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STORIA AMBIENTE e A A 1 © 2019, GIUS. LATERZA & FIGLI, BARI-ROMA libro più internet GRANDE GUERRA E AMBIENTE: GLI EFFETTI SUL TERRITORIO E SUI CIVILI UNA GUERRA INDUSTRIALE La prima guerra mondiale dimostrò presto di essere un conflitto nuovo e imprevedibile negli sviluppi, nella durata e nell’estensione. “Grande” , “totale” , “mondiale” furono gli aggettivi che gli osservatori dell’epoca associarono al con- flitto che coinvolgeva quasi tutti i principali Stati e con essi non si alludeva solo all’estensione geografica dello scontro. Quella che si era accesa era una guerra di nuovo tipo, una guerra moderna e industriale che non assomigliava ai conflitti dei secoli passati, ma presentava invece per la pri- ma volta alcune caratteristiche che si sarebbero pienamen- te sviluppate nelle successive guerre del ’900. I paesi che si contrapponevano, infatti, avevano conosciuto nei decenni precedenti un intenso processo di industrializzazione. La moderna tecnologia militare, associando le nuove co- noscenze in campo scientifico e tecnologico alla crescita delle capacità produttive delle industrie, aveva permesso l’enorme aumento di potenza e di efficacia delle armi. Le nuove potenzialità distruttive degli strumenti di guerra Reparto dello stabilimento artiglierie Ansaldo, Genova- Cornigliano Ligure 1917 [Fondazione Ansaldo-Gruppo Finmeccanica, Fondo Fototeca, Raccolta Perrone] L’Ansaldo fu uno dei gruppi industriali italiani mobilitati dallo Stato per la produzione bellica. Nei suoi stabilimenti si producevano oltre a proiettili e armi (nella immagine, in primo piano il cannone 381/50 mm), mezzi corazzati, navi, aeroplani. Grazie alle commesse statali il gruppo crebbe enormemente durante il primo conflitto mondiale.

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GRANDE GUERRA E AMBIENTE: GLI EFFETTI SUL TERRITORIO E SUI CIVILI

UNA GUERRA INDUSTRIALE

La prima guerra mondiale dimostrò presto di essere un con� itto nuovo e imprevedibile negli sviluppi, nella durata e nell’estensione. “Grande”, “totale”, “mondiale” furono gli aggettivi che gli osservatori dell’epoca associarono al con-� itto che coinvolgeva quasi tutti i principali Stati e con essi non si alludeva solo all’estensione geogra� ca dello scontro.Quella che si era accesa era una guerra di nuovo tipo, una guerra moderna e industriale che non assomigliava ai

con� itti dei secoli passati, ma presentava invece per la pri-ma volta alcune caratteristiche che si sarebbero pienamen-te sviluppate nelle successive guerre del ’900. I paesi che si contrapponevano, infatti, avevano conosciuto nei decenni precedenti un intenso processo di industrializzazione. La moderna tecnologia militare, associando le nuove co-noscenze in campo scienti� co e tecnologico alla crescita delle capacità produttive delle industrie, aveva permesso l’enorme aumento di potenza e di e� cacia delle armi. Le nuove potenzialità distruttive degli strumenti di guerra

Reparto dello stabilimento artiglierie Ansaldo, Genova-Cornigliano Ligure1917 [Fondazione Ansaldo-Gruppo Finmeccanica, Fondo Fototeca, Raccolta Perrone]L’Ansaldo fu uno dei gruppi industriali italiani mobilitati dallo Stato per la produzione bellica. Nei suoi stabilimenti si producevano oltre a proiettili e armi (nella immagine, in primo piano il cannone 381/50 mm), mezzi corazzati, navi, aeroplani. Grazie alle commesse statali il gruppo crebbe enormemente durante il primo con� itto mondiale.

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determinarono una svolta epocale nella storia dei con� itti tra gli Stati.I moderni fucili in dotazione agli eserciti della prima guerra mondiale possedevano una gittata di oltre 1000 metri e pote-vano far fuoco dieci volte in un minuto. Le pallottole erano più veloci e avevano maggiore forza di penetrazione. Per la prima volta fu utilizzata con sistematicità e su larga scala la mitra-gliatrice, che poteva sparare dai 400 ai 600 colpi al minuto. I nuovi cannoni avevano migliorato la loro e� cacia grazie a innovazioni come il caricatore in acciaio, munizioni che non producevano fumo e meccanismi idraulici che, evitando il rimbalzo durante lo sparo, garantivano una maggiore precisio-ne dei colpi. Inoltre non era necessario ripulirli, caricarli e ot-turarli, perciò potevano sparare � no a 30 granate in un minuto.La realtà della nuova guerra, per l’enorme potenza di fuo-co a disposizione degli eserciti, spingeva alla difesa e alla copertura. Dopo i primi mesi del con� itto, perciò, i fronti si stabilizzarono con la costruzione di linee difensive at-trezzate, le trincee, e dalla guerra di movimento si passò alla guerra di posizione, dove non si poteva più mirare allo sfondamento decisivo delle postazioni nemiche, ma si puntava al logoramento delle forze degli avversari. In queste mutate condizioni, la battaglia stessa cambiava ra-dicalmente. Le grandi battaglie di logoramento della prima guerra mondiale, come ha scritto lo storico Antonio Gibelli, erano simili al lavoro produttivo di immensi cantieri per alimentare una macchina della distruzione:

Le caratteristiche della Grande Guerra modi� carono il si-gni� cato stesso che il termine “battaglia” aveva nella tradi-zione occidentale a partire dall’epoca classica, cioè quello di scontro anche estremamente violento, ma circoscritto nello spazio, nel tempo e negli attori. Nei casi della Somme e di Verdun – ma qualcosa di molto simile potremmo dire degli scontri sul fronte italiano, particolarmente sull’al-topiano carsico – non c’è più niente di questo. Siamo di fronte non solo a scontri di inaudita violenza e di scala di-struttiva senza precedenti, ma a prove protratte nel tempo e sostenute da apparati tecnologici e logistici i quali, per alimentare la macchina della distruzione, devono appog-giarsi al lavorio incessante di centinaia di migliaia di uo-mini: esse sono, quindi, più simili al lavoro produttivo di immensi cantieri che non a vere e proprie battaglie.[A. Gibelli, Nefaste meraviglie. Grande Guerra e apoteosi della modernità, in Storia d’Italia, Annali, 18, Guerra e pace, a c. di W. Barberis, Einaudi, Torino 2002, p. 550]

GLI EFFETTI SULL’AMBIENTE

La nuova guerra industriale ebbe sull’ambiente un impatto notevole e da diversi punti di vista. In primo luogo le trin-cee modi� carono profondamente il paesaggio naturale trasformandolo in un nuovo e diverso ambiente di guer-ra. Il sistema delle trincee diventò sempre più complesso, crescendo in estensione e in profondità. Nelle trincee più evolute, di fronte alla prima linea erano disposte le prote-zioni di � lo spinato, che da con� gurazioni più semplici – � li agganciati a pali in� lati nel terreno – si svilupparono in for-me più avanzate, come grandi rotoli di � lo avvolti a spirale o cavalli di Frisia (cavalletti in legno intorno ai quali è avvolto il � lo spinato). In alcuni casi le barriere di � lo spinato erano attraversate da elettricità oppure erano dotate di un allarme sonoro per prevenire gli attacchi notturni a sorpresa. Dietro la prima linea sorgeva una seconda linea di trincea, a due o tre chilometri di distanza, dove stazionavano le riserve pronte per dare il cambio, e a volte anche una terza, arre-trata di altri due chilometri, per ulteriori truppe di rinforzo. Alla distanza di circa 800 metri dalla prima linea erano posi-zionate le mitragliatrici, in bunker di cemento ogni 600 me-tri. Le trincee si sviluppavano molto in profondità nel terre-no, � no anche a 9 metri, ed erano coperte con legna, terra

Soldati italiani in una trincea di montagna1915-18In Italia, nell’altopiano carsico e sulle Dolomiti, dove si fronteggiarono durante la Grande Guerra italiani e austriaci, sono ancora oggi visibili trincee, gallerie e “vie ferrate” (percorsi attrezzati e protetti che i soldati realizzarono su versanti e creste per poter attraversare le montagne durante le manovre belliche).

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e pietre. Le parti inferiori erano rinforzate con coperture di cemento e furono provviste di porte, per proteggere i soldati dall’onda d’urto delle granate. Tra le linee principali si dira-mavano inoltre innumerevoli trincee di collegamento, per il cambio delle truppe, l’approvvigionamento e il trasporto dei feriti.Alla costruzione di un sistema difensivo così articolato si aggiungevano i lavori di trasformazione del territorio circo-stante messi in atto per rispondere alle necessità logistiche, di trasporto di armi e soldati e di comunicazione. La mobili-tazione di armate sulle Alpi, ad esempio, determinò in quei luoghi una vasta espansione di strade, ferrovie e sentieri. Si costruì come mai in precedenza: le pareti di roccia furono perforate e scavate per allestire basi militari, creare stazioni elettriche e stabilire posti di osservazione ad alta quota.Il secondo e� etto della nuova guerra sull’ambiente fu quello che più impressionò i testimoni dell’epoca: la devastazio-ne apportata dalla potenza distruttiva delle nuove armi, una devastazione che insieme ai combattenti investiva tut-to l’ambiente circostante. L’artiglieria pesante diventò fon-damentale nel momento in cui i fronti si stabilizzarono e si attrezzarono al massimo alla difesa. Per raggiungere i rifugi

scavati in profondità, distruggere le trincee e colpire le po-stazioni di retroguardia del nemico erano necessari massic-ci bombardamenti. Basti pensare che durante le o� ensive alleate del 1918 l’esercito francese da solo consumò tra il 10 e il 20 marzo oltre 2 milioni di granate. Dal 1916, le grandi battaglie dominate dall’artiglieria pesante trasformarono i campi di battaglia in paesaggi lunari. Un’in� nità di crateri disseminati sul terreno, alberi abbattuti, frammenti carbo-nizzati dei loro tronchi e rami sparpagliati dappertutto, la terra e le pietre annerite come lava vulcanica: era questo lo scenario che si presentava dopo un bombardamento. La distruzione era pervasiva e non risparmiava nulla – uomini, animali, piante, oggetti militari e civili –, come risulta dalla descrizione di un villaggio dell’Artois abbandonato dopo es-sere stato attraversato dal fronte, tratta dal libro di memorie sulla guerra dello scrittore tedesco Ernst Jünger, che parteci-

Sentinella italiana sul Piave1918 [Musei provinciali, Gorizia]Il � ume Piave diventò una sorta di grande trincea naturale, sulla quale l’esercito italiano poté resistere all’offensiva scatenata dall’esercito austro-ungarico. In questa immagine, in un paesaggio solitario, una sentinella italiana scruta l’orizzonte.

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pò al con� itto come sottotenente dell’esercito tedesco, pren-dendo parte ai combattimenti in Francia e nelle Fiandre:

L’aspetto di questo paesaggio era buio e fantastico: la guer-ra ne aveva distrutto la grazia, imprimendogli la sua ferrea � sionomia. [...] Zaini lacerati, fucili spezzati, brandelli di sto� a e in mezzo, contrasto orrendo, un giocattolo, spolet-te di granata, profondi imbuti di proiettili esplosi, bottiglie, attrezzi per la mietitura, libri strappati, suppellettile do-mestica, pertugi il cui buio misterioso rivelava una canti-na dove forse i cadaveri degli infelici abitanti erano rosi da bande di ratti frenetici, un piccolo pesco che, privato del muro di sostegno, tendeva supplice le braccia, nelle stalle carcasse di animali ancora attaccati alla catena, tombe nel giardino inselvatichito e in mezzo, appena ravvisabile tra le erbacce, il verde di cipolle, assenzio, rabarbaro, narcisi, sui campi � nitimi barche di grano con chicchi in germo-glio sulla spiga. E tutto attraversato da una trincea semi-crollata, avvolto dal lezzo della decomposizione.[E. Jünger, Nelle tempeste d’acciaio, Guanda, Parma 1995, pp. 45-46]

L’uso di gas tossici aggiunse un ulteriore sconvolgimento dell’ambiente. Cloro, fosgene e iprite avvelenavano gli ani-mali e le piante quanto gli uomini. Terra bruciata, cadaveri in decomposizione, fosse riempite di un orrido miscuglio di fango e sangue e le nebbie verdi-gialle dei gas concorre-

◄ Soldati tedeschi e cani, in trincea, con la maschera antigas▼ Soldati inglesi colpiti dai gas sul fronte occidentale 10 aprile 1918

vano a disegnare un paesaggio completamente deformato. Sempre Jünger riporta nelle sue memorie la descrizione de-gli e� etti di un attacco con il cloro sul villaggio di Monchy, nei pressi di Amiens, so� ermandosi proprio sulla morte di vegetali e animali:

L’indomani mattina potemmo osservare con raccapriccio, nel villaggio, gli e� etti terribili del gas. Gran parte delle piante era appassita; corpi di lumache e talpe coprivano il suolo; i cavalli dei reparti di collegamento, di stanza a Monchy, lacrimavano copiosamente e perdevano bava.[E. Jünger, Nelle tempeste d’acciaio, cit., p. 92]

I danni ambientali più duraturi provocati dai combatti-menti sulla linea del fronte furono quelli che interessaro-no le foreste e la composizione del suolo. Le foreste sul fronte occidentale subirono tali distruzioni da richiedere un programma di riforestazione nel dopoguerra. La ne-cessità di introdurre conifere a crescita rapida e capaci di sopravvivere su un terreno impoverito, però, portò a un’alterazione dell’ecosistema forestale, con la perdita della biodiversità che lo caratterizzava. Anche il suolo subì profonde trasformazioni, a causa degli innumerevo-li crateri provocati dall’artiglieria. Le granate usate nella prima guerra mondiale, infatti, erano particolarmente

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ecosistemi locali. Anche l’estrazione di combustibili fossili causò danni ambientali i cui e� etti durarono per decenni, soprattutto sulle coste del Golfo del Messico, dove all’epoca si trovavano i giacimenti di petrolio più importanti. E in� ne l’ampliamento delle super� ci coltivate per sostenere le ac-cresciute necessità alimentari dei paesi in guerra ebbe rile-vanti conseguenze sull’ambiente in vaste aree del Canada e degli Stati Uniti.La guerra industriale, perciò, portò la sua distruzione anche molto lontano dalle zone di combattimento, sconvolgen-do equilibri ecologici e accrescendo lo sfruttamento umano delle risorse naturali in ogni parte del pianeta.

LO SCONFINAMENTO DEL CONFLITTO: LE VIOLENZE CONTRO I CIVILI

Con la moderna guerra industriale le innovazioni scienti� -che e tecnologiche dei decenni precedenti furono riorien-tate a scopi bellici dando vita a nuovi micidiali strumenti di distruzione. L’innalzamento del livello di violenza condusse a nuove forme di totalizzazione e disumanizzazione della guerra. La distinzione tra combattenti e non combattenti, che aveva ispirato le strategie di guerra tradizionali, iniziò a sfumare, portando in diversi casi a un allargamento delle violenze sulla popolazione civile. Si trattò delle prime si-gni� cative manifestazioni di un processo di scon� namen-to del con� itto che sarebbe arrivato a dimensioni estreme nella seconda guerra mondiale.

Non solo i gas tossici – usati da tutti gli eserciti – inaugura-rono un nuovo tipo di guerra, in cui l’ambiente stesso pote-va diventare un’arma letale che non si focalizzava più solo sull’uccisione di soldati, ma mirava all’annientamento to-

dannose per il terreno, poiché esplodevano dopo l’im-patto e quindi l’onda d’urto penetrava a fondo provocan-do il mescolamento e lo sconvolgimento della composi-zione del suolo.Più in generale, le conseguenze di più lunga durata e di più vasta scala della guerra industriale sull’ambiente furono de-terminate dall’intensi� cazione del processo industriale richiesto per sostenere lo sforzo bellico. Per mantenere gli eserciti in azione gli Stati requisirono le risorse naturali in ogni parte del mondo. I governi, attraverso speciali agen-zie, assunsero il controllo della fornitura, del prezzo e della distribuzione di prodotti di interesse militare come il legna-me, i minerali metallici, i combustibili fossili e il cibo.Gli eserciti dipendevano dal legno in molti modi. Le travi in legno impedivano alle trincee di crollare, le tavole sal-vavano i soldati dal fango. Gli alberi fornivano il materia-le da costruzione di base per magazzini per le munizioni, caserme, traversine ferroviarie, pali del telefono e parti importanti degli aeroplani. La necessità di legname in-taccò le riserve di legno in tutto il mondo e la deforesta-zione crebbe dappertutto. I programmi di riforestazione avviati nel dopoguerra ridussero la biodiversità in modo significativo.Anche lo stagno era una materia prima fondamentale per gli usi militari, poiché per le sue caratteristiche di metallo antifrizione veniva utilizzato nella costruzione di parti in-terne di macchinari. Ma principalmente lo stagno serviva per produrre la latta, materiale con cui si fabbricavano le scatolette per conservare il cibo deperibile per i pasti dei soldati. L’aumentato bisogno di questo minerale accelerò l’industrializzazione nei processi di estrazione nei prin-cipali paesi produttori, come la penisola malese e le Indie orientali olandesi, provocando severe ripercussioni sugli

Foto aerea del villaggio di Fleury-devant-Douaumont e del bosco di Vaux-Chapitre (nei pressi di Verdun) totalmente distrutti16 maggio 1916 [foto di Charles-Jean Hallo, Musée de l’Armée, Parigi; © Paris - Musée de l’Armée, Dist. RMN]

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Anche le armate russe e quelle austro-ungariche trattarono i non combattenti sospetti in modo spietato. I soldati rus-si devastarono città e villaggi e uccisero 1500 civili duran-te l’invasione della Prussia orientale, nell’agosto-settem-bre 1914, e si resero colpevoli di violenze contro i civili nei territori dell’Impero austro-ungarico, Galizia e Bucovina. L’esercito austro-ungarico cominciò a compiere massacri ai danni della popolazione civile serba già nell’agosto del 1914, causando 4 mila vittime. Anche la politica u� ciale di occupazione dell’Austria-Ungheria contemplò un atteggia-mento estremamente duro nei confronti dei civili serbi, sul-la base di una loro vera o presunta attività militare.

Nelle zone di occupazione tedesca, nell’Europa occidentale e orientale, si veri� carono deportazioni di civili, in molti casi costretti al lavoro forzato. Nel 1916 quasi 60 mila belgi furono deportati per rispondere alle necessità dell’econo-mia di guerra tedesca, e altri 60 mila furono obbligati a la-vorare nelle retrovie del fronte, nello scavo di trincee e nella costruzione di infrastrutture. Molti civili tedeschi furono in-vece deportati nella Russia meridionale o in Siberia dall’e-sercito russo durante l’invasione della Prussia orientale e costretti al lavoro forzato. Solo una parte di essi riuscì a far ritorno a casa.

Al lavoro forzato furono spesso obbligati anche i prigionie-ri, che in generale furono oggetto di maltrattamenti, misure di repressione e deportazioni. Un terribile trattamento fu ri-

tale e indiscriminato. Durante la prima guerra mondiale si veri� carono anche numerosi episodi di violenze contro persone senza difesa, non combattenti o combattenti di-sarmati, in violazione del diritto internazionale e delle con-suetudini di guerra.

Un evento unico nella Grande Guerra, per le modalità e l’ampiezza con cui fu commesso, fu lo sterminio degli armeni residenti nell’Impero ottomano, giusti� cato dal governo in nome delle necessità di guerra e di sicurezza dello Stato. Di� usi attacchi contro la popolazione civile furono compiuti durante l’avanzata tedesca in Belgio e nella Francia settentrionale. L’aumento della gittata dei fucili ren-deva spesso non identi� cabile l’assalitore; questo fatto ali-mentò nelle truppe tedesche l’idea che ci fossero volontari civili armati e che fosse lecito colpire la popolazione civile per rappresaglia. Si ebbero esecuzioni capitali e massacri: tra l’agosto e l’ottobre del 1914 furono giustiziati 5521 civili in Belgio e 906 in Francia. Un caso particolarmente dram-matico fu il massacro di Dinant, dove il 23 agosto furono uccisi 674 civili, un quinto della popolazione cittadina; tra le vittime c’erano donne e bambini e anche 7 neonati. Non furono risparmiati neppure i monumenti del patrimonio culturale, come nel caso dei bombardamenti contro la cat-tedrale di Reims, che venne in gran parte distrutta, o la de-vastazione della città universitaria di Lovanio e l’incendio della sua biblioteca.

I bombardamenti di Reims e le macerie della cattedrale, da un giornale d’epocasettembre e novembre 1914Reims fu bombardata dai tedeschi ripetutamente a partire dall’inizio di settembre 1914 e per tutto l’autunno. L’antica cattedrale gotica, luogo-simbolo per i francesi (qui, a partire dal X secolo, venivano consacrati i re di Francia), fu duramente colpita, suscitando l’indignazione della opinione pubblica internazionale.

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servato ai 460 mila prigionieri italiani catturati dagli austria-ci dopo Caporetto, alla � ne di ottobre del 1917: ne morirono infatti 92 mila, quasi il 20 per cento.

Un’altra forma di violenza contro i civili fu causata dalla guer-ra sui mari. Il blocco dei commerci marittimi messo in atto dai britannici contro gli Imperi centrali, secondo stime suc-cessive alla � ne del con� itto, causò la morte di circa 700 mila civili. Anche la reazione tedesca al blocco, la guerra sotto-marina contro le navi che viaggiavano nelle acque intorno alle Isole britanniche, provocò la morte di civili: l’attacco di un sottomarino non permetteva infatti di dare il preavviso necessario a mettere in salvo l’equipaggio, così come previsto dalle convenzioni internazionali. Uno dei casi più eclatanti di questa condotta di guerra fu l’a� ondamento della nave pas-seggeri britannica Lusitania, il 7 maggio 1915, che costò la vita a 1200 persone, tra cui anche 140 americani, suscitando l’indignazione di paesi alleati e neutrali.

Durante la prima guerra mondiale, in� ne, vi furono i pri-mi casi di bombardamenti aerei contro obiettivi civili. A causa di problemi tecnici non ancora risolti dalla tecnologia dell’epoca, nel primo con� itto mondiale gli aeroplani furo-no utilizzati sui fronti di guerra soprattutto per scopi tattici, come la ricognizione. Tuttavia già dal 1915 sia i tedeschi che gli inglesi e i francesi misero in atto i primi esempi di bom-

Sommergibili tedeschi nel Mediterraneo1917

Schieramento di biplani monoposto da caccia inglesi SE5a

bardamento strategico, vale a dire un tipo di bombarda-mento aereo che mirava a obiettivi nel territorio del nemico molto lontani dalla linea del fronte, allo scopo di minarne il morale, il sistema produttivo o le infrastrutture. L’Intesa uti-lizzò gli aeroplani per attaccare alcune città industriali tede-sche sul Reno, mentre da parte tedesca sin dal gennaio del 1915 furono inviati dirigibili per bombardare le città costie-re britanniche. A questi primi attacchi ne seguirono nume-rosi altri, che puntarono anche alla capitale Londra, colpita in otto occasioni tra il 1915 e il 1916. Anche se non era pre-vista in modo esplicito la possibilità di bombardare obiet-tivi puramente civili, il fatto stesso di iniziare a considerare bersagli legittimi le strutture militari, le industrie belliche e anche le stazioni, le linee ferroviarie e i porti ebbe impor-tanti conseguenze. In occasione del bombardamento della stazione di Karlsruhe da parte dei francesi nel giugno 1916, ad esempio, ci si basò su piantine non aggiornate della città e così fu colpito per sbaglio il tendone di un circo, causando la morte di molti bambini.Pur se privi di e� etti militari signi� cativi, anche questi primi episodi di guerra aerea segnarono un punto di svolta im-portante verso l’allargamento della guerra alla popolazione civile, i cui e� etti più distruttivi e violenti si sarebbero cono-sciuti nella seconda guerra mondiale.

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LABORATORIO DI EDUCAZIONE AMBIENTALE

1 Utilizzando le informazioni contenute in questo dossier, redigi un testo (max 20 righe di documento Word) intitolato Paesaggi di guerra in cui descrivi le ripercussioni della Grande Guerra sul paesaggio naturale e antropizzato. Sviluppa l’argomento a partire dalla scaletta che ti forniamo e correda il testo di immagini tratte dal dossier o recuperate in Rete.

● L’impatto della costruzione del sistema di trincee sul territorio● L’impatto delle armi tecnologicamente so� sticate sull’ambiente● Le conseguenze di lunga durata della guerra tecnologica sull’ambiente● L’impatto della guerra sul paesaggio antropizzato e sulla popolazione civile

LABORATORIO DI SCRITTURA STORICA

2 All’indomani della Grande Guerra, i governi dei paesi belligeranti elaborarono forme di commemorazione dei milioni di soldati morti in battaglia attraverso cerimonie pubbliche, discorsi politici e, soprattutto, la realizzazione di cimiteri militari e l’erezione di monumenti ai caduti. Se l’obiettivo immediato dei governi era la celebrazione del coraggio, del valore e del sacri� cio dei soldati morti per la difesa della patria, l’obiettivo a lungo termine era l’ispirazione nelle generazioni future di un sentimento di orrore per la guerra. Trasformati in paesaggi della memoria, questi luoghi di lutto e di dolore divennero assai presto mete di turismo di guerra (e lo sono tuttora).Se abiti in una località ove sono presenti tracce della memoria della Grande Guerra (cimiteri militari, ossari, lapidi, monumenti ai caduti), recati in loco, scatta delle foto ai luoghi e/o agli edi� ci e raccogli informazioni su di essi. Realizza in� ne un PowerPoint contenente una brevissima storia del tuo “paesaggio della memoria” con le foto corredate di commento.

PAESAGGI DELLA MEMORIA

3 Il Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto (Tn) organizza, tra le altre attività didattiche, escursioni sul territorio della Vallagarina, che fu teatro di battaglia della Grande Guerra e che ancora oggi presenta tracce dell’opera di forti� cazione realizzata dall’esercito austro-ungarico e da quello italiano. Qui è possibile visitare forti, postazioni di artiglieria, ri� ettere sulla trasformazione del territorio durante la guerra, sulle modalità di costruzione delle trincee, sull’esperienza dei soldati al fronte attraverso l’analisi di oggetti e documenti.Per saperne di più sui percorsi di guerra offerti dal Museo, digita nella maschera di ricerca di Google “Museo Italiano della Guerra di Rovereto” e scarica il dépliant delle escursioni nelle trincee austro-ungariche e italiane. I percorsi sono differenziati in termini di durata, stagionalità e impegno � sico. Rovereto potrebbe dunque essere meta di un possibile viaggio di istruzione. Tienila in considerazione!

PERCORSI DI GUERRA