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Voci del DuecentoVoci del TrecentoVoci del QuattrocentoVoci del CinquecentoVoci del SeicentoVoci del SettecentoVoci dell’Ottocento

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Voci del Duecento: un contratto

Camera segreta, Statuti della Città di Modena, 1327

latrinaslatrinas

putredine putredine

canalicanali

Queste parole compaiono in un contratto del 1259 tra il Vescovo di Modena ed il Comune. Il canale al quale ci si riferisce è il Canal Chiaro.

Il Vescovo di Modena, che ne era il proprietario, aveva stabilito di cederlo al Comune perché era diventato troppo oneroso provvedere alla sua manutenzione ed al suo espurgo. Nel contratto dice chiaramente che la decisione di vendere è stata presa per motivi di igiene pubblica, in quanto nelle acque del canale, fresche e chiare all’origine, confluivano tutte le acque luride dell’abitato, ammorbando l’aria della città.

Queste parole compaiono in un contratto del 1259 tra il Vescovo di Modena ed il Comune. Il canale al quale ci si riferisce è il Canal Chiaro.

Il Vescovo di Modena, che ne era il proprietario, aveva stabilito di cederlo al Comune perché era diventato troppo oneroso provvedere alla sua manutenzione ed al suo espurgo. Nel contratto dice chiaramente che la decisione di vendere è stata presa per motivi di igiene pubblica, in quanto nelle acque del canale, fresche e chiare all’origine, confluivano tutte le acque luride dell’abitato, ammorbando l’aria della città.

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… non lasciare porci maschi e femmine castrati per la città senza anelli, né dare cibo ad essi fuori della casa.

Statuti della Città di Modena, 1327

Voci del Trecento: uno statuto

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Voci del Quattrocento: una denuncia

… causa del morbo da tempo durante in città sono le innumerevoli immondizie e il fetore che vi regna, del che son causa i porci innumerevoli, che vagano in essa e la deturpano...

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… né veddi mai cosa più disordinata, che oltre al danno è pure una vergogna.

Ci siamo volti a fare nettare la terra e a farla lastricare e riassettare, in modo che dove era, massime el verno un porcile, ci doverà essere commodo abitare.

Francesco Guicciardini

Voci del Cinquecento: F. Guicciardini

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Voci del Cinquecento: T. Lancellotti

Nota che già li porci de Santo Antonio in grando numero andavano per la città, cosa vituperosa: e del tempo che messer Francesco Guizardini fiorentino era governatore de Modena in nome della Giesa tolse via detti porci e fece tassare …

Tommasino Lancellotti

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Voci del Cinquecento: anonimo

Portici affumicati e strade strette,storte, piene di buche e di letame,un’aria sempre torbida ed infame,un continuo vuotar di canalette…

Anonimo

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Voci del Seicento: una gridaGrida

Sopra il condurre fuori gli letami

DISIDERANDO il Serenissimo Signore il signor Don Cesare d’Este... provedere che quella sua città sia purgata, & netta… commanda, che ogni persona… debba… hauer fatto nettare & condur fuori della Città i Lettami, Ruschi, Terra Pietrami, & ogn’altra immonditia… Prohibendo a ciascuno il gittare nelle Canalette, & Canali tali immonditie...

Intendendo anche S.A. che molti tengono Porci & gli mandano o gli lasciano andare per la Città in ogni parte senza hauer riguardo alla brutezza, immonditia, & danno che apportano: Ordina che non sia alcuna persona come disopra che ardisca… lasciaruegli andare ne anche tenergli legati su le strade, o ne Portici publici

sotto pena di lirecinque...

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Voci del Seicento: A. Tassoni

Modena è una città di Lombardiache nel pantan mezzo sepolta siede,ove si vuol smerdar da capo a piedechi s’imbatte a passar per quella via ... e le contratecorron di fango e merda a mezza estate;

le case affumicatecon portici di legno in sui balestrie catapecchie e canaletti e destri; e sui canti maestrie ai fianchi de le porte in ogni partemasse di stabbio vecchio inculte e sparte.

Alessandro Tassoni Fare clic per visualizzareFare clic per visualizzare altre informazionialtre informazioni

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Voci del Seicento: B. Castaldi

Il potta resterassi in un’andronasempre fetente e piena di lordura,da far mover a nausea ogni persona.Dal mezzo in giù bisogna aversi curain Modena, e, a Madrid, dal mezzo in sù,chè il salvarsi da’ càntari è ventura.Ma, per modestia, non vo’ dirne più.Tal sia di chi si sia, nè ci provvede,chè mai questa città sì sporca fù!

Bellerofonte CastaldiBellerofonte Castaldi, poeta e musicista modenese, “celebra” alla maniera del Tassoni l’ormai proverbiale sudiciume della nostra città.

Bellerofonte Castaldi, poeta e musicista modenese, “celebra” alla maniera del Tassoni l’ormai proverbiale sudiciume della nostra città.

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Voci del Seicento: un memoriale

Fu letto un memoriale d’Antonio Canalino Spazza piazza nel quale supplica le sia provveduto di posto da tenervi l’imondizie o spazzature della piazza atteso l’ordine datoli di non tenerli presso le carceri comuni. I signori restano d’havervi consideratione.

Vacchette 23 marzo 1665, c.26r, ASCMO

Questo “spazza piazza” dimostra, con la sua impaziente richiesta di indicazioni precise sulla destinazione della spazzatura, di avere a cuore le condizioni della città.

Questo “spazza piazza” dimostra, con la sua impaziente richiesta di indicazioni precise sulla destinazione della spazzatura, di avere a cuore le condizioni della città.

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Voci del Settecento: De Brosses

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La mattina seguente andammo a visitare la città. Fu presto fatto. Modena non è né piccola né grande, poco graziosa, e in fatto di sporcizia tal quale era al tempo del Potta... La sola costruzione notevole che sia in questa città è il palazzo: se fosse finito, sarebbe uno dei più magnifici edifici d’Italia.

De Brosses

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Voci del Settecento: un avviso

Per ordine dell’Uffizio dell’Ornato, e Pulizia di questa Città, ed inevasivamente alla Notificazione pubblicata il 31 Luglio 1776, si avvisano i proprietari delle Case lungo la Strada che resta loro prefisso il termine di Giorni continui per la Riparazione di qualunque Disuguaglianza e Rottura esistente nel Selciato di detta Strada…

Ragioneria filza 10, n.150, 13 marzo 1781, ASMO.

I motivi per cui la popolazione doveva provvedere a lavori di riparazione erano evidenziati anche dall’Ufficio dell’Ornato, che si occupava dell’ordine e della pulizia della città.

I motivi per cui la popolazione doveva provvedere a lavori di riparazione erano evidenziati anche dall’Ufficio dell’Ornato, che si occupava dell’ordine e della pulizia della città.

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Voci del Settecento: G. Gorani

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Questa città è molto bella; le sue strade sono larghe, ben spianate e le case, in generale, sono ben costruite. Quasi tutte le strade hanno i portici, alla stregua di un criterio adottato anche a Bologna, Ferrara e in qualche altra città d’Italia.

Soggiornare a Modena è molto piacevole e poche altre città meritano di essere preferite.

Giuseppe Gorani

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Voci dell’Ottocento: Stendhal

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Ho pranzato a Modena, la più pulita e gaia città italiana che io abbia visitato.

Stendhal

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Voci dell’Ottocento: L. de’ Lorenzi

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Ecco, ecco la Cerca… la contrada ov’io son nato. Che memorie mi desta! Se non che dove mai si è nascosto il canale, e dove sono quei brutti suoi portici…? E poi visi bianchi e rossi… ma noi eravamo tutti gialli nel 1800, quando l’aria della Cerca era grave di miasmi insalubri. Lorenzo de’ Lorenzi

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Voci dell’Ottocento: LA VIPERA

“ La vipera” esce nel 1863. E’ un periodico che in una rubrica, intitolata “Morsicatine”, denuncia i problemi che affliggono la città: strade sporche, buie e dal fondo sconnesso; scarico dell’immondizia sui bastioni.

Più avanti sarà “La strega” ad “adoperarsi… al decoro ed al bene del proprio paese”, segnalando, per esempio, lo stato deplorevole del canale di Colle Bondesano, sempre scoperto e maleodorante.

Più avanti sarà “La strega” ad “adoperarsi… al decoro ed al bene del proprio paese”, segnalando, per esempio, lo stato deplorevole del canale di Colle Bondesano, sempre scoperto e maleodorante.

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Gli statuti del 1327

Gli Statuti della Città di Modena, del 1327, che contengono le norme approvate dal Duca per il bene della comunità, proibivano che i suini si aggirassero per le strade sterrate prive di fognature; sottolineavano l’importanza igienica dei canali e prevedevano l’immissione regolare della loro acqua corrente nelle fogne sotterranee.

Si stabiliva anche, come norma igienica per la salvaguardia della salute pubblica, che i fruttivendoli non potessero grattare i maiali sotto i banchi.

Sappiamo però che, nonostante questo, le condizioni igieniche per molto tempo rimasero pessime: gli animali, maiali compresi, erano tenuti in casa; ogni sorta di immondizia si accumulava nelle strade e nelle piazze; le vie, spesso allagate, apparivano ingombre di letame, detriti e melma, tanto che secoli più tardi lo Spaccini dirà che sono tutte merde.

Gli Statuti della Città di Modena, del 1327, che contengono le norme approvate dal Duca per il bene della comunità, proibivano che i suini si aggirassero per le strade sterrate prive di fognature; sottolineavano l’importanza igienica dei canali e prevedevano l’immissione regolare della loro acqua corrente nelle fogne sotterranee.

Si stabiliva anche, come norma igienica per la salvaguardia della salute pubblica, che i fruttivendoli non potessero grattare i maiali sotto i banchi.

Sappiamo però che, nonostante questo, le condizioni igieniche per molto tempo rimasero pessime: gli animali, maiali compresi, erano tenuti in casa; ogni sorta di immondizia si accumulava nelle strade e nelle piazze; le vie, spesso allagate, apparivano ingombre di letame, detriti e melma, tanto che secoli più tardi lo Spaccini dirà che sono tutte merde.

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Le norme del 1430

Siamo nel 1430. Il morbo al quale si fa riferimento è la peste. Neppure in questa occasione, però, le autorità espulsero i maiali da Modena, come del resto non li avevano espulsi sei anni prima, quando il rettore della chiesa di San Marco le aveva messe al corrente che i suini penetravano nel cimitero, violando tombe e cadaveri. Ora si limitarono a vietare che i porci fossero tenuti in casa “di là da Natale”: l’allevamento suino domestico era quindi una realtà ben radicata.

Siamo nel 1430. Il morbo al quale si fa riferimento è la peste. Neppure in questa occasione, però, le autorità espulsero i maiali da Modena, come del resto non li avevano espulsi sei anni prima, quando il rettore della chiesa di San Marco le aveva messe al corrente che i suini penetravano nel cimitero, violando tombe e cadaveri. Ora si limitarono a vietare che i porci fossero tenuti in casa “di là da Natale”: l’allevamento suino domestico era quindi una realtà ben radicata.

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I provvedimenti del Guicciardini

Francesco Guicciardini, incaricato da papa Leone X del Governo di Modena, giunse in città nel 1516 e ne rimase disgustato: branchi di porci, “li porchi de Santo Antonio”, scorrazzavano liberi per le strade disselciate, grufolavano per i cumuli di letame ammassati sotto i portici, si rinfrescavano nei canali fangosi e maleodoranti. Prende subito provvedimenti, perché l’abitato non abbia più le caratteristiche di una stalla: i porci devono essere rinchiusi; le strade devono essere lastricate.

Francesco Guicciardini, incaricato da papa Leone X del Governo di Modena, giunse in città nel 1516 e ne rimase disgustato: branchi di porci, “li porchi de Santo Antonio”, scorrazzavano liberi per le strade disselciate, grufolavano per i cumuli di letame ammassati sotto i portici, si rinfrescavano nei canali fangosi e maleodoranti. Prende subito provvedimenti, perché l’abitato non abbia più le caratteristiche di una stalla: i porci devono essere rinchiusi; le strade devono essere lastricate.

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I provvedimenti disattesi

Sono passati solo trent’anni da quando il governatore pontificio tentava di rendere Modena più vivibile e l’alIontanamento dei porci dall’abitato non è altro che un ricordo: i porci continuano ad essere i signori incontrastati della città. I Modenesi ne apprezzano la presenza, che giustificano attribuendo loro la funzione di pubblici spazzini. Per le Arti i porci possono rimanere e già da venti anni non pagano più ai frati il contributo fissato dal Guicciardini.I maiali, allontanati dalla cinta muraria, sono di nuovo dentro le mura.

Sono passati solo trent’anni da quando il governatore pontificio tentava di rendere Modena più vivibile e l’alIontanamento dei porci dall’abitato non è altro che un ricordo: i porci continuano ad essere i signori incontrastati della città. I Modenesi ne apprezzano la presenza, che giustificano attribuendo loro la funzione di pubblici spazzini. Per le Arti i porci possono rimanere e già da venti anni non pagano più ai frati il contributo fissato dal Guicciardini.I maiali, allontanati dalla cinta muraria, sono di nuovo dentro le mura.

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Una realtà preoccupante

Modena, attorno al 1570, era un piccolo centro, dalla struttura ancora essenzialmente romano-medievale, intersecato da una fitta rete di stradine contorte, strette, fetide, a quanto sembra, per i rifiuti che vi venivano gettati.

Questo anonimo cittadino forse esagera, ma un fondo di verità, nei suoi versi, deve esserci, se nel 1601 il Serenissimo Signore, il signor Don Cesare d’Este, affronta con decisione il tema della sporcizia in città.

Modena, attorno al 1570, era un piccolo centro, dalla struttura ancora essenzialmente romano-medievale, intersecato da una fitta rete di stradine contorte, strette, fetide, a quanto sembra, per i rifiuti che vi venivano gettati.

Questo anonimo cittadino forse esagera, ma un fondo di verità, nei suoi versi, deve esserci, se nel 1601 il Serenissimo Signore, il signor Don Cesare d’Este, affronta con decisione il tema della sporcizia in città.

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Ancora provvedimenti

(Grida 1601. Sanità, Bandi 1600, ASCMO)

Dal 1550 circa i “Conservatori della Sanità” provvidero agli atti necessari per il mantenimento della salute pubblica, o per lo meno tentarono di provvedere.

Lo dimostra anche questa grida del 1601, una delle tante testimonianze di ordini disattesi dai Modenesi, che troviamo raccolte nel Fondo di Sanità, conservato presso l’Archivio Storico del Comune di Modena.

Dal 1550 circa i “Conservatori della Sanità” provvidero agli atti necessari per il mantenimento della salute pubblica, o per lo meno tentarono di provvedere.

Lo dimostra anche questa grida del 1601, una delle tante testimonianze di ordini disattesi dai Modenesi, che troviamo raccolte nel Fondo di Sanità, conservato presso l’Archivio Storico del Comune di Modena.

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Un quadro pittoresco

Dalla seconda metà del secolo precedente la Comunità, preoccupata per la salute pubblica, spesso compromessa da febbri perniciose e da pestilenze, ha provveduto a ricoprire per la maggior parte i canali, in cui finivano le acque luride di case e di botteghe.

Tuttavia l’aspetto della città non dovette variare molto, almeno fino alla metà del sec. XVIII, quando cioè iniziò un lavoro intenso e programmatico di rinnovamento, perché il quadro così pittorescamente descritto dal Tassoni può forse contenere qualche eccesso, ma concorda

con quello del Castaldi.

Dalla seconda metà del secolo precedente la Comunità, preoccupata per la salute pubblica, spesso compromessa da febbri perniciose e da pestilenze, ha provveduto a ricoprire per la maggior parte i canali, in cui finivano le acque luride di case e di botteghe.

Tuttavia l’aspetto della città non dovette variare molto, almeno fino alla metà del sec. XVIII, quando cioè iniziò un lavoro intenso e programmatico di rinnovamento, perché il quadro così pittorescamente descritto dal Tassoni può forse contenere qualche eccesso, ma concorda

con quello del Castaldi.

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Alle soglie del rinnovamento

Così scrive a Modena, nell’inverno del 1740, un viaggiatore francese, il De Brosses.

Un vero e proprio rinnovamento edilizio della città cominciò solo sotto il regno di Francesco III, soprattutto a partire dal 1760, quando il duca ordinò di allargare e di abbellire la strada maestra, che in quel tempo era angusta, tortuosa, fiancheggiata da case di differente altezza, con portici irregolari sostenuti in gran parte da colonne di legno.

Così scrive a Modena, nell’inverno del 1740, un viaggiatore francese, il De Brosses.

Un vero e proprio rinnovamento edilizio della città cominciò solo sotto il regno di Francesco III, soprattutto a partire dal 1760, quando il duca ordinò di allargare e di abbellire la strada maestra, che in quel tempo era angusta, tortuosa, fiancheggiata da case di differente altezza, con portici irregolari sostenuti in gran parte da colonne di legno.

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Le impressioni cambiano

E’ così, invece, che a distanza di qualche tempo giudica la città un altro forestiero di passaggio, il conte Giuseppe Gorani. Nato a Milano, ma trasferitosi in Francia, partecipò ai movimenti rivoluzionari e venne naturalizzato cittadino francese. Per incarico del conte di Mirabeau tornò in Italia. Nell’espletare il compito di redigere un rapporto su quanto accadeva nella nostra penisola, fece tappa a Modena. Le sue impressioni sono una testimonianza suggestiva della Modena di fine Settecento.

Il Consiglio della Municipalità intanto continuava ad affrontare i problemi: tra gli atti (1797, 9 marzo - 7 maggio) ricevuti e trattati abbiamo notato la presenza di comunicazioni sui depositi abusivi di rottami nelle strade e sugli espurghi.

E’ così, invece, che a distanza di qualche tempo giudica la città un altro forestiero di passaggio, il conte Giuseppe Gorani. Nato a Milano, ma trasferitosi in Francia, partecipò ai movimenti rivoluzionari e venne naturalizzato cittadino francese. Per incarico del conte di Mirabeau tornò in Italia. Nell’espletare il compito di redigere un rapporto su quanto accadeva nella nostra penisola, fece tappa a Modena. Le sue impressioni sono una testimonianza suggestiva della Modena di fine Settecento.

Il Consiglio della Municipalità intanto continuava ad affrontare i problemi: tra gli atti (1797, 9 marzo - 7 maggio) ricevuti e trattati abbiamo notato la presenza di comunicazioni sui depositi abusivi di rottami nelle strade e sugli espurghi.

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I consensi aumentano

Henri Beyle, che conosciamo col soprannome di Stendhal, a diciassette anni, tenente dei dragoni, scese in Italia, passando dal Gran San Bernardo, con l’armèe d’Italie, per scoprire l’Italia.

Se Milano resterà per tutta la sua vita il mito e il simbolo di una superiore felicità, non serberà un brutto ricordo neppure di Modena.

Henri Beyle, che conosciamo col soprannome di Stendhal, a diciassette anni, tenente dei dragoni, scese in Italia, passando dal Gran San Bernardo, con l’armèe d’Italie, per scoprire l’Italia.

Se Milano resterà per tutta la sua vita il mito e il simbolo di una superiore felicità, non serberà un brutto ricordo neppure di Modena.

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La nuova realtà

Queste considerazioni, riportateci dal Conte Luigi Forni, sono state fatte da Lorenzo de’ Lorenzi, che nel 1844, tornato a Modena dopo un’assenza di quarant’anni, si stupì di fronte a “tante utili e dilettevoli novità”.

Il Consiglio della Municipalità, durante la sua assenza, aveva continuato a lavorare per migliorare le condizioni della città. Esaminando il ricco materiale prodotto dalla amministrazione generale, abbiamo notato che già agli anni che vanno dal 1805 al 1809 risalgono i seguenti atti:

•comunicazioni riguardanti l’ordine pubblico e l’impiego di forzati per i servizi di pulizia urbana;

•comunicazioni circa infrazioni in materia di igiene alimentare e urbana, in particolare su masse di letame nei pressi del Palazzo Castelvetri;

•relazioni sulla manutenzione stradale e sulla gestione dei canali e delle irrigazioni;

•denunce, in materia di igiene urbana, circa l’urgenza di rimozione di rottami e concimi dalle strade cittadine.

Queste considerazioni, riportateci dal Conte Luigi Forni, sono state fatte da Lorenzo de’ Lorenzi, che nel 1844, tornato a Modena dopo un’assenza di quarant’anni, si stupì di fronte a “tante utili e dilettevoli novità”.

Il Consiglio della Municipalità, durante la sua assenza, aveva continuato a lavorare per migliorare le condizioni della città. Esaminando il ricco materiale prodotto dalla amministrazione generale, abbiamo notato che già agli anni che vanno dal 1805 al 1809 risalgono i seguenti atti:

•comunicazioni riguardanti l’ordine pubblico e l’impiego di forzati per i servizi di pulizia urbana;

•comunicazioni circa infrazioni in materia di igiene alimentare e urbana, in particolare su masse di letame nei pressi del Palazzo Castelvetri;

•relazioni sulla manutenzione stradale e sulla gestione dei canali e delle irrigazioni;

•denunce, in materia di igiene urbana, circa l’urgenza di rimozione di rottami e concimi dalle strade cittadine.

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“Li porchi de Santo Antonio”

Valdrighi, nel suo dizionario, accenna ad una contrada de’ Guardaporci, scomparsa, che, stando alle carte comunali, sboccava in Canal-grande. “Questo titolo”, scrive “è accusatore d’una abitudine molto volgare della Modena medioevale, quella cioè di lasciarsi vagare i porci”. Precisa che “sul Canal-grande stava la chiesetta di S. Antonio, il rettore della quale pretendeva avere speciale diritto di tenere in città i così detti «porci di S. Antonio». Gli statuti nostri li esentavano dalla gabella”.

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Le strade

Valdrighi ci informa che “Fino dal 1262, sotto il Podestà Alberto Caccianemico una grida aveva ordinato che, oltre il nettarsi dalle masse di letame, le strade «si giarassero tutte», come seguì, dice un codice ms. del Collegio di S. Carlo. Fu allora che si alzò la torre del quadro in su, il palazzo comunale che la prospetta, la ringhiera per le gride, si abbassarono tutti i molini, e si misurò il territorio del vescovado di Modena”.

Precisa anche che “Modena in antico non era selciata e solo cominciossi a farlo nel 1516 allorchè qui pel papa governava lo storico fiorentino Guicciardini”.

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La condizione igienica

Lo storico Silvio Campani, presentandoci Modena all’inizio del XVIII secolo, scrive che “… da per tutto si vedeva sudiciume, e basti dire che le latrine si svuotavano nelle case e il contenuto si gettava per le vie, si ammassava e di quivi si sgombrava poi con ogni comodo”. E’ evidente come la condizione igienica della città fosse ancora precaria. Sappiamo anche da altre fonti che in particolare in Via S. Eufemia si ammassava il letame che di tanto in tanto veniva portato fuori le mura.

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Riflessi di acque chiare e scure

Storia in filigrana

Raccontare i rifiuti: ritratto di una città

Un porco per ambasciatore

Indice: Modena medievale

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Riflessi di acque chiare e scure

Storia in filigrana

Raccontare i rifiuti: ritratto di una città

Un porco per ambasciatore

Indice: Modena rinascimentale

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Riflessi di acque chiare e scure

Storia in filigrana

Raccontare i rifiuti: ritratto di una città

Un porco per ambasciatore

Indice: Modena capitale

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Riflessi di acque chiare e scure

Storia in filigrana

Raccontare i rifiuti: ritratto di una città

Un porco per ambasciatore

Indice: Modena sovrana

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Riflessi di acque chiare e scure

Storia in filigrana

Raccontare i rifiuti: ritratto di una città

Un porco per ambasciatore

Autori

Indice: Modena italiana

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I provvedimenti del Guicciardini

Francesco Guicciardini, incaricato da papa Leone X del Governo di Modena, giunse in città nel 1516 e ne rimase disgustato: branchi di porci, “li porchi de Santo Antonio”, scorrazzavano liberi per le strade disselciate, grufolavano per i cumuli di letame ammassati sotto i portici, si rinfrescavano nei canali fangosi e maleodoranti. Prende subito provvedimenti, perché l’abitato non abbia più le caratteristiche di una stalla: i porci devono essere rinchiusi; le strade devono essere lastricate.

Francesco Guicciardini, incaricato da papa Leone X del Governo di Modena, giunse in città nel 1516 e ne rimase disgustato: branchi di porci, “li porchi de Santo Antonio”, scorrazzavano liberi per le strade disselciate, grufolavano per i cumuli di letame ammassati sotto i portici, si rinfrescavano nei canali fangosi e maleodoranti. Prende subito provvedimenti, perché l’abitato non abbia più le caratteristiche di una stalla: i porci devono essere rinchiusi; le strade devono essere lastricate.

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I provvedimenti disattesi

Sono passati solo trent’anni da quando il governatore pontificio tentava di rendere Modena più vivibile e l’alIontanamento dei porci dall’abitato non è altro che un ricordo: i porci continuano ad essere i signori incontrastati della città. I Modenesi ne apprezzano la presenza, che giustificano attribuendo loro la funzione di pubblici spazzini. Per le Arti i porci possono rimanere e già da venti anni non pagano più ai frati il contributo fissato dal Guicciardini.I maiali, allontanati dalla cinta muraria, sono di nuovo dentro le mura.

Sono passati solo trent’anni da quando il governatore pontificio tentava di rendere Modena più vivibile e l’alIontanamento dei porci dall’abitato non è altro che un ricordo: i porci continuano ad essere i signori incontrastati della città. I Modenesi ne apprezzano la presenza, che giustificano attribuendo loro la funzione di pubblici spazzini. Per le Arti i porci possono rimanere e già da venti anni non pagano più ai frati il contributo fissato dal Guicciardini.I maiali, allontanati dalla cinta muraria, sono di nuovo dentro le mura.

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Una realtà preoccupante

Modena, attorno al 1570, era un piccolo centro, dalla struttura ancora essenzialmente romano-medievale, intersecato da una fitta rete di stradine contorte, strette, fetide, a quanto sembra, per i rifiuti che vi venivano gettati.

Questo anonimo cittadino forse esagera, ma un fondo di verità, nei suoi versi, deve esserci, se nel 1601 il Serenissimo Signore, il signor Don Cesare d’Este, affronta con decisione il tema della sporcizia in città.

Modena, attorno al 1570, era un piccolo centro, dalla struttura ancora essenzialmente romano-medievale, intersecato da una fitta rete di stradine contorte, strette, fetide, a quanto sembra, per i rifiuti che vi venivano gettati.

Questo anonimo cittadino forse esagera, ma un fondo di verità, nei suoi versi, deve esserci, se nel 1601 il Serenissimo Signore, il signor Don Cesare d’Este, affronta con decisione il tema della sporcizia in città.