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Un bilancio degli interventi di messa in sicurezza del COVA. L’hi-tech lucano. Avanti col digital. Prosegue Porte Aperte. NUMERO 2 MAGGIO 2018

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Un bilancio degli interventi di messa in sicurezzadel COVA. L’hi-tech lucano. Avanti col digital. Prosegue Porte Aperte.

NUMERO 2 MAGGIO 2018

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Orizzonti idee dalla Val d’Agri Mensile - Anno 3° - n. 2/maggio 2018Autorizzazione Tribunale di Roman. 142/16 dell’11/07/2016Comitato editorialeMarco Brun, Luigi Ciarrocchi,Domenico De Masi, Andrea Di Consoli,Antonio Pascale, Walter Rizzi, Lucia Serino, Davide Tabarelli, Claudio Velardi, Paolo VerriDirettore responsabileMario SechiCoordinatriceClara SannaRedazione RomaEvita Comes, Alessandro Fiorenza,Antonella La Rosa, Alessandra Mina,Simona Manna, Serena Sabino,Giancarlo StrocchiaRedazione PotenzaOrazio Azzato, Francesco Calabrese,Ernesto Ferrara, Carmen IelpoHanno collaboratoNatale De Gregorio, Giovanni Lo Storto, Nicolò Sartori,Giampaolo TarantinoProgetto graficoCynthia SgarallinoImpaginazione Imprinting, RomaContatti Roma:piazzale Enrico Mattei, 100144 RomaTel. [email protected]:Via V. Verrastro, 3c85100 PotenzaTel 0971 [email protected] Tecnostampa snc via P. F. Campanile, 7185050 Villa d’Agri di Marsicovetere (Pz)www.grafichedibuono.it

Editore Eni SpAwww.eni.comRitratti autori Stefano FrassettoFoto Archivio Eni, Contrasto,Getty Images,IPA Independent Photo Agency,Sie Masterfilewww.enibasilicata.itChiuso in redazione il 15 maggio 2018

ORIZZONTI | 3L’EDITORIALE

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di Mario Sechi direttoreLa Basilicatadovrebbe

coniugare la straordinaria

bellezza del territorio

con la crescitaeconomica,

sociale e culturale

L e mie radici sono in Sardegna,là sono nato e ho vissuto finoalla maggiore età. Ho girato il

mondo, sono tornato a dirigere ilgiornale della mia terra, sono ripar-tito. Una vita in valigia. In questovai e vieni ho imparato che la miaisola non può coltivare l’idea di vi-vere solo di turismo.L’economia per crescere ha bisognodell’industria, della grande e dellapiccola impresa, del pubblico e delprivato. Tante volte ho cercato dispiegarlo a chi affermava di poterdare un lavoro a tutti solo con il tu-rismo. La realtà è diversa e non vamai scambiata con i desideri. Colti-vare l’utopia è utile, ma solo se i so-gni diventano un fatto concreto. Si parla molto di territorio, ma sidimentica la parola terra, ben piùaffascinante perché ha un sopra e unsotto. Sopra ci sono l’atmosfera, lanatura, la bellezza, l’uomo; sotto c’èquello che ci ha insegnato la geolo-gia, la crosta, il manto, il nucleo, c’èla storia del pianeta, ci sono le eregeologiche e nel caso della Basilicataci sono preziose materie prime,l’energia. Una fortuna che in Sarde-gna non c’è più. Nell’isola c’era unavolta l’industria del carbone, ma inItalia è un settore finito da tempo equesta decadenza - unita alla man-cata riprogrammazione industriale -si è portata dietro ferite che sono

posti di lavoro persi, nessuna alter-nativa concreta, soldi pubblici spesimale e piani industriali tradotti incattedrali nel deserto. Si fa presto aparlare di riconversioni e sostituzioninella produzione, ma quello che hovisto nella mia terra mi dice che icultori della decrescita felice sono iprimi portatori di infelicità. La Ba-silicata ha una storia per fortuna di-versa. E di successo. Quando Eni mi ha chiesto di occu-parmi di Orizzonti ho pensato allaBasilicata, bellissima. E al paradossodel bellissimo che senza l’opera del-l’uomo non si traduce in ricchezza.Fare una rivista per l’industria del-l’energia e la comunità dove Eni faimpresa è una sfida. Bisogna coltivarepassione per la verità, essere al servi-zio del bene comune, superare il pre-giudizio, fare tesoro degli errori com-messi, non temere mai né la criticané il confronto. In passato ci sonostati errori, incomprensioni, cose giu-ste e sbagliate. Orizzonti è la rispostaalla domanda di presenza, apertura,trasparenza. I nostri lettori sono lefamiglie della Val d’Agri, gli uominie donne che lavorano in Eni, chinelle istituzioni e nelle associazionisi rimbocca le maniche per la crescitaeconomica, sociale e culturale. Ab-biamo ricevuto elogi e critiche, iprimi fanno piacere, i secondi sonouno stimolo a fare sempre meglio.

Orizzonti è apertura, discussione,visione. Aprire l’azienda significamettere a disposizione conoscenza,lavoro, passione. Nell’articolo diLucia Serino sulla MISE, la messain sicurezza delle acque dell’area in-torno al Centro Olio, si trovano iprincipi che ispirano la nascita diquesto giornale: trasparenza, colla-borazione, competenza scientifica.Un’emergenza - il ritrovamento diidrocarburi nelle vasche del depura-tore consortile - è diventata l’occa-sione per fare mille passi avanti in-sieme. Così è nata la collaborazionetra l’Eni e il Consorzio di sviluppoindustriale. Dove c’era un problema,si è sviluppata l’opportunità per sa-pere, conoscere, creare nuovi postidi lavoro. Al dato storico dell’emer-genza si è sostituito un elementosolido di futuro, il domani. L’altro punto di grande significato èl’apertura del COVA di Viggiano.È partita un’esperienza originale perEni e il territorio: le visite guidate al

Centro Olio. Le reazioni sono stateeccellenti, enorme interesse, unadelle imprese industriali più com-plesse - l’estrazione del petrolio - che

diventa processo visibile al cittadinocomune. In tempi in cui si invoca -giustamente - trasparenza a tutti ilivelli, questo è un dato concreto dalquale si parte per fare altro. Il COVAè un gioiello d’ingegneria, qui av-viene il primo trattamento degliidrocarburi, viene separato il gas dalpetrolio e dall’acqua di strato, stoc-cato e poi inviato alla raffinazione.Le meraviglie della tecnica.La Basilicata è sinonimo di splen-dido e singolare paesaggio, ma nelsuo intimo coltiva una feconda fu-sione di radice contadina che si sposacon lo sviluppo di una cultura in-dustriale avanzata. Matera 2019 saràl’occasione per parlare anche di que-sto, del grande Enrico Mattei, dellapassione di Adriano Olivetti - duepatrioti - del recupero della visionedelle piccole patrie, della comunitàche oggi è relazione intima tral’umano e la tecnologia. Noi ci saremo.

Paesaggi e industria, una storia di successo

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ORIZZONTI | 5FOCUS

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Come succede spesso nella storiadelle persone, da uno scontronasce un incontro. “Che poi

non è esatto chiamarlo scontro, ilnostro compito è anche quello dipresidiare un’area, svolgendo il con-trollo. C’è stata un’emergenza”, equesto è un dato storico, “da questaemergenza è nata una sinergia ope-rativa che prima ha avuto la formadi un necessario contatto e confrontotecnico, cioè ci siamo seduti a un ta-volo con ingegneri, geologici, chimici,poi è diventato un dialogo aperto epiù complessivo di collaborazionestrategica. oggi possiamo dire chesiamo un interlocutore di Eni, uninterlocutore unitario e questo perl’operatività di un meccanismo pro-duttivo che si deve bilanciare con gliinteressi pubblici di cui siamo por-tatori non può che essere un bene”.Eustachio Cardinale, commissariodel Consorzio di sviluppo industriale,è un giurista che si occupa di crisiindustriali e materia fallimentare. Performazione, dunque, crede nella ca-pacità negoziale. “Per esercitare laquale – dice - la premessa è l’accessoai dati e alla trasparenza”. Dati, ag-giunge l’ingegnere Guido Bonifacio,direttore del Consorzio “che poi bi-

sogna valutare”. In una parola giocarea carte scoperte e, in questo contesto,è apprezzabile anche l’iniziativa Porteaperte al Cova.“Il Consorzio industriale è un ente

pubblico, un ente al servizio, la suavocazione è la promozione industria-le”, dice il professore Cardinale, “seho in questa regione una risorsa cheè fattore di sviluppo io non devoporre preclusioni, non devo oppormi.Devo conoscere per trovare una so-luzione. Poi, certo, possiamo ragionaresul modello di sviluppo ma su questopossiamo chiacchierare a lungo io elei”, aggiunge, guardando fuori dalla

finestra del suo studio lo scheletrodi ferro dell’ex liquichimica che fa-rebbe la felicità di un designer postindustriale “ma non è nelle mie fun-zioni decisonali occuparmi di questo”.

Più utile è capire l’esistente ed at-trezzarsi per il futuro valutando l’im-patto che hanno avuto le misure dimessa in sicurezza a un anno e piùdall’allarme lanciato proprio dal Con-sorzio industriale dopo il rinveni-mento di idrocarburi nelle vaschedel depuratore consortile. al Covadi viggiano e nelle aree del centroolio sono state messe in atto unaserie di misure di contenimento, pe-

rimetrazione e rimozione della con-taminazione delle acque in corri-spondenza dell’area dove è stato ri-scontrato il materiale surnatante.“Noi abbiamo visto di quale reazioneè stata capace Eni, in termini di in-tervento tecnologico”, racconta Bo-nifacio “e l’auspicio – ragiona Car-dinale – è che questa enorme com-petenza diventi un’acquisizione datrasferire in via strutturale alla nostracomunità tecnico-professionale, sa-rebbe uno straordinario valore ag-giunto”. Lo stato dell’arte tecnico èquesto: nell’ambito della MISE (Mes-sa in sicurezza di emergenza) in corsopresso il Centro olio val d’agri, sonostati progettati ed installati a cura diSyndial tre impianti mobili per iltrattamento delle acque sotterraneeemunte e il conferimento reflui pro-dotti presso il depuratore consortileaSI viggiano. L’utilizzo di impianti mobili consentedi incrementare la sostenibilità am-bientale degli interventi di risana-mento minimizzando gli impatti. Inpratica l’acqua non viaggia più inautobotti come rifiuto speciale dasmaltire ma arriva con un meccanismodi “pump & stock” già trattata alConsorzio. “a questo primo step –

aggiunge Cardinale - si aggiunge ilsecondo che è il nostro depuratore.Dunque un doppio controllo, conun servizio che noi svolgiamo perEni e con il risultato finale del processo

che è il riutilizzo delle acque a scopoindustriale in una dinamica circolareche oggi ci fa dire che prevenire èmeglio ma che, evitando suggestioni,la variabile e il rischio connesso nonsono prevedibili. L’importante è cherispetto alla variabile di un processonormato ci siano procedure d’urgenzae che, superata questa fase, si prendaesempio dal passato”. Nello specifico il volume totale di

acque che verranno gestite nel mo-mento in cui tutti e tre gli impiantisaranno in marcia raggiungerà unvalore mensile di 22.000 m3. I treimpianti mobili sono previsti nell’areaCuozzo, all’interno del Centro olioe nell’area Danella. Il primo dei treimpianti è stato installato da Syndialnell’aprile del 2017. Ne è seguito uniter per l’ottenimento dell’autorizza-zione all’esercizio e allo scarico chesi è concluso nel marzo 2018, con laConferenza dei Servizi decisoria del2 febbraio 2018.Nella stessa conferenza è stato auto-rizzato anche il secondo impiantoprevisto all’interno del Cova, chedal 26 marzo scorso è entrato in fun-zione in assetto di marcia controllata. Gli impianti mobili che fanno partedella MISE (insieme a quattro barriereidrauliche) hanno richiesto un inve-stimento iniziale di circa 1.500.000euro mentre per i costi della gestioneoperativa l’esborso annuale ammontaa circa 3.500.000 euro. I tre interventiprodurranno un’occupazione legataalla gestione degli stessi di circa 25,30 unità operative, mentre nelle fasidi realizzazione si raggiungerà l’im-piego di circa 20 unità operative perogni impianto.

Una sinergiastrategica

di Lucia Serino giornalista

A oltre un anno dal rinvenimentodi idrocarburi nelle vasche deldepuratore consortile, parlano il commissario del Consorzioindustriale e il direttore

22.000 metri cubi

il volume mensile di acquesotterranee emunte cheverranno gestite dai tre impianti mobili previsti all’interno del COVA

1,5 milioni di eurol’investimento iniziale per i tre impianti mobili. I costidella gestione operativaammontano a circa

3.500.000 euro all’anno

30 unità operativeverranno impiegate per la gestione degli impianti.Nella fase di realizzazione

saranno impiegate 20 unità per impianto

338tonnellate recuperate

146sondaggi effettuati di cui:

44sondaggi interni

102sondaggi esterni

4barriere idrauliche

3impianti mobili di depurazione delle acque provenienti dalla MISE

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TASSO DI PROSEGUIMENTO SCUOLA-UNIVERSITÀ 2000-2016Nord Centro Mezzogiorno

80%

75%

70%

65%

60%

55%

50%2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

I MIGRANTI DELLA LAUREALe università di Nord e Centro attraggono studenti, dal Sud i giovani emigrano

2016/2017:DOVE STUDIANOI GIOVANI LUCANI

Giovani che studiano nella loro regioneStudenti che vengono da altre regioni

Residenti in provincia di MateraResidenti in provincia di Potenza

Studenti iscritti in altre regioni

110.662 47.224

78.327 21.653

2.910 208

65.154 25.403

TRIENNALICICLO UNICO

MAGISTRALI

NORD

CENTRO

SUD

BASILICATA

397543

11

02

730

502779

59182

1920

59100

719881

1445

1111

144205

317782

1715

159327

2.1821.000

5601.348

1.1534.247

2562.185

8142.005

ORIZZONTI | 7IL PUNTO DI VISTA

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In quello che è forse il più granderomanzo mai scritto sul tempo esull’attesa, “Il deserto dei tartari”

di Dino Buzzati, i soldati della For-tezza Bastiani hanno un sussultoquando, osservando l’orizzontecome da tempo immemore facevanoinvano i loro predecessori, scorgonoqualcosa di indistinto muoversi inlontananza e si accorgono, dopoqualche ora, che si tratta di soldati.Il nemico tanto atteso sembra esserefinalmente in arrivo, e una grandeagitazione pervade tutti quanti, dallevedette agli ufficiali, dai vecchi gra-duati alle reclute. Quando ormaitutti sono schierati, pronti a ricevereordini, arriva tuttavia un dispaccioufficiale: quelle all’orizzonte nonsono manovre militari, ma semplicimisurazioni di confine, non c’è nes-suna azione da intraprendere e sipuò tornare all’indolente attesa disempre. Una situazione del generepuò ricordare, per certi aspetti, il no-stro Mezzogiorno: sempre in attesache il meccanismo giusto ingrani e

inneschi una crescita che lo porti ve-locemente al livello del resto delpaese. Certo, sarebbe ingeneroso parago-nare il Meridione italiano di oggi aquello, diciamo, degli anni in cuiscriveva Buzzati – in un momentostorico, cioè, grossomodo a metà tral’Unità e oggi. Ma non è per rubareil lavoro agli storici, o ripetere nar-razioni sentite già tante volte, chericordo come il nostro paese, vir-

tualmente dal giorno della sua na-scita, non abbia mai cessato di viag-giare a due velocità ben distinte. Ledifferenze sociali, economiche e po-litiche hanno gravato ancora sullerecenti elezioni, che hanno restituitol’impressione di un Nord e di unSud molto distanti tra loro, ancoramolto caratterizzati da stereotipi chesi vorrebbe presto dimenticati, di-namismo contro immobilismo, im-presa contro invocazione di assi-stenza dall’alto. Gli studi pubblicati di recente sullaRivista economica del Mezzogiornoedita da Svimez (Associazione per loSviluppo dell'industria nel Mezzo-giorno) sulla “questione universitariameridionale” hanno fatto da contro-canto ai segnali positivi osservati daInvitalia nello stesso periodo, e chevolevano un meridione capace di ag-ganciare la crescita e procedere aritmi superiori (2015, 2016) o per-lomeno paragonabili (2017) a quellidelle regioni settentrionali: secondotali studi, la fuga di 200.000 laureatidalle regioni meridionali al Nord haprovocato, negli ultimi 15 anni, laperdita di quasi 30 miliardi in inve-stimenti per la formazione di cuipoi, in fin dei conti, hanno benefi-ciato aree geografiche diverse. Considerazioni che riecheggiano inmodo inquietante nel dibattito incorso oltreoceano sull’opportunitàdi finanziare l’istruzione, opportu-nità messa in forte discussione daglistudiosi radicali (come l’economistadella George Mason University,

Bryan Caplan, nel recente libro “eCase Against Education”) e che, piùin generale, ci ricordano la malin-conia delle sentinelle di Buzzati, cosìeccitate al vedere qualche lieve mo-vimento all’orizzonte, così leste atornare nei ranghi di un’attesa che,in fondo, si sa velleitaria. Che fare, dunque, per invertire la

rotta? Una domanda che in così tantisi sono posti, così tante volte, da ri-schiare di suonare essa stessa vellei-taria. Una risposta semplice, natu-ralmente, non c’è, e certo le tanteproposte operative che vengono dafonti autorevoli, come quelle rias-sunte nell’ultimo Rapporto Svimez2017 sull’economia del Mezzo-

giorno, sono di per sé un segnalepositivo. Ma se l’educazione supe-riore, l’università, può avere unruolo: deve essere quello di polo diirradiazione positiva delle energie –di raccolta e messa in circolo diquanto il territorio può offrire, peril Paese e forse il mondo, certo, maanche per se stesso.

Le sentinelle del Mezzogiorno e lo sviluppo possibile

di Giovanni Lo Storto direttore generale della LUISS

In un’area, il Meridione, in cui sisono “persi” 30 mld di investimentiper la formazione in 15 anni,l’università deve essere un polo diirradiazione positiva delle energie

200.000 laureati

sono quelli che si sonotrasferiti dalle regionimeridionali a quelle

settentrionali negli ultimiquindici anni

30miliardidi investimenti in formazione “persi” in 15 anni per la fuga di cervelli dal Sud

16.698fuori sede

è il numero di giovani lucani iscritti ad atenei

di altre regioni nell’anno accademico

2016/2017

Fonte: Anagrafica MIUR

Fonte: Rapporto Svimez

Fonte: Rivista economica del Mezzogiorno/Svimez

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ORIZZONTI | 9SGUARDI SUL MONDO

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Quella del Golfo Persico èun’area carica di contraddi-zioni: la mano oppressiva dei

regimi autoritari fa da contraltare aredditi pro capite tra i più alti almondo, mentre spinte verso consu-mismo e globalizzazione si scontranocon la crescita del tradizionalismosociale e religioso, limitando l’eman-cipazione di gran parte della società,donne in primis. In questo contesto,anche il settore dell’energia si trovadi fronte a situazioni paradossali.Alla luce della grande disponibilitàdi petrolio e gas naturale, i paesidella regione hanno procrastinato alungo la trasformazione dei proprimodelli energetici, portandoli spessoai limiti della sostenibilità. Solo ilcrollo del prezzo del greggio nel2014, e la lenta e faticosa risalitafino agli attuali 70 dollari e oltre al

barile, hanno convinto i regimi delGolfo della necessità di rivedere ediversificare il proprio portfolio eco-nomico-industriale, incluso il settoredell’energia. Un processo di riforma,tanto complesso quanto epocale, chenon potrà prescindere dall’apportodelle rendite petrolifere, elementocardine e motore principale dellatransizione energetica nell’area.La regione del Golfo Persico ospitaquasi il 50 percento delle riservemondiali di greggio, e circa il 40percento di quelle di gas. Sebbenequeste risorse non vengano sfruttatein modo estensivo come in altripaesi produttori - gli stati del Golfoproducono infatti ‘soltanto’ il 34percento del petrolio e il 14 percentodel gas naturale estratti a livello glo-bale - esse rappresentano la linfavitale per i governi della regione el’asse portante dei loro sistemi eco-nomico-sociali. Nel caso dell’ArabiaSaudita, primo esportatore di greggioa livello globale, le rendite petrolifererappresentano circa l’85 percentodell’export totale. In altri paesi dellaregione, come Kuwait e Iraq, si at-testano rispettivamente al 95 percentoe al 98 percento, mentre Iran e Emi-rati Arabi Uniti - dove i tassi di di-versificazione dell’economica sonorelativamente più elevati, si arriva al60 e 30 percento. Introiti che perdecenni hanno permesso ai governidel Golfo di garantire ai propri cit-tadini generosi servizi, benefit esussidi senza dover ricorrere a tassa-zione, ma che con il crollo del prezzodel greggio del 2014 si sono rivelatiun elemento di vulnerabilità per lecasse e i conti economici di questipaesi. Sebbene le abbondanti riserve fi-nanziarie accumulate abbiano, inpassato, permesso di far fronte agli

immensi deficit di bilancio registratitra il 2015 e il 2016 (quasi 100 mi-liardi di dollari per l’Arabia Sauditanel 2016), la crisi ha imposto aipaesi della regione una seria riflessionesul proprio futuro energetico e sucome avviare una transizione chevalorizzi al massimo le ingenti riservedi idrocarburi, pur muovendosi versoun futuro di sostenibilità, economicaancor prima che energetica. E propriograzie ai proventi petroliferi, i paesidel Golfo stanno promuovendo am-biziosi programmi per ridurre lapropria dipendenza energetica daidrocarburi (i.e. per la generazioneelettrica), incoraggiare la creazionedi una filiera industriale incentratasu tecnologie a basse emissioni dicarbonio, e - grazie a questo - ridurrele proprie vulnerabilità fiscali senzaimpattare negativamente sugli equi-libri socio-economici. Difficilmente,infatti, un programma ambiziosocome quello lanciato da Turki Mo-hammed Al Shehri - capo del Rene-wable Energy Project DevelopmentOffice saudita - potrebbe materia-lizzarsi senza l’accesso al credito delfondo strategico. Il piano energeticoprevede l’installazione di 9 mila MWdi capacità fotovoltaica ed eolica al2023, per un budget di spesa totaledi 50 miliardi di dollari, 7 miliardidei quali solo per il 2018. Anche gliEmirati Arabi Uniti, che nel 2017hanno varato il loro Energy Plan2050, prevedono una crescita del50 percento del contributo delle rin-novabili e la riduzione dei consumidi energia primaria (da parte di cit-tadini e istituzione) del 40 percento.Gli Emirati si stanno posizionandocon forza nella nuova filiera, comedimostrato dai tender ultra compe-titivi assegnati a Abu Dhabi (1,79centesimi di dollaro per kilowattora).Al contempo, attraverso la DubaiClean Energy Strategy - lanciata nel2015 durante la fase di crollo deiprezzi del greggio - l’Emirato puntaa produrre il 75 percento del propriofabbisogno elettrico attraverso solu-zioni green. Infine il Kuwait, colpito

fortemente dalla caduta del prezzodel greggio, punta a realizzare lacentrale fotovoltaica di Dibdibah,per circa 1 miliardo, un passaggiointermedio per arrivare a produrreil 15 percento della propria elettricitàda fonti rinnovabili al 2030.Per quanto non sia la prima voltache, a fronte di shock sui mercatipetroliferi, i paesi produttori del-l’area del Golfo provino a lanciarepercorsi di revisione dei rispettivisettori energetici, alla luce delle no-

vità innescate dalla rivoluzione shaleamericana e al successo della COP21di Parigi, la strada riformista intra-presa dai singoli governi sembraquanto mai inevitabile. Con mercatipetroliferi ormai sempre più volatilie l’affermarsi di politiche e iniziative- a livello regionale e globale - voltea velocizzare il processo di decarbo-nizzazione e transizione energetica,le incertezze legate alla domanda diidrocarburi sembrano acuirsi. Inquesto contesto, la sfida, per i paesi

del Golfo si fa duplice. Continuarea investire nel settore degli idrocar-buri, per assicurarsi livello sufficientidi esportazioni (e rendite) tali da ga-rantire il funzionamento del pattosociale in piedi ormai da decenni,ma anche portare a termine il pro-gressivo processo di decarbonizza-zione nei tempi previsti, in mododa svincolare il più possibile le di-namiche di crescita economica dallavariabilità dei prezzi del greggio.

La ricetta energetica del Golfo

di Nicolò Sartori responsabile del Programma Energia dello IAI

I recenti shock petroliferi hannoincoraggiato i paesi della regionea procedere sulla strada dellatransizione energetica e delladiversificazione economica

Nel 2017 gli Emirati Arabi Uniti hannovarato l’Energy Plan 2050, che prevedeuna crescita del 50 percento del contributodelle rinnovabili e la riduzione dei consumidi energia primaria del 40 percento. Nella foto, uno skyline di Dubai City.

PIANI PER L’ENERGIA SOSTENIBILE DEL CONSIGLIODI COOPERAZIONEDEL GOLFO

BAHREINQATAR

KUWAIT

ARABIA SAUDITA

OMAN

EAU(EMIRATI

ARABI UNITI)

Obiettivi di energia sostenibile

Obiettivi di efficienza energetica

* Fotovoltaico** Concentrated Solar Power*** Biomasse**** L’intensità energetica è una misura dell’efficienza energetica calcolata come unità di energia diviso unità di prodotto interno lordo (PIL).

Intensità energetica**** = Paesi G7

14% picco domanda

8% consumo elettricità

2022

2040

2020

2021

9,5 GW

54 GW SOLARE 41 GW

EOLICO 9 GW

W2E*** 3 GWGEO 1 GW

Intensità energetica**** = Paesi G7

2020

2030

2020

5% della generazione

15% della generazione

CSP** 5,7 GWFV* 4,6 GWEOLICO 0,7 GW

5% efficienza di generazione

10% cons. energia in edifici2021

2021

2020

2030

2021

24% di energia pulita

7% della capacità in. (Abu Dhabi)

5GW di solare FV* (Dubai)

2030

20% consumo elettrico pro capite rispetto al 2011

35% consumo idrico pro capite rispetto al 2011

30% (Dubai) di consumo energetico rispetto alla norma

2017

5% di consumo medio di gas per KWh di generazione

2020 5% della capacità installata

20% della capacità installata (1800 MW)

2015

Fonte: Rapporto IRENA 2016

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BASILICATA, GLI SCAMBI CON L’ESTEROESPORTAZIONI A PREZZI CORRENTI (indice: 2012=100) VARIAZIONE (%) DELL’EXPORT LUCANO PER SETTORI (2016/2015)

0

50

100

150

200

0

200

400

600

800

2012 2013 2014 2015 2016 -40 -20

BasilicataBasilicata autoveicoli (scala di destra)MezzogiornoItalia

0 20 40 60 80

AGRICOLTURA

ALIMENTARE

APPAR. ELETTRONICI

AUTOVEICOLI

MACCHINARI

METALLI

MOBILI

PETROLIO GREGGIO

TOTALE

PotenzaMatera

Melfi

Balvano

Pisticci

Piana diMetaponto

Vulture

AGLIANICOACQUE MINERALI

SATA/FIAT

FERRERONUTELLABISCUITS

BISCOTTIDI LEO

AMAROLUCANO

FRAGOLACANDONGA

CALIA

LE START UP IN BASILICATA NEL 2017 LE GRANDI AZIENDE

0,81%

64del totale delle start upin Italia

Basilicata

0,56%delle societàdi capitale

della regione

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Cosa ci fanno i tetti di Materain via Carlo De Angeli a Mi-lano, salotto dell’art district

meneghino? Gli eredi del cavalierePasquale Vena, il pasticciere un po’alchimista che aveva frequentato, allafine dell’800, la scuola di Caflisch aNapoli, per lunghi anni sono stati ipiù famosi esportatori del brand Ba-silicata. L’amaro lucano di Pisticci,ultracentenario, oggi è tornato conorgoglio a mettersi in mostra a casa,con uno store monomarca di 60metri quadri aperto in via del Corsoa Matera. La vetrina offerta dall’ormaiprossimo 2019 è imperdibile, quipuoi fare business anche con i fichisecchi, come hanno pensato bene iColavolpe da Belmonte calabro, sbar-cati nei Sassi da qualche mese. Ma ilucani oggi vogliono di più dalla vitae nel panorama economico regionale,

che assegna stabilmente a Potenza ilmiglior posizionamento per la pro-duzione industriale automobilisticadi Melfi e quella petrolifera in vald’Agri e val Camastra, sostenendo ilranking del territorio per occupazione,stipendi e creazione di Pil, si innestanosegmenti di nuova e rinnovata im-prenditorialità che mette insieme in-telligenza creativa, ricerca, investi-mento tecnologico e supporto stra-tegico pubblico. Attenzione agli acronimi. C’è vogliadi fare, di semplificare la vita e diportare la Basilicata fuori dalla cadenzadell’inesorabile dietro sigle come IoTsrl, BweB, HICS, PickMeApp Srl,BenchSmart srl, iGoOn: corre veloce(con i dovuti interrogativi di pro-spettiva di lungo periodo) la primaveradelle start up e dei nuovi assetti sup-portati dai bandi pubblici dell’indu-

stria 4.0. Galoppa l’industria culturalee creativa, dall’audiovisivo ai beniculturali al turismo, incoraggiata dal-l’ultimo rapporto Mibact secondo ilquale i ricavi in questo settore cresconopiù del Pil. Veicola apertura e voglia

di modernità, pur nel quadro di unmondo del lavoro precario da tutelaree di vocazioni da definire quando lafesta sarà finita. Una enorme officina Leonardo chesta tra cielo e terra, dall’aerospazio

(qui c’è un apposito cluster di indottosorto attorno all’agenzia spaziale ita-liana) alla manifattura digitale, aldesign, alle promesse del 5G (Materaè sede sperimentale con Milano,l’Aquila, Firenze e Bari) che non tra-sformerà certo la Lucania in una Ba-silicon valley ma che in fondo, conun tessuto di piccole e varie imprese,mette insieme matematica e poesiacome profetizzò Leonardo Sinisgalli,l’ingegnere di Montemurro che volevaoffrire letteratura agli industriali espedire i poeti nelle fabbriche. Ritardistrutturali e criticità restano, apertele grandi questioni ambientali, mavale la pena scommettere sull’ideache è possibile uscire da drammi an-cestrali e collettivi, alternando lalettura di una terra dove ancora lesarte prendono le misure per gli abitida morto, come in un romanzo di

Dora Albanese, all’intraprendente ri-cerca della forma che stanno facendoi giovani (ingegneri, giornalisti, in-formatici) di Effenove, una societàdi visual effect 3D. Eppure il grosso della produzione,

I nuovi ambasciatori hi-tech del brand Basilicata di Lucia Serino

Oltre all’auto e agli

idrocarburi,l’evoluzione

imprenditorialedella Basilicatapassa attraversopiccole e medie

iniziativealimentate

da innovazione,creatività

e cultura locale

53.028 impresesono quelle attive

in Basilicata al settembre2017, +0,7% rispetto allo stesso periodo

del 2016*

2.034 milioni di euro il valore delle esportazionidelle imprese lucane neiprimi nove mesi del 2017,-10,1% rispetto allo stesso

periodo del 2016*

+17% il saldo

nei primi 9 mesi del 2017,sul 2016, tra le imprese

che indicano un aumento equelle che segnalano unariduzione delle vendite*

quella più pesante e meno pensante,rimane a Potenza e, oil&gas a parte,viaggia su quattro ruote sostenendoda sola più dell’80% dell’export.Alla Sata di Melfi è tempo di attesa.Si attendono le decisioni dell’uomoin maglione blu, Sergio Marchionne,per capire se la nuova Punto si pro-durrà nello stabilimento metalmec-canico lucano consegnando una rin-novata opportunità dopo il calo fi-siologico delle vendite della 500x edella Renegade e la conseguentecassa integrazione a intermittenza.C’è meno epopea da raccontare, idazi di Trump potrebbero essereuna complicazione, e in fabbrica losforzo di innovazione non sempresi concilia con la forza delle braccia(fa discutere l’esoscheletro bionicoche aiuta a sollevare pesi fino a 15chilogrammi indossato da alcunioperai Fca) ma la sensoristica evolutae la manutenzione predittiva è ormaila sfida della robotica in simbiosicon l’uomo. Non siamo ancora agliandroidi di Asimov. Più dolce è l’attesa a Balvano dovela Ferrero produrrà i “Nutella bi-scuits”, il nuovo prodotto della mul-tinazionale di Alba che verrà confe-zionato proprio nella sede lucanagrazie a un accordo di programmatra il ministero dello sviluppo eco-nomico, la Regione e Invitalia. Maa tavola, a colazione, non sfiguranoi biscotti materani Di Leo, ormainel carrello della spesa di tutti gliitaliani, e, se aggiungiamo l’acqua el’aglianico del Vulture e le fragolecandonga del Metapontino, la Ba-silicata company del food gioca confierezza le sue carte nel sistema Italia.Esce dalla crisi ma non troppo il di-stretto del salotto: se Calia apre negliStati Uniti, Natuzzi è alle prese conla cassa integrazione mentre il Map-ping Basilicata offre il modello dasostenere e ottimizzare delle retid’impresa per l’internazionalizzazione.Il futuro è una faticosa costruzionequotidiana che però sta alla larga,per dirla con Franco Arminio, dagliscoraggiatori militanti.*Fonte: Banca d’Italia

Fonte: Banca d’Italia Fonte: Banca d’Italia

Fonte: Unioncamere

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BLOCKCHAIN

DATA

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DATA

DATA

DATA

DATA

DA

TA

MIDSTREAMAttività di trasporto e stoccaggio degli idrocarburi

DOWNSTREAM• Processo di raffinazione del greggio nei derivati• Distribuzione e vendita sul mercato dei prodotti raffinati

GIACIMENTOOIL & GAS

RAFFINAZIONE& FORNITURA

UTENTIFINALI

ESPLORAZIONEE PRODUZIONE

PORTFOLIOMANAGEMENT

UPSTREAM• Acquisizione dei diritti di sfruttamento • Esplorazione (studi geologici e rilievi geofisici) • Sviluppo (allestimento dei siti d’estrazione) • Produzione (estrazione)

DISTRIBUTOREDI CARBURANTE

ORIZZONTI | 13TECNOLOGIA

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B lockchain, la tecnologia chesta alla base di tutte le cripto-valute, come il bitcoin, è una

delle parole del momento e non soloper chi si occupa di tecnologia. Oltrealle criptovalute, questa tecnica stamostrando importanti ambiti di ap-plicazione in molti settori. In quellodell’energia, la blockchain potrebbeintrodurre cambiamenti davvero ri-voluzionari. Ma come funziona la “tecnologia deiblocchi”? Cercando di semplificareal massimo, si tratta di un databasepubblico, condiviso da ogni utenteche prende parte a una transazione.Ogni soggetto è connesso con gli al-tri e ha sempre a disposizione il re-gistro blockchain che registra tuttele transazioni di ogni utente. Questosignifica che il registro è aperto econsultabile da chiunque lo utilizzi,che ogni computer è sempre a co-

noscenza di tutte le operazioni chevengono fatte dagli altri. In questomodo le elaborazioni, per essere con-cluse, non hanno bisogno dell’ap-provazione di un soggetto terzo chele garantisca ma sono i nodi del net-work a validare gli scambi. Una con-formazione che conferisce rapidità,trasparenza, sicurezza e affidabilitàalla transazione. Tornando all’energia, la blockchainpossiede, quindi, un insieme di ca-ratteristiche che la rendono lo stru-mento ideale per effettuare transa-zioni tra soggetti che possonoacquistare e vendere energia auto-nomamente, senza l’intermediazionedi operatori centralizzati. Il mercato elettrico potrebbe offrirea un gran numero di soggetti, nonsolo compagnie energetiche e utility,la possibilità di scambiare energia.L’assetto delle reti, anche grazie alla

grande diffusione del fotovoltaicoper uso domestico, sta andandosempre di più nella direzione di net-work distribuiti composti da nodiinterconnessi, dai singoli quartierifino a un livello globale, compostoda impianti sia industriali che domi-ciliari. La blockchain può renderepossibile effettuare in sicurezzascambi di kilowatt direttamente traprivati.L’esempio più noto è quello di NewYork, dove è stata realizzata una piat-taforma di trading che ha creato lecondizioni per la condivisione dienergia elettrica tra gli abitanti dellazona di Brooklyn. Modelli simili sono stati sperimen-tati anche in Australia, Sudafrica,Olanda e Finlandia. Nel paese scan-dinavo è stata anche sviluppata unatecnologia blockchain che permettedi controllare gli elettrodomestici

collegati in casa attraverso Internet,ottimizzandone i consumi. Nel 2017 Eni, assieme a BP e WienEnergy, ha dato il via alla sperimen-tazione della piattaforma blockchain“Interbit” per realizzare il primo si-stema di commercio elettronicodell’energia sicuro e autogarantito.Sono esempi di trading diretto, chenon richiedono il coinvolgimento diterze parti, applicabili sia a scambidi grandi quantità di elettricità traimprese che a transizioni di modestaentità. Il punto di forza della block-chain è, quindi, l’assenza di inter-mediari che connettono diverse piat-taforme, così da rendere i mercatidell’energia accessibili anche aglioperatori più piccoli e spingere versouna diminuzione dei costi di ge-stione che pesano sul consumatorefinale.

Una blockchainper il mercatoelettrico

di Giampaolo Tarantino giornalista e web editor

Sarebbe ideale per effettuaretransizioni tra soggetti che possono acquistare e vendereenergia automaticamente e in tempo reale

La tecnologia Interbitper l’energia

All’inizio del 2017 Eni, insiemea BP e Wien Energy, ha lan-ciato un primo progetto pilotaper sviluppare una tecnologiablockchain dedicata alla ge-stione degli scambi di energiafra differenti soggetti. In soli tremesi, grazie alla piattaformablockchain “Interbit” svilup-pata dalla canadese BTL, èstato messo a punto il primosistema di commercio elettro-nico dell’energia intrinseca-mente sicuro e autogarantito.L’esperimento ha riscosso unsuccesso tale che alla fine del2017 si sono aggiunte diversealtre aziende. L’obiettivo ora èestendere il campo di applica-zione di OneOffice – l’applica-zione dedicata basata sullatecnologia Interbit – all’interoprocesso di compravenditadell’energia e di inaugurare lenuove transazioni a tempo re-cord, già entro il 2018.

COME FUNZIONAUna blockchain energetica, che consentel’elaborazione di transazioni in modoautomatizzato e in tempo reale sulla basedi parametri concordati da coloro che lagestiscono, potrebbe sbloccare massiccirisparmi eliminando il tempo e il denarospesi per produrre, trasportare,scambiare, elaborare e archiviaretransazioni tra le parti.

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ORIZZONTI | 15ENI INFORMA

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È una bella domenica di maggioa Viggiano. Clima mite, cielosereno. Sono le nove e mezza

del mattino e gli ospiti della primadata della I edizione di “Porte aperteal Centro Olio Val d’Agri” arrivanoalla spicciolata. Si avvicinano altavolo degli accrediti con fare curioso,sbirciando con un occhio il welcomecoffee e con un altro le sedie in filauna dietro l’altra. Sopra ciascuna

sedia sono stati posizionati due stranioggetti: un casco giallo e una piccolaborsa nera. A cosa serviranno? Loscopriranno prestissimo. Il tempodi accomodarsi e fare la conoscenzadelle persone Eni che avranno ilcompito di accompagnarli in questotour alla scoperta degli impianti edelle attività del più grande giaci-mento d’Europa su terraferma. WalterRizzi, responsabile coordinamento

progetti Eni in Val d’Agri e FrancescaZarri, responsabile del Distretto Me-ridionale di Eni, sono in prima fila.Accanto a loro il direttore di produ-zione, il direttore del Centro Olio eun operatore dell’ufficio perforazione.Saranno loro i referenti tecnici perqualsiasi domanda o dubbio da scio-gliere. E poi, immancabili, gli “uo-mini della sicurezza”, addetti spe-cializzati in questa tematica che nel-l’industria oil&gas rappresenta unasset imprescindibile; come angelicustodi in tuta arancione, accompa-gneranno gli ospiti in ogni tappa diquesta mattinata. Tocca a loro spiegareil motivo della presenza del casco e,soprattutto, del cilindro nero poggiatisulla sedia. All’interno di esso c’èuna maschera che, insieme al casco,rappresenta la dotazione di base perchiunque voglia vedere da vicinoimpianti industriali in marcia. Espletati i saluti di rito, qualchecenno sulla storia del petrolio in Vald’Agri e poi tutti a bordo. Un pul-lman parcheggiato all’esterno di CasaPadula, il punto di ritrovo, è prontoad accogliere i visitatori. La primatappa è il pozzo Monte Alpi 6-7-8.Ad accogliere i trenta “pionieri” diquesta iniziativa c’è la torre di per-forazione alta circa 60 metri, inseritacromaticamente all’interno del pae-saggio circostante, ad eccezione degliultimi 25 metri: quelli vanno tin-

teggiati di rosso e bianco, le leggidell’aeronautica sono perentorie.Qui, per la prima volta, l’energiadella Val d’Agri si può toccare conmano. Basta una “carota”, ovveroun campione di roccia provenienteda circa 4mila metri di profondità,ad aprire nuovi scorci di conoscenza.È in quel pezzo di roccia compattache si “annida” il petrolio della Valle.Depositato nel cuore della terra percentinaia di milioni di anni, non èun fiume che scorre: sono piccolegocce, intrappolate nella roccia, chela scienza e la conoscenza, unite allainsaziabile curiosità dell’uomo, hannopermesso di tirare fuori e utilizzareper gli scopi più disparati. Sono tante le domande: come avvienela perforazione di un pozzo? Checosti ha? Quanto dura? E se poi ilpetrolio non si trova? Possibile, magli studi sempre più dettagliati delladinamica dei giacimenti aiutano adallontanare quest’ipotesi. Il tempo corre, è il momento divedere come diventa un’area pozzoquando la torre di perforazione vienesmontata – sì, proprio come un Lego– e rimontata da qualche altra partenel mondo. L’esempio perfetto è ilpozzo Monte Alpi 5, a poche centinaiadi metri di distanza dal Centro Olio.Qui la testa pozzo è interrata e re-cintata. Tutt’intorno, in questo cheè un piazzale della grandezza di un

campo di calcio, altre infrastrutturee una serie di grandi tubi: è un’areacluster, ovvero un centro di raccoltadel greggio che giunge qui da altripozzi per poi essere trasportato tramitecondotta interrata, fino al CentroOlio. Da qui, per la precisione,transita il 20% del greggio estrattoin Val d’Agri. E dopo averlo tanto invocato, eccoloil COVA, acronimo che sta per Cen-tro Olio Val d’Agri. Si entra in pul-lman, e qui più che altrove è indi-spensabile la guida precisa e compe-tente del responsabile dell’impianto.In quell’intreccio di tubi e linee, unocchio inesperto potrebbe capirciben poco. Si parte dalla fiaccola,l’elemento di maggiore visibilità del-l’impianto all’esterno, un sistema disicurezza che in condizioni normaligenera una fiammella appena per-cettibile. Poi le linee di separazioneper il trattamento del greggio, unfluido formato da gas, olio e acqua,che fuoriesce dal sottosuolo di questoangolo di Basilicata. Per ciascunodei tre elementi è necessario un trat-tamento diverso. Anche le destinazionisono diverse: l’acqua viene portata asmaltimento o reiniettata, l’olio inviatoalla Raffineria di Taranto tramiteoleodotto e il gas immesso nella retenazionale. Infine l’ingresso in salacontrollo, il cervello del COVA.Operatori super concentrati moni-

COVA, la primaapertura al pubblico

di Carmen Ielpo

All’iniziativa “Porte aperte al Centro Olio Val d’Agri” tantigiovani e famiglie che hannovisitato l’impianto di Viggiano con curiosità e interesse

Le prossime date

L’INIZIATIVA: il Centro Olio Vald’Agri sarà aperto una domenicaal mese, da maggio fino a otto-bre. In queste visite aperte alpubblico, un percorso guidatocondurrà alla scoperta degli im-pianti della Val d’Agri. QUANDO: le prossime date fissatesono l’8 luglio, il 5 agosto, il 9settembre e il 14 ottobre. LA VISITA: il gruppo, massimo30 partecipanti al mese, potràvisitare un pozzo in perforazione,uno in produzione e infine, ilcuore delle attività in Val d’Agri,il Centro Olio di Viggiano.A CHI È RISERVATA: ai semplicicittadini, ma anche ai rappre-sentanti di enti o associazioni.COSA FARE: l’appuntamento, ilgiorno della visita, è alle ore09.30 a Casa Padula, un piccolofabbricato accanto al CentroOlio. È necessario indossare pantalonie maglie a manica lunga e scarpechiuse. Al momento della registrazionesarà necessario mostrare il do-cumento d’identità e il modulodi manleva obbligatorio in pre-senza di visitatori minorenni. COME CI SI PRENOTA: per infor-mazioni e prenotazioni è possibileconsultare il sito enibasilicata.it,compilando l’apposito modulo;contattare il numero 348.3570051 o scrivere all’indirizzo [email protected]. Le prenotazioni si chiudono alleore 18 del venerdì precedentela visita.

torano uno a uno i pozzi e le linee diproduzione sui grandi monitor asse-gnati a ciascuno di loro. Qui l’atmo-sfera è ovattata, c’è silenzio, si lavora24 ore al giorno, 365 giorni all’anno,per garantire i migliori standard pro-duttivi e la sicurezza delle persone edell’ambiente. Il giro termina qui. Il bilancio diquesta mattinata? Per Nicola, inge-gnere meccanico energetico di Lauria,una vera scoperta: “Non immaginavoquesta realtà. Un’iniziativa impor-tantissima per chiunque voglia vederecon i propri occhi questi impianti enon basarsi solo sul sentito dire”.Per Domenica il format e il linguaggioutilizzati sono stati gli elementi dimaggiore interesse: “Una materiacomplessa non va semplificata maresa fruibile. Torno a casa con molteconoscenze in più”. Lucia, Emanuela,Alessandra: tante le ragazze presenti,tantissimi i giovani: “Ci interessaquesto mondo perché lo vediamosempre con una certa distanza. Ep-pure di petrolio in Basilicata si parlatantissimo”. Da Villa d’Agri è arrivataun’intera famiglia, con due figli ado-lescenti: “Siamo davvero contenti diaver fatto questa esperienza e diaverla fatta vivere ai nostri figli che,quotidianamente, vedono gli impiantie ne sentono parlare. Sicuramentediffonderemo la voce tra i nostriamici”.

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6.050CONVERSAZIONI SUL TEMA

DELLA DIGITALIZZAZIONE

41%DELLE

CONVERSAZIONISI SONO SVOLTE

SUI CANALIEDITORIALI

59%DELLE CONVERSAZIONISI SONO SVOLTESUI CANALI SOCIAL

M5S presenta a Potenza il progetto

Un’altra sanità

La Basilicataalla SMAUdi Berlino

con 7 Start-up

DigitalTrasformation

delle PMI

In arrivo440 milioni

da destinarea ricerca

e innovazione

ProgettoT3 Innovation

presentatoa Potenza

da MarcelloPittella

TWITTER 25%

INSTAGRAM 20%

FACEBOOK 10%

VIDEO 3%

FORUM 1%

NEWS 33%

BLOG 8%

CONVERSAZIONIPER CANALE

Momenti in cui le conversazioni hanno registrato incrementi significativi:

• Fine maggio/inizio giugno grazie alla presentazione del possibile progetto di innovazione sanitaria ad opera del Movimento 5 Stelle

• Fine agosto/inizio settembre grazie al viadel progetto T3 innovation

• Fine febbraio/inizio marzo con la trasformazione digitale che riguarda le PMI

CANALI SOCIALCANALI EDITORIALI

MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC FEB MAR APR

TREND DELLE CONVERSAZIONI472

985

522 541

45%T3 INNOVATION

10%INVESTIMENTI

DAL MISE

5%MATERA PER LE IDEEINNOVATIVE

15%START-UP

LUCANE

25%FIBRA OTTICA

E INTERNET

TEMI DELLE CONVERSAZIONI

GEN

INDUSTRIA EDUCATIVA E RICREATIVA

32% BIO-AGRICOLTURA

23% AUTOMOTIVE

23% ENERGIA

21%

AEROSPAZIO

1%

CONVERSAZIONIDEL PROGETTOT3 INNOVATION

PER AREE DI SPECIALIZZAZIONE

ORIZZONTI | 17DATA ROOM

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La Basilicata parla digital,ultimamente. I numeri, certamentecontenuti rispetto alla realtà italianae mondiale, dimostrano comunqueche nell’ultimo periodo, grazie allancio di diverse iniziativetecnologiche come la T3Innovation, piattaforma di sviluppoe sostegno per le imprese, il temadella digitalizzazione ha presopiede nel mondo virtuale lucano,manifestandosi in tutti i canali

social ed editoriali. Nell’ultimoanno, da maggio 2017 a maggio2018, la digitalizzazione hagenerato 6.050 conversazioni nellaregione, il 59 percento delle qualisui canali social ed il restante 41percento sui canali editoriali. Ilprincipale tema che emerge nelleconversazioni (45%) è il progettoT3 Innovation, la struttura ditrasferimento tecnologico ideatadalla Regione Basilicata perl'innovazione di imprese, ricerca e startup.

Basilicata sempre più digital

Fonte: Brandwatch - Elaborazione dati Eni

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ORIZZONTI | 19INTERVISTE

C osa vedrà mai all’orizzonte un cabarettista lucano, giovane e inesperto,che si forma sul campo e mette in scena la sua arte per strada? Aprima vista, lo scenario non sembrerebbe rassicurante per il futuro,

ma esistono esperienze che riescono a spostare diametralmente il punto divista. A raccontarci la sua storia è Dino Paradiso, cabarettista di Bernaldache ce l’ha fatta, che è riuscito a fare di quest’arte un lavoro a tempo pieno,calcando palcoscenici di alto livello come quelli di “Made in Sud” e “Colo-rado” e vincendo due ambiti premi del settore, come il “Bravo Grazie” e il“Premio Charlot”.

Raccontaci il tuo percorso, come si inizia a fare cabaret in Basili-cata?

Ho sempre avuto la propensione a stare in mezzo al pubblico, ma la svoltac’è stata quando ho iniziato a seguire, qui in Basilicata, la scuola per attoricomici di Serena Dandini. Per un anno mi sono confrontato con gente delmestiere, già esperta, e per un po’ ho anche creduto di non essere tagliatoper questo lavoro.

Poi invece…Più ho iniziato a viverlo e ho capito che era il mio futuro: ilmio primo spettacolo durò solo 20 minuti. All’inizio nonavevo grandi aspettative e non immaginavo che questo ungiorno sarebbe divenuto il mio lavoro. Lo dimostra il fattoche, nel frattempo, ho continuato a cercare un’occupazione,mi sono impegnato in politica e in tante altre cose.

Sei un attore comico di professione da più di treanni. Come si rimane attaccati al territorio e alle ori-gini lucane?

Il luogo in cui sono nato è un tratto fondamentale del mioessere comico. Essendo un monologhista, racconto la mia vita e quella ditutti, cerco punti di connessione con il mondo e sperimento con verità tra-dizionali vecchie millenni. È tutta qui la bellezza di essere lucani, ed è perquesto che per me la territorialità è punto di inizio e di fine.

Anche fuori dalla Basilicata?Sì, e l’ho scoperto soprattutto nell’esperienza a Colorado: essendoci unaplatea variegata di comici provenienti da tutta Italia, ho aperto una finestrasulla mia regione, ancora poco conosciuta, e questo mi ha differenziato datutti gli altri. Su questo territorio ho scelto di inseguire il sogno, qualcosa di

più strutturato rispetto al desiderio, che è più effimero. Trafare un teatro da diecimila persone e cento da cento ho sceltola seconda strada, che mi ha fatto anche riscoprire la bellezzadella mia regione.

Questa riscoperta ti ha fatto notare anche un’evoluzionedel territorio lucano?Beh sì, assolutamente. Questa regione trent’anni fa non eraassolutamente così, c’è stata una rivoluzione tecnico-struttu-rale, con ancora molti gap da colmare. Quello più profondo,probabilmente, è di consapevolezza da parte dei lucani diquanto questo territorio possa essere attrattivo. La verità èche lo status quo non può rimanere lo stesso. Mio figlio farà

un lavoro che oggi non esiste: il cambiamento è nelle cose, dobbiamo impa-rare a governarlo lì dove è possibile.

Cosa consiglieresti ai giovani lucani che vogliono allargare i propriorizzonti?

Di credere sempre in sé stessi, di aguzzare l’ingegno e di notare la crescitache ha avuto questa regione. Non ho la ricetta per il successo, ma serve unavisione: quello che ti distingue è la capacità di reinventarti e di essere sempreinnovativo nelle proposte.

Risate lucane:Dino Paradisosi raccontadi Natale De Gregorio

Questa regione 30 anni fa

non era assolutamentecosì, c’è stata una rivoluzione

tecnico-strutturale,con ancora molti gap da colmare

Porta alto il vessillo della cucina tricolore nel mondo, e ne è rappresen-tante ufficiale da quando, nel 2015, è diventato presidente della Fede-razione Italiana Cuochi. Un ruolo attraverso il quale Rocco Cristiano

Pozzulo coordina il lavoro di 124 associazioni provinciali, 20 unioni regionalie di numerose delegazioni estere. Chef di caratura internazionale, Pozzulonon dimentica le origini lucane: “È una terra unica, che spazia dalla montagnaal mare, passando attraverso un territorio che a volte è difficile da raggiungere,ma che proprio per questo diventa più attraente”.

Cosa ha portato della Basilicata nella sua cucina? La grande qualità dei nostri prodotti e parte delle ricette tradizionali cherappresentano un patrimonio gastronomico e culturale del territorio lucano.

Come il settore enogastronomico può sostenere lo sviluppo so-cio-economico della Basilicata?

Migliorando ogni giorno la qualità delle materie prime, delle ricette e delpersonale che lavora nel settore ristorativo mediante la formazione continuadegli operatori, compresi gli imprenditori, e anche facendo rete con il sistemaproduttivo. Sul piano pratico, sarebbe sufficiente trovare l’olio EVO lucanoin tutti i ristoranti e nelle mense della Basilicata; così come presentare intutti i ristoranti le quattro D.O.C lucane.

Sono tanti i giovani che si affacciano al mondo della ristorazione.Vede una nuova generazione di cuochi anche in Basilicata?

Certo. Ci sono tanti giovani cresciuti nella nostra associazione (l’Unione re-gionale Cuochi Lucani) che oggirappresentano delle eccellenze. Soloper citarne qualcuno, Stefano Casaleche lavora a New York dallo chefDaniel Humm (primo ristorante almondo secondo la classifica dei 50best), Nicola Galderisi che opera inun ristorante stellato di Parigi, men-tre sul territorio ci sono giovanicome Luigi Destino e Giuseppe Poc-chiari nel Vulture, Marco Pietrafesache lavora a Potenza e VitantonioLombardo a Matera (chef stellatoche ha lasciato da poco “LocandaSeverino” di Caggiano).

Pensa che Matera 2019 possa rappresentare un’occasione di pro-mozione per le eccellenze gastronomiche lucane?

Matera può rappresentare una grande vetrina per tutta la Basilicata proprioperché costituisce un polo regionale d’attrazione turistica, e non solo, al dilà di questo frangente ma anche per il futuro. Bisognerà approfittare delgran numero di turisti che quotidianamente vengono a visitare i Sassi perpresentare loro le peculiarità del patrimonio agroalimentare lucano. Perquesto la Federazione Italiana Cuochi ha rinnovato il protocollo d’intesacon la regione Basilicata, e da pochi giorni con la Fondazione Matera Basi-licata 2019, al fine di valorizzare i nostri prodotti mediante la professionalitàdei cuochi.

Come sta cambiando la sua professione e quale profilo avrà lochef di domani?

La figura del cuoco è già cambiata, infatti oramai si parla di professione enon di mestiere. Il cuoco ha sempre più responsabilità e deve costantementeessere aggiornato sulle produzioni e sulle nuove tecniche di cottura. maanche sulla gestione di una cucina e dei rapporti con i collaboratori, tuttoquesto attraverso una formazione ed informazione continua. Il cuoco deldomani è colui che si orienterà ad una cucina del benessere, che non vuoldire che dovrà imporre limitazioni, ma sarà colui che dovrà trovare un giusto

equilibrio tra ciò che fa bene e ciòche piace. Mi fa piacere ricordare,inoltre, che da pochi mesi la Fede-razione ha firmato un protocollod’intesa con il Ministero della Salutefinalizzato alla formazione dei risto-ratori e dei cuochi per una sana ali-mentazione, e che prevede, tra l’al-tro, che la nostra organizzazionesvolga una funzione di orientamentogenerale attraverso attività di forma-zione che favoriscano la divulgazionedelle tematiche oggetto d’interesse eformazione tecnica di operatori dellaristorazione e consumatori.

Tutte le stelledell’eccellenza a tavoladi Giancarlo Strocchia

2.697Il numero delle imprese del settoreristorazione in Basilicata, lo 0,8% sul totale del Paese*

-0,2% La variazione media dei prezzi per i servizidi ristorazione in Basilicata nel 2017*

61,5 euro La spesa media mensile dei lucani perservizi ricettivi e di ristorazione**

*Fonte: Rapporto FIPE 2017**Fonte: Istat, 2016

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