Le pagine del tempo UN GIORNO DOPO L'ALTRO Un giorno dopo l'altro Il tempo se ne va. Le strade...

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  • Le pagine del tempo UN GIORNO DOPO L'ALTRO Un giorno dopo l'altro Il tempo se ne va. Le strade sempre uguali, le stesse case. Un giorno dopo l'altro e tutto come prima. Un giorno dopo l'altro e tutto come prima. Un passo dopo l'altro, la stessa vita. E gli occhi intorno cercano quell'avvenire che avevano sognato, ma i sogni sono ancora sogni e l'avvenire ormai quasi passato.l'avvenire ormai quasi passato. Un giorno dopo l'altro, la vita se ne va. Domani sar un giorno uguale a ieri. Domani sar un giorno uguale a ieri. La nave ha gi lasciato il porto e dalla riva sembra un punto lontano. Qualcuno anche questa sera torna deluso a casa piano piano.lasciato il porto Un giorno dopo l'altro, la vita se ne va, e la speranza ormai un'abitudine. e la speranza ormai un'abitudine LUIGI TENCO REALIZZATO da prof. Tiziana Vannucci, Corso abilitante di Latino, anno 2000/2001 Tenuto dalla prof. Manuela Sbrana docente di Letteratura Latina al Liceo Scientifico A.Vallisneri di Lucca MappeHelpBibliografia
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  • Il tempo Come per tutto ci che quotidiano, difficilissimo dare una definizione esatta di TEMPO. Il tempo non si tocca, non ha una forma, non ha un colore, non ha un profumo, non ha un sapore. E allora cosa pu essere il TEMPO?TEMPO IL TEMPO Il Tempo la vita o forse la morte; il tempo risorsa o forse consuma; il tempo distrugge oppure risana; il tempo non cma fa parlare di s. Concezioni del tempo sono state elaborate nel corso dei secoli nellambito della scienza e della filosofia, ed inevitabilmente tali elaborazioni hanno influenzato anche la produzione letteraria di autori sia del passato che del presente.scienzafilosofia
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  • Il tempo lintuizione e la rappresentazione della modalit secondo la quale i singoli eventi si susseguono e sono in rapporto luno con laltro in base ad indicatori temporali ( prima, durante, dopo), vista come fattore che trascina ineluttabilmente levoluzione delle cose o come scansione ciclica e periodica delleternit, a seconda che vengano enfatizzate lirreversibilit e caducit delle vicende umane, o leterna ricorrenza degli eventi astronomici; tale intuizione condizionata da fattori ambientali (cicli biologici, succedersi del giorno e della notte, cicli stagionali ecc.) e psichici ( i vari tratti della coscienza e della percezione, la memoria) ed diversificata da cultura a cultura. Oggi nelle societ ricche occidentali si tende ad un appiattimento del senso del tempo verso il presente e nello stesso tempo si rafforza langoscia determinata dalla fretta, in conseguenza alla mancanza di percezione delle fasi del passato, presente e futuro; inoltre il processo di globalizzazione tende a livellare anche le differenze fra zone e culture del mondo, eliminando tutto ci che risulta difforme rispetto alla strutturazione voluta. I fattori ambientali sono diventati confusi ( si vive molto di pi la notte ed i cicli stagionali sono sempre pi scombinati dalle variazioni climatiche), cos come si alterata la percezione psichica (la coscienza tende ad annullarsi, la percezione falsata dalle nuove tecnologie, la memoria scomparsa nella simultaneit).fattori ambientali psichici il processo di globalizzazione la coscienza tende ad annullarsi DEFINIZIONE
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  • Scienza SCIENZA Il Tempo un concetto fisico che viene utilizzato per stabilire la contemporaneit o lordine di una serie di eventi; una delle grandezze fondamentali e sotto questo aspetto analogo alla lunghezza e alla massa. La misurazione del tempo fondata oggi su tre metodi astronomici diversi: i primi due, basati sulla rotazione giornaliera della terra attorno al suo asse, fanno riferimento al moto apparente del Sole (tempo solare) o a quello delle stelle (tempo sidereo); il terzo metodo invece basato sul moto orbitale della terra attorno al Sole (tempo delle effemeridi).concetto fisico tempo solaretempo sidereotempo delle effemeridi TEMPO SOLARE Il moto apparente del sole nella sfera celeste stato a lungo considerato un criterio sul quale fondare la misura del tempo. In ogni luogo e in qualunque giorno, lora del mezzogiorno definita dalla culminazione del Sole al meridiano celeste locale, il cerchio massimo passante per lo zenit del luogo di osservazione e per i poli della sfera celeste. Lintervallo di tempo tra due successivi passaggi del Sole attraverso il medesimo meridiano celeste il giorno solare, per tradizione suddiviso in 24 ore. Il tempo della scienza
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  • Scienza2 Poich il moto di rotazione della terra non uniforme, la durata del giorno solare varia durante lanno e di conseguenza, per la determinazione dellora civile, si introdusse come riferimento il giorno solare medio, misurato sulla base di un Sole immaginario che viaggi con velocit costante durante tutto lanno. TEMPO SIDEREO Il tempo sidereo misurato assumendo come riferimento la posizione delle stelle fisse. Lanno sidereo, definito come lintervallo di tempo che intercorre tra due successive congiunzioni del Sole con una stessa stella, di 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 45,5 secondi. TEMPO DELLE EFFEMERIDI Il giorno solare e il giorno siderale medi non sono sufficientemente precisi a causa delle irregolarit del moto di rotazione della Terra intorno al suo asse: la velocit di rotazione varia di uno o due secondi lanno e il periodo di rotazione diminuisce di circa un secondo al secolo. Nel 1940, per superare questo inconveniente fu introdotto il tempo delle effemeridi, basato sullannuale moto di rivoluzione della Terra attorno al Sole: come il tempo sidereo, esso assume come punto di riferimento lequinozio di primavera.
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  • Scienza3 E usato soprattutto dagli astronomi quando richiesto il pi alto grado di precisione nel calcolo della posizione dei pianeti e delle stelle. LUNITA DI TEMPO NELLUSO SCIENTIFICO Fino al 1955 lunit di tempo in uso nella scienza, il secondo, era definito, con riferimento al moto di rotazione della terra, come 1/86.400 del giorno solare medio. Levoluzione della scienza, tuttavia, richiese una definizione pi precisa e rigorosa cosicch nel 1967 il secondo fu ridefinito come la durata di 9.192.631.770 oscillazioni della radiazione emessa dallatomo di cesio-133 nella transizione fra due livelli iperfini del suo stato fondamentale. SISTEMI DI MISURAZIONE DEL TEMPOMISURAZIONE Nel corso della storia il tempo stato misurato in base al movimento della Terra rispetto al Sole ed alle stelle. Lo strumento pi antico, in uso probabilmente in Egitto intorno al 3500 a.C., era una sorta di meridiana che sfruttava lombra proiettata da uno stilo o da un obelisco. La prima meridiana semisferica fu descritta nel III secolo a.C. dallastronomo caldeo Berossus. Tra i metodi antichi per misurare il tempo in assenza di sole, vi sono luso cinese di bruciare una corda con nodi equidistanti e quello della candela con tacche incise. Di origini antiche sono pure le forme elementari di clessidra,clessidra
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  • Scienza4 in cui il tempo veniva misurato in base al flusso di sabbia o acqua attraverso un piccolo foro.Tale strumento ebbe unevoluzione rapida intorno al 270 a.C., quando linventore greco Ctesibio di Alessandria mise a punto il primo orologio idromeccanico, introducendo un complesso sistema di ingranaggi. Talvolta al flusso dellacqua si sostitu la caduta libera di un grave, anticipando cos gli orologi meccanici. Lorigine storica dellorologio meccanico difficile da definire: sicuramente nel XIII secolo furono congegnati meccanismi relativamente complessi, pesanti e ingombranti, dotati di suonerie elaborate e spesso collocati davanti alle torri campanarie (clock= orologio non portatile, ma in origine anche campana). Una serie di invenzioni nel XVII e nel XVIII secolo miglior la precisione degli orologi e ne ridusse il peso e lingombro. Lisocronismo delle oscillazioni del pendolo, descritte da Galileo nel XVI secolo, permise al fisico danese Huygens di realizzare il primo orologio preciso che sfruttava questo meccanismo. Non molto dopo Hooke riusc a utilizzare pendoli con piccole oscillazioni inventando lo scappamento, successivamente un sistema per compensare la variazione di lunghezza del pendolo, dovuta alle variazioni di temperatura, fu messo a punto da Harrison.
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  • Filosofia Nel pensiero filosofico e scientifico la nozione di tempo ha costituito un problema costante e basilare della riflessione fin dalle trattazioni mitologiche. Nel pensiero antico il tempo, inizialmente collegato al movimento del Sole e del Cielo in generale, viene considerato, specialmente dai pitagorici, sia come un continuo divenire, per lo pi ciclico (il ritmo del cambiamento cosmico), sia come la misura della durata. Per Parmenide, invece non che unillusione e per Zenone, un assurdo, come il movimento stesso, essendo lEssere, considerato la vera essenza delle cose, immutabile (es.la tartaruga e Achille).Per Eraclito panta rei e solo il saggio conosce il logos che regola il mondo. Il concetto di tempo come gerarchicamente inferiore alleternit ritorna in Platone, per cui solo nel mondo materiale corruttibile hanno senso il passato e il futuro, mentre alla sostanza eterna compete un eterno presente immobile. Il pensiero aristotelico riconcilia queste concezioni, da un lato assumendo il movimento perfetto dei Cieli come riferimento per la misura del tempo, dallaltro ponendo il primo motore immobile fuori dal tempo e quindi eternamente presente. Con il pensiero cristiano, specialmente in SantAgostino,abbandonata la concezione ciclica per la lineare, si ha una decisa interiorizzazione del tempo e una sua riduzione a estensione dellanimo,trattazioni mitologichepi ciclico misura della durataper la lineareestensione dellanimo, FILOSOFIA Il tempo della coscienza
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  • Filosofia2 successione di stati di coscienza in quanto ricordo del passato, attesa del futuro, ma anche attenzione al presente visto come passaggio, come tensione lineare e progressiva verso la perfezione e la liberazione, una volta dissolto il tempo nelleternit spirituale. Con la rivoluzione scientifica del 600 ed in particolare con Galileo, il tempo viene analizzato come entit fisica e diviene parametro misurabile del movimento. Per Cartesio e Spinoza il tempo va distinto dalla durata: la durata reale mentre il tempo un modo di pensare la durata. In Pascal il tempo infinito che schiaccia lestrema finitezza e nullit delluomo, ombra che non dura se non un istante senza ritorno. Da Newton in poi, prende corpo la distinzione tra tempo assoluto (scenario metafisico,insieme allo spazio assoluto, di ogni evento naturale) e tempo relativo, riferito cio a particolari sistemi di misurazione in determinati sistemi di riferimento Gli empiristi inglesi ne accentuano la soggettivit, sottolineandone lorigine psicologica. Con Kant, lo spazio e il tempo assoluti diventano le forme a priori di ogni esperienza possibile e il carattere irreversibile della successione temporale degli eventi viene connesso alla relazione anchessa irreversibile tra causa ed effetto. Il tempo la forma con la quale noi ordiniamo i dati del senso interno (i fatti psichici) e indirettamente quelli fisici. La concezione soggettivistica infine prevale nellidealismo e, in genere, in tutto il pensiero contemporaneo. Bergson critica la nozione del tempo come successione di istanti, in quanto non riconosce il valore qualitativo della durata.ricordo del passato, attesa del futuro, ma anche attenzione al presente visto come passaggio Bergson
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  • Filosofia3 La durata da lui intesa psicologicamente, come il dato originario della coscienza e, insieme, come la realt stessa, in quanto perpetuo fluire, continua creazione, in cui non si possono distinguere gli stati successivi se non a patto di immobilizzarli astraendo dalla realt vivente e continua. Nellesistenzialismo di Haidegger, il problema del tempo affrontato analizzando le strutture essenziali dellesistenza umana cio i modi di essere delluomo. Lessere umano gettato in un mondo che non ha costruito, dove incontra oggetti potenzialmente utili (naturali o prodotti della cultura), poich questi oggetti giungono dal passato e sono usati nel presente per un vantaggio futuro, il tempo autentico superamento del passato e apertura verso il futuro e proprio il futuro ci che dovrebbe dare senso al presente, se non ci fosse la morte, di fronte alla quale proviamo angoscia, ma proprio langoscia che ci fa capire che la radice dellesistenza il nulla e ci fa guardare con distacco la morte stessa, liberandocene. La concezione soggettivistica e relativistica del tempo si afferma nel pensiero scientifico di Einstein, che intende il tempo come quarta dimensione dello spazio: egli nega lesistenza di un tempo assoluto, cio di una misura unica del tempo, che dovrebbe essere valevole per i diversi sistemi di riferimento in moto gli uni in rapporto agli altri; la nozione fisica di simultaneit pu avere solo un senso relativo perch bisogna sempre indicare il sistema di coordinate spaziali a cui ci si riferisce.
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  • Orologio biologico OROLOGIO BIOLOGICO E un sistema fisiologico che permette agli organismi di vivere in armonia con i ritmi della natura, come il ciclo del giorno e della notte e delle stagioni. Nel mondo animale e vegetale vi sono orologi biologici per quasi ogni tipo di periodicit, ma le nostre conoscenze derivano soprattutto dallo studio dei ritmi giornalieri o circadiani. Questi stimolano i tipici modelli comportamentali che ruotano attorno alle varie fasi del giorno anche in assenza di stimoli esterni quali il sorgere del sole, dimostrando cos come la periodicit di questi schemi dipenda essenzialmente da orologi interni. Nessun orologio tuttavia perfetto: quando gli organismi sono privati degli stimoli che il mondo esterno normalmente offre, essi continuano a mantenere una periodicit, che, tuttavia, nel tempo si sfasa rispetto al ritmo delle 24 ore, presente nel mondo naturale. Questo dimostrato dagli esperimenti in cui alcuni soggetti, tenuti isolati per lunghi periodi di tempo, continuano a mangiare e dormire secondo scadenze regolari, ma sempre pi sfasate rispetto a quelle originarie. Questo sfasamento non avviene in condizioni normali, poich gli stimoli esterni ricaricano gli orologi ogni giorno: la luce uno degli stimoli pi importanti, ci sono poi le variazioni della temperatura ed altri segnali sensoriali. Il tempo della natura
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  • Percezione ciclica Nelle societ arcaiche il tempo veniva misurato dal ciclico alternarsi del giorno e della notte, delle fasi lunari, delle stagioni: in quelle societ cos legate alla natura individuare il tempo giusto era importante per procurarsi il cibo e quindi per sopravvivere. La rappresentazione grafica di questa concezione era data dal cerchio: il tempo non aveva una direzione, ma si ripeteva nelleterno ciclo sempre uguale delle stagioni. La divisione del tempo in anni veniva determinata dai rituali che governavano il rinnovamento delle riserve alimentari e garantivano la continuit della vita. Lanno nuovo dunque cominciava in periodi diversi a seconda del tipo di coltivazioni ed aveva anche durata diversa. In questo tipo di concezione, ripresa in parte anche nella teoria della storia ideale eterna di Vico, tutto ci che passato muore, scompare: l inizio del nuovo anno un ritorno al tempo mitico primordiale, un riavviarsi del tempo dallinizio, sempre uguale, allinfinito.il tempo non aveva una direzione, ma si ripeteva nelleterno ciclo sempre uguale delle stagioni. riavviarsi del tempo dallinizio, sempre uguale, allinfinito. Catullo Orazio Seneca Marco Aurelio Poliziano Leopardi Giudici
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  • Percezione lineare Per avere una concezione lineare del tempo bisogna arrivare allelaborazione della prima religione monoteista (quella ebraica), la rivelazione di Dio infatti ha luogo nel tempo come durata storica: Mos riceve le leggi in un certo luogo e in una certa data. Col Cristianesimo dunque il tempo diventa luogo di un evento irripetibile ed il suo scorrere il tendere alla meta del Regno di Dio. In questa linea immaginaria si pu individuare un prima e un poi, ma soprattutto questo tipo di concezione fornisce alluomo la speranza: qualsiasi evento si verifichi nel presente si intravede la salvezza futura e lo scorrere della vita acquista un senso e una direzione. La morte diventa importante per luomo poich apre la via alla vera vita che quella spirituale. S. Agostino Dante
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  • Percezione psichica E una percezione interiore che seleziona gli avvenimenti e si verifica sia in relazione al presente, in conseguenza a stati danimo particolari, sia in relazione al passato, in conseguenza al recupero effettuato mediante la memoria: in ogni caso sconvolge lordine cronologico degli avvenimenti, modificando anche il concetto di durata.percezione interiore Quando in relazione al presente, modifica la percezione della durata: i momenti tristi ci sembrano pi lunghi di quelli felici, i momenti in cui non facciamo niente che ci interessa ci sembrano terribilmente lunghi; non ripensiamo al passato, se stiamo vivendo un momento felice, e abbiamo paura del futuro; se invece viviamo un momento doloroso, recuperiamo la memoria dei momenti felici del passato, trascurando il presente e aspettando il futuro; se ci stiamo annoiando, vorremmo che il futuro arrivasse subito, nella speranza di qualche novit interessante. Quando in relazione al passato, ci porta a recuperare con la memoria, in seguito a stimoli esterni o per associazione didee, in maniera apparentemente disordinata, elementi del passato che da molto tempo non ricordavamo pi: il presente finisce con lessere dilatato da quel passato che ricordiamo e dunque recuperiamo dal flusso continuo di avvenimenti, perch richiamato dalla memoria in modo spesso incosciente: la durata del presente e del passato finisce col perdere limiti precisi e tutto si mescola nella percezione stessa. Virginia Woolf James Joyce Marcel Proust
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  • Rappresentazione grafica CICLICA LINEARE PSICHICA 2 PSICHICA 1 dolore felicit noia PRESENTEPASSATOFUTURO PASSATO-PRESENTE PRESENTE PASSATO FUTURO PRESENTE FUTURO PASSATO PRESENTE RAPPRESENTAZIONE SPAZIALE RAPPRESENTAZIONE MENTALE FUTURO PASSATO FUTURO PRESENTE PASSATO PRESENTE PASSATO FUTURO PASSATO PASSATO-PRESENTE famefreddo PSICHICA 3 PRESENTE
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  • INDICE DEGLI AUTORI MITO PLAUTO CATULLO ORAZIO SENECA S.AGOSTINO DANTE PETRARCA POLIZIANO CIRO di PERS SHAKERSPEARE V.WOOLF FOSCOLO LEOPARDI BELLI UNGARETTI QUASIMODO SABA GIUDICI MARCO AURELIO J. JOYCE M. PROUST
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  • MITO DI CRONOS Cronos era lultimo dei sei maschi Titani e dunque figlio di Urano e Gea: Urano aveva paura dei figli e, appena nati, li nascose nelle profondit della Terra e nel Tartaro. La loro madre Gea, adirata per questo atteggiamento poco paterno, persuase i Titani a ribellarsi al loro padre e a detronizzarlo: diede infatti a Cronos una falce con la quale egli mutil il padre dei genitali. I Titani nominarono re Cronos. Cronos spos Rhea, detta anche Cibele e da lei ebbe parecchi figli fra i quali Zeus; poich un oracolo aveva predetto a Cronos che uno dei suoi figli lo avrebbe spodestato, non potendo ucciderli in quanto come dei erano immortali, a mano a mano che nascevano li mangiava. Poich Cronos sar pi tardi assimilato con Chronos, termine che in greco significa Tempo questo mito, in origine nato per spiegare i cicli dellanno agricolo e gli aspetti connessi con le funzioni regali, finir per assumere un nuovo significato: servir ad indicare il tempo che infatti divora tutte le cose che egli stesso ha creato. Tutto questo accade finch uno dei figli di Cronos, Zeus, sfuggito con laiuto della madre e delle ninfe al triste destino dei fratelli, divenuto grande, sal al cielo e costrinse il padre a bere un emetico che gli fece rigettare i figli che aveva precedentemente trangugiati; successivamente lo detronizz e prese il suo posto di re degli dei.Sembra comunque che in origine Cronos fosse un dio dellagricoltura ed per questo che i Romani lo identificarono con Saturno, il dio italico delle seminagioni, il cui nome Cicerone dice, in De natura deorum (II,63), sia in relazione a satio: si sazia di anni.a mano a mano che nascevano li mangiavail tempo che infatti divora tutte le cose che egli stesso ha creatoagricoltura
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  • PLAUTO BEOTIA PARASITUS. Ut illum di perdant primus qui horas repperit Quique adeo primus statuit, hic solarium,solarium Qui mihi comminuit misero articulatim diem!articulatim diem Nam me puero venter erat solarium,venter erat solarium Multo omnium istorum optumum et verissumum. Ubi is te monebat, esses, nisi quom nihil erat; Nunc etiam quod est non estur, nisi Soli lubet. Itaque adeo iam oppletum oppidum est solariis: Maior pars populi aridi reptant fame.fame Ubi primum accensus clamarat meridiem. MisuratoriMisuratori:1) Tempo-Fame, Beotia 2)Tempo-amore, Anfitrione, Cistellaria, Mercator 3)Tempo-dolore, Anfitrione
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  • CATULLO C. v VivamusVivamus, mea Lesbia, atque amemus,Lesbiaamemus Rumoresque senum severiorumsenum severiorum Omnes unius Omnes unius aestimemus assis! Soles occidere et redire possunt: Nobis, cum semel occidit brevis lux,brevis lux Nox est perpetua una dormiendaNox est perpetua una dormienda. Da mi basia mille, deinde centum,deinde Dein mile altera, dein secunda centum, Deinde usque altera mille, deinde centum. Dein, cum milia multa fecerimus,fecerimus Conturbabimus illa, ne sciamus, Aut ne quis malus invidere possit,invidere Cum tantum sciat esse basiorum. una lunga notte riposeremo Dice nellepigramma A se stesso Asclepiade IV sec
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  • ORAZIO C. I. 11 CARPE DIEM Tu Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibiscire nefas, finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios temptaris numeros, ut melius, quidquid erit, pati, seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam,tribuit Iuppiter ultimam quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare Tyrrhenum: sapias, vina liques, et spatio brevivina liquesspatio brevi spem longam resecesspem longam reseces, dum loquimur, fugerit invidadum loquimurfugerit invida aetasaetas: carpe diem, quam minimum credula postero.carpe diem C. III. 30 EXEGI MONUMENTUM Exegi monumentum aere perennius Regalique situ pyramidum altius,situ pyramidum altius Quod non imber edax, non Aquilo impotensimber edax Possit diruere aut innumerabilis Annorum series, et fuga temporum.fuga temporum Non omnis moriar, Non omnis moriar, multaque pars mei Vitabit Libitinam: usque ego postera Crescam laude recens, dum Capitolium Scandet cum tacita virgine pontifex.cum tacita virgine pontifex Dicar, qua violens obstrepit Aufidus Et qua pauper aquae Danaus agrestium Regnavit populorum, ex humili potens Princeps Aeolium carmen ad ItalosAeolium carmen ad Italos Deduxisse modosDeduxisse modos, sume superbiam Quaesitam meritis et mihi Delphica Lauro cinge volens, Melpomene, comam. il giorno solo unattimo, Prendi, amor mio, le grandi, Le bellissime coppe variopinte: Alceo Beviamo VII sec.
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  • SENECA DE BRAEVITATE VITAE I. Maior pars mortalium, Pauline, de naturae malignitate conqueritur, quod exiguum aeui gignimur, quod haec tam uelociter, tam rapide dati nobis temporis spatia decurrant,adeo ut exceptis admodum paucis ceteros in ipso uitae apparatu uita destituat. Nec huic publico, ut opinantur, malo turba tantum et imprudens uulgus ingemuit; clarorum quoque uirorum hic affectus querellas euocauit. Inde illa maximi medicorum exclamatio est: "uitam breuem esse, longam artem". Inde Aristotelis cum rerum natura exigentis minime conueniens sapienti uiro lis: "aetatis illam animalibus tantum indulsisse, ut quina aut dena saecula educerent, homini in tam multa ac magna genito tanto citeriorem terminum stare." Non exiguum temporis habemus, sed multum perdidimus. Satis longa uita et in maximarum rerum consummationem large data est, si tota bene collocaretur; sed ubi per luxum ac neglegentiam diffluit, ubi nulli bonae rei impenditur, ultima demum necessitate cogente, quam ire non intelleximus transisse sentimus. Ita est: non accipimus breuem uitam sed fecimus, nec inopes eius sed prodigi sumus. Sicut amplae et regiae opes, ubi ad malum dominum peruenerunt, momento dissipantur, at quamuis modicae, si bono custodi traditae sunt, usu crescunt: ita aetas nostra bene disponenti multum patet.Paulinemultum patet
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  • SENECA II II. Quid de rerum natura querimur? Illa se benigne gessit: uita, si uti scias, longa est. Alium insatiabilis tenet auaritia; alium in superuacuis laboribus operosa sedulitas; alius uino madet, alius inertia torpet; alium defatigat ex alienis iudiciis suspensa semper ambitio, alium mercandi praeceps cupiditas circa omnis terras, omnia maria spe lucri ducit; quosdam torquet cupido militiae numquam non aut alienis periculis intentos aut suis anxios; sunt quos ingratus superiorum cultus uoluntaria seruitute consumat; multos aut affectatio alienae formae aut suae querella detinuit; plerosque nihil certum sequentis uaga et inconstans et sibi displicens leuitas per noua consilia iactauit; quibusdam nihil quo cursum derigant placet, sed marcentis oscitantisque fata deprendunt, adeo ut quod apud maximum poetarum more oraculi dictum est uerum esse non dubitem: "Exigua pars est uitae qua uiuimus. Ceterum quidem omne spatium non uita sed tempus est.Illa se benigne gessitdisplicens leuitas XII. Quaeris fortasse quos occupatos uocem? Non est quod me solos putes dicere quos a basilica immissi demum canes eiciunt, quos aut in sua uides turba speciosius elidi aut in aliena contemptius, quos officia domibus suis euocant ut alienis foribus illidant, aut hasta praetoris infami lucro et quandoque suppuraturo exercet. Quorundam otium occupatum est: in uilla aut in lecto suo, in media solitudine, quamuis ab omnibus recesserint, sibi ipsi molesti sunt: quorum non otiosa uita dicenda est sed desidiosa occupatio. Illum tu otiosum uocas qui Corinthia, paucorum furore pretiosa, anxia subtilitate concinnat etoccupatos uocemoccupatum
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  • SENECA maiorem dierum partem in aeruginosis lamellis consumit? Qui in ceromate (nam, pro facinus! ne Romanis quidem uitiis laboramus) spectator puerorum rixantium sedet? Qui iumentorum suorum greges in aetatum et colorum paria diducit ? Qui athletas nouissimos pascit? Quid? Illos otiosos uocas quibus apud tonsorem multae horae transmittuntur, dum decerpitur si quid proxima nocte succreuit, dum de singulis capillis in consilium itur, dum aut disiecta coma restituitur aut deficiens hinc atque illinc in frontem compellitur? Quomodo irascuntur, si tonsor paulo neglegentior fuit, tamquam uirum tonderet! Quomodo excandescunt si quid ex iuba sua decisum est, si quid extra ordinem iacuit, nisi omnia in anulos suos recciderunt! Quis est istorum qui non malit rem publicam suam turbari quam comam? Qui non sollicitior sit de capitis sui decore quam de salute? Qui non comptior esse malit quam honestior? Hos tu otiosos uocas inter pectinem speculumque occupatos? Quid illi qui in componendis, audiendis, discendis canticis operati sunt, dum uocem, cuius rectum cursum natura et optimum et simplicissimum fecit, in flexus modulationis inertissimae torquent, quorum digiti aliquod intra se carmen metientes semper sonant, quorum, cum ad res serias, etiam saepe tristes adhibiti sunt, exauditur tacita modulatio? Non habent isti otium, sed iners negotium. Conuiuia mehercules horum non posuerim inter uacantia tempora, cum uideam quam solliciti argentum ordinent, quam diligenter exoletorum suorum tunicas succingant, quam suspensi sint, quomodo aper a coco exeat, qua celeritate signo dato glabri ad ministeriaNon habent isti otium, sed iners negotium
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  • SENECA discurrant, quanta arte scindantur aues in frusta non enormia, quam curiose infelices pueruli ebriorum sputa detergeant: ex his elegantiae lautitiaeque fama captatur et usque eo in omnes uitae secessus mala sua illos sequuntur, ut nec bibant sine ambitione nec edant. Ne illos quidem inter otiosos numeraueris qui sella se et lectica huc et illuc ferunt et ad gestationum suarum, quasi deserere illas non liceat, horas occurrunt, quos quando lauari debeant, quando natare, quando cenare alius admonet: et usque eo nimio delicati animi languore soluuntur, ut per se scire non possint an esuriant. Audio quendam ex delicatis -si modo deliciae uocandae sunt uitam et consuetudinem humanam dediscere-, cum ex balneo inter manus elatus et in sella positus esset, dixisse interrogando: "Iam sedeo?" Hunc tu ignorantem an sedeat putas scire an uiuat, an uideat, an otiosus sit? Non facile dixerim utrum magis miserear, si hoc ignorauit an si ignorare se finxit. Multarum quidem rerum obliuionem sentiunt, sed multarum et imitantur; quaedam uitia illos quasi felicitatis argumenta delectant; nimis humilis et contempti hominis uidetur scire quid facias: i nunc et mimos multa mentiri ad exprobrandam luxuriam puta. Plura mehercules praetereunt quam fingunt et tanta incredibilium uitiorum copia ingenioso in hoc unum saeculo processit, ut iam mimorum arguere possimus neglegentiam. Esse aliquem qui usque eo deliciis interierit ut an sedeat alteri credat! Non est ergo hic otiosus, aliud illi nomen imponas; aeger est, immomortuus est; ille otiosus est cui otii sui et sensus est. Hic uero semiuiuus, cui ad intellegendos corporis sui habitus indice opus est, quomodo potest hic ullius temporis dominus esse?Non facile dixerim utrum magis miserear, si hoc ignorauit an si ignorare se finxit
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  • SENECA XIV. Soli omnium otiosi sunt qui sapientiae uacant, soli uiuunt; nec enim suam tantum aetatem bene tuentur: omne aeuum suo adiciunt; quicquid annorum ante illos actum est, illis adquisitum est. Nisi ingratissimi sumus, illi clarissimi sacrarum opinionum conditores nobis nati sunt, nobis uitam praeparauerunt. Ad res pulcherrimas ex tenebris ad lucem erutas alieno labore deducimur; nullo nobis saeculo interdictum est, in omnia admittimur et, si magnitudine animi egredi humanae imbecillitatis angustias libet, multum per quod spatiemur temporis est. Disputare cum Socrate licet, dubitare cum Carneade, cum Epicuro quiescere, hominis naturam cum Stoicis uincere, cum Cynicis excedere. Cum rerum natura in consortium omnis aeui patiatur incedere, quidni ab hoc exiguo et caduco temporis transitu in illa toto nos demus animo quae immensa, quae aeterna sunt, quae cum melioribus communia? Isti qui per officia discursant, qui se aliosque inquietant, cum bene insanierint, cum omnium limina cotidie perambulauerint nec ullas apertas fores praeterierint, cum per diuersissimas domos meritoriam salutationem circumtulerint, quotum quemque ex tam immensa et uariis cupiditatibus districta urbe poterunt uidere? Quam multi erunt quorum illos aut somnus aut luxuria aut inhumanitas summoueat! Quam multi qui illos, cum diu torserint, simulata festinatione transcurrant! Quam multi per refertum clientibus atrium prodire uitabunt et per obscuros aedium aditus profugient, quasi non inhumanius sit decipere quam excludere! Quam multi hesternaSolisapientiae uacantaetatem
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  • SENECA crapula semisomnes et graues illis miseris suum somnum rumpentibus ut alienum exspectent, uix alleuatis labris insusurratum miliens nomen oscitatione superbissima reddent! Hos in ueris officiis morari putamus, licet dicant, qui Zenonem, qui Pythagoran cotidie et Democritum ceterosque antistites bonarum artium, qui Aristotelen et Theophrastum uolent habere quam familiarissimos. Nemo horum non uacabit, nemo non uenientem ad se beatiorem, amantiorem sui dimittet, nemo quemquam uacuis a se manibus abire patietur; nocte conueniri, interdiu ab omnibus mortalibus possunt.Hos AD POLYBIUM DE CONSOLATIONE 10, 2-3 AD POLYBIUM DE CONSOLATIONE Sol nel passato il bello Ingratus est qui iniuriam vocat finem voluptatis, stultus qui nullum fructum esse putat bonorum nisi praesentium,qui non et in praeteritis adquiescit et ea iudicat certiora, quae abierunt,quia de illis ne desinant non est timendum. Nimis angusta gaudia sua, qui eis tantummodo, quae habet ac videt, frui se putat et habuisse eadem pro nihilo ducit; cito enim nos omnis voluptas relinquit, quae fluit et transit et paene ante quam veniat aufertur. Itaque in praeteritum tempus animus mittendus est et quidquid nos umquam delectavit reducendum ac frequenti cogitatione pertractandum est: longior fideliorque est memoria voluptatum quam praesentia.non est timendum
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  • SENECA AD LUCILIUM EPISTULAE MORALES.AD LUCILIUM EPISTULAE MORALES Carpe diem 1, 1-3 Ita fac, mi Lucili: vindica te tibi, et tempus, quod adhuc aut auferebatur, aut subripiebatur aut excidebat, collige et serva. Persuade tibi hoc sic esse, ut scribo: quaedam tempora eripiuntur nobis, quaedam subducuntur, quaedam effluunt. Turpissima tamen est iactura, quae per negligentiam fit. Et si volueris adtendere, magna pars vitae elabitur male agentibus, maxima nihil agentibus, tota vita aliud agentibus. Quem mihi dabis, qui aliquod pretium tempori ponat, qui diem aestimet, qui intellegat se cotidie mori? In hoc enim fallimur, quod mortem prospicimus: magna pars eius iam praeteriit. Quidquid aetatis retro est, mors tenet. Fac ergo, mi Lucili, quod facere te scribis, omnes horas complectere; sic fiet ut minus ex crastino pendeas, si hodierno manum inieceris. Dum differtur, vita transcurrit. Omnia, Lucili, aliena sunt, tempus tantum nostrum est; in huius rei unius fugacis ac lubricae possessionem natura nos misit, ex qua expellit quicumque vult. Et tanta stultitia mortalium est, ut quae minima et vilissima sunt,certe reparabilia, inputari sibi, cum impetravere, patiantur, nemo se iudicet quicquam debere, qui tempus accepit, cum interim hoc unum est, quod ne gratus quidem potest reddere.vindica te tibisic fiet ut minus ex crastino pendeasDum differtur, vita transcurrit
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  • SENECA AD LUCILIUM EPISTULAE MORALES.AD LUCILIUM EPISTULAE MORALES Come le foglieCome le foglie 104, 11-12. Gravissimum iudicabis malumGravissimum iudicabis malum, aliquem ex his, quos amabis, amittere, cum interim hoc tam ineptum erit quam flere, quod arboribus amoenis et domum tuam ornantibus decidant folia. Quidquid te delectat, aeque vide ut [ arbores ] virides:dum virent, utere. Alium alio die casus excutiet, sed quemadmodum frondium iactura facilis est, quia renascuntur, si istorum, quos amas quosque oblectamenta vitae putas esse, damnum, quia reparantur,etiam si non renascuntur. Sed non erunt idem. Ne tu quidem edem eris. Omnia dies, omnis hors te mutat: sed in aliis rapina facilius apparet, hic latet, quia non ex aperto fit. Alii auferuntur, at ipsi nobis furto subducimur. Horum nihil cogitabis nec remedia vulneribus oppones, sed ipse tibi seres sollicitudinum causas alia sperando, alia desperando? Si sapis, alterum alteri misce: nec speraveris sine desperatione nec desperaveris sine spe. quia reparantur,etiam si non renascuntur. ipse tibi seres sollicitudinum causas alia sperandonec speraveris sine desperatione nec desperaveris sine spe.
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  • AD LUCILIUM EPISTULAE MORALES.AD LUCILIUM EPISTULAE MORALES La ruota del tempo e il taedium vitae 24, 25-26. Vir fortis ac sapiens non fugere debet e vita, sed exireVir fortis ac sapiens non fugere debet e vita, sed exire; et ante omnia ille quoque vitetur adfectus, qui multos occupavit, libido moriendi. Est enim, mi Lucili, ut ad alia, sic etiam ad moriendum inconsulta animi inclinatio, quae saepe generosos atque acerrimae indolis viros corripit, saepe ignavos iacentesque: illi contemnunt vitam, hi gravantur. Quosdam subit eadem faciendi videndique satietas et vitae non odium sed fastidium, in quod prolabimur ipsa inpellente philosophia, dum dicimus: Quousque eadem? Nempe expergiscar dormiam, [edam ] esuriam, algebo aestuabo. Nullius rei finis est, sed in orbem nexa sunt omnia, fugiunt ac sequantur; diem nox premit, dies noctem, aestas in autumnum desinit, autumno hiemps instat, quae vere conpescitur; omnia sic transeunt ut revertantur. Nihil novi facio, nihil novi video: fit aliquando et huius rei nausia. Multi sunt, qui non acerbum iudicent vivere, sed supervacuum.inpellente philosophiaNullius rei finis est, sed in orbem nexa sunt omnia, fugiunt ac sequanturaestas in autumnum desinit SENECA
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  • SENECA E LA FILOSOFIA SCHEMA DEGLI INFLUSSI FILOSOFICI SULLA PRODUZIONE DI SENECA. SCHEMA DEGLI INFLUSSI FILOSOFICI SULLA PRODUZIONE DI SENECA. STOICISMO: E possibile diventare saggi con lesercizio Il saggio lunico essere libero e considera la difficolt come esercizio di virt. E imperdonabile non avere consapevolezza di ci che si fa. EPICUREISMO: Invito a non temere la morte Ricerca interiore come fonte di soluzioni ai problemi Concezione del tempo e invito a godere del giorno come se fosse lultimo. Elogio della vecchiaia. PLATONISMO: Elogio della cono scienza pura. La filosofia conduce luomo dalle tenebre alla luce e lo distingue dallanimale. Filosofia come strumento per distaccarsi dalla quotidianit. Idea di Principato filosoficamente orientato.
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  • MARCO AURELIO RicordiRicordi II, 14 Quandanche tu vivessi tremila anni, e altrettante decine di migliaia danni, tieni comunque a mente che nessuno perde altra vita se non quella che sta vivendo, n vive altra vita se non quella che sta perdendo. Giungono quindi allo stesso punto sia la vita pi lunga sia la pi breve, giacch il presente uguale per tutti, quindi anche ci che di continuo perisce uguale, e ci che si perde non che un istante. Nessuno infatti perder mai n il passato n il futuro, perch ci che non si ha, chi mai potrebbe togliercelo? Di queste due cose devi quindi ricordarti: la prima che fin dalleternit tutte le cose sono sempre uguali e ripercorrono sempre lo stesso ciclo, per cui indifferente vederle per cento o duecento anni o per un tempo infinito; la seconda, che si perde lo stesso a morire sia vecchissimi sia giovanissimi, perch il presente lunica cosa di cui si possa essere privati dato che lunica che possediamo, e nessuno pu perdere ci che non possiede.nessuno perde altra vita se non quella che sta vivendo, la prima che fin dalleternit tutte le cose sono sempre uguali e ripercorrono sempre lo stesso ciclosi perde lo stesso a morire sia vecchissimi sia giovanissimi trad. M. Ceva Considerazioni sul tempo simili a quelle di Seneca: il presente una piccolissima frazione di eternit di cui luomo dispone per obbedire alla parte divina di s ed uniformarsi allordine universale.
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  • S.AGOSTINO CAPUT 14 quid est ergo tempus? Si nemo ex me quaerat, scio; si quaerenti explicare velim, nescio: fidenter tamen dico scire me, quod, si nihil praeteriret, non esset praeteritum tempus, et si nihil adveniret, non esset futurum tempus, et si nihil esset, non esset praesens tempus. Duo ergo illa tempora, praeteritum et futurum, quomodo sunt, quando et praeteritum iam non est et futurum nondum est? praesens autem si semper esset praesens nec in praeteritum transiret, non iam esset tempus, sed aeternitas. Si ergo praesens, ut tempus sit, ideo fit, quia in praeteritum transit, quomodo et hoc esse dicimus, cui causa, ut sit, illa est, quia non erit, ut scilicet non vere dicamus tempus esse, nisi quia tendit non esse?praesens autem si semper esset CAPUT 15 18.Et tamen dicimus longum tempus et breve tempus, neque hoc nisi de praeterito aut futuro dicimus. Praeteritum tempus longum, verbi gratia, vocamus ante centum annos, futurum itidem longum post centum annos, breve autem praeteritum sic, ut puta, dicimus ante decem dies, et breve futurum post decem dies. Sed quo pacto longum est aut breve, quod non est? Praeteritum enim iam non est, et futurum nondum est. Non itaque dicamus: longum est, sed dicamus de praeterito: longum fuit, et de futuro: longum erit. CONFESSIONESCONFESSIONES, LIBRO XI
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  • S.AGOSTINO Domine meus, lux mea, nonne et hic veritas tua deridebit hominem? Quod enim longum fuit praeteritum tempus cum iam esset praeteritum, longum fuit, an cum adhuc praesens esset? Tunc enim poterat esse longum, quando erat, quod esset longum: praeteritum vero iam non erat; unde nec longum esse poterat, quod omnino non erat. Non ergo dicamus: longum fuit praeteritum tempus; neque enim inveniemus, quid fuerit longum, quando, ex quo praeteritum est, non est, sed dicamus: longum fuit illud praesens tempus, quia cum praesens esset, longum erat. Nondum enim praeterierat, ut non esset, et ideo erat, quod longum esse posset; postea vero quam praeteriit, simul et longum esse destitit, quod esse destitit. 19. Videamus ergo,o anima humana, utrum praesens tempus possit esse longum: datum enim tibi est sentire moras atque metiri. Quid respondebis mihi? An centum anni praesentes longum tempus est? Vide prius, utrum possint praesentes esse centum anni. Si enim primus eorum annus agitur, ipse praesens est, nonaginta vero et novem futuri sunt, et ideo nondum sunt: si autem secundus annus agitur, iam unus est praeteritus, alter praesens, ceteri futuri. Atque ita mediorum quemlibet centenarii huius numeri annum praesentem posuerimus: ante illum praeteriti erunt, post illum futuri. Quocirca centum anni praesentes esse non poterunt. Vide saltem, utrum qui agitur unus ipse sit praesens. Et eius enim si primus agitur mensis, futuri sunt ceteri, si secundus, iam et primus praeteriit et reliqui nondum sunt. Ergo nec annus, qui agitur, totus est praesens, et si non totus est praesens, non annus est praesens.
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  • S.AGOSTINO Duodecim enim menses annus est, quorum quilibet unus mensis, qui agitur, ipse praesens est, ceteri aut praeteriti aut futuri. Quamquam neque mensis, qui agitur, praesens est, sed unus dies: si primus, futuris ceteris, si novissimus, praeteritis ceteris, si mediorum quilibet, inter praeteritos et futuros. 20. Ecce praesens tempus, quod solum inveniebamus longum appellandum, vix ad unius diei spatium contractum est. sed discutiamus etiam ipsum, quia nec unus dies totus est praesens. Nocturnis enim et diurnis horis omnibus viginti quattuor expletur, quarum prima ceteras futuras habet, novissima praeteritas, aliqua vero interiectarum ante se praeteritas, post se futuras. Et ipsa una hora fugitivis particulis agitur: quidquid eius avolavit, praeteritum est, quidquid ei restat, futurum. Si quid intellegitur temporis, quod in nullas iam vel minutissimas momentorum partes dividi possit, id solum est, quod praesens dicatur; quod tamen ita raptim a futuro in praeteritum transvolat, ut nulla morula extendatur. Nam si extenditur, dividitur in praeteritum et futurum: praesens autem nullum habet spatium. Ubi est ergo tempus, quod longum dicamus? An futurum? Non quidem dicimus: longum est, quia nondum est quod longum sit, sed dicimus: longum erit. Quando igitur erit? Si enim et tunc adhuc futurum erit, non erit longum, quia quid sit longum nondum erit: si autem tunc erit longum, cum ex futuro quod nondum est esse iam coeperit et praesens factum erit, ut possit esse quod longum sit, iam superioribus vocibus clamat praesens tempus longum se esse non posse.praesens autem nullum habet spatium
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  • S.AGOSTINO CAPUT 16 21. Et tamen, domine, sentimus intervalla temporum, et comparamus sibimet, et dicimus alia longiora et alia breviora. Metimur etiam, quanto sit longius aut brevius illud tempus quam illud, et respondemus duplum esse hoc vel triplum, illud autem simplum aut tantum hoc esse quantum illud. Sed praetereuntia metimur tempora, cum sentiendo metimur; praeterita vero, quae iam non sunt, aut futura, quae nondum sunt, quis metiri potest, nisi forte audebit quis dicere metiri posse quod non est? Cum ergo praeterit tempus, sentiri et metiri potest, cum autem praeterierit, quoniam non est, non potest CAPUT 26 33...Ipsum ergo tempus unde metior? An tempore breviore metimur longius, sicut spatio cubiti spatium transtri? Sic enim videmur spatio brevis syllabae metiri spatium longae syllabae atque id duplum dicere. ita metimur spatia carminum spatiis versuum, et spatia versuum spatiis pedum, et spatia pedum spatiis syllabarum, et spatia longarum spatiis brevium: non in paginis -- nam eo modo loca metimur, non tempora -- sed cum voces pronuntiando transeunt, et dicimus: Longum carmen est, nam tot versibus contexitur; longi versus, nam tot pedibus constant; longi pedes, nam tot syllabis tenduntur; longa syllaba est, nam dupla est ad brevem. Sed neque ita comprehenditur certa mensura temporis, quandoquidem fieri potest, ut ampliore spatio temporis personet versus brevior,
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  • S.AGOSTINO si productius pronuntietur, quam longior, si correptius. ita carmen, ita pes, ita syllaba. Inde mihi visum est nihil esse aliud tempus quam distentionem: sed cuius rei, nescio, et mirum, si non ipsius animi. Quid enim metior, obsecro, deus meus, et dico aut indefinite: Longius est hoc tempus quam illud aut etiam definite: Duplum est hoc ad illud? Tempus metior, scio; sed non metior futurum, quia nondum est, non metior praesens, quia nullo spatio tenditur, non metior praeteritum, quia iam non est. Quid ergo metior? An praetereuntia tempora, non praeterita? Sic enim dixeram. CAPUT 27 34. Insiste, anime meus, et adtende fortiter: deus adiutor noster; ipse fecit nos, et non ipsi nos. Adtende, ubi albescet veritas. ecce puta vox corporis incipit sonare et sonat et ecce desinit, iamque silentium est, et vox illa praeterita est et non est iam vox. Futura erat, antequam sonaret, et non poterat metiri, quia nondum erat, et nunc non potest, quia iam non est.Tunc ergo poterat, cum sonabat, quia tunc erat, quae metiri posset. Sed et tunc non stabat; ibat enim et praeteriebat. An ideo magis poterat? Praeteriens enim tendebatur in aliquod spatium temporis, quo metiri posset, quoniam praesens nullum habet spatium. Si ergo tunc poterat, ecce puta altera coepit sonare et adhuc sonat continuato tenore sine ulla distinctione: metiamur eam, dum sonat; cum enim sonare cessaverit, iam praeterita erit et non erit, quae possit metiri. Metiamur plane et dicamus, quanta sit. Sed adhuc sonat, nec metiri potest nisi ab initio sui, quo sonare coepit, usque ad finem, quo desinit.
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  • S.AGOSTINO Ipsum quippe intervallum metimur ab aliquo initio usque ad aliquem finem. Quapropter vox, quae nondum finita est, metiri non potest, ut dicatur, quam longa vel brevis sit, nec dici aut aequalis alicui, aut ad aliquam simpla vel dupla, vel quid aliud. Cum autem finita fuerit, iam non erit. Quo pacto igitur metiri poterit? et metimur tamen tempora, nec ea, quae nondum sunt, nec ea, quae iam non sunt, nec ea, quae nulla mora extenduntur, nec ea, quae terminos non habent. Nec futura ergo nec praeterita nec praesentia nec praetereuntia tempora metimur, et metimur tamen tempora. 35. Deus creator omnium: versus iste octo syllabarum brevibus et longis alternat syllabis: quattuor itaque breves, prima, tertia, quinta, septima, simplae sunt ad quattuor longas, secundam, quartam, sextam, octavam. Hae singulae ad illas singulas duplum habent temporis; pronuntio et renuntio, et ita est, quantum sentitur sensu manifesto. Quantum sensus manifestus est, brevi syllaba longam metior eamque sentio habere bis tantum. Sed cum altera post alteram sonat, si prior brevis, longa posterior, quomodo tenebo brevem, et quomodo eam longae metiens applicabo, ut inveniam, quod bis tantum habeat, quandoquidem longa sonare non incipit, nisi brevis sonare destiterit? Ipsamque longam num praesentem metior, quando nisi finitam non metior? Eius autem finitio praeteritio est. Quid ergo est, quod metior? Ubi est qua metior brevis? Ubi est longa, quam metior? Ambae sonuerunt, avolaverunt, praeterierunt, iam non sunt: et ego metior fidenterque respondeo, quantum
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  • S.AGOSTINO exercitato sensu fiditur, illam simplam esse, illam duplam, in spatio scilicet temporis. Neque hoc possum, nisi quia praeterierunt et finitae sunt. Non ergo ipsas, quae iam non sunt, sed aliquid in memoria mea metior, quod infixum manet. 36. In te, anime meus, tempora mea metior. Noli mihi obstrepere; quod est; noli mihi obstrepere turbis affectionum tuarum. In te, inquam, tempora metior. Affectionem, quam res praetereuntes in te faciunt, et cum illae praeterierint, manet, ipsam metior praesentem, non ea quae praeterierunt, ut fieret; ipsam metior, cum tempora metior. Ergo aut ipsa sunt tempora, aut non tempora metior. Quid cum metimur silentia et dicimus illud silentium tantum tenuisse temporis, quantum illa vox tenuit, nonne cogitationem tendimus ad mensuram vocis, quasi sonaret, ut aliquid de intervallis silentiorum in spatio temporis renuntiare possimus? Nam et voce atque ore cessante, peragimus cogitando carmina et versus, et quemque sermonem motionumque dimensiones quaslibet, et de spatiis temporum, quantum illud ad illud sit, renuntiamus non aliter, ac si ea sonando diceremus. Si voluerit aliquis edere longiusculam vocem, et constituerit praemeditando; quam longa futura sit, egit utique iste spatium temporis in silentio, memoriaeque commendans coepit edere illam vocem, quae sonat, donec ad propositum terminum perducatur: immo sonuit et sonabit; nam quod eius iam peractum est, utique sonuit, quod autem restat, sonabit, atque ita peragitur, dum praesens intentio futurum in praeteritum traicit deminutione futuri crescente praeterito, donec consumptione futuri sit totum praeteritum.aliquid in memoria mea metior, In te, anime meus, tempora mea metiordeminutione futuri crescente praeterito
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  • S. AGOSTINO CAPUT 28 37. Sed quomodo minuitur aut consumitur futurum, quod nondum est, aut quomodo crescit praeteritum, quod iam non est, nisi quia in animo, qui illud agit, tria sunt? Nam et expectat et adtendit et meminit, ut id quod expectat per id quod adtendit transeat in id quod meminerit. Quis igitur negat futura nondum esse? Sed tamen iam est in animo expectatio futurorum. Et quis negat praeterita iam non esse? Sed tamen est adhuc in animo memoria praeteritorum. Et quis negat praesens tempus carere spatio, quia in puncto praeterit? Sed tamen perdurat attentio, per quam pergat abesse quod aderit. Non igitur longum tempus futurum, quod non est, sed longum futurum longa expectatio futuri est, neque longum praeteritum tempus, quod non est, sed longum praeteritum longa memoria praeteriti est.expectat et adtendit et meminit, ut id quod expectat per id quod adtendit transeat in id quod meminerit
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  • DANTE DIVINA COMMEDIA PURGATORIO, C 11, vv.103-108 Che voce avrai tu pi, se vecchia scindi Da te la carne, che se fossi morto Anzi che tu lasciassi il pappo e l dindi, Pria che passin millanni? Ch pi cortomillanni? Ch pi corto Spazio a letternoSpazio a letterno, ch un muover di cigliamuover di ciglia Al cerchio che pi tardi in cielo tortoAl cerchio che pi tardi in cielo torto Dante nel Convivio dice che il Cielo delle stelle fisse compie la sua completa rotazione in 360 secoli. Dunque anche la gloria dellarte breve e vana come conferma Oderisi da Gubbio, esponente dellArte della Miniatura. Il tempo terreno relativo, assoluta solo leternit.
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  • PETRARCA La vita fugge, et non sarresta una horaLa vita fugge, et non sarresta una hora, Et la morte vien dietro a gran giornate, Et le cose presenti et le passatepresenti et le passate Mi danno guerra, et le future anchora;danno guerra E l rimembrare et laspettar maccora,rimembrare et laspettar maccora Or quinci or quindi, s che n veritate, Se non ch i di me stesso pietate, I sarei gi di questi pensier forasarei gi di questi pensier fora RERUM VULGARIUM FRAGMENTARERUM VULGARIUM FRAGMENTA, CCLXXII (Rime in morte di Laura) Tornami avanti, salcun dolce mai Ebbe l cor tristo; et poi da laltra parte Veggio al mio navigar turbati i venti; Veggio fortuna in porto, et stanco omai Il mio nocchier, et rotte arbore et sarte, E i lumi bei che mirar soglio, spenti. Nel Canzoniere per la prima volta viene introdotto il tempo della storia, anche se si tratta di storia interiore, ricostruita dalla memoria. Lo schema dellopera non pi ascensionale, come quello della Divina Commedia, ma progressivo. Tuttavia questa dimensione temporale vissuta in contrasto con quella religiosa e ultraterrena, perch avvertita come vana in quanto non finalizzata alla salvezza dellanima. Punti di contatto sono presenti fra Petrarca e S. Agostino, col quale il poeta dialoga nel Secretum e che considera la sua guida spirituale.
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  • POLIZIANO RISPETTIRISPETTI, XXVII, XXVIII XXVII Tu sei de tuo belli anni ora in sul fiore,in sul fiore Tu sei nel colmo della tua bellezza; Se di donarla non ti fai onore, Te la torr per forza la vecchiezza: Ch l tempo vola e non si arreston loreCh l tempo vola e non si arreston lore, E la rosa sfiorita non si aprezza. Dunque allo amante tuo fanne un presente: Chi non fa quando pu, tardi si pente. XXVIII El tempo fugge El tempo fugge e tu fuggir lo lassi, Che non ha el mondo la pi cara cosa; E se tu aspetti che l maggio trapassi, Invan cercherai poi di cr la rosa. Quel che non si fa presto, mai poi fassi: Or che tu puoi, non istar pi pensosa. Piglia el tempo che fugge pel ciuffettoPiglia el tempo che fugge pel ciuffetto, Prima che nasca qualche stran sospetto.
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  • CIRO DI PERS OROLOGIO A RUOTE Mobile ordigno di dentate rote Lacera il giorno Lacera il giorno e lo divide in oredivide in ore Ed ha scritto di fuor con fosche note a chi legger le sa: Sempre si muore. Mentre il metallo concavo percuote Voce funesta mi risona al core N del fato spiegar meglio si puote Che con voce di bronzo il rio tenore. Perchio non speri mai riposo o pace Questo che sembra in un timpano e tromba Mi sfida ognor contro a let voracelet vorace E con que colpi onde l metal rimbomba Affretta il corso al secolo fugacesecolo fugace E, perch sapra, ogn or picchia a la tomba. Importanti i significanti: assonanze e ripetizioni. ate,-ote, serie di dentali, or- rovesciato in ro- e ripetuto in tutto il sonetto come suono tipico di more, parola chiave di tutto il componimento, come or, che sta per ora. Tutti i suoni riproducono il martellio che scandisce il trascorrere del tempo.
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  • SHAKESPEARE SONETTOSONETTO 19 Tempo divoratoreTempo divoratore, spunta gli artigli al leone, E fa che la terra divori la sua dolce progenie, Strappa le zanne aguzze alle fauci crudeli del tigre,zanne aguzze E ardi nel suo sangue la fenice imperitura, Alterna nel tuo volo stagioni tristi e liete, E fa quanto tu sai. Tempo dal rapido piede,rapido piede Al vasto mondo e alle sue dolcezze fuggitive: Ma uno, il pi orrendo delitto, io ti vieto, Oh, non incider le tue ore nella fronte del mio amore, Non tracciarvi linee con la tua vetusta penna, Lascialo intatto nella tua carriera, Qual modello di bellezza per coloro che verranno.modello di bellezza Oppure fa del tuo peggio, vecchio Tempo a dispetto del tuo oltraggio Nei miei versi lamor mio vivr giovane in eternoNei miei versi lamor mio vivr giovane in eterno.
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  • BELLI ER CAFFETTIERE FISOLOFO Lommini de sto monno so ll istesso Che vvaghi de caff nner mascinino: Cuno prima, uno doppo, e un antro appresso, Tutti cuanti per vvanno a un distino. Spesso muteno sito, e ccaccia spessoSpesso muteno sito Er vago grosso er vago piccinino, E ssincarzeno tutti in zu lingresso Der ferro che li sfraggne in polverino.li sfraggne in polverino e ll ommini accusi vviveno ar monno Misticati pe mmano de la sortemmano de la sorte Che sse li ggira tutti in tonno in tonno; e mmovennose oggnuno, o ppiano, o forte, Senza capillo mai caleno a ffonno Pe ccasc nne la gola de la morte.
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  • FOSCOLO I SEPOLCRI I SEPOLCRI vv.279-295 Proteggete i miei padri. Un d vedrete E tu onore di pianti, Ettore, avrai Mendico un cieco errar sotto le vostre Ove fia santo e lagrimato il sangue Antichissime ombre, e brancolando Per la patria versato, e finch il Sole Penetrar negli avelli, a abbracciar lurne, Risplender su le sciagure umane.Risplender su le sciagure umane E interrogarle. Gemeranno gli antri Secreti, e tutta narrer la tomba Ilio raso due volte e due risorto Splendidamente su le mute vie Per far pi bello lultimo trofeo Ai fatati Pelidi. Il sacro vate, Placando quelle afflitte alme col cantoPlacando quelle afflitte alme col canto, I Prenci Argivi eterner per quante Abbraccia terre il gran padre Oceano. ALLAMICA RISANATA ALLAMICA RISANATA vv.85-96 Ebbi in quel mar la culla, Ondio, pien del nativo Ivi erra ignudo spirito Aer sacro, su lItala Di Faon la fanciulla, Grave cetra derivo E se il notturno zeffiro Per te le corde eolie,Per te le corde eolie Blando sui flutti spira E avrai divina i votidivina i voti Suonano i liti un lamentar di lira: Fra glinni miei delle insubri nepoti
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  • LEOPARDI DIALOGODIALOGO FRA UN VENDITORE DI ALMANACCHI E UN PASSEGGERE Passeggere: Cos vorrei ancor io se avessi a rivivere, e cos tutti. Ma questo segno che il caso, fino a tutto questanno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno dopinione che sia stato pi o di pi peso il male che gli toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch una cosa bella, non la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Con lanno nuovo, il caso incomincer a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principier la vita felice. Non vero? Venditore: Speriamo LE RICORDANZE Dico Nerina or pi non gode; i campi, Laria non mira. Ahi tu passasti, eterno Sospiro mio: passasti: e fia compagna Dogni mio vago immaginar, di tutti I miei teneri sensi, ii tristi e cari Moti del cor, la rimembranza acerba.la rimembranza acerba LINFINITO e mi sovvien leterno, E le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. Cos tra questaCos tra questa Immensit sannega il pensier mio; E il naufragar m dolce in questo mare.
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  • LEOPARDI Canto notturno di un pastore errante dellAsia Nasce luomo a fatica, Ed rischio di morte il nascimento. Prova pena e tormento Per prima cosa; e in sul principio stesso La madre e il genitore Il prende a consolar dellesser nato Che si pensosa sei, tu forse intendi, Questo viver terreno, Il patir nostro, il sospirar, che sia; Che sia questo morir, questo supremo Scolorar del sembiante, Ma tu per certo, Giovinetta immortal, conosci il tutto. Questo io conosco e sento, Che degli eterni giriChe degli eterni giri, Che dellesser mio frale, Qualche bene o contento Avr forsaltri; a me la vita male Ma pi perch giammai tedio non provitedio Dimmi perch giacendo A bellagio, ozioso, Sappaga ogni animale; Me, sio giaccio in riposo, il tedio assale? Forse in qual forma, in quale Stato che sia, dentro covile o cuna, E funesto a chi nasce il d nataleE funesto a chi nasce il d natale.
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  • VIRGINIA WOOLF GITA AL FARO GITA AL FARO I, 5 (traduzione di G. Celenzo). Alz gli occhi vide la stanza, vide le seggiole e le parvero logore assai. Le loro viscere, come aveva detto Andrea qualche giorno avanti, erano tutte sparse pel piantito; ma daltronde, si domandava lei, a che sarebbe giovato comprarStuoie, brande,spettri decrepiti di seggiolel potevano ancora far giuoco; e cos una o due fotografie e un po di libri. I libri, pensava lei, spuntavano come funghi. Lei non aveva tempo di leggerli nemmeno quelli a lei dedicati dal poeta in persona:Per colei i cui desideri son leggeE lopera di Croon sul Pensieronon potevano, n luna n laltra, esser mandate al Faro. Certo, ella rifletteva, doveva pur venire il giorno in cui la casa fosse cos mal ridotta da render necessario qualche provvedimento. Se i ragazzi avessero imparato a pulirsi i piediI granchi doveva pur permetterlie se Jasper intendeva di far la minestra collalghe le collezioni di Rosa E ne resultava (cos ella concluse con un sospiro, abbracciando in un solo sguardo lintiera stanza dal pavimento al soffitto, mentre continuava a tenere il calzerotto contro la gamba di Giacomo) che, destate in estate, tutto si logorava sempre di piMa soprattutto le porte le davan noiaEntrando di notte nelle camere delle domestiche le trovava serrate come forni, eccetto quella di Maria, la ragazza svizzeraeppoi al suo paese (cos aveva detto) le montagne son tanto belle. La sera avanti, guardando fuor della finestra aveva dettoSuo padre stava morendo laggi
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  • JAMES JOYCE ULISSEULISSE (Traduzione diR. De Angelis) Monologo interiore di Mrs Bloom Un bel sollievo dovunque si sia non tenersi laria in corpo chiss se quella braciola di maiale che ho preso col t dopo era proprio fresca con questo caldo non ho sentito nessun odore sono sicura che quelluomo curioso dal norcino un gran furfante spero che quel lume non fumi mi riempirebbe il naso di sudiciume meglio che rischiare che mi lasci aperto il gas tutta la notte non potevo riposar tranquilla nel mio letto a Gibilterra mi alzavo anche per vedere ma perch diavolo mi preoccupo tanto di questo per quanto la cosa mi piace dinverno fa pi compagnia. Oh Signore poi era un freddo boia quellinverno che avevo dieci anni o gi di l s avevo quella gran bambola con quei vestiti buffi addosso sempre a vestirla e svestirla quel vento gelido che veniva di scivolo gi dalle montagne la come sidice Nevada sierra Nevada in piedi davanti al fuoco con quello straccetto di camicia corta tirato su per scaldarmi mi piaceva ballonzolare vestita in quel modo e poi tornar di corsa a letto sono sicura che quel tale di faccia stava l tutto il tempo a guardare con le luci spente destate e io nuda come Dio mha fatta saltellavo per la stanza ero innamorata di me a quel tempo poi spogliata davanti alla toilette mi truccavo e mi davo la crema solo che quando si arrivava alla cerimonia del vaso spegnevo la luce anchio cos si era in 2 Addio al sonno per stanotte per speriamo che non si metta a imbrancarsi con quegli studenti di medicina
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  • MARCEL PROUST LA STRADA DI SWANNLA STRADA DI SWANN. (Traduzione Natalia Ginzburg) Cos per molto tempo, quando, stando sveglio di notte, ripensavo a Combray, non ne rividi mai se non quella specie di lembo luminoso, che si tagliava in mezzo a tenebre indistinte, simili a quelle che la vampa dun fuoco di bengala o qualche proiettore elettrico illuminano e sezionano in un edificio, di cui le altre parti restino nel buiocome se Combray non fosse consistita che in due piani riuniti da unangusta scala, e come se l non fossero mai state che le sette di seraMa, poich quel che avrei ricordato mi sarebbe stato offerto soltanto dalla memoria volontaria, la memoria dellintelligenza, e poich le notizie che essa d sul passato non mi serbano nullaTutto questo in verit era morto per me. Morto per sempre? Forse. Mi sembra molto ragionevole la credenza celtica secondo cui le anime di quelli che abbiamo perduto son prigioniere entro qualche essere inferioreperdute di fatto per noi fino al giorno, che per molti non giunge mai, cheveniamo in possesso delloggetto che le tiene prigioniere. Esse trasaliscono allora, ci chiamano e non appena le abbiamo riconosciute, lincanto rotto. Liberate da noi, hanno vinto la morte e ritornano a vivere con noi. Cos per il passato nostro. E inutile cercare di rievocarlo, tutti gli sforzi della nostra intelligenza sono vani. Esso si nasconde allinfuori del suo campo e del suo raggio di azione in qualche oggetto materialeche noi non supponiamo. Questoggetto vuole il caso che lo incontriamo prima di morire, o che non lo incontriamo.
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  • MARCEL PROUST Quando in una giornata dinvernomacchinalmente, oppresso dalla giornata grigia e dalla previsione di un triste domani, portai alle labbra un cucchiaino di t, in cui avevo inzuppato un pezzo di maddalena. Ma nel momento stesso che quel sorso misto a briciole di focaccia tocc il mio palato, trasalii, attento a quanto avveniva in me di straordinarioBevo un secondo sorso in cui non trovo nulla di pi che nel primoE chiaro che la verit che cerco non in essa (bevanda), ma in me. Depongo la tazza e mi rivolgo al mio animo. Cercare? Non soltanto: creare. (lanimo) Si trova di fronte a qualcosa che ancora non , e che esso solo pu rendere reale, poi far entrare nella sua lucenon so che sia, ma sale adagio adagio: sento la resistenza, e odo il rumore delle distenze traversate. Certo ci che palpita in fondo a me devessere limmagine, il ricordo visivo, che, legato a quel sapore, tenta di seguirlo fino a me. E ad un tratto il ricordo m apparso. Quel sapore era quello del pezzetto di maddalena che la domenica mattina a Combrayquando andavo a salutarla nella sua camera, la zia Lonie mi offriva dopo averlo bagnato nel suo infuso di t o di tiglioMa, quando niente sussiste dun passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, pi tenui ma pi vividi, pi immateriali, pi persistenti, pi fedeli, lodore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, limmenso edificio del ricordosubito la vecchia casa grigia sulla stradae con la casa la citt
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  • UNGARETTI SOLDATI Si sta come dautunno Sugli alberi Le foglie (Bosco di Courton 1918)
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  • QUASIMODO ED E SUBITO SERA Ognuno sta solo sul cuor della terra Trafitto da un raggio di sole:un raggio di sole Ed subito sera.subito sera (Acque e terre 1930) Il dolore del vivere lo allontana da Catullo a cui lo aveva avvicinato subito sera e la contrapposizione luce / buio.
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  • SABA SERA DI FEBBRAIO Spunta la luna. Nel viale ancora Giorno, una sera che rapida cala.sera che rapida cala Indifferente giovent Indifferente giovent sallaccia; Sbanda a povere mte. Ed il pensiero Della morte Della morte che, in fine, aiuta a vivere. ( Ultime cose, 1943)
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  • GIUDICI UNA SERA COME TANTE Una sera come tante, e nuovamente Una sera come tante (quante ne resta a morire Noi qui, chiss per quanto ancora, al nostro di sere come questa?) e non tentato da nulla,non tentato da nulla Settimo piano, dopo i soliti urli dico dal sonno, dalla voglia di bere, I bambini si sono addormentati, o dallangoscia futile che mi prendeva alle spalle, E dorme anche il cucciolo i cui escrementi n dalle mie impiegatizie frustrazioni: Unaltra volta nello studio abbiamo trovati. Mi ridomando, vorrei sapere, Lo batti col giornale, i suoi guaiti commenti. Se un giorno sar meno stanco, se illusioni Una sera come tante, e i miei proponimenti siano le antiche speranze della salvezza;antiche speranze della salvezza Intatti, in apparenza, come anni o se nel mio corpo vile io soffra naturalmente Or sono, anzi pi chiari, pi concreti: la sorte di ogni altro, non volgare Scrivere versi cristiani in cui si mostri letteratura ma vita che si piega al suo vertice, Che mi distrusse ragazzo leducazione dei preti; senza n pi virt n giovinezza.mi distrusse ragazzo leducazione dei preti Due ore almeno ogni giorno per me; Potremo avere domani una vita pi semplice? Basta con la bont, qualche volta mentire. Ha un fine il nostro subire il presente?Ha un fine il nostro subire il presente?
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  • Ma che si viva o si muoia indifferente, che il nostro domani era gi ieri da sempre.che si viva o si muoia indifferenteil nostro domani era gi ieri da sempre Se private persone senza storiaSe private persone senza storia La verit chiedeva assai pi semplici tempre. Siamo, lettori di giornali, spettatori Ride, il tranquillo despota che lo sa: Televisivi, utenti di serviziTelevisivi, utenti di servizi; mi calcola fra i suoi lungo la strada che scendo. Dovremmo essere in molti, sbagliare in molti, C pi onore in tradire che in esser fedeli a met. In compagnia di molti sommare i nostri vizi, (La vita in versi 1965) Non questa grigia innocenza che inermi ci tiene Qui, dove il male facile e inarrivabile il bene.dove il male facile e inarrivabile il bene E nostalgia di futuro che mi estenua, Ma poi dun sorriso si appaga o di un come se fosse! Da quanti anni non vedo un fiume in piena? Da quanto in questa vilt ci assicura La nostra disciplina senza percosse? Da quanto ha nome bont la paura? Una sera come tante, ed la mia vecchia impostura che dice: domani, domanipur sapendodomani, domani TEMPO LIBERO Dopo cenato amare, poi dormire, Questa la vita pi facile: va da s Lo stomaco anche se il vino era un po grosso. Ti rigiri, al massimo straparli. Ma chi ti senteMa chi ti sente? lei dorme pi di te, Viaggia verso domani a un vecchio inganno: La sveglia sulle sette, un rutto, un goccettino -- e tutto ricomincia -- amaro di caff.e tutto ricomincia (La vita in versi 1965) GIUDICI
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  • Index Testi latini Autori Tenco Definizione Italiani Latini Filosofia Scienza Guccini Plauto Catullo OrazioSenecaS.Agostino Misurazione Ciclica Lineare Epoche Caratteristiche stile Tipologie Musica Epoche Orologio biologico Psichica Rappresentazione Grafica MAPPA 1 1 Livello 2Livello 3Livello 4Livello 5Livello Help Mappa Et Antica Medioevo Rinascimento Barocco Romanticismo Novecento Bibliografia Lucio Dalla Le foglie
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  • Index Definizione Autori Testi Musica Tenco ScienzaFilosofia Italiani Latini Guccini S.AgostinoSenecaCatulloOrazio Plauto Misura Orologio biologico Ciclica Lineare Psichica TipologieEpoche Stile Rappresentazione Grafica MAPPA 2 1 Livello 2Livello 3Livello 4Livello 5Livello Mappa HELP Et antica Medioevo Rinascimento Barocco Romanticismo Novecento Bibliografia Lucio Dalla Le foglie
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  • Un altro giorno andato E un altro giorno andato,la sua musica ha finito, quanto tempo ormai passato e passer! Le orchestre di motori ne accompagnano i sospiri, l'oggi dove andato l'ieri se ne andr. Se guardi nelle tasche della sera ritrovi le ore che conosci gi, ma il riso dei minuti cambia in pianto ormai e il tempo andato non ritroverai. Giornate senza senso, come un mare senza vento, come perle di collane di tristezza; Le porte dell'estate dall'inverno son bagnate, fugge un cane come la tua giovinezza. Negli angoli di casa cerchi il mondo, nei libri e nei poeti cerchi te, ma il tuo poeta muore e l'alba non vedr e dove corra il tempo chi lo sa? Nel sole dei cortili i tuoi fantasmi giovanili corron dietro a delle silvie beffeggianti: si spenta la fontana, si ossidata la campana, perch adesso ridi al gioco degli amanti? Sei pronto per gettarti sulle strade, l'inutile bagaglio dentro in te, ma temi il sole e l'acqua prima o poi cadr e il tempo andato non ritorner. Professionisti acuti fra i sorrisi ed i saluti ironizzano i tuoi dubbi sulla vita. Le madri dei tuoi amori sognan trepide dottori, ti rinfacciano una crisi non chiarita. La sfera di cristallo si offuscata, e l'aquilone tuo non vola pi. Nemmeno il dubbio resta nei pensieri tuoi e il tempo passa e fermalo se puoi. Se i giorni ti han chiamato tu hai risposto da svogliato, il sorriso degli specchi gi finito. Nei vicoli e sui muri quel buffone che tu eri rimasto solo a pianger divertito. Nel seme al vento afferri la fortuna, al rosso saggio chiedi i tuoi perch, vorresti alzarti in cielo a urlare chi sei tu, ma il tempo passa e non ritorna pi. E un altro giorno andato, la sua musica ha finito, quanto tempo ormai passato e passer! Tu canti nella strada frasi a cui nessuno bada, il domani come tutto se ne andr. Ti guardi nelle mani e stringi il vuoto: se guardi nelle tasche troverai gli spiccioli che ieri non avevi ma, il tempo andato non ritorner.l'oggi dove andato l'ieri se ne andr Giornate senza senso Le porte dell'estate dall'inverno son bagnatenei libri e nei poeti cerchi teperch adesso ridi al gioco degli amantil'inutile bagaglio dentro in te, ma temi il sole e l'acqua prima o poi cadr e il tempo andato non ritorner La sfera di cristallo si offuscata, e l'aquilone tuo non vola pitu hai risposto da svogliatoal rosso saggio chiedi i tuoi perch FRANCESCO GUCCINI "...Come vedi tutto usuale, solo che il tempo chiude la borsa e c' il sospetto che sia triviale l'affanno e l'ansimo dopo una corsa, l'ansia volgare del giorno dopo, la fine triste della partita, il lento scorrere senza uno scopo di questa cosa che chiami vita."l'ansia volgare del giorno dopo ( Francesco Guccini, "Lettera")
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  • LE FOGLIE ILIADE VI, 145-149. Sul campo di battaglia si incontrano per la prima volta il greco Diomede e Glauco, greco d'origine ma naturalizzato licio e alleato coi Troiani. Diomede chiede allo sconosciuto avversario chi sia, perch teme di trovarsi di fronte un dio. Risponde Glauco: La razza degli uomini simile alle foglie:simile alle foglie Il vento le getta a terra e altre ne rinascono Nella selva che germoglia a primavera. Cos le generazioni degli uomini: una nasce, laltra scompareuna nasce, laltra scompare. traduzione di S. Quasimodo Nella letteratura europea esistono numerosissimi esempi di raffronto fra gli uomini e le foglie, e in molti emerge il variare del motivo di similitudine, vale a dire del tertium che accompagna i due elementi in paragone. Il tertium comparationis sembra qui la mancanza di un rapporto fra una generazione (di uomini o di foglie) e quella precedente, che si estinta. Da notare tuttavia che subito dopo Glauco racconta la storia di suo nonno Bellerofonte, ed proprio la constatazione di un'antica amicizia fra la stirpe di Glauco e quella d Diomede a determinare la conclusione dell'episodio.
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  • LE FOGLIE ILIADE XXI, 462-466 Posidone propone ad Apollo di intervenire in battaglia a favore dei Greci; Apollo rifiuta dicendo: "O Enosigeo, non diresti che sono assennato se combattessi insieme con te per dei miseri mortali, che simili a foglie ora sono in rigoglio,lucenti, e mangiano il frutto della terra, ora periscono esanimi". ODISSEA IX, 51-52 C qui un brevissimo paragone coi Ciconi giunti a vendicare la scorreria di Odisseo e dei suoi compagni: Vennero poi al mattino numerosi come le foglie e i fiori che nascono a primavera" Il tertium in questo caso la brevit della vita mortale, contrapposta all'immortalit degli dei. Qui evidentemente il tertium il gran numero, ma bisogna anche notare che le foglie sono osservate sul nascere (cos come i nemici sopraggiungono al mattino), per cui fa parte del tertium anche lo spuntare quasi improvviso dei fiori e dei nemici.
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  • LE FOGLIE AL MODO DELLE FOGLIE Mimnermo Al modo delle foglie Al modo delle foglie che nel tempo Fiorito di primavera nascono E ai raggi del sole rapide crescono, Noi simili a quelle per un attimo Abbiamo diletto del fiore delletdel fiore dellet Ignorando il bene e il male per dono dei Celesti. Ma le nere dee ci stanno sempre a fianco, Luna con il segno della grave vecchiaia E laltra della morte. Fulmineo precipita il frutto di giovinezza, Come la luce dun giorno sulla terraCome la luce dun giorno sulla terra, E quando il suo tempo dileguato meglio la morte che la vita. traduzione di S. Quasimodo L'antecedente immediato, dal punto di vista concettuale, certo l Iliade. XXI, con un ribaltamento di situazione per cui la misera condizione umana osservata dagli uomini stessi, non dagli dei. Anche il tertium comunque leggermente diverso: pi che la precariet della vita in questione la brevit del tempo che val la pena di vivere, il tempo della giovinezza e della gioia.
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  • LE FOGLIE ENEIDE VI, 309-312: quam multa in silvis autumni frigore primo / lapsa cadunt folia, aut ad terram gurgite ab alto / quam multae glomerantur aves, ubi frigidus annus / trans pontum fugat et terris inmittit apricis Che il tertium sia il numero non pare da porsi in dubbio, dato l'uso di quam multa: ma a differenza del caso consimile di Od.IX, le foglie numerose sono osservate alla fine della loro stagione, non all'inizio, in rapporto con la situazione dei defunti (nel successivo caso degli uccelli si aggiunge anche il tema della migrazione). Invece in Georg. IV, 471 segg., dove s'incontrano alcuni versi identici al testo dell'Eneide, la similitudine risulta dimezzata, e le foglie sono introdotte solo come elemento accessorio del tema degli uccelli (ricordiamo che il rapporto cronologico fra i due passi discusso): quante migliaia di uccelli si nascondono tra le foglie, quando la sera o la pioggia invernale li fa scendere dai monti GEORGICHE IV 473-475 Quam multa in foliis avium se milia condunt,/ vesper ubi aut hibernus agit de montibus imber quante foglie scosse cadono nelle selve al primo freddo dautunno, o quanti uccelli dallalto mare si addensano in terra, quando la fredda stagione li mette in fuga oltremare e li spinge nelle regioni assolate
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  • LE FOGLIE DIVINA COMMEDIA (Inf. III, vv. 112-117): Come d'autunno si levan le foglie l'una appresso dell'altra, infin che il ramo vede alla terra tutte le sue spoglie; similemente il mal seme d'Adamo: gittansi di quel lito ad una ad una per cenni, come augel per suo richiamo P. B. Shelley Ode to the West Wind (1819) quinta e ultima stanza. "Fa di me la tua lira, come lo anche la foresta: che importa se le mie foglie cadono come le sue! Il tumulto delle tue potenti armonie trarr da entrambi un profondo tono autunnale, dolce anche se triste. Sii tu, o fiero spirito, il mio spirito! Sii tu me, o impetuoso! Guida i miei pensieri morti su per l'universo, come foglie appassite per affrettare una nuova nascita! E, per l'incantesimo di questo verso, diffondi, come ceneri e faville da un focolare inestinguibile, le mie parole fra l'umanit! Sii attraverso le mie labbra per la terra addormentata la tromba di una profezia! O vento, se viene l'inverno, pu essere lontana la primavera?" Dante tiene presente la similitudine virgiliana del VI dellEneide quando deve riproporre la medesima situazione: l'attesa delle anime in procinto d'imbarcarsi sulla navicella di Caronte. Il tertium comparationis per cambiato rispetto all'esempio virgiliano. Si tratta del modo con cui avviene il distacco - dal ramo, dalla riva per entrare nella barca - vale a dire in successione ordinata, rispondendo, nel caso delle anime, al muto appello di Caronte. Analogamente anche la similitudine degli uccelli modificata. L'idea centrale quella della rinascita: delle foglie-pensieri, cos come della natura-umanit nella profezia finale.
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