L’ISTRUZIONE PREUNIVERSITARIA - Mathesis...

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1 ELISABETTA ULIVI L’ISTRUZIONE PREUNIVERSITARIA A FIRENZE TRA IL 1860 E IL 1870 Retro della Leopolda durante l’Esposizione nazionale del 1861

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ELISABETTA ULIVI

L’ISTRUZIONE PREUNIVERSITARIA

A FIRENZE

TRA IL 1860 E IL 1870

Retro della Leopolda durante l’Esposizione nazionale del 1861

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LA LEGGE CASATI

È noto come Legge Casati il regio decreto

legislativo 13 novembre 1859, n. 3725 del

Regno di Sardegna, entrato in vigore nel

1860 e in seguito gradualmente esteso, con

l'unificazione, a tutta l'Italia. La legge, che

prese il nome dal Ministro della Pubblica

Istruzione Gabrio Casati e fece seguito alle

leggi Boncompagni del 1848 e Lanza del

1857, riformò in modo organico l'intero ordinamento scolastico,

dall'amministrazione, all'articolazione per ordini e gradi ed alle

materie di insegnamento, confermando la volontà dello Stato di

farsi carico del diritto-dovere di intervenire in materia scolastica a

fianco e in sostituzione della Chiesa cattolica che da secoli deteneva

il monopolio dell'istruzione, introducendo l'obbligo scolastico nel

regno.

La Legge Casati rimase oltre 60 anni, fino alla Riforma

Gentile del 1923, il fondamento generale di tutta la

legislazione scolastica.

La legge si ispirò al modello prussiano sia nell'impianto generale

che nel sistema organizzativo fortemente gerarchizzato e

centralizzato. Si propose, inoltre, di contemperare diversi principi: il

riconoscimento dell'autorità paterna, l'intervento statale e

l'iniziativa privata. A tal proposito, la legge sancì il ruolo normativo

generale dello Stato e la gestione diretta delle scuole statali, così

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come la libertà dei privati di aprirne e gestirne di proprie, pur

riservando alla scuola pubblica la possibilità di rilasciare diplomi e

licenze.

La Legge Casati è un vero e proprio “corpus” comprendente 380

articoli ordinati in cinque titoli, in cui si delinea, anche nei minimi

particolari, tutto l’apparato scolastico, riprendendo ed integrando la

legislazione precedente:

il Titolo I "Dell'Amministrazione della Pubblica Istruzione"

definiva l'organizzazione della scuola a livello centrale e locale,

stabilendo le attribuzioni di ogni organo ed istituendo a livello

centrale il Consiglio superiore della pubblica istruzione;

il Titolo II "Dell'Istruzione superiore" dettava norme in materia

di studi universitari ed accademici;

il Titolo III "Dell'Istruzione secondaria classica" istituiva e

regolava il ginnasio ed il liceo;

il Titolo IV "Dell'Istruzione tecnica" istituiva e regolava le scuole

tecniche e gli istituti tecnici;

il Titolo V "Dell'Istruzione elementare" istituiva e regolava le

scuole elementari.

La legge era ispirata ad una concezione dell'educazione

essenzialmente elitaria, nella quale veniva dato ampio spazio

all'istruzione secondaria e superiore (universitaria) ma scarso

risalto a quella primaria (non a caso la legge iniziava con la

disciplina dell'istruzione superiore e non, come sarebbe stato più

logico, con quella dell'istruzione elementare). Tracciava inoltre una

netta separazione tra la formazione tecnica, volta a formare la

classe operaia specializzata, da quella classica, di stampo

umanistico, volta a formare le classi dirigenti. D'altro canto

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riconosceva una certa parità fra i due sessi riguardo alle esigenze

dell'educazione.

Sistema scolastico

L'istruzione elementare, a carico dei comuni, era articolata in

due cicli: un ciclo inferiore biennale, obbligatorio e gratuito,

istituito nei luoghi dove ci fossero almeno 50 alunni in età di

frequenza, e un ciclo superiore, anch'esso biennale, presente

solo nei comuni sede di istituti secondari o con popolazione

superiore a 4.000 abitanti.

Articolo 326: I padri e coloro che ne fanno le veci hanno obbligo di

procurare, nel modo che riterranno più conveniente, ai loro figli dei

due sessi in età di frequentare le scuole pubbliche elementari del

grado inferiore, l’istruzione che viene data nelle medesime.

Anche se la legge sancì l’obbligatorietà del primo biennio

dell'istruzione elementare peraltro minacciando pene a coloro che lo

trasgredivano, non specificò quali fossero queste pene, né lo fece il

codice penale, con il risultato che le disposizioni sull'obbligo

scolastico furono ampiamente disattese in un paese nel quale

l'evasione scolastica era molto diffusa, soprattutto nelle regioni

meridionali (secondo i dati ISTAT nel 1861 l'analfabetismo maschile

era del 74% e quello femminile dell'84%, con punte del 95%

nell'Italia meridionale).

L’inchiesta sulle condizioni della pubblica istruzione nel Regno

d’Italia, proposta nel 1864 da Carlo Matteucci, vicepresidente del

Consiglio superiore della pubblica istruzione, confermò il sostanziale

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fallimento della legge Casati nella lotta all’analfabetismo soprattutto

nel Mezzogiorno: i bambini disertavano la scuola perché lavoravano

nei campi, i comuni non avevano i mezzi per fornire libri e quaderni

ai più poveri, i maestri insegnavano in classi sovraffollate, che

arrivavano a contare anche 70 allievi, di età diverse e diversi livelli

di apprendimento, ed erano spesso precari e sottopagati, costretti a

fare altri lavori per mantenersi.

Per una prima effettiva sanzione dell'obbligo

scolastico si dovrà attendere il 15 luglio

1877, con la legge Coppino che elevò la

durata del grado superiore dell'istruzione

elementare a tre anni e sancì l'obbligo dai

sei ai nove anni di età.

L'istruzione secondaria classica, l'unica che consentiva l'accesso

a tutte le facoltà universitarie, era presente in ogni capoluogo di

provincia, ed era articolata nel Ginnasio, di cinque anni, a carico

dei comuni, seguito dal Liceo, di tre anni, a carico dello Stato.

Articolo 188. L’istruzione secondaria ha per fine di ammaestrare i

giovani in quegli studi mediante i quali s’acquista una cultura

letteraria e filosofica, che apre l’adito agli studi speciali che menano

al conseguimento dei gradi accademici nelle Università dello Stato.

Per i ginnasi ed i licei i programmi ed i regolamenti furono definiti e

pubblicati con il decreto emanato da Michele Coppino il 24

ottobre 1867.

L’accesso al ginnasio richiedeva un esame di ammissione in tutte le

materie delle elementari ed occorreva un altro esame per accedere

alla prima classe di liceo.

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L'istruzione tecnica era invece articolata nella Scuola tecnica, di

tre anni, gratuita ed a carico dei comuni, seguita dall'Istituto

tecnico, di tre anni, a carico dello Stato.

Articolo 272: L’istruzione tecnica ha per fine di dare ai giovani che

intendono dedicarsi a determinate carriere del pubblico servizio,

alle industrie, ai commerci ed alla condotta delle cose agrarie, la

conveniente cultura generale e speciale.

In conformità con la Legge Casati, il regolamento del 19

settembre 1860 organizzò nell’Istituto tecnico 4 sezioni:

commerciale-amministrativa, agronomica, chimica e fisico-

matematica che consentiva l'iscrizione alla facoltà di scienze

matematiche, fisiche e naturali. Nel 1861 gli istituti tecnici

passarono sotto la giurisdizione del Ministero di Agricoltura,

Industria e Commercio (ritornando alle dipendenze del Ministero

della Pubblica Istruzione solo nel 1877). Nel 1864 le 4 sezioni

furono sostituite da 30 scuole speciali, che però già l’anno

successivo vennero ridotte a 9: quella di “meccanica e costruzioni”

corrispondeva alla sezione “fisico-matematica”. Finalmente nel

1871 le sezioni furono portate a 5: fisico-matematica,

agronomica, commerciale, di ragioneria, e industriale.

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Scuole normali

Furono istituite per la formazione dei maestri elementari di

durata triennale, alle quali si accedeva a 15 anni per le femmine e

a 16 per i maschi.

Nella Legge Casati, però, l’istruzione normale mancava di quel

raccordo con la scuola elementare che fu poi inserito nel 1896, a

seguito dell’istituzione delle Scuole complementari. L’allievo

maestro poteva infatti accedere alla Scuola normale senza alcun

titolo di studio secondario.

Il reclutamento dei maestri elementari, demandato a comuni

spesso privi di adeguate risorse finanziarie e destinatari di

disposizioni di legge che la stessa non sanzionava, sarebbe risultato

uno dei punti deboli in sede di attuazione della legge, tanto che

sovente la loro preparazione lasciava a desiderare. Anche per

questo motivo, oltre che per una mentalità che le portava a

mantenere le distanze dalle altre classi sociali, le famiglie delle

classi più agiate disdegnarono la scuola elementare, preferendo

istruire privatamente i loro figli come, del resto, la legge consentiva

(era la cosiddetta scuola paterna: l'insegnamento era impartito

dagli stessi genitori o dal precettore incaricato dalla famiglia;

l'allievo doveva poi sostenere un esame di stato).

Una disposizione della Legge Casati stabiliva che, dopo due anni, gli

allievi maestri fossero abilitati all’esame per il conseguimento di

una “patente inferiore” e, al compimento dei tre anni, all’esame per

la “patente superiore”, che abilitavano ad insegnare rispettivamente

nel corso elementare inferiore e nel corso superiore.

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Nelle diverse scuole, tra le materie era prevista la "dottrina

religiosa" il cui insegnamento era affidato nelle scuole elementari al

maestro sotto il controllo dal parroco, nelle scuole tecniche e

classiche ad un direttore spirituale nominato dal vescovo (abolito

nel 1877) e nelle scuole normali, dove costituiva materia d'esame,

ad un docente titolare di cattedra (norme abolite nel 1880); fu però

data alle famiglie la possibilità di chiederne l'esonero.

L’istruzione superiore, comprendeva le antiche facoltà di

teologia, medicina e giurisprudenza, alle quali se ne aggiunsero

due, lettere e filosofia, scienze fisiche matematiche e naturali; a

quest'ultima venne annessa la scuola di applicazione per la

formazione degli ingegneri, della durata di tre anni, alla quale si

accedeva dopo aver frequentato il biennio della facoltà.

Articolo 47: specifica che essa ha il fine di indirizzare i giovani nelle

carriere sì pubbliche che private, in cui si richiede la preparazione di

accurati studi speciali, e di mantenere ed accrescere nelle diverse

parti dello Stato la cultura scientifica e letteraria.

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Amministrazione scolastica

La legge disegnò un'organizzazione dell'amministrazione scolastica

nettamente accentrata, secondo quel principio centralistico e

unificatore che pervadeva all'epoca tutta la politica del Regno.

L'intera amministrazione scolastica faceva capo al Ministero

della Pubblica istruzione (istituito nel 1847), sebbene al

Ministero dell'Agricoltura e Commercio fosse stata demandata la

formazione tecnica e al Ministero dell'Interno spettassero alcune

competenze in materia. Il Ministro della Pubblica istruzione era

affiancato dal Consiglio superiore delle Pubblica istruzione,

composto da 21 membri di nomina regia.

Organi locali erano il Rettore per l'Università nonché, in ogni

capoluogo di provincia, il Provveditore agli studi per

l'istruzione secondaria e l'Ispettore scolastico per

l'istruzione elementare. In ogni provincia era inoltre istituito un

Consiglio provinciale scolastico presieduto dal provveditore agli

studi e composto dall'ispettore scolastico, dal preside del liceo, dai

direttori del ginnasio e delle scuole e istituti tecnici nonché da

membri nominati dalla deputazione provinciale (attuale giunta

provinciale) e dal comune capoluogo di provincia.

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LA RELAZIONE DI LEOPOLDO GALEOTTI

La Relazione sull’istruzione pubblica municipale di Firenze,

fu redatta nel 1870, quando il Galeotti era assessore alla Pubblica

Istruzione nella giunta di Ubaldino Peruzzi. Dall’ottobre 1868 il

Peruzzi aveva sostituito pro tempore il dimissionario Lorenzo Ginori,

successore di Cambray Digny, che fu sindaco dal 1865 al 1867; dal

1871 il Peruzzi fu poi chiamato a ricoprire in prima persona la carica

affrontando il problema di ripensare il futuro di una città colpita

dalla perdita del titolo di capitale.

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La Relazione occupa in tutto 112 pagine ed è divisa in tre parti.

La Prima Parte si apre con un suggestivo riferimento ad un passo

della Cronaca di Giovanni Villani, relativo alla situazione

dell’istruzione a Firenze nel 1338:

non è inopportuno il dar principio a questa relazione,

ricordando, come Giovanni Villani nel libro XI della sua Cronaca,

ci narri che nella città di Firenze circa l'anno 1338, sopra una

popolazione di novantamila bocche tra uomini e femmine e

fanciulli, si trovasse ch'e' fanciulli e fanciulle che stanno a

leggere (erano) da otto a diecimila; i fanciulli che stanno a

imparare l'abbaco e l'algorismo in sei scuole, da mille in

milledugento; e quelli che stanno ad apprendere la Grammatica

e Loica in quattro grandi scuole da cinquecento cinquanta in

seicento.

Molto diversa, osserva il Galeotti, era la realtà nella Firenze degli

ultimi anni, e quindi grande la speranza e l’intento di tornare ad un

ruolo della scuola paragonabile a quel passato, con l'obiettivo di

raggiungere il livello di spesa di bilancio di altre città italiane come

Milano, Genova, Torino, e persino Napoli. Egli scrive:

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E giova ricordare altresì che dalla Relazione presentata al

nostro Consiglio comunale nel 23 ottobre 1866, dal compianto

marchese Ferdinando Bartolommei (tanto benemerito delle

nostre Scuole) apparisce che nell'anno 1865 non esistevano in

Firenze a spese del Comune che le quattro Scuole maschili di

Cestello, di Piazza dell'Indipendenza, di Via dell'Albero,

di Via Michelangiolo aventi in tutto n. 241 alunni … .

In realtà già dallo stesso anno furono aperte anche tre scuole

femminili. Prosegue il Galeotti:

Sta bene che tale confronto di tempi e di cifre non è da

prendersi, come materialmente apparisce, poiché altrimenti la

statistica si risolverebbe in una impudente menzogna; e non

dobbiamo dimenticare che se nel computo di Giovanni Villani

entravano certamente tutte le Scuole di vario grado pubbliche e

private esistenti allora in Firenze, nel computo del marchese

Ferdinando Bartolommei, non ci entrano né gli istituti

governativi, né quelli delle corporazioni religiose, né gli Istituti

privati, stati sempre copiosissimi in Firenze e nei quali fu

sempre grande il concorso degli alunni.

Ma ciò nullameno resulterà sempre da quella Relazione del

marchese Bartolommei quanto infelici fossero le condizioni della

pubblica istruzione, malgrado le spese fatte e le cure prodigate

dalla Comunità di Firenze in pro di questo pubblico servizio fino

dal 1859, che segna l'anno della nostra nazionale rigenerazione

e del risvegliarsi presso di noi di ogni civile operosità.

Segue l’elenco delle scuole esistenti a Firenze nel 1870.

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Scuole elementari diurne

14 Scuole elementari maschili

Lungarno Soderini

Via delle Casine

Via della Chiesa

Via Palazzuolo

Piazza dell’Indipendenza

S. Jacopino

Rifredi

Pignone

San Gallo

Via Frosa

Bandino

S. Giovanni Evangelista

San Carlo

Pellegrino

Le ultime tre facevano parte dell’Istituto fiorentino degli Scolopi,

ossia delle ex Scuole Pie, convertite nel 1867 in Istituti municipali.

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11 Scuole elementari femminili

Lungarno Soderini

Via Montebello

S. Caterina

Via Maffia e S. Salvadore

S. Gallo

S. Giorgio

S. Salvi

Rifredi

S. Gervasio

Bandino

Monticelli (tenuta dalle Oblate)

In entrambi i casi le prime cinque erano complete e

comprendevano sei classi:

Preparatoria, I Inferiore, I Superiore, Seconda,Terza e Quarta.

Con un totale di 5009 alunni di cui 3035 nelle maschili e 1974

nelle femminili, di 45 maestri e 95 maestre.

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In successivi schemi il numero degli alunni viene suddiviso in base

alle fasce di età, in relazione alle attività lavorative delle

famiglie, ed alla religione di appartenenza (4969 cattolica, 28

cristiana non cattolica, 12 israelitica).

Si riporta infine un tabulato sulla frequenza nella scuola elementare

negli anni scolastici 1865-66, 1866-67, 1867-68, 1868-69.

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Scuole serali per gli adulti

e Scuole diurne per le adulte

Le maschili, in tutto 10, furono istituite nel 1866. Le femminili, in

base al regolamento del precedente anno scolastico 1868-69, erano

14, e si svolgevano di giovedì e di domenica.

Avevano il duplice scopo di

1)Fornire l’istruzione di base a coloro che avevano superato il limite

di età utile per essere iscritti ad una scuola elementare, oppure

che, pur non avendolo superato, non erano in condizioni di

frequentarla.

2)Conservare e perfezionare l’istruzione di chi, uscito dalle scuole

elementari, si era dedicato ad arti e mestieri.

Scuola serale di disegno per gli operai

… primo germe di quelle Scuole di disegno industriale, che tanto

fioriscono altrove [Inghilterra, Francia e Germania], e che mancano

pur troppo nel nostro Paese.

Si svolgeva nei locali del Liceo Dante, e comprendeva due

classi. Restava aperta fino a giugno nelle ore serali, e da luglio alla

fine dell’anno scolastico la mattina dei giorni festivi.

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Scuole tecniche

Erano quattro:

La Scuola tecnica annessa al Liceo Dante (“Leon Battista

Alberti”), la prima che fu istituita a Firenze, e che “fino dai suoi

primordi fu riccamente fornita dei corsi necessari, secondo i

programmi governativi, e di tutto quel corredo di collezioni, di

macchine e di laboratori, che è tanto proficuo agli alunni quanto agli

stessi insegnanti”. Comprendeva quattro classi.

La Scuola tecnica dell’Istituto fiorentino degli Scolopi, di tre

classi, che era “andata arricchendosi di mano in mano di quei corsi

ed insegnamenti di cui era manchevole”.

La Scuola tecnica di Via della Chiesa, aperta nel precedente

anno scolastico con solo le prime due classi, alle quali, nel nuovo

anno, fu aggiunta una terza.

La Scuola tecnica San Carlo anche questa appartenente

all’Istituto fiorentino, e con sole due classi.

In tutte, secondo i programmi governativi e secondo le varie classi,

si insegnavano: la lingua italiana e francese, la contabilità, le

matematiche, le nozioni di scienze fisiche, la storia e la

geografia, i doveri civili, la calligrafia, il disegno lineare e

ornato.

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Avevano un totale di 725 alunni e di 27 professori

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Ginnasi

Erano due:

Uno annesso al Liceo Dante

Uno annesso all’Istituto fiorentino degli Scolopi

Secondo i programmi governativi, ciascuno era articolato in cinque

anni, ed aveva cinque docenti. Nell’ ultimo anno scolastico gli

iscritti erano in totale 503, di cui 96 nel primo e 407 nel

secondo.

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Licei

Vi erano due insegnamenti liceali:

Uno del Liceo Dante

Uno dell’Istituto fiorentino degli Scolopi

Il Liceo Dante era governativo, anche se aveva sede in locali del

Comune. Il Liceo dell’Istituto fiorentino era invece essenzialmente

municipale.

In entrambi l’insegnamento era diviso in tre classi e seguiva i

programmi ministeriali.

Al Liceo dell’Istituto Dante erano iscritti 45 alunni

Al Liceo dell’Istituto fiorentino 132. A questi si aggiungevano

135 studenti dei corsi di meccanica, calcolo differenziale e integrale,

geometria analitica, algebra superiore, matematiche, filosofia

razionale e morale, e fisica.

All’Istituto fiorentino era annesso l’Istituto Ximeniano. Vi si

insegnavano astronomia e idraulica, e nel 1869 vi erano iscritti 11

studenti.

Del Liceo Dante facevano parte i corsi liberi di Diritto civile,

Diritto penale e Diritto amministrativo, finanziati parte dalla

Provincia e parte dal Comune, e con un totale di 20 studenti.

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Istituti sussidiati dal Comune

Nel Capitolo X sono elencate tutte le scuole finanziate in tutto o in

parte dal Comune, con i relativi iscritti: in totale 11500.

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Oltre a quelle già elencate, compaiono anche le Sale di asilo, le

Scuole magistrali, l’Istituto tecnico (su cui torneremo) e le

Scuole normali Leopoldine, istituite da Pietro Leopoldo nel 1782

"a benefizio delle zitelle povere della città", con 1059 alunne.

Erano quattro, una per ogni quartiere: scuola di S. Paolo nel

quartiere di S. Maria Novella, di S. Caterina nel quartiere di S.

Giovanni, di S. Giorgio nel quartiere di S. Croce, e di S. Salvatore

nel quartiere di S. Spirito. Erano frequentate da alunne tra i 7 e i 18

anni di età. Oltre alla religione, avevano il compito di

insegnare “il leggere, lo scrivere, l’abbaco, il cucito, la

maglia e il tessere ogni maniera di tele e di drappi”. Alle più

meritevoli, alla fine del corso, veniva dato un assegno dotale.

Si ricordava anche il sussidio di 800 lire per consentire l’apertura

serale della Biblioteca Marucelliana,

a benefizio di tutti coloro che durante il giorno non hanno agio e

tempo per frequentare le pubbliche Biblioteche … adesso arricchita

per cura del governo e del suo solerte bibliotecario di tutte quelle

opere che meglio si addicono al

perfezionamento di ogni ramo di

arti e di manifatture ed alla

istruzione tecnologica, tanto

proficua per i nostri artefici e

operai.

In perfetto accordo con l’iscrizione

che si legge sulla facciata della

biblioteca: “Marucellorum Bibliotheca publicae maxime

pauperum utilitati”

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La Seconda Parte della relazione è un dettagliato rendiconto di

tutte le spese sostenute nell’ultimo anno dal Comune, per le varie

scuole.

La Terza Parte contiene infine il Rendiconto morale delle

scuole, dove ne sono evidenziati i principali problemi e necessità

emersi con l’ispezione della Deputazione direttiva del decorso anno,

ed i conseguenti provvedimenti, per l’anno 1869-70, in merito a

regolamenti, corsi, orari, programmi, libri di testo, esami, concorsi,

conferenze, partecipazione a congressi ed esposizioni, numero di

classi, edilizia scolastica. Si denunciava tra l’altro, a tutti i livelli,

una carenza per quanto riguardava i locali, ma soprattutto nelle

elementari dove erano, salvo poche eccezioni

infelicissimi e … tutt’altro che corrispondenti ai bisogni pratici di una

scuola ben ordinata che vuole un certo numero di stanze secondo il

numero delle classi, vuole stanze ben areate e facili a riscaldarsi, le

vuole disposte in una data maniera, vuole latrine speciali senza

cattivo odore e facilmente sorvegliabili, vuole per di più anche il

corredo di locali adatti per la ricreazione.

Come osserva il Cingari, il testo del Galeotti è chiaramente

“animato da una profonda attenzione per il ruolo pubblico della

scuola, specie di quella che andava a interessare i ceti meno

abbienti”.

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ALTRE SCUOLE

Le scuole pubbliche di Firenze erano piene di figli di impiegati regi e

di membri della media borghesia professionale, mentre i figli dei

notabili della città venivano mandati a frequentare gli Istituti

privati: quasi tutti cattolici, ma anche con la presenza di scuole

delle comunità religiose evangelica e israelitica.

Un ruolo di eccellenza a livello nazionale era costituito

dall’Educandato della SS. Annunziata che a differenza degli altri

conservatori femminili della città (come quello delle Montalve) era

di fondazione laica e granducale, seppure con pratiche di

disciplinamento conventuali. Fondato nel 1823 nell’ex Monastero

della Ss.ma Concezione in Via della Scala, nel 1865 trasferì i locali

nella splendida Villa di Poggio Imperiale. La scuola selezionava

le alunne provenienti anche da altre regioni e dagli strati più alti

della società, attraverso il pagamento di alte rette.

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Le Scuole del popolo

Molto importante fu la fondazione, da parte di Pietro Dazzi nel

1867, della Società delle Scuole del popolo di Firenze, scuole

maschili completamente gratuite, con lo scopo di diffondere

l'istruzione elementare e professionale fra gli strati popolari (e

delle quali è erede l’attuale Istituto Tecnico Leonardo da Vinci).

Erano inizialmente finanziate dai soci fondatori con successivi

sussidi ministeriali e municipali.

L’insegnamento si svolgeva in orario serale o festivo.

Come si legge nella sua prima relazione del 5 aprile 1868, tali

scuole avevano un duplice insegnamento, elementare e superiore.

Il primo era organizzato in due sezioni distinte, una per i fanciulli

e l’altra per gli adulti. In entrambe si svolgeva in quattro classi.

Nel corso elementare

dai primi elementi della lettura, scrittura, dell’aritmetica, si giunge

ai primissimi rudimenti della grammatica, della storia, della

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geografia, spingendo un po’ più innanzi lo studio delle operazioni

aritmetiche.

Il corso superiore, fino dalla sua fondazione, prevedeva

la spiegazione dei “Doveri dell’uomo e del cittadino” e (con

esempio, credo, nuovo) delle più importanti massime dell’ “Igiene”.

Più tardi … abbiamo messa insieme una Scuola tecnica nella quale

oltre ai due già detti insegnamenti, vengon dati quelli della

Economia, della Fisico-chimica, della Meccanica, della Storia

naturale, del Disegno, della Contabilità.

L’anno seguente furono aggiunti gli insegnamenti di “Geometria e

aritmetica applicata” e di “Studi di arti e mestieri”.

Nel 1867-1868, la Scuola del popolo fu frequentata da 100

fanciulli e 48 adulti.

Scuole professionali

Per quanto riguarda le scuole professionali, oltre alla Sezione

tecnica e serale delle Scuole maschili del popolo, si avevano il

Pio Istituto Bardi (nato nel 1866) e la Scuola d’intaglio (primo

nucleo dell’attuale Istituto d’Arte). Nata nel 1869 come Scuola

d’intagliatori in legno, ebanisti e legnaioli, si innestava in un

contesto artigianale-artistico di primo livello mondiale. Era

finanziata da un comitato promotore, a cui nel 1870 subentrò una

società, ma era sussidiata anche da contributi ministeriali e dal

supporto di una loggia massonica.

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SULLE SCUOLE SECONDARIE SUPERIORI

Liceo Dante e Liceo degli Scolopi

Il Liceo Dante il più antico dei licei classici laici di Firenze.1

Assunse l’attuale denominazione nel 1865 in occasione dei

solenni festeggiamenti per il sesto centenario della nascita di Dante

e dell’inaugurazione della statua del sommo poeta in Piazza S.

Croce. Nacque nel 1853 come Liceo fiorentino, in base alla

legge del 30 giugno 1852 con la quale

Leopoldo II intendeva adeguare il

sistema scolastico della Toscana alle

necessità di uno stato moderno. Fu

così decisa l’istituzione di un liceo

finanziato dal Comune e, data la

particolare situazione di Firenze che

restava ancora priva di un istituto di

studi superiori (presenti invece a Pisa e

a Siena), le furono aggregati anche i

corsi di Diritto civile, penale ed amministrativo, a beneficio,

come scriverà il Galeotti:

1 Il Galileo e il Michelangelo sono stati istituiti rispettivamente nel 1884 e nel 1896, il Machiavelli ha aggiunto al ginnasio le sezioni liceali solo nel 1968.

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di tutti coloro che non volendo andare ai corsi universitari, avevano

però necessità di apprendere gli elementi di diritto, sia per

attendere ai propri affari, sia per esercitare alcune professioni, sia

per essere in grado di concorrere a quegli impieghi pubblici ed

amministrativi, nei quali la conoscenza di tali elementi è requisito

indispensabile o subbietto d’esame.

Nel corso degli anni Sessanta nel Liceo Dante furono accorpate

anche alcune cattedre dell’Ospedale di Santa Maria Nuova;

venivano così forniti i titoli di un primo anno universitario per

l’esercizio della Farmacia e dell’Agraria.

A partire dal 1864 e fino al 1895 furono inoltre annesse al Dante

una Scuola tecnica preparatoria all’Istituto tecnico, la prima

aperta a Firenze e ricca, come osservava il Galeotti, di “collezioni,

di macchine e di laboratori” ed una Scuola serale di disegno

inaugurata nel 1866, alla quale erano ammessi coloro che

lasciavano gli studi dopo le elementari oppure che, pur

continuando, volevano formarsi dal punto di vista artistico.

In base alla legge del Governo Provvisorio della Toscana del 10

giugno 1860 il futuro Liceo Dante godette del privilegio di avere

solo due anni che furono portati a tre, con l’applicazione

della legge Casati, solo nel 1867: non senza le rimostranze di

sedici alunni che rivolsero una Supplica al Ministero, sembra con

successo, per essere esonerati dal terzo anno.

La stessa legge toscana prevedeva nel Liceo fiorentino

l’insegnamento del francese, che per la legge Casati era presente

solo negli Istituti tecnici. Stabiliva il carattere di corso preparatorio

alla licenza liceale del secondo e ultimo anno, fissando le materie

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obbligatorie. Introduceva anche il principio della

differenziazione dei curricula a seconda delle facoltà

universitarie cui si voleva accedere. Così, mentre la filosofia, la

fisica e la letteratura italiana erano comuni a tutte le classi, solo chi

avrebbe studiato teologia, filosofia, filologia e giurisprudenza

avrebbe dovuto seguire i corsi di letteratura latina, letteratura

greca e storia; la facoltà di medicina richiedeva lo studio della

chimica, dell’anatomia umana e della storia naturale; la facoltà di

matematica quello della geometria, della trigonometria,

dell’algebra, della chimica e dell’agraria. Il Liceo prevedeva

dunque una forma di specializzazione.

Era comunque una piccola scuola che per molti anni subì ripetuti

spostamenti.2 All’inizio ebbe sede nel Palazzo Serristori in Piazza S.

Croce, nel 1859 si trasferì

al Palazzo Borghese in Via

del Palagio (Via Ghibellina)

e nel 1862 nel Palazzo Da

Cepperello, in Via del

Corso; quando questo nel

1865, divenuta Firenze

capitale, fu occupato dal

Ministero di Grazia e

Giustizia, il Liceo fu trasferito in alcuni locali dell’ex Convento di S.

Trinita in Via del Parione.

Per diverso tempo il Dante dovette anche affrontare non poche

difficoltà di carattere didattico e finanziario.

2 Fino al 1921, anno in cui fu trasferito nell’attuale sede in Via Puccinotti.

30

Una delle prime fu l’inevitabile concorrenza con il prestigioso

Liceo annesso all’Istituto fiorentino degli Scolopi, che aveva

un grosso ascendente sulla classe dirigente locale. Nato nel 1630 al

tempo di S. Giuseppe Calasanzio, il fondatore delle Scuole Pie,

aveva iniziato con successo la sua attività grazie all’alto livello dei

suoi insegnanti, spesso chiamati anche a corte come precettori di

principi. In seguito trasse vantaggio dalla soppressione dei Gesuiti

(1773) e dall’uscita di scena dei Barnabiti: a questi, a Firenze, era

subentrato rispettivamente nel Collegio di S. Giovannino, che

aveva sede nel Palazzo Martelli, e nel più piccolo Collegio di S.

Carlo, situato presso la Chiesa di S. Spirito.

Nel 1859 il Liceo degli Scolopi ottenne la parificazione con i licei di

Stato.

Verso la metà del XIX secolo gli Scolopi

vissero uno dei periodi di maggiore

splendore, con docenti di prestigio quali

il padre Eugenio Barsanti, inventore nel

1853, con Felice Matteucci, del motore a

scoppio; personaggi fiorentini di grande

spicco erano stati loro alunni, da Gino

Capponi a Giuseppe Poggi, da Bettino

Ricasoli a Giosuè Carducci.

Di antica e solida tradizione,

dunque, rispetto al Liceo Dante il Liceo delle Scuole Pie dava

maggiori garanzie, anche dal punto di vista religioso, e

proponeva, sembra, un percorso di studi più facile, tanto che

vantò a lungo iscrizioni ben più alte. Ad esempio nel 1868-

1869 i due licei avevano rispettivamente 45 e 132 iscritti.

31

Una ancora più evidente disparità numerica si aveva tra i due

ginnasi annessi al Liceo Dante e all’Istituto degli Scolopi, con 96 e

407 studenti; così per le rispettive Scuole tecniche con 163 e 376

alunni.

Caratterizzato dal rigore e dalla serietà degli studi, severo e

selettivo, il Dante si distinse comunque per l’alto profilo

culturale di direttori e professori e per la preparazione degli

studenti.

Una speciale attenzione meritano proprio gli anni 1865-1870 di

Firenze capitale, quando si stabilì un rapporto di privilegio del liceo

con il Ministero della pubblica Istruzione, nei confronti di altri

Istituti. Ad esempio nel 1866, il Dante fornì i temi per gli esami

ginnasiali e liceali alle città di Pistoia, Prato ed Empoli; nel 1867 il

liceo di Iesi chiese al Dante quale testo di filosofia adottasse.

Nella stessa direzione si

situa la sua partecipazione

a momenti importanti della

vita pubblica. Il 5 maggio

1868, poco dopo le nozze

del principe ereditario

Umberto con la principessa

Margherita, il corpo

docente del Dante ebbe

l’onore di intervenire a un ballo di corte, evento del tutto insolito.

Nel periodo di cui stiamo trattando, tra i direttori del Liceo Dante

ricordiamo Silvio Orlandini (1859-1865) noto come curatore di una

edizione delle Grazie di Foscolo; tra i professori il filologo ed

32

accademico della Crusca Giuseppe Rigutini (1860-1865), il critico

storico Isidoro del Lungo (1867-1875), il filosofo Giacomo

Barzellotti (1867-1877), il fisico Carlo Marangoni (1869-1910). Tra

gli alunni illustri il politico Sidney Sonnino che fu ammesso alla

seconda liceo nel 1860 e il giurista Vittorio Scialoia.

Fin dalla sua nascita il liceo fu corredato di una Biblioteca il cui

nucleo fu costituito con doppioni della Biblioteca Nazionale e con

libri provenienti da Corporazioni religiose soppresse.

Tra i testi antichi ricordiamo gli

Elementi di Euclide nell’edizione

curata da Ratdolt nel 1482, edizioni

dell’Arithmetica di Severino Boezio

(1492 e 1521), delle Coniche di

Apollonio (1655), del De triangulis

di Regiomontano (1561), della

Gnomonica di Cristoforo Clavio

(1581), della Prospettiva di

Guidubaldo dal Monte (1600),

dell’Opera astronomica di Christian

Huygens (1724).

Dopo alcuni anni dalla sua fondazione il liceo ebbe anche un suo

Gabinetto di fisica, che il Marangoni arricchì con apparecchi di sua

invenzione e con una copia del termometro costruito dall’Accademia

del Cimento, da lui stesso commissionata. Iniziò anche una raccolta

di esemplari e modelli di Anatomia e di Scienze Naturali.

33

Istituto tecnico

Il 16 ottobre 1809 il Prefetto del Dipartimento dell’Arno ordinò

che fosse istituito un Conservatorio di Arti e Mestieri, che

facesse parte dell’antica Accademia di Belle Arti. Dipendeva dal

Comune ed ebbe sede nel soppresso Convento di Santa

Caterina. Le nuove Scuole furono inaugurate nel 1811, con due

cattedre, di meccanica elementare e di chimica applicata alle arti,

insegnamenti corredati da un’officina di meccanica e da un

laboratorio di chimica; i corsi ebbero di fatto inizio nel 1813.

Due decreti del 14 gennaio 1850 stabilirono che le Scuole di arti

e mestieri, già da tempo sotto la

tutela del Governo, fossero

separate dall’Accademia di Belle

Arti, ed assumessero la direzione

del matematico Filippo Corridi.

Le Scuole si ispiravano all'antica

vocazione pratico-sperimentale

della scienza toscana con il

compito di fornire una solida preparazione tecnico-scientifica

alle figure professionali più richieste in quel periodo, indispensabili

al costante sviluppo dell’Agricoltura, dell’Artigianato e anche

dell’Industria, che proprio in quegli anni muoveva i primi passi.

34

Nel 1852, furono trasferite in Via Sangallo nell’antico

Convento delle Cavalieresse di Malta, che fino dalla seconda

metà del Cinquecento si erano dedicate all'educazione delle giovani

di nobile estrazione.3

Con un nuovo decreto del 22 ottobre 1853 il Granduca Leopoldo

II ordinò che assumessero la denominazione di Istituto tecnico

toscano, e che vi fossero istituire 6 cattedre: geometria

descrittiva e disegno tecnologico, fisica tecnologica e

tecnologia speciale delle arti fisiche, meccanica sperimentale

e tecnologia speciale delle arti meccaniche, chimica

applicata alle arti, storia naturale applicata alle arti, e

metallurgia: tutte con il relativo corredo di macchine, strumenti,

collezioni scientifiche, libri, laboratori e officine. L’Istituto, incerto

3 L’Istituto rimase in Via Sangallo fino al 1891, quando si trasferì in Via Giusti nel palazzo

Capponi, assumendo il nome di Istituto Galileo, per divenire poi Istituto tecnico per Geometri

“G. Salvemini”. Oggi nell’ex convento delle Cavalieresse si trovano i locali del Liceo Artistico L.

B. Alberti.

35

tra un livello medio e uno superiore, rimase di fatto per molti anni a

metà strada fra accademia, laboratorio, museo e scuola.

I corsi furono inaugurati solo nel febbraio del 1857 e si

articolavano in due sezioni: tecnologia fisico-meccanica e

tecnologia fisico-chimica. Per essere ammessi a questi corsi si

chiedeva un esame di aritmetica ragionata, algebra elementare,

geometria piana e solida, trigonometria rettilinea.

Le due sezioni avevano un anno preparatorio, nel quale si

insegnavano la geometria descrittiva, il disegno lineare, la fisica

tecnico sperimentale e la chimica generale. Nel successivo biennio

gli studenti di fisico-meccanica studiavano il disegno tecnologico, la

fisica tecnologica, la meccanica e la storia naturale; quelli di fisico-

chimica avevano la fisica tecnologica, la chimica tecnologica, la

storia naturale, e (dal 1863 anche) la metallurgia. Per aprire più

strade ai giovani, nel 1857 fu inoltre creata la sezione dei periti

agrimensori.

Orario delle lezioni del 1857

36

Un’ordinanza del 15 novembre 1860 divideva così gli studi

dell’Istituto tecnico in tre sezioni: agrimensura, fisico-chimica

e fisico-meccanica; a queste nel 1861 furono aggiunte le Scuole

delle miniere.

Il decreto del 15 ottobre 1863 gli organizzò in quattro sezioni:

agronomia e agrimensura, commercio e amministrazione,

meccanica e costruzioni, industria mineraria e metallurgica.

Per le prime due il corso era di due anni, per la terza tre, e per la

quarta quattro. Tre insegnamenti di cultura generale erano comuni

a tutti (italiano, storia e geografia), mentre gli altri erano

specializzati secondo i fini delle singole sezioni, e comprendevano:

lingua inglese e tedesca, diritto amministrativo e

commerciale, economia politica, materia commerciale,

aritmetica sociale, chimica, fisica e meccanica elementare,

algebra, geometria, trigonometria rettilinea, disegno ed

elementi di geometria descrittiva, agronomia e storia

naturale.

Se poco fiorente fu la sezione di industria mineraria e metallurgica,

una frequenza sempre crescente registrarono invece le altre

sezioni. Le spese per l’Istituto furono prima a carico del Governo,

poi divise tra Governo, Provincia e Comune. Nel 1870 passò

totalmente alle dipendenze della Provincia divenendo Istituto

provinciale di Firenze.

Nel 1872, secondo gli ordinamenti governativi comprendeva

cinque sezioni: agronomia e agrimensura, commercio,

ragioneria, industria, fisico - matematica.

37

Le Esposizioni di Parigi (1855) e della Leopolda (1861)

Fino dalla metà del XIX secolo, l'Istituto fu un importante

centro di confronto e di scambio con la cultura scientifica e

industriale europea, grazie soprattutto all'illuminata e indefessa

opera del professor Corridi che, su diretto incarico del Granduca,

organizzò le grandi esposizioni dei prodotti naturali e industriali

destinate a rappresentare la Toscana alle Esposizioni Universali di

Londra (1851) e di Parigi (1855). L’Istituto partecipò anche

all’Esposizione Nazionale della Leopolda nel 1861 e a quella

Universale di Parigi del 1867. In tali occasioni le collezioni

38

dell'Istituto furono arricchite con macchine, modelli di macchine,

materiale scientifico e didattico, pubblicazioni provenienti da vari

paesi europei in particolare Francia, Inghilterra, Germania, Austria.

Le donazioni di illustri famiglie fiorentine (Bardi, Guicciardini,

Ginori, Ricasoli, Ridolfi), di fabbricanti, di scienziati e dello stesso

Granduca, insieme ai primi significativi acquisti e scambi tra istituti

italiani e stranieri di strumenti, raccolte naturalistiche, di prodotti

manifatturieri e pubblicazioni provenienti da ogni paese,

costituirono le basi delle dotazioni scientifiche dell'Istituto. Il

Fondo antico rappresenta il nucleo originario della

Biblioteca.4 Costituito da 272 pubblicazioni, per un totale di circa

600 volumi, venne raccolto per volontà di Filippo Corridi in un arco

di tempo compreso tra la nascita dell’Istituto (1850) e il 1859, anno

delle sue dimissioni da direttore. I volumi furono acquistati o donati

da vari, come l’Accademia delle Belle Arti di Firenze, il Ministero

Inglese del Commercio, la Società Inglese di Statistica, vari

Ministeri Francesi in particolare la Sezione di Belle Arti del Ministero

di Stato, il Signor Vattemare di Parigi, altri volumi che erano

doppioni della Marucelliana furono scambiati dal Corridi con una

collezione di Bibbie, molti provenivano da Conventi soppressi. Fin

dal suo nascere, la Biblioteca assunse un carattere prettamente

tecnico-scientifico anche se nelle sue raccolte non mancarono opere

letterarie, classiche e di storia patria. Tra i testi scientifici

ricordiamo l’edizione latina della Geometria di Albrecht Dürer

(1534), il Liber de centro gravitatis solidorum di Federico

Commandino (1565), l’edizione dello stesso Commandino delle

Coniche di Apollonio (1566), l’Architettura di Sebastiano Serlio 4 Che oggi fa parte del patrimonio storico dell’Istituto tecnico per Geometri “G. Salvemini”.

39

(1619), i Discorsi e dimostrazioni matematiche di Galileo Galilei

(1638), la seconda edizione, in latino, della Geometria di René

Descartes (1649); le Collezioni matematiche

di Pappo (1660); l’Horologium oscillatorium

di Christian Huygens (1673); i Principia

mathematica di Isaac Newton (1687);

l’Analyse des infiniments petits (1715) e il

Traité analytique des sections coniques

(1729) di Guillaume François de L’Hôpital;

l’Encyclopédie ou dictionnaire raisonné des

sciences, des arts et des métiers (1770-1775); le Osservazioni

intorno agli animali viventi (1684) di Francesco Redi; l’edizione

francese delle Oeuvres di Beniamino Franklin (1773); gli Opuscoli di

fisica animale e vegetabile di Lazzaro Spallanzani (1776); Il

Trattato elementare di chimica di Francesco Dandolo (1796).

Oltre a questi: i Commentari de’ fatti civili occorsi dentro la città di

Firenze dall’anno 1215 al 1538 di Filippo de’ Nerli (1728); gli Annali

d’Italia di Lodovico Antonio Muratori (1753-1756); il Corso

ragionato di letteratura greca di Melchiorre Cesarotti (1784).

40

Scuole magistrali

Gli insegnamenti previsti dalla Legge Casati per le Scuole normali

erano: lingua e elementi di letteratura nazionale, geografia,

storia nazionale, aritmetica e contabilità, elementi di

geometria, elementi di storia naturale, di fisica, di chimica e

di agraria, calligrafia, disegno lineare, pedagogia. Per le

maestre anche “lavori propri al sesso femminile”.

Le Scuole normali della Legge Casati ebbero, a Firenze, una

particolare connotazione.

Nell’annuario della Pubblica Istruzione del 1859-61, le due Normali

fiorentine figurano a parte con la dizione Scuola magistrale e

sperimentale femminile e Scuola magistrale Reale dei

maschi; con l’annuario del 1863-64 le due scuole furono

uniformate a quelle del resto del paese. Nacquero entrambe nel

1860 con intenti ambiziosi e sotto la direzione di due eminenti

letterati e pedagogisti: Luisa Amalia Paladini che rimarrà fino al

1869, e Pietro Thouar che morirà l’anno dopo.

41

A Firenze la Scuola magistrale maschile ebbe meno fortuna di

quella femminile. Nel 1865-66 contavano rispettivamente 24 e 140

iscritti. Nel 1870, dalla Relazione del Galeotti, ne risultavano 27 e

88. La maschile si svolgeva in un locale del Municipio, mentre la

femminile occupava un locale in affitto.

La Magistrale femminile nacque sotto gli auspici di Raffaello

Lambruschini, con una forte tendenza autonomistica, avendo

rifiutato le direttive centralizzatrici. Le discipline erano in parte

diverse da quelle previste dalle Normali nazionali: Il programma più

ambizioso includeva, ad esempio, anche la storia antica (la Legge

Casati comprendeva solo la storia nazionale); la geometria, per la

quale i programmi ministeriali già prevedevano uno studio limitato,

era del tutto assente.

42

La Conclusione del Galeotti

Come abbiamo visto, nel 1868-1869 le scuole municipali fiorentine

registrarono 11500 frequenze.

Osservava pertanto il Galeotti:

Se a questa cifra si aggiungano gli alunni delle scuole private che

ammontano secondo i dati posseduti dal Comune a N. 5700 per

ambedue i sessi, e senza tener conto delle fanciulle che si educano

nei molti e pregevoli Istituti femminili che sono nella Città nostra, e

che mantengonsi sia con le rendite proprie sia con sussidi

governativi, ci sarà dato di concludere che, avuto riguardo

dell’attuale popolazione del nostro Comune (abitanti 191,563), se

non abbiamo ancora raggiunto la cifra del Villani, abbiamo però

fatto in pochi anni notevolissimi progressi e tali che ci fanno

augurare come guari non andrà che detta cifra possa essere non

solo raggiunta, ma largamente oltrepassata.

43

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Le immagini alle pp. 10, 13-15, 18, 19, 21, tratte dalla Relazione

sull’Istruzione pubblica municipale di Firenze, di Leopoldo Galeotti,

sono riprodotte per concessione della Biblioteca delle Oblate,

Sezione di Conservazione e Storia Locale.