Le ragioni di una rivista culturale Primarie Pd: come ... · sul mercato dei migranti POLITICA A...

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Direttore ARTURO DIACONALE Giovedì 4 Maggio 2017 Fondato nel 1847 - Anno XXII N. 84 - Euro 0,50 DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1 DCB - Roma / Tariffa ROC Poste Italiane Spa Spedizione in Abb. postale QUOTIDIANO LIbERALE pER LE gARANzIE, LE RIFORmE ED I DIRITTI UmANI delle Libertà GIORGI A PAGINA 5 Si rafforzano i rapporti tra l’Italia e l’Azerbaigian ESTERI de la GRANGE A PAGINA 7 Transizione e ballottaggio ESTERI BONANNI A PAGINA 3 Matteo Renzi: rieccolo! PRIMO PIANO MELLINI A PAGINA 2 Considerazioni atroci sul mercato dei migranti POLITICA A PAGINA 4 L’eterno ritorno dell’uguale ECONOMIA Il Procuratore di Catania non si lascia intimidire dalla levata di scudi dei difensori a oltranza delle Organizzazioni non governative e rilancia la sua denuncia sugli aspetti oscuri dei salvataggi in mare N on è solo l’amore per la vecchia carta stampata ad aver spinto ad affiancare al- l’edizione quotidiana on-line de “L’Opinione”, che da oggi appare totalmente rinnovata nella sua struttura e nel suo disegno grafico, una edi- zione periodica cartacea destinata agli appro- fondimenti e alle riflessioni sui grandi temi del tempo presente. A premere per dare vita a questa iniziativa ha contribuito soprattutto la considerazione che oggi come mai in passato è assolutamente necessario uno strumento in grado di risve- gliare e rinforzare l’identità culturale e politica di quanti credono nei valori della democrazia liberale. Non sappiamo se le prossime elezioni politiche si svolgeranno nel prossimo autunno o nella primavera del prossimo anno. Abbiamo fin troppo chiaro, però, che la posta in palio non sarà la vittoria di questo o quel partito ma il successo di una delle diverse visioni del tipo di società da perseguire per condurre il Paese... di ARTURO DIACONALE Continua a pagina 2 Le ragioni di una rivista culturale del centrodestra liberale L e primarie del Partito Democratico sono chiuse, ma ancora si litiga sui voti ottenuti dai tre candidati. Non è questione di puntiglio, ma di sostanza. Si lotta fino all’ultimo decimale perché da quei numeretti dipenderà il peso spe- cifico che ciascuna corrente del partito potrà vantare non tanto nella composizione della linea politica, che nel tempo storico del perso- nalismo degli uomini-soli-al-comando, frega niente a nessuno quanto nella partecipazione alla scelta delle candidature alle prossime ele- zioni amministrative e parlamentari. È quello, infatti, lo scoglio sul quale rischiano d’infran- gersi i sogni di parecchi politici di seconda e terza fila. Ora, Matteo Renzi ha vinto e questo nes- suno lo mette in dubbio. Ma in quale misura? E, soprattutto, in quale misura hanno perso gli altri? I dati resi noti dalla commissione eletto- rale del Pd assegnano al vincitore una percen- tuale che oscilla intorno al 70 per cento del milione e ottocentomila votanti. Tanta roba, ma desolatamente meno rispetto ai record delle passate primarie. Tuttavia, si può dire che Renzi abbia il partito nelle mani ma, a causa di quel fastidioso 30 per cento che residua, dovrà chiamare al tavolo della trattativa sulle liste anche Andrea Orlando e Michele Emi- liano. Costoro hanno perso, ma non allo stesso modo. Mentre il diafano ministro della Giusti- zia esce dal confronto con le ossa rotte, il “Brancaleone del Tavoliere” può dirsi comun- que soddisfatto del 10,49 per cento conqui- stato. Perché? Il problema sta nella schiera dei supporters. Orlando aveva avuto dalla sua quasi per intero la vecchia guardia che non era emigrata al seguito della “Trimurti” del socia- lismo nostrano, Bersani-Speranza-D’Alema. Lo scarso 20 per cento ottenuto... Continua a pagina 2 Primarie Pd: come nasce una classe dirigente Ong, Zuccaro insiste nei sospetti di CRISTOFARO SOLA

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Direttore ARTURO DIACONALE Giovedì 4 Maggio 2017Fondato nel 1847 - Anno XXII N. 84 - Euro 0,50

DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1

DCB - Roma / Tariffa ROC Poste Italiane Spa Spedizione in Abb. postale QUOTIDIANO LIbERALE pER LE gARANzIE, LE RIFORmE ED I DIRITTI UmANI

delle Libertà

GIORGI A PAGINA 5

Si rafforzano i rapporti tra l’Italia e l’Azerbaigian

ESTERI

de la GRANGE A PAGINA 7

Transizione e ballottaggio

ESTERI

BONANNI A PAGINA 3

Matteo Renzi: rieccolo!

PRIMO PIANO

MELLINI A PAGINA 2

Considerazioni atroci sul mercato dei migranti

POLITICA

A PAGINA 4

L’eterno ritorno dell’uguale

ECONOMIA

Il Procuratore di Catania non si lascia intimidire dalla levata di scudi dei difensori a oltranza delleOrganizzazioni non governative e rilancia la sua denuncia sugli aspetti oscuri dei salvataggi in mare

Non è solo l’amore per la vecchia cartastampata ad aver spinto ad affiancare al-

l’edizione quotidiana on-line de “L’Opinione”,che da oggi appare totalmente rinnovata nellasua struttura e nel suo disegno grafico, una edi-zione periodica cartacea destinata agli appro-fondimenti e alle riflessioni sui grandi temi deltempo presente.

A premere per dare vita a questa iniziativaha contribuito soprattutto la considerazioneche oggi come mai in passato è assolutamentenecessario uno strumento in grado di risve-gliare e rinforzare l’identità culturale e politicadi quanti credono nei valori della democrazialiberale. Non sappiamo se le prossime elezionipolitiche si svolgeranno nel prossimo autunnoo nella primavera del prossimo anno. Abbiamofin troppo chiaro, però, che la posta in palionon sarà la vittoria di questo o quel partito mail successo di una delle diverse visioni del tipodi società da perseguire per condurre il Paese...

di ARTURO DIACONALE

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Le ragioni di una rivista culturale del centrodestra liberale

Le primarie del Partito Democratico sonochiuse, ma ancora si litiga sui voti ottenuti

dai tre candidati. Non è questione di puntiglio,ma di sostanza. Si lotta fino all’ultimo decimaleperché da quei numeretti dipenderà il peso spe-cifico che ciascuna corrente del partito potràvantare non tanto nella composizione dellalinea politica, che nel tempo storico del perso-nalismo degli uomini-soli-al-comando, freganiente a nessuno quanto nella partecipazionealla scelta delle candidature alle prossime ele-zioni amministrative e parlamentari. È quello,infatti, lo scoglio sul quale rischiano d’infran-gersi i sogni di parecchi politici di seconda eterza fila.

Ora, Matteo Renzi ha vinto e questo nes-suno lo mette in dubbio. Ma in quale misura?E, soprattutto, in quale misura hanno perso glialtri? I dati resi noti dalla commissione eletto-rale del Pd assegnano al vincitore una percen-tuale che oscilla intorno al 70 per cento delmilione e ottocentomila votanti. Tanta roba,ma desolatamente meno rispetto ai record dellepassate primarie. Tuttavia, si può dire cheRenzi abbia il partito nelle mani ma, a causadi quel fastidioso 30 per cento che residua,

dovrà chiamare al tavolo della trattativa sulleliste anche Andrea Orlando e Michele Emi-liano. Costoro hanno perso, ma non allo stessomodo. Mentre il diafano ministro della Giusti-zia esce dal confronto con le ossa rotte, il“Brancaleone del Tavoliere” può dirsi comun-que soddisfatto del 10,49 per cento conqui-stato. Perché? Il problema sta nella schiera deisupporters. Orlando aveva avuto dalla suaquasi per intero la vecchia guardia che non eraemigrata al seguito della “Trimurti” del socia-lismo nostrano, Bersani-Speranza-D’Alema. Loscarso 20 per cento ottenuto...

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Primarie Pd: come nasce una classe dirigente

Ong, Zuccaro insiste nei sospetti

di CRISTOFARO SOLA

Ma siamo proprio sicuri che loscandalo, l’imbroglio, l’inam-

missibile sia l’accordo tra “scafisti” e“Organizzazioni non governative”(di assistenza) per andare a trasbor-dare i “migranti” presso le coste libi-che?

Tempo fa, quando di questa gher-minella non si parlava né si sospet-tava, io scrissi che, una volta chel’“accoglienza” doveva essere con-cessa a tutti indipendentemente dalfatto che fossero perseguitati o vit-time di eventi speciali e, poi, dove-vano essere lasciati in giro per l’Italiasenza selezione, con libertà addirit-tura maggiore per i clandestini, tantovaleva andarli ad imbarcare sulle no-stre navi sulle banchine di Tripoli, diMisurata, di Bengasi, senza aspettareche un certo numero ci lasciasse lapelle affogando, tanto per dare ca-rattere più “stringente” al “dovere diaccoglienza”.

Si è arrivati, a quanto sembra, auna via di mezzo che fa salvi i gua-dagni degli scafisti e, magari, delleOrganizzazioni umanitarie governa-tive e non. Una soluzione, diciamolopure, all’italiana. Rispetto alla ma-

landrinata della mia pro-posta (faccio per dire, na-turalmente) il trasbordoin mare e il pagamento disomme ingenti agli scafi-sti ha il “vantaggio” dicostituire una remora, un“filtro”, un elemento didissuasione, che le misuredi selezione, del tutto as-senti, non “offrono”.Certo, se si aspetta chequei poveracci rischino diaffogare e, anzi, ognitanto un certo numero neaffoghi, la dissuasione,l’alternativa al “filtro” sa-rebbe un po’ più efficace.Quanto ai guadagni degliscafisti, invece, se siaspetta o meno il naufra-gio per fare il trasbordoimporta poco: gli affogatihanno già pagato. E,meno o niente affogati,migliori affari per gli sca-fisti perché il pericolo dilasciarci la pelle qualchediminuzione del flusso della clientelalo comporta. Invece, per le Ong chegestiscono l’accoglienza, evitare chequalcuno affoghi significa accrescere

il numero dei clienti e lavorare conmaggiore ordine e tranquillità. Ci sa-rebbe da prendere in considerazioneun’altra categoria, ma anche il ma-

cabro ha un limite. Ma passiamo ai particolari. Che,

magari, di fronte all’enormità moralee politica del fenomeno può sem-

brare siano d’assai pococonto. Il Procuratore diCatania fa bene o fa malea parlare dei patteggia-menti tra Ong e scafisti,di affari sul flusso dei mi-granti prima di aver con-cluso le indagini? Certo loscrupolo di evitare antici-pazioni e di creare un’at-mosfera di pregiudizio imagistrati dovrebberoaverlo. Ma la sensibilitàche oggi sfoderano mini-stri, pretendenti presi-denti, giornali cattolici elaici al riguardo è ipocritae pelosa. Avete mai intesofare da quella gente con-siderazioni analoghequando le procure ita-liane annunziano urbi etorbi di aver messo lemani su altri “criminali”veri o presunti?

E, poi, se il rispetto deisingoli cittadini (che nonc’è) è un diritto che non

dovrebbe essere violato solo per“dare lustro” alle attività di più omeno disinvolti indagatori, il rilievodi un fenomeno per più versi di ecce-zionale e urgente rilevanza politica edi sicurezza, senza nomi e cognomidi sospettati o di “presunti colpe-voli”, è non solo lecito ma doverosoin relazione a misure di competenzadi altri poteri dello Stato. Certo, laProcura avrebbe potuto comunicaretutto ciò riservatamente al Governoo ai singoli ministri. Ma se questi,proprio di fronte a certi fenomeni,hanno il pregiudizio della “impensa-bilità”, se non quelli, addirittura,della complicità, allora la denunciapubblica del Procuratore di Cataniaè, più che lecita, doverosa.

Ripetiamo. Nessuna forza politicareagisce quando certi begli esemplaridi magistrati di nostra conoscenzaleva alte le accuse vaghe quantogravi, di complicità del potere poli-tico, dei carabinieri, dei Servizi se-greti più o meno “deviati” ecc. ecc.con la mafia e con ogni altra con-grega criminale, né Paolo Gentiloni,né Andrea Orlando, né altri osanoaprir bocca. Parlare di due pesi e duemisure sarebbe ottimistico. Qua si èperso il senso della misura...

giore incubo, per Emiliano sarà una gioia chia-mare al telefono qualche iscritto del più sper-duto circolo di partito ai confini d’Italia eporgli la fatidica offerta: “Se stai con me, ticandido”. In fondo, è anche così che si crea unaclasse dirigente.

CriSToFaro Sola

2 l’oPinione delle libertà giovedì 4 maggio 2017Politica

tecnologico. E, soprattutto, per dare consape-volezza identitaria a quella maggioranza delPaese che si riconosce nei valori della demo-crazia liberale e non vuole consegnare il pro-prio futuro e quello dei propri figli nella manidegli avventurieri e degli ignoranti.

Da oggi “L’Opinione” quotidiano e “L’Opi-nione” rivista iniziano la battaglia entro il cen-trodestra e dentro Forza Italia per contribuirea vincere le prossime elezioni all’insegna dellalibertà, del merito, della competenza, cioè degliunici fattori che la storia ha dimostrato esserecapaci di produrre sviluppo e benessere pertutti.

arTuro DiaConale

...non è sufficiente a garantire la ricollocazionedi tutti i suoi autorevoli sostenitori. Quando cisarà da fare le liste e Renzi dirà ad Orlando digestirsi la quota che gli spetta saranno doloriper scegliere chi salvare e chi sacrificare. Nonc’è da stupirsi se qualcuno prenderà la stradadell’esilio e andrà a ingrossare le fila dei fuo-riusciti.

Nessuno ammetterà di essere stato fattofuori, piuttosto si evocheranno improvvise fol-gorazioni sulla via del nuovo Sol-dell’Avvenireche splende dalle parti di “Articolo 1”. Tut-

segue dalla prima

...da una crisi che rischia di gettarlo nel bara-tro di un declino senza fine.

Le visioni in competizione sono solo tre. Laprima è quella che prevede come soluzionedella crisi la scorciatoia autoritaria e persona-listica dell’“uomo solo al comando”, scorcia-toia già sperimentata in passato con effettiassolutamente devastanti. La seconda è quellache punta non ad uscire dalla crisi, ma adacuirla per dare vita a una società livellata al-l’insegna dell’egualitarismo pauperista in cui illavoro venga reso inutile dall’assistenza gene-ralizzata e il merito, le competenze e le capacitàcancellate in quanto fattori di diversità.

La terza è quella democrazia liberale comeunica strada per uscire dalla crisi. Che è più fa-ticosa e difficile di quella della scorciatoia au-toritaria e personalistica e che è la sola e unicaalternativa a quella della società egualitaria al-l’insegna della povertà e della ignoranza livel-latrice.

Per questo serve una rivista culturale del-l’area liberale del centrodestra. Per avere unostrumento in cui ribadire con forza che solo ivalori della libertà, del merito e della compe-tenza possono consentire di uscire dalla crisievitando i pericoli di derive autoritarie o di re-gressioni medioevali ammantate da nuovismo

t’altra musica invece per Michele Emiliano.Prima che scoppiasse l’ambaradan del dopo-sconfitta referendaria, l’ex-magistrato era sol-tanto il governatore, un po’ rumoroso, di unaregione del Mezzogiorno. Oggi è un protago-nista politico di prima fascia. Ad accompa-gnarlo in questa lucida follia due personaggi dinotorietà nazionale: gli onorevoli FrancescoBoccia e Dario Ginefra: i “Dioscuri” accomu-nati da un curioso destino. Entrambi pugliesi,cinquantenni, con parentele coniugali nellasponda avversaria di Forza Italia. Emilianoavrà mani libere per progettare il futuro delsuo gruppo. Intanto, si prepara a gestire quel10 per cento che, per lui esordiente sulla scenanazionale, vale oro. Per certi versi la vicendaodierna dell’allegra brigata di Emiliano ricordala storia della corrente autonomista di PietroNenni nel Partito Socialista Italiano degli anniSessanta/Settanta del Novecento, prima del-l’ascesa al vertice di Bettino Craxi. I “nenniani”erano una pattuglia piccola ma agguerrita percui non c’era accordo unitario all’interno delpartito se prima non si garantiva la presenzanegli organigrammi di almeno un loro rappre-sentante. Per il “Re di Puglia” funzionerà allostesso modo. Da Pordenone a Gela, da Verba-nia a Lampedusa il bilancino delle candidaturedovrà pesare anche la “quota Emiliano”.

Se dunque a Renzi il 70 per cento consen-tirà di star comodo ma non di scialare nellagratificazione degli amici e per Orlando il mar-gine consentitogli si trasformerà nel suo peg-

Le ragioni di una rivistaculturale del centrodestra liberale

Primarie Pd: come nasce una classe dirigente

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Considerazioni atroci sul mercato dei migrantidi Mauro Mellini

3L’oPiNioNe delle LibertàPrimo Pianogiovedì 4 maggio 2017

Conoscete “Il Rieccolo” di sini-stra? Mi riferisco a Renzi Mat-

teo, naturalmente. Storicamente ne èesistito uno ben più famoso di lui:Amintore Fanfani, forse il più grandee controverso leader della Democra-zia Cristiana. La sua vita, lo cito let-teralmente, “è stata un calvario diPasque e resurrezioni”. Un’occhiatarapida alla sua biografia vi farà ca-pire il senso del paragone. Certo,quello di oggi è un suo clone in do-dicesimi. Ma, come il grande Amin-tore, che perse cosciente e testardo ilreferendum della sua vita sul divor-zio, anche il nostro pallido emulone ha fallito uno niente male a pro-posito di riforma della Costitu-zione. Leggendo quell’obbrobrio,anche Fanfani (che fu uno dei più il-lustri tra i padri costituenti) il 4 di-cembre scorso lo avrebbe mandato alrogo per conclamata eresia. Matteoè, forse, tornato per noi? Ovvia-mente no. Ma a suo vantaggio giocail fatto che in tutta Europa, come tre-mano per la Le Pen, le Cancellerie fi-brillano ancora di più per BeppeGrillo e il populismo con segno alge-brico del Movimento 5 Stelle.Quindi, Renzi futuro Premier bis sa-rebbe per tutti costoro il male mi-nore.

Del resto, come non capirli, loro,i “poteri forti”. Il pugliese, magi-strato in sonno, che preferisce la xy-lella al gasdotto, o l’algidoGuardasigilli vi pare a voi che ab-biano la postura di un Tony Blair odi un Francois Mitterand? Invece lapossibile accoppiata Macron-Renzipotrebbe avere ben più speranze disuccesso (soprattutto se il nostro to-scano si facesse prendere per manodall’astuto enarque), per una riformatemperata del carrozzone di Bruxel-

les, trascinando al tavolo delle trat-tative, per la necessaria e urgente re-visione dei Trattati, proprio laconsorella berlinese. Non è stata, infondo, la cancelliera Angela Merkela dire che andrebbe meglio un’Eu-ropa a due velocità che faccia moltepiù cose di ora, mettendo assiemeuna coalizione di volenterosi che ri-fiuti di farsi legare le mani dai nuoviarrivati? L’allargamento folle e in-tempestivo della Ue, lo sappiamo, èben colpa di Romano Prodi. Guardacaso, anche lui figlio del post 1989 edella pseudo conversione al capitali-smo degli ex Stati dell’Europa del-l’Est. Tutti sanno che, tanto per dirla

tutta, non si potrà mai riformare ilTrattato di Dublino (quello che stariducendo Italia e Grecia a un’im-mensa valle di lacrime di un’immi-grazione incontrollata che nulla ha ache fare con le catastrofi naturali e leguerre) con dentro anche Polonia eUngheria, che preferiscono i lager aicentri di accoglienza dei richiedentiasilo.

Perché, poi, i problemi aperti inEuropa sono anche altri. Vedi il di-simpegno americano a propositodelle spese per la difesa del VecchioContinente. Come la mettiamo conla Grandeur francese che, di certo,Emmanuel Macron non sarà in

grado di rinnegare unavolta all’Eliseo? Qualileggi comuni vogliamoadottare per regolare di-versamente l’assalto mi-gratorio alla FortezzaEuropa, che rimane unvero colabrodo ai suoiconfini marini mediter-ranei? Francia e Italiasono strangolate da vin-coli di bilancio chehanno messo in ginoc-chio le loro economie ei rispettivi welfare, acausa di parametri letteralmente in-ventati a tavolino da quel genio diMitterand, quando si credette furboobbligando infaustamente la Germa-nia a cedere la sovranità sul Marcoin cambio della sua riunificazione!Pertanto: come si fa a trovare alleati

per cambiare Maastricht e modifi-care il funzionamento dell’Euro, inmodo da competere con dollaro erenminbi (la valuta cinese)? Infine:Macron appoggerà Renzi, o chi perlui, qualora l’Italia dovesse calarel’asso del veto all’inserimento del Fi-scal Compact nei Trattati?

E qui mi viene assai spontanea ladomanda: ma tu, Renzi, perché nonhai avuto il fegato di sopprimerel’inserimento del pareggio di bilan-cio in Costituzione? Pensa: avrestivinto il referendum soltanto conquella semplice mossa! Can che ab-baia... Ma “Il Rieccolo” ha anchegrandissimi problemi interni da ri-solvere dopo il salutare pediluvio(per aver tanto scarpinato lungo loStivale) dell’incoronazione a leaderindiscusso del Pd a seguito del ver-detto delle primarie. Due, tra tutti, inodi più importanti da sciogliere(mettendo tra parentesi i disastrisull’immigrazione e l’accoglienza,che costeranno al Pd ben di più ri-spetto alla recente, patetica scis-sione): il sistema delle alleanze equello della nuova legge elettorale.Senza le quali non c’è né partita, nérivincita.

Un pronostico? Per il prossimofuturo Renzi non riuscirà a imban-dire la sua tavola con Emmanuel eAngela. Anche se, per la verità, io inItalia non riesco proprio a vedere ingiro il nuovo Alcide De Gasperi checi servirebbe.

Matteo Renzi: rieccolo!di Maurizio BoNaNNi

Un aforisma, un commento - “Ilcolmo per una compagnia

aerea? È ovvio: avere tanti aerei,tanti addetti, tanti dirigenti e nonriuscire mai a decollare!”.

Il “decollo”, in economia, è unconcetto introdotto da Walt Rostownegli anni Sessanta del secolo scorsoper indicare la fase storica in cui unsistema economico riesce a disfarsidegli “ostacoli” di ordine culturale esociale, “... che si opponevano allasua crescita”. Secondo Rostow, l’at-tore principale della fase di decollo èla crescita degli investimenti in rap-porto al prodotto nazionale. Pur-troppo nel nostro Paese, secondo laBanca d’Italia, in una sua relazionedel maggio del 2016, “gli investi-menti rimangono su un valore bassoin rapporto al Pil”. La nuova fase didecollo, che altri Paesi stanno invecevivendo, anche nel 2017 appare an-cora lontana nonostante un incre-mento, previsto, del due per cento.

Proprio parlando della ennesimacrisi dell’Alitalia, il ministro CarloCalenda ha recentemente ricordatoche, in fatto di crescita del Prodottointerno lordo, vi sono due scuole dipensiero: c’è chi crede nell’aumentodella domanda e chi crede nell’au-mento dell’offerta. I sostenitori dellaprima strategia sono convinti che,aumentando la disponibilità di red-dito delle famiglie, aumenterà la do-manda e, di conseguenza, laproduzione di beni e servizi. Si trattadi una visione semplice, troppo sem-plice e, inoltre, destinata a generareben poca crescita. Infatti, nel mi-gliore dei casi, la produzione, per

stare al passo della domanda, torne-rebbe al livello precedente alla crisimentre le altre economie stanno svi-luppandosi ulteriormente. I consu-matori, infatti, si rivolgono aiprodotti che conoscono e ai quali, acausa della crisi, avevano dovuto ri-nunciare.

Idealmente, grazie alla maggioredisponibilità monetaria e ammesso

che questa non venga destinata al ri-sparmio, la domanda tornerebbequantitativamente ai livelli di 4 o 5anni prima, ma, qualitativamente -al di là dei beni primari che non cre-scono più del necessario per vivere -interesserebbe una produzione in-terna “vecchia”, incentivando, sem-mai, la domanda di beni e serviziimportati, con conseguente aggra-

vamento della nostra bilancia com-merciale senza poter contare su al-cuna crescita delle esportazioni. Chisostiene la tesi dell’offerta, al con-trario, non pensa all’uovo oggi maalla gallina domani. In altre parole,un’economia cresce se e solo se, acrescere, sono gli investimenti desti-nati a creare nuovi prodotti e servizi.Fermo restando che, dopo una grave

crisi, il ripristino della domanda dibeni essenziali è prioritario, si deveammettere che la crescita non ri-siede nel loro puro e semplice ripri-stino bensì nell’espansione dellaproduzione futura. D’altra parte imutamenti nella sfera economica,come sosteneva Joseph Schumpeter,“... non sono ad essa imposti dal-l’esterno, ma scaturiscono dall’in-terno, dalla sua propria iniziativa”.

Il mutamento fondamentale ècertamente l’innovazione. Ma l’in-novazione implica l’invenzione, l’in-venzione implica la creatività e,questa, ha bisogno del sostegno allaricerca e allo sviluppo di nuovi pro-dotti o processi. Anche l’insistenzasull’opportunità di investimentipubblici – ammesso che non aggra-vino troppo i conti dello Stato – ap-pare illusoria poiché, di norma, ilsettore pubblico non brilla per ca-pacità innovative, soprattutto se arischio. Quello della ricerca, delresto, è un ambito che vede da sem-pre l’Italia in una posizione noncerto invidiabile. Nonostante la ri-chiesta di brevetti da parte dell’Ita-lia pare stia risalendo la china, damolti decenni la domanda di benitecnologici distribuiti in massa si ri-volge a innovazioni non nostre eper le quali siamo dunque debitoriverso produttori stranieri. Ci po-tremmo senz’altro rafforzare inve-stendo in altri settori, per esempionel turismo, ma, anche lì, l’innova-zione conta e non basta possedereun prezioso capitale di tesori d’arteo paesaggistici se manchiamo di ca-pacità innovative sul piano orga-nizzativo e logistico.

E poi, per il turismo, fondamen-tale è il servizio aereo. Ma chi,quando e come sarà possibile met-tere nuove “Ali” all’Italia?

di MassiMo Negrotti

L’Italia con le “Ali” tarpateECONOMIA

Governi di centrodestra, grandicoalizioni, governi di centrosi-

nistra. Chiunque comandi in Italiale riforme restano qualcosa di cui siparla molto: ma ci si limita a par-larne.

Non è detto che le cose debbanonecessariamente cambiare. Né che leriforme, di per sé, siano buone. Inun Paese che si allontana sempre piùdalla media dell’Unione europea edell’Eurozona negli indicatori ma-croeconomici, però, tirare a cam-pare è un modo per andare dritticontro il muro, come Nicola Rossie Paolo Belardinelli sottolineanonella nota di aggiornamento del Su-perindice Ibl. Nel mentre, s’ingros-sano le fila degli indignati diprofessione.

I dati diffusi l’altro giorno sull’oc-cupazione mostrano un mercato dellavoro fermo. Su base annua, cresceun po’ la disoccupazione (0,2 per

cento), ma diminui-sce un po’ l’inoccu-pazione (-0,9 percento). L’occupazionenon la fanno i go-verni, non la fannole leggi, tantomenogli slogan. Quel chei politici dicono equel che i politicifanno possono peròcondizionare favore-volmente o negativa-mente le variabilieconomiche. Aver

soppresso definitivamente il lavoroaccessorio sotto la minaccia sinda-cale del referendum rientra tra lecondizioni sfavorevoli. E non soloperché si è eliminata una formacontrattuale semplice, flessibile epoco onerosa, ma anche perché la“riforma”, in quel caso, ha coin-ciso con un ritorno alla situazioneiniziale: una situazione inizialedove la rigidità del mercato del la-voro sicuramente non garantivafacilità di creare occupazione.

Ugualmente, la responsabilitàsolidale in materia di appalti è

stata integralmente ripristinata. Ildestino del “Ddl Concorrenza”,per quel che ormai vale, è deltutto incerto. L’ipotesi di un inter-vento in favore di Alitalia in-combe ancora una volta suicontribuenti. Nella migliore delleprevisioni, andremo a votare tor-nando a una legge simile a quellaabrogata nel 2005. Nella peg-giore, con un sistema proporzio-nale tipico del primo periodorepubblicano. Intanto, la distanzafra l’Italia e la media dell’Euro-zona e dell’Unione europea è pra-ticamente la stessa dell’avvio dellamoneta unica, e la linea di ten-denza ha molti elementi in co-mune con quella prevalente fra il2008 e il 2010.

L’alternativa a riforme cosmeti-che ed omeopatiche, perlomenoalla mensa della politica, parequella del ritorno a confini e mer-cati chiusi. È un’alternativa che hacosti notevoli per il benessere e lalibertà di tutti, ma l’ostinazionecon cui gli spacciatori di meta-done riformista lo contrabban-dano per cambiamenti risolutivi larafforza. Perché si possa davverocambiare passo, bisognerebbeavere la forza di guardare in fac-cia la realtà. Prima che sia troppotardi.

4 L’OPINIONE delle Libertà Economia

a cura dell’ISTITUTO BRUNO LEONI

giovedì 4 maggio 2017

L’eterno ritorno dell’uguale

5l’oPiNioNE delle libertàgiovedì 4 maggio 2017 Esteri

Presso la sede della Società Ita-liana per l’Organizzazione Inter-

nazionale (Sioi) di Palazzo Veneziaa Roma, è stata organizzata unaconferenza sui temi, della politicaestera dell’Azerbaigian e dei rap-porti con l’Italia. La conferenza èstata organizzata per celebrare i 25anni dall’instaurazione delle rela-zioni diplomatiche tra i due Paesi,la cui data esatta cade l’8 maggio.Alla conferenza, inaugurata dal di-scorso del presidente della Sioi,Franco Frattini, e dal sottosegreta-rio di Stato per gli Affari esteri e laCooperazione internazionale Bene-detto della Vedova, hanno presoparte numerose personalità politi-che di spessore internazionale, fracui come ospite d’onore il ministrodegli Esteri dell’Azerbaigian, ElmarMammadyarov.

Il ministro degli Esteri azero haricordato come le radici della pro-fonda relazione che lega Italia eAzerbaigian sono lontane e come iprimi documenti scambiati tra ilgoverno italiano e azerbaigiano ri-salgano già agli anni Novanta delNovecento. Da quando l’Italia hariconosciuto l’indipendenza del-l’Azerbaigian nel mese di gennaiodel 1992, tra i due Paesi si è instau-rato un solido rapporto di amiciziae cooperazione economica. I mo-menti salienti delle relazioni bilate-rali tra Italia e Azerbaigian sonostati ricordati all’interno dellamostra fotografica allestita nelchiostro di Palazzetto Venezia,che ha preceduto la conferenza.La riunione è stata un’impor-tante occasione per discutere que-stioni comuni e definire le lineeguida della cooperazione futura trai due Paesi. Tutti i partecipanti sisono detti soddisfatti del livello dicooperazione raggiunto tra Azer-baigian e Italia e hanno espresso lavolontà in futuro di mettere incampo qualunque sforzo per raf-forzarla ulteriormente.

Nel suo personale intervento, ilsottosegretario di Stato del mini-stero degli Esteri Della Vedova haimputato il successo della relazionestrategica tra i due Paesi al dialogodiretto e aperto che oggi come infuturo dovrà essere mantenuto perfavorire la crescita delle relazionidiplomatiche ed economico-com-mericali tra i due Paesi. Numeroseriflessioni sono state spese riguardoal settore energetico, cruciale neirapporti tra Italia e Azerbaigian.Durante l’incontro con Mamma-dyarov, il ministro degli Esteri An-gelino Alfano ha parlato deivantaggi per ambo le parti derivantidal progetto Trans Adriatic Pipeline(Tap) e Trans-Anatolian NaturalGas Pipeline (Tanap), così come daicorridoi di trasporto Nord-Sud eEst-Ovest. Mammadyarov ha in

particolare fatto riferimento all’im-portanza del progetto del CorridoioMeridionale quale strumento fon-damentale per garantire l’approvvi-gionamento supplementare di gas.

Oltre al settore energetico, di cuil’Azerbaigian è leader, durante laconferenza si è discusso anche di di-versificazione energetica e il mini-stro Carlo Calenda, d’accordo conil sottosegretario della Vedova,hanno ribadito come, attraverso lasua politica di diversificazione,l’Azerbaigian è in grado di molti-plicare i propri potenziali clienti eoffrire forniture energetiche alter-native. La strategicità dei rapportitra Italia e Azerbaigian è anche con-nessa ai settori non-petroliferi(come agricoltura, edilizia e turi-smo), sempre più attrattivi per leaziende italiane che decidono di in-serirsi nel mercato azero.

La conferenza ha rappresentatoinoltre l’occasione per il ministroazero di illustrare nel tempo comesia evoluta la politica estera di Bakuanche in relazione alla storia dell’in-dipendenza del Paese. Dopo averperso nel 1920 la propria indipen-denza ed essere divenuto nel 1922parte dell’Urss, gran parte della po-litica estera azera e di difesa delPaese è stata dedicata a Mosca.

Dopo aver ritrovato l’indipendenzanel 1991, il governo dell’Azerbai-gian ha definito come primaril’obiettivo della promozione di par-tenariati energetici con i Paesi svi-luppati e una politica volta agarantire sicurezza e diversificazionedegli approvvigionamenti energetici.

Il ministro degli Esteri azeroMammadyarov ha citato la “Di-chiarazione congiunta sul partena-riato strategico tra la Repubblicadell’Azerbaigian e la Repubblicaitaliana”, adottata nel 2014 du-rante la visita ufficiale in Italia delpresidente dell’Azerbaigian, IlhamAliyev, come uno dei più importantidocumenti firmati tra i due Paesidall’inizio delle loro relazioni bila-terali.

Relativamente al confl ittoirrisolto del Nagorno-Karabakh,Mammadyarov ha ricordato come,nonostante il Consiglio di Sicurezzadelle Nazioni Unite abbia emanatonel 1993 quattro risoluzioni (nn.822 , 853, 874 e 884) per intimareil ritiro delle truppe di occupazionearmene, queste ultime non hannoprodotto i risultati attesi e, il Na-gorno-Karabakh e le altre sette pro-vince azerbaigiane sono tuttoraoccupate. In linea con lo spirito delgoverno della Repubblica Demo-

cratica dell’Azerbaigian, da semprefavorevole a una sistemazione paci-fica del conflitto, Mammadyarovha precisato quanto sia importanteincrementare gli sforzi nel senso diuna risoluzione del conflitto cheponga fine alle sofferenze umane edeconomiche di ambo le parti.

In ultimo, il presidente della SioiFranco Frattini ha parlato del-l’Azerbaigian come modello di mul-ticulturalismo. Riferendosi alle suemolteplici e personali esperienze nelPaese, Frattini si è detto positiva-mente colpito dal sentimento di li-bertà e tolleranza che avvolge ilPaese e ha definito l’Azerbaigianun’eccezione a livello regionale dalmomento che gruppi religiosi di-versi vivono tra loro in totale ar-monia contrariamente a quantoaccade in altre zone della regionecaucasica dove non sono rari epi-sodi di frizione tra gruppi religiosied etnici diversi. La libertà d’espres-sione si concretizza in Azerbaigiananche attraverso la possibilità, perle ragazze e le giovani donne, di ve-stire all’”occidentale” rinunciandoalle ristrettezze imposte in moltiPaesi a maggioranza musulmana.Ringraziando il presidente per lesue riflessioni, Mammadyarov haricordato l’impegno del governo

azero ogni giorno a promuovere laconvivenza tra individui apparte-nenti a gruppi religiosi diversi e lalibertà, riconosciuta anche a li-vello costituzionale, di professareil proprio credo. L’Azerbaigian èdivenuto nel tempo sinonimo di ac-cettazione e tolleranza, di rispettoreciproco tra individui che abbrac-ciano fedi diverse.

L’Italia, quest’anno, come mem-bro non-permanente dello Un Secu-rity Council e il prossimo anno allapresidenza dell’Osce ha più che maibisogno di un interlocutore affida-bile nella regione. La conferenza harappresentato un importante forumd’informazione per comprendere laprofonda amicizia e il proficuo rap-porto di collaborazione economicache lega Italia e Azerbaigian e rivelacome in futuro i loro destini conti-nueranno a intrecciarsi anche gra-zie al processo di diversificazioneeconomica in corso in Azerbaigianche, già ora, permette alle impreseitaliane di poter diffondere e far co-noscere le eccellenze e le potenzia-lità del “made in Italy”.

(*) Analyst and Researcher Energy Security and Unresolved Conflicts in the South Caucasus.

Political analyst dell’associazione “Amici dell’Azerbaigian Centro Sud Italia”

Si rafforzano i rapporti tra l’Italia e l’Azerbaigian di GiorGia Pilar GiorGi (*)

Èvisibile, dopo la quasi vittoria diEmmanuel Macron al primo

turno delle presidenziali francesi, ilcompiacimento dei sostenitori dellostatus quo, i quali interpretano i ri-sultati (e il probabile esito favore-vole del ballottaggio) come inizio delriflusso dell’“onda lunga populista”,che dopo il travolgente 2016 (Brexite Trump) avrebbe iniziato a decre-scere.

Probabi lmentequalcosa del genereera stato pensatoanche alla cancelle-ria del Reich nel1932, quando il par-tito nazista all’ele-zione di novembreperse voti e seggi inParlamento rispettoalle precedenti (delmese di luglio). Ciònon impedì che Hi-tler fosse chiamatoal governo, con lenote conseguenze.

È facile ricordareche tale precedente(e altri simili) nonconsentono di rite-nere uno “stop”elettorale indice si-curo dell’arresto diun cambiamentodiffuso nello spazioe, come tutti gli ana-loghi, spalmato neltempo. Quanto suc-cede in questi anni èinfatti riconducibilealle analisi politiche(e giuridiche) dellatransizione, dellacrisi dei sistemi isti-tuzionali e politici,fino al dualismo deipoteri di memoriatrozkista.

Senza tuttaviascomodare Trotskyè opportuno ricor-dare che la transi-zione da un sistema

politico, regime, ordinamento a unaltro è, per lo più, il risultato di unapluralità non solo di cause (e occa-sioni) ma di eventi e atti cospirantialla conclusione finale. E che spessoarriva lenta, e le battute d’arrestonon sono rivelatrici di inversione ditendenza. Così né le elezioni ricor-

date potevano evitare la fine di Wei-mar, né la vittoria di Ezio ai CampiCatalauni quella dell’Impero ro-mano d’occidente. E neanche lasconfitta di Jean-Marie Le Pen con-tro Jacques Chirac una dozzina dianni fa, malgrado la schiacciantemaggioranza (col Front Nazional al

20 per cento contro l’80 per cento)ha messo in crisi il movimento e lacandidata Marine che, anche se per-derà, com’è probabile, il ballottag-gio con Emmanuel Macron, lo faràcon una percentuale che si prevedepari al 40 per cento dei votanti: ildoppio di quanto raccolse il padre.

E il dato più significativo è proprioquesto: che, malgrado le ripetutesconfitte, il populismo d’Oltralpecontinua a crescere e, per di più, amoltiplicarsi altrove. Anzi, il fattoche si riprenda e aumenti dopo le ri-petute disfatte (l’ultima alle elezioniregionali di due anni fa) dimostrache la presa del movimento sull’elet-torato francese è sempre più conso-lidata. Non si tratta, per intendercidell’effimero 40 per cento di Renzialle elezioni europee, realizzato con

i regali elargiti daPalazzo Chigi, ma adispetto di non po-terli fare.

D’altra parte aguardare il populi-smo nel suo insieme,non è limitato a unanazione o a un fran-gente: è esteso atutta l’area “occi-dentale” del pianeta(euro-americana) ecresce ormai da di-versi anni. Come hoscritto per “L’Opi-nione”, il “populi-smo” è conseguenzadel cambiamentodell’Europa (e delpianeta) dopo ilcrollo del comunismoe la neutralizzazionedel l ’opposiz ioneborghese/proletario,che aveva caratte-rizzato il “secolobreve”. Pretendereche un mutamentoepocale si perfezioniin una tornata (odue) elettorale o inun lustro o poco piùè conseguenza o diun’interpretazionead usum delphini (afavore della élite de-cadente) o di unavisione di corto re-spiro. Quella cuile classi dirigenti,specie italiane, cihanno abituato.

Ingiustizia è fatta. La busta paga deipensionati da maggio è più povera.

È scattata la tagliola del contributodi solidarietà, che si protrarrà per 3anni, dopo che i ministri del LavoroGiuliano Poletti e dell’Economia,Pier Carlo Padoan, hanno approvatola delibera del Consiglio di ammini-strazione dell’Inpgi con la qualeviene fissato un contributo straordi-nario da calcolarsi sugli importi pen-sionistici annui lordi superiori a38mila euro.

Al danno la beffa, in quanto ilprelievo forzoso vale solo per i pen-sionati e non per tutti gli altri pen-sionati Inps o delle casse. Inoltre lamisura è stata eufemisticamente de-finita come volta “a garantirel’equità intergenerazionale e il cuiimpatto, a carattere transitorio,varia in funzione dell’ammontaredel trattamento pensionistico”. Conl’aggiunta che per il corrente annonei cedolini di pensione è presente siail contributo mensile che la quotadegli arretrati relativi ai mesi dimarzo e aprile, dilazionati, bontàloro, in 10 rate.

L’avvenuto prelievo è coinciso conla nomina del nuovo presidente dopole dimissioni di Enzo Iacopino.L’abruzzese Nicola Marini, giornali-sta professionista dal 1978 che ha la-vorato alla Rai e a “Il Tempo” diPescara, rimarrà in carica fino a giu-gno. Ha ottenuto 73 voti contro i 50dell’altro concorrente, Oreste LoPomo. Farà in tempo a vedere la ri-forma della legge istitutiva dell’Or-dine del 1963 di cui si parla da anni?Il decreto legislativo di revisionedella composizione e delle compe-

tenze del Consiglio nazionale del-l’Ordine (da 144 a 60 membri) è infase di approvazione.

Non è questo però il problema diuna legge vecchia di 54 anni in unmondo dell’editoria e delle teleco-municazioni profondamente trasfor-mato con l’ingresso del web e deldigitale. Gli aspetti della crisi sonoprofondi: soltantonel 2016 si è verifi-cata la perdita di 802posti di lavoro, por-tando gli attivi concontratto sotto quota16mila, mentre le mi-gliaia di personeiscritte all’Ordine onon versano i contri-buti, spesso neppureall’Inpgi 2, o sonoprecari. Le casse del-l’istituto ne risen-tono, tanto che ildisavanzo arriva a114,3 milioni di euroe il bilancio contabileha chiuso l’anno conun utile di gestione di9,4 milioni soltantograzie alle plusva-lenze immobiliari di81,7 milioni di euro.Il patrimonio immo-biliare va riducendosidrasticamente.

Tornando ai gior-nalisti pensionati,essi si sentono discri-minati rispetto agli

altri cittadini pensionati che nonsubiscono tagli alle loro rendite.Eppure l’uguaglianza di tratta-mento è uno dei cardini fondamen-tali del sistema costituzionaleitaliano. Si è così costituito un co-mitato dei giornalisti “no prelievo”che sta raccogliendo il contributodi 50 euro pro capite per contri-

buire alle spese legali in vista dellapresentazione di un ricorso al Tardel Lazio contro la nota del mini-stro del Lavoro Poletti che ha isti-tuito il contributo forzosoavallando la delibera 63/2016 del-l’Inpgi in contrasto con l’articolo 2della Costituzione che prevede unalegge per imporre prestazioni patri-

moniali ai cittadini.Su questa questione ci sono state

pronunce della Corte di Cassazioneche ha bocciato i prelievi deliberatida altre Casse. Il contributo impo-sto da un atto non avente forza dilegge è illegittimo anche perché in-cide su pensioni già maturate e inpagamento.

7l’oPinione delle libertà

di serGio Menicucci

giovedì 4 maggio 2017

Prelievo forzoso ai giornalisti pensionati

Esteri - Società

Transizione e ballottaggiodiTeodoro KliTsche de laGranGe

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