LE PIANTE DI ROMA LA CITTÀ DAL BAROCCO AI CATASTI · 2017. 7. 11. · O i è svolto nei giorni 30...

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INSERTO i è svolto nei giorni 30 novembre – 1° dicembre 2010 il Convegno in- ternazionale “Le Piante di Roma. Dal Barocco ai Catasti”, presso l’Istituto Nazionale per la Grafica, secondo appuntamento dopo quel- lo del dicembre 2009, dedicato a “Le Piante di Roma. Dal Rinasci- mento alla Controriforma”. L’iniziativa, organizzata dal Centro di Studi sulla Cultura e l’Immagine di Ro- ma, con la cura scientifica del prof. Mario Bevilacqua (Università di Firenze), e del prof. Marcello Fagiolo (Università di Roma), si è svolta col fondamentale sostegno del Collegio dei Geometri e Geometri Laureati di Roma ed ha riuni- to tutti i principali studiosi, italiani e stranieri, di cartografia romana. In questo inserto pubblichiamo un resoconto dei lavori a firma del prof. Ma- rio Bevilacqua e il testo della Relazione specificamente dedicata al tema del Catasto tra Novecento e Duemila, tenuta dai geometri Adriano Angelini e Giorgio Maria de Grisogono. LE PIANTE DI ROMA LA CITTÀ DAL BAROCCO AI CATASTI 7 34/10 S

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i è svolto nei giorni 30 novembre – 1° dicembre 2010 il Convegno in-ternazionale “Le Piante di Roma. Dal Barocco ai Catasti”, pressol’Istituto Nazionale per la Grafica, secondo appuntamento dopo quel-lo del dicembre 2009, dedicato a “Le Piante di Roma. Dal Rinasci-

mento alla Controriforma”.L’iniziativa, organizzata dal Centro di Studi sulla Cultura e l’Immagine di Ro-ma, con la cura scientifica del prof. Mario Bevilacqua (Università di Firenze), edel prof. Marcello Fagiolo (Università di Roma), si è svolta col fondamentalesostegno del Collegio dei Geometri e Geometri Laureati di Roma ed ha riuni-to tutti i principali studiosi, italiani e stranieri, di cartografia romana.In questo inserto pubblichiamo un resoconto dei lavori a firma del prof. Ma-rio Bevilacqua e il testo della Relazione specificamente dedicata al tema delCatasto tra Novecento e Duemila, tenuta dai geometri Adriano Angelini eGiorgio Maria de Grisogono.

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ROMA DAL BAROCCO AI CATASTILa cartografia storica diRoma tra Seicento eNovecento ci narra diuna difficile ricerca diequilibrio tra rigorescientifico, esattezza,cura realizzativa,sensibilità artistica:elementi ancora cosìvitali in epoche vicine anoi, quando larealizzazione dellemappe catastali post-unitarie richiedeva daparte dei geometriincaricati unaineccepibile periziatecnica ma al contempograndi doti nellacapacità di resa grafica.Oggi che il lavoro èperlopiù svolto dalcomputer, e la stagionedel geometra-disegnatore sembradefinitivamenteconclusa, l’analisi,conservazione evalorizzazione delmateriale cartografico dinatura catastale ciappare come l’ultimomonumento di unatradizione millenaria.

Mario Bevilacqua

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Durante il Seicento, il se-colo del Barocco, Romaconosce un profondorinnovamento della sua

immagine: i papi promuovonograndiosi programmi urbani-stici e architettonici, e artisticome Bernini, Borromini, ePietro da Cortona, creano i ca-polavori che ancora oggi ren-dono celebre la città. I papipromuovono con attenzione laproduzione di immagini astampa in cui si esalta il ruolodella Capitale della Cattolicità.Artisti, incisori, architetti col-laborano in questa opera di dif-fusione internazionale: le pian-te della città realizzate nel cor-so del secolo diffondono nel-l’Europa dell’assolutismo il mi-to della Forma Urbis di Roma,capitale moderna erede del fa-sto della capitale dell’Impero. Nel Seicento la rappresenta-zione della città non contem-pla la produzione e diffusionedi planimetrie. La prima pian-ta icnografica, zenitale, di Ro-ma (Leonardo Bufalini, 1551),costituisce la base per la co-struzione di un tipo particola-re di rappresentazione, la “ve-duta a volo d’uccello”. Unasintesi straordinaria di accu-ratezza topografica (assumen-to la planimetria di Bufalinicome base, con successive ve-rifiche e aggiornamenti) e divirtuosismo artistico-prospet-tico, in cui ogni isolato è reso

attraverso una raffigurazionepseudo-assonometrica. La cit-tà si mostra come vista dall’al-to, nell’impossibile visione diun ipotetico volo di Icaro, o,appunto, d’uccello. Messa a punto già negli ultimidecenni del Cinquecento daicartografi, artisti e prospetticiitaliani, la veduta a volod’uccello sperimenta a Romala produzione di piante dellacittà sempre più accurate, escenograficamente ampie: do-po la grande, dettagliatissimapianta di Matteo Greuter(1618), è Giovanni BattistaFalda a pubblicare, nel 1676,una grande pianta di Romache è il capolavoro cartografi-co riconosciuto del Barocco.Giovanni Battista Falda è unincisore che, arrivato a Romadal Piemonte appena quattor-dicenne, viene impiegato nellostudio del più grande artistabarocco, Gianlorenzo Berni-ni, che ne intuisce subito le ca-pacità e il valore. Falda diven-ta quindi, anche grazie allaprotezione di Giovanni Giaco-mo De Rossi, allora uno deipiù ricchi e intraprendentieditori romani, l’incisore “uf-ficiale” di papa Alessandro VIIChigi, il papa senese cui si de-ve una serie di straordinaria-mente incisivi cantieri di rin-novamento della città, a parti-re dalla costruzione del colon-nato di piazza S. Pietro.La pianta di Giovanni BattistaFalda si diffonde rapidamentein tutta Europa, immagine uf-ficiale della Città Eterna nel

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Leonardo Bufalini. Pianta di Roma.Xilografia (1551).

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suo magniloquente splendoredi vie, piazze, monumenti, tut-ti meticolosamente rappre-sentati in alzato all’interno diuna maglia viaria resa in mo-do scientificamente accurato.Una Roma vista dall’alto, coltelescopio, o al microscopio,per usare le metafore che nelSeicento, il secolo della scien-za moderna, venivano spessoapplicate alla cartografia ur-bana in costante ricerca diavanzamenti tecnici.Giovanni Battista Falda è ilprotagonista di questa intensastagione di produzione edito-

riale di piante e vedute di Ro-ma. Falda è inoltre autore dicentinaia di incisioni in cui siillustrano i principali monu-menti della città, chiese, pa-lazzi, opere pubbliche, ma lasua produzione si affianca aquella di decine di altri autori,in una produzione seriale chediventa una vera e propria in-dustria specializzata che haconfronto in Europa solo conla produzione editoriale olan-dese e, in Italia, veneziana. Nel Seicento la diffusione del-l’immagine cartografica dellacittà eterna si affianca dunque

alle numerose raccolte di inci-sioni con vedute e prospetti dimonumenti antichi e moder-ni, su cui l’Europa intera for-ma la propria sensibilità vedu-tistica e cultura architettoni-ca, promuovendo la crescitadi una moderna concezionemonumentale della città: Mag-

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• Mattheus Greuter. Pianta di Roma. Incisione(1618)

Pagina a fianco:• Giovanni Battista Falda. Pianta di Roma.Incisione (1676). Particolare.

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gi, Falda, Venturini, fino all’e-splosione, nel Settecento, delfenomeno delle Magnificenzedi Giuseppe Vasi e delle Vedutedi Piranesi. Samuel Pepys è a vario titololegato all’esecuzione dellapianta di Londra dopo il disa-stroso incendio che, nel 1666,aveva distrutto l’intera City,eseguita con una campagna dianalitica misurazione secon-do un programma scientificoelaborato da matematici e in-tellettuali – Christopher Wren,Robert Hooke – e pubblicatanel 1676 da John Ogilby1.L’originario progetto carto-grafico londinese mirava a do-tare la capitale di uno stru-mento essenziale di conoscen-za, anche in relazione alla pre-sentazione di piani regolatorirazionali e “moderni”, in buo-na parte basati sulle esperien-ze delle capitali dell’Europacontinentale: Parigi, Amster-dam, e soprattutto Roma. Il1676 vede dunque la contem-poranea pubblicazione dellapianta icnografica a proiezio-ne zenitale di Londra di Ogilby,che si confronta – come ricor-da lo stesso Pepys – conl’impresa di poco precedentedi Gomboust a Parigi, e dellapianta a volo d’uccello di Ro-ma del Falda: quanto la piantadi Londra evidenzia l’esigenzaconoscitiva dell’ingombrod’area della proprietà privata

in relazione alla viabilità, aglispazi e alle funzioni pubbli-che, intrinsecamente legati al-l’esigenza di corretta, raziona-le gestione e pianificazione ur-bana, ponendosi alla base diquella che sarà l’esperienzacatastale settecentesca, napo-leonica e quindi moderna, lapianta di Roma di Falda, purineccepibile dal punto di vistadella resa generale del dato to-pografico, esalta una cristalliz-zata magnificenza monumen-tale, analiticamente scompo-sta nella miriade di interventiviari ed edilizi che avevano re-se celebri, nell’Europa delle ca-pitali, la bellezza e la moderni-tà dell’Urbe.I due modelli di rappresenta-zione urbana esemplificati dal-le realizzazioni londinese e ro-mana del 1676 continueranno aessere proposti per tutto il Set-tecento, ma sarà l’astrazione pla-nimetrica dell’icnografia a proie-zione verticale a essere ricono-sciuta, per la sua maggiore esat-tezza e il suo valore di docu-mento oggettivo e verificabile,come unico strumento validoper la rappresentazione della cit-tà, mentre ogni genere di vedu-ta, dal panorama all’assono-metria, verrà sempre più per-cepito come prodotto valido uni-camente come operazione ar-tistica, svuotata di ogni atten-dibilità scientifica. La pianta‘scientifica’, frutto di nuove, ac-curate campagne di misurazio-ne, poi confluite nella grandestagione catastale napoleonica,si imporrà nell’Europa dei Lu-

mi come unico mezzo di rap-presentazione della città. Non più all’avanguardia, macentro ricettivo di straordina-ria vitalità, nel Settecento Ro-ma, centro internazionale delGrand Tour, grande “Accade-mia del Mondo”, propone un’u-nica realizzazione cartografi-ca della città moderna: la “Nuo-va Pianta di Roma” del geome-tra lombardo Giovanni Batti-sta Nolli, pubblicata nel 1748in poco meno di 2000 copie. L’operazione parte dall’esecu-zione di un nuovo, impegnati-vo rilievo (sulla base delle in-dicazioni tecnico-scientifichemesse in atto nel catasto mila-nese di Carlo VI, dove Nolli,originario del Comasco, si eraformato), ma al contempo dauna attenta ricognizione econfronto con la cartografiastorica (con la riscoperta – e lariproposizione – della piantadella città rinascimentale diBufalini), operazioni cui sitrovò a partecipare anche ilgiovanissimo Piranesi. La pubblicazione nel 1748 del-la Nuova Pianta di Roma fu unimmediato, duraturo successo.L’opera si diffuse subito (Lon-dra, Parigi, Lisbona, Madrid,Amsterdam, Vienna, Varsavia,San Pietroburgo, le “Indie”…),entrando nelle principali colle-zioni, musei e biblioteche, di-venendo l’icona celebrata, nel-l’esattezza planimetrica resacon sorprendente perfezionetecnica, nella ricchezza dei da-ti riportati in pianta e negli In-dici, della complessa realtà del-

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Giovanni Battista Falda. Pianta di Roma.Incisione (1676)

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la città. La splendida raffina-tezza del segno grafico, la suanetta chiarezza cristallina, insintesi quella “bellezza delleStampe” che ne fecero fin dasubito un oggetto artistico ri-cercato e collezionato, hannocontinuato ad affascinare lacultura occidentale, decretan-done la celebrità in Europa e inAmerica. Equilibrio perfettotra rigore scientifico e fortepregnanza artistica, specchiodi una realtà in procinto di es-sere per sempre perduta, im-

magine malinconica e sublimedi una metropoli dalle infinite“magnificenze” ma immersa inun unificante torpore rurale,assediata dalla natura che av-volge e sgretola le vestigia dellasua grandezza passata. La base cartografica di Nolli,nella sua accuratezza, è servitaper più di un secolo come basecartografica di riferimento perogni nuova pianta della città,compresa la nuova pianta ca-tastale che la Direzione Gene-rale del Censo fece eseguire da

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Pagina a fianco:• Catasto Pio-Gregoriano (1818-1820).Particolare con l’area dell’Aventino. Disegno(Roma, Archivio di Stato)

In questa pagina:• Pianta di Roma della Direzione Generale delCenso. Incisione (1829)

Pagina 16:• Giovanni Battista Nolli. Pianta di Roma.Disegno preparatorio (1736-38 ca.). Particolaredell’area di S. Pietro. Roma, Istituto Nazionaledi Archeologia e Storia dell’Arte

Pagina 17:• Antonio Barbey. Pianta di Roma. Incisione(1697). Particolare

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geometri romani nel 1818. An-cora oggi, dunque, la carto-grafia storica di Roma tra Sei-cento e Novecento ci narra diuna difficile ricerca di equili-brio tra rigore scientifico, esat-tezza (concetto certamentenon oggettivo, ma soggetto acontinui mutamenti nei seco-li), cura realizzativa, sensibili-tà artistica: elementi tutti chesi rivelano ora, inaspettata-mente, ancora così vitali inepoche così vicine a noi, quan-do la realizzazione delle map-

pe catastali post-unitarie ri-chiedeva da parte dei geometriincaricati una ineccepibile pe-rizia tecnica ma al contempograndi doti nella capacità diresa grafica. Oggi che il lavoroè perlopiù svolto dal computer,e la stagione del geometra-di-segnatore sembra definitiva-mente conclusa, l’analisi, con-servazione e valorizzazionedel materiale cartografico dinatura catastale ci appare co-me l’ultimo monumento diuna tradizione millenaria.

1 R. Hyde, Ogilby and Morgan’s City ofLondon Map, 1676, in The A to Z of Re-storation London (The City of London,1676), London 1992; M. Cooper, ‘AMore Beautiful City’. Robert Hookeand the Rebuilding of London after theGreat Fire, Stroud 2003.

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CATASTI PREUNITARINel 1861, al momento dell’uni-ficazione dell’Italia risultavanoesistenti e vigenti nel territorionazionale ventidue diversi ca-tasti dei quali solo otto di tipo geo-metrico e tutti gli altri di tipo de-scrittivo. Le tariffe di estimo checostituivano la base imponibileai fini della tassazione dei redditifondiari facevano riferimento aparametri economici differen-ziati stante il loro collegamentoai diversi periodi di formazionedelle tariffe ed alle diverse mo-nete in vigore negli stati: il catasto milanese(attivato dall’Imperatrice Ma-ria Teresa d’Austria) fa riferi-mento ai valori del 1725; il catasto napoletanoa quelli del 1787 e del 1807 aseconda delle diverse zone; il catasto sicilianoal periodo 1821 e 1830;il catasto sardoal periodo 1843-1852.

Quelle tariffe erano tra l’altrodeterminate con metodologie ecriteri di stima molto diversi traloro.Vigeva quindi una grande con-fusione, una babele fiscale ina-sprita ancora da una differen-ziata utilizzazione delle unitàdi misura e conseguentemen-te dalle molteplici scale di rap-presentazione delle mappe deidiversi catasti geometrici.Apparve subito evidente che nel-la nazione unificata occorrevaeffettuare una grande opera-zione di riordino catastale e diperequazione fondiaria per av-viare la quale occorrevaperò an-cora del tempo. Per anticipare la legge di più am-pia riforma fondiaria, nel 1864fu promulgata la legge defini-ta del “conguaglio provvisorio”che fissò un’imposta fondiariaprovvisoria di 110 milioni di li-re. Tale contingente venne poiripartito tra i 9 compartimen-

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VERSO NUOVISTRUMENTI DI GESTIONEDELLA CITTÀE DELTERRITORIO:GEOMETRIE CATASTI

Adriano Angelini Giorgio Maria de Grisogono

In basso:• I nove compartimenti catastali e i catastiufficiali del primo catasto terreni italiano

Pagina a fianco, da sinistra:• Angelo Messedaglia e i primi due articoli della Legge 1° marzo 1886 n. 3682 Serie 3° - detta Legge Messedaglia• Stralcio del foglio d’impianto 361 del Comune di Roma (part.)

COMPARTIMENTO CATASTO PERIODO TIPO––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––I Piemonte e Liguria 1 Censi piemontesi antichi ‘500-’700 Descrittivi i più antichi, geometrici (particellari o

per masse di coltura) gli altri2 Censo milanese (Antico e Nuovo) ‘700 (1780) e Napoleonico-Restaurazione Geometrico particellare3 Catasti della Repubblica Ligure ‘700 Descrittivi4 Catasti Francesi napoleonici Napoleonico Geometrici (particellari o per masse di coltura)––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––

II Lombardo-Veneto 5 Antico Censo milanese (Carlo VI o Teresiano) ‘700 (1780) e Napoleonico-Restaurazione Geometrico particellare6 Censo Mantovano ‘700 Geometrico particellare7 Nuovo Censo milanese (Lombardo-Veneto) Napoleonico-Restaurazione (1846-1853) Geometrico particellare––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––

III ex Ducato di 8 Catasto Parmense-Piacentino Napoleonico-Restaurazione Geometrico particellareParma e Piacenza 9 Catasto Guastallese Napoleonico-Restaurazione Geometrico particellare––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––

IV ex Ducato di 10 Catasto Estense di pianura ‘700 DescrittivoModena e Reggio 11 Catasto estense di montagna ‘700 Descrittivo

12 Catasto della Garfagnana ‘500 Geometrico per masse di proprietà13 Catasto Lucchese antico Napoleonico Geometrico per masse di proprietà14 Catasto della Lunigiana Napoleonico-Restaurazione Geometrico per masse di proprietà15 Catasto di Massa Napoleonico-Restaurazione Geometrico per masse di proprietà––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––

V Toscana 16 Catasto Toscano Napoleonico-Restaurazione Geometrico particellare17 Catasto dell’Elba e di Pianosa Restaurazione Geometrico particellare18 Catasto Lucchese recente Postunitario Geometrico particellare19 Catasto dell’Isola del Giglio Postunitario Geometrico particellare––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––

VI ex Stato Pontificio 20 Catasto Gregoriano o Romano (con estimo antico) Napoleonico-Restaurazione (1833) Geometrico particellare21 Catasto Romano (con estimo riveduto) Postunitario (1875) Geometrico particellare––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––

VII ex Stato Napoletano 22 Catasto Napoletano Napoleonico-Restaurazione Descrittivo––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––VIII Sicilia 23 Catasto Siciliano Restaurazione Descrittivo––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––IX Sardegna 24 Catasto Sardo Restaurazione Geometrico (con rilievo a vista) particellare

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ti, tra le provincie ed i comuni,tenendo conto, per ciascun cen-tro, della densità della popola-zione e della redditività dei ter-reni quantificata però attra-verso le denunce dei possesso-ri (non certo disinteressate).Lo Stato raggiunse l’obiettivodi riscuotere l’imposta fissatadal conguaglio provvisorio, cer-tamente non raggiunse l’ob-biettivo di una giusta ed accet-tabile perequazione.

LEGGE MESSEDAGLIASolo nel 1886 viene promulga-ta la legge 3682 elaborata e pro-posta da Angelo Messedaglia,grande studioso delle scienzegiuridiche, tributarie e stati-stiche ma studioso pure di ma-terie letterarie che coltivava conpassione anche attraverso la fre-quentazione con Giosuè Car-ducci e con Antonio Fogazzaro.Con questa legge vennero isti-tuiti il Nuovo Catasto dei Ter-reni per sostituire i vecchi ca-tasti pre-unitari e il Catasto Edi-lizio Urbano quale evoluzionedel Catasto Urbano già istitui-to nove anni prima.

I primi due articoli di questa fon-damentale legge stabilirono che:“il catasto sarà di tipo geome-trico e particellare, fondato sul-la misura e sulla stima, con loscopo di accertare le proprietàimmobiliari e tenerne in evi-denza le mutazioni”.“La misura avrà per oggetto dirilevare la figura e l’estensionedelle singole proprietà e dellediverse particelle catastali e di

rappresentarle con mappe pla-nimetriche collegate a punti tri-gonometrici.”“Saranno rilevati per la loro areaanche i fabbricati urbani e glialtri enti non soggetti all’im-posta fondiaria”.Avrete notato che tre brevi frasisono state evidenziate con unasottolineatura: “…tenere in evi-denza le mutazioni delle proprie-tà…” – “…rappresentarle con map-pe planimetriche collegate a pun-ti trigonometrici …” – “sarannorilevati per la loro area anche i

fabbricati urbani e gli altri enti”.Abbiamo sottolineato questefrasi perché proprio su questesi svilupperà il nostro inter-vento, pure se dopo averne in-vertito l’ordine.

FORMAZIONE DELLEMAPPE CATASTALICon la norma che impone la ri-levazione dei fabbricati urba-ni e quelli non soggetti all’im-posta fondiaria, si stabilisce chele mappe catastali devono su-perare la mera rappresenta-

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zione dei terreni agricoli e deifabbricati rurali da assogget-tare alle imposte fondiarie, perdivenire una vera e propria car-tografia rappresentativa del ter-ritorio con la puntuale e rigo-rosa rappresentazione degli ele-menti che lo caratterizzano e di-stinguono.Nelle mappe troveremo allorarappresentate oltre le strade edi corsi d’acqua anche i fabbricatiurbani soggetti a diversa impo-sizione fiscale e quelli esenti dal-l’imposizione quali chiese, mo-numenti e ruderi.Nascono così quei piccoli capo-lavori che sono quelle che oggichiamiamo mappe d’impiantoe che allora venivano chiamateinvece canapine in quanto rea-lizzate su un supporto di car-toncino pesante per aumentar-ne l’indeformabilità, delle di-mensioni di 100 x 70 cm.Il foglio è delimitato da para-metri che formano una magliaquadrata di 10 x 10 cm per faci-litare l’introduzione dei punti dirilievo e per facilitare poi la let-tura delle coordinate grafiche. Il sistema cartografico di rap-presentazione è quello deno-minato Cassini Soldner.

I punti rilevati venivano quin-di introdotti rigorosamente amatita nella mappa e con l’aiu-to di goniometri e righelli edavvalendosi del libretto delle mi-sure e dell’abbozzo stilato incampagna, si rappresentava-no le singole particelle. Ultimatala costruzione delle particellee delle altre linee di rilievo si pro-cedeva alla loro numerazioneed alla determinazione delle su-perfici.Ultimate queste fasi si proce-deva prima al ripasso con l’in-chiostro di china di tutte le li-nee e poi a completare la rap-presentazione con le scrittura-zioni interne dei toponimi e conquelle esterne per indicare laprovincia, il comune, il nume-ro del foglio e quello dei fogliconfinanti, la scala grafica e lecoordinate dei parametri di ri-ferimento del foglio.L’ultima fase era quella della co-lorazione ad acquerello dellestrade, dei fabbricati e delle ac-que.Da quel momento il foglio an-zi, la matrice del foglio, diven-ta immodificabile e se ne tire-rà poi un lucido sempre dise-gnato a china sul quale, perio-

dicamente, saranno riportati gliaggiornamenti per trarne poile copie eliografiche per le vi-sure e per la commercializza-zione.La necessità finale di questemappe era allora quella fisca-le, ma la minuziosità della gra-fica, la perfezione delle dida-scalie, l’equilibrio del cromati-smo dellerappresentazioni, la-sciano trapelare la faticosa at-tività del rilievo, dell’indagine,della ricerca della precisione,quali indiscutibili elementiispi-ratori di chi operava per un ri-sultato che riusciva alla fineanche a dimostrare la dinami-cabellezza delle campagne, del-le strade, delle case e del terri-torio.Ottime molto spesso ancora og-gi per il nostro lavoro tecnicoquelle mappe,ma anche piccolicapolavori. Su qualcuno di questi capola-vori troviamo anche il nome de-gli autori e le date della loro ste-sura (ingrandendo l’immagineè possibile leggere che il rilie-vo è stato eseguito nell’anno 1924dal Geom. Capo Di Marco cav.Vincenzo, che è stato aggiorna-to nell’anno 1929 dal Geom. P.le

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Da sinistra.• Foglio 45 diPalestrina e dettagliofrazione Carchitti• Particolare del fogliod’impianto 282 diRoma con indicati inomi degli estensori

Pagina a fianco:• Rete trigonometricaitaliana 1940

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Fabi Aggeo e che le particelle delfoglio sono state classate neigiorni 22 e 23 maggio 1930 dalGeom. Colli Ernesto).

LA RETE TRIGONOMETRICAIl secondo punto di forza del-la cartografia catastale d’im-pianto è dato dal collegamen-to a punti trigonometrici chela legge aveva puntualmente in-dicato.Sotto un profilo politico po-trebbe dirsi che si voleva rap-presentare, nella più minutacartografia, l’unitarietà dell’I-talia anche attraverso l’unicitàdella rete geodetica di riferi-mento.Sotto il profilo tecnico rappre-senta invece la volontà di rag-giungere un perfetto (per quan-to possibile all’epoca) collega-mento geografico tra le mappecatastali di tutto il paese, dal Pie-monte alla Sicilia. Quanto que-sto sia stato difficile lo si può im-maginare solo se si pensa aquanto sia lunga l’Italia e quan-to, per questo, la maglia possaessere deformabile.Prima dell’unificazione dell’Ita-lia al disordine degli stati corri-spondeva una assoluta confu-sione tra i sistemi cartografici. Uno dei primi provvedimenti fuquello di istituire presso il Cor-po di Stato Maggiore un Uffi-cio Superiore per i lavori geo-detici, topografici e militari,mantenendo come sezione stac-cata il Reale Officio Topografi-co Napoletano del Regno delledue Sicilie.

Fu un enorme lavoro quello diunificare i metodi di rilievo edil collegamento delle pochetriangolazioni già eseguite.La nuova carta dell’Italia saràportata a compimento nel 1876dopo che l’Ufficio per i lavorigeodetici si era trasformato nel-l’Istituto Topografico Militareper poi divenire quello che èancora oggi l’Istituto Geogra-fico Militare.

Non è certo questa la sede perapprofondire la conoscenza diuna rete trigonometrica, ba-sterà forse, farvi immaginarele torri di avvistamento me-dioevali, collegate visivamen-te tra loro per scambiarsi segnaliconvenzionali di comunicazio-ne per i diversi eventi. Immaginiamo ora che questetorri formino dei triangoli suf-ficientemente regolari e di mi-

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surarne gli angoli di osserva-zione dell’uno rispetto all’altroe dell’altro rispetto al terzo. A quel punto conosceremo at-traverso le regole della trigo-nometria la reciproca distan-za tra questi punti creando laprima maglia di una rete fissadi riferimento per i lavori diraffittimento della rete e per i ri-lievi di dettaglio: quelli dellemappe catastali per esempio.Più facile dirlo che farlo consi-derato che su ogni punto le ope-razioni di rilievo devono esse-re fatte in particolari condizio-ni climatiche e per intere gior-nate alle quali bisogna aggiun-gere i tempi per gli spostamen-ti atteso che, per essere reci-procamente visibili, questi pun-ti devono essere scelti spessoin alta quota.Nella pagina accanto potete ve-dere una serie di questi manu-fatti che svolgono la funzione dipunti trigonometrici, sono inparticolare alcuni di quelli del-la Puglia che sono stati ripro-dotti da un bel libro promossodal Collegio dei geometri di Lec-ce che contiene anche una dot-ta introduzione del prof. Mar-cello Fagiolo. Si può vedere anche in questocaso la minuziosità della rap-presentazione che supera spes-so la schematicità per giunge-re a forme di dettaglio ancoraoggi utili anche per la ricostru-zione ed il restauro di manufattiche il tempo ha offeso.Al dettaglio della rappresenta-zione di questi punti si aggiun-ge una accurata descrizione nei

“prospettini” che i topograficompilano per ogni punto, de-scrizione che riguarda il sito,il modo di raggiungerlo e conquali mezzi, il modo di stazio-narvi, come pernottare dopouna giornata di lavoro e quan-to altro necessario a chi cercheràquei siti per le ulteriori infini-te operazioni.Vogliamo leggere, sintetizzan-doli, un paio di questi “pro-spettini”:Telegrafo di S. Maria di Leuca:questo telegrafo è addossato almonte che poi scende con fortependenza al mare. È un bel pun-to perché vede tutta la rada finoal faro d’Otranto … dista da Ga-gliano una mezz’ora per via par-te mulattiera, parte pedreste … sipuò fare stazione sul casotto. Nonv’è bisogno di scala, basta unasedia. L’aria è buona. Si avverteche a Cagliano non v’è locanda,che il paese non offre nessunarisorsa. Il sindaco è un conta-dino, è bene parlare in terminiadatti al caso per intendersi.(Cap.no Del Giudice, 24 luglio1872).Otranto, Cattedrale: Asse delpilastrino eretto sul campaniledella Chiesa Madre… Sul verti-ce vi si costrusse il pilastrinoove si potrebbe fare stazione incentro ma con l’aiuto di un pic-colo andito più per sicurezza del-l’individuo che per necessità …..L’aria è pessima, cagione prin-cipale ne è la palude e il lago diAlimini. Ad Otranto invece as-seriscono che sono calunniati eche l’aria è buona. Attualmentevi è anche il vaiuolo sensibil-

mente forte (Cap.no Del Giudi-ce, 15 luglio 1872).Su questa rete geodetica, con leopportune e necessarie opera-zioni di raffittimento e di con-versione del sistema, il catastoinserirà le proprie reti e sottoretiper realizzare quella maglia cheracchiude e collega numerica-mente tutti i fogli catastali.

I RILIEVI DI DETTAGLIOLe operazioni di rilievo di det-taglio vennero eseguite attra-verso il collegamento tra i pun-ti trigonometrici con poligonaliche possiamo brevemente de-finire come allineamenti se-quenziali dei quali si misura-no le distanze dei lati e gli an-goli da questi formati nei ver-tici. I vertici vengono scelti concriteri tali da ridurre gli errori“sistematici” del rilievo ed in po-sizione tale da favorire le suc-cessive operazioni del rilievodi dettaglio.Diverse sono le strumentazio-ni utilizzate per queste opera-zioni, sia in relazione al tipo dirilievo da eseguire, sia per il con-tinuo miglioramento tecnico eper il forte interesse alle inno-vazioni.All’inizio, protagonista sarà an-cora la tavoletta pretoriana,quella stessa che usava il Nol-li, dove però il traguardo confili che vedete era stato sosti-tuito con la diottra: una sortadi cannocchiale in grado di mi-surare indirettamente, attra-verso le letture di scale metri-che su una stadia, le distanze trail punto di osservazione e quel-

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lo del punto da rappresentare; ancora si useranno le cateneagrimensorie, i triplometri, gli squadri.Si passerà poi al tacheometroin grado di misurare contem-poraneamente distanze ed an-goli orizzontali e verticali.Non si trascurerà neanche l’ae-rofotogrammetria e con questametodologia, negli anni Trenta,si procederà alla formazionedelle mappe delle provincie diTerni e Viterbo.

LA CONSERVAZIONE DEL CATASTOIl lavoro è immane e durerà qua-si settanta anni contro i ventiche erano stati previsti, non po-tendosi considerare preventi-vamente i due eventi bellici delsecolo.La fase di formazione del cata-sto, che non riguarda le sole ope-razioni di rilievo e di formazionedelle mappe, ma anche tutte leoperazioni di stima e di classa-mento dei terreni e di predi-sposizione dei registri, terminanel 1952 per tutto il territorioitaliano con l’esclusione delleProvincie di Trieste e Goriziache richiederanno ancora quat-tro anni di lavoro a causa delcontenzioso sui confini con laJugoslavia che, dopo la secon-da guerra mondiale, aveva giàacquisito l’Istria e le enclave ita-liane di Ragusa, di Spalato e del-la meravigliosa Zara.Da quella data il catasto entranella fase di conservazione, unaconservazione dinamica però.Ricorderete infatti che l’art. 1

della legge istitutiva del 1886stabiliva che lo scopo del cata-sto è quello di accertare le pro-prietà immobiliari e di tener-ne in evidenza le mutazioni.È infatti evidente come il triplicelegame tra il numero di parti-celle di una mappa, tra la suanatura e la sua titolarità deveessere costantemente aggior-nato quando sull’uno o sull’al-tro o sul terzo avviene qualchecambiamento.Nel primo periodo della con-servazione si ritenne sufficien-te procedere alle cosiddette lu-strazioni quinquennali (i Co-muni di una Provincia veniva-no suddivisi in cinque gruppia ciascuno dei quali veniva de-dicato un anno di lavoro). Ci sirese ben presto conto che, a par-te gli elevati costi, i tempi ne-cessari non erano più concilia-bili con le esigenze di una ge-stione appena sufficiente; neglianni ‘60 e ‘70 si avvia quindiuna nuova fase coinvolgendo iproprietari o possessori inte-ressati nel far predisporre gli at-ti di aggiornamento attraversole attività di tecnici abilitati al-l’esercizio delle professioni.

I GEOMETRI NUOVAMENTE PROTAGONISTII geometri sono all’epoca i pro-fessionisti più diffusamente di-stribuiti nel territorio e diven-tano ben presto i protagonistidi questa nuova fase. La loro na-turale vocazione ed attenzio-ne verso il progresso tecnolo-gico sia nel campo delle stru-

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Dall’alto:• Tavoletta pretoriana• Tacheometro fine 800• Catene agrimensorie e triplometro• Squadri graduati

Pagina a fianco, dall’alto:• Stazione Totale• Laser scanner• La nuvola di punti

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mentazioni di rilievo che dellameccanizzazione dei calcoli edella rappresentazione,sono ungrosso stimolo anche per la pub-blica amministrazione. I tradizionali teodoliti e tacheo-metri vengono progressiva-

mente sostituiti con le stazionitotali, strumenti elettro-otticiche misurano contemporanea-mente e direttamente gli ango-li e le distanze per mezzo di rag-gi infrarossi e raggi laser regi-strando contestualmente i dati. La decriptazione dei segnali sa-tellitari consente da qualche an-no l’utilizzo di GPS per rileva-re punti di interesse topografi-co mediante una sorta di mul-tipla intersezione spaziale tra isatelliti e l’apparato mobile diricevimento dei loro segnali.Nell’immagine accanto vedetel’ultima frontiera del rilievo: illaser-scanner. Senza entrare neltecnicismo vi diciamo che il suosistema di funzionamento èquello di riempire lo spazio conuna nuvola di punti che si fer-mano sugli elementi che lo de-limitano, determinandone la lo-ro posizione rispetto il centrodello strumento, consentendopoi di riprodurre la posizionespaziale degli stessi elementicon metodo analitico.Il catasto si adegua all’evolu-zione strumentale, informatiz-za le sue banche dati e realizzaprogrammi informatici checonsentono e controllano im-parzialmente la bontà degli at-ti di aggiornamento, consen-tendo oggi ai professionisti dimodificare direttamente le ban-che dati e le mappe informa-tizzate ormai dematerializza-te e trasformate in sequenze dinumeri che individuano i ver-tici delle particelle catastali, laloro natura e qualità e le loroconsistenze.

NUOVI STRUMENTI DI GESTIONEAltri traguardi sarà possibileraggiungere con l’integrazionetra la cartografia catastale conle immagini da aereo ad altadefinizione, le cosiddette orto-foto. Sempre più correlate sono lefunzioni del catasto con quel-le degli altri enti territorialiche devono occuparsi ancoradi fisco ma anche di politicheambientali, di urbanistica, diprotezione civile, di valorizza-zione e tutela del territorio. Dal 2005, per legge, la base deidati catastali, gestita dall’A-genzia del Territorio (così sichiama oggi il catasto) è di in-teresse nazionale ed i suoi da-ti sono fruibili da tutte le pub-bliche amministrazioni attra-verso processi di interoperabi-lità.Lo sviluppo di specifiche tec-nologie ha portato alle primefasi di realizzazione dei GIS(sistemi informativi geografi-ci): sarà insomma possibilecliccando su una particellacatastale conoscere non solo isuoi dati metrici e/o censuarima sapere anche se quel ter-reno è attraversato da reti diservizio, sarà possibile saperequal è la sua situazione urba-nistica, se il proprietario è inregola con le posizioni fiscali;e così per gli edifici sarà pos-sibile conoscere i titoli ediliziautorizzativi, il numero diunità immobiliari, la lorodestinazione, le utenze che loservono.

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SALVAGUARDIA DELLE MAPPE D’IMPIANTOPiedi saldi nel presente, occhipuntati verso il futuro allora,ma doveroso rispetto per quan-to è stato fatto nel passato; ilrispetto diventa quindi esigen-za di tutela e preservazione del-le originali mappe di impiantoche tutt’ora rappresentano unpatrimonio informativo di ine-stimabile valore tecnico, giu-ridico e storico ancora indi-spensabile per risolvere peresempio le questioni di regola-mento di confini. Proseguen-do l’operazione di acquisizio-ne digitale e di georeferenzia-zione delle mappe catastali ori-ginali avviata recentemente dal-l’Agenzia del Territorio, moltiCollegi dei geometri si sono fat-ti carico di provvedere, a pro-prie spese,alla digitalizzazionedelle mappe del loro territorio.I Collegi dei geometri del Laziohanno ultimato da qualche gior-no la digitalizzazione di oltre18.000 documenti grafici tramappe d’impianto, allegati etriangolazioni, un lavoro im-menso svolto con il coinvolgi-mento di tanti giovani colleghivolontari e con un impegno dispesa alleviato dal contributo chela Regione Lazio ha voluto darea questa grande operazione.

CONCLUSIONINon può sfuggire a nessuno ilfatto che i geometri siano statii protagonisti più attivi di que-sta lunga storia e che essi sonoancora pronti a perpetuare que-sto ruolo anche per il futuro conle proprie capacità e cono-scenze, con la propria pazien-za e con il forte indissolubilelegame che hanno con il terri-torio e con la società. Questo perché le operazioni dirilievo costituiscono sempre

una acquisizione di possesso,quasi che, solo per aver dato for-ma e dimensione alla terra at-traverso il mezzo di una geo-metria che consegna agli altriper le normali necessità giuri-diche o fiscali, il topografo ri-esca a trattenere e far sua quel-la intima essenza del territo-rio, quella magia che attrae l’uo-mo nel luogo, quella che lo ob-bliga a fermarsi, per costruireprima la casa, poi il paese, poila città e quindi la metropoli.

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BIBLIOGRAFIA- Antonio Catizzone, Sabati-no Di Filippo Un tesoro ritro-vato - dal rilievo alla rappre-sentazione Gangemi Edito-re Roma 2010.

- Aldo Borella, Elementi diestimo agrario, civile cata-stale Hoepli Milano 1958.- D. Magni Storia del catastoDispense del corso di sistemicatastali parte 3a 2004/2005.

- Vincenzo Cazzato, Simo-netta Politano Topografia diPuglia Congedo editore La-vello 2001.- Andrea Cantile Eventi e do-cumenti diacronici delle prin-

cipali attività geotopocarto-grafiche in Roma Istituto Geo-grafico Militare Firenze 2001.- Aminto Agostini Disegnotopografico Hoepli Milano1943.