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LE STAMPE DELLA SALA NAPOLEONICA

Salita la scala elicoidale che conduce al primo piano di Palazzo Cassi si giunge nell’anticamera del piano nobile meglio conosciuta come Sala Napoleonica.In questa, infatti, è conservata una pregevole raccolta di litografie che illustrano gli onori solenni tributati alle spoglie di Napoleone Bona-parte quando furono traslate, nel 1840, dall’isola di Sant’Elena alla chiesa degli Invalidi di Parigi.L’imperatore era morto a Longwood, nella piccola isola dell’oceano atlantico, alle ore 17 e 49 del 5 maggio 1821 ma, per un veto britan-nico, la salma non poté essere trasportata in Francia e con gli onori riservati a un generale fu sepolta in terra straniera.Quasi vent’anni dopo, il 12 marzo 1840, Luigi Filippo di Francia in-carica il figlio Francesco Ferdinando d’Orléans principe di Joinville di recarsi a Sant’Elena, a bordo della fregata Belle-Poule, per prelevare i resti mortali di Napoleone. A mezzanotte dell’otto ottobre 1840 si procede alla riesumazione e al riconoscimento della salma, alla pre-senza del maresciallo Henri Gatien Bertrand, del marchese Las Cases e del generale Gourgaud. L’operazione si svolge nell’arco di alcune ore, in un’atmosfera di grande emozione e suggestione.Finalmente, il 16 ottobre 1840, il corpo del generale, rimasto presso-ché intatto, viene imbarcato e collocato su un catafalco appositamen-te preparato sulla Belle-Poule, direzione Parigi.Il territorio francese è toccato il 2 dicembre 1840, a Cherbourg, pic-colo comune situato nel dipartimento della Manica nella Bassa Nor-mandia. Qui la bara è issata sul battello a vapore Normandie e, dopo aver risalito la Senna, arriva a Parigi il 14 dicembre.Il giorno successivo, scortati da un imponente corteo e alla presen-za di un numero impressionante di persone, dopo essere transitati per l’Arco di Trionfo e percorsi i Campi Elisi, i resti dell’imperatore giungono alla chiesa degli Invalidi.Il principe Joinville, che aveva costantemente accompagnato le spo-glie durante tutto il tragitto, rivolgendosi al re dice “Sire vi presento il corpo di Napoleone” e questi “Lo ricevo in nome della Francia”.

La raccolta, della litografia Angiolini di Bologna e curata dall’editore Zanotti, apparteneva quasi certamente alla famiglia Schiavini-Cassi che, come fece per alcuni dipinti della quadreria, volle lasciare all’in-terno del Palazzo, a testimonianza di un considerevole passato che andava definitivamente chiudendosi con la cessione dell’antica resi-denza nobiliare.

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16 ottobre 1840, Sant’ElenaLa salma dell’Imperatore, dopo essere stata riesumata otto giorni prima,

viene ora ricomposta nel feretro per essere trasportata a ParigiPalazzo Cassi, Sala Napoleonica

16 ottobre 1840, Sant’ElenaIl feretro contenente i resti di Napoleone viene imbarcato a bordo della fregata Belle-Poule

Palazzo Cassi, Sala Napoleonica

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16 ottobre 1840, Sant’ElenaLa salma dell’Imperatore, dopo essere stata riesumata otto giorni prima,

viene ora ricomposta nel feretro per essere trasportata a ParigiPalazzo Cassi, Sala Napoleonica

16 ottobre 1840, Sant’ElenaIl feretro contenente i resti di Napoleone viene imbarcato a bordo della fregata Belle-Poule

Palazzo Cassi, Sala Napoleonica

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Nella pagina a fianco:16 ottobre 1840 (la data del 15 indicata sulla stampa è errata), fregata Belle-PouleCerimonia religiosa subito dopo l’imbarco dei resti dell’Imperatoreche erano stati benedetti a Sant’Elena prima della chiusura del feretroPalazzo Cassi, Sala Napoleonica

Sopra:16 ottobre 1840, fregata Belle-PouleCappella ardente allestita all’interno della fregatache riconduceva in Francia i resti di Napoleone BonapartePalazzo Cassi, Sala Napoleonica

Nella pagina seguente:2 dicembre 1840 (la data del 15 indicata sulla stampa è errata),Cherbourg, dipartimento della Manica, Bassa NormandiaLa salma di Napoleone giunge finalmente in territorio francesePalazzo Cassi, Sala Napoleonica

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Dicembre 1840, battello NormandieDopo aver toccato il suolo francese a Cherbourg, il feretro di Napoleone Bonaparte

è portato sul battello a vapore Normandie. Risalita la Senna arriverà a Parigi il 14 dicembre 1840Palazzo Cassi, Sala Napoleonica

Dicembre 1840, territorio franceseIl carro funebre di Napoleone Bonaparte

Palazzo Cassi, Sala Napoleonica

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Dicembre 1840, battello NormandieDopo aver toccato il suolo francese a Cherbourg, il feretro di Napoleone Bonaparte

è portato sul battello a vapore Normandie. Risalita la Senna arriverà a Parigi il 14 dicembre 1840Palazzo Cassi, Sala Napoleonica

Dicembre 1840, territorio franceseIl carro funebre di Napoleone Bonaparte

Palazzo Cassi, Sala Napoleonica

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15 dicembre 1840, ParigiIl solenne corteo funebre dell’Imperatore transita per il ponte Della Concordia

Palazzo Cassi, Sala Napoleonica15 dicembre 1840, Parigi

Il corteo funebre giunge alla Barriera della Stella

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15 dicembre 1840, ParigiIl solenne corteo funebre dell’Imperatore transita per il ponte Della Concordia

Palazzo Cassi, Sala Napoleonica15 dicembre 1840, Parigi

Il corteo funebre giunge alla Barriera della Stella

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15 dicembre 1840, ParigiLe spoglie di Napoleone transitano sotto l’Arco di Trionfo

Palazzo Cassi, Sala Napoleonica

15 dicembre 1840, ParigiIl corteo funebre transita per i Campi Elisi

Palazzo Cassi, Sala Napoleonica

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15 dicembre 1840, ParigiLe spoglie di Napoleone transitano sotto l’Arco di Trionfo

Palazzo Cassi, Sala Napoleonica

15 dicembre 1840, ParigiIl corteo funebre transita per i Campi Elisi

Palazzo Cassi, Sala Napoleonica

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Sopra:15 dicembre 1840, ParigiIl feretro di Napoleone Bonaparte giunge in prossimità della chiesa degli InvalidiPalazzo Cassi, Sala Napoleonica

A fianco:Chiesa degli Invalidi, ParigiInterno della Chiesa degli Invalidi con il catafalco di Napoleone BonapartePalazzo Cassi, Sala Napoleonica

Nelle pagine successive:Il catafalco ed il sarcofago dell’Imperatore Palazzo Cassi, Sala Napoleonica

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520 Paolo Vitali

La Sala della Vittoriaora adibita a Sala del museo archeologico

Uno degli ambienti più considerevoli del piano nobile di Palazzo Cassi, utilizzato un tempo per le riunioni del consiglio comunale, dove trovarono la massima espressione l’esercizio della democrazia e la difesa delle tradizioni locali, è comunemente conosciuto come Sala della Vittoria.Alle sue pareti, su una grande lapide marmorea, la Municipalità vol-le iscrivere, a perpetua memoria, il testo del bollettino di guerra n. 1268, del 4 novembre 1918, a firma del generale Armando Diaz, che annunciava la sconfitta dell’esercito austroungarico alla fine del pri-mo conflitto mondiale:

Comando Supremo del R. Esercito, 4 novembre 1918

La guerra contro l’Austria-Ungheria che, sotto l’alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta.La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuno divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una cecoslovacca ed un reggimento americano, contro settanta-tre divisioni austroungariche, è finita.La fulminea, arditissima avanzata del XXIX Corpo d’Armata su Tren-to, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, tra-volte ad occidente dalle truppe della VII armata e a oriente da quelle della I, VI e IV, ha determinato ieri lo sfacelo totale del fronte avver-sario. Dal Brenta al Torre l’ irresistibile slancio della XII, della VIII e della X armata e delle divisioni di cavalleria ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente.Nella pianura, S.A.R. il Duca d’Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già conquistate e che mai aveva perduto.L’Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissi-me nell’accanita resistenza dei primi giorni e nell’ inseguimento ha per-duto quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzeni e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecentomila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinquemila cannoni.I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo, risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza.

Diaz

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Palazzo Cassi a San Costanzo 521

Il Bollettino della Vittoria venne in realtà materialmente compilato dal generale di corpo d’armata conte Domenico Siciliani, che diresse l’ufficio stampa e propaganda del Comando Supremo.Su un’altra lapide, di uguali dimensioni, sono invece ricordati i valo-rosi caduti dell’immane conflitto.Il soffitto è decorato con gli elmi militari, nella foggia di quelli utiliz-zati durante la Grande Guerra, il tricolore, e con lo stemma di Casa Savoia.

Dopo gli ultimi lavori di restauro, questa grande sala di Palazzo Cas-si, che si affaccia sul cortile interno della residenza gentilizia, è stata destinata ad accogliere i preziosi reperti archeologici provenienti dal-la Necropoli e dall’area insediativa protostorica di San Costanzo.La Necropoli, rinvenuta a ridosso dell’area perimetrale dell’attuale cimitero, è databile all’VIII-VII secolo avanti Cristo.Nel 1920, grazie ad un intervento di scavo promosso e coordinato dalla Soprintendenza, vennero individuate una serie di sepolture con i relativi corredi funerari.Nel sepolcreto di San Costanzo la quasi totalità degli scheletri è ad inumazione distesa e solo in piccola parte rannicchiata, caratteristica tipica invece della Necropoli di Novilara.Eminenti studiosi si sono interessati ed ebbero modo di scrivere delle sepolture locali; fra questi Innocenzo Dall’Osso (Guida Illustrata del Museo Nazionale di Ancona, Ancona 1915), il rumeno Vladimir Du-mitrescu, che insieme alla moglie Hortensia venne in Italia per pre-parare le relative tesi di laurea nel settore preistorico e protostorico, e Delia Lollini (La Civiltà Picena, in Popoli e Civiltà dell’Italia Antica, vol. V, Roma 1976 ).La studiosa, nel tracciare il quadro cronologico della Civiltà Picena, colloca la Necropoli di San Costanzo nel Piceno II e Piceno III.Di rinvenimento più recente, grazie ad un imponente sbancamento per la messa in opera di una sonda di trivellazione, è invece l’abitato protostorico datato all’VIII-IV secolo avanti Cristo (Gabriele Bal-delli, Insediamento preromano, in Fano Romana, 1982, pagine 14 e 17 e L.D.Sanctis, Due Graffiti Alfabetici Etruschi da San Costanzo, in Fano Romana, 1982, pagina 24-26) e direttamente ricollegabile al vicino sepolcreto.Vladimir Dumitrescu (L’età del Ferro nel Piceno, Bucarest 1921) col-loca il principio della Necropoli di San Costanzo nell’ottavo secolo avanti Cristo ed un suo consolidamento nei secoli settimo e sesto, datazione dell’abitato, in contemporanea alle Necropoli di Fermo e Novilara.Le aree insediative, risalenti all’Età del Ferro, oggetto di studio da

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Bollettino di guerra n.1268del 4 novembre 1918, meglio conosciuto come Bollettino della VittoriaPalazzo Cassi, Sala della Vittoria,ora adibita a Sala del museo archeologico

parte di Luciano De Sanctis e Francesco Fragomeno, racchiudereb-bero elementi riconducibili alla media, tarda Età del Bronzo.Notevolissimo il ritrovamento, nell’abitato di San Costanzo, disposto lungo pendii in località Santa Lucia e le Grotte, di un fondo di piatto (V-IV sec.a.C.) ed uno di ciotola (V-IV sec. a.C.) con graffiti alfa-betici etruschi che, per il De Sanctis (op. citata), sarebbero gli “unici graffiti alfabetici venuti alla luce in ambiente piceno”.

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Caduti durante il primo conflitto mondialePalazzo Cassi, Sala della Vittoria, ora adibita a Sala del museo archeologico

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In alto:Lo stemma di Casa SavoiaPalazzo Cassi, Sala della Vittoria, particolare del soffitto

A fianco: Il Tricolore (con il verde alla destra di chi guarda)Palazzo Cassi, Sala della Vittoria, particolare del soffitto

Elmo utilizzato dai soldati italiani durante la Grande GuerraPalazzo Cassi, Sala della Vittoria, particolare del soffitto

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