L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il...

70
1 UNIVE RSITÀ TE LE MATICA PE GASO Corso di laurea in Economia Aziendale Insegnamento di Storia Economica L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. Il caso di San Potito Sannitico. Anno Accademico 2014-2015 RE LATORE : Prof. Stefano Palermo CANDIDATO: Pierpaolo Lombardi Matr. 060130404

Transcript of L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il...

Page 1: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

1

UNIVERSITÀ TELEMATICA PEGASO

Corso di laurea in

Economia Aziendale

Insegnamento di

Storia Economica

L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. Il caso di San Potito Sannitico.

Anno Accademico

2014-2015

RELATORE: Prof. Stefano Palermo

CANDIDATO: Pierpaolo Lombardi

Matr. 060130404

Page 2: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

2

L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. Il caso di San Potito Sannitico.

Indice

Introduzione p. 04

Capitolo 1. Le politiche economiche del fascismo e la battaglia del

grano 1922-1943

1.1 Il contesto economico e politico del primo dopoguerra e la

conquista del potere del fascismo

p. 07

1.2 Le principali fasi e azioni della politica economica del fascismo p. 12

1.2.1 La bonifica agraria p. 15

1.2.2 La battaglia del grano p. 19

1.2.3 La battaglia demografica p. 22

Capitolo 2. Dopoguerra, ricostruzione e riforma agraria

2.1 Il secondo dopoguerra p. 24

2.2 La ricostruzione e il Piano Marshall p. 28

3.2 La riforma agraria p. 32

Capitolo 3. Il caso di San Potito Sannitico

3.1 Il paese p. 38

3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40

Page 3: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

3

Sannitico

3.3 Gli anni del fascismo a San Potito Sannitico p. 43

3.4 La seconda guerra mondiale a S. Potito Sannitico p. 45

3.5 Il secondo dopoguerra p. 50

3.6 Ipotesi di futuro per il paese p. 53

3.7 La proposta: una esposizione permanente delle macchine agricole

d’epoca del Sannio

p. 61

Conclusioni p. 66

Bibliografia e fonti archivistiche p. 68

Page 4: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

4

Introduzione

Ho scelto di laurearmi con un elaborato finale in Storia Economica

innanzitutto perché ho trovato interessante la disciplina e poi perché questo

esame mi ha dato l’opportunità di riflettere su quanto fosse alto il

coinvolgimento di una piccola comunità come San Potito Sannitico, il mio

paese di origine e di residenza attuale, nella costruzione della storia della

Nazione e su come la sua pur povera economia si riflettesse nelle scelte

economiche dei governi che si sono succeduti in Italia dal primo dopoguerra ad

oggi.

Un piccolo paese distante dalle principali direttrici di traffico, un luogo

che ancora oggi si raggiunge con qualche difficoltà, con una forte identità, un

proprio dialetto e un una propria storia, eppure pienamente coinvolto degli

avvenimenti e della politica nazionali. Documenti alla mano vedremo che la

storia d’Italia è la storia di San Potito Sannitico e che le scelte politiche operate

nella Capitale hanno avuto ripercussioni anche in questo piccolo paese

dell’entroterra italico.

Come qualsiasi altro piccolo centro abitato d’Italia, San Potito Sannitico

ha dato il suo contributo di vite umane nei due conflitti mondiali e vissuto le

difficoltà della guerra e del dopoguerra ed ha avuto l’opportunità di vivere a

pieno la magia dello sviluppo economico che investì l’Italia a partire dagli anni

‘50.

Oggi San Potito Sannitico è alla ricerca di nuove opportunità, e questo

lavoro si inserisce in questo contesto con una proposta modesta ma attuabile

anche con costi limitati, che suggerisce di cavalcare la passione per le

macchine agricole d’epoca che sta vivendo il paese e il territorio circostante, la

Page 5: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

5

progettualità già avviata su un’area dismessa di grosse dimensioni di proprietà

del Comune e l’apertura e la disponibilità dell’Amministrazione comunale.

Con l’intento di sviluppare ulteriormente la conoscenza e l’analisi

complessiva del luogo e dare ai giovani studenti universitari la percezione che

la Comunità investe su di loro una parte importante del proprio interesse dando

una, sia pur minima, speranza per il futuro, l’Amministrazione comunale di

San Potito Sannitico, difatti, ha destinato risorse finanziarie a favore di quegli

studenti italiani o stranieri che presentano tesi di laurea universitaria di cui il

paese San Potito Sannitico è oggetto di studio.

In sintesi, nel primo capitolo di questa tesi ho affrontato il contesto

politico-economico del primo dopoguerra e le principali cause della conquista

del potere da parte del fascismo in Italia per poi soffermarmi, nel secondo

capitolo, sulla ricostruzione che ha fatto seguito alla seconda guerra mondiale e

sulla riforma agraria degli anni 50. Infine, nel terzo capitolo, ho inserito la

storia di un piccolo paese della provincia di Caserta, San Potito Sannitico, nel

contesto della storia d’Italia per arrivare ad una proposta per

l’Amministrazione comunale che ha l’intento di dare un piccolo contributo allo

sviluppo economico del territorio.

In mancanza di pubblicazioni locali specifiche sull’argomento, per

dimostrare la partecipazione del paese alla vita politica nazionale ho utilizzato

documenti provenienti dall’archivio storico comunale, principalmente

comunicazioni della prefettura, delibere degli organi comunali o del podestà e

indagini statistiche.

Non è casuale se nei primi due capitoli di questa tesi mi sono soffermato

sull’inquadramento e sull’analisi storico-economica del periodo che va dal

primo dopoguerra al miracolo economico, infatti appartengono proprio a quegli

Page 6: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

6

anni la maggior parte delle macchine agricole d’epoca che entrano in gioco

nell’idea che andrò a sottoporre all’attenzione degli Amministratori del

comune di San Potito Sannitico.

L’ultimo paragrafo del terzo capitolo di questa tesi è quindi dedicato alla

proposta di realizzare, nel contesto della progettazione e programmazione

dell’Amministrazione comunale, all’interno di un’area oggi dismessa e

realizzata a suo tempo con finanziamenti della Cassa per il Mezzogiorno, una

mostra permanente delle macchine agricole d’epoca che hanno lavorato nel

Sannio nel periodo storico preso in esame, e che possono diventare un

attrattore per il territorio oltre che rappresentare una memoria collettiva a

testimonianza della meccanica agraria dell’epoca.

Page 7: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

7

CAPITOLO 1

Le politiche economiche del fascismo e la battaglia del

grano 1922-1943

1.1 Il contesto economico e politico del primo dopoguerra e

la conquista del potere del fascismo

Prima di passare a trattare le politiche economiche del fascismo è il caso

di capire in quale contesto internazionale e nazionale operasse Mussolini e con

quali strategie il fascismo abbia conquistato il potere.

Al termine della prima guerra mondiale l’aspetto geografico europeo

risulta completamente trasformato: la Germania era stata ridimensionata nei

suoi territori e avevano visto la luce nuovi stati, quali Jugoslavia,

Cecoslovacchia, Polonia, Ungheria.

Ma, cosa di non poco conto, l’Europa era stretta nella morsa di gravi

problemi economici, anche a causa del difficoltoso reinserimento dei reduci in

un apparato industriale distrutto e da riconvertire dal bellico alla produzione

civile, situazione che era ancora più difficoltosa nelle nazioni che erano state

sconfitte in guerra a causa delle onerose ricostruzioni che erano state loro

imposte.

Le nazioni europee si vedono spesso ridotte al ruolo di debitrici nei

confronti di nazioni emergenti, quali Stati Uniti d’America, che avevano

rafforzato la propria posizione di supremazia anche in conseguenza delle

richieste di forniture dei paesi alleati.

Page 8: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

8

La gravissima crisi economico-finanziaria che affligge l’Italia del primo

dopoguerra aveva indotto alla fame la popolazione ed il sacrificio di vite

umano causato dal conflitto, stimato in non meno di 650.000 tra caduti in

combattimento, detenuti in prigionia o per traumi o malattia e dispersi, aveva

tolto braccia alla terra e aveva provocato una conseguente diminuzione della

produzione agricola.

L’economista e storico dell’economia Pierluigi Ciocca riferisce che “ …

sul piano economico il conflitto ebbe rilevanti conseguenze negative nell’intero

periodo 1914-21. Provocò altresì ripercussioni di più lunga durata , diffuse e

profonde. Le prime si riassumono in una forte inflazione e in turbamenti

pervasivi, devastanti, nella distribuzione del reddito e della ricchezza. Le

seconde riguardavano soprattutto tecnologia, dimensione, concentrazione,

controllo nei maggiori gruppi industriali … l’impegno bellico comportò un

impegno della spesa pubblica dal 17 (1943) al 40 per cento (1918) del

prodotto interno lordo… gli anni che seguirono la fine delle ostilità furono di

fortissima tensione sociale e politica. Gli scontri tra fazioni degenerarono, con

centinaia di morti e ancor più numerosi feriti: una guerra civile. Ne scaturì

l'ascesa del fascismo al potere nell'ottobre del 1922.”1.

Per far fronte alle spese di guerra il governo italiano aveva dovuto

impegnarsi sia sul fronte degli approvvigionamenti che su quello della

mobilitazione industriale per la produzione di armi.

I primi provvedimenti che il governo aveva messo in campo per far

fronte agli approvvigionamenti si limitarono a vietare l’esportazione di generi

alimentari con particolare riferimento al grano e alla carne, ma

1 Pierluigi Ciocca, Ricchi per sempre? Una storia economica d'Italia (1796-2005). Torino, Bollati Boringhieri, 2007.

Page 9: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

9

successivamente, a guerra inoltrata, con un esercito da sfamare, si dovette

ricorrere al controllo da parte dello stato dell’intera produzione nazionale ed

anche alla requisizione. Anche se parte dei generi di prima necessità venivano

acquistati all’estero, nel settembre del 1917 fu inevitabile il ricorso al

tesseramento di moltissimi prodotti alimentari, quali grano e derivati, carne,

ecc.

La mobilitazione industriale aveva coinvolto un numero crescente di

stabilimenti “da 221, alla fine del 1915, gli stabilimenti dichiarati ausiliari

diventarono 797 nel giugno del 1916, 932 alla fine del 1916 e 1976 alla fine

della guerra. Nel luglio 1918 gli addetti a questi stabilimenti e ai circa 60

stabilimenti militari erano pari a 902.000 unità … oltre il 70% era adibito

direttamente alla produzione delle armi (dal minerale all’esplosivo) e il 56%

era concentrato nel triangolo industriale”.2

Finalmente, la grande guerra finisce ma la situazione economica rimane

catastrofica e l’inflazione sale vertiginosamente, i conflitti sociali diventano

ingovernabili, il problema alimentare diventa pressante sia per le difficoltà

legate alla produzione di beni di consumo alimentare quali grano, zucchero,

carne, sia per i problemi inerenti l’importazione di questi ultimi, dovuti alla

indisponibilità degli Stati esteri a concedere credito ulteriore.

In questo periodo, l’Immigration Act del governo americano chiude di

fatto le porte degli Stati Uniti all’emigrazione italiana, (la quota di immigrati

da ciascun Paese, non potrà superare il 3 % del numero di cittadini di quello

stesso Paese già residente negli USA) e permane la situazione di stallo

dell’economia sia italiana che mondiale: “Durante l'anno 1920 … cosi come

2 Vera Zamagni, Dalla periferia al centro. La seconda rinascita economica dell'Italia (1861-1990). Bologna, Il Mulino, 1993.

Page 10: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

10

durante il successivo anno 1921, l'economia internazionale a stata ancora

segnalata da caratteri di estrema anormalità, di grave incertezza, di frequente

turbamento, di perdurante contrasto: la pace è consacrata formalmente negli

atti diplomatici, ma non ancora instaurata nella realtà. Pur fra il perdurare

del contrasti, nel risorto intreccio dei rapporti economici internazionali, una

fondamentale analogia di sorte accomuna, sotto molti riguardi, i trionfatori coi

vinti.

I paesi vincitori o neutrali arricchiti, hanno, essi pure, finanze pubbliche

dissestate, languenti traffici, industrie inattive, disagio sociale,

disoccupazione: la depressa capacità di consumo da parte dei vinti viene a

limitare la produzione e per riflesso, i consumi, anche presso i vincitori: i

paesi, che vantano cambi molto favorevoli sono colpiti da sofferenze

economiche non meno gravi di quelle che fanno languire i paesi a moneta

avariata e peggiorante… “3.

La vita politica di questo difficile periodo fu caratterizzata da un Partito

liberale che andava perdendo consensi e peso politico, dalla nascita del Partito

popolare nel 1919 a opera di Luigi Sturzo e dalla fondazione, nel 1921, del

Partito comunista ad opera di un gruppo di fuoriusciti dal Patito socialista.

In questo clima di disordine e ribellione sociale che caratterizzò il

dopoguerra, Benito Mussolini, che il 23 marzo 1919 aveva fondato un nuovo

movimento, i Fasci di combattimento, “si presentò come la possibile soluzione

di tutti questi problemi, come l’uomo che poteva riportare l’ordine e

l’efficienza” 4

3 Riccardo Bachi, L’Italia Economica del 1920 – Anno XII, Città di Castello Casa Tipografica editrice S. Lapi, 1921 4 http://www.massimilianopizzirani.com/come-e-perche-mussolini-conquista-il-potere-145.

Page 11: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

11

I Fasci italiani di combattimento nel 1921 divennero il Partito nazionale

fascista, appoggiato nel nord soprattutto dagli industriali e nel Sud dai grossi

proprietari terrieri che temevano di perdere i loro secolari privilegi,. Nell’arco

di poco più di due anni, per cause di diversa natura, il fascismo è al potere del

Paese e già dal 1920-21 in tutta Italia si scatena la violenza delle squadre

fasciste, che ebbe di mira soprattutto le organizzazioni operaie e contadine.

C’è da dire che il fascismo conquistò il potere senza una vera e propria

rivoluzione e con il benestare del monarca Vittorio Emanuele III, che il 28

ottobre 1922, in occasione della marcia su Roma, ritenne opportuno non

firmare la dichiarazione di stato d'assedio e di affidare a Benito Mussolini il

compito di formare il nuovo governo.

“Nell'ascesa del fascismo giocò un complesso d'interessi e di passioni

che Mussolini seppe abilmente cavalcare. Il nuovo movimento fu pure

avvantaggiato da compiacenze militari e dal malcelato filofascismo di molti

organi dello Stato: del resto prefetti, funzionari di polizia, generali

dell'esercito erano in buona parte di estrazione borghese. E dalla borghesia -

com'è noto - vennero molti degli iniziali consensi al fascismo, che godeva -

sembra - il favore della stessa Casa reale, specie del duca Amedeo d'Aosta,

cugino del re, e della regina madre Margherita. Numerosi esponenti politici,

poi, furono incapaci di scorgerne il carattere eversivo … Tra leader Mussolini

e la base v'erano i ras, capi locali che seppero crearsi una forza personale,

mobilitando le squadre d'azione nelle cosiddette `spedizioni punitive' contro

scioperanti, sezioni di partiti, sedi di sindacati e cooperative ritenute covo di

Page 12: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

12

elementi antinazionali: tra essi e sufficiente menzionare Farinacci a Cremona,

Balbo a Ferrara, Grandi a Bologna5.

Il movimento dei Fasci abbandonò l'originario «programma di Piazza

San Sepolcro» (8 ore lavorative, minimi di paga, cogestione dell'azienda,

pensione a 55 anni) e conseguentemente la sua base di massa cambiò.

Nel frattempo il governo affronta la crisi con un programma di

valorizzazione delle risorse agricole e quindi di sfruttamento del territorio e

con piani di colonizzazione di nuove terre e, per un breve periodo, con la

ricerca di nuovi paesi per emigrare.

1.2 Le principali fasi e azioni della politica economica del

fascismo

La storia individua nella politica economica del governo fascista tre fasi6,

che in modo semplicistico sono state definite nell’ordine: fase liberista, fase

quota 90 e fase dirigista.

La prima fase, collocabile tra il 1922 e il 1925 venne messa in campo dal

Ministro delle finanze De Stefani, che favorì le esportazioni, ricorrendo anche

alla svalutazione monetaria e all’inflazione.

La seconda fase, detta anche “quota 90”, riconducibile al periodo che va

dal 1925 al 1930, ha inizio con la “battaglia del grano”, lanciata da Mussolini

nel giugno del 1925 per portare l’Italia all’autosufficienza alimentare.

5 Paolo Pecorari, L'Italia economica. Tempi e fenomeni del cambiamento (1861-2000), Padova, Cedam, 2009. 6 Su questi aspetti si veda: A. De Bernardi, S. Guarracino (a cura di), Il fascismo, dizionario di storia, personaggi, cultura, economia, fonti e dibattito storiografico, Bruno Mondadori, Milano, 1998.

Page 13: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

13

La terza fase, definita dagli storici fase dirigista, è degli anni '30 e venne

caratterizzata da un forte intervento dello stato nell'economia, attuato attraverso

un vero e proprio dirigismo economico.

Fra una fase e l’altra il governo si trova a fronteggiare la crisi economica

del ’29, che colpisce in Italia soprattutto il settore agricolo in quanto il sistema

industriale, per come era organizzato, aveva già prodotto una riduzione delle

esportazioni, e la maggior parte dei lavoratori era impiegata nei servizi e

nell'edilizia. E cosi “… l'agricoltura, che contribuiva alla formazione del Pil

per quasi un terzo, si trovò particolarmente esposta alla drastica caduta dei

prezzi già all'indomani del crollo di Wall Street: tra il 1929 e il '32 l'indice dei

prezzi della produzione agricola cadde da 100 a 53. In quei medesimi anni,

tuttavia, la produzione cerealicola registrò un costante aumento, in virtù del

sostegno assicurato ai prezzi del grano nazionale …7 ”

Per la formazione tecnica degli agricoltori, il regime con una serie di

provvedimenti legislativi diede nuova vita alle Cattedre ambulanti di

agricoltura per migliorare ed accrescere la produzione agricola. Esse ebbero,

con il R. D. 23 marzo 1924 n. 577, un nuovo ordinamento generale, suggerito

dalla esperienza del passato, e un rafforzamento economico, mercé l'aumento

dei contributi obbligatori da parte dello Stato e delle provincie.

Le cattedre possono riunirsi in consorzi a norma del R. D. 10 aprile 1924

n. 620, consorzi, nei quali hanno diritto di essere rappresentati datori di lavoro

e lavoratori, cosi come dispone il R. D. 17 Febbraio 1927, N. 311.

Ad esse vennero affidate:

7 Paolo Pecorari, L'Italia economica. Tempi e fenomeni del cambiamento (1861-2000), Padova, Cedam, 2009.

Page 14: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

14

a) l'assistenza tecnica degli agricoltori, con conferenze, corsi temporanei,

consultazioni, pubblicazioni, dimostrazioni pratiche applicative per le colture,

il bestiame, le macchine, le industrie agricole, ecc.;

b) la sperimentazione agraria pratica locale;

e) l'assistenza, d'accordo con le organizzazioni sindacali, per la

organizzazione economica, cooperativa e mutualistica degli agricoltori;

d) iniziative rivolte a promuovere ed incoraggiare il progresso

dell'agricoltura, della zootecnica e delle industrie agrarie, sia direttamente, sia

in collaborazione con altri istituti e con le associazioni sindacali.

Alle Cattedre Ambulanti di Agricoltura facevano capo le Commissioni

provinciali granarie, il servizio della statistica agraria per i rilievi provinciali, i

rilievi inerenti al catasto agrario, i pareri e la revisione di progetti, nonché,

spesso, i collaudi riguardanti le opere di bonifica e di miglioramento fondiario.

Il direttore della Cattedra partecipa a tutte le attività agricole della provincia e a

quelle che con l'agricoltura sono connesse.

Nel 1919 le Cattedre Ambulanti divennero 101 e tante rimasero nel 1926.

In seguito alla legge del 1928, fu costituita l'unificazione di tali Enti in una sola

Cattedra per ogni provincia per cui divennero, con quella di Littoria, 93.

Le 93 Cattedre avevano 534 Sezioni, delle quali alcune specializzate site

nel capoluogo provinciale, le altre, più numerose, nei centri abitati di maggior

rilievo di ciascuna circoscrizione.

Come già detto, il fascismo rivolgeva particolare attenzione al mondo

agricolo e Mussolini stesso guardava con favore allo sviluppo della piccola

proprietà privata, ma il promesso frazionamento di alcuni latifondi e la

successiva distribuzione delle terre ai contadini si dimostrò inattuabile

Page 15: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

15

soprattutto perché avrebbe scontentato i grossi proprietari terrieri che avevano

sostenuto il duce nella scalata al potere.

Il regime, che per vari motivi non vedeva di buon occhio la migrazione di

coloni verso i centri urbani, avrebbe voluto evitare lo spopolando delle

campagne, ma in realtà le condizioni di indigenza in cui versavano i contadini

(41% fittavoli e mezzadri, 31% braccianti pagati a giornata secondo il

censimento del 1930), spingevano ad un progressivo esodo dalle campagne

verso la città, ed il governo, che puntava proprio sulla popolazione dei campi,

emanò una legge che vietava ai lavoratori di lasciare i loro luoghi di residenza

senza aver prima ottenuto l'autorizzazione del prefetto. I contadini pertanto

vennero lasciati alla coltivazione della terra senza peraltro ottenere alcun

miglioramento per quanto riguarda il salario.

Ad ogni modo nel 1936 il protezionismo assunse le forme dell’autarchia

con lo scopo di raggiungere l’autosufficienza economica attraverso lo

sfruttamento delle risorse interne e la riduzione delle importazioni.

Per quanto riguarda le scelte produttive, va ricordato che la politica

agraria fascista si mosse su più direttrici: la bonifica agraria e la battaglia del

grano, la colonizzazione, la battaglia demografica, ecc.

1.2.1 La bonifica agraria

Quando il progresso della meccanica cominciò a produrre mezzi

motorizzati, l'idea di garantire lo scolo di terreni coltivati, anche in presenza di

difficoltà di deflusso, e quella di prosciugare e tenere asciutti terreni sommersi,

anche in mancanza di naturale recapito delle acque, divennero idee attuabili.

Page 16: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

16

Risalgono alla metà dell'800 i nuovi macchinismi (ruote, viti, pompe,

turbine, ecc.) azionati appunto da locomobili a vapore capaci di sollevare le

acque per allontanarle dai terreni inondati, anche quando il recipiente non

consentiva un naturale deflusso.

Le grandi aziende affrontano il problema della meccanizzazione

dell’agricoltura già alla fine del XIX secolo principalmente con macchine di

costruzione artigianale o di provenienza straniera (aratri metallici della ditta

Rud Sack di Lipsia, qualche locomobile inglese della ditta Ruston, qualche

trattore americano della Fordson, ecc).

Durante il Fascismo poi, prima della conversione di ogni industria al

bellico, negli anni delle bonifiche, con la politica autarchica sorsero anche in

Italia una serie di piccole e medie imprese metalmeccaniche, soprattutto

nell’area di provenienza del duce, l’Emilia Romagna, che producevano

attrezzatura agricola di ogni tipo, spesso di livello pari alle più prestigiose

industrie straniere.

La storia di ogni macchina, agricola o industriale incrocia la storia

dell’azienda che l’ha prodotta e quella dei suoi fondatori storici, in Italia si

distinsero la FIAT e la OM per i trattori , e poi Pietro Orsi per le trebbiatrici,

Giuseppe Guerri per le seminatrici soprattutto perché amici personali di

Mussolini, che si faceva fotografare solo su trattrici e trebbiatrici o dietro

seminatrici delle ditte predette.

Le bonifiche agricole del periodo fascista rientrano nella legge Serpieri n.

3256 del 30 dicembre 1923, la legge fondamentale riguardante le bonifiche

Page 17: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

17

idrauliche che concedeva a società e ad imprenditori singoli che ne facessero

richiesta la concessione di opere di bonifica.8

A causa della crisi del 1929, a partire dal 1932 i finanziamenti

diminuirono ed il Governo riprese il discorso solo nel 1933 con il R.D. n. 215 ,

il Testo unico sulla bonifica integrale. L’art. 1 di questa legge dispone: “Alla

bonifica integrale si provvede per scopi di pubblico interesse, mediante opere

di bonifica e di miglioramento fondiario. Le opere di bonifica sono quelle che

si compiono in base ad un piano generale di lavori e di attività coordinate, con

rilevanti vantaggi igienici, demografici, economici o sociali, in comprensori in

cui cadano laghi, stagni, paludi e terre paludose … “9

Gli articoli 54 e 76 del citato Testo unico consentivano la costituzione dei

consorzi di bonifica, che per il perseguimento del loro fine avevano il potere

d'imporre contributi alle proprietà consorziate.

Il piano organico delle bonifiche prevedeva l'utilizzazione delle acque a

scopo irriguo e per forza motrice; la costruzione di strade per collegare il

territorio bonificato con i vicini centri abitati e, qualora fosse possibile,

l'utilizzazione dei canali a scopo di navigazione interna; lavori di

rimboschimento e di consolidamento dei bacini montani; lavori di sistemazione

delle piantagioni e di arginazione dei corsi d'acqua in pianura; opere occorrenti

per assicurare il grado di umidità necessaria alle colture.

Il Sottosegretariato per la bonifica integrale costituito nel settembre 1929,

distingue le opere di bonifica nel modo seguente:

1. - Opere di competenza statale:

8Sull’argomento si veda: Rivista storica dell’agricoltura, Atti del Congresso Nazionale di Storia dell’Agricoltura Milano 7-8-9-maggio 1971, Facoltà i Agraria, Milano, 1972 9 R.D. 13-02-1933, n. 215 - Nuove norme per la bonifica integrale.

Page 18: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

18

a) bonifiche idrauliche e opere complementari idrauliche, stradali, di

irrigazione, di sistemazione montana e di approvvigionamento d'acqua

potabile;

b) sistemazioni montane;

c) trasformazioni fondiarie di pubblico interesse;

d) sistemazioni idrauliche connesse con le bonifiche.

2. - Opere di competenza privata sussidiate dallo Stato:

a) irrigazioni;

b) acquedotti rurali;

c) sistemazioni agrarie;

d) bonifica dell’agro romano;

e) dissodamenti meccanici.

Alle opere suddette si possono aggiungere le strade di trasformazione

fondiaria e interpoderali, le piccole opere di provvista di acqua potabile, le

opere di miglioramento fondiario dei pascoli montani, nonché le opere di

miglioramento fondiario che si eseguono con i mutui di favore concessi dal

Consorzio nazionale di Credito, dagli istituti speciali di Credito agrario, dalla

Cassa nazionale di assicurazioni sociali e da altri istituti autorizzati.

Nel 1936 erano numerose le opere compiute, o in via di completamento,

in ogni parte d'Italia, a sinistra e a destra del Po, nel basso Veneto, nelle

provincie di Rovigo, Ferrara, Bologna e Ravenna, nell'Appennino Emiliano,

nell'Istria, nelle pianure alluvionali dal Serchia al Sele, nella Maremma,

nell'Agro romano, nelle campagne di Fondi, Monte S. Biagio e Castel

Volturno, nella Calabria, nella Basilicata, nella Sardegna e nella Sicilia.

Il regime finanziario delle opere di bonifica prevedeva che per quelle di

carattere pubblico, con speciale preferenza per le regioni meridionali e

Page 19: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

19

assimilate, le opere erano a spese dello Stato con il contributo dei proprietari ed

a totale carico dello Stato le opere di rimboschimento e correzione dei torrenti.

Provincie e comuni contribuivano normalmente nella spesa solo se dalle

opere di bonifica ne ricavassero un qualche vantaggio o risparmio.

Vennero anche organizzate una serie di mostre delle bonifiche, la prima

mostra nazionale delle bonifiche, venne attuata nel 1932 per mostrare i risultati

demografici, igienici, sociali delle opere di bonifiche, dalla pianura all'alta

montagna; il lavoro e i mezzi tecnici che vi furono impiegati; l'uso delle nuove

terre bonificate; le imponenti operazioni finanziarie rese necessarie dalla

esecuzione delle opere.

1.2.2 La battaglia del grano

Nel 1922 in Italia si consumavano 75 milioni di quintali di frumento

l’anno, se ne producevano 50 e se ne importavano 25, principalmente dagli

Stati Uniti d’America e dall’Unione Sovietica.

Il 14 giugno 1925 l’agenzia Stefani annunciò l’avvio della “battaglia del

grano” e Mussolini, nel suo stile, qualche mese dopo (20 luglio), in un

discorso afferma: “Io ho preso formale impegno per condurre la Battaglia del

grano, ed ho già preparato lo stato maggiore. Il quale stato maggiore dovrà

agire sui quadri rappresentati dai tecnici dei consorzi agrari, delle cattedre

ambulanti di agricoltura, delle camere agrarie provinciali, e costoro dovranno

manovrare l’esercito, la truppa degli agricoltori …”.

La battaglia del grano del Ventennio è in realtà un’azione del piano

politico-economico elaborato da Mussolini nella speranza di far fronte alla

Page 20: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

20

disastrosa situazione economica in cui venne a trovarsi il Paese dopo la fine

della prima guerra mondiale.

Al proclama fa seguito una massiccia opera di propaganda e persuasione

nei confronti dei grossi proprietari terrieri e dei contadini in genere, mediante

premi per la produzione, contributi agli acquisti di concimi e macchinari,

concorsi, ecc.

In questa fase, gli Stati Uniti d’America, nell’intento di creare le

condizioni per la sopravvivenza degli Italiani in patria e in parte attenuare le

pressioni immigratorie italiane nei confronti appunto dell’America,

affiancarono il governo fascista in questo piano, rinegoziando il debito italiano

contratto dai precedenti governi durante la guerra 15/18 e concedendo un

prestito di 100 milioni di dollari all’Italia e un altro prestito di 30 milioni di

dollari alla FIAT per la riconversione al settore agricolo della produzione

bellica.

Nel 1926, la politica agraria del governo fascista, oltre che sulle opere

idrauliche di bonifica e sull’aumento delle terre coltivabili e sulla spinta alla

mezzadria, venne indirizzata alla spinta alla meccanizzazione e all’utilizzo dei

concimi chimici ed all’aumento della resa per ettaro seminato, dove entra in

scena Nazzareno Strampelli, direttore presso la Cattedra Sperimentale di

Granicoltura istituita a Rieti nel 1903.10

Nel 1929, con la grande crisi internazionale, il prezzo del grano subì un

sostanziale crollo ma il governo, sebbene insistentemente sollecitato ad

acquistare granaglie all’estero, fu irremovibile.

10 Per questi aspetti cifr: http://pocobello.blogspot.it/2010/09/nazzareno-strampelli-e-la-battaglia-del.html

Page 21: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

21

Nel 1931, con 16,1 quintali di grano prodotto per ettaro, l'Italia si

colloca ad un posto distinto per la produzione di frumento per unità di

superficie, meglio anche dell’America, dove già all’epoca per il grano si

praticava la coltivazione estensiva.

Il 1933 la produzione di grano pareggiò i consumi interni, quindi venne

definito l’anno della “Vittoria”, con una produzione di 81 milioni di quintali di

grano, “la cosiddetta battaglia del grano fu indubbiamente vinta o fu sul punto

di essere vinta. Nel triennio precedente la guerra, la produzione conquistò in

media la vetta degli ottanta milioni di quintali”11 ma con quali strumenti e a

che costo!

Gli economisti e gli storici dell’epoca, quasi sempre vicini al regime,

troppo presto per aver maturato un giudizio storico ponderato, elogiano la

battaglia del grano e la definiscono un successo, ma, in realtà la "battaglia del

grano" fu prima di tutto una grande campagna propagandistica ed anche se nel

breve termine diede buoni risultati dal punto di vista delle quantità di grano

prodotte e favorì la crescita e lo sviluppo del settore meccanico e chimico con

l’incremento della meccanizzazione e l’aumento del consumo dei fertilizzanti,

sul lungo termine fallì, soprattutto perché l'aumento della produzione granaria

fu, specialmente nel sud, ottenuto a scapito tanto di colture specializzate (olivo,

vite, agrumi …) e dell'allevamento.

Alla cd. “Vittoria del grano” concorsero le Cattedre ambulanti di

agricoltura di cui ho riferito in precedenza ma soprattutto il ricercatore

11 Corrado Barberis, Le campagne italiane dall'Ottocento a oggi. Roma-Bari, Laterza, 1999. pp. 442-443.

Page 22: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

22

Nazareno Strampelli creando grani che aumentavano la resa per ettaro

seminato di 3, 4 o addirittura 5 volte12.

C’è da dire che i grani di Strampelli erano fecondi e che, a differenza

degli OGM odierni, sterili e quindi con la conseguente dipendenza dei

coltivatori da chi ne detiene il monopolio, erano creati non solo per aumentare

la resa e combattere la fame, ma anche per dare a chi li seminava la possibilità

di trarre nuova semente dallo stesso raccolto.

L’Istituto Nazionale di Genetica per la cerealicoltura con sede in Roma

fu fondato nel 1919 e Strampelli, che ne era direttore, aderì al fascismo e

divenne amico del duce,.

In questo periodo vennero creati nuovi grani da pane, come il Villaglori,

l’Ardito, il Mentana, l’Edda, il Balilla, il Fanfulla, e grani da montagna come il

Virgilio, il Cambio e tanti altri. Attraverso l’Istituto LUCE, poi, in maniera

molto abile e subdola venivano pubblicizzati i dati della produzione del grano,

le imprese di guerra, le attività di governo e nei cinegiornali su tutto quanto

primeggiava sempre l'immagine del duce13.

1.2.4 La battaglia demografica

Il termine battaglia in epoca fascista era ricorrente e strettamente legata

alla battaglia del grano era la battaglia demografica, che si concretizza con

l’incentivazione dei matrimoni prolifici, premiando i padri di famiglia con

salari più alti e le madri con premi in denaro o con riconoscimenti vari

(nastrini, medaglie d’oro, ecc.). 12 Si veda: Sergio Salvi, Viaggio nella genetica di Nazareno Strampelli, Pollenza (MC), Tipografia S. Giuseppe, 2008. 13 Su questi aspetti si consulti: Enciclopedia del Cinema, Istituto Nazionale Luce, (2003)

Page 23: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

23

Per contro, lo Stato costringeva a pagare un’apposita tassa a chi non é

sposato, riconoscendo il celibato come un lusso che risulta essere un ostacolo

anche ad eventuali promozioni per gli impiegati statali.

La battaglia demografica chiama direttamente in causa la donna, che per

forze di cose sostituirà in parte l’uomo nel mondo del lavoro solo durante la

guerra e che solo con la conclusione dell’esperienza del ventennio fascista, a

partire dal 10 marzo 1946 parteciperà alle elezioni amministrative

conquistando di fatto il diritto al voto.

Durante tutto il periodo del fascismo la donna vide il suo ruolo confinato

alla risoluzione del problema demografico, subendo la reazione maschilista ai

tentativi di emancipazione e il rifiuto di ogni forma di parità.

Sia gli interventi repressivi (l’aborto era considerato un reato contro la

razza…) che quelli di incoraggiamento della natalità (assegni familiari e

esenzioni fiscali per le famiglie numerose, premi in danaro …) portarono la

donna ad essere sottomessa al marito o al genitore o ed alla sua esclusione dal

mondo politico e del lavoro.

Mussolini aveva in progetto l’aumento della popolazione italiana da

quaranta a sessanta milioni di persone, in modo da poter disporre di

manovalanza a basso costo e soldati per potersi misurare sia in campo politico

che militare con le gradi potenze mondiali.

Per la verità il fascismo non riuscì a cogliere nessuno dei due principali

obiettivi della politica demografica: la natalità passò gradualmente negli anni

dal 32 x mille del 2010 al 23 per mille del 1932 ed in termini percentuali

aumentò sia la presenza delle donne nel modo del lavoro sia la presenza di

studentesse nelle scuole.

Page 24: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

24

CAPITOLO II

Il dopoguerra, la ricostruzione e la riforma agraria

2.1 Il secondo dopoguerra

Le operazioni belliche del secondo conflitto mondiale, iniziato nel 1939 e

finito con la resa tedesca nel 1945, interessarono 61 nazioni e 110 milioni di

persone, e costarono quasi 60 milioni di vittime fra civili (due terzi) e militari,

ed all’Italia oltre quattrocentomila caduti.

Secondo una stima approssimativa, le spese totali della guerra

ammontarono a 1.500 miliardi di dollari dell’epoca.

Nel corso della guerra si consumò anche la tragedia immensa

dell'Olocausto, perpetrata dai nazisti non solo nei confronti degli ebrei, ma

anche verso i gruppi etnici Rom e verso invalidi ed omosessuali.

Il protrarsi delle operazioni belliche ridusse progressivamente le scorte di

materie prime, le risorse umane e finanziarie e di conseguenza negli ultimi due

anni di guerra gli indici economici scesero molto al di sotto dei livelli dei

precedenti decenni.

La produzione di frumento nel 1945 registrava appena 41 milioni di

quintali di raccolto di grano, a fronte di una produzione di 81 milioni di

quintali del 1938. Circa 750.000 ettari di terreno coltivato erano stati interessati

dai bombardamenti, da campi minati o dal passaggio di eserciti, e la capacità

produttiva agricola nel 1945 risultava ridotta del 37% rispetto al 1938.

Page 25: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

25

Occorre ancora dire che nel 1946, l’Italia non riusciva mediamente a

disporre della razione minima giornaliera di pane per abitante e che De Gasperi

nel novembre del 1946 aveva dovuto chiedere al Capo provvisorio dello Stato

De Nicola di intermediare con il presidente degli Stati Uniti Truman per l'invio

in Italia di 240.000 tonnellate di grano entro la prima quindicina del mese di

gennaio 1947.

Le devastazioni provocate dalla guerra, oltre al patrimonio edilizio,

interessarono anche tutte le infrastrutture, in particolare “… il conflitto

provocò ingenti danni anche al capitale fisico. I più consistenti ebbero luogo

nel settore dei trasporti: alla fine delle ostilità si calcolò che un quarto del

capitale ferroviario era andato distrutto, circa il 40% dei binari e dei ponti

ferroviari si trovava fuori uso, l'85% della marina mercantile era stata persa.

In agricoltura le distruzioni erano state massicce e avevano causato un calo

produttivo del 25,6% … “14

La svalutazione della moneta nel dopoguerra raggiunse valori altissimi, i

prezzi di ogni genere di bene aumentavano di giorno in giorno ed il dollaro era

utilizzato di frequente nelle transazioni, “ … nel 1945 l'inflazione era

dilagante. Fatto pari a 100 l'indice dei prezzi all'ingrosso del 1938, nel 1944

esso era salito a 858, nel 1945 a 2.060, nel 1946 a 2.884 e nel 1947 a 5.159.”15

La condizione che venne a crearsi, dovuta principalmente all’ emissione

di cartamoneta da parte degli Alleati ed ai rapporti di cambio svantaggiosi per

la lira, vide avvantaggiati gli industriali che avevano contratto debiti nei

14 Patrizia Battilani - Francesca Fauri, Mezzo secolo di economia italiana. 1945-2008. Bologna, Il Mulino, 2008. 15 Paolo Pecorari, L'Italia economica. Tempi e fenomeni del cambiamento (1861-2000), Padova, Cedam, 2009.

Page 26: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

26

confronti delle banche e i commerciati ed, al contrario, creò seri disagi a chi

viveva di stipendio.

I danni subiti dall’industria, pari a circa il 10% del valore patrimoniale,

erano quelli che destavano maggiori preoccupazioni, difatti, benché lievi, a

differenza che per il settore agricolo, richiedevano lunghi tempi di ripristino,

soprattutto per la carenza di combustile, primo fra tutti il carbone, per il quale

l’Italia dipendeva principalmente dal mercato americano.

Nell’immediato dopoguerra lo stato italiano si trovò alle prese con un

sistema finanziario trasformato dalla legge bancaria del 1936, che pose fine

all'esperienza della banca mista universale e della banca d'affari, sancendo la

separazione tra le operazioni a breve e quelle a medio e lungo termine. Per le

operazioni di credito ordinario si ricorreva alla banca mista, mentre per il

finanziamento industriale si ricorreva agli istituti di credito speciale.

Lo stato italiano ereditò inoltre dal fascismo l’IRI, un immenso

patrimonio produttivo e umano (i dipendenti in forza nel gruppo Iri nei primi

anni Cinquanta erano circa 200.000). Patrizia Battalani e Francesca Fauri nel

volume più volte citato “Mezzo secolo di Economia Italiana 1945-2008”

riferiscono che l’Iri era “… divisa in quattro grandi subholding di gestione: la

Stet per le società telefoniche, costituita nel 1933 (in rapidissima crescita nel

dopoguerra, controllava nel 1948 il 57 % degli apparecchi telefonici installati

…; la Finmare per le società di navigazione, nata nel 1936; la Finsider per le

società siderurgiche, creata nel 1937; infine la Società finanziaria meccanica

o Finmeccanica per le società meccaniche, costituita nel 1947. L'Iri a quella

data controllava circa il 30% dell'industria meccanica italiana, con punte

dell'80% nella produzione cantieristica e del 60% in quella di carattere

bellico.”

Page 27: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

27

Il secondo dopoguerra, che gli storici indicano in un periodo compreso

fra la fine della seconda guerra mondiale e gli anni ’60, è segnato da una nuova

ondata di emigrazione, dall’esame dei dati relativi al periodo che va dal 1946 al

1960, si può constatare che in Italia l’emigrazione permanente ha registrato

2.618.068 espatri di cui 1.628.170 verso i Paesi transoceanici e 989.898 verso i

Paesi europei16

Le motivazioni che in questo periodo spingono decine e decine di

migliaia di Italiani a lasciare i loro paesi, in cerca di una nuova condizione

economica, sono le stesse di sempre: il desiderio di miglior fortuna. Oltre

all’Argentina, che caratterizza il primo periodo del dopoguerra (1946-1955), la

destinazione scelta è in Europa e il viaggio è in treno e quindi la stessa figura

dell’emigrante risulta cambiata completamente, in quanto, potendo espatriare

avvalendosi della carta d’identità, e spesso adempiendo regolarmente

all’esercizio del voto in Italia, non risulta tale su nessun documento, pur

avendo lavorato per decine di anni all’estero.

Oltre al Nord Italia, le mete principali dell’emigrazione in questo periodo

sono l’Argentina per il primo periodo del dopoguerra, e poi la Francia, il

Belgio, la Gran Bretagna.

Con la fine della guerra si è assistito al declino degli Stati Europei,

all’emergere di due superpotenze e alla inevitabile creazione di due blocchi

politico-militari contrapposti che facevano riferimento uno agli Stati Uniti

d’America - che attraverso la ricostruzione e gli aiuti riuscirono a stringere

legami politici ed economici sempre più solidi con numerosi stati - e l’altro

all’Unione Sovietica.

16 Vedi: http://www.italiadonna.it/public/percorsi/12004/12004002.htm

Page 28: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

28

2.2 La ricostruzione e il Piano Marshall

Al termine della seconda guerra mondiale la situazione politico-

economica europea era catastrofica e il mondo discuteva di piani per la

ricostruzione. Il problema maggiormente sentito era la carenza di prodotti

alimentari: l'insufficienza degli approvvigionamenti di grano, elemento alla

base dell'alimentazione, caratterizzava l’economia europea ed italiana di quegli

anni.

A ciò si aggiunga che scarseggiavano le materie prime e il combustibile,

che le macchine mancavano, che non era possibile reperire sul mercato nuovi

macchinari né ricambi e che non trovava collocazione neppure la già povera

produzione agricola. Per questo motivo molti campi restavano incolti e

venivano utilizzati solo per il pascolo e nelle campagne il contadino utilizzava

il grano per sfamare la sua famiglia, mentre nelle città il cibo veniva a mancare.

Viene cosi a generarsi una situazione molto grave che vede il governo

costretto a fare crediti per procurarsi i beni necessari all'estero e questo

processo dissipa i fondi che dovrebbero servire alla ricostruzione ed a far

ripartire l’economia.

“ Il 31 maggio 1947 De Gasperi decretò la fine dei governi di unità

nazionale e l'interruzione definitiva della collaborazione con i partiti della

sinistra, formando un governo monocolore democristiano di minoranza; il 2

giugno gli Usa diedero il sostegno ufficiale al nuovo governo.

Tre giorni dopo Marshall annunciava a Harvard la proposta di un

programma quadriennale di aiuti all'Europa …”17

17 Patrizia Battilani - Francesca Fauri, Mezzo secolo di economia italiana. 1945-2008. Bologna, Il Mulino, 2008

Page 29: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

29

E’ noto che la ricostruzione è sempre un buon affare e gli Stati Uniti, con

una economia forte e lontana dalla crisi del “29, usciti vincenti da una guerra

combattuta fuori casa, si candidarono alla ricostruzione del Continente con una

serie di misure atte a rilanciare l'economia europea.

In America tocca al segretario di Stato George Marshall, con un discorso

pronunciato il 5 giugno 1947 alla Harvard University, comunicare al mondo la

decisione degli Stati Uniti d’America di avviare l'elaborazione e l'attuazione di

un piano di aiuti economico-finanziari per l'Europa.

Quello che traspare dal discorso è una visione globale dello stato di

degrado dell’intero tessuto economico europeo e la consapevolezza che

l’economia americana non poteva prescindere dal benessere di quella europea

ma, nonostante le lungimiranza del Piano, sarà comunque difficile convincere

l’opinione pubblica statunitense ad aiutare nazioni lontanissime dall’America.

Riporto la traduzione di parte del discorso, che risulta estremamente

interessante per la lungimiranza e per l’acutezza dell’analisi economica fatta:

“… Nel considerare i dati per la ricostruzione dell’Europa ci si rende conto

che … negli ultimi 10 anni la preparazione febbrile per la guerra e il febbrile

mantenimento dello sforzo bellico ha inghiottito tutti gli aspetti delle economie

nazionali.

I macchinari sono obsoleti o caduti in rovina e sotto il dominio

arbitrario e distruttivo nazista, praticamente ogni impresa è stata indirizzata

alla macchina da guerra tedesca.

Rapporti commerciali di lunga data, istituzioni private, banche,

assicurazioni e società di spedizione sono scomparse, attraverso la perdita di

capitale, la nazionalizzazione o per la semplice distruzione.

Page 30: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

30

In molti paesi, la fiducia nella moneta locale è venuta meno … Il

contadino ha sempre scambiato i prodotti alimentari con beni, servizi ed altre

necessità e questa divisione del lavoro, alla base della civiltà moderna, in

questo momento è messa in serio pericolo in quanto le industrie e le città non

sono in grado di produrre beni da scambiare con la produzione alimentare

dell'agricoltore … è logico che gli Stati Uniti dovrebbero fare tutto il possibile

per contribuire al ritorno della normale salute economica nel mondo, senza la

quale non ci può essere stabilità politica né pace sicura. La nostra politica non

è diretta contro alcun paese o dottrina, ma contro la fame, la povertà, la

disperazione e il caos. Il suo scopo dovrebbe essere il rilancio dell'economia

nel mondo in modo da permettere l'emergere di condizioni politiche e sociali in

cui le libere istituzioni possono esistere. Tale assistenza, sono convinto, non

deve essere frammentaria, e deve fornire una cura piuttosto che un semplice

palliativo…18

Insieme al programma di aiuti nacque anche l'Organization for European

Economic Cooperation, una istituzione tecnica della quale entrarono a far parte

Austria, Belgio, Danimarca, Gran Bretagna, Francia, Grecia, Irlanda, Islanda,

Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Svezia, Svizzera,

Turchia, Stati Uniti, Canada e, solo dal settembre del 1949, la Germania

Occidentale.

Nell’ambito di questa organizzazione i programmatori inviati da

Washington cercarono di spingere gli europei ad utilizzare i sussidi per

acquistare i macchinari e i mezzi di produzione indispensabili ad avviare un

processo di trasformazione strutturale dell'economia, ma quasi tutti i Paesi

beneficiari chiesero all'organismo preposto alla collocazione degli aiuti (ECA), 18 Stralcio del discorso pronunciato dal segretario di Stato George Marshall il 5 giugno 1947 alla Harvard University

Page 31: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

31

di poter utilizzare gli aiuti per l'acquisto di combustibile, di prodotti industriali,

e soprattutto di generi di prima necessità.

Con l’avvio del Piano le aziende europee beneficiarono dei suggerimenti

di consiglieri economici statunitensi, che a centinaia raggiunsero l’Europa e,

contemporaneamente, ad esperti e studiosi europei fu data l’opportunità di

frequentare corsi di economia in America e di visitare gli impianti industriali

statunitensi.

Il Piano, si prefiggeva, fra l’altro, di dimostrare che l'interdipendenza

poteva costituire un valore aggiunto, nel senso che concorreva ad attenuare le

tensioni ed i conflitti che avevano caratterizzato per secoli la storia europea.

In Italia “… i settori industriali che beneficiarono maggiormente dei

prestiti per l'acquisto di attrezzature e impianti sul mercato americano furono

quello elettrico (62 milioni di dollari), seguito dal meccanico (58 milioni) e dal

metallurgico (53 milioni)… in generale, … furono le grandi industrie statali e

private come la Fiat, l'Edison e le aziende Iri (alle quali andò il 24% di tutti i

crediti concessi attraverso i fondi Erp) a cogliere l'opportunità di rinnovare

completamente il loro apparato produttivo grazie ai macchinari americani ”19

Il Piano, che porta in Europa ben 17 miliardi di dollari e in Italia aiuti

pari a 1.204.000.000 di dollari (594 milioni di dollari nel 48/49, 405 milioni di

dollari nel 49/50 e 205 nel 50/51) prevedeva che i Paesi europei pagassero in

oro o in dollari le materie prime ricevute. Al termine del periodo in cui resta

operativo il piano Marshall la produzione industriale degli Stati Uniti

raddoppiò, la disoccupazione scese da 10 a 2 milioni di unità e gli USA

possedevano il 7% delle riserve auree mondiali.

19 Patrizia Battilani - Francesca Fauri, Mezzo secolo di economia italiana. 1945-2008. Bologna, Il Mulino, 2008

Page 32: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

32

La storia giudicherà l’European recovery program (E.R.P.) “uno dei

momenti più importanti della storia della politica internazionale

nell'immediato secondo dopoguerra”20 ma è ovvio che sono in pochi a credere

alla storia della mitica solidarietà americana e che dietro l'idea del Piano

Marshall c'erano sicuramente strategie e obiettivi politici ed economici ben

precisi.

3.2 La riforma agraria

Nel 1885, il parlamentare Stefano Jacini, presidente della Commissione

d'Inchiesta sulle condizioni dell'agricoltura in Italia dal 1881 al 1886,

rivolgendosi ai contadini affermava: “ … Avete voi pure partecipato alla

creazione del nuovo Stato per mezzo dei plebisciti; lo difendete col sangue

costituendo la maggioranza dell'esercito; lo sostenete contribuendo nei

pubblici carichi sotto le varie forme di imposte dirette. Dunque è tempo che

usciate da quello stato di inferiorità in cui siete stati tenuti per secoli …”21

Bisognerà però aspettare l'avvento della Repubblica e la riforma agraria

del 1950 (legge stralcio n. 841 del 21 ottobre) per vedere la conquista di parte

delle aspettative rincorse dai contadini in campo civile e sociale fin dalla fine

dell’800.

Principali protagonisti della battaglia che portò alla riforma agraria, oltre

ai politici ed agli economisti che ne sposarono le cause, furono i braccianti e i

contadini senza terra, che pur nella miseria e disperazione, mossero la loro

guerra “pacifica” contro i grandi possidenti terrieri che ancora predominavano 20 http://it.wikipedia.org/wiki/Piano_Marshall 21 Stefano Jacini, Relazione sui risultati dell’inchiesta agraria, ed. Sommaruga, 1885, pag. 44

Page 33: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

33

in molte aree geografiche d’Italia, ma principalmente nel Meridione, come se

mai fosse terminato il feudalesimo.

Per capire la portata dei conflitti generati nella popolazione dalla contesa

per la conquista delle terre si deve riflettere su quanto fosse differente la

situazione economico-sociale alla fine degli anni ’40 rispetto quella odierna:

all’epoca il 40% della popolazione attiva era rappresentata da braccianti e

contadini; oggi i lavoratori addetti direttamente all’agricoltura rappresentano

solo il 3 % degli occupati nel loro complesso.

La riforma agraria cosi come “sognata” nell’800 ed agli inizi dl ‘900 era

nella pratica inattuabile per tutta una serie di motivazioni, non ultima la portata

finanziaria del provvedimento, che avrebbe dovuto vedere l’allontanamento

forzato dei ceti proprietari dalle terre, il conseguente indennizzo e la successiva

ridistribuzione dei terreni ai braccianti.

“ … Fu Manlio Rossi Doria a definire l'ipotesi di riforma agraria

generale per le campagne italiane un mito da seppellire. Era l'autunno del

1948, quando forti fervevano il dibattito e la dura lotta politica sviluppatisi nel

paese con l'estromissione delle sinistre dai governi di unità nazionale e la

vittoria elettorale democristiana del 18 aprile. L'acuto e anticonformista

economista agrario, nello spiegare le ragioni che lo avevano portato a

considerare ormai irrealizzabile l'idea di quella riforma agraria generale a cui

pure egli stesso aveva aderito solo pochi anni prima, insisteva innanzitutto

sulla necessità di prendere realisticamente atto del mutato quadro politico

nazionale e internazionale, della chiusura di una fase - quella della Resistenza

Page 34: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

34

e degli anni ad essa immediatamente successivi - in cui avevano trovato spazio

speranze rivoluzionarie poi rivelatesi vane …”22

Ma non era solo un problema di conflitti e di costi, molte delle aree sulle

quali si contava di intervenire avevano di fatto cambiato destinazione,

divenendo negli anni abitate se non residenziali, e/o aspetto, con il susseguirsi

dei frazionamenti.

Nel 1950, il governo De Gasperi avviò i provvedimenti di esproprio solo

per aree limitate e improduttive fra le quali ricordiamo, parte della Sila in

Calabria, della Maremma in Toscana, del Delta del Po ed altre piccole aree in

Sicilia, Puglia e Campania.

La riforma agraria si prefiggeva di incentivare la nascita di nuova

imprenditorialità agricola, ma la ridotta estensione dei lotti assegnati non

consentì che questo accadesse e pertanto si ebbe la nascita e lo sviluppo di

attività produttive significative solo nelle aree dove i coltivatori furono in

grado aggregarsi in cooperative capaci di gestire i sistemi di coltura e di portare

sul mercato i prodotti.

Ad ogni modo, i provvedimenti previsti dalla riforma agraria condussero

all’esproprio di suolo agricolo per circa 760.000 ettari ed all’assegnazione di

questi ultimi a circa 113.000 nuclei familiari, spesso rappresentati da braccianti

agricoli, che diventarono in tal modo piccoli imprenditori e riuscirono a

liberarsi dalla secolare sottomissione al grande latifondista.

Gli enti di riforma previsti dalla legge del 1950 avevano il compito di

portare a concreta attuazione la riforma agraria e quindi si occuparono della

realizzazione delle case coloniche che avrebbero ospitato gli assegnatari del

22 Storia dell'agricoltura italiana in età contemporanea, a cura di Piero Bevilacqua. Venezia, Marsilio, 1989-91

Page 35: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

35

fondo e delle infrastrutture legate alla funzionalità delle aziende agrarie, fra le

quali le opere irrigue (soprattutto in Maremma e in Val Padana), ma inibirono

la nascita di ogni altra forma di associazionismo e resero eccessivamente

costosi gli interventi. Va detto che nelle aree nelle quali gli enti di riforma

avevano fallito, furono deludenti anche i risultati della riforma e che a metà del

XX secolo, prima del boom industriale e dell'abbandono delle campagne da

parte dei contadini, la mezzadria interessava ancora in molte regioni italiane il

70-80% delle terre coltivate e che circa venti anni dopo, anche grazie alla

riforma agraria, il sistema della mezzadria era quasi completamente sparito.

La Cassa per il Mezzogiorno, istituita nell’agosto dell’anno 1950 con lo

scopo di favorire nell'Italia meridionale la nascita e lo sviluppo della piccola e

media proprietà contadina mediante la realizzazione di opere straordinarie di

pubblico interesse, doveva esaurire il suo compito in dodici anni, ma viene

soppressa solo nel 1984 dopo varie proroghe. Nel corso di questi anni, nelle

regioni che beneficiarono degli aiuti previsti (Abruzzo, Molise, Campania,

Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna e Sicilia) vennero realizzate oltre mille

scuole, oltre cento ospedali, diverse migliaia di chilometri di strade, reti

elettrice e acquedotti.

La politica e la ricerca del consenso elettorale sicuramente ispirarono

molte delle scelte economiche del periodo che interessa la ricostruzione del

Paese e il decennio Cinquanta, che fa registrare uno scenario fatto di

incentivazione alla ripresa produttiva attraverso la definizione di linee di

credito al settore agricolo operate mediante l'attivazione di istituti di credito

speciale, enti di erogazione finanziaria all'agricoltura e casse speciali.

La convinzione di quegli anni era che l'agricoltura fosse il settore

fondamentale su cui basare la crescita del Paese e dunque l'agricoltura andava

Page 36: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

36

potenziata; andavano curate le strategie per la ripresa degli impianti

danneggiati dalla guerra, quindi la diffusione delle coltivazioni, la

redistribuzione della proprietà, la salvaguardia e l'incentivazione alla piccola

proprietà coltivatrice, la meccanizzazione, e proprio i numeri della

meccanizzazione aiutano a capire quello che è successo in campo agricolo

negli anni del dopoguerra. Prendendo in considerazione i soli trattori, si può

verificare che l’Italia contava nel 1928, in cifra tonda, 18.000 trattori il 72% dei

quali operanti nell'Italia settentrionale. Questi divennero: nel 1932, 28.000 per

salire, nel 1935, a 33.000 e, nel 1940, a 42.000. Tale cifra è rimasta, a causa

della guerra, quasi invariata sino verso la fine di quel decennio. Il parco balzò,

poi, a 300.000 unità nel 1960, a 600.000 unità nel 1970, a 1.200.000 nel 1990 e

a 1.700.000 unità alla fine del 1997. I trattori nuovi di fabbrica acquistati dagli

agricoltori nel solo anno 1950 furono 5.600, 14.800 nel 1952 e 25.000 nel

195423

Gli anni ’50 furono anche gli anni nei quali le masse contadine cercarono

nell’emigrazione un stile di vita cittadino “ … gli anni della Ricostruzione

sono quelli dell'esodo dalle campagne e delle massicce migrazioni. Tra il 1950

il 1956 circa un milione di contadini abbandona l'agricoltura, alimentando

consistenti flussi migratori, in larga misura diretti verso le città e le fabbriche

del Nord. Inizialmente, l'emigrazione non riguarda solo i meridionali: sono

centinaia di migliaia i braccianti e lavoratori agricoli provenienti dalla

pianura padana a riversarsi nelle città manifatturiere. Successivamente è il

Sud a dare il contributo più grande: nel complesso, tra il 1951 e il 1971, sono

oltre 4 milioni i meridionali che emigrano verso il Nord … 24.

23 Sull’argomento si consulti: M. Zoli, M. Vieri, Le macchine agricole, Storia dell’agricoltura del XX secolo, parte III, Ist. Enciclopedia Italiana, Roma 1996 24 Vittorio Daniele - Paolo Malanima, Il divario Nord-Sud in Italia. 1861-2011. Soveria Mannelli, Rubbettino, 2011.

Page 37: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

37

Per concludere, c’è da dire che la riforma agraria e gli avvenimenti che la

precedettero, costate stragi e carcerazioni, fu sicuramente di aiuto nel definitivo

tramonto dell’ideologia feudale caratterizzata dal latifondismo, dal servaggio

della plebe e da infinite forme di violenza nei confronti dei subalterni, ma che

lo sviluppo della piccola proprietà contadina si deve principalmente agli

acquisti sul mercato, ai contratti di miglioria e ai riscatti enfiteutici.

Page 38: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

38

CAPITOLO III

Il caso di San Potito Sannitico

3.1 Il paese

San Potito Sannitico, è un piccolo paese dell’entroterra italico con 2000

abitanti, 2283 ettari di superficie per la maggior parte ricoperta da bosco, case

sparse ed un centro abitato nato a m. 280 slm in corrispondenza delle ricche

sorgenti della località Formose, Aulecine e Porta Agricola, che ancora oggi

rendono la vita nel paese piacevole e il clima mite. Lo sviluppo del paese, oltre

che all’acqua, è legato alla viabilità, difatti l’abitato si sviluppa all’incrocio di

un antico tracciato viario pedemontano diretto a Telese con il tratturo di Valle

del Londro, legato agli interessi che le popolazioni avevano sulle montagne, al

possesso di greggi e quindi alla transumanza.

Il territorio del Comune è in parte montano, in parte pedemontano e

rientra per buona parte (la zona montana e l’intero centro storico) nel Parco

Regionale del Matese.

A San Potito Sannitico la gente ancora si riunisce e fa convegno, festa e

spettacolo in Piazza della Vittoria sulla via Provinciale Sannitica, uno spazio

fisico di vita collettiva dove è situato anche il comune.

La chiesa, al centro del paese, è ancora un luogo di aggregazione vissuto

e le fontane e i due lavatoi pubblici, un tempo luoghi principali d’incontro,

oggi assolvono solo in parte a questo loro antico compito, avendo l’acqua

potabile raggiunto ogni abitazione.

Page 39: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

39

Lo sviluppo urbanistico del paese in questi ultimi anni, di tipo

occasionale e legato più allo smembramento di grosse proprietà che ad una

vera e propria pianificazione degli interventi sul territorio comunale, pone

nuovi problemi legati ad un uso sostanzialmente residenziale diffuso dei suoli

anche al di fuori del centro urbano.

San Potito Sannitico 2013, veduta aerea del centro del paese.

La struttura economica è composta dal 70% da terziario, 16% da

industria e 14% da agricoltura, che tuttora resta un settore importante

dell'economia locale, mostrando in questi ultimi anni segnali di cambiamento

che le conferiscono un carattere nuovo e multifunzionale. In questo senso, la

presenza nel comune di numerose aziende agrituristiche (ossia aziende agricole

in cui vengono esercitate funzioni di pernottamento e consumo di pasti,

escursionismo, attività didattiche, ecc.) rappresentativa delle trasformazioni che

Page 40: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

40

il territorio e l'economia agricola stanno subendo, e la realtà evidente di una

diversa modalità di intendere l'agricoltura.

3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San

Potito Sannitico

Una relazione riferita all’anno 1900, inoltrata al prefetto di Caserta dal

Sottoprefetto del Circondario di Piedimonte d’Alife, del quale faceva parte il

comune di San Potito Sannitico, descrive, fra le altre cose, le condizioni

economiche, morali e politiche delle comunità sulle quali il Sottoprefetto aveva

giurisdizione: … qui si vive come si fosse lontani da ogni consorzio umano …

non è finito il feudalesimo perché ogni comune è diventato il feudo di pochi

Signori che impadronitosi con ogni arte delle comunali amministrazioni, tutti

operano per rimanere al potere ed escludere quelli che pur potrebbero

partecipare convenientemente all’esercizio dei pubblici poteri …25

La situazione politica e morale degli anni della prima guerra mondiale e

del primo dopoguerra non si discosta di molto da quella appena descritta.

Questo periodo storico del paese verrà presentato attraverso la tragica lettera

che chiede al Sindaco di dare notizia alla famiglia Piazza della caduta sul

fronte italo-austriaco del figlio di soli 23 anni, e attraverso una delibera del

1918 del consiglio comunale di San Potito Sannitico tesa al razionamento del

pane, la cui notizia aveva già provocato accese proteste in paese.

“Ill.mo Sig. Sindaco, di San Potito Sannitico, ho l’onore di partecipare

alla S. V. I. che il sottotenente Gabriele Piazza di Marcellino, effettivo al 148

Reggimento di Fanteria M. M. cadde eroicamente sul campo, nell’aspro ma 25 Giovanni Guadagno, Pietro Farina 1883-1954, ASMV, anno 2002

Page 41: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

41

eroico combattimento del 2 corrente mese di Novembre mentre guidava alla

vittoria il proprio reparto.

Nel voler comunicare con le dovute cautele la dolorosa notizia alla

famiglia del prode ufficiale, caduto per la grandezza della Patria, voglia farLe

pervenire le più vive e sentite condoglianze dagli ufficiali e soldati del

Reggimento.”26

Marcellino Piazza, padre del giovane sottotenente Gabriele, era

consigliere ed assessore del Comune di San Potito, per cui il Sindaco, ricevuta

la lettera in data 20 novembre del 1915, convoca d’urgenza il Consiglio per

dare la notizia ufficiale: … Signori Consiglieri, un doloroso compito mi è

riservato, quello di parteciparvi che il nostro concittadino, sottotenente

Gabriele Piazza, figlio del nostro collega consigliere, ed assessore Marcellino

Piazza, cadde da eroe negli ultimi violenti combattimenti sul Carso …27

Nel 1934 al giovane sottotenente, verrà intitolata la Scuola elementare

del paese. Al Caporal Maggiore Colapetella Luigi, … morto della morte degli

eroi, in faccia al nemico il giorno 11 settembre 1916 a Monte Muio … , ed al

soldato Di Chello Antonio … caduto il 19 giugno 1917 mentre combatteva

valorosamente presso il monte Zebio28 … vengono intitolate due aule di tale

edificio.

E’ angosciante anche questo secondo documento che viene proposto, la

delibera di Consiglio comunale che di fatto porta al razionamento del pane nel

paese. E’ il 15 febbraio del 1918, la guerra è ancora in corso, terminerà solo nel

successivo novembre, e serve grano per alimentare le truppe al fronte e le città,

26 Lettera del Comandante del Deposito del Reggimento cui il sottotenente apparteneva. 27 Archivio Storico del Comune di S. Potito Sannitico Delibera di Consiglio n. 26 del 20 novembre 1915 28 Come da comunicazione del Comando Militare

Page 42: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

42

lontane dai luoghi di produzione di alimenti, San Potito Sannitico già convive

con la povertà e la fame e la notizia del tesseramento per il razionamento del

pane ha suscitato energiche proteste già il 20 di gennaio, tanto da richiedere

l’intervento in Consiglio comunale di un commissario prefettizio.

E cosi, il 15 febbraio del 1918, a seguito degli “incresciosi fatti del 20

gennaio”, su disposizione del Prefetto della Provincia di Caserta, partecipa al

Consiglio Comunale il Commissario Prefettizio cav. avv. Stefano Corsi. Il

Commissario, dopo i convenevoli, spiega che si trova a San Potito “animato

dall’intenzione di pacificare gli animi e fare in modo che ogni cittadino sia

regolarmente razionato e tesserato tenuto presenti le difficili condizioni del

momento e la scarsa disponibilità di cereali.

E’ necessario, - egli dice - che tutti si convincano che la Patria nostra

subisce ora una prova durissima ed ogni cittadino che sente di essere italiano

deve non solo eseguire, con rispetto gli ordini che dalle Autorità Governative

vengono emanati, ma deve cooperarsi con le medesime a che la resistenza

interna sia pari alla resistenza che i nostri soldati oppongono al secolare

nostro nemico al fronte; senza disciplina gli alti ideali della più grande Italia

non saranno mai raggiunti ed il nemico attende appunto il nostro avvilimento,

il fermento più intenso e di conseguenza il disgregamento dell’intera

popolazione italiana. Spiega ancora … di essere convinto che i moti del 20

gennaio u. s. furono effetto della esaltazione immediata di gente incosciente …

invita il Consiglio a fissare la razione giornaliera che competere deve

innanzitutto alla classe lavoratrice dei campi di cui in maggioranza è

composto questo Comune e poi alle rimanenti classi di cittadini.

Il Consiglio, associandosi pienamente agli alti concetti esposti, ritenuto

che alla popolazione di questo Comune in gran maggioranza composta da

Page 43: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

43

contadini, deve assegnarsi una razione che almeno in parte sia adeguata alle

dure fatiche che sopporta per prepararci buoni raccolti.

Ritenuto che unico alimento di questa classe è il pane, tenuto presente il

razionamento fatto in altri Comuni, unanimemente delibera che tutti i cittadini

di questo comune siano tesserati a norma delle disposizioni vigenti, e fissa

come razione giornaliera per il contadino lavoratore grammi

seicentocinquanta di pane e grammi trecentocinquanta per le altre classi di

cittadini …29

3.3 Gli anni del fascismo a San Potito Sannitico

Sono tantissimi i documenti emblematici degli anni del fascismo presenti

in archivio comunale. Vedremo l’arroganza di un Commissario del fascio

locale che nel 1926 intima alla Giunta comunale la rimozione di una lapide

intitolata a F. Ferrer, condannato a morte in Spagna nel 1909 con l’accusa di

aver fomentato una rivolta contro la guardia civile.

“ Assisteremo” al conferimento delle cittadinanza onoraria a Benito

Mussolini, vedremo con quanta facilità i fasci giovanili di combattimento

beneficiassero di contributi economici comunali per le loro “precipue attività”

ed infine, una interessante descrizione politico economica relativa all’anno

1933 e lo sconforto degli agricoltori per i numerosi controlli e documenti

richiesti per qualsiasi pratica si accingano a fare nei primi anni ‘40.

29 Archivio Storico del Comune di S. Potuto Sannitico, Delibera del Consiglio n. 2 del 15 febbraio 1918

Page 44: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

44

Dalla delibera di intitolazione di una piazza del paese a F. Ferrer sono

passati diciassette anni, a San Potito il sindaco è di nuovo Petella Domenico,

ma intanto in Italia c’è stato l’avvento del Fascismo.

A San Potito il sig. Piazza Michele, Commissario del Fascio locale e

futuro sindaco del paese, con una lettera a firma del Pentarca Dott. De Simone

del 10 marzo, intima alla Giunta Comunale di rimuovere con urgenza la lapide

di intitolazione della piazza a Francisco Ferrer entro la data del 13 marzo.

All’ordine del giorno della Giunta dell’11 marzo del 1926 viene posto un

unico argomento: il cambiamento di nome della piazza Francisco Ferrer.

… Il Presidente legge alla Giunta una lettera del Commissario del

Fascio locale sig. Piazza Michele da cui si rileva che il Pentarca Dott, De

Simone ingiunge di rimuovere la lapide in marmo che denomina a Francisco

Ferrer la attuale piazzetta della Fontana, e far tenere detta lapide in Caiazzo

al suo domicilio prima di Sabato 13 corrente mese, non potendo essere

consentito che una amministrazione fascista, come quella di questo Comune,

tolleri ancora una piazza intitolata a Francisco Ferrer.

Data quindi la brevità del termine assegnato dal Pentarca, e dato che ai

cambiamenti di denominazione di Via o piazza, deve provvedere il Consiglio

Comunale, invita la Giunta a deliberare con urgenza la rimozione di detta

lapide, per poterla far tenere al sig. Pentarca De Simone, giusta sua

richiesta…30

La Giunta si giustifica, ma ovviamente dispone di dar seguito alla

richiesta, questo episodio è rappresentativo di come si movesse la politica in

quegli anni, di come il fascismo con le sue prevaricazioni tentasse di cancellare

anche la storia.

30 Paolo Rapa, Cattolici e laici a San Potito, Il Matese, giugno 1993

Page 45: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

45

Intanto nel 1926 Benito Mussolini avvia la sua campagna di propaganda,

per cui il l’Amministrazione, come negli altri comuni … delibera di conferire

la cittadinanza onoraria a Sua Eccellenza Benito Mussolini in omaggio di

riconoscenza perenne verso il fiero patriota, verso l’uomo politico profondo

chiaroveggente e geniale … Ritenuto che all’indomani della nostra guerra

vittoriosa, nel cielo grigio d’una politica che aveva, in un’angoscia senza

nome, delusi gli animi degli Italiani allo spettacolo d’una triste decadenza ed

al contatto d’ogni disonorante bassezza, l’attuale presidente del consiglio

apparve come l’astro di un nuovo risorgimento, che la sua nobile e radiosa

figura di grande cittadino, di prode combattente, di politico illuminato, di

sapiente amministratore …31

Nel 1933 a San Potito Sannitico l’economia del comune ruota

principalmente intorno alle attività e ai diritti che si esercitavano sulla

montagna, per cui il taglio del bosco e la fida pascolo ne rappresentavano la

principale fonte. Un interessante documento del 1933, invece, mette a nudo

quella che era la situazione economica dei Potitesi in quegli anni, che li vede

impegnati principalmente nel campo dell’agricoltura, dell’edilizia e presso il

cotonificio dei signori Egg di Piedimonte Matese.

Alle richieste riservate di notizie inerenti la situazione politica ed

economica del paese, avanzate dal Gabinetto di Pubblica Sicurezza della Regia

Prefettura di Benevento, il Podestà, nel febbraio 1933, riferiva : “… La

situazione economica non è del tutto soddisfacente inquantochè essendo i

naturali di questo Comune, per la maggior parte, fittavoli o proprietari di

piccoli appezzamenti di terreno, col succedersi di scarsi raccolti e per il

diminuito prezzo degli animali in genere, dal commercio dei quali pur

31 Archivio Storico del Comune di S. Potuto Sannitico, Delibera del Consiglio n. 12 giugno 1926

Page 46: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

46

ritraevano un certo utile, sono venuti a trovarsi nella condizione di poter

soddisfare soltanto i più impellenti bisogni. La disoccupazione attualmente

risulta come appresso:

- disoccupati agricoltura n. 30 (22 maschi, 8 femmine)

- disoccupati in industria n. 13 (6 maschi, 7 femmine)

-disoccupati in commercio n. 0. Tale disoccupazione però non è

preoccupante sia perché saltuaria, sia perché in questo centro, esclusivamente

agricolo, la mano d’opera trova quasi sempre modo di potersi collocare.

Circa 70 operaie poi sono occupate nelle Cotoniere Meridionali del

vicino Comune di Piedimonte d’Alife, ove giornalmente si trasferiscono …

Inoltre i lavori di costruzione del nuovo edificio scolastico, da poco iniziati e

nei quali a turno trovano impiego diversi lavoratori … danno bene a sperare

per il prossimo futuro …”32.

Riporto questi ultimi due documenti per dimostrare quanto fosse facile

per il fascio giovanile di combattimento avere accesso a cospicue somme di

danaro e che deludente origine avessero le scritte sui muri inneggianti al duce.

Nel 1935 il Podestà … vista la richiesta del locale comando del Fascio

giovanile di combattimento il quale dichiara che per mancanza di mezzi , non

può far fronte a tutte quelle che sono le mansioni precipue del Fascio

giovanile e cioè addestramento militare, sport, educazione morale, politica

ecc. ed è inoltre sprovvisto di materiale occorrente per l’ufficio nonché di sede

… determina liquidarsi un sussidio di £. 200,00 … 33 in favore del fascio

giovanile locale.

32 Archivio Storico del Comune di S. Potito Sannitico, Comunicazione del Podestà alla Prefettura di Benevento, febbraio 1933 33 Archivio Storico del Comune di S. Potuto Sannitico, Determina del Podestà n. 27 del 27 marzo1935

Page 47: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

47

Nel 1939 … il Podestà ha deliberato pagarsi a favore di Rapa Michele

la somma di £ 40,00 per iscrizioni su pareti murali esterne, di numero otto

motti del Duce in vie varie del centro abitato…34

Negli ultimi anni in cui il fascismo è al potere, gli agricoltori cominciano

ad essere stanchi e cominciano a prendere timide distanze dalla politica

Un manifesto pubblicato nel 1936 a San Potito Sannitico, che in epoca fascista ricadeva nella provincia di Benevento, intima ai Potitesi di attenersi alle norme

per il conferimento del grano agli ammassi granari.

34 Archivio Storico del Comune di S. Potito Sannitico, Delibera del Podestà n. 41 del 15 luglio 1939

Page 48: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

48

del duce e i podestà lo fanno notare ai prefetti. Difatti, il 27 settembre 1942, a

seguito di una lettera di protesta del prefetto, che lamenta la mancata adesione

degli agricoltori di San Potito Sannitico alla richiesta del premio di semina, il

podestà di San Potito Sannitico comunica che nonostante abbia fatto ben

quattro riunioni per cercare di convincere gli agricoltori ed abbia coinvolto il

parroco affinché anch’esso si facesse promotore della propaganda esponendo

manifesti anche in chiesa ... gli Agricoltori in genere sono ormai tutti un pò

infastiditi per le continue denunzie da fare che li costringono ad andare in giro

trascurando lavori e faccende di campagna che non sono poche e poi perché in

verità forse pensano che la denunzia possa servire a scopi fiscali ciò che è

stato da me sempre smentito35

3.4 La seconda guerra mondiale a S. Potito Sannitico

il 1º settembre 1939 ebbe inizio la seconda guerra mondiale, l’Italia

entrerà in guerra solo più tardi, il 10 giugno 1940, ma già si respira aria di forti

restrizioni quando il 17 settembre 1939 il Consiglio e Ufficio Provinciale delle

Corporazioni di Benevento scrive ai podestà ... in merito alla erogazione di

grano per il fabbisogno famigliare per i meno abbienti, il Ministero delle

Corporazioni insiste sulla necessità che tale assegnazione sia ridotta al

minimo per evitare dispersioni di cereali nocive alla regolarità della

distribuzione.

In passato si è largheggiato nelle concessioni per alcuni Comuni, in

considerazione di difficoltà contingenti; ma con le disponibilità del nuovo

35 Podestà di San Potito Sannitico, 27 febbraio 1942 - Lettera di risposta al prefetto di Benevento in merito alla poche richieste di premio di semina presentate dai coltivatori del paese.

Page 49: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

49

raccolto, che permette a gran parte dei ceti rurali l'impiego diretto del

quantitativo di grano trattenuto ai sensi della legge sugli ammassi, le

erogazioni per il fabbisogno famigliare debbono quasi scomparire.

Al riguardo si fa appello al senso di responsabilità dei sigg. Podestà e

Commissari Prefettizi finché le richieste dei meno abbienti siano

rigorosamente vagliate e, all’occorrenza, ridotte o respinte …36

Andrà sempre peggio, la risposta del governo alla carenza di viveri

verificatasi nel corso del conflitto mondiale, iniziata in precedenza con i

censimenti, le indagini statistiche e l’erogazione di incentivi per i coltivatori,

continua con l’esercizio del controllo sempre più rigoroso e pressante su tutta

la filiera di produzione e con obblighi di consegna ali ammassi di parte della

derrata e finisce con la requisizione della quasi totalità del grano prodotto.

Ovviamente tutti i cereali e i legumi seguono lo stesso destino e, in questo

contesto, il pane diventa il principale oggetto di razionamento.

A San Potito Sannitico è ancora possibile raccogliere ricordi legati al

razionamento dei beni di prima necessità ed ai sotterfugi per sfuggire ai

controlli delle quantità di grano macinato ma si racconta anche

dell’abbattimento di un caccia italiano avvenuto l’8 settembre del 1943, dei

deportati, di una squadra di vigilanza che aveva il compito di raccogliere e

distribuire gli alimenti, della riattivazione del vecchio mulino di via Porta

Agricola, della costituzione di un gruppo sanitario con i tre medici del posto,

delle trovate per sfuggire ai rastrellamenti (mettendosi una finta gobba,

nascondendosi nel forno a legna di casa, ecc.

36 Consiglio e Ufficio Provinciale delle Corporazioni di Benevento – Circolare del 17 settembre 1939 rivolta ai podestà ed avente ad oggetto Grano ai meno abbienti e alle famiglie numerose.

Page 50: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

50

Ricordano lo stupore della gente nel vedere soldati di colore, i rari

momenti di divertimento, il pianto dei bambini e che, finita la guerra, in una

località di San Potito Sannitico chiamata “Masseria della Signora” e anche in

via Formose, alcuni bambini avevano scambiato delle bombe per giocattoli con

le conseguenze che si lasciano immaginare.

3.5 Il secondo dopoguerra

Nell’ottobre del 1945 sono già passati sei mesi dalla fine della guerra, la

fame si fa sentire dappertutto, esplodono proteste ovunque, sia nelle città che

nei piccoli centri. Il 24 ottobre 1945 il podestà di San Potito Sannitico sporge

denuncia al Comando Stazione dei RR. Carabinieri di Piedimonte Matese in

merito alle proteste di alcune sue amministrate … Durante il 23 corrente

(1945) si sono presentate nella piazza antistante al Municipio le nominate

Giuliano Giulietta maritata Brandi, Masuccio Massimina maritata Santagata,

Damiano Assunta maritata Rapa Marcellino, Rapa Elisa vedova di Masuccio

Antonio e Coluccio Antonietta maritata Delle Chiare, le quali con arroganza

affermavano pubblicamente che è questo sindaco che non cura di far venire la

farina, la pasta e l’olio e minacciavano di voler aggredire il locale

dell’ammasso dell’olio.37

La scritte sui miri di antichi palazzi del paese, in alcuni casi ancora

visibili: Viva la Repubblica, Viva Togliatti, Viva Matteotti, oppure Gli italiani

d’America ci dicono di votare Repubblica riportano all’acceso clima politico di

37 Podestà di San Potito Sannitico - Denuncia del 24 ottobre 1945 al Comando Stazione dei RR. Carabinieri di Piedimonte Matese.

Page 51: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

51

questo periodo, durante il quale, caduto il fascismo, le persone poterono

finalmente confrontarsi con maggiore libertà.

Una scritta di propaganda su una parete de palazzo Francomacaro a San Potito Sannitico risalente al 1946 invita a votare Repubblica chiamando in causa gli Italiani d’America.

Ha inizio in questo periodo un’altra lunga fase di emigrazione dal paese

che porterà i potitesi un po’ ovunque nel mondo e benefici all’economia locale

attraverso le rimesse in favore delle famiglie di appartenenza con mandati di

pagamento intestati alle mogli, ai genitori, ai figli effettuate attraverso le

banche a ciò deputate.

Alle storie leggendarie legate all’emigrazione si affiancano le esperienze

di vita, il know how e le conoscenze tecnologiche che vengono in qualche

modo acquisite all’estero e trasferite in Italia dagli emigranti che rientrano.

Mario Iannitto, che nasce in America da genitori potitesi e scopre di chiamarsi

Page 52: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

52

Antonio quando arrivano i documenti per il matrimonio dall’America, importa

la tecnologia cinematografica e realizza in paese un cinema all’aperto, il

Cinema Aurora, …che ha svolto la sua attività per circa trent’anni con

soddisfazione dei cittadini di San Potito che ne hanno gremito la platea, dal

Dopoguerra agli Anni Settanta. … il cinema in piazza era di don Mario

Iannitto, a suo modo un imprenditore d’avanguardia che aveva portato con sé

dagli Stati Uniti d’America la passione per il cinematografo. Il cinema, come

accadde nel bel film Nuovo Cinema Paradiso, chiuse quando la televisione,

ormai presente in tutte le case, prese il sopravvento …38

La foto mostra la famiglia Iannitto presa all’interno dell’arena Aurora, erano gli anni ’50 ed in programmazione per la serata c’era il film Spartaco

La finestrella della biglietteria del piccolo cinema all’aperto gestito da

Mario Iannitto, in piazza della Vittoria, è l’emblema, insieme alla vecchia

38 Nota della prof.ssa M. T. Iannitto indirizzata al sindaco di San Potito Sannitico.

Page 53: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

53

macchina per la proiezione, oggi ristrutturata a cura della Proloco del paese,

delle serate estive di 50 anni fa.

3.6 Ipotesi di futuro per il paese

“ … Questo luogo, questo paese, non ha il mare, non ha la neve, non ha

il Colosseo, non ha la FIAT e non ha dato i natali a Padre Pio. La storia, la

natura, la politica, sono state, diciamo eufemisticamente, poco generose. Il

contesto locale, oltre alle mancanze di dotazioni (chiamiamole naturali),

presenta debolezze strutturali forti (reddito pro capite basso, disoccupazione,

tasso di occupazione bassissimo, campagna urbanizzata non pianificata).

Accanto a questi punti deboli esistono però anche significative realtà (non

tanto in termini di quantità) innovative ed in sintonia con le tendenze in

atto…”39

Il declino dell’agricoltura e dell’identità rurale40 che si è manifestata

anche a San Potito Sannitico con la perdita, spesso volontaria e intenzionale,

dell’utilizzo del dialetto e dei costumi legati all’economia contadina, impone la

ricerca di nuovi orizzonti economici e culturali, nuove esplorazioni.

A creare l’attrattore turistico, il motivo per cui una persona deve venire in

questo luogo, hanno lavorato e continuano a farlo sia l’Amministrazione

comunale che la Proloco: nel 2009, infatti, il comune di San Potito Sannitico è

entrato nella rete internazionale delle Cittaslow, grazie al riconoscimento

ottenuto per la sua adesione ad un modello di città centrato sulla qualità della

39 Da: La città che ho in mente di A. Conte in San Potito Sannitico da villaggio rurale città del Parco, Amministrazione del comune di San Potito Sannitico, 2000. 40 A tal proposito si veda: Storia dell'agricoltura italiana in età contemporanea, a cura di Piero Bevilacqua. Venezia, Marsilio, 1989-91.

Page 54: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

54

vita, la tutela dell'ambiente, del patrimonio storico, artistico e culturale, la

salvaguardia e valorizzazione delle produzioni tipiche, ma soprattutto il tema

delle identità delle città, del rapporto con gli operatori e i cittadini,

dell'accoglienza e dell'ospitalità.

Inoltre, grazie alla perfetta sinergia tra Amministrazione Comunale e Pro

Loco, sono state organizzate nel paese numerose manifestazioni culturali e

sportive di respiro nazionale e internazionale. Tra queste si ricordano in

particolare la rassegna cinematografica nazionale "Cinemadamare" e l'evento

sportivo "Paragliding World Cup".

Cinemadamare è un festival itinerante che in sei settimane, tocca sei

regioni del sud Italia. Con l'obiettivo di ricreare l'antica atmosfera del cinema

italiano, radunando in piazza numerose persone, attraverso una competizione di

cortometraggi realizzati da giovani film-maker provenienti da tutto il mondo.

“L'antica atmosfera del Cinema Italiano, come un rituale che raduna la

gente comune in una piazza d'estate; … la possibilità di incontrare persone

provenienti da ogni parte del mondo per confrontare i propri lavori e capacità:

questi e ancora di più sono gli elementi che ispirano " CinemadaMare" Film

Festival. Quest'anno, dal 18 al 23 luglio 2009, per la quarta volta, la piccola

cittadina è stata invasa da un centinaio di giovani film-makers che, oltre a

proiettare i propri corti, si sono dilettati nella realizzazione di nuove scene e

hanno partecipato a seminari sul tema tenuti da attori, registi, scrittori41”.

Paragliding World Cup, invece, è un evento sportivo e, più precisamente,

la gara di coppa del mondo di parapendio. In sei giorni 140 piloti provenienti

da 35 nazioni si sono sfidati in diverse manche nei cieli del Matese.

41http://www.montidelmatese.com/content/localita/scheda_loc.asp?idcomune=8

Page 55: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

55

“Dal 1 al 5 luglio 2009 a San Potito Sannitico (CE) si disputerà una

prova del campionato del mondo di parapendio. Dopo il successo riscosso lo

scorso anno, infatti, l’Associazione sportiva “Le Streghe” ha deciso anche

quest’ anno di organizzare la manifestazione. I piloti in gara, circa 140,

provengono da ogni parte del mondo e per 5 giorni popoleranno i cieli del

parco del Matese. Sono previsti appuntamenti di musica dal vivo e mercatini di

prodotti locali della gastronomia e dell’artigianato. L’inizio ufficiale della

gara è previsto per il 1 luglio mattina. Per la premiazione l’appuntamento è

domenica 5/07/09 alle 18.30 in Piazza della Vittoria a S. Potito Sannitico42”.

Sn Potito Sannitico, Monte Sant’Angiolillo,

Parapendisti impegnati nella terza manche della gara di selezione

Oltre a questi due importanti eventi, nel comune vengono organizzate

durante tutto l'anno numerose altre manifestazioni a carattere culturale e

42 http://www.montidelmatese.com/content/eventi/scheda_evento.asp?id_evento=222

Page 56: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

56

sportivo che puntano a valorizzare e promuovere la cultura, le tradizioni e le

"tipicità" del luogo con la presenza di attori, scrittori e giornalisti di fama

nazionale. A titolo di esempio, anche perché attinente alla proposta che andrò a

fare, si segnala la manifestazione “Mietograno&Mangiosano” portata avanti

dal Centro di Educazione Ambientale ARIA.

“Quest’anno protagonisti dell’appuntamento estivo con

“Mietograno&Mangiosano” sono gli uomini e le macchine della “Battaglia

del Grano” avviata negli anni ’20 e conclusasi molto tardi sul Matese. La

manifestazione, che durerà tre notti e tre giorni, rientra nel progetto "Il

Salvaboschi (amare per non bruciare)" sostenuto dalla Fondazione per il Sud e

realizzato nel Parco Regionale del Matese con il coordinamento del Centro di

Educazione Ambientale A.R.I.A. Dal 25 al 27 giugno, San Potito Sannitico

sarà coinvolto in una festa con musica e balli tradizionali, ricerca, ambiente,

folklore e cibo semplice. L'evento sarà anche l’occasione per sentire i racconti

dei protagonisti, per parlare di una "battaglia" vinta e persa allo stesso tempo

e per vedere documenti fotografici inediti e macchine dismesse da anni tornare

a combattere la battaglia per la quale sono nate. Per l’occasione, sarà

organizzata una proiezione fotografica e una tavola rotonda sul tema della

manifestazione con l’intervento del dott. William Dozza (giornalista e massimo

esperto nazionale di trattori a testa calda) e del dott. Carmine Nardone (ex

presidente della provincia di Benevento e riconosciuto fondatore del MUSA di

San Giorgio del Sannio). Mietograno&Mangiosano è anche ricerca, condotta

soprattutto nel campo degli stravolgimenti sociali conseguenti alla

meccanizzazione agricola… 43.

43 http://www.fondazioneconilsud.it/news/leggi/2010-06-25/mietograno-mangiosano/

Page 57: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

57

Le caratteristiche del paese (popolazione al di sotto dei 5000 abitanti,

localizzazione in una zona depressa sia economicamente che culturalmente …)

hanno dato a questo piccolo centro l’opportunità di accedere a finanziamenti

europei che hanno consentito la nascita di un consistente numero di piccole

realtà economiche, quasi sempre legate alla ricezione turistica in ambiente

agreste.

Dal punto di vista della ricettività turistica, San Potito vanta un primato

unico nell'area matesina: oltre 150 posti letto e 500 posti mensa, distribuiti tra

agriturismi, bed & breakfast, country house e case vacanza (circa 50 strutture

di questo tipo su una popolazione di 2000 abitanti). Queste strutture, realizzate

per la maggior parte utilizzando i fondi comunitari FESR per la

programmazione 2000-2006, hanno avuto due importanti esiti per il paese: in

primo luogo hanno determinato un importante recupero del patrimonio edilizio

esistente e, in secondo luogo, hanno svolto un ruolo fondamentale nella

promozione del territorio, favorendo processi di sviluppo rurale.

A San Potito Sannitico, poi, nella parte più a valle del comune, è situata

un'area in passato occupata da una grande azienda zootecnica, denominata

GE.ZOO.V. (acronimo di Generale Zootecnica Volturno) una ambiziosa

struttura agroindustriale che nei suoi primi anni di vita fu meta continua di

visite di delegazioni di tecnici esteri e nazionali in quanto l'organizzazione

industriale dell'allevamento nonché la mole del complesso stesso la ponevano

all'avanguardia nella zootecnica moderna. L'azienda, una società per azioni

costituita a partire dall'aprile del 1967 principalmente con finanziamenti della

Cassa per il Mezzogiorno, ormai dismessa, è stata acquisita al patrimonio del

comune e sarà a breve riconsegnata al contesto cittadino per rispondere al

meglio alle attuali esigenze ed istanze della collettività ivi insediata.

Page 58: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

58

L’Amministrazione comunale, ritenendo che l'area, per le sue dimensioni

e per sua la posizione strategica, possa accogliere strutture e destinazioni d'uso

che siano di riferimento per l'intero comprensorio dell'Alto Casertano, ha

presentato un progetto di riqualificazione dell’intera area GE.ZOO.V che

prevede la creazione di un polo agro alimentare finalizzato alla trasformazione,

alla promozione ed alla commercializzazione dei prodotti agricoli tipici

artigianali e di eccellenza dell'area del Parco Regionale del Matese.

La struttura modulare dei fabbricati esistenti nell’azienda GE.ZOO.V.

(circa 27.000 mq di superficie coperta) in una foto aerea del 2005, ed appena visibile, nell’angolo in alto a destra, la masseria Campochiaro.

Il progetto prevede la bonifica del territorio, la creazione di strutture a

basso impatto ambientale e l'implementazione del sistema lavorativo locale44.

All’interno dell’area Ge.zoo.v ancora oggi sono presenti tutti gli edifici

originariamente realizzati: un Fabbricato in muratura che era adibito ad uffici,

44 Si veda: Delibera n. 105 del Consiglio Comunale di San Potito Sannitico dell’8/10/2013

Page 59: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

59

costituito da 10 vani e accessori su di un unico piano per una superfice

complessiva di circa 650 mq; un fabbricato che era l’abitazione del custode,

foresteria, di circa 240 mq; un capannone centrale che costituisce un unico

corpo coperto di circa 7.000 mq, una risorsa unica per il territorio la

disponibilità di uno spazio coperto così grande ed utilizzabile per svariate

attività; capannone di 1.650 mq che conteneva gli impianti per la

trasformazione del letame in concime, sicuramente un elemento di

“archeologia industriale” a testimonianza della tipologia delle iniziative

industriali tese allo sviluppo economico del Meridione d’Italia che all’epoca

finanziava la Cassa del Mezzogiorno; una serie di stalle costruite in maniera

modulare.

Infine, in posizione marginale rispetto al corpo dell’azienda, è collocata

la vecchia Masseria Campochiaro, un tipico esempio di casale padronale

ottocentesco, precedente alla nascita dell'azienda ed oggi beneficiario di un

finanziamento di 2.000.000,00 di € e quindi in stato avanzato di ristrutturazione

per la realizzazione di un Centro Polifunzionale per le Attività di Sviluppo del

Territorio San Potito Sannitico.

Il fabbricato sarà, nel disegno degli Amministratori, il luogo

rappresentativo delle attività che l’Amministrazione promuove sul territorio, e

comprende spazi espositivi e di rappresentanza, locali per la formazione e

laboratori di ricerca e comunicazione per lo sviluppo del territorio.

Il centro polifunzionale accoglierà laboratori attrezzati, workshop,

dibattiti, conferenze, mostre, stage, presentazioni e pubblicazioni attraverso

partnership con università, istituzioni, fondazioni e possibili altri enti

interessati sia ai temi di sviluppo locale che alla realizzazione di progetti

innovativi su scala globale.

Page 60: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

60

L’immagine in alto mostra Masseria Campochiaro come si presentava prima dell’intervento in atto, quella in basso, mostra come si presenterà la stessa ad intervento ultimato (fotoritocco Arch. L.

Ricigliano)

Page 61: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

61

L’immobile, circa 1.120 mq di strutture in muratura disposte su due

livelli e circa 1000 mq di corte scoperta antistante, rappresenta una risorsa

strategica anche per l’area all’interno della quale esso è ubicato45

San Potito Sannitico anni ‘50, le famiglie D’orsi e Ciliberti che risiedevano nella Masseria Campochiaro con un contratto di mezzadria, sono impegnate nella trebbiatura dl grano.

3.7 La proposta: una esposizione permanente delle macchine

agricole d’epoca del Sannio

Chiunque frequenterà l’area Ge.zoo.v, a qualsiasi titolo e per qualsiasi

motivo, avrà sicuramente una ragione in più per farlo: visitare l’area espositiva.

Un arricchimento per il comune di San Potito Sannitico, un valore

aggiunto per il territorio e per le attività che sorgeranno sull’area Ge.zoo.v, in

45 Si consulti: Relazione tecnica del progetto di adeguamento statico e funzionale dell’edificio comunale in via San Cassiano

Page 62: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

62

definitiva, il modo per attrarre un viaggiatore occasionale e per far diventare un

luogo pressoché sconosciuto, tutto d’un colpo popolare: questa l’dea di fondo

della proposta.

Proliferano un po’ dappertutto piccoli musei della civiltà contadina e nel

mio paese si sta rincorrendo da anni la realizzazione di una esposizione

permanente delle macchine agricole d’epoca di grossa taglia legate alla filiera

del grano: trattori e aratri, seminatrici, mietilegatrici e trebbiatrici e quant’altro.

San Potito Sannitico 2010, macchine agricole d’epoca in esposizione per la manifestazione Mietograno&Mangiosano

Per la realizzazione di una esposizione permanente intesa come un luogo

ampio in grado di ospitare macchine di grossa taglia collegate alla

meccanizzazione dell’agricoltura di tutto il ‘900, i collezionisti di macchine

agricole d’epoca del luogo guardano con estremo interesse proprio

all’estensione delle superfici coperte presenti all’interno della Ge.zoo.v a cui

bisogna ancora dare una destinazione precisa.

Page 63: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

63

Difatti, l’area fieristica prevista nel progetto di riqualificazione dell’area

GE.ZOO.V e il Centro Polifunzionale previsto nella masseria Campochiaro si

prestano in maniera sublime all’attuazione dell’Esposizione permanete delle

macchine agricole d’epoca del Sannio.

Sostanzialmente la proposta è quella di convincere (e non sarà difficile) i

collezionisti di macchine e attrezzature agricole d’epoca della zona, a creare

all’interno dell’area fieristica prevista nella Ge.zoo.v una mostra permanente e

gli Amministratori (ed anche questa è una strada percorribile con facilità) a

mettere a disposizione una superficie coperta affinché questo possa accadere.

Dicevo che non sarà difficile perché, considerata la mole di queste

attrezzature, i collezionisti trovano difficoltà a reperire spazi sufficienti nelle

loro abitazioni e sono sistematicamente alla ricerca di grossi ambienti per

stoccare i pezzi della loro raccolta e gli Amministratori potrebbero trovare

interessante l’idea poter disporre di una raccolta di macchinari antichi fruibile,

sicuramente unica nel territorio.

Basti dire che nel raggio di cinque chilometri si contano ben 22

trebbiatrici, in parte di collezionisti e in parte di discendenti di contoterzisti che

per un motivo o per un altro non hanno trovato il coraggio di disfarsi della

macchina che per il passato ha dato da vivere alla famiglia, e che lo stesso

discorso vale per trattori e altri macchinari.

Le trebbiatrici sono macchine che sul mercato si acquistano mediamente

al prezzo di 2.000,00 euro, un prezzo alquanto modesto per una macchina cosi

voluminosa e complicata, ma hanno un valore affettivo spesso altissimo (le

persone non riescono a disfarsi di queste macchine o perché ci hanno lavorato e

quindi vi sono legate personalmente o per rispetto di un vecchio familiare).

Page 64: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

64

Ciononostante, tutti i possessori di macchine cosi voluminose, spesso

realizzate quasi per intero in legno, ma anche di vecchi trattori o altre

attrezzature agricole datate, incontrano difficoltà a trovare o a conservare a

queste ultime un ricovero adeguato, e sarebbero ben felici di donarle purché se

ne garantisca la sopravvivenza e la memoria dell’originario proprietario.

Un reciproco vantaggio quindi: il collezionista, che dispone delle

macchine, avrà un sito dove collocare i pezzi della sua collezione e il Comune,

che dispone del sito, avrà una mostra permanente fruibile.

Fra l’altro ho avuto già modo di verificare che collezionisti, aziende,

associazioni e privati che non sono disponibili a donare gli oggetti che

posseggono, sono sicuramente interessati ad esporre anche permanentemente i

loro macchinari storici sia agricoli che industriali rimanendone proprietari.

La consapevolezza che un’area espositiva fine a se stessa, seppure

dinamica, non riuscirebbe a sopravvivere e che questo sarà possibile solo se

l’esposizione diventa la cornice di attività “vive”, impone di lavorare in

sinergia con le Associazioni del luogo, con le Scuole e con le altre

Amministrazioni locali, affinché l’ambizioso obiettivo di far diventare questa

raccolta di macchine un punto di riferimento per il collezionista, per il turismo

scolastico e per il Territorio, possa essere raggiunto.

Lo sviluppo territoriale, d’altronde, deriva fondamentalmente da una

maggiore densità di imprese, istituzioni e iniziative; imprese le cui attività

siano interconnesse, in modo che ciascuna crei contemporaneamente

opportunità di cooperazione e di stimolo competitivo per le altre; istituzioni

che interagiscono fra loro e con le imprese, fornendo servizi e beni pubblici.

I passaggi da fare sono sicuramente tanti ed ancora da concertare e da

definire, ma sicuramente passeranno attraverso questi punti:

Page 65: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

65

- Delibere dell’Amministrazione Comunale volte alla realizzazione

dell’iniziativa;

- Sistemazione dell’area su cui insisterà l’Esposizione da parte

dell’Amministrazione Comunale;

- Costituzione di un’associazione con veste giuridica per gestire

l’iniziativa e partecipare a bandi pubblici per il reperimento di

finanziamenti;

- Contattare collezionisti e possessori a vario titolo di attrezzature

agricole d’epoca;

- Catalogare le attrezzature dividendole per tema (aratura, fienagione

…) o in categorie (trattori, trebbiatrici, mietilegatrici, seminatrici,

aratri …);

- Organizzare l’esposizione (magari con un consulente) ed entrare in

rete con gli altri luoghi espositivi del territorio;

- Organizzare vari eventi nel corso dell’anno (visite guidate, convegni,

manifestazione di aratura e trebbiatura con le macchine d’epoca …);

Page 66: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

66

Conclusioni

Ho redatto questa tesi cercando di inserire la storia di San Potito

Sannitico nell’ambito delle vicende politiche ed economiche del Novecento

italiano.

Ho cercato di evidenziare come anche il più piccolo dei paesi abbia dato

il suo contributo nella costruzione della storia italiana e che una lettura anche

della vicende di un contesto più piccolo possa contribuire al rilancio

dell’economia del Paese.

La tesi, dopo avere analizzati le vicende di San Potito Sannitico nel corso

del Novecento si conclude analizzando la proposta di realizzare una

esposizione permanente delle macchine agricole d’epoca del Sannio nell’area

dismessa della Ge.zoo.v.

Le premesse ci sono tutte: un’Amministrazione comunale intenzionata a

farlo; le macchine storiche e le persone interessate a mettere in pratica l’idea;

lo spazio e le strutture per ospitare l’iniziativa; anch’esse in qualche modo

legate agli avvenimenti dell’economia del ‘900 in quanto costruite con i fondi

della Cassa per il Mezzogiorno. Rimane da formalizzare un progetto organico

che veda coinvolti tutti gli attori in campo.

Non sarà un lavoro facile, poiché al di là della disponibilità delle

macchine e del sito, chi si occuperà di portare avanti l’idea avrà prima la

necessità di accedere a finanziamenti e poi quella di gestire l’esposizione, per

cui dovrà operare delle scelte fra pubblico o privato in funzione anche delle

Page 67: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

67

opportunità di lavoro che il progetto potrà offrire e delle occasioni di studio

inerenti sia la meccanica agraria che la storia delle macchine utilizzate.

Pubblico o privato sarà una scelta di fondamentale importanza

riconducibile a esperienze museali già in atto: Museo Piana delle Orme a

Latina per il privato e il MUSA (Polo Museale della Tecnica e del Lavoro in

Agricoltura) di Benevento per il pubblico; entrambe molto significative, con

sale espositive e per convegni e spazi all’aperto, entrambe aperte al turismo

scolastico, ma con problematiche gestionali e di sopravvivenza differenti.

Sono molto soddisfatto di aver avuto l’opportunità di fornire il mio

modesto contributo nella riscoperta della storia e dell’economia di San Potito

Sannitico e alla rivalutazione di un sito in abbandono. A questo punto trovo

onesto lasciare a studiosi, tecnici ed Amministratori del paese il piacere di fare

ulteriori passi in avanti e aprire nuove piste da seguire, ed è anche con questa

speranza che la tesi in quest’ultima parte lascia il campo a futuri

approfondimenti.

Page 68: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

68

Bibliografia e fonti archivistiche

A. Conte, La città che ho in mente in San Potito Sannitico da villaggio rurale città del Parco, Amministrazione del comune di San Potito Sannitico, 2000.

A. De Bernardi, S. Guarracino (a cura di), Il fascismo, dizionario di storia, personaggi, cultura, economia, fonti e dibattito storiografico, Bruno Mondadori, Milano, 1998.

AA. VV., Enciclopedia del Cinema, Istituto Nazionale Luce, 2003.

Arch. Luciano Ricigliano, Relazione tecnica del progetto di adeguamento statico e funzionale dell’edificio comunale in via San Cassiano, San Potito Sannitico, 2012.

Archivio del Comune di San Potito Sannitico, Delibera del Consiglio Comunale n. 105 dell’8/10/2013.

Archivio Storico del Comune di S. Potito Sannitico, Comunicazione del Podestà alla Prefettura di Benevento, febbraio 1933.

Archivio Storico del Comune di S. Potito Sannitico, Delibera del Podestà n. 41 del 15 luglio 1939.

Archivio Storico del Comune di S. Potito Sannitico, Delibera di Consiglio n. 26 del 20 novembre 1915.

Archivio Storico del Comune di S. Potuto Sannitico, Delibera del Consiglio n. 2 del 15 febbraio 1918.

Archivio Storico del Comune di S. Potuto Sannitico, Delibera del Consiglio n. 12 del giugno 1926.

Archivio Storico del Comune di S. Potuto Sannitico, Determina del Podestà n. 27 del 27 marzo1935.

Consiglio e Ufficio Provinciale delle Corporazioni di Benevento, Circolare del 17 settembre 1939 rivolta ai podestà ed avente ad oggetto Grano ai meno abbienti e alle famiglie numerose.

Corrado Barberis, Le campagne italiane dall'Ottocento a oggi, Roma-Bari, Laterza, 1999.

Page 69: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

69

George Marshall, Stralcio del discorso pronunciato il 5 giugno 1947 alla Harvard University.

Giovanni Guadagno, Pietro Farina 1883-1954, ASMV, Piedimonte Matese 2002.

http://it.wikipedia.org/wiki/Piano_Marshall

http://pocobello.blogspot.it/2010/09/nazzareno-strampelli-e-la-battaglia-del.html

http://www.fondazioneconilsud.it/news/leggi/2010-06-25/mietograno-mangiosano/

http://www.italiadonna.it/public/percorsi/12004/12004002.htm

http://www.massimilianopizzirani.com/come-e-perche-mussolini-conquista-il-potere-145.

http://www.montidelmatese.com/content/eventi/scheda_evento.asp?id_evento=222

http://www.montidelmatese.com/content/localita/scheda_loc.asp?idcomune=8

M. Zoli, M. Vieri, Le macchine agricole, Storia dell’agricoltura del XX secolo, parte III, Ist. Enciclopedia Italiana, Roma 1996.

Nota della prof.ssa M. T. Iannitto indirizzata al sindaco di San Potito Sannitico.

Paolo Pecorari, L'Italia economica. Tempi e fenomeni del cambiamento (1861-2000), Padova, Cedam, 2009.

Paolo Rapa, Il Matese, Cattolici e laici a San Potito, Piedimonte Matese 1993.

Patrizia Battilani - Francesca Fauri, Mezzo secolo di economia italiana. 1945-2008. Bologna, Il Mulino, 2008.

Pierluigi Ciocca, Ricchi per sempre? Una storia economica d'Italia (1796-2005). Torino, Bollati Boringhieri, 2007.

Piero Bevilacqua (a cura di), Storia dell'agricoltura italiana in età contemporanea, Venezia, Marsilio, 1989-91.

Podestà di San Potito Sannitico - Denuncia del 24 ottobre 1945 al Comando Stazione dei RR. Carabinieri di Piedimonte Matese.

Page 70: L’evoluzione dell’agricoltura italiana nel Novecento. …...3.2 La prima guerra mondiale e il primo dopoguerra a San Potito p. 40 3 Sannitico 3.3 Gli anni del fascismo a San Potito

70

Podestà di San Potito Sannitico, 27 febbraio 1942 - Lettera di risposta al prefetto di Benevento in merito alla poche richieste di premio di semina presentate dai coltivatori del paese.

R.D. 13-02-1933, n. 215 - Nuove norme per la bonifica integrale.

Riccardo Bachi, L’Italia Economica del 1920 – Anno XII, Città di Castello Casa Tipografica Editrice S. Lapi, 1921

Rivista storica dell’agricoltura, Atti del Congresso Nazionale di Storia dell’Agricoltura, Milano 7-8-9-maggio 1971, Facoltà di Agraria, Milano 1972

Sergio Salvi, Viaggio nella genetica di Nazareno Strampelli, Pollenza (MC), Tipografia S. Giuseppe, 2008.

Stefano Jacini, Relazione sui risultati dell’inchiesta agraria, ed. Sommaruga, 1885, pag. 44

Vera Zamagni, Dalla periferia al centro. La seconda rinascita economica dell'Italia (1861-1990). Bologna, Il Mulino, 1993.

Vittorio Daniele - Paolo Malanima, Il divario Nord-Sud in Italia. 1861-2011. Soveria Mannelli, Rubbettino, 2011.