Lezione 5 stereotipi e pregiudizi

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Il ruolo degli schemi cognitivi e dei processi di categorizzazione

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Il ruolo degli schemi cognitivi e dei processi di categorizzazione

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Gilbert, Pelham e Krull (1988), LA Gilbert, Pelham e Krull (1988), LA FORMAZIONE DI IMPRESSIONIFORMAZIONE DI IMPRESSIONI

CATEGORIZZAZIONECATEGORIZZAZIONECARATTERIZZAZIONECARATTERIZZAZIONE

CORREZIONECORREZIONE

Si prendono in considerazione le caratteristiche percettive dell’individuo e il suo comportamento

Si inferiscono le caratteristiche disposizionali che hanno potuto elicitare il comportamento

Si considerano le variabili situazionali che, al posto delle disposizionali, possono aver elicitato il comportamento

ERRORE FONDAMENTALE DI ATTRIBUZiONEERRORE FONDAMENTALE DI ATTRIBUZiONEil comportamento altrui, spiegabile tramite variabili situazionali, viene imputato a variabili disposizionali.

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Gilbert, Pelham e Krull (1988), LA Gilbert, Pelham e Krull (1988), LA FORMAZIONE DI IMPRESSIONIFORMAZIONE DI IMPRESSIONI

CATEGORIZZAZIONECATEGORIZZAZIONECARATTERIZZAZIONECARATTERIZZAZIONE

CORREZIONECORREZIONE

FUNZIONE ADATTIVAFUNZIONE ADATTIVAMinore sforzo sia dal punto di vista cognitivo (rapidità) che motivazionale (sostegno alla propria autostima)

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Gli effetti del processo di Gli effetti del processo di categorizzazionecategorizzazione

Favoritismo nei confronti dell’ingroup

Tajfel e Turner [1963] dimostrarono come la categorizzazione di stimoli fisici all’interno di classi produca una sovrastima delle somiglianze all’interno di una stessa categoria e delle differenze tra categorie diverse.

In ambito sociale si nota come i membri di un gruppo vengano percepiti più simili di quanto effettivamente siano; mentre i membri di gruppi diversi siano considerati ancora più differenti

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IPOTESI IPOTESI DELLA DELLA

FAMILIARITFAMILIARITÀÀ

IPOTESI IPOTESI DELLA DELLA

CODIFICACODIFICA

Linville, Fischer e Salovey [1989]

Più conosciamo i membri di un gruppo più ci cominciano a sembrare diversi l’uno dall’altro.

Park e Rothbarth [1982]

i comportamenti dei membri dell’ingroup vengono codificati attraverso categorie specifiche e quelli dei membri dell’outgroup attraverso categorie generali

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CATEGORIZZAZIONECATEGORIZZAZIONE

STEREOTIPOSTEREOTIPO

PREGIUDIZIOPREGIUDIZIO

DISCRIMINAZIONEDISCRIMINAZIONE

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Sistemi concettuali che ci permettono di semplificare le nostre rappresentazioni soprattutto quando esse hanno a che fare con l’ambiguità e la cangiante realtà delle categorie sociali

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Semplificano i fatti in quanto si propongono di rappresentare gruppi e non individui

Portano ad interpretazioni errate degli individui anche quando esiste un contatto diretto con questi

Sono rigidi, impermeabili di fronte alle disconferme delle esperienze e distorcono potenzialmente la realtà

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Secondo la teoria di Secondo la teoria di Hamilton e Trolier Hamilton e Trolier [1986] [1986] uno uno stereotipostereotipo è una struttura è una struttura cognitiva che contiene la conoscenza, le cognitiva che contiene la conoscenza, le credenze e le aspettative possedute da un credenze e le aspettative possedute da un soggetto a proposito di un certo gruppo soggetto a proposito di un certo gruppo umano. Questi contenuti possono essere umano. Questi contenuti possono essere positivi o negativi e si acquisiscono sia positivi o negativi e si acquisiscono sia attraverso l’esperienza personale sia in attraverso l’esperienza personale sia in seguito al processo di apprendimento sociale.seguito al processo di apprendimento sociale.

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Stereotipo = processo cognitivo e affettivo che consente e favorisce la distinzione e, in certi casi, la discriminazione fra i gruppi.

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Fornisce cioè informazioni supplementari quando servono [Oakes e Turner, 1990]

Semplifica l’elaborazione [Allport, 1954; Tajfel, 1969a; Macrae, Milne, Bodenhausen, 1994]

Difende il sé dagli attacchi esterni [Brown, Collins e Schmidt, 1988]

Aumenta la probabilità di essere accettati[Turner, 1987]

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Non sempre lo stereotipo viene acquisito direttamente, anzi, visto l’esistenza di tantissimi gruppi e visto che è molto difficile conoscerli tutti direttamente, questo viene spesso trasmesso come bagaglio culturale preconfezionato.Le emozioni altrui, ad esempio, provocano reazioni stereotipiche.

Se i genitori di un bambino hanno una reazione sistematica di insofferenza al solo sentire nominare i turchi, questi svilupperà sicuramente un atteggiamento di repulsione verso questo gruppo.

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I programmi per bambini, ad esempio, veicolano in alcuni paesi (tra cui il nostro) un’immagine maschile aggressiva contro una femminile sottomessa. I contenuti di questi messaggi variano a seconda del paese che li trasmette.

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“Colma le lacune”, fornisce cioè informazioni supplementari quando servono [Oakes e Turner, 1990]

Semplifica l’elaborazione, facendo risparmiare risorse cognitive [Allport, 1954; Tajfel, 1969a; Macrae, Milne, Bodenhausen, 1994]

Difende il sé dagli attacchi esterni [Brown, Collins e Schmidt, 1988]

Aumenta la probabilità di essere accettati dagli altri membri dell’ingroup [Turner, 1987]

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Si veda il box del capitolo 6 nella sezione Studenti

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Wegner afferma che la decisione di ribellarsi ad uno stereotipo dà via al seguente processo:

MONITORAGGIO

FASE OPERATIVA

ha il compito di ispezionare i contenuti dei pensieri, per scovare qualsiasi traccia riconducibile a uno stereotipo. Processo automatico che necessita di pochissime risorse cognitive.

viene attivata dal processo di monitoraggio se questo scorge contenuti stereotipici. Suo compito è rimuoverli. Lo fa soprattutto attraverso i distrattori mentali, elementi in grado di distogliere l’attenzione dai pensieri indesiderati. Processo non automatico che richiede una certa quantità di risorse cognitive.

Cosa succede se queste risorse non sono disponibili?

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Questo fenomeno, noto come effetto rimbalzo, fu messo in evidenza da Macrae e collaboratori [1994].

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è possibile attraverso l’esercizio prolungato del processo operativo.Questo con il trascorrere del tempo dovrebbe divenire automatico e lavorare autonomamente.

In alternativa si può sempre portare questi stereotipi alla luce, ragionarci su e capire quanto in effetti sono verosimili. Probabilmente così perderanno potere.

Potreste, ad esempio, la prossima volta che vedrete una donna bloccare il traffico con la sua guida, ripensare alle volte in cui avete visto fare la stessa cosa a un uomo e giungere alla conclusione che il saper guidare non è prerogativa del genere maschile.

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Particolare costellazione di caratteristiche di personalità nelle quali l’avversione verso l’outgroup è dovuta all’aggressività repressa.

Questa, non potendo essere diretta verso chi rappresenta il potere, viene direzionata verso i deboli.

Il potere rappresenta le figure genitoriali, cui si è obbedito acriticamente e che in infanzia hanno dato un’educazione severa.

La personalità autoritaria di Adorno

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Gli atteggiamenti pregiudiziali verso un gruppo nascono dalla competizione tra i gruppi di appartenenza per il possesso delle

risorse materiali scarse e ambite.

Basta la percezione di una minaccia al prestigio e agli interessi dell’ingroup da parte di un altro gruppo per

attivare azioni discrimiantorie

Teoria del conflitto realistico di Sherif

Teoria della deprivazione relativa di Crosby

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Ogni individuo ha il bisogno di mantenere un concetto di sé positivo piuttosto che negativo. Dal momento che una parte del sé deriva dai gruppi a cui si appartiene, ne consegue che si ha un forte bisogno di valorizzarli e di vederli primeggiare

sugli altri, anche a costo di sviluppare sentimenti negativi verso i membri dell’outgroup e di discriminarli.

Teoria dell’identità sociale di Tajfel e Turner

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il pregiudizio deriva, almeno in parte, dai il pregiudizio deriva, almeno in parte, dai normali processi cognitivi (suddivisione del normali processi cognitivi (suddivisione del mondo in categorie) e motivazionali (della mondo in categorie) e motivazionali (della difesa e incremento dell’autostima), che difesa e incremento dell’autostima), che caratterizzano tutti gli esseri umani. caratterizzano tutti gli esseri umani.

è un è un atteggiamento negativo e ostile nei atteggiamento negativo e ostile nei confronti dei membri di un altro gruppo, confronti dei membri di un altro gruppo, esclusivamente in quanto appartenenti a quel esclusivamente in quanto appartenenti a quel gruppogruppo

QUINDI…QUINDI…

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Se chiedeste alla gente che ne pensa dei malati di AIDS, probabilmente trovereste la maggior parte di loro schierati dalla parte di queste persone.

Risultato che cozza con la realtà, visto che il malato di AIDS viene generalmente visto come “chi se l’è cercata” e viene fortemente

discriminato.

Da cosa deriva questa incongruenza?

Intanto si deve cercare una risposta in una tendenza, chiamata autopresentazione, che consiste nel fare sfoggio delle qualità personali,

tenendo celati al tempo stesso gli aspetti negativi della propria personalità.

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razzismo simbolico [Kinder e Sears, 1981]razzismo moderno [McConahay, 1983]razzismo aversivo [Gaertner & Dovidio,

1986] pregiudizio latente [Pettigrew e

Meertens, 1995]

Tra i lati negativi da dover nascondere ci sono anche i pregiudizi. Questo è soprattutto dovuto ai cambiamenti sociali. Ormai si parla di culture multietniche e di uguaglianza quasi giornalmente. Di conseguenza chi usa etichette denigratorie viene condannato.

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Pettigrew e Meerteens [1995] scoprirono nei loro studi che il pregiudizio latente e il manifesto sono distinti ma correlati

Sono stati condotti numerosi studi sul pregiudizio latente e manifesto. In una ricerca recentemente condotta in Sicilia, Boca, Bocchiaro e Mirisola [2002] hanno scoperto che le persone con elevato pregiudizio manifesto, a differenza dei latenti, tendevano ad ascrivere un simile atteggiamento alla gente in generale. Queste persone, infatti, da un lato sono consapevoli di andare incontro al biasimo della società, dall’altro non riescono a tenere sotto controllo il pregiudizio. Placano questo disagio psicologico affermando che anche gli altri nutrono lo stesso pregiudizio (“mal comune mezzo gaudio”).