goal 1 (Povertà), 2 (Ali-mentazione), 4 (Istruzione), 6 (Acqua pulita e ser-vizi igienico-sanitari), 7 (Energia pulita eaccessibile), 8 (Lavoro dignitoso e crescita econo-mica), 9 (Imprese, innovazione e infrastrutture),10 (Disuguaglianze), 11 (Città e comunità sosteni-bili e resilienti) mostrano per il Friuli Venezia Giuliauna condizione migliore di quella nazionale. Per iGoal 2, 4 e 8 si notano differenze rispetto all’an-damento nazionale: il Goal 2 mostra fino al 2015un andamento positivo, che può essere spiegatodalla diminuzione dell’eccesso di peso negli adulti,che passa dal 48% nel 2010 al 40% nel 2015 per poiallinearsi con la media nazionale (45%). L’istru-zione segnala un netto peggioramento nel primobiennio osservato, dovuto all’aumento dell’uscitaprecoce dal sistema di istruzione e formazione; apartire dal 2011, l’indice presenta un complessivoincremento dovuto all’aumento delle persone di25-64 anni che hanno completato almeno la scuolasecondaria di II grado (nel 2016, 67% rispetto aduna media nazionale del 60%). Per il Goal 8 si regi-stra un forte calo nel primo triennio, causato dalpeggioramento del tasso di crescita annuo del PILreale per occupato; dal 2012 si assiste a una cre-scita maggiore rispetto all’Italia, dovuta al miglio-

ramento del tasso di crescita annuale del PIL realeper abitante e del tasso di mancata partecipazioneal lavoro (nel 2016, 14% rispetto ad una media na-zionale del 22%). Rispetto all’Obiettivo del Goal 1(Sconfiggere la povertà), la regione si colloca su unlivello superiore rispetto all’Italia, grazie al bassovalore dell’indice di grave deprivazione materiale,che nel 2016 si attesta al 6% contro una media na-zionale del 12%. Per l’acqua (Goal 6) si registra unlieve peggioramento dovuto al diminuire dell’effi-cienza delle reti di distribuzione dell’acqua pota-bile. I Goal 3 (Salute e benessere), 5 (Parità digenere), 12 (Consumo e produzione responsabili) e16 (Pace giustizia e istituzioni solide) mostrano unandamento molto simile a quello complessivo del-l’Italia. Il Goal 3 mostra un miglioramento dovutoalla diminuzione del tasso di mortalità per le mag-giori cause di morte tra i 30 e i 69 anni. Il Goal 12mostra un complessivo incremento dettato dalladiminuzione della produzione di rifiuti urbani. In-fine, l’indicatore composito del Goal 15 (Vita sullaterra) posiziona la regione su un livello inferiore ri-spetto all’Italia, a causa di un indice di frammen-tazione del suolo regionale pari al 44,3% rispettoal 38% della media nazionale.

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EMILIA-ROMAGNA

3. I territori e le politiche di sviluppo sostenibile

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In relazione alla situazione dell’Italia nel 2010, gli in-dicatori compositi dei Goal 1 (Povertà), 2 (Alimenta-zione), 4 (Istruzione), 5 (Parità di genere), 8 (Lavorodignitoso e crescita economica), 9 (Imprese, infra-strutture e innovazione) e 10 (Disuguaglianze) segna-lano per l’Emilia-Romagna una condizione migliore. Inparticolare, gli indicatori per i Goal 1, 5 e 10 mostranoun andamento diverso rispetto a quello nazionale. Inparticolare, il Goal 1 (Povertà), pur partendo da unasituazione migliore rispetto al valore dell’Italia nel2010, ha inizialmente un andamento negativo seguito,a partire dal 2013, da un forte recupero trainato dalladiminuzione del tasso di sovraccarico del costo dellacasa e da un netto miglioramento dell’indice di diffi-coltà economica delle famiglie, che nel 2016 si attestaal livello di 5,6% contro una media italiana pari al10,9%. Il Goal 5 (Parità di genere) mostra un anda-mento complessivamente decrescente fino al 2015,per poi manifestare una netta inversione di tendenzanell’ultimo anno, riallineandosi sui livelli del 2010, aseguito di un forte miglioramento della speranza divita e dell’occupazione delle donne. Le disuguaglianze(Goal 10) mostrano una forte crescita nel periodo2012-2015, alimentato da un incremento del tasso divariazione del reddito familiare pro-capite per il 40%più povero della popolazione.

I Goal 3 (Salute e benessere), 12 (Consumo e produ-zione responsabile) e 15 (Vita sulla terra) mostranouna condizione peggiore rispetto alla media italiana.Guardando alla dinamica, il Goal 3 mostra un anda-mento molto simile a quello nazionale, mentre peril Goal 12 si evidenzia un trend di crescita più debolerispetto a quello italiano, principalmente a causadell’alta produzione di rifiuti urbani, solo parzial-mente compensato da una percentuale oggetto diraccolta differenziata (60,7%) nettamente superiorerispetto a quella media nazionale (52,5%). L’indica-tore del Goal 15 mostra una situazione fortementenegativa, assestandosi a un livello notevolmente in-feriore rispetto all’Italia, determinato dall’indice diframmentazione del territorio pari al 52,3% rispettoal 38% della media nazionale.

I Goal 6 (Acqua pulita e servizi igienico-sanitari), 7(Energia pulita e accessibile), 11 (Città e comunitàsostenibili e resilienti) e 16 (Pace, giustizia e isti-tuzioni solide) mostrano andamenti molto simili aquelli medi nazionali, evidenziando una situazionecomplessivamente statica. Il Goal 11 ha un incre-mento maggiore nell’ultimo anno rispetto al datoitaliano, dovuto a un sostanziale miglioramentodella qualità delle abitazioni.

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TOSCANA

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In relazione alla situazione dell’Italia al 2010, gliindicatori compositi dei Goal 1 (Povertà), 2 (Ali-mentazione), 4 (Istruzione), 5 (Parità di genere), 7(Energia pulita e accessibile), 8 (Occupazione), 9(Imprese, innovazione e infrastrutture), 10 (Disu-guaglianze) segnalano per la Toscana una condi-zione migliore. Per il Goal 1 (Povertà) si osserva dal2013 un forte miglioramento dovuto alla minorepercentuale di persone che vivono in abitazioni chepresentano problemi e al netto miglioramentodell’indice di difficoltà economica delle famiglie,che nel 2016 si attesta ad un livello pari al 6,6%contro una media italiana del 10,9%. Anche sultema dell’istruzione (Goal 4) la Toscana mostra unandamento fortemente crescente rispetto allamedia nazionale, alimentato da una diminuzionedel livello di uscita precoce dal sistema di istru-zione e formazione (10,9% nel 2016 contro unamedia nazionale pari al 14%) e da un aumento delnumero di persone che hanno completato almenola scuola secondaria di II grado. Per la parità di ge-nere (Goal 5) si registra una tendenza complessi-vamente positiva, ma con un peggioramentonell’ultimo anno dettato da una diminuzione delrapporto tra i tassi di occupazione (25-49 anni)delle donne con figli in età prescolare e delle

donne senza figli. Il Goal 7 (Energia pulita e acces-sibile) registra negli ultimi anni un miglioramentograzie a un alto livello di consumi di energia elet-trica coperti da fonti rinnovabili.

La situazione appare peggiore di quella media na-zionale per i Goal 3 (Salute e benessere) e 12 (Con-sumo e produzione responsabili). Sul tema dellasalute (Goal 3) il peggioramento degli ultimi dueanni è dovuto all’incremento nel tasso di lesivitàper incidente stradale. Il Goal 12 mostra un anda-mento analogo rispetto alla media italiana, ma il li-vello raggiunto dalla regione è inferiore a causa diuna maggiore produzione di rifiuti urbani, che nel2016 registra 616 tonnellate annue contro un mediaitaliana pari a 497.

Per i Goal 6 (Acqua e servizi igienico-sanitari), 11(Città e comunità sostenibili), 15 (Vita sullaterra), 16 (Pace, giustizia e istituzioni solide) lasituazione della Toscana è paragonabile a quelladell’Italia. Il Goal 11 mostra un andamento leg-germente migliore rispetto alla media nazionalegrazie a un innalzamento nella qualità delle abi-tazioni e a livelli di abusivismo edilizio complessi-vamente inferiori.

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UMBRIA

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Rispetto alla situazione dell’Italia nel 2010, i Goal4 (Istruzione), 5 (Parità di genere), 7 (Energia pu-lita e accessibile), 10 (Disuguaglianze) e 15 (Vitasulla terra) segnalano per l’Umbria una condi-zione migliore. Sul tema dell’istruzione (Goal 4)si evidenzia un andamento paragonabile a quellodella media nazionale, con un miglioramento an-cora più accentuato nell’ultimo anno grazie a unamaggiore partecipazione ad attività di istruzionee formazione. Sul Goal 5 (Parità di genere) la re-gione si assesta su livelli più alti rispetto allamedia nazionale, ma sperimenta, contrariamenteall’Italia, una decrescita negli ultimi due anni,alimentata da un peggioramento nel rapporto trai tassi di occupazione (25-49 anni) delle donnecon figli in età prescolare e quelli delle donnesenza figli e nella speranza di vita in buona salutealla nascita per le donne. L’indicatore del Goal 7segnala nell’ultimo anno un livello leggermentesuperiore rispetto alla media nazionale, grazie aun aumento del livello di soddisfazione per lacontinuità del servizio elettrico e a un utilizzomaggiore delle energie rinnovabili. La condizionedelle disuguaglianze (Goal 10) nella regione mo-stra un miglioramento dovuto a un aumento delreddito familiare pro-capite per il 40% più povero

della popolazione e del reddito medio disponibile.Il Goal 15 (Vita sulla terra) mostra per l’Umbriaun andamento decrescente, ma la situazione èmigliore rispetto alla media italiana.

I Goal 3 (Salute e benessere), 6 (Acqua e serviziigienico-sanitari), 8 (Lavoro dignitoso e crescitaeconomica), 9 (Imprese, innovazione e infrastrut-ture) e 11 (Città e comunità sostenibili e resilienti)segnalano per l’Umbria un peggioramento rispettoa quest’ultima. Il Goal 3 evidenzia una distanza piùmarcata rispetto alla media italiana a partire dal2015, a causa di un forte aumento del tasso di mor-talità neonatale e del tasso di mortalità per inci-denti stradali, quest’ultimo diminuito nel corso del2016. Il Goal 8 mostra una tendenza complessiva-mente negativa, trainata nel 2016 dalla diminu-zione del tasso di crescita annuale del PIL reale eda un aumento del tasso di disoccupazione e deigiovani senza lavoro. Il Goal 11 segnala per la re-gione un peggioramento sostanziale a causa di unaminore qualità delle abitazioni.

I Goal 1 (Povertà), 2 (Alimentazione), 12 (Consumoe produzione responsabili) e 16 (Pace, giustizia eistituzioni solide) segnalano per l’Umbria un livellonel 2016 paragonabile a quello medio nazionale.

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MARCHE

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I Goal 4 (Istruzione), 6 (Acqua e servizi igienico-sanitari) e 10 (Disuguaglianze) segnalano per leMarche una condizione migliore di quella nazio-nale. L’indicatore composito sull’istruzione (Goal4) ha un andamento positivo indotto dall’aumentodel tasso di laureati tra i 30-34 anni che passa dal25% nel 2010 al 32% nel 2016. Il composito delGoal 6 manifesta un moderato andamento nega-tivo determinato dal peggioramento dell’effi-cienza delle reti di distribuzione dell’acquapotabile. L’indicatore del Goal 10 ha un trend si-mile a quello nazionale, ma un valore assoluto mi-gliore grazie alla bassa quota di famiglie con unreddito disponibile equivalente inferiore al 60%del reddito mediano (nel 2016, 16% rispetto a unamedia nazionale del 20%). L’indicatore compositodel Goal 1 (Povertà) mostra un andamento nega-tivo fino al 2014, dopo di che cresce riallineandosicon la media nazionale grazie alla marcata ridu-zione dell’indice di difficoltà economica delle fa-miglie, che passa dal 13% nel 2014 al 7% nel 2016.Il Goal 2 (Alimentazione) ha un trend simile aquello nazionale, salvo registrare un incrementonel 2015 dovuto a una diminuzione dell’eccesso dipeso negli adulti, che nel 2016 si attesta sui livellimedi italiani.

I Goal 11 (Città e comunità sostenibili e resilienti)e 15 (Vita sulla terra) mostrano che la regione hauna condizione peggiore rispetto alla media ita-liana. Il Goal 11 (Città e comunità sostenibili) ma-nifesta un peggioramento fino al 2014, dovutoall’aumento dell’indice di bassa qualità dell’abi-tazione e della quota di abitazioni sovraffollate.Il composito del Goal 15 (Vita sulla terra) collocale Marche al di sotto dell’Italia, a causa di un ele-vato indice di frammentazione del territorio re-gionale (nel 2016, 46% rispetto al 38% della medianazionale). Rispetto al Goal 3 (Salute e benes-sere), si evidenzia un andamento crescente finoal 2013, dopo di che l’indice tende a stabilizzarsial di sotto della media italiana a causa dell’au-mento delle persone che presentano almeno uncomportamento a rischio nel consumo di alcol (laquota passa dal 15% nel 2010 al 20% nel 2016). IGoal 7 (Energia pulita e accessibile), 8 (Lavoro di-gnitoso e crescita economica), 12 (Consumo e pro-duzione responsabili) e 16 (Pace, giustizia eistituzioni) mostrano andamenti molto simili aquelli dell’Italia.

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LAZIO

3. I territori e le politiche di sviluppo sostenibile

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Gli indicatori compositi dei Goal 2 (Alimentazione),4 (Istruzione) e 5 (Parità di genere) mostrano peril Lazio una situazione migliore rispetto a quellanazionale. Il Goal 2 ha un andamento crescentetrainato da un aumento nella quota di superficieagricola utilizzata (SAU) coperta da coltivazionibiologiche. Per l’Istruzione (Goal 4) si registra unandamento paragonabile a quello della media ita-liana, ma con livelli più elevati dettati da un minortasso di uscita precoce dal sistema di istruzione eformazione. Il Goal 5 mostra un livello superiore aquello medio nazionale, seppure con lievi flessionidi anno in anno alimentate da variazioni nel rap-porto tra i tassi di occupazione (25-49 anni) delledonne con figli in età prescolare e delle donnesenza figli e dal numero di donne laureate.

I Goal 3 (Salute e benessere), 6 (Acqua pulita eservizi igienico-sanitari), 7 (Energia pulita e ac-cessibile), 12 (Consumo e produzione responsabili)e 15 (Vita sulla terra) evidenziano una situazionepeggiore rispetto a quella nazionale. Sul temadella salute (Goal 3), seppure la situazione sia mi-gliorata, si registrano livelli più alti di mortalità edel tasso di lesività per incidenti stradali. Per ilGoal 6 (Acqua e servizi igienico-sanitari) la situa-zione è negativa, ma aumenta nell’ultimo anno la

quota percentuale delle acque reflue trattate inmodo sicuro. Nonostante sia al di sotto di quelloitaliano, l’indice regionale per il Goal 12 registrauna crescita più forte rispetto alla media nazio-nale, dovuta all’aumento della raccolta differen-ziata di rifiuti urbani. Per il Goal 15 (Vita sullaterra) si segnala una tendenza negativa maggiorerispetto alla media italiana, alimentata da un in-cremento sia nell’indice di copertura di suolo chein quello di frammentazione del territorio.

I Goal 1 (Povertà), 8 (Lavoro dignitoso e crescitaeconomica), 9 (Imprese, innovazione e infrastrut-tura), 10 (Disuguaglianze), 11 (Città e comunità so-stenibili e resilienti) e Goal 16 (Pace, giustizia eistituzioni) segnalano per il Lazio una situazione si-mile a quella dell’Italia. Il peggioramento degli ul-timi anni mostrato nel Goal 1 è stato causato, inparticolare, dall’aumento delle famiglie che vivonoal di sotto della soglia di povertà assoluta, dell’in-dice di grave deprivazione materiale e del tasso disovraccarico del costo della casa. Il Goal 8 registra,invece, un miglioramento nel 2016, in controten-denza rispetto alla situazione nazionale, alimen-tato da un aumento del tasso di crescita annuo delPIL reale per occupato.

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ABRUZZO

3. I territori e le politiche di sviluppo sostenibile

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Gli indicatori compositi dei Goal 4 (Istruzione), 10(Disuguaglianze), 12 (Consumo e produzione re-sponsabili) e 15 (Vita sulla terra) segnalano perl’Abruzzo una condizione migliore rispetto a quellanazionale. Il Goal 4 evidenzia un iniziale calo e unsuccessivo recupero nel periodo 2014-2016, legatoa variazioni nel livello di uscita precoce dal si-stema di istruzione e formazione. Per le disugua-glianze (Goal 10) la regione raggiunge livelli piùalti rispetto alla media italiana, grazie a un au-mento nel tasso di variazione del reddito familiarepro-capite per il 40% più povero della popolazione.L’indicatore sul consumo e la produzione respon-sabili (Goal 12) mostra un miglioramento più ac-centuato rispetto al dato nazionale grazie alladiminuzione della produzione di rifiuti urbani. Perl’indicatore del Goal 15 si registra un andamentotemporale analogo, ma a un livello più alto ri-spetto alla media nazionale.

I Goal 1 (Povertà), 2 (Alimentazione), 6 (Acqua pu-lita e servizi igienico-sanitari), 7 (Energia pulita eaccessibile), 8 (Occupazione e crescita econo-mica), 9 (Imprese, innovazione e infrastrutture),11 (Città e comunità sostenibili e resilienti) evi-denziano una situazione peggiore rispetto a quellaitaliana. Nel Goal 1 nel 2016 si registrano livelli più

bassi rispetto alla media nazionale, nonostante ilmiglioramento dell’indice di difficoltà economicadelle famiglie. Il Goal 2 (Alimentazione) mostra,in controtendenza rispetto alla media dell’Italia,un andamento negativo nell’ultimo anno, alimen-tato da un aumento nell’eccesso di peso dei bam-bini. L’indicatore del Goal 6 (Acqua e serviziigienico sanitari) ha un andamento decrescente piùaccentuato rispetto a quello dell’Italia trainato dauna minor efficienza delle reti di distribuzione del-l’acqua potabile. Il Goal 7 registra un migliora-mento nell’ultimo anno dovuto all’aumento dellasoddisfazione delle famiglie per la continuità delservizio elettrico (90,8%). La situazione delle città(Goal 11) ha subito un peggioramento nel periodo2014-2015, seguito da un incremento nel 2016 inbuona parte spiegabile da un miglioramento nellaqualità delle abitazioni e da una diminuzione deirifiuti urbani conferiti in discarica su totale dei ri-fiuti urbani raccolti. I Goal 8 e 9 hanno un anda-mento simile a quello dell’Italia (posizionandosiperò a livelli più bassi), così come i Goal 3 (Salute),5 (Parità di genere) e 16 (Pace, giustizia e istitu-zioni solide), che nel 2016 raggiungono livelli pros-simi a quelli medi nazionali.

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MOLISE

3. I territori e le politiche di sviluppo sostenibile

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Gli indicatori dei Goal 7 (Energia pulita e acces-sibile) e 15 (Vita sulla terra) segnalano per il Mo-lise una situazione migliore rispetto alla medianazionale. Sul tema dell’energia (Goal 7), la re-gione mostra un livello più alto rispetto allamedia italiana, nonostante ci sia stato un nettopeggioramento nel 2015, causato dal calo del nu-mero di famiglie soddisfatte per la continuità delservizio elettrico e dei consumi di energia copertida fonti rinnovabili, cui ha fatto seguito un recu-pero nel 2016 grazie al miglioramento di questistessi indicatori. Il Goal 15 (Vita sulla terra) mo-stra una situazione migliore rispetto a quellamedia nazionale.

Gli indicatori compositi segnalano per la regioneuna situazione negativa per i Goal 1 (Povertà), 2(Alimentazione), 3 (Salute e benessere), 6 (Acquae servizi igienico-sanitari), 8 (Lavoro dignitoso ecrescita economica), 9 (Imprese, innovazione e in-frastrutture), 10 (Disuguaglianze), 11 (Città e co-munità sostenibili), 12 (Consumo e produzioneresponsabili) e 16 (Pace, giustizia e istituzioni so-lide), con maggiore evidenza per alcuni di essi. Sultema dell’alimentazione (Goal 2), il Molise pre-senta una condizione peggiore rispetto a quellamedia dovuta all’eccesso di peso dei bambini

(34,1% contro una media nazionale pari al 24,7%),unita alla bassa produzione per unità di lavorodelle aziende agricole e alla piccola quota di su-perficie agricola utilizzata (SAU) coperta da col-tivazioni biologiche. L’indicatore del Goal 3(Salute e benessere) segnala un netto peggiora-mento nel 2015, a cui segue un miglioramento do-vuto a un minor numero di morti per incidentistradali. Per ciò che concerne l’occupazione e lacrescita (Goal 8), fatta eccezione per un miglio-ramento nel 2015 trainato da un aumento neltasso di crescita annuo del PIL reale e da un mi-nore numero di infortuni mortali e inabilità per-manenti, si registrano nel 2016 livelli inferioririspetto alla media nazionale. Anche l’indicatorecomposito del Goal 9 (Imprese, innovazione e in-frastrutture) segnala una distanza molto forte ri-spetto alla media italiana.

Il Goal 4 (Istruzione) mostra dei livelli complessi-vamente più alti rispetto alla media italiana, manel 2016 si osserva un peggioramento, dovuto auna diminuzione nel numero di persone che hannopartecipato ad attività di istruzione e formazione,che riporta il composito regionale su un livello pa-ragonabile a quello medio nazionale.

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CAMPANIA

3. I territori e le politiche di sviluppo sostenibile

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I Goal 1 (Povertà), 2 (Alimentazione), 3 (Salute ebenessere), 4 (Istruzione), 5 (Parità di genere), 6(Acqua pulita e servizi igienico-sanitari), 7 (Ener-gia pulita e accessibile), 8 (Lavoro dignitoso e cre-scita economica), 9 (Imprese, innovazione einfrastrutture), 10 (Disuguaglianze), 11 (Città ecomunità sostenibili), 15 (Vita sulla terra), 16(Pace, giustizia e istituzioni solide) mettono inluce una condizione peggiore rispetto a quella ita-liana. Nel 2015 l’indicatore del Goal 1 (Povertà)cresce, soprattutto grazie alla diminuzione dellaquota d’individui in famiglie a bassa intensità la-vorativa, il quale passa dal 15% nel 2013 al 10% nel2015, salvo poi risalire al 13% nel 2016 (il chespiega il calo dell’indicatore composito nell’ul-timo anno). Rispetto al Goal 2, i livelli inferioridella regione rispetto all’Italia sono dovuti all’altovalore dell’indicatore sull’eccesso di peso neibambini (nel 2016, 37% rispetto ad una media na-zionale del 25%) e alla bassa quota di superficieagricola utilizzata da coltivazioni biologiche (nel2016, 5% contro il 12% dell’Italia). L’indicatorecomposito d’istruzione (Goal 4) posiziona la re-gione su un livello molto inferiore alla media na-zionale; ciò è dovuto all’uscita precoce dalsistema di istruzione e formazione (nel 2016 è pari

al 19% rispetto a una media nazionale del 14%). IlGoal 5 registra un incremento nel 2012 dovuto almiglioramento del rapporto tra i tassi di occupa-zione delle donne con figli in età prescolare edelle donne senza figli, mentre il Goal 7 mostrauna tendenza complessivamente positiva, grazieall’aumento dei consumi di energia elettrica co-perti da fonti rinnovabili (che passano dal 15% del2010 al 27% del 2016). L’indicatore composito delGoal 8 segnala per la Campania una condizionepeggiore di quella nazionale, causata dal più altotasso di mancata partecipazione al lavoro, che nel2016 è pari al 39% rispetto al 22% dell’Italia. Peril Goal 9 si osserva un miglioramento complessivo,trainato dalla quota di famiglie con connessionealla banda larga. Rispetto al tema delle disugua-glianze, la regione presenta valori peggiori ri-spetto all’Italia, soprattutto a causa dell’elevataquota di famiglie con un reddito disponibile equi-valente inferiore al 60% del reddito mediano (nel2016 erano il 37%, contro il 21% riscontrato inmedia in Italia).

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PUGLIA

3. I territori e le politiche di sviluppo sostenibile

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I Goal 1 (Povertà), 2 (Alimentazione), 4 (Istru-zione), 5 (Parità di genere), 6 (Acqua e serviziigienico-sanitari), 8 (Lavoro dignitoso e crescitaeconomica), 9 (Imprese, infrastrutture e innova-zione), 10 (Disuguaglianze), 11 (Città e comunitàsostenibili e resilienti), 12 (Consumo e produzioneresponsabili), 15 (Vita sulla terra) e 16 (Pace, giu-stizia e istituzioni solide) segnalano un livello peg-giore della Regione rispetto alla media nazionale.Il Goal 1 (Povertà) ha un andamento diverso ri-spetto a quello nazionale e nell’ultimo anno si os-serva un forte miglioramento, causato da unabbassamento dell’indice di grave deprivazionemateriale e dell’indice di difficoltà economicadelle famiglie. Sui temi dell’alimentazione (Goal2) e dell’industria (Goal 9) si evidenzia una situa-zione quasi statica negli ultimi anni, contraria-mente alla crescita osservata per l’Italia.

Il Goal 3 (Salute e benessere) mostra un anda-mento complessivamente crescente dovuto al mi-glioramento del numero di persone chedichiarano di fumare. Nel 2016, però, si segnalaun peggioramento causato, in particolare, da unaumento del numero di morti e feriti negli inci-denti stradali.

I grafici dei Goal 4, 5 e 6, sebbene segnalino unacondizione inferiore rispetto alla situazione nazio-nale, mostrano un miglioramento nell’ultimoanno. Per l’istruzione (Goal 4) esso appare dovutoalla maggiore partecipazione in attività di istru-zione e formazione e al numero maggiore di titoliuniversitari conseguiti. Sul tema dell’occupazione(Goal 8) si rileva un peggioramento nel 2016 ali-mentato in particolare dal tasso di crescita annuodel PIL reale per occupato (che nel 2016 si attestaal livello di -2,2% contro una media italiana pari a-0,3%). Il Goal 10 (disuguaglianze) mostra un an-damento positivo negli ultimi due anni, trainato daun aumento nel tasso di variazione del reddito fa-miliare pro capite per il 40% più povero della popo-lazione e dal reddito medio disponibile pro capite.

Per il Goal 7 (Energia pulita e accessibile) l’anda-mento regionale è paragonabile a quello nazio-nale, sebbene si registri una forte flessione nel2013 dettata da una diminuzione del numero di fa-miglie soddisfatte per la continuità del servizioelettrico, dato migliorato successivamente.

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BASILICATA

3. I territori e le politiche di sviluppo sostenibile

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In relazione alla situazione dell’Italia nel 2010, sologli indicatori compositi dei Goal 7 (Energia pulita eaccessibile) e 15 (Vita sulla terra) evidenziano perla Basilicata una condizione migliore. Il Goal 7(Energia pulita e accessibile) migliora sensibilmentegrazie all’aumento dei consumi di energia elettricacoperti da fonti rinnovabili, aumentati dal 37% nel2010 all’81% nel 2016 rispetto ad una media nazio-nale del 33%. Nel caso del Goal 15, a posizionare laregione su un livello migliore rispetto alla media na-zionale è l’indice di copertura del suolo, che si at-testa al 3,4% contro una media nazionale del 7,6%.

I Goal 1 (Povertà), 2 (Alimentazione), 3 (Salute ebenessere), 5 (Parità di genere), 6 (Acqua e serviziigienico-sanitari), 8 (Lavoro e crescita economica),9 (Imprese, innovazione e infrastrutture), 10 (Disu-guaglianze), 11 (Città e comunità sostenibili), e 16(Pace, giustizia e istituzioni solide) mostrano, in-vece, una situazione peggiore rispetto alla mediaitaliana. Il Goal 1 (Povertà) presenta un andamentopositivo dovuto alla riduzione della quota di famiglieche vivono al di sotto della soglia di povertà (dimi-nuita dal 29% nel 2010 al 21% nel 2016, rispetto aduna media nazionale del 11%). Il Goal 2 posiziona laregione su un livello peggiore rispetto a quellomedio, a causa della bassa produzione per unità di

lavoro delle aziende agricole, nonostante la crescitaosservata durante l’ultimo triennio per la quota disuperficie agricola utilizzata da coltivazioni biologi-che. Il Goal 3 mostra un netto incremento nel 2013trainato dalla riduzione del tasso di mortalità perincidenti stradali. Il calo osservato nel 2016 per laparità di genere (Goal 5) è dovuto alla riduzionedella speranza di vita in buona salute alla nascitaper le donne. Il Goal 6 (Acqua e servizi igienico-sa-nitari) mostra un complessivo peggioramento cau-sato dalla decisa perdita di efficienza delle reti didistribuzione dell’acqua potabile che nel 2015 è parial 44%, contro una media nazionale del 59%. L’indi-catore sull’occupazione (Goal 8) manifesta un calosoprattutto dovuto all’aumento della quota di part-time involontario. Per il Goal 9 si osserva un evi-dente miglioramento, determinato dall’aumentodel valore aggiunto dell’industria manifatturiera perabitante. Le disuguaglianze (Goal 10) si riducono acausa della diminuzione dell’indice di disugua-glianza del reddito disponibile, mentre i Goal 4(Istruzione), 12 (Consumo e produzione responsa-bili) mostrano andamenti molto simili a quelli del-l’Italia.

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CALABRIA

3. I territori e le politiche di sviluppo sostenibile

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I Goal 1 (Povertà), 2 (Alimentazione), 4 (Istru-zione), 5 (Parità di genere), 6 (Acqua e serviziigienico-sanitari), 7 (Energia pulita e accessibile),8 (Lavoro dignitoso e crescita economica), 9 (Im-prese, infrastrutture e innovazione), 10 (Disugua-glianze), 11 (Città e comunità sostenibili), 12(Consumo e produzione responsabili), 16 (Pace,giustizia e istituzioni solide) mostrano per la re-gione una situazione peggiore rispetto alla medianazionale. La povertà (Goal 1) evidenzia una ten-denza negativa a causa del drastico aumento dellefamiglie che vivono al di sotto della soglia di po-vertà, che nel 2016 si attesta al 35% rispetto a unamedia nazionale dell’11%. Il Goal 2 colloca la re-gione su un livello peggiore rispetto all’Italia acausa dell’aumento nell’eccesso di peso nei bam-bini, nonostante la promettente crescita dellaquota di superficie agricola utilizzata da coltiva-zioni biologiche, che nel 2016 si attesta al 27% ri-spetto al 13% della media nazionale. L’indicatorerelativo all’istruzione (Goal 4) rileva un trend po-sitivo indotto dall’aumento delle persone di 30-34anni che hanno conseguito un titolo universitario.Il Goal 6 posiziona la Calabria su un livello infe-riore rispetto alla media italiana a causa dellaquota di famiglie che lamentano irregolarità

nell’erogazione dell’acqua, che nel 2016 è pari al36% contro il 9% dell’Italia. Il Goal 7 mostra dal2012 al 2014 una tendenza nettamente negativacausata dalla quota di famiglie soddisfatte per lacontinuità del servizio elettrico, nonostante l’in-cremento dei consumi di energia elettrica copertida fonti rinnovabili, che nel 2016 si attestano al77% rispetto a una media nazionale del 33%. L’in-dicatore del Goal 8 segnala un andamento decre-scente originato dal netto peggioramento deltasso di disoccupazione, passato dal 12% nel 2010al 23% nel 2016. Il Goal 9 manifesta un incrementodovuto al miglioramento del numero di ricerca-tori, così come il Goal 16, che beneficia della di-minuzione del numero di omicidi ogni 100milaabitanti, sceso da 3 nel 2010 a 1 nel 2016, rispettoad una media nazionale pari a 0,5.

Infine, in relazione alla situazione dell’Italia nel2010, l’indicatore composito del Goal 15 (Vitasulla terra) segnala per la Calabria una condizionemigliore, grazie al basso indice di frammentazionedel suolo, che nel 2016 è pari al 27% rispetto aduna media nazionale del 38%.

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SICILIA

3. I territori e le politiche di sviluppo sostenibile

105

I Goal 1 (Povertà), 2 (Alimentazione), 4 (Istru-zione), 5 (Parità di genere), 6 (Acqua e serviziigienico-sanitari), 7 (Energia pulita e accessibile),8 (Lavoro dignitoso e crescita economica), 9 (Im-prese, innovazione e infrastrutture), 10 (Disugua-glianze), 11 (Città e comunità sostenibili), 12(Consumo e produzione responsabili) mostranouna condizione peggiore rispetto alla media ita-liana. Per i Goal 1, 2, 4, 8, 9, 10, 11, 12, l’anda-mento appare simile a quello medio nazionale,mentre per i Goal 5, 6, e 7 si notano differenzesignificative. L’indicatore del Goal 1 (Povertà) po-siziona la Sicilia su un livello notevolmente infe-riore rispetto all’Italia, a causa dell’altissimapercentuale di famiglie che vivono al di sotto dellasoglia di povertà, pari al 23% rispetto a una medianazionale dell’11%. Per il Goal 2 (Alimentazione)la situazione peggiore rispetto all’indicatore na-zionale deriva dalla diminuzione della produzioneper unità di lavoro delle aziende agricole, nono-stante la quota di superficie agricola utilizzata dacoltivazioni biologiche si attesti nel 2016 al 26%,rispetto ad una media nazionale del 12%. In ter-mini di istruzione (Goal 4) la regione si posizionasu un livello drasticamente inferiore a quello na-zionale: ciò è dovuto principalmente all’altissimo

tasso di uscita precoce dal sistema di istruzione eformazione, che nel 2016 è pari al 24% contro unamedia italiana del 14%. Per la parità di genere(Goal 5) il risultato negativo è dovuto al basso rap-porto tra il tasso di occupazione femminile equello maschile, che si attesta allo 0,5 rispettoallo 0,7 dell’Italia. Il Goal 7 (Energia pulita e ac-cessibile) evidenzia un andamento positivo trai-nato dalla diminuzione dei consumi finali dienergia elettrica e dal marcato aumento dell’usodelle fonti di energia rinnovabile, passati dall’11%del 2010 al 26% del 2016. Il Goal 8 mostra un pro-nunciato andamento negativo causato dal peggio-ramento del tasso di disoccupazione, aumentatodal 15% nel 2010 al 22% nel 2016, rispetto ad unamedia nazionale del 12%. Infine, per il Goal 15(Vita sulla terra) la Sicilia presenta una condizionemigliore di quella nazionale grazie al basso indicedi frammentazione del territorio regionale (31%rispetto al 38% della media nazionale), mentre peril Goal 16 (Pace, giustizia e istituzioni solide) l’an-damento appare in linea con la tendenza osser-vata nella media nazionale.

Rapporto ASviS 2018

106

SARDEGNA

3. I territori e le politiche di sviluppo sostenibile

107

La Sardegna registra una situazione migliore diquella italiana per quanto riguarda gli indicatoricompositi (riferiti all’anno 2010) per i Goal 2 (Ali-mentazione), 12 (Consumo e produzione responsa-bili), 15 (Vita sulla terra). In particolare,l’indicatore del Goal 12 mostra un miglioramentodovuto all’aumento dei rifiuti urbani oggetto diraccolta differenziata, la cui quota passa dal 45%nel 2010 al 60% nel 2016 rispetto al 52% dellamedia nazionale. Il composito del Goal 15 collocala regione su un livello marcatamente migliore ri-spetto all’Italia, dovuto all’indice di copertura delsuolo pari al 3,8% nel 2016 rispetto a una medianazionale del 7,6%.

I Goal 1 (Povertà), 3 (Salute e benessere), 4 (Istru-zione), 5 (Parità di genere), 6 (Acqua e servizi igie-nico-sanitari), 7 (Energia pulita e accessibile), 8(Lavoro dignitoso e crescita economica), 9 (Im-prese, innovazione, e infrastrutture), 10 (Disugua-glianze) evidenziano per la Regione una situazionepeggiore rispetto alla media italiana. Il calo osser-vato nel 2014 per il Goal 1 è dovuto all’incrementodella quota di persone che vivono in abitazioni chepresentano problemi (la percentuale è pari al 35%nel 2014 rispetto a una media nazionale del 25%).Il Goal 3 (Salute e benessere) manifesta un miglio-

ramento indotto dalla diminuzione della quota dipersone che dichiarano di fumare attualmente, chenel 2016 si attesta al 16% rispetto a una media na-zionale del 20%. L’istruzione (Goal 4) migliora gra-zie alla diminuzione dell’uscita precoce dal sistemadi istruzione e formazione. Per la parità di genere(Goal 5) la situazione peggiora sensibilmente dal2012 in poi a causa del calo del numero delle donneelette nel Consiglio Regionale. La condizione del-l’acqua (Goal 6) registra un peggioramento causatodalla diminuzione dell’efficienza delle reti di di-stribuzione dell’acqua potabile, che nel 2015 si at-testa al 44% contro una media nazionale del 59%.Anche il Goal 8 mostra un complessivo peggiora-mento, provocato dall’aumento delle persone di15-29 anni che non lavorano e non studiano (NEET),la cui percentuale è salita dal 25% nel 2010 al 31%nel 2016, a fronte di una media nazionale del 24%.L’Obiettivo della riduzione delle disuguaglianze(Goal 10) segnala un marcato peggioramento nel2012 dovuto a una forte riduzione (-10%) del red-dito familiare pro capite per il 40% più povero dellapopolazione.

Infine, i Goal 11 (Città e comunità sostenibili) e 16(Pace, giustizia e istituzioni solide) hanno anda-menti molto simili a quelli medi dell’Italia.

Rapporto ASviS 2018

108

Tabella 1 - Lista degli indicatori di base utilizzati negli indicatori compositi regionali

IndicatoreUnità di misura PolaritàN

1 %

%

%

%

%

%

-

---

-

-

Indice di grave deprivazione materiale

Individui in famiglie a bassa intensità lavorativa

Percentuale di persone che vivono in abitazioni che presentano problemi

Tasso di sovraccarico del costo della casa

Famiglie che vivono al di sotto della soglia di povertà (Povertà assoluta)

Indice di grande difficoltà economica (Pct di pesone in famiglie che riescono a arrivare a fine mese con difficolta)

2

3

4

5

6

GOAL 1

1 %

%

%

% *

%

-

+++

-Eccesso di peso dei bambini

Eccesso di peso negli adulti

Produzione per unità di lavoro delle aziende agricole, per classe di unità di lavoro e per classe di fatturato

Quota di superficie agricola utilizzata (SAU) investita da coltivazioni biologiche

* % popolazione che consuma frutta o verdura nell'ultimo periodo di riferimento

Indice di buona alimentazione

2

3

4

5

GOAL 2

1 per 1000

per 100.000

per 100.000

per 100.000

per 100.000

per 100.000

Per 100persone

%

%

Tasso di mortalità neonatale

Tasso standardizzato di mortalità per le maggiori cause di morte tra 30-69 anni

Tasso standardizzato di mortalità per suicidio

Proporzione standardizzata di persone di 14 anni e più che presentano almeno un comportamento a rischio nel consumo di alcol

Tasso di mortalità per incidente stradale

Tasso di lesività per incidente stradale

Tasso standardizzato di mortalità per avvelenamento accidentale

Proporzione standardizzata di persone di 14 anni o più che dichiarano di fumare attualmente

Proporzione standardizzata di persone di 14 anni e + che non praticano alcuna attività fisica

2

3

4

5

7

6

7

8

GOAL 3---

---

-

--

%

%

%

%

-++

+Percentuale di persone di 25-64 anni che hanno partecipato ad attività di istruzione e formazione nelle 4 settimane precedenti

Uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione

Persone di 30-34 anni che hanno conseguito un titolo universitario

Persone di 25-64 che hanno completato almeno la scuola secondaria di II grado

1

2

3

4

GOAL 4

1 %

ratiodonne/uomini

ratiodonne/uomini

ratiodonne/uomini

%+

-

+

+

+Rappresentanza in Consigli Regionali

Rapporto tra i tassi di occupazione (25-49 anni) delle donne con figli in eta prescolare e delle donne senza figli

Rapporto della Speranza di vita in buona salute alla nascita

Persone di 30-34 anni che hanno conseguito un titolo universitario

Rapporto tra i tassi di occupazione

2

3

4

5

GOAL 5

1 %

%

%

%-

++

-Famiglie che non si fidano di bere l’acqua del rubinetto

Famiglie che lamentano irregolarità nell’erogazione dell’acqua

Quota percentuale dei carichi inquinanti confluiti in impianti secondari o avanzati rispetto ai carichi complessivi urbani generati

Efficienza delle reti di distribuzione dell’acqua potabile

2

3

4

GOAL 6

1 %

tep procapite

%++

Famiglie molto o abbastanza soddisfatte per la continuità del servizio elettrico

Consumi di energia elettrica coperti da fonti rinnovabili (in percentuale del consumo interno lordo di energia elettrica)

Consumi finali di energia elettrica

2

3

GOAL 7

1 %

%

%

%

%+

-+-

+Tasso di crescita annuo del PIL reale per abitante

Tasso di crescita annuo del PIL reale per occupato

Tasso di disoccupazione

Percentuale occupati sul totale popolazione (Tasso di occupazione 15-64 anni)

Tasso di mancata partecipazione al lavoro

2

3

4

5

GOAL 8

6 %

%

per 10.000-

--

Persone di 15-29 anni che non lavorano e non studiano (NEET)

Tasso di infortuni mortali e inabilità permanente

Quota di part time involontario su totale occupati

7

8

3. I territori e le politiche di sviluppo sostenibile

109

1 €

%

%

%

%

%

%

%

+

++

+++

+

+Valore aggiunto dell’industria manifatturiera per abitante

Valore aggiunto dell’industria manifatturiera rispetto al totale economia

Intensità di ricerca

Ricercatori in equivalente tempo pieno

Lavoratori della conoscenza

Famiglie con connessione a banda larga

Persone di 6 anni e più che hanno usato Internet negli ultimi tre mesi, per 100 persone

Indice di diffusione della banda larga nelle imprese

2

3

4

5

6

7

8

GOAL 9

1 %

rapporto tra quote di redditi

%

%+

-+-

+Tasso di variazione del reddito familiare pro-capite per il 40% più povero della popolazione

Tasso di variazione del reddito familiare pro-capite per il totale della popolazione

Indice di disuguaglianza del reddito disponibile

Reddito medio disponibile pro capite

Percentuale di persone che vivono in famiglie con un reddito disponibile equivalente, inferiore al 60% del reddito mediano

2

3

4

5

GOAL 10

1 %

posti km

%

%

%

%

%

%-

+-

-+-

-

-Indice di bassa qualità dell’abitazione

Percentuale di persone che vivono in abitazioni con problemi strutturali o problemi di umidità

Posti km offerti dal tpl

Abitazioni sovraffollate

Rifiuti urbani conferiti in discarica sul totale dei rifiuti urbani raccolti

Indice di abusivismo edilizio

Verde pubblico per abitante

2

3

4

5

6

7

8 Famiglie che dichiarano difficoltà di collegamento con mezzi pubblici nella zona in cui risiedono(per 100 famiglie con le stesse caratteristiche)

GOAL 11

1 %

kg per abitante

Impreseprocapite

+

-

+

Rifiuti urbani oggetto di raccolta differenziata

Numero di organizzazioni/imprese registrate EMAS per abitante

Produzione di rifiuti urbani

2

3

GOAL 12

1 %

% territorioregionale

--

Indice di copertura del suolo

Indice di frammentazione del territorio regionale2

GOAL 15

1 per 100.000

punteggio

punteggio

giorni

per 100.000

per 100.000

%

%

-

++

---

-

-Vittime di omicidio volontario consumato

Percentuale di detenuti in attesa di primo giudizio sul totale dei detenuti

Fiducia nel sistema giudiziario

Persone di 14 anni e più che esprimono fiducia nelle forze dell’ordine e nei vigili del fuoco (fiducia media in una scala da 0 a 10)

Difficoltà di accesso ad alcuni servizi

Durata dei procedimenti civili, giacenza media

Numero di furti

Numero di rapine

2

3

4

5

6

7

8

GOAL 16

3.3 La condizione delle città el’Agenda urbana per lo svilupposostenibileAllo scopo di valutare il posizionamento delle no-stre città rispetto ai principali obiettivi della de-clinazione urbana degli SDGs, contenuta neldocumento ASviS-Urban@it “L’Agenda urbana perlo sviluppo sostenibile. Obiettivi e proposte”6, sonostati selezionati 17 indicatori, compresi quelli re-centemente messi a disposizione dall’Istat e daaltri enti del Sistema Statistico Nazionale. Per il-lustrare in maniera sintetica le variazioni interve-nute rispetto all’anno precedente, si è adottato ilmetodo “a semaforo” usato anche dal MATTMnell’analisi preparatoria della Strategia Nazionaleper lo Sviluppo Sostenibile7, in base al quale ilverde indica che si è sulla buona strada per rag-giungere l’Obiettivo; il giallo che la valutazione èincerta; il rosso che la condizione è negativa o di-vergente rispetto all’Obiettivo. Dove è stato pos-sibile si sono utilizzati i dati Eurostat per grado diurbanizzazione (aree più densamente popolate -grado 1; aree a densità intermedia di popolazione- grado 2; aree rurali - grado 3; aree urbane - gradi1+2), negli altri casi i dati Istat e ISPRA per i 116comuni capoluogo di provincia e Città metropoli-tana. Inoltre, il confronto con il Rapporto SDGs2018 dell’Istat8 permette di valutare il posiziona-mento delle aree urbane rispetto all’andamentonazionale, anche se la comparazione è difficile perla mancanza di obiettivi quantitativi individuatiper il Paese nel suo complesso.

Sui 17 Obiettivi presi in esame, solo per cinque diessi l’andamento è positivo (verde): si tratta dellapovertà (Obiettivo 1); delle abitazioni (Target11.1);del l’energia (Obiettivo 7); della raccoltadifferenziata dei rifiuti (Obiettivo 12) e della si-curezza (Obiettivo 16). Da segnalare, a tale pro-posito, che nel caso della povertà (misurata intermini di persone a rischio di povertà ed esclu-sione sociale), le città mostrano un andamento piùfavorevole rispetto a quello medio nazionale (de-cisamente negativo) in quanto tra il 2015 e il 2016si è registrato un aumento del numero di personein queste condizioni nelle aree meno densamentepopolate o rurali9, mentre per la qualità delle abi-tazioni, la raccolta differenziata dei rifiuti e la si-curezza l’andamento appare coerente con quellonazionale.

Per 12 Obiettivi l’andamento è negativo (rosso).In questo caso, va segnalato che per l’abbandono

scolastico (Target 4.1) e i laureati (Target 4.3) siè registrato un andamento positivo rispetto al-l’anno precedente come a livello nazionale, matale tendenza non appare sufficiente per raggiun-gere gli obiettivi della Strategia Europa 2020 (ab-bandono scolastico al disotto del 10% e 40% dilaureati nella fascia d’età 30-34 anni), nemmenoprendendo il 2025 (invece che il 2020) come annodi riferimento. Inoltre, per la parità di genere (mi-surata dal differenziale del tasso di occupazione20-64 anni tra uomini e donne (Obiettivo 5), l’ac-qua (percentuale di dispersione nelle reti idriche,Obiettivo 6), occupazione (Obiettivo 8), uso di In-ternet (Target 9.c), mobilità (Target 11.2), con-sumo di suolo (Target 11.3 e 15.3), cultura (Target11.4), qualità dell’aria (Target 11.6) e verde (Tar-get 11.7) l’andamento negativo appare coerentecon quello nazionale.

Indicazioni estremamente interessanti, e coerenticon il quadro finora delineato, emergono anchedall’Italian SDGs City Index realizzato dalla Fon-dazione ENI Enrico Mattei (FEEM) e SDSN Italia,l’hub nazionale dello United Nations SustainableDevelopment Solutions Network. Basandosi sullametodologia già utilizzata per l’elaborazione delGlobal SDG Index e dello US City Index, l’indiceitaliano mostra che, fissando un valore 100 nelcaso di pieno raggiungimento degli Obiettivi del-l’Agenda 2030, le città italiane hanno media-mente raggiunto un punteggio di 53, ancorché conforti differenze territoriali.

Rapporto ASviS 2018

110

3. I territori e le politiche di sviluppo sostenibile

111

Figura 5 - Il posizionamento delle città rispetto ai principali Obiettivi dell’Agenda urbana

2015 2016 2025

GOAL 1 - POVERTÀEntro il 2025 -1,7 milioni di persone rispetto al 2008 a rischio di povertà ed esclusione sociale

0102030405060708090

83,4 81,5

10,613,514,4

UE ITALIADati in milioni per le aree Degurba 1+2Fonte: Eurostat, People at risk of poverty or social exclusion by degree of urbanization

2015 2016 2020

GOAL 3 - INCIDENTI STRADALIEntro il 2020 dimezzare rispetto al 2010 il numero di morti in incidenti stradali

050

100

150

200

250

300

350

400386 373

263

ITALIANumero di morti nei grandi comuniFonte: Istat, Incidenti stradali in Italia

2015 2016 2025

GOAL 4 - ABBANDONO SCOLASTICOEntro il 2025 riduzione dell'abbandono scolastico a -10% nella fascia 18-24 anni

02

4

6

8

1012

14

16

9,8 9,7 9,9

14,815

UE ITALIADati in percentuale per le aree Degurba1 Fonte: Eurostat, Early leavers from education and training by sex and degree of urbanization

2016 2017

GOAL 4 - LAUREATIEntro il 2025 il 40% di laureati nella fascia 30-34 anni

0

10

20

30

40

50

60

48,5 48,9

31,1

40

31,5

UE ITALIADati in percentuale per le aree Degurba 1Fonte: Eurostat, Population by educational attainment level by sex, age and degree of urbanisation (%)

2025

2015 2016 2030

GOAL 5 - PARITÀ DI GENEREEntro il 2030 azzerare il divario di genere nel tasso di occupazione per la fascia 20-64 anni

0

5

10

15

20

25

30

9,9 10,2

17,4

10,6

17,3

UE ITALIA

Differenza tra le percentuali dei tassi di occupazione maschili e femminili nelle aree Degurba 1 Fonte: Eurostat,Employment rates by sex, age and degree of urbanisation (%)

2015 2016 2030

GOAL 6 - ACQUAEntro il 2030 ridurre al di sotto del 10-20% la perdita delle reti di distribuzione dell'acqua

0

5

10

15

20

25

30

35

40

35,638,2

19,917,4

ITALIADati in percentuale nazionaleFonte: Focus Istat Giornata mondiale dell'acqua 2017

2015 2016

GOAL 7 - ENERGIE RINNOVABILIEntro il 2025 produrre il 27%di energia da fonti rinnovabili e il 35% entro il 2030

35,6

10,6

ITALIA

Dati in Kwh/abitante di produzione netta di energia elettrica degli impianti fotovoltaici nei 116 comuni capoluogo di provincia/cm Fonte: elaborazione dati Istat, Ambiente urbano

0

50

100

150

200

175,6 169,3

2016 2017 2030

GOAL 8 - LAVOROEntro il 2030 raggiungere il tasso di occupazione al 75% nella fascia 20-61 anni

0

10

20

3040

50

60

70

80

75

62,67271,1

61,9

UE ITALIADati in percentuale per le aree Degurba 1Fonte Eurostat, Employment rates by sex, age and degree of urbanisation (%)

Posizionamento 4 ✘ ✔ 😊😶😞

Rapporto ASviS 2018

112

2016 2017 2020

GOAL 9 - INNOVAZIONEEntro il 2020 raggiungere la media europea 2016 nell'uso di internet

71,1

UE ITALIADati in percentuale degli individui sulla popolazione complessiva delle aree densamente popolateFonte: Eurostat, Individuals - internet use

0102030405060708090

100

86 88

72 7486

2015 2016 2030

GOAL 11 - POLITICHE ABITATIVEEntro il 2030 ridurre al di sotto del 4% la popolazione in condizione di grave disagio abitativo

UE ITALIA

Dati in percentuale degli individui sulla popolazione complessiva delle aree densamente popolateFonte: Eurostat, Severe housing deprivation rate by degree of urbanization

74

0

2

4

6

8

10

12

14

3,45,1

11,3

8,9

3,9

2015 2016

GOAL 11 - MOBILITÀ URBANAEntro il 2020 raggiungere il 50% del riparto modale tra l'auto e le altre forme di mobilità

ITALIADati in milioni di passeggeri/anno del Tpl nei 116 comuni capoluogo di provincia/cmFonte Istat, Ambiente urbano

0

500

1000

1500

2000

2500

3000

3500

4000

3.402,5 3.373,7

2016 2017

GOAL 11 - CONSUMO DI SUOLOEntro il 2020 ridurre il consumo netto di suolo del 20% ( da 2 a 1,6mq/ab l'anno )

ITALIADati percentuale di suolo consumato sul totale della superficie dei 116 comuni capoluogo di provincia/cmFonte: Ispra

0

5

10

15

20

25

20,86 20,92

2015 2016 2030

GOAL 11 - CULTURA Entro il 2020 aumentare complessivamente di 2/3 la spesa pubblica nel settore

ITALIADati percentuale della spesa per la cultura sul complesso della spesa nei 116 comuni capoluogo di provincia/cm Fonte: Elaborazione Ifel

0

1

2

3

4

5

6

7

74

4 3,9

2014 2015

GOAL 11 - QUALITÀ DELL'ARIAEntro il 2025 rispettare i limiti per il Pm 10 e per il Pm 2,5 (di 10 µg/m³)

Dati in microgrammi per metro cubo µg/m³ delle paticelle di Pm 2,5 e Pm 10 nelle aree urbaneFonte: Eurostat, Urban population exposure to air pollution by particulate matter

UE ITALIA

0

5

10

15

20

25

17,5

21,7

15,1 14,5

2015 2016 2030

GOAL 11 - VERDEEntro il 2030 raggiungere 45 m2 di superficie media di verde urbano

Dati in m2 per abitante nei 116 comuni capoluogo di provincia/cmFonte: Istat, Ambiente urbano

ITALIA

05

101520253035404550

30,9 31

45

2015 2016

GOAL 11 - RACCOLTA DIFFERENZIATA DEI RIFIUTIEntro il 2025 raggiungere il 70% della raccolta differenziata e nel 2030 l'80%

Dati in percentuale sul totale dei rifiuti prodotti nei 116 capoluoghi di provincia/cmFonte: Istat, Ambiente urbano

ITALIA

05

101520253035404550

40,944,8

Posizionamento 4 ✘ ✔ 😊😶😞

3. I territori e le politiche di sviluppo sostenibile

113

LA CONDIZIONE DELLE CITTÀ ITALIANE RISPETTO AGLI SDGsQuanto distano le città italiane dal raggiungimento della sostenibilità come definita dall’Agenda 2030delle Nazioni Unite? È possibile misurare la sostenibilità urbana in Italia in termini di implementazionedegli SDGs? Per rispondere a questi quesiti, la Fondazione ENI Enrico Mattei (FEEM, hosting institutiondi SDSN Italia) e SDSN Italia (l’hub italiano dello United Nations Sustainable Development SolutionsNetwork) hanno realizzato, a seguito dell’elaborazione di un Ranking della Sostenibilità Urbana, unindice sintetico sulla sostenibilità dei comuni capoluoghi di provincia.

L’SDSN Italia SDGs City Index integra i concetticlassici di sostenibilità con quelli specifici intro-dotti dall’Agenda 2030. In particolare, nella suafunzione di strumento di policy e di sensibilizza-zione sui temi dello sviluppo sostenibile, l’Indicerende possibile il confronto tra il Paese nel suocomplesso e la sfera locale alla luce dell’etero-geneità economica, sociale, geografica e demo-grafica di un territorio. La ricerca dellaFondazione si inquadra nel più ampio frameworkinternazionale definito dal Sustainable Develop-ment Solutions Network (SDSN) per l’individua-zione di metriche e indicatori che misurino leperformance delle città relativamente agli SDGs.

Basandosi sulla metodologia utilizzata per svilup-pare il Global SDG Index e lo US City Index, l’SDSNItalia SDGs City Index (per maggiori dettagli si ri-manda a Cavalli et al. 2018) mostra che, fissandoal 100% il pieno raggiungimento dei Target del-l’Agenda ONU, mediamente le città italiane hannoraggiunto un valore pari al 53%. In particolare,nessuna delle città Italiane ha raggiunto più dell’80% della sostenibilità complessiva; d’altra parte, nes-suna città si trova in una condizione di “piena insostenibilità”, ossia al di sotto del 20%.

Alla luce dell’interconnessione tra i diversi SDGs gli esiti degli interventi e delle politiche su ciascunsingolo obiettivo si riflettono inevitabilmente su tutti gli altri, seppur con impatti differenti (ICS, 2017),e conseguentemente l’analogo esercizio metodologico ripetuto per ogni singolo SDG evidenzia comealcuni Obiettivi siano ben lontani dal poter essere considerati raggiunti (ad esempio i Target per l’Obiet-tivo 7 - energia rinnovabile), mentre altri Obiettivi risultano sulla strada verso una buona sostenibilità(per esempio, gli Obiettivi 3 - Salute e benessere, 6 - Acqua pulita e 13 - Cambiamento climatico).

2015 2016

GOAL 16 - SICUREZZAEntro il 2030 migliorare costantemente gli indicatori (omicidi, furti)

0

5

10

15

20

25

30

35

26,324,2

32,6

25,8

UE ITALIA

Dati in percentuale della popolazione nelle aree Degurba 1 che dichiara di avvertire problemi relativi alla criminalità. Fonte: Eurostat, Crime, violence or vandalism in the area by degree of urbanization

Rapporto ASviS 2018

114

NOTE

1 Per approfondimenti sulla costruzione degli indicatori regionali si veda “Monitorare gli SDGs a livello regionale con gli indi-catori compositi” a cura di Alaimo L., Maggino F., Morrone A., Olivieri F., Stefani A.

2 Si pensi al Rapporto How’s life in your region? Measuring Regional and Local Well-being for Policy Making, pubblicato dal-l’OCSE nel 2014, e le Linee guida “Europa 2020 per le città e i territori” dell’Unione europea.

3 Sul sito ASviS sono riportate le tabelle con tutti gli indicatori elementari considerati sia a livello regionale sia a livellonazionale.

4 Per maggiori dettagli si veda Mazziotta M. e Pareto A., “On a Generalized Non-compensatory Composite Index for MeasuringSocio-economic Phenomena”, Social Indicators Research, 127, 3: 983-1003. 2016).

5 Per semplificare la lettura dei grafici a livello regionale è stata utilizzata la scala [50, 150] per tutti i Goal e tutti gli indicatoriche presentano lo stesso intervallo temporale, dal 2010 al 2016, benché, in alcuni casi, i dati disponibili avrebbero consentitoil calcolo di serie storiche per gli anni precedenti il 2010.

6 https://www.urbanit.it/documento-di-asvis-e-urbanit-lagenda-urbana-per-lo-sviluppo-sostenibile-obiettivi-e-proposte-dopo-la-consultazione/

7 Ministero dell’Ambiente–Sogesid, Il posizionamento italiano rispetto ai 17 obiettivi per lo Sviluppo sostenibile delle Nazioniunite, 15 febbraio 2017, http://www.minambiente.it/sites/default/files/archivio/allegati/posizionamento_italia_sdgs_3_2_15022017.pdf

8 https://www.istat.it/it/files//2018/07/Comunicato_SDGS_R.pdf9 Tra il 2015 e 2016 nelle aree rurali è aumentata anche la popolazione (+5,6%) raggiungendo il 24,5% di quella nazionale,

come nelle aree più densamente popolate (+ 0,7%, 34,5% di quella complessiva), mentre è diminuita nelle aree a densità dipopolazione intermedia (-6,3%, 41% di quella complessiva).

Le proposte dell’ASviS4.

Rapporto ASviS 2018

116

Dopo aver analizzato la situazione dell’Italia ri-spetto ai diversi SDGs, sia a livello nazionale sia alivello locale, in questo Capitolo vengono illu-strate proposte concrete per accelerare il passoverso il raggiungimento dei 17 Obiettivi. In primoluogo, ci si concentrerà sulle azioni di carattere“trasversale” o “sistemico”, di competenza delParlamento e del Governo Governo (in particolaredella Presidenza del Consiglio); successivamente,si passerà a illustrare proposte più specifiche, ar-ticolate intorno ai sette “assi”, già utilizzati neiprecedenti Rapporti, che integrano gli SDGs in unschema concettuale unitario e coerente.

4.1 Azioni politiche “trasversali”e “sistemiche”Alcune delle proposte contenute nel Rapporto del-l’anno scorso sono state accolte dalle forze politi-che, come descritto nel Capitolo 2. Lo stessodiscorso vale per alcuni degli impegni che l’ASviSha sottoposto, nel febbraio di quest’anno, ai par-titi e ai movimenti che hanno partecipato alle ele-zioni politiche nazionali.

Le difficoltà incontrate dalle forze politiche nelformare un Governo e la pausa estiva dei lavoriparlamentari hanno limitato l’attività legislativa,anche se alcune delle iniziative già realizzatehanno mostrato tratti decisamente diversi rispettoal quadro politico-culturale che aveva caratteriz-zato l’azione della legislatura precedente. D’altraparte, la pubblicazione di questo Rapporto avvienealla vigilia della presentazione della Legge di Bi-lancio 2019, la quale dovrebbe contenere, secondoquanto finora annunciato, misure su numerosearee rilevanti per il conseguimento degli SDGs.

In termini di governance per lo sviluppo sosteni-bile, riteniamo che il Governo dovrebbe dare,in primo luogo, immediata attuazione alla Diret-tiva firmata il 16 marzo 2018 dall’ex Presidentedel Consiglio Paolo Gentiloni Silveri, che ricono-sce come “il raggiungimento degli Obiettivi di svi-luppo sostenibile rappresenti un obiettivoprioritario dell’azione del Governo italiano”. Inparticolare, è necessario costituire immediata-

mente, presso la Presidenza del Consiglio deiMinistri, la “Commissione nazionale per lo svi-luppo sostenibile”, presieduta dal Presidente delConsiglio, o da un suo delegato, e composta daciascun Ministro, dai Presidenti della Conferenzadelle Regioni, dell’UPI e dell’ANCI, o da loro de-legati. La Commissione, la cui creazione è stataproposta e attivamente sollecitata dall’ASviS, è lostrumento con cui la Presidenza del Consiglio co-ordina i lavori di aggiornamento della StrategiaNazionale per lo Sviluppo Sostenibile e le azioni ele politiche necessarie per la sua attuazione. Atale proposito, data la rilevanza del tema, si se-gnala che ai lavori della Commissione dovrebbepartecipare anche il Sottosegretario con delegaalle Pari opportunità, vista l’assenza di un Mini-stro dedicato a questo tema, fondamentale perl’attuazione dell’Agenda 2030.

Inoltre, invitiamo la Presidenza del Consiglio adavviare immediatamente le azioni previste dallamedesima Direttiva, anche in vista della prepa-razione, entro febbraio di ogni anno, di una rela-zione annuale sull’attuazione della Strategia. Inparticolare, la Direttiva prevede che:

• il Dipartimento per la programmazione e il co-ordinamento della politica economica coordinila predisposizione della relazione annuale, com-pia l’analisi e la comparazione tra le azioni rea-lizzate dal Governo e i contenuti della Strategiae ne sottoponga gli esiti alla Commissione;

• i Ministeri, nell’ambito delle rispettive compe-tenze, attuino la Strategia e perseguano gliObiettivi di sviluppo sostenibile. A tal fine cia-scun Ministero, entro il mese di settembre diogni anno, deve condurre un’analisi di coe-renza tra le azioni programmate per il trienniosuccessivo, i contenuti della Strategia e i risul-tati della valutazione annuale della sua attua-zione, comunicando alla Presidenza, entro ilmese di dicembre, i risultati di tali analisi cor-redati di un rapporto di sintesi che esponga leprincipali iniziative intraprese.

La Direttiva prevede, inoltre, che il Presidente delConsiglio sottoponga alla Conferenza Unificataprogetti di collaborazione al fine di assicurare

4. Le proposte dell’ASviS

l’attuazione da parte delle Regioni, delle Provinceautonome e dei Comuni, per le materie di rispet-tiva competenza, delle azioni orientate all’attua-zione della Strategia e al raggiungimento degliSDGs. Infine, la Presidenza del Consiglio, anche incoordinamento con altre amministrazioni pubbli-che, istituzioni universitarie, culturali, scientifi-che, associazioni ed enti privati interessati, deveassumere iniziative di informazione e comunica-zione pubblica sull’importanza dell’Agenda 2030e degli obiettivi da perseguire nell’ambito dellaStrategia, mentre il MATTM deve assicurare formedi consultazione pubblica su queste tematiche.

Dati i tempi indicati dalla Direttiva, è evidentel’assoluta urgenza delle azioni sopra indicate,per evitare di perdere un intero anno del cicloda essa previsto, cosa che l’Italia non può assolu-tamente permettersi, dati i gravi ritardi accumu-lati dalla firma dell’Agenda 2030, avvenuta treanni fa. Inoltre, dato che la Strategia approvata èrimasta ancora a livello di enunciazioni di princi-pio, senza entrare nei dettagli dei provvedimentie senza indicare target realistici che mostrino ilpercorso di avvicinamento agli SDGs, il Governodovrebbe predisporre urgentemente un docu-mento di attuazione della Strategia, che indichiobiettivi quantitativi e strumenti concreti attra-verso cui conseguirli.

Nello stesso spirito, l’ASviS propone al Governodi accompagnare la presentazione della Leggedi Bilancio con un rapporto sull’impatto attesodi quest’ultima sui 12 indicatori di BenessereEquo e Sostenibile (BES) entrati nella program-mazione finanziaria (reddito medio disponibileaggiustato pro capite; indice di disuguaglianza delreddito disponibile; indice di povertà assoluta;speranza di vita in buona salute alla nascita; ec-cesso di peso; uscita precoce dal sistema di istru-zione e formazione; tasso di mancatapartecipazione al lavoro, con relativa scomposi-zione per genere; rapporto tra tasso di occupa-zione delle donne di 25-49 anni con figli in etàprescolare e delle donne senza figli; indice di cri-minalità predatoria; indice di efficienza della giu-stizia civile; emissioni di C02 e altri gas climaalteranti; indice di abusivismo edilizio). Anche sel’obbligo di tale valutazione è previsto, per legge,al momento della presentazione del DEF (aprile)e dopo l’approvazione della Legge di Bilancio(febbraio), visto che l’attuale Governo, nato il 1°giugno 2018, non ha avuto modo di illustrare al-l’interno dello scorso DEF l’impatto delle politiche

future sugli indicatori del BES, si invita il Governoa farlo in occasione della presentazione dellaprossima Legge di Bilancio, nella convinzione cheun tale cambiamento offrirebbe un importantestrumento al Parlamento e all’opinione pubblicaper valutare le proposte che verranno avanzate.

Parallelamente, il Parlamento dovrebbe calen-darizzare la discussione sulla proposta di leggecostituzionale depositata alla Camera dei Depu-tati e finalizzata a introdurre nella Costituzioneitaliana il principio dello sviluppo sostenibile,come già fatto da altri Paesi europei, come il Bel-gio, la Francia, la Norvegia e la Svizzera. La pro-posta di legge rispecchia in pieno le indicazionidell’ASviS volte a garantire più tutela per il futurodell’attuale e delle prossime generazioni.

Sulla proposta di inserimento del principio dello svi-luppo sostenibile in Costituzione si sono impegnatemolte forze politiche (compreso il Movimento 5Stelle), sottoscrivendo l’appello proposto dall’ASviSin occasione delle ultime elezioni nazionali, il qualeconteneva anche altre proposte qui ribadite:

• la trasformazione del “Comitato Intermini-steriale per la Programmazione Economica”(CIPE) in “Comitato Interministeriale per loSviluppo Sostenibile”, la quale potrebbe es-sere realizzata in occasione della prossimaLegge di Bilancio, anche al fine di orientaremeglio gli investimenti pubblici verso gli Obiet-tivi dell’Agenda 2030;

• l’adozione di un’Agenda urbana nazionale ba-sata sugli SDGs, che si proponga come l’artico-lazione urbana della Strategia Nazionale per loSviluppo Sostenibile, affiancando quella esi-stente per le aree interne. A sostegno di taleazione, sulla quale c’è il pieno accordo del-l’ANCI, si dovrebbe predisporre un DPCM che ri-costituisca il Comitato Interministeriale per lePolitiche Urbane (CIPU), previsto fin dal 2012,rendendolo un’effettiva sede decisionale sul-l’esempio del Comitato Interministeriale per gliAffari Europei (CIAE), come proposto anche afebbraio 2018 dalla Commissione d’inchiestadella Camera dei Deputati sulle “Condizioni didegrado e di sicurezza delle città e delle loroperiferie”. Vanno anche rifinanziati intera-mente tutti i progetti del Bando periferie;

• l’istituzione, nell’ambito della Presidenza delConsiglio, di un organismo permanente per laconcertazione con la società civile delle poli-tiche a favore della parità di genere. Ispiratoall’esperienza dell’Haut Conseil à l’Egalité

4. Le proposte dell’ASviS

117

entre les femmes et les hommes francese, ilConsiglio dovrebbe essere indipendente dal Go-verno, presieduto da una personalità esperta diqueste tematiche, dotato di mezzi finanziari erisorse umane per la realizzazione dei suoiobiettivi, composto da rappresentanti delle alteistituzioni preposte alla parità di genere, delParlamento, delle organizzazioni femminili mag-giormente rappresentative, delle Università,oltre che da esperte/i indipendenti. Il Consigliodovrebbe: a) contribuire al disegno delle politi-che pubbliche che riguardano la parità tradonne e uomini; b) assicurare la valutazione del-l’impatto di genere delle varie leggi e decretiattuativi, comprese le leggi finanziarie e riguar-danti la sicurezza sociale; c) promuovere studi,analisi e ricerche e diffondere quanto realizzatoda altri attori in Italia, in Europa e a livello in-ternazionale, relativi alla parità tra donne e uo-mini e all’empowerment delle donne; d)formulare proposte e raccomandazioni per mi-gliorare la condizione delle donne in Italia.

Auspichiamo poi che il Governo predispongaentro il 2018 le linee guida per le amministra-zioni statali affinché applichino standard am-bientali e organizzativi che contribuiscano alraggiungimento degli SDGs, inserendo le azioniche, secondo la Direttiva, ogni Ministero deveintraprendere tra quelle che costituiscono og-getto della valutazione della performance orga-nizzativa delle amministrazioni pubbliche.

Infine, è importante ricordare che 22 Target, ri-portati nella tabella 2, prevedono una scadenzaal 2020 e non al 2030. Alcuni di questi si riferi-scono a tematiche frequentemente citate nel di-battito pubblico, a testimonianza della rilevanzadell’Agenda 2030:

• ridurre “sostanzialmente” (rispetto al 2015) ilnumero di giovani che non studiano e non la-vorano (NEET);

• dimezzare (rispetto al 2015) il numero di mortiper incidenti stradali;

• proteggere e ripristinare gli ecosistemi legatiall’acqua;

• aumentare “notevolmente” (rispetto al 2015)il numero di città dotate di piani per far fronteai cambiamenti climatici e assicurare la resi-lienza a fronte di disastri;

• ottenere la gestione ecocompatibile di so-stanze chimiche e di tutti i rifiuti in tutto illoro ciclo di vita;

• gestire e proteggere in modo sostenibile gliecosistemi marini e costieri, garantire la con-servazione, il ripristino e l’uso sostenibile degliecosistemi di acqua dolce terrestri e nell’en-troterra, proteggere e prevenire l’estinzionedelle specie minacciate.

Richiamiamo, quindi, l’attenzione del Governoe di tutte le forze politiche su questi aspetti,così da adottare provvedimenti efficaci e utiliz-zare tutti gli strumenti a disposizione per cer-care di ottenere risultati concreti già a partiredal 2019.

Rapporto ASviS 2018

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4. Le proposte dell’ASviS

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GOAL 2 - SCONFIGGERE LA FAME • Target 2.5: Entro il 2020, assicurare la diversità genetica di semi, piante coltivate e animali da alle-

vamento e domestici e le loro specie selvatiche affini, anche attraverso banche del seme e dellepiante gestite e diversificate a livello nazionale, regionale e internazionale, e promuovere l’accessoe la giusta ed equa condivisione dei benefici derivanti dall’utilizzo delle risorse genetiche e delleconoscenze tradizionali collegate, come concordato a livello internazionale.

GOAL 3 – SALUTE E BENESSERE• Target 3.6: Entro il 2020, dimezzare il numero di decessi a livello mondiale e le lesioni da incidenti

stradali.

GOAL 4 – ISTRUZIONE DI QUALITÀ• Target 4.b: Entro il 2020, espandere sostanzialmente a livello globale il numero di borse di studio a

disposizione dei Paesi in via di sviluppo, in particolare dei Paesi meno sviluppati, dei piccoli Stati in-sulari in via di sviluppo e dei Paesi africani, per l’iscrizione all’istruzione superiore, comprendendoprogrammi per la formazione professionale e della tecnologia dell’informazione e della comunica-zione, tecnici, ingegneristici e scientifici, nei Paesi sviluppati e in altri Paesi in via di sviluppo.

GOAL 6 – ACQUA PULITA E SERVIZI IGIENICO SANITARI• Target 6.6: Entro il 2020, proteggere e ripristinare gli ecosistemi legati all’acqua, tra cui montagne,

foreste, zone umide, fiumi, falde acquifere e laghi.

GOAL 8 – BUONA OCCUPAZIONE E CRESCITA ECONOMICA• Target 8.6: Entro il 2020, ridurre sostanzialmente la percentuale di giovani disoccupati che non se-

guano un corso di studi o che non seguano corsi di formazione.

• Target 8.b: Entro il 2020, sviluppare e rendere operativa una strategia globale per l’occupazionegiovanile e l’attuazione del “Patto globale dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro”.

GOAL 9 – INNOVAZIONE E INFRASTRUTTURE• Target 9.c: Aumentare significativamente l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comu-

nicazione e sforzarsi di fornire un accesso universale e a basso costo a Internet nei Paesi meno svi-luppati entro il 2020.

GOAL 11 – CITTÀ E COMUNITÀ SOSTENIBILI• Target 11.b: Entro il 2020, aumentare notevolmente il numero di città e di insediamenti umani che

adottino e attuino politiche e piani integrati verso l’inclusione, l’efficienza delle risorse, la mitiga-zione e l’adattamento ai cambiamenti climatici, la resilienza ai disastri, lo sviluppo e l’implemen-tazione, in linea con il “Quadro di Sendai per la Riduzione del Rischio di Disastri 2015-2030”, lagestione complessiva del rischio di catastrofe a tutti i livelli.

GOAL 12 – CONSUMO E PRODUZIONI RESPONSABILI• Target 12.4: Entro il 2020, ottenere la gestione ecocompatibile di sostanze chimiche e di tutti i rifiuti

in tutto il loro ciclo di vita, in accordo con i quadri internazionali concordati, e ridurre significativa-mente il loro rilascio in aria, acqua e suolo, al fine di minimizzare i loro effetti negativi sulla saluteumana e l’ambiente.

GOAL 13 – LOTTA CONTRO IL CAMBIAMENTO CLIMATICO• Target 13.a: Dare attuazione all’impegno assunto nella Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui

cambiamenti climatici per raggiungere l’obiettivo di mobilitare 100 miliardi di dollari all’anno entroil 2020 congiuntamente da tutte le fonti, per affrontare le esigenze dei Paesi in via di sviluppo nelcontesto delle azioni di mitigazione significative e della trasparenza circa l’attuazione e la piena ope-ratività del “Green Climate Fund” attraverso la sua capitalizzazione nel più breve tempo possibile.

Tabella 2 - Target che prevedono scadenze entro il 2020

Rapporto ASviS 2018

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GOAL 14 – VITA SOTT’ACQUA • Target 14.2: Entro il 2020 gestire e proteggere in modo sostenibile gli ecosistemi marini e costieri

per evitare impatti negativi significativi, anche rafforzando la loro capacità di recupero e agendoper il loro ripristino, al fine di ottenere oceani sani e produttivi.

• Target 14.4: Entro il 2020, regolare efficacemente la raccolta e porre fine alla pesca eccessiva, lapesca illegale, quella non dichiarata e non regolamentata e alle pratiche di pesca distruttive, e met-tere in atto i piani di gestione su base scientifica, al fine di ricostituire gli stock ittici nel più brevetempo possibile, almeno a livelli in grado di produrre il rendimento massimo sostenibile come de-terminato dalle loro caratteristiche biologiche.

• Target 14.5: Entro il 2020, proteggere almeno il 10 per cento delle zone costiere e marine, coerenticon il diritto nazionale e internazionale e sulla base delle migliori informazioni scientifiche disponibili.

• Target 14.6: Entro il 2020 vietare quelle forme di sovvenzioni alla pesca che contribuiscono all’ec-cesso di capacità e alla pesca eccessiva, eliminare i sussidi che contribuiscono alla pesca illegale,non dichiarata e non regolamentata e astenersi dall’introdurre nuove sovvenzioni di questo tipo, ri-conoscendo che un trattamento speciale e differenziato adeguato ed efficace per i Paesi in via disviluppo e i Paesi meno sviluppati dovrebbe essere parte integrante del negoziato sui sussidi allapesca dell’Organizzazione Mondiale del Commercio.

GOAL 15 – VITA SULLA TERRA• Target 15.1: Entro il 2020, garantire la conservazione, il ripristino e l’uso sostenibile degli ecosistemi

di acqua dolce terrestri e nell’entroterra e dei loro servizi, in particolare le foreste, le zone umide,le montagne e le zone aride, in linea con gli obblighi derivanti dagli accordi internazionali.

• Target 15.2: Entro il 2020, promuovere l’attuazione di una gestione sostenibile di tutti i tipi di fore-ste, fermare la deforestazione, promuovere il ripristino delle foreste degradate e aumentare note-volmente l’afforestazione e riforestazione a livello globale.

• Target 15.5: Adottare misure urgenti e significative per ridurre il degrado degli habitat naturali, ar-restare la perdita di biodiversità e, entro il 2020, proteggere e prevenire l’estinzione delle specieminacciate.

• Target 15.8: Entro il 2020, adottare misure per prevenire l’introduzione e ridurre significativamentel’impatto delle specie alloctone (aliene) invasive sulla terra e sugli ecosistemi d’acqua e controllareo eradicare le specie prioritarie.

• Target 15.9: Entro il 2020, integrare i valori di ecosistema e di biodiversità nella pianificazione na-zionale e locale, nei processi di sviluppo, nelle strategie di riduzione della povertà e account nellacontabilità.

GOAL 17 – PARTNERSHIP PER GLI OBIETTIVI• Target 17.8: Rendere la Banca della Tecnologia e i meccanismi di sviluppo delle capacità scientifiche,

tecnologiche e di innovazione completamente operativi per i Paesi meno sviluppati entro il 2017,nonché migliorare l’uso delle tecnologie abilitanti, in particolare le tecnologie dell’informazione edella comunicazione.

• Target 17.11: Aumentare in modo significativo le esportazioni dei Paesi in via di sviluppo, in partico-lare al fine di raddoppiare la quota delle esportazioni mondiali dei Paesi meno sviluppati entro il2020.

• Target 17.18: Entro il 2020, rafforzare il meccanismo di supporto delle capacità per i Paesi in via disviluppo, anche per i Paesi meno sviluppati e i piccoli Stati insulari in via di sviluppo, per aumentarein modo significativo la disponibilità di dati di alta qualità, tempestivi e affidabili disaggregati inbase al reddito, sesso, età, razza, etnia, status migratorio, disabilità, posizione geografica e altrecaratteristiche rilevanti in contesti nazionali.

4.2 Scegliere lo svilupposostenibile come modello per ilfuturo dell’ItaliaCome segnalato da molti commentatori durante edopo le ultime elezioni, una delle carenze princi-pali del Sistema Italia riguarda la “visione” per ilfuturo. Come già evidenziato l’anno scorso, l’on-data migratoria, i timori per l’impatto dell’inno-vazione tecnologica sul lavoro del futuro, e quindisul sistema di sicurezza sociale, il percepibile au-mento della temperatura e la siccità, con le evi-denti conseguenze per l’agricoltura e i territori,gli attentati nelle città europee e i timori per ilterrorismo, le discussioni sul futuro della gover-nance economica dell’Eurozona hanno accresciutonell’opinione pubblica la domanda per soluzionidei diversi problemi non solo efficaci nel brevetermine, ma anche basate su una prospettiva dipiù ampio respiro.

L’Alleanza ritiene che tutte le forze politiche do-vrebbero dichiarare apertamente l’impegno aoperare per realizzare l’Agenda 2030, a partiredal raggiungimento dei Target fissati al 2020, eadottare lo schema logico-concettuale dello svi-luppo sostenibile, al cui interno si possono identi-ficare in modo esplicito le interazioni esistenti trale varie componenti del “sistema” (box a pag. 122).È evidente come, in un tale schema, politiche eco-nomiche, sociali, ambientali e istituzionali abbianotutte pari dignità e importanza. Inoltre, si superal’idea che la dimensione economica venga “prima”delle altre, scelta culturale e politica che ha gene-rato straordinari avanzamenti in alcune dimensionidel benessere, ma anche enormi, e in alcuni casiirreparabili, danni su altri aspetti altrettanto fon-damentali per la sostenibilità del sistema.

I singoli Goal dell’Agenda 2030 possono essere in-seriti all’interno di tale schema, che mostra comeciascuno di essi contribuisce al miglioramentodelle condizioni delle singole componenti e del si-stema nel suo complesso. Utilizzando tale schemasi comprende anche l’enfasi che il Rapporto ASviSpone sui “circuiti” riguardanti il capitale naturale,il capitale umano e quello sociale, il cui depaupe-ramento sistematico e persistente nel temporende insostenibile la condizione delle società,così come il continuo depauperamento del capi-tale fisico rende instostenibile il funzionamentodi un sistema economico.

In questo schema diventa centrale il ruolo chel’innovazione svolge per modificare in profondità

i processi produttivi e le relazioni sociali, adesempio riducendo la generazione di “scarti” (siafisici che umani) delle attività economiche e con-sentendo così di organizzare la vita economica esociale in modo da massimizzare il benessere dellepersone e degli ecosistemi, non solo il PIL. Analo-gamente, appare evidente come il ruolo delle po-litiche ambientali e di lotta al cambiamentoclimatico non sia solo quello di preservare il capi-tale naturale, ma anche di massimizzare i serviziecosistemici, dato il loro effetto positivo sul be-nessere delle persone.

Infine, ma non meno importante, questo schemaevidenzia l’effetto negativo della povertà e dellecrescenti disuguagianze, specialmente di opportu-nità, sui servizi ecosistemici, come la pace, la fi-ducia reciproca e nelle istituzioni. Emerge,dunque, come anche le politiche sociali contribui-scano a rafforzare la sostenibilità dell’intero si-stema, minimizzando i rischi, ormai sotto gli occhidi tutti, per la stabilità delle istituzioni costruitefaticosamente dal secondo dopoguerra in poi.

Scegliere un approccio di questo tipo ha importantiimplicazioni nel modo con cui le politiche vengonodisegnate, la loro attuazione monitarata, i loro ef-fetti valutati. Ad esempio, questa impostazioneimplica lo sviluppo di modelli integrati di valuta-zione delle politiche economiche, sociali e am-bientali, analoghi a quelli utilizzati nel RapportoASviS del 2017. Per questo, invitiamo il Governoa sviluppare modelli di elevata qualità per la va-lutazione delle politiche, coinvolgendo enti di ri-cerca pubblici e privati, così da rafforzare lacapacità di effettuare, anche da parte del Parla-mento, valutazioni ex-ante ed ex-post dell’im-patto delle scelte politiche.

Ciò richiede anche un affinamento continuo dellabase informativa statistica sui diversi fenomeni.Riconoscendo il netto miglioramento che l’Istat hacompiuto (come richiesto dall’ASviS fin dal 2016)nel monitoraggio degli SDGs, con il Rapporto pub-blicato a luglio del 2018 e il periodico aggiorna-mento del relativo database, invitiamo l’Istitutoe gli altri soggetti del Sistema Statistico Nazio-nale ad aumentare la copertura e la tempestivitàdelle informazioni mancanti o caratterizzate daritardi elevati rispetto al periodo di riferimento(come nel caso di alcuni dati ambientali e so-ciali), nonché a produrre sistematicamente in-dicatori disaggregati per genere relativi aidiversi Target dell’Agenda 2030, specialmenteper ciò che concerne il tema delle disuguaglianze.

4. Le proposte dell’ASviS

121

Rapporto ASviS 2018

122

I MECCANISMI DI FUNZIONAMENTO DI UN SISTEMA PIENAMENTE INTEGRATO Nella figura 6 è descritto uno schema concettuale, derivato da alcuni studi internazionali sullo svilupposostenibile, in cui sono riportate le principali connessioni tra il funzionamento dell’economia, della so-cietà, dell’ambiente e delle istituzioni. Tale schema parte dalla considerazione delle quattro forme dicapitale (naturale, economico, sociale e umano), dal cui uso scaturiscono tutte le attività finalizzatead aumentare il benessere della società, sia nelle sue componenti materiali (cioè i beni e servizi prodottie successivamente consumati o investiti), sia nelle componenti immateriali. Seguendo lo schema, si vede come i processi produttivi che utilizzano le diverse forme di capitale de-terminano il Prodotto Interno Lordo (PIL), una parte del quale, in base alle scelte politiche e degli ope-ratori economici, viene consumato, generando benessere, e una parte viene reinvestito al fine diricostituire il capitale utilizzato nel processo produttivo. In realtà, anche il modo con il quale i processiproduttivi sono organizzati ha un effetto diretto sul benessere (basti pensare ai modelli organizzativiadottati dalle imprese, alla distribuzione del tempo tra lavoro ed altre attività, ecc.). D’altra parte, a seconda del modello di produzione e di consumo adottato vengono generate diverse quan-tità di “scarti”, sia fisici (spazzatura, sostanze inquinanti, ecc.) sia umani (disoccupati, poveri, ecc.), perusare il linguaggio dell’Enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco. Ovviamente, la generazione di scarti haun effetto negativo sul livello di benessere delle singole persone e della società nel suo complesso. Infine, i modelli di produzione, di consumo e di distribuzione della ricchezza, unitamente alla quantitàdi scarti fisici e umani generati, hanno un impatto sui cosiddetti “servizi ecosistemici”, cioè quelli chegenerano benefici necessari alla vita, e sui “servizi sociosistemici”, cioè quelli che generano beneficinecessari alla vita economica e sociale, come la fiducia tra le persone, tra gli operatori economici enelle istituzioni. Sia i servizi ecosistemici sia quelli sociosistemici esercitano, a loro volta, un importanteeffetto sul benessere delle persone, il quale influenza il capitale umano e sociale, analogamente aquanto avviene per gli investimenti con riferimento al capitale fisico e naturale.Inserendo in tale schema gli Obiettivi di sviluppo sostenibile è possibile cogliere il ruolo di questi ultimiper migliorare il funzionamento del sistema e aumentare o diminuire il benessere della società nel brevee nel lungo termine.

Figura 6 - Schema di funzionamento di un sistema integrato economico-sociale-ambientale eruolo degli SDGs

Si auspica inoltre che l’uso del Bilancio di genereda parte del Ministero dell’Economia e delle Fi-nanze e del Dipartimento per le Pari opportunitàsuperi lo stadio sperimentale e divenga praticacorrente.

Ribadiamo, infine, alcune raccomandazioni del-l’anno scorso, purtroppo ancora insoddisfatte, alloscopo di riconoscere, anche sul piano statistico,la centralità del capitale naturale (biodiversità edecosistemi), del capitale umano e del capitale so-ciale come base essenziale del nostro sviluppo edel nostro benessere:

• investire sull’estensione dei conti nazionaliambientali, così da giungere a una valutazioneesaustiva del capitale naturale, e sulla lorotempestività, in modo che le principali variabiliin essi contenute siano pubblicate insieme al PILe alle altre grandezze macroeconomiche;

• realizzare conti satellite dell’istruzione e delcapitale umano, così da poter valutare anchein termini monetari gli effetti delle politicheeducative e giungere a una misura accuratadella povertà educativa;

• sviluppare indicatori condivisi e tempestividei divari intergenerazionali e della mobilitàsociale, disaggregati per genere e territorio.

4.3 Politiche per accelerare latransizione a uno svilupposostenibileCoerentemente con lo schema concettuale illu-strato nella figura 4, presentiamo di seguito leproposte elaborate dall’Alleanza Italiana per loSviluppo Sostenibile per realizzare politiche ingrado di consentire all’Italia di migliorare il be-nessere dei propri cittadini e di centrare gli Obiet-tivi fissati al 2030.

Cambiamento climatico ed energiaEnergia e clima sono due aspetti fondamentali estrettamente interconnessi della sostenibilità. Nonsi potrà, infatti, proteggere il clima senza una ra-dicale transizione energetica in senso low carbon,né si potrà restituire qualità e inclusività allo svi-luppo economico senza cancellare le gravi esterna-lità ambientali e le iniquità distributive generatedall’attuale sistema energetico. Con l’Accordo diParigi sul clima, la comunità internazionale ha con-cordato di limitare l’aumento della temperaturamedia globale a 2 °C - e possibilmente a 1,5 °C -sopra i livelli pre-industriali. La transizione ener-getica impone cambiamenti tecnologici epocali alivello di produzione, ma non potrà realizzarsisenza un cambiamento altrettanto sostanziale deimodelli di consumo.

Ciò richiede una nuova forma di multilateralismoinclusivo, ma nessuno degli attori coinvolti si stamuovendo in questa direzione con la velocità ne-cessaria, cosicché i gas serra nell’atmosfera sistanno ancora accumulando a un ritmo che prestoci porterà ben al di sopra della soglia dell’1,5 °C,oltre il quale alcuni dei peggiori effetti dei cam-biamenti climatici non potranno essere scongiu-rati1. Nonostante ritardi ed esitazioni, variconosciuto che è in corso uno slancio globalesenza precedenti per costruire un futuro a basseemissioni di carbonio e sicuro per il clima, carat-terizzato da una green economy dinamica, una so-cietà prospera e un ambiente sano.

L’energia rinnovabile ha rappresentato il 70% delleaggiunte nette alla capacità di generazione dienergia elettrica nel 2017. Oltre 20 Stati, Regionie autorità locali si sono impegnati a ridurre, entroil 2050, le loro emissioni di gas serra di almenol’80% rispetto al 1990. Oltre 700 aziende, con unacapitalizzazione di mercato totale di oltre 16milamiliardi di dollari, hanno assunto impegni clima-tici di vasta portata, mentre 289 investitori, con

4. Le proposte dell’ASviS

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un portafoglio di quasi 30mila miliardi di dollari,hanno sottoscritto il “Climate 100+”, un’iniziativaquinquennale per coinvolgere i maggiori emetti-tori di gas serra a livello mondiale, per migliorarela governance sui cambiamenti climatici, ridurrele emissioni e rafforzare la finanza per il clima, ilche dovrebbe far sì che, quest’anno, l’emissioneglobale di green bond raggiunga i 300 miliardi didollari.

In questo contesto, il Governo dovrebbe assu-mere l’impegno esplicito che non arretreràdall’Accordo di Parigi e che contribuirà all’obiet-tivo di far sì che le emissioni globali di CO2 rag-giungano il picco nel 2020 e che si consegua la“neutralità del carbonio” (con emissioni sufficien-temente basse da essere assorbite in modo sicuroda foreste, suoli e altri sistemi naturali) entro lametà del secolo. Finora, quasi 50 Paesi hanno rag-giunto o potrebbero aver raggiunto i loro picchi diemissioni, ma l’Italia non è tra di essi.

È indispensabile attuare la Strategia EnergeticaNazionale (SEN) e rilanciarne i contenuti, com-presa l’eliminazione della generazione elettrica acarbone, anche al di là dei recenti miglioramentidella strategia europea sostenuti dal Governo ita-liano, delineando entro dicembre il “Piano Ener-gia e Clima”, obbligatorio per tutti i Paesi UE,come previsto dal “Clean Energy Package 2016”della Commissione Europea. Il Piano deve prefigu-rare un percorso avanzato e coraggioso, capace dimodernizzare il nostro sistema economico, di of-frire nuove chance all’esportazione e di rafforzarela cooperazione allo sviluppo, specialmente inAfrica.

Dev’essere rapidamente completata la riformadel sistema degli incentivi per le rinnovabili, orache è vicina la grid parity (cioè, il punto in cuil’energia elettrica prodotta per mezzo di impiantialimentati da fonti energetiche rinnovabili ha lostesso prezzo dell’energia prodotta tramite fontienergetiche convenzionali, cioè le fonti fossili, ofonti energetiche alternative come il nucleare).Ciò consentirebbe di riprendere le nuove installa-zioni e assicurare il raggiungimento dei targetconcordati in Europa. La carbon tax deve trovareposto nel ridisegno complessivo del sistema fi-scale annunciato dal Governo. In particolare, leaccise sui carburanti vanno definite per promuo-vere le soluzioni low carbon, eliminando gli incen-tivi esistenti sui combustibili fossili. Va rafforzatoil sistema EU-ETS di scambio dei permessi diemissione per industria, energia e trasporto

aereo, proseguendo nella correzione di rotta ri-guardo all’emissione e all’assegnazione di per-messi, che ha già contribuito a elevarne il prezzoda 5 €/tCO2 a oltre 20 €/tCO2, con l’obiettivo diraddoppiarlo ulteriormente.

È urgente concludere l’iter di approvazione delPiano d’Azione Nazionale per l’Adattamento aiCambiamenti Climatici (PNACC), presentato a lu-glio 2017, adottando misure normative che ren-dano cogente e inderogabile la sua messa inpratica, considerato il fondamentale ruolo chel’adattamento ai cambiamenti climatici rivesteper la pianificazione territoriale sostenibile. Varafforzata la ricerca scientifica in aree fonda-mentali non contemplate all’interno della SEN,come lo sviluppo di tecnologie Bio-Energy withCarbon Capture and Storage (BECCS), che assor-bono CO2 dall’atmosfera (emissioni negative), te-nendo presente che la geo-ingegneria, cheprogetta di schermare le radiazioni solari, po-trebbe viceversa causare gli effetti collaterali ti-pici di ogni soluzione che interviene solo suisintomi e non sulle cause della malattia.

Va perseguito con forza il coinvolgimento deiterritori che contribuiscono maggiormente allasoluzione del problema energetico-climatico,cioè le città. Reti di metropoli a livello globalesono state già create (come il “Patto dei sindaci”e il C40), ma serve accrescere risorse e autono-mia dei sindaci per prendere impegni su temicome l’adattamento agli effetti del cambiamentoclimatico, la rigenerazione urbana, la difesa dellabiodiversità, la generazione elettrica solare di-stribuita, la mobilità sostenibile, la circolarità deirifiuti, la riduzione dell’inquinamento, l’azzera-mento del consumo di suolo, la manutenzione delpatrimonio e delle infrastrutture, gli sprechi ali-mentari, pagine dell’Agenda 2030 che solo lecittà possono realizzare con cognizione di causa.È necessaria, pertanto, una forte azione del Go-verno nazionale che consideri le iniziative localicome parte integrante e sostanziale del “PianoEnergia e Clima”, rivedendo in quest’otticaquanto già previsto dalla SEN e definendo speci-fiche misure di governance multilivello che sianodi supporto diretto alle città per la mitigazionee, soprattutto, per l’adattamento.

Povertà e disuguaglianzeSconfiggere la povertà è uno degli Obiettivi più sfi-danti e prioritari per l’Italia che negli ultimi diecianni ha visto aumentare la povertà assoluta e le di-

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suguaglianze. All’aumento della povertà assoluta,che incide maggiormente sui giovani e i minori, siaffianca quello del rischio di esclusione sociale, fe-nomeno multidimensionale che, così come misu-rato in Europa, permette di tenere anche contodella grave deprivazione materiale e della bassa in-tensità di lavoro all’interno della famiglia.

Profonde e crescenti disuguaglianze presenti nelPaese e il rafforzamento della loro concentra-zione territoriale rappresentano una minaccia perlo sviluppo e per i diritti di cittadinanza. Fortisono le disuguaglianze di riconoscimento dei pro-pri valori, ruoli e aspirazioni. Se non affrontateproducono rabbia e risentimento e danno vita auna regressione sociale e all’innalzamento di bar-riere pericolose.

Una prima risposta di contrasto al fenomeno mul-tidimensionale della povertà è stata data con l’in-troduzione del Reddito di Inclusione (REI), cheprevede al fianco dell’erogazione di un sussidioeconomico anche l’attivazione di un progetto per-sonalizzato di inclusione sociale e lavorativo dei nu-clei vulnerabili. L’Alleanza ritiene indispensabileproseguire sulla strada intrapresa per renderetale strumento (o il futuro “reddito di cittadi-nanza”) una misura effettivamente universale -ossia che intercetti la totalità dei poveri assoluti- e adeguata negli interventi offerti, sia in terminidi risorse sia di qualità dei servizi di accompagna-mento per l’avviamento al lavoro, la formazione,l’educazione di qualità e la tutela della salute. Par-ticolare attenzione va posta nei confronti dei mi-nori, per i quali va anche data continuità allemisure adottate per combattere la povertà educa-tiva e realizzare percorsi di inclusione che vedanoun coinvolgimento attivo dei minori stessi.

L’ASviS ribadisce che proseguire sul camminodell’attuazione della riforma del REI non escludel’adozione di ulteriori misure da orientare prima-riamente a favore delle famiglie giovani e nume-rose, essendo queste maggiormente esposte arischio di esclusione sociale. Pertanto, si ritienefondamentale che nella prossima Legge di Bilan-cio vengano assunti impegni precisi per garan-tire nel medio e lungo termine un’efficace lottacontro la povertà, come indicato nel “Piano pergli interventi e i servizi sociali di contrasto allaPovertà 2018-2020”.

Ogni intervento volto a modificare le aliquotefiscali dovrà avere come obiettivo dichiaratol’aumento della progressività effettiva delle im-poste, come indicato dall’art. 53 della Costitu-

zione. Fra il 2008 e il 2014, le 5mila persone piùricche del nostro Paese hanno visto crescere laloro quota di ricchezza privata nazionale dal 2% al10%2: non sarebbe quindi tollerato dai cittadiniitaliani che il contributo di tali soggetti alle fi-nanze pubbliche venga ridotto.

È poi necessaria una più efficace azione di ac-certamento della ricchezza sommersa, evitandoogni forma, anche implicita, di condono fiscale,e una progressiva riduzione del regime fiscale difavore concesso alle rendite finanziarie e tenendoconto dell’invito dell’OCSE a valutare l’opportu-nità di un riequilibrio tra tassazione dei redditi edei patrimoni.

I precedenti Rapporti ASviS hanno proposto chel’azione di redistribuzione dello Stato sia ac-compagnata da interventi pre-redistributivi ingrado di incidere sull’effettiva parità di accessoalle opportunità e sulla formazione dei redditiprimari. Secondo l’indirizzo dell’articolo 3 dellaCostituzione, la redistribuzione deve accompa-gnarsi a misure che accrescano le capacità dellepersone, andando a segnare profondamente lafase di formazione della ricchezza e dei redditiprimari e quella dell’accesso ai servizi essenziali.Per fare questo occorrerà un radicale cambia-mento delle politiche, nazionali ed europee, maanche un forte investimento nella pubblica ammi-nistrazione, sulla qualità delle risorse umane esulla trasparenza delle politiche e dei processiamministrativi, per assicurare ai cittadini e alleorganizzazioni di cittadinanza attiva un monito-raggio effettivo in itinere.

Nell’accesso ai servizi basilari è indispensabilerafforzare la responsabilità nazionale nel con-seguimento dei livelli essenziali delle presta-zioni, a cominciare da istruzione e salute, doveassai forte rimane l’influenza delle condizioni fa-miliari e territoriali sulla capacità di accedere aservizi di qualità. Nel contempo, è necessario farricorso ad approcci che tengano maggiormenteconto dei fabbisogni e dei vincoli strutturali di cia-scun territorio, anche sulla base di forme opera-tive di partecipazione dei cittadini. Si è iniziato afarlo nelle aree interne con una Strategia nazio-nale: i cittadini, coinvolti nella scelta dei pro-getti, hanno espresso le loro preferenze, leproposte di molte aree-progetto sono state appro-vate, ma occorre dare loro una rapida attuazione.Una strategia simile deve essere disegnata per leperiferie urbane, con una vera e propria “Agendaurbana nazionale per lo sviluppo sostenibile”, che

4. Le proposte dell’ASviS

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superi la vecchia logica dei bandi per progetti erealizzi strategie di cambiamento della vita deicittadini.

Nell’ambito di una politica di rilancio degli in-vestimenti pubblici, occorre rafforzare la valu-tazione del loro impatto sociale nei singoliterritori e della domanda pubblica di beni col-lettivi, promuovendo politiche di ricerca e inno-vazione che assicurino migliori e più sicurecondizioni di lavoro o arricchiscano la qualità deiprodotti e servizi godibili da tutti (si pensi alle ap-plicazioni delle nuove tecnologie ad ambiente esalute). Va rafforzata la tutela della concorrenza,impedendo la monopolizzazione della cono-scenza3, ivi compresa quella costruita sui big data.

L’accesso di persone con competenze imprendi-toriali al governo delle imprese e ai risultatidella ricerca, nonché la partecipazione e il con-tributo autonomo dei lavoratori alle imprese co-stituiscono dimensioni fondamentalidell’uguaglianza di opportunità. In questa dire-zione, vanno incoraggiate politiche che dianoal lavoro un maggiore peso nel governo socie-tario, anche valorizzando le esperienze di“manifattura collaborativa”. Vanno rafforzatigli strumenti di sostegno pubblico a favore diquei lavoratori o dirigenti che intendono rilevarela propria azienda in crisi, affrontare il ricambiogenerazionale di un’impresa familiare o rilan-ciare un’azienda sottratta alla criminalità orga-nizzata.

A livello europeo, con l’avvio del negoziato sulQuadro Finanziario Pluriennale 2021-2027, oc-corre ridare impulso alle politiche per la cre-scita e per l’inclusione sociale, il cuiindebolimento ha allontanato decine di milioni dicittadini europei dalla fiducia nell’Unione. La po-litica di coesione, quale politica di investimentovolta a favorire la convergenza delle diverse re-gioni verso traguardi di crescita inclusiva e soste-nibile, con un focus su obiettivi, processi erisultati delle azioni pubbliche, può rappresentareil principale strumento di attuazione a livello co-munitario dell’Agenda 2030, ma solo se in essaavrà spazio centrale un approccio nuovo “rivoltoalle persone nei luoghi” (place-based approach).

Il ruolo delle donne di ogni età è fondamentaleper la costruzione di società più dinamiche, equee inclusive. Se la normativa sull’uguaglianza di ge-nere, ancorché incompleta, ha fatto passi consi-stenti, è sul piano dell’attuazione che si osservanoritardi e carenze inaccettabili, segno che la piena

uguaglianza di genere non sembra essere una prio-rità. La parità di genere è stata completamentetrascurata nel cosiddetto “Contratto di governo”e nella formazione dello stesso Esecutivo, con lapresenza di solo 11 donne su 64 componenti.Anche nelle prime nomine da parte del Parla-mento il bilanciamento dei generi non è stato mi-nimamente considerato (come nel casodell’elezione di 20 uomini negli organi di autogo-verno della magistratura).

A tale proposito ricordiamo le numerose propo-ste contenute nel Rapporto dello scorso annoriguardanti:

• il superamento degli stereotipi di genere,con campagne di sensibilizzazione, la revisionedei libri di testo e dei programmi scolastici, ilcoinvolgimento di esperti del mondo dei mediae della pubblicità;

• la lotta alla violenza contro le donne e altraffico di esseri umani, specialmente a finidi prostituzione (modifica della Legge 25 giu-gno 1993 n. 205, introducendo oltre ai reati le-gati all’omofobia anche quelli collegati alsessismo; potenziamento dei Centri Antivio-lenza e delle Case Rifugio; pieno coordianem-tno delle misure cautelari, pre-cautelari edegli obblighi di protezione adottabili in sedecivile e penale; adozione di un nuovo Pianod’azione contro la violenza e di una legisla-zione anti-tratta, con il rafforzamento dellalotta contro la tratta di minori, ragazze edonne, e una rapida identificazione e smista-mento delle vittime di tratta in strutture ade-guate e risorse adeguate per la protezione divittime, in particolare donne migranti, rifu-giate e richiedenti asilo);

• la prevenzione di pratiche nocive per la sa-lute mentale e fisica delle donne, come ilmatrimonio delle bambine e le mutilazionigenitali femminili (conduzione di indagini co-noscitive sul fenomeno e pieno coordinamentotra il Dipartimento Pari Opportunità e le Re-gioni, non solo per raccogliere dati, informa-zioni e buone pratiche, ma anche per garantirela trasparenza di utilizzo dei fondi);

• il miglioramento della salute sessuale e ripro-duttiva e il rispetto dei diritti riproduttivi,con la piena applicazione della Legge n.194/78 su tutto il territorio dello Stato attra-verso l’individuazione degli ostacoli esistenti el’adozione di una procedura comune nazionaleaffinché l’esercizio dell’obiezione di coscienza

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da parte del personale sanitario non costituiscaun ostacolo per le donne che devono interrom-pere una gravidanza.

Economia circolare, innovazione, lavoroNel Rapporto ASviS 2017 è stato sottolineato cometre fattori chiave per una crescita sostenibile sianoil sostegno all’innovazione, soprattutto a quella ba-sata sulle tecnologie digitali, il passaggio all’econo-mia circolare e lo sviluppo di una nuova generazionedi infrastrutture adeguate al XXI secolo. Questi fat-tori devono essere tradotti in investimenti e politi-che che tengano conto di volta in volta dellecondizioni territoriali, delle specifiche dinamiche ecriticità delle realtà locali meno sviluppate e/o in-terne e, più in generale, dei ritardi infrastrutturalimateriali e immateriali del Mezzogiorno. Nellastessa sede, tuttavia, si sottolineava la necessità chetale sviluppo dovesse essere inclusivo, cioè in gradodi generare lavoro e reddito adeguato a un’ampiafascia di popolazione, pena il rischio di un’insoste-nibilità sociale a sua volta generatrice di tensioniche non favoriscono la redditività e gli investimenti.

Purtroppo, anche i dati più recenti inducono nonsolo a ribadire l’urgenza di interventi organici inquesto settore, ma a richiedere l’immediata de-finizione di un “patto per l’occupazione giova-nile”, in linea con il documento dell’ILO dal titolo“Superare la crisi: un patto globale per l’occupa-zione”, approvato nel 2009. Alla luce dei muta-menti industriali in atto e dell’affermarsi dieconomie di rete e legate alla digitalizzazione,un’iniziativa di questo tipo è più che mai necessariae urgente (il Target 8.b invita i Paesi a realizzarlaentro il 2020). Essa dovrebbe coinvolgere il Go-verno, le parti economiche e sociali e le autonomielocali, giungendo a definire un piano pluriennaleche metta a fattor comune tutte le azioni volte asostenere l’occupazione giovanile, dagli interventiper migliorare la transizione dalla scuola al lavoroa quelli per aumentare i fondi dedicati alla ricercae allo sviluppo, soprattutto nelle imprese, dallaformazione professionalizzante e l’orientamento alsostegno all’impiego e all’autoimpiego anche at-traverso il taglio del cuneo fiscale e contributivo,dal potenziameno delle politiche attive del lavoroai servizi a supporto dei nuovi nuclei familiari.

D’altra parte, sono indispensabili azioni volte adaumentare la produttività, in particolare quella“multifattoriale”, cioè l’efficienza del sistemaproduttivo nel combinare i diversi fattori (capitalee lavoro). Ancora una volta si sottolinea la neces-

sità di investire di più nelle risorse umane, così daacquisire le competenze richieste dai compartipiù dinamici e proiettati verso il futuro, che assi-curano non solo un alto valore aggiunto, ma ancheretribuzioni elevate, senza dimenticare, oltre aiservizi rilevanti per la qualità della vita e l’ac-cesso al credito, quelli in campo sanitario, cultu-rale, educativo e turistico-agricolo-ambientale.

L’economia sociale e solidale, così come formeinnovative di promozione turistica sostenibile eresponsabile e di valorizzazione del patrimonionaturale e culturale, hanno maggiori possibilitàdi successo se adeguatamente supportate dauna regia nazionale, da adeguate infrastruttu-razioni e incentivi che potrebbero essere finan-ziati, a parità di gettito, attraverso lariallocazione degli attuali sussidi dannosi perl’ambiente (16 miliardi di euro all’anno).

Per favorire l’empowerment delle donne sul mer-cato del lavoro e aumentare l’occupazione fem-minile occorre:

• realizzare servizi di cura in tutto il territorionazionale, soprattutto nel Sud dove sono in-sufficienti gli asili nido e i consultori familiari;

• prevedere una maggiore flessibilità degliorari di apertura dei servizi pubblici e lan-ciare campagne per la condivisione in famigliadei compiti di cura, anche per non tramandarealle giovani generazioni tradizioni e stereotipiche condizionano negativamente;

• rafforzare gli strumenti normativi a favoredella conciliazione dei tempi di vita, co-struendo sulla positiva esperienza del cosid-detto “lavoro agile”;

• potenziare i programmi di formazione all’im-prenditoria femminile e sui temi legati al cre-dito e all’accesso agli strumenti finanziaridedicati alle imprese, ripristinando misurecome quelle previste dalla Legge 215/92 “Azionipositive per l’imprenditoria femminile”.

L’accresciuta consapevolezza nella società e nel-l’imprenditoria italiana della necessità di modifi-care il sistema economico e produttivo per renderlocompatibile con le esigenze di tutela dell’ambientee maggiormente inclusivo, cioè in grado di generarelavoro e reddito adeguato per un’ampia fascia dellapopolazione, rappresenta un’importante base sullaquale costruire, con politiche adeguate e corag-giose, un cambio di paradigma nella direzione del-l’economia circolare e sostenibile, in linea conl’Agenda 2030. Tale cambiamento deve coinvolgere

4. Le proposte dell’ASviS

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tutti gli aspetti del processo produttivo, dall’uso dienergia e materie rinnovabili alla valorizzazionedelle risorse mediante upcycling, riuso e riciclo,dallo sviluppo del mercato delle materie prime se-conde all’estensione della vita utile di prodotti easset mediante una progettazione e una manuten-zione ad hoc, dalla progettazione dei prodotti sullabase dei principi dell’ecodesign e al rispetto di ele-vati standard di qualità.

In termini di azioni che il Governo dovrebbe av-viare, sui temi della produzione responsabile rite-niamo importante:

• ampliare il campo di applicazione del D. Lgs.30 dicembre 2016, n.254 che recepisce laDirettiva UE sulla rendicontazione non finan-ziaria, includendo aziende dei settori della di-stribuzione e delle utility, società partecipatedallo Stato, imprese di medie dimensioni equelle attive in settori ad alto impatto ambien-tale, incoraggiando la compilazione di un bi-lancio integrato, che illustri la comunicazionefinanziaria e non finanziaria in un unico docu-mento;

• accelerare l’implementazione della StrategiaNazionale per le aree interne, allineandola,in particolare nelle aree di montagna, ai prin-cipi e allo spirito dell’economia circolare;

• completare la riforma del Terzo Settore conl’emanazione dei decreti delegati e avviarnela realizzazione, favorendo lo sviluppo delleimprese sociali;

• rafforzare la normativa di promozione e so-stegno delle start-up innovative e sostenibili,con programmi dedicati all’innovazione a vo-cazione sociale.

Come già ricordato, moltissime sono le iniziativeinternazionali sulla finanza sostenibile. In Italia,nonostante alcune lodevoli iniziative, sembramancare un approccio in grado di rendere il temacentrale nell’azione degli intermediari finanziari.Per accelerare la riconversione della finanza versolo sviluppo sostenibile si dovrebbe:

• disincentivare comportamenti orientati al bre-vissimo termine, come suggerito anche dalRapporto finale sulla finanza sostenibile dellaCommissione europea del febbraio 2018, pro-muovendo a livello europeo la tassazionedelle transazioni finanziarie (Tobin Tax), conl’effetto anche di creare nuove e ingenti en-trate fiscali, da orientare a investimentinell’economia circolare;

• combattere l’elusione fiscale, anche attra-verso una normativa comune europea, erafforzare la lotta ai paradisi fiscali, adesempio escludendo dagli appalti pubblici leimprese che fanno parte di gruppi che vihanno sede;

• favorire la “diversità bancaria”, attraversonormative che tengano conto delle diversedimensioni e funzioni degli istituti di credito,separando le banche d’affari da quelle com-merciali;

• favorire l’integrazione dei criteri ambientali,sociali e di governance (ESG) nei prodotti enei processi finanziari;

• adottare nella valutazione degli investimentiil modello del Generative Wellbeing Partecipa-tory Bond (GWPB), che prende in considera-zione il ritorno dell’investimento in termini dimiglioramento del benessere multidimensionale;

• inserire e applicare la formula comply or ex-plain nella normativa sugli operatori previ-denziali (Cfr: D. Lgs. 252/2005, art. 6, comma13, lettera c);

• canalizzare verso le piccole e medie impresei risparmi dei Piani Individuali di Risparmio(PIR), valutando le caratteristiche sociali eambientali delle aziende.

Infine, per orientare i consumi verso scelte a fa-vore dello sviluppo sostenibile si suggerisce di:

• promuovere la partnership tra imprese e as-sociazioni di consumatori per raggiungereobiettivi di “sostenibilità consumeristica”,realizzando congiutamente progetti, campa-gne informative, attività di lobby, anche a li-vello territoriale;

• completare il percorso verso una legge na-zionale sul Commercio Equo e Solidale, ri-prendendo il progetto avviato nella precedentelegislatura;

• promuovere la conoscenza e la pratica del-l’investimento sostenibile tra i risparmia-tori/consumatori privati e gli operatorifinanziari;

• sviluppare sistemi puntuali di monitoraggioper rafforzare il “Green and Social PublicProcurement” (GSPP) nei bandi pubblici e cosìelevare progressivamente i Criteri AmbientaliMinimi (CAM) e i Criteri Sociali Minimi (CSM),così da orientare il mercato verso modelli diproduzione sostenibili;

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• valorizzare le iniziative dal basso delle orga-nizzazioni di cittadinanza attiva che, attra-verso scelte consapevoli di acquisto e dirisparmio, spostano quote di mercato verso leimprese responsabili;

• emanare il decreto attuativo della normapresente nella Legge di Bilancio 2017 chemodifica il Testo Unico Bancario, ricono-scendo il ruolo della finanza etica e sosteni-bile, stabilendone i principi e le finalità eprevedendo forme specifiche di agevolazionee sostegno agli operatori bancari che ne rispet-tino i criteri.

Capitale umano, salute ed educazioneCon riferimento ai temi dell’istruzione e dell’edu-cazione allo sviluppo sostenibile, nei primi dueRapporti l’ASviS ha individuato cinque priorità: (a)qualità degli apprendimenti, con attenzione spe-cifica alle competenze per l’occupabilità e per lavita; (b) contenimento della dispersione, ancheattraverso una concentrazione di risorse verso learee e le situazioni più a rischio; (c) precedenzaall’inclusione, consolidando la tradizione italianadi una scuola accogliente e aperta a tutti e atutte; (d) apprendimento permanente, anche inrisposta a un’evoluzione demografica che vede lapopolazione italiana sempre più addensarsi nellafasce di età adulta e matura; (e) diffusione del-l’educazione alla sostenibilità e alla cittadinanzaglobale, nella convinzione che essa costituiscauna condizione imprescindibile per il consegui-mento di tutti i diversi Obiettivi indicati nel-l’Agenda 2030. Queste cinque priorità vannolette in una prospettiva decennale e, come tali,vengono confermate anche in questa sede.

Poiché, nel corso degli ultimi dodici mesi, il MIURha dato prova di attenzione al tema dell’educa-zione allo sviluppo sostenibile, definendo un Pianoarticolato in 20 azioni coerente con gli Obiettividell’Agenda 2030, auspichiamo che il Ministeropossa proseguire e intensificare il lavoro avviatoin collaborazione con l’ASviS.

Come si è potuto constatare nel Capitolo dedicatoai territori, anche in campo educativo, quantità equalità dell’offerta di istruzione continuano a es-sere segnate da forti divari. Di fronte alla loro pro-fondità e persistenza, si impone una riflessionesulle politiche dell’istruzione in grado di modifi-care lo status quo, a partire da una più oppor-tuna allocazione delle risorse da destinare allaformazione e alla ri-motivazione di molti do-

centi in servizio, alla diffusione di esperienzedi didattica innovativa, nonché alle opportunitàformative di mobilità internazionale per docentie studenti.

Per rendere strutturale l’intervento di contrastoalla povertà educativa minorile, si raccomanda diproseguire la strada avviata dalla Legge di Bilancio2018 che ha previsto, al fine di realizzare specificiinterventi sul territorio, che l’Istat definisca pa-rametri e indicatori della povertà educativa perindividuare le zone di intervento prioritario, ba-sandosi su rilevazioni periodiche e utilizzo inte-grato di fonti amministrative.

Per quanto concerne l’istruzione terziaria, va sa-lutato con favore l’aumento delle risorse delFondo integrativo statale per la concessione diborse di studio universitarie, ma si sottolinea lanecessità di potenziare tutti gli strumenti per ildiritto allo studio (non solo borse di studio, maanche prestiti d’onore e servizi logistici per gli stu-denti fuori sede), mai troppo generosi in un Paesedove un diciannovenne su due non prova nemmenoa mettere piede in un’aula universitaria.

Per migliorare lo stato della salute, visto il suoruolo chiave al fine del conseguimento del-l’Agenda 2030, bisognerebbe passare da una pre-venzione tradizionalmente intesa, su cuisolitamente si concentra il dibattito pubblico, aquella visione di “promozione di salute” pro-mossa dalla Carta di Ottawa, di cui le compo-nenti ambientali e sociali rappresentano pilastrifondamentali. Ciò non significa di certo sminuirel’importanza della prevenzione, e in particolaredi quella secondaria, di cui i programmi vaccinalisono una componente essenziale, visti i rischi checorre il nostro Paese, anche alla luce delle per-plessità, diffuse in alcuni ambienti sociali, versole tradizionali forme di vaccinazione.

Evitare di “abbassare la guardia” nel campodella vaccinazione, specialmente nei confrontidelle fasce economicamente e socialmente piùdeboli, è quindi la prima cosa da fare, anche ri-spetto a patologie che possono essere ridottegrazie a screening mirati e vaccini, come nelcaso del cancro della cervice e del Papillomavirus. La stessa opera di prevenzione va fatta percontenere al massimo le malattie sessualmentetrasmissibili.

Per promuovere la visione olistica del benesseree della salute, in linea con l’Agenda 2030, nel-l’ambito del Festival 2018 dello Sviluppo Soste-nibile l’ASviS ha presentato un “Decalogo” e un

4. Le proposte dell’ASviS

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approccio, basato su indicatori di valutazione deirisultati raggiunti, riportato nel box sottostante.Le proposte sono disegnate in modo specifico perl’Italia, dove le criticità più importanti in ambitosanitario riguardano le disuguaglianze, la preven-zione in senso olistico, l’integrazione dei servizisanitari e socio-sanitari sul territorio, la cura alungo termine per i cronici e disabili, la lotta aglisprechi e lo sviluppo di una cultura della salutediffusa e consapevole.

Dal punto di vista delle responsabilità, il Decalogoindica nel Governo nazionale nel suo complessospecifiche responsabilità per il punto 1 (in partico-lare, la riduzione dell’inquinamento, degli incidentistradali e lavorativi, dello stress lavorativo, deltraffico di autoveicoli privati) e 6 (educazione e in-formazione sanitaria per il largo pubblico e in par-ticolare lotta alle fake news e interventi nellascuola, nello sport e nella comunicazione di massa).

Il Ministero della Salute ha responsabilità specificheper quanto riguarda il punto 2 (piena attuazione deiLivelli Essenziali di Assistenza, LEA, e in particolareequità nell’accesso alle prestazioni, sostegno a di-sabilità e non autosufficienza, assistenza domici-liare, vaccini e screening, continuità assistenziale,medicina di iniziativa e presa in carico), mentreall’Istituto Superiore di Sanità si chiede un’azionepiù incisiva sul punto 3, dedicato alla prevenzione(corretti e salutari stili di vita e misure di caratterepreventivo nei confronti degli eventi naturali cata-strofici) e 5, relativo agli sprechi e abusi (in parti-colare, per quanto riguarda farmaci e prestazioniinappropriate, medicina estetica e omeopatia e cri-teri di appropriatezza per le strutture pubbliche ela medicina di base). La Conferenza delle Regionidovrebbe occuparsi in via preminente del riequili-brio dell’offerta sanitaria sul territorio nazionale,incoraggiando l’attività delle reti cliniche di qualitàe misurando gli avanzamenti con specifici indica-

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IL DECALOGO ASviS SULLA SALUTE1. Attuare il principio “Salute in tutte le politiche” inserendo nella programmazione economica e po-

litica precisi obiettivi, e in particolare riduzione dell’inquinamento, degli incidenti stradali e lavo-rativi, dello stress lavorativo e del traffico di autoveicoli inquinanti, e controllare i risultati.

2. Definire precisi obiettivi di attuazione dei LEA e misurarne il raggiungimento con specifici indicatori,in particolare per l’accesso e i tempi di attesa per le prestazioni innovative e i farmaci di nuova ge-nerazione, per il sostegno a disabilità e non autosufficienza, e per l’assistenza domiciliare, i vaccini,gli screening, la continuità assistenziale, la medicina di iniziativa e la presa in carico.

3. Intensificare l’impegno in prevenzione e misurare gli avanzamenti, in particolare per stili di vita (ali-mentazione, fumo, alcol, moto fisico) ed eventi naturali catastrofici.

4. Intensificare gli sforzi per la medicina della povertà e il supporto preventivo e assistenziale ai poveri,agli stranieri in difficoltà, agli anziani soli, ai carcerati, e misurare i relativi avanzamenti.

5. Combattere gli sprechi e ridurre gli abusi di farmaci e prestazioni inappropriate, in particolare an-tibiotici, medicina estetica e omeopatia; introdurre criteri stringenti di appropriatezza per le strut-ture pubbliche e la medicina di base, e misurare i risultati con specifici indicatori; formare i dirigentia una gestione trasparente ed efficiente.

6. Intensificare la corretta informazione e educazione sanitaria e combattere le informazioni false etendenziose attraverso la scuola, le strutture sportive, la comunicazione di massa.

7. Combattere le diseguaglianze, rendere equilibrata e qualitativamente omogenea l’offerta sanitariain tutte le aree del paese, incoraggiare le reti cliniche di qualità e misurare gli avanzamenti conspecifici indicatori.

8. Incrementare gli investimenti in ricerca e innovazione, promuovere lo sviluppo della ricerca biome-dica, delle scienze per la vita e della sanità digitale, e misurare gli incrementi con indicatori.

9. Concordare un Piano nazionale per la assistenza socio-sanitaria territoriale integrata, la presa in caricodelle persone e famiglie in difficoltà, la lotta alla solitudine e alla depressione, lo sviluppo di formecomunitarie di supporto territoriale alle fragilità, la migliore organizzazione della vita urbana.

10.Valorizzare il ruolo del privato sociale per la salute e la sanità, evitando duplicazioni e sovrapposi-zioni, promuovendo l’integrazione delle funzioni e dei servizi, concordando alcuni principi comunidi riferimento e sviluppando progetti sperimentali di partnership pubblico-privato.

tori, come previsto dal punto 7. ASL e Comuni sonochiamati in causa per il punto 9, che riguarda lapromozione di un Piano condiviso per l’assistenzasocio-sanitaria territoriale, la presa in carico dellepersone e famiglie in difficoltà, la lotta alla solitu-dine e alla depressione, lo sviluppo di forme comu-nitarie di supporto territoriale alle fragilità e lamigliore organizzazione della vita urbana. Ai Co-muni spetta anche la valorizzazione del ruolo delprivato sociale, di cui al punto 10, evitando dupli-cazioni e sovrapposizioni, promuovendo l’integra-zione delle funzioni e dei servizi e concordandosperimentazioni territoriali avanzate di collabora-zione pubblico-privato. L’Istituto Nazionale di Me-dicina della Povertà e dell’Immigrazione vieneinvitato, con il punto 4, a intensificare gli sforzi peri soggetti più fragili e il supporto preventivo e sani-tario ai poveri, agli stranieri in difficoltà, agli an-ziani soli, ai carcerati. Infine, il MIUR è chiamato incausa per il punto 8, al fine di aumentare gli inve-stimenti in ricerca biomedica, nelle scienze per lavita e nella sanità digitale.

Il 26 luglio 2018 la Ministra della Salute, GiuliaGrillo, ha presentato alle Commissioni Affari Socialidi Camera e Senato le linee programmatiche del suoDicastero, alcune delle quali appaiono direttamentecollegate alle raccomandazioni del Decalogo. Inparticolare, la Ministra ha sottolineato l’intenzionedi: a) accelerare i processi di governo e monitorag-gio dell’offerta sanitaria nelle varie realtà, a partiredalla informatizzazione delle prenotazioni per leprestazioni ambulatoriali; b) rafforzare la collabo-razione con le Regioni; b) creare, con il supportodelle Regioni e degli altri stakeholder e rappresen-tanze dei cittadini, quelli che ha chiamato gli “Statigenerali per il benessere equo sostenibile”, i qualidovranno definire gli obiettivi generali e di lungoperiodo richiamati dal concetto di sostenibilità,anche rispetto alla tempistica di attuazione da de-finire sulla base di un cronoprogramma.

Particolarmente rilevante per la qualità della vitadelle persone e della loro salute, nonché per lostato del capitale naturale, è il tema dell’alimen-tazione e della qualità delle filiere agro-alimen-tari. Dal punto di vista della povertà alimentare,ovvero della difficoltà di accesso a una dieta disostentamento adeguata, è opportuno un mag-giore impegno delle istituzioni per:

• definire piani alimentari “adeguati”, basatisulla combinazione di diete appropriate, eco-logicamente sostenibili ed economicamenteaccessibili;

• condurre campagne di sensibilizzazione ededucazione alimentare e nutrizionale comeconoscenza di base per migliorare il benesserepersonale;

• accrescere la performance del “Sistema diSostegno alla Povertà Alimentare” (Banco ali-mentare, mense poveri, ecc), investendo inprocessi di innovazione sociale fondati su unasinergia tra gli stakeholder del territorio, comeprevisto dalla Legge sugli sprechi del 2016.

Va poi modificato il sistema attualmente utiliz-zato per monitorare la malnutrizione infantile (inparticolare, i dati relativi a wasting, stunting e so-vrappeso sotto i 5 anni), non coerente con quelloutilizzato a livello mondiale (es. UNICEF), il che im-pedisce di effettuare comparazioni efficaci.

Per migliorare le relazioni tra alimentazione e sa-lute è opportuno diffondere l’adozione del “Prin-cipio di Responsabilità” tra gli attori del sistemaagro-alimentare e stimolare al massimo il ruoloche i prodotti “responsabili” possono assumere sulmercato. Tale risultato può essere ottenuto attra-verso azioni di formazione (ad esempio, orientandoi fondi destinati alla formazione professionale allosviluppo di competenze sulla responsabilità socialed’impresa), un maggiore sostegno ai processi d’in-novazione per orientare la produzione alimentareverso prodotti ad alto potenziale nutrizionale, lavalorizzazione del modello di “agricoltura di pros-simità”, che può andare incontro alle rinnovate esi-genze del consumatore sempre più sensibile ai temidella sicurezza alimentare e ai vantaggi di traccia-bilità e qualità legate al territorio, assicurando l’ef-ficacia del sistema di controllo sull’affidabilitàdelle informazioni diffuse.

Per favorire una performance sostenibile delsettore agroalimentare, le variabili su cui agiresono quelle dell’economia circolare e dell’inno-vazione tecnologica, organizzativa e sociale. Conriferimento all’economia circolare, è importanteporsi l’obiettivo di far progressivamente transitareil sistema food a tale modello, migliorando le co-noscenze sui principi dell’economia circolarepresso gli imprenditori, definendo un piano di in-centivi a sostegno del cambio di paradigma, favo-rendo la diffusione delle best practice perun’Agricoltura 4.0, difendendo la competitività deiprodotti “sostenibili”, potenziando la percezionepresso i consumatori dei valori ambientali e socialiin essi espressi, riducendo sprechi e perdite ali-mentari dal campo alla forchetta, valorizzando ilruolo delle donne come agenti del cambiamento.

4. Le proposte dell’ASviS

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Bisogna poi operare a livello nazionale ed euro-peo per ridurre gli squilibri nella distribuzionedei pagamenti diretti dell’attuale Politica Agri-cola Comune (PAC) europea e far sì che la nuovaPAC favorisca la filiera corta del cibo, integrandola dimensione urbana a quella peri-urbana e ru-rale e offrendo maggiori agevolazioni fiscali agliimprenditori (soprattutto giovani) che voglionoprodurre cibo in modo equo e sostenibile.

Per quanto riguarda l’innovazione tecnologica, or-ganizzativa e sociale, è necessario favorire la col-laborazione del mondo universitario e dellaricerca (eventualmente attraverso l’azione dellaRete delle Università per lo Sviluppo sostenibile- RUS) con gli operatori locali per definire le prio-rità, sviluppare innovazioni e soluzioni tecnologi-che, organizzative e sociali in grado di affrontarele sfide ambientali e nutrizionali, promuovere la so-stenibilità della filiera agroindustriale e contribuirealla creazione di nuovi posti di lavoro, come racco-mandato nel “Milan Urban Food Policy Pact” e dalla“Carta di Milano”. Per facilitare tali collaborazionisarebbe auspicabile che queste tematiche sianosempre più presenti nei bandi disegnati sulla basedei programmi operativi regionali (POR-FESR), disviluppo rurale (PSR), dei progetti di rilevante in-teresse nazionale (PRIN) e della rete di ricerca“Social Impact Finance” sostenuta dal MIUR.

Capitale naturale e qualità dell’ambienteSe il raggiungimento degli SDGs relativi al capitalenaturale e alla qualità dell’ambiente sono condi-zione imprescindibile per il conseguimento degliobiettivi economici e sociali presenti nell’Agenda2030, un’azione di governo sulle risorse naturaliefficace e concreta deve operare integrando le po-litiche sociali ed economiche con quelle ambien-tali e di dotarsi a tal fine di adeguati strumenti divalutazione ex-ante ed ex-post sugli effetti dellediverse politiche sull’ambiente, nella considera-zione che ogni atto che riduce la disponibilità dicapitale naturale (CN) produce danno alla collet-tività e alle generazioni future.

In questo contesto va concluso rapidamentel’iter d’approvazione del “Piano Nazionale perl’Adattamento ai Cambiamenti Climatici” e vadato seguito alle raccomandazioni del “Rapportosullo stato del Capitale Naturale 2018”, sull’in-tegrazione di quest’ultimo nelle valutazioni enel monitoraggio di tutte le politiche, inclusequelle politiche economiche, e nella pianificazioneterritoriale. Di conseguenza, è necessario:

• definire criteri per l’integrazione degli impattifisici ed economici sul CN e sui Servizi Ecosi-stemici (SE) nell’ambito delle procedure di mo-nitoraggio e valutazione degli investimenti edelle politiche pubbliche a tutti i livelli ammi-nistrativi;

• garantire, nell’ambito della SNSvS, un’ade-guata quantificazione degli obiettivi ambien-tali relativi a CN e SE e degli indicatori piùidonei al monitoraggio degli stessi, anche pervalutare il contributo delle politiche (propostee attuate) al raggiungimento degli obiettivistessi;

• rafforzare l’integrazione della valutazionedegli impatti degli investimenti pubblici sul CNnell’attuazione delle Linee guida previste dalD.Lgs 228/2011. A tal fine, puntando sulla col-laborazione delle università e dei centri di ri-cerca specializzati, vanno: a) potenziate lecompetenze della pubblica amministrazioneper la gestione del CN e dei SE; b) emanateLinee guida per la quantificazione preventivadegli impatti e dei danni attesi delle azioniprogrammate su CN e SE, nonché dei beneficiderivanti da interventi di ripristino, gestione evalorizzazione ambientale.

Il sistema fiscale va ridisegnato per ridurreprogressivamente le pressioni sul CN e SE delleattività economiche, definendo quanto primaun piano per il progressivo azzeramento degli in-centivi dannosi per l’ambiente e includendonella definizione degli aiuti alle imprese del set-tore agricolo anche la valutazione delle esterna-lità positive e negative associate alla gestioneagronomica.

Va immediatamente riavviato il processo parla-mentare per giungere all’approvazione di unalegge nazionale con l’obiettivo di azzerare lacrescita del consumo di suolo e del degrado delterritorio. A tale proposito si può ripartire daicontenuti del DDL AS 2383 (integrati con il nuovoDDL AC 63 negli aspetti che rafforzano la coerenzae l’efficacia delle azioni rispetto al consegui-mento dei Target del Goal 15 e dell’Agenda 2030nella sua complessità) e definire il “Piano speci-fico per la neutralità al degrado del suolo”, comerichiesto dalla Convenzione per la lotta alla de-sertificazione citato nel Target 15.3.

In sede di pianificazione territoriale e di valuta-zioni di piani, programmi e progetti, vanno privi-legiate le opzioni “in armonia con la natura”(Nature-Based Solutions, Green Infrastructures)

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rispetto a quelle infrastrutturali tradizionali (GreyInfrastructures) e bisogna proseguire nel conso-lidamento del sistema delle aree protette nazio-nali e regionali e della Rete Natura 2000 a terrae a mare, valorizzandone il ruolo di tutela del ter-ritorio rispetto al consumo di suolo e alla fram-mentazione degli ecosistemi, attraverso losviluppo delle connessioni mediante sistemi di retiecologiche e di infrastrutture verdi. Analogo co-ordinamento va realizzato nei vari territori, anchenell’ambito della pianificazione per l’adatta-mento ai cambiamenti climatici, delle azioni voltealla prevenzione del rischio idro-geologico, dellasiccità e degli incendi per la tutela delle foreste.

Vanno poi sostenute politiche innovative di ge-stione delle risorse idriche, anche attraversol’uso di sistemi di elaborazione dei dati semprepiù dettagliati. Per arginare le perdite di rete el’inadeguata depurazione è indispensabile realiz-zare interventi straordinari, assicurando il coordi-namento territoriale delle Autorità di Bacino, delleRegioni e degli Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) edefinendo piani industriali che obblighino i gestoridei servizi ad assicurare standard adeguati ed ef-fettuare investimenti correlati agli utili.

Con il coinvolgimento delle Regioni e degli Enti Lo-cali, va rafforzato l’impegno per il raggiungi-mento degli obiettivi comunitari e nazionali direcupero e ripristino degli ecosistemi degradati,di miglioramento della connettività ecologica edi riduzione dell’artificializzazione e impermea-bilizzazione del suolo, con particolare riferimentoagli ambiti dei sistemi fluviali e delle zone umide.

È urgente riproporre i contenuti del DDL AS n.2343(eventualmente integrato con i nuovi DDL deposi-tati sul Diritto all’Acqua), introducendo il ricono-scimento e la quantificazione del diritto umanoall’acqua con un livello di minimo vitale gratuitoper tutti sottratto dalle regole del mercato, ri-conoscendo l’acqua come un bene comune pub-blico, prevedendo l’attivazione di un Fondointernazionale di solidarietà per progetti di coope-razione internazionale volti a garantire l’accessoall’acqua nei Paesi più poveri, favorendo l’impe-gno degli enti locali e le forme partecipative a tu-tela di questa risorsa come espresse dalla propostadella “Carta delle Città per il Diritto all’Acqua”.

Per gli ecosistemi marini, il Governo deve adot-tare tutte le misure previste dalla Direttiva eu-ropea sulla Strategia marina, garantendo che lerisorse umane e materiali impegnate a tal finesiano adeguate e commisurate all’interesse am-

bientale, economico e sociale che l’ambiente ma-rino riveste per il nostro Paese. Va assicurata l’im-mediata implementazione del programma dimonitoraggio previsto dalla Direttiva (e la cui sca-denza era già prevista al 2014), in linea conquanto prevedono anche i Target dell’Obiettivo14. Va ratificato il Protocollo offshore per la pro-tezione del Mediterraneo contro l’inquinamentoderivante dall’esplorazione e dallo sfruttamentodella piattaforma continentale, dei fondali e delrelativo sottosuolo, adottato nel 1994 nell’ambitodella Convenzione di Barcellona.

Infine, va ratificato il protocollo di Nagoya (fir-mato il 23 giugno 2011) relativo all’accesso allerisorse genetiche e alla giusta ed equa riparti-zione dei benefici derivanti dalla loro utilizza-zione (richiamato dai Target 2.5 e 15.6dell’Agenda 2030) e, nel rispetto della Conven-zione di Aarhus sull’accesso alle informazioni, vafavorita la partecipazione attiva di cittadini e so-cietà civile ai processi decisionali e l’accesso allagiustizia in materia ambientale.

Città, infrastrutture e capitale socialeLe città possono svolgere un ruolo cruciale per ac-celerare il percorso verso la sostenibilità. Circa il66% delle città europee ha già un piano di mitiga-zione dell’impatto dei cambiamenti climatici, il26% un piano di adattamento, il 17% piani di adat-tamento e mitigazione congiunti, mentre il 30%non ha alcuna forma di iniziativa. Circa il 70%delle città con più di un milione di abitanti di-spone di azioni di mitigazione e/o di un piano diadattamento, e nei Paesi con legislazione nazio-nale sul clima si riscontra il doppio dei piani di mi-tigazione urbana e una disponibilità cinque voltemaggiore a produrre piani di adattamento urbanorispetto a quelli senza tale legislazione.

In questa prospettiva, il Patto dei Sindaci europeiha un ruolo importante e sta incoraggiando lecittà più piccole a impegnarsi seriamente sul temadel cambiamento climatico. Italia sono quasi3.200 i comuni aderenti e, su un campione di 76città con popolazione superiore a 50mila abitanti,58 si sono dotate di un piano autonomo di conte-nimento delle emissioni e 56 di un piano clima-energia, mentre solo 15 si sono impegnate inazioni pianificate di adattamento. Infine, sonocinque le città italiane che hanno aderito al“Compact of Mayors” lanciato dall’ONU con C40 eICLEI per costituire una rete mondiale di iniziativeper clima ed energia.

4. Le proposte dell’ASviS

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Le azioni orientate alle città del nostro Paesevanno concentrate sui dodici Obiettivi per i qualil’analisi svolta nel precedente Capitolo mostra unacondizione che non consentirà il raggiungimentodei 14 SDGs inseriti nell’Agenda urbana per lo svi-luppo sostenibile. Di conseguenza, si segnalano leseguenti proposte, parzialmente già citate:

• istruzione di qualità: va ridotto l’abbandonoscolastico, con interventi precoci, percorsipersonalizzati più flessibili per i giovani cheabbandonano gli studi. Fare delle università edei centri di ricerca i volani fondamentali perlo sviluppo delle aree urbane, aumentando gliinvestimenti in campus con servizi per stu-denti, docenti e ricercatori, anche al fine diqualificare la rete degli atenei in ogni partedel Paese, riducendo il divario tra Sud e Cen-tro-nord;

• acqua pulita e servizi igienico-sanitari: av-viare un “Piano nazionale di ammodernamentodelle reti di distribuzione idrica” per ridurre lospreco delle risorse, con la sollecita approva-zione del DDL sull’acqua come bene pubblicoe l’adeguamento dei sistemi di depurazionealla direttiva 91/271/CE, al fine di migliorarela qualità dei corpi idrici ricettori;

• lavoro dignitoso e crescita economica: adottarenuovi strumenti finanziari e incubatori d’impresaper favorire la nascita di start-up e la creazionedi luoghi per l’economia creativa e della cono-scenza (FabLab, living lab, makerspace, ecc.)utilizzando le aree industriali dismesse;

• mobilità urbana: adottare un Piano d’azionenazionale per sostenere le città nel persegui-mento dei principali obiettivi europei, cioè unaforte riduzione dell’uso delle auto alimentatecon carburanti tradizionali e delle vittime dellastrada, la realizzazione di sistemi di logistica ur-bana a zero emissioni di carbonio, l’incrementosignificativo degli investimenti per recuperareil ritardo nella dotazione di infrastrutture di tra-sporto pubblico nelle città e la realizzazione delsistema di monitoraggio sulla sicurezza stradaleprevisto dall’Unione europea;

• consumo di suolo: definire un Piano d’azioneconcordato tra Stato e Regioni per individuareobiettivi di riduzione del consumo di suolo econtrollarne l’attuazione, approvare una leggenazionale di principi sul governo del territorioe creare una banca dati del patrimonio ediliziopubblico e privato inutilizzato e disponibile peril recupero e il riuso;

• qualità dell’aria: individuazione urgente di unpacchetto nazionale di misure che riguardino itrasporti e gli impianti di riscaldamento e del-l’industria; rafforzamento dei sistemi di moni-toraggio locale e di informazione ai cittadinisui rischi per la salute, valorizzando esperienzedi concertazione ai diversi livelli istituzionali,come il Tavolo sulla qualità dell’aria istituitopresso il MATTM tra le Regioni e il Governo perla Pianura Padana;

• verde urbano: riconoscimento di tale ele-mento nella sua totalità come produttore diservizi ecosistemici, e serbatoio di biodiver-sità, con l’istituzione di una nuova categoria diaree verdi nella pianificazione urbanisticaadatte a fronteggiare i cambiamenti climaticiin atto, con l’introduzione di incentivi per fa-vorire il mantenimento e lo sviluppo delle retiecologiche, delle infrastrutture verdi e dellearee agricole periurbane.

Per ciò che concerne le infrastrutture, la condi-zione dell’Italia, nonostante alcuni passi avanti, èmolto preoccupante, come il dramma del crollodel ponte Morandi a Genova avvenuto il 14 agostoha reso evidente a tutti. Riguardo alla rete auto-stradale, le esigenze sono numerose e richie-dono investimenti significativi, oltre a unimmediato miglioramento del monitoraggiodello stato delle infrastrutture esistenti. Glistudi condotti in vari Paesi indicano che i ponti incalcestruzzo hanno una durata di vita limitata a50-70 anni e che le condizioni di utilizzo sono di-ventate molto più gravose di quelle stimate infase di progettazione a causa dell’enorme incre-mento di traffico e di pesi trasportati, il che ac-celera il processo di deterioramento dellastruttura. Considerando che il Consiglio Nazionaledelle Ricerche (CNR) stima che in Italia ci sono al-meno 10mila strutture sospese (di cui non esisteal momento un registro centralizzato e dati distato e manutenzione) che, per età, traffico so-stenuto e degradazione dei materiali, potrebberoessere “a rischio”, si comprende come la massimapriorità vada data alla costruzione di sistemi dimonitoraggio integrati, applicando la “manuten-zione predittiva” su tutte le opere considerate“a termine”4.

E non meno importanti e urgenti sono gli inter-venti per le altre infrastrutture fisiche, quali:

• le azioni per aumentare la sicurezza stradaleattraverso la predisposizione di uno specificoPiano nazionale di interventi di manutenzione

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straordinaria. La trasformazione digitale delleinfrastrutture esistenti ne migliorerebbe la qua-lità, la sicurezza e l’utilizzo, offrendo dati e ser-vizi che agevolerebbero la mobilità di persone emerci, facilitando e semplificando il trasporto;

• un nuovo quadro di programmazione delle in-frastrutture idriche, che permetterebbe un in-cremento degli investimenti per risolvere le forticriticità delle reti, come la perdita di acqua;

• l’adozione di moderne tecnologie di rispar-mio energetico e di generazione rinnovabiledi energia sui beni pubblici e privati;

• la prosecuzione degli investimenti nelle in-frastrutture aeroportuali, grazie ai quali l’Ita-lia sta registrando una mobilità extra-europeain crescita;

• il potenziamento del trasporto ferroviario dimerci, dove l’Italia è indietro rispetto ai par-tner europei. Se l’Alta velocità è stata una ri-voluzione per il trasporto delle persone, oraserve un progetto di “Alta capacità” per effi-cientare il trasporto delle merci, il cheavrebbe anche un significativo impatto sulla ri-duzione delle emissioni di sostanze nocive;

• un investimento nelle infrastrutture LNG (li-quefied natural gas, cioè il metano liquido).Mentre l’iniziativa privata sta rispondendo alleesigenze di trasporto terrestre, l’intervento sultrasporto marittimo è carente. Il MISE ha svi-luppato negli anni scorsi, d’intesa con gli sta-keholder del sistema di trasporto merci epasseggeri, uno studio strategico per valutarei fabbisogni di LNG e di infrastrutture. È ur-gente passare il prima possibile a definire lescelte necessarie per dotare i porti delle infra-strutture di approvvigionamento e distribu-zione di LNG sia alle navi (bunkering), sia altrasporto su gomma.

Infine, il sostegno alla ricerca e sviluppo è cre-sciuto, ma resta ancora insufficiente. Si auspicache anche nel 2019 vengano prorogati e aumen-tati il credito d’imposta al 50% della Legge232/2016, il bonus ricerca e sviluppo e i creditid’imposta Industria 4.0, orientandoli maggior-mente alle imprese che vogliono muoversi versol’economia circolare e rafforzando le agevolazionifiscali per la formazione del personale su questetematiche. In questo quadro, l’investimentonella digitalizzazione dei processi economici esociali è fondamentale, anche per realizzaresmart cities, intelligenti, tecnologiche e più so-

stenibili, in grado di avere una maggiore effi-cienza energetica, ridurre l’inquinamento e otti-mizzare i servizi per una migliore vivibilità e piùelevata qualità della vita (“Società 5.0”).

Il capitale sociale, indispensabile per trasformareil sistema socio-economico verso lo sviluppo so-stenibile, dipende anche dalla qualità delle isti-tuzioni, in grado di generare quei “servizisociosistemici” che alimentano e sostengono il be-nessere sociale. In questo ambito, la cultura dellalegalità è fondamentale per assicurare tali servizi,mentre la corruzione ha un impatto negativo sumolti aspetti fondamentali della vita collettiva eindividuale. Occorre, quindi:

• continuare a sensibilizzare ed educare allalegalità e alla lotta alla mafia, fornendo glistrumenti cognitivi più adatti per conoscere einterpretare la complessità del fenomeno giàin età scolare;

• creare gruppi di lavoro trasversali e informalitra amministrazioni e organizzazioni della so-cieà civile per facilitare lo scambio di infor-mazioni e la consapevolezza di un principiodi responsabilità diffusa alla legalità, divul-gando, analizzando e attuando le diverse nor-mative anticorruzione sia di rango primario chesecondario;

• diffondere e promuovere buone prassi di re-sponsabilità sociale e di impegno civico comefattori emulativi di contrasto di antivalori qualil’omertà, la collusione e l’opacità;

• stilare un codice comune di condotta a livellopolitico e amministrativo, in grado di preve-nire l’insorgere di fenomeni corruttivi e di fa-voreggiamento alle mafie, presidiando lecampagne elettorali;

• in attuazione dei principi del nuovo Codicedegli Appalti, ampliare l’utilizzo del rating dilegalità, rivedendone in parte il sistema di fun-zionamento, in modo che possa effettivamentediventare uno strumento utile per prevenirel’’insorgere e la diffusione della corruzione,anche tra privati, in occasione di bandi e garerelative a opere pubbliche e infrastrutturali;

• attuare con decisione la Legge 199/2016 sulcontrasto al caporalato (fenomeno criminaleche lede giustizia sociale, dignità e diritti) sia alivello preventivo, azionando specifiche premia-lità, sia rendendo operativa ed efficiente la ca-bina di regia tra le diverse commissioniterritoriali.

4. Le proposte dell’ASviS

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Cooperazione internazionaleL’Italia prevede, con l’ultimo Documento di Eco-nomia e Finanza (DEF), di raggiungere un volumedi Assistenza Pubblica allo Sviluppo (APS) pari allo0,30% del RNL entro il 2020, ma l’impegno presoa livello internazionale è di destinare all’APS lo0,7% del RNL. Occorre, perciò, che si incremen-tino le risorse, specialmente considerando chel’Italia non rispetta l’impegno di destinare lo0,20% ai paesi più poveri (LDC). Peraltro, va te-nuto presente che l’APS nel 2017 è dovuta, peroltre un terzo, ai costi per i rifugiati in Italia. Poi-ché il flusso di migranti/richiedenti asilo/rifugiatitra il 2017 e il 2018 si sta riducendo in manieraconsiderevole, per raggiungere l’obiettivo siadello 0,30% sia dello 0,7% occorreranno sforzimaggiori per allocare e gestire fondi APS verso illoro scopo originario di lotta alla povertà e alla di-suguaglianza nei Paesi in via di sviluppo. Occorredunque contrastare l’uso dei fondi per risponderealle preoccupazioni a breve termine nel campodella sicurezza o della migrazione e definendo unapproccio multilivello coerente, che comprendasia la cooperazione alla ricerca e soccorso inmare, sia le politiche di integrazione (ad esempio,la Legge 141/2015 sull’agricoltura sociale sarebbeestremamente utile per connettere la politica mi-gratoria a quella di inclusione socio-lavorativa, mala mancanza dei decreti attuativi e delle Lineeguida impedisce l’operatività delle norme).

Un secondo aspetto riguarda il migliormento dellaprogrammazione della cooperazione italiana. Senel passato il “Documento triennale di Program-mazione e di Indirizzo della Cooperazione” è statoimpostato più su linee di indirizzo, che su efficacicriteri di programmazione, ora si sta procedendo,in un percorso di dialogo multi-attori, alla revi-sione della sua struttura. Occorre, quindi, che ifuturi Documenti triennali mostrino con chia-rezza il collegamento tra obiettivi, priorità, ri-sorse e risultati attesi. Inoltre, va evidenziatocome le priorità settoriali possano sostenere unastrategia complessiva di sviluppo sostenibile, mail tema della coerenza delle politiche non deve ap-plicarsi solo alla proiezione estera: per questo èimportante che il Documento vada oltre l’SDG 17e si integri coerentemente con le azioni relativeai diversi Obiettivi che abbiano impatto alla di-mensione della cooperazione internazionale.

In questa prospettiva, occorre ricercare coerenzatra le politiche (e le agenzie pubbliche) che sup-portano l’internazionalizzazione delle imprese, le

politiche di cooperazione per il rafforzamentodell’imprenditoria dei Paesi partner e quelle di raf-forzamento della difesa dei diritti umani e del la-voro. A tale proposito, è importante che l’Italiasostenga il negoziato in corso in sede ONU sul“Trattato Vincolante su Diritti Umani e Imprese”,anche se va segnalato che il “Piano Nazionale Im-prese e Diritti umani” di cui il nostro Paese disponeè poco conosciuto e non è attuato. Inoltre, se lepolitiche del commercio internazionale non devonoandare a discapito di piccole imprese, della piccolaagricoltura e delle comunità territoriali, sia in Italiache nei Paesi partner, il nostro Paese dovrebbe ri-chiedere che il rispetto delle principali conven-zioni relative ai diritti umani, del lavoro edell’ambiente siano considerati dei pre-requisitiper qualunque negoziato commerciale.

Un terzo aspetto ha a che fare con le modalità concui la cooperazione internazionale viene attuata.A tale proposito va ricordato che:

• i fondi devono essere usati senza imporre al-cuna condizionalità e orientati alle strategienazionali di sviluppo dei Paesi partner, assicu-randosi che esse siano sostenute da un effet-tivo dialogo con la società civile;

• la cooperazione deve concentrarsi su attivitàche abbiano un impatto “trasformativo”, chepromuova inclusione e sostenibilità ambien-tale, assicurando che i meccanismi di supportoal coinvolgimento del settore privato nellacooperazione definiscano con trasparenzaruoli, responsabilità e impatti attesi.

Per migliorare la coerenza delle politiche per losviluppo sostenibile riteniamo necessario:

• introdurre l’accesso universale all’acqua trale priorità della cooperazione italiana per il“target ambiente” (in particolare, interventiper garantire l’accesso all’acqua per usoumano e per la sicurezza alimentare nei Paesiafricani colpiti dai cambiamenti climatici) eapprovare i disegni di legge che introducono ilriconoscimento e la quantificazione del dirittoumano all’acqua;

• rilanciare l’iter per l’approvazione dellalegge nazionale sul commercio equo, inte-grandola con il percorso di riforma del TerzoSettore e la Legge 125/2014 riguardante lacooperazione internazionale;

• accelerare la revisione, in atto da più di unanno a cura del MATTM, dei Criteri AmbientaliMinimi (CAM) previsti dal Piano di Azione Nazio-

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nale per il Green Public Procurement. Il criterio“Commercio Equo” era già stato individuato daiprecedenti CAM della ristorazione collettivacome criterio premiante, ma la nuova sfida èquella di considerare tale criterio come obbli-gatorio. Parallelamente, è fondamentale che iCAM vengano diffusi e applicati dalla maggio-ranza delle stazioni appaltanti, così come glistrumenti che definiscono gli standard ecologicie sociali degli acquisti pubblici;

• investire maggiormente in digital trasforma-tion, innovazione in ambito finanziario eimpact granting per la trasformazione fi-nanziaria;

• che la Direzione Generale della Cooperazioneallo Sviluppo e l’Agenzia Italiana per la Coope-razione allo Sviluppo aggiornino le Linee guidae i Principi guida settoriali a supporto degliobiettivi della SNSvS identificati come prio-ritari per la cooperazione italiana;

In termini di azioni da attuare in sede interna-zionale sul tema del diritto all’acqua, propo-niamo che il Governo italiano:

• si faccia promotore, presso il Consiglio dei Dirittiumani, di una proposta per l’avvio di un processonegoziale finalizzato all’adozione di strumentigiuridici per il diritto umano all’acqua e ai ser-vizi igienici di base (ad esempio, un SecondoProtocollo Opzionale al patto PIDESC);

• chieda alla Commissione europea di: a) inserirenella Carta Europea dei Diritti umani il rico-noscimento del diritto umano all’acqua comeun diritto universale di tutti cittadini europei;b) sostenere il riconoscimento esplicito del di-ritto umano all’acqua, e non solo l’accessoall’acqua, nella Direttiva Quadro Driking Waterin fase di approvazione, riconoscendo ai Paesimembri la facoltà di garantire il diritto umanoall’acqua in termini di accesso garantito al li-vello di minimo vitale con la possibilità di presain carico del relativo costo attraverso la fisca-lità generale.

Inoltre, per incoraggiare e promuovere efficacipartenariati tra soggetti pubblici, pubblico-privatie nella società civile, bisognerebbe sollecitare glienti locali ad adottare la “Carta delle città peril diritto umano all’acqua” come strumento perla realizzazione di progetti sull’accesso all’acquacome diritto umano nelle città. Parallelamente,l’approvazione dei nuovi CAM per la ristorazionecollettiva, mirati a ridurre l’impatto sociale del-

l’acquisto di prodotti definiti esotici (banane,ananas, cacao, zucchero di canna, caffè), porte-rebbe la pubblica amministrazione italiana ad al-linearsi agli altri Paesi europei in termini disupporto ai produttori svantaggiati nei Paesi in viadi sviluppo.

Infine, si segnala che risulta molto complesso ri-portare con trasparenza i flussi di APS in materiadi nutrizione. Il nutrition marker5 lanciato dal-l’OCSE su base volontaria a partire dal 2020 per-metterà di valutare e riportare in modo piùefficace i programmi nutrition specific e nutritionsensitive. L’Italia ha la possibilità di iniziare a uti-lizzare il marker già a partire dal 2019, il che con-sentirebbe di valutare il livello di impegno delnostro Paese in programmi di nutrizione e il con-tributo concreto all’attuazione di numerosi SDGs.

4. Le proposte dell’ASviS

137

Rapporto ASviS 2018

138

NOTE

1 Secondo lo IPCC (AR5-WGIII) l’Europa meridionale e l’area mediterranea nei prossimi decenni dovranno fronteggiare gli im-patti più significativi dei cambiamenti climatici e saranno fra le aree più vulnerabili del pianeta a causa dell’innalzamentodelle temperature, dell’aumento della frequenza degli eventi estremi (siccità, ondate di calore, precipitazioni intense) edella riduzione delle precipitazioni annuali.

2 Acciari P., Alvaredo F., Morelli S. (2018), https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/wp-content/uploads/2018/05/Forum_ASVIS-22-Maggio-2018-_-Morelli.pdf;

3 Su questi aspetti di vedano le conclusioni del Seminario “Le disuguaglianze tra i mondi e nei mondi” organizzato il 4 Giugno2018 da ASviS, Forum Disuguaglianze Diversità, Acli e Oxfam, nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile,https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/le-disuguaglianze-tra-i-mondi-e-nei-mondi-conclusioni/

4 Oggi sono disponibili tecnologie e sistemi che consentono un monitoraggio continuo e sistematico delle infrastrutture, benpiù efficienti ed efficaci delle telecamere, utilizzate più per il monitoraggio del traffico che della infrastruttura e il cui fun-zionamento è tra l’altro spesso influenzato dal maltempo. Grazie all’ampia disponibilità di tecnologie per la raccolta, l’ar-chiviazione e l’analisi di dati è relativamente agevole realizzare una manutenzione su condizione e/o una “manutenzionepredittiva”, utilizzando i continui progressi nel campo dei big data e dell’intelligenza artificiale. Oltre ai sensori da installarein loco, si utilizzano droni e tecnologie satellitari in grado di monitorare anche piccoli spostamenti delle infrastrutture (comei radar ad apertura sintetica, SAR), il cui costo è alquanto contenuto.

5 www.oecd.org/officialdocuments/publicdisplaydocumentpdf/?cote=DCD/DAC/STA T(2018)41/REV1&doc Language=En

Appendice:Goal e Target

5.

Rapporto ASviS 2018

140

Goal 1: SCONFIGGERE LA POVERTÀPorre fine ad ogni forma di povertànel mondo

Target

1.1 Entro il 2030, eliminare la povertà estrema pertutte le persone in tutto il mondo, attualmentemisurata come persone che vivono con meno di1,25 dollari al giorno

1.2 Entro il 2030, ridurre almeno della metà la per-centuale di uomini, donne e bambini di ogni etàche vivono in povertà in tutte le sue dimensioniin base alle definizioni nazionali

1.3 Applicare a livello nazionale sistemi adeguati emisure di protezione sociale per tutti, inclu-dendo i livelli minimi, ed entro il 2030 raggiun-gere sostanziale copertura dei poveri e deivulnerabili

1.4 Entro il 2030, assicurare che tutti gli uomini ele donne, in particolare i poveri e i vulnerabili,abbiano uguali diritti riguardo alle risorse eco-nomiche, così come l’accesso ai servizi di base,la proprietà e il controllo sulla terra e altre

forme di proprietà, eredità, ri-sorse naturali, adeguate nuovetecnologie e servizi finanziari, tracui la microfinanza

1.5 Entro il 2030, costruire la resilienza dei poverie di quelli in situazioni vulnerabili e ridurre laloro esposizione e vulnerabilità ad eventiestremi legati al clima e ad altri shock e disastrieconomici, sociali e ambientali

1.a Garantire una significativa mobilitazione di ri-sorse da una varietà di fonti, anche attraversola cooperazione allo sviluppo rafforzata, al finedi fornire mezzi adeguati e prevedibili per iPaesi in via di sviluppo, in particolare per i Paesimeno sviluppati, ad attuare programmi e poli-tiche per porre fine alla povertà in tutte le suedimensioni

1.b Creare solidi quadri di riferimento politici a li-vello nazionale, regionale e internazionale, ba-sati su strategie di sviluppo a favore dei poverie attenti alla parità di genere, per sostenere in-vestimenti accelerati nelle azioni di lotta allapovertà

Goal 2: SCONFIGGERE LA FAME Porre fine alla fame, raggiungere lasicurezza alimentare, migliorare lanutrizione e promuovereun’agricoltura sostenibile

Target

2.1 Entro il 2030, eliminare la fame e assicurare atutte le persone, in particolare i poveri e le per-sone in situazioni vulnerabili, tra cui i bambini,l’accesso a un’alimentazione sicura, nutrientee sufficiente per tutto l’anno

2.2 Entro il 2030, eliminare tutte le forme di malnu-trizione, incluso il raggiungimento, entro il 2025,degli obiettivi concordati a livello internazionalesull’arresto della crescita e il deperimento deibambini sotto i 5 anni di età, e soddisfare le esi-genze nutrizionali di ragazze adolescenti, in gra-vidanza, in allattamento e delle persone anziane

2.3 Entro il 2030, raddoppiare la produttività agri-cola e il reddito dei produttori di alimenti su pic-cola scala, in particolare le donne, le popolazioniindigene, le famiglie di agricoltori, pastori e pe-

scatori, anche attraverso l’ac-cesso sicuro e giusto alla terra, adaltre risorse e stimoli produttivi,alla conoscenza, ai servizi finanziari, aimercati e alle opportunità che creino valore ag-giunto e occupazione non agricola

2.4 Entro il 2030, garantire sistemi di produzionealimentare sostenibili e applicare pratiche agri-cole resilienti che aumentino la produttività ela produzione, che aiutino a conservare gli eco-sistemi, che rafforzino la capacità di adatta-mento ai cambiamenti climatici, alle condizionimeteorologiche estreme, alla siccità, alle inon-dazioni e agli altri disastri, e che migliorino pro-gressivamente il terreno e la qualità del suolo

2.5 Entro il 2020, assicurare la diversità genetica disemi, piante coltivate e animali da allevamentoe domestici e le loro specie selvatiche affini,anche attraverso banche del seme e dellepiante gestite e diversificate a livello nazionale,regionale e internazionale, e promuovere l’ac-cesso e la giusta ed equa condivisione dei bene-fici derivanti dall’utilizzo delle risorsegenetiche e delle conoscenze tradizionali colle-gate, come concordato a livello internazionale

5. Appendice: Goal e Target

141

2.a Aumentare gli investimenti, anche attraversouna cooperazione internazionale rafforzata, ininfrastrutture rurali, servizi di ricerca e di di-vulgazione agricola, nello sviluppo tecnologicoe nelle banche genetiche di piante e bestiame,al fine di migliorare la capacità produttiva agri-cola nei Paesi in via di sviluppo, in particolarenei Paesi meno sviluppati

2.b Correggere e prevenire restrizioni commercialie distorsioni nei mercati agricoli mondiali,anche attraverso l’eliminazione parallela di

tutte le forme di sovvenzioni alle esportazioniagricole e tutte le misure di esportazione coneffetto equivalente, conformemente al man-dato del “Doha Development Round”

2.c Adottare misure per garantire il corretto fun-zionamento dei mercati delle materie prime ali-mentari e dei loro derivati e facilitare l’accessotempestivo alle informazioni di mercato, ancheper quanto riguarda le riserve di cibo, al fine dicontribuire a limitare l’estrema volatilità deiprezzi alimentari

Goal 3: SALUTE E BENESSERE Assicurare la salute e il benessereper tutti e per tutte le età

Target

3.1 Entro il 2030, ridurre il tasso di mortalità ma-terna globale a meno di 70 per 100.000 nati vivi

3.2 Entro il 2030, mettere fine alle morti evitabilidi neonati e bambini sotto i 5 anni di età, conl’obiettivo per tutti i Paesi di ridurre la morta-lità neonatale a non più di 12 su 1.000 nati vivie, per i bambini al di sotto dei 5 anni, ridurre lamortalità a non più di 25 su 1.000 nati vivi

3.3 Entro il 2030, porre fine alle epidemie di AIDS,tubercolosi, malaria e malattie tropicali trascu-rate e combattere l’epatite, le malattie legateall’uso dell’acqua e altre malattie trasmissibili

3.4 Entro il 2030, ridurre di un terzo la mortalitàprematura da malattie non trasmissibili attra-verso la prevenzione e la cura e promuovere lasalute mentale e il benessere

3.5 Rafforzare la prevenzione e il trattamento diabuso di sostanze, tra cui abuso di stupefacentie l’uso nocivo di alcool

3.6 Entro il 2020, dimezzare il numero di decessi alivello mondiale e le lesioni da incidenti stradali

3.7 Entro il 2030, garantire l’accesso universale aiservizi di assistenza sanitaria sessuale e ripro-duttiva, compresi quelli per la pianificazione fa-miliare, l’informazione e l’educazione, el’integrazione della salute riproduttiva nellestrategie e nei programmi nazionali

3.8 Conseguire una copertura sanitaria universale, com-presa la protezione dai rischi finanziari, l’accesso aservizi essenziali di assistenza sanitaria di qualità el’accesso a farmaci essenziali sicuri, efficaci, diqualità e a prezzi accessibili e vaccini per tutti

3.9 Entro il 2030, ridurre sostanzial-mente il numero di decessi e ma-lattie da sostanze chimichepericolose e da inquinamento e conta-minazione di aria, acqua e suolo

3.a Rafforzare l’attuazione della “Convenzione qua-dro dell’Organizzazione Mondiale della Sa-nità”[1] sul controllo del tabacco in tutti i Paesi,a seconda dei casi

3.b Sostenere la ricerca e lo sviluppo di vaccini efarmaci per le malattie trasmissibili e non tra-smissibili che colpiscono soprattutto i Paesi invia di sviluppo, fornire l’accesso ai farmaci es-senziali e ai vaccini a prezzi accessibili, in con-formità con la Dichiarazione di Dohasull’Accordo TRIPS[2] e la salute pubblica , cheafferma il diritto dei Paesi in via di sviluppo adutilizzare appieno le disposizioni dell’accordosugli aspetti commerciali dei diritti di proprietàintellettuale in materia di flessibilità per pro-teggere la salute pubblica e, in particolare, difornire l’accesso ai farmaci per tutti

3.c Aumentare sostanzialmente il finanziamentodella sanità e il reclutamento, lo sviluppo, laformazione e il mantenimento del personale sa-nitario nei Paesi in via di sviluppo, soprattuttonei Paesi meno sviluppati e nei piccoli Stati in-sulari in via di sviluppo

3.d Rafforzare la capacità di tutti i Paesi, in parti-colare i Paesi in via di sviluppo, per la preven-zione, la riduzione e la gestione dei rischi perla salute nazionale e globale

[1] “World Health Organization Framework Convention onTobacco Control”[2] “Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights.”

Rapporto ASviS 2018

142

Goal 4: ISTRUZIONE DI QUALITÀPER TUTTI Assicurare un’istruzione di qualità,equa ed inclusiva, e promuovereopportunità di apprendimentopermanente per tutti

Target

4.1 Entro il 2030, assicurarsi che tutti i ragazzi ele ragazze completino una istruzione primariae secondaria libera, equa e di qualità che portia rilevanti ed efficaci risultati di apprendi-mento

4.2 Entro il 2030, assicurarsi che tutte le ragazze ei ragazzi abbiano accesso a uno sviluppo infan-tile precoce di qualità, alle cure necessarie eall’accesso alla scuola dell’infanzia, in modoche siano pronti per l’istruzione primaria

4.3 Entro il 2030, garantire la parità di accesso pertutte le donne e gli uomini ad una istruzione acosti accessibili e di qualità tecnica, ad unaistruzione professionale e di terzo livello, com-presa l’Università

4.4 Entro il 2030, aumentare sostanzialmente ilnumero di giovani e adulti che abbiano le com-petenze necessarie, incluse le competenzetecniche e professionali, per l’occupazione,per lavori dignitosi e per la capacità impren-ditoriale

4.5 Entro il 2030, eliminare le disparità di generenell’istruzione e garantire la parità di accessoa tutti i livelli di istruzione e formazione pro-fessionale per i più vulnerabili, comprese le per-sone con disabilità, le popolazioni indigene e ibambini in situazioni vulnerabili

4.6 Entro il 2030, assicurarsi che tuttii giovani e una parte sostanziale diadulti, uomini e donne, raggiunganol’alfabetizzazione e l’abilità di calcolo

4.7 Entro il 2030, assicurarsi che tutti gli studentiacquisiscano le conoscenze e le competenzenecessarie per promuovere lo sviluppo sosteni-bile attraverso, tra l’altro, l’educazione per losviluppo sostenibile e stili di vita sostenibili, idiritti umani, l’uguaglianza di genere, la pro-mozione di una cultura di pace e di non vio-lenza, la cittadinanza globale e lavalorizzazione della diversità culturale e delcontributo della cultura allo sviluppo sosteni-bile

4.a Costruire e adeguare le strutture scolastiche inmodo che siano adatte alle esigenze dei bam-bini, alla disabilità e alle differenze di generee fornire ambienti di apprendimento sicuri,non violenti, inclusivi ed efficaci per tutti

4.b Entro il 2020, espandere sostanzialmente a li-vello globale il numero di borse di studio a di-sposizione dei Paesi in via di sviluppo, inparticolare dei Paesi meno sviluppati, dei pic-coli Stati insulari in via di sviluppo e dei Paesiafricani, per l’iscrizione all’istruzione supe-riore, comprendendo programmi per la forma-zione professionale e della tecnologiadell’informazione e della comunicazione, tec-nici, ingegneristici e scientifici, nei Paesi svi-luppati e in altri Paesi in via di sviluppo

4.c Entro il 2030, aumentare notevolmente l’of-ferta di insegnanti qualificati, anche attra-verso la cooperazione internazionale per laformazione degli insegnanti nei Paesi in via disviluppo, in particolare nei Paesi meno svilup-pati e nei piccoli Stati insulari in via di sviluppo

Goal 5: PARITÀ DI GENERE Raggiungere l’uguaglianza di generee l’empowerment (maggiore forza,autostima e consapevolezza) di tuttele donne e le ragazze

Target

5.1 Porre fine a ogni forma di discriminazione neiconfronti di tutte le donne, bambine e ragazzein ogni parte del mondo

5.2 Eliminare ogni forma di violenzacontro tutte le donne, bambine eragazze nella sfera pubblica e pri-vata, incluso il traffico a fini di prosti-tuzione, lo sfruttamento sessuale e altri tipi disfruttamento

5.3 Eliminare tutte le pratiche nocive, come il ma-trimonio delle bambine, forzato e combinato, ele mutilazioni dei genitali femminili

5.4 Riconoscere e valorizzare il lavoro di cura e illavoro domestico non retribuiti tramite la for-

5. Appendice: Goal e Target

143

nitura di servizi pubblici, infrastrutture e poli-tiche di protezione sociale e la promozionedella responsabilità condivisa all’interno delnucleo familiare, secondo le caratteristichenazionali

5.5 Garantire alle donne la piena ed effettiva par-tecipazione e pari opportunità di leadership atutti i livelli del processo decisionale nella vitapolitica, economica e pubblica

5.6 Garantire l’accesso universale alla salute ses-suale e riproduttiva e ai diritti riproduttivi,come concordato in base al “Programmad’azione della Conferenza Internazionale sullaPopolazione e lo Sviluppo”[1] e la “Piattaformadi Azione di Pechino”[2] ed ai documenti finalidelle conferenze di revisione

5.a Avviare riforme per dare alle donne pari dirittidi accesso alle risorse economiche, come l’ac-cesso alla proprietà e al controllo della terra ealtre forme di proprietà, servizi finanziari, ere-dità e risorse naturali, in accordo con le legginazionali

5.b Migliorare l’uso della tecnologia che può aiu-tare il lavoro delle donne, in particolare latecnologia dell’informazione e della comuni-cazione, per promuovere l’empowerment,ossia la forza, l’autostima, la consapevolezzadelle donne

5.c Adottare e rafforzare politiche concrete e leggiapplicabili per la promozione dell’eguaglianzadi genere e l’empowerment, ossia la forza, l’au-tostima, la consapevolezza, di tutte le donne,bambine e ragazze a tutti i livelli

[1] “Programme of Action of the International Conference onPopulation and Development”[2] “Beijing Platform for Action”

Goal 6: ACQUA PULITA E SERVIZIIGIENICO-SANITARI Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie

Target

6.1 Entro il 2030, conseguire l’accesso universaleed equo all’acqua potabile sicura e alla portatadi tutti

6.2 Entro il 2030, raggiungere un adeguato ed equoaccesso ai servizi igienico-sanitari e di igieneper tutti ed eliminare la defecazione all’aperto,con particolare attenzione ai bisogni delledonne e delle ragazze e di coloro che si trovanoin situazioni vulnerabili

6.3 Entro il 2030, migliorare la qualità dell’acquariducendo l’inquinamento, eliminando le prati-che di scarico non controllato e riducendo al mi-nimo il rilascio di sostanze chimiche e materialipericolosi, dimezzare la percentuale di acquereflue non trattate e aumentare sostanzial-mente il riciclaggio e il riutilizzo sicuro a livelloglobale

6.4 Entro il 2030, aumentare sostan-zialmente l’efficienza idrica dautilizzare in tutti i settori e assicu-rare prelievi e fornitura di acqua dolceper affrontare la scarsità d’acqua e ridurre inmodo sostanziale il numero delle persone chesoffrono di scarsità d’acqua

6.5 Entro il 2030, attuare la gestione integrata dellerisorse idriche a tutti i livelli, anche attraversola cooperazione transfrontaliera a seconda deicasi

6.6 Entro il 2020, proteggere e ripristinare gli eco-sistemi legati all’acqua, tra cui montagne, fo-reste, zone umide, fiumi, falde acquifere elaghi

6.a Entro il 2030, ampliare la cooperazione inter-nazionale e la creazione di capacità di supportoa sostegno dei Paesi in via di sviluppo in mate-ria di acqua e servizi igienico-sanitari legati,tra cui i sistemi di raccolta dell’acqua, la de-salinizzazione, l’efficienza idrica, il tratta-mento delle acque reflue, le tecnologie per ilriciclo e il riutilizzo

6.b Sostenere e rafforzare la partecipazione dellecomunità locali nel miglioramento della ge-stione idrica e fognaria

Rapporto ASviS 2018

144

Goal 7: ENERGIA PULITA EACCESSIBILE Assicurare a tutti l’accesso a sistemidi energia economici, affidabili,sostenibili e moderni

Target

7.1 Entro il 2030, garantire l’accesso universale aiservizi energetici a prezzi accessibili, affidabilie moderni

7.2 Entro il 2030, aumentare notevolmente la quotadi energie rinnovabili nel mix energetico globale

7.3 Entro il 2030, raddoppiare il tasso globale di mi-glioramento dell’efficienza energetica

7.a Entro il 2030, rafforzare la coo-perazione internazionale per fa-cilitare l’accesso alla tecnologia ealla ricerca di energia pulita, com-prese le energie rinnovabili, all’efficienza ener-getica e alla tecnologia avanzata e alla piùpulita tecnologia derivante dai combustibili fos-sili, e promuovere gli investimenti nelle infra-strutture energetiche e nelle tecnologie perl’energia pulita

7.b Entro il 2030, espandere l’infrastruttura e ag-giornare la tecnologia per la fornitura di servizienergetici moderni e sostenibili per tutti i Paesiin via di sviluppo, in particolare per i Paesi menosviluppati, i piccoli Stati insulari, e per i Paesi invia di sviluppo senza sbocco sul mare, in accordocon i loro rispettivi programmi di sostegno

Goal 8: LAVORO DIGNITOSO ECRESCITA ECONOMICA Incentivare una crescita economicaduratura, inclusiva e sostenibile,un’occupazione piena e produttivaed un lavoro dignitoso per tutti

Target

8.1 Sostenere la crescita economica pro-capitea seconda delle circostanze nazionali e, inparticolare, almeno il 7% di crescita annuadel prodotto interno lordo nei Paesi meno

sviluppati

8.2 Raggiungere livelli più elevati di produttivitàeconomica attraverso la diversificazione, l’ag-giornamento tecnologico e l’innovazione,anche attraverso un focus su settori ad altovalore aggiunto e settori ad alta intensità dimanodopera

8.3 Promuovere politiche orientate allo sviluppoche supportino le attività produttive, la crea-zione di lavoro dignitoso, l’imprenditorialità, lacreatività e l’innovazione, e favorire la forma-lizzazione e la crescita delle micro, piccole emedie imprese, anche attraverso l’accesso aiservizi finanziari

8.4 Migliorare progressivamente, fino al 2030, l’ef-ficienza delle risorse globali nel consumo e nellaproduzione nel tentativo di scindere la crescitaeconomica dal degrado ambientale, in confor-

mità con il quadro decennale diprogrammi sul consumo e la pro-duzione sostenibili, con i Paesi svi-luppati che prendono l’iniziativa

8.5 Entro il 2030, raggiungere la piena e produttivaoccupazione e un lavoro dignitoso per tutte ledonne e gli uomini, anche per i giovani e le per-sone con disabilità, e la parità di retribuzioneper lavoro di pari valore

8.6 Entro il 2020, ridurre sostanzialmente la per-centuale di giovani disoccupati che non seguanoun corso di studi o che non seguano corsi di for-mazione

8.7 Adottare misure immediate ed efficaci per eli-minare il lavoro forzato, porre fine alla schia-vitù moderna e al traffico di esseri umani eassicurare la proibizione e l’eliminazione dellepeggiori forme di lavoro minorile, incluso il re-clutamento e l’impiego di bambini-soldato, e,entro il 2025, porre fine al lavoro minorile intutte le sue forme

8.8 Proteggere i diritti del lavoro e promuovere unambiente di lavoro sicuro e protetto per tutti ilavoratori, compresi i lavoratori migranti, inparticolare le donne migranti, e quelli in lavoroprecario

8.9 Entro il 2030, elaborare e attuare politichevolte a promuovere il turismo sostenibile, checrei posti di lavoro e promuova la cultura e iprodotti locali

5. Appendice: Goal e Target

145

Goal 9: IMPRESE, INNOVAZIONE EINFRASTRUTTURE Costruire una infrastrutturaresiliente e promuoverel’innovazione ed unaindustrializzazione equa,responsabile e sostenibile

Target

9.1 Sviluppare infrastrutture di qualità, affidabili,sostenibili e resilienti, comprese le infrastrut-ture regionali e transfrontaliere, per sostenerelo sviluppo economico e il benessere umano,con particolare attenzione alla possibilità diaccesso equo per tutti

9.2 Promuovere l’industrializzazione inclusiva e so-stenibile e, entro il 2030, aumentare in modosignificativo la quota del settore di occupa-zione e il prodotto interno lordo, in linea conla situazione nazionale, e raddoppiare la suaquota nei Paesi meno sviluppati

9.3 Aumentare l’accesso dei piccoli industriali e dialtre imprese, in particolare nei Paesi in via disviluppo, ai servizi finanziari, compreso il cre-dito a prezzi accessibili, e la loro integrazionenelle catene e nei mercati di valore

9.4 Entro il 2030, aggiornare le infrastrutture eammodernare le industrie per renderle soste-nibili, con maggiore efficienza delle risorse dautilizzare e una maggiore adozione di tecnolo-gie pulite e rispettose dell’ambiente e dei pro-cessi industriali, in modo che tutti i Paesiintraprendano azioni in accordo con le loro ri-spettive capacità

9.5 Potenziare la ricerca scienti-fica, promuovere le capacitàtecnologiche dei settori industrialiin tutti i Paesi, in particolare neiPaesi in via di sviluppo, anche incoraggiando,entro il 2030, l’innovazione e aumentando inmodo sostanziale il numero dei lavoratori deisettori ricerca e sviluppo ogni milione di per-sone e la spesa pubblica e privata per ricercae sviluppo

9.a Facilitare lo sviluppo sostenibile e resilientedelle infrastrutture nei Paesi in via di sviluppoattraverso un maggiore sostegno finanziario,tecnologico e tecnico ai Paesi africani, ai Paesimeno sviluppati, ai Paesi in via di svilupposenza sbocco sul mare e ai piccoli Stati insulariin via di sviluppo

9.b Sostenere lo sviluppo della tecnologia dome-stica, la ricerca e l’innovazione nei Paesi in viadi sviluppo, anche assicurando un ambiente po-litico favorevole, tra le altre cose, alla diver-sificazione industriale e a conferire valoreaggiunto alle materie prime

9.c Aumentare significativamente l’accesso alletecnologie dell’informazione e della comunica-zione e sforzarsi di fornire un accesso univer-sale e a basso costo a Internet nei Paesi menosviluppati entro il 2020

8.10 Rafforzare la capacità delle istituzioni finanzia-rie nazionali per incoraggiare e ampliare l’ac-cesso ai servizi bancari, assicurativi e finanziariper tutti

8.a Aumentare gli aiuti per il sostegno al commer-cio per i Paesi in via di sviluppo, in particolarei Paesi meno sviluppati, anche attraverso il“Quadro Integrato Rafforzato per gli ScambiCommerciali di Assistenza Tecnica ai Paesi MenoSviluppati”[1]

8.b Entro il 2020, sviluppare e rendere operativauna strategia globale per l’occupazione giova-nile e l’attuazione del “Patto globale dell’Orga-nizzazione Internazionale del Lavoro”[2]

[1] “Enhanced Integrated Framework for Trade-Related Te-chnical Assistance to Least Developed Countries”[2] “Global Jobs Pact of the International Labour Organization”

Rapporto ASviS 2018

146

Goal 10: RIDURRE LEDISUGUAGLIANZERidurre l’ineguaglianza all’interno die fra le Nazioni

Target

10.1 Entro il 2030, raggiungere e sostenere progres-sivamente la crescita del reddito del 40% piùpovero della popolazione ad un tasso superiorerispetto alla media nazionale

10.2 Entro il 2030, potenziare e promuovere l’in-clusione sociale, economica e politica di tutti,a prescindere da età, sesso, disabilità, razza,etnia, origine, religione, status economico oaltro

10.3 Garantire a tutti pari opportunità e ridurre ledisuguaglianze di risultato, anche attraversol’eliminazione di leggi, di politiche e di prati-che discriminatorie, e la promozione di ade-guate leggi, politiche e azioni in questo senso

10.4 Adottare politiche, in particolare fiscali, e po-litiche salariali e di protezione sociale, e rag-giungere progressivamente una maggioreuguaglianza

10.5 Migliorare la regolamentazione e il controllodei mercati e delle istituzioni finanziarie glo-bali e rafforzarne l’applicazione

10.6 Assicurare maggiore rappresen-tanza e voce per i Paesi in via disviluppo nel processo decisionaledelle istituzioni economiche e finan-ziarie internazionali a livello mondiale al finedi fornire istituzioni più efficaci, credibili, re-sponsabili e legittime

10.7 Facilitare la migrazione ordinata, sicura, re-golare e responsabile e la mobilità delle per-sone, anche attraverso l’attuazione dipolitiche migratorie programmate e ben ge-stite

10.a Attuare il principio del trattamento speciale edifferenziato per i Paesi in via di sviluppo, inparticolare per i Paesi meno sviluppati, in con-formità con gli accordi dell’OrganizzazioneMondiale del Commercio

10.b Promuovere l’aiuto pubblico allo sviluppo e irelativi flussi finanziari, compresi gli investi-menti esteri diretti, agli Stati dove il bisognoè maggiore, in particolare i Paesi meno svilup-pati, i Paesi africani, i piccoli Stati insulari invia di sviluppo e i Paesi senza sbocco sul marein via di sviluppo, in accordo con i loro piani eprogrammi nazionali

10.c Entro il 2030, ridurre a meno del 3% i costi ditransazione delle rimesse dei migranti ed eli-minare i corridoi di rimesse con costi più altidel 5%

Goal 11: CITTÀ E COMUNITÀSOSTENIBILI Rendere le città e gli insediamentiumani inclusivi, sicuri, duraturi esostenibili

Target

11.1 Entro il 2030, garantire a tutti l’accesso ad unalloggio e a servizi di base adeguati, sicuri econvenienti e l’ammodernamento dei quar-tieri poveri

11.2 Entro il 2030, fornire l’accesso a sistemi di tra-sporto sicuri, sostenibili, e convenienti pertutti, migliorare la sicurezza stradale, in par-ticolare ampliando i mezzi pubblici, con par-ticolare attenzione alle esigenze di chi è insituazioni vulnerabili, alle donne, ai bambini,alle persone con disabilità e agli anziani

11.3 Entro il 2030, aumentare l’ur-banizzazione inclusiva e sosteni-bile e la capacità di pianificazionee gestione partecipata e integratadell’insediamento umano in tutti i Paesi

11.4 Rafforzare gli impegni per proteggere e salva-guardare il patrimonio culturale e naturale delmondo

11.5 Entro il 2030, ridurre in modo significativo ilnumero di morti e il numero di persone colpiteda calamità, compresi i disastri provocatidall’acqua, e ridurre sostanzialmente le per-dite economiche dirette rispetto al prodottointerno lordo globale, con una particolare at-tenzione alla protezione dei poveri e dellepersone in situazioni di vulnerabilità

11.6 Entro il 2030, ridurre l’impatto ambientale ne-gativo pro capite delle città, in particolare ri-guardo alla qualità dell’aria e alla gestione deirifiuti

5. Appendice: Goal e Target

147

Goal 12: CONSUMO E PRODUZIONERESPONSABILI Garantire modelli sostenibili diproduzione e di consumo

Target

12.1 Dare attuazione al quadro decennale di pro-grammi sul consumo e la produzione sosteni-bile, con la collaborazione di tutti i Paesi e conl’iniziativa dei Paesi sviluppati, tenendo contodel grado di sviluppo e delle capacità dei Paesiin via di sviluppo

12.2 Entro il 2030, raggiungere la gestione sosteni-bile e l’uso efficiente delle risorse naturali

12.3 Entro il 2030, dimezzare lo spreco pro capiteglobale di rifiuti alimentari nella vendita aldettaglio e dei consumatori e ridurre le per-dite di cibo lungo le filiere di produzione e for-nitura, comprese le perdite post-raccolto

12.4 Entro il 2020, ottenere la gestione ecocompa-tibile di sostanze chimiche e di tutti i rifiuti intutto il loro ciclo di vita, in accordo con i qua-dri internazionali concordati, e ridurre signi-ficativamente il loro rilascio in aria, acqua esuolo, al fine di minimizzare i loro effetti ne-gativi sulla salute umana e l’ambiente

12.5 Entro il 2030, ridurre in modo sostanziale laproduzione di rifiuti attraverso la preven-zione, la riduzione, il riciclaggio e il riutilizzo

12.6 Incoraggiare le imprese, soprattutto leaziende di grandi dimensioni e transnazionali,ad adottare pratiche sostenibili e integrare leinformazioni sulla sostenibilità nelle loro rela-zioni periodiche

12.7 Promuovere pratiche in mate-ria di appalti pubblici che sianosostenibili, in accordo con le po-litiche e le priorità nazionali

12.8 Entro il 2030, fare in modo che le persone ab-biano in tutto il mondo le informazioni rile-vanti e la consapevolezza in tema di svilupposostenibile e stili di vita in armonia con la na-tura

12.a Sostenere i Paesi in via di sviluppo a rafforzarela loro capacità scientifica e tecnologica inmodo da andare verso modelli più sostenibilidi consumo e di produzione

12.b Sviluppare e applicare strumenti per monito-rare gli impatti di sviluppo sostenibile per ilturismo sostenibile, che crei posti di lavoro epromuova la cultura e i prodotti locali

12.c Razionalizzare i sussidi ai combustibili fossiliinefficienti che incoraggiano lo spreco, elimi-nando le distorsioni del mercato, a secondadelle circostanze nazionali, anche attraversola ristrutturazione fiscale e la graduale elimi-nazione di quelle sovvenzioni dannose, oveesistenti, in modo da riflettere il loro impattoambientale, tenendo pienamente conto delleesigenze specifiche e delle condizioni deiPaesi in via di sviluppo e riducendo al minimoi possibili effetti negativi sul loro sviluppo inun modo che protegga le comunità povere equelle colpite

11.7 Entro il 2030, fornire l’accesso universale aspazi verdi pubblici sicuri, inclusivi e accessi-bili, in particolare per le donne e i bambini,gli anziani e le persone con disabilità

11.a Sostenere rapporti economici, sociali e am-bientali positivi tra le zone urbane, periurbanee rurali, rafforzando la pianificazione dellosviluppo nazionale e regionale

11.b Entro il 2020, aumentare notevolmente il nu-mero di città e di insediamenti umani cheadottino e attuino politiche e piani integrativerso l’inclusione, l’efficienza delle risorse, lamitigazione e l’adattamento ai cambiamenti

climatici, la resilienza ai disastri, lo sviluppoe l’implementazione, in linea con il “Quadrodi Sendai per la Riduzione del Rischio di Disa-stri 2015-2030”[1], la gestione complessiva delrischio di catastrofe a tutti i livelli

11.c Sostenere i Paesi meno sviluppati, anche at-traverso l’assistenza tecnica e finanziaria,nella costruzione di edifici sostenibili e resi-lienti che utilizzino materiali locali

[1] “Sendai Framework for Disaster Risk Reduction”

Rapporto ASviS 2018

148

Goal 13: LOTTA CONTRO ILCAMBIAMENTO CLIMATICO Adottare misure urgenti percombattere il cambiamento climaticoe le sue conseguenze

Target

13.1 Rafforzare la resilienza e la capacità di adat-tamento ai rischi legati al clima e ai disastri na-turali in tutti i Paesi

13.2 Integrare nelle politiche, nelle strategie e neipiani nazionali le misure di contrasto ai cam-biamenti climatici

13.3 Migliorare l’istruzione, la sensibilizzazione e lacapacità umana e istituzionale riguardo ai cam-biamenti climatici in materia di mitigazione,adattamento, riduzione dell’impatto e di al-lerta precoce

13.a Dare attuazione all’impegno assunto nella Con-venzione quadro delle Nazioni Unite sui cam-

biamenti climatici* per raggiun-gere l’obiettivo di mobilitare100 miliardi di dollari all’annoentro il 2020 congiuntamente datutte le fonti, per affrontare le esigenze deiPaesi in via di sviluppo nel contesto delle azionidi mitigazione significative e della trasparenzacirca l’attuazione e la piena operatività del“Green Climate Fund” attraverso la sua capi-talizzazione nel più breve tempo possibile

13.b Promuovere meccanismi per aumentare la capa-cità di una efficace pianificazione e gestione con-nesse al cambiamento climatico nei Paesi menosviluppati e nei piccoli Stati insulari in via di svi-luppo concentrandosi, tra l’altro, sulle donne, igiovani e le comunità locali ed emarginate

* Riconoscendo che la Convenzione quadro delle NazioniUnite sui cambiamenti climatici è il principale forum inter-governativo per negoziare la risposta globale ai cambia-menti climatici

Goal 14: VITA SOTT’ACQUAConservare e utilizzare in mododurevole gli oceani, i mari e lerisorse marine per uno svilupposostenibile

Target

14.1 Entro il 2025, prevenire e ridurre in modo si-gnificativo l’inquinamento marino di tutti i tipi,in particolare quello proveniente dalle attivitàterrestri, compresi i rifiuti marini e l’inquina-mento delle acque da parte dei nutrienti

14.2 Entro il 2020 gestire e proteggere in modo so-stenibile gli ecosistemi marini e costieri perevitare impatti negativi significativi, anche raf-forzando la loro capacità di recupero e agendoper il loro ripristino, al fine di ottenere oceanisani e produttivi

14.3 Ridurre al minimo e affrontare gli effetti del-l’acidificazione degli oceani anche attraversouna maggiore cooperazione scientifica a tutti ilivelli

14.4 Entro il 2020, regolare efficacemente la rac-colta e porre fine alla pesca eccessiva, la pescaillegale, quella non dichiarata e non regola-

mentata e alle pratiche dipesca distruttive, e mettere inatto i piani di gestione su basescientifica, al fine di ricostituire glistock ittici nel più breve tempo possibile, al-meno a livelli in grado di produrre il rendi-mento massimo sostenibile come determinatodalle loro caratteristiche biologiche

14.5 Entro il 2020, proteggere almeno il 10% dellezone costiere e marine, coerenti con il dirittonazionale e internazionale e sulla base dellemigliori informazioni scientifiche disponibili

14.6 Entro il 2020, vietare quelle forme di sovven-zioni alla pesca che contribuiscono all’eccessodi capacità e alla pesca eccessiva, eliminare isussidi che contribuiscono alla pesca illegale,non dichiarata e non regolamentata e astenersidall’introdurre nuove sovvenzioni di questotipo, riconoscendo che un trattamento specialee differenziato adeguato ed efficace per i Paesiin via di sviluppo e i Paesi meno sviluppati do-vrebbe essere parte integrante del negoziatosui sussidi alla pesca dell’Organizzazione Mon-diale del Commercio[1]

14.7 Entro il 2030, aumentare i benefici economiciderivanti dall’uso sostenibile delle risorse ma-rine per i piccoli Stati insulari e i Paesi meno svi-

5. Appendice: Goal e Target

149

luppati, anche mediante la gestione sostenibiledella pesca, dell’acquacoltura e del turismo

14.a Aumentare le conoscenze scientifiche, svilup-pare la capacità di ricerca e di trasferimento ditecnologia marina, tenendo conto dei criteri edelle linee guida della Commissione Oceanogra-fica Intergovernativa sul trasferimento di tec-nologia marina, al fine di migliorare la salutedegli oceani e migliorare il contributo della bio-diversità marina per lo sviluppo dei Paesi in viadi sviluppo, in particolare i piccoli Stati insulariin via di sviluppo e i Paesi meno sviluppati

14.b Assicurare ai piccoli pescatori artigianali l’ac-cesso alle risorse e ai mercati marini

14.c Migliorare la conservazione e l’uso sostenibiledegli oceani e delle loro risorse tramite l’appli-cazione del diritto internazionale, che si riflettenell’UNCLOS[2], che fornisce il quadro giuridicoper l’utilizzo e la conservazione sostenibiledegli oceani e delle loro risorse, come ricordatoal punto 158 de “Il futuro che vogliamo”

[1] “World Trade Organization”[2] The “United Nations Convention on the Law of the Sea”

Goal 15: VITA SULLA TERRAProteggere, ripristinare e favorireun uso sostenibile dell’ecosistematerrestre, gestire sostenibilmentele foreste, contrastarela desertificazione, arrestare e farretrocedere il degrado del terreno, efermare la perdita di diversità biologica

Target

15.1 Entro il 2020, garantire la conservazione, il ri-pristino e l’uso sostenibile degli ecosistemi diacqua dolce terrestri e nell’entroterra e dei loroservizi, in particolare le foreste, le zone umide,le montagne e le zone aride, in linea con gli ob-blighi derivanti dagli accordi internazionali

15.2 Entro il 2020, promuovere l’attuazione di unagestione sostenibile di tutti i tipi di foreste,fermare la deforestazione, promuovere il ripri-stino delle foreste degradate e aumentare no-tevolmente l’afforestazione e riforestazione alivello globale

15.3 Entro il 2030, combattere la desertificazione,ripristinare i terreni degradati ed il suolo, com-presi i terreni colpiti da desertificazione, sic-cità e inondazioni, e sforzarsi di realizzare unmondo senza degrado del terreno

15.4 Entro il 2030, garantire la conservazione degliecosistemi montani, compresa la loro biodiver-sità, al fine di migliorare la loro capacità di for-nire prestazioni che sono essenziali per losviluppo sostenibile

15.5 Adottare misure urgenti e significative per ri-durre il degrado degli habitat naturali, arrestare

la perdita di biodiversità e, entroil 2020, proteggere e prevenirel’estinzione delle specie minacciate

15.6 Promuovere la condivisione giusta edequa dei benefici derivanti dall’utilizzo dellerisorse genetiche e promuovere l’accesso ade-guato a tali risorse, come concordato a livellointernazionale

15.7 Adottare misure urgenti per porre fine al brac-conaggio ed al traffico di specie di flora e faunaprotette e affrontare sia la domanda che l’of-ferta di prodotti della fauna selvatica illegali

15.8 Entro il 2020, adottare misure per prevenirel’introduzione e ridurre significativamentel’impatto delle specie alloctone (aliene) inva-sive sulla terra e sugli ecosistemi d’acqua econtrollare o eradicare le specie prioritarie

15.9 Entro il 2020, integrare i valori di ecosistema e dibiodiversità nella pianificazione nazionale e lo-cale, nei processi di sviluppo, nelle strategie di ri-duzione della povertà e account nella contabilità

15.a Mobilitare ed aumentare sensibilmente le ri-sorse finanziarie da tutte le fonti per conser-vare e utilizzare in modo durevole biodiversitàed ecosistemi

15.b Mobilitare risorse significative da tutte le fontie a tutti i livelli per finanziare la gestione so-stenibile delle foreste e fornire adeguati incen-tivi ai Paesi in via di sviluppo per far progrediretale gestione, anche per quanto riguarda laconservazione e la riforestazione

15.c Migliorare il sostegno globale per gli sforzi acombattere il bracconaggio e il traffico di spe-cie protette, anche aumentando la capacitàdelle comunità locali di perseguire opportunitàdi sostentamento sostenibili

Rapporto ASviS 2018

150

Goal 16: PACE, GIUSTIZIA EISTITUZIONI SOLIDEPromuovere società pacifiche e piùinclusive per uno svilupposostenibile; offrire l’accesso allagiustizia per tutti e creare organismiefficienti, responsabili e inclusivi atutti i livelli

Target

16.1 Ridurre significativamente in ogni dove tutte leforme di violenza e i tassi di mortalità connessi

16.2 Eliminare l’abuso, lo sfruttamento, il trafficoe tutte le forme di violenza e tortura contro ibambini

16.3 Promuovere lo stato di diritto a livello nazio-nale e internazionale e garantire parità di ac-cesso alla giustizia per tutti

16.4 Entro il 2030, ridurre in modo significativo iflussi finanziari e di armi illeciti, rafforzare ilrecupero e la restituzione dei beni rubati e com-battere tutte le forme di criminalità organizzata

16.5 Ridurre sostanzialmente la corruzione e laconcussione in tutte le loro forme

16.6 Sviluppare istituzioni efficaci,responsabili e trasparenti a tuttii livelli

16.7 Assicurare un processo decisionale re-attivo, inclusivo, partecipativo e rappresenta-tivo a tutti i livelli

16.8 Allargare e rafforzare la partecipazione deiPaesi in via di sviluppo nelle istituzioni dellagovernance globale

16.9 Entro il 2030, fornire l’identità giuridica pertutti, compresa la registrazione delle nascite

16.10 Garantire l’accesso del pubblico alle informa-zioni e proteggere le libertà fondamentali, inconformità con la legislazione nazionale e congli accordi internazionali

16.a Rafforzare le istituzioni nazionali, anche at-traverso la cooperazione internazionale, percostruire maggiore capacità a tutti i livelli, inparticolare nei Paesi in via di sviluppo, perprevenire la violenza e combattere il terrori-smo e la criminalità

16.b Promuovere e far rispettare le leggi e le poli-tiche non discriminatorie per lo sviluppo so-stenibile

Goal 17: PARTNERSHIP PER GLIOBIETTIVI Rafforzare i mezzi di attuazione erinnovare il partenariato mondialeper lo sviluppo sostenibile

Target

Finanza17.1 Rafforzare la mobilitazione delle risorse in-

terne, anche attraverso il sostegno interna-zionale ai Paesi in via di sviluppo, permigliorare la capacità interna di riscossionedi imposte e altre forme di entrate

17.2 I Paesi sviluppati adempiano pienamente ailoro obblighi di aiuto pubblico allo sviluppo,tra cui l’impegno da parte di molti Paesi svi-luppati di raggiungere l’obiettivo dello 0,7%di APS/PIL[1] per i Paesi in via di sviluppo e da0,15 a 0,20% di APS/PIL per i Paesi meno svi-

luppati; i donatori di APS sonoincoraggiati a prendere in con-siderazione la fissazione del-l’obiettivo di fornire almeno 0,20%di APS/PIL per i Paesi meno sviluppati

17.3 Mobilitare ulteriori risorse finanziarie per iPaesi in via di sviluppo da più fonti

17.4 Aiutare i Paesi in via di sviluppo a raggiungerela sostenibilità del debito a lungo termine at-traverso politiche coordinate volte a favorireil finanziamento del debito, la riduzione deldebito e la ristrutturazione del debito, se delcaso, e affrontare il debito estero dei Paesipoveri fortemente indebitati in modo da ri-durre l’emergenza del debito

17.5 Adottare e applicare i regimi di promozionedegli investimenti a favore dei Paesi menosviluppati

5. Appendice: Goal e Target

151

Tecnologia17.6 Migliorare la cooperazione Nord-Sud, Sud-Sud

e quella triangolare in ambito regionale ed in-ternazionale e l’accesso alla scienza, alla tec-nologia e all’innovazione e migliorare lacondivisione delle conoscenze sulle condizionireciprocamente concordate, anche attraversoun maggiore coordinamento tra i meccanismiesistenti, in particolare a livello delle NazioniUnite, e attraverso un meccanismo di facili-tazione globale per la tecnologia

17.7 Promuovere lo sviluppo, il trasferimento, ladisseminazione e la diffusione di tecnologieecocompatibili ai Paesi in via di sviluppo acondizioni favorevoli, anche a condizioni age-volate e preferenziali, come reciprocamenteconcordato

17.8 Rendere la Banca della Tecnologia e i mecca-nismi di sviluppo delle capacità scientifiche,tecnologiche e di innovazione completamenteoperativi per i Paesi meno sviluppati entro il2017, nonché migliorare l’uso delle tecnolo-gie abilitanti, in particolare le tecnologie del-l’informazione e della comunicazione

Costruzione di competenze e capacità17.9 Rafforzare il sostegno internazionale per l’at-

tuazione di un sistema di costruzione dellecapacità efficace e mirato nei Paesi in via disviluppo per sostenere i piani nazionali di at-tuazione di tutti gli Obiettivi di sviluppo so-stenibile, anche attraverso la cooperazioneNord-Sud, Sud-Sud e triangolare

Commercio17.10 Promuovere un sistema commerciale multila-

terale universale, basato su regole, aperto,non discriminatorio ed equo nell’ambitodell’Organizzazione mondiale del commercio,anche attraverso la conclusione dei negoziatidell’Agenda di Doha per lo sviluppo

17.11 Aumentare in modo significativo le esporta-zioni dei Paesi in via di sviluppo, in partico-lare al fine di raddoppiare la quota delleesportazioni mondiali dei Paesi meno svilup-pati entro il 2020

17.12 Realizzare una tempestiva attuazione di unmercato senza dazi e l’accesso al mercatosenza contingenti di importazione su base du-ratura per tutti i Paesi meno sviluppati, inlinea con le decisioni dell’Organizzazionemondiale del commercio, anche assicurandoche le regole di origine preferenziale applica-bili alle importazioni dai Paesi meno svilup-pati siano trasparenti e semplici, econtribuire a facilitare l’accesso al mercato

Questioni sistemiche

Coerenza politica e istituzionale

17.13 Migliorare la stabilità macro-economica glo-bale, anche attraverso il coordinamento e lacoerenza delle politiche

17.14 Migliorare la coerenza delle politiche per losviluppo sostenibile

17.15 Rispettare lo spazio politico di ciascun paesee la leadership per stabilire e attuare politi-che per l’eliminazione della povertà e per losviluppo sostenibile

Partenariati multilaterali

17.16 Migliorare il partenariato globale per lo svi-luppo sostenibile, integrato da partenariatimultilaterali che mobilitino e condividano leconoscenze, le competenze, le tecnologie ele risorse finanziarie, per sostenere il raggiun-gimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibilein tutti i Paesi, in particolare i Paesi in via disviluppo

17.17 Incoraggiare e promuovere efficaci partena-riati tra soggetti pubblici, pubblico-privati enella società civile, basandosi sull’esperienzae sulle strategie di accumulazione di risorsedei partenariati

I dati, il monitoraggio e la responsabilità

17.18 Entro il 2020, rafforzare il meccanismo di sup-porto delle capacità per i Paesi in via di svi-luppo, anche per i Paesi meno sviluppati e ipiccoli Stati insulari in via di sviluppo, per au-mentare in modo significativo la disponibilitàdi dati di alta qualità, tempestivi e affidabilidisaggregati in base al reddito, sesso, età,razza, etnia, status migratorio, disabilità, po-sizione geografica e altre caratteristiche rile-vanti in contesti nazionali

17.19 Entro il 2030, costruire, sulle base delle ini-ziative esistenti, sistemi di misurazione del-l’avanzamento verso lo sviluppo sostenibileche siano complementari alla misurazione delPIL e sostenere la creazione di capacità stati-stiche nei Paesi in via di sviluppo

[1] APS: Aiuti Per lo Sviluppo (ODA: Official developmentassistance)

Finito di stampare nel mese di settembre 2018presso Editron srl - Roma

Progetto grafico e impaginazione

NOWLEDGE USINESS

Il Rapporto dell’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), giunto alla sua terza edizione, valuta l’avanzamento del nostro Paese verso i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU, sottoscritta dai governi di 193 Paesi il 25 settembre del 2015, e gli ambiti in cui bisogna intervenire per assicurare la sostenibilità economica, sociale e ambientale del nostro modello di sviluppo.

Il Rapporto 2018, realizzato grazie agli esperti delle oltre 200 organizzazioni aderenti all’Alleanza offre un’ampia panoramica della situazione dell’Italia rispetto alle diverse dimensioni dello sviluppo sostenibile e avanza proposte concrete per realizzare politiche in grado di migliorare il benessere delle persone, ridurre le disuguaglianze e aumentare la qualità dell’ambiente in cui viviamo. Per la prima volta vengono anche presentati gli indicatori che illustrano il posizionamento di ogni regione italiana rispetto agli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

L’ASviS è nata il 3 febbraio del 2016 su iniziativa della Fondazione Unipolis e dell’Università di Roma “Tor Vergata” ed è impegnata a diffondere la cultura della sostenibilità a tutti i livelli e a far crescere nella società italiana, nei soggetti economici e nelle istituzioni la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. L’ASviS è la più grande rete di organizzazioni della società civile mai creata in Italia ed è rapidamente divenuta un punto di riferimento istituzionale e un’autorevole fonte di informazione sui temi dello sviluppo sostenibile, diffusa attraverso il portale www.asvis.it e i social media. Il Festival dello sviluppo sostenibile, che l’ASviS organizza tra maggio e giugno, si è concretizzato quest’anno in oltre 700 eventi su tutto il territorio nazionale.