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L’ANALISI DEL TESTO NELLA DIDATTICA DEL LATINO di Gabriella Pietrantoni La presente proposta di utilizzazione didattica del testo richiede alcune premesse sul metodo di lavoro. Infatti le procedure di analisi testuale sembrano essere più frequenti nella prassi dell’insegnamento di lingua e letteratura italiana (lo dimostra il fatto che anche la prova scritta dell’ultimo esame di concorso a cattedra ha richiesto competenze di questo tipo). Tuttavia questo approccio più scientifico al testo rispecchia un orientamento didattico che non è sempre ben accetto negli ambienti scolastici, e lo è ancor meno negli ambiti disciplinari classici. Non è certo un caso che nell’editoria scolastica in gran parte delle antologie della letteratura italiana i testi sono raccolti e sistematizzati secondo il criterio dell’analisi formale e strutturale, mentre la stragrande maggioranza delle antologie latine e greche privilegia determinati percorsi tematici e trascura importanti aspetti dell’analisi testuale. Il motivo di questa situazione è che permangono nella scuola gli strascichi del dogma crociano dell’inscindibilità per cui le tecniche di smontaggio suscitano ancora imbarazzo e talora fastidio in alcuni insegnanti. Cito una celebre affermazione programmatica di B. Croce: “Meno ancora l’opera del critico può consistere nell’ibrido lavoro tra estetico e grammaticale, retorico e lessicale, che esercitano alcuni filologi positivistici e che, come tutti gli ibridismi, è affatto sterile. Con lo spezzare le forme della poesia in vocaboli e metafore, comparazioni, figure, nessi sintattici, schemi ritmici e via, non si consegue il carattere della poesia, che si rivive e si contempla solo nella totale e unica intuizione, ma si finisce col mettere 1

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L’ANALISI DEL TESTO NELLA DIDATTICA DEL LATINO

di Gabriella Pietrantoni

La presente proposta di utilizzazione didattica del testo richiede alcune premesse sul metodo di lavoro. Infatti le procedure di analisi testuale sembrano essere più frequenti nella prassi dell’insegnamento di lingua e letteratura italiana (lo dimostra il fatto che anche la prova scritta dell’ultimo esame di concorso a cattedra ha richiesto competenze di questo tipo). Tuttavia questo approccio più scientifico al testo rispecchia un orientamento didattico che non è sempre ben accetto negli ambienti scolastici, e lo è ancor meno negli ambiti disciplinari classici. Non è certo un caso che nell’editoria scolastica in gran parte delle antologie della letteratura italiana i testi sono raccolti e sistematizzati secondo il criterio dell’analisi formale e strutturale, mentre la stragrande maggioranza delle antologie latine e greche privilegia determinati percorsi tematici e trascura importanti aspetti dell’analisi testuale. Il motivo di questa situazione è che permangono nella scuola gli strascichi del dogma crociano dell’inscindibilità per cui le tecniche di smontaggio suscitano ancora imbarazzo e talora fastidio in alcuni insegnanti. Cito una celebre affermazione programmatica di B. Croce:“Meno ancora l’opera del critico può consistere nell’ibrido lavoro tra estetico e grammaticale, retorico e lessicale, che esercitano alcuni filologi positivistici e che, come tutti gli ibridismi, è affatto sterile. Con lo spezzare le forme della poesia in vocaboli e metafore, comparazioni, figure, nessi sintattici, schemi ritmici e via, non si consegue il carattere della poesia, che si rivive e si contempla solo nella totale e unica intuizione, ma si finisce col mettere insieme un miserando mucchietto di frantumi inanimati, del quale non si può far altro che, in definitiva, buttarlo via come roba che non serve…” Gli insegnanti fedeli alle metodiche tradizionali, sottolineano che il valore di un testo letterario sta non in ciò che lo accomuna o lo omologa ad altri, ma piuttosto in quel che lo differenzia. Tuttavia non si può misurare l’originalità di un testo se non a partire da una norma generale che consenta allo studioso di identificare la forma, la struttura, il contenuto, l’articolazione del testo stesso.Secondo lo studioso Lore Terracini, la cui posizione è riassunta da Guido Armellini nel manuale “Come e perché insegnare letteratura”, Zanichelli, 1987, i pregi didattici dei procedimenti strutturalistici risiedono nella sperimentalità, razionalità, verificabilità. “Mentre le pedagogie di impronta idealistica o storicistica forniscono valutazioni intuitive o nozioni storiche necessariamente precostituite, e comportano quindi un atteggiamento di ricezione passiva da parte degli alunni, il nuovo modello di insegnamento consente di trasmettere tecniche di lettura e di analisi che il discente può applicare autonomamente, sottoponendo a verifica le affermazioni dell’insegnante. Non si tratta più infatti, di captare e scimmiottare gli indefiniti

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trasalimenti estetici del docente, né di ingurgitare e ripetere informazioni preconfezionate, ma di impadronirsi di criteri e procedimenti operativi ben definiti, basati su regole esplicite, che consentono di smontare e decodificare razionalmente i messaggi letterari; la figura sacrale del “maestro” , i suoi gusti e le sue propensioni vengono così relativizzati, a tutto vantaggio delle possibilità di critica degli studenti. Nel contesto dell’attuale società di massa, in cui i grandi mezzi di comunicazione aumentano a dismisura la distanza tra ai produttori e i consumatori dell’informazione, questa abitudine allo smontaggio e alla decodifica dei meccanismi testuali può contribuire e creare verso i messaggi che il potere trasmette anche fuori dalla scuola quella coscienza semiologica di cui spesso (…) si è sottolineata la capacità liberatoria”In tal modo una didattica improntata alle procedure linguistico – semiotiche esalta il valore formativo dell’insegnamento letterario, affinando quella capacità di rapportarsi criticamente ai messaggi, che costituisce il solo antidoto all’azione passivizzante dei mass – media. “La ricognizione analitica dei meccanismi testuali può consentire agli studenti di riconoscere il valore estetico come risultato concreto e verificabile di un processo artigianalmente ben organizzato, sgombrando il campo dagli atteggiamenti ritualistici e reverenziali e favorendo una familiarità e una confidenza nuova nei confronti dei fenomeni letterari”.Certo non si può sottovalutare il pericolo che il lavoro di analisi possa diventare una sorta di arida vivisezione in cui non resta spazio per il godimento estetico. Ma se è vero che un bel quadro ci colpisce e ci affascina indipendentemente dalla comprensione delle tecniche e dello stile con cui è stato realizzato, è altrettanto vero che la storia dell’arte non si basa sulla suggestione soggettiva dello studioso, ma colloca ciascuna opera in un contesto culturale e stilistico, attraverso l’identificazione di precise caratteristiche strutturali. D’altronde il fatto che gli alunni, applicando autonomamente le categorie analitiche e strutturali all’interpretazione dei testi, possano poi accostarsi autonomamente a qualunque lettura, senza la mediazione dei docenti, non sminuisce tuttavia il valore didattico di una buona lettura espressiva, nutrita di quelle emozioni che derivano dai gusti e dalle propensioni personali dell’insegnante. * * * * *Dopo questa doverosa premessa segnalo all’attenzione di chi legge la pubblicazione non recentissima di un testo ancora poco diffuso nelle scuole: “Analisi del testo latino” di Ines Poli. Thema ed. 1995. Esso raccoglie testi adatti alla lettura da parte di alunni del biennio, e li propone nella prospettiva dell’analisi testuale, applicando le categorie analitiche solitamente utilizzate per i testi in lingua italiana. Seguendo i suggerimenti e l’esempio dell’autrice, tenteremo di svolgere su due testi di Cicerone un lavoro di smontaggio e di analisi che è riproducibile, in teoria, per qualunque tipo di testo, specialmente, in funzione didattica, se presenta delle chiare e facilmente identificabili caratteristiche che si prestino ad una catalogazione schematica e lineare.Lo schema generale di lavoro analitico sul testo è il seguente:

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Schema generale di analisi testuale.

CONTENUTO Storico/ cronachistico; politico; mitologico; filosofico; Poetico (poesia epica, lirica, satirica, tragica, ecc.)

FUNZIONE LINGUISTICA Referenziale, persuasiva, espressiva, creativa (le 4 principali funzioni linguistiche di Jakobson)

FORMA O GENERELETTERARIO (lettera, discorso, narrazione, poesia, teatro, ecc.)

TIPOLOGIA DI SCRITTURA (testo argomentativo, narrativo, descrittivo, pragmatico, emotivo/espressivo, referenziale ecc.)

STRUTTURA Articolazione in sequenze in base al contenuto e alla modalità espositiva. Struttura metrica

CONTESTUALIZZAZIONE Riferimenti ad altri testi dello stesso autore. Riferimenti ad opere di genere o di contenuto analogo di altri autori.

ASPETTI SINTATTICI Stile paratattico o ipotattico; figure della sintassi (anafora, enumerazione, anastrofe, chiasmo, ecc.) Ordine frasale.

Registro linguistico (standard, familiare, letterario; eventuale presenza di linguaggi settoriali; arcaismi, neologismi, prestiti, ecc.)ASPETTI LESSICALI Campi associativi o semantici (parole- chiave; figure del lessico : metafora, analogia, similitudine, sinestesia, ossimoro, ecc)

ASPETTI FONICI Assonanze, consonanze, allitterazioni, onomatopee, effetti espressivi del ritmo e della metrica

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Ciascuno di questi aspetti può essere ulteriormente ampliato e precisato: ad esempio, in presenza di un testo descrittivo spaziale indicheremo se lo spazio è definito in termini realistici o simbolici, se il campo di percezione è solo visivo o anche uditivo, olfattivo o tattile; se il punto di vista è interno, esterno, a focalizzazione zero ecc.Per il testo narrativo ci soffermeremo su alcuni aspetti particolari quali la durata della storia e del racconto, l’ordine di intreccio e di fabula, il narratore, gli interventi di analessi, metalessi, prolessi ecc.Ci occuperemo di due particolari tipologie testuali: il testo argomentativo sul modello della pagina introduttiva della prima Catilinaria di Cicerone, e il testo descritttivo, a partire dal ritratto sallustiano di Catilina.Nel caso specifico del testo argomentativo, occorre partire da alcune linee guida, utilizzate di solito quando si insegna agli alunni un modo corretto di argomentare, e che ci serviranno per rintracciare i criteri generali organizzativi di qualunque testo argomentativo: scopo, destinatario e natura del testo; principi sui quali fare forza oer dimostrare la validità della tesi. Gli schemi forniti sono tratti dal manuale di grammatica di Donegà - Piva “Guida alle abilità linguistiche” Bulgarini 1998.

PER ENTRARE IN SINTONIA COL DESTINATARIOELEMENTI DA INQUADRARE

TIPI DI DESTINATARI

Ambiente sociale Abitante di una piccola città, di un piccolo paese di montagna, componente di un’associazione di

imprenditori, membro di un’assemblea di fabbrica…Contesto culturale Docente, professionista, studente, tecnico, operaio,

contadinoRuolo Dirigente, responsabile di un gruppo operativo,

collaboratore, esecutoreRelazioni esistenti Persona incontrata per al prima volta, compagno di

lavoro, vecchio conoscente, amico, rivale, parente..Dimensione uditorio Singola persona, gruppo piccolo, gruppo medio

grande, platea…

  Rapporto di relazione tra emittente e destinatario

EMITTENTE DESTINATARIO

Superiore Inferiore

Pari Pari

Inferiore Superiore

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Alcune tecniche di persuasionePrincipi sui quali fanno

forzaEsempi di come sono introdotti gli argomenti

AUTORITA’ Se lo dice lui… tutti dicono… i medici, gli studiosi, gli esperti affermano…sostengono…

QUALITA’ In molte situazioni analoghe… in altri casi… Ci sono altre possibilità…Altri invece…

CONVENIENZA È preferibile… conviene… (qualità positive delle proposte)

CAUSA – EFFETTO Se… allora… di conseguenza, Per questi motivi… perciò… ne risulta

GIUSTIZIA Come tutti gli altri… è un dovere…. Come stabilito… Sarebbe un’ingiustizia…

ANALOGIA METAFORA

È come se… sembra… “Il vecchio lupo di mare”

RAPPORTOPersona azioni

Se pensi così allora devi… Hanno detto che… ora devono… Comportarsi così non si addice…

RAPPORTOindividuo – gruppo

Come fanno i tuoi amici… Se facessero così i tuoi… Chi ha la tua posizione…

CONTRADDIZIONE Non è coerente… non c’è logica… ciò contraddice…

ANTIMODELLO Tu non sei come quelli… Se fai così allora sei come chi… Non voglio sembrare uno che…

ANTITESI Il risultato sarà il contrario… otterrà un effetto opposto…

DISCREDITO DI UN TESTIMONE

Non abbiamo stima per chi fa così… non è apprezzato chi… Tutti disapprovano chi…

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I Catilinaria (I, 1-2)

Quo usque tandem abutere, Catilina, patientiae nostrae? Quamdiu etiam furor iste tuus nos eludet? Quem ad finem sese effrenata iactabit audacia?…ecc

Forma e contenuto: Con questo discorso Cicerone attaccò in Senato Catilina durante la seduta dell’8 novembre del 63 a. C. Il contenuto è manifestamente politico: si polemizza contro la malafede di Catilina e l’ingenuità dei senatori che sottovalutano la pericolosità dell’uomo.Il discorso utilizza una funzione prevalentemente persuasiva: chi parla vuole presentare una tesi, sostenerla, dimostrarla e difenderla; non si accontenta di far conoscere il proprio punto di vista, ma vuole ottenere la condivisione di opinione da parte del destinatario e indurlo a modificare il comportamento.Poiché ha uno scopo essenzialmente pratico, il testo punta su fatti concreti, e li presenta secondo una fitta concatenazione logica, in modo da portare il destinatario alla conclusione voluta.Perciò l’emittente deve tener conto della caratteristiche del destinatario in relazione ad alcuni parametri: ambiente e contesto culturale, ruolo, relazioni, dimensioni dell’uditorio: qui si tratta del Senato, un uditorio di tipo politico al quale il console si rivolge per richiamarlo alla consapevolezza delle proprie prerogative e dei propri doveri verso la patria.Il testo segue lo schema tradizionale della tipologia argomentativa: Tesi, argomenti a favore della tesi, antitesi, confutazione. La pericolosità di Catilina, sostenuta nella tesi, è esposta tramite una serie di interrogative apparentemente rivolte a Catilina, ma in realtà indirizzate al Senato: nell’antitesi, introdotta dalla celebre affermazione “o tempora, o mores !” l’evidente assuefazione generale ai misfatti di Catilina “Senatus haec intellegit, consul videt, hic tamen vivit” c’è una sottile allusione alla debolezza dei senatori, che evidentemente non sono così “fortes” come dovrebbero, se tollerano la sfacciataggine con cui Catilina trama apertamente contro lo stato. L’uso ricorrente delle interrogative retoriche, delle anafore (nihil è ripetuto ben sei volte e quid tre volte), dell’iperbole, e dell’ironia, rientra nella prassi della scrittura argomentativa, ma qui è finalizzato a stuzzicare l’uditorio, come per scuoterlo da una sorta di torpore morale e psicologico. “Furor, audacia, coniuratio”, sembrano essere le parole chiave con cui l’oratore costruisce l’immagine negativa dell’avversario, all’interno di un lessico che attinge al mondo della politica e della guerra, a voler dimostrare che la situazione è urgente e preoccupante.La sintassi, che in testi analoghi risulta ricca di connettivi logici, qui appare serrata e spezzata dall’iterazione delle interrogative, dalle enumerazioni per asindeto, in un sapiente gioco di contrapposizioni; è curioso osservare che tutti i tempi dell’antitesi sono al presente, quasi a sottolineare la minaccia incombente sullo Stato, mentre la tesi si articola in un ritmo concitato di richiami agli ultimi misfatti e alle trame future di Catilina.

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Tale carattere di concitazione emotiva, in aperto contrasto con l’andamento ben più ricco, armonioso e simmetrico della scrittura di Cicerone, accentua l’intonazione emotiva del testo, che appare più vicino allo stile parlato.

* * *

Restiamo ancora su Catilina, ma spostiamoci sul testo di tipo descrittivo, prendendo in esame il celebre ritratto che Sallustio ne fece nel V cap della sua monografia.

De Coniuratione Catilinae, 5

L. Catilina, nobili genere natus, fuit magna vi et animi et corporis, sed ingenio malo pravoque. Huic ab adulescentia bella intestina, caedes, discordia civilis grata fuere, ibique iuventutem suam exercuit.… (ecc)

Si tratta di uno dei passi onnipresenti nelle antologie del biennio, e conosciuti da tutti gli studenti; ma esso è soprattutto un modello esemplare e straordinariamente riuscito di ritratto. La descrizione è un procedimento piuttosto soggettivo, anzi, quanto più singolare è la personalità dell’autore, tanto più suggestivi e indimenticabili risultano i ritratti che egli ci ha tramandato. Tuttavia anche quando la descrizione di un personaggio si connota di elementi fortemente espressivi, e perciò non facilmente catalogabili, è comunque possibile rintracciare a grandi linee il seguente schema fisso, in cui l’oggetto descritto diviene qualificato come il referente (lo schema è tratto da F. Roncoroni , M. Sboarina, I modelli testuali, Milano, Mondadori, 1992)

Nobili genere natus Ingenio malo pravoque Qualità bella intestina… grata fuere Animus audax… ardens in cupiditatibus Satis eloquentiae, sapientiae parum Vastus animus, cupiebat Animus ferox Luxuria atque avaritia

Referente Parti qualità……… viso parti………..

corpo qualità magna vi et animi et corporis

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corpus patiens inediae, algoris, vigiliae parti…….

qualità……… abbigliamento parti…………

qualità………. atteggiamento parti……………

In proporzione alla ricchezza e alla completezza del grafico la descrizione risulterà più o meno particolareggiata.

Contenuto e contesto In Sallustio la capacità di schizzare i personaggi è dettata da una sensibilità individuale, che attingendo all’esperienza politica ed esistenziale, si traduce in una profonda indagine psicologica, capace di spingersi oltre le apparenze e cogliere le sfumature più nascoste della personalità senza rinunciare ai particolari realistici dei tratti psicosomatici e ambientali.Nel brano in questione appaiono particolarmente numerosi i dati relativi al carattere, al modo di fare, mentre i dati fisici sono poco rilevanti: l’autore si riserva di completare il ritratto al cap. XV, facendo un resoconto particolareggiato dei crimini commessi e segnalando nel colorito esangue, nello sguardo torbido, nell’incedere irregolare, una instabilità emotiva dettata dalla cattiva coscienza.Ma qui l’autore vuol mettere in evidenza il carattere complesso, torbido, contraddittorio del personaggio, in cui convivono il vizio e la grandezza, la depravazione e le qualità intellettuali, lasciando trasparire una sorta di ambigua ammirazione mista all’orrore, un compiacimento che mai e poi mai ci sogneremmo di trovare in Cicerone.Perciò il suo stile è caratterizzato dall’accumulo di aggettivi tra loro disomogenei, e dalla distribuzione apparentemente casuale e disordinata di informazioni sul fisico e sul carattere, negative e positive: per accentuare la contrapposizione degli elementi caratteriali di Catilina, l’autore opera opportune scelte lessicali : termini di evidente ambiguità semantica (audax, varius, vastus),violente antitesi (simulator ac dissimulator, alieni adpens, sui profusus).Anche la struttura sintattica appare disomogenea: elementi trimembri, perfettamente simmetrici, accanto a forme inconsuete di tmesi (quoios rei lubet per cuiuslibet), chiasmi, ellissi. Le spezzature sintattiche, l’uso della variatio, ma soprattutto l’arcaismo della grafia rimandano certamente allo stile e al moralismo severo e tradizionalista di Catone.

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Il ritratto stesso di Catilina è funzionale al messaggio ideologico che egli vuole lanciare: la decadenza morale di Roma è il terreno nel quale nasce e si sviluppa la vicenda di Catilina, il cui ritratto appare come la raffigurazione impietosa di una società intera. In senso più ampio, il brano è la prova di quanto aleatoria sia la pretesa di obiettività di uno storico, che cerca sempre di arrivare alla dimostrazione di una tesi, in questo caso il disfacimento politico e morale di Roma , cui l’autore dedica un excursus di ben otto capitoli.

* * * *

Al termine di queste esemplificazioni di analisi testuale si può osservare ancora che i procedimenti di questo tipo sono la dimostrazione di come non esistano, in teoria, barriere tra la cultura scientifica e quella umanistica, a patto di far comprendere agli alunni che lo scopo dell’analisi non è di spogliare i testi dei loro connotati di opera d’arte, ma piuttosto di ricostruire i processi logico – deduttivi che sempre sono alla base della produzione di un testo. Risalire agli schemi compositivi, ai procedimenti argomentativi o espositivi, alle tecniche utilizzate per rafforzare e rendere convincente una tesi, è utile anche per imparare ad organizzare il proprio discorso in modo logico, ordinato, consequenziale, coerente.

L’ANALISI DEL TESTO POETICO NELLA DIDATTICA DEL LATINO

Poiché il biennio è un ciclo scolastico nel quale l’educazione letteraria si intende soprattutto come trasmissione di una “attrezzatura” tecnico – culturale per poter leggere i testi, nessuno si meraviglia più del fatto che l’insegnamento dell’Italiano ha perso la dimensione storicistica, ed è orientato invece all’identificazione strutturale dei generi letterari. Ma tale impostazione didattica, che appare irrinunciabile perché propedeutica allo studio della storia della letteratura italiana, non trova ancora applicazione nell’insegnamento delle lingue classiche. L’autrice del testo di antologia latina già citato, Ines Poli, osserva nella prefazione che nella maggior parte dei casi la lettura dei classici è relegata alla seconda parte del secondo anno del biennio: noi abbiamo altrove osservato che un assaggio dei testi classici è possibile subito, in funzione strumentale alla didattica della lingua, e che l’analisi di testi in prosa, proposti anche con l’ausilio di traduzioni parziali o integrali, può favorire l’acquisizione di un linguaggio più appropriato e rigoroso nella produzione scritta e orale, oltre che la comprensione profonda e consapevole del testo stesso.Più avanti dimostreremo che l’identificazione dei modelli testuali, unita al riconoscimento del contenuto generale e della struttura di un brano, è una traccia utilissima nella fase preliminare della traduzione.Tenteremo dunque di lavorare anche sul testo poetico, pur sapendo che l’acquisizione di competenze specifiche più avanzate (lettura metrica, analisi filologica, rapporti con il contesto) dovrà necessariamente essere rinviata al triennio.

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Ciò non ci impedirà comunque di tracciare un percorso di sviluppo di competenze testuali parallelo a quello previsto per la lingua italiana, anche se necessariamente più ridotto nelle dimensioni.Se dunque è consuetudine collocare nel primo anno del biennio la lettura in traduzione italiana di testi di epica classica, e al secondo destinare lo studio di varie forme di generi poetici (dal sonetto alla canzone, dall’ode civile all’idillio, ecc.) perché non presentare agli alunni anche testi poetici in lingua latina, magari con traduzione integrale o parziale, correlati al percorso tematico ma meglio ancora, a quello sui generi testuali, previsto dalla programmazione di classe? Certamente rientra in una prassi già consolidata la lettura di alcune liriche di Catullo, passi scelti di Orazio, Ovidio, Virgilio, Lucrezio. Scelti di solito tra quelli che meglio si prestano ad un confronto con le opere dei nostri poeti. Ma spesso la lettura si ferma all’individuazione di qualche contenuto tematico, o al massimo di qualche figura retorica, e tralascia aspetti interessanti come il lessico, le figure foniche, e tutto quello su cui si può riflettere agevolmente anche con lo strumento della traduzione contrastiva: ma ciò sarà oggetto di indagine più avanti. Per ora ci preme sottolineare come anche nel testo poetico latino si possano indicare quelle procedure particolari (ordine frasale, figure del lessico e del suono) che danno ad ogni testo ( e non solo a quelli in versi ) la funzione “poetica” così come la intende Jakobson, cioè una funzione prevalentemente incentrata sull’estetica del messaggio.Ci preme anche evidenziare che l’analisi del testo poetico in lingua latina è praticabile già dal primo anno di studio della lingua latina, e a questo scopo utilizzeremo la favola di Orfeo tratta dalle Georgiche di Virgilio, e l’epigramma V,34 di Marziale “per la morte di una bimba”, entrambi incentrati sul tema della morte e dell’aldilà nella sensibilità degli antichi.Per il primo passo presenteremo il materiale didattico prodotto da Maria Luisa Valente e Fiorangela D’Ippolito, due allieve della scuola di specializzazione dell’UNICAL, che hanno conseguito il titolo di abilitazione nel luglio 2001, e che hanno svolto il tirocinio in due mie classi ginnasiali, la IV C e la IV D del Liceo Classico B. Telesio di Cosenza, nell’anno scolastico 2000/2001. Le autrici del lavoro utilizzarono passi scelti del IV e del VI libro dell’Eneide per costruire un’unità didattica che aveva come obiettivi da un lato l’acquisizione di alcune competenze morfosintattiche (pronomi, participi, infiniti), dell’altro lo sviluppo della capacità di stabilire confronti tra testi poetici dello stesso autore, di riflettere in particolare sul tema dell’amore e morte in Virgilio, e infine di analizzare e riprodurre alcune tecniche di descrizione di spazi, ambienti, personaggi. In quel caso la favola di Orfeo fu rielaborata per farne uno strumento di verifica delle competenze e capacità acquisite, e presentata con l’ausilio di una traduzione parziale che facilita molto il compito degli alunni e lascia loro il tempo e le energie per concentrarsi sull’analisi del testo.Come si può vedere dal questionario allegato, una parte di esso riguarda gli aspetti morfosintattici del testo, l’altra stimola alla riflessione sul valore poetico del testo.Per una lezione partecipata si potrebbe trasformare il questionario in una vera e propria traccia di lavoro, una guida più esplicita e diretta alla riflessione sugli spunti

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di analisi offerti, che sono già piuttosto numerosi: partendo dalla comprensione globale del testo, si invitano gli alunni a individuare particolari descrittivi, confrontarli con altri passi dello stesso autore (Eneide); identificare attraverso le parole chiave i campi semantici prevalenti (oscuro/ opaco; freddo/rigore/durezza; follia/amore, ecc.). Si indicano poi alcune figure retoriche particolarmente efficaci (l’anafora “te, dulcis coniunx, te solo…” le simiitudini che paragonano le anime agli uccelli in fuga, e lo spirito di Euridice al fumo, ecc).A questi spunti di analisi, già notevolmente interessanti, io aggiungerei ancora qualche considerazione sull’ordine frasale e sugli aspetti fonici del linguaggio poetico. Cominciamo con qualche osservazione sulla valenza fonica di alcuni versi o sintagmi: al v. 467 “caligantem nigra formidine lucum” l’accumulo di nasali e di liquide accostate al timbro scuro delle vocali chiuse, crea un’atmosfera di tenebra, di mistero.L’opacità impenetrabile del paesaggio suggerita dalle annotazioni sul colore nero che ricopre ogni cosa, si riflette anche nella ripetizione dalla vocale u ai vv. 478, 479: “circum..limus…harundo…palus…unda”. L’allitterazione della esse ai versi 470 e482 riproduce in qualche modo il vocio confuso e inquietante delle anime, e il sibilo dei serpenti cerulei intrecciati nei capelli delle Erinni; in tutto il passo il risuonare della sibilante crea un’atmosfera impalpabile e sfuggente. Nel cruciale momento della nuova morte di Euridice, la frantumazione ritmica in monosillabi e bisillabi e l’allitterazione della dentale “ tibi tendens, heu non tua palmas …” accentuano materialmente il distacco tra i due innamorati.Anche la disposizione di termini è dettata da precise scelte espressive: particolarmente efficace ad esempio la collocazione dei pronomi dimostrativi al principio del verso in una sorta di isolamento che ne esalta l’idea di abbandono e di solitudine: ipse (v.464), te (465-466), quos (vv.478), illa (v.495).Analogo effetto di accentuazione espressiva è prodotto dalla collocazione di verbi al principio e alla fine di un verso: condunt (v. 473), alligat…coercet (v.480) restitit (v.490); la disposizione distanziata degli aggettivi rispetto ai sostantivi a cui si riferiscono produce invece una dilatazione dell’immagine e conferisce grandiosità e gravità alle cose e alle creature: “caligantem nigra formidine lucum” (v. 468), “nesciaque humanibus precibus mansuescere corda” (v. 470)“subita incautum dementia cepit amantem” (v. 488)Senza protrarre oltre la ricerca di effetti particolari, è essenziale far comprendere agli alunni che la magia di un testo poetico sta nell’intuizione geniale per cui certe parole accostate tra loro suonano in modo speciale, e perdono tutta la loro bellezza in qualunque forma di trasposizione in prosa, o se tradotte in un’altra lingua.Ed ecco suggerita agli alunni una finalità essenziale dell’apprendimento della lingua, quella di poter accedere in modo diretto e non mediato a testi antichi, lontani, eppure senza tempo se riescono ancora ad emozionarci o a commuoverci.

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MATERIALE PER LA VERIFICA STRUTTURATA (Allegato)Il pastore Aristeo ha perduto, a causa di un misterioso morbo, il suo allevamento di api;

consigliato dalla madre, chiede al vecchio Proteo, indovino che vive nel mare, la ragione della perdita. Proteo gli rivela che contro di lui il mitico cantore Orfeo ha suscitato l’ira delle ninfe dei

boschi: Aristeo, inconsapevolmente, ha provocato la morte di Euridice, sua sposa, morsicata da un serpente mentre sfuggiva all’inseguimento del pastore.

Completa la traduzione del testo fornito in lingua originale:

…………… consolando con la testuggine cava della lira il suo infelice amore, te, ………… ………….., te sul lido solitario, a sé stesso cantava, te all’arrivo del giorno, te……………………Persino nelle gole Tenarie, porta …………… di Dite, e nel bosco incupito di nera paura egli entrò, penetrò sino ai Mani, e al terribile …….., ed ai cuori incapaci di intenerirsi alle…………….. ………………..; ma colpite dal…………….., dalle sedi più………….…… dell’Erebo venivano le………………….leggere, e le parvenze di chi ha perso la luce, quante sono le migliaia di uccelli che si nascondono tra le ………………..quando la sera o l’inverno la pioggia li caccia dalle……………………, madri e …………………….. e corpi privi di vita di magnanimi eroi, fanciulli e .……………………morte prima delle nozze, ……………… posti sui roghi dinanzi agli occhi dei ……………., intorno il ……………..fango e lo squallido canneto del Cocito, e l’odiosa ……………………..con la sua onda lenta li recinge e lo Stige li trattiene con nove giri.Eppure rimasero affascinate ……………………. le case della morte, i recessi del Tartaro e le Eumenidi

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dai capelli intrecciati con serpenti cerulei; e Cerbero trattenne spalancate le tre ………..., e insieme al vento si arrestò la ruota su cui gira Issione.E già ritornando sui suoi passi aveva superato tutte le prove, ed ………………………, restituita a lui, andava verso l’aria che sta in alto,, seguendolo alle spalle, (infatti ………………………… aveva imposto ……………….. legge), quando un’improvvisa follia prese l’incauto .…………………, perdonabile, se i Mani sapessero perdonare: si fermò, e guardò, la sua …………………………, ormai già presso la luce, immemore, ahimé, e vinto dalla passione. Lì tutta la fatica andò perduta, e infranti i patti del crudele ……………….., e per tre volte si udì un ……………………. sopra gli stagni di Averno. E ………………….: “Che cosa ha perduto me, …………………. e te Orfeo, quale pazzia così grande? Di nuovo mi chiama indietro il destino ………………… e il …………………………chiude i miei occhi smarriti. Addio, sono trascinata, avvolta da una immensa …………………. mentre …………………. verso te, ahimè non più tua, le deboli mani” Disse ed in un attimo, come il …………. si dissolve in lievi soffi di vento, fuggì dall’altra parte e non lo vide più, mentre inutilmente cercava di afferrare ………….….. e molte cose ancora voleva dirle. Ma il trasportatore dell’Orco non lasciò più che superasse l’ostacolo della palude.

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Completa la traduzione.Rintraccia nel testo latino i pronomi dimostrativi ed elencali:

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…………………………………………………………………………………………Analizza i seguenti participi:

tempo Numero CasoSolansVenienteDecedente caligantemIngressusCommotaeImpositiInhiansReferensRedditaSequensPrensantemVolentempassus Indica quali aggettivi e sostantivi nel testo latino, contribuiscono a creare un’atmosfera cupa e tenebrosa:

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Un solo verbo è espresso al congiuntivo: indica quale e fanne l’analisi grammaticale:

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Elenca i pronomi personali presenti nel testo:

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Analisi del testo (Allegato)

1. Il testo è incentrato sul tema della “Descensio ad Inferos”; quali eroi della letteratura antica godono questo privilegio?

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2. Quale significato simbolico possiamo attribuire alla discesa nell’oltretomba? E quale alla legge che proibisce ai vivi (Orfeo) di guardare in faccia i morti (Euridice)?

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3.Quali elementi contraddistinguono le divinità dell’oltretomba?

…………………………………………………………………………………………………………4.Come appaiono invece le anime dei morti?

…………………………………………………………………………………………………………5. Quali elementi della rappresentazione dell’aldilà appaiono quasi identici a quelli riproposti nell’Eneide?

………………………………………………………………………………………………………..6.Quali aggettivi e sostantivi contribuiscono ad accentuare il carattere cupo e tenebroso dello spazio?

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7. Quali particolari figure retoriche sono presenti nel testo?

……………………………………………………………………………………………………….8.Nel momento conclusivo dell’episodio si fa riferimento ad una “follia” di Orfeo che gli fa dimenticare la promessa. In quale altro personaggio dell’Eneide sono associati la follia e l’amore?

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9.Enea uscirà dall’Oltretomba dopo aver raggiunto il suo scopo, l’incontro con il padre e la profezia della gloria futura, ma rimarrà deluso dalla freddezza di Didone; l’esito dell’avventura di Orfeo, invece, è disastroso. Stabilisci un confronto tra i due personaggi soffermandoti sulla differenza di carattere e sulla diversa natura dell’impresa compiuta.

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* * *L’altro passo prescelto, (Marziale, Epigr. V, 34), “Per la morte di una bimba” breve, ma assai intenso, merita innanzitutto di essere presentato all’interno del genere epigrammatico, segnalando agli alunni l’etimologia del termine, l’origine storica del componimento, destinato com’è noto ad abbellire doni votivi, sepolcri, opere d’arte, indicandone talora l’autore, l’offerente, la causa o il fine per cui l’oggetto fu eseguito, ecc.Si farà notare come la brevità densità degli epigrammi sia legata appunto alla loro funzione originaria, e non si trascurerà, specialmente in un liceo classico, un breve riferimento ad alcuni epigrammisti greci.Abbiamo già avuto modo di indicare gli epigrammi di Marziale come testi linguisticamente accessibili e molto utili per la didattica della morfosintassi, oltre che come spunti di discussione su aspetti della vita quotidiana a Roma: il componimento in questione merita, tuttavia, un’attenzione particolare, per la rara delicatezza del contenuto, specie se lo confrontiamo con il tono cinico, talora quasi feroce delle sue più celebri caricature e invettive. Il tema centrale della morte è reso più terribile dall’accostamento con la fanciullezza, l’età del gioco e degli affetti, e della paura del buio e del freddo. La dimensione divina è rappresentata solo nei suoi aspetti mostruosi e prodigiosi: “oraque Tartarei prodigiosa canis”, e l’unica presenza rassicurante può essere quella delle anime dei genitori del poeta, ai quali egli idealmente affida la bambina. A livello lessicale è evidente la ricerca di accostamenti che accentuino il contrasto tra la morte e l’infanzia: parvola ne nigras horrescat…; inter veteres…ludat; mollia non rigidus caespes…La collocazione delle parole, al solito, è attentamente studiata in relazione all’importanza che il poeta vuole dare ad alcuni termini rispetto ad altri:

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Fronto Flaccilla

hanc

puellamtibi

pater - genetrix

Mollia

non rigidus

caespes

tegat

ossa

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I due grafici evidenziano un preciso procedimento compositivo: l’autore pone al principio e alla fine del primo verso i due termini più significativi, hanc e puellam, che ci presentano la protagonista dell’epigramma; con tibi è indicato l’interlocutore, specificato nei nomi dei due genitori, il cui rapporto parentale con il poeta è precisato nel centro del verso; e si tratta di due figure altrettanto importanti quanto la piccola Erotion, perché a loro il poeta affida il compito di accoglierla e di aiutarla a superare la paura della morte.Anche il consueto augurio che la dura terra non pesi sul defunto, perde qui ogni residuo di convenzionalità, grazie al delicato particolare delle “tenere ossa” della bimba e alla litote “non rigidus”; la posizione centrale di “caespes” dà più chiara evidenza alla dolorosa immagine della terra che ricopre il corpicino.Anche la poesia italiana conosce naturalmente procedimenti analoghi, tuttavia sarà bene far notare che la lingua latina, grazie al suo carattere più flessivo, consente al poeta un più ampio margine di libertà nel gioco di collocare le parole, per creare immagini o suoni particolarmente suggestivi.Sul piano della comprensione linguistica il testo non pone problemi particolari; eppure anche aggettivi come “prodigiosa” o “lasciva”, per la loro identità fonetica rispetto alla lingua italiana, potrebbero indurre all’equivoco, se non fossero adeguatamente collegati al contesto: l’attenzione alle sfumature semantiche che sempre è richiesta dalla lettura di un testo poetico, diventa allora assolutamente indispensabile per un testo in lingua latina, e la riflessione sul lessico in relazione ai campi semantici che ne scaturisce è un ulteriore aspetto altamente formativo dell’analisi testuale.

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