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17 - 31 maggio 2013 - Archivio di Stato di Cremona Catalogo mostra a cura di Angela Bellardi - Emanuela Zanesi L’eredità di Stradivari tra mito e realtà Archivio di Stato di Cremona per La Notte dei Musei 2013

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17 - 31 maggio 2013 - Archivio di Stato di Cremona

Catalogo mostra

a cura di

Angela Bellardi - Emanuela Zanesi

L’eredità di Stradivari tra mito e

realtà

Archivio di Stato di Cremona

per

La Notte dei Musei 2013

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Testi e schede a cura di:

Nicola Arrigoni (N.A.)

Angela Bellardi (A.B.)

Matteo Morandi (M.M.)

Emanuela Zanesi (E.Z.)

Archivio di Stato

di Cremona

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In questi anni l’Archivio di Stato ha partecipato alle varie iniziative lega-te al mondo della liuteria esponendo e presentando i documenti antichiche testimoniano la presenza dei maestri liutai nella vita della città.Documenti che sempre tanto fascino e curiosità hanno creato nel pubblico.

Per ‘La Notte dei Musei 2013’ (fermamente voluta dal Comune diCremona con il coinvolgimento anche dell’Archivio di Stato) il tema liu-tario sarà l’occasione per raccontare, seppure in modo sintetico, queimomenti fondamentali che, nel corso del Novecento (ma già con prodro-mi nell’Ottocento), hanno contribuito a costruire l’immagine di Cremonacapitale della liuteria per giungere sino al prestigioso riconoscimentoUnesco del saper fare liutario “come bene immateriale dell’umanità”.

Una storia sicuramente poco nota ai più che prende spunto dalla morte diAntonio Stradivari e dai primi tentativi di commercializzazione dei suoistrumenti da parte del figlio Paolo, per passare alla nascita delle Sale peri Ricordi Patrii e dei Musicisti e Liutai nel Museo Civico (dopo l’abbatti-mento della Chiesa di San Domenico e il ritrovamento delle spoglie delliutaio), la delicata fase dell’acquisizione della donazione dei cimeli stra-divariani del del cav. Giuseppe Fiorini, le grandi manifestazioni stradi-variane del 1937, le meno note del 1949 e quindi gli eventi spettacolaridel 1987 passando attraverso le Triennali (a partire dal 1976).Dalle Stradivariane del 1937 si ricorderà la nascita della ScuolaInternazionale di liuteria.

Curiosi saranno i vari tentativi di vendere al Comune presunti violini diStradivari per giungere sino al 1961 quando, grazie alla volontà del prof.Alfredo Puerari, presidente dell’Ente Provinciale del Turismo, Cremonariuscirà ad acquistare il violino “ex Joachim 1715” ora “Cremonese 1715”e ad iniziare la prestigiosa Collezione degli strumenti ad arco.

Una storia che verrà raccontata con documenti provenienti da archividiversi conservati in Archivio di Stato a significare le varie voci che nelcorso di circa due secoli hanno lavorato per rendere Cremona patria dellaliuteria.

Angela BellardiDirettore Archivio di Stato di Cremona

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La liuteria è una bellissima invenzione, un’invenzione novecentescanella sua ripresa di quel saper fare liutario che il 5 dicembre scorsol’Unesco ha riconosciuto come ‘bene immateriale dell’umanità.Dicendo ciò nulla si vuol togliere al portato storico di Amati,Antonio Stradivari e Guarneri del Gesù, ma altresì si vuole mettere inevidenza come la consapevolezza che la liuteria sia per Cremona unostraordinario elemento identitario oltre che una risorsa economica siauna acquisizione recente, che trova il suo sviluppo nella seconda metàdel XX secolo e negli ultimi dieci anni. Basta solo pensare che delleimprese liuterie attive a tutt’oggi in città, il 42% è sorto negli ultimidieci anni, cioè dal 2002 in avanti; circa il 26% si sono iscritte neldecennio precedente; e poco meno (23%) nel decennio 1982-1991;solo il 9% possono vantare quasi trent’anni di attività; di queste bot-teghe ultraventennali, una è nata addirittura nel lontano 1970.Questo per dire che la prassi e lo sviluppo economico della liuteriacremonese è cosa recente e che si lega ad un’eredità Novecentescacome la Scuola Internazionale di Liuteria, nata nel 1938 a seguitodelle manifestazioni del Bicentenario Stradivariano del 1937. E sem-pre nel Novecento è iniziato a prendere corpo il faticoso percorso attoa recuperare un valore simbolico, culturale prima e poi economico eproduttivo – soprattutto oggi – del fare liutario. Ciò che in questasede interessa è sinteticamente ripercorrere quali sono state le inizia-tive che nel corso dei decenni hanno consolidato – o ameno hannocontribuito a costruire – l’immagine di Cremona capitale della liute-ria, un’acquisizione non data per scontata, che ha conosciuto impen-nate di entusiasmo e momenti di fiacca. Si propone – dunque – unasorta di disanima per esempi e per sua natura stessa quindi non esau-stiva di alcuni tasselli che hanno contribuito a rendere visibile, ven-dibile, credibile la tradizione liutaria cremonese in un’ottica di unanelito identitario che Cremona insegue con diseguale determinazio-ne in nome di una visibilità extramoenia e un prestigio civico intra-moenia. L’obiettivo è dunque quello di procedere a livello tematicoper individuare le strategie formative, culturali messe in atto dallacittà e da diversi soggetti istituzionali, pubblici e privati, per costrui-re l’immagine di Cremona, capitale della liuteria, per recuperare latradizione di Stradivari come elemento simbolico e distintivo ingrado di promuovere Cremona nel mondo, ma anche di sottrarre lacittà all’anonimato. (N.A.)

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L’eredità di Stradivari fra continuità e innovazione

Che l’inerzia sia nemica degli studi storici, non c’è studioso chenon lo riconosca: la ricerca, soprattutto quella documentaria,non conosce soste, ma è soggetta a continui approfondimenti.A questa constatazione non sfugge il mondo liutario, oggetto,specie in questi ultimi decenni, di nuove considerazioni.L’Archivio di Stato ha avuto modo, in svariate occasioni, dicontribuire alla conoscenza delle origini storiche della liuteria edei suoi più illustri rappresentanti mettendo a disposizione lecarte del suo patrimonio che costituiscono il fondamento, ilfulcro portante della realtà liutaria.E’ arrivato ora il momento di fare un passo avanti, di conside-rare che le grandi famiglie liutarie (Amati, Guarneri,Stradivari), oggetto di conoscenza anche da parte dei non“addetti ai lavori”, che hanno monopolizzato l’attenzione deiricercatori, hanno pure lasciato dietro di loro un’eredità, uncomplesso di conoscenze che hanno trasmesso a chi la loroopera avrebbe dovuto continuare. Se ci siano riusciti o no, ècompito degli storici accertarlo.Per quanto compete all’Archivio, è doveroso proseguire sullastrada dell’esame del mondo liutario attraverso l’ottica propriadi un istituto di conservazione ed esaminare quei documentiche permettono di ricostruire l’eredità dei grandi liutai e checonsentono di fare chiarezza sull’evoluzione delle basi gettatedai padri storici della liuteria.

Nel corso di precedenti eventi espositivi si è avuto modo diosservare come, nei primi decenni del Settecento, il panoramaliutario fosse dominato esclusivamente dalla bottega di AntonioStradivari, la cui realtà è stata ampiamente documentata siaattraverso l’esame dei documenti strettamente riguardanti la

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vita del Maestro (registri degli stati d’anime, registri dei livella-ri, ecc.), sia attraverso una generale considerazione dello statodell’attività lavorativa.Ancora da Stradivari, dunque, è necessario muovere per analiz-zare il periodo successivo, e soprattutto dal suo testamento,recentemente ritrovato nei fondi dell’Archivio, che contribuiscea gettare una luce nuova sul mondo liutario “post-classico”: unmondo concentrato non tanto sulle figure dei singoli liutai, mapiuttosto sulla commercializzazione degli strumenti e sui van-taggi economici che da essa sarebbero derivati.Il 24 gennaio 1729 Antonio Stradivari cominciò a scrivere ilsuo testamento e dichiarò, già dalle sue prime righe, di esseresano “e di corpo e di mente”, pur essendo a quella data in etàavanzata: morì, tuttavia, nove anni dopo la stesura dell’atto. Neldocumento il Maestro elenca i suoi eredi diretti, ossia tutti ifigli ancora viventi, nati dai suoi due matrimoni. Ovviamente,dal punto di vista del tema liutario le parti che maggiormenteinteressano sono quelle che riguardano i due figli liutai,Francesco e Omobono, già collaboratori diretti del padre nellabottega, ai quali, tuttavia, venne riservato un trattamento diver-so, probabilmente collegato alla diversa personalità dei due fra-telli. Gli attriti nati con Omobono, a causa della propensioneda lui dimostrata a viaggi di natura affaristica e di ragione pro-babilmente mercantile, indussero Antonio a nominare suoerede Francesco, il figlio più fedele, attribuendogli, oltre a unlascito cospicuo costituito da strumenti finiti, legni pregiati eattrezzature, anche una posizione patriarcale nell’ambito dellafamiglia.Nel momento in cui ricevettero in eredità la bottega paterna,Francesco e Omobono si trovarono di fronte a una realtà vera-mente consistente, anche se non se ne conosce l’esatta consi-stenza strumentale. Dal momento, tuttavia, che la notizia della

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morte di Antonio Stradivari non era stata divulgata al di fuoridei confini di Cremona, gli strumenti della bottega continua-rono ad essere oggetto di svariate richieste. Nasce a questopunto un primo dubbio, che Elia Santoro aveva opportuna-mente sottolineato, a motivo del fatto di non essere mai riusci-to, nel corso delle sue incessanti ricerche, a scioglierlo: dalmomento che non si conosce il numero degli strumenti lascia-ti compiuti dal Maestro, non è neppure dato sapere quanti stru-menti i due fratelli produssero in proprio, continuando tuttaviaa utilizzare la prestigiosa etichetta Antonius Stradivarius facie-bat…, sulla quale la data di costruzione veniva apposta a penna.Come ben si comprende, dal fatto che per parecchio tempo sicontinuò a ignorare la morte del padre, i due fratelli poteronogiocare sull’equivoco di aggiungere una data posteriore al 1737e di continuare a far credere che gli strumenti fossero uscitidalle mani di Antonio. Operazione che si può a buon motivoconsiderare come il primo tentativo, se non proprio di falsifica-zione, almeno di alterazione dello stato delle cose. Ma se nonaltro questi primi strumenti si fondavano sulle attrezzature esulle metodologie costruttive ancora proprie del capofamiglia:ciò che, invece, non si verificò più in seguito.

Ma il testamento prende in considerazione anche la figura del-l’ultimo dei figli di Antonio Stradivari, Paolo: il personaggioche più di ogni altro contribuì, in parte consapevolmente, inparte no, a dare un volto diverso e un impulso nuovo alla liute-ria. Paolo, infatti, non fu liutaio come i fratelli, anzi non ebbealcuna inclinazione per questa professione: e tuttavia la suafigura rappresenta proprio il trait d’union fra la sua famiglia, cheandava progressivamente decadendo, e il mondo liutario cre-monese della seconda metà del Settecento. L’azione che mag-giormente lo contraddistinse fu quella di aver fatto del traffico

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degli strumenti della bottega paterna il centro della sua attività,provocando con ciò la conseguenza di privare Cremona irrime-diabilmente e in modo completo della possibilità di possederestrumenti di diretta costruzione stradivariana.Fu già Antonio ad accorgersi della completa mancanza di atti-tudine del figlio per la professione liutaria e ad avviarlo per ciòall’esercizio della mercatura, confortato in questo da due cer-tezze: il prestigio sociale goduto dalla figura del mercante fraXVII e XVIII secolo, che deteneva vasti poteri anche in campofinanziario e commerciava beni mobili e immobili, e le apertu-re commerciali che alla bottega, già così ben impiantata, sareb-bero derivate da questi nuovi sbocchi. Senza contare poi il fattoche, essendo Francesco e Omobono in età già avanzata, Paolo,che era nato nel 1708, era destinato a diventare il vero eredeuniversale del padre.Nel tracciare la strada dell’attività mercantile al figlio Antoniosi rivolse al più influente esponente della prestigiosa UniversitasMercatorum, Lorenzo Berzi, titolare di una delle botteghe dimercatura più famose di Cremona, in contrada BeccherieVecchie (via Solferino), ricca di stoffe pregiate provenientid’Oltralpe: a lui Paolo fu affidato per essere introdotto alla mer-catura. Inoltre Antonio fece sposare al figlio una donna prove-niente dallo stesso ceto mercantile, Elena Templari, figlia diquel Giorgio Templari che del ceto stesso rappresentava unadelle personalità di maggior spicco. Il 16 febbraio 1733Antonio stipulò con Berzi un contratto per una società, alla pre-senza dello stesso Paolo, convocato per fargli sapere che il dena-ro investito nella società doveva servire a fargli imparare unmestiere, senza pregiudicare la parte di eredità che gli sarebbespettata alla morte del padre. Questa società, che già di per sé siqualificava come una operazione commerciale veramente rile-vante iniziò la sua attività nello stesso 1733, proseguendo poi in

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maniera altalenante, stante le difficoltà economiche nelle qualila città di Cremona di dibatteva in quegli anni.Nello stesso 1737 Paolo sposò Elena Templari, il cui fratelloCarlo, nella sua qualità di capo famiglia, consegnò una dotecospicua variamente composta.Dopo la morte di Antonio nel 1737, la società di mercaturaBerzi-Stradivari risentì inevitabilmente della generale crisi dellasocietà di quegli anni, ma, a differenza di molte altre, riuscì asuperare i momenti critici grazie soprattutto alla abilità diLorenzo Berzi. Da questo anno, però i destini della bottega liu-taria del “piazzolo di S. Domenico”, guidata da Francesco eOmobono, si intrecciarono con quelli della bottega mercantileBerzi-Stradivari, dove Paolo andava consolidando la sua espe-rienza. Tuttavia, non sembra che fino 1743, anno della mortedei fratelli, Paolo avesse avuto contatti strettissimi con bottegaliutaria, preferendo concentrarsi sulla sua attività mercantile.Grazie ad essa, Paolo entrò nelle Corporazioni o Compagniepiù importanti: insieme a Francesco e Omobono, infatti, fuconfratello della Confraternita del Santissimo Nome di Dio,sotto il titolo di Santa Croce, che si riuniva in S. Domenico edera costituita principalmente da mercanti.Anno significativo nella vita di Paolo fu il 1742 quando, aiuta-to da Berzi, egli riuscì a ottenere l’ufficio notarile con solenneinvestitura: carica importante perché, anche se mai esercitatapraticamente, gli conferiva una serie di privilegi e immunità, fracui la possibilità di ottenere il segreto d’ufficio sui suoi traffici.Il suo nome apparve inoltre in qualità di secondo notaio inmolti atti ufficiali.Dopo la morte dei fratelli (Francesco nel 1742, Omobono nel1743), la bottega liutaria rimase chiusa per qualche tempo e ria-prì quando Carlo Bergonzi, unico liutaio della vecchia scuolaancora in attività, la ricevette in affitto da Paolo, con la possibi-

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lità di utilizzare tutti i legni e i ferri rimasti abbandonati neilocali e di appendervi la propria insegna.Contemporaneamente Paolo abbandonò la casa del “piazzolo diS. Domenico” e si trasferì in casa Berzi, nelle Beccherie Vecchie,probabilmente per ragioni legate agli affari. E proprio per que-sta sua attività la sua fama crebbe tanto da farlo nominare con-sole della Universitas Mercatorum.Gli affari non mantenevano, però quella floridezza che sembra-vano dimostrare tanto che nel periodo dal 1737, anno dellamorte di Antonio Stradivari, al 1745, anno nel quale la bottegastradivariana fu chiusa, la società mostrò un bilancio notevol-mente passivo: situazione che fece prospettare come unica solu-zione l’ingresso di un nuovo socio capace di apportare allasocietà nuovi introiti di denaro proveniente da altre famiglie:tale socio fu Giovanni Giacomo Della Noce.Ma fu probabilmente proprio la crisi economica della sua socie-tà di mercatura a indurre Paolo ad interessarsi nuovamente dellabottega paterna dopo la morte dei fratelli. Grazie alla sua men-talità spiccatamente mercantile Paolo intuì la possibilità di rica-vare protezioni e vantaggi dal contatto con il mondo della liu-teria vivendo, in sostanza, di rendita del grande prestigio godu-to dalla bottega paterna, che gli consentì di vendere buonaparte degli strumenti giacenti nei suoi depositi. A onor del veroquesti traffici, che furono estremamente importanti perché por-tarono alla completa dispersione del patrimonio stradivariano,sembrano configurarsi come un iniziativa personale di Paolo,del tutto estranea alla società di mercatura cui egli apparteneva,e furono all’origine del problema più grave nato proprio in que-sto periodo: quello delle falsificazioni degli strumenti. In alcu-ne lettere scritte al conte Ignazio Cozio di Salabue, collezioni-sta attratto dal mondo dei violini, Paolo afferma di aver vendu-to, negli anni tra il 1743 e il 1773, più di ottanta strumenti

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costruiti dai suoi parenti. La notizia ha fatto ragionevolmentesorgere tra gli studiosi il dubbio che egli non si sia limitato sola-mente a “trafficare”, ossia a vendere, gli strumenti paterni, masi sia prestato a operazioni di falsificazioni dei cartigli, spac-ciando per violini stradivariani prodotti che avevano ben altraorigine. Probabilmente ha ragione Elia Santoro quando affermache in un primo momento Paolo, completamente digiuno diconoscenze liutarie, sia caduto, in totale buona fede, nel tranel-lo di alcuni mercanti ed abbia convalidato l’autenticità stradi-variana degli strumenti, sottoscrivendo anche espresse dichiara-zioni; in un secondo tempo, poi, completamente assorbito daldesiderio di procacciarsi maggiori vantaggi economici e mone-tizzare il più rapidamente possibile tutto quanto era contenutonella bottega, non è escluso si sia servito anche di terze persone,compreso quel Carlo Bergonzi al quale aveva affittato la botte-ga paterna. Così come una certa fede si deve pur prestare anchealle sue parole, secondo le quali egli, forse deluso dall’indiffe-renza dei concittadini verso la memoria del padre, desideravavendere gli strumenti anche a prezzo moderato “acciocché nonresti a Cremona niuna cosa di mio padre”. L’ipotesi di Santoroè certamente plausibile, ma non può essere supportata da alcu-na documentazione effettiva, almeno fino al 1772. In quest’an-no, infatti, Paolo diede il colpo di grazia alla dispersione deglistrumenti paterni vendendo anche quel “Quintetto Spagnolo”,formato da due violini, due viole e un violoncello, tutti intar-siati e decorati, che il padre aveva custodito tenacemente, rifiu-tandone la vendita a qualunque prezzo offertogli. I documentitestimoniano inconfutabilmente che Paolo vendette ilQuintetto a un sacerdote di Madrid, il cui fratello gli richieseuna dichiarazione ufficiale che attestasse l’assoluta autenticitàstradivariana di tutti gli strumenti, dichiarazione che Paolo rila-sciò senza problemi, appoggiandosi anche a testimonianze di

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altre persone.Intorno al 1774 Paolo Stradivari iniziò i suoi contatti con ilconte Ignazio Cozio di Salabue, nobile di Casale Monferrato,collezionista ma anche studioso di liuteria, desideroso di racco-gliere il maggior numero di strumenti costruiti dagli Amati, daiGuarneri e dagli Stradivari, secondo le loro varie caratteristichedi costruzione, così che potessero servire da modelli (come riba-disce nei suoi scritti) a coloro che volessero continuare una tra-dizione illustre, anche se ai suoi tempi ormai in declino. La suafigura divenne quindi punto di riferimento per la conservazio-ne e la promozione della antica tradizione liutaria. Mosso daquesti intendimenti il Conte acquistò da Paolo alcuni strumen-ti (dieci esemplari ed altri non finiti): questa raccolta (nellaquale figurava anche il celebre esemplare detto “Il Messia”,ovvero “violino di Salabue”) formò il primo nucleo di un vero“emporio di strumenti”, che doveva diventare nel tempo unadelle più preziose collezioni mai esistite. L’anno successivo, il1775, Paolo, che ormai aveva esaurito il numero di strumentida vendere, propose al Conte l’acquisto anche di un’altra parteimportante della sua eredità, quella costituita da forme, model-li, disegni e attrezzature usati dagli Stradivari, motivando lavendita in una lettera con queste parole: “… tutte quelle formee misure ed utensigli e ferri che mi ritrovo avere non avrei difi-coltado darglieli purchè non siano in Cremona”. Ma anche peril Conte di Salabue fu abbastanza difficile recuperare intera-mente il materiale rimasto degli Stradivari, anche perché unaparte delle forme era rimasta nelle mani degli eredi di CarloBergonzi: famiglia che si conferma, dunque, strettamente e soli-damente legata agli Stradivari.La dispersione del patrimonio stradivariano proseguì dopo lamorte di Paolo con suo figlio Antonio II, autore lui pure di cer-tificazioni attestanti l’autenticità di strumenti e arnesi spesso

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sottipostigli.Come si nota da tutto quanto si è esposto, è ben evidente chela documentazione ci riporta a una precisa distinzione fra ilcommercio degli strumenti, che era iniziato mentre AntonioStradivari era ancora in vita e che lui stesso aveva incoraggiato,e il traffico di strumenti di vario genere, alcuni originali altri no,che prese piede dopo la morte di Antonio e dei suoi due figlicollaboratori. Argomento sul quale molto rimane ancora da dis-cutere e accertare.

Il quadro della liuteria post-classica non sarebbe completo senzaun accenno allo stato delle botteghe liutarie alla fine del secolo,quadro che ci viene restituito da un censimento delle impreseche la Camera di Commercio effettuò nel 1787 su incarico delGoverno della Lombardia Austriaca. Il censimento contemplala categoria dei “fabbricatori di violini e chitarre” e annota duenomi: Nicola Bergonzi e Lorenzo Storioni. Quest’ultimo risul-ta aver dato occupazione come “garzone”, cioè come dipenden-te, a Giovanni Roda, che succederà al padrone nella bottega.Singolare è la menzione nel documento della appartenenza deiliutai a una categoria a se stante, dal momento che durante l’e-poca nella quale le corporazioni erano ancora in vigore i fabbri-catori di strumenti venivano in genere annoverati fra i “maran-goni”, cioè fra gli artigiani falegnami, con i quali avevano avutouna comune matrice formativa di intaglio e lavorazione dellamateria prima, ossia il legno.La mappa del catasto teresiano mostra visivamente la localizza-zione di queste ultime botteghe liutarie nell’ambito del com-plesso urbanistico della città: Nicola Bergonzi aveva bottega aln. 1232 della Contrada Colonna (attuale corso Campi) e abita-zione al n. 1220 di Contrada Longacqua (attuale via Battisti);Lorenzo Storioni aveva casa e bottega al n. 1233 di Via de’

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Coltellai (attuale via Guarneri).L’importanza della documentazione consiste nella riprova chedopo cinquant’anni dalla morte di Antonio Stradivari, dunquein epoca abbastanza vicina all’evento, erano rimaste a Cremonadue sole botteghe liutarie: indice, questo, del fatto che già allafine del Settecento, all’interno dello stesso secolo che ne avevavisto l’apice assoluto, la liuteria cremonese era già avviata aintraprendere una parabola discendente, lenta ma inesorabile.Conseguenza fatale è stata per noi oggi l’assoluta impossibilitàa ritrovare, almeno fino ad oggi (mai dare nulla per scontato!),documenti appartenenti a quel XIX secolo che appare, nella suaprima metà, desolatamente privo di qualunque documentolegato alla liuteria. Ma forse è stata proprio questa mancanza ad accrescere l’alonedi mistero che ha circondato le figure dei liutai antichi e a ori-ginare quel mito che troverà una sua concretizzazione nellaseconda metà dell’Ottocento. (E Z.)

1. Ultime volontà di Antonio Stradivari sommariamente scrittedi sua mano.Cremona, 24 gennaio 1729(ASCr, Notarile, f. 6390)

Lo scritto è unito all’atto notarile del 6 aprile ed inizia: “Io AntonioStradivari questa vollo che sia la mia ultima volontà in tanto che lamente sana e di corpo e di mente”.La c. 1 del manoscritto contiene le fondamentali disposizioni dettateda Stradivari a proposito della sua eredità e che riguardano diretta-mente le origini della liuteria. Riguardo al figlio Francesco il Maestrodice: “E comando che Francesco mio filiolo lo domado per mio erdi… E Francesco vollo che sia patro della botega e la camara che dietroe la camara dove dormo”. Queste parole assegnano a Francesco unaposizione di privilegio in seno alla famiglia, nominandolo capo asso-

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luto di essa e padrone della bottega, e dunque anche dell’attività fami-liare. La scelta fu probabilmente dettata dal fatto che Francesco era ilprimogenito, nonché quello, tra i figli, che più si era dimostrato fede-le al padre.La c. 3 accenna disposizioni anche riguardo a Omobono, che paionoessere unicamente lasciti in denaro, successivamente integrati conl’aggiunta di ferri del mestiere: a dimostrazione della volontà di ren-derlo in qualche modo partecipe dell’attività liutaria. Ciò che, infat-ti, si verificò.

2. Charta promissionisCremona, 4 ottobre 1734(ASCr, Notarile, f. 7042)

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Il documento esposto riveste interesse quale unico caso in cui siariportata la firma autografa di Omobono Stradivari, che compare inqualità di testimone: “Io Omobono Stradivari ho veduto il sodettosignore Valeriano Meschieri a sottoscriversi di proprio pugno, e sonostato presente per testimonio”.Pur non essendo figura determinante sulla scena liutaria, Omobonorimane comunque erede della bottega del padre, insieme con il fra-tello Francesco, e appare (come provato dal documento) socialmentepartecipe della vita e dell’attività del tempo.

3. Antonio Stradivari approva l’accordo stipulato tra il figlioPaolo e il mercante Lorenzo Berzi per esercitare una “società dimercatura”. Charta rattificationis capitulorum societatis mercature.Cremona, 16 febbraio 1733(ASCr, Notarile, f. 6765)

Già nel suo testamento del 1729 Antonio aveva espresso chiaramen-te la sua volontà di indirizzare l’ultimo dei suoi figli, Paolo, alla mer-catura, lasciandogli anche una somma di denaro: “Ha Paolo mio filio-lo vollo che sia datto sei mila lire e più sei farà il merchate”. A con-ferma della sua volontà Antonio stipulò un contratto con il riccomercante Lorenzo Berzi con il quale si avviava una società di merca-tura, per la quale il Maestro si impegnava a versare una forte sommadi denaro.Il documento presenta la sottoscrizione autografa di Stradivari: “IoAntonio Stradivera haprovo li suddetti capitoli ha risusta de quellostagelto”.

4. Lista della dote consegnata dalla famiglia a Elena Templari,moglie di Paolo Stradivari. Charta confessionis dotis.Cremona, 20 settembre 1737(ASCr, Notarile, f. 7045)

La famiglia Stradivari aveva rafforzato la rete delle proprie alleanzeorganizzando il matrimonio fra Paolo ed Elena Templari, apparte-

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nente a ricca famiglia mercantile. Il matrimonio avvenne il 7 settem-bre 1737 e qualche giorno dopo fu stipulato l’atto di dote, consi-stente in otto mila lire di moneta lunga, quattro mila in contanti euna serie di “robbe”. Una carta allegata al documento elenca la con-sistenza di questo corredo, la cui valenza è di grande importanza perla storia del costume sociale.

5. Convocazione dei confratelli appartenenti alla Confraternitadel Santissimo Nome di Dio, sotto il titolo di Santa Croce. Frai confratelli figura Paolo Stradivari.Cremona, 2 febbraio 1737(ASCr, Notarile, f. 7048)

Il documento testimonia la considerazione di cui Paolo godette nel-l’ambiente mercantile e che consentì il suo ingresso in questaConfraternita, destinata soprattutto ai mercanti.

6. Attestazione comprovante l’attribuzione a Paolo stradivaridell’ufficio notarile con solenne investitura. Charta tabelliona-tum.Cremona, 7 marzo 1741(ASCr, Notarile, f. 7216)

Nel 1742 Paolo Stradivari ottenne l’ufficio notarile e la solenne inve-stitura. Pur non esercitando mai l’attività notarile, Paolo potè in que-sto modo godere di una serie considerevole di privilegi, tra cui ilsegreto d’ufficio su tutti i suoi affari.

7. Documento attestante la costituzione di una nuova società dimercatura fra Paolo Stradivari, Lorenzo Berzi e GiovanniGiacomo Della Noce. Charta societatis.Cremona, 31 marzo 1747(ASCr, Notarile, f. 7054)

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Gli affari mercantili della società Berzi-Stradivari, istituita con attonotarile nel 1733, risentirono della crisi economica dei tempi. Perrisanare il bilancio i due soci decisero la costituzione di una nuovasocietà con un terzo membro, ciò che apportò una considerevolequantità di denaro. Il documento afferma, fra le altre clausole, che icontraenti “…contrattano e rinnovano la società del suddetto signorPaolo senza receder da ciò che a suo favore è stato dichiarato e stipu-lato nell’istromento di ratificazione de capitoli della società stessa dalfu signor Antonio suo padre e singolarmente ne capitoli sotto ilnumero 19 protestando anzi che il medesimo abbia tutta la sua forzae vigore come se venghi inserito di parola in parola nel predetto istru-mento …”. Evidente il richiamo al precedente atto notarile, la cuivalidità appare rafforzata dal prestigio di aver visto inserito fra igaranti della società il nome illustre di Antonio Stradivari.

8. Testamento di Paolo Stradivari.Cremona, 14 settembre 1775(ASCr, Notarile, f. 7354)

Analogamente a quanto aveva fatto il padre Antonio, anche Paolo sipreoccupa nelle sue disposizioni testamentarie anzitutto dell’aspettospirituale, dettando successivamente, alla presenza del notaio Maffi,le sue volontà in fatto di lasciti. Il documento è accompagnato da unacarta allegata, recante la firma autografa di Paolo Stradivari, recantenuove disposizioni che il testatore ritiene di dover inserire a comple-tamento delle precedenti volontà testamentarie.

9. Pianta di Cremona del secolo XVIII con la ubicazione dellebotteghe liutarie di Nicola Bergonzi e Lorenzo Storioni, gli ulti-mi grandi liutai della tradizione classica cremonese.(ASCr, Catasto Teresiano)

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Stradivari in patria:la riappropriazione di un mito

Quando, nel gennaio del 1870, cominciò a circolare a Cremonala proposta del vicebibliotecario Pietro Fecit d’intitolare adAntonio Stradivari la centralissima piazza di San Domenico(poi detta, in realtà, piazza Roma), prodromo di una più gene-rale revisione della toponomastica municipale ispirata aimoderni criteri celebrativi, il nome e la fama del sommo liutaiopotevano dirsi pressoché sconosciuti a livello popolare. Ancoraalle prese con la ridefinizione del proprio senso di appartenen-za, favorita dall’ingresso della città nella nuova compagine uni-taria, i Cremonesi erano parsi dapprincipio inclini a ricercare,piuttosto, i propri miti identitari all’interno di un bagagliopatriottico maggiormente diffuso, allo stesso tempo antico erecente, come poteva essere nel caso di Giovanni Baldesio. Illeggendario eroe medievale incarnava infatti, da sempre, quelmoto di valoroso riscatto nei confronti dello strapotere impe-riale che la generazione precedente aveva assaporato, in formeanaloghe, nel corso del Risorgimento. Viceversa, Stradivari rap-presentava, per chi ne manteneva il ricordo e ne riconosceva ilmerito, tutt’al più una delle tante celebrità locali che, nel loroinsieme, avevano dato e davano lustro all’Italia.

Oltretutto, la morte, di lì a poco (1883), dell’ultimo, tardivoesponente della scuola classica cremonese, Enrico Ceruti, avreb-be segnato anch’essa, pure nel campo proprio della liuteria, unafase a suo modo epocale di arrivi e partenze: la fine cioè di unatradizione artigiana già floridissima, ma ormai ristretta ai piùangusti mercati locali, da un lato, e, dall’altro, l’inizio possibiledi una trasfigurazione mitica, alla quale gli stranieri, francesi einglesi, avevano da tempo dato prova di guardare. «Forse che

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questa gloria tutta cremonese è stata uccisa dai costruttori stra-nieri, i quali, superata la nostra scuola, ci onorano, anche inquesto, del solito sprezzo? – si chiedeva Fecit, caricando direvanchismo le sue argomentazioni – Oppure è del tutto spen-to il genio dello Stradivari, perduti i suoi precetti, annichilata lacelebre scuola?». Certamente, il senso di patria – aveva insegna-to fin dal 1868 il «Corriere cremonese» – «s’annida e s’allatta»nell’«amore del luogo», nell’«affetto» e nella «considerazionemunicipale», «da cui spicca poi il volo a più grandi ed egual-mente nobili imprese». Da qui quella sorta di imperativo mora-le, che impose a ciascuna realtà locale di onorare l’intera nazio-ne omaggiando anzitutto le eccellenze della piccola patria.

Che l’intento dovesse essere quello di legare la riscoperta diStradivari e la conseguente riappropriazione del suo mito allacausa nazionale fu reso ancor più esplicito nel 1893 da AlfonsoMandelli, il popolare patriota che aveva combattuto a solidiciassette anni con Garibaldi nella campagna del 1867 per laconquista di Roma e che, per questo, si era meritato l’appellati-vo di ‘piccolo volontario’. Su iniziativa di costui, appassionatocultore di storia patria, furono allestite proprio in quell’anno,presso il Museo Civico, due sale dedicate rispettivamente airicordi del Risorgimento e ai musicisti e liutai cremonesi: ope-razione che, nel sollecitare tutta una serie di donazioni, più omeno importanti, si limitò tuttavia, nei fatti, alla fase di raccol-ta e gelosa conservazione di reliquie, piuttosto che vagheggiareiniziative di decollo culturale cittadino in direzione del ricono-scimento delle specifiche potenzialità artistiche, tanto musicaliquanto liutarie.

Del resto, il medesimo movente aveva spinto sei anni prima ilComune di Cremona a riunire un’apposita commissione didotti col compito d’individuare la casa di Stradivari così da

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porvi una lapide commemorativa. Le indagini, che inauguraro-no tutta una serie di studi scrupolosamente condotti sulla basedi documenti, interessarono nello specifico l’erudito FedericoSacchi, residente a Londra sebbene di origine cremonese, giàautore di accurate ricerche sugli strumenti di Stradivari, e ilbibliotecario Gennaro Buonanno, che confermarono entrambila tradizione secondo cui la bottega del grande artigiano avreb-be avuto sede in una modesta casa di piazza Roma, dirimpettoal demolito complesso domenicano dov’era stato sepolto, all’e-poca adibita a sala da biliardo del celebre Caffé Soresini, ritro-vo della buona borghesia cittadina. Proprio qui i proprietariavrebbero rinvenuto per caso, e donato al Comune nel 1890, leultime vestigia dell’attività del nostro, consistenti in un’assicel-la con inciso il nome di Stradivari, quasi certamente provenien-te dalla cassa in cui egli riponeva gli strumenti e gli attrezzi delproprio lavoro, nonché un singolare puntale di pietra a formadi dente canino, pure appartenuto al liutaio.

Il racconto del rinvenimento trova spazio, insieme ad altri epi-sodi inediti e curiosi della mitopoiesi stradivariana, nell’opera diMandelli Nuove indagini su Antonio Stradivari (Milano, Hoepli,1903), con la quale può dirsi conclusa la fase ottocentesca dellavicenda, caratterizzata dal protagonismo, anche storiografico,degli stranieri (il francese Vuillaume, il belga Fétis, gli inglesiHill e Hart, quest’ultimo però in diretto contatto con Sacchi).Nei loro confronti i Cremonesi avevano saputo dare, per ilmomento, solo una prima, timida offensiva. Si sarebbero dovu-ti attendere gli anni Trenta del nuovo secolo, complice i progettidi magniloquenza farinacciana, perché anche dalla città delTorrazzo arrivassero i primi input d’internazionalizzazione.(M.M.)

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San Domenico e la ‘riscoperta’ di Stradivari

1. Estratto di mappa del Comune di Cremona con la localizza-zione della chiesa di San Domenico all’interno del centro citta-dino.Cremona 1861(ASCr, Genio Civile, b. 4M)

2. Veduta della facciata della chiesa di San Domenico primadell’abbattimento (fotografia di Aurelio Betri), 1869(ASCr, Raccolta Comunale 2, Fotografie, n. 28)

3. Abbattimento della Cappella del Rosario in San Domenicoove era sepolto Antonio Stradivari (fotografia di Aurelio Betri),1869(ASCr, Raccolta Comunale 2, Fotografie, n. 35)

4. Convocazione da parte del sindaco di Cremona, GiuseppeTavolotti, della Commissione creata per definire la questionedelle ossa ritrovate nei lavori di demolizione della Chiesa di SanDomenico e appartenenti al liutaio Stradivari.Cremona, 12 luglio 1869(ASCr, Comune di Cremona 1868-1946, b. 779)

La casa di Stradivari

5. Vendita a Giovanni Ancina da parte di don GiuseppeStradivari, figlio del fu Antonio, nella sua qualità di esecutoretestamentario del fratello Paolo, della casa della famigliaStradivari posta nella Vicinia di San Matteo, sul piazzolo di SanDomenico.Cremona, 22 ottobre 1777(ASCr, Notarile, notaio Francesco Saverio Simoni, filza 7303)

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6. Decisione del Comune di Cremona di collocare una lapidecommemorativa sulla fronte della casa ove abitò e lavoròAntonio Stradivari.Cremona, 6 maggio 1888(ASCr, Comune di Cremona 1868-1946, b. 1134)

7. Testo dell’iscrizione da apporre: “Antonio Stradivari/ in que-sta sua casa dove costrusse/ celebrati strumenti musicali/ che/ alui fama mondiale acquistarono di principe de’ liutai/ e/sommo onore a Cremona/ morì di XCIII anni nel XVIIIdicembre MDCCXXXVII./ Il Consiglio comunale/ in ricordodello esimio concittadino/ VI maggio MDCCCLXXXVIII”(ASCr, Comune di Cremona 1868-1946, b. 1134)

Le origini del Museo StradivarianoI primi doni

8. Comunicazione di Alfonso Mandelli al sindaco di Cremona,avv. Luciano Ferragni, della donazione fatta da EmanuelePiazza di alcuni oggetti ritrovati nella casa di sua proprietà giàabitata da Antonio Stradivari.Cremona, 28 ottobre 1890(ASCr, Comune di Cremona 1868-1946, b. 1652)

Così scrive il Mandelli: “un dono ch’io reputo prezioso pel nostroCivico Museo, poiché consiste nel puteale di marmo bianco, in un solpezzo di forma ottagonale … ed in un’assicella incisa col nome delgrande liutaro”.

9. Circolare del sindaco di Cremona, dott. Pietro Rizzi, cheinvita i cittadini a offrire doni per le istituende Sale del Museodedicate ai Ricordi patrii e ai Musicisti e liutari cremonesi.Cremona, 19 febbraio 1893

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(ASCr, Comune di Cremona 1868-1946, b. 1652)

10. Dono di Giovanni Battista Cerani al Comune di Cremona,per l’istituenda Sala per musicisti e liutai, di alcuni oggetti giàdel liutaio Enrico Ceruti.Cremona, 18 febbraio 1893(ASCr, Comune di Cremona 1868-1946, b. 1652)

Il Cerani nella nota al sindaco evi-denzia come fra gli oggetti vi siano“di certo forme, modelli ed attrez-zi ad esso pervenuti in parte dalfamoso liutaio Lorenzo Storioni… in parte dai discendenti diPaolo Stradivari ultimo figlio delsommo Stradivarius...”.

11. Dono da parte di donAngelo Berenzi di due quadricontenenti una “serie di cromo-litografie, fotografie e facsimilidei migliori strumenti diAntonio Stradivari, NicolaAmati e Guarneri del Gesù...”Cremona, 6 agosto 1893(ASCr, Comune di Cremona 1868-1946, b. 1652)

12. Dono da parte di Federico Sacchi a Londra di copie del suoopuscolo Gli strumenti di Stradivari alla Corte Medicea, nonchédiquarantadue numeri del periodico mensile inglese “TheStrad” e dell’opuscolo di George Hart figlio che narra la storiadel violino “l’Imperatore”.Londra, 21 ottobre 1893(ASCr, Comune di Cremona 1868-1946, b. 1652)

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Sacchi informa il sindaco che lo stesso Hart ha inviato direttamentela copia in francese del libro scritto dal padre Il violino e i suoi costrut-tori e la Ditta Hill ha inviato altre pubblicazioni.

13. Dono di Emanuele Crippa, assistente di disegnonell’Istituto Ala Ponzone, di due disegni rappresentanti rispet-tivamente l’uno Antonio Stradivari dal quadro del Rinaldi, l’al-tro la casa del liutaio in piazza San Domenico.Cremona, 13 aprile 1898(ASCr, Comune di Cremona 1868-1946, b. 1652)

14. Consegna da parte del sindaco di Cremona al Custode delMuseo, Carlo Crippa, dell’opera di W. Henry Hill AntoineStradivarius. La vie et son oeuvre 1644-1737Cremona, 20 marzo 1908(ASCr, Comune di Cremona 1868-1946, b. 1652)

La donazione Fiorini

Dopo gli entusiasmi legati anche alle vicende risorgimentali e al desi-derio di ricordo dei ‘padri’ della Patria bisognerà attendere gli anniTrenta del Novecento per la rinascita di larghi interessi per la liuteriae Stradivari.Giuseppe Fiorini, il liutaio che aveva acquistato nel 1920 la famosacollezione che era appartenuta agli eredi del conte Ignzio Cozio diSalabue, aveva tentato in vari modi di trovare una degna collocazio-ne a tale preziosi e difficili materiali.Numerose furono le mediazioni per cercare di giungere ad una con-clusione definitiva viste le condizioni che il Fiorini poneva. Infatti ilMinistero della Pubblica istruzione non appoggiava la proposta diuna Scuola di liuteria.Le lunghe ed estenuanti trattative si conclusero finalmente nel 1930allorché la donazione fu accettata e i cimeli trovarono degna colloca-zione nella nuova sala del Museo Civico.

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15. Fotografia ritraente Giuseppe Fiorini al banco di lavoro.(ASCr, Ente Provinciale per il Turismo, Comitato Stradivariano, b. 7)

16. Lettera (in copia) di Giuseppe Fiorini al podestà diCremona con cui annuncia il desiderio di donare a Cremona icimeli stradivariani da lui acquistati.Monaco, 23 marzo 1939(ASCr, Comune di Cremona 1868-1946, b. 1652)

Fiorini ricorda come tali strumenti gli siano stati di grande aiuto nellostudio che è “stato lo scopo principale di tutta la vita”.Tra le condizioni poste da Fiorini per la donazione la più impegnati-va era sicuramente quella legata all’apertura di una scuola e nellarisposta il podestà assicura che è intenzione del Comune (in accordocon l’Istituto di cultura fascista) di aderire a tale richiesta.

17. Nota del cavaliere del lavoro Pietro Anelli al podestà diCremona in cui sottolinea la fondamentale importanza delladonazione e della necessità che il Comune soddisfi gli obblighiimposti dal donatore, in particolare dell’apertura della scuola.Cremona, 13 aprile 1930(ASCr, Comune di Cremona 1868-1946, b. 1652)

Anelli sottolinea che se anche il Comune spendesse “25 o 30 milaall’anno per 2 o 3 anni saranno un’inezia in confronto del patrimo-nio che fondando la Scuola si saremo guadagnati e per sempre. Vedrà!Che appena potremo far conoscere che il Museo Stradivariano è com-pleto, si inizierà un pellegrinaggio di tutti i liutai, maestri ed amateurda tutto il mondo...”.

18. Comunicazione da parte di don Illemo Camelli (conserva-tore del Museo Civico) al podestà sull’avvenuta consegna deicimeli stradivariani da parte del cav. Fiorini.

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Cremona, 16 aprile 1930(ASCr, Comune di Cremona 1868-1946, b. 1652)

Camelli ancora una volta sottolinea l’importanza di tale acquisizioneche, se opportunamente valorizzata in una specifica sala del Museo,“sarà meta di studio e venerazione da parte di tutti gli appassionati delmondo alla liuteria cremonese”.

19. Elenco redatto da don Illemo Camelli dei cimeli stradiva-riani consegnati da Fiorini.Cremona, 21 ottobre 1930(ASCr, Comune di Cremona 1868-1946, b. 1652)

“475 modelli e modellini in carta, 410 modelli e modellini in legno,13 modellini in madreperla, 13 utensili in legno, 46 utensili in ferro,8 sigilli in cera, 11 fogli di disegni Cozio, 4 liste carta di misureCozio, 232 fogli manoscritti con autografi vari, 80 fogli di etichettestampate”.

20. Ringraziamento del podestà al cav. Giuseppe Fiorini per ildono.Cremona, 26 ottobre 1930(ASCr, Comune di Cremona 1868-1946, b. 1652)

21. Nota di don Illemo Camelli al podestà sul nuovo dono delcav. Fiorini alla Città di Cremona consistente in due violini dalui costruiti nel 1924 a Roma secondo i modelli stradivarianidonati.Cremona, 4 giugno 1932 (ASCr, Comune di Cremona 1868-1946, b. 1652)

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La fama dei cimeli Stradivariani

22. Richiesta da parte della Soprintendenza all’arte medievale emoderna di Milano al sindaco di Cremona di prestito dei cime-li stradivariani da esporsi alla Fiera internazionale dell’artigia-nato di Berlino.Milano, 12 marzo 1938(ASCr, Comune di Cremona 1868-1946, b. 1652)

23. Concessione del prestito da parte del Comune di Cremonacon precise clausole di trasporto e conservazione dettate dalconservatore del Museo Civico, don Illemo Camelli.Cremona, 18 marzo 1938(ASCr, Comune di Cremona 1868-1946, b. 1652)

24. Verbale di constatazione, redatto da don Camelli, dei dannisubiti dai cimeli stradivariani ritornati da Berlino.Cremona, 17 settembre 1938(ASCr, Comune di Cremona 1868-1946, b. 1652)

Nella lettera accompagnatoria del verbale don Camelli sottolinea chebenché i danni non siano gravissimi sono comunque da imputare alla“mancanza di osservanza delle norme da seguirsi in simili trasporti.

25. Richiesta del sindaco a don Camelli di una dettagliata rela-zione in merito ad eventuali danni subiti dai documenti stradi-variani ritornati dalla mostra di Berlino.Cremona, 25 novembre 1938(ASCr, Comune di Cremona 1868-1946, b. 1652)

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Stradivari un mito da celebrare

François Coppée: Le luthier de Crémone

Si riallaccia in qualche modo all’atmosfera del mondo liutariola composizione Le luthier de Crémone, commedia in versi in unatto scritta dal poeta e romanziere francese François Coppée(Parigi 1842-1908).Il testo rientra nella vena sentimentale dell’autore, particolar-mente attento alla descrizione della vita degli umili, che rap-presenta con linguaggio dotato di grande semplicità.La commedia fu rappresentata per la prima volta alla “ComédieFrançaise” il 23 maggio 1876. Che il testo circolasse anche a Cremona è prova la copia espo-sta in lingua francese. Probabilmente a causa dell’influenza deltitolo, specificamente riferito alla realtà locale cremonese, l’ope-ra fu tradotta in italiano nello stesso 1876, con il permesso del-l’autore (come si legge sul frontespizio), da Guido SommiPicenardi e fu stampata a Firenze. Il frontespizio reca, tuttavia,l’indicazione Cremona come luogo di edizione e la data 1877;dati tipografici completati dalla indicazione che l’opera vennemessa in vendita per devolvere il ricavato agli asili infantili.La commedia fu anche rappresentata a Cremona nel novembre1876, successivamente ripresa il 2 ottobre 1878 e il 27 novem-bre 1887: ciò che è sicuro indice di un interesse motivato dalpresunto carattere “locale” del testo. Sono esposte anche quattro parti manoscritte, destinate agliattori, ciascuna relativa a un protagonista, eseguite sulla basedella traduzione e riduzione in prosa che dell’opera fu effettua-ta da L. Lochmann.

Al di là dell’interesse locale che il titolo della commedia sugge-

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risce, di specificatamente cremonese non c’è che l’ambientazio-ne, che suggerisce una sorta di intento celebrativo dei liutai chehanno contribuito alla fama internazionale di Cremona.L’azione si svolge a Cremona nel 1750, in un laboratorio di liu-tai, grande e spoglio, ornato solo di violini e violoncelli, che hasede in una non precisata strada della città: in realtà, infatti,nella scenografia niente fa riferimento a Cremona, scelta pro-babilmente in quanto patria d’origine della liuteria. All’internodi questa cornice agiscono i quattro protagonisti: il maestro liu-taio Taddeo Ferrari, allievo di Antonio Stradivari, della cuiscuola e dei cui insegnamenti si ritiene un continuatore;Giannina, sua figlia; Filippo e Sandro, i suoi due allievi. La trama della commedia è di stampo fortemente sentimentale.Taddeo, in virtù della sua professione, ammira profondamentei costruttori di violini, che ritiene sempre uomini onesti, e deci-de per questo di dare la figlia in moglie a colui che, nell’immi-nente concorso per il miglior violino che si deve svolgere incittà, riceverà la catena d’oro della corporazione dei liutai: que-sto a prescindere dalla sua condizione sociale di maggiore ominore agiatezza.Già in questa fase il testo presenta un anacronismo: la corpora-zione dei liutai non risulta, infatti, storicamente presente nell’e-poca di metà Settecento alla quale la scena si riconduce.Di Giannina, invece, si conosce poco, se non la volontà didifendere il suo diritto ad amare chi più le piace.Filippo e Sandro sono entrambi innamorati della giovane, senzache l’uno sappia dell’altro. Filippo, artista nato, buono e genti-le, è tuttavia gobbo; Sandro è dotato di minor talento, ma èbello e forte. Giannina, pur volendo bene a entrambi i giovani,ama Sandro ed è decisa a sposarlo anche se il suo violino nondovesse vincere e anche se il padre si opporrà, per questo, allenozze. La ragazza innamorata è certa che il violino di Sandro

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otterrà il premio dei maestri liutai, mentre Sandro è più dub-bioso, pur confidando nella buona qualità dello strumento,costruito dalle mani di un innamorato. Una sera, però, ascol-tando da una finestra aperta il canto di un usignolo, gli sembradi sentire dei suoni provenire dalla soffitta di Filippo, talmentesimili a quelli dell’usignolo da non poter essere distinti da essi.Sandro si rende conto che anche Filippo parteciperà al concor-so e vincerà, perché nessuno strumento può reggere sul pianodell’armonia il confronto con quelli costruiti dai liutai cremo-nesi. Sandro diventa per invidia crudele e ingiusto, mentreFilippo si compiace che la natura, una volta tanto, gli dia qual-che vantaggio: “Povero caro violino! Io sono simile a lui / stru-mento delicato in un involucro deforme”.Filippo non vuole forzare Giannina ad accettarlo solo per obbe-dire al padre, ma si illude che la ragazza non abbia ancora scel-to: ma la sua illusione dura poco. Egli confessa alla ragazza diaver ritrovato la formula della vernice che costituiva il segretodegli antichi liutai e suona per lei la “Suonata in Sol” di Corelli;Giannina scoppia a piangere, ma non per commozione, comespera Filippo, ma perché si rende conto che Sandro non potràmai reggere il confronto e perderà.Filippo vede i suoi sogni infrangersi e pensa subito di distrug-gere il suo capolavoro (“Come la mia speranza, bisogna che tispezzi”), ma poi, per amore di Giannina, decide di sacrificarsi edi mettere il suo violino nella custodia di Sandro, cedendoglicosì la sicura vittoria.E’ il momento dell’inizio dell’opera, nella Cremona teatro dirappresentazione con i laboratori e le botteghe liutarie, all’in-terno delle quali ogni concorrente prova i suoi strumenti.Taddeo è sicuro della vittoria dei suoi allievi perché, essendoegli stato discepolo del grande Stradivari, ha trasmesso loro lasua arte. In questo clima teso avviene il colpo di scena. Sandro,

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disperato perché sicuro di perdere, compie un’azione vile e, pernon sembrare inferiore agli occhi di Giannina, cambia a suavolta i violini nelle custodie. Filippo aveva voluto cedergli la vit-toria ma ecco che la sorte gliela restituisce propria per mano delsuo amico/nemico: i paggi della corporazione dei liutai gli por-tano la catena d’oro e Taddeo gli conduce Giannina in moglie.Ma un animo nobile, una intelligenza e una sensibilità artisticatanto elevate come quelle di Filippo non possono accettare que-sta conclusione: il personaggio di eroe romantico che egli incar-na trova più logico sacrificarsi e allontanarsi definitivamente daCremona, portando con sé solamente il suo unico amico, il suoviolino.Morale della commedia: nella vita la felicità tocca spesso insorte a chi non la merita e bontà e intelligenza sono doti nonsempre sufficienti per essere felici. (E. Z.)

1. F. COPPÉE, Il liutaro di Cremona. Commedia in un atto e inversi di Francesco Coppée. Rappresentata la prima volta a Parigial Teatro della Commedia Francese il 13 maggio 1876.Traduzione, coll’approvazione dell’autore, di Guido SommiPicenardi cremonese.Ms., sec. XIX, cc. 12 (di cui c. 11v bianca e c. 12 mutila)(ASCr, Società Filodrammatica Cremonese)

La presenza del manoscritto e delle singole parti recitative, destinateagli attori della Società Filodrammatica che ne curavano la messa inscena, di seguito elencate, testimonia la effettiva rappresentazione deltesto teatrale. Il manoscritto riporta il testo integrale della commedia.Sulla c. 1r nota: “Rappresentata per la prima volta in Cremona nelmese di novembre dell’anno 1876 dalla Compagnia “Aless. Manzoni”diretta da F. Sterni”.A c. 1v, dopo l’elenco dei personaggi, il “Fa bisogno” della comme-dia, con la lista degli oggetti necessari alla rappresentazione scenica.

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2. F. COPPÉE, Il liutaro di Cremona. Commedia in un atto e inversi di F. Coppée. Tradotta da G. Sommi Picenardi. Parte diSandro.Ms., sec. XIX, cc. 6 (di cui cc. 5 e 6 bianche)(ASCr, Società Filodrammatica Cremonese)

3. F. COPPÉE, Il liutaro di Cremona. Comm. in un atto di F.Coppée.Traduzione riduzione di L. Lochmann. Parte diGiannina.Nota manoscritta: “Agosto 1877”.Ms., sec. XIX, cc. 4 (di cui c. 4 bianca)(ASCr, Società Filodrammatica Cremonese)

4. F. COPPÉE, Il liutaro di Cremona. Comm. in un atto di F.Coppée.Traduzione riduzione di L. Lochmann. Parte diSandro.Nota manoscritta: “Agosto 1877”.Ms., sec. XIX, cc. 4 (di cui c. 3v e 4r e v bianche)(ASCr, Società Filodrammatica Cremonese)

5. F. COPPÉE, Il liutaro di Cremona. Atto 1°, Scena 1a. Ferrari eGiannina.Ms. sec. XIX, cc. 4 (di cui c. 4 bianca)(ASCr, Società Filodrammatica Cremonese)

6. F. COPPÉE, Le luthier de Crémone. Comédie en un acte, envers.Paris, Alphonse Lemerre, 1876(ASCr, Società Filodrammatica Cremonese)

7. F. COPPÉE, Il liutaro di Cremona. Commedia in un atto e inversi. Tradotta coll’approvazione dell’autore da Guido SommiPicenardi cremonese.

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Cremona, si vende a benefizio degl’asili infantili, 1877(ASCr, Società Filodrammatica Cremonese)

8. [Locandina relativa alla rappresentazione della commedia diF. Coppée, Il liutaro di Cremona, avvenuta a Cremona il 27novembre 1887 presso la “Società Patriotica e FilodrammaticaGustavo Modena”.(ASCr, Società Filodrammatica Cremonese)

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9. [Foto di scena relativa alla rappresentazione della commediadi F. Coppée, Il liutaro di Cremona, avvenuta a Bruxelles nel1937].(ASCr, b. 1811)

Il documento testimonia la risonanza che il testo drammaturgicocontinuò ad avere anche nel sec. XX, quando a Bruxelles se ne orga-nizzò una rappresentazione, probabilmente in ragione della conco-mitanza delle “Stradivariane” di Cremona del 1937.La fotografia è accompagnata da brevi righe inviate al Podestà diCremona: “Bruxelles, 8-5-37. Alla Sua eccellenza il Podestà diCremona. Questo omaggio di ammirazione per il paese bello delloStradivarius, per la terra di Dante e di Michelangelo! Ricordo dellanostra bella festa annuale dove è stato recitato “Le luthier deCrémone” dalle allieve del corso di Dizione francese affidato allaProf.sa Dott.sa Frausolet. F.to: Mariette Frausolet”. Segue l’elencazio-ne dei personaggi della commedia, ognuno dei quali è affiancato dalnome degli attori che li hanno rappresentati.

Le “Stradivariane” e le Triennali

Le manifestazioni per il Bicentenario stradivariano del 1937seppero coniugare cultura aulica ad attrazioni popolari e altempo stesso dare forma al mito di Cremona città della musica,meglio capitale della liuteria. Era il tentativo di recuperare latradizione della liuteria cremonese, nata da Stradivari, masostanzialmente di reinventarla, rilanciarla dando soddisfazionenon solo ad un intento culturale, ma ad una progettualità poli-tica e di prestigio cittadino. Le celebrazioni stradivariane furono inaugurate il 16 maggio1937 con la commemorazione ufficiale di Antonio Stradivari. Ilprogramma del bicentenario copriva i mesi da maggio a ottobrecon un calendario di appuntamenti non solo musicali. La

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Mostra e Concorso di liuteria moderna si affiancavanoall’Esposizione di liuteria antica cremonese in palazzoCittanova e alla Fiera internazionale di arte antica, in palazzoTrecchi. Ai congressi internazionali di musica e liuteria si lega-rono, con una sorta di continuità, i vari concerti ora eseguiti alPonchielli, ora in Duomo. La musica ebbe un ruolo predomi-nante, ma non si limitò allo spazio chiuso del teatro, della cat-tedrale, e scese in piazza con i grandi spettacoli lirici davanti alDuomo, in programma dal 1° all’11 luglio. La tradizione dellastagione lirica estiva, inaugurata nel 1932, apriva le manifesta-zioni all’attenzione non solo degli specialisti, ma di tutta la cit-tadinanza. In questo tentativo d’apertura del bicentenario aduna più vasta fascia di pubblico che non fosse quella degliaddetti ai lavori, rientrano le regate internazionali sul Po del 3e 4 luglio, il Concorso ippico nazionale (30 giugno e 1 - 2luglio), la gara ciclistica per la Coppa Farinacci e il Granderaduno nazionale folkloristico del 18, 19 e 20 settembre. Lemanifestazioni stradivariane si conclusero con un grande con-certo di musica sacra in Duomo alla presenza della regina e conl’inaugurazione della Scuola e Museo nazionale di liuteria. Peralcuni mesi Cremona godette di una vetrina nazionale d’ecce-zione che la portò ad essere individuata come la città diStradivari.Cremona diviene, nel nome di Antonio Stradivari, un punto diriferimento, una tappa obbligata per la società che conta. Lecelebrazioni del ‘fondatore’ della scuola di liuteria cremoneserichiamarono i massimi esponenti del partito, ma furono anchel’occasione per tutta una serie di manifestazioni collaterali chepoco ebbero a che fare con la liuteria, ma si mostrarono fun-zionali alla politica di consenso e celebrazione magnificentedella rivoluzione del littorio, perseguita dal regime. In quest’ot-tica la visita di Starace il 23 maggio del 1937 per inaugurare la

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nuova caserma dei giovani fascisti, la nuova sede della Baldesioe le strutture, in via di costruzione, delle Colonie Padane e dellacanottieri Bissolati, affiancano simbolicamente alleStradivariane l’attivismo e l’operosità di Cremona fascista.Questa doppia valenza delle manifestazioni stradivariane comepunto forte della celebrazione non solo della cultura aulica cre-monese, ma soprattutto della dimostrazione ‘di forza’ del pote-re organizzativo e propagandistico del regime è più volte riba-dita e sottolineata nelle cronache e commenti che accompagna-rono l’evento.L’imponente apparato organizzativo e celebrativo messo in attoper ricordare, ‘resuscitare’ la figura di Antonio Stradivari perfarne un mito dell’orgoglio municipale e fascista seppe tenerconto di diverse esigenze. Da un lato l’evento doveva caratteriz-zarsi come scientificamente attendibile e, sotto la consulenza diun apposito Comitato scientifico ed esecutivo, dimostrarsi ingrado di raccogliere e valutare l’autenticità degli strumenti daesporre nella mostra dedicata alla liuteria storica. L’esposizionedi 136 strumenti di Stradivari e della sua scuola doveva impor-si per la sua completezza e eccezionalità sottolineata nelProgramma delle Celebrazioni per il Bicentenario stradivariano..E’ la Scuola Internazionale di Liuteria – nei primi anni deldopoguerra – a sollecitare la valorizzazione della liuteria cremo-nese, attraverso la celebrazione del suo massimo liutaio,Antonio Stradivari. Così nel maggio 1949 Cremona tentò diripetere il successo liutario del 1937, celebrando i 300 annidella nascita del sommo liutaio, considerando errata la data dinascita del 1644 e preferendovi quella ovviamente del 1649. Esulla genesi delle Stradivariane del 1949 scrive Elia Santoro: «E’proprio nell’ambito della scuola che alcuni cremonese (comel’avv. Mario Stradivari, che discendeva direttamente dalla lineagenealogica del celebre maestro, il giornalista Renzo Bacchetta,

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Lelio Cavalli e qualche altro) proposero alle autorità politicheed amministrative, soprattutto ai due sindaci del dopoguerraGino Rossigni e avv. Ottorino Rizzi, di festeggiare, ancora unavolta, Antonio Stradivari nel trecentesimo della nascita. (…) IlComitato con l’appoggio degli enti pubblici, lavorò per mesi.Voleva che le celebrazioni avvenissero nel maggio 1948, ma ilPalazzo dell’Arte, ove la manifestazione doveva avvenire, nonera ancora del tutto praticabile se nel luglio 1948 il Consigliocomunale stanziava 350mila lire per alcune opere di completa-mento come la pavimentazione della terrazza e la balconatacentrale». Come nel 1937 «attorno alla mostra concorso di liu-teria furono organizzati un convegno internazionale a carattereprevalentemente tecnico e scientifico e due concerti il primo alPonchielli, con l’orchestra dell’Angelicum tutta costituita dadonne, diretta dal maestro Ennio Gerelli, e l’alto l Politeamacon il violinista svizzero Rodolfo Feliciani e gli strumentistidiretti dal cremonese Marco Brasi. Nello stesso Palazzodell’Arte, al primo piano, fu organizzato dall’Ente provincialeper il turismo un premio nazionale di pittura, il primo comeimportanza dalla fine della guerra». Nell’ambito del concorsoliutario gli iscritti furono 328, i partecipanti 316. In quell’oc-casione avrebbe dovuto prendere il via l’immatricolazione gra-tuita di tutti gli strumenti esposti e giudicati in un Registro delviolino di proprietà del museo civico, fu quello il tentativo dicreare una sorta di anagrafe degli strumenti ad arco che in real-tà funzionò solo per la mostra del 1949. Le manifestazioni stra-divariane del 1949 furono il segnale di un desiderio di non per-dere la riscoperta dell’unicità liutaria della città, un motivo dirichiamo internazionale, una ribalta importante per la comuni-tà. Per tornare a fare di Antonio Stradivari una sorta di vessillocondiviso dai più e non solo dagli adetti ai lavori bisogna anda-re al 1987 quando Cremona, a distanza di cinquant’anni, dopo

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le celebrazioni fasciste del 1937, nessuno allora fece cenno alleiniziative del 1949, costruisce intorno alla figura del maestrodei liutai una serie di eventi culturali e spettacolari che siimpongono a livello nazionale e internazionale. Il Comune diCremona, la Provincia, la Camera di Commercio, il Centro dimusicologia “Walter Stauffer”, l’Ente Triennale Internazionaledegli strumenti ad arco sono i promotori e gli enti organizzato-ri del 250° Anniversario della morte di Antonio Stradivari. Il programma delle stradivariane, redatto da un apposito comi-tato scientifico, si connota per il suo carattere aulico e si artico-la su tre livelli. Il livello spettacolare offre una serie di concertieseguiti da musicisti di chiara fama con strumenti che portanola firma di Stradivari; il livello espositivo si caratterizza per unaserie di mostre che hanno naturalmente per fulcro il violino el’arte liutaria e il terzo momento delle celebrazioni si affida adoccasioni di studio, con convegni e pubblicazioni. Luoghi depu-tati delle manifestazioni sono il Teatro Ponchielli in cui si ten-gono i concerti del «Festival di Cremona», giunto alla V edizio-ne, e Palazzo Comunale dove sono esposti quarantasei strumen-ti. Intorno a questi due poli d’attrazione dotta fioriscono unaserie di manifestazioni minori tutte nel segno di Stradivari, chehanno come centro il Museo Stradivariano, il Circolo CulturaleCittà di Cremona, il Teatro Filodrammatici con la rassegna con-certistica Omaggio a Cremona, organizzata dal Centro diMusicologia “Walter Stauffer”. All’eco dei mass media è conse-gnato l’evento celebrativo del 250° Anniversario della morte diAntonio Stardivari che cerca un consenso interno insieme eduna conferma di riuscita proveniente dall’esterno. Così non sitrova forma migliore di ‘propaganda’ che affidare l’immagine delmassimo liutaio ad un film realizzato per le riprese esterne aCremona dal regista Giacomo Battiato e interpretato daAnthony Quinn nel ruolo di Antonio Stradivari. (N.A.)

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1. Cartoncino pubblicitario con il programma delle manifesta-zioni per il bicentenario di Antonio Stradivari1937 (ASCr, Ente Provinciale per il Turismo, Comitato Stradivariano, b. 7)

2. Norme del Concorso Nazionale di Liuteria.Cremona, 1 gennaio 1937(ASCr, Ente Provinciale per il Turismo, Comitato Stradivariano, b. 2/9)

3. Norme per l’accertamento della autenticità dei violini antichi.Cremona, 5 marzo 1937(ASCr, Ente Provinciale per il Turismo, Comitato Stradivariano, b. 2/9)

4. Verbale della Commissione per l’accertamento dell’autentici-tà degli strumenti di liuteria antica.Cremona, 7 maggio 1937(ASCr, Ente Provinciale per il turismo, Comitato Stradivariano, b. 2/6)

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5. Elenco dei violini di cui è stata accertata l’autenticità e ilvalore.Cremona, 26 maggio 1937(ASCr, Ente Provinciale per il Turismo, Comitato Stradivariano, b. 2/9)

6. Comunicazione del vicepresidente del ComitatoStradivariano, avv. Tullo Bellomi, al Comune di Cremona concui informa che il Comune di Genova ha acconsentito al pre-stito del violino di Guarneri del Gesù appartenuto a Paganinida esporre nella mostra di liuteria antica.Cremona, 22 aprile 1937(ASCr, Comune di Cremona 1868-1946, b. 1811)

Il prestito avveniva con la condizione che il Comune si rendesse soli-dalmente responsabile con il Comitato Stradivariano in merito allacustodia dello strumento e all’assicurazione per un valore di duemilioni di lire.

7. Accoglimento da parte del Comune di Cremona delle con-dizioni poste dal Comune di genova per il prestito del violinodi Paganini.Cremona, (ASCr, Comune di Cremona 1868-1946, b. 1811)

8. Locandina con il programma del grande concertodell’Orchestra d’archi dei Solisti Italiani organizzata per la seradel 15 giugno 1937 al Teatro Ponchielli di Cremona.(ASCr, Ente Provinciale per il Turismo, Comitato Stradivariano, b. 7)

9. Programma di sala del “Grande concerto Perosiano” nelDuomo di Cremona (16 ottobre 1937) e diretto da mons.Lorenzo Perosi con la partecipazione del Coro Pontificio dellaCappella Sistina.

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(ASCr, Ente Provinciale per il Turismo, Comitato Stradivariano, b. 7)

10. Programma del concerto nel Duomo di Cremona (22 otto-bre 1937) a chiusura delle manifestazioni stradivariane alla pre-senza della Regina.(ASCr, Ente Provinciale per il Turismo, Comitato Stradivariano, b. 7)

11. Elenco dei violini della collezione di Giovanni Iviglia diZurigo inviati a Cremona per le celebrazioni del Tricentenariodella nascita di Stradivari.Zurigo, 26 aprile 1949(ASCr, Ente Provinciale per il Turismo)

12. Consegna al prof. Renzo Bacchetta, segretario del ComitatoStardivariano, da parte di Enrico Fronticelli Baldelli di Roma diun violino di scuola veneziana del Settecento e uno di Amatiper essere utilizzati da “esecutori del concerto Feliciani” orga-nizzato per la sera del 3 giugno al Teatro Politeama di Cremona.

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Cremona, 16 maggio 1949(ASCr, Ente Provinciale per il Turismo)

13. Programma del concerto del violinista Rodolfo Feliciani diBasilea e del ‘Gruppo strumentisti cremonesi’ al TeatroPoliteama (3 giugno 1949).(ASCr, Ente Provinciale per il Turismo)

Le Triennali

14. Atto di costituzione del Comitato per la liuteria cremonese‘Antonio Stradivari’.Cremona, 8 marzo 1975(ASCr, Ente Provinciale per il Turismo)

La nascita del Comitato era dettata dalla necessità che la Biennaledegli strumenti ad arco fosse trasformata in una manifestazione acarattere internazionale con carattere triennale, per meglio valorizza-re la liuteria cremonese e curare l’organizzazione di mostre-mercatoperiodiche della liuteria moderna con iniziative collaterali.

15. “Stradivari ha riaperto bottega”: comunicati stampa edepliant per pubblicizzare la I Triennale Internazionale deglistrumenti ad arco (ottobre 1976)(ASCr, Ente Provinciale per il Turismo)

16. Fotografie degli interni della Sala Borsa della Camera diCommercio di Cremona in occasione della conferenza stampadi presentazione della Triennale.(Cremona, maggio 1976)(ASCr, Ente Provinciale per il Turismo)

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17. Comunicato stampa per pubblicizzare l’avanzata organizza-zione della II Triennale degli strumenti ad arco.Cremona luglio 1978(ASCr, Ente Provinciale per il Turismo)

18. Nota del prof. Ugo Gualazzini, presidente della giuria dellaII Triennale degli strumenti ad arco, accompagnante i verbalidella medesima giuria e l’elenco dei premiati.Cremona, 24 settembre 1979(ASCr, Ente Provinciale per il Turismo)

19. Testo del comunicato stampa per la presentazione della IIITriennale degli strumenti ad arco.Cremona, 16 luglio 1982(ASCr, Ente Provinciale per il Turismo)

20. Fotografia dell’allestimento della IV Triennale degli stru-menti ad arco nel salone centrale del Centro Culturale ‘S. Mariadella Pietà’ di Cremona.Cremona, 1985(ASCr, Istituto Professionale Internazionale Artigianato liutario e dellegno)

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La Scuola Internazionale di Liuteria

Nel 1971 in città c’era una sola bottega di liuteria, oggi ce nesono 160, secondo i dati della Camera di Commercio. In molticasi gli attuali liutai in attività sono «in massima prevalenza exallievi della Scuola Internazionale di Liuteria, provenienti datutto il mondo, artigiani che hanno deciso di fermarsi nellacittà dove hanno studiato e di avviarvi una propria attività»,questo sempre citando una ricerca della Camera di Commercio.In tutto ciò la Scuola internazionale di liuteria — oggi Istitutodi istruzione superiore Stradivari ha avuto e ha un ruolo fonda-mentale. La scuola con settantaquattro anni di attività nasceall’indomani delle celebrazioni Stradivariane del 1937, voluteda Roberto Farinacci per rinverdire la memoria e il magistero diAntonio Stradivari, atto fondante a tutti gli effetti dell’inven-zione novecentesca della tradizione liutaria cremonese.«Fondata con regio decreto 21 settembre 1938 n. 2083 alloscopo di creare un centro di istruzione professionale di alta qua-lificazione nel campo della costruzione di strumenti ad arco, laScuola internazionale di liuteria nacque all’indomani delle cele-brazioni per il bicentenario della morte di Antonio Stradivari(1937), grazie ad una mozione espressa da insigni personalitàdella cultura e dell’arte musicale, che invitavano il ministrodell’Educazione nazionale e il capo del Governo a far rinascereuna pratica artigianale da tempo scomparsa in città», si leggenell’introduzione all’inventario dell’archivio storico della scuo-la conservato oggi presso l’Archivio di Stato. In questo senso sipuò legare la rinascita della liuteria classica cremonese proprioall’azione della Scuola internazionale di liuteria che dai primidue diplomati del 1942, il cremonese Pietro Conti e il casenti-no Dyalma Impallomeni ha vissuto mementi di slancio e altridi stallo, proprio come le fortune alterne della liuteria. Fino aglianni Settanta i diplomati per anno sono poche unità, un primo

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passo importante per l’identità della scuola è il trasferimento aPalazzo dell’Arte col conseguente distacco dall’Ala PonzoneCimino, all’interno della quale era nata e nel 1960 la scuola sitrasforma in Istituto Professionale Internazionale per l’artigia-nato liutario e del legno. La scuola dal 1965 al 1973 si fa pro-motrice delle prime biennali degli strumenti ad arco, antesi-gnane delle Triennali, come gli Incontri di liuteria saranno ante-signani del salone commerciale Cremona Mondomusica. Nel1974 la scuola cambia di nuovo sede e si trasferisce – per lasezione di liuteria – a Palazzo Raimondi, lo splendido edificioquattrocentesco donato per questo fine da Walter Stauffer,industriale italo-svizzero, al Comune. E’ del 1989 l’intitolazio-ne della scuola ad Antonio Stradivari. In questa veloce disanima delle vicende della ScuolaInternazionale di Liuteria c’è il nucleo fondante della prassinovecentesca del fare liutario, in nome di una mai scontataosservanza ai dettami della prassi costruttiva dei grandi artigia-ni dei secoli d’oro della liuteria, Amati, Stradivari e Guarneridel Gesù; nella Scuola Internazionale di Liuteria nei suoi diplo-mati, nelle sue vicende a tratti contraddittorie c’è la rappresen-tazione stessa della vita non facile della liuteria cremonese, dellesue contraddizioni, dei suoi punti d’arresto, ma anche della suaoggettiva rinascita con la creazione di nuove generazioni di arti-giani liutai che oggi fanno di Cremona la città al mondo con ilpiù ampio concentrato di botteghe liutarie. (N. A.)

1. Appello di Pietro Anelli ad Alfonso Mandelli, sindaco diCremona, per far risorgere la liuteria cremonese attraverso l’a-pertura di una scuola che possa ‘istruire’ persone interessate.Cremona, dicembre 1922(ASCr, Ente Provinciale del Turismo)Significativi sono alcuni passaggi della nota di Anelli: “Nessuna cittàal mondo ha tanto vanto come Cremona per la fama dei suoi stru-

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menti; perché dobbiamo perderla? …In codesto campo che deve esse-re considerata arte, deve svolgersi come tale non come industria. Nonè dunque un lavoro da far fare da giornalieri qualsiasi, ma da perso-ne versate a questo genere, che ne abbiamo la passione. Non è lavoroda far fare in serie ma da ricavare da individui che a questo strumen-to possano darne le qualità personali.Quanti mai se potessero sapere di essere istruiti si applicherebbero… Peilocali troveremo bene qualche brava e caritatevole persona che ne conce-da l’suo gratis. La paga agli allievi sortirà dal lavoro che sapranno fare… Se la cosa potrà essere effettuata, da modesto industriale colla presentemi obbligo di regalare alla Scuola l’impianto di liuteria che tengo.Quando l’allievo abbia in due o tre anni appreso completamente l’artesua da meritarsi un diploma, gli forniremo il materiale perché comincia lavorare da se e gli acquisteremo anche i violini se ben fatti…La Scuola ben diretta da persona avveduta e pratica non potrà averneche utile. Basterà che i violini siano fabbricati a Cremona perché datutto il mondo verranno chiesti…Col tempo indiremo a Cremona la Fiera annuale dei violini…”

2. Progetto organico di costituzione in Cremona di una ScuolaInternazionale di Liuteria.Cremona, 22 ottobre 1937(ASCr, Ente Provinciale per il Turismo, Comitato Stradivariano, b. 2/2)

3. Prospetti delle materie oggetto di insegnamento e del nume-ro degli alunni frequentanti la Scuola il primo anno di istitu-zione.1938(ASCr, Istituto professionale internazionale artigianato liutaio e del legno, b. 25)

4. Fotografie ritraenti alcuni studenti impegnati ai banchi dilavoro nei laboratori della Scuola./1976/(ASCr, Ente Provinciale per il Turismo)

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Il mito continua...Il monumento

1. Vox clamantis pro Stradivario, Cremona, Stab. Tip.“Provincia”, 1907Appello rivolto alla città dal prof. canonico Angelo Berenzi perun un ricordo marmoreo ad Antonio Stradivari

2. Richiesta di Alfonso Mandelli, a nome della Commissionecostituitasi per un “Monumento ad Antonio Stradivari ed ailiutai cremonesi”, al Comune di Cremona per un aiuto econo-mico per l’erezione di un monumento ad Antonio Stradivari.Cremona, 25 luglio 1919(ASCr. Comune di Cremona 1868-1946, b. 1811)

3. Approvazione della Giunta Municipale di Cremona di uncontributo al Comitato per il monumento a Stradivari.Cremona, 13 dicembre 1919(ASCr, Comune di Cremona 1868-1946, b. 1811)

La Giunta specifica che il contributo verrà erogato quando i fondiraccolti dal Comitato “daranno assicurazione della costruzione delmonumento”.

4. Preventivo di spesa dello scultore Dante Ruffini per l’esecu-zione del ricordo marmoreo di Stradivari secondo quantorichiesto dall’Ente Provinciale per il Turismo.Cremona, 14 gennaio 1953(ASCr, Ente Provinciale per il Turismo)

5. Nota del prof. Alfredo Puerari, Presidente dell’EnteProvinciale per il Turismo, al Comune di Cremona per l’appro-

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vazione da parte della Commissione d’ornato del progetto pre-sentato dallo scultore Dante Ruffini.Cremona, 16 gennaio 1953(ASCr, Ente Provinciale per il Turismo)

6. Approvazione da parte del Consiglio dell’Ente Provincialeper il Turismo della spesa per la realizzazione del ricordo mar-moreo a Stradivari.Cremona, 13 aprile 1953(ASCr, Ente Provinciale per il Turismo)

I ‘presunti’ Stradivari

7. Richiesta del podestà di Cremona, Gambazzi, a don IllemoCamelli, direttore del Museo Civico, di notizie dettagliate sullenotizie stampa relative alla vendita di documenti stradivarianiin Svizzera.Cremona, 25 novembre 1938(ASCr, Comune di Cremona, 1868-1946, b. 1811)

8. Parere negativo espresso da don Camelli all’acquisto.Cremona, 29 novembre 1938(ASCr, Comune di Cremona 1868-1946, b. 1811)

Significativa e dura la presa di posizione di don Camelli: “Ritengofermamente con la massima sicurezza che i presunti nuovi documen-ti stradivariani posti in vendita … non siano che un nuovo tentativodi truffa da parte del solito gruppo di audaci che ben conosco …Malgrado le affermazioni di certuni … ritengo che tutto, assoluta-mente tutto, sia falso e inventato … Interno a Stradivari ormai nonci sono che o truffatori abilissimi o entusiasti illusi. Personalmentenon credo alla convenienza di un qualsiasi provvedimento e, se delcaso, vagliata la questione giuridica di competenza con le possibili

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conseguenze, nonc i sarebbe che la richiesta di un sequestro conser-vativo per rendere possibile un esame delle carte offerte in vendita.Per la mia serietà non ritengo di ogni modo di partecipare alle pole-miche …”.

9. Offerte di violini ‘presunti’ Stradivari da venditori di diversipaesi.1961(ASCr, Ente Provinciale per il Turismo)

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La collezione degli strumenti ad arco

Nel processo di riappropriazione della tradizione liutaria nellaseconda metà del Novecento un ruolo determinante è riservatoall’acquisizione degli strumenti ad arco dei grandi maestri liutaicremonese: Amati, Guarneri del Gesù e Stradivari. Il primopasso in tal senso fu compiuto nel 1961, quando AlfredoPuerari, in quel tempo direttore del museo civico, riuscì a faracquistare dall’Ente Provinciale per il Turismo, di cui era presi-dente, un violino di Antonio Stradivari: il violino ex-Joachimdel 1715. In Archivio di Stato è conservato il carteggio cheportò all’acquisizione dello Stradivari 1715 che una volta entra-to in possesso del Comune assunse il nome ‘il Cremonese’. LoStradivari 1715, ribattezzato Il Cremonese, la sera del 5 feb-braio 1962 vene presentato al teatro Ponchielli nell’ambito diun concerto affidato a Giulio Franzetti, storica ‘spalla’ dellaScala e primo violino del Quartetto di Milano. Al momentodell’acquisto (22 gennaio 1962) lo strumento portava il nomedel suo più illustre possessore, Joseph Joachim (1831-1907), ilcelebre violinista ungherese dedicatario del Concerto per violi-no di Brahms. La consegna ufficiale del violino al sindacoVincenzo Vernaschi da parte del presidente dell’EnteProvinciale per il Turismo avviene alle 17 del 5 febbraio 1962nel Salone dei Quadri del Comune, presente Simone Sacconi.È lo stesso Puerari a siglare l’acquisto, sempre in qualità di pre-sidente dell’Ente Provinciale per il Turismo, del violino AndreaAmati 1566, conosciuto come Carlo IX di Francia perchéfacente parte di un’orchestra di 26 strumenti realizzata dal liu-taio cremonese per quella Corte. Lo strumento viene acquista-to il 25 febbraio 1966 presso la famosa casa Wurlitzer di NewYork. Nella stessa circostanza si avviano le trattative per il violi-no Nicolò Amati 1658 già appartenuto al collezionista Theodor

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Hammerle, ma le istituzioni cremonesi non dispongono deisoldi necessari e attraverso il giornale «La Provincia» si apre lasottoscrizione denominata «Un dollaro per il Nicolò Amati» enell’autunno 1966 il capolavoro viene esposto nella cosiddettaSaletta dei Matrimoni di Palazzo Comunale, dove ha sede lacollezione d’archi. Il 19 maggio 1980 la Fondazione Walter Stauffer deposita incomodato gratuito al Comune il violino Giuseppe Guarneri delGesù 1734 appartenuto al grande violinista PinchasZuckerman. Il 14 aprile 1986 l’imprenditore EmilioQuarestani concede al Comune, con la formula del comodato,il violino Giuseppe Guarneri filius Andreae 1689. Alla mortedel proprietario lo strumento viene tolto (19 gennaio 2001) fin-ché l’Amministrazione comunale non ne decide l’acquisto,avvenuto il 3 ottobre 2003. La lunga sequela di violini viene interrotta dalla FondazioneStauffer, che nel maggio 1996 decide di affidare in comodato alComune la viola Gerolamo e Antonio Amati 1615 acquistata aLondra da Henry Danks, già prima viola dell’Orchestra dellaBBC. L’arrivo del secondo violino stradivariano è storia recente: è ilClisbee 1669 donato nel 2003 al Comune dal magnate statu-nitense Herbert Axelrod. E’ del 2005 l’acquisto da parte del Comune, complice ancheuna sottoscrizione cittadina portata avanti dal quotidiano «LaProvincia» e dalla sensibilizzazione della comunità cremonese,dello Stradivari 1747 il Vesuvius, appartenuto a RemoLauricella e da ultimo l’ingresso nella Collezione d’Archi diPalazzo del Comune del violino di Francesco Ruggeri del 1675,concesso in comodato gratuito al Comune dal suo proprietario,rimasto anonimo.

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1. Riflessioni del prof. Alfredo Puerari, nella sua qualità di pre-sidente dell’Ente Provinciale per il Turismo, sui “problemi”turistici della città e sulla possibile risoluzione in parte attraver-so la presenza a Cremona di un violino Stradivari da esporre alMuseo di Liuteria e da usare per concerti.Cremona, 14 gennaio 1961(ASCr, Ente Provinciale per il Turismo)

Puerari già ipotizzava una manifestazione periodica internazionale dicarattere musicale con protagonista il violino di Stradivari. “Con unoStradivari a Cremona siamo sicuri di triplicare almeno l’afflusso turi-stico... Se domani, con un violino Stradivari a Cremona, noi potre-mo organizzare una manifestazione, questa avrà carattere biennale otriennale, ma internazionale. Ne basta una di manifestazione, maqualificata...”.

2. Delibera del Consiglio dell’Ente Provinciale per il Turismo diCremona per contrarre un mutuo con la Banca Popolare diCremona per l’acquisto di un violino di Stradivari. (ASCr, Ente Provinciale per il Turismo)

3. Relazione del prof. Alfredo Puerari al ministro del TurismoAlberto Folchi sull’avvenuto acquisto dalla Casa W. E. Hill &Sons di Londra, dopo lunghe ed estenuanti ricerche, di uno deipiù preziosi violini costruiti da Stradivari “ex Joachim” ed oraribattezzato “Il Cremonese 1715”.Cremona, 21 dicembre 1961(ASCr, Ente Provinciale per il Turismo)

Puerari, nella lunga nota, ripercorre le varie tappe e gli ostacoli supe-rati nel “mondo infirdo e pericoloso della liuteria antica” fino a giun-gere all’acquisto di uno strumento che secondo la Commissioneappositamente costituita, e composta dal maestro Simone Fernando

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Sacconi, il maestro Ennio Gerelli e il Quartetto di Milano con ilrpimo violino Giulio Franzetti, è stato giudicato essere uno fra imigliori dieci strumenti di Stradivari.Lo strumento venne pagato 30 milioni di lire.“La città ha partecipato alla vicenda con interesse e passione. All’Enteper il turismo di Cremona è toccato questo onore di restituire allapatria di Stradivari un suo capolavoro … Siamo sicuri che la presen-za dello Stradivari rappresenterà per la città un avvenimento genera-tore di iniziative di carattere musicale eliutario, nonché un forterichiamo turistico”.

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4. Programma della cerimonia di consegna alla città diCremona del violino di Stradivari “Il Cremonese 1715” allapresenza del minsitro del Turismo Alberto Folchi.Cremona, 2 febbraio 1962(ASCr, Ente Provinciale per il Turismo)

5. Compiacimento della Camerata di Cremona al prof. Puerariper la cerimonia di consegna dello “Stradivari 1715” alComune di Cremona.Cremona, 6 febbraio 1962(ASCr, Ente Provinciale per il Turismo)

6. Ricevuta sottoscritta dall’economo del Comune di Cremona,rag. Egidio Pozzari, di avvenuta consegna al Comune del violi-no di Stradivari “Il Cremonese 1715” e sua collocazione, entroapposita teca di sicurezza, nella Sala dei Matrimoni in PalazzoComunale per il godimento dei visitatori.Cremona, 16 luglio 1962(ASCr, Ente Provinciale per il Turismo)

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