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L’autore del libro ci racconta la sua esperienza indimenticabile alla Mecca,

definendola toccante ed irripetibile. Descrive in tutti i particolari ciò che avviene a

Mecca e a Medina, i riti del Pellegrinaggio dei musulmani, le sue sensazioni ed

emozioni. È durante il Pellegrinaggio che incontra persone provenienti da ogni parte

del mondo. La particolarità di questo libro è che lui è italiano, ed è il primo a

raccontare in un libro un esperienza simile. Per lui niente sarà più lo stesso. Un libro

per tutti.

Titolo originale “Il mio Pellegrinaggio alla Mecca” 2008- 2009, di AbdEl Kawi M. Dello Russo

“Un italiano alla Mecca” 2016

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INTRODUZIONE

Non è stato facile con questo libro raccontare il mio viaggio alla Mecca. Ho tentato di

raccontare questa esperienza lasciandomi trasportare completamente dalle emozioni,

dai ricordi, come se stessi rivivendo quei momenti. E’ un’esperienze che non si riesce

a descrivere esattamente con le parole, un’esperienza toccante, irripetibile. Avevo

letto diversi libri e scritto qualcosa in questi anni sul Pellegrinaggio, ma solo vivendo

l’esperienza in prima persona si riesce a comprendere il vero significato. Un viaggio

tanto atteso per ben 10 anni e rimandato più volte perché non ne avevo l’opportunità

e la preparazione giusta. Consiglio a tutti i musulmani–come leggerete nel libro- di

fare prima il Pellegrinaggio minore Omra e poi il pellegrinaggio maggiore Hajj.

L’Omra è la preparazione spirituale e fisica per l’Hajj che è un grande Jihad (sforzo)

per il musulmano. Pensavo di scrivere un articolo lungo su questa mia esperienza ed

invece ne è nato un libro. Molti musulmani se ne sono guardati bene dallo scrivere il

loro pellegrinaggio, la loro esperienza personale, io al contrario ritengo sia giusto

farlo, poiché è una testimonianza per gli altri – musulmani e non- e per chi l’ha

vissuto. In questo libro racconterò le mie due esperienze alla Mecca, la prima per il

Pellegrinaggio minore (Omra) nel 2008 e il Pellegrinaggio maggiore (Hajj) nel 2009.

Un viaggio che ti cambia dentro. Niente sarà più lo stesso da ora in poi.

Buona lettura.

AbdEl Kawi M. Dello Russo

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PRIMA PARTE

Il Pellegrinaggio minore (Omra)

Aprile 2008

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Un’esperienza meravigliosa

È stata una sensazione bellissima, che non riesco a descrivere con le parole, bisogna

viverla di persona per comprendere esattamente le mie sensazioni. È stato per me il

viaggio più bello di tutta la mia vita. Non è stata una bella esperienza e nemmeno

bellissima, molto di più, è stata meravigliosa, credo sia questo il termine più

appropriato. Ho cominciato a scrivere del mio pellegrinaggio su un documento word

a due giorni di distanza dal mio ritorno in Italia. Così con i ricordi ancora vivi nella

mente provai a catturare la mia esperienza, le mie sensazioni per questo libro.

Ho cercato di vivere tutto intensamente, con la massima concentrazione. Ho fatto

bene a fare le cose di testa mia senza farmi coinvolgere dagli altri che volevano che

partissi subito per l’Hajj, anzi, consiglio a tutti di cominciare con l’Omra che sarebbe

il Pellegrinaggio minore. È una preparazione spirituale e fisica per il Pellegrinaggio

maggiore che sarà più lungo e impegnativo. Volevo cominciare così, con l’Omra,

vivere il pellegrinaggio in modo tranquillo, senza correre a destra e sinistra come

capita spesso con i viaggi organizzati per l’Hajj. Volevo viverla questa esperienza in

tutti i dettagli, in modo spirituale, con calma. Il mio desiderio era di partire tra Aprile

e Maggio, in un momento più tranquillo, con poca gente, in un mese non troppo

caldo. Ed invece? Sono partito l’1 di Aprile e in Arabia Saudita faceva un caldo

incredibile, ben 40 gradi circa e pieno di gente da tutte le parti del mondo, non come

per l’Hajj naturalmente. A Medina c’erano molti turchi e iraniani, a Mecca tanti

turchi, indonesiani, malesi, indiani, bengalesi del Bangladesh, ma anche pakistani,

iraniani, africani, marocchini e nell’ultima settimana pure egiziani e siriani. Fra i tanti

ho visto qualche francese, americano e credo persino qualche italiano. Insomma, tutta

la comunità islamica.

Il viaggio di andata e ritorno come al solito è stressante, tra i molti controlli alla

dogana per via del terrorismo, fanno bene, però è fastidioso e stancante per il

viaggiatore. Ci hanno controllato diverse volte, soprattutto all’andata, quando ho

preso l’aereo diretto per Jeddah e poi il secondo aereo per Medina, dove ho trascorso

i primi giorni. Ogni anno c’è sempre un nuovo divieto, nelle borse a mano avevo solo

qualche medicinale, un maglione e il Corano, quindi niente spray, cose liquide,

shampoo, macchinari come i rasoi elettrici, forbici, cacciaviti ecc, tutto nelle borse da

spedire via aerea al posto di destinazione. Impronte digitali e foto segnaletiche quasi

come si fanno ai carcerati, controllo della persona, togliere il cappello, si potrebbe

nasconderci qualcosa, togliere le scarpe e la cintura perché suona l’allarme, in poche

parole sono rimasto scalzo in pantaloni e camicia, il resto –come è successo altre

volte- ho dovuto passarlo sotto il macchinario di controllo.

Sono arrivato a Medina stanchissimo, assieme ad un egiziano che è partito con me e

che ho conosciuto in quei giorni a Medina e Mecca. È stato con me la prima

settimana, la seconda sono rimasto da solo, grazie a Dio avevo fatto amicizia con i

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suoi amici egiziani che vivono in Arabia Saudita. Ho visto molti egiziani che vivono

lì per lavoro, ma soprattutto bengalesi che lavorano un po’ dappertutto: negozi,

ristoranti, hotel ecc, un po’ come da noi i cinesi.

Medina: la città del Profeta Muhammad [صلى الله عليه وسلم]

È stato emozionante quando abbiamo visto al

Haram moschea del Profeta Muhammad [صلى الله عليه وسلم] che significa (pace e benedizione su di lui) –non

uso la traduzione/ storpiatura italiana Maometto-.

Mi hanno spiegato che una preghiera lì vale mille

volte e alla Mecca centomila. In una moschea

comune la preghiera con gli altri vale 25 volte e a

casa da solo una volta sola.

Riguardo al pregare nella Moschea del Profeta, il Profeta Muhammad [صلى الله عليه وسلم] , disse:

"Una preghiera compiuta nella mia moschea porta ricompense mille volte più grandi

di una preghiera recitata in un'altra moschea, fatta eccezione per quella detta alla

Mecca. La solita cosa vale per le buone azioni”.

Quindi, una preghiera detta nella Moschea di Al Aqsa in Palestina vale 500 volte,

nella moschea del Profeta Muhammad a Medina vale mille volte, e detta nella Sacra

Moschea della Mecca vale ben 100 mila volte.

Il Profeta disse: "Quando qualcuno perdura nel rigore e nell'austerità a Medina, io

intercederò per lui nel Giorno della Risurrezione." E ha detto anche: "Se qualcuno ha

la possibilità di morire a Medina, lasciatelo morire là, poiché nessuno morirà là senza

che io interceda per lui nel Giorno della Risurrezione."

Salutare un musulmano con Assalamu aleikum vale 10 hasanàt (ricompense) invece

Assalamu aleikum warhmatullah vale 20 hasanàt e Assalamu aleikum warhmatullahi

wabarakato 30 hasanàt, è obbligatorio per un musulmano rispondere al saluto,

purtroppo anche lì, in Arabia Saudita, ci sono musulmani che non rispondono al

saluto che è meraviglioso, importantissimo, Allah L’Altissimo disse ad Adamo “Va e

saluta quegli angeli e senti cosa ti risponderanno, perché il loro saluto è il saluto della

tua discendenza”. Adamo disse “Assalamu aleikum, pace su di voi” e loro risposero

“Assalamu aleikum warhmatullah, Su voi la pace e la misericordia di Allah.”

Riportato da Al Bukhari e Muslim.

Ho visto la tomba del Profeta Muhammad [صلى الله عليه وسلم] che ho salutato, è vicina a quella di

Abu Bakr e Omar – i due califfi e compagni del Profeta- vicino al nostro Profeta c’è

una tomba vuota destinata al Profeta Gesù (pace su di lui) “il Cristo morirà e la sua

salma verrà sepolta a Medina vicino alla tomba del Profeta Muhammad, insieme al

quale risorgerà nel Giorno della Resurrezione” dice un detto del nostro Profeta

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Muhammad [صلى الله عليه وسلم] . Davanti alle tombe molti sono i pellegrini giunti da molte parti

del mondo, ed anche qualche ladruncolo tra la folla, purtroppo, fate attenzione ai

portafogli e oggetti di valore, stessa cosa alla Mecca, non tutti vanno con l’intenzione

buona.

Davanti alle tombe ci sono alcuni imam che spiegano in lingua araba la storia delle

tombe del Profeta e dei due califfi. Abbiamo chiesto di Gesù, alcuni confermano ed

altri non vogliono prendersi la responsabilità della risposta aggiungendo “Allahu

‘alam” che significa “Dio ne sa di più” c’è però l’hadith del nostro Profeta

Muhammad [صلى الله عليه وسلم] che conferma. Purtroppo sia davanti alle tombe, sia alla Mecca,

ci sono azioni di associazione (shirk) da parte di certi musulmani – inteso che ho

visto musulmani commettere azioni proibite nell’Islam molto vicine all’idolatria-.

Andando un pò più avanti sulla destra c’è un pezzo del Paradiso Rauda dove ho

pregato diverse volte, è bellissimo, davvero speciale, ho provato una sensazione non

comune ed è quasi sempre affollato di gente. Ho notato sul soffitto proprio in quel

punto tra Rauda e le tre tombe molte decorazioni di arte islamica, nel resto della

moschea invece le decorazioni sono meno presenti. Mi hanno spiegato che una volta

le tre tombe erano all’esterno e che successivamente hanno costruito mura e soffitti in

modo che facessero parte anche loro della grande moschea.

Dopo tutte le 5 preghiere, sia a Medina che a Mecca si prega per i morti. Tutti i

giorni, dopo tutte le preghiere ci sono i corpi di nuovi defunti, anche di neonati.

Spesso la gente accorre per portare sulle spalle le bare, spero faranno così anche con

me un giorno, se Dio Vuole. La preghiera per il morto si svolge così: si dice stando in

piedi “Allahu Akbàr”, si recita la Sura del Corano al Fatiha, poi ancora “Allahu

Akbàr” e si recita la preghiera di Abramo (As-salatu-l-Ibrahìm) “Allah homma

salli…”. Si conclude con “Allahu Akbàr” chiedendo il Paradiso per i defunti lontani

dal fuoco dell’Inferno e “Allahu Akbàr” la stessa cosa per noi, totale 4 volte, quattro

invocazioni diverse. Infine il saluto “Assalamu aleikum warhmatullah” sulla destra e

sulla sinistra come quando preghiamo normalmente.

Il musulmano che muore nei posti Sacri come la Mecca e Medina non dovrà mostrare

il proprio conto ed entrerà in Paradiso direttamente senza che gli sarà chiesto

alcunché. Gli verrà detto “Entra nel Paradiso”.

Ha detto il nostro Profeta Muhammad [صلى الله عليه وسلم] “Non c'è altra ricompensa per un

pellegrinaggio accettato se non il Paradiso”.

Solo l’ultimo giorno sono riuscito ad entrare in Bakia il cimitero dei Sahabah

compagni del Profeta, poiché è quasi sempre chiuso, tranne quando pongono i corpi

dei defunti. Ho visto anche in altre zone le tombe dei martiri (Sayed Shuadà) e di

Hamzah (Makaber Hamzah). Ho pregato nella prima moschea costruita (Masjed

Kebà) e nella moschea della kibla (Masjed zu kiblataìn). Ho visto anche Jabal Uhud il

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monte dove si è tenuta la battaglia di Uhud, invece la montagna della battaglia di

Badr è troppo distante, per questo non siamo riusciti ad andare.

L’Arabia Saudita mi ricorda molto l’Egitto, per il traffico, le strade, le usanze, ecc.

Fate molta attenzione con le agenzie quando vi prenotano il viaggio, spesso una volta

arrivati a destinazione c’è il rischio di non trovare la vostra prenotazione in Hotel,

come è successo a molti ed anche a me, sia a Medina che a Mecca, le nostre

prenotazioni erano in altri alberghi non segnati sul foglio a noi consegnato prima

della partenza, oppure non risultavamo da nessuna parte, come è successo a Mecca,

dove ci hanno offerto gratis per generosità la prima notte e poi ci siamo dovuti

arrangiare facendo tante telefonate in Italia, abbiamo trovato qualcosa tramite il

classico passa-parola, l’amico dell’amico. Molti hanno pagato di tasca loro in

alberghi trovati per caso.

La gente a Medina è più buona della popolazione di Mecca, i quali hanno un carattere

più duro, mi hanno spiegato che “il loro carattere è duro come le montagne che si

trovano alla Mecca” forse è vero. Spesso i venditori e i tassisti fanno i furbi alzando i

prezzi –come capita in Egitto ed anche in Italia- appena capiscono che siete stranieri,

altri invece quando sanno che siete convertiti all’Islam vi offrono la corsa del taxi

gratis ed anche il cibo, come mi è capitato. Bisogna sempre trattare con loro sui

prezzi da pagare, ad un certo punto mi sono stancato ed ho cominciato ad accettare

solo i prezzi che mi interessavano, nel caso contrario me ne sarei andato.

5 Rial equivalgono ad 1 euro. Non ho portato nessuna macchina fotografica, non ho

fatto foto, così è stato quando ho fatto la Shahada (testimonianza di Fede) a Milano,

per non alterare i ricordi, per ricordarli con la mente, la foto non potrà mai catturare

al cento per cento quello che state vivendo.

Ho conosciuto anche filippini convertiti all’Islam in un ristorante cinese a Medina

gestito da egiziani.

Prima di partire per Mecca ho pregato il venerdì nella moschea del nostro Profeta

Muhammad [صلى الله عليه وسلم], non all’interno, bensì all’ultimo piano e all’esterno, è stato

bellissimo, era l’unico modo per poter pregare lì, in quel giorno. In caso contrario

sarei dovuto partire la mattina presto, prendere un altro aereo ed arrivare a Mecca con

il grande caldo. Invece abbiamo pensato di prendere un taxi verso sera e dopo la

preghiera. Mi hanno spiegato che in Arabia Saudita fa sempre caldo, non oso pensare

a come sarà in Agosto… 50 gradi? Fa un pò meno caldo nel mese di Febbraio. La

spiegazione sulla grande affluenza di pellegrini in Aprile me l’ha data un amico, che

mi ha detto che organizzano in alcuni mesi il pellegrinaggio per la gente proveniente

da diversi paesi nel mondo, in altri mesi non fanno entrare nessuno, ecco la

spiegazione, non era così anni fa.

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Ci siamo cambiati a Medina, in una casa di un amico egiziano, ho

tolto i vestiti ed indossato i due pezzi di asciugamano, comincia

così lo stato ih’ràm –vedi foto a sinistra-.

I due asciugamani per lo stato ih’ràm si chiamano Izàr e Ridà. Il

primo (Izàr) lo si avvolge attorno ai fianchi, per coprire la parte di

sotto, il secondo (Ridà) è per la parte superiore del corpo.

Da quel momento ci si sforza nell’abbandonare tutti i pensieri

negativi, si evita la collera che può invalidare lo stato di

purificazione ih’ràm. Non si calzano sandali con cuciture, vendono

i sandali per il Pellegrinaggio nei vari negozi. Prima di entrare

nello stato di ih’ràm si tagliano le unghie delle mani e dei piedi, si

depilano le ascelle e il pube. Una volta entrati in stato ih’ràm non

si usano profumi, non ci si rade, non si alza la voce e si evita il litigio, sotto i due

asciugamani non si indossa nulla, nemmeno gli indumenti intimi, anche se

recentemente li hanno creati senza cuciture.

Anche la donna ha il suo ih’ràm –vedi a sinistra-, solo che a

differenza dell’uomo che non può portare copricapo, la donna

copre la testa come fa normalmente, il suo ih’ràm è bianco

come quello dell’uomo. Ho visto anche donne che portavano il

solito niqab nero che usano tutti i giorni, però il vero ih’ràm è

come l’ho appena descritto.

Secondo alcune fonti il colore dei tessuti da indossare per lo

stato di ih’ràm della donna non è importante, è preferibile di

colore bianco come per l’uomo. Ibn 'Umar riferì: "Chiedemmo

al Profeta [صلى الله عليه وسلم] : "Quale vestito deve indossare la donna

durante lo stato di ihram?", ed egli rispose: "La donna non deve indossare il niqab, né

mettere i guanti"." (Bukhari).

Abbiamo preso un taxi, che a mio avviso sembra uno dei soliti micro-bus visti in

Egitto e che non parte finché non lo riempie di gente, questo ci fa perdere molto

tempo, anche le diverse soste fatte per strada. Speravo di arrivare verso sera a Mecca

ed invece siamo arrivati a notte inoltrata. Abbiamo pregato anche in una moschea

prima di arrivare nel luogo di destinazione. Infine abbiamo perso molto del tempo

prezioso a cercare l’hotel, una volta arrivati la prenotazione era inesistente, altro

tempo perso in telefonate, in controllo dei passaporti, fax, presunte prenotazioni.

Avevo fame, non mangiavo da ore, ed un forte mal di testa. In quello stato dovevo

fare il mio Pellegrinaggio? Il tassista ci ha offerto in albergo delle merende, ho preso

una pastiglia per il mal di testa, una volta che l’hotel si decide di offrirci gratis una

notte andiamo verso l’Haram della Mecca.

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Comincia il mio Pellegrinaggio alla Mecca

È il 5 Aprile e sono le 2 di notte. Inizia per noi il Pellegrinaggio.

Comincio a recitare la Talbia:

Labbàika, allahumma, labbàik!

Labbàika, la sharika làka, labbàik!

Inna l-hamda wan-nì mata làka wal- mulk!

La sharika làk!

Che significa:

Eccomi al tuo servizio, o Iddio, eccomi al tuo servizio

Eccomi al tuo servizio, Tu non hai condomini! Eccomi al Tuo servizio!

In verità, la lode, la grazia e il Regno appartengono a Te!

Tu non hai condomini.

Prima di entrare nella grande moschea della Mecca,

l’Haram, ci scopriamo la spalla destra per cominciare i

nostri 7 giri intorno alla Kabah.

Una volta dentro, una grande emozione nel vedere la grande

moschea, sembra di vivere in un sogno, in un'altra

dimensione e la Kabah è al centro del mondo. Facciamo

un’invocazione. Cominciamo con i 7 giri. Tutte le volte che

ho fatto il Tawàf (giri o circoambulazione) non sono riuscito

a vedere e toccare la pietra nera come speravo, coperta sempre da corpi umani di

persone che spingono per toccarla, una cosa incredibile ed esagerata, mi riferisco

soprattutto a chi la divinizza.

La Pietra nera – a sinistra- proviene dal Paradiso ed è fatta

di un materiale inesistente sulla Terra. Il nostro Profeta la

baciava sempre, per chi non riuscisse ad avvicinarsi, come è

successo al sottoscritto, può dire da lontano “Bismillah

Allahu Akbàr!”. Ero a pochi passi e non sono riuscito

nemmeno a vederla, incredibile.

Mentre vedo la Kabah mi viene in mente il Profeta Adamo

che la costruì, ricostruita da Abramo e Ismaele (pace su

ognuno di loro) e successivamente dal Profeta Muhammad

(pace e benedizione su di lui). Tutti i profeti hanno invocato

Iddio L’altissimo in quel punto, un’emozione grandissima per me. Allah L’Altissimo

ordinò ad Adamo di costruirla per girarci intorno ed adorarLo come fanno gli angeli

attorno al Suo Trono. Pensate, il Trono di Iddio L’Altissimo, invisibile ai nostri occhi

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si trovava proprio sopra di me in quel momento, mentre facevo i 7 giri intorno alla

Kabah.

Alla fine di ogni Tawaf, cioè dal quarto punto della Kabah sino alla Pietra nera dire:

“Rabbana! Atina fiddunia hassanah,

wa fi al Akhira hassanah waqina ‘adhèb an-nar”

(Corano Sura 2, versetto 201)

significa:

“Signore! Concedici i beni di questa vita terrena e dell’aldilà e preservaci dal fuoco”.

Ci sono anche molte altre invocazioni che i pellegrini con tanto di libretto leggevano

ad alta voce, ma io recitavo le mie che avevo nella mente ed imparato prima di

partire.

I primi tre giri si fanno con passo un po’ veloce, gli atri 4 con passo più lento e

sempre con la spalla scoperta.

Sono riuscito a toccare la Kabah, era profumata, ed ho fatto invocazioni a Dio.

La gente spingeva, anche quelli che spingevano le carrozzine dei malati, mi sono

andate sui piedi più volte, soprattutto nel tragitto tra Safa e Marwa. Molti musulmani

purtroppo sono diseducati, non conoscono in modo corretto l’Islam, ecco la

spiegazione di certi comportamenti.

Sono molto presi nel loro pellegrinaggio – e che Dio dia loro merito- che spesso non

si accorgono di te e non dicono nemmeno scusa se ti vengono addosso, ti spingono.

Stessa cosa è all’uscita dalla moschea, nei negozi, ecc… Anche donne, purtroppo.

Non tutti sono così grazie a Dio e prima di partire ero abbastanza prevenuto.

L’egiziano che è con me, fuori dalla moschea perde un pò la pazienza per tutto questo

spingere ed io gli dico “Pensa al Hajj, questo non è niente a confronto”, in quel

periodo la Mecca sarà strapiena di gente.

Il Profeta Muhammad [صلى الله عليه وسلم]disse ai suoi Compagni: "Chiunque compia il

pellegrinaggio alla Casa senza essere volgare, litigioso e senza avere una condotta

immorale, emerge dai proprio peccati proprio come un bambino appena nato."

Dopo tutto il Tawaf fare 2 Rakàt dietro al Maqam Ibrahìm (Stazione di Ibrahìm, il

Profeta Abramo) e recitare le Sure di Al Fatiha e Al Kafirùn, poi Al Fatiha e Al

Ikhlas.

Bere l’acqua Zam-zam la più pulita sulla Terra. Mentre si beve l’acqua dire:

“Allahumma yashfini”

significa:

“Dio Guarisce”

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Dopodiché ci dirigiamo verso Safa e Marwa. Sapevo di non trovare più le colline,

ricoperte oggi di piastrelle ricordano un po’ un grande salone e un’enorme palestra,

ma il tragitto è lo stesso. Pensate, una donna (Hajar) ha fatto il giro ben 7 volte tra

Safa e Marwa per trovare acqua per il piccolo Ismaele (pace su di lui)

Durante la marcia (As- S’ay) tra Safa e Marwa si recita ogni volta la Sura Al Baqara,

v. 157:

“Inni Safa wal Marwa

min sha’er illà

fa mann hajj al Bayt

Aua Tamàra

Falajunah alehi

Anna yatàwaf behema”

Che significa:

“Safa e Marwa

sono veramente fra i segni di Allah

e non ci sarà male alcuno se coloro che fanno il Pellegrinaggio alla Casa

o la Visita, correranno tra questi due (colli)”.

Ogni volta che si raggiunge uno dei due estremi recitare:

Allahu akbar (3 volte)

La ilaha illallah wahdau la sharika la

Yohyi wa yumìt

La hul mulku wa la hul hamdu

Wa Hua ala kulli shain qadìr

La ilaha illa-Hua

A’asa jundh

Wa nàssara abdu

Wa asama al azab wahdahu.

Che significa:

Dio è il più grande…

Non c’è altro dio all’infuori di Dio

senza alcun congenere, Fa vivere e Fa morire.

A Lui la Sovranità, la Lode e l’Onnipotenza

Non c’è altro dio all’infuori di Lui

Ha dato l’orgoglio ai suoi soldati

Ha dato la vittoria al Suo servo

E Ha sconfitto i coalizzati.

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Molti erano i malati in carrozzina, questo deve farci riflettere, pensate, pellegrini

pronti ad affrontare qualsiasi difficoltà pur di poter vedere e vivere almeno una volta

nella vita l’esperienza del Pellegrinaggio. Sconsiglio di portare i bambini, come fanno

molti, perché è rischioso e non obbligatorio per loro, in più non ricorderanno mai

questo loro pellegrinaggio quando saranno adulti o ne avranno un lontano e sbiadito

ricordo. È giusto farlo da adulti o anche da adolescenti, con la mente cosciente e

lucida.

Alla fine del mio tragitto tra Safa e Marwa, forse qualcuno sorriderà leggendo queste

parole, ma avevo i piedi che mi facevano male. Non ero abituato a camminare anche

a passo veloce e così a lungo, per di più a piedi nudi, su un pavimento, senza scarpe

né calze.

Consiglio a tutti di fare molti esercizi prima di partire. Se è stato abbastanza faticoso

per me immaginate allora la fatica di una donna, in questi casi la moglie del Profeta

Abramo. Per il tragitto si possono coprire le spalle, ma io, come per molti lì presenti,

ho preferito tenere la spalla destra scoperta, per muovermi meglio e respirare di più,

visto il gran caldo lì dentro.

Qui termina l’Omra che si svolge in qualsiasi momento dell’anno, alla fine si tagliano

i capelli e finisce lo stato di Ih’ram. Per il taglio dei capelli siamo usciti dal Haram.

Esistono li intorno molti negozi di barbiere con personale indiano o bengalese. Per il

taglio dei capelli si spende circa 10 rial, per la rasatura 5 rial. Io mi sono fatto rasare

quasi a zero i capelli. Il nostro Profeta Muhammad [صلى الله عليه وسلم] passò proprio il rasoio

sulla testa, quindi si rasò completamente, ma non è obbligatorio, è raccomandato. Si

può anche solo accorciare o tagliare una ciocca, quest’ultimo per le donne o per chi

ha una malattia. La rasatura è solo per l’uomo. Non avevo mai rasato i capelli in quel

modo, l’ho fatto solo per fare una cosa giusta per il mio Pellegrinaggio.

Visto l’esperienza, vi consiglio di radervi da soli o aiutati da un amico, i barbieri non

fanno –a mio avviso- un servizio completo. Mi hanno rasato senza sciacquare la testa

o per lo meno potevano darmi un tovagliolo, che ho chiesto e non ho avuto –sono un

ex barbiere-. Quasi tutti i negozi sono piccoli, stretti e pieni di gente, poi siete voi a

decidere se ascoltare il mio consiglio o meno.

Dopo il taglio dei capelli si fanno ancora 7 giri intorno alla Kabah e il Pellegrinaggio

è terminato.

Ricapitoliamo le tappe per l’Omra:

Tawaf 7 giri con invocazioni e bacio della pietra nera

2 rakat dietro al Maqam Ibrahim

bere l’acqua di Zamzam

i 7 giri tra Safa e Marwa

taglio dei capelli

tawaf 7 giri che concludono l’Omra

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La mia seconda Omra

Dopo 4 giorni e questa volta da solo, come desideravo, ho fatto la mia seconda Omra.

Mi sono cambiato in hotel, ho rimesso i due asciugamani per lo stato di ih’ràm,

pregato assieme agli altri nella grande moschea della Mecca per la preghiera

dell’Ishà, dopodiché mi sono avviato verso i micro-bus, come mi avevano spiegato.

Destinazione? La moschea di Aisha. È lì che si può rientrare nello stato di ih’ràm per

rifare il Pellegrinaggio. Una volta arrivati alla moschea, si fanno le due rakàt e si

rientra nello stato di purificazione, si riprende il micro-bus per tornare alla grande

moschea della Mecca. 2 rial per l’andata e 2 per il ritorno.

Fate attenzione ai tassisti e autisti di micro-bus, spesso alcuni di loro fanno i furbi con

i soldi, come è successo a molti di noi, vi consiglio di andarci con un arabo, che può

capire qualsiasi cosa e replicare con calma. Questi autisti non guardano al vostro stato

di purificazione e se possono alzano la voce con voi senza nemmeno pensarci, come è

successo con me, mantenete la calma, uno scatto d’ira può invalidare il vostro stato di

ih’ràm. Io ho spiegato e poi non gli ho rivolto più la parola, continuando a recitare le

mie invocazioni, per evitare il peggio. Per loro è solo un lavoro, business, per noi è il

nostro Pellegrinaggio.

“C'è il pericolo – spiega un sito islamico- che coloro che vivono alla Mecca possano

divenire immuni e prendere la Casa Sacra come cosa scontata e questo potrebbe

causare l'indifferenza del cuore e sopprimerne la reverenza”.

È quanto ho constatato in molti degli abitanti di Mecca.

Questo episodio mi ha intristito. L’arroganza ed insistenza del giovane autista del

micro-bus mi ha fatto dimenticare, una volta tornato alla Mecca, di scoprire la spalla

destra per il mio Tawaf attorno alla Kabah. Ebbene, ho fatto tutti i 7 giri con le spalle

coperte. Alla fine del settimo giro mi accorsi che non avevo scoperto la spalla destra,

che fare? Proseguire o rifare tutto da capo? Per invalidare i 7 giri basta perdere

l’abluzione, in quei casi si rifanno i 7 giri, invece per Safa e Marwa non è un

problema. E per la spalla destra? A chi chiedere? Ero da solo, allora per essere più

sicuri ho scoperto la spalla e rifatto i sette giri. Poi uno sheikh che evidentemente mi

aveva osservato e al quale ho chiesto dove si trovava l’uscita per raggiungere Safa e

Marwa –poiché lì ci sono molte uscite più o meno simili l’una dall’altra- mi disse che

non è obbligatorio scoprire la spalla, è Sunnah raccomandata, ed è quanto mi hanno

detto in Italia al mio ritorno, però ho preferito rifare la circoambulazione e ne sono

felice.

Per questa seconda Omra la gente era più numerosa, anche nel tragitto tra Safa e

Marwa. Per il taglio dei capelli ho preferito tornare all’hotel e rasarmi la testa da solo

con il rasoio elettrico. Dopo la doccia sono tornato alla grande moschea e fatto gli

ultimi 7 giri attorno alla Kabah.

I piedi mi facevano ancora male, un po’ meno rispetto alla prima volta.

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L’Acqua di Zam-zam

L’acqua di Zam-zam è davvero curativa, poiché, oltre ad essere buona e leggera, mi

ha curato diversi dolori. Giravo sempre con una bottiglietta che riempivo con l’acqua

di Zam-zam. Una cosa sensazionale. Mi ha curato un po’ di raffreddore, mal di testa,

mal di gola, la puntura della zanzara- ce ne sono alcune soprattutto nei negozi- e il

male ai piedi.

In alcuni punti l’acqua non è fresca e c’è scritto in inglese “not cold” che significa

“non è fresca”. Lì tutto è organizzato, come a Medina: puliscono sempre il marmo

nelle moschee, fanno la polvere, svuotano subito i contenitori, buttando i bicchieri

usati e ne mettono di nuovi.

L’Haram della Grande Moschea della Mecca ha tre piani: il piano terra è dove c’è la

Kabah e l’ultimo è in alto, allo scoperto, dove vedi tutta la Mecca dall’alto e per

raggiungerlo c’è la scala mobile o l’ascensore.

Ho notato molti malati, con raffreddore e tosse. Il motivo? L’aria condizionata

altissima negli hotel, negozi, bus, micro-bus, taxi…

Ho evitato tutto questo e dormito in hotel non l’aria condizionata spenta, così sono

stato bene per tutta la mia permanenza in Arabia Saudita, mi sono ammalato qui in

Italia, al ritorno: tosse e raffreddore. Due clima completamente diversi, lì caldissimo

(40 gradi) qui ancora autunno e a volte anche inverno, nonostante fosse già Aprile,

mese primaverile.

Vicino a Dio

Dopo la mia seconda Omra iniziata alle 23 e terminata di notte cosa fare? Tornare in

hotel per dormire qualche ora? No. Così ho aspettato nella Grande Moschea della

Mecca. Sono andato negli ultimi piani, ho cominciato a fare invocazione e a piangere.

L’emozione era grandissima, ero in alto, più vicino a Dio e lì, sopra la moschea, c’è il

Trono di Allah, un’emozione grandissima. Alla prima vista della Kabah mi sono

commosso, ma non ho pianto, preso troppo nel ricordarmi le invocazioni e i giri da

fare, fra gente che camminava velocemente e spingeva. Lì invece potevo lasciarmi

andare. Dopo mi sono addormentato per un po’ sui tappeti, proprio lì, nella Casa di

Allah. Non ho mai dormito in una moschea in tutti questi anni, né in Italia, né in

Egitto, ma lì per me era ed è davvero un posto speciale. Dopo mi hanno svegliato per

la preghiera del Fajr.

Pensate, chiudono tutti i negozi prima di ogni preghiera, quindi 5 volte al giorno e lo

riaprono dopo che la preghiera è finita. È giusto così. Purtroppo non capita in altri

paesi islamici. Ho pregato quasi tutte le preghiere nell’Haram e qualche volta in una

piccola moschea vicino all’Hotel, con l’imam dalla voce meravigliosa.

Page 18: L’autore del libro ci racconta la sua esperienza ...

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È bellissimo sentire il cinguettio degli uccellini dopo la preghiera che lodano Iddio

L’Altissimo, pensate, non volano sopra la Kabah, per rispetto e per non sporcarla e

fanno anche loro la circoambulazione invocando Dio.

I luoghi per l’Hajj

Ho fatto un giro nella macchina di un amico che ci ha portati nei luoghi dove

andremo quando ci sarà l’Hajj. Quindi abbiamo visto Jabal Rahma (il monte della

Misericordia) dove il nostro Profeta tenne il suo ultimo discorso di fronte alla gente e

si trova ad Arafat, abbiamo visto Muzdalifa e più in là Akaba dove si gettano i sassi

contro Satana alle Jamarat. E poi ancora Mina con tutte le tende in fila in questo

periodo vuote, che saranno stracolme di gente nel mese per l’Hajj, vero Jihad (sforzo)

per il musulmano. Di fronte vedo dei cantieri e giovani operai arabi che lavorano e

altri che fanno pausa e che mi guardano passare in macchina, dietro al finestrino,

come se fossi un ricco saudita che fa il giro di ispezione per controllare i suoi operai,

mi viene da sorridere.

Ho chiesto di vedere anche Jabbal an- Nur (la montagna

della Luce) lì sopra, nella grotta Hirà –foto a sinistra- il

nostro Profeta ebbe la prima Rivelazione del Sacro

Corano, volevo salirci a piedi ma è lunga, poiché la

montagna è altissima. Amr Khaled –predicatore

televisivo- ci ha provato una volta per registrare la sua

trasmissione e spiegò che fu davvero faticoso,

immaginando la fatica del nostro Profeta [صلى الله عليه وسلم]. La

visita del monte non è obbligatoria.

Ho visto nel tragitto in macchina dei cammelli con

decorazioni e collane di fiori in stile indiano, dicono che

li usano per farci salire i bambini per divertimento.

Fate attenzione a cosa mangiate e in quale posto, poiché a Mecca non si mangia

molto bene nelle varie rosticcerie gestiste da bengalesi e indiani. Vi consiglio gli

egiziani e i turchi, dove si mangia meglio.

Di fronte al Haram, all’esterno c’è il grande centro commerciale Abraj Al Bait

Shopping Center di 4 piani, dove poter comprare non solo da mangiare ma anche

cose utili per la casa e regalini per i vostri cari –attenti ai prezzi, è meglio nei

negozietti per strada- . Più in là c’è un’altra catena il Bin Dawood.

Onestamente a Medina non ho visto molti posti dove mangiare, ne troverete di più

verso la periferia. A Medina si mangia meglio che a Mecca. Il mio itinerario, a

pensarci bene, è stato inverso. Di solito un pellegrino si mette in stato ih’ram

sull’aereo quando sta per atterrare a Jeddah, prende un taxi per raggiungere Mecca e

comincia il Pellegrinaggio, si reca a Medina gli ultimi giorni, l’agenzia invece mi ha

Page 19: L’autore del libro ci racconta la sua esperienza ...

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organizzato diversamente e per me va bene così–prenotazioni presunte a parte-.

Vi sconsiglio di pregare in pieno pomeriggio sull’asfalto fuori dalla Grande Moschea

come ho fatto io seguendo gli altri, sembra di pregare sui carboni ardenti, se volete

ottenere hasanàt (ricompensa) fatelo pure, però io ho preferito pregare di nuovo

all’interno perché in quello stato non riuscivo ad avere la concentrazione giusta.

Molti mi scambiavano per turco, i turchi sono molto simili a noi italiani, molti di loro

hanno la carnagione chiara, poi altri mi scambiavano per siriano –come è di

consueto-, libanese, egiziano –per via del mio dialetto- ed anche… algerino,

marocchino e tunisino (?!) incredibile, la gente continuerà a stupirmi.

Ho conosciuto anche due pakistani, mi hanno confermato che parlano la lingua

ufficiale urdu. Sono contento che comprendevano perfettamente il mio arabo, che a

mio avviso è elementare ed egizianizzato. A volte mi trovo più impacciato con

l’inglese, anche perché molti di loro lo parlano con uno strano accento un pò

incomprensibile.

Cos’altro dire? Temo di non riuscire a scrivere tutto, troppe cose!

Vorrei non andarmene più via

Si stava avvicinando la fine della mia permanenza a Mecca. Tempo per tornare a

Medina non ce n’era. Sono felice di aver trascorso la prima settimana con Ahmad,

l’amico egiziano che mi è stato d’aiuto e poi la seconda da solo, cosa che

probabilmente non accadrà mai più, soprattutto se si va con i viaggi organizzati per

l’Hajj, mai dire mai però, inshaAllah. Mi sono stati d’aiuto anche gli altri egiziani

come Ehab, lo yemenita Muhammad. Avevo chiesto a loro di aiutarmi a trovare

lavoro in Arabia Saudita, possibilmente a Mecca o a Medina ma non è stato possibile.

Sono andato anche a Jeddah una mattina per questo, senza concludere nulla. Ho avuto

in quel momento un forte desiderio di vivere lì, vicino alla Casa di Allah L’Altissimo,

fare famiglia, lavorare, morire lì. Vedere quelle coppie di marito e moglie camminare

tranquillamente per le strade di Mecca, le bare dei morti che portavano fuori dalla

Grande Moschea ogni volta dopo le preghiere, sorrette dalle teste e dalle braccia dei

musulmani, mi ha fatto aumentare la voglia di non andare più via, e soprattutto la

vista della Mecca, è quello il mio sogno per ora non realizzato. Forse il sogno di tutti

i musulmani. Mi ha fatto tenerezza vedere un musulmano seduto per terra con lo stato

di ih’ram, dopo aver riposato come me sui tappeti e svegliato dolcemente dalla

moglie che si era addormentata nell’altra parte con le sorelle. Queste scene non si

vedono qui in Italia. Ho pregato il venerdì nella Grande Moschea, ero lì dalle 10,30

circa, mi avevano avvisato di andarci prima poiché dopo non sarei riuscito ad

entrarci.

Arriva così lunedì.

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Ho fatto l’ultima preghiera con la tristezza nel cuore, proprio alla Grande Moschea

della Mecca, chiedendo a Iddio L’Altissimo di farmi tornare al più presto. Dopo ho

fatto gli ultimi 7 tawaf intorno alla Kabah che si fanno ogni volta che si lascia il posto

Sacro per partire verso un altro posto. Il tawaf conclusivo si fa solo prima di partire e

non anche dopo la fine della Omra e della rasatura dei capelli come ho fatto io.

Quando ho finito mi sono avviato verso l’uscita con gli occhi commossi, mi giro per

un ultimo saluto alla mia amata Mecca, guardo la Kabah per un istante e poi… vado

via, con il magone. Scompaio in mezzo alla folla di gente.

Secondo alcune fonti lo stesso Califfo Omar (che Dio si soddisfatto di lui) disse che

per un musulmano è meglio non vivere alla Mecca.

Omar era solito rimandare sulle loro strade i pellegrini dicendo: "Yemeniti, tornate

nello Yemen! Siriani, tornate in Siria e voi iracheni, tornate in Iraq." Era per quella

stessa ragione che impediva un'eccessiva circoambulazione della Ka'ba e fu udito

dire: "Temo che la gente divenga immune a questa Casa."

“Quando si fa ritorno dalla Mecca –spiega un sito islamico-, il ricordo della visita alla

Casa Sacra è tenuto caro e crea l'urgente bisogno di ritornarvi. Invece se si vivesse lì

per un anno c'è la possibilità che l'ardore si affievolisca, e forse penserà di voler

vivere in un altro luogo. La paura di compiere il peccato. Questo è molto importante,

poiché i peccati commessi alla Mecca sono puniti molto più severamente visto la

Santità del luogo, e sono tali da provocare l'Ira di Allah”.

Anche l’amico Sayed mi ha detto che se uno di noi vivesse lì scapperebbe subito

poiché non si troverebbe bene per via del comportamento di certi meccani di oggi.

Lui ha lavorato anni fa e ha detto che continuava a litigare con la gente per il loro

comportamento troppo duro. Altra dimostrazione l’ho avuta all’aeroporto di Jeddah.

Forse è destino che Allah Vuole che io prosegua il mio percorso in Italia, forse sono

più utile qui che fra i Sauditi, chissà.

Però la speranza è ultima a morire, lascio lo stesso una porta aperta e il desiderio di

tornarci presto per l’Hajj è grande.

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SECONDA PARTE

Il Pellegrinaggio maggiore (Hajj)

Novembre, Dicembre 2009

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Nostalgia per la Mecca

Il rientro in Italia dopo la mia Omra del 2008 non è stato facile. Mi sentivo come

rinato, come se dovessi ricominciare tutto daccapo e trasportato da una dimensione

spirituale altissima, ad una più terrena. Non pensavo che rivedendo la Mecca in Tv al

mio ritorno sarei scoppiato in lacrime. Per ben tre mesi e forse qualcosa di più la

nostalgia per la Mecca fu enorme, così anche la mia tristezza per non esser rimasto lì

per sempre. Ero fermamente convinto ormai di non voler più vivere in Italia, così,

dopo il tentativo fallito riprovai partendo per l’Egitto, consapevole che nessun luogo,

né Egitto, né tanto meno Siria, consigliata da un amico, sarebbe stata la stessa cosa.

Alla fine, ad un anno e mezzo di distanza da quel viaggio che mi ha fortemente

cambiato e segnato, ho realizzato che non potrei vivere in Arabia Saudita, né in

nessun altro paese arabo. È giusto soggiornare alla Mecca solo per il Pellegrinaggio,

poi, come ha detto il Califfo Umar , il rientro al proprio paese d’origine è la miglior

cosa da fare. Penso di essere più utile a me stesso e agli altri, in Italia, che in Arabia

Saudita, magari sempre più grasso ed impigrito da una vita ripetitiva, probabilmente

impegnato solo nel ruolo di padre di famiglia, che è già una cosa importante, ed

inattivo nel resto. Cosa potrei dare ai sauditi? È stato un anno difficile per me dopo

l’Omra, sottoposto a prove sempre più grandi. Grosse delusioni nella vita privata, una

dietro l’altra. Nonostante tutto non mi sono mai fermato e sono andato avanti con i

miei progetti, grazie a Dio.

Iddio L’Altissimo mette alla prova il credente, e più la fede si fa forte, più i problemi

aumentano, è una prova per tastare la nostra fede, confermare che siamo pazienti,

forti, oppure troppo deboli.

Nonostante tutto il primo pensiero per me era di … tornare alla Mecca. Era la cosa

per me più importante, dovevo assolutamente tornarci e la cosa migliore era per il

tanto aspettato Pellegrinaggio maggiore (Hajj), tanto sognato e rimandato per anni.

La mia Omra era stata una preparazione per l’Hajj, questo era lo scopo principale.

Così mi decisi di muovermi ed organizzarmi mesi prima per la partenza per l’Hajj.

Ad Aprile, esattamente dopo una anno dalla Umra, comincia a girare per cercare un

posto che mi garantisse maggior sicurezza per il mio viaggio, il più importante della

mia vita. Non volevo un’agenzia come la volta precedente, che mi ha causato

problemi per la mia prenotazione in albergo, volevo una moschea più organizzata nel

settore, così feci. Trovata la moschea, mi restava solo che prepararmi spiritualmente.

Ripresi in mano i miei racconti sull’Omra e libri scritti da altri. Poi, poche settimane

prima della partenza, mi sono dedicato alla preparazione di alcuni miei video con le

spiegazioni sul Pellegrinaggio, che sono serviti a me per primo ed anche agli altri. Ho

scritto questa seconda parte -che state per leggere- il giorno stesso in cui sono tornato

dall’Hajj, un po’stanco ed ammalato ma felice. Volevo farlo subito, come ho fatto la

volta precedente con l’Omra.

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Si riparte per l’Hajj

Anche questa volta il viaggio è stato organizzato in modo che si partisse per Medina.

Il viaggio di andata (Milano/ Medina) è stato meno faticoso dell’altra volta e quindi

sottoposto anche a meno controlli, che possono sicuramente servire e al tempo stesso

stressano il viaggiatore. Il clima a Novembre è tra i 34, 36 gradi, è estate, ma fa meno

caldo dell’altra volta che erano ben 40 gradi nel mese di Aprile. Il gruppo è composto

da pellegrini soprattutto arabi: marocchini, egiziani, tunisini, siriani, qualche

pakistano e africano. Quattro sono gli italiani, me compreso. Uno di questi l’ho

conosciuto su internet ed aveva già visto qualche mio video sul Pellegrinaggio. La

mia esperienza per l’Omra è servita sia a me, che agli altri che erano con me in

questo nuovo viaggio e che non avevano mai vissuto l’esperienza della Mecca e

Medina. Secondo me l’idea di cominciare a Medina è la più indovinata, per evitare

anche di togliersi gli abiti ed indossare subito gli asciugamani per l’ihràm, dove poi,

in un bagno dell’aeroporto italiano? Fa troppo freddo a Novembre, oppure nel bagno

dell’aereo? Troppo stretto, così la cosa migliore è vivere qualche giorno a Medina per

poi cambiarsi lì per andare a Mecca, come è successo con l’Omra. Problemi di

prenotazione in albergo questa volta non ci sono stati, sia a Medina che a Mecca –

anche se l’organizzazione non mi ha soddisfatto per altre cose- siamo arrivati in hotel

ed andati direttamente in camera con i bagagli senza alcun problema. Come

immaginavo dividere una camera con altre quattro persone non è facile, quindi

preparatevi a vivere questa esperienza con spirito di adattamento, e vivete

l’esperienza godendola sotto tutti gli aspetti, anche quelli un po’ più complicati,

cercate di andare d’accordo e di non litigare per ogni piccola cosa, grazie a Dio ero

già consapevole di tutto questo. Quindi si divide la camera con altre quattro persone,

già una sola può causare problemi, se non si hanno cose in comune, figurasi con altre

quattro. L’aria condizionata è dappertutto, come vi ho già raccontato nella prima

parte: camera, negozi, taxi, persino nelle moschee. In questo periodo a Medina alla

mattina e alla sera fa un po’ freschino, di giorno fa caldo, c’è stato un giorno che ha

fatto davvero freddo e ci ha colto tutti impreparati. Quindi i continui sbalzi di

temperatura e l’aria condizionata procurano malattie, come infatti è accaduto a molti,

compreso al sottoscritto: raffreddore, tosse, raucedine, dissenteria ecc… La tosse poi

è più insistente e fastidiosa del solito. Nessuno sfugge dalla malattia e questo fa

riflettere. Non è solo un modo per cancellare i propri peccati, è anche una prova di

fede, pazienza e mi ricorda subito un hadith del nostro Profeta Muhammad [صلى الله عليه وسلم] :

“I credenti, nel loro amore reciproco, nella reciproca compassione e benevolenza,

sono simili al corpo: quando ne soffre un membro, ne sopravvengono a tutto il corpo

insonnia e febbre”. L’hadith parla di reciproca compassione e benevolenza, in questo

contesto lo ricollego subito al fatto che tutta la Ummah (comunità islamica) è davanti

a Dio, Colui che con la Sua compassione e benevolenza

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Perdona tutti i peccati dei credenti, insha Allah, facendo provare a loro la malattia.

Oppure potrei pensare anche al fatto che tutta la Ummah è malata, non solo

fisicamente, anche spiritualmente e soffre tutta compatta, come un corpo solo. La

malattia come espiazione dei proprio peccati, se soffre uno, tutti gli altri ne sono

coinvolti.

Prima della partenza si fanno sempre alcuni vaccini, come quello della meningite e

dell’influenza stagionale. Il primo l’ho fatto un anno fa e l’effetto dura 3 anni, il

secondo invece prima della partenza. Quest’anno poi c’e’ anche il problema della

suina, la malattia che ha causato decessi. Il vaccino non era ancora pronto, in più mi

hanno riferito che non è ancora perfezionato e può causare più problemi a quelli che

si sottopongono alla cura di prevenzione.

Si credeva che con questa malattia molti avrebbero rinunciato quest’anno a partire

per la Mecca ed invece ha creato la reazione opposta, sono partiti molti di più rispetto

all’anno precedente.

Consiglio a tutti di fare i vaccini che le agenzie vi richiedono, sollecitati dall’Arabia

Saudita, anche perché se vi rifiutate non vi faranno partire, portate con voi dall’Italia

le medicine, poichè le saudite non danno un effetto immediato. Munitevi anche di

mascherine, che, anche se danno un po’ di fastidio, soprattutto se avete il naso chiuso,

possono evitare certi virus, poi per il resto lasciate tutto ad Allah, però un minimo di

prevenzione non guasta. Non illudetevi però che non avrete nessun tipo di malattia,

che ripeto, può essere per voi una benedizione.

E non illudetevi nemmeno che sarete al riparo dagli attacchi di Satana, anzi, il

maledetto proverà in tutti i modi ad interferire anche nella Terra Santa della Mecca

per rovinarvi il Pellegrinaggio ed invalidarvelo. Fate molta attenzione, basta poco per

rovinare tutto. Lui si concentrerà su di voi soprattutto negli ultimi 3 giorni dell’Hajj,

quando sarete alle Jamarat. Proverà in ogni modo, tenterà di farvi perdere la pazienza,

per le continue spinte da parte della gente, per altri comportamenti sbagliati e tutto

quanto è negativo e che proviene dall’esterno.

Poi anche la stanchezza, la malattia, il continuo correre avanti ed indietro e

soprattutto il pochissimo sonno faranno la loro parte, ma voi non mollate e pensate

che siete già fortunati perché Allah vi ha fatto arrivare sin lì, vi ha dato l’opportunità

finalmente di fare il viaggio più importante della vostra vita. L’Hajj è un grande Jihad

(sforzo) non dimenticatelo.

Quindi vedrete anche uomini e donne che vi spingeranno, persone che vi passeranno

davanti mentre state pregando –anche questo è da evitare, quello che vi passa davanti

prenderà una parte dei vostri peccati, in più potrebbe togliervi la concentrazione

durante la preghiera-, persone che durante il Tawaf vi daranno forti spintoni per la

loro imponente costituzione fisica, prendono il Tawaf come una guerra, una battaglia

tra persone, ed anche questo è sbagliato, oppure vedrete altri che vi spingeranno

perché per uscire andranno in controsenso.

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Bene, tutto questo fa parte dell’Hajj, è una prova, non dimenticatelo, cercate di

ignorare tutto ed andate avanti, però usando anche un minimo di buon senso e

prevenzione. Evitate il litigio, poiché invalida il vostro Hajj. Ho alzato la voce alcune

volte per evitare di finire schiacciato dalla gente, senza litigare però, in quei casi mi

sono allontanato. Il Profeta disse: “Siate calmi! La virtù non è nell’agitazione”.

(Bukhari)

Come ha ricordato uno sheikh, la gente si porta dal loro paese pregi e difetti del loro

carattere, compreso le tradizioni. La cosa positiva è vedere tutte le razze del mondo, i

loro abiti differenti, con colori diversi.

Tutte le razze sono riunite quì in questo posto, a Mecca e Medina, tutte per pregare e

lodare lo stesso Dio. L’intero mondo lo trovi quà, come mi ha ricordato un egiziano

con me nell’Hajj. Dice il Sacro Corano:

“E tra i Suoi segni, c’è la creazione dei cieli e della terra, le diversità delle vostre

lingue e dei vostri colori. Ci sono veramente in ciò dei segni per i sapienti” Sura 30

Ar-Rùm (I Romani) v. 22

Tra le diverse etnie, già presenti nella mia Omra dell’anno precedente, ho notato

anche molti curdi, con il loro giubbotto con disegnato sul lato destro la bandiera della

Turchia e sulla sinistra, dalla parte del cuore, la bandiera del Kurdistan, con il sole al

centro. Poi ho notato molti del Kazakistan, del Tajikistan ecc… Davvero interessante.

Gli ospedali in Arabia Saudita sono organizzatissimi e molto puliti, al contrario di

quanto si possa pensare, da far invidia ai nostri.

A Medina sono stato un po’ di più della volta precedente, però non sono riuscito a

pregare in Rauda, il pezzo del Paradiso nella Moschea del nostro amatissimo Profeta

Muhammad [صلى الله عليه وسلم], mi consolo con il ricordo del viaggio precedente. Stessa cosa

anche con il cimitero dei martiri Bakia, non sono riuscito ad entrare, troppa la folla di

gente. Però sono riuscito a fare tutto il resto e a godermi il meraviglioso panorama

della splendente moschea, illuminatissima di notte, Medinah el Munawwara significa

appunto “Medina la splendente”. Ho evitato anche questa volta le foto il più

possibile, per non alterare il mio ricordo. Questa volta non si poteva entrare

dall’entrata dove si trova la tomba del nostro Profeta [صلى الله عليه وسلم] e dei Califfi Abu Bakr e

Omar, ma da un’altra parte. Sono riuscito lo stesso a salutare il nostro Profeta

Muhammad anche da parte di alcuni musulmani rimasti in Italia, sono passato davanti

alle tombe, sempre molto affollate, un italiano che era con me è scoppiato in un

pianto per la forte emozione, ed ho pensato subito “Dio mio, il nostro amatissimo

Profeta così amato ed onorato e purtroppo anche tanto odiato in Occidente”,

pensando agli attacchi di islamofobia nei suoi e nei nostri confronti, soprattutto qui in

Italia, gli ultimi proprio ad una settimana dalla mia partenza verso Medina.

Come ho rimesso piede nella grande piazza con al centro la Moschea splendente del

nostro Profeta, forte è stata per me l’emozione e la grande contentezza di ritrovarmi

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di nuovo lì, tutto come l’anno precedente. Mi hanno fatto notare che mi muovevo

come se fossi a casa mia, mi ricordavo tutto, anche ad occhi chiusi e se ci penso,

anche in questo momento mi viene quasi da piangere. Devo un attimo fermarmi,

riprendere fiato, per ricostruire il tutto, pregare salàt al Asr e poi proseguire con il

racconto.

Ritorno alla Mecca

Si parte per la Mecca, e i ricordi riaffiorano subito nella mia mente, ho descritto le

mie sensazioni anche nel testo di una canzone islamica (nasheed), dal titolo “Mecca

L’Onoratissima” che avevo scritto dopo il mio primo pellegrinaggio: “Mi manca

moltissimo la città del nostro Profeta,dove nacque e dove visse Mecca Al

Mukkarama, Mecca l’onoratissima, Mecca Al Mukkarama. Mi mancano quei giorni

in cui pregai nella Santa moschea, rimasta nella mente mia, racchiusa nel mio

cuore… Vorrei tornarci presto, piango se penso che sono qui in questo momento, non

posso vivere senza te. Un’esperienza incancellabile, che cambia dentro di te, una

sensazione indescrivibile, non posso vivere senza te”.

In queste parole è racchiuso tutto il mio pensiero, il mio amore e i ricordi che mi

legano alla Mecca – ne ho scritto molti altri di nasheed-.

Indossati i due asciugamani a Medina per lo stato di ihràm, prendiamo il bus che ci

porta, dopo ben 8 ore di viaggio –come è successo l’anno precedente con il microbus-

direttamente a Mecca. Ci fermiamo alcune volte per pregare e mangiare qualcosa.

Sulla cartina geografica Medina sembra vicinissima a Mecca, come per noi Milano da

Torino, in realtà la durata di tempo è più o meno come da Milano a Napoli. Si arriva

in hotel, che dista dalla Grande moschea della Mecca ben duemila metri, forse anche

di più, dipende dal traffico molto presente tra le strade di Mecca. Così iniziamo con

l’Omra e ci avviamo a piedi verso la Grande moschea, è sera ormai. L’entrata non la

conoscevo, non è la stessa dell’anno precedente, porta subito direttamente a Safa e

Marwa, facciamo un giro per entrare nella moschea. L’emozione è fortissima, non

riesco a guardare la kabah e ad ogni sguardo è un pianto dietro all’altro.

Dio mio! quanto mi sei mancata Mecca amore mio, quanto ti ho aspettato, quanto ti

ho sognato, quanto ho sperato di rivederti, e adesso sei di nuovo qui, davanti ai miei

occhi, non riesco a trattenere le lacrime, non posso, non riesco a fissarti che gli occhi

si riempiono di lacrime. O mio Dio, sono felice, grazie, grazie davvero per avermi

fatto tornare qui, nel posto più bello, meraviglioso, di tutta la terra da Te creata.

Anche adesso, mentre scrivo mi viene da piangere. L’emozione è stata ancora più

forte dell’altro anno.

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Cominciammo così a fare i 7 giri intorno alla Kabah –iniziano e terminano dove c’è

la pietra nera-.

All’inizio del Tawaf perdemmo subito il gruppo, che andava troppo veloce per i miei

gusti, inghiottito completamente dalla folla, sparito nel nulla, non l’abbiamo

incontrato nemmeno dopo durante il tragitto tra Safa e Marwa, come volato via.

Grazie a Dio conoscevo già le pratiche per l’Omra, questa per me la terza, con me

c’era Ezeddìn che ho rincontrato a sorpresa a Medina, è una mia vecchia conoscenza

di circa una decina d’anni, ed era lì anche lui per il Pellegrinaggio, faceva parte dello

stesso gruppo, così con lui, assieme ad un albanese aggrappato a noi, poiché per lui

era la primissima volta, abbiamo fatto il Tawaf. Anche questa volta non sono riuscito

né a vedere, né tanto meno a toccare la Pietra nera, pazienza, l’importante è essere lì.

La folla era impressionante, questa volta nel periodo dell’Hajj e non come un anno

prima. Subito dopo abbiamo fatto due rakat al Maqam Ibrahìm, ci si disseta con

l’acqua purissima di Zamzam e poi subito a Safa e Marwa. Non sapevo che

esistessero da poco tre, se non addirittura quattro piani per Safa e Marwa. I piani della

Grande moschea sono ormai quasi quattro, c’è già una piccola parte per il quarto

piano, in più esiste il sotterraneo, dove sono stato il giorno dopo per conoscere di

persona un amico algerino, che conoscevo solo su internet e telefonicamente, e che

dopo tanti rimandi sono riuscito a conoscere personalmente nel posto più importante,

dove? … alla Mecca!

Un italiano del mio gruppo si è perso dopo Safa e Marwa, era domenica ed è rientrato

martedì mattina in albergo. Non aveva con se né telefonino, né la fascettina che ti

danno all’arrivo con l’indirizzo e le indicazioni in lingua araba, né tanto meno aveva

il bigliettino dell’hotel. Ricordatevi tutti di portare con voi queste tre cose, nel caso in

cui vi perdiate, può capitare, possono essere utili.

Quindi, pensandoci bene, siamo stati ben 5 giorni a Medina, dal 17 novembre al 21,

siamo partiti il giorno dopo (il 22) per Mecca, abbiamo fatto l’Omra, conclusa col

taglio dei capelli e partiti per Mina il 24 perché stava entrando il mese islamico di

Dhul Hijja e per cominciare l’Hajj. Ci sono diversi tipi di hajj, fra questi il Tamatto’a

e il Qiràn, noi abbiamo fatto il Tamatto’a: una notte a Mina, partenza il giorno dopo

per Arafat dove siamo stati una giornata e subito dopo, verso sera, partenza per

Muzdalifa, dove si passa una notte, si riparte per Mina, si trascorrono tre notti per la

lapidazione di Satana alle Jamarat, rasatura dei capelli, per poi tornare a Mecca, fare

il Tawaf Ifadha per completare l’Hajj, che termina dopo il percorso di Safa e Marwa.

Il tutto è durato circa una settimana: il 24 a Mina, il 25 ad Arafat, la notte del 26 a

Muzdalifa, la notte del 27 a Mina, la mattina lancio dei 7 sassi alla Jamarat più

grande, rasatura dei capelli, ritorno in hotel per una doccia. Il 27 è stato un grande

giorno festivo, poiché era venerdì e per di più la festa del sacrificio Aid Adha.

Abbiamo dato agli organizzatori del gruppo 350 real a testa per lo sgozzamento

dell’agnello, ma non abbiamo assistito alla scena, ne tantomeno abbiamo pregato per

salat al juma (la preghiera del venerdì), poiché eravamo ancora in pellegrinaggio, e

nemmeno abbiamo assistito alla festa dell’Aid.

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Si sentiva però l’atmosfera nell’aria, per il grande traffico per le strade e i 12 km a

piedi dalle Jamarat all’hotel. La notte del 28 ancora a Mina per il lancio dei sassi

contro le tre Jamarat, altri 20 km circa a piedi, da lì alla Mecca e dalla Mecca

all’hotel, per via sempre del traffico, Jamarat anche il 29 e il 30. In quel giorno molti

hanno fatto il Tawaf Ifadha, che si può fare anche unificato al Tawaf finale prima

della partenza, noi abbiamo preferito farlo qualche giorno dopo.

Le tappe dell’Hajj (non Tamatto’a) invece sono:

1. Mecca

2. Safa e Marwa

3. Arafat

4. Muzdalifa

5. Akaba (Jamarat)

6. Mina

7. Mecca

Molti fanno l’Hajj tutti gli anni, ed anche questo non mi sembra molto corretto,

poiché facendo così, non danno l’opportunità a molti pellegrini che non hanno mai

fatto l’Hajj di partire. Se un musulmano se lo può permettere può rifare l’Hajj ogni 5

anni, se non ne ha le possibilità l’importante è farlo almeno una volta nella vita.

Mi hanno spiegato che l’Haram non è solo la Grande Moschea della Mecca, è tutto il

territorio della Mecca, compreso Jeddah. Visto che l’hotel per l’Hajj non era a pochi

passi come per l’Omra, bensì distava ben duemila metri dall’Haram, abbiamo così

pregato spesso in due moschee, una più bella dell’altra, ed assai importanti. Non mi

hanno saputo dire il loro nome, però nella prima il nostro Profeta [صلى الله عليه وسلم] si è rifugiato

per ben tre o quattro anni dai coreisciti. È una moschea molto grande, di marmo color

bianco, ho sentito che è lì che è morta la prima moglie Khadija. Nella seconda

moschea, più piccola e non molto distante dall’altra, mi hanno riferito che è stata

costruita dove il cammello del Profeta si è fermato ed hanno deciso così di costruire

le fondamenta per la moschea.

Mi hanno raccontato alcuni musulmani italiani incontrati lì, che nella Grande

Moschea della Mecca hanno visto un gatto sbucare dal nulla, il quale si è posizionato

nel punto in cui loro pregavano, hanno cercato di mandarlo via ma il gatto innervosito

ha cercato con la zampina di far capire che non si sarebbe mosso, e ormai

irremovibile è stato lì fino alla fine della preghiera, poi è scomparso nel nulla.

Incredibile, ennesima dimostrazione che anche gli animali lodano Iddio L’Altissimo.

Ma in quel giorno come non potevo tornare da Ehab, l’egiziano che mi è stato tanto

vicino l’anno precedente alla Mecca? Ho pensato tante volte a lui, fatto tante

invocazioni, l’ho cercato ma era come disperso. So che aveva smarrito il telefonino

ma non potevo contattarlo più in alcun modo. L’unica soluzione era tornare alla

Page 30: L’autore del libro ci racconta la sua esperienza ...

29

Mecca e cercarlo. Sono tornato proprio dove lavorava l’anno prima, al centro

commerciale di quattro piani di fronte alla Grande moschea della Mecca, l’ Abraj Al

Bait Shooping center. Così l’ho rivisto e riabbracciato –mi ha detto che ha pensato a

me giusto il giorno prima-, assieme a Muhammad dello Yemen. Gli ho presentato

alcuni italiani, così sono riuscito a rivederlo il giorno dopo il mio arrivo alla Mecca e

il giorno prima dalla mia partenza per Milano, gli altri due giorni invece non sono

riuscito ad incontrarlo. Mi ha spiegato che ha fatto anche lui il Pellegrinaggio: la

prima volta per se stesso, la seconda per il padre morto e la terza per il nonno. Mi

raccontava che pregava tanto per vivere alla Mecca, che, dopo tanti sacrifici è riuscito

a partire e a trovare lavoro, Allah ha esaudito il suo più grande sogno. È molto bello

tutto questo, però se penso a molti sauditi che vivono lì in modo abitudinario senza

comprendere fino in fondo la più grande fortuna che possa a loro capitare…

Passavo davanti a quei gattini che ho visto e che vivono ad un passo dalla Grande

Moschea e pensavo “Quanto siete fortunati, che Dio vi benedica”.

Comincia l’Hajj

Molte cose ve le ho già raccontate nel capitolo precedente, tuttavia vi darò altri

dettagli sull’Hajj. Il 24 Novembre siamo partiti subito per Mina, tutto il gruppo ha

dormito sotto un unico tendone, se non sbaglio. Un modo per conoscersi meglio. Ho

conosciuto musulmani di diverse nazionalità, provenienti da tutta Italia. A differenza

degli anni precedenti, non si dorme per terra, bensì su divanetti pieghevoli.

Ci passo la notte. Uno di quei giorni scoppia una tempesta che causa danni, sento la

pioggia e la temperatura che si abbassa, fa piuttosto freddo, grazie a Dio siamo a

riparo. Successivamente vengo a sapere che molti sono i morti. Le nostre famiglie in

Italia sono preoccupate e chiamano allarmate per noi. Spiego alla mia famiglia che

sto bene e che fortunatamente non è successo nulla. I danni maggiori sono accaduti a

Jeddah, così mi hanno riferito e non a Mina.

Per le strade di Mina lo scenario è un po’ deprimente, c’è degrado per via della

spazzatura in molti angoli della strada, l’odore è nauseante, che sento nonostante

indossassi la mascherina. Può procurare malattie, è giusto avere un po’ più di

attenzione. A Mecca e Medina invece c’è il massimo rispetto e igiene, dove molti

sono i lavoratori che puliscono e lucidano il marmo dentro e fuori dai luoghi sacri.

Anche a Mina serve molto lo spirito di adattamento, come vi ho spiegato in alcune

pagine precedenti e molta precauzione.

Ad Arafat va un po’ meglio. Ci troviamo anche lì sotto le tende a pochi passi da

Jabbal Al Rahma, che sarebbe la Montagna della Misericordia, dove il nostro Profeta

tenne l’ultimo discorso. Lì inizia e finisce l’Hajj, nel senso che tutti i peccati [صلى الله عليه وسلم]

saranno cancellati inshaAllah proprio ad Arafat, e Hajj è Arafat. Chiedete perdono a

Page 31: L’autore del libro ci racconta la sua esperienza ...

30

Dio con convinzione sincera, con tutto il cuore, chiedete tutto quello che volete a Lui,

al nostro Creatore. In tutti i luoghi del Pellegrinaggio vi verranno serviti pasti gratuiti,

ad eccezione di Mecca e Medina.

A Muzdalifa il degrado più totale, in più si dorme all’aria aperta, come dice la

Sunnah del nostro Profeta Muhammad [صلى الله عليه وسلم]. A guardar bene a noi è andata forse

meglio rispetto ad altri. Ci siamo posizionati abbastanza vicino alla montagna, che

immagine spettacolare, montagne rocciose, ruvide, con colori scurissimi, marrone

scuro o nero. Un egiziano mi ha detto “se noti bene il colore delle rocce è simile al

colore della pelle dei sauditi, cioè marrone scuro e rispecchia anche il loro carattere

ruvido, duro”. Io ed un altro italiano dormimmo sulla sabbia, avvolti nei nostri sacchi

a pelo, convinti di dormire meglio degli altri che si sono posizionati sull’asfalto.

L’avessi mai fatto, un esercito di zanzare si è piombato sulla mia mano e sul mio

braccio, dopo poche ore decidemmo così di fare come gli altri, cioè dormire

sull’asfalto, dove tutto sommato non si dorme male, anzi, molto meglio della sabbia

con le zanzare. Dopo pochissime ore di sonno ci svegliammo per tornare a Mina.

Comunque sia immaginavo Muzdalifa e Mina molto peggio. Come per l’intero Hajj,

che in realtà non sono i riti ad essere faticosissimi, se fatti appunto con amore sincero,

è tutto il resto di contorno che stanca.

Per le Jamarat la situazione è migliorata e cambiata rispetto agli anni precedenti.

Hanno creato tre o quattro piani, ed organizzato meglio in gruppi, in più hanno

ricostruito le Jamarat perfezionandole ed impedito che tutti possano andare nello

stesso momento. Prima la gente entrava ed usciva nello stesso punto e creava danni

irrimediabili, ora si entra da una parte e si esce da un'altra, in più proibiscono

finalmente alle persone di entrare con le valige. Fino a pochi anni fa si inciampava

nelle valige, si cadeva per terra, ci si scontrava, ci si faceva male con i sassi – che poi

devono essere piccoli come ceci e solidi- che gli altri lanciavano, si moriva.

Il rischio c’è ancora durante il Tawaf attorno alla Kabah, l’importante e scegliere

orari dove c’è un po’ meno gente, oppure fare il Tawaf al secondo o al terzo piano,

più sicuro, naturalmente più lungo e molto più tranquillo.

A Mina è arrivato nelle tende un giovane giornalista che voleva intervistare convertiti

all’Islam, così ha cominciato ad intervistare me e l’altro italiano per le pagine del

giornale saudita “Al Hayat” che significa “La Vita” del 27 Novembre. Articolone con

tanto di foto dedicate all’amico che ha raccontato di più e più sotto un trafiletto con la

mia storia più breve – a causa anche della raucedine- ma efficace. È tutto giusto

tranne il nome, anziché scrivere Abd El Kawi (Servo del più Forte), hanno scritto

Abd El Haqq (Servo del Vero), nome bellissimo però con un significato diverso, ma

la cosa non è grave. Mi fa sorridere perché anche in Egitto anni fa una parente di un

mio amico mi chiamò proprio Abd El Haqq, anziché Abd El Kawi.

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Hanno tagliato una parte molto importante dove dicevo che il giorno più bello di tutta

la mia vita è stato quando sono entrato nell’Islam, il secondo quando ho fatto Omra e

il terzo evento è stato l’Hajj.

Il Tawaf Ifadha e il Tawaf finale l’ho fatto da solo con l’amico italiano di nome

Ibrahim, pensai sia la scelta migliore, così ci siamo organizzati meglio per farlo al

secondo piano, stessa cosa per Safa e Marwa.

Ultimi giorni alla Mecca

Negli ultimi giorni ho voluto rifare il percorso da solo che facevo quando ero lì per

l’Omra l’anno prima, ed ho visto che l’albergo distava solo 10 minuti dall’entrata

principale dell’Haram, la porta di Malik Abd El Aziz. L’ hotel è costruito in salita, su

una specie di collina sabbiosa e tutti i giorni scendevo per fare la preghiera

nell’Haram. L’hotel di questa volta invece porta nella parte posteriore dell’Haram,

precisamente vicino a Safa e Marwa, invece l’hotel di Medina è lo stesso dell’altra

volta, dista solo 50 metri dalla moschea del nostro Profeta[صلى الله عليه وسلم].

Ho notato che gli sauditi costruiscono edifici in poco tempo per poi distruggerli dopo

pochi anni per costruirne altri, il tutto sempre in marmo.

Potete usare una scheda saudita per chiamare l’estero, per chiamare dall’Arabia

Saudita all’Italia dovete fare prima il prefisso 0039 e poi il numero di telefono, invece

dall’Italia all’Arabia Saudita si fa 00966.

In tanti giorni, solo sei giorni sono riuscito a pregare nella Grande Moschea della

Mecca, troppa gente, troppa confusione, troppo lontana per me, penso di aver fatto la

cosa migliore, iniziare prima con l’Omra e quest’anno con l’Hajj, in modo che la

volta precedente ho potuto gustarmi meglio la mia amata Mecca, dove ho potuto

pregare tutti i giorni della mia permanenza in questo magnifico luogo. Mi dispiace

solo che nemmeno questa volta sono riuscito a vedere la Pietra Nera, né tantomeno a

salire su Jabbal an- Nur (La Montagna della Luce) dove il nostro Profeta ricevette il

Sacro Corano.

Sono felice, perché finalmente ho completato i 5 pilastri dell’Islam, nel momento

giusto, all’età giusta, né prima, né dopo. Ho chiesto ad Allah L’Altissimo che se fossi

tornato vivo dal mio Pellegrinaggio avrei scritto questo libro e così è stato, ho

mantenuto la mia promessa. Mentre mi allontanai dalla Kabah mi girai – come la

volta precedente- per guardarla, per poi sparire tra la folla.

Addio Mecca amore mio, o forse arrivederci inshaAllah, un giorno se Dio Lo vorrà

tornerò, magari nel mese di Ramadan, però adesso, in questo momento, posso solo

dire di essere felice e fortunato, posso morire in pace, perché ho portato a termine il

mio Pellegrinaggio, il viaggio più importante della mia vita.

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Alcune informazioni

Tutti i musulmani all’inizio pregavano in direzione di Gerusalemme, in seguito

cambiarono direzione dopo che fu rivelato il seguente versetto del Corano:

“ Ti abbiamo visto volgere il viso, al cielo. Ebbene, ti daremo un orientamento che ti

piacerà. Volgiti dunque verso la Sacra Moschea. Ovunque siate, rivolgete il volto

nella sua direzione. Certo, coloro a cui è stato dato il Libro, sanno che questa è la

verità che viene dal loro Signore. Allah non è incurante di quello che fate”. (Corano,

Sura Al Baqara/ La Giovenca, V.144)

Le tre moschee più importanti per i musulmani sono: la Grande moschea alla Mecca,

la moschea del Profeta Muhammad [صلى الله عليه وسلم] a Medina e la moschea Al Aqsa in

Palestina.

La Mecca (Makka) originariamente si chiamava Bakka, presente anche nella Bibbia:

"Beati quelli che abitano nella tua casa e ti lodano sempre! Beati quelli che trovano in

te la loro forza, che hanno a cuore le vie del Santuario! Quando attraversano la valle

di Baca essi la trasformano in luogo di fonti e la pioggia d'autunno la ricopre di

benedizioni." (Bibbia, Salmi 84:4-6)

La Ka’ba –costruzione cubica al centro della grande moschea della Mecca- è stata

costruita da Adamo, ordinatogli da Iddio L’Altissimo: “Tu Adamo hai peccato, in

ogni modo va e costruiscimi una casa, girale attorno e menziona il mio nome così

come hai visto fare agli angeli attorno al mio Trono”. La Ka’ba si trova al centro del

mondo ed è stata riedificata da Abramo ed Ismaele:

“E quando Abramo e Ismaele posero le fondamenta della Casa, dissero: ‘O Signor

nostro, accettala da noi! Tu sei Colui che tutto ascolta e conosce!’.” (Corano, Sura Al

Baqara/ La Giovenca, V.127)

I musulmani non adorano la Pietra nera. Il secondo califfo Umar disse: "So che tu sei

solo una pietra che non può portare beneficio, né causare danni. Se non fosse che

avessi visto il Profeta (pace e benedizioni su di lui) baciarti, io non ti avrei baciato. "

Hadith riportato da Al Bukhari e Muslim. Fa parte della Sunnah del Profeta

Muhammad [صلى الله عليه وسلم].

È stato narrato da Ibn' Abbas: “Il Messaggero di Allah (pace e benedizioni di Allah su

di lui) disse: "Quando la Pietra Nera è scesa dal Paradiso, era più bianca del latte, ma

i peccati dei figli di Adamo la fece diventare nera. " (da Al Tirmidhi, Ahmad),

Hadith autentico.

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L’acqua di Zam Zam è la più pura sulla Terra, cura le malattie ed elimina la fame. È

chiamata “ la benedetta”, “la benedizione”.

Il Profeta Muhammad [صلى الله عليه وسلم] disse: “L’acqua di Zam Zam è un pasto completo e

grande guaritrice” e “l’acqua di Zam Zam è ciò che si intende per berla”, cioè “vale

per le intenzioni che si hanno nel momento in cui la si beve”. Quindi è Sunnah bere

l’acqua di Zam Zam, lavarsi con essa, e lavare una persona malata.

Ibn Abbas disse: “La gente della Mecca la usava per essere veloce nella corsa, più

forte nella lotta, ma quando smise di bere l’acqua di Zam Zam iniziò a soffrire di

malattia alle gambe”.

Il Profeta Muhammad [صلى الله عليه وسلم] disse: “L’acqua di Zam Zam è ciò che si intende bere

nel momento in cui si beve per essere guarito. Allah lo guarisce; fino a riempire una

persona, e quando si beve per placare la seta, Allah lo disseta”. (Ahmad e Ibn

Maajah)

Al Bakri (che Allah sia soddisfatto di lui) disse: “Ho provato (l’acqua di Zam Zam)

ed intuito la verità su quanto era stato detto su di essa, e quando l’ho bevuta, non

avevo dubbi riguardo al suo effetto stupefacente”.

Allah L’Altissimo mandò l’Angelo Gabriele che con la sua ala scosse la terra, dalla

quale sgorgò l’acqua di Zam Zam. Hajar la raccolse per dissetare il piccolo Ismaele e

disse “Zamm Zamm” che significa letteralmente “non far scappare l’acqua”.

“Maometto” è solo una storpiatura del nome del Profeta Muhammad (pace e

benedizione su di lui), usata con disprezzo nel Medioevo per denigrarlo, quindi da

“Mal commetto” è nato “Maometto, in francese “Mahomet”: nel 1141 “Machumet”,

poi “Macometto” ed infine “Maometto”. Il nome “Muhammad” significa “Il

Lodevole”.

“Islam” significa “sottomissione” e “musulmano” -in arabo “muslim”- significa

“sottomesso a Dio”.

Per essere musulmano non bisogna essere arabo, esistono nel mondo moltissimi

musulmani che superano di numero gli arabi e non tutti gli arabi sono musulmani.

Diventando musulmano non si diventa arabo ma si mantiene la propria identità.

Il terrorismo non fa parte dell’Islam e chi lo pratica non ha capito il vero significato

dell’Islam che è Pace. Il musulmano è pacifico ed ama tutte le creature di Dio.

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INDICE

Introduzione 3

Prima parte- Il Pellegrinaggio minore (Omra) 5

Un’esperienza meravigliosa 6

Medina: la città del Profeta Muhammad 7

Comincia il mio Pellegrinaggio alla Mecca 11

La mia seconda Omra 15

L’Acqua di Zam-zam 16

Vicino a Dio 16

I luoghi per l’Hajj 17

Vorrei non andarmene più via 18

Seconda parte- Il Pellegrinaggio maggiore (Hajj) 21

Nostalgia per la Mecca 22

Si riparte per l’Hajj 23

Ritorno alla Mecca 26

Comincia l’Hajj 29

Ultimi giorni alla Mecca 31

Alcune informazioni 32

L’Autore

AbdEl Kawi M. Dello Russo è scrittore e traduttore di libri islamici dal 1999 e ha

pubblicato dal 2005 libri e traduzioni anche su internet.

È il primo cantante (munshid) in Italia di canti islamici (nasheed), la maggior parte in

italiano, ma anche in arabo, inglese e urdu, ed è stato il primo ad aver realizzato video

con la sua recitazione del Corano in arabo e traduzione italiana. È anche produttore di

video lezioni islamiche, fra i tanti “Le storie dei profeti”. Dal 2010 gestisce il sito

web e la testata giornalistica on-line “Mondo Islam”, preceduta dal magazine etnico

“Nuovi Etnomondi” nato nel 1997. È italiano ed è entrato nell’Islam da circa

vent’anni, dal lontano 1998.