L'Allenatore Di Calcio Efficace Secondo i Principi Della Metodologia Operativa

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COMPITI, CARATTERISTICHE E PRINCIPI DI GESTIONE DELL’ALLENATORE EFFICACE

COMPITI CARATTERISTICHE PRINCIPI DI GESTIONE

Dare un linguaggio comune

Aver competenza Consapevolezza (Perché e per come)

Programmare Saper gestire le pressioni

Partecipazione attiva (giocatore protagonista)

Osservare Dimostrare e Saper trasmettere Equilibrio

Metodicità (avere metodo)

Analizzare Essere coerente Varietà e molteplicità (non essere ripetitivi e

monotoni)

Valutare Essere responsabile Semplicità e chiarezza ( chiari,concisi e

convincenti)

Proporre Avere passione Evidenza ( essere operativi)

Trasferire Essere curioso Adattamento (adeguarsi al gruppo)

Studiare Attento ai dettagli

COMPITI E FUNZIONI Deve sapere, saper fare, saper far fare e saper essere: SAPERE: conoscere le problematiche del proprio lavoro; SAPER FARE: dimostrare, spiegare, correggere, controllare; SAPER FAR FARE: è in grado di utilizzare le diverse strategie di insegnamento e di allenamento; SAPER ESSERE: qualità descritte nelle caratteristiche EGLI DEVE SAPERE ALLENARE SE STESSO, PER ACQUISIRE E PERFEZIONARE UN METODO PER INTERAGIRE CON L’AMBIENTE INTERNO ED ESTERNO ALLA SQUADRA. Si comporta come essere pensante per programmare piani di lavoro efficaci e funzionali alle reali capacità degli allievi. Il suo lavoro è complesso e non ciclico e necessita di un aggiornamento continuo per approfondire e migliorare il suo intervento. L’attività del tecnico deve essere sempre coerente ed orientato verso due direttrici diverse ma integrate e correlate:

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- il singolo, l’individuo , l’ Unità Significativa con lo scopo di valorizzare al meglio le potenzialità del calciatore; - e la squadra, un insieme interattivo di singoli che presentano caratteristiche diverse ed eterogenee con lo scopo di creare un collettivo il più possibile organizzato, razionale, elastico ed equilibrato. Deve necessariamente rivolgersi al singolo quando opera nei settori giovanili utilizzando la squadra; alla squadra invece quando si relaziona con gli adulti, ed il mezzo per ottenere questa è il singolo. Nel primo caso persegue obiettivi nel lungo periodo; nella seconda circostanza l’attenzione è orientata sul breve e medio periodo. L’intervento sul collettivo viene realizzato fornendo le regole di gioco, cioè i segnali di comunicazione nelle due fasi e nelle diverse situazioni di gioco, i giocatori devono parlare lo stesso linguaggio calcistico in cui tutti capiscano e ragionino allo stesso modo, possano leggere in maniera univoca le situazioni ed offrire la propria interpretazione, cioè i calciatori devono sempre sapere nelle due fasi come, quando e dove muoversi sia individualmente che collettivamente. Quindi riepilogando se l’obiettivo dell’allenatore è di cercare di migliorare costantemente i fattori tempo e spazio nel singolo, l’attività didattica dovrà essere coerente e si dovrà sempre rivolgere su due piani di intervento fra loro diversi, ma intrecciati e complementari. Il primo sarà rivolto verso l’individuo, il singolo, l’Unità Significativa, mentre il secondo sarà rivolto al collettivo . Nell’intervenire sull’individuo l’allenatore deve avvalersi degli elementi e dei mezzi forniti dalla tecnica di base e dalla tecnica applicata o tattica individuale, prerequisito indispensabile per una corretta applicazione della tattica collettiva. L’intervento sul collettivo deve essere attuato dall’allenatore fornendo le regole di gioco alla sua squadra, cioè i segnali di comunicazione fra i calciatori nelle due fasi e nelle diverse situazioni del gioco. È l’allenatore che fornisce le conoscenze con le quali tutti potranno comprendere in modo unitario le situazioni e perché ciò avvenga in modo efficace, l’allenatore rende più agevole la comprensione delle situazioni del gioco in difesa ed in attacco con proposte didattiche di campo semplici e di immediata percezione. Il lavoro dell’allenatore è di carattere generale quando si riferisce alla tattica collettiva e diviene particolare quando si orienta sul singolo; c’è un continuo passaggio dal collettivo al singolo, dal generale al particolare e viceversa, senza un ordine preciso di priorità. L’intervento dell’allenatore avviene sulla realtà, su ciò che osserva nell’esecuzione singola e di squadra; nella tattica collettiva (di reparto, di squadra), l’allenatore indica le regole del gioco, si sofferma sui canali di

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comunicazione affinché tutti comprendano la situazione proposta, per passare ai dettagli nell’esaminare i comportamenti del singolo in quella situazione (tecnica di base e applicata). L’agire dell’allenatore deve sempre rendere consapevole il giocatore, operando sul perché e sul come di un certo comportamento, evidenziando pro e contro di una certa condotta tattica. Se è vero che il calciatore è il protagonista durante il gioco, poiché è colui che decide cosa fare e come fare in ogni istante della gara sulla base delle sensazioni e delle percezioni che ha della situazione, è molto importante offrirgli un ventaglio di conoscenze calcistiche il più possibile ampio e articolato per metterlo nelle condizioni di scegliere razionalmente, nel minor tempo possibile, la soluzione più appropriata in rapporto alle sue percezioni spazio – temporali e alle sue capacità tecniche. È compito specifico dell’allenatore proporre e trasmettere queste conoscenze al calciatore. L’intervento dell’allenatore deve essere massimo all’inizio ma, con il passare del tempo, con la crescita della consapevolezza e dell’autonomia dei giocatori, deve ridursi. CARATTERISTICHE DELL’ALLENATORE

- restare se stessi; - controllo e gestione della propria immagine; - catalizzatore; - ottenere il massimo dai propri giocatori; - sa leggere le situazioni; - essere responsabili; - disponibilità ad adattarsi ed a sapersi modificare; - autocontrollo; - essere curioso; - cura ed attenzione per i dettagli; - capire la complessità del proprio lavoro; - essere di esempio; - sapersi assumere le responsabilità.

PRINCIPI DI GESTIONE O REGOLE DI COMPORTAMENTO La difficoltà più evidente per raggiungere lo scopo di avere una squadra organizzata nelle due fasi di gioco è sicuramente quella di trovare il consenso del gruppo, far accettare ai propri calciatori il tempo programmato nelle varie sedute come opportuno e necessario . Per questo è importante attenersi ai seguenti principi di gestione:

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• della consapevolezza, cioè spiegare bene come e perché viene eseguito un determinato movimento, rendere consapevole il calciatore, protagonista della propria prestazione, perché sia autonomo ed attivo; • della partecipazione attiva, cioè ad interessarlo e coinvolgerlo nelle scelte in quanto la motivazione, che nasce sempre dal suo interno, è la chiave dell’apprendimento, promuovere una cultura condivisa attraverso il consenso ed il coinvolgimento; . della metodicità , acquisire ed avere un metodo, un filo logico ed una razionalità per il perseguimento dei diversi obiettivi, sapendo che gli apprendimenti sono concatenati tra di loro e che si realizzano miglioramenti successivi solo dopo aver appreso quelli propedeutici; . della varietà e molteplicità, evitare di ripetere in maniera abitudinaria gli stessi lavori, pur ritenendo l’automatismo un obiettivo, fare in modo di raggiungerlo attraverso una proposta di situazioni variegata; inoltre è necessario anche agire sulla diversa complessità della proposta preoccupandosi di alternare lavori complessi a lavori semplici per evitare il pericolo della saturazione; • della semplicità e chiarezza, ricordarsi che il tempo d’attenzione di un gruppo dura pochi minuti, dunque essere chiari, concisi, completi; ed alla presentazione ed esecuzione delle esercitazioni: proporre attività e situazioni che il singolo ed il gruppo possono realmente raggiungere agendo sulle cosiddette variabili rappresentate dal tempo, dallo spazio e dalla modalità di esecuzione; • dell’evidenza, cioè far vedere quello che proponiamo e,conseguentemente, per l’assimilazione, fare eseguire; ricorda : ascolto-dimentico, osservo-ricordo, eseguo-imparo; • dell’adattamento, cioè tenere conto delle capacità di risposta tecniche, tattiche, fisiche e di personalità del calciatore. UN ALLENATORE EFFICACE DEVE QUINDI SAPER: ● MOTIVARE – l’entusiasmo alla base di tutto; chi ha motivazione sarà spinto ad intraprendere e ad insistere in un’azione ottenendo risultati importanti ed a volte impensabili. ● TRASMETTERE – le proprie idee e la voglia di battersi e di confrontarsi con l’avversario per il raggiungimento del o dei propri obiettivi; l’allenatore fa parte integrante del gruppo. ● INSEGNARE – significa correggere e mettersi a disposizione, nel contempo sfida e responsabilità; l’allenatore si informa, si confronta per migliorarsi e correggersi.

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● LAVORARE – la costanza e la tenacia con impegno e passione per migliorarsi e migliorare ponendo la cultura del lavoro alla base del proprio progresso e di quello degli altri. La volontà e la capacità di mettersi in discussione fanno la differenza. Alla base del processo allenamento occorre sapere: VEDERE – Il saper osservare con fiducia e con atteggiamenti positivi permette l’analisi e la comprensione di certe situazioni. Oltre agli occhi è importante far lavorare la mente. CAPIRE – Il saper riconoscere. Questo è influenzato dalle esperienze. Si riflette e si traggono conclusioni. SCEGLIERE – Prevede una decisione e bisogna scegliere cosa fare. C’è influenza di esperienze simili, c’è aspettativa per l’esito della scelta positiva o negativa, c’è motivazione, c’è la conoscenza delle proprie abilità e carenze tecniche. Il tutto crea la scelta di un atto tattico. ESEGUIRE – E’ la risposta motoria che a sua volta sarà condizionata dall’abilità acquisita, dalla capacità di adattarsi a situazioni che possono variare velocemente, dallo stato mentale, dal comportamento degli avversari e dalla situazione muscolare. Conclusioni • Ricercare e chiedere al proprio gruppo o giocatore sempre la massima attenzione. (applicazione, persistenza, concentrazione mentale, questi devono fondare una regola e un’abitudine, riuniti in atteggiamenti propositivi) • Sollecitare il giocatore-gruppo ad elaborare risposte in modo situazionale sempre più difficile a difficoltà crescente (conoscenze del movimento e della posizione dei compagni, degli antagonisti, della palla.) Capacità di memoria, d’associazione e di comunicabilità. • Creare coinvolgimento di gruppo (collaborazione, informazione visiva e verbale.) • Comunicare in modo appropriato, chiari nell’esposizione di qualsiasi obiettivo si voglia raggiungere • Nella forma generale, ricercare un insegnamento induttivo nei primi approcci all’obiettivo, per dar spazio in un secondo momento all’insegnamento deduttivo.

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• Creare una mentalità di squadra, conseguenza importante per il raggiungimento di un risultato (decisione e audacia, disposizione allo sforzo, fiducia in sé, costanza) • Programmare, pianificare e costruire mezzi fisiologici ( Capacità di forza – rapidità – resistenza – velocità) • Determinare tatticamente le regole del gioco di squadra (Quanto attuato come quadro della propria strategia, sul campo di gioco) • Elaborare la propria capacità d’osservazione Quindi affinche’ il processo di allenamento risulti efficace e’ necessario: 1. Avere cultura del lavoro; 2. Proporre esercitazioni con contenuti corretti; 3. Curare la precisione durante le esecuzioni; 4. Monitorare l’intensita’ dell’esecuzione.

Raffaele Di Pasquale Allenatore professionista I catg.