LIstituto Professionale di Stato Maffeo Pantaleoni nellambito del progetto del Centro Studi e...

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L’Istituto Professionale di Stato Maffeo Pantaleoni nell’ambito del progetto del Centro Studi e Ricerche: Santa Maria della Pietà Provincia di Roma

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L’Istituto Professionale di Stato

Maffeo Pantaleoninell’ambito del progetto del

Centro Studi e Ricerche: Santa Maria della Pietà Provincia di Roma

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presenta

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Un viaggio lungo un anno scolastico alla ricerca

del “sentire”

e

dell’”essere”

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Il tempo dell’adolescenza è già di per sé difficile e tanto più oggi epoca in cui il periodo infantile si è dilatato ed il domani adulto appare sempre più lontano e incerto.

Si assiste quindi ad un nuovo rinchiudersi in ambiti di certezze: la famiglia, il gruppo, la propria religione … e tutto ciò che non ne fa parte è estraneo, altro da me, diverso e quindi da rifiutare e temere.

Ovviamente in questo contesto la parte da leone la fanno i mezzi di comunicazione: furti, scippi, stupri, violenze religiose, etniche, genocidi sono sempre e solo ad opera degli altri, di quelli che ci invadono, che vogliono la nostra terra, il nostro lavoro, le nostre donne. Basta ascoltare i TG:” rapina in villa ad opera di quattro rumeni”, ma se i rapinatori sono italiani ci si ferma al “rapina in villa”.

I ragazzi, come spugne, assorbono tutto ciò con cui li martelliamo, ma per fortuna loro e nostra, hanno dei bei cervelli e bei cuori basta che possano avere la possibilità di aprirli!

È in base a queste considerazioni che ho pensato di fornire ai ragazzi dell’Istituto un input per guardare in se stessi e riflettere su normalità e diversità: esistono davvero? Sono degli stereotipi? Cosa nascondono?

Ne è venuto fuori un lavoro corale, a tratti superficiale, altre volte estremamente profondo, ma comunque la voce degli adolescenti che ha dipinto un chiaro quadro del loro essere e sentire

Matilde Armati ( referente del progetto)

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Abbiamo voluto che questo viaggio avesse, oltre ad un valore didattico e educativo, anche e soprattutto un significato di condivisione, di attenzione per l’altro, per l’altro che, come tanti ragazzi hanno scritto, non è altri che me stesso perché ognuno di noi è uguale e diverso, perché ognuno di noi è un essere umano e solo attraverso l’accettazione dell’altro, della diversità, è possibile giungere ad una serena, consapevole accettazione di sé

Da questa considerazione è nato il desiderio di raccogliere dei fondi da devolvere a Gino Strada facendo nostra la motivazione di Moni Ovadia nella prefazione del libro scritto dal chirurgo “Pappagalli Verdi”

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La litania più ricorrente dei nostri tempi è “non ci sono più valori”, “non ci sono più ideali per cui battersi”sfruttamento, violenza, guerra,morti, violazione dei diritti, sopraffazione dei deboli, delle donne e dei bambini, sottomissione dell’uomo e dei suoi valori alle logiche del denaro e del mercato sono sotto i nostri occhi … i neurorecettori della sensibilità all’altrui sofferenza paiono essersi atrofizzati.Alcuni … si rimboccano le maniche e fanno ciò che c’è da fare.Il chirurgo di guerra Gino Strada è uno di questi, con una idea: risarcire l’uomo ferito e menomato dalla violenza dei suoi similia questa idea lui, ed altri con lui, dedicano il loro sapere, il loro sentire,la loro azione che non si avvale solo delle sofisticate tecniche della chirurgia clinica, ma di quelle meno codificabili ed esplicabili della chirurgia umana per cui il dolore di un altro essere umano è il loro dolore.… Noi tutti discendiamo da un solo uomo perché nessuno possa dire il mio progenitore è meglio del tuo.Ciononostante siamo tutti diversi l’uno dall’altro perché non siamo la semplice replica di un modello, ma un unicum insostituibile che per questo contiene in sé l’umanità tutta. Dunque, chi salva una vita, salva l’intero universo …i veri valori etici possono nascere solo da una prassi di vita che si misura con i limiti, le passioni, le paure, le ritrosie, l’esasperazione del procedere alla ricerca di sé, nell’altro da sé Moni Ovadia

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Con uno pseudo-questionario ho voluto aiutare i ragazzi dell’Istituto a riflettere sul tema della diversità e sull’accezione dei termini di –normalità - e – diversità –

Ne è uscito fuori un quadro che è lo specchio dei ragazzi di oggi: a volte superficiali, impregnati di pregiudizi e luoghi comuni, altre volte estremamente aperti e disponibili al riconoscimento e all’accoglienza dell’altro, spesso profondi e riflessivi, alla ricerca di un loro spazio e di un loro essere.

Abbiamo cercato di capire la differenza fra normalità e diversità e così da molti è emersa la consapevolezza che tale differenza non esiste

Spesso la diversità viene identificata con l’handicap fisico o psichico e questo forse proprio perché i due termini rimangono astratti, difficilmente definibili ed hanno quindi necessità di un riscontro concreto; il significato loro attribuito varia da soggetto a soggetto: tutti siamo normali, ma è pur vero che tutti siamo diversi; un termine esclude l’altro, ma nel contempo lo include: ognuno di noi pensa di essere normale secondo il suo stereotipo, ma gli altri come lo considerano? Normale o diverso? E se diverso, in base a che cosa? A quale criterio, quale riferimento? Ed è poi così importante rientrare in una delle due categorie?

In genere si risponde “ è normale ciò che caratterizza la massa” ma poi, altri, riflettendo aggiungono che ognuno di noi ha delle difficoltà che altri non hanno e quindi quello che per uno è normale non lo è per l’altro: ognuno ha la sua normalità. Ognuno è diverso e quindi non normale rispetto all'altro. Ognuno si sente normale o diverso a seconda del contesto, del riferimento, del proprio sé.Ecco quindi che la normalità è estremamente soggettiva ed indicare negli altri o in se stessi la diversità non significa porre un limite, ma una risorsa.

Spesso i ragazzi fanno ricorso ad una astratta –società- per poter stilare una categoria di “diversi”, ma poi riflettono sul fatto che essere diversi può indicare forza interiore, che la diversità è di tutti e ci rende unici e irripetibili, che riconoscere l’altro come diverso da me non significa giudicarlo negativamente, ma riconoscerne l’individualità.

Riflettere sulla propria e altrui diversità è insomma un'occasione di arricchimento e di confronto.

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Normalità e diversità:

la parola alle ragazze

della classe VF

del “Pantaleoni”

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La parola adesso

Al “Pantaleoni”questionario

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Abbiamo però voluto sentire anche il parere di ragazzi di altre scuole e qui proponiamo una sintesi degli interventi di tre classi del liceo tecnologico “Luigi Trafelli” di Nettuno

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… e se poi volete saperne di più …

Basta entrare nel sito del progetto

aportatadimano.org

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per finire

un questionario serio