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periodico della sezione pedagogica anno XVII (serie III) Settembre 1988
SOMMARIO
L'innovazione nella scuola elementare È di recente pubblicazione, in lingua francese, un voluminoso rapporto del Consiglio d'Europa dedicato all'innovazione nella scuola elementare (Strasburgo 1988). Il documento raccoglie e riassume i risultati di una serie di ricerche effettuate da una trentina di esperti in scienze dell'educazione sul tema dell'innovazione in questo importante grado di scuola. /I gruppo di esperti si è in particolare interessato al ruolo svolto dall'innovazione nell'evoluzione dei sistemi scolastici i quali, nel loro processo, devono necessariamente tener presente sia le richieste di ordine socioculturale sia le indicazioni connesse con lo sviluppo del bambino. Come altri rapporti del Consiglio d'Europa la pubblicazione in questione si propone due obiettivi: da un lato presentare lo stato delle riflessioni e dei lavori svolti e, dall'altro, elaborare una serie di raccomandazioni all'intenzione degli Stati membri e di tutti coloro che si interessano ai problemi educativi. Per facilitare la diffusione in Svizzera dei risultati di questo progetto del Consiglio d'Europa è stato recentemente organizzato a Montreux (22-25 agosto) un Seminario di studio al quale sqno stati invitati rappresentanti dei Dipartimenti della
L'innovazione nella scuola elementare - Le ragioni dello scioglimento dei contratti di tirocinio - Le risoluzione dei problemi di matematica nelle scuole elementari - L'insegnamento del latino nella scuola secondaria superiora - Previsioni demografiche per il Cantone Ticino 1985-2010 - La formazione post-obbligatoria (15-19 anni) in dodici Stati membri dell'OCSE - Perfezionamento professionale 1986/87: limiti e tendenze -II Parco Robinson di Locamo: un'area di gioco alternativa -Impressioni giapponesi - Segnalazioni - Comunicati, informazioni e cronaca.
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-..... _--- ............... ... -pubblica educazione, delle Associazioni magistrali, dei Servizi di ricerca cantonali, della Commissione pedagogica svizzera e altri operatori scolastici. Accanto a questo primo obiettivo il Seminario di Montreux ne perseguiva altri, come ad esempio: - utilizzare le esperienze acquisite nel corso dei lavori del Progetto no. 8 e confrontarle con alcune interessanti innovazioni in atto in alcuni cantoni svizzeri (nuovi programmi d'insegnamento nel Canton Soletta; adeguamento dei programmi d'insegnamento nella Svizzera francese; progetto «uomo-ambiente» nel Canton Lucema; progetto della CDPE sul perfezionamento del corpo insegnante, la valutazione degli allievi di scuola elementare nel nostro Cantone; - verificare un possibile modello di diffusione dei risultati delle ricerche svolte a livello intemazionale; - favorire il contatto e la reciproca conoscenza di specialisti in scienze dell'educazione attivi sia a livello intemazionaIe sia a livello cantonale e intercantonaIe. È quindi opportuno in questa sede riassumere le principali raccomandazioni contenute nello studio del Consiglio d'Europa - favorevolmente accolte dai partecipanti al Seminario - nell'intento di favorire e di stimolare un dibattito fra
le diverse istanze in un momento particolarmente significativo di rinnovato interesse per i problemi dell'educazione. Le raccomandazioni espresse si articolano attomo alle seguenti tematiche: gli obiettivi della scuola elementare; l'organizzazione dell'insegnamento; i programmi; l'applicazione dell'innovazione scolastica e le diverse istanze coinvolte. Per quanto conceme il primo aspetto,
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quello degli obiettivi, occorre rammentare innanzitutto che la scuola elementare - scuola di tutti - costituisce una tappa fondamentale per lo sviluppo del bambino perché pone, se adeguatamene impostata, le premesse per un progressivo e coerente processo educativo. Ne consegue che gli obiettivi educativi assumono, a questo stadio, un ruolo e una funzione vitale per ogni allievo. Da questo punto di vista la scuola elementare, accanto ai tradizionali obiettivi cognitivi (leggere, scrivere e calcolare), deve persegui me altri, altrettanto importanti, come ad esempio: - consentire uno sviluppo globale delle potenzialità fisiche e intellettuali degli allievi; - individuare e considerare le caratteristiche personali e culturali di ogni bambino; - favorire nella pratica educativa l'acquisizione dei diversi valori (partecipazione, responsabilità, rispetto dei diritti e delle opinioni altrui, comprensione, solidarietà, ecc.). Nel capitolo «organizzazione della scuola» è più volte richiamata la necessità di proseguire gli sforzi affinché un numero sempre maggiore di allievi possa acquisire un bagaglio minimo di conoscenze.
In quest'ottica appare di primaria importanza richiamare alcuni principi dell'atto pedagogico (differenziazione dei contenuti, dei metodi e dei tempi di acquisizione, individualizzazione dell'insegnamento, ecc.) per far si che gli allievi più in difficoltà possano integrarsi comunque nella vita di classe, evitando precoci forme di emarginazione. Sempre dal profilo organizzativo si suggerisce di accentuare il coordinamento tra la scuola matema e la scuola elementare e tra quest'ultima e la scuola media: un tema di particolare attualità anche per il nostro cantone, che va affrontato con incisività cosi da assicurare una sorta di continuità per gli allievi che frequentano le scuole in questione. Continuità che deve trovare una sua coerenza sia a livello di contenuti sia di metodi e di principi pedagogici. Per quanto attiene ai programmi d'insegnamento, le raccomandazioni del Consiglio d'Europa suggeriscono d'integrare maggiormente nei contenuti generali d'insegnamento le nuove esigenze educative che stanno caratterizzando questo e altri gradi di scuola (educazione ambientale, alla solidarietà, alla pace, ecc.). Dato che la scuola primaria deve occuparsi comunque dei cosiddetti contenuti tradizionali (lettura, scrittura, calcolo, scienze, musica, ecc.) risultano partico-
larmente interessanti le proposte intese a ricercare un equilibrio tra i «nuovi contenuti" e i «contenuti tradizionali)), a differenziare gli obiettivi di padronanza da 9uelli di sviluppo e cosi via. A livello disciplinare poi meriterebbero di essere ulteriormente sviluppate le tematiche di natura ambientale, l'informatica, l'educazione ai mass-media e l'insegnamento di una seconda lingua.
È risaputo che la riuscita di un'innovazione scolastica è strettamente connessa alle modalità operative predisposte (come, ad esempio, un rapporto attivo tra le autorità scolastiche e i docenti, oppure la possibilità di disporre di mezzi e di persone adeguatamente preparate, ecc.), ma anche al modo in cui le diverse istanze si sentono direttamente o indirettamente coinvolte. A questo riguardo il rapporto del Consiglio d'Europa individua diverse componenti, e più precisamente: - i docentl per i quali si auspica una migliore definizione dei compiti, la necessità di un lavoro di gruppo e l'assunzione di precise responsabilità nell'innovazione scolastica. I docenti devono assumere ruoli attivi, e non di spettatori, nel processo innovativo (in alcuni stati europei, ad esempio, si è già introdotto il sussidiamento di quei gruppi di docenti che assumono ruoli e compiti specifici nell'innovazione scolastica); - le autotit. scolastiche, per le quali si suggerisce un coinvolgimento sin dall'inizio della fase innovativa e la messa in atto di particolari dispositivi di aiuto e di sostegno che favoriscono la riuscita di un'innovazione (consulenze, formazione dei quadri, seminari di studio per ispettori e direttori, ecc.); - i genitori, che devono essere costantemente associati e per i quali vale il principio della co-responsabilità, owiamente nel rispetto delle specifiche competenze; - /a "cefCB in educazione, che deve sempre più coinvolgere i diretti interessati (docenti, autorità scolastiche, ecc.). I temi meritevoli di ulteriore approfondimento sono i seguenti: tempi e durata dell'insegnamento; riuscita scolastica e organizzazione della scuola, efficacia del sistema educativo e qualità dell'insegnamento, valutazione scolastica; - /a fonnazions del corpo insegnante, con particolare riferimento al momento della formazione iniziale e a quello successivo dell'aggiomamento permanente. Come si può notare le tematiche evidenziate nello studio del Consiglio d'Europa sono d7ndubbm attualità anche
(continua a pagina 24)
« Per una visione globale del mondo della scuola» (cfr. pago 13)
Scuola materna in Svizzera: due anni, presto la norma? Secondo quanto comunicato dall'Ufficio federale di statistica (UST), il numero dei bambini che frequentano la scuola materna è in aumento: all'inizio del 1988 vi erano iscritti 133.000 bambini, 4% in più dell'anno precedente e più del 10% rispetto agli anni dal 1980 al 1984. la scuola materna in tal modo conta nuovamente un numero di bambini pari a quello registrato agli inizi degli anni '70, quando il boom delle nascite aveva fatto toccare un livello massimo. Se si trattasse unicamente del numero delle nascite, oggi nella scuola materna dovrebbe
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esserci un terzo di bambini/e in meno che agli inizi degli anni '70. Due elementi sono nuovi. Anzitutto la frequenza dell'«asilo» per almeno un anno è divenuto il caso normale. Sebbene si tratti di una frequenza ovunque facoltativa, secondo le stime dell'UST solo il 2% dei bambini entrano ancora nella prima classe della scuola dell'obbligo senza una preparazione nella scuola materna. Inoltre per molti bambini tale frequenza per due anni è già una norma: due terzi degli scolari della prima classe hanno avuto un'esperienza di due anni d'«asilo». Questo sviluppo è stato possibile perché cantoni e comuni negli ultimi anni hanno sistematicamente esteso la scuola materna: i bambini di località sperdute, scarsamente popolate, hanno la possibilità di frequentarla a tempo parziale nelle vicinanze del proprio domicilio (maestre che si spostano da un luogo all'altro, «autobus-asilo») o raggiungono, con lo «scuolabus», la casa dei bambini del villaggio più vicino. Molti comuni che hanno sempre avuto la scuola materna si sono orientati per una frequenza biennale. L'aggiunta di un anno è stata facilitata dal fatto che erano disponibili maestre idonee in numero sufficiente. Mediamente la maestra di scuola materna cura una classe di 18-19 bambini, un numero quindi pari a quello dell'insegnante della scuola elementare. Un decimo scarso delle sezioni di scuola materna conta più di 24 bambini. Quanto alla grandezza delle sezioni non sono più riscontra bili differenze tra i cantoni. Diverse, per contro, sono le concezioni educative. Nella Svizzera tedesca la scuola materna, detto semplicemente, è piuttosto orientata al gioco, nella Svizzera francese è invece orientata di più alla scuola. Entrambe le impostazioni, tuttavia, vogliono mitigare svantaggi sociali e culturali dei bambini e facilitare il loro inserimento nella scuola.
L'innovazione nella scuola elementare
(continuazione dalla seconda pagina)
per la realtà ticinese; a prima vista appare sorprendente la buona convergenza tra le raccomandazioni espresse ed alcuni provvedimenti recentemente introdotti nella scuola elementare (si pensi in particolare alle indicazioni programmatiche dei nuovi programmi oppure alla valutazione degli allievi o ancora alla generalizzazione del sostegno pedagogico). Ciò non deve escludere l'opportunità di un confronto più puntuale fra la nostra situazione e la tendenza in atto negli altri stati europei. Il momento è certamente propizio se si pensa all'imminente inizio dei lavori di revisione della legge della scuola del 1958, per adattare la scuola elementare e la scuola materna alle nuove realtà sociali e culturali di una società che, in questi ultimi decenni, ha subito profonde trasformazioni. A questo proposito le riflessioni scaturite dallo studio del Consiglio d'Europa costituiscono un chiaro punto di riferimento. «Scuola ticinese)) ritornerà prossimamente sull'argomento pubblicando - all'intenzione delle autorità scolastiche, dei docenti e dei genitori - una sintesi delle linee di tendenza tracciate dal Progetto no. 8 del Consiglio d'Europa. Essa intende cosi favorire la diffusione dei risultati che gli organizzatori del seminario di Montreux e i partecipanti al convegno hanno auspicato.
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