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Economie regionaliL’economia della Basilicata

Numero 18 - giugno 2013

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© Banca d’Italia, 2013

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Tutti i diritti riservati. È consentita la riproduzione a fini didattici e non commerciali, a condizione che venga citata la fonte

Aggiornato con i dati disponibili al 24 maggio 2013, salvo diversa indicazione

Stampato nel mese di giugno 2013 presso la Divisione Editoria e stampa della Banca d’Italia

La serie Economie regionali ha la finalità di presentare studi e documentazione sugliaspetti territoriali dell’economia italiana. La serie comprende i rapporti annuali e gli aggiornamenti congiunturali sull’andamento dell’economia nelle regioni italiane.

La presente nota è stata redatta dalla Filiale di Potenza della Banca d’Italia. Si ringraziano vivamente gli enti, gli operatori economici, le istituzioni creditizie, le associazioni di categoria e tutti gli altri organismi che hanno reso possibile la raccolta del materiale statistico e l’acquisizione delle informazioni richieste.

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INDICE

LA SINTESI 5 L’ECONOMIA REALE 7

1. Le attività produttive 7 L’industria 7 Gli scambi con l’estero 9 Le costruzioni e il mercato immobiliare 10 I servizi 12 Le cessazioni di imprese 13 L’innovazione in Basilicata 15

2. Il mercato del lavoro 18 L’occupazione 18 L’offerta di lavoro e la disoccupazione 19

L’INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA 22 3. Il mercato del credito 22

Il finanziamento dell’economia 22 La qualità del credito 27 La raccolta al dettaglio e il risparmio finanziario 29 La struttura del sistema finanziario e le reti commerciali 30

LA FINANZA PUBBLICA DECENTRATA 31 4. Spesa e entrate delle amministrazioni pubbliche locali 31

La composizione della spesa 31 La sanità 32 I Programmi operativi regionali (POR) 33 Le entrate di natura tributaria 35 Il debito 37 L’attuazione del principio costituzionale del pareggio di bilancio 38

APPENDICE STATISTICA 39 NOTE METODOLOGICHE 71 INDICE DEI RIQUADRI

La rilevanza dell’automotive per l’economia lucana 8

Le imprese della filiera immobiliare 11

Istruzione universitaria e occupazione in Basilicata 21

Domanda e offerta di credito in Basilicata 23

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AVVERTENZE

Segni convenzionali:

– il fenomeno non esiste;

.... il fenomeno esiste, ma i dati non si conoscono;

.. i dati non raggiungono la cifra significativa dell’ordine minimo considerato;

:: i dati sono statisticamente non significativi.

La metodologia di calcolo dei tassi di variazione dei prestiti di fonte segnalazioni di vigilanza e Centrale dei rischi è stata oggetto di una profonda revisione, per allinearla a quella adottata nell’ambito del Sistema europeo di banche centrali. A tale modifica sono riconducibili le differenze rispetto ai dati pubblicati in precedenza; ulteriori scostamenti nei dati sono imputabili a rettifiche di segnalazione da parte degli intermediari.

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LA SINTESI

Nel 2012 l’economia lucana, secondo le stime di Unioncamere-Prometeia, ha registrato una caduta del prodotto interno lordo del 3,1 per cento. La produzione industriale, secondo l’indagine Unioncamere, è calata bruscamente nel 2012 (-9,5 per cento, -4,3 nel 2011), come nel Mezzogiorno ma in misura

più marcata rispetto al resto del paese. La contrazione si è estesa a tutti i principali settori, compreso quello meccanico, che include le imprese specializzate nella produ-zione di autoveicoli, in linea con le tendenze degli ultimi anni. Tra il 2007 e il 2011, il fatturato delle imprese lucane dell’automotive si è ridotto complessivamente del 18,2 per cento, più della media del settore nel resto del paese.

Tra le regioni italiane, la Basilicata ha registrato il calo più mar-cato delle esportazioni (-17,5 per cento). Vi ha contribuito principalmente la contrazione delle vendite di autoveicoli, mentre altri comparti hanno continuato a espandersi. Al netto

dell’automotive e del petrolio greggio, le esportazioni sono aumentate dell’1,4 per cento su base annua, trainate dal settore dell’elettronica e da quello metallurgico.

Il valore aggiunto delle costruzioni, secondo stime di Prome-teia, ha continuato a contrarsi a un ritmo sostenuto. La forte caduta delle compravendite immobiliari (-17,7 per cento) si è accompagnata al calo delle quotazioni. Nel complesso, durante la fase recessiva le imprese della filiera immobiliare hanno regi-

strato un calo del fatturato e una crescita dell’indebitamento, sebbene in misura infe-riore rispetto ad altre aree del paese. In prospettiva, il settore delle opere pubbliche risentirà dello sfavorevole andamento degli appalti pubblici che, secondo il Cresme, si sarebbero ridotti fortemente nel 2012.

Lo sfavorevole quadro occupazionale e il calo del reddito di-sponibile hanno influito sull’andamento dei consumi. Le ven-dite al dettaglio si sono ridotte del 10,5 per cento, più che in

Italia e nel Mezzogiorno. Dopo essere aumentate nel 2011, le presenze di turisti sono diminuite del 4,2 per cento nel 2012, riflettendo principalmente la flessione di quelle degli italiani (che rappresentano oltre il 92 per cento del totale), diminuite per la pri-ma volta dopo un quinquennio di espansione. Dopo il calo registrato nel 2011, il ricorso alle procedure fallimentari ha ripreso a cre-scere nel 2012; l’incidenza è rimasta tuttavia inferiore al Mezzogiorno e all’Italia.

In base a diversi indicatori, la capacità innovativa delle imprese lucane, che potrebbe dare impulso alla competitività del siste-ma economico regionale, è più bassa di quella media del paese. Il divario è riconducibile alla minore quantità di risorse investi-

Nel 2012 l’economia luca-na ha registrato una contrazione

L’automotive ha inciso sul calo delle esportazioni

Il comparto im-mobiliare conti-nua a risentire della crisi

I consumi si sono ridotti

La capacità inno-vativa delle im-prese è bassa

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te dal settore privato, a sua volta connessa alla minore dimensione media delle impre-se.

Nel 2012 il mercato del lavoro in Basilicata ha risentito della contrazione dell’attività economica: sia la flessione degli occu-pati, sia la diminuzione delle ore lavorate sono state più ampie

che nel Mezzogiorno e in Italia. Il calo degli occupati (1,5 per cento) e l’aumento dell’offerta di lavoro hanno determinato un aumento del tasso di disoccupazione (al 14,5 per cento nella media del 2012), che rimane inferiore rispetto a quello del Mez-zogiorno e superiore a quello medio italiano. L’avversa congiuntura economica ha continuato a penalizzare maggiormente i più giovani: il tasso di disoccupazione nella fascia di età compresa tra i 15 e i 34 anni è aumentato di 5,1 punti, portandosi al 28,2 per cento. Più marcata del calo degli occupati è stata la riduzione delle ore lavorate, scese del 7,9 per cento. Nel 2012 le ore autorizzate di Cassa integrazione guadagni (CIG) sono aumentate del 46,3 per cento, in forte accelerazione rispetto al 2011. Cir-ca metà delle ore totali di CIG sono state autorizzate per il comparto della produzio-ne di mezzi di trasporto.

Alla debolezza dell’attività economica ha corrisposto un anda-mento flettente dei prestiti bancari e un peggioramento della qualità del credito. I prestiti bancari hanno progressivamente rallentato nel corso del 2012, registrando una lieve contrazione

lo scorso dicembre (-0,7 per cento sui dodici mesi). La flessione è stata più marcata per le famiglie consumatrici, a fronte di una sostanziale stagnazione dei prestiti alle imprese. Tale andamento riflette sia una domanda di credito ancora debole da parte di famiglie e imprese sia le perduranti tensioni sulle condizioni di offerta, connesse in parte con il deterioramento della qualità del credito. Nel 2012 il credito concesso alle famiglie consumatrici da banche e società finanziarie è diminuito, per la prima volta negli anni recenti. Sono calati sia i mutui per l’acquisto di abitazioni (-1,4 per cento), in connessione con la riduzione delle compravendite immobiliari, sia il credito al consumo (-0,9 per cento), che ha riflesso la perdurante debolezza degli acquisti di beni durevoli. Per quanto concerne le imprese, la contra-zione dei prestiti è stata ampia per le imprese manifatturiere e per quelle delle costru-zioni. È stata più lieve per i finanziamenti concessi alle imprese dei servizi.

Il flusso di nuove sofferenze rettificate, riferito al complesso dei residenti in regione, è aumentato rispetto al 2011. Il dete-rioramento è stato rapido in tutti i principali settori di attività economica e particolarmente ampio per le imprese di costru-zioni; vi hanno influito specifiche crisi aziendali nel settore

dell’impiantistica, solo in parte riconducibili ad attività produttive svolte in regione. Anche la qualità del credito concesso alle famiglie ha continuato a deteriorarsi, seb-bene a ritmi contenuti.

Anche per effetto della maggiore rischiosità, il costo del credi-to alle imprese è aumentato, in particolare per quelle di mag-giori dimensioni, sia per i finanziamenti a breve termine sia, soprattutto, per quelli a scadenza più protratta.

Si è ridotta l’occupazione

I prestiti hanno iniziato a ridur-si…

… e la qualità del credito ha conti-nuato a deterio-rarsi…

… contribuendo all’aumento dei tassi d’interesse

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L’ECONOMIA REALE

1. LE ATTIVITÀ PRODUTTIVE

L’industria

Nel 2012 si è accentuata in Basilicata la flessione della produzione industriale i-niziata nel 2008. In base ai dati dell’indagine svolta da Unioncamere su un campione di imprese manifatturiere fino a 500 addetti (cfr. la sezione: Note metodologiche), la pro-duzione si è ridotta del 9,5 per cento su base annua (fig. 1.1a); la contrazione è stata in linea con quella osservata nel Mezzogiorno e superiore rispetto a quella nel resto del paese (-10,1 e -6,2 per cento, rispettivamente).

La dinamica congiunturale negativa si è estesa a tutti i principali settori (fig. 1.1b). La riduzione della produzione industriale è stata particolarmente ampia in quello del legno e mobile che, già nel 2011, aveva fatto registrare un’intensa flessione. Anche il settore dei metalli ha mostrato un arretramento significativo, così come quello della chimica e delle materie plastiche. La produzione nel settore meccanico, principale comparto della manifattura regionale (cfr. il riquadro: La rilevanza dell’automotive per l’economia lucana), si è ridotta del 4,6 per cento per le aziende del campione; includendo anche le unità produttive di maggiori dimensioni, escluse dal campione dell’indagine di Unioncamere, il calo sarebbe stato più intenso.

Figura 1.1

La produzione industriale

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2011 2012

Fonte: elaborazioni su dati Unioncamere. Cfr. la sezione: Note metodologiche

(a) produzione industriale (numeri indice: 2008=100)

(b) variazione della produzione nei principali comparti (valori percentuali)

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LA RILEVANZA DELL’AUTOMOTIVE PER L’ECONOMIA LUCANA Il settore automotive è concentrato nell’area del Vulture-Melfese: nel 2007, ultimo anno per il quale si dispone dei dati, nelle 21 unità produttive del Sistema Locale del Lavo-ro (SLL) di Melfi era impiegato quasi il 97 per cento del totale degli addetti lucani al settore. La produzione di mezzi di trasporto rappresenta una quota molto elevata del totale della produzione dell’area: sempre nel 2007, il 67 per cento degli addetti dell’industria manifatturiera del sistema locale di Melfi era occupato nel settore (fig. r1), contro il 27 per cento della Basilicata. Tale concentrazione di addetti è di gran lunga la più elevata tra gli otto sistemi locali del lavoro italiani caratterizzati da una presenza significativa dell’automotive. Anche grazie alla produzione di autoveicoli, l’area del Vulture-Melfese è particolar-mente orientata all’export: nell’area si produceva nel 2011 oltre il 69 per cento del totale delle esportazioni lucane. La propensione all’export, misurata dal rapporto tra il valore complessivo delle esportazioni e il numero di addetti, è sensibilmente più alta a Melfi che negli altri sistemi locali dell’automotive: essa ammontava a 95 mila euro nel 2009, ultimo anno per il quale il dato può essere calcolato, a fronte dei 58 mila euro medi negli altri SLL specializzati nel comparto.

Figura r1

Addetti del comparto automotive (valori percentuali, anno 2007)

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Melfi Basilicata Altri sistemi locali italianidell'automotive

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Sul totale addetti dell'industria manifattureria

Sul totale addetti delle imprese attive

Fonte: Istat, Archivio statistico delle imprese attive.

L’impatto della crisi sull’occupazione èstato relativamente contenuto nell’area, almeno fino al 2011, ultimo anno per il quale sono disponibili i dati della Rile-vazione sulle forze di lavoro dell’Istat per SLL. Tra il 2007 e il 2011 il tasso di occupazione ha registrato una lieve fles-sione passando dal 39,1 al 38,5 per cen-to, mentre il tasso di disoccupazione è aumentato dal 10,0 all’11,3 per cento. Tali variazioni sono meno negative di quelle registrate in Basilicata e anche nei restanti SLL italiani dell’automotive. Sulla base dei dati Cerved-Cebil, dal 2007 al 2011 le imprese lucane dell’automotive hanno registrato una flessione del fatturato complessivamente pari al 18,2 per cento, a fronte di una contrazione, nello stesso periodo, del 7,6 per cento per la media del settore nel resto del paese. La contenuta redditività (misurata dal rapporto tra utile corrente prima degli oneri finanziari e attivo di bilancio, ROA), pari ad appena l’1,6 per cento in media annua, ha contribuito a indebolire l’attività d’investimento; in rap-porto al fatturato, le immobilizzazioni si sono ridotte in media annua di circa il 2,4 per cento (-0,9 la media del settore nel resto del paese).

Secondo i risultati di un’indagine condotta dalla Banca d’Italia su un campione di imprese lucane con almeno venti addetti (cfr. la sezione: Note metodologiche), nel 2012 il fatturato si è ridotto rispetto all’anno precedente; il calo ha riguardato i due terzi delle imprese, coinvolgendo sia le grandi, sia le piccole imprese. La capacità produttiva ha ristagnato, anche in seguito al rallentamento nell’accumulazione di ca-pitale. In base alle previsioni formulate dagli operatori, la flessione delle vendite si arresterebbe nel 2013.

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Nel 2012, il peggioramento del quadro economico si è riflesso anche sulla demografia delle imprese. Se-condo i dati Infocamere-Movimprese (tav. a4), il saldo tra imprese iscritte e cessate è stato negativo per 148 unità, pari al 3,4 per cento delle imprese attive a inizio periodo. La flessione, superiore all’anno precedente (128 unità), è attribuibile alla riduzione del numero di iscrizioni.

In base ai dati del Ministero dello sviluppo economico, la produzione di petrolio greggio ha continuato ad aumentare nel 2012 (8,3 per cento in più rispetto all’anno precedente), raggiungendo 4 milioni di tonnellate (tav. a5). La produzione di gas na-turale ha accelerato sensibilmente (10,4 per cento). Il contributo regionale alla produ-zione nazionale di petrolio e gas ha pertanto raggiunto il 75 e il 15 per cento, rispetti-vamente. L’aumento dell’attività ha determinato la crescita del gettito delle royalty de-stinate alla Regione e ai Comuni lucani interessati dalle estrazioni (cfr. la sezione: La finanza pubblica decentrata).

Gli scambi con l’estero

Nel 2012 le vendite all’estero della Basilicata sono diminuite del 17,5 per cento in valore, in forte peggioramento rispetto al 2011 (-3,0 per cento; tav. a6); nel Mezzo-giorno e in Italia si è invece registrata un’espansione, rispettivamente del 7,8 e del 3,7 per cento. Le esportazioni verso i paesi UE sono diminuite del 30,1 per cento (tav. a7), mentre quelle verso i paesi extra UE sono aumentate del 20,8. Vi ha contri-buito l’incremento degli scambi verso la Turchia (44,8 per cento), che rappresentano il 18,7 per cento delle esportazioni e l’intero export di petrolio greggio.

Al netto dei due principali comparti per le vendite lucane all’estero, la produzio-ne di autoveicoli e di petrolio greggio, le esportazioni in regione sono aumentate dell’1,4 per cento su base annua. Pur rappresentando in volume meno del 5 per cento della produzione totale di idrocarburi, le esportazioni di petrolio e gas naturale sono più che raddoppiate nel 2012 e ammontano al 12,4 per cento delle vendite all’estero. L’export di autoveicoli, che rappresenta poco meno della metà del totale, è diminuito del 37,1 per cento. La flessione nel comparto è stata maggiore rispetto al resto del Mezzogiorno (-3,4 per cento) e in controtendenza rispetto al resto dell’Italia, che ha registrato invece un aumento del 6,1 per cento su base annua.

L’andamento nel settore dei mezzi di trasporto è stato influenzato dallo scarso peso, tra i paesi di de-stinazione, delle economie più dinamiche. Le esportazioni verso i paesi non-UE rappresentano il 21 per cento del totale del comparto, e la quota di esportazioni verso i paesi BRIC è trascurabile. Nel Mezzogiorno e in Italia, per contro, le esportazioni di autoveicoli verso i paesi non-UE sono state pari rispettivamente al 17 e al 36 per cento, mentre quelle verso i paesi BRIC costituiscono l’8 e il 5 per cento del totale dell’export.

Le esportazioni nel periodo della crisi (2008-2012). – Nel periodo 2008-2012 in Ba-silicata le esportazioni sono diminuite al tasso medio annuo dell’11,3 per cento (fig. 1.2a), invertendo la tendenza rispetto alla crescita del 6,7 per cento medio annuo osservata nel periodo precedente (2003-2007). Nel resto del Mezzogiorno e del paese vi è stato solo un rallentamento (dal 7,6 al 2,3 per cento, e dal 6,3 all’1,3 per cento, rispettivamente).

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Figura 1.2

L’andamento delle esportazioni (dati annuali; numeri indice 2002=100)

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BasilicataMezzogiorno (1)Italia (1)

Fonte: ISTAT. Cfr. la sezione: Note metodologiche. (1) Al netto della Basilicata.

La dinamica nel periodo di crisi ha risentito del forte calo delle esportazioni di autoveicoli (-15,4 per cento medio annuo; fig. 1.2b), più intenso rispetto al resto del Mezzogiorno e del paese, a causa della diversa combinazione di prodotti e mercati delle imprese lucane del settore rispetto a quelle delle altre regioni. Ne è conseguita la riduzione dell’incidenza degli autoveicoli sul valore totale delle esportazioni regionali (dal 61,6 per cento del 2007 al 48,5 del 2012; tav. a8) e il dimezzamento della quota dell’export di autoveicoli prodotti in Basilicata sul totale nazionale (dall’8,3 al 4,3 per cento).

Le esportazioni lucane verso i paesi UE hanno risentito intensamente della crisi: la quota di export verso questi paesi è diminuita nel periodo in esame dal 77,6 al 63,8 per cento. È aumentato corrispondentemente il peso delle esportazioni verso i paesi extra UE, per le maggiori vendite di autoveicoli e, soprattutto, petrolio alla Turchia.

Le costruzioni e il mercato immobiliare

Nel 2012 l’attività nel settore delle costruzioni si è ulteriormente ridotta rispetto all’anno precedente: stime elaborate da Prometeia indicano una diminuzione del valo-re aggiunto del 7,6 per cento su base annua, in deciso peggioramento rispetto al 2011 (-0,6).

La contrazione della produzione ha riflesso la debolezza della domanda nel mer-cato immobiliare, che negli anni recenti ha condizionato l’andamento delle imprese operanti nel settore delle costruzioni e delle attività connesse (cfr. il riquadro: Le im-prese della filiera immobiliare). In base a nostre elaborazioni su dati dell’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle entrate, nel 2012 le compravendite si sono ridotte del 17,7 per cento sull’anno precedente (-23,3 nel Mezzogiorno e -25,8 in Ita-lia). Rispetto al picco del 2006, il calo cumulato ammonta a poco meno del 40 per cento del totale (fig. 1.3a). Alla flessione nel numero degli scambi si è associato un calo delle quotazioni (-3,1 per cento rispetto al 2011, fig. 1.3b), ancora più accentuato se valutate al netto dell’inflazione (-6,0 per cento).

(a) totale esportazioni (b) autoveicoli

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Sulle prospettive delle imprese attive nel campo delle opere pubbliche potrebbe pesare la forte riduzione del valore degli appalti aggiudicati che, secondo il Cresme, si sono dimezzati nel 2012 rispetto al 2011.

Il protrarsi della fase recessiva ha inciso sulla demografia delle imprese: nel 2012, secondo i dati di In-focamere-Movimprese, il saldo tra imprese iscritte e cessate è risultato negativo di 173 unità (151 nel 2011), pari al 2,6 per cento di quelle attive a inizio periodo.

Figura 1.3

Compravendite e prezzi delle abitazioni (numeri indice 2005=100)

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Fonte: elaborazioni su dati dell’Osservatorio sul mercato immobiliare (OMI) dell’Agenzia delle entrate, del Ministero dell’Interno, de Il Consulente Immobiliare e Istat. Cfr. la sezione: Note metodologiche. (1) Quotazioni al netto dell’inflazione.

LE IMPRESE DELLA FILIERA IMMOBILIARE

volmente (-4,6 per cento in media annua), mentre il fatturato ha mostrato solo una

La filiera immobiliare (costruzioni, attività immobiliari e comparti economicamente connessi; cfr. la sezione: Note metodologiche) presenta in Basilicata un peso maggiore rispetto alla media del paese e ha mostrato, nell’ultimo decennio, un andamento nel complesso meno negativo rispetto alla media delle regioni italiane. In base ai dati sul-le società di capitali disponibili nella Centrale dei Bilanci (Cebil), il fatturato delle im-prese della filiera immobiliare rappresentava nel 2010 il 14,9 per cento di quello com-plessivo delle imprese lucane, valore superiore alla media delle regioni meridionali e dell’Italia (12,9 e 8,6 per cento, rispettivamente). Alle imprese delle costruzioni e delle attività immobiliari facevano capo circa i due terzi del fatturato della filiera e, secondo i dati dell’Archivio statistico delle imprese attive dell’Istat (Asia), i due terzi degli ad-detti. La filiera si caratterizza per un’elevata diffusione di microimprese: nel 2010 le aziende con meno di dieci dipendenti occupavano il 61,9 per cento degli addetti, un dato in linea con la media nazionale sebbene inferiore a quello meridionale; il 14,0 per cento lavorava in imprese con almeno 50 dipendenti (tav. a9). Le società di capi-tali erano circa il 15 per cento del totale della filiera e vi era impiegato il 40,6 per cen-to degli occupati, meno che nella media nazionale (46,7 per cento). Tra il 2003 e il 2007 è aumentato il numero delle società di capitali e il loro fatturato complessivo, cresciuto nel periodo a un tasso medio annuo dell’8,5 per cento, più che in Italia (tav. a10). Nei quattro anni successivi, il numero di imprese si è ridotto considere-

(a) compravendite (b) prezzi (1)

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debole flessione (-0,7 per cento; rispettivamente -5,3 e -4,2 nel Mezzogiorno e in Ita-lia). Tra il 2003 e il 2007, la struttura finanziaria si è progressivamente appesantita per so-stenere l’aumento dell’operatività. L’incidenza dei debiti finanziari sul fatturato è au-mentata di oltre 7 punti percentuali, raggiungendo il 63,3 per cento, valore inferiore rispetto alla media registrata per le regioni meridionali e per l’Italia (fig. r2a; tav. a11). La quota di margine operativo lordo (MOL) assorbito dagli oneri finanziari è aumen-tata dal 26,5 al 30,8 per cento, rimanendo anch’essa su valori inferiori alla media delle regioni meridionali e, soprattutto, a quella nazionale. Nello stesso periodo, il leverage (rapporto tra debiti finanziari e la somma dei debiti finanziari e del capitale proprio) è calato raggiungendo un valore leggermente inferiore alla media nazionale.

Figura r2

Redditività e oneri finanziari delle imprese della filiera immobiliare (numeri indice e miliardi di euro)

20112010200920082007200620052004200340

60

80

100

120

140

160

40

60

80

100

120

140

160

Basilicata

Mezzogiorno

Italia

0,1

0,2

0,3

0,4

0,5

0,6

0,7

0,8

0,9

1,0

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

0,3

0,4

0,5

0,6

0,7

0,8

0,9

1,0

1,1

1,2rimanenze/fatturato (sc dx)

rimanenze immobili finiti e in costruzione

fatturato

Fonte: elaborazioni su dati Cebil. Cfr. la sezione: Note metodologiche. (1) Valori medi ponderati.

Nella fase recessiva (2008-2011), il leverage si è ridotto ulteriormente, anche per effetto dell’aumento del patrimonio netto di bilancio del 2008 dovuto alle rivalutazioni degli immobili concesse dalla Legge n. 2 del 28 gennaio 2009. La riduzione della leva fi-nanziaria, assieme al calo dei tassi di interesse sui prestiti in essere, ha portato a una minore incidenza degli oneri finanziari sul MOL (22,9 per cento a fine periodo). Il rapporto tra debiti finanziari e fatturato è risultato, nella media del quadriennio 2008-2011, superiore di circa 11 punti percentuali rispetto alla media del quinquennio pre-cedente, pur restando ampiamente inferiore al Mezzogiorno e all’Italia (fig. r2a). A causa della debolezza della domanda, nello stesso periodo l’incidenza delle rimanenze sul fatturato si è portata su livelli superiori rispetto al quinquennio precedente (fig. r2b), seppure su valori più bassi rispetto a quelli medi delle imprese di altre re-gioni, anche meridionali.

I servizi

Stime elaborate da Prometeia indicano per il 2012 una flessione pari all’1,6 per cento del valore aggiunto nei servizi a fronte di un aumento del 2,6 nel 2011; il calo si è concentrato nel comparto commerciale.

(a) debiti finanziari su fatturato (b) fatturato e rimanenze (1)

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Il commercio. – Nel corso del 2012, la debolezza del mercato del lavoro e il calo del reddito disponibile delle famiglie hanno determinato una contrazione dei consu-mi. I dati Unioncamere indicano un brusco calo delle vendite al dettaglio (-10,5 per cento rispetto all’anno precedente in regione; -9,6 e -7,6 rispettivamente nel Mezzo-giorno e in Italia). Come nel 2011, la flessione è stata più intensa per le piccole im-prese commerciali (fino a 5 addetti) e più contenuta per quelle oltre i venti addetti e per gli ipermercati. Le vendite si sono ridotte in misura più accentuata della media nel comparto non alimentare (-12,4 per cento).

In base ai dati dell’Osservatorio Findomestic, la spesa per beni durevoli, pari a 1.541 euro per famiglia in regione, è diminuita del 10,5 per cento nel 2012, più che nel 2011. Il miglior andamento rispetto alla media delle regioni meridionali e italiane è attribuibile all’incremento nell’elettronica di consumo che, secondo l’Osservatorio Findomestic, ha beneficiato anche del passaggio alla ricezione digitale terrestre. Si è invece ridotta sensibilmente la spesa per mobili e per l’acquisto di auto nuove e usate. La debolezza del mercato delle auto nuove è confermata anche dal calo delle imma-tricolazioni riportato dall’ANFIA (-26,3 per cento in Basilicata e -19,8 in Italia).

In base ai dati Infocamere-Movimprese si è inoltre ridotto il numero di imprese commerciali at-tive in regione: il saldo tra imprese iscritte e cessate è stato negativo e pari al 2,7 per cento delle im-prese attive nel comparto alla fine del 2011.

Il turismo. – Secondo i dati dell’Azienda di promozione turistica della Basilicata, nel 2012 gli arrivi di turisti in regione sono cresciuti dell’1,2 per cento, in rallentamen-to rispetto al 2011 (3,6). Al contrario, le presenze si sono ridotte del 4,2 per cento, a fronte di un’espansione del 3,9 nel 2011, portando i giorni di permanenza media da 3,8 a 3,6 (tav. a12). Il calo delle presenze ha interessato sia i turisti italiani (-4,2 per cento), che rappresentano il 92 per cento del totale, sia gli stranieri (-4,0).

Le presenze di turisti nella città di Matera hanno rallentato bruscamente allo 0,7 per cento nel 2012 (12,2 nel 2011). La crescita è stata sostenuta dai consistenti flussi riferiti agli stranieri, pari circa a un terzo delle presenze in città. Sulla costa jonica, dove confluisce circa il 59 per cento del turismo regionale, le presenze si sono ridotte del 4,1 nonostante la forte espansione di quelle di stranieri (18,1 per cento).

Le cessazioni di imprese

Nel corso della crisi economica iniziata nel 2008 il numero delle imprese uscite dal mercato è cresciuto, sia attraverso il ricorso a procedure concorsuali sia in seguito a liquidazioni volontarie.

In base a elaborazioni su dati Cerved Group e Infocamere, tra il 2008 e il 2012 in Basilicata i fallimenti hanno registrato un picco nel primo semestre 2010. Nel 2012 sono state aperte circa 50 procedure fallimentari, il 6 per cento in più rispetto all’anno precedente e circa il 13 per cento rispetto al 2008 (fig. 1.4a). Il fenomeno ha interes-sato soprattutto le società di capitali con circa 40 procedure fallimentari aperte (fig. 1.4b).

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Nel valutare l’andamento dei fallimenti nell’ultimo decennio occorre considerare gli effetti prodotti da due interventi normativi, entrati in vigore rispettivamente nel luglio 2006 e nel gennaio 2008. Tali interventi hanno introdotto criteri dimensionali che, nel complesso, hanno ristretto rispetto al passato la platea delle im-prese potenzialmente interessate dalla procedura fallimentare. Per questa ragione, il numero dei fallimenti intervenuti tra il 2008 e il 2012 non è immediatamente confrontabile con quello del periodo precedente (cfr. la sezione: Note metodologiche).

Figura 1.4

Procedure fallimentari aperte

20122011201020092008200720062005200420030

5

10

15

20

25

30

35

0

5

10

15

20

25

30

35

0

10

20

30

40

50

Società di capitali Società di persone Ditte individuali0

10

20

30

40

502008 2009 2010 2011 2012

Fonte: elaborazioni su dati Cerved Group e Infocamere. Cfr. la sezione: Note metodologiche. (1) I dati sono destagionalizzati.

In Basilicata è risultato largamente diffuso il ricorso a procedure di liquidazione volontaria. Nel 2012 sono state aperte più di 470 liquidazioni volontarie, in calo del 3 per cento rispetto all’anno precedente, in cui è stato raggiunto il picco dell’ultimo de-cennio (490 liquidazioni volontarie).

Al fine di considerare le sole imprese effettivamente presenti sul mercato, le analisi che seguono sono cir-coscritte a quelle con almeno un bilancio disponibile e con attivo positivo nei tre anni che precedono l’evento considerato (apertura di procedura fallimentare o liquidazione volontaria).

Restringendo l’analisi alle sole società di capitali, il numero di procedure falli-mentari aperte ogni 10 mila imprese (insolvency ratio) è stato di circa 38 nel 2012 (fig. 1.5a), un valore sostanzialmente in linea con quello dei tre anni precedenti. L’incidenza delle procedure fallimentari è stata marcatamente più elevata per le im-prese industriali: nella media del quadriennio 2009-2012, è stata pari a circa il triplo rispetto al complesso delle imprese e nettamente superiore al valore registrato nel 2008 (fig. 1.5b e tav. a13).

Nel complesso, per la Basilicata, l’indicatore si colloca al di sotto della media del Mezzogiorno e dell’Italia, che hanno registrato un insolvency ratio pari, rispettivamente a circa 51 e 60 imprese ogni 10 mila nel 2012.

Al fine di valutare la situazione economica e finanziaria delle aziende uscite dal mercato tra il 2009 e il 2012, è stata condotta un’analisi sui bilanci presentati tra il 2004 e il 2008 dalle società di capitali sottoposte a procedure fallimentari o poste in liquidazione. Nel complesso, l’analisi suggerisce che sia le imprese fallite sia quelle liquidate nell’ultimo quadriennio hanno affrontato la fase recessiva già in condizioni di maggiore vulnerabilità rispetto alle altre imprese. Nel periodo 2004-08 esse mo-

(a) andamento nell’ultimo decennio (1) (unità; dati trimestrali)

(b) classificazione per forma giuridica d’impresa(unità; dati annuali)

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stravano, infatti, una redditività e un livello di indebitamento, rispettivamente, infe-riore e superiore rispetto alla media delle imprese regionali.

Figura 1.5

Insolvency ratio delle società di capitali (1) (procedure fallimentari aperte per 10.000 imprese presenti sul mercato)

(a) totale (b) per settore di attività economica

0

20

40

60

80

100

Basilicata Mezzogiorno Italia0

20

40

60

80

100

2008 2009 2010 2011 2012

0

30

60

90

120

150

Industria in sensostretto

Costruzioni Servizi Totale0

30

60

90

120

150

2008 2009 2010 2011 2012

Fonte: elaborazioni su dati Cerved Group e Infocamere. Cfr. la sezione: Note metodologiche. (1) L’Insolvency ratio è un indicatore calcolato come rapporto tra il numero di procedure fallimentari aperte nell’anno e quello delle impre-se presenti sul mercato a inizio anno (moltiplicato per 10.000).

L’innovazione in Basilicata

La capacità delle imprese di innovare i prodotti, i processi produttivi o gli assetti organizzativi e gestionali rappresenta un fattore determinante per la crescita di un sistema economico. L’approccio più comunemente usato per una valutazione della capacità innovativa di un’area prende in esame da un lato l’input dell’attività innova-tiva, come la forza lavoro impiegata in attività innovative e la spesa in ricerca e svi-luppo (R&S), dall’altro i suoi output, come la diffusione di imprese innovative e il ricorso a strumenti per la protezione della proprietà intellettuale delle innovazioni (brevetti, marchi, design). La maggioranza degli indicatori adottati indica che la Basili-cata si caratterizza per una capacità innovativa più bassa sia rispetto alla media delle regioni meridionali sia a quella dell’Italia.

Gli input dell’innovazione. – La scarsa presenza di imprese di grandi dimensioni si riflette nella minore dotazione dei fattori di input per l’innovazione. Nel 2010 la quo-ta di risorse umane utilizzate dalle aziende lucane per attività innovativa è stata infe-riore a quella delle imprese meridionali e pari a circa la metà di quelle italiane: rispetto al totale degli addetti quelli adibiti alla ricerca e sviluppo rappresentavano lo 0,8 per cento e i ricercatori lo 0,4 per cento (tav. a14 e fig. 1.6a). Nel periodo 2000-2010 tali quote sono rimaste sostanzialmente stabili in regione. Nel 2010, gli addetti ad attività che richiedono un grado di istruzione terziaria sono stati pari al 15,4 per cento della popolazione (15,8 nel Mezzogiorno e 20,4 in Italia).

In Basilicata, nel 2009, gli investimenti complessivi in ricerca e sviluppo hanno rappresentato lo 0,7 per cento del prodotto, un valore inferiore alla media meridiona-le e nazionale (fig. 1.6b). In presenza di un livello di spesa pubblica in R&S lievemen-te superiore al resto del paese, in Basilicata la minore incidenza della spesa comples-

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siva sul prodotto potrebbe risentire del basso livello della componente privata; vi contribuisce la scarsa presenza di grandi realtà produttive sul territorio regionale.

Figura 1.6

Input del processo di innovazione (valori percentuali)

(a) ricercatori e addetti ricerca e sviluppo (1) (b) spesa in ricerca e sviluppo (2)

0,0

0,4

0,8

1,2

1,6

2,0

Quota ricercatori Quota addetti R&S

0,0

0,4

0,8

1,2

1,6

2,0

Basilicata

Mezzogiorno

Italia

0,0

0,4

0,8

1,2

1,6

R&S imprese R&S pubblica R&S totale

0,0

0,4

0,8

1,2

1,6Basilicata

Mezzogiorno

Italia

Fonte: Eurostat. (1) Quota sul totale addetti; dati riferiti al 2010. – (2) In percentuale del PIL; dati riferiti al 2009; sono escluse le spese per l’istruzione.

Un contributo al finanziamento dell’attività di innovazione deriva dall’utilizzo dei fondi europei. Tra i progetti del Piano operativo regionale (POR), riferito al periodo di programmazione 2007-2013, il più rile-vante per importo finanziato ha riguardato le opere e l’impiantistica del campus per l’innovazione del manufacturing a Melfi. La percentuale di avanzamento dei pagamenti di tale progetto, a dicembre 2012, è circa un quinto dell’importo complessivamente stanziato.

Il contributo pubblico al finanziamento dell’attività di innovazione si è realizzato anche attraverso l’uso dei Programmi operativi nazionali (PON). Tra i grandi progetti si segnalano il finanziamento di un sistema integrato di trasporto merci e la concessione di incentivi a unità produttive nel settore dell’automotive per la realizzazione di investimenti in R&S.

Gli output dell’innovazione. – La diffusione di imprese innovative in Basilicata è ampiamente inferiore alla media delle regioni meridionali e a quella nazionale. Secon-do l’ultima rilevazione della Community innovation survey (CIS) dell’Istat (cfr. la sezione: Note metodologiche), tra il 2008 e il 2010 il 30,7 per cento delle imprese lucane ha attua-to, o cercato di attuare, innovazioni di prodotto, di processo, di marketing o organiz-zative, a fronte del 49,7 per cento per il Mezzogiorno e del 56,3 per l’Italia (tav. a15).

La Basilicata evidenzia anche uno scarso utilizzo degli strumenti di protezione della proprietà intellettuale, costituiti da brevetti, marchi e design (tav. a16). In base ai dati dello European Patent Office, tra il 2000 e il 2008 sono stati depositati complessi-vamente 71 brevetti per milione di abitanti, un valore inferiore sia alla media italiana (688) sia a quella del Mezzogiorno (119).

Nel periodo 1999-2011 per la Basilicata sono stati depositati presso l’Ufficio per l’armonizzazione del mercato interno (UAMI) 248 marchi, 1,2 ogni 1.000 addetti. (tav. a17). L’attività di registrazione di nuovi marchi è risultata ampiamente inferiore sia a quella del Mezzogiorno sia a quella nazionale (rispettivamente, 2,0 e 7,7 marchi per 1.000 addetti). Oltre i due terzi dei marchi fanno capo all’attività industriale in senso stretto, un quarto ai servizi.

Infine, tra il 2003 e il 2011 le imprese lucane hanno presentato 249 domande di registrazione di design presso l’UAMI, una media di circa 4,4 domande per 1.000 ad-

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detti, superiore a quella del Mezzogiorno (3,3 per 1.000 addetti) ma largamente infe-riore alla media nazionale (13,5 per 1.000 addetti). Le domande provengono in larga parte dal comparto dell’arredamento.

La minore capacità innovativa delle imprese lucane rispetto alla media nazionale è riconducibile solo in misura trascurabile alla specializzazione settoriale: nostre anali-si mostrano che a parità di composizione settoriale il divario negativo in termini di richieste di brevetti e di registrazione di marchi e di design sarebbe rimasto sostan-zialmente invariato (cfr. la sezione: Note metodologiche). Tale divario è invece in larga parte attribuibile alla minore efficienza delle imprese, a sua volta associata alla ridotta dimensione delle unità produttive lucane.

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2. IL MERCATO DEL LAVORO

L’occupazione

Nel 2012 l’occupazione in Basilicata ha risentito della contrazione dell’attività economica. In base alla Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat, il numero di occu-pati è calato dell’1,5 per cento (tav. a18), una variazione superiore a quella registrata nel Mezzogiorno e in Italia (rispettivamente -0,6 e -0,3 per cento). La dinamica con-giunturale è stata fortemente negativa nei primi due trimestri dell’anno. A partire dal secondo semestre, il calo dell’occupazione si è attenuato (fig. 2.1).

Tra i settori di attività economica, i cali più significativi si registrano nelle costruzioni e nell’agricoltura. L’occupazione nell’industria in senso stretto è aumentata dell’1,0 per cento e quella nei servizi si è ridotta dello 0,8.

Nel 2012, a fronte di una consi-stente contrazione del numero di oc-cupati maschi (-3,3 per cento), l’occupazione femminile è cresciuta dell’1,8 per cento. L’aumento dell’occupazione delle donne ha ri-guardato esclusivamente le lavoratrici part-time (19 per cento), mentre le lavo-ratrici full-time sono diminuite del 3,5 per cento. In totale, gli occupati a tem-po parziale sono cresciuti del 14,5 per cento, quelli a tempo pieno sono dimi-nuiti del 3,7: tali dinamiche sono risul-tate più accentuate che in Italia (10,0 e -2,2 per cento, rispettivamente) e in linea con quelle del Mezzogiorno (15,0 e -3,1). L’incidenza dei lavoratori part-time sul totale degli occupati si è portata nel 2012 al 14,4 per cento dal 12,4 del 2011. Molte di queste posizioni part-time sono involontarie: nel 2012 i lavoratori part-time involontari ammontavano al 4,1 per cento degli occupati, in aumento dal 3,0 per cen-to del 2011 (fig. 2.2). Molto differente è stato nel 2012 l’andamento dell’occupazione dipendente rispetto a quella indipendente: la prima è diminuita del 2,5 per cento ri-spetto al 2011, la seconda è aumentata dell’1,4.

Figura 2.1

Occupazione (dati trimestrali destagionalizzati; indici: 2002Q1=100)

2012201120102009200820072006200520042003200290

94

98

102

106

110

90

94

98

102

106

110

Mezzogiorno

Basilicata

Italia

Fonte: elaborazioni su dati Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro.Cfr. la sezione: Note metodologiche.

Figura 2.2

Lavoratori part-time involontari (1) (medie annue; valori percentuali)

1.0

1.5

2.0

2.5

3.0

3.5

4.0

4.5

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

1.0

1.5

2.0

2.5

3.0

3.5

4.0

4.5

Basilicata

Italia

Mezzogiorno

Fonte: elaborazioni su dati Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro.Cfr. la sezione: Note metodologiche.

(1) Quota sul totale degli occupati dei lavoratori part-time che desi-derano lavorare un numero maggiore di ore e sono disponibili a farlo entro le due settimane successive.

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Il tasso di occupazione della popolazione di età compresa tra i 15 e i 64 anni è sceso al 46,9 per cento dal 47,6 del 2011. L’incidenza degli occupati sulla popolazione in età lavorativa si mantiene più alta rispetto al Mezzogiorno ma sensibilmente più bassa della media italiana (43,8 e 56,8 per cento, rispettivamente). Anche la percen-tuale di donne occupate (35,8) è superiore alla media del Mezzogiorno ma assai infe-riore alla media italiana (rispettivamente 31,6 e 47,1 per cento).

Proseguendo una dinamica in corso dal 2007, la flessione degli occupati è stata meno marcata rispetto a quella delle ore lavorate, scese del 7,9 per cento (-3,7 e -3,1 per cento nel Mezzogiorno e in Italia, rispettivamente).

Secondo i dati della Rilevazione sulle forze di lavoro, nel periodo 2007-2012 l’occupazione si è ridotta nel complesso del 5,2 per cento in Basilicata, in linea con il Mezzogiorno (tav. a19), a fronte di una diminu-zione delle ore lavorate pari al 13,4 per cento (-9,3 nel Mezzogiorno). La più intensa flessione delle ore in Basilicata è ascrivibile sia all’aumento dell’incidenza delle posizioni lavorative a tempo parziale, sia a un più ampio ricorso alla Cassa integrazione guadagni; essa si è associata a forti perdite occupazionali per gli uomini tra i 30 e i 54 anni (-13,6 per cento in Basilicata contro -11,3 nel Mezzogiorno; tav. a20), che lavorano in media più ore rispetto ai giovani, alle donne e ai lavoratori oltre i 54 anni.

Gli ammortizzatori sociali. – Nel 2012 le ore autorizzate di Cassa integrazione gua-dagni (CIG) sono aumentate del 46,3 per cento, in forte accelerazione dal 2011 (4,6; tav. a21). L’aumento è stato molto più sostenuto per gli interventi ordinari (82,8 per cento) che per quelli straordinari o in deroga (9,6). Circa la metà delle ore totali di CIG sono state autorizzate per il comparto della produzione di mezzi di trasporto. Tra gli altri comparti rilevanti, aumenti significativi sono stati registrati nella metallur-gia e nella chimica.

Nei primi tre mesi del 2013 le ore autorizzate sono diminuite dell’1,1 per cento sul periodo corrispondente dell’anno precedente. Sul minore ricorso alla CIG ha pe-sato la riduzione dei trattamenti in deroga che hanno subito un blocco amministrati-vo dei pagamenti nei primi mesi del 2013. Per l’anno in corso e per il successivo, è previsto un aumento del ricorso alla CIG nel comparto dei mezzi di trasporto a causa dei lavori di adeguamento in importanti unità produttive dell’automotive.

L’offerta di lavoro e la disoccupazione

Nel 2012 in Basilicata l’offerta di lavoro, ossia la somma di occupati e disoccu-pati con più di 15 anni di età, è aumentata dell’1,5 per cento, meno che nel totale na-zionale (2,3) e nel Mezzogiorno (3,7). L’aumento ha riguardato sia gli uomini, sia, in misura più intensa, le donne. Il tasso di attività delle persone di età compresa tra i 15 e i 64 anni si è portato al 55,0 per cento dal 54,2 del 2011.

La debolezza della domanda di lavoro e l’aumento del numero di persone attive sul mercato hanno comportato un aumento consistente della disoccupazione. Il nu-mero dei disoccupati è aumentato del 23,0 per cento, meno che nel Mezzogiorno e in Italia. Sono aumentati sia i disoccupati che prima di iniziare a cercare lavoro erano inattivi (34,1 per cento; fig. 2.3a) sia gli ex-occupati (23,8).

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Figura 2.3

(a) Numero di disoccupati per tipologia (1) (medie annue; dati in migliaia)

(b) Tasso di disoccupazione per titolo di studio (valori percentuali)

0

5

10

15

20

25

30

35

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

0

5

10

15

20

25

30

35

con esperienze, ex-occupati senza precedenti esperienzecon esperienze, ex-inattivi totale disoccupati

0

2

4

6

8

10

12

14

16

18

no diploma diploma laurea

0

2

4

6

8

10

12

14

16

182011 2012

Fonte: elaborazioni su dati Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro. Cfr. la sezione: Note metodologiche. (1) I disoccupati, sulla base della loro condizione autodichiarata, sono classificati in: disoccupati senza precedenti esperienze di lavoro e disoccupati con precedenti esperienze. Questi ultimi sono a loro volta classificati in ex-occupati o ex-inattivi se dichiarano rispettivamen-te di aver lavorato o meno, prima di aver iniziato a cercare lavoro.

Il tasso di disoccupazione delle persone in età lavorativa si è portato al 14,5 per cento nella media del 2012 rispetto al 12,0 del 2011. L’incidenza dei disoccupati è rimasta inferiore rispetto a quella del Mezzogiorno (17,2) ma superiore a quella media italiana (10,7). Nel 2012, per la prima volta dal 2004, si è annullata la differenza tra il tasso di disoccupazione maschile, storicamente più basso, e quello femminile. Quello dei giovani tra 15 e 34 anni è aumentato di 5,1 punti percentuali, portandosi al 28,2 per cento della forza lavoro: era al 30,5 per cento nel Mezzogiorno e al 19,8 in Italia.

Il tasso di disoccupazione è aumentato di più per le persone con titolo di studio medio-basso (fig. 2.3b). Nel complesso della forza lavoro, gli individui con al massi-mo la licenza media o un diploma hanno registrato un tasso di disoccupazione del 15,5 e del 15,2 per cento, rispettivamente, in entrambi i casi in crescita di circa 3 pun-ti percentuali. Decisamente inferiore e più stabile è stato invece il tasso di disoccupa-zione dei laureati. Il minor rischio di disoccupazione per i laureati potrebbe in parte riflettere la tendenza dei lavoratori più istruiti a migrare verso altre regioni (cfr. il riquadro: Istruzione universitaria e occupazione in Basilicata).

Per cogliere appieno il sottoutiliz-zo delle forze di lavoro, soprattutto nel corso di una recessione, è necessario tenere conto oltre che dei disoccupati così come definiti dagli standard inter-nazionali, anche degli inattivi che sono disponibili a lavorare, pur non avendo cercato lavoro nelle ultime quattro set-timane. In base ai dati Istat, nel 2012 in Basilicata costoro ammontavano com-plessivamente a 50 mila unità (a fronte di 31 mila disoccupati; fig. 2.4). In particolare, nel 2012, è continuato ad aumentare il numero di inattivi disponibili a lavorare che non hanno cercato lavoro perché pensavano di non trovarlo: erano oltre 24 mila, in aumento del 5,4 per cento rispetto al 2011 e di un terzo rispetto al 2008.

Figura 2.4

Disoccupati e inattivi disponibili a lavorare (medie annue; dati in migliaia)

10

15

20

25

30

35

2007 2008 2009 2010 2011 2012

10

15

20

25

30

35

Disoccupati

Disponibili ma non cercano perché pensano di non trovare

lavoro

Disponibili ma non cercano per altre ragioni

Fonte: elaborazioni su dati Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro.Cfr. la sezione: Note metodologiche.

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21

ISTRUZIONE UNIVERSITARIA E OCCUPAZIONE IN BASILICATA La capacità di accumulare capitale umano e in particolare la quantità e la qualità della formazione terziaria sono una delle determinanti dello sviluppo di un sistema eco-nomico. La Basilicata si caratterizza per una minore quota di laureati rispetto alla me-dia italiana, anche a causa dei flussi migratori di studenti e laureati verso aree più svi-luppate nel paese, che determinano un’uscita di forza lavoro qualificata dalla regione. In base ai dati della Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat, rispetto alle altre re-gioni italiane, in regione la quota di laureati sul totale della popolazione residente tra i 15 e i 64 anni è bassa: 9,0 per cento contro l’11,2 della media nazionale nel 2011. So-no inoltre evidenti le disparità occupazionali tra i laureati lucani e quelli del resto del paese: in regione, il tasso di occupazione dei laureati è stato pari nel 2011 al 68,5 per cento, circa 8 punti percentuali in meno rispetto al corrispondente dato nazionale.

Figura r3

Immatricolati e flussi migratori

0

500

1.000

1.500

2.000

2.500

3.000

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

40

50

60

70

80

90

100Immatricolati in Basilicata (scala a sx)

Quota residenti immatricolati fuori regione (scala a dx)

0

100

200

300

400

500

600

PUG LAZ TOS LOM EMR CAM0

100

200

300

400

500

600

Fonte: nostre elaborazioni su dati MIUR, Anagrafe Nazionale Studenti. (1) Differenza tra flusso in uscita (studenti residenti in Basilicata e immatricolati in una regione) e flusso in ingresso (studenti residenti in una regione e immatricolati in Basilicata). I dati si riferiscono al 2011.

Nel 2011, in base ai dati dell’Anagrafe nazionale degli studenti del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, il numero di immatricolati nelle facoltà lucane (cioè di studenti iscritti per la prima volta a un corso di livello universitario), pari a circa 1.200 unità (fig. r3a), si è ridotto del 2,7 per cento sull’anno precedente. Il calo ha riguardato gli “immatricolati tardivi”, cioè gli studenti che non si sono imma-tricolati subito dopo la conclusione del ciclo di studi secondari; il numero dei neo-diplomati è invece aumentato. In base ai dati provvisori per l’anno accademico in corso (2012-13), la flessione degli immatricolati in regione si sarebbe intensificata, raggiungendo il 6,5 per cento (-4,2 per cento nella media nazionale). La quota di residenti lucani immatricolati fuori regione è strutturalmente alta (76 per cento dei residenti immatricolati nel 2011). Le loro principali destinazioni sono le re-gioni confinanti (Puglia e Campania) e quelle del Centro-Nord, in particolare il Lazio, la Toscana e la Lombardia (fig. r3b). Al contrario, si è assestata al 16 per cento la quota di immatricolati in Basilicata che risiede fuori dalla regione, per lo più in Puglia e Campania. Nel 2011 il saldo complessivo tra immatricolazioni di lucani fuori regio-ne e immatricolazioni in Basilicata di residenti fuori regione è stato pari a circa 2.500 unità.

(a) immatricolati e residenti iscritti fuori regione (unità e valori percentuali)

(b) saldo migratorio degli immatricolati per regione (1) (unità)

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L’INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA

3. IL MERCATO DEL CREDITO

Il finanziamento dell’economia

I prestiti bancari. – Lo sfavorevole quadro congiunturale si è riflesso in una con-trazione del credito in Basilicata. I prestiti bancari alla clientela residente in regione si sono ridotti nel 2012 dello 0,7 per cento, a fronte di un’espansione nel 2011 del 2,1 (tav. 3.1). Sulla base di dati preliminari, il calo sarebbe proseguito anche nel primo trimestre del 2013 (-1,1 per cento a marzo).

La flessione ha interessato tutti i principali settori ed è stata più marcata per le famiglie consumatrici (-1,5 per cento nel 2011) a fronte di una sostanziale stagnazio-ne dei prestiti alle imprese (-0,2; fig. 3.1a). Tale andamento riflette sia una domanda di credito ancora debole da parte di imprese e famiglie sia le tensioni sulle condizioni di offerta, connesse anche con il deterioramento della qualità del credito (cfr. il riqua-dro: Domanda e offerta di credito in Basilicata).

A partire dalla presente edizione di “L’economia della Basilicata” è stata modificata la metodologia di calcolo del tasso di variazione dei prestiti, per uniformarla a quella adottata nell’ambito del Sistema europeo di banche centrali (SEBC). Rispetto alla metodologia precedente, nelle variazioni dei prestiti si tiene ora conto delle sofferenze e delle operazioni pronti contro termine attive. Per maggiori informazioni si rinvia alla sezio-ne: Note Metodologiche.

Figura 3.1

Prestiti bancari (1) (dati mensili; variazioni percentuali sui 12 mesi)

2008 2009 2010 2011 2012 2013-5

0

5

10

15

totale imprese famiglie

201320122011201020092008 -5

0

5

10

15

totale primi 5 gruppi nazionali altre banche

Fonte: segnalazioni di vigilanza. Cfr. la sezione: Note metodologiche. (1) I dati includono le sofferenze e i pronti contro termine. Il totale include anche le Amministrazioni pubbliche, le società finanziarie e assicurative, le istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie e le unità non classificabili o non classificate. Il dato di marzo 2013è provvisorio. – (2) La suddivisione degli intermediari è effettuata sulla base della composizione dei gruppi bancari ad aprile 2013 e del totale dei fondi intermediati non consolidati a dicembre del 2008.

(a) per settore (b) per dimensione di banca (2)

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Tavola 3.1

Prestiti bancari per settore di attività economica (1) (variazioni percentuali sui 12 mesi)

Settore privato

Imprese

Piccole (2) PERIODO Ammini-strazioni

pubbliche

Medio-grandi

Famiglie

produttrici (3)

Famiglie consuma-

trici

Totale

Dic. 2010 -5,0 3,2 2,0 2,7 0,4 -0,2 4,9 2,4

Dic. 2011 4,1 2,0 1,0 0,8 1,4 0,8 3,4 2,1

Mar. 2012 6,0 0,5 0,7 2,1 -2,3 -3,2 0,2 1,0

Giu. 2012 1,2 -0,6 -0,3 1,0 -2,9 -3,9 -0,9 -0,4

Set. 2012 0,2 -0,9 -0,4 0,6 -2,7 -4,2 -1,5 -0,8

Dic. 2012 1,3 -0,9 -0,2 0,1 -0,9 -1,9 -1,5 -0,7

Mar. 2013 (4) -4,1 -0,8 -0,2 -0,4 0,1 -0,9 -1,7 -1,1

Fonte: segnalazioni di vigilanza. Cfr. la sezione: Note metodologiche.

(1) I dati includono i pronti contro termine e le sofferenze. Il totale include anche le istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famigliee le unità non classificabili o non classificate. Il totale Settore privato include le società finanziarie e assicurative. – (2) Società in acco-mandita semplice e in nome collettivo, società semplici, società di fatto e imprese individuali con meno di 20 addetti. – (3) Società sempli-ci, società di fatto e imprese individuali fino a 5 addetti. – (4) Dati provvisori.

L’andamento del credito si è differenziato tra classi dimensionali di banche. Sebbene la decelerazione dei prestiti abbia interessato tutte le principali componenti del sistema bancario, il credito si è contratto per le banche appartenenti ai primi 5 gruppi italiani a partire dal mese di marzo del 2012. Al contrario, i finanziamenti con-cessi dalle altre banche hanno continuato a espandersi nel corso dell’anno, ristagnan-do solo in dicembre (fig. 3.1b).

DOMANDA E OFFERTA DI CREDITO IN BASILICATA Secondo l’indagine rivolta a un campione di circa 70 responsabili di sportelli bancari ubicati nei principali comuni della Basilicata (cfr. la sezione: Note metodologiche), la do-manda di credito da parte delle imprese si è fortemente ridotta nel corso del 2012, in particolare nel secondo semestre dell’anno. Il calo si è esteso ai principali comparti produttivi sebbene sia stato meno ampio per il terziario (fig. r4a). Dal lato dell’offerta si rilevano ancora segnali di tensione, relativamente più marcati per le imprese di costruzioni, seppure in attenuazione rispetto al picco registrato nel primo semestre del 2011 (fig. r4b). Per il primo semestre dell’anno in corso, le ban-che segnalano un calo più contenuto della domanda di credito a fronte di una sostan-ziale invarianza del grado di irrigidimento delle condizioni di offerta. Con riguardo alle famiglie, la domanda di mutui per acquisto abitazioni si è ridotta sia nel primo sia nel secondo semestre del 2012, a fronte di una stagnazione di quella per il credito al consumo (fig. r4c). Per i primi sei mesi del 2013, le banche intervistate indicano un ritorno all’espansione della domanda di credito al consumo e un’ulteriore riduzione di quella per i mutui. Le condizioni di offerta applicate alle famiglie hanno

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registrato, nel complesso, un lieve irrigidimento (fig. r4d) che dovrebbe proseguire anche nel primo semestre dell’anno in corso.

Figura r4

Condizioni della domanda e dell’offerta di credito (1) (valori percentuali)

-60

-40

-20

0

20

40

60

80

100

Totale PMI Manifat. Costruz. Servizi

-60

-40

-20

0

20

40

60

80

100

II sem. 2010 I sem. 2011 II sem. 2011I sem. 2012 II sem. 2012 I sem. 2013 (previsioni)

0

20

40

60

80

100

Totale PMI Manifat. Costruz. Servizi

0

20

40

60

80

100II sem. 2010 I sem. 2011 II sem. 2011I sem. 2012 II sem. 2012 I sem. 2013 (previsioni)

(c) espansione della domanda delle famiglie (d) irrigidimento dell’offerta alle famiglie

-60

-40

-20

0

20

40

60

80

100

Mutui acquisto abitazioni Credito al consumo

-60

-40

-20

0

20

40

60

80

100II sem. 2010 I sem. 2011 II sem. 2011I sem. 2012 II sem. 2012 I sem. 2013 (previsioni)

0

20

40

60

80

100

Mutui acquisto abitazioni Credito al consumo

0

20

40

60

80

100II sem. 2010 I sem. 2011 II sem. 2011

I sem. 2012 II sem. 2012 I sem. 2013 (previsioni)

Fonte: Indagine della Banca d’Italia (Potenza) presso gli sportelli bancari regionali. Cfr. la sezione: Note metodologiche. (1) Gli istogrammi rappresentano la percentuale di risposte di “aumento della domanda di credito”/”irrigidimento dell’offerta di credito”, al netto delle risposte “diminuzione della domanda di credito”/”allentamento dell’offerta di credito”. Il campo di variazione dell’indice è compreso tra -100 e 100.

Il credito alle famiglie consumatrici. – Il credito concesso alle famiglie con-sumatrici da banche e società finanzia-rie è diminuito dell’1,0 per cento nel 2012, a fronte di un aumento del 2,2 nel 2011 (tav. 3.2). Sono calati sia i mu-tui per l’acquisto di abitazioni (-1,4 per cento), che hanno risentito della forte riduzione delle compravendite immo-biliari (cfr. il capitolo: Le attività produt-tive), sia il credito al consumo (-0,9), che ha riflesso la perdurante debolezza degli acquisti di beni durevoli.

Le erogazioni di nuovi mutui per l’acquisto di abitazioni hanno registrato una sensibile riduzione nel 2012 (-50,5 per cento rispetto al 2011; fig. 3.2), che si è concentrata nella componente a tasso variabi-le. L’aumento del peso delle erogazioni a tasso fisso riflette anche la riduzione, in media d’anno, del differenziale tra le condizioni praticate sui mutui a tasso fisso e

Figura 3.2

Erogazioni di mutui per l’acquisto di abitazioni e tassi d’interesse in Basilicata (1)

(milioni di euro e valori percentuali)

0

50

100

150

200

250

300

350

400

2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

0

1

2

3

4

5

6

7

8mutui tasso fisso mutui tasso variabileTAEG tasso fisso (scala dx) TAEG tasso variabile (scala dx)

Fonte: segnalazioni di vigilanza e Rivelazione analitica dei tassi di interesse. Cfr. la sezione: Note metodologiche. (1) I dati si riferiscono alla destinazione dell’investimento (abitazioni). Dal totale sono escluse le operazioni a tasso agevolato.

(a) espansione della domanda delle imprese (b) irrigidimento dell’offerta alle imprese

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quelle riferite ai mutui indicizzati. Si è arrestata la tendenza all’aumento delle eroga-zioni di mutui di importo elevato: in rapporto al totale dei nuovi mutui, la quota di quelli di importo superiore ai 150 mila euro, che avevano raggiunto un picco pari al 46,4 per cento nel 2011, si è ridotta al 41,2 per cento.

Lo scorso dicembre, i tassi d’interesse praticati dalle banche sui mutui per l’acquisto di abitazioni erano pari al 4,26 per cento, più alti di poco più di 10 centesi-mi di punto rispetto alla fine del 2011 (tav. a28); al picco raggiunto nel primo trime-stre del 2012 (4,52) ha fatto seguito una riduzione del costo del credito che ha bene-ficiato dell’allentamento dall’estate delle tensioni sui mercati finanziari. Sulla base di dati preliminari, a marzo di quest’anno i tassi sono risultati sostanzialmente invariati rispetto a fine 2012 (4,25 per cento).

Secondo le risposte alla Regional banking lending survey (RBLS; cfr. la sezione: Note meto-dologiche) della Banca d’Italia, nel 2012 è tornata a salire, per la prima volta da diversi anni, la quota del valore dell’immobile finanziata dal mutuo (loan to value). Allo stesso tempo, si è ridotta la durata media delle nuove erogazioni, nonché la quota di mutui con durata oltre trent’anni. Le banche sono intervenu-te molto più raramente con surroghe o sostituzioni, rese poco convenienti dal peggioramento delle condizioni del credito.

Tavola 3.2

Prestiti di banche e società finanziarie alle famiglie consumatrici (1) (dati di fine periodo; valori percentuali)

Variazioni percentuali sui 12 mesi

VOCI Dic. 2011 Giu. 2012 Dic. 2012 Mar. 2013 (2)

Composi-zione per-centuale dicembre 2012 (3)

Banche 3,7 0,7 -1,4 -1,2 43,8

Banche e società finanziarie -0,9 -3,9 -0,9 0,0 33,9

Banche -2,0 -5,7 -4,8 -4,6 15,8

Società finanziarie 0,2 -2,0 3,1 4,4 18,1

Banche 4,2 -2,6 -0,6 -1,5 22,4

Banche e società finanziarie 2,2 -1,7 -1,0 -0,9 100

Fonte: segnalazioni di vigilanza. Cfr. la sezione: Note metodologiche. (1) I prestiti includono i pronti contro termine e le sofferenze. – (2) Dati provvisori. – (3) Il dato complessivo può non corrispondere alla somma delle componenti a causa degli arrotondamenti. – (4) Altre componenti tra cui le più rilevanti sono le aperture di credito in conto corrente e i mutui diversi da quelli per l’acquisto, la costruzione e la ristrutturazione di unità immobiliari a uso abitativo. – (5) Per le società finanziarie, il totale include il solo credito al consumo.

Il credito alle imprese. – Nel 2012 i prestiti concessi alle imprese da banche e finan-ziarie sono calati dell’1,5 per cento sui dodici mesi, a fronte di un’espansione del 3,2 per cento nel 2011 (tav. 3.3). La contrazione è stata particolarmente marcata per le imprese manifatturiere (-3,5 per cento) e per quelle delle costruzioni (-2,6). È stata più lieve per i finanziamenti concessi alle imprese dei servizi (-0,5).

La flessione dei prestiti alle imprese manifatturiere ha interessato tutti i principali comparti produttivi a eccezione di quello della fabbricazione di prodotti elettronici,

Prestiti per l’acquisto di abitazioni

Credito al consumo

Altri prestiti (4)

Totale (5)

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apparecchiature elettriche e non elettriche e quello del legno e arredamento (tav. a24). Al calo hanno contribuito principalmente le imprese del comparto alimentare, metal-lurgico e della fabbricazione di autoveicoli e mezzi di trasporto.

Tavola 3.3

Prestiti di banche e società finanziarie alle imprese per forma tecnica e branca di attività economica (1)

(variazioni percentuali sui 12 mesi)

VOCI Dic. 2011 Giu. 2012 Dic. 2012 Mar. 2013 (2)

Forme tecniche (3)

Anticipi e altri crediti autoliquidanti 7,3 -8,0 -14,4 -14,5

di cui: factoring 69,6 15,8 12,8 28,3

Aperture di credito in conto corrente -1,1 -6,9 -1,9 0,9

Mutui e altri rischi a scadenza 0,2 -1,1 -4,3 -6,0

di cui: leasing finanziario 5,8 0,9 -7,3 -9,5

Principali branche (4)

Attività manifatturiere 5,8 -1,0 -3,5 -2,2

Costruzioni 3,2 -1,8 -2,6 -1,9

Servizi 0,6 0,5 -0,5 -1,1

Altro (5) 7,7 7,7 0,0 0,4

Totale (4) 3,2 0,6 -1,5 -1,3

Fonte: Centrale dei rischi. Cfr. la sezione: Note metodologiche. (1) Dati riferiti alle segnalazioni di banche, società finanziarie e società veicolo di operazioni di cartolarizzazione sui finanziamenti a socie-tà non finanziarie e famiglie produttrici. – (2) Dati provvisori. – (3) Nelle forme tecniche non sono comprese le sofferenze e i finanziamenti a procedura concorsuale. – (4) I dati includono le sofferenze e i finanziamenti a procedura concorsuale. – (5) Include i settori primario, estrattivo ed energetico.

L’andamento dei finanziamenti alle imprese dei servizi è stato differente tra i va-ri comparti di attività. I prestiti alle imprese del commercio sono tornati a crescere, sebbene in misura contenuta (0,6 per cento). Hanno registrato un’espansione soste-nuta i finanziamenti alle imprese operanti nel comparto dei servizi di trasporto e ma-gazzinaggio (5,4 per cento). In tutti gli altri segmenti di attività si registra una contra-zione del credito. Il credito concesso alle imprese della filiera immobiliare, che inclu-de oltre a quelle delle costruzioni, le imprese industriali e dei servizi operanti in setto-ri economicamente connessi a quello edile (cfr. la sezione: Note metodologiche), si è ri-dotto del 6,0 per cento nel 2012, in misura superiore sia alla media delle regioni meri-dionali sia a quella nazionale.

Il calo del credito alle imprese si è associato a una ricomposizione dei prestiti a favore delle anticipazioni in conto corrente. In un contesto di riduzione diffusa tra le forme tecniche di prestito, i crediti in conto corrente si sono infatti contratti in misu-ra più contenuta (-1,9 per cento). La debole dinamica del fatturato delle imprese ha inciso su quella degli anticipi connessi alle operazioni commerciali (-14,4 per cento). I mutui e gli altri rischi a scadenza, che rappresentano il 45 per cento dei prestiti alle imprese, hanno risentito della ridotta attività di accumulazione e si sono contratti del 4,3 per cento (cfr. il paragrafo: L’industria).

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Il calo relativamente meno marcato delle anticipazioni in conto corrente, in un contesto di tensioni dal lato dell’offerta, è riconducibile principalmente alle esigenze di liquidità delle imprese. La flessione delle antici-pazioni in conto corrente è avvenuta in concomitanza con una pronunciata contrazione del credito accordato che si è riflessa in un aumento del grado di utilizzo delle linee di credito da parte delle imprese (dal 63,7 al 69,7 per cento) e dell’incidenza degli sconfinamenti in rapporto al credito utilizzato (dal 14,6 al 19,1 per cento). L’aumento nel grado di utilizzo delle linee di credito in conto corrente è stato più sostenuto per le im-prese con meno di venti addetti rispetto a quelle più grandi. Il maggiore ricorso delle piccole imprese alle antici-pazioni in conto corrente si è tuttavia tradotto in sconfinamenti meno frequentemente rispetto alle imprese più grandi: l’incidenza degli sconfinamenti sul credito utilizzato è salita al 17,5 per cento per le imprese con meno di venti addetti, al 19,7 per cento per le altre.

Tra l’ultimo trimestre del 2011 e l’ultimo trimestre del 2012 i tassi d’interesse a medio e a lungo termine alle imprese sono aumentati di poco meno di un punto per-centuale, al 5,81 per cento. Quelli sui prestiti a breve sono cresciuti in misura più contenuta (di 33 punti base al 6,99 per cento; tav. a28). Il rialzo dei tassi è interamen-te ascrivibile alle imprese medio-grandi. Vi ha contribuito anche il maggiore incre-mento degli sconfinamenti, che comportano tassi d’interesse più elevati, da parte di queste imprese rispetto alle altre.

La qualità del credito

La qualità del credito ha risentito del protrarsi della recessione economica, spe-cie nel comparto edile. Nella media dei quattro trimestri del 2012, il flusso di nuove sofferenze rettificate è stato pari al 4,9 per cento dei prestiti in essere all’inizio del periodo, registrando un significativo peggioramento rispetto all’anno precedente (2,6 a dicembre del 2011; tav. a25 e fig. 3.3a).

Figura 3.3

(a) Sofferenze e prestiti con difficoltà di rimborso (1)

(dati trimestrali; in percentuale dei prestiti)

(b) Transizioni dei crediti alle imprese tra classi di rischio (2)

(miglioramenti-peggioramenti; valori percentuali)

0

1

2

3

4

5

6

7

8

I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV

2009 2010 2011 2012

0

2

4

6

8

10

12

14

16imprese - nuove sofferenze (scala sx)

famiglie - nuove sofferenze (scala sx)

imprese - scaduti, incagli e prestiti ristrutturati (scala dx)

famiglie - scaduti, incagli e prestiti ristrutturati (scala dx)

-13

-11

-9

-7

-5

-3

-1

1

3

-13

-11

-9

-7

-5

-3

-1

1

3

peggioramenti miglioramentideterioramento netto Basilicata deterioramento netto Mezzogiornodeterioramento netto Italia

I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11 I-12 II-12

Fonte: Centrale dei rischi. Cfr. la sezione: Note metodologiche. (1) Dati riferiti alle segnalazioni di banche, società finanziarie e società veicolo di operazioni di cartolarizzazione. – (2) Dati riferiti alla residenza della controparte, ponderati per gli importi dei prestiti. L’indice di deterioramento netto considera i passaggi dei crediti alleimprese tra le diverse classificazioni del credito (prestiti privi di anomalie, sconfinamenti, crediti scaduti, ristrutturati, incagliati o in soffe-renza). È calcolato come il saldo tra la quota di finanziamenti la cui qualità è migliorata nei 12 mesi precedenti e quella dei crediti chehanno registrato un peggioramento, in percentuale dei prestiti di inizio periodo. Un valore inferiore indica un deterioramento più rapido.

Il deterioramento ha interessato tutti i principali settori di attività economica; è stato tuttavia nettamente più intenso per le imprese di costruzioni (dal 2,1 al 14,4 per cento), a fronte di incrementi del tasso di decadimento dei prestiti meno marcati per le imprese manifatturiere e dei servizi. Il peggioramento nel comparto delle costru-

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zioni ha risentito di alcune specifiche crisi aziendali nel settore dell’impiantistica, solo in parte effettivamente riconducibili ad attività produttive svolte in regione. Al netto di queste posizioni, il tasso di decadimento per le imprese di costruzioni sarebbe sta-to pari al 2,3 per cento, quello complessivo regionale al 3,1 (rispettivamente 2,6 e 2,7 nel 2011).

L’incidenza rispetto ai prestiti delle altre partite deteriorate (incagli, crediti scadu-ti e prestiti ristrutturati) è aumentata per le imprese (dal 7,1 al 9,1 per cento), anche in questo caso più rapidamente per quelle delle costruzioni.

Nel complesso, l’indice di deterioramento netto del credito alle imprese, che tie-ne conto di tutte le possibili variazioni della qualità del credito, sia in miglioramento sia in peggioramento, è aumentato alla fine del 2012 all’8,2, dal 6,5 per cento della fine del 2011, superando il valore raggiunto nel 2009 a seguito del fallimento di Le-hman Brothers (fig. 3.3b). Il deterioramento ha accelerato marcatamente per le im-prese delle costruzioni, in misura più contenuta per le imprese dei servizi, ha decele-rato per i prestiti del comparto manifatturiero.

Figura 3.4

Qualità del credito alle famiglie (valori percentuali)

-5

-4

-3

-2

-1

0

1

-5

-4

-3

-2

-1

0

1

peggioramenti miglioramentideterioramento netto Basilicata deterioramento netto Mezzogiornodeterioramento netto Italia

II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11 I-12 II-120

1

2

3

4

5

2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

0

1

2

3

4

5totale meno di 35 anni tasso variabile

Fonte: Rilevazione analitica sui tassi d’interesse e Centrale dei rischi. Cfr. la sezione: Note metodologiche. (1) Dati riferiti alla residenza della controparte, ponderati per gli importi dei prestiti. L’indice di deterioramento considera i passaggi dei crediti alle famiglie tra le diverse classificazioni del credito (prestiti privi di anomalie, sconfinamenti, crediti scaduti, ristrutturati, incagliati oin sofferenza). È calcolato come saldo tra quota di finanziamenti la cui qualità è migliorata nei 12 mesi precedenti e quella dei crediti che hanno registrato peggioramenti, in percentuale dei prestiti di inizio periodo. Un valore più negativo indica un deterioramento più rapido. –(2) L’indice è dato dall’importo dei mutui erogati nel triennio precedente la data di riferimento che si trovavano in una situazione di scadu-to, incaglio, sofferenza o perdita a fine periodo, in rapporto al totale dei mutui erogati nel triennio. Dati ponderati per l’importo del prestito.Le curve si riferiscono ai mutui a tasso variabile e a quelli a prenditori con meno di 35 anni.

Per le famiglie consumatrici la qualità del credito è rimasta elevata, malgrado un lieve peggioramento degli indicatori di rischiosità. Il tasso di decadimento, nel 2012, ha subito un lieve incremento (1,2 per cento contro l’1,0 del 2011). Una dinamica simile ha caratterizzato anche le altre esposizioni deteriorate (incagli, crediti scaduti e prestiti ristrutturati), la cui incidenza rispetto ai prestiti è aumentata dal 2,8 al 3,4 per cento. L’indice di deterioramento netto del credito alle famiglie è aumentato nel 2012 (dall’1,9 al 2,1 per cento in valore assoluto), pur rimanendo inferiore alla media na-zionale e delle regioni meridionali (fig. 3.4a).

Indicazioni di un moderato peggioramento emergono anche dall’analisi sui mu-tui erogati più di recente. Nel 2012 è tornata a deteriorarsi la qualità dei mutui erogati nell’ultimo triennio, in particolare di quelli a tasso variabile. I casi di anomalia sono

(a) transizioni crediti alle famiglie tra classi di rischio (1)(miglioramenti-peggioramenti; valori percentuali)

(b) indice di anomalia sui nuovi mutui (2) (valori percentuali)

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aumentati nel 2012 dallo 0,6 all’1,2 per cento delle erogazioni, pur rimanendo al di sotto del picco raggiunto nel 2009, pari al 2,4 per cento (fig. 3.4b).

La raccolta al dettaglio e il risparmio finanziario

Le tensioni sulla raccolta delle banche si sono gradualmente allentate nello scor-so anno. Nel 2012 la raccolta bancaria da famiglie e imprese residenti in Basilicata (depositi e obbligazioni delle banche italiane) ha accelerato al 4,3 per cento, dal 3,1 registrato nel 2011 (tav. a26 e fig. 3.5a).

Figura 3.5

Depositi bancari (dati mensili; variazioni percentuali sui 12 mesi)

2013201220112010-10

-5

0

5

10

15

20

-10

-5

0

5

10

15

20

depositi totali di cui: a risparmio di cui: conti correnti

2013201220112010-5

-3

0

3

5

8

10

-5

-3

0

3

5

8

10

totale primi 5 gruppi nazionali altre banche

Fonte: segnalazioni di vigilanza. Cfr. la sezione: Note metodologiche.

L’andamento è ascrivibile essenzialmente alla raccolta presso le famiglie consu-matrici, che rappresenta in regione oltre il 90 per cento del totale. I depositi, la com-ponente principale del risparmio finanziario detenuto presso le banche dalle famiglie, sono cresciuti del 4,8 cento sui dodici mesi (1,8 nel 2011). L’espansione si è concen-trata nella provvista a scadenza più protratta, sia per effetto della ricerca di rendimen-ti più elevati da parte dei risparmiatori, in un contesto di tassi d’interesse bassi, sia per le politiche di offerta delle banche volte a stabilizzare la raccolta. I depositi a rispar-mio sono aumentati dell’8,0 per cento, mentre quelli in conto corrente hanno rista-gnato. Nonostante le modifiche intervenute nel trattamento fiscale, non si è verificata in regione, diversamente da altre aree del paese, una sostituzione tra depositi e obbli-gazioni bancarie: le obbligazioni emesse dalle banche italiane hanno continuato a cre-scere (del 3,4 per cento), sebbene a ritmi inferiori a quelli del 2011 (15,5).

L’espansione della raccolta bancaria continua a essere meno sostenuta per le im-prese, interessate da tensioni sulla liquidità aziendale. Tra le varie componenti del si-stema bancario, la provvista dei maggiori gruppi bancari è aumentata a ritmi inco-stanti tendenzialmente più sostenuti rispetto alle altre banche nella seconda parte dell’anno (fig. 3.5b).

Dopo la rapida contrazione del 2011 i titoli a custodia presso le banche, valutati al fair value, sono aumentati dell’1,1 per cento, dell’1,6 presso le famiglie. Hanno acce-lerato gli investimenti in azioni e soprattutto in quote di OICR, che erano diminuiti in modo marcato nel 2011. Il valore dei titoli di Stato italiani si è ridotto dello 0,5 per

(a) per forma tecnica (b) per dimensione di banca

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cento (-0,2 per le famiglie). Ha subito una flessione, infine, il valore delle gestioni pa-trimoniali (-3,5 per cento), in particolare di quelle bancarie (-9,5; tav. a27).

Nel complesso, tra il 2011 e il 2012 la quota dei depositi bancari sul totale del ri-sparmio detenuto dalle famiglie è aumentata al 74,3 per cento, mentre si è ridotta la quota in titoli di Stato e quella in obbligazioni (fig. 3.6).

Figura 3.6

Risparmio detenuto presso le banche dalle famiglie consumatrici (dati di fine periodo; quote percentuali)

(a) 2011 (b) 2012

0,0%

6,7%

4,1%

11,8%2,0%

73,8%

1,6%

obbligazioni non bancarie altri titoli azioniobbligazioni bancarie quote di OICR titoli di Statodepositi bancari

1,1%

74,3%

2,0% 11,7%

4,6%

6,4%

0,0%

obbligazioni non bancarie altri titoli azioniobbligazioni bancarie quote di OICR titoli di Statodepositi bancari

Fonte: segnalazioni di vigilanza. Cfr. la sezione: Note metodologiche.

La struttura del sistema finanziario e le reti commerciali

Alla fine del 2012 il numero delle banche presenti in regione con almeno uno sportello era pari a 30, in calo di una unità (tav. a29). La riduzione è do-vuta all’incorporazione di una banca di credito cooperativo con sede in Basili-cata da parte di un intermediario aven-te sede legale fuori dalla regione. Ope-razioni di riorganizzazione condotte da alcuni tra i principali gruppi bancari hanno determinato una rapida rimodu-lazione delle reti distributive. Alla fine dell’anno risultavano attivi 241 sportel-li, 10 in meno rispetto al 2011. Anche il numero di comuni serviti da banche si è ridotto a 84 (85 nel 2011). Nonostan-te la riduzione del numero di banche presenti, il grado di concentrazione del mercato regionale dei prestiti non ha registra-to variazioni di rilievo (fig. 3.7). Sia l’indice di Herfindahl, sia la quota dei principali cinque gruppi bancari regionali sono rimasti stabili nel 2012, rispettivamente a 828 e al 57,8 per cento, su livelli di poco inferiori a quelli raggiunti nel 2007.

Figura 3.7

Grado di concentrazione del sistema bancario regionale (1)

(quote di mercato in valori percentuali)

44

48

52

56

60

64

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

500

600

700

800

900

1.000quota dei primi cinque gruppi bancari regionali (1)

Herfindahl-Hirschman (2)

Fonte: segnalazioni di vigilanza. Cfr. la sezione: Note metodologi-che. (1) Quota dei prestiti delle prime 5 banche (o gruppi bancari) ope-ranti in regione. La definizione delle prime 5 banche (o gruppi bancari) viene aggiornata ogni anno in base alle quote di mercato in regione. Sono escluse le segnalazioni della Cassa depositi e prestiti e i prestiti nei confronti di controparti centrali di mercato. – (2) Scala di destra. Indice espresso in base 10.000.

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LA FINANZA PUBBLICA DECENTRATA

4. SPESA E ENTRATE DELLE AMMINISTRAZIONI BLICHE LOCALI

La composizione della spesa

Sulla base dei Conti pubblici territoriali elaborati dal Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica del Ministero dello Sviluppo economico, nel triennio 2009-2011 la spesa pubblica primaria delle Amministrazioni locali della Basilicata si è

Le spese correnti rappresentano quasi l’80 per cento del totale e sono calate in media dello 0,8 per cento nel triennio 2009-2011. Oltre un terzo di tali spese è assor-bito dalle retribuzioni per il personale dipendente.

In base ai dati di competenza finanziaria elaborati dall’Istat, tra il 2008 e il 2010 (ultimo anno di-sponibile) la spesa per il personale degli enti territoriali e delle ASL in Basilicata è aumentata a un ritmo più sostenuto della media delle RSO (2,6 e 1,9 per cento l’anno rispettivamente), attestandosi a oltre 634 milioni (tav. a31). Vi ha inciso l’andamento delle retribuzioni nel comparto sanitario (aumentate in media del 3,7 per cento l’anno), nonostante la riduzione del numero di addetti (-1,9 per cento). In termini pro capite la spesa per il personale degli enti territoriali e delle ASL era pari a circa 1.078 euro, un valore superiore a quello medio delle RSO (921 euro). Il divario è riconducibile sia al più elevato numero di addetti rispetto alla popolazione (214 per ogni 10 mila abitanti contro 191 nelle RSO) sia ad una maggiore spesa per addetto (49.807 euro, contro 47.608 nelle RSO). Nel confronto territoriale occorre tenere conto che la dotazione di personale di ogni ente e la relativa spesa risentono di modelli organizzativi diversi, di un differente processo di esternalizzazione di alcune funzioni e di modelli di offerta del servizio sanitario in cui può incidere in modo significativo l’entità del ricorso a enti convenzionati e accreditati.

Gli investimenti fissi nel triennio 2009-2011 si sono ridotti in media del 10,2 per cento, anche in re-lazione ai vincoli posti dal Patto di stabilità interno. In rapporto al PIL regionale gli investimenti fissi delle Amministrazioni locali nel 2011 sono stati pari al 2,4 per cento, il doppio di quanto registrato mediamente nelle RSO (tav. a32). Secondo informazioni tratte dal SIOPE (Sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici), che rileva la spesa in termini di cassa (pagamenti), gli investimenti delle Amministrazioni loca-li della Basilicata sono tornati a crescere nel 2012 (del 2,8 per cento), in controtendenza rispetto alla media delle RSO (-2,5 per cento). Tale ripresa è riconducibile anche ai maggiori esborsi di Province e Comuni in

PUB

ridotta del 3,8 per cento in media d’anno ed è stata pari a circa 3.739 euro pro capite (tav. a30), il 12,5 per cento in più della media delle Regioni a statuto ordinario RSO .

La spesa in conto capitale, pari a poco più del 20 per cento del totale, è diminui-ta nel triennio 2009-2011 in media del 13,6 per cento l’anno. Tale spesa è in gran par-te costituita da investimenti fissi.

( )

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connessione con l’accelerazione dei pagamenti relativi ai progetti finanziati dai fondi strutturali europei (cfr. il paragrafo: I programmi operativi regionali).

Sotto il profilo degli enti erogatori, circa il 60 per cento della spesa pubblica lo-cale è di competenza della Regione e delle Aziende sanitarie locali (ASL), per il rilievo assunto dalla sanità; poco più di un quarto è invece erogato dai Comuni, per il ruolo significativo di tali enti nell’ambito degli investimenti fissi. La sanità rappresenta la principale funzione di spesa degli enti decentrati ed è di seguito analizzata in maggio-re dettaglio.

La sanità

La dinamica dei costi e il Piano della salute. – Sulla base dei conti consolidati di ASL e Aziende ospedaliere rilevati dal Nuovo sistema informativo sanitario, la spesa sanita-ria pro capite sostenuta in favore dei residenti in regione è stata pari a 1.856 euro, nella media del triennio 2009-2011, superiore a quella delle RSO e in linea con quella italiana (rispettivamente 1.845 e 1.857 euro; tav. a33). Nello stesso periodo in Basili-cata la spesa complessiva è cresciuta a un tasso medio annuo sensibilmente inferiore a quello del triennio 2006-08 (rispettivamente 1,5 e 3,9 per cento). Tali andamenti sono sostanzialmente in linea con quelli osservati negli stessi periodi nelle RSO e in Italia. La decelerazione della spesa sanitaria lucana è dipesa soprattutto dalla farma-ceutica in convenzione, che si è ridotta a un ritmo elevato (-8,3 nel triennio 2009-2011; -0,2 per cento nel triennio precedente), pari al doppio di quello delle aree di confronto. Al rallentamento della dinamica della spesa hanno contribuito anche i costi del personale, che hanno decelerato (da 5,2 a 1,3 per cento) più che nella media nazionale. Il saldo della mobilità sanitaria interregionale in Basilicata è strutturalmente negativo. Nel triennio 2009-2011 essa ha inciso in media per il 2,9 per cento sui costi complessivi, in miglioramento rispetto al 4,1 per cento del triennio 2006-08.

In Basilicata il contenimento della dinamica della spesa sanitaria è riconducibile non solo ai provvedi-menti di carattere nazionale, ma anche alle misure di riordino del Sistema sanitario regionale (SSR) contenu-te nel Piano regionale della salute e dei servizi alla persona, adottato in linea con quanto previsto dalle leggi regionali del 14 febbraio 2007 n. 4 e del 1 luglio 2008 n. 12. La Regione Basilicata si è da tempo dotata di uno strumento di programmazione per l’erogazione dei servizi sanitari e sociali sul territorio, al fine di miglio-rare l’assistenza e contenere la spesa. Il Piano 2009-2011 prevede una progressiva riduzione dei posti letto per ricoveri ordinari a favore di regimi assistenziali alternativi (quali il day hospital, la riabilitazione e la lungodegenza). Nel piano sono state inoltre delineate misure di riqualificazione, per rendere più efficiente la distribuzione delle strutture complesse tra i presidi ospedalieri. Tali provvedimenti non hanno comunque im-patto sulla dimensione della rete complessiva, che risulta sostanzialmente in linea con la media nazionale in termini di numero di ospedali pro capite (tav. a38). Il piano 2012-15, approvato a luglio del 2012, in con-tinuità con il precedente, interviene più profondamente sulla struttura organizzativa territoriale del SSR, prevedendo interventi volti a superare la frammentazione dei servizi attraverso l’integrazione dell’offerta delle attività sanitarie, sociali e assistenziali sul territorio.

I Livelli essenziali di assistenza. – I dati di natura economica (costi e ricavi) non consentono di cogliere aspetti qualitativi connessi con la fornitura dei Livelli essen-ziali di assistenza (LEA). Al fine di misurare tale aspetto è possibile fare riferimento

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alle valutazioni del Comitato permanente per la verifica dell’erogazione dei LEA, che certifica l’adempimento delle condizioni previste nell’Intesa Stato-Regioni del 23 marzo 2005.

Il Comitato ha valutato la Regione Basilicata sostanzialmente adempiente rispet-to agli standard nazionali nel 2010, ul-timo anno in cui è stata effettuata la verifica. Secondo tale valutazione la Basilicata ha ottenuto un punteggio pari al 73,1 per cento del valore mas-simo conseguibile, 8 punti in più ri-spetto alle RSO e 6 in meno delle altre regioni in equilibrio finanziario (fig. 4.1 e tav. a34). In particolare è emerso che la Basilicata fornirebbe un elevato livel-lo di assistenza collettiva, ma presente-rebbe inadeguatezze nei servizi ospeda-lieri soprattutto nel confronto con le altre regioni in equilibrio finanziario.

La qualità percepita dai cittadini lucani di alcuni dei servizi offerti è tut-tavia risultata nel complesso inferiore rispetto a quella dei residenti in altre regioni. Nel 2010 la quota di intervistati residenti in Basilicata che considera il sistema sanita-rio un problema prioritario è maggiore rispetto alla media delle RSO e delle altre re-gioni in equilibrio (tav. a35). Il grado di accessibilità dei servizi sanitari, secondo gli intervistati nella media del periodo 2010-12, sarebbe inferiore rispetto alla media delle RSO (tav. a36). Con riferimento ai servizi ospedalieri offerti in regione, infine, nel periodo 2010-11 la quota di utenti che si è dichiarata molto soddisfatta è risultata nel complesso inferiore alle altre aree di confronto (tav. a37)

I Programmi operativi regionali (POR)

La spesa. – La spesa dei fondi strutturali in Basilicata e nelle altre regioni che rientrano nell’obiettivo Convergenza (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia), è gestita nell’ambito dei due Programmi operativi regionali (POR), uno relativo al Fondo eu-ropeo di sviluppo regionale (FESR) e l’altro al Fondo sociale europeo (FSE). Per il ciclo di programmazione 2007-2013, la Basilicata si trova in regime di phasing out, poi-ché la sua uscita dalle regioni in ritardo di sviluppo è legata soltanto all’effetto statisti-co dell’allargamento dell’UE a 25 paesi.

La dotazione finanziaria complessiva dei due Programmi è pari a 752 milioni di euro per quello co-finanziato dal FESR e 322 milioni per quello co-finanziato dal FSE. A differenza di altre regioni meridionali, la Basilicata non è stata interessata dal-le riduzioni del co-finanziamento nazionale stabilite dal Piano di azione coesione (PAC, dicembre 2011 e successivi aggiornamenti; cfr. L’economia delle regioni italiane, in Economie regionali, n. 2, giugno 2012), che nel caso lucano ha soltanto determinato una contenuta riprogrammazione su alcune priorità nell’ambito dei POR.

Figura 4.1

Valutazione dell’erogazione dei LEA (1) (quote percentuali; anno 2010)

40

60

80

100

Basilicata RSO e Sicilia Altre regioni senza PdR

40

60

80

100

Fonte: elaborazioni su dati del Ministero della Salute, Adempimento “mantenimento dell’erogazione dei LEA” attraverso gli indicatori della griglia Lea - Metodologia e Risultati dell’anno 2010, marzo 2012. Cfr. la sezione: Note metodologiche. (1) Quota percentuale del punteggio ottenuto rispetto al massimo conseguibile.

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Nell’ambito del PAC, a dicembre 2011 circa 62 milioni di euro sono stati destinati alla regione, quasi totalmente per interventi su Agenda digitale e in minima parte (2 milioni di euro) per interventi sull’occupazione.

Figura 4.2

L’avanzamento dei Programmi Operativi Regionali (1) (valori percentuali)

a) impegni (2) b) spesa certificata (3)

0

20

40

60

80

100

120

t+2 t+3 t+4 t+5 t+6

0

20

40

60

80

100

120

POR 2007-2013 POR 2000-2006

0

20

40

60

80

100

dic.2010

ott.2011

dic.2011

mag.2012

ott.2012

dic.2012

mag.2013

ott.2013

dic.2013

dic.2014

dic.2015

0

20

40

60

80

100

FSE FESR

Fonte: Elaborazioni su dati Ragioneria generale dello Stato e Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione economica. (1) Valori percentuali rispetto alla dotazione dei Programmi alla data di riferimento. – (2) Dati riferiti al 31 dicembre; anni successivi all’inizio del ciclo di programmazione. – (3) I dati successivi al 31 dicembre 2012 si riferiscono ai target di spesa prefissati, calcolati sulla base delle informazioni disponibili a marzo 2013.

Al 31 dicembre 2012, in base ai dati della Ragioneria generale dello Stato e del Dipartimento per lo Sviluppo e la coesione economica, le risorse impegnate in attua-zione dei POR lucani risultavano pari al 71,2 per cento della dotazione totale, 16 punti percentuali in più rispetto a un anno prima. Il rapporto tra impegni e dotazione complessiva è inferiore rispetto al precedente ciclo di programmazione 2000-06 (fig. 4.2a), ma superiore alla media delle regioni meridionali, passata da dicembre 2011 a dicembre 2012 dal 43,6 per cento al 67,2 per cento.

La spesa certificata dei POR lucani al 31 dicembre 2012 era pari complessiva-mente a 507 milioni di euro: circa il 45 per cento della dotazione disponibile per il POR FESR e il 54 per cento di quella del POR FSE (fig. 4.2b). Per entrambi i pro-grammi, i target previsti per non incorrere nella procedura di disimpegno automatico sono stati superati. Nel complesso, la Basilicata ha registrato una capacità di spesa superiore alla media meridionale sia per il POR FESR sia per il POR FSE (rispetti-vamente 25,7 e 37,9 per cento).

I progetti. – Usando i dati disponibili sul sito OpenCoesione a partire da luglio 2012, è possibile ottenere informazioni dettagliate sui progetti co-finanziati dai fondi strutturali 2007-2013. Alla fine del 2012, i progetti inclusi dei due POR lucani erano 5.405 per un ammontare di risorse pubbliche pari a 801 milioni di euro (tav. a39). La quota riconducibile ai fondi strutturali pesava per il 42,2 per cento sul totale dei pro-getti approvati. Rispetto alla media meridionale, la partecipazione dello Stato era su-periore (45,6 per cento in Basilicata, 36 per cento nel Mezzogiorno), quella degli enti locali pressoché identica (11,4) e quella dei privati sensibilmente inferiore (0,8 per cento in Basilicata contro 6 nel Mezzogiorno).

Classificando i progetti in base alla natura degli interventi, il 43,7 per cento (60,6 nel Mezzogiorno) dei finanziamenti pubblici riguardava la realizzazione di opere pub-

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bliche, il 31,0 per cento (18,4) si riferiva ad acquisti o realizzazioni di servizi e il 23,2 (15,4) a incentivi a imprese o contributi a persone.

Con riferimento invece al tema dell’intervento, a fronte di un minore peso dei progetti riguardanti i trasporti e le infrastrutture di rete (11,8 per cento dei fondi pubblici, contro il 32,9 nel Mezzogiorno), i POR lucani si caratterizzavano rispetto alla media meridionale per un maggiore peso dato ai temi dell’inclusione sociale, dell’occupazione e mobilità dei lavoratori e dell’attrazione culturale, naturale e turisti-ca (tav. a40).

La dimensione dei progetti co-finanziati dai POR lucani era modesta: in Basilica-ta il finanziamento pubblico per progetto era pari in media a 148 mila euro (256 mila nel Mezzogiorno), e inferiore alla media meridionale anche con riferimento a ciascu-na tipologia di intervento.

Tra i progetti di maggiore dimensione già avviati nell’ambito dei POR lucani (tav. a41), si segnalavano il Fondo di garanzia regionale per le imprese (35 milioni) e alcuni interventi infrastrutturali, riguardanti l’adeguamento di due arterie stradali. I pagamenti relativi al Fondo di garanzia regionale per le imprese si riferiscono al tra-sferimento delle risorse dalla Regione a Sviluppo Basilicata, la finanziaria incaricata di gestire il Fondo. A febbraio 2013 le risorse del Fondo risultavano effettivamente uti-lizzate solo in minima parte: ne sono state beneficiarie 4 imprese per un totale di 660 mila euro di garanzie o controgaranzie.

Le entrate di natura tributaria

La struttura delle entrate. – Nel triennio 2009-2011 le entrate tributarie della Re-gione Basilicata sono rimaste sostanzialmente stazionarie intorno a 1.447 euro pro capite, 408 euro in meno della media delle RSO (tav. a42). Le entrate tributarie della Regione comprendono sia tributi propri dell’ente sia quote di tributi devoluti dallo Stato. Secondo i dati elaborati dall’Issirfa-Cnr sulla base dei bilanci di previsione (ag-giornati al 2010), la prima componente pesa per il 23,8 per cento del totale, una quota sensibilmente inferiore alla media delle RSO (46,0 per cento). I tributi propri più rile-vanti per la Regione sono l’IRAP, l’addizionale all’Irpef e la tassa automobilistica, che rappresentano rispettivamente il 17,0, il 3,1 e il 3,4 per cento delle entrate tributarie totali (contro il 32,7, 6,7 e 5,0 per cento rispettivamente nelle RSO).

Le entrate tributarie delle Province sono state pari a 70 euro pro capite nel tri-ennio in esame, 17 euro in meno delle RSO, e sono aumentate dell’1,7 per cento l’anno, sostanzialmente in linea con le RSO. I principali tributi propri sono l’imposta sull’assicurazione Rc auto e quella di trascrizione, che rappresentano rispettivamente il 40 e il 22 per cento delle entrate tributarie provinciali; dal 2009 al 2011 la prima è cresciuta in media del 6,4 per cento, la seconda si è ridotta del 3,1.

Le entrate tributarie dei Comuni sono state pari a 261 euro pro capite, 100 euro in meno della media delle RSO, e sono aumentate del 5,4 per cento l’anno, poco me-no che nelle RSO. Fra i principali tributi di competenza dei Comuni rientrano l’ICI (cui nel 2012 è subentrata l’imposta municipale propria, Imu) e l’addizionale comuna-le all’Irpef, che rappresentano rispettivamente il 32 e il 15 per cento del totale; la pri-

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ma si è ridotta dello 0,7 per cento, mentre la seconda è cresciuta dell’1,8 per cento nella media del triennio.

In Basilicata assumono una rilevanza significativa le entrate degli enti territoriali diverse da quelle tributarie. In particolare, la Regione Basilicata e i Comuni diretta-mente interessati dalle attività di estrazione di idrocarburi percepiscono royalty dalle imprese estrattive. Nel 2012, le royalty percepite dalla Regione Basilicata sono state pari a 142 milioni, in consistente aumento rispetto a quanto incassato nel 2011 (100,5). Se si tiene conto anche di quelle percepite dai Comuni (6 nel 2012), le royalty complessivamente percepite in Basilicata sono state pari a 166,7 milioni di euro (117,6 nel 2011), 289 euro pro capite (204 nel 2011).

L’autonomia impositiva. – Il ricorso alla leva fiscale da parte degli enti territoriali lucani è nel complesso più contenuto rispetto alla media delle RSO.

L’autonomia impositiva delle Regioni consiste principalmente nella possibilità di variare l’aliquota dell’IRAP e dell’addizionale all’Irpef. Nel 2012, come negli anni pre-cedenti, in Basilicata l’aliquota ordinaria dell’IRAP e quella dell’addizionale Irpef non hanno subito variazioni rispetto alla misura base, pari rispettivamente al 3,9 e all’1,23 per cento. Tali aliquote sono state confermate anche per il 2013.

L’aliquota ordinaria dell’IRAP può variare di 0,92 punti percentuali in aumento o in diminuzione rispetto a quella base (pari al 3,9 per cento), con eventuali differenziazioni a seconda dell’attività economica svolta dal soggetto passivo. Nelle Regioni con elevati disavanzi sanitari, in caso di commissariamento, sono previsti incrementi automatici delle aliquote dell’IRAP fino a 0,15 punti oltre la soglia massima consentita (quindi fino a 4,97 per cento per l’aliquota ordinaria). La manovra finanziaria nazionale disposta con la legge n. 111 del 15 luglio 2011 ha innalzato le aliquote applicate a banche e società finanziarie, ai soggetti operanti nel settore assicurativo e alle società esercenti attività in concessione rispettivamente al 4,65, al 5,9 e al 4,2 per cento (dal 3,9 per cento precedentemente in vigore). In Basilicata l’aliquota media applicata a ban-che, finanziarie e assicurazioni è salita dal 4,82 del 2010 al 5,28 per cento.

L’aliquota dell’addizionale regionale all’Irpef può essere innalzata fino a 0,5 punti percentuali oltre la misura base, che dal periodo d’imposta 2011 è stata portata all’1,23 per cento (dallo 0,9 per cento preceden-temente in vigore; cfr. legge del 22 dicembre 2011, n. 214). In caso di elevati disavanzi sanitari le maggiora-zioni sono applicate in via automatica e possono portare l’aliquota dell’addizionale fino a oltre 0,30 punti la misura massima (quindi fino a 2,03 per cento nel caso l’ente non abbia rispettato gli obiettivi previsti dal piano di rientro).

L’autonomia impositiva delle Province riguarda la facoltà di variare la misura dell’imposta di trascrizione e, dal 2011, quella dell’imposta sull’assicurazione Rc auto. In base alle informazioni disponibili, nel 2012 entrambe le Province lucane hanno mantenuto inalterata l’imposta di trascrizione mentre hanno maggiorato l’imposta sull’assicurazione Rc auto, elevando la tariffa al livello massimo del 16 per cento (ri-spetto alla misura base del 12,50).

Le Province possono maggiorare del 30 per cento l’importo dell’imposta di trascrizione rispetto alla ta-riffa base prevista dal decreto ministeriale del 27 novembre 1998, n. 435. Inoltre, per effetto del d. lgs. del 6 maggio 2011, n. 68, a decorrere dal 2011 le Province possono variare fino a 3,5 punti percentuali l’aliquota dell’imposta sull’assicurazione Rc auto (pari al 12,5 per cento).

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Nel caso dei Comuni, infine, l’autonomia impositiva si manifesta principalmente nella facoltà di variare le aliquote dell’Imu e quelle dell’addizionale all’Irpef. Se si con-sidera l’Imu ordinaria, nel 2012 le aliquote praticate dai Comuni della Basilicata sono state in media pari all’8,96 per mille, un dato inferiore alla media delle RSO (9,57 per mille). Nel caso dell’addizionale all’Irpef, l’aliquota media applicata dai Comuni lucani è leggermente superiore a quella media delle RSO (0,63 contro 0,60 per cento), nono-stante la più bassa percentuale di enti che applicano l’imposta (80,9 per cento contro 88,1 nelle RSO).

Dal 2012 l’Imu ha sostituito l’ICI (cfr. legge n. 214 del 22 dicembre 2011); le principali novità ri-guardano l’estensione del prelievo alle unità immobiliari adibite ad abitazione principale, la maggiorazione dei moltiplicatori catastali per il calcolo della base imponibile, la possibilità per i Comuni di applicare margini di manovra differenziati per destinazione d’uso. L’aliquota base dell’Imu è pari allo 0,76 per cento; alle abita-zioni principali e ai fabbricati rurali si applicano aliquote ridotte dello 0,4 e dello 0,2 per cento rispettiva-mente. I margini di autonomia impositiva riconosciuti ai Comuni consistono nella possibilità di variare fino a 0,3 punti percentuali l’aliquota base (0,4 nel caso di immobili locati) e fino a 0,2 quella sulle abitazioni principali, nonché di ridurre di 0,1 quella sui fabbricati rurali. Inoltre i Comuni possono, entro certi limiti, ampliare l’importo della detrazione prevista per l’abitazione principale.

Nel caso dell’addizionale all’Irpef i poteri riconosciuti ai Comuni riguardano sia la facoltà di istituire il tributo sia la manovrabilità delle aliquote (entro il limite dello 0,8 per cento).

Il debito

Nei dodici mesi terminanti alla fine del 2012, ultimo anno per il quale è disponi-bile il dato elaborato dall’Istat sul PIL regionale (stimato da Prometeia), il debito delle Amministrazioni locali della regione in rapporto al PIL era pari al 9,4 per cento, un livello superiore alla media nazionale (7,4 per cento). Esso rappresentava lo 0,8 per cento del debito delle Amministrazioni locali italiane, che possono contrarre mutui e prestiti solo a copertura di spese di investimento (cfr. la sezione: Note metodologiche).

Rispetto ai dati pubblicati nel Rapporto dello scorso anno (cfr. L’economia della Basilicata, 2012), il debito delle Amministrazioni locali è stato rivisto, oltre che per gli ordinari aggiornamenti delle fonti, per tener conto della decisione dell’Eurostat del 31 luglio 2012 che ha stabilito l’inclusione nel debito pubblico delle passività commerciali delle Amministrazioni pubbliche cedute dai creditori a intermediari finanziari con clausola pro soluto. L’adeguamento ai nuovi criteri ha comportato un incremento del debito delle Ammini-strazioni locali lucane pari a 32 e 47 milioni rispettivamente nel 2010 e nel 2011.

Nel 2012 il debito delle Amministrazioni locali, pari a 945 milioni di euro, è cre-sciuto in termini nominali del 3,1 per cento rispetto a dodici mesi prima, in contro-tendenza rispetto alla media nazionale e delle RSO (-2,0 e -1,6 per cento, rispettiva-mente; tav. a43). Tra le principali componenti dell’indebitamento in regione, i finan-ziamenti ricevuti da banche italiane e dalla Cassa depositi e prestiti hanno rappresen-tato la quota più rilevante (71 per cento), in leggero calo rispetto al 2011; anche i titoli emessi in Italia (11 per cento del totale) sono lievemente diminuiti.

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L’attuazione del principio costituzionale del pareggio di bilancio

In seguito al processo di rafforzamento delle regole di bilancio deciso in seno all’Unione Europea, l’Italia ha adottato una riforma costituzionale che sancisce il principio del pareggio di bilancio (legge costituzionale 20 aprile 2012, n. 1) e, con la successiva legge di attuazione (legge 24 dicembre 2012, n. 243), ha introdotto una nuova disciplina per gli enti decentrati (cfr. Note metodologiche per una sintesi della no-vità normative introdotte): questi saranno chiamati dal 2016 a rispettare un equilibrio, in termini di cassa e di competenza, sia tra entrate correnti e spese correnti, incluse le quote di capitale delle rate di ammortamento dei prestiti (saldo corrente) che tra en-trate finali e spese finali, escluse le operazioni di accensione e di rimborso dei prestiti (saldo complessivo).

Sulla base dei conti di consuntivo degli anni tra il 2004 e il 2010 è possibile valutare in che misura gli enti decentrati lucani hanno soddisfatto le condizioni di equilibrio previste dalle nuove regole. Pur trattandosi di un esercizio meramente descrittivo in quanto negli anni in questione gli obiettivi di bilancio erano diversi da quelli previsti per il 2016, è possibile trarre alcune prime indicazioni sull’entità dell’impegno che sarà richie-sto al sistema delle autonomie locali lucane per implementare il nuovo assetto. Si prende in considerazione il periodo 2004-2010 per smussare gli effetti del ciclo economico visto che in assenza delle istruzioni operative non è possibile tener conto del funzionamento del meccanismo incentrato sul Fondo straordinario e sul Fondo ammortamento (cfr. la sezione: Note metodologiche).

In base ai dati elaborati dall’Istat a partire dai bilanci consuntivi, nella media del periodo 2004-2010, il pareggio tra entrate e spese finali in Basilicata in termini di competenza non sarebbe stato raggiunto (tav. a44): a parità di altre condizioni, gli impegni per spese finali sarebbero dovuti risultare più bassi del 5,1 per cento. Nel confronto con il complesso degli enti territoriali delle RSO, le amministrazioni della Basilicata mostrano una situazione più favorevole.

Nell’insieme Regione e Province conseguono un disavanzo complessivo in ter-mini di competenza del 6,4 per cento e un avanzo complessivo del 2,9 per cento in termini di cassa, registrando risultati migliori di quelli medi delle RSO. I Comuni, nel-la loro totalità, registrano risultati migliori della media delle RSO per il saldo com-plessivo e peggiori per il saldo corrente. Sulla base dei Certificati di conto consuntivo del Ministero dell’Interno, la percentuale di Comuni della Basilicata che avrebbero conseguito i saldi obiettivo specificati dalla legge attuativa della riforma costituzionale e i cui bilanci sarebbero considerati in equilibrio è stata pari a circa il 18 per cento nella media del periodo 2007-2010, superiore alla media delle RSO del 13,5 per cen-to (tav. a45). Considerando invece una soglia di tolleranza massima per i disavanzi pari al 10 per cento delle spese, il totale dei Comuni lucani prossimi al rispetto di en-trambi i vincoli salirebbe al 65 per cento circa.

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APPENDICE STATISTICA

INDICE

L’ECONOMIA REALE

Tav. a1 Valore aggiunto e PIL per settore di attività economica nel 2011 “ a2 Valore aggiunto dell’industria manifatturiera per branca nel 2010 “ a3 Valore aggiunto dei servizi per branca nel 2010 “ a4 Imprese attive, iscritte e cessate “ a5 Produzione di idrocarburi in regione “ a6 Commercio estero (cif-fob) per settore “ a7 Commercio estero (cif-fob) per area geografica “ a8 Quote dei settori sul commercio estero durante la crisi “ a9 Addetti alla filiera immobiliare nel 2010 “ a10 Imprese e fatturato della filiera immobiliare “ a11 Indici di redditività e di struttura finanziaria delle imprese della filiera immobiliare “ a12 Movimento turistico “ a13 Insolvency ratio delle società di capitali per settore di attività economica “ a14 Sistema formativo, ICT, input del processo innovativo “ a15 Attività innovativa delle imprese “ a16 Deposito di brevetti “ a17 Domande di registrazione di marchi e design comunitari per settore “ a18 Occupati e forza lavoro “ a19 Occupazione e ore lavorate “ a20 Occupazione e ore lavorate per tipologia di occupati in Basilicata “ a21 Ore autorizzate di Cassa integrazione guadagni

L’INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA

Tav. a22 Prestiti e depositi delle banche per provincia “ a23 Prestiti e sofferenze delle banche per settore di attività economica “ a24 Prestiti di banche e società finanziarie alle imprese per branca di attività economica “ a25 Nuove sofferenze e crediti deteriorati “ a26 La raccolta al dettaglio e il risparmio finanziario “ a27 Gestioni patrimoniali “ a28 Tassi di interesse bancari “ a29 Struttura del sistema finanziario

LA FINANZA PUBBLICA DECENTRATA

Tav. a30 Spesa pubblica delle Amministrazioni locali al netto della spesa per interessi “ a31 Pubblico impiego degli enti territoriali e delle ASL “ a32 Spesa pubblica per investimenti fissi

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Tav. a33 Costi del servizio sanitario “ a34 Valutazione e composizione della spesa per Livelli essenziali di assistenza (LEA) “ a35 Valutazioni sul servizio sanitario nel 2010 “ a36 Valutazioni sul grado di accessibilità del servizio sanitario “ a37 Indicatori di gradimento del servizio ospedaliero “ a38 Caratteristiche di struttura delle reti ospedaliere - 2010 “ a39 POR 2007-2013 – Progetti per natura dell’intervento “ a40 POR 2007-2013 – Progetti per tema dell’intervento “ a41 POR 2007-2013 – Progetti di maggiore dimensione “ a42 Entrate tributarie correnti degli enti territoriali “ a43 Il debito delle Amministrazioni locali “ a44 Verifica delle condizioni di equilibrio dei bilanci degli enti “ a45 Comuni che conseguono i saldi obiettivo

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Tavola a1

Valore aggiunto e PIL per settore di attività economica nel 2011 (milioni di euro e valori percentuali)

Var. % sull’anno precedente (2) SETTORI E VOCI

Valori assoluti

(1)

Quota % (1) 2008 2009 2010 2011

Agricoltura, silvicoltura e pesca 519 5,3 1,5 -11,8 4,7 2,1

Industria 2.313 23,7 -4,6 -10,9 -3,0 1,9

Industria in senso stretto 1.447 14,8 -10,7 -8,7 -1,4 3,0

Costruzioni 866 8,9 7,3 -14,5 -5,7 -0,1

Servizi 6.916 70,9 -0,4 -2,3 -2,8 2,7

Commercio (3) 2.192 22,5 5,4 -4,3 -3,9 2,9

Attività finanziarie e assicurative (4) 2.168 22,2 -7,1 0,4 -3,3 5,3

Altre attività di servizi (5) 2.555 26,2 0,4 -2,9 -1,3 0,4

Totale valore aggiunto 9.747 100,0 -1,4 -5,0 -2,5 2,5

PIL 10.826 0,7 -1,4 -5,3 -2,4 2,1

PIL pro capite (euro) 18.437 70,9 -1,4 -5,1 -2,2 2,3

Fonte: elaborazioni su dati Istat. (1) Dati in euro correnti. La quota del PIL e del PIL pro capite è calcolata ponendo la media dell’Italia pari a 100. – (2) Valori concatenati, anno di riferimento 2005. – (3) Include commercio all’ingrosso e al dettaglio, riparazione di autoveicoli e motocicli; trasporti e magazzinaggio; servizi di alloggio e di ristorazione; servizi di infor-mazione e comunicazione. – (4) Include attività finanziarie e assicurative; attività immobiliari; attività professionali, scientifiche e tecniche; amministrazione e servizi di supporto. – (5) Include Amministrazione pubblica e difesa, assicurazione sociale obbligatoria, istruzione, sanità e assistenza sociale; attività artistiche, di intratte-nimento e divertimento; riparazione di beni per la casa e altri servizi.

Tavola a2

Valore aggiunto dell’industria manifatturiera per branca nel 2010 (1) (milioni di euro e valori percentuali)

Var. % sull’anno precedente (3) BRANCHE

Valori assoluti

(2)

Quota % (2)

2008 2009 2010

Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco 150 12,7 -3,1 -12,5 -1,7

Industrie tessili, confezione di articoli di abbigliamento e di articoli in pelle e simili 103 8,7 8,0 4,4 -9,7

Industria del legno, della carta, editoria 58 4,9 -14,7 2,4 -12,2

Cokerie, raffinerie, chimiche, farmaceutiche 38 3,2 -2,6 25,9 -3,6

Fabbricaz. di articoli in gomma e materie plastiche e altri prodotti della lavoraz. di minerali non metalliferi 145 12,2 -5,6 -9,6 -2,7

Attività metallurgiche; fabbricazione di prodotti in me-tallo, esclusi macchinari e attrezzature 111 9,4 4,2 -20,7 -5,2

Fabbricaz. di computer, prod. di elettronica e ottica, apparecchiature elettriche, macchinari e app. n.c.a. 115 9,7 -25,3 -28,5 17,3

Fabbricazione di mezzi di trasporto 310 26,2 -34,2 9,1 -1,6

Fabbricaz. di mobili; altre industrie manifatturiere; riparaz. e istallaz. di macchine e app. 152 12,9 -1,7 -7,1 -5,6

Totale 1.182 100,0 -14,1 -5,8 -2,5

p.m.: Industria in senso stretto 1.438 -10,7 -8,7 -1,4

Fonte: elaborazioni su dati Istat. (1) Valore aggiunto ai prezzi base.– (2) Dati in euro correnti. – (3) Valori concatenati, anno di riferimento 2005.

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Tavola a3

Valore aggiunto dei servizi per branca nel 2010 (1) (milioni di euro e valori percentuali)

Var. % sull’anno precedente (3) BRANCHE

Valori Assoluti (2)

Quota % (2) 2008 2009 2010

Commercio; riparazione di autoveicoli e motocicli 900 13,5 10,9 -16,5 -5,9

Trasporti e magazzinaggio 601 9,0 4,3 4,1 -5,1

Servizi di alloggio e di ristorazione 346 5,2 -3,5 18,2 -3,4

Servizi di informazione e comunicazione 251 3,8 -0,7 1,0 5,8

Attività finanziarie e assicurative 282 4,2 -0,2 1,6 3,4

Attività immobiliari 1.020 15,3 -4,0 2,6 -5,9

Attività professionali, scientifiche e tecniche; ammini-strazione e servizi di supporto 711 10,7 -13,6 -3,1 -2,0

Amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale obbligatoria 915 13,7 -0,2 -0,3 -4,0

Istruzione 733 11,0 -2,8 -2,7 -2,0

Sanità e assistenza sociale 683 10,3 2,9 -5,8 4,5

Attività artistiche, di intrattenimento e divertimento; riparazione di beni per la casa e altri servizi 223 3,3 6,8 -4,8 -4,4

Totale 6.664 100,0 -0,4 -2,3 -2,8

Fonte: elaborazioni su dati Istat. (1) Valore aggiunto ai prezzi base.– (2) Dati in euro correnti. – (3) Valori concatenati, anno di riferimento 2005.

Tavola a4

Imprese attive, iscritte e cessate (1) (unità)

2011 2012

SETTORI Iscritte Cessate

Attive a fine periodo

Iscritte Cessate Attive a fine

periodo

Agricoltura, silvicoltura e pesca 451 1.130 19.059 936 1.074 18.810

Industria in senso stretto 103 231 4.343 77 225 4.304

Costruzioni 239 390 6.677 228 401 6.561

Commercio 587 846 13.074 535 886 12.924

di cui: al dettaglio 427 612 8.692 372 624 8.563

Trasporti e magazzinaggio 24 69 1.401 33 83 1.382

Servizi di alloggio e ristorazione 132 179 2.882 121 225 2.878

Finanza e servizi alle imprese 203 266 3.845 252 274 3.958

di cui: attività immobiliari 14 13 269 11 13 293

Altri servizi 104 123 2.967 108 157 2.979

Imprese non classificate 1.263 142 72 1.145 204 74

Totale 3.106 3.376 54.320 3.435 3.529 53.870

Fonte: Infocamere-Movimprese. (1) Le cessazioni sono al netto delle cessazioni d’ufficio.

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Tavola a5

Produzione di idrocarburi in regione (valori assoluti e variazioni percentuali rispetto all’anno precedente)

Olio greggio Gas naturale ANNO

Valori assoluti (1) Variazioni Valori assoluti (2) Variazioni

1995 270.832 23,4 379.698 2,0

1996 395.003 45,8 448.455 18,1

1997 567.592 43,7 471.728 5,2

1998 485.241 -14,5 403.997 -14,4

1999 534.936 10,2 361.340 -10,6

2000 836.905 56,4 386.914 7,1

2001 1.108.750 32,5 444.858 15,0

2002 2.638.000 137,9 798.000 79,4

2003 3.262.539 23,7 837.000 4,9

2004 3.369.505 3,3 835.199 -0,2

2005 4.386.036 30,2 1.070.148 28,1

2006 4.312.690 -1,7 1.103.525 3,1

2007 4.360.776 1,1 1.209.985 9,6

2008 3.930.382 -9,9 1.080.029 -10,7

2009 3.155.531 -19,7 913.990 -15,4

2010 3.442.592 9,1 1.112.807 21,8

2011 3.731.452 8,4 1.171.327 5,3

2012 4.042.675 8,3 1.293.507 10,4 Fonte: Ministero dello Sviluppo economico.

(1) Tonnellate. – (2) Metri cubi standard.

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Tavola a6

Commercio estero (cif-fob) per settore (milioni di euro e variazioni percentuali sul periodo corrispondente)

Esportazioni Importazioni

Variazioni Variazioni SETTORI 2012

2011 2012 2012

2011 2012

Prodotti dell’agricoltura, silvicoltura e pesca 35 2,6 -6,6 36 11,7 -0,3

Prod. dell’estr. di minerali da cave e miniere 144 5,6 115,1 7 -14,7 437,7

di cui:estr. di petrolio greggio e gas nat. 143 3,9 118,8 7 -100,0 -

Prodotti alimentari, bevande e tabacco 35 33,0 11,1 52 1,7 20,7

Prodotti tessili e dell’abbigliamento 48 5,8 -10,0 10 36,3 -29,4

Pelli, accessori e calzature 1 -40,8 31,7 5 126,0 -45,4

Legno e prodotti in legno; carta e stampa 9 0,0 -5,3 13 -0,9 -17,7

Coke e prodotti petroliferi raffinati 0 11,0 -73,2 0 -69,8 -89,0

Sostanze e prodotti chimici 33 -50,1 -16,9 94 -14,3 -45,9

Articoli farm., chimico-medicinali e botanici 19 56,0 132,4 5 10,0 105,5

Gomma, materie plast., minerali non metal. 53 9,8 -13,0 39 7,3 -23,3

Metalli di base e prodotti in metallo 32 2,7 68,0 76 28,5 -18,8

Computer, apparecchi elettronici e ottici 43 9,9 83,0 102 -23,5 -3,9

Apparecchi elettrici 3 -56,9 256,6 20 -3,7 -44,0

Macchinari ed apparecchi n.c.a. 27 53,9 -21,3 49 6,0 3,1

Mezzi di trasporto 622 -3,9 -35,3 183 0,0 -44,3

di cui: autoveicoli 559 -5,8 -37,1 97 22,4 -48,9

Prodotti delle altre attività manifatturiere 49 -5,3 -4,2 31 6,0 -0,2

di cui: mobili 48 -5,4 -4,6 24 -6,4 13,0

Energia, trattamento dei rifiuti e risanamento :: :: :: :: :: ::

Prodotti delle altre attività :: :: :: :: :: ::

Totale 1.153 -3,0 -17,5 724 -2,2 -27,0

Fonte: Istat. Cfr. la sezione: Note metodologiche.

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Tavola a7

Commercio estero (cif-fob) per area geografica (milioni di euro e variazioni percentuali sul periodo corrispondente)

Esportazioni Importazioni

Variazioni Variazioni PAESI E AREE 2012

2011 2012 2012

2011 2012

Paesi UE (1) 736 -7,1 -30,1 595 -1,9 -22,8

Area dell’euro 547 -3,8 -35,9 371 -3,8 -15,8

di cui: Francia 120 -15,9 -38,1 47 0,5 -27,0

Germania 164 29,2 -38,6 161 -17,3 -3,4

Spagna 48 -31,2 -34,9 63 7,9 -24,9

Altri paesi UE 189 -18,9 -5,7 224 0,6 -32,1

di cui: Regno Unito 101 -30,0 6,8 17 5,7 -9,9

Paesi extra UE 417 12,0 20,8 129 -3,2 -41,5

Altri paesi dell’Europa centro-orientale 14 -6,5 -2,8 8 140,0 128,7

Altri paesi europei 241 6,3 29,5 23 7,3 -39,1

America settentrionale 30 203,8 50,3 4 -31,8 -44,2

di cui: Stati Uniti 24 198,6 49,2 4 -27,1 -50,5

America centro-meridionale 12 65,1 34,0 1 -8,2 -95,2

Asia 62 15,4 -7,5 87 -4,4 -39,8

di cui: Cina 1 -4,9 -83,1 23 -9,7 -23,2

Giappone 3 73,1 -66,8 0 81,4 -47,1

EDA (2) 22 62,4 2,2 17 -38,3 0,6

Altri paesi extra UE 58 2,6 18,9 7 46,1 218,0

Totale 1.153 -3,0 -17,5 724 -2,2 -27,0 Fonte: Istat. Cfr. la sezione: Note metodologiche. (1) Aggregato UE a 27. – (2) Economie dinamiche dell’Asia: Corea del Sud, Hong Kong, Malaysia, Singapore, Taiwan, Thailandia.

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Tavola a8

Quote dei settori sul commercio estero durante la crisi (quote percentuali)

Basilicata Mezzogiorno Italia SETTORI

2007 2012 2007 2012 2007 2012

Prodotti dell’agricoltura, silvicoltura e pesca 0,9 3,1 3,3 3,4 1,4 1,5

Prod. dell’estr. di minerali da cave e miniere 9,6 12,5 1,5 1,5 0,4 0,4

di cui:estr. di petrolio greggio e gas naturale 9,6 12,4 1,2 1,2 0,2 0,2

Prodotti alimentari, bevande e tabacco 1,0 3,0 7,2 8,8 5,3 6,7

Prodotti tessili, abbigliamento, pelli e access. 3,0 4,2 7,1 4,9 11,6 11,0

Legno e prodotti in legno; carta e stampa 0,6 0,8 1,5 1,3 2,0 2,0

Coke e prodotti petroliferi raffinati 0,0 0,0 23,3 33,0 3,6 5,3

Sostanze e prodotti chimici 3,1 2,9 6,0 4,8 6,1 6,5

Articoli farm., chimico-medicinali e botanici 1,1 1,7 3,2 6,0 3,3 4,4

Gomma, materie plast., minerali non metal. 3,2 4,6 5,2 4,2 6,4 5,8

Metalli di base e prodotti in metallo 1,6 2,8 7,6 6,3 12,2 13,0

Computer, apparecchi elettronici e ottici 0,5 3,7 3,6 2,5 3,4 3,2

Apparecchi elettrici 1,7 0,2 2,3 2,6 6,0 5,1

Macchinari ed apparecchi n.c.a. 1,2 2,3 5,3 5,3 18,9 18,1

Mezzi di trasporto 66,4 54,0 19,3 13,2 11,0 9,3

di cui: autoveicoli 61,6 48,5 13,3 7,5 4,3 3,4

Prodotti delle altre attività manifatturiere 5,9 4,2 2,8 1,9 5,9 5,4

di cui: mobili 5,9 4,1 2,2 1,2 2,6 2,1

Energia, trattamento dei rifiuti e risanamento 0,0 0,1 0,3 0,2 0,8 0,8

Prodotti delle altre attività 0,0 0,0 0,5 0,2 2,4 1,9

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Istat. Cfr. la sezione: Note metodologiche.

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Tavola a9

Addetti alla filiera immobiliare nel 2010 (valori percentuali)

PER CLASSE DI ADDETTI DELLE IMPRESE AREE

1-9 10-19 20-49 50 e più Totale

Basilicata 61,9 12,4 11,7 14,0 100,0

Mezzogiorno 67,1 14,2 10,0 8,7 100,0

Italia 62,2 12,9 10,2 14,6 100,0

PER FORMA GIURIDICA DELLE IMPRESE AREE

Società di capitali Altre forme societarie Totale

Basilicata 40,6 59,4 100,0

Mezzogiorno 42,1 57,9 100,0

Italia 46,7 53,3 100,0 Fonte: Istat, Archivio statistico imprese attive.

Tavola a10

Imprese e fatturato della filiera immobiliare (1) (valori percentuali )

NUMERO IMPRESE PERIODO

Basilicata Mezzogiorno Italia

2003-2007 10,3 9,8 8,1

2008-2011 -4,6 -2,0 -0,9

RICAVI NETTI PERIODO

Basilicata Mezzogiorno Italia

2003-2007 8,5 10,4 4,8

2008-2011 -0,7 -5,3 -4,2

Fonte: Centrale dei bilanci. Cfr. la sezione: Note metodologiche. (1) Variazioni medie annue.

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Tavola a11

Indici di redditività e di struttura finanziaria delle imprese della filiera immobiliare (1) (valori percentuali e unità)

AREE 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

Roa

Basilicata 3,5 4,2 3,3 3,3 3,1 2,9 2,2 2,0 4,2

Mezzogiorno 3,2 3,1 3,1 3,9 3,5 3,6 2,8 2,8 2,6

Italia 4,2 4,0 4,1 4,5 4,5 3,9 2,7 2,5 2,5

Margine operativo lordo/fatturato

Basilicata 9,2 10,0 9,3 9,0 9,7 8,9 8,0 9,1 9,9

Mezzogiorno 8,4 8,4 7,9 8,8 9,3 9,4 8,7 9,2 8,9

Italia 9,2 9,6 9,3 9,7 9,8 9,5 9,1 8,9 8,7

Oneri finanziari/Margine operativo lordo

Basilicata 26,5 22,5 26,5 27,3 30,8 34,7 33,3 25,6 22,9

Mezzogiorno 37,4 33,4 33,9 33,5 38,9 42,9 41,8 33,8 36,4

Italia 49,3 43,9 43,9 46,5 56,8 68,9 60,7 52,7 56,2

Debiti finanziari/Fatturato

Basilicata 56,1 47,4 54,9 61,2 63,3 66,6 66,6 72,5 62,8

Mezzogiorno 72,2 70,2 69,8 72,5 77,6 83,0 93,2 97,1 96,3

Italia 87,1 92,3 92,0 95,1 103,3 115,8 136,7 140,5 137,2

Leverage

Basilicata 66,7 60,3 62,0 64,4 64,9 64,7 63,4 64,8 62,1

Mezzogiorno 66,7 65,2 65,0 67,2 67,6 62,5 62,3 62,0 60,9

Italia 64,5 62,8 61,8 63,8 65,8 60,7 60,0 59,8 58,7

Rimanenze/Fatturato

Basilicata 0,91 0,80 0,88 0,87 0,79 0,88 1,02 0,91 0,98

Mezzogiorno 0,91 0,88 0,87 0,89 0,95 0,99 1,11 1,14 1,15

Italia 0,99 0,99 0,98 1,01 1,09 1,20 1,41 1,39 1,40 Fonte: elaborazioni su dati Centrale dei Bilanci. Cfr. la sezione Note metodologiche. (1) Valori medi.

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Tavola a12

Movimento turistico (1) (unità e valori percentuali)

Arrivi Presenze PERIODI

Italiani Stranieri Totale Italiani Stranieri Totale

VALORI

2010 440.521 53.307 493.828 1.734.951 155.157 1.890.108

2011 453.628 58.049 511.677 1.809.167 154.307 1.963.474

2012 457.302 60.599 517.901 1.733.720 148.094 1.881.814

VARIAZIONI SULL’ANNO PRECEDENTE

2010 4,9 12,5 5,7 0,3 -2,0 0,1

2011 3,0 8,9 3,6 4,3 -0,6 3,9

2012 0,8 4,4 1,2 -4,2 -4,0 -4,2 Fonte: APT Basilicata. (1) I dati fanno riferimento ai flussi regionali registrati negli esercizi alberghieri ed extra-alberghieri di tutte le province della regione.

Tavola a13

Insolvency ratio delle società di capitali per settore di attività economica (1) (procedure fallimentari aperte per 10.000 imprese presenti sul mercato)

VOCI 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

BASILICATA

Industria in senso stretto 87,3 127,5 102,9 111,4 90,5 49,2 114,3 101,8 83,8 100,8

di cui: attività manifatturiere 98,6 145,5 118,5 128,5 105,4 58,0 136,8 124,6 111,2 128,5

Costruzioni 1,7 51,7 106,7 38,7 22,1 7,3 0,0 40,7 46,9 27,6

Servizi 35,0 58,2 78,6 31,9 30,0 15,9 30,2 25,8 25,0 24,7

Totale 46,3 64,8 82,6 48,2 37,7 20,0 34,8 39,6 37,9 38,4

SUD E ISOLE

Industria in senso stretto 94,9 95,7 117,1 102,1 69,1 65,9 74,9 96,7 90,5 89,7

di cui: attività manifatturiere 98,9 101,4 125,7 110,6 75,6 70,6 81,9 104,6 104,5 101,8

Costruzioni 49,7 52,7 54,6 48,8 30,0 29,4 32,1 38,6 48,1 44,2

Servizi 61,8 64,9 65,1 60,1 29,5 32,0 35,8 42,1 45,0 48,1

Totale 63,1 64,2 68,9 61,8 34,6 35,2 39,2 47,3 50,4 51,4

ITALIA

Industria in senso stretto 97,9 102,2 106,0 87,6 65,0 71,5 94,2 116,3 104,1 99,3

di cui: attività manifatturiere 101,5 106,4 110,7 92,4 68,5 75,4 99,6 124,6 113,5 109,6

Costruzioni 59,8 69,1 67,4 56,7 41,0 45,0 60,6 67,5 76,8 77,5

Servizi 53,7 58,1 58,1 47,2 26,6 30,0 36,5 44,2 46,9 47,5

Totale 62,4 67,0 67,5 55,4 34,9 38,7 49,0 58,5 59,8 59,7

Fonte: elaborazioni su dati Cerved Group e Infocamere. (1) L’Insolvency ratio è un indicatore calcolato come rapporto tra il numero di procedure fallimentari aperte nell'anno e quello delle imprese presenti sul mercato a inizio anno (moltiplicato per 10.000). Cfr. la sezione: Note metodologiche.

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Tavola a14

Sistema formativo, ICT, input del processo innovativo (valori percentuali)

VOCI Basilicata Mezzogiorno Italia

2000 2005 2010 2000 2005 2010 2000 2005 2010

Quota di “ricercatori” sugli addetti totali 0,4 0,3 0,4 0,4 0,4 0,5 0,5 0,6 0,7

Quota di addetti alla ricerca e sviluppo sugli addetti totali 0,7 0,6 0,8 0,7 0,9 1,0 1,1 1,2 1,5

Quota di addetti in settori “ad alta tecnologia” sugli addetti totali (1) 2,0 2,4 0,0 2,7 2,9 1,9 3,9 4,1 3,3

Quota di risorse umane attive nei settori “S&T” sulla popolazione 10,3 15,9 15,4 12,6 14,9 15,8 15,4 18,9 20,4

2000 2005 2009 2000 2005 2009 2000 2005 2009

Spesa totale in ricerca e sviluppo (in % del PIL) 0,8 0,5 0,7 0,8 0,8 0,9 1,0 1,1 1,3

di cui: componente privata (imprese) 0,2 0,2 0,2 0,2 0,3 0,3 0,5 0,6 0,7

di cui: componente pubblica (2) 0,1 0,1 0,3 0,1 0,1 0,1 0,2 0,2 0,2

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat. Cfr. la sezione Note Metodologiche. (1) Nell’anno 2008 si è verificato un break nella serie. – (2) Dato al netto del settore istruzione.

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Tavola a15

Attività innovativa delle imprese (valori percentuali e migliaia di euro)

VOCI Basilicata Mezzo-giorno

Italia

Imprese che hanno avviato innovazione di prodotto, di processo, organizzativa o di marketing 30,7 49,7 56,3

Imprese che hanno avviato innovazione di prodotto o di processo 20,6 32,0 40,4

Imprese che hanno portato a termine innovazione di prodotto o di processo 20,6 29,2 38,0

Imprese innovatrici che hanno sviluppato innovazioni in-house (1) 95,0 89,8 92,6

Imprese innovatrici che hanno definito accordi di cooperazione 38,8 10,4 12,5

Imprese innovatrici che hanno introdotto innovazioni organizzative e/o di marketing 79,3 68,3 69,8

Spesa innovativa per addetto (2) (3) 1,0 2,2 4,7

Spesa innovativa per impresa (2) 121,2 142,7 381,3

Fonte: elaborazioni su dati del Community Innovation Survey (CIS) 2010. Cfr. la sezione Note Metodologiche. (1) Sono escluse le imprese i cui prodotti o processi innovativi sono stati sviluppati in collaborazione con o direttamente da soggetti (pubblici o privati) esterni. (2) La spesa per innovazione è calcolata con riferimento alle imprese innovatrici e riguarda il 2010. (3) Il numero di addetti si riferisce alle imprese con almeno 10 addetti attive nei settori EU-Core.

Tavola a16

Deposito di brevetti (1) (unità, valori percentuali)

VOCI Industria

tradiziona-le

Chimica, raffinerie, gomma e materie

plastiche

Minerali non me-talliferi

Metalli e prodotti in

metallo

Macchine e appa-recchi

meccanici

Macchine elettriche, elettroni-

che e app. di preci-

sione

Mezzi di trasporto

Totale

BASILICATA

Domande totali 0 3 2 2 3 3 2 15

Quote per settori 0,0 20,0 13,3 13,3 20,0 20,0 13,3 100,0

Specializzazione rispetto all’Italia (2) 0,0 1,2 3,0 1,6 0,6 1,1 1,9 1,0

MEZZOGIORNO

Domande totali 48 98 25 44 116 80 42 452

Quote per settori 10,6 21,6 5,5 9,7 25,7 17,6 9,3 100,0

Specializzazione rispetto all’Italia (2) 1,0 1,2 1,2 1,1 0,8 1,0 1,3 1,0

ITALIA

Domande totali 1.067 1.741 456 861 3.426 1.825 717 10.093

Quote per settori 10,6 17,2 4,5 8,5 33,9 18,1 7,1 100,0

Fonte: elaborazioni su dati Patstat. Cfr. la sezione Note Metodologiche.

(1) Domande presentate allo European Patent Office (EPO) nel periodo 2000-2008. – (2) Rapporto tra il peso del comparto in regione o nell’area e il peso dello stesso comparto in Italia.

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Tavola a17

Domande di registrazione di marchi e design comunitari per settore (unità,valori percentuali)

VOCI Agricoltura Industria

tradizionale Industria avanzata

Costruzioni Servizi tradi-

zionali Servizi

avanzati Altri

servizi Totale

MARCHI (1)

BASILICATA

Domande totali 13 124 48 2 25 26 10 248

Domande per 1.000 addetti 0,6 8,3 2,5 0,1 0,6 1,2 0,2 1,2

Specializzazione rispetto all’Italia 4,5 1,4 0,5 0,4 0,7 1,4 0,8 -

MEZZOGIORNO

Domande totali 282 6017 3714 183 1495 625 491 12807

Domande per 1.000 addetti 0,5 14,6 9,7 0,4 0,9 0,8 0,2 2,0

Specializzazione rispetto all’Italia 1,9 1,4 0,8 0,7 0,9 0,7 0,7 -

ITALIA

Domande totali 2.142 63.506 66.319 3.511 24.875 13.598 9.510 183.461

Domande per 1.000 addetti 2,1 29,9 26,1 2,0 4,0 4,3 1,4 7,7

Quota domande per settore 1,2 34,6 36,1 1,9 13,6 7,4 5,2 100,0

DESIGN (2)

BASILICATA

Domande totali - 229 19 1 - - - 249

Domande per 1.000 addetti - 14,0 1,0 0,0 - - - 4,4

Specializzazione rispetto all’Italia - 1,2 0,4 0,1 - - - -

MEZZOGIORNO

Domande totali - 3193 874 418 - - - 4485

Domande per 1.000 addetti - 7,5 2,2 0,8 - - - 3,3

Specializzazione rispetto all’Italia - 1,0 0,9 1,8 - - - -

ITALIA

Domande totali - 65.505 18.297 4.702 - - - 88.504

Domande per 1.000 addetti - 30,9 7,1 2,5 - - - 13,5

Quota domande per settore - 74,0 20,7 5,3 - - - 100,0

Fonte: elaborazioni su dati Dintec e Istat. Le classi di prodotto secondo le classificazioni di Nizza e di Locarno sono ricondotte alla classificazione ATECO delle attività economiche. Cfr. la sezione Note Metodologiche. (1) Domande presentate all’Ufficio armonizzazione mercato interno (UAMI) nel periodo 1999-2011. – (2) Domande presentate all’UAMI nel periodo 2003-2011.

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Tavola a18

Occupati e forza lavoro (variazioni percentuali sul periodo corrispondente e valori percentuali)

Occupati

Servizi PERIODI Agricol-

tura

Industria in senso stretto

Costru-zioni

di cui: com., alb.e ristor.

Totale

In cerca di occu-pazione

Forze di lavoro

Tasso di occupa-

zione (1) (2)

Tasso di disoccu-pazione

(1)

Tasso di attività (1) (2)

2010 7,0 -7,4 1,0 -3,5 0,6 -2,8 14,7 -0,9 47,1 13,0 54,2

2011 2,5 12,3 -7,0 0,1 6,0 1,3 -7,9 0,1 47,6 12,0 54,2

2012 -6,4 1,0 -5,6 -0,8 0,1 -1,5 23,0 1,5 46,9 14,5 55,0

2011 – 1° trim. 0,2 12,0 -9,4 2,6 9,5 2,6 -4,1 1,7 46,7 13,0 53,8

2° trim. 0,7 17,9 6,1 -1,1 5,0 2,9 -9,4 1,3 49,0 11,1 55,2

3° trim. 3,5 11,8 -8,7 -0,5 3,5 0,8 -18,6 -1,9 47,6 11,2 53,7

4° trim. 5,5 6,8 -15,4 -0,8 6,2 -0,9 1,4 -0,6 47,2 12,5 54,0

2012 – 1° trim. -19,7 0,2 4,7 -2,9 -5,5 -3,0 29,1 1,2 45,6 16,6 54,8

2° trim. -5,3 -6,7 -11,5 -1,2 -6,4 -3,7 41,0 1,2 47,2 15,4 55,9

3° trim. 13,2 -2,9 -6,9 1,1 6,2 0,6 21,6 2,9 47,6 13,3 55,0

4° trim. -14,9 15,6 -6,9 0,0 7,3 0,4 1,3 0,5 47,2 12,6 54,1

Fonte: Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro. Cfr. la sezione Note Metodologiche. (1) Valori percentuali.– (2) Si riferisce alla popolazione di età compresa tra 15 e 64 anni.

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Tavola a19

Occupazione e ore lavorate (valori percentuali e ore)

Basilicata Mezzogiorno Italia

2007 2012 2007 2012 2007 2012

Variazione 2007-2012 del numero di occupati - -5,2 - -5,1 - -1,4

Variazione 2007-2012 delle ore complessivamente lavorate - -13,4 - -9,3 - -6,0

Quota di lavoratori part-time 10,1 14,4 11,7 16,0 13,6 17,1

Ore lavoro per settimana 35,6 32,5 35,3 33,6 35,1 33,4

Incidenza ore perse per ragioni economiche 1,2 4,3 1,0 1,8 0,8 1,8 Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro. Cfr. la sezione Note Metodologiche.

Tavola a20

Occupazione e ore lavorate per tipologia di occupati in Basilicata (valori percentuali e ore)

Giovani (15-29)

Donne (30-54)

Uomini (30-54)

Altri lavoratori (55 e più)

Stranieri

2007 2012 2007 2012 2007 2012 2007 2012 2007 2012

Variazione occupati 2007-2012 - -28,8 - -0,4 - -13,6 - 19,4 - 298,6

Variazione ore totali 2007-2012 - -36,5 - -7,9 - -22,2 - 14,3 - 303,7

Quota di lavoratori part-time 14,0 24,3 21,8 27,2 3,1 5,2 6,7 9,9 24,9 18,3

Ore di lavoro per settimana 35,8 31,6 30,0 27,7 38,8 35,0 34,9 33,3 36,4 36,4 Incidenza ore perse per ragioni economiche 0,6 2,9 1,3 3,3 1,4 6,5 1,2 2,0 - -

Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro. Cfr. la sezione Note Metodologiche.

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Ore autorizzate di Cassa integrazione guadagni (migliaia di ore e variazioni percentuali sul periodo corrispondente)

Interventi ordinari Interventi straordinari

e in deroga Totale

Variazioni Variazioni Variazioni SETTORI 2012

2011 2012 2012

2011 2012 2012

2011 2012

Agricoltura 0 0 0 254 - 272,4 254 - 272,4

Industria in senso stretto 9.369 24,2 101,8 5.473 -11,0 17,5 14.842 3,7 59,6

Estrattive 39 -26,2 63,0 0 0 0 39 -26,2 63,0

Legno 62 -6,0 86,0 85 125,7 261,2 147 24,1 158,8

Alimentari 35 -85,9 331,4 7 -13,7 -97,6 42 -24,3 -85,9

Metallurgiche 440 -26,5 62,4 752 -39,4 75,3 1.192 -35,0 70,3

Meccaniche 107 -29,7 91,1 269 -84,5 223,1 376 -77,4 170,1

Tessili 2 -100,0 - 43 -39,6 -30,3 45 -40,8 -27,1

Abbigliamento 7 -67,4 308,3 52 317,4 -28,6 58 232,3 -21,3

Chimica, petrolchimica, gomma e plastica 884 30,7 104,6 490 -7,8 -16,1 1.374 5,4 35,2

Lavorazione minerali non met. 293 -21,9 117,3 605 152,5 -5,0 898 81,6 16,4

Carta, stampa ed editoria 11 115,9 89,7 21 0 - 32 115,9 453,3

Macchine e apparecchi elettrici 45 -41,7 18,0 6 -72,5 -87,8 52 -64,4 -42,5

Mezzi di trasporto 6.942 49,4 103,8 1.499 -32,1 208,4 8.441 29,9 116,9

Mobili e altre industrie manifat. 502 -24,1 116,6 1.645 12,2 -15,2 2.146 6,8 -1,2

Varie 2 - 113,3 0 -100,0 0 2 -88,2 113,3

Edilizia 973 -15,1 -0,5 68 426,9 -71,7 1.041 1,7 -14,6

Trasporti e comunicazioni 25 30,0 2,8 51 118,1 -80,6 76 106,5 -73,7

Commercio, servizi e settori vari 256 -31,6 52,5 459 3,7 -12,3 715 -7,8 3,4

Totale 10.623 12,8 82,8 6.306 -2,5 9,6 16.929 4,6 46,3

Fonte: INPS.

Tavola a21

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Tavola a22

Prestiti e depositi delle banche per provincia (1) (consistenze di fine periodo in milioni di euro)

PROVINCE 2010 2011 2012

PRESTITI (2)

Potenza 3.997 4.658 4.573

Matera 2.519 2.714 2.598

Basilicata 6.516 7.373 7.171

DEPOSITI (3)

Potenza 2.392 5.730 5.993

Matera 1.668 2.578 2.692

Basilicata 4.060 8.308 8.685 Fonte: segnalazioni di vigilanza. Cfr. la sezione: Note metodologiche. (1) A partire da giugno 2011 sono incluse le segnalazioni della Cassa depositi e prestiti. – (2) I dati includono i pronti contro termine e le sofferenze. – (3) I dati si riferiscono alle famiglie consumatrici e alle imprese.

Tavola a23

Prestiti e sofferenze delle banche per settore di attività economica (1) (consistenze di fine periodo in milioni di euro)

Prestiti (2) Sofferenze (3) SETTORI

2010 2011 2012 2010 2011 2012

Amministrazioni pubbliche 288 722 732 0 0 0

Settore privato 6.228 6.650 6.440 622 1.056 1.110

Società finanziarie e assicurative 22 19 5 0 1 1

Imprese 3.958 4.162 4.050 516 802 852

Imprese medio-grandi 2.768 2.875 2.806 336 520 569

Imprese piccole (4) 1.189 1.287 1.245 180 282 283

di cui: famiglie produttrici (5) 756 819 786 124 197 200

Famiglie consumatrici 2.232 2.444 2.358 105 251 254

Totale 6.516 7.373 7.171 622 1.056 1.110

Fonte: segnalazioni di vigilanza. Cfr. la sezione: Note metodologiche. (1) Il totale include anche le istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie e le unità non classificabili o non classificate. A partire da giugno 2011 sono incluse le segnalazioni della Cassa depositi e prestiti. – (2) I dati includono i pronti contro termine e le sofferenze. – (3) A partire dal 2011 le sofferenze sono state influenzate da discontinuità dovute a operazioni societarie realizzate da alcuni gruppi bancari. – (4) Società in accomandita semplice e in nome collettivo, società semplici, società di fatto e imprese individuali con meno di 20 addetti. – (5) Società semplici, società di fatto e imprese individuali fino a 5 addetti.

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Tavola a24

Prestiti di banche e società finanziarie alle imprese per branca di attività economica (1) (consistenze di fine periodo in milioni di euro e variazioni percentuali sul periodo corrispondente)

Variazioni BRANCHE 2012

2011 2012

Agricoltura, silvicoltura e pesca 476 4,8 0,7

Estrazioni di minerali da cave e miniere 18 7,3 0,8

Attività manifatturiere 1.033 5,8 -3,5

Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco 190 3,9 -4,8

Industrie tessili, abbigliamento e articoli in pelle 87 0,2 -2,1

Industria del legno e dell’arredamento 149 5,7 0,0

Fabbricazione di carta e stampa 32 4,2 -5,5

Fabbricazione di raffinati del petrolio, prodotti chimici e farmaceutici 90 -2,9 -4,2

Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche 37 -5,1 -5,7

Metallurgia, fabbricazione di prodotti in metallo e lavorazione di min. non metalliferi 308 7,9 -2,6

Fabbricazione di prodotti elettronici, apparecchiature elettriche e non elettriche 26 33,4 2,8

Fabbricazione di macchinari 50 -6,3 -6,7

Fabbricazione di autoveicoli e altri mezzi di trasporto 27 81,6 -15,3

Altre attività manifatturiere 38 19,5 -4,8

Fornitura di energia elettrica, gas, acqua, reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti e risanamento 232 14,0 -1,7

Costruzioni 1.192 3,2 -2,6

Commercio all’ingrosso e al dettaglio, riparazione di autoveicoli e motocicli 1.067 -0,7 0,6

Trasporto e magazzinaggio 185 4,8 5,4

Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione 202 -2,1 -0,9

Servizi di informazione e comunicazione 35 12,3 -0,2

Attività immobiliari 315 3,2 -4,8

Attività professionali, scientifiche e tecniche 109 5,5 -10,0

Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese 111 -4,5 -4,9

Altre attività terziarie 112 2,3 9,2

Totale 5.091 3,2 -1,5

Fonte: Centrale dei rischi. Cfr. la sezione: Note metodologiche. (1) Dati riferiti alle segnalazioni di banche, società finanziarie e società veicolo di operazioni di cartolarizzazione. I dati includono le sofferenze. Il dato complessivo può non corrispondere alla somma delle componenti a causa degli arrotondamenti.

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Tavola a25

Nuove sofferenze e crediti deteriorati (1) (valori percentuali)

Imprese

di cui: di cui: PERIODI attività

manifatturiere costruzioni

(2) servizi

piccole imprese (3)

Famiglie consumatrici

Totale (2)

Nuove sofferenze (4)

Dic. 2011 3,8 6,4 2,1 4,0 3,5 1,0 2,6

Mar. 2012 3,9 7,3 2,6 3,8 4,1 0,9 2,7

Giu. 2012 5,4 2,8 14,1 2,8 3,3 1,0 3,6

Set. 2012 6,4 2,7 14,7 4,7 3,5 1,0 4,2

Dic. 2012 7,4 6,7 14,4 5,5 3,5 1,2 4,9

Mar. 2013 (5) 8,2 5,7 15,4 7,1 3,7 1,2 5,3

Crediti scaduti, incagliati o ristrutturati sui crediti totali (6)

Dic. 2011 7,1 6,8 6,6 7,3 5,9 2,8 5,6

Mar. 2012 7,2 6,2 6,8 7,4 6,4 3,1 5,7

Giu. 2012 8,7 6,4 11,2 8,7 6,5 3,3 6,8

Set. 2012 10,5 7,2 14,1 9,7 7,4 3,5 8,0

Dic. 2012 9,1 8,1 10,4 9,2 7,0 3,4 7,0

Mar. 2013 (5) 9,3 10,1 9,4 9,2 7,3 3,4 7,1

Sofferenze sui crediti totali (6)

Dic. 2011 30,9 38,2 26,8 30,4 39,9 16,8 26,0

Dic. 2012 34,0 41,6 35,1 30,9 41,7 17,5 28,1

Mar. 2013 (5) 35,2 42,6 37,4 31,9 42,6 17,7 28,9

Crediti deteriorati sui crediti totali (6) (7)

Dic. 2011 38,0 45,0 33,4 37,6 45,8 19,6 31,6

Dic. 2012 43,1 49,6 45,5 40,1 48,6 20,9 35,1

Mar. 2013 (5) 44,4 52,6 46,8 41,1 49,9 21,0 36,1 Fonte: Centrale dei rischi. Cfr. la sezione: Note metodologiche. (1) Dati riferiti alle segnalazioni di banche, società finanziarie e società veicolo di operazioni di cartolarizzazione. Il totale include anche le Amministrazioni pubbliche, le istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie e le unità non classificabili o non classificate. – (2) Dalla metà del 2012 il dato sulle imprese delle costru-zioni risente di alcune crisi aziendali nel settore dell’impiantistica, relative ad attività non interamente riconducibili al territorio regionale: al netto di queste posizioni il tasso di decadimento per le imprese delle costruzioni e quello totale sarebbero stati a dicembre del 2012 rispettivamente del 2,3 e 3,1 per cento. - (3) Società in accomandita semplice e in nome collettivo, società semplici, società di fatto e imprese individuali con meno di 20 addetti. – (4) Esposizioni passate a sofferenza rettificata in rapporto ai prestiti in bonis in essere all’inizio del periodo. I valori sono calcolati come medie dei quattro trimestri terminanti in quello di riferimento. – (5) Dati provvisori. – (6) I crediti totali includono le sofferenze. – (7) I crediti deteriorati comprendono le posizioni scadute, incagliate, ristrutturate o in sofferenza.

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Tavola a26

La raccolta al dettaglio e il risparmio finanziario (consistenze di fine periodo in milioni di euro e variazioni percentuali sul periodo corrispondente)

Famiglie consumatrici Imprese Totale imprese

e famiglie consumatrici

Variazioni Variazioni Variazioni VOCI 2012

2011 2012 2012

2011 2012 2012

2011 2012

Raccolta bancaria (1) 9.054 3,5 4,6 983 0,4 1,1 10.037 3,1 4,3

Depositi 7.821 1,8 4,8 863 0,3 1,8 8.685 1,6 4,5

Conti correnti 2.070 -2,8 -0,1 728 -0,4 0,2 2.798 -2,2 0,0

Depositi a risparmio (2) 5.723 4,8 8,0 121 3,3 27,6 5.843 4,8 8,3

Pronti contro termine 29 -36,8 -67,4 15 10,4 -45,9 44 -29,8 -62,4

Obbligazioni bancarie 1.233 15,5 3,4 119 1,0 -3,9 1.352 13,9 2,7

Titoli a custodia (3) (4) 1.475 -8,7 1,6 116 -23,0 -4,9 1.591 -10,0 1,1

di cui: titoli di Stato italiani 673 19,7 -0,2 44 8,4 -4,2 716 18,9 -0,5

obbligazioni (4) 115 -21,7 -27,7 8 -31,3 -42,7 123 -22,5 -28,8

azioni 206 -21,3 1,7 24 -32,2 6,2 230 -22,5 2,2

quote di OICR (5) 480 -26,4 16,3 41 -36,2 0,5 521 -27,4 14,8

Fonte: segnalazioni di vigilanza. Cfr. la sezione: Note metodologiche. (1) Depositi e obbligazioni di banche italiane. I dati sulle obbligazioni (al fair value) sono tratti dalle informazioni sui titoli di terzi in deposito. – (2) Depositi con durata prestabilita o rimborsabili con preavviso. – (3) Titoli a custodia semplice e amministrata valutati al fair value. – (4) Sono escluse le obbligazioni emesse da banche italiane. – (5) Organismi di investimento collettivo del risparmio. Sono escluse le quote depositate dalla clientela in assenza di un esplicito contratto di custodia.

Tavola a27

Gestioni patrimoniali (1) (milioni di euro e variazioni percentuali)

Flussi netti (2) Patrimonio gestito

Variazioni INTERMEDIARI 2011 2012 2011 2012

2011 2012

Banche -29,0 -13,0 76,0 68,0 -30,7 -9,5

Società di interm. mobiliare (SIM) -1,0 :: :: :: :: ::

Società di gestione del risparmio (SGR) -9,0 1,0 71,0 73,0 -14,3 2,8

Totale -40,0 -12,0 147,0 141,0 -24,1 -3,5

Fonte: segnalazioni di vigilanza. Cfr. la sezione: Note metodologiche. (1) Dati a valori correnti. – (2) Incluse le cessioni e le acquisizioni di attività di gestione patrimoniale tra intermediari.

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Tavola a28

Tassi di interesse bancari (1) (valori percentuali)

VOCI Dic. 2010 Dic. 2011 Dic. 2012 Mar. 2013 (2)

TASSI ATTIVI

Prestiti a breve termine (3) 5,85 6,67 6,98 7,39

di cui: imprese medio-grandi 5,39 6,20 6,60 6,99

piccole imprese (4) 8,53 9,31 9,04 9,58

totale imprese 5,89 6,66 6,99 7,39

di cui: attività manifatturiere 5,94 6,87 7,80 8,04

costruzioni 6,30 6,51 6,29 7,23

servizi 5,74 7,10 7,14 7,31

Prestiti a medio e a lungo termine 3,51 4,76 5,55 5,41

di cui: famiglie consumatrici per l’acquisto di abitazioni 3,32 4,15 4,26 4,25

imprese 3,50 4,89 5,81 5,76

TASSI PASSIVI

Conti correnti liberi 0,35 0,57 0,44 0,41 Fonte: Rilevazioni sui tassi di interesse attivi e passivi. Cfr. la sezione: Note metodologiche. (1) Dati riferiti alle operazioni in euro. I totali includono le Amministrazioni pubbliche, le società finanziarie e assicurative, le imprese, le famiglie consumatrici, le istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie e le unità non classificabili o non classificate. – (2) Dati provvisori. – (3) Dati riferiti ai rischi autoliquidanti e ai rischi a revoca. – (4) Società in accomandita semplice e in nome collettivo con numero di addetti inferiore a 20. Società semplici, società di fatto e imprese individuali con meno di 20 addetti.

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Tavola a29

Struttura del sistema finanziario (dati di fine periodo, unità)

VOCI 2002 2007 2011 2012

Banche presenti con propri sportelli 31 34 31 30

di cui: con sede in regione 8 7 4 3

banche spa (1) 2 1 0 0

banche popolari 0 0 0 0

banche di credito cooperativo 6 6 4 3

filiali di banche estere 0 0 0 0

Sportelli operativi 240 253 251 241

di cui: di banche con sede in regione 79 57 25 19

Comuni serviti da banche 90 86 85 84

Numero dei rapporti di finanziamento per sportello bancario 632 558 577 572

Numero dei conti di deposito per sportello bancario 1.787 1.651 1.462 1.579

POS (2) 3.609 6.218 8.339 8.760

ATM 290 326 297 274

Fonte: Base informativa pubblica e archivi anagrafici degli intermediari. Cfr. la sezione: Note metodologiche. (1) Inclusi gli istituti centrali di categoria e di rifinanziamento. – (2) Il numero dei POS include dal 2004 le segnalazioni delle società finanziarie e dal 2011 quelle degli istituti di pagamento. Il dato del 2011 è parzialmente stimato.

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Tavola a30

Spesa pubblica delle Amministrazioni locali al netto della spesa per interessi (valori medi del periodo 2009-2011 e valori percentuali)

Composizione percentuale VOCI

Euro pro capite Regione e ASL

(1) Province Comuni (2) Altri enti

Var. % annua

Spesa corrente primaria 2.937 65,4 7,2 21,4 6,0 -0,8

Spesa c/capitale (3) 802 33,5 10,3 43,9 12,3 -13,6

Spesa totale 3.739 58,6 7,8 26,2 7,3 -3,8

Per memoria:

Spesa totale Italia 3.523 60,9 4,3 26,9 7,8 -1,3

“ RSO 3.324 60,2 4,7 27,6 7,6 -1,3

“ RSS 4.643 64,1 2,8 24,5 8,6 -1,3 Fonte: per la spesa, Ministero dello Sviluppo economico (Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica), base dati dei Conti pubblici territoriali; per la popo-lazione residente, Istat (in attesa della ricostruzione intercensuaria, anche per il 2011 sono stati utilizzati i dati precensuari). Cfr. la sezione: Note metodologiche. Eventuali mancate quadrature sono dovute all’arrotondamento delle cifre decimali. (1) Include le Aziende ospedaliere. – (2) Il dato per le RSO e per l’Italia non comprende la gestione commissariale del Comune di Roma, iniziata nel 2008. – (3) Al netto delle partite finanziarie.

Tavola a31

Pubblico impiego degli enti territoriali e delle ASL (1) (valori medi, variazioni percentuali, unità e migliaia)

Spesa per il personale Numero di addetti VOCI

Migliaia di euro Var. % annua Unità per

10.000 abitanti Var. % annua

Spesa per addetto

in euro

Spesa pro capite

in euro

Regione e ASL (2) 439.603 3,3 133 -2,1 54.925 746

Province 44.305 -0,6 16 4,7 50.044 75

Comuni 150.784 1,8 65 -1,2 39.124 256

Totale 634.693 2,6 214 -1,3 49.807 1.078

per memoria:

Totale Italia (3) 58.967.629 1,8 199 -0,8 48.631 977

“ RSO 47.205.420 1,9 191 -0,9 47.608 921

“ RSS (3) 11.762.209 1,8 242 -0,3 53.223 1.292

Fonte: per la spesa delle ASL, Ministero della Salute, NSIS; per la spesa degli enti territoriali delle Regioni a statuto ordinario, della Regione Sicilia e delle Province e dei Comuni di Sicilia e Sardegna, Istat, Bilancio delle Amministrazioni Regionali, provinciali, comunali; per la spesa degli altri enti territoriali delle Regioni a statuto speciale, RGS, Conto Annuale; per i dipendenti pubblici, RGS, Conto Annuale; per la popolazione residente, Istat (in attesa della ricostruzione intercensuaria, anche per il 2011 sono stati utilizzati i dati precensuari). Eventuali mancate quadrature sono dovute all’arrotondamento delle cifre decimali. (1) Per la spesa, valori medi del periodo 2008-2010; per gli addetti, valori medi del periodo 2009-2011. – (2) Le ASL includono le Aziende Ospedaliere e tutti gli enti del Servizio Sanitario Regionale. – (3) II numero dei dipendenti della Regione Sicilia è disponibile solo dal 2011; per gli anni 2008-2010 è stato ricalcolato sulla base del tasso di variazione medio registrato dagli addetti degli enti regionali delle altre RSS.

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Tavola a32

Spesa pubblica per investimenti fissi (valori percentuali)

Basilicata RSO Italia VOCI

2009 2010 2011 2009 2010 2011 2009 2010 2011

Amministrazioni locali (in % del PIL) 3,4 2,9 2,4 1,5 1,3 1,2 1,8 1,5 1,4

di cui (quote % sul totale):

Regione e ASL 13,8 13,0 16,8 18,4 21,4 20,7 25,1 26,9 26,4

Province 14,5 16,9 15,1 11,3 10,9 10,3 9,5 9,3 8,9

Comuni (1) 59,1 56,5 52,9 61,8 59,2 59,7 57,6 55,9 55,7

Altri enti 12,5 13,5 15,2 8,5 8,5 9,4 7,8 7,9 9,0

Fonte: Ministero dello Sviluppo economico (Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica), Conti pubblici territoriali. La tavola è costruita sulla base dei dati di cassa relativi alla spesa per la costituzione di capitali fissi (beni e opere immobiliari; beni mobili e macchinari) delle AALL. Per il PIL: Istat. (1) Il dato per le RSO e per l’Italia non comprende la gestione commissariale del Comune di Roma, iniziata nel 2008.

Tavola a33

Costi del servizio sanitario (milioni di euro)

Basilicata RSO e Sicilia (1) Italia VOCI

2009 2010 2011 (2) 2009 2010 2011 (2) 2009 2010 2011 (2)

Costi sostenuti dalle strut. ubicate in reg. 1.041 1.070 1.072 103.732 104.693 104.296 111.726 112.869 112.557

Funzioni di spesa

Gestione diretta 696 711 730 64.590 65.337 65.991 70.359 71.170 71.952

di cui:

beni 146 154 162 12.859 13.574 13.865 13.955 14.731 15.072

personale 394 393 392 33.007 33.439 32.963 36.132 36.618 36.149

Enti convenzionati e accre-ditati (3) 343 348 343 38.279 38.859 38.305 40.462 41.122 40.604

di cui:

farmaceutica convenz. 115 108 95 10.285 10.198 9.223 11.005 10.936 9.930

medici di base 84 82 83 5.928 6.096 6.168 6.364 6.539 6.625

altre prestazioni da enti conv. e accred. (4) 144 158 164 22.066 22.565 22.915 23.093 23.647 24.050

Saldo mobilità sanit. interregionale (5) -36 -28 -28 59 63 63 0 0 0

Costi sostenuti per i resi-denti (euro pro capite) 1.828 1.868 1.872 1.842 1.850 1.843 1.852 1.862 1.857

Fonte: elaborazione su dati NSIS, Ministero della Salute (dati aggiornati al 6 aprile 2012). Per la popolazione residente, Istat (in attesa della ricostruzione intercen-suaria, anche per il 2011 sono stati utilizzati i dati precensuari). Per gli anni 2009 e 2010 eventuali mancate quadrature sono dovute all’indisponibilità di dati aggior-nati relativi alle funzioni di spesa. (1) Le norme in materia di finanziamento del settore sanitario in Sicilia sono assimilabili a quelle previste per le Regioni a statuto ordinario. – (2) Per il 2011, per omogeneità di confronto con gli anni precedenti, dai costi totali riportati nella banca dati NSIS sono stati sottratti gli importi degli ammortamenti. – (3) Include, oltre ai costi di produzione delle funzioni assistenziali, i costi sostenuti per coprire la mobilità verso il Bambin Gesù e lo Smom (Sovrano militare ordine di Malta). – (4) Inclu-de le prestazioni specialistiche, riabilitative, integrative e protesiche, ospedaliere e altre prestazioni convenzionate e accreditate. – (5) Il segno è negativo (positivo) quando il costo sostenuto per l'assistenza in altre regioni dei residenti è maggiore (minore) dei ricavi ottenuti per fornire l'assistenza a non residenti nel proprio terri-torio. Questo saldo va sottratto algebricamente all'importo riportato nella prima riga per passare dal costo sostenuto per finanziare le strutture sanitarie ubicate in regione a quello sostenuto per finanziare l'assistenza in favore dei propri residenti indipendentemente dal luogo della prestazione.

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Tavola a34

Valutazione e composizione della spesa per Livelli essenziali di assistenza (LEA)

Valutazione sugli adempimenti sui LEA (1) (in % del punteggio massimo)

Composizione della spesa (2) (in % della spesa sanitaria)

AREA Assistenza collettiva

Assistenza distrettuale

Assistenza ospedaliera

Totale Assistenza collettiva

Assistenza distrettuale

Assistenza ospedaliera

Basilicata 85,3 73,3 66,7 73,1 5,1 48,5 46,5

RSO e Sicilia (3) 73,8 59,1 66,9 65,2 4,3 48,8 47,0

Altre regioni senza Pdr 84,6 73,3 82,9 79,4 4,2 50,3 45,5 Fonte: elaborazioni su dati del Ministero della Salute, Adempimento “mantenimento dell’erogazione dei LEA” attraverso gli indicatori della griglia Lea - Metodologia e Risultati dell’anno 2010, marzo 2012, e Rapporto nazionale di monitoraggio dei livelli essenziali di assistenza, anni 2007–09, gennaio 2012. Cfr. la sezione: Note metodologiche. (1) Dati riferiti al 2010, ultimo anno disponibile; quota percentuale del punteggio ottenuto rispetto al massimo conseguibile. – (2) Dati riferiti al 2009, ultimo anno disponibile. – (3) Le norme in materia di finanziamento del settore sanitario in Sicilia sono assimilabili a quelle previste per le Regioni a statuto ordinario.

Tavola a35

Valutazioni sul servizio sanitario nel 2010 (1) (quote percentuali)

percentuale di cittadini che considerano problema prioritario del paese l'inefficienza del sistema sanitario (1)

AREA totale (1)

in rapporto alla % di cittadini che considera prioritaria l'inefficienza del

sistema scolastico (2)

in rapporto alla % di cittadini che considera prioritaria l'inefficienza del

sistema giudiziario (3)

Basilicata 22,4 224,0 251,7

RSO e Sicilia (4) (5) 20,0 257,9 179,6

Altre regioni senza Pdr (5) 16,2 198,8 126,2 Fonte: elaborazioni su dati Istat, Aspetti della vita quotidiana. (1) Per 100 persone di 14 anni residenti nell’area considerata. – (2) Posta pari a 100 la percentuale di famiglie che considera prioritario l'inefficienza del sistema scolastico. – (3) Posta pari a 100 la percentuale di famiglie che considera prioritario l'inefficienza del sistema giudiziario. – (4) Le norme in materia di finanziamento del settore sanitario in Sicilia sono assimilabili a quelle previste per le Regioni a statuto ordinario. – (5) Media semplice.

Tavola a36

Valutazioni sul grado di accessibilità del servizio sanitario (1) (quote percentuali)

AREA % di persone con fila alle ASL < 10 minuti (2)

% di persone per cui l'orario di apertura delle ASL è

abbastanza o molto como-do (2)

% di famiglie che ha avuto difficoltà nel raggiungere il

pronto soccorso (3)

% di famiglie che ha avuto difficoltà nel raggiungere le

farmacie (3)

Basilicata 11,8 62,3 66,8 30,0

RSO e Sicilia (4) (5) 15,7 65,7 56,4 23,0

Altre regioni senza Pdr (5) 22,6 71,7 50,6 20,4 Fonte: elaborazioni su dati Istat, Aspetti della vita quotidiana. (1) Media del periodo 2010-12. – (2) Per 100 persone di 18 anni e più residenti nell’area considerata. – (3) Per 100 famiglie residenti nell’area considerata. – (4) Le norme in materia di finanziamento del settore sanitario in Sicilia sono assimilabili a quelle previste per le Regioni a statuto ordinario. – (5) Media semplice.

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Tavola a37

Indicatori di gradimento del servizio ospedaliero (quote percentuali)

Quota di persone che si dichiara molto soddisfatta in merito ai seguenti aspetti del ricovero (1) (2) AREA

Assistenza medica Assistenza infermieristica Vitto Servizi igienici

Basilicata 32,8 37,1 19,5 22,3

RSO e Sicilia (3)(4) 36,4 36,3 20,6 29,6

Altre regioni senza Pdr (4) 46,4 46,9 28,6 40,0 Fonte: elaborazioni su dati Istat, La vita quotidiana. Indagine multiscopo annuale sulle famiglie. Anni 2010 e 2011. (1) Sul totale delle persone con almeno un ricovero nei tre mesi precedenti l‘intervista. – (2) Media del periodo 2010-11. – (3) Le norme in materia di finanziamento del settore sanitario in Sicilia sono assimilabili a quelle previste per le Regioni a statuto ordinario. – (4) Media semplice.

Tavola a38

Caratteristiche di struttura delle reti ospedaliere - 2010 (numero e valori percentuali)

VOCI Numero di strutture di ricovero pubbli-

che e private accreditate (per milione di abitanti) (1)

Quota % di posti letto in (2) (3) Quota % di comuni con almeno una

struttura ospedaliera (2)

2007 2010

Ospedali fino a 120 posti

letto

Ospedali con più di 120 e meno di 400

posti letto

Ospedali con più di 400 posti letto

Ospedali privati accre-

ditati Totale

Comuni con almeno 5

mila abitanti

Basilicata 18,6 20,4 23,0 41,4 35,6 7,5 7,6 25,0

per memoria: Totale Italia 20,1 19,1 16,7 32,5 50,8 19,7 7,8 23,4

“ RSO e Sicilia (4) 19,4 18,4 15,3 32,0 52,6 19,5 7,6 22,5

“ Mezzogiorno 24,4 23,5 25,7 40,4 33,8 24,9 10,6 29,3 Fonte: elaborazioni su dati Istat, per la popolazione residente a livello di comune, e su dati Ministero della Salute. (1) Annuario statistico del Servizio sanitario nazionale - Attività gestionali ed economiche delle ASL e Aziende ospedaliere, anni vari. – (2) Banca dati del Servizio sanitario nazionale, Strutture di ricovero pubbliche e case di cura accreditate presenti nel territorio della ASL, anno 2010. –(3) Si fa riferimento al complesso di posti letto in strutture pubbliche e private accreditate. – (4) Le norme in materia di finanziamento del settore sanitario in Sicilia sono assimilabili a quelle previste per le Regioni a statuto ordinario.

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Tavola a39

POR 2007-2013 – Progetti per natura dell’intervento (1) (unità e milioni di euro)

Basilicata (2) Mezzogiorno (3) VOCI

Progetti Finanziamenti

Pubblici Pagamenti Progetti

Finanziamenti Pubblici

Pagamenti

Acquisto di beni 10 16,6 3,2 8.672 745,8 433,9

Acquisto di partecipazioni azionarie e confe-rimenti di capitale 0 0,0 0,0 10 348,6 324,3

Acquisto o realizzazione di servizi 1.950 248,5 198,6 28.307 4.053,6 2166,9

Concessione di incentivi ad unità produttive 1.381 84,4 46,4 14.280 2.083,9 1.139,0

Concessione di contributi ad altri soggetti 1.425 101,5 56,8 27.167 1.321,1 995,0

Realizzazione di lavori pubblici (opere e impiantistica) 639 349,9 203,3 7.194 13.348,4 3561,0

Non disponibile 0 0,0 0,0 606 137,9 1,0

TOTALE 5.405 800,9 508,2 86.236 22.039,3 8621,1

Fonte: Elaborazioni su dati OpenCoesione. Cfr. la sezione: Note metodologiche. (1) I dati sono aggiornati al 31 dicembre 2012. – (2) Include i progetti dei POR Basilicata FSE e POR Basilicata FESR. – (3) Include i progetti dei POR delle 8 regioni meridionali.

Tavola a40

POR 2007-2013 – Progetti per tema dell’intervento (1) (unità e milioni di euro)

Basilicata (2) Mezzogiorno (3) VOCI

Progetti Finanziamenti

Pubblici Pagamenti Progetti

Finanziamenti Pubblici

Pagamenti

Agenda digitale 51 46,4 32,4 4.464 629,4 311,1

Ambiente e prevenzione dei rischi 54 94,3 71,8 1.742 2.705,5 937,0

Attrazione culturale, naturale e turistica 152 74,8 45,9 2.128 1.204,8 638,3

Competitività per le imprese 140 63,5 21,9 5.947 1.535,5 1054,2

Energia e efficienza energetica 28 21,8 10,9 1.399 339,0 193,7

Inclusione sociale 741 104,6 58,5 4.889 1.330,4 585,2

Istruzione 2.305 92,1 61,6 41.065 1.897,3 1197,0

Occupazione e mobilità dei lavoratori 1.610 84,2 64,2 17.305 1.866,6 943,5

Rafforzamento capacità della PA 206 49,5 40,7 904 490,3 245,1

Ricerca e innovazione 77 69,4 43,1 2.400 1.305,5 561,4

Rinnovamento urbano e rurale 0 0,0 0,0 684 1.359,0 336,6

Servizi di cura infanzia e anziani 26 5,7 2,0 2.959 136,2 84,1

Trasporti e infrastrutture a rete 15 94,6 55,1 350 7.239,9 1534,0

TOTALE 5.405 800,9 508,2 86.236 22.039,3 8621,1

Fonte: Elaborazioni su dati OpenCoesione. Cfr. la sezione: Note metodologiche. (1) I dati sono aggiornati al 31 dicembre 2012. – (2) Include i progetti dei POR Basilicata FSE e POR Basilicata FESR. – (3) Include i progetti dei POR delle 8 regioni meridionali.

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Tavola a41

POR 2007-2013 – Progetti di maggiore dimensione (1) (milioni di euro)

Finanziamenti pubblici

di cui: PROGETTI SOGGETTO ATTUATORE

Fondi strutturali

Fondi statali

Pagamenti

Fondo Garanzia Regione Basilicata 35,0 14,7 16,2 35,0

Adeguamento SP EX SS 175 (Innesto EX SS 380 - SS 106 Jonica)

Provincia di Matera

26,0 19,5 5,2 24,5

Strada di collegamento tra la S.S.V. Candela-Potenza e la S.S.V. Bradanica 1° Tronco (dallo svin-colo di Rionero in Vulture a Venosa est) 3° Lotto (Ripacandida-Ginestra) D.G.R. N. 1404 Del 5.7.2005 .

Provincia di Potenza

20,4 15,3 4,1 12,6

Strada di collegamento tra la SSV Candela-Potenza e la SS 655 Bradanica 4° Lotto - 1° Stralcio (da svin-colo Ginestra a Venosa sud).

Provincia di Potenza

14,0 10,5 2,8 14,0

Vie Blu - Stralcio esecutivo 2008 Regione Basilicata 13,1 3,9 7,3 12,6

Fonte: Elaborazioni su dati OpenCoesione. Cfr. la sezione: Note metodologiche. (1) Progetti con maggiori finanziamenti pubblici tra quelli presenti nei POR Basilicata FSE e POR Basilicata FESR. I dati sono aggiornati al 31 dicembre 2012.

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Tavola a42

Entrate tributarie correnti degli enti territoriali (1) (valori medi del periodo 2009-2011)

Basilicata RSO Italia VOCI

Pro capite Var. % annua Pro capite Var. % annua Pro capite Var. % annua

Regione 1.447 -0,4 1.855 2,1 2.100 1,6

Province 70 1,7 87 1,9 82 1,9

di cui (quote % sul totale):

imposta sull’assicurazione RC auto 39,7 6,4 41,8 2,8 41,9 3,2

imposta di trascrizione 21,7 -3,1 23,4 -0,3 23,7 -0,7

compartecipazione all’Irpef 19,7 5,8 7,7 -2,4 7,0 -2,4 Comuni 261 5,4 361 6,4 355 6,1

di cui (quote % sul totale):

ICI 32,4 -0,7 45,8 -0,1 45,7 -0,2

addizionale all'Irpef 15,3 1,8 14,6 5,0 14,0 4,9

Fonte: elaborazioni su Corte dei Conti e bilanci regionali (per le Regioni) e Ministero dell'Interno (per le Province e i Comuni). Per la popolazione residente, Istat (in attesa della ricostruzione intercensuaria, anche per il 2011 sono stati utilizzati i dati precensuari). (1) Le entrate tributarie sono riportate nel titolo I dei bilanci degli enti (cfr. la sezione: Note metodologiche). I dati relativi ai Comuni escludono, per omogeneità di confronto sul triennio, la compartecipazione all'Irpef, la compartecipazione all’IVA e il Fondo sperimentale di riequilibrio. Eventuali mancate quadrature sono dovute all’arrotondamento delle cifre decimali.

Tavola a43

Il debito delle Amministrazioni locali (milioni di euro e valori percentuali)

Basilicata RSO Italia VOCI

2011 2012 2011 2012 2011 2012

Consistenza 917 945 102.845 101.166 117.678 115.324

Variazione % sull’anno precedente 4,2 3,1 0,8 -1,6 1,3 -2,0

Composizione %

Titoli emessi in Italia 12,3 11,2 8,0 7,6 7,5 7,2

Titoli emessi all’estero 2,4 2,1 14,0 13,6 14,6 14,1

Prestiti di banche italiane e CDP 71,5 71,1 64,8 65,6 65,3 66,3

Prestiti di banche estere 7,4 7,9 2,4 2,6 2,4 2,6

Altre passività 6,4 7,6 10,9 10,6 10,2 9,8

Fonte: Banca d'Italia. Cfr. la sezione: Note metodologiche. Eventuali mancate quadrature sono dovute all’arrotondamento delle cifre decimali.

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Tavola a44

Verifica delle condizioni di equilibrio dei bilanci degli enti (1) (medie 2004-2010; valori in percentuale delle spese)

Basilicata RSO

LIVELLI DI GOVERNO

VOCI Competenza Cassa Competenza Cassa

Saldo complessivo (2) -1,1 -1,5 -3,0 -2,9 Comuni

Saldo corrente (3) -2,9 -3,2 -2,0 -2,6

Saldo complessivo -6,4 2,9 -7,0 -6,2 Regione e Province Saldo corrente 29,8 31,5 3,5 1,9

Saldo complessivo -5,1 1,8 -5,7 -5,2 Totale

Saldo corrente 21,7 5,0 2,0 0,7

Fonte: elaborazioni su dati Istat, I bilanci consuntivi delle Regioni e Province Autonome, I bilanci consuntivi delle amministrazioni provinciali, I bilanci consuntivi delle amministrazioni comunali. Cfr. la sezione: Note metodologiche. (1) Un segno negativo indica una eccedenza delle spese rispetto alle entrate.– (2) Differenza tra spese finali (spese correnti, spese in conto capitale) ed entrate finali (entrate tributarie; entrate da trasferimenti; entrate extra-tributarie; entrate in conto capitale). – (3) Differenza tra spese correnti, incluse le quote di capitale delle rate di ammortamento dei prestiti, ed entrate correnti.

Tavola a45

Comuni che conseguono i saldi obiettivo (media 2007-2010; valori percentuali)

VOCI Basilicata RSO

Competenza Cassa Competenza Cassa

Saldo complessivo 69,1 46,2 50,9 48,3

Saldo corrente 60,2 48,3 49,5 53,8

Entrambi i saldi 43,7 30,1 28,1 33,1

Entrambi i saldi (1) 17,8 13,5 Fonte: elaborazioni su dati Ministero dell’Interno, Certificati di conto consuntivo. Cfr. la sezione: Note metodologiche. (1) Quota di Comuni che conseguono entrambi i saldi obiettivo sia in termini di competenza che di cassa.

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NOTE METODOLOGICHE

Ulteriori informazioni sono contenute nelle Note metodologiche e nel Glossario dell’Appendice della Relazione annuale della Banca d’Italia e nell’Appendice metodologica al Bollettino Statistico della Banca d’Italia.

L’ECONOMIA REALE

Fig. 1.1

Indagini di Unioncamere sulle imprese manifatturiere e del commercio al dettaglio

L'indagine congiunturale sulle imprese dei settori del manifatturiero, realizzata dal Centro Studi Unioncamere per conto dell’Unioncamere Basilicata, si rivolge trimestralmente a un campione di circa 230 aziende con dipendenti. L’indagine è rappresentativa della totalità delle imprese fino a 500 dipen-denti. L'indagine, condotta telefonicamente con la tecnica CATI, riguarda l'andamento congiunturale e tendenziale di una serie di indicatori economici (tra i quali produzione, fatturato, ordinativi ed esporta-zioni), nonché la previsione per i tre e i dodici mesi successivi al trimestre di indagine. Alcuni dei dati tendenziali sono di tipo quantitativo (variazioni registrate nel trimestre rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente), mentre i dati congiunturali (rispetto al trimestre precedente) e previsionali (rife-riti al trimestre successivo e a 4 trimestri) sono di tipo qualitativo (aumento, stabilità, diminuzione). L’unità di riporto è costituita dalle unità provinciali d’impresa (anche se la classe dimensionale è quella dell’impresa nel suo complesso). I dati vengono successivamente elaborati e ponderati secondo il valo-re aggiunto per addetto.

L'indagine congiunturale sulle imprese del commercio al dettaglio, realizzata dal Centro Studi Unioncamere per conto dell’Unioncamere Basilicata, si rivolge trimestralmente a un campione di poco più di 120 aziende con dipendenti. L’indagine è rappresentativa della totalità delle imprese con dipen-denti, interessando anche le imprese con più di 500 dipendenti. L'indagine, condotta telefonicamente con la tecnica CATI, riguarda l'andamento congiunturale e tendenziale di una serie di indicatori eco-nomici (tra i quali l’andamento delle vendite e la consistenza delle giacenze di magazzino), nonché la previsione per i tre e i dodici mesi successivi al trimestre di indagine (ad es. del volume degli ordini emessi nei confronti dei fornitori). Alcuni dei dati tendenziali sono di tipo quantitativo (variazioni regi-strate nel trimestre rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente), mentre i dati congiunturali (ri-spetto al trimestre precedente) e previsionali (riferiti al trimestre successivo e a 4 trimestri) sono di tipo qualitativo (aumento, stabilità, diminuzione). I dati sono successivamente elaborati e ponderati secon-do il valore aggiunto per addetto.

Indagini sulle imprese industriali, dei servizi e delle costruzioni

La rilevazione riguarda le imprese con almeno 20 addetti appartenenti ai settori dell’industria in senso stretto, dei servizi (per i soli comparti: alberghi e ristorazione, trasporti e comunicazioni, com-mercio e servizi alle imprese) e delle costruzioni. Per l’indagine relativa al 2012, il campione è compo-sto da 2.997 aziende industriali (di cui 1.869 con almeno 50 addetti), 1.217 dei servizi e 474 di costru-zione. I tassi di partecipazione sono stati pari a 74,9, 73,8 e 78,1 per cento, rispettivamente.

Le interviste sono svolte annualmente dalle Filiali della Banca d’Italia nel periodo febbraio-aprile dell’anno successivo a quello di riferimento.

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I pesi campionari sono ottenuti, per ciascun incrocio tra classe dimensionale e area geografica, come rapporto tra numero effettivo di unità rilevate e numero di unità presenti nella popolazione di riferimento1. Le stime potrebbero essere affette da un elevato errore standard nelle classi in cui vi è una ridotta numerosità campionaria.

Le stime relative alla variazione degli investimenti e del fatturato sono calcolate attraverso medie robuste, assegnando alle unità con valori inferiori al 5° percentile o superiori al 95° percentile della relativa distribuzione dei valori più vicini ai percentili stessi rispetto a quelli originari; il metodo viene applicato a livello di ciascuno strato del campione (Winsorized Type II Estimator). I deflatori utilizzati sono stimati dalle stesse imprese.

La documentazione dettagliata su risultati e metodi utilizzati nell’indagine è resa disponibile an-nualmente nei Supplementi al Bollettino statistico, collana Indagini campionarie (www.bancaditalia.it). In Basilicata sono state rilevate 114 imprese. La seguente tavola sintetizza le caratteristiche strutturali del campione regionale:

SETTORI 20-49 addetti 50 addetti e oltre Totale

Industria in senso stretto 42 29 71

Costruzioni 13 3 16

Servizi 12 15 27

Totale 67 47 114

Fig. 1.2, Tavv. a6-a8

Commercio con l’estero (cif-fob)

I dati sugli scambi con i paesi della UE sono rilevati attraverso il sistema Intrastat; quelli con gli altri paesi tramite le documentazioni doganali. I dati regionali sono il risultato dell’aggregazione di dati per provincia di provenienza o di destinazione delle merci. Si considera provincia di provenienza quel-la in cui le merci destinate all’esportazione sono state prodotte o ottenute a seguito di lavorazione, trasformazione o riparazione di prodotti importati temporaneamente. Si considera provincia di desti-nazione quella a cui sono destinate le merci importate per l’utilizzazione finale o per essere sottoposte a lavorazione, trasformazione o riparazione. Per ulteriori approfondimenti si rimanda al sito internet www.coeweb.istat.it.

Fig. 1.3

Prezzi delle abitazioni

La serie storica a livello territoriale dei prezzi delle abitazioni si basa sui dati de Il Consulente immo-biliare (dal primo semestre del 1995 al secondo semestre del 2003) e su dati dell’Osservatorio del mer-cato immobiliare (OMI) dell’Agenzia delle entrate (dal 2004 in avanti).

Per ogni comune capoluogo di provincia, Il Consulente Immobiliare rileva semestralmente i prezzi delle abitazioni localizzate in tre aree urbane (centro, semi centro e periferia), a partire dalle quotazioni medie dei prezzi di compravendita.

La banca dati delle quotazioni dell’Osservatorio del mercato immobiliare (OMI) dell’Agenzia delle entrate contiene dati semestrali relativi a circa 8.100 comuni italiani, a loro volta suddivisi in circa 31.000 zone omogenee (la cui identificazione è basata su caratteristiche socio-economiche e urbanisti-che, sulla qualità dei trasporti, ecc.); la rilevazione avviene per i principali tipi di fabbricati (residenziali,

1 La numerosità campionaria teorica dei singoli strati è determinata applicando per classe dimensionale e area geografica il me-todo noto come optimum allocation to strata, che consente di minimizzare l’errore standard delle medie campionarie sul totale, attraverso il sovracampionamento degli strati a più elevata varianza (in particolare, il sovracampionamento ha riguardato le imprese di maggiori dimensioni e quelle con sede amministrativa nell’Italia meridionale). Il metodo di assegnazione sopra de-scritto si applica con l’obiettivo di minimizzare la varianza degli stimatori della dinamica delle variabili investimenti, occupazione e fatturato.

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uffici, negozi, laboratori, capannoni, magazzini, box e posti auto), a loro volta suddivisi per tipologia (ad esempio, le abitazioni residenziali sono suddivise in signorili, civili, economiche, ville e villini). Le fonti utilizzate sono soprattutto agenzie immobiliari private, con le quali sono stati sottoscritti specifici accordi di collaborazione; in via residuale vengono considerati i dati amministrativi relativi alle transa-zioni. Per ciascuna area e tipologia viene riportato un prezzo minimo e uno massimo. Per la stima dei prezzi delle abitazioni, cfr. L. Cannari e I. Faiella, “House prices and housing wealth in Italy”, presen-tato al convegno “Household Wealth in Italy”, Banca d’Italia, Perugia, Ottobre 2007, reperibile al link www.bancaditalia.it/studiricerche/convegni/atti/ric_fam_it/Household_wealth_Italy.pdf.

Tali informazioni vengono aggregate in indici di prezzo a livello di città/comune, ponderando le aree urbane (centro, semicentro e periferia) mediante i pesi rilevati nell’Indagine sui Bilanci delle fami-glie italiane, condotta dalla Banca d'Italia. Gli indici (OMI nel seguito) vengono quindi aggregati per regione, macroarea e intero territorio nazionale, ponderando le città/comuni col numero di abitazioni rilevato dall’Istat nel Censimento sulla popolazione e sulle abitazioni del 2001.

La Banca d’Italia pubblica, inoltre, un indice dei prezzi degli immobili a livello nazionale (I nel seguito) elaborato su un insieme di dati non disponibili a livello regionale, tra cui le nuove serie rila-sciate dall’Istat a partire dal mese di ottobre del 2012. Gli indici OMI sono stati, quindi, utilizzati per ripartire l’indice I per regione e macroarea utilizzando una stima per quoziente (o rapporto). In simbo-li, se indichiamo con Itj l’indice I per il periodo t e l’area geografica j (con j=N per il dato nazionale) e con OMItj il corrispondente indice OMI, si può stimare Itj per jN con la seguente espressione:

tN

tNtjtj O

IOI ˆ

Tavv. a9-a11, Fig. r2

Filiera immobiliare

Il livello di connessione economica al settore delle costruzioni è stato determinato in due passi successivi. In primo luogo, partendo dalle tavole input-output per branca pubblicate dall’Istat nell’ottobre del 2011, sono stati individuati i settori di attività Ateco2002 a due cifre la cui produzione nel 2005 (ultimo anno disponibile) era destinata in misura rilevante al settore delle costruzioni; succes-sivamente, utilizzando la classificazione Ateco2007, sono stati individuati i sottoinsiemi più specifici di attività economica da ricomprendere nella filiera del settore. Tale analisi ha portato all’individuazione di tre diversi livelli di filiera: il primo è rappresentato dall’edilizia (codici 41 e 43 dell’Ateco2007) e dalle attività immobiliari (codice 68 dell’Ateco2007), il secondo dalle opere pubbliche (codice 42 dell’Ateco 2007), il terzo dall’indotto, che comprende le sottocategorie indicate nella tavola seguente:

ATECO 2007

Denominazione

081 Estrazione di pietre ornamentali e da costruzione, calcare, pietra da gesso, creta e ardesia (Intero gruppo Ateco)

089901 Estrazione di asfalto e bitume naturale

089909 Estrazione di pomice e di altri minerali nca

099 Attività di supporto per l'estrazione da cave e miniere di altri minerali (Intero gruppo Ateco)

162200 Fabbricazione di pavimenti in parquet assemblato

1623 Fabbricazione di altri prodotti di carpenteria in legno e falegnameria per l'edilizia (intera classe Ate-co)

231100 Fabbricazione di vetro piano

231200 Lavorazione e trasformazione del vetro piano

231400 Fabbricazione di fibre di vetro

232000 Fabbricazione di prodotti refrattari

233 Fabbricazione di materiali da costruzione in terracotta (intero gruppo Ateco)

234200 Fabbricazione di articoli sanitari in ceramica

235 Produzione di cemento, calce e gesso (intero gruppo Ateco)

236 Fabbricazione di prodotti in calcestruzzo, cemento e gesso (intero gruppo Ateco)

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237 Taglio, modellatura e finitura di pietre (intero gruppo Ateco)

239 Fabbricazione di prodotti abrasivi e di prodotti in minerali non metalliferi nca (intero gruppo Ateco)

242 Fabbricazione di tubi, condotti, profilati cavi e relativi accessori in acciaio (esclusi quelli in acciaio colato) (intero gruppo Ateco)

251 Fabbricazione di elementi da costruzione in metallo (intero gruppo Ateco)

282121 Fabbricazione di caldaie per riscaldamento

282129 Fabbricazione di altri sistemi per riscaldamento

282201 Fabbricazione di ascensori, montacarichi e scale mobili

282203 Fabbricazione di carriole

711100 Attività degli studi di architettura

711230 Attività tecniche svolte da geometri

773200 Noleggio di macchine e attrezzature per lavori edili e di genio civile

L’analisi strutturale sulla filiera immobiliare è stata condotta sui dati Istat dell’Archivio statistico delle imprese attive (Asia) relativi al 2010, che contiene informazioni sulle imprese e sui loro addetti classificati per classe dimensionale in termini di addetti e per settore Ateco a 3 digit (gruppo).

Nella tavola che segue sono riportate alcune informazioni relative alla struttura della filiera così individuata:

Peso relativo delle diverse componenti della filiera delle costruzioni (valori percentuali)

Costruzioni e immobiliare

Ingegneria civile Indotto Totale AREE Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti

Basilicata 55,7 64,5 1,7 6,8 42,6 28,7 100,0 100,0

Mezzogiorno 62,8 66,4 1,2 4,3 36,0 29,3 100,0 100,0

Italia 71,3 64,3 0,7 3,3 28,0 32,4 100,0 100,0

Fonte: Istat – Archivio statistico delle imprese attive

Gli indicatori di bilancio sono stati calcolati su informazioni della Centrale dei bilanci che utilizza la classificazione settoriale Ateco a 6 digit (sottocategorie) e contiene i soli bilanci delle società di capi-tali (cfr. oltre).

Le informazioni della Centrale dei bilanci

La Centrale dei bilanci è una società a responsabilità limitata, costituita nel 1983 per iniziativa della Banca d’Italia d’intesa con l’ABI, avente per finalità la raccolta e la classificazione in archivi elet-tronici dei bilanci delle principali imprese italiane, nonché lo sviluppo di studi di analisi finanziaria. I servizi della società sono offerti alle numerose banche associate, che contribuiscono alla raccolta dei dati. Dal 2002 la Centrale dei bilanci è a capo di un gruppo che comprende anche la Cerved Business Information spa, la quale raccoglie i bilanci depositati presso le Camere di commercio dalle società di capitale italiane. Dal 1° maggio 2009, le due società si sono fuse in un unico soggetto denominato Cerved srl.

Per la definizione degli indici presentati si consideri che:

- il margine operativo lordo (MOL) è dato dalla differenza tra il valore aggiunto e il costo del lavoro;

- il ROA è definito dal rapporto tra l’utile corrente prima degli oneri finanziari e l’attivo di bilancio;

- il leverage è stato calcolato come rapporto tra debiti finanziari e la somma di debiti finanziari e pa-trimonio netto;

- il rapporto tra rimanenze di immobili in costruzione e finiti e i ricavi netti (fatturato) è stato calcolato consolidando i dati delle imprese delle costruzioni di edifici e lavori di costruzione specializzati e delle

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società immobiliari. Questo perché gli immobili invenduti, valutati al costo, possono gravare sul bilan-cio del costruttore oppure, più frequentemente, sul bilancio delle società immobiliari costituite ad hoc per la realizzazione degli stessi.

In Centrale dei bilanci le società immobiliari hanno una struttura di bilancio (strutbil=05 secon-do le codifiche Cebil) diversa dalle imprese di costruzioni (a produzione pluriennale; strutbil=03 se-condo le codifiche Cebil) e per l’analisi è stato possibile utilizzare solo delle voci presenti in entrambi gli schemi di bilancio (quindi, ad esempio, non è stato utilizzato il valore della produzione). Per le so-cietà immobiliari la voce “rimanenze finali di prodotti finiti e in corso di lavorazione” è sostituita dalla voce “rimanenze immobiliari”, alla quale è perfettamente assimilabile.

Figg. 1.4-1.5, Tav. a13

Le cessazioni d’impresa

I dati sulle procedure fallimentari comprendono i casi di fallimento, concordato fallimentare, bancarotta semplice e fraudolenta.

I criteri per stabilire l’assoggettabilità di un’impresa al fallimento, contenuti nella stesura origina-ria dell’art. 1 della legge fallimentare (R.D. n. 267/1942), sono stati modificati a seguito di successivi interventi normativi. Nel 2006 il legislatore è intervenuto sulla definizione di “piccolo imprenditore” (D. Lgs. 9 gennaio 2006, n. 5), storicamente escluso dall’applicazione della normativa fallimentare, introducendo due soglie quantitative (in termini di investimenti e ricavi lordi), superata una delle quali si era soggetti alla procedura concorsuale. Un successivo decreto (D. Lgs. 12 settembre 2007, n. 169), entrato in vigore il 1° gennaio 2008, ha eliminato il riferimento al “piccolo imprenditore”, rimosso il criterio quantitativo sugli investimenti e introdotto due nuovi criteri (in termini di attivo patrimoniale e di indebitamento complessivo). A seguito di tali modifiche, per essere escluso dalla procedura, l’imprenditore deve dimostrare di non aver superato nessuna delle soglie fissate (200 mila euro per i ricavi lordi, 300 mila per l’attivo patrimoniale e 500 mila per l’indebitamento complessivo) nei tre eser-cizi precedenti la data di apertura della procedura.

Nelle liquidazioni volontarie sono ricompresi tutti i casi di liquidazione e scioglimento, con l’esclusione della liquidazione giudiziaria e della liquidazione coatta amministrativa. Sempre con riferi-mento alle liquidazioni, sono escluse le imprese che presentavano un fallimento o altro tipo di proce-dura concorsuale a proprio carico all’inizio dell’anno in cui è stata avviata la liquidazione.

Per il calcolo dell’incidenza delle procedure fallimentari (insolvency ratio), tra le società di capitali che risultano iscritte al Registro delle imprese all’inizio di ciascun periodo considerato, l’analisi è circo-scritta a quelle che abbiano presentato almeno un bilancio con attivo positivo nei tre anni precedenti l’evento.

L’analisi della situazione economica e finanziaria delle imprese interessate da procedura fallimen-tare o liquidazione è riferita agli eventi che hanno avuto luogo nel periodo tra il 2009 e il 2012. Essa è stata condotta selezionando un campione chiuso di società di capitali non finanziarie i cui bilanci sono sempre presenti negli archivi della Centrale dei bilanci tra il 2004 e il 2008; dal campione sono state escluse le imprese con bilancio semplificato.

Fig. 1.6, Tav. a14

Input del processo innovativo

L’Eurostat fornisce i dati, con dettaglio regionale NUTS 2, sul livello di istruzione, età e sesso della popolazione, sull’accesso delle famiglie consumatrici alla rete Internet e sul relativo utilizzo, sulla spesa in Ricerca e Sviluppo delle imprese, sull’impiego di personale nei settori ad alta tecnologia. I dati sono disponibili con profondità temporale diversa a seconda del tipo di informazione considerata.

Gli studenti universitari o post-universitari sono quelli con codice 5 e 6 secondo la International Standard Classification of Education 1997 (ISCED97).

La popolazione che “usa regolarmente internet” è quella che accede alla rete almeno una volta alla settimana.

I “ricercatori” sono rappresentati dagli addetti alla ricerca e sviluppo diversi dai “tecnici” e dal “personale di supporto”.

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I settori ad alta tecnologia sono rappresentati da quelli High technology manufacturing (NACE Rev. 1.1: 30, 32, 33) e da quelli Knowledge-intensive high technology services (NACE Rev. 1.1: 64, 72, 73).

Le risorse umane attive nei settori “S&T” comprendono coloro che possiedono un livello di i-struzione di terzo livello oppure coloro che, pur non possedendolo, svolgono attività per le quali è normalmente richiesto.

Tav. a15

L’attività innovativa delle imprese

I dati sono tratti dalla Community innovation survey (CIS) relativa al triennio 2008-10. La CIS è una rilevazione campionaria realizzata sulla base del Regolamento CE n. 1450/2004 e condotta seguendo criteri e metodologie condivise da tutti i Paesi dell’Unione europea. Il campo di osservazione dell’indagine è costituito dalle imprese con almeno 10 addetti e relativo alle sezioni Nace Rev. 2 che rappresentano i settori core relativi alle attività innovative (B, C, D, E, G46, H, J58, J61, J62, J63, K, M71). La rilevazione è campionaria per le imprese da 10 a 249 addetti e censuaria per quelle con alme-no 250 addetti. Le unità che hanno fornito risposte valide in Italia sono state 18.382, pari al 52,7 e al 10,7 per cento dell’universo secondo l’Archivio statistico delle imprese attive (Asia).

Tav. a16

Brevetti

La banca dati Patstat contiene informazioni sull’insieme delle domande di brevetto depositate presso lo European Patent Office (per una descrizione dettagliata dell’archivio si rimanda al sito www.epo.org).

Per le analisi svolte sono state selezionate soltanto le domande di brevetto presentate dalle im-prese italiane (escludendo quindi quelle presentate da persone fisiche o da Enti quali, ad esempio, le università). La ripartizione temporale delle domande fa riferimento alla priority date, ossia alla data a partire dalla quale sono riconosciuti i diritti di tutela della proprietà intellettuale attribuiti dal brevetto.

L’allocazione territoriale dei brevetti è stata effettuata sulla base della località di residenza dei soggetti che hanno presentato la domanda di brevetto all’EPO (applicants). Nel caso in cui fosse pre-sente più di un soggetto richiedente per una singola domanda di brevetto, seguendo le indicazioni suggerite dall’Eurostat per la produzione di statistiche territoriali sui brevetti, la domanda è stata ripar-tita in maniera frazionale tra i richiedenti.

A ciascun brevetto è associato uno o più codici di classificazione tecnologica, in base alla no-menclatura internazionale IPC (International Patent Classification). Utilizzando le tavole di raccordo pre-senti nel Rapporto alla Commissione Europea Linking Technology Areas to Industrial Sectors (a cura di Ulrich Schmoch e coautori), ai codici IPC sono stati associati i codici della classificazione delle attività economiche ATECO 2002, su cui si basa la ripartizione settoriale utilizzata. Nel caso in cui al brevet-to fossero associati più codici IPC è stato considerato unicamente il primo.

Per ulteriori informazioni a carattere metodologico si invita a consultare i metadati pubblicati a corredo delle statistiche dell’Eurostat sull’attività brevettuale, disponibili presso la pagina web http://epp.eurostat.ec.europa.eu/cache/ITY_SDDS/en/pat_esms.htm.

Tav. a17

Le domande per marchi e design

Le domande di marchio comunitario e di design comunitario sono quelle depositate presso l’Ufficio per l’armonizzazione del mercato interno (UAMI). I dati sono forniti da Dintec, società in house dell’Unioncamere, che annualmente pubblica il rapporto “Osservatorio Unioncamere Brevetti, Marchi e Design”. Dintec effettua la regionalizzazione delle domande sulla base della sede dell’Ente o dell’unità locale dell’impresa, o della residenza dell’inventore che presenta la domanda.

Le classificazioni internazionali dei prodotti e dei servizi ai fini della registrazione dei marchi (denominata “classificazione di Nizza”) e del design (denominata “classificazione di Locarno”) servono a determinare l’ambito di protezione del marchio o del design registrato, ossia quali sono i prodotti o

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servizi che il marchio contraddistingue o a cui il design si riferisce; tali classificazioni sono state ricon-dotte ai principali settori delle attività economiche dei conti regionali sulla base della denominazione delle diverse classi.

La settorizzazione per i marchi aggrega le 45 classi di Nizza (9° edizione) nei principali settori NACE rev. 2 dei Conti regionali (agricoltura, industria, costruzioni e servizi) e in alcune ulteriori ma-crobranche (industria tradizionale – INDT – che include industrie alimentari, tessili, del legno e dei mobili; industria avanzata – INDA – che include tutti gli altri settori; servizi tradizionali, cioè com-mercio all’ingrosso e al dettaglio, riparazioni, trasporti; servizi avanzati, cioè attività finanziarie e assi-curative, immobiliari, ricerca, ecc.; pubblica amministrazione e altri servizi, cioè amministrazione pub-blica, difesa, istruzione e altri. La settorizzazione per il design aggrega le 32 classi di Locarno (9° edizio-ne) in due principali settori industriali come per i marchi (industria avanzata – INDA; industria tradi-zionale – INDT), a cui si aggiunge il settore delle costruzioni (una sola classe). Nessuna classe è stata ricondotta al settore dei servizi o dell’agricoltura. La voce residuale dei non classificati (3,3 per cento dei design) è stata inglobata nel settore tradizionale INDT.

Sono stati calcolati alcuni indicatori di attività innovativa:

- la specializzazione relativa per settore e macrobranca rispetto all’Italia è pari al rapporto tra la quota di marchi / design in un settore della regione e la corrispondente quota per quel settore a livello nazionale;

- l’intensità dell’attività innovativa è misurata come marchi/design per occupato per settore e ma-crobranca. Gli occupati (dipendenti + indipendenti) sono di fonte Istat, conti regionali; il denominato-re è stato calcolato come media degli anni corrispondenti (1999-2011 per i marchi; 2003-2011 per il design).

L’analisi shift and share è standard. Si veda ad es. Timmer M.P., Szirmai A. (2000), Productivity growth in Asian manufacturing: the structural bonus hypothesis examined, Structural Change and Economic Dynamics, 11, pp. 371–392.

Figg. 2.1-2.4, Tavv. a18-a20, Fig. r3

Rilevazione sulle forze di lavoro

La Rilevazione sulle forze di lavoro è rilasciata su base trimestrale (a gennaio, aprile, luglio e ot-tobre) ed è condotta dall’Istat durante tutte le settimane dell’anno. I valori medi annui sono calcolati a partire dalle 4 edizioni trimestrali. L’indagine rileva i principali aggregati dell’offerta di lavoro, intervi-stando un campione di oltre 170.000 individui residenti in circa 1.300 comuni di tutte le province del territorio nazionale (cfr. nell’Appendice alla Relazione Annuale la voce del Glossario: Rilevazione sulle forze di lavoro). I principali cambiamenti e le discontinuità introdotti con il mutamento dell’indagine avvenuto nel primo trimestre del 2004 e i criteri adottati per il raccordo dei dati sono descritti nel ri-quadro: La nuova Rilevazione sulle forze di lavoro in Bollettino Economico n. 43, 2004.

Tav. a21

Cassa integrazione guadagni (CIG)

Fondo gestito dall’INPS a carico del quale vengono parzialmente reintegrate le retribuzioni dei lavoratori dipendenti nei casi di riduzione o sospensione dell’attività lavorativa previsti dalla legge.

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L’INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA

Premessa

Con la presente edizione del rapporto regionale le informazioni sulle variazioni dei prestiti ban-cari sono state allineate alle statistiche nazionali pubblicate nella Relazione annuale e nel Supplemento al Bollettino statistico della Banca d’Italia Moneta e banche. Rispetto al passato, tali innovazioni metodo-logiche permettono ora un confronto della dinamica del credito bancario della Basilicata e delle sue province con le corrispondenti informazioni a livello nazionale e dell’area dell’euro. Nel dettaglio, le variazioni comprendono ora le posizioni in sofferenza e i pronti contro termine attivi e sono corrette, oltre che per le riclassificazioni e le cessioni, anche per le rettifiche di valore (principalmente svaluta-zioni delle sofferenze). Il grafico seguente mostra come le due serie – al netto e al lordo di pronti con-tro termine e sofferenze – per il settore privato non finanziario lucano (famiglie consumatrici e impre-se) abbiano un andamento concordante.

Prestiti bancari al settore privato non finanziario (1) (dati mensili; variazioni percentuali sui 12 mesi)

-5

0

5

10

15

20

-5

0

5

10

15

20

prestiti al netto di pct e sofferenze prestiti comprensivi di pct e sofferenze

2007 2008 2009 2010 2011 2012 20132006

Fonte: segnalazioni di vigilanza. (1) Il settore privato non finanziario è composto dalle famiglie consumatrici e dalle imprese.

Le segnalazioni della Cassa depositi e prestiti vengono incluse invece coerentemente con il loro ingresso nelle statistiche della Base informativa pubblica.

Le informazioni relative all’intermediazione finanziaria derivano da elaborazioni aggiornate al 9 maggio 2013, a eccezione di quelle riportate nella tavola 3.3, nella figura 3.3 e 3.4 e nelle tavole a24 e a25, aggiornate al 20 maggio.

Tavv. 3.1-3.2, Figg. 3.1-3.2, 3.5-3.7, Tavv. a22-a23, a26-a27

Le segnalazioni di vigilanza delle banche

I dati sono tratti dalle segnalazioni statistiche di vigilanza richieste dalla Banca d’Italia alle banche in forza dell’art. 51 del D.lgs. 1 settembre 1993, n. 385 (Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia). Fino a novembre 2008 vengono utilizzate le informazioni della III sezione della Matrice dei conti; da dicembre 2008, a seguito della riforma degli schemi segnaletici, si utilizzano i dati della I se-zione della Matrice. Dal 1995 anche gli ex istituti e sezioni di credito speciale inviano segnalazioni i-dentiche a quelle delle altre banche; le informazioni statistiche delle ex sezioni sono confluite, alla me-desima data, nelle segnalazioni delle rispettive case madri. I settori di controparte escludono le banche e le altre istituzioni finanziarie monetarie; per informazioni sulla classificazione della clientela per atti-vità economica si rinvia al Glossario del Bollettino Statistico della Banca d’Italia (voci “settori” e “com-parti”). Nella presente pubblicazione sono escluse dalle famiglie consumatrici le istituzioni senza sco-po di lucro al servizio delle famiglie e le unità non classificabili e non classificate.

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I dati in consistenza sono di fine periodo; le informazioni, salvo diversa indicazione, si riferisco-no alla residenza della controparte. Dagli enti segnalanti sono escluse le Poste spa, mentre viene inclu-sa la Cassa depositi e prestiti a partire da giugno 2011. Eventuali differenze nelle consistenze totali rispetto alla somma degli importi riportati nelle tavole sono dovute agli arrotondamenti.

Definizione di alcune voci:

Depositi: comprendono i depositi a vista e overnight, i conti correnti, i depositi con durata prestabi-lita e quelli rimborsabili con preavviso, gli assegni circolari, le operazioni pronti contro termine passi-ve. I depositi in conto corrente non comprendono i conti correnti vincolati ma comprendono – a par-tire da giugno 2011 – i depositi a vista, overnight e gli assegni circolari. I depositi con durata prestabili-ta includono i certificati di deposito, i conti correnti vincolati e i depositi a risparmio vincolati. I depo-siti rimborsabili con preavviso comprendono i depositi a risparmio liberi e altri depositi non utilizzabili per pagamenti al dettaglio.

Prestiti: comprendono gli impieghi vivi e le sofferenze. Gli impieghi vivi sono costituiti dai finan-ziamenti in euro e valuta a clientela ordinaria residente nelle seguenti forme tecniche: anticipi su effetti, altri titoli di credito e documenti s.b.f., conti correnti, mutui, carte di credito, prestiti contro cessione dello stipendio, prestiti personali, operazioni di factoring, leasing finanziario, pronti contro termine attivi e altri finanziamenti. A partire da dicembre 2008 sono inclusi i prestiti subordinati. Fino a no-vembre 2008 i prestiti a breve termine hanno una scadenza fino a 18 mesi; quelli a medio e a lungo termine hanno una scadenza oltre i 18 mesi. A partire da dicembre 2008 i prestiti a breve termine han-no una scadenza fino a 12 mesi; quelli a medio e a lungo termine hanno una scadenza oltre i 12 mesi.

Sofferenze: crediti nei confronti di soggetti in stato di insolvenza (anche non accertato giudi-zialmente) o in situazioni sostanzialmente equiparabili. Sono esclusi gli effetti insoluti e al protesto.

Titoli di Stato: titoli obbligazionari del Tesoro italiano. Attualmente comprendono i Prestiti della Repubblica, emessi sui mercati esteri, e le seguenti tipologie di titoli emessi sul mercato interno: BOT, BTP e alcune tipologie di Certificati del Tesoro.

Obbligazioni: titoli di debito che impegnano l’emittente al rimborso del capitale e alla correspon-sione degli interessi, di ammontare fisso o variabile nell’arco della durata prestabilita.

Obbligazioni bancarie: titoli di debito che impegnano la banca emittente al rimborso del capitale e alla corresponsione degli interessi, di ammontare fisso o variabile nell’arco della durata prestabilita. La normativa di vigilanza prescrive che la durata media di una emissione non possa essere inferiore a 24 mesi. L’eventuale rimborso anticipato non può avvenire prima di 18 mesi e deve essere esplicitamente previsto dal regolamento di emissione.

Raccolta bancaria: comprende i depositi e le obbligazioni.

Quote di OICR: parti di Organismi di investimento collettivo del risparmio di diritto italiano o di altri Stati. Gli OICR comprendono i fondi comuni di investimento e le Società di investimento a capi-tale variabile (Sicav).

Gestioni di patrimoni mobiliari: servizi svolti dagli intermediari autorizzati ai sensi del Testo unico in materia d’intermediazione finanziaria (banche, SIM, SGR e altri soggetti abilitati), volti a gestire patri-moni mobiliari sia di singoli individui o istituzioni (gestione di portafogli) sia di OICR (gestione collet-tiva del risparmio).

Tav. 3.1, Fig. 3.1

Metodologia di calcolo dei tassi di crescita dei prestiti bancari corretti per le cartolarizzazioni

Fino a maggio 2010 la correzione per le cartolarizzazioni viene attuata calcolando i valori St, le consistenze dei prestiti alla fine del mese t, come segue:

St = Lt +

n

j 0

Zt-j (1 – x)j

dove:

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Lt è il livello delle consistenze così come indicato nelle segnalazioni statistiche di vigilanza;

Zt-j è il flusso di crediti cartolarizzati nel mese t-j a partire da luglio 2000;

x è il tasso di rimborso mensile dei prestiti cartolarizzati.

Il tasso di rimborso x è stimato sulla base dei rimborsi dei prestiti bancari per settore ed è co-stante nel tempo.

A partire da giugno 2010 le consistenze dei prestiti cartolarizzati vengono tratte direttamente dalle segnalazioni statistiche di vigilanza.

Tav. 3.1, Fig. 3.5, Tav. a26

Metodologia di calcolo dei tassi di crescita dei prestiti e dei depositi bancari corretti per le riclassificazioni

I tassi di variazione dei prestiti e dei depositi bancari sono calcolati sulle differenze mensili nelle consistenze corrette per tenere conto delle riclassificazioni e, per i prestiti, degli aggiustamenti di valo-re (ad esempio svalutazioni di crediti) e a partire da giugno 2010 delle cessioni diverse dalle cartolariz-zazioni.

Indicando con Lt le consistenze alla fine del mese t (nel caso dei prestiti precedentemente corrette per le cartolarizzazioni), con RicltM la correzione dovuta a riclassificazione alla fine del mese t e con CesstM e RetttM rispettivamente le svalutazioni di crediti e le cessioni nette di credito diverse dalle cartolarizza-zioni effettuate nel mese t, si definiscono le transazioni FtM nel mese t come:

Mt

Mt

Mttt

Mt ttCessRiclLLF Re)( 1

I tassi di variazione sui dodici mesi at sono calcolati secondo la seguente formula:

1001111

0 1

i it

Mit

t LFa

Salvo diversa indicazione, i tassi di variazione sui dodici mesi si riferiscono alla fine del periodo indicato. I dati relativi alla Cassa depositi e prestiti sono inclusi nel calcolo dei tassi di variazione a par-tire da ottobre 2007 per i prestiti e da settembre 2010 per i depositi. Le variazioni dei prestiti escludo-no i pronti contro termine attivi nei confronti delle controparti centrali di mercato (quali Monte Titoli, Cassa di Compensazione e Garanzia, ecc.).

Tav. 3.2

Prestiti alle famiglie consumatrici

Le società finanziarie considerate sono quelle iscritte nell’elenco speciale di cui all’art. 107 del D.lgs. 1 settembre 1993, n. 385 (Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia) che esercitano (anche in forma non prevalente) l’attività di credito al consumo, che comprende i finanziamenti con-cessi, ai sensi dell’art. 121 dello stesso Decreto, a persone fisiche che agiscono per scopi estranei all’attività di impresa, inclusi i crediti relativi all’utilizzo di carte di credito che prevedono un rimborso rateale.

I prestiti bancari per l’acquisto di abitazioni includono le ristrutturazioni. Le categorie di credito bancario diverse dall’acquisto di abitazioni e dal credito al consumo, incluse nel solo totale, riguardano principalmente le aperture di credito in conto corrente e i mutui diversi da quelli per l’acquisto, la co-struzione e la ristrutturazione di unità immobiliari a uso abitativo.

Le variazioni percentuali di banche e società finanziarie sono corrette per tenere conto dell’effetto delle cartolarizzazioni e riclassificazioni (cfr. Metodologia di calcolo dei tassi di crescita dei prestiti

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bancari corretti per le cartolarizzazioni e Metodologia di calcolo dei tassi di crescita dei prestiti e dei depositi bancari corretti per le riclassificazioni), ma non delle rettifiche di valore.

Tav. 3.3, Figg. 3.3-3.4, Tavv. a24-a25

Le segnalazioni alla Centrale dei rischi

La Centrale dei rischi rileva tutte le posizioni di rischio delle banche, delle società finanziarie di cui all’articolo 106 del testo unico bancario, iscritte nell’albo e/o nell’elenco speciale di cui agli articoli, rispettivamente, 64 e 107 del medesimo TUB e delle società per la cartolarizzazione dei crediti, per le quali l’importo accordato o utilizzato o delle garanzie rilasciate superi la soglia di 75.000 euro (fino a dicembre 2008) ovvero di 30.000 euro (da gennaio 2009). Le sofferenze sono censite a prescindere dall’importo.

Definizione di alcune voci:

Credito scaduto: un credito è da considerarsi scaduto quando da oltre 90/180 giorni è trascorso il termine previsto contrattualmente per il pagamento o presenta uno sconfinamento in via continuativa.

Credito incagliato: esposizione nei confronti di soggetti in temporanea situazione di obiettiva diffi-coltà, che sia prevedibile possa essere rimossa in un congruo periodo di tempo.

Credito ristrutturato: rapporto contrattuale modificato o acceso nell'ambito di un’operazione di ri-strutturazione, cioè di un accordo con il quale un intermediario o un pool di intermediari, a causa del deterioramento delle condizioni economico-finanziarie del debitore, acconsente a modifiche delle ori-ginarie condizioni contrattuali (ad esempio, riscadenzamento dei termini, riduzione del debito e/o degli interessi) che diano luogo a una perdita.

Sconfinamento: differenza positiva tra fido utilizzato, escluse le sofferenze, e fido accordato opera-tivo.

Sofferenze rettificate: esposizione complessiva per cassa di un affidato verso il sistema finanziario, quando questi viene segnalato alla Centrale dei rischi:

– in sofferenza dall’unico intermediario che ha erogato il credito;

– in sofferenza da un intermediario e tra gli sconfinamenti dell’unico altro intermediario esposto;

– in sofferenza da un intermediario e l’importo della sofferenza è almeno il 70 per cento dell’esposizione complessiva verso il sistema finanziario o vi siano sconfinamenti pari o superiori al 10 per cento;

– in sofferenza da almeno due intermediari per importi pari o superiori al 10 per cento del credi-to utilizzato complessivo per cassa.

Nuove sofferenze: posizioni di rischio che fanno ingresso nella condizione di sofferenza rettificata.

Tav. 3.3

I prestiti alle imprese per forma tecnica e branca

Le informazioni, tratte dalle segnalazioni alla Centrale dei rischi, riguardano tutti gli intermediari finanziari segnalanti e comprendono le posizioni in sofferenza. La classificazione per branche delle imprese si basa, secondo l’attività produttiva prevalente, sulla classificazione ATECO 2007 pubblicata dall'ISTAT. La natura delle segnalazioni non permette di ricondurre le posizioni in sofferenza alle ri-spettive forme tecniche, le cui variazioni sono di conseguenza calcolate sui soli prestiti in bonis.

Definizione delle forme tecniche:

Factoring: contratto di cessione, pro soluto (con rischio di credito a carico del cessionario) o pro solvendo (con rischio di credito a carico del cedente), di crediti commerciali a banche o a società spe-cializzate, ai fini di gestione e di incasso, al quale può essere associato un finanziamento in favore del cedente. I crediti per factoring comprendono gli anticipi concessi a fronte di crediti già sorti o futuri. Sono escluse le posizioni scadute anche laddove non ricorrano i presupposti per il passaggio a soffe-renza.

Anticipi, altri crediti autoliquidanti e cessioni diverse dal factoring: operazioni caratterizzate da una fonte di rimborso predeterminata (ad esempio lo sconto di portafoglio).

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Aperture di credito in conto corrente: finanziamenti concessi per elasticità di cassa – con o senza una scadenza prefissata – per le quali l’intermediario si sia riservato la facoltà di recedere indipendentemen-te dall’esistenza di una giusta causa.

Rischi a scadenza: finanziamenti con scadenza fissata contrattualmente e privi di una fonte di rim-borso predeterminata.

Leasing finanziario: Contratto con il quale il locatore (società di leasing) concede al locatario il go-dimento di un bene per un tempo determinato. Il locatario, al termine della locazione, ha facoltà di acquistare la proprietà del bene a condizioni prefissate. Il bene viene preventivamente acquistato o fatto costruire dal locatore su scelte e indicazioni del locatario. I crediti per locazione finanziaria sono dati dai crediti impliciti (somma delle quote capitale dei canoni a scadere e del prezzo di riscatto desu-mibile dal piano di ammortamento) maggiorati, in caso di inadempimento dell’utilizzatore, dei canoni (quota capitale e interessi) scaduti e non rimborsati e dei relativi oneri e spese di carattere accessorio, purché non ricorrano i presupposti per il passaggio a sofferenza. Nel caso di leasing avente a oggetto beni in costruzione, sono incluse le spese sostenute dall’intermediario per la costruzione del bene (c.d. oneri di prelocazione) al netto dei canoni eventualmente anticipati.

Figg. 3.1, 3.5, 3.7

Classificazione delle banche per gruppi dimensionali

La suddivisione degli intermediari è effettuata sulla base della composizione dei gruppi bancari a marzo 2013 e del totale dei fondi intermediati non consolidati a dicembre del 2008. I primi cinque gruppi sono: Banco Popolare, Intesa Sanpaolo, Banca Monte dei Paschi di Siena, Unione di Banche Italiane e Unicredit.

Fig. 3.2

Importo delle erogazioni di mutui alle famiglie consumatrici per acquisto abitazione e tassi

L’ammontare dei nuovi mutui erogati è stato rilevato dalle segnalazioni di vigilanza delle banche, selezionando i finanziamenti destinati specificatamente all’acquisto di immobili abitativi da parte di famiglie consumatrici, depurati dai mutui aventi tasso agevolato – che incidono per circa l’uno per cento del totale. La media annuale dei TAEG è tratta dalla Rilevazione analitica dei tassi s’interesse per i prestiti nei confronti delle famiglie consumatrici, con durata superiore ai 5 anni.

Figg. 3.3-3.4

Composizione e anomalia dei mutui erogati a famiglie consumatrici per acquisto abitazione

I dati relativi ai mutui erogati sono stati costruiti a partire dalle segnalazioni individuali della Ri-levazione analitica dei tassi di interesse. Alle banche segnalanti a fine 2012 faceva capo l’83 per cento dell’ammontare complessivo delle erogazioni di prestiti a famiglie consumatrici per l’acquisto di abita-zioni tratto dalle Segnalazioni di Vigilanza.

L’effetto della soglia di rilevazione incide per circa un terzo dell’importo totale dei mutui conces-si dalle banche partecipanti. Le informazioni rilevate includono la data di concessione, la banca, l’importo, il tasso d’interesse praticato, la durata e il tipo di tasso. Sono disponibili le seguenti caratteri-stiche dei mutuatari: localizzazione geografica, sesso, età e paese di nascita. Per ogni rapporto crediti-zio si conosce, infine, l’esistenza di eventuali situazioni di anomalia nei confronti del sistema bancario.

Le matrici di transizione della qualità del credito

Una matrice di transizione degli stati creditizi rappresenta le frequenze percentuali con cui una linea di affidamento transita da uno stato (qualità) di partenza a uno finale in un periodo di riferimen-to. Le matrici sono state costruite considerando la situazione di ciascun cliente nei confronti del com-plesso del sistema come risulta dalle segnalazioni alla Centrale dei rischi effettuate da banche e finan-ziarie e in particolare: (1) cancellata con perdite qualora nell’anno di rilevazione la posizione esca dall’ambito segnaletico della centrale dei rischi e siano presenti segnalazioni di perdita da parte degli intermediari; (2) a sofferenza se l’ammontare dell’utilizzato per cassa dei rapporti a sofferenza è supe-riore al 10 per cento del totale; (3) a incaglio o ristrutturato se l’ammontare dell’utilizzato riconducibile

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ai rapporti segnati a incaglio o a sofferenza è superiore al 20 per cento del totale ovvero se supera tale soglia insieme alle posizioni ristrutturate; (4) scaduto qualora la posizione, non rientrando nelle catego-rie suddette, mostri una ammontare complessivo delle posizioni deteriorate, compresi i crediti scaduti da oltre 90 giorni, che supera il 50 per cento del totale dell’esposizione verso il sistema; (5) sconfinante se l’ammontare degli sconfinamenti supera il 30 per cento del totale dell’esposizione verso il sistema, salvo che la posizione rientri nelle categorie a maggior rischio di cui sopra.

Sono state elaborate matrici di transizione annuali a cadenza semestrale relative al periodo di-cembre 2006 – dicembre 2012 sia per il settore delle imprese sia per quello delle famiglie consumatrici; il peso di ciascuna posizione è stato posto pari all’utilizzato complessivo di inizio anno. Le posizioni non rilevate a ciascuna data di fine periodo, in quanto uscite dal perimetro di rilevazione della Centrale dei rischi, ammontavano a circa il 5,8 per cento per le famiglie e al 2,6 per cento per le imprese.

Sulla base delle matrici annuali è stato calcolato un indicatore sintetico del peggioramento della qualità della clientela (indice di deterioramento netto), rapportando il saldo tra le posizioni che sono peggiorate nel periodo e quelle che sono migliorate alla consistenza complessiva dei prestiti a inizio periodo.

Fig. 3.4, Tav. a28

Le rilevazioni sui tassi di interesse attivi e passivi

La rilevazione campionaria trimestrale sui tassi di interesse attivi e passivi è stata profondamente rinnovata dal marzo 2004; è stato ampliato il numero di banche segnalanti e lo schema segnaletico è stato integrato e modificato. I due gruppi di banche, che comprendono le principali istituzioni crediti-zie a livello nazionale, sono composti da circa 200 unità per i tassi attivi e 100 per i tassi passivi (rispet-tivamente 70 e 60 nella rilevazione precedente).

Le informazioni sui tassi attivi (effettivi) sono rilevate distintamente per ciascun cliente: sono oggetto di rilevazione i finanziamenti per cassa concessi alla clientela ordinaria relativi a ciascun nomi-nativo per il quale, alla fine del trimestre di riferimento, la somma dell’accordato o dell’utilizzato se-gnalata alla Centrale dei rischi sia pari o superiore a 75.000 euro. Per le nuove operazioni a scadenza, le banche segnalano il tasso di interesse annuo effettivo globale (TAEG) e l’ammontare del finanziamen-to concesso: le informazioni sui tassi a medio e a lungo termine si riferiscono alle operazioni non age-volate accese nel trimestre con durata superiore a un anno.

Le informazioni sui tassi passivi sono raccolte su base statistica: sono oggetto di rilevazione le condizioni applicate ai depositi in conto corrente a vista di clientela ordinaria in essere alla fine del trimestre. Sono inclusi i conti correnti con assegni a copertura garantita.

Fig. 3.7

Metodologia di calcolo degli indicatori di concentrazione dei mercati del credito

Gli indici di concentrazione di Herfindahl riferiti ai mercati regionali dei prestiti e dei depositi bancari sono espressi in base 10.000 e sono calcolati come somma dei quadrati delle quote di mercato, espresse in percentuale, detenute da ciascun gruppo bancario (o banca non facente parte di un gruppo bancario) sul volume dei prestiti o dei depositi riferiti alla clientela residente in regione.

La definizione dei primi cinque gruppi bancari (o banche non in gruppi bancari) viene aggiornata ogni anno in base alle quote di mercato in regione.

Per entrambi gli indici, sono considerati i depositi delle imprese e delle famiglie consumatrici; i prestiti includono i pronti contro termine e le sofferenze e non sono corretti per l’effetto delle cartola-rizzazioni e dei fenomeni che non traggono origine da transazioni. Gli indici riferiti alle macro aree o all’Italia sono calcolati come medie degli indici su base regionale ponderate per il volume complessivo di prestiti o di depositi riferiti alla clientela residente.

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Fig. r4

Indagine presso i responsabili dei principali sportelli bancari operanti in Basilicata

Nel marzo del 2011 è stata avviata una rilevazione presso i principali sportelli bancari della re-gione concernente le condizioni della domanda e offerta di credito alle imprese e alle famiglie. Il cam-pione di analisi è composto dagli sportelli ubicati in comuni con almeno 10 mila abitanti (12 comuni). In ciascuno dei comuni interessati è stato incluso lo sportello con più dipendenti di ciascuna banca operante. Nel complesso il numero di banche partecipanti è stato pari a 11 per un totale di circa 70 sportelli.

L’indice di espansione/contrazione della domanda di credito è stato costruito come differenza tra la per-centuale di risposte “notevole espansione”, “moderata espansione” e quella delle risposte “moderata contrazione”, “notevole contrazione”. Valori positivi (negativi) segnalano l’espansione (contrazione) della domanda di credito.

L’indice di irrigidimento/allentamento dell’offerta di credito è stato costruito come differenza tra la per-centuale di risposte “notevole irrigidimento”, “moderato irrigidimento” e quella delle risposte “mode-rato allentamento”, “notevole allentamento”. Valori positivi (negativi) segnalano una restrizione (allen-tamento) dei criteri di offerta.

Regional Bank Lending Survey

La Banca d’Italia svolge due volte l’anno una rilevazione su un campione di oltre 400 banche (Regional Bank Lending Survey, RBLS). L’indagine riguarda le condizioni di offerta praticate dalle banche e quelle della domanda di credito di imprese e famiglie. Le risposte sono differenziate, per le banche che operano in più aree, in base alla macroarea di residenza della clientela. Le informazioni sullo stato del credito nelle diverse regioni vengono ottenute ponderando le risposte fornite dalle banche in base alla loro quota di mercato nelle singole regioni. Il campione è costituito da 70 intermediari che conce-dono prestiti a famiglie o imprese residenti in Basilicata e che rappresentano l’85 per cento del merca-to regionale.

L’indice di espansione/contrazione della domanda di credito è stato costruito aggregando le risposte, sulla base delle frequenze ponderate con le quote di mercato delle banche nella regione, secondo la seguen-te modalità: 1=notevole espansione, 0,5=moderata espansione, 0=sostanziale stabilità, -0,5=moderata contrazione, -1=notevole contrazione. Valori positivi (negativi) segnalano l’espansione (contrazione) della domanda di credito.

L’indice di contrazione/espansione dell’offerta di credito è stato costruito aggregando le risposte, sulla ba-se delle frequenze ponderate con le quote di mercato delle banche nella regione, secondo la seguente modalità: 1=notevole irrigidimento delle condizioni di offerta, 0,5=moderato irrigidimento, 0=sostanziale stabilità, -0,5=moderato allentamento, -1=notevole allentamento. Valori positivi (nega-tivi) segnalano una restrizione (allentamento) dei criteri di offerta.

Tav. a26

Metodologia di calcolo dei tassi di crescita dei titoli a custodia semplice e amministrata e del-le obbligazioni bancarie

I tassi di variazione sono calcolati sulle differenze trimestrali nelle consistenze corrette per tenere conto delle riclassificazioni.

Indicando con Lt le consistenze alla fine del trimestre t e con RicltM la correzione dovuta a riclas-sificazione alla fine del trimestre t, si definiscono le transazioni FtM nel trimestre t come:

Mttt

Mt RiclLLF )( 1

I tassi di variazione sui dodici mesi at sono calcolati secondo la seguente formula:

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100113

0 1

i it

Mit

t LFa

Salvo diversa indicazione, i tassi di variazione sui dodici mesi si riferiscono alla fine del periodo indicato.

Tav. a27

Gestioni patrimoniali

I dati si riferiscono alle sole gestioni proprie su base individuale, con l’eccezione delle gestioni bancarie, comprendenti il complesso delle tipologie di gestione e le gestioni delegate da terzi diversi da banche italiane. Per i dati sulla raccolta netta, che include le cessioni e le acquisizioni di attività di ge-stione patrimoniale tra intermediari, è adottata la valorizzazione di mercato (al “corso secco” per i titoli di natura obbligazionaria) o, nel caso di titoli non quotati, al presumibile valore di realizzo alla data del conferimento o del rimborso. Per i dati sulle consistenze (patrimonio gestito) è adottata la valorizzazione al fair value (al “corso secco” per i titoli di natura obbligazionaria) dell’ultimo giorno lavorativo del periodo di riferimento.

Tav. a29

Gli archivi anagrafici degli intermediari

Le informazioni di tipo anagrafico relative agli intermediari creditizi e finanziari sono desunte da appositi albi o elenchi tenuti in osservanza delle leggi vigenti dalla Banca d’Italia o dalla Consob. Even-tuali difformità rispetto alle informazioni già pubblicate nelle precedenti edizioni del rapporto sono da imputare all’aggiornamento degli archivi anagrafici in seguito a operazioni straordinarie degli interme-diari.

Definizione di alcune voci:

POS: apparecchiatura automatica mediante la quale è possibile effettuare il pagamento di beni o servizi presso il loro fornitore utilizzando carte di pagamento. L’apparecchiatura consente il trasferi-mento delle informazioni necessarie per l’autorizzazione e la registrazione, in tempo reale o differito, del pagamento.

ATM (Automated Teller Machine): apparecchiatura automatica per l’effettuazione da parte della clientela di operazioni quali prelievo di contante, versamento di contante o assegni, richiesta di infor-mazioni sul conto, bonifici, pagamento di utenze, ricariche telefoniche, ecc. Il cliente attiva il terminale introducendo una carta e digitando il codice personale di identificazione.

Società di intermediazione mobiliare (SIM): imprese – diverse dalle banche e dagli intermediari finan-ziari iscritti nell’elenco previsto dall’art. 107 del Testo unico bancario – autorizzate a svolgere servizi o attività di investimento ai sensi del Testo unico in materia d’intermediazione finanziaria. Per servizi e attività di investimento si intendono le seguenti attività aventi per oggetto strumenti finanziari: la ne-goziazione per conto proprio; l’esecuzione di ordini per conto dei clienti; il collocamento; la gestione di portafogli; la ricezione e trasmissione di ordini; la consulenza in materia di investimenti; la gestione di sistemi multilaterali di negoziazione. Le SIM sono sottoposte alla vigilanza della Banca d’Italia e della Consob.

Società di gestione del risparmio (SGR): società per azioni alle quali è riservata la possibilità di prestare congiuntamente il servizio di gestione collettiva e individuale di patrimoni. In particolare, esse sono autorizzate a istituire fondi comuni di investimento, a gestire fondi comuni di propria o altrui istitu-zione, nonché patrimoni di Sicav, e a prestare il servizio di gestione su base individuale di portafogli di investimento.

Società finanziarie ex art. 107 del Testo unico bancario: intermediari finanziari iscritti, in base ai criteri fissati dal Ministro dell’Economia e delle finanze, nell’elenco speciale previsto dall’art. 107 del Testo unico in materia bancaria e creditizia, e sottoposti ai controlli della Banca d’Italia.

Istituti di pagamento: imprese, diverse dalle banche e dagli Istituti di moneta elettronica, autorizzati a prestare i servizi di pagamento e disciplinati dal D.lgs. 27.1.2010, n. 11.

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Istituti di moneta elettronica: imprese, diverse dalle banche, che svolgono in via esclusiva l’attività di emissione di Moneta elettronica. Possono anche svolgere attività connesse e strumentali a quella eser-citata in esclusiva e offrire servizi di pagamento. È preclusa loro l’attività di concessione di crediti in qualunque forma.

LA FINANZA PUBBLICA DECENTRATA

Tav. a30

Spesa pubblica delle Amministrazioni locali al netto della spesa per interessi

Le Amministrazioni locali (AALL) comprendono gli enti territoriali (Regioni e Province auto-nome di Trento e di Bolzano, Province, Comuni), gli enti produttori di servizi sanitari (Aziende sanita-rie locali e Aziende ospedaliere), gli enti locali produttori di servizi economici e di regolazione dell’attività (ad esempio, Camere di commercio) e quelli produttori di servizi locali, assistenziali, ricrea-tivi e culturali (ad esempio, università ed enti lirici). Le Amministrazioni pubbliche (AAPP) sono costi-tuite, oltre che dalle AALL, dalle Amministrazioni centrali e dagli Enti di previdenza. Le Regioni a statuto speciale (RSS) sono le seguenti: Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige, Sar-degna e Sicilia. Le Province autonome di Trento e di Bolzano sono equiparate alle RSS.

La spesa delle AALL riportata in questa tavola è al netto della spesa per interessi e delle partite finanziarie (partecipazioni azionarie e conferimenti; concessioni di crediti). Essa deriva dal consolida-mento del bilancio dell’ente Regione con i conti economici delle Aziende sanitarie locali (ASL) e delle Aziende ospedaliere (AO) e con i bilanci degli altri enti delle AALL.

Tavv. a33-a34, Fig. 4.1

Spesa sanitaria per LEA

Il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29 novembre 2001 definisce i Livelli Es-senziali di Assistenza (LEA), individuati in termini di prestazioni e servizi da erogare ai cittadini, coe-rentemente con le risorse programmate del SSN. I LEA sono 3: 1) l’assistenza collettiva in ambiente di vita e di lavoro; 2) l’assistenza distrettuale; 3) l’assistenza ospedaliera.

L’assistenza collettiva in ambiente di vita e di lavoro riguarda le attività e le prestazioni erogate per la promozione della salute della popolazione e include le attività di prevenzione rivolte alla persona, quali vaccinazioni e screening, la tutela della collettività e dei singoli dai rischi sanitari negli ambienti di vita e dai rischi infortunistici e sanitari connessi con gli ambienti di lavoro, la sanità pubblica veterinaria e la tutela igienicosanitaria degli alimenti.

L’assistenza distrettuale include l’assistenza sanitaria di base e la pediatria di libera scelta, compresa la continuità assistenziale, l’emergenza sanitaria territoriale, l’assistenza farmaceutica convenzionata, erogata attraverso le farmacie territoriali, l’assistenza integrativa, l’assistenza specialistica ambulatoriale, l’assistenza protesica, l’assistenza territoriale, ambulatoriale, domiciliare, semiresidenziale e residenziale (assistenza domiciliare integrata e assistenza programmata, attività per la tutela della salute dell’infanzia, della donna e della famiglia, attività sanitarie e sociosanitarie rivolte alle persone con pro-blemi psichiatrici, ai soggetti con disabilità fisiche, psichiche o sensoriali, ai soggetti dipendenti da so-stanze stupefacenti o da alcool, ai pazienti nella fase terminale, ai soggetti con infezione da HIV, attivi-tà sanitarie e sociosanitarie rivolte agli anziani non autosufficienti), l’assistenza termale.

L’assistenza ospedaliera comprende le prestazioni erogate in regime ordinario e in day hospital o day surgery, sia nelle discipline per acuti, sia in riabilitazione e lungodegenza; sono inoltre comprese le pre-stazioni erogate in pronto soccorso e gli interventi di ospedalizzazione domiciliare.

Le Regioni sono tenute a erogare i LEA secondo adeguati livelli di qualità e garantendo appro-priatezza ed efficienza nell’utilizzo delle risorse. Al fine di garantire il rispetto di tali condizioni l’Intesa Stato-Regioni del 23 marzo 2005 ha istituito il Comitato permanente per la verifica dell’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza. L’accesso di ciascuna Regione alla quota premiale del 3 per cento del finanziamento indistinto del fabbisogno sanitario nazionale è condizionato alla valutazione positiva sull’adeguata erogazione dei LEA da parte del Comitato; questa disciplina non si applica alla Valle

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d’Aosta, al Friuli Venezia Giulia, alle Province Autonome di Bolzano e di Trento e, dal 2010, alla Sar-degna.

L’Intesa Stato-Regioni del 3 dicembre 2009 ha previsto che, nell’attesa dell’istituzione del Nuovo sistema di Garanzia, il monitoraggio e la verifica dell’effettiva erogazione delle prestazioni sul territorio nazionale debba avvenire sulla base di un set di indicatori, definito annualmente dal Comitato, deno-minato “Griglia LEA”. Per il 2010 sono stati predisposti 21 indicatori: 6 per l’assistenza collettiva, 9 per l’assistenza distrettuale, 6 per l’assistenza ospedaliera. A ciascun indicatore è stato attribuito un punteggio rispetto al livello raggiunto nei confronti di predefiniti standard nazionali; i punteggi dei singoli indicatori sono poi sommati, ponderandoli per il peso attribuito a ciascuno di essi; il valore così ottenuto viene confrontato dal Comitato con 3 classi di valori al fine di valutare l’adempimento della regione in riferimento a ciascun LEA. In particolare, sulla base della somma totale dei punteggi dei 21 indicatori ciascuna regione è stata classificata in:

- Adempiente: in caso di punteggio superiore a 160 punti

- Adempiente con impegno su alcuni indicatori: in caso di punteggio tra 130 e 160 punti

- Critica: in caso di punteggio inferiore a 130 punti.

Per l’elenco degli indicatori e i pesi attribuiti a ciascuno di essi si rimanda alla pubblicazione del Ministero della Salute, Adempimento “mantenimento dell’erogazione dei LEA” attraverso gli indicatori della griglia LEA - Metodologia e Risultati dell’anno 2010, marzo 2012. Sulla base della metodologia e dei valori ripor-tati in tale pubblicazione sono stati calcolati i punteggi per ogni regione e per ogni tipo di assistenza, esprimendoli poi in percentuale dei valori massimi di confronto per ognuno dei tre tipi di assistenza (45 per l’assistenza collettiva in ambienti di vita e di lavoro; 90 per l’assistenza distrettuale e 90 per l’assistenza ospedaliera, con un punteggio totale massimo di 225 punti).

Tavv. a39-a41; Fig. 4.2

I progetti co-finanziati dai fondi strutturali

I dati OpenCoesione sui progetti co-finanziati dai fondi strutturali sono ottenibili attraverso il sito web http://www.dps.tesoro.it/opencoesione/. I singoli progetti sono presenti in OpenCoesione in base ad un atto amministrativo autonomo (per esempio, un bando, una graduatoria, un’intesa, un contratto, ecc.), e sono identificati attraverso la chiave cod_locale_progetto.

I progetti considerati sono quelli appartenenti al POR Basilicata FSE 2007-2013 e al POR Basilicata FESR 2007-2013. Per confronto, i valori per il Mezzogiorno sono calcolati includendo sol-tanto i POR delle 8 regioni meridionali.

La classificazione dei progetti per natura deriva dalla variabile cup_descr_natura, e si riferisce al-la classificazione standard a 6 voci utilizzata dalla Pubblica Amministrazione. La suddivisione dei pro-getti per tema di intervento deriva dalla variabile dps_tema_sintetico, che rappresenta una classificazione in 13 categorie basata su un'aggregazione dei temi prioritari UE e delle classificazioni settoriali del Si-stema CUP. I finanziamenti totali comprendono: UE, Stato (Fondo di rotazione, FSC, altri provvedimenti), enti locali (Regione, Provincia, Comuni), privati e altro (altri enti pubblici, stati esteri, fondi da reperire). Dai finanziamenti pubblici sono esclusi i finanziamenti privati, da stati esteri e quelli da reperire. I pa-gamenti sono le erogazioni riferite a tutti i fondi pubblici ricevuti da ciascun progetto. I finanziamenti pubblici (pagamenti) presenti in OpenCoesione si differenziano dagli impegni (dai pagamenti) del mo-nitoraggio RGS-IGRUE perché questi ultimi comprendono soltanto la quota a valere sulle risorse dei Programmi Operativi.

Tav. a42

Entrate tributarie correnti degli enti territoriali

Le entrate tributarie di Regioni, Province e Comuni sono riportate nel titolo I dei rispettivi bi-lanci. In tale categoria rientrano sia tributi il cui gettito è interamente assegnato agli enti territoriali (si tratta di tributi istituiti con legge dello Stato e con riferimento ai quali gli enti possono avere facoltà di variare le aliquote entro soglie prestabilite), sia quote di tributi erariali devolute agli enti secondo per-centuali fissate dalla legge.

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I principali tributi di competenza delle Regioni sono: l’imposta regionale sulle attività produttive, l’addizionale all’Irpef, la tassa automobilistica e di circolazione, il tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti, la tassa per il diritto allo studio universitario, la tassa sulle concessioni regionali, le imposte sulle concessioni dei beni demaniali, la tassa per l’abilitazione professionale, l’imposta sulla benzina per autotrazione, l’addizionale all’imposta sostitutiva sul gas metano. A tali risorse si aggiun-gono quelle derivanti da quote di compartecipazione al gettito di alcuni tributi erariali: in particolare, alle RSO è attribuita una compartecipazione sia al gettito erariale dell’IVA sia a quello dell’accisa sulla benzina; alle RSS è invece devoluta una parte del gettito dei principali tributi erariali riscossi sul loro territorio, secondo le aliquote indicate negli statuti (o nelle relative norme di attuazione) e riepilogate nella seguente tabella.

VOCI Valle

d’Aosta

Regione Trentino- Alto Adige

Province autonome di Trento e di Bolzano

Friuli Venezia Giulia

Sicilia Sardegna

IRPEF 10/10 - 9/10 6/10 10/10 7/10

Imposta sui redditi delle società 10/10 - 9/10 4,5/10 10/10 7/10

IVA sui consumi 10/10 2/10 7/10 9,1/10 10/10 9/10

IVA sulle importazioni 10/10 - 9/10 - - -

Ritenute su interessi e redditi di capitale 10/10 - 9/10 - 10/10 7/10

Tasse sulle concessioni governative 9/10 - 9/10 - 10/10 9/10

Tasse automobilistiche 10/10 - tributo proprio - 10/10 9/10

Imposta su successioni e donazioni 10/10 9/10 - - 10/10 5/10

Imposta di bollo e di registro 9/10 - 9/10 - 10/10 9/10

Imposte ipotecarie 9/10 10/10 - - 10/10 9/10

Imposte fabbricazione 9/10 - 9/10 - - 9/10

Imposta energia elettrica 10/10 - 10/10 9/10 10/10 9/10

Imposta gas metano per autotrazione 10/10 - 9/10 - - -

Canoni utilizzazione acque pubbliche 9/10 - 9/10 9/10 10/10 10/10

Imposta consumo tabacchi 10/10 - 9/10 9/10 - 9/10

Proventi del lotto al netto delle vincite 9/10 9/10 - - - 7/10 Accise benzine e gasolio a uso autotra-

zione 9/10 29,75 e 30,34%

Altri tributi comunque denominati - (1) - 9/10 (2) - 10/10(3) 7/10(4)

Fonte: Statuti delle RSS e Province autonome e norme di attuazione. (1) È prevista una compartecipazione, nella misura di 10/10, alle imposte sugli intrattenimenti (10/10), alle imposte di assicurazione diverse dalla responsabilità civile (10/10), alle ritenute sui premi e le vincite (10/10) e alla sovrimposta di confine (9/10). – (2) A eccezio-ne dei tributi che spettano alla Regione Trentino-Alto Adige o ad altri enti pubblici. – (3) Sono riservate in ogni caso allo Stato le imposte di fabbricazione e le entrate di tabacchi e lotto. nonché le imposte il cui gettito è espressamente riservato dallo Stato dalla legge. – (4) A eccezione dei tributi spettanti ad altri enti pubblici.

Fra le entrate tributarie del titolo I dei bilanci delle Province rientrano: l’imposta provinciale di trascrizione, l’imposta sulle assicurazioni Rc auto, il tributo per l’esercizio delle funzioni di igiene am-bientale, la tassa per l’occupazione di spazi e aree pubbliche, il tributo per il deposito in discarica dei rifiuti, l’addizionale sul consumo di energia elettrica, e, per gli enti delle RSO, la compartecipazione in misura fissa al gettito erariale dell’Irpef.

Fra le entrate tributarie del titolo I dei bilanci dei Comuni rientrano: l’imposta comunale sugli immobili, la tassa per l’occupazione di spazi e aree pubbliche, la tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, l’imposta comunale sulla pubblicità, i diritti sulle pubbliche affissioni, l’addizionale sul consumo di energia elettrica, l’addizionale all’imposta personale sul reddito, l’addizionale sui diritti d’imbarco dei passeggeri degli aeromobili; per gli enti delle RSO, è inclusa anche una compartecipa-zione al gettito erariale dell’Irpef (fino al 2010), al gettito dell’IVA (dal 2011) e una quota del Fondo sperimentale di riequilibrio (nel 2011).

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Tav. a43

Il debito delle Amministrazioni locali

Il debito delle Amministrazioni locali consiste nell’insieme delle passività finanziarie del settore valutate al valore facciale di emissione. Esso è consolidato tra e nei sottosettori, ossia esclude le passi-vità che costituiscono attività, nei medesimi strumenti, di enti appartenenti alle Amministrazioni pub-bliche, in linea con la definizione adottata ai fini della Procedura per i disavanzi eccessivi dell’Unione economica e monetaria europea. L’aggregato è calcolato in coerenza con i criteri metodologici definiti nel regolamento del Consiglio delle Comunità Europee n. 479/2009, sommando le passività finanzia-rie afferenti le seguenti categorie: monete e depositi, titoli diversi dalle azioni, prestiti; sono inoltre incluse le passività commerciali delle Amministrazioni pubbliche cedute dai creditori a intermediari finanziari con clausola pro soluto (cfr. la decisione dell’Eurostat del 31 luglio 2012, The statistical recor-ding of some operations related to trade credits incurred by government units). I prestiti sono attribuiti alle Amministrazioni locali solo se il debitore effettivo, ossia l'ente che è tenu-to al rimborso, appartiene a tale sottosettore; non sono pertanto inclusi i mutui erogati in favore di Amministrazioni locali con rimborso a carico dello Stato. Le altre passività includono, oltre alle passi-vità commerciali cedute dai creditori a intermediari finanziai con clausola pro soluto, le operazioni di cartolarizzazione considerate come prestito secondo i criteri indicati dall’Eurostat.

Per ulteriori informazioni cfr. Supplementi al Bollettino Statistico – Indicatori monetari e finan-ziari: Debito delle Amministrazioni Locali, alla sezione: Appendice metodologica (http://www.bancaditalia.it/statistiche).

Tavv. a44-a45

I vincoli introdotti dalla riforma costituzionale sul pareggio di bilancio

I vincoli di bilancio introdotti dalla riforma costituzionale. – In base alle nuove indicazioni, i bilanci degli enti decentrati sono considerati in equilibrio se presentano: a) un saldo non negativo tra le entrate fina-li e le spese finali (tutte le entrate e tutte le spese, escluse le operazioni di accensione e di rimborso di prestiti; saldo complessivo); b) un saldo non negativo tra le entrate correnti e le spese correnti, incluse le quote di capitale delle rate di ammortamento dei prestiti (saldo corrente). Tali regole devono essere rispettate sia nella fase di previsione che di rendiconto, nella duplice rappresentazione di cassa e di competenza. Eventuali avanzi di bilancio saranno destinati all’estinzione del debito o al finanziamento delle spese di investimento. Da definire le sanzioni nel caso in cui, a consuntivo, si registrino disavanzi di bilancio, fatto salvo l’obbligo per l’ente di adottare misure idonee a garantire il ripristino di un saldo non negativo entro il triennio successivo.

Nelle fasi avverse del ciclo o al verificarsi di eventi eccezionali, gli enti decentrati ricevono trasferimenti dall’istituendo Fondo straordinario per il concorso dello Stato al finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni e delle funzioni fondamentali inerenti ai diritti civili e sociali; nelle fasi favorevoli contribuiscono al Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato.

I vincoli all’indebitamento introdotti dalla riforma costituzionale. – Con la riforma è stato introdotto in Costituzione, accanto al principio del pareggio di bilancio, quello della sostenibilità del debito pubblico con riguardo a tutte le Amministrazioni pubbliche. Il precedente regime normativo prevedeva che, a fronte di un pareggio di parte corrente, gli investimenti potessero essere finanziati a debito, laddove il nuovo impianto normativo prevede un finanziamento basato solo su avanzi di parte corrente, nel complesso degli enti decentrati. La legge richiede infatti apposite intese a livello regionale che garanti-scano, per l’anno di riferimento, l’equilibrio della gestione di cassa finale del complesso degli enti de-centrati della regione, compresa la Regione stessa.

L’attuazione di questo meccanismo richiede l’approvazione di regole operative. Particolare cura andrà dedicata alla definizione delle procedure di coordinamento. In particolare, vanno definiti incen-tivi e regole per la distribuzione ordinata di avanzi e disavanzi tra gli enti della regione. Inoltre, va pre-cisato il ruolo delle Regioni che da un lato svolgono funzioni di coordinamento, dall’altro esprimono proprie esigenze di accesso al debito.