L’ambiente culturale dell’idealismo: tra Kant e i Romantici

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L’ambiente culturale dell’idealismo: tra Kant e i Romantici Cfr. G. Reale-D. Antiseri, Il pensiero occidentale dalle origini sino ad oggi, vol. III, La scuola, Brescia, 1994 www.arete- consulenzafilosofica.it 1

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L’ambiente culturale dell’idealismo: tra Kant e i Romantici. Cfr. G. Reale-D. Antiseri , Il pensiero occidentale dalle origini sino ad oggi , vol. III, La scuola, Brescia, 1994. Il Sitz im Leben (il contesto vitale) dell’idealismo. - PowerPoint PPT Presentation

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L’ambiente culturale dell’idealismo: tra Kant e i Romantici

Cfr. G. Reale-D. Antiseri, Il pensiero occidentale dalle origini sino ad oggi,

vol. III, La scuola, Brescia, 1994

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Il Sitz im Leben (il contesto vitale) dell’idealismo

• L’idealismo considera se stesso il naturale sviluppo del kantismo e l’esito più conseguente della rivoluzione copernicana operata dal filosofo di Koenigsberg. Tuttavia la riflessione idealistica si inserisce nel contesto di uno straordinario sviluppo culturale che ha caratterizzato la Germania tra XVIII e XIX secolo, facendone quasi il corrispettivo moderno della Grecia del IV secolo a.C.

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Il momento storico

L’evento epocale che ha caratterizzato il periodo di fine Settecento è indubbiamente la Rivoluzione Francese (1789). Nata sulla scorta delle più ardite speculazioni illuministiche e nutrita dalle speranze filantropiche degli intellettuali francesi ed europei, condita di slogan di grande fascino come «libertà, uguaglianza, fraternità», ben presto, nello sgomento generale, si trasforma in un nuovo dispotismo.

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Le tappe della Rivoluzione• Nel 1789 scoppia nella capitale francese la rivolta guidata dalla borghesia

illuminata con l’appoggio dei ceti popolari.• Nel 1792 viene abbattuta la monarchia e instaurata la repubblica.• Nel 1793, destando lo stupore di tutta Europa, il re viene condannato al

patibolo.• Nell’agosto dello stesso anno inizia l’oscura stagione del Terrore in cui i

rivoluzionari tentano di far piazza pulita di ogni dissenso interno ed esterno attraverso una feroce e sanguinaria repressione. Diviene tristemente famosa la ghigliottina, simbolo di una rivoluzione degenerata in terrorismo di Stato.

• Nel 1804 sale al potere Napoleone. Imbevuto di ideali rivoluzionari, egli dà vita ad un governo autocratico e militarista che mette a soqquadro il continente europeo e instaura un nuovo dispotismo. Infatti, pur sotto le spoglie di una lotta di liberazione dei popoli, in realtà la sua prassi politico-militare risulta essere una pura e semplice campagna francese di conquiste.

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In morte dell’IlluminismoL’Illuminismo che aveva promosso e caldeggiato una rivoluzione in vista della finale instaurazione di un «regime della ragione», si trova nella condizione di piegare una realtà refrattaria ai suoi ideali. La necessità di un’ultima guerra •della libertà contro l’oscurantismo, •della democrazia contro l’assolutismo, •della cultura contro l’ignoranza, •della scienza contro la religione, rende i rivoluzionari più violenti e spietati, poiché convinti di possedere le chiavi di un nuovo concetto di bene che va imposto anche a chi lo rifiuta. Così l’illuminismo •che lotta per la pace diventa guerrafondaio, •che è filantropo diviene feroce contro l’umanità che non capisce,• che è democratico diventa totalitario,•che è pluralista diventa monocratico.

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In Germania

Il clima favorevole all’Illuminismo, cui anche Kant dà il suo entusiastico contributo, comincia a mutare ad opera di un movimento culturale e letterario che reagisce al dominio della ragione asettica e materialista degli illuministi: lo Sturm und Drang.

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Lo Sturm und Drang (tempesta e impeto, dall’omonimo romanzo di F. M. Klinger – 1752-1831)

Lo Sturm un Drang è un movimento che

Esalta la natura non come meccanismo funzionante more geometrico, ma come forza onnipotente e creatrice di vita.

Alla natura che crea l’immensa varietà delle forme viventi, corrisponde nell’umanità la figura del genio creatore che rinnova incessantemente con le sue intuizioni la realtà.

Ad una divinità concepita razionalisticamente come Ragione suprema del mondo e come orologiaio che regola l’universo meccanico, contrappone l’idea panteistica di un dio in tutte le cose, di un’anima che permea il mondo e lo vivifica con la sua forza: l’uomo di genio è colui che riesce e a sentire la presenza del dio nel cosmo e a mettersi sulla medesima lunghezza d’onda.

L’uomo è tale perché sa far vivere in sé la forza primigenia della natura che si avverte nelle passioni violente e totalizzanti, nei sentimenti immediati e nell’agire d’impulso senza la fredda mediazione della ragione.

Condiviso con l’illuminismo è l’odio per il tiranno e la passione democratica, che però riscopre le tradizioni ancestrali e l’anima dei popoli, contrapposta al disprezzo illuministico per le tradizioni.

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Il Neoclassicismo

Contemporaneo allo Sturm und Drang è un altro movimento che si esprime principalmente, ma non solo, nelle arti figurative e nella critica d’arte. Si tratta di una corrente culturale che intende rivalutare la cultura greca e riportarne in auge lo spirito. In tale cultura è individuato un canone di bellezza ideale, che i Greci hanno elaborato con la loro enfasi sull’armonia delle proporzioni, sull’imitazione della natura nelle sue forme composte e simmetriche, sulla «nobile semplicità e quieta grandezza» (Johann Joachim Winkelmann 1717-1768) delle loro produzioni artistiche.

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Una forma alla tempesta

Così la rivalutazione delle forme classiche propria del neoclassicismo interagisce con l’impeto passionale dello Sturm, dando ordine e forma alla confusa caoticità dei sentimenti dello Sturm und Drang stesso. I grandi poeti e letterati romantici sapranno infatti rivalutare

da un lato la passionalità e l’impeto di innovazione;

dall’altro la bellezza e armonia delle immagini evocate da una poesia e una letteratura di grande stile e raffinato sentire.

Alcuni significativi letterati romantici, come il più grande di essi, Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832), passeranno da una fase di adesione allo Sturm und Drang per poi ripiegare su uno stile più pacato e classico.

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Il romanticismo: la sua collocazione storico geografica

Nell’ultimo lustro del sec. XVIII a Jena in Germania due geniali fratelli, August Wilhelm e Friedrich Schelgel fondano il circolo dei romantici tedeschi con la partecipazione attiva del poeta filosofo Novalis e l’attenta vicinanza di F. Schiller, artista, commediografo, già uomo di punta dello Sturm und Drang, che a quel tempo insegnava filosofia nell’università cittadina. In seguito a contrasti sorti con Schiller, F. Schlegel si stabilisce a Berlino dove fonda la rivista del movimento Athenaum.

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Le adesioni

L’altissimo livello della riflessione filosofica, letteraria e storica dei romantici attira l’attenzione delle più importanti personalità della cultura dell’epoca (il letterato Goethe, i filosofi Fichte e Schelling, lo storico della filosofia e filosofo Schleiermacher ) che vengono a conoscenza del movimento grazie anche all’intensa attività di propaganda attuata non solo attraverso la rivista (che però avrà vita breve), ma anche attraverso i convegni promossi dagli Schlegel a Dresda e a Jena, e naturalmente attraverso le opere che subito si diffondono nella repubblica delle lettere tedesca.

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Il Romanticismo: il termine

1) Il termine «romantico» è stato coniato in Inghilterra nel sec. XVII per significare tutto ciò che è favoloso, stravagante, fantastico, irreale (come i contenuti dei romanzi cavallereschi medievali).

2) Nel secolo successivo perde tale connotazione negativa per assumere il significato di qualcosa che riguarda scene e situazioni piacevoli che comparivano nelle poesie e nei romanzi romantici (nel significato 1).

3) Con F. Schlegel viene ad indicare la rivalutazione dell’istinto e dell’emozione che i razionalisti e gli illuministi avevano cancellato e che invece la letteratura e il romanzo storico e psicologico a lui contemporanei avevano considerato esteticamente fondamentali.

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Il Romanticismo: l’atteggiamento psicologico e spirituale

Caratteristico dei romantici è il sentimento intenso di un dissidio e di una lacerazione spirituale. Per i romantici c’è un contrasto ineliminabile tra la realtà che si vive e il mondo come dovrebbe essere. Essi sentono l’interiore vocazione ad andare oltre, a superare i limiti della quotidiana normalità, avvertita come banale e insignificante. C’è una grandezza mai completamente raggiungibile dall’uomo, eppure sempre da perseguire, oltre tutti i suoi limiti e le sue miserie. Di qui l’eterna insoddisfazione, la continua irritabilità dell’uomo romantico e la spasmodica ricerca di una superiore condizione, che tuttavia non può mai diventare realtà, perché tutto ciò che è reale è banale.

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Il Romanticismo: l’infinito

Il dissidio dell’uomo romantico è insomma quello tra la sua dimensione finita e l’infinito cui esso anela. Infinito significa un’espansione del proprio Io tale da accogliere in sé tutte le emozioni umane, tutti i pensieri, tutta la bellezza della natura, abbracciando in un solo sguardo la totalità dell’universo per identificarvisi. Di qui il desiderio come cifra dell’atteggiamento romantico, un desiderio che non si soddisfa di nessun oggetto finito e che dunque passa sempre oltre ed è come il suo oggetto ultimo: infinito.

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Il romanticismo: lo Streben

Desiderare continuamente è un tendere. La tensione (Streben) verso l’ «oltre» è la condizione «normale» del romantico. La pace soddisfatta di chi ha raggiunto la propria meta è insignificante e stupida.

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Il Romanticismo: la natura

La natura è una sorta di dea romantica. Essa non è più il grande meccanismo funzionante secondo leggi del razionalismo moderno, ma, riprendendo stilemi rinascimentali, un forza che eternamente crea le sue forme, perché vivificata da un’anima da uno spirito creativo che agisce come un dio in tutte le cose (panteismo). Il modello per interpretarla non è la macchina, ma l’organismo vivente, in cui ogni parte vive nell’altra perché animata dalla stessa potenza interiore.

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Il Romanticismo: macrocosmo e microcosmo

• L’uomo riproduce in sé la stessa struttura dell’universo, è un piccolo mondo del tutto analogo al grande mondo che gli sta attorno, in cui la forza creativa della natura si riproduce attraverso la creatività poetica, artistica e letteraria; in cui il divenire delle passioni e dei sentimenti assomiglia al divenire continuo delle forme naturali in perenne sviluppo.

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Il Romanticismo: il genio

Per i romantici nell’ individuo eccezionale, il genio, e nella sua produzione artistica e intellettuale si rivela l’assoluto, cioè il significato più vero e profondo della realtà. L’assoluto è un principio ab-solutus, cioè incondizionato, autonomo, primigenio e capace di essere modello per tutto il resto. L’opera d’arte del genio ne è la più autentica manifestazione: è l’infinito che si rivela nel finito, è il tutto che si rivela nel frammento.

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Il Romanticismo: la libertà

• I Romantici vivono per diventare liberi. Dice Novalis: «Ogni cultura porta a ciò che non si può chiamare se non libertà, per quanto con questo termine si debba designare non un semplice concetto, ma il fondo operante dell’essere tutto…e questa libertà è l’essenza o il lievito della coscienza. In essa si manifesta la sacra individualità, l’immediato operare della personalità e ogni atto del maestro (il genio, n.d.r.) è al tempo stesso rivelazione del mondo alto, semplice, spiegato, è parola di Dio».

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Il Romanticismo: la religione

Il romanticismo rivaluta le tradizioni religiose in quanto strumenti che favoriscono il rapporto dell’individuo con l’eterno, un rapporto non mediato dalla ragione, ma dall’intuizione di una verità profonda attraverso l’organo della fede, elemento emotivo, passionale, «caldo» che supera in profondità la freddezza del puro ragionamento. Molti romantici sentono forte il richiamo della sacralità dei riti conservatasi nel cattolicesimo e a tale forma di cristianesimo si convertono. Il senso del sacro infatti è componente fondamentale di coloro che cercano manifestazioni concrete, reali, finite di realtà infinite ed eterne.

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Il Romanticismo: la filosofia

I filosofi più propriamente romantici danno in generale risalto all’intuizione e alla fantasia, in contrasto con gli esaltatori unilaterali della fredda ragione. In questo senso possono essere considerati romantici gli idealisti, che, pur attenti ad una rigorosa sistemazione razionale del loro pensiero, non mancano di sottolineare il ruolo dell’intuizione e dell’immediata percezione del vero che è data all’uomo al di là delle mediazioni logiche della ragione.

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Schelling filosofo idealista e ideologo dell’estetica romantica

• Friedrich Schelling (1775-1854) conosce molto bene Fichte e raccoglie la sua eredità, diventando uomo di punta della corrente idealistica, cui guarderà con attenzione anche Hegel (con Hegel, Schelling condivide una profonda amicizia e intensi scambi di opinioni filosofiche, fino alla rottura tra i due, databile all’uscita della prefazione dell’opera hegeliana «La fenomenologia dello spirito» nel 1807).

• I suoi interessi per le produzioni estetiche ne fanno altresì una sorta di maitre à penser del Romanticismo, cioè un caposaldo del dibattito culturale del suo tempo.

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Una filosofia dell’identità

• A differenza di Fichte, Schelling ritiene che il principio originario della realtà non sia semplicemente la soggettività attiva e creatrice, bensì, per la solidarietà che essa mantiene con la sua produzione (il non-Io fichtiano), una IDENTITÀ di SOGGETTO E OGGETTO. Essa è l’ASSOLUTO, cioè la totalità infinita del reale.

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Soggetto e oggetto nell’Assoluto

Possiamo chiamare nell’ Assoluto la parte soggettiva SPIRITO e la parte oggettiva NATURA.L’Assoluto risulta propriamente dalla reciproca compenetrazione tra spirito e natura.Lo spirito è il pensiero, la coscienza, la forza vivificante; la natura è il prodotto, l’oggetto inconsapevole che ne risulta.Dunque, all’interno dell’Assoluto soggetto-oggetto, la natura è spirito oggettificato, pietrificato; lo spirito è natura vivificata, resa dinamica e vivente.

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L’arte come organo di rivelazione dell’Assoluto

• L’arte rivela l’Assoluto nei suoi aspetti di -infinità (infatti l’arte rivela l’infinità dell’assoluto producendo un

oggetto dagli infiniti significati e dall’inesauribile possibilità di lettura) e di

-sintesi di consapevolezza e inconsapevolezza insieme.Infatti

1) In primo luogo nella creazione artistica• c’è una forza inconsapevole che agisce come

ISPIRAZIONE (momento inconscio e spontaneo)• 2)E c’è una forza consapevole che presiede

all’esecuzione conscia dell’opera.

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Inconscio e conscio nell’opera d’arte

• 2) In secondo luogo nell’opera d’arte vi è identità del suo aspetto

MATERIALE – inconscio (l’opera nella sua cosalità)e

IMMATERIALE - conscio (l’opera d’arte nel suo significato spirituale, riguardante le suggestioni circa il senso complessivo dell’esistenza, le emozioni e la

visione del mondo che da essa scaturiscono).

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Inconscio e conscio nella fruizione dell’opera d’arte

• 3) In terzo luogo la compresenza di conscio e inconscio si manifesta nell’atto della fruizione dell’opera d’arte:

infatti noi ci accostiamo consapevolmente all’opera, tanto che ne possiamo studiare gli aspetti tecnico-narrativi e storici con la massima oggettività

MAalla fine ci identifichiamo completamente con essa: entriamo

nell’opera dimenticando noi stessi e superando la nostra soggettività cosciente.

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In conclusione

• L’arte è dunque un produrre spirituale in modo naturale; è coscienza che innerva radicalmente e completamente la natura e che però SI MANIFESTA nella natura. E’ presenza ostensiva dell’infinito nel finito che realizza l’identità di natura e spirito. Se l’Assoluto è il poeta cosmico, il poeta umano è colui che incarna e concretizza il modo di essere dell’Assoluto.

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