le dimensioni dell'apprendimento
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L’educazione per la vita, cioè permanente: Lifelong, Lifewide e
Lifedeep learning, le tre dimensioni dell’apprendimento.
1. Lifelong learning o dimensione verticale. Apprendimento che dura tutta la vita; rappresenta il superamento
della dimensione temporale dell’istruzione e riguarda la lunghezza, la durata della vita. La dimensione del Lifelong
Learning evidenzia che l’individuo impara durante tutta la sua vita.
2. Lifewide learning: si riferisce alla dimensione orizzontale in quanto fa riferimento a tutti i contesti di vita e
rappresenta il superamento dei luoghi deputati all’apprendimento, per cui oltre al contesto formale si tende a
valorizzare ogni esperienza di vita (informale e non formale). Riguarda la larghezza o ampiezza della vita, cioè i
vari contesti. Pertanto, l’espressione completa diventa lifelong lifewide learning, con cui tempi e spazi
dell’apprendimento si allargano sino a comprendere ogni ambito di vita e ogni tempo del soggetto (dimensione
verticale e orizzontale). La dimensione del Lifewide Learning evidenzia che l’apprendimento avviene in un’ampia
varietà di ambienti e contesti: lavoro, vita sociale, famiglia e non è solo limitato all’educazione e non è
necessariamente intenzionale (Bauman, 2006; Barnett, 2010).
3. Lifedeep (vita profonda) learning: è una terza dimensione di recente discussione. Riguarda credenze, valori
e orientamenti per la vita (Banks, 2007; Dewey, 1899), per partecipare pienamente alla vita della comunità.
Questa dimensione sposta il focus dalla competizione economica all’impegno congiunto della comunità e di
ciascuna persona, per il suo pieno sviluppo (dimensione trasformativa, di profondità, apprendimento
trasformativo). Riguarda la profondità, i valori della vita.
Ricapitolando, le tre dimensioni dell’apprendimento sono:
• verticale (long);
• orizzontale (wide);
• in profondità (deep).
Le condizioni - gli ingredienti base - per potere apprendere per tutta la vita sono:
a) una formazione scolastica basata su sicuri ancoraggi cognitivi, affettivo‐emotivi e metacognitivi;
b) offerte intenzionalmente formative nel territorio;
c) metodologie attive e partecipate che abbiano come fine ultimo lo sviluppo e le competenze di cittadinanza attiva della
persona.
L‘Educazione Permanente è un modo d‘intendere l‘educazione, è un atteggiamento mentale verso
l‘educazione stessa (Lengrand, 1973). Considera l‘educazione come un processo continuo e globale che ha
luogo dalla nascita dell‘individuo fino alla morte, è una pratica di vita. Non è un “capitale“ di conoscenze a cui
ricorrere all‘occorrenza, ma il progressivo sviluppo della persona attraverso diverse esperienze durante il corso
della vita e in alcuni momenti critici; occupa tutto il campo delle attività umane, dal tempo libero al lavoro, non
si tratta di una scolarizzazione per tutta la vita.
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Per trasmettere-costruire conoscenza
Le informazioni non possono essere acquisite in maniera isolata e ripetitiva, vanno integrate con le
conoscenze, abilità e risorse interne del soggetto. E devono stimolare discussione, riflessione, pensiero,
immaginazione. Le competenze‐chiave per l’Apprendimento permanente sono certamente i “saperi”
disciplinari, ma devono essere anche risorse interne e competenze trasversali di cittadinanza (affettività
positiva e fiducia nella cooperazione, nei valori condivisi, nell’impegno civile).
Per realizzare il lifelong, lifewide e lifedeep learning occorrono:
• contesti educativi formali, non formali e informali che siano basati sulla dialogicità e reciprocità a
livello intergenerazionale e sociale e sul rispetto;
• valorizzazione della riflessività e immaginazione delle persone (e delle reti sociali/comunità) come
costruttrici e autrici della propria biografia (Côté, 2004).
• pensare la formazione/educazione come una possibile via alternativa o ulteriore che conduca nel luogo in cui le persone possano sentire di abitare, pienamente (Quaglino, La scuola della vita, 2011), per realizzare il diritto-dovere di cittadinanza e partecipare in modo attivo, responsabile e costruttivo al benessere comune, per creare un’autentica comunità educante.
In esse sono racchiuse le dimensioni informale, non formale e formale. La base di partenza è il “Memorandum sull’istruzione e la formazione permanente”, varato dalla Commissione delle Comunità Europee il 30.10.2000 a seguito del Consiglio Europeo di Lisbona del marzo 2000, che ritenne strategicamente essenziale per “il buon esito della transizione a un’economia e una società basate sulla conoscenza” l’istruzione e la formazione permanente (lifelong learning and lifewide learning) definite “come ogni attività di apprendimento finalizzata, con carattere di continuità, intesa a migliorare conoscenza, qualificazioni e competenze”. Dopo questa definizione il Memorandum distingue “tre diverse categorie fondamentali di apprendimento finalizzato:
Apprendimento formale: si tratta di quell’apprendimento che avviene in un contesto organizzato e strutturato (in un’istituzione scolastica/formativa), è esplicitamente pensato e progettato come apprendimento e conduce ad una qualche forma di certificazione;
Apprendimento non formale: è l’apprendimento connesso ad attività pianificate, ma non esplicitamente progettate come apprendimento (quello che non è erogato da una istituzione formativa e non sfocia normalmente in una certificazione, ad esempio una giornata di approfondimento su un problema lavorativo nella propria professione); si svolge al di fuori delle principali strutture d’istruzione e di formazione e, di solito, non porta a certificati ufficiali. L’apprendimento non formale è dispensato sul luogo di lavoro o nel quadro di attività di organizzazioni o gruppi della società civile (nei luoghi di lavoro, nelle organizzazioni, nei gruppi della società civile, nelle chiese, nelle associazioni giovanili, sindacati o partiti politici). Può essere fornito anche da organizzazioni o servizi istituiti a complemento dei sistemi formali (quali corsi di istruzione artistica, musicale e sportiva o corsi privati per la preparazione ad esami);
Apprendimento informale: le molteplici forme dell’apprendimento mediante l’esperienza risultante dalle attività della vita quotidiana legate al lavoro, alla famiglia, al tempo libero, al vicinato, al gioco, al mercato, alla biblioteca, al mondo dell’arte e dello spettacolo, ai mass-media, agli hobby e alle attività del tempo libero, agli artigiani. Non è organizzato o strutturato e non conduce alla certificazione (ad esempio un’appartenenza associativa). Corollario naturale alla vita quotidiana. Contrariamente all’apprendimento formale e non formale, esso non è necessariamente intenzionale e può, pertanto, non essere riconosciuto, a volte dallo stesso interessato, come apporto alle sue conoscenze e competenze”. Consiste nell'imparare facendo (learning by doing).
Nelle Linee Guida del Cedefop vengono definiti come:
Apprendimento Formale “l’apprendimento erogato in contesto organizzato e strutturato (per esempio, in un istituto di istruzione o di formazione o sul lavoro), appositamente progettato come tale (in termini di obiettivi di apprendimento e tempi o risorse per l’apprendimento). L’apprendimento formale è intenzionale dal punto di vista del discente. Di norma sfocia in una convalida e in una certificazione”.
Apprendimento Informale “l’apprendimento risultante dalle attività della vita quotidiana legate al lavoro, alla famiglia o al tempo libero. Non è strutturato in termini di obiettivi di apprendimento, di tempi o di risorse per l’apprendimento.
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Nella maggior parte dei casi non è intenzionale dal punto di vista del discente. L’apprendimento informale è detto anche apprendimento “esperienziale” o “fortuito” o casuale”.
Apprendimento Non Formale “l’apprendimento erogato nell’ambito di attività pianificate, che non sono sempre esplicitamente definite come apprendimento (in termini di obiettivi, di tempi o di risorse), pur comportando importanti elementi di apprendimento. L’apprendimento non formale è intenzionale dal punto di vista del discente. Talvolta l’apprendimento non formale è denominato “apprendimento semi-strutturato”.
BIBLIOGRAFIA
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