les stagioni del bosco - Carlo Signorini · marcatura delle ombre, è possibile definire la...

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LE STAGIONI DEL BOSCO di Carlo Signorini “Il Timo” – Signorini Selene [email protected] www.carlosignorini.it Stampato in proprio il 20 marzo 2014

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LE STAGIONI DEL BOSCO

di Carlo Signorini

“Il Timo” – Signorini Selene

[email protected] www.carlosignorini.it

Stampato in proprio il 20 marzo 2014

Inizio

Mi hanno sempre affascinato i cambiamenti delle stagioni che si compiono attraverso i Solstizi e gli Equinozi. Non sono le variazioni climatiche che avvengono a interessarmi così tanto e nemmeno per il fatto che possono rappresentare, metaforicamente, le stagioni della vita umana. Per me, il motivo del loro fascino è molto più vasto, Cosmico. Sono attratto dalla profondità del Mistero che si esprime attraverso le inclinazioni, le rotazioni, le orbite e tanti altri movimenti che creano l'equilibrio perfetto, affinché la vita si possa esprimere nella forma più congeniale. La Magia che da sempre ha accompagnato la conoscenza dei movimenti e i flussi di energie che scatenano. Influssi, presenti, tangibili, eppure ignorati e dimenticati dalla maggior parte delle persone. Combinazioni sottili, capaci d'alzare gli Oceani, far crescere le piante, modificare gli umori, influenzare la psiche, cambiare l'esistenza, rinnovare la Vita.Mistero, mistero che nessuna equazione matematica può descrivere concretamente fino in fondo, eppure ci avvolge in spirali di energie eteriche e oltre, spesso solamente intuibili. Il confine tra reale e irreale è talmente labile, da essere inesistente.

Il Bosco è vivo e pertanto emanazione cosmica. Nel Bosco ritrovo il Cosmo, ciò che sta in basso è rappresentato da quello che sta in alto, il Micro e il Macro Cosmo degli antichi.Sulle alte vette, nel folto degli alberi, nei morbidi prati, ovunque, si dispiega la Magia che schiude i confini tra reale e irreale. Confini fatti di rigidi muri innalzati dall'ignoranza dell'arroganza, dalla stupidità che spesso accompagna la razionalità materialistica. Ormai saper “sognare” è condizione di pochi, perseverare nei propri sogni è ancor più raro.

Il mio desiderio è prender per mano chi mi sta leggendo e insieme andare nel Bosco, per vedere, ascoltare, sentire, toccare, i sussurri delle ombre. Non la luce accecante e nemmeno l'oscurità che copre, bensì l'orizzonte di mezzo, dove attraverso la marcatura delle ombre, è possibile definire la profondità delle cose.

Alberi, Animali, Acqua, Terra, Luoghi e ogni altra cosa, sono intesi vivi e come tali, Esseri. Per riuscire a fare questo, è necessario uscire dagli schemi mentali cui siamo abituati e imparare a intendere in modo diverso: con la Mente del Cuore.

1

Indice

SOLSTIZIO D'INVERNO

Il Solstizio; Un caro amico ovunque;

Il Licopodio; L'Erica;

Il Tarassaco.

EQUINOZIO DI PRIMAVERA

La Primavera; Il Narciso; Il Tiglio;

La Betulla.

SOLSTIZIO D'ESTATE

L'Estate; Il Frassino; Il Sambuco;

Il Salice.

EQUINOZIO D'AUTUNNO

Il Picchio; La Salamandra;

Il Faggio; Il Larice.

Inizio

Mi hanno sempre affascinato i cambiamenti delle stagioni che si compiono attraverso i Solstizi e gli Equinozi. Non sono le variazioni climatiche che avvengono a interessarmi così tanto e nemmeno per il fatto che possono rappresentare, metaforicamente, le stagioni della vita umana. Per me, il motivo del loro fascino è molto più vasto, Cosmico. Sono attratto dalla profondità del Mistero che si esprime attraverso le inclinazioni, le rotazioni, le orbite e tanti altri movimenti che creano l'equilibrio perfetto, affinché la vita si possa esprimere nella forma più congeniale. La Magia che da sempre ha accompagnato la conoscenza dei movimenti e i flussi di energie che scatenano. Influssi, presenti, tangibili, eppure ignorati e dimenticati dalla maggior parte delle persone. Combinazioni sottili, capaci d'alzare gli Oceani, far crescere le piante, modificare gli umori, influenzare la psiche, cambiare l'esistenza, rinnovare la Vita.Mistero, mistero che nessuna equazione matematica può descrivere concretamente fino in fondo, eppure ci avvolge in spirali di energie eteriche e oltre, spesso solamente intuibili. Il confine tra reale e irreale è talmente labile, da essere inesistente.

Il Bosco è vivo e pertanto emanazione cosmica. Nel Bosco ritrovo il Cosmo, ciò che sta in basso è rappresentato da quello che sta in alto, il Micro e il Macro Cosmo degli antichi.Sulle alte vette, nel folto degli alberi, nei morbidi prati, ovunque, si dispiega la Magia che schiude i confini tra reale e irreale. Confini fatti di rigidi muri innalzati dall'ignoranza dell'arroganza, dalla stupidità che spesso accompagna la razionalità materialistica. Ormai saper “sognare” è condizione di pochi, perseverare nei propri sogni è ancor più raro.

Il mio desiderio è prender per mano chi mi sta leggendo e insieme andare nel Bosco, per vedere, ascoltare, sentire, toccare, i sussurri delle ombre. Non la luce accecante e nemmeno l'oscurità che copre, bensì l'orizzonte di mezzo, dove attraverso la marcatura delle ombre, è possibile definire la profondità delle cose.

Alberi, Animali, Acqua, Terra, Luoghi e ogni altra cosa, sono intesi vivi e come tali, Esseri. Per riuscire a fare questo, è necessario uscire dagli schemi mentali cui siamo abituati e imparare a intendere in modo diverso: con la Mente del Cuore.

1

Indice

SOLSTIZIO D'INVERNO

Il Solstizio; Un caro amico ovunque;

Il Licopodio; L'Erica;

Il Tarassaco.

EQUINOZIO DI PRIMAVERA

La Primavera; Il Narciso; Il Tiglio;

La Betulla.

SOLSTIZIO D'ESTATE

L'Estate; Il Frassino; Il Sambuco;

Il Salice.

EQUINOZIO D'AUTUNNO

Il Picchio; La Salamandra;

Il Faggio; Il Larice.

Ogni Essere avvicinato in questa maniera, esprime il suo Cuore, l'essenza della propria esistenza. Racconta il profondo significato della propria presenza, nell'impegno d'evolvere attraverso l'amorevole, reciproca convivenza. Camminando insieme, andando avanti con i racconti, desidero farvi percepire la profonda energia che si esprime continuamente in ogni momento e che ogni passo rappresenta una nuova occasione.

BUON CAMMINO.

SOLSTIZIO INVERNALE

Inverno

Il mese che caratterizza maggiormente l'inverno è Gennaio, il cui nome deriva da Giano. Giano era una divinità del mondo antico raffigurato con due facce: una davanti e una dietro; quella davanti rideva mentre quella di dietro piangeva. Rappresentava la metafora che esiste tra vecchiaia e gioventù, vita e morte, tutti gli opposti che caratterizzano le fasi e le vicissitudini della vita umana e non.Prima che la religione Cattolica avesse il potere che poi assumerà, il calendario che segnava lo scorrere del tempo pagano (così sarà definito), aveva le sue festività e ricorrenze che la Chiesa non ha potuto togliere definitivamente ma mascherare con Santi o momenti sacri della liturgia. Nel periodo del solstizio invernale, in cui la forza della luce del sole si rinnova, il giorno 27 dicembre, fu dedicato a Giovanni l'Evangelista; portatore della testimonianza della venuta al mondo della Nuova Luce Divina Invece il 24 giugno, nel periodo dell'equinozio estivo, dove la luce del sole inizia il suo declino, fu ricordato Giovanni Battista che muore. Il Giano triste che perisce, rappresentato dalla forza del Sole che lentamente ma inesorabilmente muore. Ecco le due facce di Giano, quella lieta di Giovanni l'evangelista e quella triste di Giovanni Battista che muore. Col Giano che ride, l'energia e la luce del Sole incominciano lentamente ad accrescere e a espandersi, mentre le giornate iniziano ad allungarsi. Gli umori vitali, specialmente nei vegetali, iniziano a dilatarsi e salire verso l'alto. Qualche tempo

2

dopo, il verde della clorofilla diventerà un mare, che inonderà l'intero paesaggio. Gemme, germogli, foglie e fiori infiammeranno la natura, rinnovando una fragorosa esplosione di vita risorta. Il Giano che piange è segnato dall'equinozio estivo, che è stagione di maturità, dove il decorso della vita porta i propri frutti Ciò che la maturità prepara, non dovrebbe essere egoisticamente solamente per sé ma anche, per garantire sane certezze alle proprie discendenze, la continuità della vita.

Vicino al Giano che ride, si trova la pianta dell'Olivo, carica di compassione e dell'amore di Dio. Fin dai tempi antichi, con il suo olio si sono unte le persone che nascevano o che morivano, ribadendo la sacralità dell'eterno movimento ciclico della vita- morte, rappresentato quotidianamente dal sorgere e dal tramontare del Sole. Tutto il portamento dell'Olivo manifesta una forte carica di sacralità; la sua presenza infonde pace e benessere. Contiene medicine che aiutano a sostiene il cuore nelle sue funzioni, leniscono i dolori, le infiammazioni, proteggono e rigenerano la pelle, sciolgono i grassi nocivi, isolano le sostanze troppo acide, facilitano la digestione, aiutano l'intestino.Vicino al Giano che piange, si trova l'Iperico perforato, la sostanza rossa contenuta all'interno dei suoi fiori gialli come il Sole, rappresenta il sangue di Giovani Battista morto decapitato ma anche quello causato dalle dolorose miserie del genere umano. Osservando in controluce le sue foglie, si notano delle piccole ghiandole che sembrano tanti forellini e che gli hanno conferito il nome Perforuatum; anche questi spazi vuoti, rappresentano simbolicamente la nullità di certi futili valori umani. Quello dell'Iperico è luogo dove matura il periodo del declino, infonde calma e toglie gli isterismi, cicatrizza le ferite e ferma le emorragie, lenisce ogni tipo di scottatura, facilita la circolazione sanguinea, dona vigore alla mente e al corpo.

Olivo e Iperico, due piante solstiziali legate al Sole; nel nostro corpo il Sole governa il cuore, il sangue, la distribuzione del calore nell'organismo, la milza. Agisce sul sistema nervoso cerebro – spinale e su quello circolatorio, sulla tonicità e sulle forze vitali, sugli occhi; i suoi raggi alimentano il cervello, presiede all'eccitazione cellulare, irrobustiscono le ossa, partecipa alla formazione della preziosa vitamina D.

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Ogni Essere avvicinato in questa maniera, esprime il suo Cuore, l'essenza della propria esistenza. Racconta il profondo significato della propria presenza, nell'impegno d'evolvere attraverso l'amorevole, reciproca convivenza. Camminando insieme, andando avanti con i racconti, desidero farvi percepire la profonda energia che si esprime continuamente in ogni momento e che ogni passo rappresenta una nuova occasione.

BUON CAMMINO.

SOLSTIZIO INVERNALE

Inverno

Il mese che caratterizza maggiormente l'inverno è Gennaio, il cui nome deriva da Giano. Giano era una divinità del mondo antico raffigurato con due facce: una davanti e una dietro; quella davanti rideva mentre quella di dietro piangeva. Rappresentava la metafora che esiste tra vecchiaia e gioventù, vita e morte, tutti gli opposti che caratterizzano le fasi e le vicissitudini della vita umana e non.Prima che la religione Cattolica avesse il potere che poi assumerà, il calendario che segnava lo scorrere del tempo pagano (così sarà definito), aveva le sue festività e ricorrenze che la Chiesa non ha potuto togliere definitivamente ma mascherare con Santi o momenti sacri della liturgia. Nel periodo del solstizio invernale, in cui la forza della luce del sole si rinnova, il giorno 27 dicembre, fu dedicato a Giovanni l'Evangelista; portatore della testimonianza della venuta al mondo della Nuova Luce Divina Invece il 24 giugno, nel periodo dell'equinozio estivo, dove la luce del sole inizia il suo declino, fu ricordato Giovanni Battista che muore. Il Giano triste che perisce, rappresentato dalla forza del Sole che lentamente ma inesorabilmente muore. Ecco le due facce di Giano, quella lieta di Giovanni l'evangelista e quella triste di Giovanni Battista che muore. Col Giano che ride, l'energia e la luce del Sole incominciano lentamente ad accrescere e a espandersi, mentre le giornate iniziano ad allungarsi. Gli umori vitali, specialmente nei vegetali, iniziano a dilatarsi e salire verso l'alto. Qualche tempo

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dopo, il verde della clorofilla diventerà un mare, che inonderà l'intero paesaggio. Gemme, germogli, foglie e fiori infiammeranno la natura, rinnovando una fragorosa esplosione di vita risorta. Il Giano che piange è segnato dall'equinozio estivo, che è stagione di maturità, dove il decorso della vita porta i propri frutti Ciò che la maturità prepara, non dovrebbe essere egoisticamente solamente per sé ma anche, per garantire sane certezze alle proprie discendenze, la continuità della vita.

Vicino al Giano che ride, si trova la pianta dell'Olivo, carica di compassione e dell'amore di Dio. Fin dai tempi antichi, con il suo olio si sono unte le persone che nascevano o che morivano, ribadendo la sacralità dell'eterno movimento ciclico della vita- morte, rappresentato quotidianamente dal sorgere e dal tramontare del Sole. Tutto il portamento dell'Olivo manifesta una forte carica di sacralità; la sua presenza infonde pace e benessere. Contiene medicine che aiutano a sostiene il cuore nelle sue funzioni, leniscono i dolori, le infiammazioni, proteggono e rigenerano la pelle, sciolgono i grassi nocivi, isolano le sostanze troppo acide, facilitano la digestione, aiutano l'intestino.Vicino al Giano che piange, si trova l'Iperico perforato, la sostanza rossa contenuta all'interno dei suoi fiori gialli come il Sole, rappresenta il sangue di Giovani Battista morto decapitato ma anche quello causato dalle dolorose miserie del genere umano. Osservando in controluce le sue foglie, si notano delle piccole ghiandole che sembrano tanti forellini e che gli hanno conferito il nome Perforuatum; anche questi spazi vuoti, rappresentano simbolicamente la nullità di certi futili valori umani. Quello dell'Iperico è luogo dove matura il periodo del declino, infonde calma e toglie gli isterismi, cicatrizza le ferite e ferma le emorragie, lenisce ogni tipo di scottatura, facilita la circolazione sanguinea, dona vigore alla mente e al corpo.

Olivo e Iperico, due piante solstiziali legate al Sole; nel nostro corpo il Sole governa il cuore, il sangue, la distribuzione del calore nell'organismo, la milza. Agisce sul sistema nervoso cerebro – spinale e su quello circolatorio, sulla tonicità e sulle forze vitali, sugli occhi; i suoi raggi alimentano il cervello, presiede all'eccitazione cellulare, irrobustiscono le ossa, partecipa alla formazione della preziosa vitamina D.

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Un caro amico ovunque

I disturbi più comuni dell'inverno sono rappresentati dal Raffreddore e dall'Influenza.Difficilmente queste malattie mi prendono, però oggi sento nelle ossa dei brividi, inconfondibile segno dell'incipiente malanno.Sentendomi poco bene, decido di saltare la cena e di coricarmi presto. Prima di andare a letto, sorseggio una tazza di caldo infuso di Salvia, Timo e fiori di Sambuco, sono certo che mi aiuteranno.Sono un po' preoccupato perché domani mattina avrei un importante impegno e se lo dovessi saltare, causerei una notevole perdita economica alla mia famiglia. Prima di coricarmi mi ritiro in una breve meditazione, dove esorto le Forze che stanno sopra ogni cosa a sostenermi, affinché domani mattina possa stare un po' meglio.Faccio fatica ad addormentarmi e quando il sonno finalmente arriva, è poco riposante. Sono disturbato dai brividi che sento scorrere in tutto il corpo e nel dormiveglia, mi sembra che il tempo non passi mai. Probabilmente il sonno leggero e agitato in cui mi trovo, è dato dallo stato di febbre in cui mi trovo. A un certo punto ho una visione, non so se sia la febbre o il sonno ma vedo nitidamente un grande albero galleggiare nell'aria sopra la mia figura. Possiede un tronco enorme su cui si trovano alcuni fori che ricordano due occhi e una bocca. Dal loro interno escono grandi fiamme alimentate da un cuore di fuoco; la visione è grandiosa e m'incute un certo timore.L'albero s'inclina lentamente verso il mio petto, mi sfiora senza toccarmi. Dopo tale operazione, lentamente si raddrizza assumendo la posizione iniziale.Osservo tutto questo dall'esterno, come fossi uno spettatore, sono confuso quando lo sento parlare. - Non spaventarti, sono venuto a curarti – .- Chi sei - chiedo ancora impressionato dalla visione.- Sono il tuo amico albero, il Larice sotto il quale spesso ti fermi a meditare -.Effettivamente sono diversi anni mi fermo sovente sotto un grande albero di Larice, alla ricerca di momenti intimi e profondi. Quando mi siedo sotto il Larice, mi trovo bene e diventa tutto più semplice. Dopo tanto tempo trascorso in comunione, provo un grande sentimento d'amore verso il gigantesco essere. Rifletto sui fatti vissuti questa notte, chiedendomi come siano potuti accadere fatti così straordinari.

4

- Noi piante amiamo in modo particolare voi esseri umani, specialmente nei momenti profondi che spesso pratichi tu; condividendo insieme spazi di profondo silenzio, viene a formarsi un rapporto d'indissolubile fratellanza -.Adesso la paura che ho provato nel momento in cui le fiamme mi hanno sfiorato è passata e mi sento leggero, quasi aeriforme. - Ma come é possibile – chiedo – che tu sia qui a parlarmi mentre ti trovi lontano, nel bosco -.- Certo, – risponde con il suo vocione – anche perché non possediamo arti e mezzi per muoverci o spostare. Però le cose stanno diversamente da come appaiono in un primo momento, sempre. Si può viaggiare nello spazio anche senza gambe, ali, pinne o altro. In determinate situazioni, alcuni di voi umani riescono a farlo, sono in grado di lasciare il loro corpo, viaggiando nel tempo e nello spazio. Questa è una capacità che possiede ogni essere vivente, voi fate più fatica perché vi siete allontanati molto dalla Natura e dal modo di vivere naturale. Gli animali che vivono immersi nella Natura, lo fanno comunemente, così le piante, i fiori, gli insetti, ogni essere selvatico è in grado di farlo in maniera istintiva -.Sono assorto nel pensiero di quanto il mondo e la vita siano diversi dalle apparenze che comunemente s'intendono, sicuramente sono più vasti e privi di limiti.- È fantastico ciò che mi racconti – dico – ti ho sempre inteso come un essere rigido e radicato esclusivamente nel luogo in cui sei nato, ti ho anche un po' compatito, t'immaginavo prigioniero di quell'unico posto. Invece puoi muoverti liberamente, spaziare dove desideri, senza limiti o barriere; dico bene? -. Trascorre un po' di tempo in silenzio, poi riprende:- In questa maniera si può viaggiare velocemente non solo nello spazio, ma anche nel tempo, è possibile andare in quello definito come passato e anche nel futuro; ti sembrerà assurdo, ma ti assicuro che è proprio così. Ho imparato ad amarti caro fratello umano e anche se ti trasferissi dall'altra parte della Terra, sarei in grado di viverti vicino -.Un conto – rispondo – è lasciare il proprio corpo per viaggiare momentaneamente nello spazio, un'altro è stabilirsi in un luogo; come ti sarebbe possibile fare questo? -.- Noi alberi abbiamo sviluppato un modo molto evoluto di compiere il viaggio astrale, il quale ci permette non solo di spostandoci nello spazio, ma anche scambiarci il corpo materiale gli uni con gli altri. Quando desidero fermarmi più a lungo in un luogo, basta che trovi un corpo solido di albero momentaneamente libero e occuparlo. Ti posso garantire che in un bosco, è facile trovare un corpo solido dormiente, dove stabilirsi per un certo periodo. In questo modo mi sarà possibile seguirti in ogni luogo tu vada -. Mi trovo assorto nella riflessione delle straordinarie possibilità che gli esseri viventi possiedono, le quali si manifesta attraverso impensabili sfumature. Inconcepibili per la maggior parte delle persone che in questo modo, si privano della gioia del gioco e della fantasia, quale la vita in definitiva è. - Come farei - domando – a trovarti in mezzo a un bosco, in un luogo sconosciuto? -.- Non ti preoccupare, quando due cuori si uniscono e diventano uno solo, l'unione

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Un caro amico ovunque

I disturbi più comuni dell'inverno sono rappresentati dal Raffreddore e dall'Influenza.Difficilmente queste malattie mi prendono, però oggi sento nelle ossa dei brividi, inconfondibile segno dell'incipiente malanno.Sentendomi poco bene, decido di saltare la cena e di coricarmi presto. Prima di andare a letto, sorseggio una tazza di caldo infuso di Salvia, Timo e fiori di Sambuco, sono certo che mi aiuteranno.Sono un po' preoccupato perché domani mattina avrei un importante impegno e se lo dovessi saltare, causerei una notevole perdita economica alla mia famiglia. Prima di coricarmi mi ritiro in una breve meditazione, dove esorto le Forze che stanno sopra ogni cosa a sostenermi, affinché domani mattina possa stare un po' meglio.Faccio fatica ad addormentarmi e quando il sonno finalmente arriva, è poco riposante. Sono disturbato dai brividi che sento scorrere in tutto il corpo e nel dormiveglia, mi sembra che il tempo non passi mai. Probabilmente il sonno leggero e agitato in cui mi trovo, è dato dallo stato di febbre in cui mi trovo. A un certo punto ho una visione, non so se sia la febbre o il sonno ma vedo nitidamente un grande albero galleggiare nell'aria sopra la mia figura. Possiede un tronco enorme su cui si trovano alcuni fori che ricordano due occhi e una bocca. Dal loro interno escono grandi fiamme alimentate da un cuore di fuoco; la visione è grandiosa e m'incute un certo timore.L'albero s'inclina lentamente verso il mio petto, mi sfiora senza toccarmi. Dopo tale operazione, lentamente si raddrizza assumendo la posizione iniziale.Osservo tutto questo dall'esterno, come fossi uno spettatore, sono confuso quando lo sento parlare. - Non spaventarti, sono venuto a curarti – .- Chi sei - chiedo ancora impressionato dalla visione.- Sono il tuo amico albero, il Larice sotto il quale spesso ti fermi a meditare -.Effettivamente sono diversi anni mi fermo sovente sotto un grande albero di Larice, alla ricerca di momenti intimi e profondi. Quando mi siedo sotto il Larice, mi trovo bene e diventa tutto più semplice. Dopo tanto tempo trascorso in comunione, provo un grande sentimento d'amore verso il gigantesco essere. Rifletto sui fatti vissuti questa notte, chiedendomi come siano potuti accadere fatti così straordinari.

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- Noi piante amiamo in modo particolare voi esseri umani, specialmente nei momenti profondi che spesso pratichi tu; condividendo insieme spazi di profondo silenzio, viene a formarsi un rapporto d'indissolubile fratellanza -.Adesso la paura che ho provato nel momento in cui le fiamme mi hanno sfiorato è passata e mi sento leggero, quasi aeriforme. - Ma come é possibile – chiedo – che tu sia qui a parlarmi mentre ti trovi lontano, nel bosco -.- Certo, – risponde con il suo vocione – anche perché non possediamo arti e mezzi per muoverci o spostare. Però le cose stanno diversamente da come appaiono in un primo momento, sempre. Si può viaggiare nello spazio anche senza gambe, ali, pinne o altro. In determinate situazioni, alcuni di voi umani riescono a farlo, sono in grado di lasciare il loro corpo, viaggiando nel tempo e nello spazio. Questa è una capacità che possiede ogni essere vivente, voi fate più fatica perché vi siete allontanati molto dalla Natura e dal modo di vivere naturale. Gli animali che vivono immersi nella Natura, lo fanno comunemente, così le piante, i fiori, gli insetti, ogni essere selvatico è in grado di farlo in maniera istintiva -.Sono assorto nel pensiero di quanto il mondo e la vita siano diversi dalle apparenze che comunemente s'intendono, sicuramente sono più vasti e privi di limiti.- È fantastico ciò che mi racconti – dico – ti ho sempre inteso come un essere rigido e radicato esclusivamente nel luogo in cui sei nato, ti ho anche un po' compatito, t'immaginavo prigioniero di quell'unico posto. Invece puoi muoverti liberamente, spaziare dove desideri, senza limiti o barriere; dico bene? -. Trascorre un po' di tempo in silenzio, poi riprende:- In questa maniera si può viaggiare velocemente non solo nello spazio, ma anche nel tempo, è possibile andare in quello definito come passato e anche nel futuro; ti sembrerà assurdo, ma ti assicuro che è proprio così. Ho imparato ad amarti caro fratello umano e anche se ti trasferissi dall'altra parte della Terra, sarei in grado di viverti vicino -.Un conto – rispondo – è lasciare il proprio corpo per viaggiare momentaneamente nello spazio, un'altro è stabilirsi in un luogo; come ti sarebbe possibile fare questo? -.- Noi alberi abbiamo sviluppato un modo molto evoluto di compiere il viaggio astrale, il quale ci permette non solo di spostandoci nello spazio, ma anche scambiarci il corpo materiale gli uni con gli altri. Quando desidero fermarmi più a lungo in un luogo, basta che trovi un corpo solido di albero momentaneamente libero e occuparlo. Ti posso garantire che in un bosco, è facile trovare un corpo solido dormiente, dove stabilirsi per un certo periodo. In questo modo mi sarà possibile seguirti in ogni luogo tu vada -. Mi trovo assorto nella riflessione delle straordinarie possibilità che gli esseri viventi possiedono, le quali si manifesta attraverso impensabili sfumature. Inconcepibili per la maggior parte delle persone che in questo modo, si privano della gioia del gioco e della fantasia, quale la vita in definitiva è. - Come farei - domando – a trovarti in mezzo a un bosco, in un luogo sconosciuto? -.- Non ti preoccupare, quando due cuori si uniscono e diventano uno solo, l'unione

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rimane salda. Potrebbe succederti di passeggiare nel bosco e sentire una forte attrazione verso un albero che non avevi mai visto prima. Il forte richiamo ti porterebbe ad abbracciarlo e in quel momento sentiresti che sono io, il tuo amico venuto da lontano -.L'apprendimenti di questi straordinari fatti, mi infondono profonda serenità allo spirito e leggero conforto al corpo; senza rendermene conto, scivolo in un profondo sonno risanante.

La mattina mi sveglio presto e di buonumore, riposato e senza alcun sintomo d'influenza. Prima di alzarmi dal letto, ripenso a ciò che ho vissuto durante la notte, ai momenti trascorsi insieme al mio verde maestro. Sono certo che quando si è inclinato per sfiorami, mi abbia trasferito la sua medicina.Esco da casa con animo sereno, un po' in anticipo, così che mi posso incamminare verso il bosco. Mi avvicino emozionato al grande Larice, lo abbraccio con tutto il mio essere, felice di avere sempre e ovunque accanto,un caro amico che mi ama.

Il Licopodio

Durante la notte, sulle cime delle alte montagne è caduta la prima neve che è arrivata a lambire i bordi del paesetto. Il risveglio del mattino è rallegrato dal paesaggio colmo di luce.La giornata si presenta serena e il fulgore della luce del Sole è riflessala da ogni parte umida, la quale abbaglia gli occhi ancora leggermente assopiti. Dalle candide vette, la neve pare stirarsi pigra, allungandosi fino alle prime case. Sembra che stia porgendo la mano per un saluto; è venuta ad avvisare che più avanti scenderà abbondante, per coprire ogni cosa e mettere tutto a dormire.

Dopo aver pranzato, approfitto delle ore più calde per visitare il bosco. Nonostante la stagione si trovi verso la fine dell'Equinozio e con il Sole in massimo declino, i suoi raggi ampliati dal riverbero della neve, acquisiscono forza ed irradiano intorno una dolce sensazione di tiepido. In alto il cielo è limpido e di color azzurro raro, identico a quello che si vede tra i seracchi dei ghiacciai perenni. Nel folto del bosco osservo gli ultimi infreddoliti funghi, timidamente nascosti dai muschi e dalle foglie, manifestano poca intenzione d'uscire completamente dal rifugio che li ripara.

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Vicino al ruscello incontro una grossa Felce, che la luce trapelante dai rami rende lucente, evanescente, creatura irreale.Mi fermo ad ascoltare quel che ha da raccontare il torrente, perché l'acqua è una gran chiacchierona, pettegola, ma anche molto saggia. Chiudo gli occhi e resto in attesa che arrivino i discorsi. Ecco, vicino mi scorre una voce che pare ingozzarsi nell'impeto del dire troppo cose insieme. In fianco vi è un ritmico mormorio di limpidi suoni cristallini, cadenzati da espressioni di profonde conoscenze. Intorno si levano armoniosi canti, nenie e filastrocche; perché quando l'acqua parla, esprime contemporaneamente molti modi di dire.Proseguo camminando su un velo di neve ghiacciata, che scrocchia sgranando un suono che diventa musica. I passi cadenzati imprimono il ritmo di una Marcia che offre al passo un tempo costante. In questo modo, camminare diventa leggero e tutto più facile; non distinguo più con precisione se è il ritmo o il passo che mi fa procedere meccanicamente. Mi fa pensare che in fondo sono così anche i passi che si compiono nella Vita, perché non è facile uscire dalla meccanicità che muove “causa” ed “effetto”.

Non posso tirare dritto quando passo davanti all'amico Licopodio, stupenda piantina strisciante e sempre verde.In questo momento lo trovo alquanto affabile e mi pongo in silenzio, ad ascoltare la sua storia:Licopodio significa Zampa di Lupo: le persone attente fanno presto a capire che il nome che porta le è appropriato. Il portamento della pianta non è esclusivamente strisciante, ogni tanto un pezzetto si erge ritto e al suo apice emette un'appuntita infiorescenza chiara. Quest'appendice verticale ricorda moltissimo un dito della zampa di Lupo, peloso e munito di un acuminato artiglio ricurvo. Come il Lupo, anche la pianta è poco appariscente e solamente le persone esperte riescono a vederli. Entrambi sono legati a brutte storie dettate dalle paure umane; racconti di stregoneria, di diavoli, di Luna Piena. Entrambi sono esseri miti, importanti tasselli di un ampio cerchio; il Grande Cerchio della Vita. Pochi sono i trattati che parlano a fondo delle virtù medicamentose del Licopodio e quando lo fanno, lo descrivono in maniera affrettata e superficiale.Invece è una pianta dai forti poteri, misteriosi per i frivoli, fecondi per chi con umiltà gli porge attenzione. Mi sta raccontando che guarisce la gola malata, fa prendere alle mani inferme, fa muovere i piedi fermi, libera le reni e la vescica.Però bisogna fare molta attenzione nel maneggiarlo: possiede il carattere del forte lupo e non del mansueto cane. Nei momenti in cui la persona sente cedere la mente e perdersi nel fuoco della lucida caduta. Il dolore, la disperazione che consegue, lo smarrirsi nella confusione, quello è il momento di trovare un briciolo di lucidità per rivolgersi al Licopodio. Arriverà trasformato in mite cane che guiderà verso l'uscita del buio tunnel. Come un cieco si

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rimane salda. Potrebbe succederti di passeggiare nel bosco e sentire una forte attrazione verso un albero che non avevi mai visto prima. Il forte richiamo ti porterebbe ad abbracciarlo e in quel momento sentiresti che sono io, il tuo amico venuto da lontano -.L'apprendimenti di questi straordinari fatti, mi infondono profonda serenità allo spirito e leggero conforto al corpo; senza rendermene conto, scivolo in un profondo sonno risanante.

La mattina mi sveglio presto e di buonumore, riposato e senza alcun sintomo d'influenza. Prima di alzarmi dal letto, ripenso a ciò che ho vissuto durante la notte, ai momenti trascorsi insieme al mio verde maestro. Sono certo che quando si è inclinato per sfiorami, mi abbia trasferito la sua medicina.Esco da casa con animo sereno, un po' in anticipo, così che mi posso incamminare verso il bosco. Mi avvicino emozionato al grande Larice, lo abbraccio con tutto il mio essere, felice di avere sempre e ovunque accanto,un caro amico che mi ama.

Il Licopodio

Durante la notte, sulle cime delle alte montagne è caduta la prima neve che è arrivata a lambire i bordi del paesetto. Il risveglio del mattino è rallegrato dal paesaggio colmo di luce.La giornata si presenta serena e il fulgore della luce del Sole è riflessala da ogni parte umida, la quale abbaglia gli occhi ancora leggermente assopiti. Dalle candide vette, la neve pare stirarsi pigra, allungandosi fino alle prime case. Sembra che stia porgendo la mano per un saluto; è venuta ad avvisare che più avanti scenderà abbondante, per coprire ogni cosa e mettere tutto a dormire.

Dopo aver pranzato, approfitto delle ore più calde per visitare il bosco. Nonostante la stagione si trovi verso la fine dell'Equinozio e con il Sole in massimo declino, i suoi raggi ampliati dal riverbero della neve, acquisiscono forza ed irradiano intorno una dolce sensazione di tiepido. In alto il cielo è limpido e di color azzurro raro, identico a quello che si vede tra i seracchi dei ghiacciai perenni. Nel folto del bosco osservo gli ultimi infreddoliti funghi, timidamente nascosti dai muschi e dalle foglie, manifestano poca intenzione d'uscire completamente dal rifugio che li ripara.

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Vicino al ruscello incontro una grossa Felce, che la luce trapelante dai rami rende lucente, evanescente, creatura irreale.Mi fermo ad ascoltare quel che ha da raccontare il torrente, perché l'acqua è una gran chiacchierona, pettegola, ma anche molto saggia. Chiudo gli occhi e resto in attesa che arrivino i discorsi. Ecco, vicino mi scorre una voce che pare ingozzarsi nell'impeto del dire troppo cose insieme. In fianco vi è un ritmico mormorio di limpidi suoni cristallini, cadenzati da espressioni di profonde conoscenze. Intorno si levano armoniosi canti, nenie e filastrocche; perché quando l'acqua parla, esprime contemporaneamente molti modi di dire.Proseguo camminando su un velo di neve ghiacciata, che scrocchia sgranando un suono che diventa musica. I passi cadenzati imprimono il ritmo di una Marcia che offre al passo un tempo costante. In questo modo, camminare diventa leggero e tutto più facile; non distinguo più con precisione se è il ritmo o il passo che mi fa procedere meccanicamente. Mi fa pensare che in fondo sono così anche i passi che si compiono nella Vita, perché non è facile uscire dalla meccanicità che muove “causa” ed “effetto”.

Non posso tirare dritto quando passo davanti all'amico Licopodio, stupenda piantina strisciante e sempre verde.In questo momento lo trovo alquanto affabile e mi pongo in silenzio, ad ascoltare la sua storia:Licopodio significa Zampa di Lupo: le persone attente fanno presto a capire che il nome che porta le è appropriato. Il portamento della pianta non è esclusivamente strisciante, ogni tanto un pezzetto si erge ritto e al suo apice emette un'appuntita infiorescenza chiara. Quest'appendice verticale ricorda moltissimo un dito della zampa di Lupo, peloso e munito di un acuminato artiglio ricurvo. Come il Lupo, anche la pianta è poco appariscente e solamente le persone esperte riescono a vederli. Entrambi sono legati a brutte storie dettate dalle paure umane; racconti di stregoneria, di diavoli, di Luna Piena. Entrambi sono esseri miti, importanti tasselli di un ampio cerchio; il Grande Cerchio della Vita. Pochi sono i trattati che parlano a fondo delle virtù medicamentose del Licopodio e quando lo fanno, lo descrivono in maniera affrettata e superficiale.Invece è una pianta dai forti poteri, misteriosi per i frivoli, fecondi per chi con umiltà gli porge attenzione. Mi sta raccontando che guarisce la gola malata, fa prendere alle mani inferme, fa muovere i piedi fermi, libera le reni e la vescica.Però bisogna fare molta attenzione nel maneggiarlo: possiede il carattere del forte lupo e non del mansueto cane. Nei momenti in cui la persona sente cedere la mente e perdersi nel fuoco della lucida caduta. Il dolore, la disperazione che consegue, lo smarrirsi nella confusione, quello è il momento di trovare un briciolo di lucidità per rivolgersi al Licopodio. Arriverà trasformato in mite cane che guiderà verso l'uscita del buio tunnel. Come un cieco si

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fida del suo Cane, così sarà necessario fidarsi completamente alle cure del Licopodio.Il Licopodio secco va bruciato sopra il carbone ardente come incenso e diffuso nei locali in cui si dimora. Tenere un piccolo sacchetto di tele di Licopodio secco sul comodino e quando si sente smarrimento, portarlo al cuore invocando aiuto. Durante il giorno, è possibile portarlo addosso, appendendo il sacchetto di stoffa al collo come un monile.Rarissimo è l'incontro con il Lupo, ma se apri il tuo cuore, nel bosco potrai ammirare più sovente il Licopodio, se ti fermi e ascolti, da lui potrai ricevere un dono di Medicina del Silenzio.

Il Tarassaco

Nel pieno dell'inverno è sempre piacevole incontrare la pianta del tarassaco, essere salutati dal suo fiore giallo simile al Sole. Quassù sulla montagna è difficile incontrarlo fiorito nella fredda stagione e quando succede, il fiore trasmette stupore, allegria, speranza in un prossimo imminente arrivo della Primavera.Il Sole splende in qualsiasi stagione, così il Tarassaco alza in cielo il suo piccolo fiore in ogni mese dell'anno; piccola immagine speculare del grande Astro. Oggi è una serena giornata di fine inverno, tiepido pomeriggio, invitante alle passeggiate, così m'incammino lungo un sentiero roccioso, contornato da muretti a secco. Attento avanzo lento, assorto per qualche inaspettato incontro, primizie che riscaldano il cuore. Non passa molto tempo che sono premiato dall'apparire di uno stupendo fiore di tarassaco, cresciuto attaccato al muretto, per ripararsi dal freddo. Lo percepisco pieno di entusiasmo e carico di vita, euforico d'innalzare verso il cielo, il suo caldo fiore così simile al Sole.Il tarassaco trasmette la lezione della modestia, della grandezza celata nella poca appariscenza. Questo piccolo essere, insignificante e invadente per i distratti, in verità per gli attenti, è un grande dono offerto in ogni periodo dell'anno e la sua importanza per la nostra salute è importante. Possiede una grande capacità di adattamento ai cambiamenti climatici: durante la stagione fredda, riduce le proprie fattezze, diventando una piccolissima pianta quasi invisibile; nella stagione più calda, le sue foglie diventano piuttosto grandi, i fiori sono sostenuti da un lungo peduncolo vuoto che può superare in altezza i cinquanta centimetri. Sotto la terra, sviluppa una radice molto grossa che supera in dimensioni la parte aerea. La grassa radice la tiene salda al terreno, tanto da rendere alquanto difficoltosa la sua estrazione. Durante la piena maturità, l'intera pianta è in grado di secernere un bianco lattice, dal

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gusto amaro. Attraverso la parte interrata che è più sviluppata di quella aerea, esprime profondamente le feconde Energie femminili di Madre Terra. Invece durante la fioritura, quando porta verso il cielo un fiore giallo, simile a un piccolo caldo Sole, diventa consono all'infuocata energia maschile dell'Astro Supremo. Una volta sfiorito, si trasforma in una soffice palla bianca, simile a una nuvola, dove basta un lieve soffio per disperderla nell'aria, trasportando lontano il suo fecondo carico di vita.Questo piccolo essere esprime apertamente i quattro elementi che compongono ogni cosa: Terra = radice / Aria = semi / Fuoco = fiori / Acqua = lattice.Il piccolo Nano può competere con i mitici giganti, poiché possiede tutte le qualità per rappresentare l'Albero della Vita: la congiunzione tra il Cielo e la Terra. Racchiude in sé energie sia Femminili sia Maschili e unificandole, espande armonia.

Nei momenti in cui ci sentiremo intimamente divisi da varie incertezze che accompagnano il nostro percorso, quando questo diventa un peso insopportabile, tanto da compromettere la nostra integrità, affidiamoci all'unità del Tarassaco, troveremmo sempre aiuto e conforto: basta saper ascoltare! Il Tarassaco è una pianta Gioviale; Giove rappresenta i principi che donano fiducia nella vita, la fede nel suo significato più puro, gli ideali e i valori delle persone, la ricerca e il ritrovamento del senso personale della vita. Simboleggia pure le forze di crescita che danno impulso alla vita, stimolando la maturazione individuale, lo sviluppo della personalità, l'ampliamento di vedute.A questo proposito sarebbe buona abitudine portare al collo l'angelica figura del Tau, intagliato dalla dura radice essiccata. I nomi volgari con cui è identificato sono svariati e cambiano secondo della zona, i più comuni sono: Dente di Leone e Dente di Cane, dovuti al fatto che la forma delle sue foglie dentate, ricordano i denti di animali carnivori. In altre zone è conosciuto come “Pissainlet” (la pianta che fa pisciare nel letto), il nome rammenta la sua ottima capacità di far aumentare la diuresi e in persone particolarmente sensibili, può causare quel fastidioso inconveniente. Un altro nome, alquanto curioso, è “Brusaoci” (Brucia occhi). Personalmente deduco che derivi da un vecchio racconto tramandato della gente di campagna, per intimorire i piccoli e farli stare fermi, composti. Rammento che quando ero piccino, le cuginette più grandicelle mi ammonivano di non avvicinare le infiorescenze di Tarassaco agli occhi, altrimenti quei fiori me li avrebbero bruciati. Adesso racconto come sono andati poi i fatti: essendo un bambino assai vivace, di nascosto lo avevo fatto ma non era successo proprio niente. Questo fatto mi aveva confermato che spesso le persone più grandi, inspiegabilmente si comportavano da sciocchi ma il più brutto era che se glielo facevi notare, loro ti sgridavano. Nel tardo inverno fino a primavera inoltrata, vengono raccolte le rosette basali del tenero e piccolo Tarassaco, per diventare una prelibata insalatina. Quest'uso è un modo utile e dilettevole per mantenersi sani e in forma. Nella stagione del

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fida del suo Cane, così sarà necessario fidarsi completamente alle cure del Licopodio.Il Licopodio secco va bruciato sopra il carbone ardente come incenso e diffuso nei locali in cui si dimora. Tenere un piccolo sacchetto di tele di Licopodio secco sul comodino e quando si sente smarrimento, portarlo al cuore invocando aiuto. Durante il giorno, è possibile portarlo addosso, appendendo il sacchetto di stoffa al collo come un monile.Rarissimo è l'incontro con il Lupo, ma se apri il tuo cuore, nel bosco potrai ammirare più sovente il Licopodio, se ti fermi e ascolti, da lui potrai ricevere un dono di Medicina del Silenzio.

Il Tarassaco

Nel pieno dell'inverno è sempre piacevole incontrare la pianta del tarassaco, essere salutati dal suo fiore giallo simile al Sole. Quassù sulla montagna è difficile incontrarlo fiorito nella fredda stagione e quando succede, il fiore trasmette stupore, allegria, speranza in un prossimo imminente arrivo della Primavera.Il Sole splende in qualsiasi stagione, così il Tarassaco alza in cielo il suo piccolo fiore in ogni mese dell'anno; piccola immagine speculare del grande Astro. Oggi è una serena giornata di fine inverno, tiepido pomeriggio, invitante alle passeggiate, così m'incammino lungo un sentiero roccioso, contornato da muretti a secco. Attento avanzo lento, assorto per qualche inaspettato incontro, primizie che riscaldano il cuore. Non passa molto tempo che sono premiato dall'apparire di uno stupendo fiore di tarassaco, cresciuto attaccato al muretto, per ripararsi dal freddo. Lo percepisco pieno di entusiasmo e carico di vita, euforico d'innalzare verso il cielo, il suo caldo fiore così simile al Sole.Il tarassaco trasmette la lezione della modestia, della grandezza celata nella poca appariscenza. Questo piccolo essere, insignificante e invadente per i distratti, in verità per gli attenti, è un grande dono offerto in ogni periodo dell'anno e la sua importanza per la nostra salute è importante. Possiede una grande capacità di adattamento ai cambiamenti climatici: durante la stagione fredda, riduce le proprie fattezze, diventando una piccolissima pianta quasi invisibile; nella stagione più calda, le sue foglie diventano piuttosto grandi, i fiori sono sostenuti da un lungo peduncolo vuoto che può superare in altezza i cinquanta centimetri. Sotto la terra, sviluppa una radice molto grossa che supera in dimensioni la parte aerea. La grassa radice la tiene salda al terreno, tanto da rendere alquanto difficoltosa la sua estrazione. Durante la piena maturità, l'intera pianta è in grado di secernere un bianco lattice, dal

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gusto amaro. Attraverso la parte interrata che è più sviluppata di quella aerea, esprime profondamente le feconde Energie femminili di Madre Terra. Invece durante la fioritura, quando porta verso il cielo un fiore giallo, simile a un piccolo caldo Sole, diventa consono all'infuocata energia maschile dell'Astro Supremo. Una volta sfiorito, si trasforma in una soffice palla bianca, simile a una nuvola, dove basta un lieve soffio per disperderla nell'aria, trasportando lontano il suo fecondo carico di vita.Questo piccolo essere esprime apertamente i quattro elementi che compongono ogni cosa: Terra = radice / Aria = semi / Fuoco = fiori / Acqua = lattice.Il piccolo Nano può competere con i mitici giganti, poiché possiede tutte le qualità per rappresentare l'Albero della Vita: la congiunzione tra il Cielo e la Terra. Racchiude in sé energie sia Femminili sia Maschili e unificandole, espande armonia.

Nei momenti in cui ci sentiremo intimamente divisi da varie incertezze che accompagnano il nostro percorso, quando questo diventa un peso insopportabile, tanto da compromettere la nostra integrità, affidiamoci all'unità del Tarassaco, troveremmo sempre aiuto e conforto: basta saper ascoltare! Il Tarassaco è una pianta Gioviale; Giove rappresenta i principi che donano fiducia nella vita, la fede nel suo significato più puro, gli ideali e i valori delle persone, la ricerca e il ritrovamento del senso personale della vita. Simboleggia pure le forze di crescita che danno impulso alla vita, stimolando la maturazione individuale, lo sviluppo della personalità, l'ampliamento di vedute.A questo proposito sarebbe buona abitudine portare al collo l'angelica figura del Tau, intagliato dalla dura radice essiccata. I nomi volgari con cui è identificato sono svariati e cambiano secondo della zona, i più comuni sono: Dente di Leone e Dente di Cane, dovuti al fatto che la forma delle sue foglie dentate, ricordano i denti di animali carnivori. In altre zone è conosciuto come “Pissainlet” (la pianta che fa pisciare nel letto), il nome rammenta la sua ottima capacità di far aumentare la diuresi e in persone particolarmente sensibili, può causare quel fastidioso inconveniente. Un altro nome, alquanto curioso, è “Brusaoci” (Brucia occhi). Personalmente deduco che derivi da un vecchio racconto tramandato della gente di campagna, per intimorire i piccoli e farli stare fermi, composti. Rammento che quando ero piccino, le cuginette più grandicelle mi ammonivano di non avvicinare le infiorescenze di Tarassaco agli occhi, altrimenti quei fiori me li avrebbero bruciati. Adesso racconto come sono andati poi i fatti: essendo un bambino assai vivace, di nascosto lo avevo fatto ma non era successo proprio niente. Questo fatto mi aveva confermato che spesso le persone più grandi, inspiegabilmente si comportavano da sciocchi ma il più brutto era che se glielo facevi notare, loro ti sgridavano. Nel tardo inverno fino a primavera inoltrata, vengono raccolte le rosette basali del tenero e piccolo Tarassaco, per diventare una prelibata insalatina. Quest'uso è un modo utile e dilettevole per mantenersi sani e in forma. Nella stagione del

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“risveglio”, è importante che si faccia uso di questa pianta, la sua azione depurativa e disintossicante su tutto l'organismo, la rende indispensabile durante il cambio di stagione. Con l'avanzare della stagione più calda, aumentano le dimensioni della pianta che assume il sapore di un amaro più marcato. Le grosse foglie raccolte, sono lessate e mangiate come una catalogna; ottimo sarebbe sorseggiare durante la giornata la sua acqua di cottura priva di sale, diluita con altrettanta acqua potabile; le sostanze amare disciolte, sono ottimi depurativi e disinfiammanti del Fegato. Le virtù benefiche del Tarassaco sono molteplici: tonico, febbrifugo, stomatico, depurativo, lassativo, diuretico e altro. Efficace è il decotto delle sue radici contro gli ingorghi del fegato e della milza. Radici secche e contuse gr. 50, bollite cinque minuti in un litro di acqua e lasciate infondere coperte quindici minuti; una tazza la mattina e una di sera, una mezzora dopo i pasti.Le radici si raccolgono in autunno o inverno, tagliate a rondelle ed essiccate all'aria.

L'Erica

In questa stagione, quando il sole inizia a irradiare il rigoglioso stimolo alla Vita, il bosco mi appare pieno di fiamme, infuocato dal rosso dell'Erica fiorita. L'Erica è una pianta che nei nostri boschi fiorisce nel periodo dell'Ariete del quale Marte, il dio della guerra, del fuoco, del ferro ne è il dominatore. Osservo nell'Erica fiorita, il manifestarsi del focoso carattere marziale, i suoi fiori che vanno dal rosa al rosso carico, donano al bosco, in parte ancora chiazzato di bianca neve, una parvenza di gioioso incendio. A volta si presenta in grandi colonie e interi dossi o collinette, si tingono come tizzoni ardenti. In altre occasioni si manifesta con modesti ciuffi isolati tra loro, allora sembrano fuochi fatui, frutto di scherzi ideati dagli spiritelli del bosco.È una delle prime piante a fiorire dopo il solstizio invernale, il suo apparire apre le porte alla futura primavera, mentre le fiamme dei suoi rossi fiori, sembrano anticipare lo scioglimento della neve ormai stanca. E' una pianta di Marte, il dio del ferro e del fuoco e per questo, non teme le fiamme. In alcune brughiere soggette a incendi, si è visto che l'Erica è una tra le rare piante che non muoiono a causa del fuoco, tanto che dopo poco tempo, ricaccia nuovi getti freschi. Anticamente, osservando la sua resistenza alle fiamme, con la sua grossa radice, si è pensato di costruire Pipe per fumare, usanza che si è protratta fino ai tempi nostri. Il loro pregio, consiste nel sopportare egregiamente le alte temperature che si raggiungono nel fornello durante la combustione del tabacco.

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Il suo carattere di fuoco lo esprime anche nei rimedi curativi che racchiude: per le sue spiccate qualità antisettiche, la parte fiorita, si è sempre usata contro i fastidi della cistite. Il disturbo si manifesta con un grande bruciore alle vie urinarie e nei casi acuti, è come avere del fuoco che dolorosamente brucia dentro. Si usa mettere quattro cucchiai di sommità fiorite della pianta in un litro abbondante di acqua e bollite per cinque minuti, a fuoco lento e con coperchio. Dopo la cottura, si lasciano in infusione coperta per altri quindici minuti circa. Il decotto va assunto in tre volte: mattina, pomeriggio, sera, lontano dai pasti. Non bisogna scordare che l'Erica è una pianta marziale e il suo uso va ponderato, poiché il suo carattere di fuoco può a sua volta, essere infiammante: con il fuoco è meglio essere cauti. I fiori dell'Erica sono piccoli ma ricchi di nettare, così le api esauste dal digiuno invernale, possono ricevere il primo sostanzioso nutrimento. Il miele che se ne ricava, si presenta di color scuro e molto apprezzato dagli intenditori. Per il fatto d'essere la prima a fiorire nel bosco, sola e senza compagnia, anticamente ha ispirato sentimenti che simboleggiano la solitudine. Quando si regala un mazzolino di Erica fiorita, è come se si chiedesse un poco di affetto e di compagnia. In tempi lontani, i Maghi usavano portare amuleti fatti con questa pianta, per accrescere le facoltà di chiaroveggenza e potenziare i fenomeni paranormali. Erica = È /ricca; ricca di che cosa? Lo abbiamo appena visto: medicina, leggenda, magia, sentimenti e altro. Una piccola - grande pianta, da cui le persone di buona volontà potranno trarne utili e rari benefici.

EQUINOZIO DI PRIMAVERA

Primavera

Inizia con l'Equinozio primaverile, il 21 Marzo e termina il 21 Giugno.È il periodo dell'anno in cui l'energia della Vita, preparata e tenuta serrata durante l'Inverno, “esplode” manifestando l'istintiva forza della riproduzione, per la continuazione della specie. Sbocciano una grande quantità di fiori, pronti per essere fecondati. Richiami con canti e riti di corteggiamento si manifestano fra gli animali, pronti per il fecondo accoppiamento. Il tutto è favorito dal clima stagionale, mite e umido, ideale per assecondare la penetrante forza della nuova Vita. Oltre al clima favorevole, anche l'Etere, in cui viviamo immersi, si carica di una forte energia Cosmica che incita gli esseri viventi a

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“risveglio”, è importante che si faccia uso di questa pianta, la sua azione depurativa e disintossicante su tutto l'organismo, la rende indispensabile durante il cambio di stagione. Con l'avanzare della stagione più calda, aumentano le dimensioni della pianta che assume il sapore di un amaro più marcato. Le grosse foglie raccolte, sono lessate e mangiate come una catalogna; ottimo sarebbe sorseggiare durante la giornata la sua acqua di cottura priva di sale, diluita con altrettanta acqua potabile; le sostanze amare disciolte, sono ottimi depurativi e disinfiammanti del Fegato. Le virtù benefiche del Tarassaco sono molteplici: tonico, febbrifugo, stomatico, depurativo, lassativo, diuretico e altro. Efficace è il decotto delle sue radici contro gli ingorghi del fegato e della milza. Radici secche e contuse gr. 50, bollite cinque minuti in un litro di acqua e lasciate infondere coperte quindici minuti; una tazza la mattina e una di sera, una mezzora dopo i pasti.Le radici si raccolgono in autunno o inverno, tagliate a rondelle ed essiccate all'aria.

L'Erica

In questa stagione, quando il sole inizia a irradiare il rigoglioso stimolo alla Vita, il bosco mi appare pieno di fiamme, infuocato dal rosso dell'Erica fiorita. L'Erica è una pianta che nei nostri boschi fiorisce nel periodo dell'Ariete del quale Marte, il dio della guerra, del fuoco, del ferro ne è il dominatore. Osservo nell'Erica fiorita, il manifestarsi del focoso carattere marziale, i suoi fiori che vanno dal rosa al rosso carico, donano al bosco, in parte ancora chiazzato di bianca neve, una parvenza di gioioso incendio. A volta si presenta in grandi colonie e interi dossi o collinette, si tingono come tizzoni ardenti. In altre occasioni si manifesta con modesti ciuffi isolati tra loro, allora sembrano fuochi fatui, frutto di scherzi ideati dagli spiritelli del bosco.È una delle prime piante a fiorire dopo il solstizio invernale, il suo apparire apre le porte alla futura primavera, mentre le fiamme dei suoi rossi fiori, sembrano anticipare lo scioglimento della neve ormai stanca. E' una pianta di Marte, il dio del ferro e del fuoco e per questo, non teme le fiamme. In alcune brughiere soggette a incendi, si è visto che l'Erica è una tra le rare piante che non muoiono a causa del fuoco, tanto che dopo poco tempo, ricaccia nuovi getti freschi. Anticamente, osservando la sua resistenza alle fiamme, con la sua grossa radice, si è pensato di costruire Pipe per fumare, usanza che si è protratta fino ai tempi nostri. Il loro pregio, consiste nel sopportare egregiamente le alte temperature che si raggiungono nel fornello durante la combustione del tabacco.

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Il suo carattere di fuoco lo esprime anche nei rimedi curativi che racchiude: per le sue spiccate qualità antisettiche, la parte fiorita, si è sempre usata contro i fastidi della cistite. Il disturbo si manifesta con un grande bruciore alle vie urinarie e nei casi acuti, è come avere del fuoco che dolorosamente brucia dentro. Si usa mettere quattro cucchiai di sommità fiorite della pianta in un litro abbondante di acqua e bollite per cinque minuti, a fuoco lento e con coperchio. Dopo la cottura, si lasciano in infusione coperta per altri quindici minuti circa. Il decotto va assunto in tre volte: mattina, pomeriggio, sera, lontano dai pasti. Non bisogna scordare che l'Erica è una pianta marziale e il suo uso va ponderato, poiché il suo carattere di fuoco può a sua volta, essere infiammante: con il fuoco è meglio essere cauti. I fiori dell'Erica sono piccoli ma ricchi di nettare, così le api esauste dal digiuno invernale, possono ricevere il primo sostanzioso nutrimento. Il miele che se ne ricava, si presenta di color scuro e molto apprezzato dagli intenditori. Per il fatto d'essere la prima a fiorire nel bosco, sola e senza compagnia, anticamente ha ispirato sentimenti che simboleggiano la solitudine. Quando si regala un mazzolino di Erica fiorita, è come se si chiedesse un poco di affetto e di compagnia. In tempi lontani, i Maghi usavano portare amuleti fatti con questa pianta, per accrescere le facoltà di chiaroveggenza e potenziare i fenomeni paranormali. Erica = È /ricca; ricca di che cosa? Lo abbiamo appena visto: medicina, leggenda, magia, sentimenti e altro. Una piccola - grande pianta, da cui le persone di buona volontà potranno trarne utili e rari benefici.

EQUINOZIO DI PRIMAVERA

Primavera

Inizia con l'Equinozio primaverile, il 21 Marzo e termina il 21 Giugno.È il periodo dell'anno in cui l'energia della Vita, preparata e tenuta serrata durante l'Inverno, “esplode” manifestando l'istintiva forza della riproduzione, per la continuazione della specie. Sbocciano una grande quantità di fiori, pronti per essere fecondati. Richiami con canti e riti di corteggiamento si manifestano fra gli animali, pronti per il fecondo accoppiamento. Il tutto è favorito dal clima stagionale, mite e umido, ideale per assecondare la penetrante forza della nuova Vita. Oltre al clima favorevole, anche l'Etere, in cui viviamo immersi, si carica di una forte energia Cosmica che incita gli esseri viventi a

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partecipare alla nuova vita. Questo sarebbe il momento propizio per favorire l'espressione della parte creativa e altruista che ogni persona porta dentro. La volontà cosciente di voler partecipare al cambiamento, rappresenterebbe l'occasione per allentare lo smarrimento e le paure che conseguono quando si decide di cambiare abitudini, per entrare in uno spazio d'idee nuove. Nelle quattro stagioni che rappresentano le differenti età dell'essere umano, la Primavera esprime l'infanzia, cosicché in questo periodo, diventa più facile ritrovare il bambino che è in noi, per imparare nuovamente a meravigliarsi di ogni cosa, a sorridere spontaneamente, ad avere fiducia negli altri. Riscoprire la grandezza delle piccole cose che ci circondano, capirne i significati meno appariscenti e apprezzarle per quello che sono, senza desiderare altro che questo. Nello zodiaco, la Primavera è caratterizzata dalla presenza di Ariete, Toro, Gemelli. Inizia con una febbrile preparazione alla riproduzione, rappresentato da Ariete, segno di Fuoco che divampa; energia Maschile, forte e irruente; vi dimora Marte che rappresenta l'irruenza del guerriero. Nel mezzo della stagione si trova il Toro, legato alla fecondità della Terra; guidato dalla ciclicità dell'energia Femminile, accompagnato dalla bellezza di Venere che vi dimora. Verso la fine si trovano i Gemelli, in cui la vita si diffonde con il segno d'Aria, dove l'energia Maschile e il carattere ermafrodita di Mercurio si manifestano senza irruenza, esprimendo creatività e fantasia.

Il Narciso

Mito di Narciso: La ninfa Liriope, rimasta gravida dopo essere stata violentata dal dio del fiume Cefiso, interrogò un indovino per sapere se il figlio, prossimo alla nascita, sarebbe vissuto fino a tarda età. “Se non conoscerà se stesso” fu l'enigmatica risposta alla quale non seppe dare spiegazione. Narciso fu il nome che gli fu dato dopo la nascita. A quindici anni era un bellissimo e ambiguo giovinetto, desiderato sia dai maschi che dalle femmine, tuttavia li respingeva entrambi poiché non trovava nessuno che fosse degno della sua persona. L'ora del castigo per il superbo giovinetto, giunse quando uno dei suoi spasimanti, esasperato dai continui rifiuti colmi di disprezzo, si tolse la vita.Prima di morire levò le mani al cielo implorando gli dei: “Che possa innamorarsi anche lui e non possedere chi ama”. La triste implorazione fu udita dalla dea Nemesi che decise di castigare il superbo Narciso. Un giorno, il giovane si chinò a una fonte con l'intenzione di bere e nelle limpide acque vide la propria immagine riflessa. Confuso da tanta bellezza, non si accorse che si trattava del suo medesimo riflesso e s'innamorò follemente della propria immagine. Narciso si struggeva per

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quell'impossibile amore, non mangiava né riposava, sempre intento a contemplare l'inafferrabile figura. Un giorno, vinto dalla disperazione, si tuffò nell'acqua per afferrare l'immagine e non ritornò più in superficie.

Nei nostri prati di montagna è facile trovare cespi di Narciso selvatico. Fiorisce verso la fine del periodo dei Pesci, nella seconda decade di Marzo. I sui fiori sono più piccoli di quello coltivato ma il profumo che sprigiona è talmente intenso da essere inebriante se portato in casa.Il suo sbocciare, assieme al mattutino canto del Merlo, annuncia il lento declino dell'Inverno e l'arrivo della imminente Primavera. I bellissimi e profumati fiori non ti guardano negli occhi, sono ancora assorti verso il basso, nella maniacale ricerca della propria immagine riflessa. Simbolicamente il fiore rappresenta la gioventù e la bellezza esteriore, due momenti intensi ma nello stesso tempo effimeri. Rappresenta anche la ricerca della parte nascosta alle apparenze, quel riflesso nel buio e nella profondità che giace nel subconscio. E' la capacità di vederla, intenderla, capirla e amarla fino al punto di perdersi in essa; chiudendosi in un proprio mondo ingannevole. Il narciso è una pianta d'acqua, nettuniana; nello zodiaco, il pianeta Nettuno manifesta il suo potere sulle acque e sugli abissi profondi difficilmente sondabili, sugli umori, sugli estri, sugli stati psichici inconsci e celati, tenebrosi. Nettuno dimora nei Pesci, segno d'Acqua, Femminile, Mobile. Al pari del giovane vanitoso dell'antica storia mitologica, chi maneggia il Narciso per scopi curativi, può correre il rischio di farsi del male. Il suo intenso aroma e le sostanze di tutta la pianta possono causare confusione, intorpidimento, morte. Il nome in antico greco che porta lo descrive bene: nàrkissos; narkào (intorpidisco, irrigidisco); nàrke (torpore, irrigidimento); nàrkesis (torpore). Nell'espressione contemporanea, la parola “narcotico” descrive una sostanza che inebria, confonde, altera lo stato di coscienza.Anticamente il suo fiore essiccato era usato come sedativo, antispasmodico e antidiarroico ma il solo uso che consiglio, è quello di annusarlo.Chi desidera compire viaggi dentro i propri abissi interiori, desideri avere una guida per non perdersi nei tortuosi meandri psichici della propria persona, può rivolgersi al Narciso, chiedendo d'essere accompagnato e protetto in questo arduo compito. Per tale ricerca, consiglio porsi a meditare in mezzo a piante fiorite di Narciso, chiedendo aiuto e protezione allo Spirito della pianta. Meglio evitare l'olio essenziale di Narciso o incensi con questa fragranza, poiché quasi nella totalità dei casi, si tratta di prodotti di sintesi chimica, non naturali.

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partecipare alla nuova vita. Questo sarebbe il momento propizio per favorire l'espressione della parte creativa e altruista che ogni persona porta dentro. La volontà cosciente di voler partecipare al cambiamento, rappresenterebbe l'occasione per allentare lo smarrimento e le paure che conseguono quando si decide di cambiare abitudini, per entrare in uno spazio d'idee nuove. Nelle quattro stagioni che rappresentano le differenti età dell'essere umano, la Primavera esprime l'infanzia, cosicché in questo periodo, diventa più facile ritrovare il bambino che è in noi, per imparare nuovamente a meravigliarsi di ogni cosa, a sorridere spontaneamente, ad avere fiducia negli altri. Riscoprire la grandezza delle piccole cose che ci circondano, capirne i significati meno appariscenti e apprezzarle per quello che sono, senza desiderare altro che questo. Nello zodiaco, la Primavera è caratterizzata dalla presenza di Ariete, Toro, Gemelli. Inizia con una febbrile preparazione alla riproduzione, rappresentato da Ariete, segno di Fuoco che divampa; energia Maschile, forte e irruente; vi dimora Marte che rappresenta l'irruenza del guerriero. Nel mezzo della stagione si trova il Toro, legato alla fecondità della Terra; guidato dalla ciclicità dell'energia Femminile, accompagnato dalla bellezza di Venere che vi dimora. Verso la fine si trovano i Gemelli, in cui la vita si diffonde con il segno d'Aria, dove l'energia Maschile e il carattere ermafrodita di Mercurio si manifestano senza irruenza, esprimendo creatività e fantasia.

Il Narciso

Mito di Narciso: La ninfa Liriope, rimasta gravida dopo essere stata violentata dal dio del fiume Cefiso, interrogò un indovino per sapere se il figlio, prossimo alla nascita, sarebbe vissuto fino a tarda età. “Se non conoscerà se stesso” fu l'enigmatica risposta alla quale non seppe dare spiegazione. Narciso fu il nome che gli fu dato dopo la nascita. A quindici anni era un bellissimo e ambiguo giovinetto, desiderato sia dai maschi che dalle femmine, tuttavia li respingeva entrambi poiché non trovava nessuno che fosse degno della sua persona. L'ora del castigo per il superbo giovinetto, giunse quando uno dei suoi spasimanti, esasperato dai continui rifiuti colmi di disprezzo, si tolse la vita.Prima di morire levò le mani al cielo implorando gli dei: “Che possa innamorarsi anche lui e non possedere chi ama”. La triste implorazione fu udita dalla dea Nemesi che decise di castigare il superbo Narciso. Un giorno, il giovane si chinò a una fonte con l'intenzione di bere e nelle limpide acque vide la propria immagine riflessa. Confuso da tanta bellezza, non si accorse che si trattava del suo medesimo riflesso e s'innamorò follemente della propria immagine. Narciso si struggeva per

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quell'impossibile amore, non mangiava né riposava, sempre intento a contemplare l'inafferrabile figura. Un giorno, vinto dalla disperazione, si tuffò nell'acqua per afferrare l'immagine e non ritornò più in superficie.

Nei nostri prati di montagna è facile trovare cespi di Narciso selvatico. Fiorisce verso la fine del periodo dei Pesci, nella seconda decade di Marzo. I sui fiori sono più piccoli di quello coltivato ma il profumo che sprigiona è talmente intenso da essere inebriante se portato in casa.Il suo sbocciare, assieme al mattutino canto del Merlo, annuncia il lento declino dell'Inverno e l'arrivo della imminente Primavera. I bellissimi e profumati fiori non ti guardano negli occhi, sono ancora assorti verso il basso, nella maniacale ricerca della propria immagine riflessa. Simbolicamente il fiore rappresenta la gioventù e la bellezza esteriore, due momenti intensi ma nello stesso tempo effimeri. Rappresenta anche la ricerca della parte nascosta alle apparenze, quel riflesso nel buio e nella profondità che giace nel subconscio. E' la capacità di vederla, intenderla, capirla e amarla fino al punto di perdersi in essa; chiudendosi in un proprio mondo ingannevole. Il narciso è una pianta d'acqua, nettuniana; nello zodiaco, il pianeta Nettuno manifesta il suo potere sulle acque e sugli abissi profondi difficilmente sondabili, sugli umori, sugli estri, sugli stati psichici inconsci e celati, tenebrosi. Nettuno dimora nei Pesci, segno d'Acqua, Femminile, Mobile. Al pari del giovane vanitoso dell'antica storia mitologica, chi maneggia il Narciso per scopi curativi, può correre il rischio di farsi del male. Il suo intenso aroma e le sostanze di tutta la pianta possono causare confusione, intorpidimento, morte. Il nome in antico greco che porta lo descrive bene: nàrkissos; narkào (intorpidisco, irrigidisco); nàrke (torpore, irrigidimento); nàrkesis (torpore). Nell'espressione contemporanea, la parola “narcotico” descrive una sostanza che inebria, confonde, altera lo stato di coscienza.Anticamente il suo fiore essiccato era usato come sedativo, antispasmodico e antidiarroico ma il solo uso che consiglio, è quello di annusarlo.Chi desidera compire viaggi dentro i propri abissi interiori, desideri avere una guida per non perdersi nei tortuosi meandri psichici della propria persona, può rivolgersi al Narciso, chiedendo d'essere accompagnato e protetto in questo arduo compito. Per tale ricerca, consiglio porsi a meditare in mezzo a piante fiorite di Narciso, chiedendo aiuto e protezione allo Spirito della pianta. Meglio evitare l'olio essenziale di Narciso o incensi con questa fragranza, poiché quasi nella totalità dei casi, si tratta di prodotti di sintesi chimica, non naturali.

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Il Tiglio

Per come li vedo, gli alberi sono diversi da come appaiono comunemente alla maggior parte delle persone, poiché spesso li intendo come Angeli. Un grande spirito di Angelo Custode lo percepisco nell'albero di Tiglio. Un Angelo dalla chioma verde, dall'aroma soave, d'indole benevola. Inconsciamente, spesso si usa mettere alberi di Tiglio lungo viali, strade, sentieri; senza ponderare che anche le strade della vita, sono costellate da Angeli, che in silenzio, ma con amorevole presenza, confortano e sostengono lungo le aspre difficoltà del cammino.E' facile trovarli nei parchi e nei giardini, dove i bambini giocano protetti con amore. I Tigli si trovano sempre dove necessitano, pronti a infondere energia di gioia e sicurezza, in silenzio ma sempre presenti, attenti alle necessità umane. La forma delle sue foglie ricorda quella del cuore; impariamo ad aprirgli il nostro cuore, con sincerità e umiltà, lasciando andare le vecchie tensioni e per ricevere rinnovato amore. Il profumo del Tiglio in fiore è dolce e inebriante, gli insetti letteralmente impazziscono, trasformando la chioma dell'albero fiorito, in un fiume di ronzii e infiniti voli roteanti. Col il nettare dei suoi fiori, le api elaborano un miele pregiato, molto ricercato dagli intenditori. Chiudendo gli occhi sotto un tiglio fiorito e ascoltando il ronzio delle centinaia o migliaia d'insetti intenti al lavoro, si può ascoltare il canto della Vita, simile a un prolungato OOOOOMMMMM…………. Le persone che sostano sotto questo soave aroma, specialmente nelle calde sere di giugno, in un primo momento provano un senso di pace e poi un profondo stato di gioia tanto che alla fine diventa difficile distaccarsi dal luogo. Il Tiglio è una pianta Gioviale; rappresenta i principi che donano fiducia nella vita, la Fede nel suo significato più puro, gli ideali e i valori delle persone, la ricerca e il ritrovamento del senso personale della vita. Simboleggia pure le forze di crescita che danno impulso alla vita, stimolando la maturazione individuale, lo sviluppo della personalità, l'ampliamento di vedute. Tutte le parti della pianta contengono diverse sostanze curative, la più usata sono i fiori con o senza brattee. Si tratta di un rimedio blando, che agisce beneficamente su tutti i disturbi dovuti a strapazzo nervoso, depressione, insonnia, contrazioni spastiche, per la prevenzione o moderazione del diabete e ipertensione, possiede una spiccata proprietà sudatoria. Non meno efficace è il suo potere di lenire la tosse, emolliente nei catarri delle vie respiratorie. Aumenta le urine e calma le coliche alle reni. L'infuso si prepara mettendo un cucchiaio di fiori per ogni tazza d'acqua calda, cinque minuti d'infusione con coperchio, si bevono due o tre tazze, secondo il bisogno.

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Rivolgiamoci al Tiglio, quando le fatiche che comportano la vita, esauriscono le nostre energie e ci rendono ansiosi, nervosi. Un prolungato stato di tensione, abbassa le difese naturali che il nostro corpo possiede, facilitando il proliferale di gravi malattie. Ogni tanto, concediamoci del tempo tutto nostro e ritiriamoci per un po' dai caotici ritmi della comune vita di tutti i giorni. Impariamo ad aprirci intimamente con l'Angelo – Tiglio abbracciandolo, egli ci risponderà subito, perché era da tanto che ci aspettava.

La Betulla

Una giornata limpida e serena, fa caldo e da circa un'ora mi sono tolto la giacca poiché mi faceva sudare. Indossando la sola camicia, sento i movimenti meno impacciati, mentre l'aria tiepida mi tonifica il corpo.Mi fermo per gustare a pieno il senso di beatitudine che il sano momento mi dona. Lascio che i miei pensieri siano ammorbiditi dalle bellezze che scaturiscono da ogni parte. Lentamente mi guardo intorno, nell'intento di gustare integralmente le gioie offerte dallo sazio in cui mi trovo. A una certa distanza davanti a me, osservo un gruppo di candidi esseri, sono linde, immacolate, le Betulle, spose del bosco. Una macchia di giovani alberi dall'esile apparenza che però, attraverso una delicata eleganza, sono in grado di esprimere un portamento regale. Per niente austero, come invece fanno i superbi ma gioviale, come sanno essere i generosi d'animo. Approfitto sempre delle imprevedibili situazioni che spesso mi offre il bosco, lentamente mi porto in mezzo a loro, stendo la giacca per terra e mi siedo comodo. Chiudo gli occhi e mi lascio scivolare in un dolce sogno. Fin da subito, la sensazione è quella di trovarmi bene in mezzo a queste meravigliose spose in abito bianco, allegre e un pochino civettuole. Trasportato dalla tiepida aria, mi giunge un sommesso canto femminile, dolce come una ninna nanna, la quale m'incanta e m'induce il pensiero a diventar leggero come i sogni.L e percepisco vicine le giovani Spose, con le loro chiome scompigliate al vento. Odo l'alito leggero di giocosi girotondi, di canti e aggraziati movimenti. La forte energia femminile del momento tocca ogni cosa ed espande qualità di tolleranza, tenacia, allegria e gioia di vivere. Alla nascita, le Betulle portano un vestito scuro, rossiccio che cambieranno in un momento più maturo, dove diventeranno spose. Durante l'inverno, quando copiosa cade la neve, può succedere che qualche Betulla venga piegata dal peso fino a toccare terra. Allora accade che il violento gelo le

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Il Tiglio

Per come li vedo, gli alberi sono diversi da come appaiono comunemente alla maggior parte delle persone, poiché spesso li intendo come Angeli. Un grande spirito di Angelo Custode lo percepisco nell'albero di Tiglio. Un Angelo dalla chioma verde, dall'aroma soave, d'indole benevola. Inconsciamente, spesso si usa mettere alberi di Tiglio lungo viali, strade, sentieri; senza ponderare che anche le strade della vita, sono costellate da Angeli, che in silenzio, ma con amorevole presenza, confortano e sostengono lungo le aspre difficoltà del cammino.E' facile trovarli nei parchi e nei giardini, dove i bambini giocano protetti con amore. I Tigli si trovano sempre dove necessitano, pronti a infondere energia di gioia e sicurezza, in silenzio ma sempre presenti, attenti alle necessità umane. La forma delle sue foglie ricorda quella del cuore; impariamo ad aprirgli il nostro cuore, con sincerità e umiltà, lasciando andare le vecchie tensioni e per ricevere rinnovato amore. Il profumo del Tiglio in fiore è dolce e inebriante, gli insetti letteralmente impazziscono, trasformando la chioma dell'albero fiorito, in un fiume di ronzii e infiniti voli roteanti. Col il nettare dei suoi fiori, le api elaborano un miele pregiato, molto ricercato dagli intenditori. Chiudendo gli occhi sotto un tiglio fiorito e ascoltando il ronzio delle centinaia o migliaia d'insetti intenti al lavoro, si può ascoltare il canto della Vita, simile a un prolungato OOOOOMMMMM…………. Le persone che sostano sotto questo soave aroma, specialmente nelle calde sere di giugno, in un primo momento provano un senso di pace e poi un profondo stato di gioia tanto che alla fine diventa difficile distaccarsi dal luogo. Il Tiglio è una pianta Gioviale; rappresenta i principi che donano fiducia nella vita, la Fede nel suo significato più puro, gli ideali e i valori delle persone, la ricerca e il ritrovamento del senso personale della vita. Simboleggia pure le forze di crescita che danno impulso alla vita, stimolando la maturazione individuale, lo sviluppo della personalità, l'ampliamento di vedute. Tutte le parti della pianta contengono diverse sostanze curative, la più usata sono i fiori con o senza brattee. Si tratta di un rimedio blando, che agisce beneficamente su tutti i disturbi dovuti a strapazzo nervoso, depressione, insonnia, contrazioni spastiche, per la prevenzione o moderazione del diabete e ipertensione, possiede una spiccata proprietà sudatoria. Non meno efficace è il suo potere di lenire la tosse, emolliente nei catarri delle vie respiratorie. Aumenta le urine e calma le coliche alle reni. L'infuso si prepara mettendo un cucchiaio di fiori per ogni tazza d'acqua calda, cinque minuti d'infusione con coperchio, si bevono due o tre tazze, secondo il bisogno.

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Rivolgiamoci al Tiglio, quando le fatiche che comportano la vita, esauriscono le nostre energie e ci rendono ansiosi, nervosi. Un prolungato stato di tensione, abbassa le difese naturali che il nostro corpo possiede, facilitando il proliferale di gravi malattie. Ogni tanto, concediamoci del tempo tutto nostro e ritiriamoci per un po' dai caotici ritmi della comune vita di tutti i giorni. Impariamo ad aprirci intimamente con l'Angelo – Tiglio abbracciandolo, egli ci risponderà subito, perché era da tanto che ci aspettava.

La Betulla

Una giornata limpida e serena, fa caldo e da circa un'ora mi sono tolto la giacca poiché mi faceva sudare. Indossando la sola camicia, sento i movimenti meno impacciati, mentre l'aria tiepida mi tonifica il corpo.Mi fermo per gustare a pieno il senso di beatitudine che il sano momento mi dona. Lascio che i miei pensieri siano ammorbiditi dalle bellezze che scaturiscono da ogni parte. Lentamente mi guardo intorno, nell'intento di gustare integralmente le gioie offerte dallo sazio in cui mi trovo. A una certa distanza davanti a me, osservo un gruppo di candidi esseri, sono linde, immacolate, le Betulle, spose del bosco. Una macchia di giovani alberi dall'esile apparenza che però, attraverso una delicata eleganza, sono in grado di esprimere un portamento regale. Per niente austero, come invece fanno i superbi ma gioviale, come sanno essere i generosi d'animo. Approfitto sempre delle imprevedibili situazioni che spesso mi offre il bosco, lentamente mi porto in mezzo a loro, stendo la giacca per terra e mi siedo comodo. Chiudo gli occhi e mi lascio scivolare in un dolce sogno. Fin da subito, la sensazione è quella di trovarmi bene in mezzo a queste meravigliose spose in abito bianco, allegre e un pochino civettuole. Trasportato dalla tiepida aria, mi giunge un sommesso canto femminile, dolce come una ninna nanna, la quale m'incanta e m'induce il pensiero a diventar leggero come i sogni.L e percepisco vicine le giovani Spose, con le loro chiome scompigliate al vento. Odo l'alito leggero di giocosi girotondi, di canti e aggraziati movimenti. La forte energia femminile del momento tocca ogni cosa ed espande qualità di tolleranza, tenacia, allegria e gioia di vivere. Alla nascita, le Betulle portano un vestito scuro, rossiccio che cambieranno in un momento più maturo, dove diventeranno spose. Durante l'inverno, quando copiosa cade la neve, può succedere che qualche Betulla venga piegata dal peso fino a toccare terra. Allora accade che il violento gelo le

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imprigioni a sé, bloccandole per la chioma. Saranno costrette dalla brutalità a rimanere inginocchiate per tutto l'inverno. Il violento non capisce che la flessibilità femminile le permetterà di resistere senza spezzarsi, come invece succede ai rigidi e maschili Pini. Con i primi caldi della Primavera, la violenza si scioglie inesorabilmente e la Betulla, lenta, lenta, si raddrizzerà nuovamente, assumendo la sua naturale posizione retta. Con la nuova stagione mite, è una delle prime piante a emettere tenere foglie verdi, esortando il bosco al risveglio. In autunno invece, è nuovamente una delle prime ad addobbarsi la chioma con sgargianti ghirlande, dai colori presi all'arcobaleno.Sempre pronta a esprimere la propria femminilità, attraverso la spensieratezza con cui si trucca la chioma di tinte sgargianti, ma anche attraverso la saggezza, la perspicacia, la tolleranza che esprimono gli esseri di natura buona. Le grandi virtù della Betulla, stanno nella capacità di trasmettere perseveranza, costanza, adattabilità, ma anche allegria e gioia di vivere. Pianta adatta a chi si sente sopraffare dallo smarrimento o dalla insicurezza. La Betulla, la sposa vestita di bianco, offre sempre rifugio e protezione, con ferma dolcezza supporterà chi chiederà aiuto.Per avvicinarsi nella maniera giusta alla Betulla è necessario essere sinceri e leali, prima di tutto verso se stessi e poi verso gli altri. Avere fiducia in quelle espressioni che in un primo momento possono sembrare troppo semplici ma che poi, si potrebbero rivelare fonte di grande ricchezza. Buona abitudine è portare indosso monili fatti con il legno o parti di Betulla; passeggiare in boschi di Betulle, oppure sedersi in meditazione sotto di esse, evocando protezione. In tempi non molto lontani, durante il periodo di tardo autunno, gli uomini della montagna raccoglievano e legavano in mazzi i giovani rami di Betulla che terminando in fitte e sottili diramazioni, diventavano ottime ramazze per scopare la casa, il cortile, la stalla. Con il suo legno erano costruite le stoviglie di un tempo: piatti e scodelle, cucchiai e spatole, mattarelli e pestelli ma anche zoccoli e suole per “sgalmere”. Generosamente le Spose Betulle accudivano le case e le necessità familiari, compiendo i lavori più umili. L'amore che la Betulla porta alle persone, si esprime attraverso i doni divini che essa racchiude dentro di se. Tutti possono usufruire dei suoi benefici salutari, poiché ogni parte di essa contiene sostanze medicamentose.

Con le giovani foglie raccolte in primavera, si fanno infusi per togliere gli acidi urici accumulati. Sciatiche, sciatalgie, reumatismi e dolori, troveranno giovamento con l'infuso di foglie primaverili di Betulla. A questo scopo si prepara un decotto facendo bollire per cinque minuti in un litro abbondante d'acqua e dopo averla tolta dal fuoco, aggiungere quattro o cinque cucchiai di foglie (secche o fresche, dipende dalla stagione) vanno lasciate in infusione coperta per sei ore. Il decotto si beve a bichieri durante la giornata, lontano dai pasti. Con le gemme raccolte durante l'inverno, essiccate e poi contuse, si prepara un

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decotto che ha la proprietà di promuovere la secrezione biliare, facilitando l'assimilazione dei grassi.Il decotto si prepara come quello delle foglie, solamente che la quantità d'acqua è di tre tazze, in verrà posto un cucchiaio scarso di gemme (secche o fresche, dipende dalla stagione) e lasciate in infusione coperta per quindici minuti; Il decotto si beve mezzora dopo i tre pasti principali. Sia la corteccia che il legno colti nel tardo autunno, danno per distillazione a secco un catrame, (Olio di Betulla). Questa lavorazione è piuttosto laboriosa ed è meglio comperare il prodotto già fatto. Il catrame di Betulla possiede spiccate proprietà antisettiche e cicatrizzanti, usato per curare ulcere, piaghe e affezioni cutanee purulente. Il carbone del suo legno combusto e finemente polverizzato, possiede preziose qualità assorbenti, antisettiche, sfiammanti, usato nelle affezioni gastrointestinali, meteorismo, fermentazioni anomale, avvelenamenti. Tra la gente delle nostre montagne, in primavera e durante il periodo di luna crescente, era usanza recidere alcuni giovani rami, da cui in breve colava abbondante una linfa chiara e opaca. Il liquido colante finiva in una bottiglia legata al ramo tagliato e introdotto nel contenitore.La linfa così raccolta non aveva una lunga durata organolettica e doveva essere usata in breve tempo. Si beveva a bicchieri durante la giornata e lontano dai pasti, come cura depurativa primaverile o per sciogliere i calcoli renali.Ultimamente ho visto nelle Erboristerie vendere la Linfa di Betulla, stabilizzata con sterilizzazione.

Nella Betulla sono impresse le qualità che il segno astrologico di Venere che espande energie benevoli che rappresentano la bellezza estetica, la femminilità e la sessualità in tutta la sua espressione migliore. Venere influisce sull'addome, sulle reni, sul timo, sulla circolazione del sangue venoso, sulle ghiandole linfatiche, sul seno, sul chilo della digestione intestinale, sulla diuresi, sulla fermentazione, sulla fecondazione, sugli organi generatori interni, sulla maternità, sul seme, sul periodo di remissione della febbre. Leggenda del Nord Europa: In un tempo ormai tanto lontano, successe che in un giorno in cui si stava prospettando un brutto temporale, un contadino vide una vecchia che non era del luogo. La donna stava dormendo sotto un albero e sembrava non accorgersi della imminente tempesta che stava per arrivare. Preoccupato, il buon uomo la svegliò perché si mettesse al riparo e vedendo che aveva gli arti deformati dai dolori, la invitò ad entare nella propria casa. Fuori infuriava tremenda la bufera che in breve tempo si placò e ritornò il sereno. A quel punto, anche la povera donna decise di uscire per riprendere la propria strada, però prima di lasciare la casa, si rivolse all'uomo: - Sei una brava persona e per questo ti ringrazio. Ricordati che se per qualsiasi motivo, ti trovassi lontano dal paese e dai tuoi cari e la loro lontananza ti facesse tanto male, cerca una Betulla contorta, bussa sul suo tronco e domanda: ” La contorta è in casa?”-.

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imprigioni a sé, bloccandole per la chioma. Saranno costrette dalla brutalità a rimanere inginocchiate per tutto l'inverno. Il violento non capisce che la flessibilità femminile le permetterà di resistere senza spezzarsi, come invece succede ai rigidi e maschili Pini. Con i primi caldi della Primavera, la violenza si scioglie inesorabilmente e la Betulla, lenta, lenta, si raddrizzerà nuovamente, assumendo la sua naturale posizione retta. Con la nuova stagione mite, è una delle prime piante a emettere tenere foglie verdi, esortando il bosco al risveglio. In autunno invece, è nuovamente una delle prime ad addobbarsi la chioma con sgargianti ghirlande, dai colori presi all'arcobaleno.Sempre pronta a esprimere la propria femminilità, attraverso la spensieratezza con cui si trucca la chioma di tinte sgargianti, ma anche attraverso la saggezza, la perspicacia, la tolleranza che esprimono gli esseri di natura buona. Le grandi virtù della Betulla, stanno nella capacità di trasmettere perseveranza, costanza, adattabilità, ma anche allegria e gioia di vivere. Pianta adatta a chi si sente sopraffare dallo smarrimento o dalla insicurezza. La Betulla, la sposa vestita di bianco, offre sempre rifugio e protezione, con ferma dolcezza supporterà chi chiederà aiuto.Per avvicinarsi nella maniera giusta alla Betulla è necessario essere sinceri e leali, prima di tutto verso se stessi e poi verso gli altri. Avere fiducia in quelle espressioni che in un primo momento possono sembrare troppo semplici ma che poi, si potrebbero rivelare fonte di grande ricchezza. Buona abitudine è portare indosso monili fatti con il legno o parti di Betulla; passeggiare in boschi di Betulle, oppure sedersi in meditazione sotto di esse, evocando protezione. In tempi non molto lontani, durante il periodo di tardo autunno, gli uomini della montagna raccoglievano e legavano in mazzi i giovani rami di Betulla che terminando in fitte e sottili diramazioni, diventavano ottime ramazze per scopare la casa, il cortile, la stalla. Con il suo legno erano costruite le stoviglie di un tempo: piatti e scodelle, cucchiai e spatole, mattarelli e pestelli ma anche zoccoli e suole per “sgalmere”. Generosamente le Spose Betulle accudivano le case e le necessità familiari, compiendo i lavori più umili. L'amore che la Betulla porta alle persone, si esprime attraverso i doni divini che essa racchiude dentro di se. Tutti possono usufruire dei suoi benefici salutari, poiché ogni parte di essa contiene sostanze medicamentose.

Con le giovani foglie raccolte in primavera, si fanno infusi per togliere gli acidi urici accumulati. Sciatiche, sciatalgie, reumatismi e dolori, troveranno giovamento con l'infuso di foglie primaverili di Betulla. A questo scopo si prepara un decotto facendo bollire per cinque minuti in un litro abbondante d'acqua e dopo averla tolta dal fuoco, aggiungere quattro o cinque cucchiai di foglie (secche o fresche, dipende dalla stagione) vanno lasciate in infusione coperta per sei ore. Il decotto si beve a bichieri durante la giornata, lontano dai pasti. Con le gemme raccolte durante l'inverno, essiccate e poi contuse, si prepara un

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decotto che ha la proprietà di promuovere la secrezione biliare, facilitando l'assimilazione dei grassi.Il decotto si prepara come quello delle foglie, solamente che la quantità d'acqua è di tre tazze, in verrà posto un cucchiaio scarso di gemme (secche o fresche, dipende dalla stagione) e lasciate in infusione coperta per quindici minuti; Il decotto si beve mezzora dopo i tre pasti principali. Sia la corteccia che il legno colti nel tardo autunno, danno per distillazione a secco un catrame, (Olio di Betulla). Questa lavorazione è piuttosto laboriosa ed è meglio comperare il prodotto già fatto. Il catrame di Betulla possiede spiccate proprietà antisettiche e cicatrizzanti, usato per curare ulcere, piaghe e affezioni cutanee purulente. Il carbone del suo legno combusto e finemente polverizzato, possiede preziose qualità assorbenti, antisettiche, sfiammanti, usato nelle affezioni gastrointestinali, meteorismo, fermentazioni anomale, avvelenamenti. Tra la gente delle nostre montagne, in primavera e durante il periodo di luna crescente, era usanza recidere alcuni giovani rami, da cui in breve colava abbondante una linfa chiara e opaca. Il liquido colante finiva in una bottiglia legata al ramo tagliato e introdotto nel contenitore.La linfa così raccolta non aveva una lunga durata organolettica e doveva essere usata in breve tempo. Si beveva a bicchieri durante la giornata e lontano dai pasti, come cura depurativa primaverile o per sciogliere i calcoli renali.Ultimamente ho visto nelle Erboristerie vendere la Linfa di Betulla, stabilizzata con sterilizzazione.

Nella Betulla sono impresse le qualità che il segno astrologico di Venere che espande energie benevoli che rappresentano la bellezza estetica, la femminilità e la sessualità in tutta la sua espressione migliore. Venere influisce sull'addome, sulle reni, sul timo, sulla circolazione del sangue venoso, sulle ghiandole linfatiche, sul seno, sul chilo della digestione intestinale, sulla diuresi, sulla fermentazione, sulla fecondazione, sugli organi generatori interni, sulla maternità, sul seme, sul periodo di remissione della febbre. Leggenda del Nord Europa: In un tempo ormai tanto lontano, successe che in un giorno in cui si stava prospettando un brutto temporale, un contadino vide una vecchia che non era del luogo. La donna stava dormendo sotto un albero e sembrava non accorgersi della imminente tempesta che stava per arrivare. Preoccupato, il buon uomo la svegliò perché si mettesse al riparo e vedendo che aveva gli arti deformati dai dolori, la invitò ad entare nella propria casa. Fuori infuriava tremenda la bufera che in breve tempo si placò e ritornò il sereno. A quel punto, anche la povera donna decise di uscire per riprendere la propria strada, però prima di lasciare la casa, si rivolse all'uomo: - Sei una brava persona e per questo ti ringrazio. Ricordati che se per qualsiasi motivo, ti trovassi lontano dal paese e dai tuoi cari e la loro lontananza ti facesse tanto male, cerca una Betulla contorta, bussa sul suo tronco e domanda: ” La contorta è in casa?”-.

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Trascorse molto tempo dopo quel fatto, tanto che il brav'uomo se l'era anche dimenticato. Spesso gli uomini fanno cose che non dovrebbero fare, come le guerre, però studiando la loro storia, sembra che non ne possano fare a meno. Vi fu una nuova guerra e il contadino fu chiamato alle armi, spedito a combattere in una terra lontana e straniera. Tutti i giorni vedeva amici cadere e pensava che una volta o l'altra sarebbe successo anche a lui. Non era questa paura quella che lo faceva soffrire maggiormente ma la lontananza dalla sposa e dai figli. Immaginava i campi invasi dalle erbacce e gli animali abbandonati e senza cure. Un giorno che stranamente le battaglie sembravano essersi calmate, stava camminando in un boschetto con il cuore colmo di nostalgia. Assorto nel suo dolore, non si accorse di dove fosse ma improvvisamente si trovò davanti il tronco di una vecchia Betulla contorta. In quel momento gli vennero in mente le parole dette dalla straniera tanto tempo prima. Si avvicinò al rugoso tronco e bussò ripetendo le parole che aveva sentito dire. Subito dopo apparve la vecchia donna che aveva aiutato tanto tempo prima, la quale lo toccò sulla fronte con un dito e lui perse immediatamente coscienza. Si svegliò sul luogo non lontano da casa, dove aveva trovata addormentata l'anziana deforme e con gioia vide in lontananza la dolce casa che lo stava spettando.

Lo Sparviero

Quanta forza di vita gira nell'aria di questa serena giornata di Primavera. Nei prati dei pascoli intorno alla Malga di Anterivo, percepisco ovunque l'impeto dello sbocciare della vita: nell'aria, nel sole, nel vento, nel canto degli uccelli, nello scorrere dell'acqua, in ogni cellula del mio corpo. Sensazione forte che diventa tangibile presenza, carica di entusiasmo per il rinnovamento, mentre la spinta della procreazione, colma ogni cosa di sensualità. Il maschile e il femminile si compenetrano, riempiendosi di Nuovo. Attesi colori riempiono gli occhi, profumi caldi di aspettative colmano l'olfatto. Premurosi tasselli del grande mosaico delle stagioni che sono in grado di anticipare attraverso il presente, ciò che saranno in futuro. Tutto l'insieme di queste meraviglie, esprimono la Perfezione che si trova nella Natura, frutto offerto incondizionatamente dall'Amore Divino. Interamente il mio essere sente di partecipare a questa espressione di totalità, colmandomi di gioia d'esistere qui, in questo momento. Improvvisamente, il volo rasente di un magnifico esemplare di Sparviero, mi distoglie bruscamente dalle dolci sensazioni che stavo assaporando, vira alla mia altezza e va ad appollaiarsi su un basso ramo di Larice.

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Sono sempre affascinato dagli uccelli rapaci, per la maestria del loro silenzioso volo che senza apparente fatica, sono in grado di salire le correnti dell'aria, arrivando fin dove nessuno osa. Il lento e costante roteare che li fa salire con leggerezza, simboleggia la Spirito puro che tutti portiamo dentro e che il vero scopo dell'esistenza, è quello di innalzarci verso mete meno materiali di quelle terrene.Sono creature dell'aria e quando si fanno vedere, stanno alte nel cielo, intente a osservarci nel loro lento e silenzioso volo circolare, a spirale, come lo sono i cicli del rinnovamento. Sono rare le volte in cui mi sono trovato molto vicino a un rapace e ogni volta, provo una intensa sensazione che in un primo momento mi lascia un po' sbigottito. Rimango fermo a osservare, con l'intento di comprendere le dinamiche di questo per me insolito fatto. Vedo il rapace fermo ma per niente sereno, percepisco il suo nervosismo e anche la paura che sta provando. Nelle vicinanze distinguo piccoli uccellini di bosco dalle dimensioni di un passerotto che incessantemente emettono suoni rauchi e gutturali. Stanno attenti, concentrati sul rapace che non smettono di fissare un istante. Ogni tanto, uno di loro si lancia in picchiata come un piccolo proiettile, andando a puntare dritto lo Sparviero appollaiato, il quale ogni volta è costretto ad abbassare il capo per evitarlo. La scena continua e a turno i piccoli razzi partono in direzione del pericolo, sempre con l'assordante, aspro verso che riempie lo spazio. Con lentezza il grande uccello plana senza battere ala e si sposta su un altro ramo nelle vicinanze. I piccoli non demordono, si spostano anche loro e continuano a bersagliarlo con il proprio corpo. Per i piccoli volatili, lo Sparviero rappresenta un micidiale nemico a caccia di nidi, con l'intento di depredarli. Gli uccellini si sono uniti e messi insieme con la determinazione di difendere il territorio in cui si trovano e i propri nidi. Il grosso rapace possiede la forza fisica per ucciderli, ma la disperazione li ha uniti, infondendo nei piccoli esseri, una determinazione talmente forte da renderli molto pericolosi. Il gigante è cosciente che qualora fosse ferito a un occhio, per lui sarebbe la morte. La buona vista è una delle sue potenti armi, senza di essa non potrebbe più cacciare e sarebbe la fine per sé e per la propria nidiata. Per questo motivo è molto nervoso e nonostante la sua potenza, è costretto ad abbassare il capo davanti a ogni piccolo essere.Non vi è cattiveria e nemmeno malvagità in ciò che sto vivendo in questo momento. Lo Sparviero non lo fa per il gusto di uccidere, ma per la propria sopravvivenza e per quella della sua specie. E' stato creato per questo, anche per contenere il troppo proliferare di una specie. Oggi potrebbe succedere a un inerme pulcino, ma domani potrebbe toccare a una serpe, che avrebbe divorato pulcini o uova e in questo caso, lo Sparviero avrebbe indirettamente contribuito a salvare le covate. In tutto questo non vi è crudeltà e tanto meno ipocrisia; non succede come negli esseri umani che mascherano le uccisioni chiamandole sport, oppure sopprimono propri simili in nome della giustizia, sapendo che non vi sarà mai Giustizia in un'esecuzione.

19

Trascorse molto tempo dopo quel fatto, tanto che il brav'uomo se l'era anche dimenticato. Spesso gli uomini fanno cose che non dovrebbero fare, come le guerre, però studiando la loro storia, sembra che non ne possano fare a meno. Vi fu una nuova guerra e il contadino fu chiamato alle armi, spedito a combattere in una terra lontana e straniera. Tutti i giorni vedeva amici cadere e pensava che una volta o l'altra sarebbe successo anche a lui. Non era questa paura quella che lo faceva soffrire maggiormente ma la lontananza dalla sposa e dai figli. Immaginava i campi invasi dalle erbacce e gli animali abbandonati e senza cure. Un giorno che stranamente le battaglie sembravano essersi calmate, stava camminando in un boschetto con il cuore colmo di nostalgia. Assorto nel suo dolore, non si accorse di dove fosse ma improvvisamente si trovò davanti il tronco di una vecchia Betulla contorta. In quel momento gli vennero in mente le parole dette dalla straniera tanto tempo prima. Si avvicinò al rugoso tronco e bussò ripetendo le parole che aveva sentito dire. Subito dopo apparve la vecchia donna che aveva aiutato tanto tempo prima, la quale lo toccò sulla fronte con un dito e lui perse immediatamente coscienza. Si svegliò sul luogo non lontano da casa, dove aveva trovata addormentata l'anziana deforme e con gioia vide in lontananza la dolce casa che lo stava spettando.

Lo Sparviero

Quanta forza di vita gira nell'aria di questa serena giornata di Primavera. Nei prati dei pascoli intorno alla Malga di Anterivo, percepisco ovunque l'impeto dello sbocciare della vita: nell'aria, nel sole, nel vento, nel canto degli uccelli, nello scorrere dell'acqua, in ogni cellula del mio corpo. Sensazione forte che diventa tangibile presenza, carica di entusiasmo per il rinnovamento, mentre la spinta della procreazione, colma ogni cosa di sensualità. Il maschile e il femminile si compenetrano, riempiendosi di Nuovo. Attesi colori riempiono gli occhi, profumi caldi di aspettative colmano l'olfatto. Premurosi tasselli del grande mosaico delle stagioni che sono in grado di anticipare attraverso il presente, ciò che saranno in futuro. Tutto l'insieme di queste meraviglie, esprimono la Perfezione che si trova nella Natura, frutto offerto incondizionatamente dall'Amore Divino. Interamente il mio essere sente di partecipare a questa espressione di totalità, colmandomi di gioia d'esistere qui, in questo momento. Improvvisamente, il volo rasente di un magnifico esemplare di Sparviero, mi distoglie bruscamente dalle dolci sensazioni che stavo assaporando, vira alla mia altezza e va ad appollaiarsi su un basso ramo di Larice.

18

Sono sempre affascinato dagli uccelli rapaci, per la maestria del loro silenzioso volo che senza apparente fatica, sono in grado di salire le correnti dell'aria, arrivando fin dove nessuno osa. Il lento e costante roteare che li fa salire con leggerezza, simboleggia la Spirito puro che tutti portiamo dentro e che il vero scopo dell'esistenza, è quello di innalzarci verso mete meno materiali di quelle terrene.Sono creature dell'aria e quando si fanno vedere, stanno alte nel cielo, intente a osservarci nel loro lento e silenzioso volo circolare, a spirale, come lo sono i cicli del rinnovamento. Sono rare le volte in cui mi sono trovato molto vicino a un rapace e ogni volta, provo una intensa sensazione che in un primo momento mi lascia un po' sbigottito. Rimango fermo a osservare, con l'intento di comprendere le dinamiche di questo per me insolito fatto. Vedo il rapace fermo ma per niente sereno, percepisco il suo nervosismo e anche la paura che sta provando. Nelle vicinanze distinguo piccoli uccellini di bosco dalle dimensioni di un passerotto che incessantemente emettono suoni rauchi e gutturali. Stanno attenti, concentrati sul rapace che non smettono di fissare un istante. Ogni tanto, uno di loro si lancia in picchiata come un piccolo proiettile, andando a puntare dritto lo Sparviero appollaiato, il quale ogni volta è costretto ad abbassare il capo per evitarlo. La scena continua e a turno i piccoli razzi partono in direzione del pericolo, sempre con l'assordante, aspro verso che riempie lo spazio. Con lentezza il grande uccello plana senza battere ala e si sposta su un altro ramo nelle vicinanze. I piccoli non demordono, si spostano anche loro e continuano a bersagliarlo con il proprio corpo. Per i piccoli volatili, lo Sparviero rappresenta un micidiale nemico a caccia di nidi, con l'intento di depredarli. Gli uccellini si sono uniti e messi insieme con la determinazione di difendere il territorio in cui si trovano e i propri nidi. Il grosso rapace possiede la forza fisica per ucciderli, ma la disperazione li ha uniti, infondendo nei piccoli esseri, una determinazione talmente forte da renderli molto pericolosi. Il gigante è cosciente che qualora fosse ferito a un occhio, per lui sarebbe la morte. La buona vista è una delle sue potenti armi, senza di essa non potrebbe più cacciare e sarebbe la fine per sé e per la propria nidiata. Per questo motivo è molto nervoso e nonostante la sua potenza, è costretto ad abbassare il capo davanti a ogni piccolo essere.Non vi è cattiveria e nemmeno malvagità in ciò che sto vivendo in questo momento. Lo Sparviero non lo fa per il gusto di uccidere, ma per la propria sopravvivenza e per quella della sua specie. E' stato creato per questo, anche per contenere il troppo proliferare di una specie. Oggi potrebbe succedere a un inerme pulcino, ma domani potrebbe toccare a una serpe, che avrebbe divorato pulcini o uova e in questo caso, lo Sparviero avrebbe indirettamente contribuito a salvare le covate. In tutto questo non vi è crudeltà e tanto meno ipocrisia; non succede come negli esseri umani che mascherano le uccisioni chiamandole sport, oppure sopprimono propri simili in nome della giustizia, sapendo che non vi sarà mai Giustizia in un'esecuzione.

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Fanno le guerre per realizzare la pace, sapendo che nessuna strage l'ha mai portata. Lo Sparviero si allontana di ramo in ramo e alla fine planando, si alza perdendosi nel cielo lontano. Gli uccelletti ritornano al loro gioioso canto, ogn'uno al proprio nido. Anch'io mi allontano con un sereno sorriso sul volto e il cuore contento per aver partecipato e ricevuto un grande insegnamento. Piccoli esseri, deboli e indifesi singolarmente, uniti da un nobile intento, possono diventare una grande forza incontrastata. Questa è la meravigliosa espressione dell'Essenza che si trova negli esseri viventi, indipendentemente dalla specie o dal regno d'appartenenza.Gli esseri umani si comportano nella stessa maniera e molte volte nella storia della loro esistenza, crudeli tiranni sono stati allontanati da piccoli e anonimi esseri umani, uniti in ideali di libertà.

SOLSTIZIO D'ESTATE

Estate

Inizia con il Solstizio estivo, il 21 Giugno e termina con la fine dello stesso, il 21 Settembre. L'estate è la stagione della maturità! Il grano, per importanza è il primo raccolto, seguirà poi tutti gli altri prodotti estivi; è la stagione in cui il caldo esprime tutta la sua potenza. Il caldo dilata ed espande ogni cosa: dalla solida materia fino alla sottile energia. Nei momenti più infuocati del giorno, le attività motorie sono ridotte all'essenziale, per essere riprese pienamente nelle ore fresche della sera e poi del mattino; il resto della giornata rimane ferma. Nella staticità il caldo si appiccica sui corpi e porta in superficie, dall'interno all'esterno, gli umori nocivi accumulati. Nel costante bagno di calore, il fisico si lava, purifica, cura, rinnova. Anche l'alimentazione si riduce poiché le energie vitali si dilatano e acquistano forza nell'espansione. In questa stagione la natura è forte, le attività fisiche sono ridotte al minimo per dare spazio al riposo, alla meditazione, al ringraziamento e chi ne è ancora capace, al dolce ozio. La particolarità di ridurre le attività fisiche sono tipiche per entrambi i Solstizi: quello estivo e quello invernale, con la differenza che il primo espande verso l'esterno;

20

mentre il secondo contrae verso l'interno.Nell'allegoria delle stagioni della vita, l'Estate rappresenta la maturità dell'individuo che uscito dal dinamico periodo giovanile, entra in quello più stabile della maturità. Diventa il periodo in cui si possono assaporare i frutti seminati nella stagione antecedente e piantarne di nuovi, per quella successiva. Si possono gustare con piacere i frutti degli alberi piantati dal nonno e dal padre, preparandone a sua volta di nuovi, per contribuire alla prosperità dei propri figli e nipoti.E' tempo in cui è possibile trarre delle valutazioni sul personale operato: valutare se i propri germogli sono cresciuti, poiché è dalla loro formazione che si può dedurre se si è stati bravi seminatori; considerando che si possono trarre grandi insegnamenti dagli errori fatti. Assaggiando di persona il raccolto si capirà che i frutti aspri serviranno per lavare la bocca impastata da quelli troppo dolci ma anche viceversa. In questa maniera non vi sarà nulla da buttare o amari rimpianti da scordare, poiché ogni frutto ha la sua ragione d'esistere. In Estate la natura è pronta e riempie di maturità, ricchezza, indispensabili per affrontare le stagioni a seguire. Nello zodiaco, questa stagione è caratterizzata dalla presenza di: Cancro, Leone, Vergine. Inizia con la materna assistenza dell'energia femminile del Cancro, il quale culla e protegge la vita per mezzo dell'acqua; l'accresce in virtù della forza ciclica della Luna che vi dimora. Nel mezzo della stagione si trova il Sole, energia maschile, diretta e violenta nell'espressione irruente, invece nell'aspetto ponderato, è portatore di vita e di purificazione attraverso il fuoco. Verso la fine del periodo si trova la Vergine, terra di maturità e di nuovo raccolto, dove la meticolosa energia femminile, divide il maturo dal marcio: l'utile dal dannoso. Mercurio che vi dimora, si manifesta come energia ermafrodita e conferisce scaltrezza e dinamicità.

Il Frassino

Il comportamento dell'albero di Frassino mi ricorda molto quello umano, poiché preferisce prosperare preferibilmente in comunità, piccole o grandi che siano, ma pur sempre in gruppo. Difficilmente s'incontra una singola pianta, sola e sparuta nel mezzo di uno spazio libero. Per la facilità che ha di figliare per germinazione della radice, è facile vederlo formare Frassinetti, boschi piccoli o grandi, siepi o filari di sentieri ma sempre, preferibilmente in compagnia di suoi simili.Un'altra caratteristica che lo assimila al comportamento umano sta nel fatto che spesso sotto una rude scorza, nasconde un'anima divina, che non sempre riesce ad esprimere spontaneamente.

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Fanno le guerre per realizzare la pace, sapendo che nessuna strage l'ha mai portata. Lo Sparviero si allontana di ramo in ramo e alla fine planando, si alza perdendosi nel cielo lontano. Gli uccelletti ritornano al loro gioioso canto, ogn'uno al proprio nido. Anch'io mi allontano con un sereno sorriso sul volto e il cuore contento per aver partecipato e ricevuto un grande insegnamento. Piccoli esseri, deboli e indifesi singolarmente, uniti da un nobile intento, possono diventare una grande forza incontrastata. Questa è la meravigliosa espressione dell'Essenza che si trova negli esseri viventi, indipendentemente dalla specie o dal regno d'appartenenza.Gli esseri umani si comportano nella stessa maniera e molte volte nella storia della loro esistenza, crudeli tiranni sono stati allontanati da piccoli e anonimi esseri umani, uniti in ideali di libertà.

SOLSTIZIO D'ESTATE

Estate

Inizia con il Solstizio estivo, il 21 Giugno e termina con la fine dello stesso, il 21 Settembre. L'estate è la stagione della maturità! Il grano, per importanza è il primo raccolto, seguirà poi tutti gli altri prodotti estivi; è la stagione in cui il caldo esprime tutta la sua potenza. Il caldo dilata ed espande ogni cosa: dalla solida materia fino alla sottile energia. Nei momenti più infuocati del giorno, le attività motorie sono ridotte all'essenziale, per essere riprese pienamente nelle ore fresche della sera e poi del mattino; il resto della giornata rimane ferma. Nella staticità il caldo si appiccica sui corpi e porta in superficie, dall'interno all'esterno, gli umori nocivi accumulati. Nel costante bagno di calore, il fisico si lava, purifica, cura, rinnova. Anche l'alimentazione si riduce poiché le energie vitali si dilatano e acquistano forza nell'espansione. In questa stagione la natura è forte, le attività fisiche sono ridotte al minimo per dare spazio al riposo, alla meditazione, al ringraziamento e chi ne è ancora capace, al dolce ozio. La particolarità di ridurre le attività fisiche sono tipiche per entrambi i Solstizi: quello estivo e quello invernale, con la differenza che il primo espande verso l'esterno;

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mentre il secondo contrae verso l'interno.Nell'allegoria delle stagioni della vita, l'Estate rappresenta la maturità dell'individuo che uscito dal dinamico periodo giovanile, entra in quello più stabile della maturità. Diventa il periodo in cui si possono assaporare i frutti seminati nella stagione antecedente e piantarne di nuovi, per quella successiva. Si possono gustare con piacere i frutti degli alberi piantati dal nonno e dal padre, preparandone a sua volta di nuovi, per contribuire alla prosperità dei propri figli e nipoti.E' tempo in cui è possibile trarre delle valutazioni sul personale operato: valutare se i propri germogli sono cresciuti, poiché è dalla loro formazione che si può dedurre se si è stati bravi seminatori; considerando che si possono trarre grandi insegnamenti dagli errori fatti. Assaggiando di persona il raccolto si capirà che i frutti aspri serviranno per lavare la bocca impastata da quelli troppo dolci ma anche viceversa. In questa maniera non vi sarà nulla da buttare o amari rimpianti da scordare, poiché ogni frutto ha la sua ragione d'esistere. In Estate la natura è pronta e riempie di maturità, ricchezza, indispensabili per affrontare le stagioni a seguire. Nello zodiaco, questa stagione è caratterizzata dalla presenza di: Cancro, Leone, Vergine. Inizia con la materna assistenza dell'energia femminile del Cancro, il quale culla e protegge la vita per mezzo dell'acqua; l'accresce in virtù della forza ciclica della Luna che vi dimora. Nel mezzo della stagione si trova il Sole, energia maschile, diretta e violenta nell'espressione irruente, invece nell'aspetto ponderato, è portatore di vita e di purificazione attraverso il fuoco. Verso la fine del periodo si trova la Vergine, terra di maturità e di nuovo raccolto, dove la meticolosa energia femminile, divide il maturo dal marcio: l'utile dal dannoso. Mercurio che vi dimora, si manifesta come energia ermafrodita e conferisce scaltrezza e dinamicità.

Il Frassino

Il comportamento dell'albero di Frassino mi ricorda molto quello umano, poiché preferisce prosperare preferibilmente in comunità, piccole o grandi che siano, ma pur sempre in gruppo. Difficilmente s'incontra una singola pianta, sola e sparuta nel mezzo di uno spazio libero. Per la facilità che ha di figliare per germinazione della radice, è facile vederlo formare Frassinetti, boschi piccoli o grandi, siepi o filari di sentieri ma sempre, preferibilmente in compagnia di suoi simili.Un'altra caratteristica che lo assimila al comportamento umano sta nel fatto che spesso sotto una rude scorza, nasconde un'anima divina, che non sempre riesce ad esprimere spontaneamente.

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Come gli umani, il Frassino è una pianta robusta e resistente, con la capacità di adattarsi a climi diversi. Agevolmente vive sia al caldo sia al freddo e al gelo; al mare che sulla montagna; nella pianura e sulla collina; sopra le arride rocce o nell'umido terreno.Anche la sua struttura si adatta alle condizioni del luogo in cui cresce, così si vedranno piante di statura nana nei luoghi impervi e scarsi di buon terreno, mentre in quelli prosperosi, diventare esseri giganteschi. Con il passare del tempo, la sua liscia scorza s'inspessisce e diventa rugosa, racchiudendo nel suo cuore, dolci doni da condividere con gli altri. In piena estate, in ristrette zone della Calabria e della Sicilia, incidono la sua corteccia per farne uscire una liquida linfa giallognola, dal dolce sapore di miele. Esposta all'aria che l'asciuga, la linfa si rapprende formando solide “stallatiti” attaccate ai bordi delle incisioni. Sono raccolte e frantumate, commercializzate con il nome di Manna. Il suo nome è uguale il cibo divino che nei racconti biblici, nel deserto del Sinai scese dal cielo per volontà divina. Se la Manna biblica è stata un miracolo divino, la Manna del Frassino è una “miracolosa” meraviglia della Natura; gradevole al palato, è un concentrato di sostanze nutrienti adatto ai bambini e convalescenti. Sull'intestino ha un'azione sfiammante e blandamente lassativa; come linimento intestinale si usa sciolta nell'acqua o nel latte caldo 10 o 20 gr al giorno. Le sue giovani foglie raccolte in primavera e infuse nell'acqua calda, servono per aumentare la diuresi e togliere gli acidi urici. Gli infusi vanno bene nei casi in cui vi siano infiammazioni alle reni e scioglierne i calcoli; dolori artritici e al nervo sciatico. Il decotto si prepara facendo bollire per cinque minuti in un litro abbondante d'acqua, tre cucchiai di foglie frantumate (secche o fresche, dipende dalla stagione) e dopo essere state tolte dal fuoco, vanno lasciate in infusione coperta per trenta minuti; il decotto si beve durante la giornata, lontano dai pasti.

Ritengo che il compito primario del Frassino sia di purificare, togliere, portare fuori. Nel corpo umano stimola l'uscita di sostanze tossiche che altrimenti farebbero male. La stessa azione purificatrice che compie sul corpo materiale, la ripete anche su quello spirituale, togliendo antiche “incrostazioni” stagnanti.Nei casi in cui si percepisce il bisogno di purificare lo Spirito, alleggerirlo da indefiniti pesi che appesantiscono l'Essenza. Sensazioni vaghe e indefinite, ambigue, che infondono opprimenti disaggi, senza avere una ragione ben definita per sussistere. Allora, forse sarebbe il caso di iniziare ad avvicinarsi al Frassino; con fiducia aprire il proprio cuore e indirizzare amore verso l'energia dell'albero. Facendo attenzione e rimanendo in ascolto, si percepiranno arrivare rinnovate onde d'amore, lenitive e colme di pace che infonderanno serenità. Non saranno passi lenti e nemmeno lunghi, poiché i primi benefici si percepiranno subito.

22

Oltre che bere infusi, fa bene allo Spirito passeggiare lentamente in boschi di Frassino e mettersi in meditazione in mezzo a loro. Portare al collo piccoli oggetti fatti con il suo legno, oppure bruciare un pizzico di segatura come incenso. Il suo legno è chiaro forte e compatto, ottimo da ardere, per fare attrezzi da lavoro, per costruire mobilio e altri parti per la casa; bisogna fare attenzione poiché è facilmente soggetto al tarlo. Mi ricordo che quando ero giovane, mio padre m'insegnò che il manico della mazza di ferro andava fatto con il legno di Frassino orniello. Questo pesante attrezzo da lavoro, quando batte, scarica una tremenda forza sul corpo su cui va a finire, ma parte della forza è trasmessa anche al manico che la trattiene. Il robusto ed elastico legno del Frassino orniello, si presta benissimo per sopportare tale sforzo.

Il Frassino è legato al Sole, il quale governa il cuore, il pons varolii (ponte di Varolio, nodo vitale del cervello) e la distribuzione del calore nel corpo; ha una grossa influenza anche sulla milza. Agisce sul sistema nervoso cerebro – spinale, sul cardiaco - circolatorio, sulla tonicità e le forze vitali, sugli occhi. Fin dai tempi molto antichi, il Frassino veniva usato contro i morsi dei serpenti, pratica maturata da osservazioni ma probabilmente anche frutto di arcaici pregiudizi. In ogni caso, li trovo molto interessanti, in modo particolare, perché fanno parte nostro del nostro bagaglio culturale da non dimenticare. Dioscoride, consigliava di mettere il succo fresco delle foglie dentate sui morsi o di berlo. Scriveva Plinio: “ i Frassini, hanno un tale potere che i serpenti non ne sfiorano l'ombra, neppure al mattino o al tramonto quando essa è più lunga, ne fuggono lontano. Possiamo affermare, avendone fatta esperienza, che se si forma un cerchio con rami di frassino, vi si racchiuda un serpente e acceso un fuoco, l'animale si getterà nel fuoco piuttosto che cercare scampo tra i rami di Frassino. Per una sorprendente benevolenza della natura, il Frassino fiorisce prima che i serpenti escano dai loro ricoveri e non perde il fogliame prima che siano tornati a rintanarsi “.

Il Sambuco

Sempre mi è stata cara la figura dell'anziano e ancor di più ora che vi faccio parte.Nelle società passate, il ruolo dell'anziano era importante, al contrario di oggi che è considerato un problema, spesso senile. Credo che la maturità si possa paragonare a un campo che in autunno abbondi di deliziosi frutti ma per gustarli, è necessario coltivarlo durante tutte le atre stagioni, con la precisa intenzione di trarne buoni frutti alla fine. Le delizie delle stagioni umane non sono rappresentate dagli averi materiali accumulati, poiché sono

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Come gli umani, il Frassino è una pianta robusta e resistente, con la capacità di adattarsi a climi diversi. Agevolmente vive sia al caldo sia al freddo e al gelo; al mare che sulla montagna; nella pianura e sulla collina; sopra le arride rocce o nell'umido terreno.Anche la sua struttura si adatta alle condizioni del luogo in cui cresce, così si vedranno piante di statura nana nei luoghi impervi e scarsi di buon terreno, mentre in quelli prosperosi, diventare esseri giganteschi. Con il passare del tempo, la sua liscia scorza s'inspessisce e diventa rugosa, racchiudendo nel suo cuore, dolci doni da condividere con gli altri. In piena estate, in ristrette zone della Calabria e della Sicilia, incidono la sua corteccia per farne uscire una liquida linfa giallognola, dal dolce sapore di miele. Esposta all'aria che l'asciuga, la linfa si rapprende formando solide “stallatiti” attaccate ai bordi delle incisioni. Sono raccolte e frantumate, commercializzate con il nome di Manna. Il suo nome è uguale il cibo divino che nei racconti biblici, nel deserto del Sinai scese dal cielo per volontà divina. Se la Manna biblica è stata un miracolo divino, la Manna del Frassino è una “miracolosa” meraviglia della Natura; gradevole al palato, è un concentrato di sostanze nutrienti adatto ai bambini e convalescenti. Sull'intestino ha un'azione sfiammante e blandamente lassativa; come linimento intestinale si usa sciolta nell'acqua o nel latte caldo 10 o 20 gr al giorno. Le sue giovani foglie raccolte in primavera e infuse nell'acqua calda, servono per aumentare la diuresi e togliere gli acidi urici. Gli infusi vanno bene nei casi in cui vi siano infiammazioni alle reni e scioglierne i calcoli; dolori artritici e al nervo sciatico. Il decotto si prepara facendo bollire per cinque minuti in un litro abbondante d'acqua, tre cucchiai di foglie frantumate (secche o fresche, dipende dalla stagione) e dopo essere state tolte dal fuoco, vanno lasciate in infusione coperta per trenta minuti; il decotto si beve durante la giornata, lontano dai pasti.

Ritengo che il compito primario del Frassino sia di purificare, togliere, portare fuori. Nel corpo umano stimola l'uscita di sostanze tossiche che altrimenti farebbero male. La stessa azione purificatrice che compie sul corpo materiale, la ripete anche su quello spirituale, togliendo antiche “incrostazioni” stagnanti.Nei casi in cui si percepisce il bisogno di purificare lo Spirito, alleggerirlo da indefiniti pesi che appesantiscono l'Essenza. Sensazioni vaghe e indefinite, ambigue, che infondono opprimenti disaggi, senza avere una ragione ben definita per sussistere. Allora, forse sarebbe il caso di iniziare ad avvicinarsi al Frassino; con fiducia aprire il proprio cuore e indirizzare amore verso l'energia dell'albero. Facendo attenzione e rimanendo in ascolto, si percepiranno arrivare rinnovate onde d'amore, lenitive e colme di pace che infonderanno serenità. Non saranno passi lenti e nemmeno lunghi, poiché i primi benefici si percepiranno subito.

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Oltre che bere infusi, fa bene allo Spirito passeggiare lentamente in boschi di Frassino e mettersi in meditazione in mezzo a loro. Portare al collo piccoli oggetti fatti con il suo legno, oppure bruciare un pizzico di segatura come incenso. Il suo legno è chiaro forte e compatto, ottimo da ardere, per fare attrezzi da lavoro, per costruire mobilio e altri parti per la casa; bisogna fare attenzione poiché è facilmente soggetto al tarlo. Mi ricordo che quando ero giovane, mio padre m'insegnò che il manico della mazza di ferro andava fatto con il legno di Frassino orniello. Questo pesante attrezzo da lavoro, quando batte, scarica una tremenda forza sul corpo su cui va a finire, ma parte della forza è trasmessa anche al manico che la trattiene. Il robusto ed elastico legno del Frassino orniello, si presta benissimo per sopportare tale sforzo.

Il Frassino è legato al Sole, il quale governa il cuore, il pons varolii (ponte di Varolio, nodo vitale del cervello) e la distribuzione del calore nel corpo; ha una grossa influenza anche sulla milza. Agisce sul sistema nervoso cerebro – spinale, sul cardiaco - circolatorio, sulla tonicità e le forze vitali, sugli occhi. Fin dai tempi molto antichi, il Frassino veniva usato contro i morsi dei serpenti, pratica maturata da osservazioni ma probabilmente anche frutto di arcaici pregiudizi. In ogni caso, li trovo molto interessanti, in modo particolare, perché fanno parte nostro del nostro bagaglio culturale da non dimenticare. Dioscoride, consigliava di mettere il succo fresco delle foglie dentate sui morsi o di berlo. Scriveva Plinio: “ i Frassini, hanno un tale potere che i serpenti non ne sfiorano l'ombra, neppure al mattino o al tramonto quando essa è più lunga, ne fuggono lontano. Possiamo affermare, avendone fatta esperienza, che se si forma un cerchio con rami di frassino, vi si racchiuda un serpente e acceso un fuoco, l'animale si getterà nel fuoco piuttosto che cercare scampo tra i rami di Frassino. Per una sorprendente benevolenza della natura, il Frassino fiorisce prima che i serpenti escano dai loro ricoveri e non perde il fogliame prima che siano tornati a rintanarsi “.

Il Sambuco

Sempre mi è stata cara la figura dell'anziano e ancor di più ora che vi faccio parte.Nelle società passate, il ruolo dell'anziano era importante, al contrario di oggi che è considerato un problema, spesso senile. Credo che la maturità si possa paragonare a un campo che in autunno abbondi di deliziosi frutti ma per gustarli, è necessario coltivarlo durante tutte le atre stagioni, con la precisa intenzione di trarne buoni frutti alla fine. Le delizie delle stagioni umane non sono rappresentate dagli averi materiali accumulati, poiché sono

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essenzialmente sterili. Le vere ricchezze sono quelle che possiamo condividere con tutti, con l'intento di migliorarci e contribuendo a mantenere feconda l'esistenza umana. Quando viene a mancare il costante impegno di operare per costruire, il campo diventa incolto e alla si avranno Cardi e Ortiche con cui pungersi.

Ogni volta che incontro la pianta di Sambuco mi ricorda l'importanza dell'anziano, poiché quest'albero rappresenta la vecchia, retaggio dell'antico matriarcato: la saggezza e le conoscenze dei luoghi, ma anche il mistero della magia e della stregoneria.Facendoci caso, nei dintorni di quasi tutte le case antiche di campagna, intere o ruderi che siano, si vedrà crescere spontaneamente, almeno una pianta di Sambuco. Simbolicamente, essa rappresenta la vecchia matriarca che anticamente viveva in quel luogo, protettrice della casa e del focolare, la famiglia. Con il trascorrere del tempo, la pianta di Sambuco diventa contorta e rugosa ma anche così, sprigiona una mesta regalità, severa e misteriosa nello stesso tempo; proprio come le streghe. Una vecchia e fatiscente casa di campagna, in cui accanto sia cresciuto un contorto albero di Sambuco, difficilmente crollerà, tanto che si potranno vedere ruderi ancora in piedi, sfidare le leggi della Fisica. Quando per cause di forza maggiore il crollo avverrà, rimarranno rovine che conserveranno la dignità simile a quello di una piccola Reggia. La tradizione e il buon senso, imponevano che qualora una persona incontrasse una contorta pianta di Sambuco, portava bene salutarla rispettosamente, come si conveniva alle persone anziane e sagge che in cambio, donavano la loro benedizione.Anticamente era talmente rispettata che la gente di certe zone di montagna, la salutavano levandosi il cappello e abbassando il capo sette volte, poiché sette sono i doni che si ricavano dal Sambuco: dai germogli, dai fiori, dalle foglie, dalle bacche, dal midollo, dalla corteccia, dalle radici. Dai germogli si ricava un decotto che calma le nevralgie. Gli impacchi di foglie curano le malattie della pelle. Con i fiori si fa un infuso depurativo. Con le bacche si ottiene uno sciroppo contro le infiammazioni dei bronchi e dei polmoni. La corteccia essiccata è emetica o lassativa, secondo la quantità usata. La radice, pestata e bollita, è un ottimo decotto e impacco contro la gotta e le malattie del ricambio. Con il midollo si ricava una pappa usata, assieme a farina d'orzo e miele, per lenire il dolore delle lussazioni. Le vecchie streghe diventano severe verso le persone che portano scarso riguardo nei loro confronti, così la pianta. Bisogna fare attenzione nel maneggiarla, poiché tutte le parti verdi e i frutti immaturi, contengono delle sostanze irritanti e di una certa tossicità. Ancora oggi è comune tra la gente di montagna, fare uno sciroppo con i fiori si Sambuco, tanto che ogni famiglia lo prepara, spesso con piccole varianti che diventano i loro segreti. Ricetta base: per ogni litro di acqua si mettono sette fiori di Sambuco, quattro limoni biologici completi di buccia tagliati a spicchi, si pone il tutto in una fiaschetta di vetro al sole per cinque giorni e cinque notti. Trascorso il periodo,

24

si strizza bene la parte vegetale (spicchi di limone e fiori), si filtra per bene il liquido rimasto. Si aggiunge un chilo di zucchero (preferisco quello di canna e integrale) per ogni litro di liquido; la proporzione è di uno a uno. Per sciogliere lo zucchero, si scalda a fuoco lento mescolando continuamente. Appena lo zucchero si sarà sciolto completamente, toglierlo dal fuoco e per ogni litro di sciroppo ottenuto si aggiunge un bicchiere (1/8) di aceto di mele biologico. Si mescola energicamente e poi, una volta si imbottigliava e si metteva via, ora preferisco sterilizzare le bottiglie tappate, in acqua bollente per venti minuti. Si usa diluito con l'acqua e le dosi variano secondo i gusti; di solito, si mete nel bicchiere un dito di sciroppo, si riempie con acqua, si mescola ed è pronto da bere. Il risultato sarà una gradevole ma soprattutto, sana bibita dissetante, rinfrescante e depurativa, apprezzata da adulti e bambini. L'antica cultura contadina era piena di pratiche magiche incomprensibili e considerate assurde dalla concezione moderna. Le pratiche di magia erano tramandate da una generazione all'atra e rispecchiavano il rispetto e il legame che vi era con la Natura. Una di queste pratiche riguardava il Sambuco e si usava per togliere il mal di denti:L'ammalato camminava fino a raggiungere una vecchia pianta contorta di Sambuco ripetendo per tre volte “Prestami una scheggia del tuo legno che te la riportò”. Staccava una scheggia di legno e ritornava a casa. Con il pezzetto di legno appuntito s'incideva la gengiva tanto da macchiare di sangue il pezzo di vegetale. Dopodiché ritornava alla pianta camminando all'indietro e reinnestava la scheggia insanguinata, nell'esatto punto in cui l'aveva tolta. In questa maniera sarebbe stata la pianta che lentamente si avrebbe assorbito il dolore, liberando dalle sofferenze il malcapitato.

Simbolicamente il Sambuco rappresenta la forza del radicamento in un luogo e della grande capacità di resistervi. L'amore e la fedeltà verso ciò che è conosciuto, la cura di ciò che è cresciuto in un posto e la capacità di custodirlo. La costanza di perseverare con la propria presenza, affinché la custodia del tempo passato si integri con il futuro, rinnovandosi attraverso i Cicli dell'Esistenza. Quando una persona che si trovi sradicato dai propri luoghi o da persone care, si sente sopraffare dalla tristezza del rimpianto che rode lo Spirito come un Tarlo, cerchi conforto avvicinando una vecchia pianta di Sambuco e vi parli come a una Nonna saggia. Il raccontare, l'aprirsi, è una profonda forma per trasferire il dolore che opprime e con il tempo, questa sana abitudine porterà a serenità.

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essenzialmente sterili. Le vere ricchezze sono quelle che possiamo condividere con tutti, con l'intento di migliorarci e contribuendo a mantenere feconda l'esistenza umana. Quando viene a mancare il costante impegno di operare per costruire, il campo diventa incolto e alla si avranno Cardi e Ortiche con cui pungersi.

Ogni volta che incontro la pianta di Sambuco mi ricorda l'importanza dell'anziano, poiché quest'albero rappresenta la vecchia, retaggio dell'antico matriarcato: la saggezza e le conoscenze dei luoghi, ma anche il mistero della magia e della stregoneria.Facendoci caso, nei dintorni di quasi tutte le case antiche di campagna, intere o ruderi che siano, si vedrà crescere spontaneamente, almeno una pianta di Sambuco. Simbolicamente, essa rappresenta la vecchia matriarca che anticamente viveva in quel luogo, protettrice della casa e del focolare, la famiglia. Con il trascorrere del tempo, la pianta di Sambuco diventa contorta e rugosa ma anche così, sprigiona una mesta regalità, severa e misteriosa nello stesso tempo; proprio come le streghe. Una vecchia e fatiscente casa di campagna, in cui accanto sia cresciuto un contorto albero di Sambuco, difficilmente crollerà, tanto che si potranno vedere ruderi ancora in piedi, sfidare le leggi della Fisica. Quando per cause di forza maggiore il crollo avverrà, rimarranno rovine che conserveranno la dignità simile a quello di una piccola Reggia. La tradizione e il buon senso, imponevano che qualora una persona incontrasse una contorta pianta di Sambuco, portava bene salutarla rispettosamente, come si conveniva alle persone anziane e sagge che in cambio, donavano la loro benedizione.Anticamente era talmente rispettata che la gente di certe zone di montagna, la salutavano levandosi il cappello e abbassando il capo sette volte, poiché sette sono i doni che si ricavano dal Sambuco: dai germogli, dai fiori, dalle foglie, dalle bacche, dal midollo, dalla corteccia, dalle radici. Dai germogli si ricava un decotto che calma le nevralgie. Gli impacchi di foglie curano le malattie della pelle. Con i fiori si fa un infuso depurativo. Con le bacche si ottiene uno sciroppo contro le infiammazioni dei bronchi e dei polmoni. La corteccia essiccata è emetica o lassativa, secondo la quantità usata. La radice, pestata e bollita, è un ottimo decotto e impacco contro la gotta e le malattie del ricambio. Con il midollo si ricava una pappa usata, assieme a farina d'orzo e miele, per lenire il dolore delle lussazioni. Le vecchie streghe diventano severe verso le persone che portano scarso riguardo nei loro confronti, così la pianta. Bisogna fare attenzione nel maneggiarla, poiché tutte le parti verdi e i frutti immaturi, contengono delle sostanze irritanti e di una certa tossicità. Ancora oggi è comune tra la gente di montagna, fare uno sciroppo con i fiori si Sambuco, tanto che ogni famiglia lo prepara, spesso con piccole varianti che diventano i loro segreti. Ricetta base: per ogni litro di acqua si mettono sette fiori di Sambuco, quattro limoni biologici completi di buccia tagliati a spicchi, si pone il tutto in una fiaschetta di vetro al sole per cinque giorni e cinque notti. Trascorso il periodo,

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si strizza bene la parte vegetale (spicchi di limone e fiori), si filtra per bene il liquido rimasto. Si aggiunge un chilo di zucchero (preferisco quello di canna e integrale) per ogni litro di liquido; la proporzione è di uno a uno. Per sciogliere lo zucchero, si scalda a fuoco lento mescolando continuamente. Appena lo zucchero si sarà sciolto completamente, toglierlo dal fuoco e per ogni litro di sciroppo ottenuto si aggiunge un bicchiere (1/8) di aceto di mele biologico. Si mescola energicamente e poi, una volta si imbottigliava e si metteva via, ora preferisco sterilizzare le bottiglie tappate, in acqua bollente per venti minuti. Si usa diluito con l'acqua e le dosi variano secondo i gusti; di solito, si mete nel bicchiere un dito di sciroppo, si riempie con acqua, si mescola ed è pronto da bere. Il risultato sarà una gradevole ma soprattutto, sana bibita dissetante, rinfrescante e depurativa, apprezzata da adulti e bambini. L'antica cultura contadina era piena di pratiche magiche incomprensibili e considerate assurde dalla concezione moderna. Le pratiche di magia erano tramandate da una generazione all'atra e rispecchiavano il rispetto e il legame che vi era con la Natura. Una di queste pratiche riguardava il Sambuco e si usava per togliere il mal di denti:L'ammalato camminava fino a raggiungere una vecchia pianta contorta di Sambuco ripetendo per tre volte “Prestami una scheggia del tuo legno che te la riportò”. Staccava una scheggia di legno e ritornava a casa. Con il pezzetto di legno appuntito s'incideva la gengiva tanto da macchiare di sangue il pezzo di vegetale. Dopodiché ritornava alla pianta camminando all'indietro e reinnestava la scheggia insanguinata, nell'esatto punto in cui l'aveva tolta. In questa maniera sarebbe stata la pianta che lentamente si avrebbe assorbito il dolore, liberando dalle sofferenze il malcapitato.

Simbolicamente il Sambuco rappresenta la forza del radicamento in un luogo e della grande capacità di resistervi. L'amore e la fedeltà verso ciò che è conosciuto, la cura di ciò che è cresciuto in un posto e la capacità di custodirlo. La costanza di perseverare con la propria presenza, affinché la custodia del tempo passato si integri con il futuro, rinnovandosi attraverso i Cicli dell'Esistenza. Quando una persona che si trovi sradicato dai propri luoghi o da persone care, si sente sopraffare dalla tristezza del rimpianto che rode lo Spirito come un Tarlo, cerchi conforto avvicinando una vecchia pianta di Sambuco e vi parli come a una Nonna saggia. Il raccontare, l'aprirsi, è una profonda forma per trasferire il dolore che opprime e con il tempo, questa sana abitudine porterà a serenità.

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Il Salice

Osservando con interesse le figura di una vecchia pianta di Salice che beatamente si specchiava nel lago, mi è venuto spontaneo intenderla come una figura femminile, un po' vanitosa e narcisista. Durante la stagione calda, dalla primavera all'autunno, Il Salice si veste di una lunga e delicata chioma, fatta ondeggiare dai capricci del vento. La vanitosa si specchia nell'acqua che facilmente si trova ai suoi piedi, si mira beandosi come Narciso, consapevole della propria beltà.Il Salice porta la magia della bellezza e della “diversità” con cui si esprime. Ci insegna che le apparenze sono effimere, poiché passano nel breve ciclo di una stagione; illusorie giacché ci vuol poco a dipanare e ribaltarne i valori, dove il bello può apparire brutto, e il brutto essere bello. Voglio rivelare un segreto: in realtà la bella figura è una vecchia strega! Attraverso un incantesimo si trasforma manifestando ambigua giovinezza, non per portare male a qualcuno, ma per puro gusto narcisistico; è un'esteta. A rivelare l'inganno, sono il legno del tronco rugoso e le contorte giunture rese deformi dall'artrosi, fatto dovuto dalla prolungata vicinanza con l'acqua e troppa umidità, causa reumatismi. Continuamente è costretta a curarsi i reumatismi, così al suo interno racchiude una sostanza antinfiammatoria che serve per lenire i dolori. La medicina moderna usa un prodotto di sintesi chimica che coppia la sostanza contenuta nel Salice e la ricostruisce artificialmente in laboratorio: l'acido acetilsalicilico, usato come antinfiammatorio, analgesico, fluidificante del sangue e altro; diversamente di quello naturale, il chimico comporta svariate controindicazioni dannose, spesso superiori ai benefici.L'estratto naturale si prepara mettendo a macerare la corteccia di Salice in alcool diluito; la Tintura che ne consegue (estratto idroalcolico di Salice), si assume a gocce diluite in acqua.Invece l'ansia, l'insonnia, il nervosismo, fino ad arrivare all'isterismo, si possono lenire con le sue infiorescenze: l'infuso si prepara mettendo per dieci minuti in un litro abbondante d'acqua bollente, tre cucchiai di infiorescenze frantumate (secche o fresche, dipende dalla stagione) e dopo essere state colate, si beve durante la giornata, lontano dai pasti.

Il Salice è una pianta lunare. La Luna è un'energia materna che influisce sui liquidi, sul carattere, sulle emozioni, sull'inconscio, sulle reazioni istintive, sui cicli.La sua energia può aiutare le persone che si sentono “diverse”, o che per altri motivi

26

lo sono. La diversità, vera o presunta, se repressa o vissuta male, può causare sconforto e solitudine che facilmente conducono alla disperazione. Condizioni pesanti che vanno accompagnate fin dall'inizio, prima che diventi troppo tardi. Il Salice può aiutare in questo, poiché ha natura “ambigua” e “ingannevole”, ma possiede anche la capacità d'espandere energia di pura Bellezza.Nei momenti difficili è importante abbracciare il Salice, mettendo in comunione il proprio Spirito. Nei luoghi chiusi, visualizzare la pianta e portarla sul dolore. Indossare monili fatti con il legno di Salice, può aiutare a rafforzare il sodalizio con essa.

Con i rami sottili del Salice, si legavano le Viti, anche queste sono piante contorte e piene di artrosi, legandole al sostegno con il Salice, si curavano dai dolori deformanti.Sempre con i suoi giovani rami, si costruiscono robusti cesti per portare frutta, verdure e qualunque altro genere di cose.

È una strega buona che non fa male, purché non si arrabbi, allora sono dolori. Fino a non molto tempo fa, si usavano le bacchette di Salice per “educare” i bambini. Era abbastanza comune che le mamme a casa o i maestri a scuola, usassero queste bacchette per castigare errori commessi. Le bacchette di Salice sono molto flessibili e muovendosi fischiano, quando “toccano” lasciano il segno rosso di una frustata.

LEGGENDA: Fino a pochi decenni fa, si svolgeva nell'Europa orientale (Romania), una festa primaverile colma di significati di buon auspicio. Si svolgeva il 23 aprile, giorno in cui si festeggia S. Giorgio, che simbolicamente sconfigge le tenebre invernali, rappresentate dal Drago. Alla vigilia della festa, una pianta di Salice era abbattuta, e portata nella piazza principale. Qui era eretta e addobbata con nastri, ghirlande e lustrini. La sera, le donne incinte mettevano un loro indumento sotto l'albero, lasciandovelo per tutta la notte. Se alla mattina successiva vi trovavano sopra una foglia dell'albero, sarebbe stato un segno favorevole per il parto e il nascituro. Invece i vecchi infermi erano condotti sotto l'albero e dopo avergli sputato contro tre volte, dicevano: -Tu morirai presto, ma fa vivere sano me -. Trascorso il giorno dei festeggiamenti con pranzi, musica e danze, l'albero era gettato nel fiume, affidandolo alla corrente perché lo portasse a morire lontano.

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Il Salice

Osservando con interesse le figura di una vecchia pianta di Salice che beatamente si specchiava nel lago, mi è venuto spontaneo intenderla come una figura femminile, un po' vanitosa e narcisista. Durante la stagione calda, dalla primavera all'autunno, Il Salice si veste di una lunga e delicata chioma, fatta ondeggiare dai capricci del vento. La vanitosa si specchia nell'acqua che facilmente si trova ai suoi piedi, si mira beandosi come Narciso, consapevole della propria beltà.Il Salice porta la magia della bellezza e della “diversità” con cui si esprime. Ci insegna che le apparenze sono effimere, poiché passano nel breve ciclo di una stagione; illusorie giacché ci vuol poco a dipanare e ribaltarne i valori, dove il bello può apparire brutto, e il brutto essere bello. Voglio rivelare un segreto: in realtà la bella figura è una vecchia strega! Attraverso un incantesimo si trasforma manifestando ambigua giovinezza, non per portare male a qualcuno, ma per puro gusto narcisistico; è un'esteta. A rivelare l'inganno, sono il legno del tronco rugoso e le contorte giunture rese deformi dall'artrosi, fatto dovuto dalla prolungata vicinanza con l'acqua e troppa umidità, causa reumatismi. Continuamente è costretta a curarsi i reumatismi, così al suo interno racchiude una sostanza antinfiammatoria che serve per lenire i dolori. La medicina moderna usa un prodotto di sintesi chimica che coppia la sostanza contenuta nel Salice e la ricostruisce artificialmente in laboratorio: l'acido acetilsalicilico, usato come antinfiammatorio, analgesico, fluidificante del sangue e altro; diversamente di quello naturale, il chimico comporta svariate controindicazioni dannose, spesso superiori ai benefici.L'estratto naturale si prepara mettendo a macerare la corteccia di Salice in alcool diluito; la Tintura che ne consegue (estratto idroalcolico di Salice), si assume a gocce diluite in acqua.Invece l'ansia, l'insonnia, il nervosismo, fino ad arrivare all'isterismo, si possono lenire con le sue infiorescenze: l'infuso si prepara mettendo per dieci minuti in un litro abbondante d'acqua bollente, tre cucchiai di infiorescenze frantumate (secche o fresche, dipende dalla stagione) e dopo essere state colate, si beve durante la giornata, lontano dai pasti.

Il Salice è una pianta lunare. La Luna è un'energia materna che influisce sui liquidi, sul carattere, sulle emozioni, sull'inconscio, sulle reazioni istintive, sui cicli.La sua energia può aiutare le persone che si sentono “diverse”, o che per altri motivi

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lo sono. La diversità, vera o presunta, se repressa o vissuta male, può causare sconforto e solitudine che facilmente conducono alla disperazione. Condizioni pesanti che vanno accompagnate fin dall'inizio, prima che diventi troppo tardi. Il Salice può aiutare in questo, poiché ha natura “ambigua” e “ingannevole”, ma possiede anche la capacità d'espandere energia di pura Bellezza.Nei momenti difficili è importante abbracciare il Salice, mettendo in comunione il proprio Spirito. Nei luoghi chiusi, visualizzare la pianta e portarla sul dolore. Indossare monili fatti con il legno di Salice, può aiutare a rafforzare il sodalizio con essa.

Con i rami sottili del Salice, si legavano le Viti, anche queste sono piante contorte e piene di artrosi, legandole al sostegno con il Salice, si curavano dai dolori deformanti.Sempre con i suoi giovani rami, si costruiscono robusti cesti per portare frutta, verdure e qualunque altro genere di cose.

È una strega buona che non fa male, purché non si arrabbi, allora sono dolori. Fino a non molto tempo fa, si usavano le bacchette di Salice per “educare” i bambini. Era abbastanza comune che le mamme a casa o i maestri a scuola, usassero queste bacchette per castigare errori commessi. Le bacchette di Salice sono molto flessibili e muovendosi fischiano, quando “toccano” lasciano il segno rosso di una frustata.

LEGGENDA: Fino a pochi decenni fa, si svolgeva nell'Europa orientale (Romania), una festa primaverile colma di significati di buon auspicio. Si svolgeva il 23 aprile, giorno in cui si festeggia S. Giorgio, che simbolicamente sconfigge le tenebre invernali, rappresentate dal Drago. Alla vigilia della festa, una pianta di Salice era abbattuta, e portata nella piazza principale. Qui era eretta e addobbata con nastri, ghirlande e lustrini. La sera, le donne incinte mettevano un loro indumento sotto l'albero, lasciandovelo per tutta la notte. Se alla mattina successiva vi trovavano sopra una foglia dell'albero, sarebbe stato un segno favorevole per il parto e il nascituro. Invece i vecchi infermi erano condotti sotto l'albero e dopo avergli sputato contro tre volte, dicevano: -Tu morirai presto, ma fa vivere sano me -. Trascorso il giorno dei festeggiamenti con pranzi, musica e danze, l'albero era gettato nel fiume, affidandolo alla corrente perché lo portasse a morire lontano.

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EQUINOZIO D'AUTUNNO

L'Autunno

Inizia con l'Equinozio d'autunno, il 22-23 settembre e termina il 20-21 dicembre.I due Equinozi sono stagioni di equità, il primo risveglia e il secondo addormenta.In questa stagione, il clima fresco e mite di alcune giornate ricordano la primavera, tanto che certe volte si possono vedere rifiorire le piante. Sono tratte in inganno dal fresco clima e dalle ore di luce - notte che sono simili a quelle primaverili.L'autunno è la stagione che porta frutti ricchi di sostanze forti, serviranno per fare scorte da accumulare per il rigido inverno.Si fanno i raccolti ma anche le semine, per gli orti autunnali e invernali ma molto importante sono le semine autunnali dei cereali.In autunno la natura si diverte nel creare tavolozze dai colori straordinari: verdi, gialli, arancione, rossi, marrone, fino all'oro. I colori si susseguono, sormontandosi e mischiandosi. Spesso, durante la caduta delle foglie, si formano cascate incredibili di variopinte tonalità, turbinii di gioia che infondono leggerezza allo spirito. Certe cose non si possono descrivere completamente, sono solo da vivere in quel momento, poiché due giorni dopo, è tutto diverso. Spesso mi capita di camminare in autunno per dei sentieri colmi di foglie cadute che ammortizzano il passo e il loro fruscio mi fa ritornare bambino, con la voglia di correre e giocare.

Nell'allegoria delle stagioni della vita, l'Autunno rappresenta la parte anziana dell'individuo che lentamente si prepara ad uscire dalle responsabilità materiali, entrando serenamente nella consapevolezza di aver dato il giusto. Diventa il periodo in cui si può dedicare il giusto tempo a se stessi, agli altri e per tramandare le proprie conoscenze. In Autunno la natura si spoglia e lo fa creando gioia, affinché ognuno impari a allentare con serenità le impegnative responsabilità delle stagioni precedenti. Adesso si faranno cose diverse ma non per questo, meno importanti. Nello zodiaco, la stagione è caratterizzata dalla presenza di: Bilancia, Scorpione, Sagitario. Inizia con l'armonia e il gusto della ricerca della bellezza che la presenza ermafrodita di Mercurio vi infonde. L'energia maschile e di aria che lo caratterizza, può portare indecisione e superficialità. Nel mezzo della stagione in cui il sole sta

28

“morendo” si trova lo Scorpione ma come ogni cosa che mure, è pronta a rinascere. Scorpione, energia maschile e di acqua, è l'humus che prepara la vita partendo dal profondo, dal non visibile. Verso la fine del periodo si trova il Sagittario, in cui dimora il poderoso Giove. Lo caratterizza l'energia maschile e di fuoco, in cui il sole “muore” nel giorno più corto dell'anno ma è pronto a risorgere e a espandersi, allungando la sua luce, lentamente ma inesorabilmente.

Il Picchio verde

Nonostante la stagione avanzata, inizio novembre, la giornata è particolarmente calda; il cielo è di un limpido azzurro privo di nuvole, sembra voglia rammentare la bella stagione estiva trascorsa.Improvvisamente sopra la mia testa, con un saettante tuffo nell'aria, un Picchio verde sfreccia lanciando il suo inconfondibile richiamo e va a posarsi su di un tronco.Fermo i miei passi un po' allibito dall'improvvisa apparizione, siamo entrambi immobili, lentamente chiudo gli occhi e mi metto in uno stato di meditazione, con l'intento di unire la mia forma energetica alla sua. Rimango così del tempo, sentendo rotearmi sopra un vortice di energia. Quando lentamente riapro gli occhi, il Picchio non c'è più, rivolgo al caro uccello un grato ringraziamento per avermi permesso di condividere una nuova forma di comunione. Soddisfatto per il bell'incontro, mi giro e riprendo la salita verso casa riflettendo su ciò che ho appena vissuto.

Il picchio è portatore della Medicina di “Chirurgo” poiché fora i tronchi malati, vi penetra e toglie le tarme che corrodono il legno. Come faccia a individuare il punto esatto in cui si trovano gli animaletti, mi rimane un mistero. Dall'esterno del troco non si vede nulla di anormale, eppure arriva sicuro e trafelato, si posa all'albero malato e senza esitazione, incomincia a forarlo. Anche la sua struttura cerebrale é unica e particolare, poiché la materia grigia non si spappola sulla calotta, durante le tremende sollecitazioni inferte dai colpi di becco dati al legno.La sera mi sono coricato prima del solito, stanco per una faticosa giornata di lavoro e leggero per l'incontro con il Picchio verde. Non ho fato fatica ad addormentarmi di un profondo sonno ristoratore. Verso mattina prestissimo, mi sono svegliato e ripensato ai fatti del giorno. Presto sono scivolato nuovamente nel torpore del sonno ma questa volta meno profondamente. In un lucido dormiveglia, ho spaziato in luoghi dove alla mente è permesso di esprimersi senza confusione e con serenità.Ho chiaramente percepito che la Vita è un'indefinibile energia che si rinnova trasmettendosi. Attraverso l'atto di nutrirsi, si assimila la Vita di un altro che muore.

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EQUINOZIO D'AUTUNNO

L'Autunno

Inizia con l'Equinozio d'autunno, il 22-23 settembre e termina il 20-21 dicembre.I due Equinozi sono stagioni di equità, il primo risveglia e il secondo addormenta.In questa stagione, il clima fresco e mite di alcune giornate ricordano la primavera, tanto che certe volte si possono vedere rifiorire le piante. Sono tratte in inganno dal fresco clima e dalle ore di luce - notte che sono simili a quelle primaverili.L'autunno è la stagione che porta frutti ricchi di sostanze forti, serviranno per fare scorte da accumulare per il rigido inverno.Si fanno i raccolti ma anche le semine, per gli orti autunnali e invernali ma molto importante sono le semine autunnali dei cereali.In autunno la natura si diverte nel creare tavolozze dai colori straordinari: verdi, gialli, arancione, rossi, marrone, fino all'oro. I colori si susseguono, sormontandosi e mischiandosi. Spesso, durante la caduta delle foglie, si formano cascate incredibili di variopinte tonalità, turbinii di gioia che infondono leggerezza allo spirito. Certe cose non si possono descrivere completamente, sono solo da vivere in quel momento, poiché due giorni dopo, è tutto diverso. Spesso mi capita di camminare in autunno per dei sentieri colmi di foglie cadute che ammortizzano il passo e il loro fruscio mi fa ritornare bambino, con la voglia di correre e giocare.

Nell'allegoria delle stagioni della vita, l'Autunno rappresenta la parte anziana dell'individuo che lentamente si prepara ad uscire dalle responsabilità materiali, entrando serenamente nella consapevolezza di aver dato il giusto. Diventa il periodo in cui si può dedicare il giusto tempo a se stessi, agli altri e per tramandare le proprie conoscenze. In Autunno la natura si spoglia e lo fa creando gioia, affinché ognuno impari a allentare con serenità le impegnative responsabilità delle stagioni precedenti. Adesso si faranno cose diverse ma non per questo, meno importanti. Nello zodiaco, la stagione è caratterizzata dalla presenza di: Bilancia, Scorpione, Sagitario. Inizia con l'armonia e il gusto della ricerca della bellezza che la presenza ermafrodita di Mercurio vi infonde. L'energia maschile e di aria che lo caratterizza, può portare indecisione e superficialità. Nel mezzo della stagione in cui il sole sta

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“morendo” si trova lo Scorpione ma come ogni cosa che mure, è pronta a rinascere. Scorpione, energia maschile e di acqua, è l'humus che prepara la vita partendo dal profondo, dal non visibile. Verso la fine del periodo si trova il Sagittario, in cui dimora il poderoso Giove. Lo caratterizza l'energia maschile e di fuoco, in cui il sole “muore” nel giorno più corto dell'anno ma è pronto a risorgere e a espandersi, allungando la sua luce, lentamente ma inesorabilmente.

Il Picchio verde

Nonostante la stagione avanzata, inizio novembre, la giornata è particolarmente calda; il cielo è di un limpido azzurro privo di nuvole, sembra voglia rammentare la bella stagione estiva trascorsa.Improvvisamente sopra la mia testa, con un saettante tuffo nell'aria, un Picchio verde sfreccia lanciando il suo inconfondibile richiamo e va a posarsi su di un tronco.Fermo i miei passi un po' allibito dall'improvvisa apparizione, siamo entrambi immobili, lentamente chiudo gli occhi e mi metto in uno stato di meditazione, con l'intento di unire la mia forma energetica alla sua. Rimango così del tempo, sentendo rotearmi sopra un vortice di energia. Quando lentamente riapro gli occhi, il Picchio non c'è più, rivolgo al caro uccello un grato ringraziamento per avermi permesso di condividere una nuova forma di comunione. Soddisfatto per il bell'incontro, mi giro e riprendo la salita verso casa riflettendo su ciò che ho appena vissuto.

Il picchio è portatore della Medicina di “Chirurgo” poiché fora i tronchi malati, vi penetra e toglie le tarme che corrodono il legno. Come faccia a individuare il punto esatto in cui si trovano gli animaletti, mi rimane un mistero. Dall'esterno del troco non si vede nulla di anormale, eppure arriva sicuro e trafelato, si posa all'albero malato e senza esitazione, incomincia a forarlo. Anche la sua struttura cerebrale é unica e particolare, poiché la materia grigia non si spappola sulla calotta, durante le tremende sollecitazioni inferte dai colpi di becco dati al legno.La sera mi sono coricato prima del solito, stanco per una faticosa giornata di lavoro e leggero per l'incontro con il Picchio verde. Non ho fato fatica ad addormentarmi di un profondo sonno ristoratore. Verso mattina prestissimo, mi sono svegliato e ripensato ai fatti del giorno. Presto sono scivolato nuovamente nel torpore del sonno ma questa volta meno profondamente. In un lucido dormiveglia, ho spaziato in luoghi dove alla mente è permesso di esprimersi senza confusione e con serenità.Ho chiaramente percepito che la Vita è un'indefinibile energia che si rinnova trasmettendosi. Attraverso l'atto di nutrirsi, si assimila la Vita di un altro che muore.

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La Vita è un continuo alternarsi tra Vita e Morte, scambio, grandiosa offerta all'altro. Sapersi dare, nel bene e nel male, considerando che vi sono spazi in cui la mente umana non può accedere se prima non si è rinnovata ricevendo. Il dare comporta sempre il ricevere e nulla va sprecato, quando vi è coscienza. Darsi non è un compito facile quando s'indossa la corazza delle paure che appesantiscono, irrigidiscono e chiudono. Uno dei modi per svestire le rigidità è dato dal Perdono. Non il concetto di perdono abituale, bensì uno diverso e più profondo. Solitamente il perdono è inteso come remissione di una colpa, di un torto o di un'ingiustizia, in questo modo si diventa giudici di ciò che apparentemente è giusto o sbagliato. E' una condizione pericolosa perché avvicina al baratro dell'Ego e allontana da quello che è il Perdono Universale. Il vero Perdono impegna alla ricerca della serenità e della consapevolezza, indispensabili per fare scelte distaccate dalle emozioni. Il Perdono che ne può conseguire, non include nessuna remissione ma una profonda Compassione insieme ad Amore. E' uno stato di grazia reale che trasforma ogni torto in ragion d'essere, superando i limiti del comprensibile e dell'apparente. In tal merito, ogni torto può spogliarsi dal dolore e diventare Occasione.Il Perdono Universale va donato prima di tutto a se stessi e a suo tempo, agli altri. Le paure sono come delle piaghe, ferite brucianti, dolorose e difficili da guarire. Il Perdono toglie la spina, il corpo estraneo conficcata nella carne e che reca tanto dolore. Attraverso il linimento del Perdono, la piaga inizia la sua inesorabilmente guarigione. Il dolore inizierà a calmarsi e il tessuto a cicatrizzarsi, lasciando visibile il segno della sua maturità. La traccia indelebile servirà a ricordare il vissuto come vera ricchezza di Vita. L'esistenza terrena comporta continua attenzione, verso se stessi, gli altri, l'ambiente. Costante premura poiché ogni cosa o situazione è una nuova occasione ed è bene non sprecare le occasioni. Ripagare un gesto con la stessa moneta (occhio per occhio, dente per dente), è un'usanza che troppo spesso il costume trasmette, perdendo continuamente nuove occasioni. Inesorabilmente le occasioni perse rinnovano altre condizioni di dolore, perpetuando un'insana catena di conseguenze che annullano le possibilità di rinnovamento, per noi e gli altri.

La mattina mi sono svegliato riposato dal salubre sogno, con la certezza che l'energia del Chirurgo Picchio verde, sia venuta a farmi visita durante la notte. Mi ha tolto dalla mente vecchi tarli che mi rodevano dentro, aprendomi uno spiraglio di nuova Luce. A te caro fratello Picchio verde rivolgo la mia gratitudine e una cara benedizione.

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La Salamandra

Dopo un lungo periodo soleggiato e secco, finalmente sono arrivate le nuvole e poiché siamo in tardo autunno, pensavo che il cambiamento portasse neve, invece piove. Le goccioline d'acqua sono talmente sottili da rendere inutile l'ombrello. Le nuvole coprono ogni cosa, arrivando fino a terra, tutto è umido e bagnato, mentre la temperatura rimane mite. Ogni cosa che era arsa dal lungo periodo di siccità, approfitta dell'occasione per inzupparsi avidamente d'acqua.Camminando in mezzo all'umido, assorto nei pensieri, un indefinito richiamo m'induce ad abbandonare il comodo sentiero e farmi arrampicare su di una costa molto erta e scomoda. Nonostante non disti molto dalle ultime case, il luogo è poco battuto, proprio in virtù della disagiata e faticosa natura del terreno. Durante l'anno non vi passa nessuno, tranne qualche temerario nella stagione dei funghi. Necessita fare molta attenzione, poiché ogni ramo bagnato diventa scivoloso come fosse ghiaccio, si può cadere per un niente. Oltre che faticosa la salita, il selvatico intreccio dei rami ostruisce il cammino, impacciando l'avanzare. Per questo salgo lento, fermandomi spesso per riprendere fiato. In una di queste soste forzate, nella buca scavata dalle radici di un abete caduto, mi trovo tra i piedi una Salamandra. È ferma, immobile, il suo abito di arlecchino mette allegria, mi viene spontaneo un sorriso.- Buon giorno sorella Salamandra – dico con il cuore – sono felice d'incontrarti -.- Sono contenta anch'io di incontrarti, - risponde – ti stavo aspettando, sentivo che saresti arrivato fin qui. – Mi diventa difficile riuscire a concepire che questo piccolo essere fosse qui ad aspettarmi, come faceva a sapere che sarei arrivato in cima a un posto del genere? - Desidero raccontarti la nostra storia, il nostro essere di Salamandre. Il dono che possediamo è quello di riunire i due estremi divisi della realtà, riportandoli alla loro unità originaria -.Com'è possibile questo, – ribatto – dicono che siete cieche, sorde, mute, vi spostate con lentezza e non è nemmeno così facile incontrarvi. –- Impara a diffidare delle comuni apparenze, noi siamo anfibi e amiamo molto l'elemento acqua, tanto che buona parte della nostra giovanile esistenza avviene in essa. Anche da adulte ci sentiamo a nostro agio con l'acqua ed è per questo che preferiamo muoverci quando piove o con l'umidità dell'aria molto alta. Osservando le nostre abitudini, alcune attente persone associano la nostra presenza al cambiamento del tempo, che andrà verso l'umido. –- Che cosa centra questo con il vostro ruolo di Unità – ribadisco.- Calma un po' alla volta, e poi non l'hai detto proprio tu che noi siamo lente, e allora

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La Vita è un continuo alternarsi tra Vita e Morte, scambio, grandiosa offerta all'altro. Sapersi dare, nel bene e nel male, considerando che vi sono spazi in cui la mente umana non può accedere se prima non si è rinnovata ricevendo. Il dare comporta sempre il ricevere e nulla va sprecato, quando vi è coscienza. Darsi non è un compito facile quando s'indossa la corazza delle paure che appesantiscono, irrigidiscono e chiudono. Uno dei modi per svestire le rigidità è dato dal Perdono. Non il concetto di perdono abituale, bensì uno diverso e più profondo. Solitamente il perdono è inteso come remissione di una colpa, di un torto o di un'ingiustizia, in questo modo si diventa giudici di ciò che apparentemente è giusto o sbagliato. E' una condizione pericolosa perché avvicina al baratro dell'Ego e allontana da quello che è il Perdono Universale. Il vero Perdono impegna alla ricerca della serenità e della consapevolezza, indispensabili per fare scelte distaccate dalle emozioni. Il Perdono che ne può conseguire, non include nessuna remissione ma una profonda Compassione insieme ad Amore. E' uno stato di grazia reale che trasforma ogni torto in ragion d'essere, superando i limiti del comprensibile e dell'apparente. In tal merito, ogni torto può spogliarsi dal dolore e diventare Occasione.Il Perdono Universale va donato prima di tutto a se stessi e a suo tempo, agli altri. Le paure sono come delle piaghe, ferite brucianti, dolorose e difficili da guarire. Il Perdono toglie la spina, il corpo estraneo conficcata nella carne e che reca tanto dolore. Attraverso il linimento del Perdono, la piaga inizia la sua inesorabilmente guarigione. Il dolore inizierà a calmarsi e il tessuto a cicatrizzarsi, lasciando visibile il segno della sua maturità. La traccia indelebile servirà a ricordare il vissuto come vera ricchezza di Vita. L'esistenza terrena comporta continua attenzione, verso se stessi, gli altri, l'ambiente. Costante premura poiché ogni cosa o situazione è una nuova occasione ed è bene non sprecare le occasioni. Ripagare un gesto con la stessa moneta (occhio per occhio, dente per dente), è un'usanza che troppo spesso il costume trasmette, perdendo continuamente nuove occasioni. Inesorabilmente le occasioni perse rinnovano altre condizioni di dolore, perpetuando un'insana catena di conseguenze che annullano le possibilità di rinnovamento, per noi e gli altri.

La mattina mi sono svegliato riposato dal salubre sogno, con la certezza che l'energia del Chirurgo Picchio verde, sia venuta a farmi visita durante la notte. Mi ha tolto dalla mente vecchi tarli che mi rodevano dentro, aprendomi uno spiraglio di nuova Luce. A te caro fratello Picchio verde rivolgo la mia gratitudine e una cara benedizione.

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La Salamandra

Dopo un lungo periodo soleggiato e secco, finalmente sono arrivate le nuvole e poiché siamo in tardo autunno, pensavo che il cambiamento portasse neve, invece piove. Le goccioline d'acqua sono talmente sottili da rendere inutile l'ombrello. Le nuvole coprono ogni cosa, arrivando fino a terra, tutto è umido e bagnato, mentre la temperatura rimane mite. Ogni cosa che era arsa dal lungo periodo di siccità, approfitta dell'occasione per inzupparsi avidamente d'acqua.Camminando in mezzo all'umido, assorto nei pensieri, un indefinito richiamo m'induce ad abbandonare il comodo sentiero e farmi arrampicare su di una costa molto erta e scomoda. Nonostante non disti molto dalle ultime case, il luogo è poco battuto, proprio in virtù della disagiata e faticosa natura del terreno. Durante l'anno non vi passa nessuno, tranne qualche temerario nella stagione dei funghi. Necessita fare molta attenzione, poiché ogni ramo bagnato diventa scivoloso come fosse ghiaccio, si può cadere per un niente. Oltre che faticosa la salita, il selvatico intreccio dei rami ostruisce il cammino, impacciando l'avanzare. Per questo salgo lento, fermandomi spesso per riprendere fiato. In una di queste soste forzate, nella buca scavata dalle radici di un abete caduto, mi trovo tra i piedi una Salamandra. È ferma, immobile, il suo abito di arlecchino mette allegria, mi viene spontaneo un sorriso.- Buon giorno sorella Salamandra – dico con il cuore – sono felice d'incontrarti -.- Sono contenta anch'io di incontrarti, - risponde – ti stavo aspettando, sentivo che saresti arrivato fin qui. – Mi diventa difficile riuscire a concepire che questo piccolo essere fosse qui ad aspettarmi, come faceva a sapere che sarei arrivato in cima a un posto del genere? - Desidero raccontarti la nostra storia, il nostro essere di Salamandre. Il dono che possediamo è quello di riunire i due estremi divisi della realtà, riportandoli alla loro unità originaria -.Com'è possibile questo, – ribatto – dicono che siete cieche, sorde, mute, vi spostate con lentezza e non è nemmeno così facile incontrarvi. –- Impara a diffidare delle comuni apparenze, noi siamo anfibi e amiamo molto l'elemento acqua, tanto che buona parte della nostra giovanile esistenza avviene in essa. Anche da adulte ci sentiamo a nostro agio con l'acqua ed è per questo che preferiamo muoverci quando piove o con l'umidità dell'aria molto alta. Osservando le nostre abitudini, alcune attente persone associano la nostra presenza al cambiamento del tempo, che andrà verso l'umido. –- Che cosa centra questo con il vostro ruolo di Unità – ribadisco.- Calma un po' alla volta, e poi non l'hai detto proprio tu che noi siamo lente, e allora

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armati di pazienza; devi andare in qualche luogo? - .- No, dispongo tutto il tempo che desidero.-- Allora sappi che chi ha detto che noi siamo lente, non ci conosce bene, poiché in caso di pericolo siamo capaci di correre e più il pericolo è grosso, maggiore sarà la nostra velocità.-- Non esagerare – rispondo con un sorriso – in caso di pericolo vi ho visto correre, ma non così veloci come racconti. Non voglio fare della polemica, effettivamente sapete muovervi molto più velocemente di come solitamente fate, e allora come mai non lo fate sempre? -.- Per il semplice fatto che abbiamo da osservare, ascoltare, cantare e per farlo bene, il nostro passo deve essere lento.- - Come, come….. se siete cieche, sorde e mute, come fate a fare tutto questo? -. - Spesso gli esseri umani si comportano da stupidi; non dovete aver la presunzione che al mondo vi sia solo il vostro modo di vivere, ve ne sono altri; così come vi sono altri modi di vedere, sentire, parlare. In definitiva, noi due non stiamo forse dialogando attraverso il silenzio?-. - È vero – confermo – sto incredibilmente dialogando in silenzio con una Salamandra e c'intendiamo molto bene. –- Allora proseguo il discorso, anticamente voi associavate la Salamandra al fuoco, dicendo che nasciamo da esso e le fiamme non ci potevano bruciare. Per questo motivo, nella pratica Alchimica, il simbolo della Salamandra rappresenta il Fuoco. Vedi siamo esseri d'acqua eppure ci associano al fuoco: Acqua - Fuoco, questa è una delle unità che noi rappresentiamo -. Sto pensando che ciò che mi racconta è vero, sono rari gli esseri che sono capaci di rappresentare contemporaneamente due elementi tanto contrastanti tra loro.- Ei amico che mi stai osservando da lassù – mi richiama – vedi il mio manto di che colore è; il giallo sgargiante è il colore del Sole per cui il giorno, il nero cupo del mio mantello è la notte. Io sono unitamente il Giorno e la Notte.- Cara piccola amica, non finirai mai di stupirmi, di farmi capire che le sommarie apparenze sono futili cose, rispetto alla vastità dei significati racchiusi del Creato. Tu non sei muta, attraverso il silenzio stiamo dialogando su argomenti straordinari, chissà il tuo canto quale meraviglia donerà agli esseri capaci di ascoltarti. - Sei un rettile dal sangue freddo, - riprendo - eppure ti ho incontrato una notte di fine d'anno, quassù in montagna a oltre mille metri di altitudine, in pieno inverno, quando tutti gli altri rettili sono in letargo. Forse è il Fuoco che simbolicamente rappresenti o il Sole portato sulla pelle che ti consente vivere questi misteri.- Intendilo tu, vedrai ti sarà facile, - risponde - però rammenta che noi non vediamo nella vostra stessa maniera, percepiamo la realtà nella sua più intima profondità che ci permette di comprendere il significato Sacro dell'Esistenza. Davanti al nostro intendere, anche gli inganni e le finzioni dell'animo umano si spogliano d'arroganza e appaiono quello che sono: bassezze. Per riuscire a percepire tutto questo, il nostro passo procede lentamente, non ci facciamo distrarre dalla fretta o dalla corsa. Desidero illustrarti un'altra nostra caratteristica: esprimiamo contemporaneamente

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il Femminile e il Maschile. Non siamo ermafroditi, la differenza non sta nel sesso che ogn'una porta distinto ma nel modo con cui esprimiamo tali caratteristiche. Maschile è l'arma liquida che secerniamo, tossica e repellente, tanto che sono pochi quelli che si arrischiano molestarci. Femminile è la capacità di percepire il Cuore della Natura.- Forse stanca per il tanto dialogare o per permettermi di riflettere su ciò che ho appena appreso, la Salamandra lentamente entra in una tana interrompendo il piacevole dialogo. Ti saluto piccola amica, la prossima volta che t'incontrerò saprò osservarti in modo diverso; porto con me riflessioni che mi condurranno lentamente, come il tuo passo, verso una maggiore comprensione dell'Unità del Creato, senza affidarmi esclusivamente alle apparenze delle cose, poiché mi hai insegnato che spesso sono ingannevoli.

Il Faggio

Il Faggio è una pianta assai comune e spesso cresce unito, formando fitti Faggetti. Camminando in questi boschi, si prova un indefinito senso di benessere che fa sentire di trovarsi bene in quel luogo. Generalmente per il modo in cui la pianta si sviluppa e cresce, emana un'aura che è in grado d'incutere rispetto e nello stesso tempo, una parte di timore. Ho notato che le piante giovani, hanno lo stesso portamento austero di quelle vecchie e per questo, mi ricordano quei bambini che hanno il modo di fare degli adulti. Fanciulli che esprimono il comportamento simile a quello degli anziani; bambini – vecchietti, che fanno tenerezza e nel contempo pena, a lungo andare stancano e infastidiscono. Un fiore fuori stagione fa meraviglia, in seguito pena e dura poco. Anche il giovane Faggio assume il portamento della vecchia pianta, probabilmente è perché fin da giovane vuol far trasparire quello che diventerà, pertanto, sembra non essere mai stato giovane. Il vecchio Faggio ispira austerità, rispetto, saggezza, come solo rare persone anziane sanno esprimere. Dove vive il Faggio, vi è silenzio, il tempo rallenta, lo spazio si dilata, come nelle antiche Cattedrali Gotiche.In primavera, la delicata chioma filtra la luce del sole in modo particolare, creando un luogo irreale, di gioioso incanto. In autunno si trasforma in una cascata di colori, un prisma solido, dove la luce si diverte nel creare fantasiosi giochi di capriccio.La straordinarietà con cui riesce a familiarizzare con la luce, nelle variazioni che portano i cambiamenti di stagione, è possibile che abbia ispirato i costruttori delle grandiose vetrate nelle Cattedrali Gotiche. Le snelle colonne verticali, slanciate dalla curva dell'arco a sesto acuto, sono gli alti tronchi. Le fragili vetrate, ideate affinché la

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armati di pazienza; devi andare in qualche luogo? - .- No, dispongo tutto il tempo che desidero.-- Allora sappi che chi ha detto che noi siamo lente, non ci conosce bene, poiché in caso di pericolo siamo capaci di correre e più il pericolo è grosso, maggiore sarà la nostra velocità.-- Non esagerare – rispondo con un sorriso – in caso di pericolo vi ho visto correre, ma non così veloci come racconti. Non voglio fare della polemica, effettivamente sapete muovervi molto più velocemente di come solitamente fate, e allora come mai non lo fate sempre? -.- Per il semplice fatto che abbiamo da osservare, ascoltare, cantare e per farlo bene, il nostro passo deve essere lento.- - Come, come….. se siete cieche, sorde e mute, come fate a fare tutto questo? -. - Spesso gli esseri umani si comportano da stupidi; non dovete aver la presunzione che al mondo vi sia solo il vostro modo di vivere, ve ne sono altri; così come vi sono altri modi di vedere, sentire, parlare. In definitiva, noi due non stiamo forse dialogando attraverso il silenzio?-. - È vero – confermo – sto incredibilmente dialogando in silenzio con una Salamandra e c'intendiamo molto bene. –- Allora proseguo il discorso, anticamente voi associavate la Salamandra al fuoco, dicendo che nasciamo da esso e le fiamme non ci potevano bruciare. Per questo motivo, nella pratica Alchimica, il simbolo della Salamandra rappresenta il Fuoco. Vedi siamo esseri d'acqua eppure ci associano al fuoco: Acqua - Fuoco, questa è una delle unità che noi rappresentiamo -. Sto pensando che ciò che mi racconta è vero, sono rari gli esseri che sono capaci di rappresentare contemporaneamente due elementi tanto contrastanti tra loro.- Ei amico che mi stai osservando da lassù – mi richiama – vedi il mio manto di che colore è; il giallo sgargiante è il colore del Sole per cui il giorno, il nero cupo del mio mantello è la notte. Io sono unitamente il Giorno e la Notte.- Cara piccola amica, non finirai mai di stupirmi, di farmi capire che le sommarie apparenze sono futili cose, rispetto alla vastità dei significati racchiusi del Creato. Tu non sei muta, attraverso il silenzio stiamo dialogando su argomenti straordinari, chissà il tuo canto quale meraviglia donerà agli esseri capaci di ascoltarti. - Sei un rettile dal sangue freddo, - riprendo - eppure ti ho incontrato una notte di fine d'anno, quassù in montagna a oltre mille metri di altitudine, in pieno inverno, quando tutti gli altri rettili sono in letargo. Forse è il Fuoco che simbolicamente rappresenti o il Sole portato sulla pelle che ti consente vivere questi misteri.- Intendilo tu, vedrai ti sarà facile, - risponde - però rammenta che noi non vediamo nella vostra stessa maniera, percepiamo la realtà nella sua più intima profondità che ci permette di comprendere il significato Sacro dell'Esistenza. Davanti al nostro intendere, anche gli inganni e le finzioni dell'animo umano si spogliano d'arroganza e appaiono quello che sono: bassezze. Per riuscire a percepire tutto questo, il nostro passo procede lentamente, non ci facciamo distrarre dalla fretta o dalla corsa. Desidero illustrarti un'altra nostra caratteristica: esprimiamo contemporaneamente

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il Femminile e il Maschile. Non siamo ermafroditi, la differenza non sta nel sesso che ogn'una porta distinto ma nel modo con cui esprimiamo tali caratteristiche. Maschile è l'arma liquida che secerniamo, tossica e repellente, tanto che sono pochi quelli che si arrischiano molestarci. Femminile è la capacità di percepire il Cuore della Natura.- Forse stanca per il tanto dialogare o per permettermi di riflettere su ciò che ho appena appreso, la Salamandra lentamente entra in una tana interrompendo il piacevole dialogo. Ti saluto piccola amica, la prossima volta che t'incontrerò saprò osservarti in modo diverso; porto con me riflessioni che mi condurranno lentamente, come il tuo passo, verso una maggiore comprensione dell'Unità del Creato, senza affidarmi esclusivamente alle apparenze delle cose, poiché mi hai insegnato che spesso sono ingannevoli.

Il Faggio

Il Faggio è una pianta assai comune e spesso cresce unito, formando fitti Faggetti. Camminando in questi boschi, si prova un indefinito senso di benessere che fa sentire di trovarsi bene in quel luogo. Generalmente per il modo in cui la pianta si sviluppa e cresce, emana un'aura che è in grado d'incutere rispetto e nello stesso tempo, una parte di timore. Ho notato che le piante giovani, hanno lo stesso portamento austero di quelle vecchie e per questo, mi ricordano quei bambini che hanno il modo di fare degli adulti. Fanciulli che esprimono il comportamento simile a quello degli anziani; bambini – vecchietti, che fanno tenerezza e nel contempo pena, a lungo andare stancano e infastidiscono. Un fiore fuori stagione fa meraviglia, in seguito pena e dura poco. Anche il giovane Faggio assume il portamento della vecchia pianta, probabilmente è perché fin da giovane vuol far trasparire quello che diventerà, pertanto, sembra non essere mai stato giovane. Il vecchio Faggio ispira austerità, rispetto, saggezza, come solo rare persone anziane sanno esprimere. Dove vive il Faggio, vi è silenzio, il tempo rallenta, lo spazio si dilata, come nelle antiche Cattedrali Gotiche.In primavera, la delicata chioma filtra la luce del sole in modo particolare, creando un luogo irreale, di gioioso incanto. In autunno si trasforma in una cascata di colori, un prisma solido, dove la luce si diverte nel creare fantasiosi giochi di capriccio.La straordinarietà con cui riesce a familiarizzare con la luce, nelle variazioni che portano i cambiamenti di stagione, è possibile che abbia ispirato i costruttori delle grandiose vetrate nelle Cattedrali Gotiche. Le snelle colonne verticali, slanciate dalla curva dell'arco a sesto acuto, sono gli alti tronchi. Le fragili vetrate, ideate affinché la

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luce sia filtrata in modo da ispirare i sentimenti più profondi, ricordano il gioco delle sue foglie. Quando si sente il bisogno di avere vicino un essere antico, che doni momenti di profonda intimità, sacra, ponderata e severa, si vada al Faggio. Meglio in solitudine, evocando il suo spirito, chiedendo protezione, il Faggio aiuta sempre! Il Faggio è una pianta Saturniana, Saturno è rappresentato come un vecchio severo, padrone della morte e della vita. Simboleggia la struttura, la stabilità e le limitazioni; indica sostegno, stabilità, capacità di resistere, coerenza ma anche rigidezza e difficoltà di aprirsi. Saturno è il sovrano del tempo che porta in sé la certezza che ogni cosa è destinata a finire. Essendo il Signore del Silenzio, inplica Isolamento che quando è conseguito con coscienza, rende più facile il percorso intrapreso per ritrovare la parte personale più intima e profonda. Dalla distillazione del catrame del suo legno, si estrae il Creosoto, dal caratteristico odore acuto e aromatico, con il quale si curavano, prima dell'arrivo degli antibiotici, le malattie delle vie respiratorie. Per l'alta azione antisettica, era usato anche per disinfettare ambienti dopo malattie infettive, per risanare stalle, pollai, porcili, gli animali stessi e altro. Con l'infuso delle sue giovani foglie, si possono curare le tossi secche e stizzose: un cucchiaio di giovani foglie secche e contuse per tazza, lasciate in infusione coperta per dieci minuti, colate e con l'aggiunta di miele, berne due o tre tazze al giorno.

Il Larice

Gli abeti sono alberi invasivi, vogliono tutto il terreno per se, lasciando poco spazio agli altri. Nel bosco fitto e scuro, ogni tanto si fa vedere qualche antico Larice che indossando la spoglia veste autunnale si distingue facilmente dal verde scuro degli altri. Sui suoi rami sono rimasti pochi aghi dal colore simile alla terra ma anche nella sua nudità, l'aspetto rimane regale, privo di superbia. In autunno mestamente si spoglia delle foglie aghiformi e le dona a Madre Terra, perché le trasformi in sostanze utili e di nutrimento per il futuro.Prima di liberarsi completamente degli aghi, il Larice si trasforma in un tripudio di sgargianti colori, che inizia dal verde, al giallo e marrone con sfumature di rosso fino ad arrivare all'oro; poiché queste piante possono raggiungere stazze gigantesche, anche la massa dei colori diventa tale. Da queste parti si tramanda un detto in cui si dice che la neve non scenderà fintanto che il Larice non avrà perso quasi tutti gli aghi, poiché preferisce mantenere le sue foglie morte a contato della terra e non sopra la

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neve. Ai primi sentori dell'imminente nevicata, la pianta ha un bel da fare per lasciare in fretta tutte le sue foglie; camminando nel bosco in tale circostanza, ci si trova nel mezzo di una vera e propria nevicata di piccoli aghi delicati. Nel bosco fitto e scuro, composto quasi esclusivamente di Abeti, alzo lo sguardo e vedo le cime spelacchiate degli amici Larici, sembrano pii monaci Francescani nel loro consunto Saio marrone. Sono figure antiche, poco considerate nella frenetica concezione della vita attuale. Mi viene da sorridere al pensiero che in fondo anche la mia persona si trova “fuori tempo”; a poco ormai serve un vecchio barbuto dalla bianca chioma rada, erborista, un po' Mago, attento osservatore dei segreti della Natura.Fino a una generazione addietro, il Larice era il Re del bosco, le sue fronde delicate lasciano passare i raggi del sole, così che sotto vi siano Mirtilli, Lamponi, Funghi e altre ricchezze, indispensabili per i tempi “duri” di una volta. Gli aghi che si depositavano sul terreno erano raccolti per fare lo “starlet”: la lettiera per le mucche nelle stalle. Nelle giornate di forte vento, il Larice lascia cadere i rami più grossi e vecchi. Con poca fatica, era possibile raccogliere buona legna da ardere, considerata in assoluto la migliore di tutte. Con i rametti più piccoli e sottili, le persone anziane preparavano dei mazzetti legati, servivano per accendere il fuoco delle stufe, in fretta e senza difficoltà. Ai piedi degli esemplari migliori era praticato un profondo foro che rimaneva tappato per tutto l'anno. Durante l'estate passavano i raccoglitori di resina, i quali stappavano i buchi e con un apposito attrezzo, fatto come una lunga spatola a trivella, facevano fuoriuscire la resina (il Largà), che aveva la consistenza e il colore del miele. Il Largà era posto in secchi di legno, per poi essere filtrato in modo da togliere le impurità. Non vi era casa o famiglia che non conservasse qualche vaso di Largà; era l'unico rimedio che possedevano per estrarre ogni corpo estraneo conficcatosi sotto la pelle, persone o animali indifferentemente. Il procedimento consisteva nell'applicare di sera la resina sopra la parte, fasciare e andare a dormire. Durante la notte, lentamente il Largà risucchiava in superficie il corpo estraneo. Poiché è un ottimo disinfettante e sfiammante naturale, era usato, diluito nel grasso di maiale, contro ogni forma di dermatiti, tagli, piaghe e ferite. Si spalmava puro sul torace, come espettorante del muco e lenitivo per le infiammazioni alle vie respiratorie. Sempre puro, era applicato come lenitivo contro i dolori reumatici. La resina raccolta durante la stagione calda, era spedita lontano e nessuno sapeva esattamente dove andasse a finire o cosa ne facessero. Andava nelle raffinerie, dove era distillata per ricavarne svariati prodotti: olio essenziale di Trementina, Acqua Raggia e per ultima la Pece. La Trementina era il prodotto più nobile, con cui poi si facevano anche prodotti medicamentosi. L'Acqua Raggia (l'Acqua Regina) si usava per diluire e fabbricare vernici e colori. La Pece era un bitume che era spalmato sugli scafi di legno delle barche e delle navi, per renderle stagne e resistenti al marcire.

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luce sia filtrata in modo da ispirare i sentimenti più profondi, ricordano il gioco delle sue foglie. Quando si sente il bisogno di avere vicino un essere antico, che doni momenti di profonda intimità, sacra, ponderata e severa, si vada al Faggio. Meglio in solitudine, evocando il suo spirito, chiedendo protezione, il Faggio aiuta sempre! Il Faggio è una pianta Saturniana, Saturno è rappresentato come un vecchio severo, padrone della morte e della vita. Simboleggia la struttura, la stabilità e le limitazioni; indica sostegno, stabilità, capacità di resistere, coerenza ma anche rigidezza e difficoltà di aprirsi. Saturno è il sovrano del tempo che porta in sé la certezza che ogni cosa è destinata a finire. Essendo il Signore del Silenzio, inplica Isolamento che quando è conseguito con coscienza, rende più facile il percorso intrapreso per ritrovare la parte personale più intima e profonda. Dalla distillazione del catrame del suo legno, si estrae il Creosoto, dal caratteristico odore acuto e aromatico, con il quale si curavano, prima dell'arrivo degli antibiotici, le malattie delle vie respiratorie. Per l'alta azione antisettica, era usato anche per disinfettare ambienti dopo malattie infettive, per risanare stalle, pollai, porcili, gli animali stessi e altro. Con l'infuso delle sue giovani foglie, si possono curare le tossi secche e stizzose: un cucchiaio di giovani foglie secche e contuse per tazza, lasciate in infusione coperta per dieci minuti, colate e con l'aggiunta di miele, berne due o tre tazze al giorno.

Il Larice

Gli abeti sono alberi invasivi, vogliono tutto il terreno per se, lasciando poco spazio agli altri. Nel bosco fitto e scuro, ogni tanto si fa vedere qualche antico Larice che indossando la spoglia veste autunnale si distingue facilmente dal verde scuro degli altri. Sui suoi rami sono rimasti pochi aghi dal colore simile alla terra ma anche nella sua nudità, l'aspetto rimane regale, privo di superbia. In autunno mestamente si spoglia delle foglie aghiformi e le dona a Madre Terra, perché le trasformi in sostanze utili e di nutrimento per il futuro.Prima di liberarsi completamente degli aghi, il Larice si trasforma in un tripudio di sgargianti colori, che inizia dal verde, al giallo e marrone con sfumature di rosso fino ad arrivare all'oro; poiché queste piante possono raggiungere stazze gigantesche, anche la massa dei colori diventa tale. Da queste parti si tramanda un detto in cui si dice che la neve non scenderà fintanto che il Larice non avrà perso quasi tutti gli aghi, poiché preferisce mantenere le sue foglie morte a contato della terra e non sopra la

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neve. Ai primi sentori dell'imminente nevicata, la pianta ha un bel da fare per lasciare in fretta tutte le sue foglie; camminando nel bosco in tale circostanza, ci si trova nel mezzo di una vera e propria nevicata di piccoli aghi delicati. Nel bosco fitto e scuro, composto quasi esclusivamente di Abeti, alzo lo sguardo e vedo le cime spelacchiate degli amici Larici, sembrano pii monaci Francescani nel loro consunto Saio marrone. Sono figure antiche, poco considerate nella frenetica concezione della vita attuale. Mi viene da sorridere al pensiero che in fondo anche la mia persona si trova “fuori tempo”; a poco ormai serve un vecchio barbuto dalla bianca chioma rada, erborista, un po' Mago, attento osservatore dei segreti della Natura.Fino a una generazione addietro, il Larice era il Re del bosco, le sue fronde delicate lasciano passare i raggi del sole, così che sotto vi siano Mirtilli, Lamponi, Funghi e altre ricchezze, indispensabili per i tempi “duri” di una volta. Gli aghi che si depositavano sul terreno erano raccolti per fare lo “starlet”: la lettiera per le mucche nelle stalle. Nelle giornate di forte vento, il Larice lascia cadere i rami più grossi e vecchi. Con poca fatica, era possibile raccogliere buona legna da ardere, considerata in assoluto la migliore di tutte. Con i rametti più piccoli e sottili, le persone anziane preparavano dei mazzetti legati, servivano per accendere il fuoco delle stufe, in fretta e senza difficoltà. Ai piedi degli esemplari migliori era praticato un profondo foro che rimaneva tappato per tutto l'anno. Durante l'estate passavano i raccoglitori di resina, i quali stappavano i buchi e con un apposito attrezzo, fatto come una lunga spatola a trivella, facevano fuoriuscire la resina (il Largà), che aveva la consistenza e il colore del miele. Il Largà era posto in secchi di legno, per poi essere filtrato in modo da togliere le impurità. Non vi era casa o famiglia che non conservasse qualche vaso di Largà; era l'unico rimedio che possedevano per estrarre ogni corpo estraneo conficcatosi sotto la pelle, persone o animali indifferentemente. Il procedimento consisteva nell'applicare di sera la resina sopra la parte, fasciare e andare a dormire. Durante la notte, lentamente il Largà risucchiava in superficie il corpo estraneo. Poiché è un ottimo disinfettante e sfiammante naturale, era usato, diluito nel grasso di maiale, contro ogni forma di dermatiti, tagli, piaghe e ferite. Si spalmava puro sul torace, come espettorante del muco e lenitivo per le infiammazioni alle vie respiratorie. Sempre puro, era applicato come lenitivo contro i dolori reumatici. La resina raccolta durante la stagione calda, era spedita lontano e nessuno sapeva esattamente dove andasse a finire o cosa ne facessero. Andava nelle raffinerie, dove era distillata per ricavarne svariati prodotti: olio essenziale di Trementina, Acqua Raggia e per ultima la Pece. La Trementina era il prodotto più nobile, con cui poi si facevano anche prodotti medicamentosi. L'Acqua Raggia (l'Acqua Regina) si usava per diluire e fabbricare vernici e colori. La Pece era un bitume che era spalmato sugli scafi di legno delle barche e delle navi, per renderle stagne e resistenti al marcire.

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Gli impieghi della Trementina, dell'Acqua Raggia e della Pece erano molto vari tra cui indispensabili per la costruzione delle casse armoniche di Violini, Chitarre e tanti altri strumenti acustici e usi artigianali. Il Larice, attraverso la sua resina, dava un prodotto indispensabile per quei ritmi di vita: era l'Oro Verde! Ora tutti questi prodotti si ricavano dall'Oro Nero, ma sono proprio la stessa cosa? Il legno del Larice era preziosissimo, pesante e resistente, ma la sua primaria caratteristica era ed è, la capacità di resistere all'acqua e alle intemperie; in pratica non marcisce. Quando gli attrezzi da lavoro erano fatti di legno, si usava il Larice per costruire le parti più soggette all'usura. Ecco perché la mia impressione è di una figura fuori tempo, le sue nobili qualità, che per molte generazioni hanno contribuito alla sussistenza della gente, ora non hanno alcun valore o importanza. Sono più apprezzati i prodotti di sintesi che sono nocivi all'uomo e all'ambiente. Nella mia concezione, il Larice racchiude in sé entrambe le caratteristiche, Femminili e Maschili. Senza dubbio la sua virile forma innalzata al cielo ricorda una fallica forma maschile, così come lo è la forza del suo legno, il quale temperato al fuoco dava armi forti come l'acciaio. Invece sono femminili le sue fronde che generosamente lasciano passare il sole per gli esseri più piccoli. Femminile è la sua generosità nel prodigare prodotti agli altri; lo è anche la mancanza di superbia nello spogliarsi e la simpatica “frivolezza” di cambiarsi il vestito. La magica energia del Larice consiste nella capacità di portare in superficie, far emergere verso l'esterno, le cose più profonde, intime, sottili, dell'animo umano. Possono essere traumi trascorsi, emozioni, sentimenti nascosti, ricerca spirituale. Tutto ciò che sedimenta pesantemente nel subconscio, con il passare del tempo, “infetta” dall'interno. Le parti stagnanti in profondità, hanno bisogno di essere portate in superficie, esternate, condivise, lenite. Questo percorso è una strada di Magia, in grado di trasmutare il dolore in Ricchezza di Vita. Fare lunghe passeggiate nei Lariceti; mettersi in meditazione vicino a qualcuno di essi; abbracciare con amore uno di questi giganti, portare sul corpo monili fatti con il suo legno, sono modi per condividere la sua Medicina. Personalmente sono stato testimone di pianti liberatori durante gli abbracci ai Larici. Si può preparare un buon incenso da bruciare sul carboncino ardente, usando la vecchia resina cristallizzata che si trova sulla corteccia esterna, qualche “barbetta” di lichene che cresce sul tronco. Quando tutto è diventato ben secco, si polverizza con il mortaio o con il frullatore ed è pronto.

La montagna era terra dove facilmente nascevano leggende legate al magico e al mistero. In un luogo non lontano da dove abito, vi è una bella leggenda che spiega la nascita del Larice: Da una valle incantata scendeva un torrente d'argento, abitato da Aguane, creature acquatiche dai magici poteri. Nel castello abitava una bella Principessa, figlia del Signore e di un'Aguana, il suo nome era: Marugiana. La Principessa aveva acquisito dalla madre i poteri magici, era in grado di prevedere in

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anticipo le tragedie e le sventure che capitavano alla sua gente. Un giorno passò al torrente un giovane cavaliere, e come in tutte le più belle storie, i due giovani s'innamorarono e poi decisero di sposarsi. Lei espresse il desiderio che il giorno delle loro nozze, il dolore e il male potessero, anche solo per un breve istante, scomparire dalla Terra. Si consultarono i vecchi saggi del luogo, ma non trovarono alcuna soluzione. Fu allora che una vecchia Aguana sentenziò:- Vi è un istante in cui ogni cosa si ferma avvolta da una pace profonda e questo accade ogni cento anni. Quest'anno si presenta il momento propizio e a mezzogiorno in punto, nel giorno del Solstizio Estivo, avverrà ciò.- Così il matrimonio dei due giovani si celebrò in quella data, con canti balli e banchetti per tutti. Nessuno desiderava che la grande festa avesse termine e per ricordarla anche dopo, due Nani ingegnosi, riunendo tutti i fiori che l'abbellivano, costruirono un mazzo grande quanto un albero. Lo piantarono in un prato e lo chiamarono Lares, in onore ai Geni del focolare. Era bello da vedersi, ma tutti sapevano che con il sopraggiungere dell'inverno, sarebbe morto dal gelo. In effetti, con il sopraggiungere della primavera, della favolosa creatura era rimasto solamente una struttura secca, bruciata dal gelo. Mossa da pietà, la Principessa Marugiana, prese il velo da sposa che conservava e lo pose sul misero, il quale, come per incanto emise verdi germogli, per poi fiorire con coni rossi e profumati. Tutti si stupirono per la bellezza del Larice, che da quel giorno divenne l'emblema del matrimonio. Infatti, come il matrimonio, il Larice è verde e fiorito in primavera; rosso e oro in maturità ma d'inverno, se una nuova Maurigiana non lo coprirà con il velo dell'amore, diventerà secco e spoglio.

AL LETTORE: è consentito copiare e trascrivere brani o parti di questo libro, chiedo solamente che venga menzionata la sua provenienza. Grazie.

Terminato durante il Solstizio d'inverno 2013

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Gli impieghi della Trementina, dell'Acqua Raggia e della Pece erano molto vari tra cui indispensabili per la costruzione delle casse armoniche di Violini, Chitarre e tanti altri strumenti acustici e usi artigianali. Il Larice, attraverso la sua resina, dava un prodotto indispensabile per quei ritmi di vita: era l'Oro Verde! Ora tutti questi prodotti si ricavano dall'Oro Nero, ma sono proprio la stessa cosa? Il legno del Larice era preziosissimo, pesante e resistente, ma la sua primaria caratteristica era ed è, la capacità di resistere all'acqua e alle intemperie; in pratica non marcisce. Quando gli attrezzi da lavoro erano fatti di legno, si usava il Larice per costruire le parti più soggette all'usura. Ecco perché la mia impressione è di una figura fuori tempo, le sue nobili qualità, che per molte generazioni hanno contribuito alla sussistenza della gente, ora non hanno alcun valore o importanza. Sono più apprezzati i prodotti di sintesi che sono nocivi all'uomo e all'ambiente. Nella mia concezione, il Larice racchiude in sé entrambe le caratteristiche, Femminili e Maschili. Senza dubbio la sua virile forma innalzata al cielo ricorda una fallica forma maschile, così come lo è la forza del suo legno, il quale temperato al fuoco dava armi forti come l'acciaio. Invece sono femminili le sue fronde che generosamente lasciano passare il sole per gli esseri più piccoli. Femminile è la sua generosità nel prodigare prodotti agli altri; lo è anche la mancanza di superbia nello spogliarsi e la simpatica “frivolezza” di cambiarsi il vestito. La magica energia del Larice consiste nella capacità di portare in superficie, far emergere verso l'esterno, le cose più profonde, intime, sottili, dell'animo umano. Possono essere traumi trascorsi, emozioni, sentimenti nascosti, ricerca spirituale. Tutto ciò che sedimenta pesantemente nel subconscio, con il passare del tempo, “infetta” dall'interno. Le parti stagnanti in profondità, hanno bisogno di essere portate in superficie, esternate, condivise, lenite. Questo percorso è una strada di Magia, in grado di trasmutare il dolore in Ricchezza di Vita. Fare lunghe passeggiate nei Lariceti; mettersi in meditazione vicino a qualcuno di essi; abbracciare con amore uno di questi giganti, portare sul corpo monili fatti con il suo legno, sono modi per condividere la sua Medicina. Personalmente sono stato testimone di pianti liberatori durante gli abbracci ai Larici. Si può preparare un buon incenso da bruciare sul carboncino ardente, usando la vecchia resina cristallizzata che si trova sulla corteccia esterna, qualche “barbetta” di lichene che cresce sul tronco. Quando tutto è diventato ben secco, si polverizza con il mortaio o con il frullatore ed è pronto.

La montagna era terra dove facilmente nascevano leggende legate al magico e al mistero. In un luogo non lontano da dove abito, vi è una bella leggenda che spiega la nascita del Larice: Da una valle incantata scendeva un torrente d'argento, abitato da Aguane, creature acquatiche dai magici poteri. Nel castello abitava una bella Principessa, figlia del Signore e di un'Aguana, il suo nome era: Marugiana. La Principessa aveva acquisito dalla madre i poteri magici, era in grado di prevedere in

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anticipo le tragedie e le sventure che capitavano alla sua gente. Un giorno passò al torrente un giovane cavaliere, e come in tutte le più belle storie, i due giovani s'innamorarono e poi decisero di sposarsi. Lei espresse il desiderio che il giorno delle loro nozze, il dolore e il male potessero, anche solo per un breve istante, scomparire dalla Terra. Si consultarono i vecchi saggi del luogo, ma non trovarono alcuna soluzione. Fu allora che una vecchia Aguana sentenziò:- Vi è un istante in cui ogni cosa si ferma avvolta da una pace profonda e questo accade ogni cento anni. Quest'anno si presenta il momento propizio e a mezzogiorno in punto, nel giorno del Solstizio Estivo, avverrà ciò.- Così il matrimonio dei due giovani si celebrò in quella data, con canti balli e banchetti per tutti. Nessuno desiderava che la grande festa avesse termine e per ricordarla anche dopo, due Nani ingegnosi, riunendo tutti i fiori che l'abbellivano, costruirono un mazzo grande quanto un albero. Lo piantarono in un prato e lo chiamarono Lares, in onore ai Geni del focolare. Era bello da vedersi, ma tutti sapevano che con il sopraggiungere dell'inverno, sarebbe morto dal gelo. In effetti, con il sopraggiungere della primavera, della favolosa creatura era rimasto solamente una struttura secca, bruciata dal gelo. Mossa da pietà, la Principessa Marugiana, prese il velo da sposa che conservava e lo pose sul misero, il quale, come per incanto emise verdi germogli, per poi fiorire con coni rossi e profumati. Tutti si stupirono per la bellezza del Larice, che da quel giorno divenne l'emblema del matrimonio. Infatti, come il matrimonio, il Larice è verde e fiorito in primavera; rosso e oro in maturità ma d'inverno, se una nuova Maurigiana non lo coprirà con il velo dell'amore, diventerà secco e spoglio.

AL LETTORE: è consentito copiare e trascrivere brani o parti di questo libro, chiedo solamente che venga menzionata la sua provenienza. Grazie.

Terminato durante il Solstizio d'inverno 2013

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