L’Alighieri e la Porete - Barnabiti · “Il Maestro e Margherita”. Tanto per stabilire di cosa...

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DANTE MISTICO? Eco dei Barnabiti 2/2016 43 E ssi, in memorabili documenti, hanno invitato il clero e il po- polo cristiano in genere al culto e allo studio dell’Alighieri e segnatamente della sua Commedia, della quale un’esclusiva e preziosa edizione venne donata da Paolo VI ai padri conciliari al termine del Vatica- no II: garbato invito alla frequenta- zione del Poeta, visto che non avreb- bero avuto scuse di non possederne il testo (si scherza, naturalmente). Tante e imprevedibili sono le sug- gestioni del poema dantesco che è sempre possibile trovare nuovi spunti di interesse religioso per “onorare l’altissimo poeta”, anche senza pas- sare per dantomani pignoli e fastidio- si. A tornare sull’argomento ci spinge l’attenzione che i padri barnabiti da sempre hanno riservato alla pratica spirituale e quindi alla meditazione e alle dottrine mistiche. Basterebbe in proposito ricordare – se ne è già scritto in queste pagine – un antico e sfortunato padre, il La Combe, au- tore di un testo dal titolo rivelatore Meditare, sot- tratto anni addietro dalla sezione dei libri messi a suo tempo all’Indice a motivo dell’enfasi che veniva data all’esperienza contemplativa. Un’espe- rienza che impregna so- prattutto la terza Cantica della trilogia dantesca. Dante mistico? Come è noto, l’Ordine ha in Eupilio e a Cam- pello una Casa di ritiri dove vengono proposti itinerari meditativi e con- templativi, e tempi addietro alcuni padri si sono fatti promotori della prima traduzione italiana del capola- voro della mistica medievale inglese quale è La nube della non-conoscen- za, un testo che continua a riscuotere molto interesse anche presso il mon- do laico, non fosse che per le affinità con analoghe pratiche del vicino e lontano Oriente. Può quindi risultare illuminante mettere a confronto una tra le più celebri voci della mistica cristiana con il Poema dell’Alighieri. Nessuno quindi ci rimprovererà se vogliamo andare a vedere se Dante ha qualche cosa da dire anche su questo argomento. Scopriamo così impensati collegamenti con l’opera di Margherita Porete, al punto da po- tere imbastire, alla moda di Plutarco, una vita parallela, intitolandola “Il Poeta e Margherita” per suggestione dal titolo del romanzo di Bulgakov “Il Maestro e Margherita”. Tanto per stabilire di cosa stiamo parlando, con il vocabolo misticismo si intende ogni dottrina che ammetta una comunicazione diretta tra l’uo- mo e la divinità, parola con un signi- ficato che gli venne attribuito fin da V° secolo d.C. da Dionigi l’Areopagi- ta, in questo seguìto dai neoplatonici e ormai consolidato. Comunque tutta la mistica occidentale, secondo una osservazione di Simone Weil, ha pro- fonde radici greche, in particolare nel celebre mito platonico di Poros (l’elemento attivo, astuto, colui che ha l’iniziativa) e Penia (l’elemento ricettivo, povero, mancante senza l’apporto di Poros), le cui nozze ge- nerarono Eros. Non sappiamo se veramente Dante pensasse di far parte della schiera dei mistici (anche se nella Commedia af- ferma di essere stato ammesso diret- tamente alla visio Dei), tuttavia egli ben conosceva l’opera del grande IL POETA E MARGHERITA L’Alighieri e la Porete Difficile pensare a un personaggio i cui anniversari vengano celebrati lungo l’arco di un settennio, come sta avvenendo per Dante Alighieri, del quale nel 2015 ricorreva il 650° della nascita e nel 2021 ricorrerà il 7° centenario della morte. L’ECO non ha mancato di far sentire la sua voce, ricordando l’interesse che illustri barnabiti hanno riservato al Poeta, non fosse che per il rilievo che ha acquisito nel magistero dei pontefici a partire da Leone XIII per arrivare a papa Francesco. ... Onoriamo l’altissimo poeta!

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DANTE MISTICO?

Eco dei Barnabiti 2/2016 43

Essi, in memorabili documenti,hanno invitato il clero e il po-polo cristiano in genere al

culto e allo studio dell’Alighieri esegnatamente della sua Commedia,della quale un’esclusiva e preziosaedizione venne donata da Paolo VI aipadri conciliari al termine del Vatica-no II: garbato invito alla frequenta-zione del Poeta, visto che non avreb-bero avuto scuse di non possederneil testo (si scherza, naturalmente).Tante e imprevedibili sono le sug-

gestioni del poema dantesco che èsempre possibile trovare nuovi spuntidi interesse religioso per “onorarel’altissimo poeta”, anche senza pas-sare per dantomani pignoli e fastidio-si. A tornare sull’argomento ci spingel’attenzione che i padri barnabiti dasempre hanno riservato alla praticaspirituale e quindi alla meditazione ealle dottrine mistiche. Basterebbein proposito ricordare – se ne è giàscritto in queste pagine –un antico e sfortunatopadre, il La Combe, au-tore di un testo dal titolorivelatore Meditare, sot-tratto anni addietro dallasezione dei libri messi asuo tempo all’Indice amotivo dell’enfasi cheveniva data all’esperienzacontemplativa. Un’espe-rienza che impregna so-prattutto la terza Canticadella trilogia dantesca.

Dante mistico?

Come è noto, l’Ordineha in Eupilio e a Cam-pello una Casa di ritiridove vengono propostiitinerari meditativi e con-

templativi, e tempi addietro alcunipadri si sono fatti promotori dellaprima traduzione italiana del capola-voro della mistica medievale inglesequale è La nube della non-conoscen-za, un testo che continua a riscuoteremolto interesse anche presso il mon-do laico, non fosse che per le affinitàcon analoghe pratiche del vicino elontano Oriente. Può quindi risultareilluminante mettere a confronto unatra le più celebri voci della misticacristiana con il Poema dell’Alighieri.Nessuno quindi ci rimprovererà sevogliamo andare a vedere se Danteha qualche cosa da dire anche suquesto argomento. Scopriamo cosìimpensati collegamenti con l’operadi Margherita Porete, al punto da po-tere imbastire, alla moda di Plutarco,una vita parallela, intitolandola “IlPoeta e Margherita” per suggestionedal titolo del romanzo di Bulgakov“Il Maestro e Margherita”.

Tanto per stabilire di cosa stiamoparlando, con il vocabolo misticismosi intende ogni dottrina che ammettauna comunicazione diretta tra l’uo-mo e la divinità, parola con un signi-ficato che gli venne attribuito fin daV° secolo d.C. da Dionigi l’Areopagi-ta, in questo seguìto dai neoplatonicie ormai consolidato. Comunque tuttala mistica occidentale, secondo unaosservazione di Simone Weil, ha pro-fonde radici greche, in particolarenel celebre mito platonico di Poros(l’elemento attivo, astuto, colui cheha l’iniziativa) e Penia (l’elementoricettivo, povero, mancante senzal’apporto di Poros), le cui nozze ge-nerarono Eros.Non sappiamo se veramente Dante

pensasse di far parte della schiera deimistici (anche se nella Commedia af-ferma di essere stato ammesso diret-tamente alla visio Dei), tuttavia egliben conosceva l’opera del grande

IL POETA E MARGHERITAL’Alighieri e la Porete

Difficile pensare a un personaggio i cui anniversari vengano celebrati lungo l’arco di unsettennio, come sta avvenendo per Dante Alighieri, del quale nel 2015 ricorreva il 650° dellanascita e nel 2021 ricorrerà il 7° centenario della morte. L’ECO non ha mancato di far sentire la suavoce, ricordando l’interesse che illustri barnabiti hanno riservato al Poeta, non fosse che per il rilievoche ha acquisito nel magistero dei pontefici a partire da Leone XIII per arrivare a papa Francesco.

... Onoriamo l’altissimo poeta!

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mistico e filosofo francese Ugo diSan Vittore (1097-1141) e lo citaespressamente (Par. XII, 133) e forseaveva anche notizia della teutonicaIldegarda di Bingen (1098-1179), lacui opera e vicenda umana non ces-sa di stupire e di interessare.Certo è che qua e là nella Comme-

dia non è raro incontrare temi spic-catamente mistici. D’altra parte ilTrecento conobbe grandi testi misticicome la splendida già citata Nubedella non-conoscenza di anonimo in-glese, anche oggi un intramontabilebest-seller continuamente ristampato(Editrice Ancora, Milano), e videoperare memorabili figure appuntodi mistici tra cui il contemporaneo diDante, il grande mattatore MeisterEckhart (1260-1327), e altri che ve-dremo tra poco. Non se ne può quin-di escludere l’influenza sul nostroPoeta; ma ne conosceva le opere?

un’infelice contemporanea

Meno nota è la circostanza checontemporaneo di Dante visse unaltro grande personaggio, francese;questa volta si tratta di una donna, lamistica sfortunatissima Margherita

Porete (1250/60-1310).Caduta in sospetto di ere-sia, dopo lunghi e penosiprocessi canonici orga-nizzati da veri aguzzini,che si stavano distinguen-do per le buone maniereusate contro i Templari (ilclero, in particolare quel-lo francese, era in manoal feroce Filippo IV ilBello – 1268/1314 – cheDante gratifica di pro-fonda ostilità e disprezzoin diverse memorabili ter-zine della Commedia). Il1° giugno 1310, a Parigi,Margherita venne porta-ta in catene sulla piazzaantistante l’Hotel de laVille, il Municipio, e quibruciata viva sul rogo in-sieme al suo libro (cheper lei fu fatale), librodal titolo Lo specchiodelle anime semplici.Chi era costei? Quasi

niente si sa della sua vita:nacque nelnord-est del-la Francia inun ambien-

te socialmente e cultu-ralmente molto elevato,come si ricava leggendola sua opera. Si cono-scono bene, della suatravagliata esistenza, so-lo le interminabili vicis-situdini processuali cheiniziarono verso la finedel 1200 e che la vi -dero intrepida nella di-fesa delle proprie ideefino al supremo olocau-sto di sé.Anteriormente al 1946

si sapeva, da una parte,della sua drammatica vi-cenda umana, e dall’al-tra, dell’esistenza delloSpecchio come testo ano-nimo anche se, dal testostesso, risultava che erastato scritto da una don-na: l’autore si cita sem-pre al femminile. Solo inquell’anno 1946 la stu-diosa Romana Guarnieri(1913-2004) ha identifi-cato in Margherita Pore-te l’autrice dello Spec-

chio collegando così libro e perso-naggio.Dalla prosa, per tanti versi alta, raf-

finata e preziosa, qua e là forse arzi-gogolata, con molte venature poeti-che, traspare la grandezza d’animodella scrittrice, prosa segnata spessoda un certo cipiglio e quasi arrogan-za nobiliare, che sono indubbio se-gno di una sua origine aristocratica.Una intonazione simile e prospettiveanaloghe le troviamo nell’opera dan-tesca, compresa quella sprezzaturasignorile, ravvisata nel Conte zio, cheManzoni riteneva tipica della nobiltàe che corrisponde a un comporta-mento caratterizzato da una certanoncuranza e disinvoltura aristocrati-ca che portano a presentare, anchenegli scritti, ciò che è elevato e gran-de in modi e termini semplici e fami-gliari, con uno stile volutamente pia-no e colloquiale.Come costante atteggiamento si

nota spesso, sia in Margherita che inDante, un certo compatimento equasi disdegno altezzoso (non vo-gliamo chiamarlo disprezzo) o alteri-

DANTE MISTICO?

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Marguerite Porete (Hennegau, 1250/1260 –Parigi, 1º giugno 1310). Religiosa, scrittrice eteologa, autrice de Lo specchio delle animesemplici, fu bruciata sul rogo per eresia a Parigiil 1º giugno 1310 in Place de Grève, dopo unlungo processo per aver rifiutato di togliere ilsuo libro dalla circolazione e per aver rifiutatodi ritrattare le sue idee.

Contemporaneo di Margerita Porete, MeisterEckhart (1260-1327/1328) riflette nella suavisione mistica molte tematiche riscontrabilianche nei seguaci del Libero Spirito e nell’operadi Margherita Porete che probabilmente ne èstata la principale fonte

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gia di casta, una insistita distanza,nei confronti di quella incolta genteche, secoli dopo, Ettore Petroliniavrebbe gratificato del titolo di vileplebaglia e che Dante qualifica comegente che «tiene del monte e del ma-cigno» (Inf. XV, 63), zotici montanari,ignoranti e bifolchi, incivili, grossola-ni, tardi e duri di comprendonio…non all’altezza della loro arte e delloro pensiero.

un “visibile pensare”

A parte siffatta intonazione genera-le, i temi della affascinante opera diMargherita si intrecciano con quelliillustrati da altri mistici e in particola-re dal contemporaneo della Porete, equindi di Dante, maestro per antono-masia, il già citato Eckhart e in piùpunti trovano un intrigante riscontrocon analoghe suggestioni rinvenibilinella Divina Commedia. Del restomolte suggestioni del dolce stil novodantesco hanno vasta eco anche nel-l’opera della mistica francese.Come prima cosa non si può non

essere colpiti dal fatto che l’espres-sione del titolo poretiano animesemplici richiama subito il memora-bile verso dantesco «l’anima sempli-cetta che sa nulla, / salvo che volen-tier torna…» a Dio (Purg. XVI, 88). IlPoeta e la mistica avevano sentitoparlare l’uno dell’altra e viceversa?Chissa! Non sappiamo, inoltre, seDante conoscesse lo Specchio, macerto si dimostra non estraneo, comedetto, a tanti richiami e svariati temidi cui il testo è ricco. D’altra parte laparola specchio come metafora diverità, irradiazione di luce, riflessogenuino dell’essere, è ben presentenella Commedia, in particolare nelParadiso.Quindi leggendo lo Specchio della

Porete capita spesso di fare dei ri-scontri con gli scritti del Poeta. In-tanto il linguaggio di Margherita èun linguaggio vivace, quotidiano,quello con cui esterna il suo pensie-ro, che non è solo parola, ma vivaimmagine. Questo rimanda allo stiledantesco, a quel visibile pensare,che il fine commentatore Attilio Mo-migliano (1883-1952), che così lodefinisce, ritiene proprio del cantodantesco (vedere la sua nota a Inf.XXXI, verso 1).Nello Specchio, pur essendo

un’opera di elevati e spesso difficili

pensieri, di dialettica avolte stiracchiata, lascrittrice non trascuragli aspetti anche minutidel vivere giornaliero espesso in questo casodimostra quella sensibi-lità verso le più umiliapplicazioni che vedia-mo essere propria anchedel nostro Poeta, cosìcome si riscontra inmolte occasioni nellaCommedia con riguardoalle tante similitudini,quando, ad esempio,parla del «buon sartore»(Inf. XV, 21 e Par. XXXII,140) oppure del falegna-me che con il serragiuntistringe due legni (Inf.XXXII, 49). Inoltre alcu-ne immagini contenutenello Specchio si ritrova-no anche nel Poema, adesempio la visione pore-tiana del fiume che tro-va pace distendendosinel vasto mare, ricorda«…la marina dove il Podiscende / per aver pa-ce…» (Inf. V, 98).Lo Specchio ci propo-

ne un tipo di vita nondominato dalla nostra ra-gione e dalla nostra vo-lontà ma dall’amore illu-minato dalla luce divinae dall’abbandono ai divi-ni voleri. Tutto ciò è rie-cheggiato in Dante, an-che lui critico in più oc-casioni verso le pretesedella ragione, quandoaddita come esempio unvivere «che solo amore eluce ha per confine» (Par.XXVIII, 54).Sempre parlando di ra-

gione, Margherita stig-matizza coloro che vo-gliono conoscere tutti iperché, le cause di tuttele cose: un vecchio re-taggio che affonda nellacultura greca e romana egià stigmatizzato da Vir-gilio che, con riferimentoa Lucrezio, esclamava:beato chi può conoscerela causa di tutte le cose,ma più beato l’umile che

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pagina iniziale de Lo specchio delle anime semplici - cod. Riccardiano (1468)

«in Sua volontade è nostra pace» (Par. III, 85) -Sandro Botticelli, Divina Commedia, par. 3(disegno, 1485/90)

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onora gli dei. La Porete aggiunge-rebbe «senza nessun perché», cometestualmente si legge nello Spec-chio. Un concetto questo che tienebanco in tutta la mistica medievalee che è stato, nella nostra epoca,oggetto di profonde indagini da par-te di Martin Heidegger (1889-1976)nel saggio L’essenza del fondamento(in Segnavia, Adelfi 1987). Orbenetutto ciò non può non richiamarel’ammonimento dantesco contro lasmania di sapere il come e il per-

ché: «State contenti, umana gente,al quia» (Purg. III, 37).Ma c’è un’altra corrispondenza. La

Porete vuole che la nostra vita sia vis-suta all’insegna di amore e cortesia,che è la medesima impresa dantesca,illustrata nel, pure questo memorabi-le, endecasillabo: «che ne ‘nvogliavaamore e cortesia» (Purg. XIV, 110). InDante ci sarebbe di più: secondoun’interpretazione di un passo finaledella Vita nova (31 [XLII], 3): «coluiche è Sire de la cortesia», il Poeta si

riferirebbe direttamente a Dio, la cor-tesia sarebbe pertanto un segno di-stintivo della divinità.

“Non c’è saggezza senza cortesia”

Tornando a lei, Margherita si rivol-ge a chi è capace di amare e qui sipuò ben scorgere il dantesco «Don-ne ch’avete intelletto d’amore» cosìcome viene trattato nella Vita nova(cap. XIX). Amore e cortesia sono ingrado di riportare l’uomo a quellacondizione di libertà dello spiritoche Nietzsche (1884-1900), nel Zara-tustra, vede simboleggiato nel ridi-ventare fanciulli, liberi e innocenti inun mondo divinizzato dove dominacome magistralmente troviamo inDante (Purg. XXVIII, 96). Già il Van-gelo aveva ammonito: «se non diven-terete come fanciulli…».Sempre in tema del rapporto amo-

re-cortesia va notato che su di que-sto binomio, riferendo in particolarela cortesia come delicato connotatodell’amore di Dio per le creature, sisofferma un’altra mistica fiorita neltardo Trecento, questa volta inglese,vogliamo dire Giuliana di Norwich(1342-1416), nel suo celebre Librodelle rivelazioni (dove, tra l’altro,medita a lungo sulla necessità chel’uomo riacquisti l’innocenza del-l’infanzia).Ma c’è di più: soffermandosi anco-

ra sul concetto di cortesia e sul suovalore, Marguerite Yourcenar (1903-1952), in uno dei suoi profondi pen-sieri, ritiene che la saggezza alberghisolo nelle anime cortesi: «non c’èsaggezza senza cortesia».La mistica Porete ci indica poi che

la vera felicità, la pace, la libertàdalle passioni e dal male si trovanosolo quando la nostra volontà, il no-stro agire, la nostra vita, coincidonocon la volontà divina, e cioè sonodominati dall’amore, e questo è unaltro concetto che troviamo anche inDante, il quale, illustrando i vari gra-di di beatitudine, dice che questa sitrova nel «tenersi dentro alla divinavoglia» (Par. III, 80), con la conse-guenza che «in Sua volontade è no-stra pace» (ivi, 85).Queste sono solo alcune remini-

scenze e suggestioni dantesche cheemergono dalla lettura del classicoscritto di Margherita Porete.

Giovanni Gentili

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UN ILLUMINANTE TESTO DI MARGHERITA PORETE

La migliore spiegazione del testo di Margherita Porete (1250/60-1310) ce la offreJacopone da Todi (1230/36-1306), suo contemporaneo, quando inneggia all’«Altanichilitate, tuo atto è tanto forte che apre tutte porte ed entra nell’Infinito».

CAPITOLO 51

Come quest’Anima è simile alla Divinità

[Amore] - Bisogna veramente, dice Amore, che quest’Anima sia simile allaDivinità, poiché è trasformata in Dio, dice Amore, e da ciò ha ottenuto lasua vera forma; la quale le è stata concessa e donata, senza cominciamento,da uno solo, che l’ha sempre amata per sua bontà.

L’Anima - Eh Amore, dice quest’Anima, il senso di quello che tè stato dettomi ha resa nulla, e il niente di questo solo mi ha mess a in un abisso adismisura inferiore a men che niente. Pure, la conoscenza del mio niente,dice quest’Anima, mi ha dato il tutto, il niente di questo tutto, dicequest’Anima, mi ha tolto orazione e preghiera, e io non prego niente.

Santa Chiesa la Piccola - E che fate voi dunque, dolcissima signora e nostramaestra? dice Santa Chiesa la Piccola.

L’Anima - Io mi riposo completamente in pace, dice quest’Ani ma, da sola,e divenuta niente e tutto nella cortesia della sola bon tà di Dio, senzamuovermi sia pure per un solo volere, qualsiasi ricchezza abbia in sestesso. È il compimento della mia opera, dice quest’Anima, sempre nonvoler niente. Poiché, finché non voglio niente, dice quest’Anima, sonosola in lui senza me stessa, e piena mente libera, mentre quando voglioqualche cosa, dice, sono con me stessa, e così perdo lo stato di libertà.Ma quando non voglio niente, ed ho perduto tutto, al di fuori del miovolere, non ho bi sogno di niente; essere libera è il mio modo di essere. Ionon vo glio niente da nessuno.

Amore - O preziosissima Ester, dice Amore, che avete per duto tutte le vostreabitudini, e che per questa perdita avete l’abitudine di non fare niente,siete veramente preziosissima; poiché in verità quest’abitudine e questaperdita sono fatte del niente del vostro amico, ed in questo niente, diceAmore, siete caduta in deliquio e rimasta morta. Ma voi vivete piena-mente, amica, dice Amore, nel suo volere; è quella la sua camera, e là glipiace abitare.

MARGHERITA PORETE, Lo specchio delle anime semplici, Traduzione di GiovannaFozzer, Prefazione storica di Romana Guarnieri, Commento di Marco Vannini,Testo mediofrancese a fronte, Versione trecentesca italiana in appendice, EditriceSan Paolo, Cinisello Balsamo, 32010, pp. 265-267.