L'arte nelle corti del Trentino. Ricerca storico artistica...
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L'arte nelle corti del Trentino.
Ricerca storico artistica e valorizzazione sul web
sito web a cura di
Jacopo D'Andreamatteo
GLI AFFRESCHI NEL PALAZZO OCCIDENTALE
Il programma iconografico del Palazzo Occidentale presenta decorazioni che si rifanno alle attività
ideali e agli svaghi dei nobili e della corte, come si può notare nelle scene di caccia o di gioco.
Dopo aver attraversato la Sala degli stemmi caratterizzata da un lungo fregio esteso lungo le pareti
che rappresenta le effigi delle famiglie nobili dell'Alto Adige, si arriva alla Sala dei giochi che
presenta un nuovo soffitto realizzato secondo il modello originario anche se leggermente abbassato;
sulle pareti sono malamente conservati affreschi raffiguranti un paesaggio in cui è identificabile
Castel Roncolo (fig. 1).
Fig 1.
Rappresentazione di Castel Roncolo.
Questa porzione è particolarmente importante poiché rappresenta il maniero così come si presentava
all'epoca, ovvero tra il 1390 e il 1395, senza i rimaneggiamenti e i restauri dei secoli successivi, con
specifiche indicazioni topografiche e riferimenti alla vita cortese1 come spiega Nicolò Rasmo:
1 Esempio analogo è l'affresco realizzato da Ambrogio Lorenzetti nel Palazzo Pubblico di Siena tra il 1337 e il 1339 in cui raffigura gli Effetti del Buon Governo con le relative attività della città, dentro e fuori le mura. Più vicino nel tempo e nel luogo si ricorda Il ciclo dei mesi di Torre Aquila a Trento, nel Castello del Buonconsiglio, dipinto all'inizio del XV secolo per volere del vescovo Giorgio di Liechtenstein.
Il castello è immaginato in prospettiva dall'alto, dalla parte occidentale: domina in primo piano il palazzo
occidentale stesso, ormai sopraelevato e quindi nell'aspetto attuale ben riconoscibile dal balcone ligneo del lato
settentrionale, rifatto nell'Ottocento sulle tracce originarie in corrispondenza all'ultimo piano. Nella cortina
muraria, ancora merlata, che univa, come l'attuale ricostruita nel '500, il palazzo occidentale con la torre,
dominando il fossato, si apriva, come ora, la porta d'ingresso col ponte levatoio abbassato. La torre, che
controllava la montagna sull'angolo sud-est delle mura sembra, nell'affresco, alta e massiccia ed era coronata da un
tetto a quattro falde.2
Nei dettagli dell'affresco si può notare la presenza di una carrucola proprio in prossimità di uno
spazio in cui manca la Casa d'Estate – eretta in seguito – un escamotage in vista della fine dei lavori
di ampliamento.3 In primo piano vediamo dei cortigiani salutarsi mentre alcuni giovani si divertono
con svaghi di vario genere: un suonatore di liuto delimita la parete nord della sala in cui un giovane
si avvicina a braccia larghe verso la dama che, incrociando le braccia, non risponde al saluto
impetuoso; un altro gruppo di giovani si diverte al gioco della quintana che consisteva nel far cadere
a terra l'avversario spingendolo con il proprio piede sollevato contro quello dell'altro (fig. 2).
Fig. 2
Gioco della quintana.
2 N. Rasmo, Castelroncolo, in «Cultura Atesina», VI, Bolzano, 1967, p. 24.3 Cfr. K. Domanski, M. Kreen, Le pitture murali profane di Castel Roncolo, in Comune di Bolzano (a cura di), Castel
Roncolo. Il maniero illustrato, Athesia, Bolzano, 2000, p. 56.
Il suddetto gioco era molto popolare all'epoca, come dimostra un arazzo del 1390 ca. custodito a
Norimberga al Germanisches Nationalmuseum4 (fig. 3).
Fig. 3
Arazzo del gioco della quintana.
4 http://www.gnm.de/
La Sala dei giochi racchiude in sé gli elementi rappresentativi della vita di corte; la
rappresentazione della quintana mette in evidenza il carattere giocondo e cortese dei Vintler, infatti
non era da tutti decorare le proprie sale con scene del genere poiché non tutte le autorità vedevano
nel gioco un innocente passatempo:
Rispetto ai giochi i poteri civili assunsero una posizione ambigua. Legati ai poteri ecclesiastici, si trovarono divisi
fra la tentazione di eliminare un'attività considerata antisociale e immorale e il desiderio di controllare ciò che
sfuggiva loro. I giochi, effettivamente, perturbavano l'ordine sociale: non soltanto mettevano a repentaglio l'ordine
pubblico con le numerose liti che provocavano, ma distoglievano anche dalle attività utili al bene comune e
davano l'illusione di facili guadagni, tendendo a cancellare la fragile frontiera fra il tempo del lavoro e il tempo del
riposo, frontiera per la difesa della quale principi, signori e autorità municipali si ergevano a pilastri. Per tutte le
sue caratteristiche, il gioco era considerato sovversivo.5
Il locale adiacente la Sala dei giochi è la Stua da Bagno, l'unica stanza del Palazzo Occidentale a
conservare il soffitto autentico dipinto come un cielo stellato. A cosa servisse in origine la stanza
non è ancora chiaro anche se, probabilmente, si trattava dello scrittoio del castello; l'ambiente è
decorato da un finto arazzo dipinto che scende fino allo zoccolo del muro mentre un fregio continuo
di medaglioni quadrilobi e fogliami è scandito dalle figure di uomini e donne rivolte l'uno verso
l'altro in maniera tale da formare una coppia per ogni medaglione; le coppie in questione
rappresentano il tema dell'amor cortese: cavalieri e dame impegnati in discorsi galanti sono
raffigurati in pose che richiamano il “giuramento d'amore”, ovvero l'inginocchiarsi di fronte la
dama tenendo la mano sul petto promettendo fedeltà eterna. A colpire nell'ambiente è il programma
iconografico di questa piccola stanza: al di sopra del finto arazzo corre lungo tutte le pareti una
galleria di logge aperte6 ospitanti figure di dame, cavalieri e animali esotici (fig. 4, 5, 6) che
guardano lo spettatore, tutti a parte uno che volta le spalle allo spettatore stando seduto sulla
ringhiera, un atteggiamento insolito e innovati per l'epoca (fig. 7).
5 J. Michel-Mehl, Gioco, in J. Le Goff, Dizionario dell'Occidente medievale, vol. II, Einaudi, Torino, 2011, p. 486.6 L'impostazione della stanza richiama allo spettatore la Sala della Castellana di Palazzo Davanzati a Firenze dipinta
nel 1395 anche se, nel caso fiorentino, il loggiato prospettico apre direttamente su un giardino. Ad oggi il palazzo ospita il Museo dell'antica Casa Fiorentina.
Fra le figure maschili si manifesta una grande varietà di gesti, alcuni dei quali molto originali, ad
esempio due figure sul lato ovest tentano di scavalcare il parapetto dipinto (fig. 8); da queste si
sono ispirati per la denominazione della sala, Stua da bagno, perché vennero interpretate come
persone nude in procinto di “scendere” dalle logge per entrare in una ipotetica vasca da bagno; in
realtà le figure in questione non indossano abiti poiché sono sinopie di pitture rimaste incompiute di
epoca più tarda, e del resto anche alcuni animali sulla parete sud risultano appena accennati dal
pittore.7
La grande partecipazione delle figure nella stanza è data anche nella parete nord dove un giovane
alza la mano sinistra per salutare mentre un altro, elegantemente vestito di broccato bianco, sta
tentando anch'egli di sorpassare la ringhiera (fig. 9):
Mentre si china in avanti, afferrando la ringhiera con ambe le mani, ha già alzato la gamba sinistra. L'abito
costoso, ornato con ricami, rivela che si tratta di un nobile cortigiano; ma la mossa, troppo irruente per un giovane
di tale eleganza, come pure il pugnale penzolante fra le sue gambe – che allude al desiderio sessuale – esprimono
un comportamento sconveniente.8
Fra le dame c'è una minore varietà di gesti e di posture anche se da queste figure è possibile fare
una panoramica della moda dell'epoca grazie alla moltitudine di vesti e accessori in uso tra diademi
ornati di piume, nastri, berretti ricamati etc.
La scelta dei dieci animali raffigurati non è casuale: un orso, un cinghiale, un cervo, uno stambecco
e una volpe rappresentano gli animali cacciati dai nobili, difatti questi si ritroveranno anche nella
Sala del torneo nelle le scene di caccia; ai suddetti si aggiungono il leone, la leonessa e la scimmia,
bestie esotiche tenute spesso nelle corti come patrimonio da sfoggiare per aumentare il prestigio; in
fine viene raffigurato un unicorno, animale leggendario che trova molto spazio nel corso del
Medioevo come simbolo divino di purezza.9 Il richiamo alla cultura cavalleresca è evidente, cultura
di fronte alla quale i Vintler si ponevano come attori appartenenti al ceto nobiliare.
Alla sommità della porta è rappresentato lo stemma dei Vintler (fig. 10)caratterizzato da due figure
(forse i due fratelli Niklaus e Franz) che sorreggono un elmo da torneo al di sopra dello stemma
stesso in cui due zampe d'orso bianco emergono dal fondo rosso:
L'ottimo stato di conservazione e l'alta qualità di questi affreschi ci permettono di collocarli nell'ambito stilistico
del gotico internazionale. Le teste degli uomini sulla parete nord […] rivelano analogie con tipi di teste boemi
7 Cfr. K. Domanski, M. Kreen, Le pitture murali profane di Castel Roncolo, op. cit., p. 67.8 Ivi, p. 67-69.9 Si segnala sul tema una mostra tenuta fino a gennaio 2014 al Castello del Buonconsiglio di Trento dal titolo Sangue
di drago, squame di serpente. Animali fantastici al Castello del Buonconsiglio.
risalenti agli anni intorno al 1390 e noti grazie al Musterbuch10 del Kunsthistorisches Museum di Vienna.11
La prima delle dame sulla parete est sembra persino uscire, tale e quale, da un Musterbuch poiché il motivo della
sospensione nell'aria, la pieghettatura della veste e lo spiccato biancore nei punti sfiorati dalla luce rimandano ai
disegni boemi risalenti al 1390 circa […]
Fig. 8
Figure che tentano di scavalcare il parapetto.
10 Il Musterbuch era una sorta di campionario in cui veniva "fissato" un modello di pittura: «L'uso di copiare opere del passato costituì, durante tutto il Medioevo, uno dei momenti centrali della produzione artistica, riflettendo sia la natura artigianale dell'arte medievale sia il valore attribuito alla tradizione come garante delle consuetudini tecnico-operative della pratica artistica» (http://www.treccani.it/enciclopedia/modello_%28Enciclopedia-dell%27-Arte-Medievale%29/).
11 Per una visione del Musterbuch di Vienna si veda il seguente link: <http://bilddatenbank.khm.at/viewArtefact?id=91010>
Al terzo piano del palazzo si presenta la Sala del torneo e la Sala delle coppie; le decorazioni sono
oggi frammentarie a causa dell'apertura di finestre e del prolungato abbandono del castello anche se
si può cogliere nelle scene quella che doveva essere una narrazione continua chiusa da un fregio a
fogliame alternato da trilobi nei quali si inseriscono degli stemmi.
Sulle pareti nord, est e ovest si svolgono varie scene di caccia: ad ovest è rappresentata la caccia al
cervo (fig. 11) simbolo per eccellenza della vita nobiliare e, anche in questo caso, dell'amor cortese;
infatti ad aprire la battuta è una coppia a cavallo, un giovane si rivolge alla alla sua dama dalla
lunga treccia e dal cappello vistoso seguiti da un cane, simbolo di fedeltà. Il topos della “caccia
amorosa” è evidente e prende spunto dalla “poesia trovadorica”12, molto diffusa all'epoca.
Accanto alla coppia vi è un arciere a cavallo pronto a scoccare la freccia verso un bersaglio che non
possiamo più vedere poiché probabilmente si trovava nella zona dove le pitture non si sono salvate,
mentre un altro cane da caccia, tenuto al guinzaglio da un cacciatore che suona il corno, fiuta le
tracce del cervo che, nell'immaginario collettivo dell'epoca, era visto come il re degli animali.
Le scene raffigurate dimostrano quanto nel Medioevo, e in particolare a Castel Roncolo, ci si
ispirasse a modelli noti; nel caso della Caccia al cervo le illustrazioni del Livre de chasse di Gaston
Phoebus13 trovano un riscontro diretto con gli affreschi della sala.
Segue la scena della caccia all'orso (fig. 12) in cui l'animale viene scuoiato e sventrato, riverso
sulla sua pelliccia; ad assistere un gruppo di nobili tra cui spicca l'uomo con il cappello ornato di
piuma, segno che la caccia era un evento di interazione sociale nonché uno status symbol delle
classi alte. L'immagine è da considerarsi come ultima di un più vasto corpus decorativo oggi
perduto ed è testimonianza dell'importanza che l'orso aveva nella corte dei Vintler, tanto da essere
inserito nello stemma della famiglia; inoltre l'animale in questione, come il cinghiale, faceva parte
della selvaggina più pericolosa da cacciare e costituiva dunque prova di coraggio; per questo motivo
il tema è presente in molti altri contesti.14
Nella Caccia al camoscio e allo stambecco (fig. 13, 14, 15) le varie fasi di cui si compone l'opera
sono descritte in maniera molto più dinamica rispetto le altre appena descritte: la scena comincia
con la partenza dei cacciatori armati e accompagnati dai bracchi, pronti alla battuta di caccia che si
conclude con il ritorno dei battitori. La particolarità di questo affresco sta nel valore documentario
12 La "poesia trovadorica" ha origini nel basso medioevo; si tratta di componimenti poetici e musicali eseguiti dai "trovadori", ovvero da compositori che utilizavano la lingua occitana per cantare l'amore cortese. In questo caso l'affresco ha subito delle influenze dai minnesang (il cui significato è "canto d'amore"), poesie d'amore tedesche simili ai troubadors francesi.
Cfr. <http://www.treccani.it/enciclopedia/minnesanger/>13 Cfr. Livre de chasse de Gaston Phebus, <http://classes.bnf.fr/phebus/livre/index.htm>; il libro può essere
visualizzato e consultato al seguente link: <http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b52500992c/f1.image.r=Le%20Livre%20de%20la%20chasse,%20par%20Gaston%20Ph%C3%A9bus.langEN>
14 È il caso del Ciclo dei mesi (Novembre) di Torre Aquila a Trento o degli affreschi nel Casino di caccia Borromeo a Oreno in cui l'animale è presente in diverse scene.
Per un approfondimento si veda il seguente link: Lombardia Beni Culturali, Casino di caccia Borromeo a Oreno di Vimercate, <http://www.lombardiabeniculturali.it/percorsi/ville-monza-brianza/1.1/>
poiché si tratta della più antica scena di caccia al camoscio e allo stambecco con lancia ed è l'unica
opera in cui viene rappresentata la tecnica dell'Ausseilen, un metodo di cattura che prevede l'utilizzo
di un laccio:
La caccia al camoscio con la lancia (Ausfällen) fa parte della tradizione venatoria alpina. Diffusasi soprattutto in
Tirolo, ebbe sotto Massimiliano I il suo periodo di massimo splendore. Si svolgeva in questo modo: i cacciatori
abbattevano i camosci, abbarbicati alle pareti, infilzandoli con una lancia da caccia […] La tecnica dello Ausseilen
[…] l'animale bloccato veniva catturato con il laccio. Tali lacci compaiono nell'inventario dell'ufficio del
capoguardacaccia di Innsbruck dell'anno 1486.15
Lo stambecco era la selvaggina più pregiata nell'arco alpino e il fatto che a Castel Roncolo molte
scene vertano sulla caccia di animali così ambiti dimostrano quanto i committenti mirassero al
prestigio.
L'arte venatoria rappresentata a Castel Roncolo può essere contestualizzata in un epoca in cui la
pratica della caccia era ormai in declino:
La realizzazione degli affreschi si colloca in un periodo di grandi fermenti. Nel XIV secolo il Tirolo visse un primo
momenti di massima espansione economica, che comportò una notevole riduzione dell'habitat naturale della
selvaggina. Le innovazioni tecniche in fatto d'armi incrementarono ulteriormente la pressione sul patrimonio
venatorio che inoltre […] rappresentò una notevole fonte di sostentamento per la popolazione. Nel regolamento
venatorio tirolese del 1414 si accenna alle dimensioni di questi abusi […] Da alcuni calcoli effettuati risulta che la
quantità di selvaggina presente nella contea del Tirolo intorno al 1500 continuava ad essere estremamente esigua.
Si dovrà attendere Massimiliano I per assistere ad un ripopolamento faunistico.16
La caccia era privilegio del sovrano e dei suoi feudatari, tant'è che dal XIII secolo i diritti di caccia
per i contadini vennero limitati alla selvaggina per poi essere quasi completamente eliminati; la
valenza sociale di tale pratica rimase intatta poiché simbolo dello stile di vita nobiliare come sancito
da Gaston Phebus nel già citato Livre de la chasse in cui scrive che le tre cose che gli hanno donato
più piacere nella vita sono le armi, l'amore e la caccia.17
Anche nelle arti figurative si avrà un ampio riscontro nella rappresentazione venatoria18; a Castel
Roncolo il corpus decorativo relativo la caccia mette insieme elementi caratteristici locali unici dal
grande valore documentario che informano sulle pratiche venatorie alpine del tardo Medioevo come
nel caso della Caccia all'orso o nella Caccia al camoscio e allo stambecco dove vengono
15 C. Gasser, «Imago Venationis». Caccia e pesca nel tardo medioevo tra ambizione e realtà, in Comune di Bolzano (a cura di), Castel Roncolo. Il maniero illustrato, op. cit., p. 421.
16 Ivi, p. 411.17 Cfr. ivi, p. 412.18 Gli esempi nazionali più noti si hanno tra XIV e XV secolo: la Torre Aquila a Trento con il Ciclo dei mesi, il
Palazzo dei Papi ad Avignone, Palazzo Schifanoia a Ferrara, il Casino di caccia Borromeo ad Oreno.
Sulla parete est domina una Scena di pesca (fig. 16): dame e gentiluomini si sono dati
appuntamento attorno uno stagno dove una donna sta cercando di catturare i pesci mentre un'altra è
già riuscita nell'intento. Un'altra dama vestita di blu sta pescando con un guadino mentre alla sua
sinistra un uomo tiene in mano un pesce che sta offrendo alla donna vicino a lui; il gesto potrebbe
essere interpretato come proposta sessuale19, dato anche lo stupore dei due personaggi dietro, uno
vestito di verde e l'altro con un farsetto a strisce. Anche qui uccelli rapaci di vario genere assistono
alla scena incuriositi.
Le scene di pesca medievali con nobili figure di donne e uomini sono allegorie dell'amore. La canna è lo strumento
da pesca più usuale, ma non l'unico. […] A Castel Roncolo sono rappresentati diversi metodi di pesca. […]
In questa interessante combinazione di elementi appartenenti alla falconeria (falconi sulla pertica alta) e alla pesca
[…] la simbologia dell'amore cortese sembra cedere il posto ad allusioni di carattere erotico.20
La pesca, a differenza della caccia, non subì delle restrizioni “giuridiche”, poteva essere praticata da
chiunque. Anche in questo caso il valore sportivo dell'attività in questione conquistò la nobiltà
dell'epoca; considerata uno svago consono al rango aristocratico, la pesca con la canna era un
piacevole passatempo cortese come dimostra il successo di tale tema nell'arte di corte (senza
dimenticare l'iconografia cristiana, molto più antica).
Fig. 16
Scena di pesca.
19 Una scena simile si trova nel Mittelalterliches Hausbuch (letteralmente "libro di casa medievale") dei principi di Waldburg-Wolfegg, un manoscritto illustrato che presenta scene di vita quatodiana all'interno del castello di Wolfegg datato all'incirca 1480. In una raffigurazione un giovane in barca si china sull'acqua tenendo in mano un pesce mentre una delle tre dame lo abbraccia.
Cfr. The "Medieval Housebook", <http://www.humanist.de/rome/housebook/>20 C. Gasser, «Imago Venationis». Caccia e pesca nel tardo medioevo tra ambizione e realtà, op. cit., pp. 425-427.
Altri svaghi cortesi si trovano nei riquadri della parete sud ai lati della porta, ovvero il Gioco della
palla (fig. 17) e il Ballo della ridda21 (fig. 18, 19). Nel primo caso su un terreno d'erba si affrontano
due squadre miste di uomini e donne su uno sfondo rosso al gioco della palla, uno dei passatempi
più in voga della società cortese come dimostrano le numerose rappresentazioni.22 La dama vestita
di bianco sta per lanciare una palla verde, fatta di rami mentre i componenti della squadra
avversaria alzano le braccia per tentare la presa al volo:
Uno dei gentiluomini, in giacca bianca e pantaloni, si è leggermente appartato dal gruppo, mettendosi dietro un
albero, e tiene alzato l'orlo della camicia per trattenervi la palla. Forse questo giovane che guarda in aria
trasognato, potrebbe essere stati ispirato da un dipinto nella casa Zur Tuchlauben 19 di Vienna, dove, nello stesso
gioco, appare il Minnesänger Neidhart23, placidamente intento ad aspettare che la dama gli lanci direttamente la
palla.24
Anche in questo caso al tema del gioco si unisce il tema dell'amor cortese, infatti il gioco oltre ad
essere uno svago dell'alta società rappresentava un'occasione di incontro e di scambio tra i due sessi
come dimostra una coppia di innamorati che osserva il gioco delle due squadre: l'uomo dal mantello
bianco e nero spiega le regole alla compagna tenendo l'indice alzato mentre con l'altro braccio cinge
la vita dell'amata.
Il secondo riquadro illustra una ridda di nobili e dame, altro tema molto indagato all'epoca. 25 Come
negli altri affreschi anche qui è possibile farsi un'idea sulla moda dell'epoca in un contesto che
rientra nel corteggiamento amoroso: i personaggi si muovono su un prato e su uno sfondo celeste
tenendosi per mano e muovendosi insieme; a tenere la testa del ballo è la dama vestita di blu che sta
per effettuare una giravolta mentre al margine destro, discostati dal gruppo, due musicisti con liuto e
violino accompagnano il ballo.
21 La ridda è un antico tipo di ballo di più persone che girano in tondo tenendosi per mano mentre cantano.22 Si ricorda a titolo di esempio Il ciclo dei mesi di Torre Aquila a Trento dove il gioco si manifesta con una battaglia a
palle di neve.23 Neidhart von Reuenthal fu poeta alla corte viennese del duca d'Austria Federico II di Babenberg (1219-1246) e fu
tra i Minnesänger (letteralmente “cantanti dell'amore”) più conosciuti nel XIII secolo. Per un approfondimento v.: A. Palermo, La tradizione medio-tedesca (1150-1450), in P. Boitani, M. Mancini, A. Varvaro (a cura di), Lo spazio letterario del Medioevo, II, Salerno editrice, Roma, 2002, pp. 683-703.
24 K. Domanski, M. Kreen, Le pitture murali profane di Castel Roncolo, op. cit., p. 85.25 Esempi si trovano sempre nel Ciclo dei mesi a Trento, precisamente nella rappresentazione del mese di giugno o nel
Castello di Montechiaro in Val Venosta, i cui affreschi sono oggi conservati al Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum di Innsbruck.
Sulla lunetta in alto dei due riquadri appena descritti è rappresentato il Torneo della lancia (fig. 20),
parte integrante della vita cavalleresca. È una scena monumentale piena di particolare, incorniciata
da una fregio a medaglioni contenenti stemmi e fogliame di vario genere. I cavalieri, riconoscibili
nei nobili dell'epoca, cercano di disarcionarsi a vicenda:
[…] ritti sugli arcioni, si affrontano con le lance; fra di essi riconosciamo nel mezzo un duca d'Austria ed intorno a
lui i due Vintler, il capitano all'Adige Enrico di Rottenburg e vari altri tutti identificabili grazie agli scudi e ai
cimieri. Scudieri e servi vestono i cavalieri o li sorreggono in sella quando sono stati colpiti o raccolgono le lance
spezzate e ne porgono delle altre o danno avvertimento con suoni di tromba, mentre a destra sulla porta del castello
il giudice di campo osserva lo svolgimento del gioco che è seguito con entusiasmo alle dame affollate ai balconi e
sulle torri. Da dietro le mura del castello curiosano perfino alcuni poveracci.26
Per quanto riguarda gli stemmi e il riconoscimento dei personaggi che animano l'affresco,
all'interno della Sala del torneo vi è un pannello che indica a quali casate ci si riferisce: lo scudo a
fascia al centro della scena appartiene al duca Alberto III d'Asburgo; l'altro scudo con le due torri
nere su fondo d'oro fa riferimento a Enrico di Rottemburg; sulla sinistra il nobile Vintler –
riconoscibile dall'elmo con le due zampe d'orso che uno scudiero tiene in mano – si fa dipingere a
fianco del duca d'Austria che lo aveva nominato funzionario amministrativo del Tirolo,
dichiarandosi di fatto fedele servitore del suo signore e non solo:
Anche se la riverenza verso il signore territoriale asbrugico, al quale Vintler doveva il raggiungimento del culmine
della sua carriera con la nomina a funzionario supremo (fine del 1392), può aver avuto un ruolo, in prima linea si
tratta della messinscena connotata ideologicamente di una rivendicazione di appartenenza alla nobiltà, un grande
dispendio di mezzi visivi per tentare di compensare la mancanza di presupposti sociali per l'ambita meta della
scala sociale, la quale – se si prende in considerazione il carattere quasi pubblico dei dipinti nella sala delle feste –
agli occhi di qualche nobile osservatore può aver rasentato la provocazione.27
In base alla identificazione dei giostranti ed ai loro contrassegni araldici, pare evidente che la tenzone con la lancia,
raffigurata a Castel Roncolo, rispecchi un torneo storico effettivamente svoltosi. Tuttavia esso non riproduce
un'osservazione diretta, poiché anche per questa rappresentazione gli artisti si servirono di tipologie figurative
convenzionali. In particolare, i contendenti che si scagliano gli uni contro gli altri al galoppo, fino quasi a toccarsi
con le lance, ed il castello con gli spettatori ed il giudice di gara nelle immediate vicinanze del campo di battaglia,
sono riconducibili a modelli tradizionali.28
26 N. Rasmo, Castelroncolo, op. cit., p. 30.27 G. Pfeifer, Scalata sociale e strategie visive nel tardo medioevo, in AA. VV., Guerra Usura Superstizione. Hans
vintler e Castel Roncolo, op. cit., p. 88.28 K. Domanski, M. Kreen, Le pitture murali profane di Castel Roncolo, op. cit., p. 89.
La sala successiva denominata Sala delle coppie è l'ultima affrescata per quanto riguarda il Palazzo
Occidentale. Nella grande lunetta è raffigurata un'altra giostra, il Torneo della mazza (fig. 21),
fissato al momento finale dello scontro in cui tutti i cavalieri si rivolgono al centro della scena per
colpire i rispettivi avversarsi in una grande zuffa generale. A destra i giudici di campo assistono sui
loro cavalli pronti a segnalare la fine del torneo mentre a sinistra delle dame assistono allo
spettacolo su dei carri che fungono da impalcature. Questa volta i combattenti sono anonimi non
essendo riconoscibili dagli elmi o dagli scudi anche se emerge la figura del cavaliere nero.
Il nome della sala è dato dalle restanti decorazioni presenti nella sala: sullo sfondo dipinto a stoffa
vi è una balconata da cui si elevano coppie di uomini e donne a mezza figura (fig. 22, 23), rivolti
l'uno verso l'altra in procinto di fare una conversazione. La coppia al centro è sicuramente la più
particolare: essendo la prima che si incontra entrando nella sala l'autore ha dipinto il viso della
donna rivolto verso l'ambiente, quasi un invito rivolto all'osservatore.
Gli affreschi sinora descritti sono anonimi anche se, grazie agli studi condotti, siamo in grado di
definire l'ambiente artistico da cui provenivano: essi si legano alla tradizione locale che poneva le
sue basi nella pittura trecentesca padovana e veronese; inoltre le scelte iconografiche sono
riconducibili ai codici miniati lombardi affini al Tacuinum Sanitatis di Vienna, che in origine
appartenevano al vescovo di Trento Giorgio di Liechtenstein, o a quello di Parigi portato in dote al
duca Leopoldo d'Austria che, all'epoca in cui furono eseguiti gli affreschi, alloggiava ancora a
Castel Tirolo. Sulla data esatta di realizzazione è interessante il ragionamento fatto da Nicolò
Rasmo, uno dei massimi studiosi dell'arte trentina:
Questi affreschi vanno collocati negli anni intercorrenti fra il 1388, data d'inizio dei lavori di restauro al castello
per opera di Nicolò Vintler, e il 1409, quando questi dovette salvarsi con la fuga dalle ire del duca Federico. Ma la
presenza, in posizione d'onore, nella giostra del salone, d'un duca d'Austria fa pensare ad u n momento nel quale i
Vintler erano ancora in ottimi rapporti coi loro signori, cioè ad una data anteriore al 1406. Questa data, grazie agli
elementi forniti dalla moda, si può ulteriormente restringere negli anni fra il 1390 e il 1400; infatti il velo
increspato ed aperto (Krüseler) portato da una delle dame nella sala del terzo piano fa preporre una datazione non
posteriore alla fine del Trecento.29
29 N. Rasmo, Castelroncolo, op. cit., p. 36.