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Ǥ La domanda è retorica e la risposta forse ancora di più. Quali tagli alla spesa ci piacciono e quali no? I tagli che ci piacciono sono quelli degli altri, ma se i tagli colpiscono noi o la nostra categoria alziamo gli scudi e resistiamo. Nei giorni della presentazione della “revisione di spesa” (spending review) del consulente Enrico Bondi sui conti pubblici, il presidente del Consiglio Mario Monti di tagli ne ha annunciati per tutti soprattutto per sanità, enti locali e pubblico impiego. Dice che non userà l’accetta, ma l’obiettivo è di “eliminare gli sprechi e non di diminuire i servizi”. L’ira dei colpiti è stata comunque immediata, come altrettanto immediato è il consenso di chi, non toccato, plaude al coraggio d’intervenire finalmente ǯ /$ 92&( '(/ 3232/2 anche sulla macchina della burocrazia e del pubblico impiego, “avida divoratrice” di soldi. Ciò, però, su cui mi interessa riflettere è la dinamica che si scatena davanti alla logica del “tagliare” in vista di avviare un processo di trasformazione. Non è solo un discorso economico, vale in tutti i settori, in particolare le imprese, ma pure la vita sociale e anche quella ecclesiale. Evangelicamente potremmo parlare di una “potatura per crescere”, di “un morire per rinascere”. Ma è sempre vero? Il problema di misurare quando ne vale la pena resta. Non c’è dubbio – dicevo – i tagli che ci piacciono sono quelli degli altri. Che ne dite di tagliare un po’ di preti delle parrocchie troppo piccole? Oppure perché non “tagliare” qualche centinaia di Messe vista la sempre più scarsa partecipazione dei fedeli? Il buon senso direbbe: calma, la riforma della Chiesa non passa solo da questo. Forse un manager tagliatore di teste ottimizzerebbe al meglio le risorse e magari ci restituirebbe unità pastorali efficienti, ma con quale costo? La spirale è stringente. Tagliare uguale riformare o tagliare uguale far morire. Difficile dirlo, almeno per tre ragioni. Anzitutto per il sospetto costante che chi fa i tagli (economici, di risorse, di persone) lo faccia solo per fare “cassa” e far quadrare il bilancio temporaneo senza alcuna spinta progettuale e strutturale. Mi spiego. Tagliare per risparmiare oggi senza avere un progetto chiaro per il futuro porta alla morte lenta. È un dato quindi che l’onere di spiegare le ragioni e di far comprendere meglio il senso dei sacrifici e la prospettiva di una luce in fondo al tunnel è di chi decide. La seconda difficoltà sta nel gestire il processo e la scelta di cosa tagliare perché si possa effettivamente evitare lo spreco, ma non perdere il beneficio. In questo il discernimento e la capacità di ascolto di chi ha autorità è decisiva. Se motivare è compito dell’autorità, l’autorità deve pure essere cosciente che cambiare significa esporsi inevitabilmente alla critica. In questo Monti è abbastanza maestro: è un buon incassatore e non perde di puntualizzare il suo progetto dove è necessario. Ma se l’autorità dà l’idea di essere un muro di gomma, perde inevitabilmente la fiducia dei cittadini. Pertanto, più un progetto riformatore è spiegato e motivato, più responsabilmente se ne colgono vantaggi e svantaggi, più c’è stato ascolto e si è percepito lo sforzo di dare delle ragioni più si ha speranza che venga sostenuto e condiviso. Meno lo è più il sospetto che abbiano spazio logiche particolari, lobbystiche o ideologiche. Infine, una riforma provoca sempre vittime. Quella dei conti italiani ne ha già fatte. Ogni taglio è sofferenza e la logica del “è meglio che uno solo muoia per il popolo” non può reggere a lungo. Chi taglia e riforma lo sappia. ǫ ǡ Uganda. Parla il vescovo bresciano mons. Franzelli Remedello. Il bilancio di 14 anni al Bonsignori ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌǡ ǤǤ Mil in Togo. La missionarietà che si fa dono Basket Brescia. La Leonessa alza la voce: nuovo appello I dati Istat. Una percentuale su cui si gioca il futuro Libri e tv. Castoro: “Maria De Filippi ti odio” Ǥ ǤǤ A prima vista si trattava di un fatto di cronaca nera, alla quale è fin troppo facile abituarsi. Una povera ragazza di dodici anni aggredita e uccisa da un giovane con parec- chi problemi. In realtà si era invece davanti a un “segno”, offerto - come spesso accade - in modo misterioso dal Si- gnore agli inizi di un nuovo secolo. Alcuni di voi l’avran- no capito: stiamo parlando di Santa Maria Goretti, morta nell’ospedale di Nettuno il 6 luglio 1902, nel mese che la tra- dizione cristiana dedica al Preziosissimo Sangue di Gesù. Alessandro Serenelli, il suo uccisore, convertito, affermò che “Marietta” “fu l’angelo buono” che la Provvidenza aveva mes- so davanti ai suoi passi. Ripensando alla sua tragica esperien- za, invitò tutti a “trarre il felice insegnamento di fuggire il male, di seguire il bene sempre, fin da fanciulli” e a pensare “che la religione con i suoi precetti non è una cosa di cui si può fare a meno, ma è il vero conforto, l’unica via sicura in tutte le circostanze, anche le più dolorose della vita”. Quello di Maria non è forse un “segno” anche per noi e un in- vito quanto mai attuale? Ǥ ǡ ǯ Ǥ Ǥ

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Presentato il bilancio sociale della Caritas diocesana. Grazie alla generosità dei bresciani raddoppiati gli interventi a favore delle famiglie bisognose, in particolare attraverso l’Ottavo giorno

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La domanda è retorica e la risposta forse ancora di più. Quali tagli alla spesa ci piacciono e quali no? I tagli che ci piacciono sono quelli degli altri, ma se i tagli colpiscono noi o la nostra categoria alziamo gli scudi e resistiamo. Nei giorni della presentazione della “revisione di spesa” (spending review) del consulente Enrico Bondi sui conti pubblici, il presidente del Consiglio Mario Monti di tagli ne ha annunciati per tutti soprattutto per sanità, enti locali e pubblico impiego. Dice che non userà l’accetta, ma l’obiettivo è di “eliminare gli sprechi e non di diminuire i servizi”. L’ira dei colpiti è stata comunque immediata, come altrettanto immediato è il consenso di chi, non toccato, plaude al coraggio d’intervenire finalmente

anche sulla macchina della burocrazia e del pubblico impiego, “avida divoratrice” di soldi. Ciò, però, su cui mi interessa riflettere è la dinamica che si scatena davanti alla logica del “tagliare” in vista di avviare un processo di trasformazione. Non è solo un discorso economico, vale in tutti i settori, in particolare le imprese, ma pure la vita sociale e anche quella ecclesiale. Evangelicamente potremmo parlare di una “potatura per crescere”, di “un morire per rinascere”. Ma è sempre vero? Il problema di misurare quando ne vale la pena resta. Non c’è dubbio – dicevo – i tagli che ci piacciono sono quelli degli altri. Che ne dite di tagliare un po’ di preti delle parrocchie troppo piccole? Oppure perché non “tagliare” qualche centinaia di Messe vista la sempre più scarsa partecipazione dei fedeli? Il buon senso direbbe: calma, la riforma della Chiesa non passa solo da questo. Forse un manager

tagliatore di teste ottimizzerebbe al meglio le risorse e magari ci restituirebbe unità pastorali efficienti, ma con quale costo? La spirale è stringente. Tagliare uguale riformare o tagliare uguale far morire. Difficile dirlo, almeno per tre ragioni. Anzitutto per il sospetto costante che chi fa i tagli (economici, di risorse, di persone) lo faccia solo per fare “cassa” e far quadrare il bilancio temporaneo senza alcuna spinta progettuale e strutturale. Mi spiego. Tagliare per risparmiare oggi senza avere un progetto chiaro per il futuro porta alla morte lenta. È un dato quindi che l’onere di spiegare le ragioni e di far comprendere meglio il senso dei sacrifici e la prospettiva di una luce in fondo al tunnel è di chi decide. La seconda difficoltà sta nel gestire il processo e la scelta di cosa tagliare perché si possa effettivamente evitare lo spreco, ma non perdere il beneficio. In questo il discernimento e la capacità di ascolto di chi ha

autorità è decisiva. Se motivare è compito dell’autorità, l’autorità deve pure essere cosciente che cambiare significa esporsi inevitabilmente alla critica. In questo Monti è abbastanza maestro: è un buon incassatore e non perde di puntualizzare il suo progetto dove è necessario. Ma se l’autorità dà l’idea di essere un muro di gomma, perde inevitabilmente la fiducia dei cittadini. Pertanto, più un progetto riformatore è spiegato e motivato, più responsabilmente se ne colgono vantaggi e svantaggi, più c’è stato ascolto e si è percepito lo sforzo di dare delle ragioni più si ha speranza che venga sostenuto e condiviso. Meno lo è più il sospetto che abbiano spazio logiche particolari, lobbystiche o ideologiche. Infine, una riforma provoca sempre vittime. Quella dei conti italiani ne ha già fatte. Ogni taglio è sofferenza e la logica del “è meglio che uno solo muoia per il popolo” non può reggere a lungo. Chi taglia e riforma lo sappia.

Uganda. Parla il vescovo bresciano mons. Franzelli

Remedello.Il bilancio di 14 anni al Bonsignori

Mil in Togo.La missionarietà che si fa dono

Basket Brescia.La Leonessa alza la voce: nuovo appello

I dati Istat.Una percentuale su cui si gioca il futuro

Libri e tv.Castoro: “Maria De Filippi ti odio”

A prima vista si trattava di un fatto di cronaca nera, alla quale è fin troppo facile abituarsi. Una povera ragazza di dodici anni aggredita e uccisa da un giovane con parec-chi problemi. In realtà si era invece davanti a un “segno”, offerto - come spesso accade - in modo misterioso dal Si-gnore agli inizi di un nuovo secolo. Alcuni di voi l’avran-no capito: stiamo parlando di Santa Maria Goretti, morta nell’ospedale di Nettuno il 6 luglio 1902, nel mese che la tra-

dizione cristiana dedica al Preziosissimo Sangue di Gesù. Alessandro Serenelli, il suo uccisore, convertito, affermò che

“Marietta” “fu l’angelo buono” che la Provvidenza aveva mes-so davanti ai suoi passi. Ripensando alla sua tragica esperien-

za, invitò tutti a “trarre il felice insegnamento di fuggire il male, di seguire il bene sempre, fin da fanciulli” e a pensare “che la religione

con i suoi precetti non è una cosa di cui si può fare a meno, ma è il vero conforto, l’unica via sicura in tutte le circostanze, anche le più dolorose della vita”. Quello di Maria non è forse un “segno” anche per noi e un in-vito quanto mai attuale?

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’immagine scelta è di gran-de efficacia: una foglia at-traversata da una fitta re-te di nervature, alcune più evidenti da cui ne partono

altre più sottili, ma molto più capillari. Un’immagine che sintetizza alla per-fezione quello che è stato il 2011 del-la Caritas diocesana. Un anno, quello riassunto nel bilancio sociale, qualifi-cato, prima ancora che dagli aiuti ero-gati e dalle risposte date a tante emer-genze, dall’opzione preferenziale del “farsi progetto”, del dare vita a forme di compartecipazione tra la Caritas diocesana e le numerose articolazio-ni zonali e parrocchiali capaci di ren-dere la fede operosa per mezzo della carità. Una scelta che, se da un lato ha permesso di essere segno di vicinanza al progressivo impoverimento che col-pisce anche tante comunità bresciane, dall’altro ha prodotto, nel corso del 2011, una distribuzione capillare delle attivazioni curate dalla Caritas dioce-sana. Probabilmente è questo il dato più significativo del rapporto presen-tato dal direttore, il diacono Giorgio Cotelli: nel corso del 2011 la Caritas diocesana ha intessuto rapporti con 120 delle 173 articolazioni locali cen-site in diocesi, interessando comples-sivamente 312 delle 473 parrocchie bresciane. “Interessante – afferma al proposito il direttore della Caritas – è notare come molti dei rapporti avviati lo scorso anno abbiano trovato nella dimensione formativa e di conoscenza dei bisogni la loro ragione”. Prima an-cora di trovare le modalità più adatte per rispondere a bisogni specifici, Ca-ritas diocesana ha cercato sul terreno della collaborazione, della comparteci-

pazione, e anche della formazione, con le articolazioni territoriali, le ragioni, le motivazione a queste risposte. Caritas, sia livello diocesano, che a quello zona-le o parrocchiale non è più (o non so-lo) un approdo a cui guardare in caso di bisogno. È piuttosto il momento in cui si esplica la scelta pastorale delle relazioni. Per questo l’immagine della foglia è estremamente efficace. Nel corso dell’anno la Caritas diocesana ha “passato” attenzione al tema del dono, della prossimità di relazione, il valore del radicamento della carità nella comunità, formazione come ac-compagnamento, che muove dai bi-

sogni formativi per costruire specifici percorsi alle Caritas zonali e parroc-chiali, proprio come le venature più grandi trasferiscono linfa vitale, attra-verso la fitta ramificazione di vasi, a tutta la foglia. Un percorso che, come si legge nella parte di rapporto dedi-cata proprio al tema della promozio-ne pastorale della carità, ha permesso una proficua integrazione tra l’attività di Caritas diocesana con quelle espres-se a livello locale. Collaborazione che ha trovato traduzione nei laboratori di carità (percorsi di accompagnamento educativo e formativo per gli operato-ri delle Caritas parrocchiali), nella for-mazione dei referenti locali dei proget-ti di microcredito e di quelli dei Centri di ascolto che hanno coinvolto oltre 300 persone (in rappresentanza di 171 parrocchie) dell’intero territorio bre-sciano. In “Un anno con Caritas 2011” ci sono anche tanti numeri, che certi-ficano che anche Brescia e la sua gen-te si sentono sempre più vulnerabili, dati che non chiedono semplici rispo-ste (un pasto, un pacco alimentare, un piccolo sostegno economico) ma che, come è stato più volte sottolineato nel corso della presentazione del bilancio sociale di Caritas diocesana, indicano la necessità improrogabile di mettere in campo azioni efficaci di condivisio-ne di storie di sofferenza per indicare a un numero sempre maggiore di per-sone una rilettura delle reali esigenze e un accompagnamento. Ne sanno qual-cosa gli operatori del Centro di ascolto cittadino “Porta aperta”, che lo scorso anno hanno ascoltato i bisogni di oltre 3000 persone. L’attività del centro citta-dino insieme a quella degli altri attivati sul territorio della provincia ha fornito

all’Osservatorio delle povertà e della risorse il materiale per una accurata opera di documentazione dei biso-gni esistenti, del disagio e della emar-ginazione esistenti in diocesi, al fine di migliorare le risposte e progettare interventi più efficaci. Le cinque dita della Mano fraterna (Ottavo giorno, microcredito, mensa “Madre Menni”, sostegno all’occupazione, fondo as-sistenza), pur nella difficoltà di tante storie che si nascondono dietro i loro

Anche se nata sul finire del 2011 (la presentazione ufficiale è infatti del 29 novembre dello scorso anno, ndr) Supercent, la campagna di microbeneficenza nata dalla collaborazione tra la Fondazione opera Caritas San Martino e la Congrega della carità apostolica di Brescia, trova spazio sul bilancio sociale 2011 della Caritas diocesana. Una campagna che nasce come risposta piccola ma efficace all’attuale periodo di crisi che fa emergere un incremento del

disagio, soprattutto nelle famiglie dove è a rischio o è venuta meno la fonte di reddito per la messa in cassa integrazione o la perdita del posto di lavoro. In questo contesto è stata progettata prima e lanciata poi la campagna Supercent, che consiste nella raccolta su vasta scala di piccole erogazioni di denaro, effettuate dagli utenti dei servizi bancari e di altri servizi di larga diffusione. Queste piccole erogazioni comportano per i singoli donanti un modestissimo sacrificio

ma possono dar luogo, se unite tra loro, ad un’importante risorsa per i casi di povertà più urgenti. Costantemente in crescita il numero degli istituti di credito che hanno aderito alla campagna. Nei mesi scorsi, poi, poco tempo dopo il lancio bresciano, anche la diocesi di Bergamo ha adottato Supercent, evidenziando una volta di più la portata e l’importanza di un gesto piccolo, ma che messo insieme a tanti altri può essere un prezioso aiuto a chi si trova nel bisogno.

Il 12 gennaio 2010 un devastante terremoto colpiva l’isola di Haiti, causando morte e distruzione. Immediato era l’aiuto della Caritas diocesana che, in accordo con quella nazionale ha scelto di sostenere tre progetti con finalità educative: l’ampliamento di una scuola primaria a Saint Charles a Croix de Bouques, la costruzione di due case famiglia a Dajabon, e la ricostruzione di tre scuole rurali a Leogane: 1milione 300mila euro i fondi raccolti.

Nell’estate dello scorso anno, rispondendo a un grido d’aiuto che giungeva dal Corno d’Africa, alle prese con una siccità che ancora oggi non è stata risolta, la Caritas diocesana ha scelto di sostenere tre progetti “bresciani” pensati per i Paesi colpiti: quello del gruppo scout Brescia 11 (Un gregge per la vita), il “Progetto Amare onlus per la Somaliland region” e quello del Salesiani (nella foto a sinistra) a Matar. 205mila gli euro raccolti

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Dopo il tempo dell’emergenza e dell’aiuto spontaneo alle comunità colpite dal sisma che dal 20 maggio scorso, a più riprese, ha inferto profonde ferite all’Emilia e al basso Mantovano, per le Caritas di Lombardia è giunto anche il momento, come per altre emergenze, di un impegno più strutturato. Al termine di un incontro tenutosi a Bologna nei giorni scorsi alla presenza dei tre Delegati regionali (Lombardia, Emilia Romagna e Triveneto) e i Direttori delle Caritas

diocesane coinvolte dal terremoto, è stato stabilito un gemellaggio tra la delegazione della Lombardia la diocesi di Mantova, con la città di Mirandola (nella foto il duomo distrutto) e di Novi Emilia che, pure se in provincia di Modena, sono parte della diocesi di Carpi.La sottoscrizione del gemellaggio consentirà di pensare a progetti mirati che le Caritas di Lombardia sosterranno per la ricostruzione delle comunità pesantemente toccate dal sisma. Facile

immaginare che anche questa diventerà una progettualità pluriennale della Caritas diocesana che, per altro, si era attivata sin dalle prime ore successive al terremoto per la raccolta di fondi e aveva coordinato l’azione di quattro realtà locali (Brescia, Darfo, Rodengo Saiano e Ghedi) come punti di riferimento sul territorio provincialie in cui far convergere generi di prima necessità utili alla vita nelle tendopoli di tante persone dell’Emilia e del Basso Mantovano.

numeri, sono solo il segno, certamente quello migliore, di quella rete di pros-simità che la Caritas ha saputo creare e che, con grande impegno, continua a coltivare. Tutto questo, poesia (i cri-teri ispiratori dell’azione) e prosa (i numeri) trovano spazio nel bilancio sociale 2011, che, per la prima volta nelle sue pagine, presenta anche quei progetti pluriennali con cui Caritas sta dando risposte a emergenze nazionali e internazionali.

Non se ne parla quasi più, ma la Caritas diocesana e quelle parrocchiali sono ancora impegnate nella gestione di quella che era stata definita nella primavera dello scorso anno “emergenza profughi”. A seguito dell’arrivo sulle coste italiane di cittadini stranieri provenienti dal Nord Africa, la rete Caritas si è resa disponibile per organizzare la loro accoglienza su tutto il territorio nazionale. Anche Brescia ha risposto,

dando il via a quello che oggi può essere considerato un progetto pluriennale. Brescia, Nozza di Vestone, Darfo e laValle del Garza, hanno accolto più di una trentina di profughi. Molti di loro sono ancora oggi ospiti delle strutture messe a disposizione della rete Caritas che svolge un importante servizio grazie alla presenza di tanti volontari che di fatto si prestano a gestire quella che da emergenza è diventata quotidianità.

500mila gli euro che la Caritas diocesana ha raccolto e destinato ai progetti pensati in collaborazione con la delegazione regionale per l’Abruzzo colpito dal terremoto del 6 aprile 2009.Progetti che hanno una durata pluriennale, legati come sono alla ricostruzione delle strutture (una scuola primaria, centri comunità e servizi socio-assistenziali) e alla relizzazioni di interventi formativi e di sostegno alle fragilità

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no dei temi della coo-perazione è il rappor-to con le Chiese del mondo occidentale. Quali le giuste pre-

messe di questa relazione?In passato si è parlato spesso di “ge-mellaggi”, di cui dobbiamo essere riconoscenti perché hanno aiutato in maniera decisiva molte situazio-ni. Ora però è tempo che il rapporto non sia vissuto in modo univoco, ma diventi uno scambio reciproco, in un dialogo di pari dignità. Certo, a livello economico e di personale, la Chiesa di Lira non ha nulla da offrire a quella di Brescia. Abbiamo ancora bisogno di aiuto: prima di tutto di preghiera, ma anche di sostegno economico. Ma c’è la possibilità dii uno scambio di doni e di esperienze. Io credo che la nostra giovane Chiesa, con più di un milione di fedeli su un territorio di 12mila kmq e solo una quarantina di sacerdoti, che si regge grazie all’impegno di ol-tre mille catechisti laici, possa forni-re utili spunti di riflessione all’antica Chiesa bresciana.Per quanto riguarda la situazione interna, qual è il contributo del-la Chiesa alla società ugandese?Il Paese è indipendente da 50 anni. In questo periodo fondamentale è stato il contributo della Chiesa, in settori come sanità, istruzione e formazione civica e sociale. Ancora oggi c’è spa-zio per un’azione di complementarità

progetti come la scuola per l’agricol-tura di Alito, in cui gente locale e vo-lontari italiani mettono insieme tec-niche moderne e conoscenze tradi-zionali, cercando di lavorare e vivere insieme, come una famiglia.Alcuni Paesi africani vivono l’in-cubo del terrorismo islamico. Com’è la situazione ugandese?Da noi, grazie a Dio abbiamo avuto solo alcuni episodi isolati negli scor-si anni. Recentemente si è verifica-to qualche allarme per l’azione della componente somala di Al Qaeda, ma nulla a che vedere con l’emergenza in Nigeria o in Kenya. Noi cerchiamo di

ai servizi statali, specialmente in zone come Lira in cui occorre ricostruire la fibra morale della gente dopo 23 an-ni di guerra civile. Il nostro contribu-to è una nuova evangelizzazione, per imparare a vivere la “Chiesa-Famiglia di Dio”. In questo senso vanno anche

Ogni minuto una persona muore a causa della violenza armata. È uno dei dati sui quali rifletteranno esper-ti di tutto il mondo fino al 27 luglio, a New York dove si apre la Confe-renza Onu sul traffico di armi. Sul ta-volo la messa a punto di un trattato vincolante per il commercio inter-nazionale di armi e l’introduzione di regole stringenti per le esportazio-ni. Diversi gli scogli da superare, da un lato bisogna vincere le resistenze

degli Stati Uniti che non vogliono includere nel documento anche le munizioni; dall’altro Russia e Cina spingono perché non ci siano indi-cazioni esplicite sul rispetto dei di-ritti umani. Grandi le attese di chi da anni lotta per una messa al ban-do del commercio delle armi come ha confermato Maurizio Simoncelli (nella foto) di Archivio Disarmo, in una intervista concessa a Radio Va-ticana. “Le attese sono duplici – ha

affermato – da un lato ci si aspetta un risultato significativo perché è la prima volta che a livello inter-nazionale si parla – in ambito Onu – di accordo relativo al commercio delle armi. Però ci sono altre attese che probabilmente rischieranno di rimanere deluse: sembra che ci sia-no forti resistenze ad arrivare ad una normativa internazionale, precisa e vincolante, sul problema complesso degli armamenti”.

favorire la convivenza tra le religioni anche grazie ad un “Consiglio inter-religioso”, di cui fanno parte anche rappresentanti musulmani.Quale infine l’azione futura della Chiesa in Uganda?Noi non possiamo cercare di risolvere tutti i problemi della gente, ma nella nostra azione dobbiamo annunciare e testimoniare la Parola del Vangelo, che tocca e cambia la vita. La dimen-sione è quella della piccola comunità cristiana, che in parrocchie molto va-ste, si fa carico della vita buona e di-gnitosa non solo dei membri della co-munità, ma si pone a servizio di tutti.

È partito nei giorni scorsi dall’aeroporto di Orio al Serio il volo che ha trasportato l’ospedale da campo italiano che garantirà assistenza medica agli oltre 25mila fuoriusciti siriani rifugiatisi in Giordania. “Siamo vicini al popolo siriano. Lo siamo, sostenendo l’azione della comunità internazionale per la ricerca di una soluzione alla crisi ma anche con i nostri aiuti e l’assistenza alle popolazioni colpite da questa tragedia umanitaria sempre

più insostenibile”, commenta il ministro degli Esteri Giulio Terzi che ha sottolineato come l’iniziativa della Cooperazione italiana, in collaborazione con Protezione civile e Associazione nazionale alpini, faccia seguito ad un precedente invio di kit medici in Siria e Libano. Il poliambulatorio italiano è in grado di assistere sino a 100 persone al giorno garantendo servizi di tipo medico-cardiologico, traumatologico, ostetrico e pediatrico. Sono presenti anche

attrezzature per la diagnostica, una farmacia e spazi per la degenza. Una volta giunta in Giordania, la struttura sarà trasferita nell’area di Mafraq, in prossimità della frontiera siro-giordana, a circa 80 km da Amman e circa 10 dal confine, dove personale della Cooperazione italiana, del Dipartimento della Protezione civile e dell’Associazione nazionale alpini procederà all’allestimento ed alla gestione iniziale.

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na nuova difficile sta-gione per un Paese se-gnato già da diversi problemi. Nella serata di venerdì 22 giugno in

Paraguay ha preso il via il governo di Federico Franco, che succede alla carica di Presidente della Repubbli-ca a Fernando Lugo. Franco, 50 anni a fine luglio, rappresenta il partito liberale di centrodestra che torna al-la Presidenza della Repubblica dopo 72 anni. Il suo governo, però, non è ancora stato riconosciuto dalla co-munità internazionale che ha mes-so sotto accusa la procedura che ha portato, in 24 ore, alla destituzione di Fernando Lugo. L’ex vescovo Lu-go era stato eletto nell’aprile 2008 da una larga coalizione che partiva da sinistra e arrivava proprio ai libera-li per cancellare l’egemonia Colora-do che durava dal 1954, ma di fatto – non avendo una rappresentanza diretta in Parlamento – era sempre stato ostaggio della sua maggioran-za. La sua discesa nell’arena politica aveva fatto sognare il popolo para-guayano con l’uomo nuovo che era smarcato dai partiti. In questi quat-tro anni non è, però, riuscito a met-tere mano all’attesa riforma agraria con la questione delle terre “malac-quisite”: soprattutto durante il regi-me di Stroessner (1954-1988) grandi proprietari terrieri hanno tolto con

l’ausilio di certificati falsi i terreni ai contadini. I grandi latifondi, gestiti da imprese brasiliane, hanno fatto sì diventare il Paese il quarto pro-duttore di soia al mondo, ma hanno cancellato di fatto i piccoli coltiva-

Povertà e solitudine: sono le due emergenze sociali che caratterizzano le persone anziane in Italia. I redditi bassi, l’affievolirsi delle reti familiari e di amici, la carenza dei servizi pubblici rendono sempre più precarie le condizioni di vita degli over65. È quanto emerge dal “5° Rapporto su Filo d’Argento” presentato a Roma dall’Auser, che ha definito il 2011 (a cui si riferisce il rapporto) come l’anno delle emergenze sociali e degli esclusi. In Italia,

secondo il rapporto, almeno un anziano su tre vive da solo, ma la percentuale schizza al 37,5% per la componente femminile, contro il 14,5% di quella maschile. Il quadro che emerge dal rapporto è preoccupante: su un campione di circa 30mila utenti, il 92% delle persone assistite non è ancora inserita in un piano di assistenza pubblica né da altri soggetti privati. Si spiega così la forte crescita della domanda sociale registrata lo scorso anno: povertà,

non autosufficienza, bisogno di compagnia e di socialità sono le principali criticità. Per far fronte alla situazione aumentano i servizi offerti: +7,3% (da 2 milioni 200mila a 2 milioni 360mila), con punte più elevate per l’accompagnamento (+10,5%) e la consegna pasti (+7%). Parallelamente cresce il numero di utenti: 448mila contro i 433 mila del 2010 (+3,5%). La Lombardia da sola ne conta 18.505. In complesso sono stati 528.013 i contatti: +73mila rispetto al 2010.

In Lombardia se ne sono contati 349.062, un numero ben superiore a quello della Toscana (46mila), del Piemonte (37mila) e del Veneto (31mila). Il rapporto dall’Auser racconta di un maggior bisogno da parte della componente femminile (69%), che si concentra soprattutto in Lombardia, Veneto e Piemonte (87%). Il Filo d’Argento Auser è il servizio di telefonia sociale (numero verde 800 995 988) dell’Auser impegnato a contrastare solitudine ed emarginazione degli anziani.

tal punto che le cancellerie dei Paesi vicini hanno parlato di colpo di Sta-to mascherato e, soprattutto, hanno decretato l’espulsione del Paese dal Mercosur, il mercato economico del Sud America. Il Paraguay è stato a un passo dalla guerra civile: per due giorni ha vissuto una situazione di emergenza nazionale con la polizia che temeva la manifestazione del 22 aprile davanti al Congresso a difesa di Lugo. Dal punto di vista costitu-zionale la destituzione del Presiden-te è prevista così come la nomina al suo posto del vicepresidente, certo è che i tempi dettati dal Senato era-no stati fatti in modo tale da chiu-dere in fretta la partita: Lugo con tutte le sue ambiguità (molto ami-co di Chavez) e con una questione morale da gestire (il riconoscimen-to tardivo dei figli) era la speranza di un Paese. Oggi il Paese si divide tra chi si sente tradito da quel pre-sidente che non ha mantenuto le promesse e chi, invece, sostiene che bisognava farlo governare fino a fi-ne mandato. I problemi, comunque, restano. Per Franco non sarà facile in questi mesi (le elezioni sono in programma nell’aprile 2013) guida-re lo Stato soprattutto se non avrà l’appoggio della comunità interna-zionale (anche l’Unione europea ha inviato gli osservatori per verificare la situazione).

tori. Accanto alla questione agraria c’è un urgente bisogno di mettere mano al crescente divario sociale tra ricchi e poveri che può portare a un crescendo di violenze con la pre-senza minacciosa del gruppo terro-ristico interno dell’Epp. Il “giudizio politico” firmato da Colorado e Libe-rali che ha portato alla condanna di Lugo era partito proprio dai tragici fatti di Curuguaty del 15 giugno che avevano portato alla morte di 17 per-sone tra carperos (i contadini che occupano le terre “malacquisite”) e polizia. Il processo parlamentare in diretta televisiva è stato fulmineo a

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Il Dalai Lama come segno di contraddizione. Lo hanno invitato a Milano per dargli la cittadinanza onoraria, ma quando è arrivato qui ha dovuto accontentarsi di altri “regali” di seconda o terza mano. La cittadinanza, no. Il sindaco di Milano Pisapia si è arrampicato sugli specchi per giustificarsi, ma la pergamena della cittadinanza onoraria è rimasta nel cassetto. Per non fare arrabbiare i signori della Cina che hanno minacciato di disertare l’Expo 2015 per la quale preparano uno stand faraonico e 100 milioni (?) di visitatori con il muso giallo e gli occhi a mandorla. In realtà ne abbiamo già tanti fra di noi (senza rancore) che 100 milioni in più o 100 milioni in meno non avrebbe fatto una grande differenza. Ma, come dicono tutti i saggi cinesi e no, gli affari sono affari.Era già successo con la Moratti, ora è toccato a Pisapia. Perché sia noto a tutti che destra e sinistra sono incompatibili, a patto che non ci siano appunto gli affari di mezzo. Roma e Venezia hanno snobbato le ire cinesi. Non avevano l’Expo alla porte. Bologna sta seguendo a ruota Milano perché

Se sali sul treno sbagliato...

Il Museo nazionale cinese di piazza Tienanmen a Pechino ha realizzato Spazio Italia, un padiglione interamente dedicato all’arte italiana. I rappresentanti del governo cinese e i curatori degli spazi museali hanno chiesto alla città di Brescia e al museo di Santa Giulia il prestito dell’opera “L’Angelo” di Raffaello, una delle più prestigiose conservate nei Musei Civici cittadini. Il quadro è già arrivato a Pechino ed è stato collocato accanto a una tela di

Leonardo da Vinci. Spazio Italia rappresenta la prima proposta museale italiana stabile all’estero. Si colloca all’interno del più grande Museo al mondo appena ristrutturato, il National Museum of China di Beijing, in piazza Tiananmen. Il progetto mira a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale italiano proponendone un’immagine completa attraverso il racconto delle sue eccellenze artistiche e culturali.

Milano, l’Italia e pure i cinesi. Tuttavia l’episodio è molto significativo per comprendere quali sono le leggi che governano la nostra vita. Sono le leggi dettate dalle principali banche d’affari americane che guidano il gioco, dalle multinazionali, dai fondi speculativi, dalle agenzie di rating, dai sostenitori del capitalismo selvaggio, che le anime belle cercano di nobilitare chiamandolo liberismo. In questo quadro non è possibile onorare nello stesso tempo il Dalai Lama (lo spirito)

e il regime del capitalismo comunista cinese (la carne). O stai da una parte o stai dall’altra. Ricordate il monito di Gesù: “Non potete servire a Dio e a mammona” (Luca 16, 13). Infatti “I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui” (id. 14).Tutto questo ci riporta alla crisi che stiamo vivendo e alla pervicacia con cui si cercano vie d’uscita senza mettere in discussione il sistema che l’ha generata. Non si possono

ha in ballo altri affari. Fanno eccezione le patetiche e strumentali proteste di leghisti e pidiellini, andate in scena anche in Loggia: negano la cittadinanza reale ai bambini che nascono in Italia, ma vogliono quella onoraria per il Dalai Lama (per rivalsa potrebbero spostare in Tibet uno dei ministeri di Monza). Quindi? Ha fatto male Pisapia ad accettare il ricatto cinese. Anche perché sono convinto che i cinesi bluffano. All’Expo gli affari li faranno tutti insieme,

conciliare la dittatura del mercato e la giustizia. Le tasse che paghiamo per fare quadrare il bilancio dello Stato in realtà vanno a risanare le perdite degli speculatori, accumulando ingiustizia a ingiustizia. Il Dalai Lama è una vittima ideale del sistema, ma ci sono milioni di vittime reali che pagano a caro prezzo le ricchezze di pochi.Le vie d’uscita non sono a portata di mano. Dovremmo almeno pensarci e cercarle. Invece troppo spesso anche noi cristiani cerchiamo il compromesso oppure conviviamo con il sistema. È un atteggiamento che mi richiama una metafora di Dietrich Bonhoeffer, il pastore protestante impiccato dai nazisti. Ha lottato non solo contro Hitler, ma anche contro tutti coloro che pur essendo antinazisti pensavano di cambiare il sistema dal di dentro. A tutti diceva: “Se sali sul treno sbagliato non serve a nulla correre lungo il corridoio in direzione opposta”. Anche se non siamo in regime nazista, è evidente che stiamo viaggiando sul treno sbagliato. O cambiamo treno o continueremo ad andare nella direzione sbagliata.

Dal 28 maggio scorso gira per le vie della città l’autobus di Brescia Trasporti che veicola la campagna di comunicazione istituzionale della Fondazione Ant Italia Onlus “Essere a casa è meglio che sentirsi a casa”. Fino alla fine dell’anno, grazie al sostegno dell’azienda di trasporti pubblici della città la fondazione potrà promuovere su questo mezzo il Progetto Eubiosia, ovvero l’assistenza socio-sanitaria domiciliare gratuita ai sofferenti di

tumore che da oltre 30 anni offre in nove regioni italiane, e da più di dieci nel Bresciano. La Fondazione Ant è nata a Bologna nel 1978 e rappresenta la più ampia esperienza al mondo di assistenza socio-sanitaria domiciliare gratuita ai malati di tumore. Dal 1985 ad oggi Ant ha assistito, in modo completamente gratuito, circa 87mila in tutto il Paese, 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno, per un totale di oltre 14 milioni di giornate di assistenza erogate.

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Èarrivato a Remedello 14 anni fa, nel 1998, e ricordando il periodo trascorso da allora fa la storia di una comunità e

di una scuola cresciute nel tempo.Padre Igor Manzillo è in procinto di lasciare l’isituto piamartino di Remedello intitolato a padre Gio-vanni Bonsignori e di trasferirsi a Brescia, nella casa madre degli Artigianelli, così in quest’occasio-ne parla dei suoi anni nella Bassa.“Mi sono trovato molto bene − rac-conta − nelle diverse situazioni che ho avvicinato, a partire dal convitto, la cui esperienza si sta per conclude-re per ragioni organizzative, fino al Centro di formazione professionale, nel quale insieme ai docenti abbia-mo insegnato ai ragazzi un mestie-re, ma soprattutto a crescere e stare nel mondo. Ho avuto la possibilità di stringere molti legami di amicizia e di affetto che si sono rafforzati negli ultimi anni quando, con l’apertura della scuola secondaria di primo grado nel 2005 e del liceo scientifico nel 2007, ho avuto nel corpo insegnanti alcuni miei ex alunni, che negli anni ho visto crescere e affrontare il pro-prio percorso di studi. In un certo modo quindi lasciare tut-to questo rappresenta per me un di-spiacere, perché lascio a Remedello tanti bei ricordi, anche se a questo

di formazione professionale da 650 alunni. Padre Igor è inoltre il postu-latore della causa di canonizzazione del fondatore dell’ordine padre Gio-vanni Battista Piamarta. “Ci stiamo preparando al 21 ottobre − afferma in proposito − organizzando pel-legrinaggi di ex alunni e famiglie, con i quali abbiamo già superato le 1000 unità, con persone provenien-ti da tutto il mondo. A Brescia poi ci saranno due appuntamenti il 27 ottobre, con la Messa celebrata dal superiore generale della congrega-zione padre Enzo Turriceni, e il 3 novembre in Cattedrale quando a

sentimento si unisce l’attesa della nuova esperienza che andrò ad af-frontare”.Già perché tra i primi compiti, ol-tre a quello di guida della casa bre-sciana e di responsabile del Centro

Il cortile di palazzo Bertazzoli (nella foto) ospita anche quest’anno il ci-clo di esposizioni del Gruppo foto-grafico bagnolese intitolato “Imma-gini sotto le stelle”. La manifestazio-ne ospiterà anche gli scatti di gruppi con i quali il sodalizio bagnolese ha da anni instaurato rapporti di col-laborazione, come quello veronese, che ha partecipato, a livello collet-tivo e personale a molti concorsi di carattere internazionale. Tra i sog-

getti il resoconto di un viaggio in Vietnam con immagini affascinanti di un paese che solletica l’immagi-nazione; alcune immagini catturate durante il palio di Siena, la corsa che ha reso famosa nel modo la città toscana, raccolte sotto il titolo “Sie-na il giorno della civetta” e infine la festa di san Firmo di Pamplona, che ha il momento culminante con l’“Encierro”, corsa di circa 800 metri davanti ai tori. Dopo l’inizio di gio-

vedì 5 luglio alle 21.30. altri appun-tamenti si avranno gli altri giovedì del mese: il 12 toccherà agli scatti dal Madagascar di Ottavio Tomasi-ni, mentre 19 il Gruppo fotografico bagnolese ritornerà a essere prota-gonista con immagini proprie. Il 26, infine, sarà la volta di un documen-tario dedicato alla Giordania di Lu-igi Cozzi. In caso di pioggia le proie-zioni si terranno nel Salone Filanda, l’ingresso è gratuito.

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celebrare saranno il vescovo Monari e il card. Re”. A questi eventi si ag-giunge un più generale progetto di animazione spirituale basato sulla figura del futuro santo. “A Remedello − conclude padre Igor − avevamo avviato negli anni diverse iniziative come la Gioventù piamartina o il Movimento secola-re, oltre a promuovere, per esem-pio, corsi per futuri sposi. Parten-do da queste premesse l’obiettivo è di creare anche a Brescia un po’ di ‘movimento spirituale’, anche se ovviamente devono esserne ancora studiate le forme concrete”.

Sabato 7 luglio si tiene la Giornata internazionale delle cooperative, che si celebra come da tradizione il primo sabato del mese, e in questa occasione le cooperative aderenti a Confcooperative Brescia aprono le porte della loro struttura ai cittadini, promuovendo nel contempo varie manifestazioni. L’iniziativa è stata promossa per raccogliere l’invito dell’Onu a mettere in evidenza che il 2012 è l’ anno internazionale dedicato al-

le Cooperative. Il tema scelto per la manifestazione di quest’anno è: “Le imprese cooperative costrui-scono un mondo migliore”. L’anno ha lo scopo di sensibiliz-zare l’opinione pubblica sul ruolo delle cooperative, sul loro contri-buto allo sviluppo socio-econo-mico del territorio dove opera-no, senza trascurare l’obiettivo di promuovere la formazione e la crescita delle cooperative in tutto il mondo. Molte le realtà che ade-riscono alla giornata tra Brescia

e provincia, tra le quali si segna-lano, per esempio, la cooperativa “Solidarietà” che nelle sue sedi di Brescia Gavardo, Rezzato, Rovato e Ghedi, dalle 9.30 alle 12.30 e dal-le 15.30 alle 19, porterà avanti una raccolta di firme per sostenere il progetto di legge regionale di ini-ziativa popolare a favore del com-mercio equo e solidale; oppure la cooperativa “Il cauto” che, dalle 9 alle 19, si attiverà per proporre uno scambio di libri presso il negozio “Spigolandia” a Brescia.

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arlare di Canton Mombello in questo periodo richia-ma inevitabilmente le po-lemiche sulle condizioni della casa circondariale

cittadina, per la quale è stata spe-sa anche la definizione di “lager”, a causa per esempio del preoccupante sovraffollamento (si parla di 526 de-tenuti a fronte di una capacità mas-sima di 208) e, di conseguenza, del ridotto spazio vitale a disposizione di ogni detenuto. Per fare il punto della situazione è arrivata martedì nel penitenziario bresciano la Com-missione speciale carceri della Re-gione Lombardia, presieduta da Ste-fano Carugo, che si è sincerata delle condizioni della struttura diretta da Francesca Gioieni e ha promesso in-terventi sia sul piano economico che strutturale: oltre al potenziamento della dote lavoro, che dà ai detenuti la possibilità di un inserimento e di una formazione professionale, verràpromosso un emendamento per la sessione di bilancio per far fronte all’emergenza caldo e una mozione che ponga l’attenzione sulla questio-ne carceri. Al proposito ha affermato il Presidente della commissione − sul

posto insieme ad alcuni consiglieri regionali tra i quali Gian Antonio Gi-relli, Fabio Pizzul, Alessandro Marelli e Chiara Cremonesi, oltre al direttore dell’Asl di Brescia Carmelo Scarcel-la, l’assessore provinciale alle politi-che sociali Aristide Peli e il suo omo-logo comunale Giorgio Maione − ha affermato: “Questo carcere non è un lager, ha dei limiti che potranno esse-re superati dalla nuova struttura, ma bisogna lavorare sul dramma della custodia preventiva, non è possibile aspettare tempi lunghissimi in attesa di giudizio”. Da parte sua la direttrice Gioieni ha affermato: “Noi facciamo un grande lavoro in condizioni dif-ficili, crediamo in pieno all’articolo 27 della Costituzione”. La giornata è stata anche l’occasione per altre voci di farsi sentire: infatti, il Comitato per la chiusura del carcere, in un volanti-no ha denunciato le precarie condi-

zioni igienico-sanitarie in cui vivono i reclusi, oltre a lamentare la difficol-tà di comunicare con i familiari e la mancata messa in atto di pene sosti-tutive. Anche un comitato in rappre-sentanza dei detenuti ha prodotto un comunicato nel quale ha allargato il discorso al sistema giudiziario, del quale ha invocato una riforma per la quale verrà portato avanti anche uno sciopero della fame. Sullo sfondo, ri-chiamato da più parti nella mattinata di martedì, c’è il progetto di costru-zione del nuovo carcere, in un’area individuata dal nuovo Pgt cittadino nei pressi di Verziano. Struttura più moderna dell’ottocentesco Canton Mombello, con una capacità grande-mente aumentata. Ma, come è stato sottolineato, non è soluzione a tut-ti i problemi del sistema carcerario bresciano, soluzione che va cercata in una prospettiva più ampia.

Un volume che “nasce dalla consa-pevolezza che i documenti storici sono pochi, e che la memoria ab-bia bisogno di un supporto”. Que-sta è stata la ragione che ha mosso Sandro Albini (nella foto), a suo tempo direttore dell’allora casa di cura Poliambulanza, a raccogliere le testimonianze e a raccontare la storia di tutti coloro che, negli an-ni, hanno fatto sì che il noto ospe-dale cittadino consolidasse la pro-pria posizione di spicco all’interno dell’ampio panorama degli istituti di cura bresciani. Il libro si inti-tola, non a caso, “Poliambulanza, una storia bresciana”, ed è molto ricco di spunti. Traccia la parabola ascendente della casa di cura par-tendo dalla presentazione di ma-dre Eugenia Menni, ispiratrice del progetto, fino ad arrivare al 2004, anno di creazione dell’attuale Fon-dazione, compartecipata da diver-se realtà. “Il libro − ha sottolineato durante la presentazione la madre generale della congregazione delle Ancelle della Carità, Gabriella Tet-tamanzi − si fa portavoce del bino-mio tra medici, animati da spirito

cristiano, e le istituzioni locali, che hanno saputo lavorare in sinergia gli uni con gli altri nel nome della carità e della generosità, per pren-dere parte ad un progetto per la costruzione di un bene comune”. All’interno del volume viene riepi-logato il percorso di allestimento della struttura; sono presentate nu-merose testimonianze fotografiche relative al 1997, anno di apertura dell’attuale sede di via Bissolati, e di tutti i momenti più significativi, partendo dall’inaugurazione, dalla visita dell’ex ministro della Sani-tà Rosy Bindi fino all’apertura del parco scientifico-didattico Men-ni. Il volume non è in commercio, chi volesse averne una copia può richiederla presso Poliambulanza Charitatis Opera lasciando un’of-ferta, da destinare alle iniziative di solidarietà. (a.g.)

La Strada del vino “Colli dei longobardi”, con il supporto dei settori Agricoltura e Turismo della Provincia, il finanziamento di Regione Lombardia e, forse l’aspetto più incisivo, la collaborazione di nove Comuni – Botticino, Brescia, Capriano del Colle, Castenedolo, Flero, Montichiari, Montirone, Poncarale e Rezzato – ha presentato sei percorsi cicloturistici che permetteranno ai visitatori di scoprire le bellezze paesaggistiche, culturali ed enogastronomiche che

si incontreranno sui medesimi. “Il riconoscimento dell’Unesco alla nostra città – ha detto il presidente della Strada Luigi Bandera – ci ha spronato ad un maggiore impegno per la valorizzazione del territorio, da cui il progetto, destinato ad essere permanente ed espandibile, di studiare sei itinerari in cui campeggiano i richiami ai longobardi”. Sono state acquistate oltre 200 biciclette, dislocate nei punti strategici degli itinerari, dove sarà possibile noleggiarle – in luglio

il primo noleggio è gratuito – per “assaporare” il percorso in ogni suo dettaglio. Per i diversi itinerari e ogni informazione relativa al progetto, rimandiamo al sito www.stradadelvinocollideilongobardi.it. “L’Unesco ha concesso il riconoscimento grazie alla rete creatasi tra i sette Comuni in Italia dove i longobardi hanno lasciato un segno indelebile – ha detto l’assessore alla Cultura del Comune di Brescia Andrea Arcai – e verificare come vi siano strutture

per un’ulteriore valorizzazione del territorio non può che essere un segno di come la cultura, con altri settori, sia un traino della società”. “Tre i fili conduttori – ha specificato il vice presidente della Strada Andrea Peri – il cicloturismo, che all’estero vanta milioni di appassionati e che sta prendendo piede anche da noi, la tecnologia, in quanto gli itinerari sono scaricabili sugli smartphone, e la collaborazione tra amministrazioni e consorzi in campo”. (f.a.)

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er il terzo anno consecutivo Brescia Mobilità, la strut-tura pubblica del Comune di Brescia cui afferiscono Brescia Trasporti, Sinte-

si ed Omb International, ha riferito dell’attività del gruppo, alla vigilia di cambiamenti che muteranno il volto della mobilità cittadina, anche in ot-tiche più ampie, quali quelle provin-ciali, regionali e non solo. Entrare nei dettagli tecnici richiederebbe spazi e considerazioni ben differenti, ma la sintesi presentata dal presidente di Bm Valerio Prignachi, affiancato dai presidenti delle aziende del gruppo Andrea Gervasi, Giovanna Prandini e Marco Medeghini, rispettando l’ordi-ne di citazione, permette di “guardare al futuro con un concreto ottimismo – ha detto Prignachi – perché gli obietti-vi prefissi sono stati raggiunti, pur con la riduzione delle risorse e le lievi fles-sioni registrate, là dove verificatesi e non certo imputabili alla nostra azio-ne ma a situazioni economiche di re-

attenzione e rispetto”. “Registriamo con soddisfazione il successo di siste-mi alternativi di trasporto – ha detto Giovanna Prandini – quali Bicimia, il cui apprezzamento ha superato ogni aspettativa”, mentre Andrea Gervasi si è tolto qualche sassolino dalla scar-pa, richiamando i valori qualificanti di Brescia Trasporti, come “il ridotto tasso di inquinamento del parco auto-mezzi, l’incremento dei titoli di viag-gio ed un tasso di evasione più che accettabile ed ampiamente in linea, se non inferiore, a città omologhe al-la nostra”. “Quanto Omb sia apprez-zata lo dimostrano alcuni fatti – ha ricordato Marco Medeghini – quali il nuovo mezzo per la raccolta laterale dei rifiuti, la nuova versione dell’au-tobus ibrido elettrico di otto metri ed il biotrituratore. Non siamo lonta-ni dalla realtà se affermiamo che nel prossimo triennio l’occupazione nel-le aziende che fanno capo a noi – ha chiosato Medeghini – potrà passare dalle attuali 700 alle oltre 1000 unità”.

spiro nazionale ed internazionale. La definizione del termine certo di con-segna del metrobus, così come l’an-damento del piano delle opere com-plementari – ha continuato Valerio Prignachi – permetterà di consegna-re alla città, entro l’anno, un prodotto di elevata funzionalità, determinante nell’interscambio della mobilità bre-sciana. Il suo ruolo guarda ben oltre, perché quando nei prossimi anni, non molti invero – ha precisato Prignachi – altre opere troveranno realizzazio-ne, quali l’alta velocità e la Brebemi, il ‘sistema Brescia’ sarà esempio di alta efficienza cui molti guarderanno con

In seguito al convegno organizzato dal Centro migranti presso la parrocchia di San Giuseppe lavoratore intitolato “Straniero, ospite, cittadino… Come orientarsi nella nostra società” le impressioni di Silvia Parmeggiani, presidente della cooperativa Scalabrini-Bonomelli: “Mi ha lasciato dentro un profondo sentimento di completa disponibilità verso coloro, che per diverse ragioni scelgono il nostro Paese, nella speranza di un miglioramento, non

solo economico, ma anche morale. Questo sentimento è nato in me dal momento in cui ho iniziato a collaborare con la cooperativa Scalabrini-Bonomelli, spronata da padre Mario Toffari (nella foto), presidente del Centro migranti. Lo scopo del convegno era di porre in evidenza le difficoltà burocratiche, che incontra un immigrato al suo ingresso in Italia e che lo rendono subito un “diverso”, un “emarginato” e sicuramente una persona disinformata sul “modus vivendi”

che sembra tutti conoscano, ma che a ben vedere è a conoscenza di pochi, visto che anche gli italiani si trovano spesso in difficoltà perfino nelle pratiche più semplici per ottenere documenti”. A conferma di questo anche la testimonianza di un’immigrata che dichiara: “Mi chiamo Fatou, in Senegal sono laureata, ma a Brescia sono venuta per fare la domestica. Appena arrivata ho capito che bisogna fare tantissimi documenti ma ho la testa piena di informazioni e non capisco

bene dove devo andare o chi mi può aiutare. Ho difficoltà a farmi capire perché parlo francese e comprendo l’italiano ma ho vergogna a parlarlo perché so di sbagliare”. Per far fronte a situazioni come questa l’impegno della presidente Parmeggiani: “Ho ritenuto opportuno accettare l’incarico di presentare il progetto ‘Idee contro la discriminazione’ e di illustrare il vademecum della mappatura sui servizi e associazioni esistenti sul territorio, come aiuto pratico”.

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na serata per riflettere e interrogarsi sul fu-turo di un territorio a partire da un cambia-mento legislativo.

Il circolo di Legambiente di Mon-tirone mette al centro la questione relativa alle molte cave presenti sul territorio in un dibattito il 5 giugno nella sala del Sicomoro dell’ora-torio: in particolare il riferimento corre alle quattro proposte di legge attualmente in discussione in Re-gione Lombardia che dovrebbero introdurre delle novità nell’ambito delle attività estrattive. All’assemblea partecipano il presi-dente regionale di Legambiente Da-miano Di Simine (nella foto) e i con-siglieri regionali Gianantonio Girelli e Gianbattista Ferrari, inoltre l’invi-to è stato esteso anche ai sindaci e amministratori dei Comuni vicini.Si parte da quella che è una situa-zione locale molto significativa da questo punto di vista, che vede sul territorio di Montirone, o nelle im-mediate vicinanze, la presenza di otto ambiti di cava che occupano un’estensione di terreno pari a cir-ca 330 ettari.L’analisi di questo caso è utile a sviscerare alcuni aspetti su cui la legge dovrebbe soffermarsi, a par-tire dall’iter per arrivare alle scelte pianificatorie, fino all’individuazio-ne degli enti competenti, dalla ge-

stione dell’estrazione alla delicata questione del recupero e del limite di impianti in un singolo territorio.“Il problema nasce dal fatto che a Montirone si concentrano moltissi-me cave − afferma uno dei segretari del circolo di Legambiente di Monti-rone Eugenio Fasser − gestite male

dal vecchio paino cave, che ha una previsione di estrazione di ben 70 milioni di metri cubi nel Bresciano. Tra le novità, invece, c’è il riconosci-mento della necessità di una Valuta-zione di impatto ambientale per ogni impianto estrattivo e inoltre dovreb-bero essere definite le competenze della pianificazione estrattiva, che passerebbero alla Provincia.Un’altro tema importante, secondo noi, dev’essere quello del recupero: la nuova legge deve prevedere per-corsi e tempi certi, con delle garan-zie. Deve passare il concetto che la cava è una situazione momentanea, che dev’essere reinserita nel conte-sto ambientale su cui si è intervenu-to. Da parte nostra c’è il desiderio di mettere un limite alle cave, che a Montirone coprono il 20% del terri-torio, e soprattutto dare la possibi-lità ai cittadini di esprimersi in me-rito. A questo proposito indiremo una sorta di ‘referendum’ informale, con il quale i cittadini potranno far sentire la propria voce”. Ora però è tempo di informazione e confronto: “Il nostro vuole essere un contributo − conclude Fasser − per invitare ad una legge che dia stru-menti, anche alle amministrazioni locali per lavorare bene. Abbiamo un problema e vogliamo fare in mo-do che si risolva, con la partecipa-zione dei cittadini alla gestione del territorio”.

L’edizione 2012 della Festa del giovane di Bargnano sarà più lunga delle precedenti e, in più, saranno assegnati premi speciali. La 33 edizione di questa grande manifestazione, molto attesa dai bargnanesi, è in programma da giovedì 12 a lunedì 16 luglio e, come nel 2011, il comitato ha deciso di allestire una tensostruttura anche sulla pista da ballo, quindi la festa si svolgerà regolarmente anche in caso di maltempo. “Anche quest’anno – riferisce Attilio,

coordinatore e rappresentante del comitato organizzatore – dobbiamo ringraziare i fedelissimi e i nuovi sponsor, oltre ai numerosi volontari della parrocchia, che consentono di mettere in campo la tradizionale sagra del terzo week end di luglio, manifestazione organizzata per raccogliere fondi da destinare alla manutenzione e realizzazione di opere parrocchiali e oratoriali”. La Festa del giovane di Bargnano si svolgerà, come sempre, nell’oratorio parrocchiale: la piastra del tennis

ospiterà l’area spettacolo e la pista da ballo. Oltre al bar, birreria, piadineria e gelateria, ci sarà lo stand del ristorante, con circa 500 posti a sedere, che propone il tipico menù della manifestazione: casoncelli della Bassa, spiedo e altri piatti tipici. La festa del giovane inizia giovedì 12 con la Notte rock. Alle 22 è prevista l’esibizione della band bresciana Manarà Gang. Nella prima serata saranno aperti bar, piadineria e birreria. Il ristorante sarà aperto nelle serate di venerdì,

sabato, domenica e lunedì. Da venerdì a lunedì liscio e revival con quattro grandi orchestre: Claudio Bonelli, Gigi Corradi, Massimo Dellabianca e Daniele Cordani. Importante ricordare che con la sottoscrizione di beneficienza (che prevede un montepremi di oltre 10mila euro), si potranno vincere molti premi, fra questi una vacanza di sette giorni per due persone, a Kos (Grecia). Per l’ultima serata, dopo l’estrazione dei premi, gran finale pirotecnico. (mtm)

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ra gli indicatori più impor-tanti e conosciuti per va-lutare la qualità ambien-tale di un territorio figura certamente quello della

pulizia dell’aria: siamo ormai abitua-ti a sentir parlare di polveri sottili e di Pm10, spesso purtroppo quando i limiti di concentrazione nell’atmo-sfera superano la soglia consentita. Queste indicazioni sono ovviamente legate a doppio filo all’analisi dei flus-si del traffico, principale responsabile di questi fenomeni di inquinamento. Se però finora l’attenzione era con-centrata principalmente nelle città o nelle fasce dell’hinterland, ha preso recentemente avvio una campagna di monitoraggio che riguarda, invece, diversi Comuni della Bassa.A portarla avanti è la Fondazione Co-geme onlus, nell’ambito del progetto “Pianura sostenibile”, che da qualche anno si occupa di valutare lo stato di salute del territorio della Bassa occi-dentale attraverso una serie di para-

metri che vanno dal controllo delle acque e dei suoli fino appunto all’aria e al traffico. Il monitoraggio, incomin-ciato il 29 giugno a Quinzano d’Oglio, gradualmente toccherà sette Comuni dell’area, selezionati dai ricercatori dell’Università di Brescia che hanno elaborato il progetto, coordinati dal professor Maurizio Tira. Tra questi figurano Quinzano d’Oglio, Calcio, Maclodio, Comezzano-Cizzago, Bar-bariga, Berlingo e Castel Mella, men-tre è iniziato, parallelamente all’ana-lisi dell’aria, anche il monitoraggio del traffico a Maclodio e Comezzano-Cizzago. Il tutto avviene grazie a una stazione multiparametrica per il mo-nitoraggio in continuo della qualità dell’aria oltre che una stazione meteo per la misura di temperatura, umidità, direzione e velocità del vento, pres-sione e precipitazioni. Per quanto riguarda invece il traffico, si stanno raccogliendo i dati relativi a numero, velocità, tipologia di veicoli e traffico omogeneo medio, oltre a tenere sotto controllo tutti i 43 indicatori ambien-tali, di contesto e socio-economici in ogni Comune. In questa maniera, sarà

possibile avere dati sufficientemente esemplificativi della situazione am-bientale nel 2012 in tutta la pianura. Per avere una mappatura abbastan-za veritiera di quanto accade per poi mettere in campo misure correttive. Tale monitoraggio verrà poi ripetu-to negli stessi luoghi in inverno, così come avvenuto in altri sette Comuni della pianura nel 2011. Gli indicatori raccolti saranno poi condivisi sul web tramite il sito www.pianurasosteni-bile.eu , che già ospita decine di dati sensibili sulla qualità della vita di oltre 100mila cittadini residenti in pianura negli ultimi anni. La novità di quest’anno riguarda la strumentazione utilizzata: la Fonda-zione Cogeme si è dotata di un’appa-recchiatura all’avanguardia montata su un automezzo. Tale “centralina” è stata fornita da Unitec Srl, società specializzata nella progettazione e realizzazione di strumenti per il mo-nitoraggio ambientale e il controllo dell’inquinamento. Il furgone è stato donato dalla società Aob2 mentre per l’allestimento la Fondazione è stata supportata da Lgh.

A rendere unica la serata del 2 luglio al Piccolo Teatro di Manerbio ‘Memo Bortolozzi’ (nella foto) non sono stati solo la musica e l’entusiasmo delle band csul palco ma anche la generosità dei manerbiesi: quasi 6000 euro il ricavato del “concerto per l’Emilia”, frutto di offerte libere dei cittadini e di donazioni degli oltre 40 sponsor dell’evento. Tre ore di spettacolo: ha aperto Fulvio Anelli che ha coinvolto il pubblico con il suo pop italiano e strappato qualche risata.

Brava e grintosissima Michela Bosio, cantautrice bresciana dalla voce ipnotica che ha dato ritmo alla serata con il rock dagli anni 70 ad oggi. Sono seguite le melodie jazz del Minerva Quintet ed il rap di Arteiu, con la canzone ‘dignità’, dedicata alle popolazioni dell’Emilia perché “loro – ha detto il rapper – la dignità non l’hanno persa mai”. Ha presentato la serata Ivana Lopiccolo, nota ballerina della tv. Il concerto, patrocinio dal Comune di Manerbio, è nato

dall’iniziativa di privati cittadini, capitanati da Michela Bosio ed Ettore Baronchelli, per dare un aiuto concreto, senza troppi formalismi, ad uno dei paesi più colpiti dal terremoto di maggio: Sant’Agostino. Nel piccolo Comune ferrarese il sisma ha danneggiato edifici e capannoni e provocato la morte di due operai, nel crollo di una fabbrica di ceramica. Il ricavato della serata è stato versato, la mattina seguente all’evento, direttamente al Comune di

Sant’Agostino perché possa subito essere utilizzato per le emergenze. Si è commosso Fabrizio Toselli, sindaco del paese emiliano, nel ricevere notizia. Non era presente alla serata, per non abbandonare il suo Comune, ma ha espresso la sua gratitudine in una lettera che il vice sindaco di Manerbio, Ferruccio Casaro, ha reso alla cittadinanza. “È con queste iniziative – si legge nella missiva – che si capisce la vicinanza di Comuni come il vostro, sempre pronti alla solidarietà”. (l.o.)

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In una sorta di ideale itinerario spirituale il Garda propone occasioni di riflessione e di meditazione. Tre le mete nel bresciano: l’Abbazia di Maguzzano a Lonato, il Santuario della Madonna del Carmine a San Felice del Benaco e il Santuario della Madonna di Montecastello a Tignale (nella foto). A Maguzzano sorge l’Abbazia gestita dalla Congregazione dei Poveri Servi e Serve della Divina Provvidenza. Una antica “abatiola” benedettina

sorgeva presso una strada romana alla fine del IX secolo. Nel 1490 fu riedificata quasi dalle fondamenta e ornata del chiostro e della bella chiesa rinascimentale, a una sola navata, con interessanti affreschi, tele - tra cui La Pala dell’Assunta, del Moretto - e un bel Crocifisso ligneo. Il santuario della Madonna del Carmine è situato nel cuore della Valtenesi: la chiesa risale al XV secolo, ad un’unica navata è tutta ricoperta di pregevoli affreschi che fanno pensare alle scuole pittoriche

del Mantegna e del Foppa. Una tradizione vuole che siano stati i pescatori ad esprimere la loro riconoscenza alla Vergine per averli salvati dalle tempeste. La storia del Santuario di Montecastello, arroccato su una rupe a strapiombo sul lago, è legata al ricordo di una stella. Durante una violenta battaglia tra Bresciani e Trentini, una luce abbagliante paralizzò i Trentini, permettendo ai Bresciani di sopraffarli. Gli abitanti di Tignale testimoniarono la presenza di Maria

in forma di stella luminosa, per cui il primo titolo sarà “Madonna della Stella”. La chiesa inferiore possiede affreschi rinascimentali, mentre quella superiore ha l’altare maggiore di legno dorato e una invetriata dietro alla quale si nota la miracolosa immagine della Madonna. Degno di nota l’ex-voto più grande d’Italia: un dipinto del ‘600 che raffigura una battaglia. Tre mete, fuori dalle rotte vacanziere, in cui è possibile ritrovare dimensioni e ritmi umani. (v.b.)

È stato inaugurato a palaz-zo Cominelli di Cisano di San Felice, l’Alter Bar: punto di ristoro e insieme innovativo progetto so-

ciale che offre l’opportunità ad ado-lescenti e adulti con disabilità di fare un’esperienza nel mondo del lavoro. L’Alter Bar, punto di riferimento il sa-bato, dalle 18 alle 21 e la domenica, dalle 10 alle 12 e dalle 18 alle 21, fino al 2 settembre, vede alla sua guida sei giovani con disabilità. Il progetto è frutto della collaborazione tra Ama, associazione Auto Mutuo Aiuto di Brescia, Fondazione Cominelli e Co-mune di San Felice. “Soli siamo paro-le, insieme siamo poesia” è il motto dell’Ama. “La nostra associazione − spiega la presidente Barbara Zerne-ri − vuole fare comunità, aggregare e integrare”. L’iniziativa è stata pensata proprio per il periodo estivo che per i ragazzi con disabilità è spesso vuo-to da impegni e con meno occasioni di socialità. “La possibilità di gestire a San Felice con l’aiuto di educatori e volontari un piccolo punto ristoro permetterà loro di avere uno spazio formativo e occupazionale e di speri-mentare mansioni adeguate alle abi-lità di ognuno”. Un’esperienza che permetterà ai ragazzi di sentirsi pro-tagonisti attivi di un processo all’inter-no della comunità, di acquisire com-petenze e strumenti spendibili anche nella quotidianità e di assumere un

ruolo dove il ‘fare’ viene riconosciuto. L’iniziativa dell’Alter Bar è coerente con le finalità della Fondazione Co-minelli: trasformare Cisano in un pun-to di riferimento per iniziative legate all’arte, alla cultura e al sociale. Tra quelle permanenti ha preso il via da un paio di anni “Il gioiello contempo-

raneo”. La Collezione si arricchirà di anno in anno grazie alla libera dona-zione di opere di autori selezionati, sia tra i partecipanti al Premio Fonda-zione Cominelli sia tra autori ritenu-ti meritevoli, per diventare un punto di riferimento nel campo della cono-scenza e fruizione del gioiello contem-poraneo. Di grande significato anche la raccolta museale di attrezzi “Raffae-le Cominelli”, dedicata alla tradizione agricola della Valtenesi. I pezzi, in un percorso tematico, rappresentano un doveroso omaggio al letterato ed alla sua volontà di ricreare all’interno de-gli spazi della Fondazione l’atmosfera di una “tipica casa di campagna”. Fino al 29 luglio, è allestita la mostra “Ione-sco segreto”, con esposizione di ope-re degli anni ‘80 e il libro d’artista ‘Ti-tres et sous titres’, contenente stampe originali, accompagnate da un testo manoscritto e inedito. L’esposizione mette il luce l’opera pittorica di Eugè-ne Ionesco, scrittore, drammaturgo, pittore, straordinario interprete dei drammi e della grandezze dell’uomo nel Novecento. E nella tarda mattina-ta di domenica, fino all’ultima di ago-sto, quando soffia una leggera brezza dal lago e il caldo non soffoca ancora il meraviglioso giardino della Fonda-zione, vengon serviti gli “Aperitivi con le Muse”, concerti di musica classica, folk e pop, incontri sulla storia locale, spettacoli di danza moderna e tutto ciò che le Muse possano proteggere.

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n filo sottile che unisce, correndo veloce sulle due ruote, la Valle Ca-monica alla Sicilia, nel nome della cultura del-

lealegalità e dell’antimafia, percor-so da protagonisti d’eccezione: una squadra di atleti diversamente abili che utilizzeranno le handbike.Si tratta della lunga corsa ciclistica che partirà venerdì 6 luglio da Breno e arriverà il 19 a Palermo, nel ven-tennale della strage di via d’Amelio in cui morirono Paolo Borsellino e gli agenti di scorta Agostino Ca-talano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Clau-dio Traina. Le tappe saranno 14, per un totale di circa 1.850 chilometri: tanto durerà la staffetta che si accingono a com-piere i sei atleti della Polisportiva disabili Valcamonica con la “benedi-zione” di don Luigi Ciotti di Libera.L’ideatore dell’iniziativa è Mirco Bressanelli, ingegnere 41enne due volte campione italiano di handbi-ke, la bicicletta a tre ruote in cui si pedala con le braccia. Insieme a lui Mauro Bernardi (35enne para-plegico e primo maestro italiano di

sci per disabili), Emanuele Bersini (ipovedente, correrà su un tandem guidato da Giuseppe Falconi) e Ma-rio Gatelli (vicecampione in carica di tennis in carrozzina e due volte paralimpico). Alessandro Scalvino-ni è in sedia a ruote dall’età di tre anni dopo un incidente stradale ed è stato il primo italiano disabile a partecipare alla maratona di New York. Giordano Tomasoni, 41enne paraplegico, faceva il falegname, ora è atleta, assessore allo Sport del suo Comune e attuale vicecampione italiano di sci di fondo.La staffetta verrà seguita da Tita Raffetti, anima di Libera Valcamoni-ca, a bordo di un camper insieme a medici, meccanici e volontari. La ta-bella di marcia prevede spostamenti giornalieri di almeno un centinaio di chilometri e sosta ogni sera in una città diversa, per incontrare associa-

zioni, cittadini, amici, e riprendere fiato. “Saremo 23 persone in tutto e ci sposteremo con sette-otto mezzi – racconta Raffetti – . Per la staffet-ta abbiamo deciso di sacrificare le ferie ed eravamo pronti anche ad autotassarci, ma sono arrivati al-cuni sponsor che copriranno gran parte delle spese. Grazie al sostegno del popolo di Libera siamo riusciti a pianificare i pernottamenti lungo le 14 tappe”.La lunga carovana, una volta arri-vata a Palermo, onorerà anche altri martiri della guerra di mafia, da Gio-vani Falcone a Francesca Morvillo, oltre a Peppino Impastato e i poli-ziotti Emanuele Piazza e Antonino Agostino, ucciso insieme alla moglie Ida Castelluccio. Perché, anche grazie a questa lunga corsa, la memoria e la testimonian-za civica possano essere preservate.

Musica, concerti e divertimento: tre parole che caratterizzano tre serate di festa. Si svolgerà all’ex convento di Darfo, in via Quarteroni, vener-dì 6, sabato 7 e domenica 8 luglio 2012 la 20 festa della Banda musi-cale cittadina di Darfo. Dopo l’aper-tura dello stand gastronomico alle 19, che allestito per l’occasione sarà aperto tutte e tre le sere, il venerdì sarà animato dal duo bresciano “Co-lorado Ranch”, che proporranno un repertorio di musica country ricco di interessanti brani delle più gran-di artiste del genere. Momenti frizzanti e per stare in com-pagnia, che continuano sabato sera in cui si potrà ballare sulla musica di dj Giuseppe e sarà presente un ospite d’eccezione la “Magicaboola Brass Band”: grande musica e spet-tacolo direttamente dalla Toscana. Gruppo di 13 musicisti che suona-no trombe, sassofoni e percussioni, la “Magicaboola Brass Band” ha ca-pacità e talento per poter unire, nel proprio lavoro, l’effervescenza delle marchin’ band di New Orleans alla tradizione delle bande folkloristiche italiane, armonizzando questi diver-si stili e dando vita ad uno spettaco-lo coreografico, unico e travolgente. Una serata che regalerà al pubblico momenti allegri e gioiosi. Infine, per coronare questa 20 edizione, do-menica 8, si svolgerà il tradizionale raduno bandistico, a cui partecipe-ranno oltre alla Banda musicale cit-tadina di Darfo Boario Terme anche il Corpo musicale parrocchiale di Casazza, il Corpo bandistico Avis

di Esine e la Banda musicale di Ca-stelfranco di Rogno. Dopo la sfilata per le via della città, che avrà inizio alle 18.30 si riapre la festa serale, che sarà colorata, a partire dalle 19.30 dai concerti e dalle emozioni che sapranno trasmetterci le Bande musicali ospiti e tutti i loro compo-nenti che con grande impegno por-tano avanti la loro passione, la loro musica. (n.p.)

Il primo tentativo su grande scala effettuato nell’estate 2008 di coprire con teli “geotessili termosaldati” la superficie del ghiacciaio del Presena (nella foto) per 45mila mq diede subito una risposta importante e molto soddisfacente. Lo scorso anno la superficie coperta fu di 90mila mq e quest’anno la superficie è di 100mila mq, interessando la parte sciabile e la parte che sostiene gli impianti, particolarmente sensibile in quanto i sostegni in ferro si possono surriscaldare

portando ad un rapido scioglimento della neve. I teli verranno rimossi, come sempre, prima dell’inizio della nuova stagione invernale. Il ghiacciaio dell’Adamello e la vedretta del Presena in particolare non sono solo meta di sciatori ed escursionisti ma anche di scienziati e ricercatori che in altre parti del mondo stanno cercando di trovare una soluzione al problema del riscaldamento globale. I risultati ci sono e sono stati entusiasmanti fin dall’inizio: ben due metri di spessore

di neve sono stati salvati nel primo anno e lo stesso anche nell’anno successivo (80mila sono i metri cubi di neve salvati ogni anno) con una superficie che ad ogni stagione viene estesa grazie ai finanziamenti stanziati dalla Provincia autonoma di Trento. Si tratta di un risultato importantissimo sul piano ambientale, ma anche su quello economico-turistico, permettendo di aprire la stagione sciistica dal 1 novembre. Il ritiro dei ghiacciai è iniziato circa 50 anni fa ed il

ghiacciaio del Presena ha visto scomparire la maggior parte della propria superficie tanto che è stato definito un ghiacciaio in via di estinzione, un po’ come è accaduto a Sella Nevea nel tarvisiano a fine anni settanta o al ghiacciaio del Sommellier a Bardonecchia in alta Valle di Susa. Per evitare la fine di questo patrimonio, il comprensorio Adamello Ski con l’università e la Provincia di Trento ha studiato questa soluzione che sta già dando frutti. (f.g.)

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a parrocchiale di Santa Maria Assunta è il simbo-lo religioso della comuni-tà di Erbusco. Progettata da Giovan Antonio Girel-

li nel 1689, la parrocchiale prese il posto dell’antica pieve adiacente, consacrata a Santa Maria Maggio-re. La struttura, di epoca medievale, era infatti ormai troppo piccola per contenere la crescita della popola-zione. Costruita tra il XVII ed il XVII secolo, la parrocchiale presenta un interno suddiviso in tre navate. Di rilievo, e meta di visita, sono i cin-que altari marmorei, il tabernacolo ligneo di Andrea Fantoni, la pala ed il paliotto dell’altare maggiore. Da pochi giorni, la parrocchiale è più sicura e più bella. I lavori di restau-ro, iniziati sul finire del 2011, sono stati di fatto completati con la fine del mese di giugno. Tutto risolto? Purtroppo no. Le ingenti spese so-stenute, per un totale di circa 220mi-la euro, stanno preoccupando don Luigi Goffi, dal settembre 2009 par-roco del borgo franciacortino. “Al momento − dice don Luigi − manca-no all’appello ancora più di 100mi-la euro. Negli ultimi mesi abbiamo chiesto uno sforzo ulteriore di so-lidarietà a tutta la comunità dei fe-deli di Erbusco, che ha risposto con grande generosità. Siamo però, di fatto, ancora a metà del guado. Per questo chiediamo ancora uno slan-

cio di solidarietà a tutti: privati, en-ti, fondazioni. Chiunque, insomma, sia disposto a darci una mano”. I lavori erano ormai improcrastina-bili. L’antico splendore della par-rocchiale di Santa Maria Assunta, colpita dall’usura del tempo e dagli agenti atmosferici, rischiava infatti

di essere definitivamente compro-messo. Nel corso degli ultimi mesi la bonifica, principalmente all’esterno, è stata portata a termine. I ponteg-gi che hanno circondato su tre lati la chiesa sono stati il simbolo della laboriosità erbuschese: messo in si-curezza il tetto, si è poi proceduto a levare l’attuale intonaco, ceduto in più punti. Infine, il terzo intervento ha riguardato il campanile, dov’era comparsa una fessura da chiudere al più presto. “So che non sono tempi semplici – dice ancora il sacerdote –, ma posso trovare sostegno solo nei parrocchiani. A loro va quindi il mio accorato appello perché diano una mano a loro stessi e alla loro co-munità. Finiti di fatto i lavori, rima-ne ancora un afflato solidale da met-tere in campo”. La mancanza di fon-di sta rallentando anche l’altro inter-vento in cantiere, il posizionamento di una grande statua del pontefice Giovanni Paolo II nel piazzale della chiesa. L’opera, realizzata dall’arti-sta erbuschese Luciano Bertoli, è stata esposta al pubblico durante le recenti celebrazioni per il santo pa-trono del borgo franciacortino, San Gottardo. “Al momento – conclude don Luigi Goffi – stiamo riflettendo sulla collocazione migliore. Per ora la statua è stata posta sotto il por-ticato dell’oratorio San Domenico Savio, a poche decine di passi dalla parrocchiale”.

Il nome “Gruppo volontari per Cologne” la dice lunga sull’identità. Sono 16, tutti pensionati, del paese e accomunati da quel generoso spirito di servizio che stimola a dedicare tempo ed energie agli altri. L’Associazione è nata su espressa volontà dell’Amministrazione nel gennaio 2010 sotto la guida dell’attuale presidente Renato Uberti ed entrando in piena operatività già in febbraio, con l’accompagnamento degli alunni all’ingresso-uscita delle

scuole, ma anche presenziando a manifestazioni-iniziative di carattere sociale. “Non siamo né vigili, né ausiliari – ha specificato Uberti – , ma volontari che si preoccupano di aiutare, sostenere e tutelare soprattutto in campo viabilistico: un gruppo nei gruppi, in quanto quasi tutti già collaboriamo anche in altre realtà del paese nell’auspicio di renderci utili e non per la divisa”. Nonostante l’ormai rodato impegno, l’ufficializzazione del gruppo è ricorsa nella solennità patronale dei

Santi Gervasio e Protasio (la sera del 19 giugno) con la benedizione del prezioso labaro verde con stemma giallo-rosso, ornato con filo dorato da due ricamatrici volontarie e offerto dall’Associazione culturale Cristoforo Torri, reduce di un’altra impegnativa donazione: il restauro del gonfalone comunale del 1961, ora affisso in Municipio in attesa d’essere svelato. Mentre i volontari continuano l’attività nei pressi dell’oratorio in piena stagione grest, mercoledì all’Area feste si è

svolto l’annuale conviviale, dove sono stati evidenziati i successi di bilancio: dalla tutela dei ragazzi con l’apertura anticipata dei cancelli delle scuole (evitando resse e pericoli), al miglioramento della viabilità su via Fermi, nell’auspicio di concretizzare anche lo slittamento di alcuni metri dell’attraversamento pedonale delle elementari su via don Antomelli, per garantire più sicurezza e scorrevolezza al traffico, in vista della ripresa di settembre”. (a.s.)

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l Comune di Collio ha approva-to a fine giugno il bilancio pre-ventivo 2012: può così andare all’appalto un intervento im-portante al Maniva per il quale

i soldi sono messi a disposizione dal pubblico (Gal Gölem) e privato, cioè la famiglia Lucchini proprietaria del-la Maniva Ski. Continua così, con tenacia anche sorprendente visti i tempi, la valoriz-zazione a 360° della bellissima zona, sempre più determinante per il turi-smo: i suoi impianti sciistici hanno salvato almeno in parte una stagio-ne invernale dimezzata, che ha visto neve scarsa e gli impianti di Pezzeda chiusi. C’è un grande progetto com-prensoriale Valtrompia-Valsabbia, appoggiato dalle Comunità montane, approvato in Regione, ma per ora so-lo sulla carta con finanziamenti tutti da reperire.Ci sono le premesse perché sia realiz-zato entro l’estate invece il progetto da 240mila euro del Comune di Col-lio proposto al finanziamento del Gal Gölem Valtrompia Sebino, la società consortile mista pubblico-privata nata nel 2009, che opera nel Piano di svi-luppo locale (Pisl) con fondi regiona-li su misure di intervento europee. Il Gal l’ha approvato ed ha concesso un contributo di 216mila euro, che lo ha fatto decollare. Realizza un percorso naturalistico attorno a Cima Maniva (dove arriva la seggiovia Barard) su progetto redatto dall’architetto Ezio Fabbri, approvato senza lungaggini perché la Lucchini Costruzioni Srl ha messo a disposizione i terreni di sua proprietà e si fa carico della differen-

curezza, migliorie sull’esistente. Pro-prio la vecchia strada militare che dal Passo portava al Casermone di Pian delle Baste, è interessata da due iti-nerari ben segnalati e sicuri perché non interferiscono con la provinciale verso Crocedomini. Il primo parte dal grande parcheggio al Passo e si dirige sul pendio a sinistra dello Chalet Ma-niva verso due piccole costruzioni in pietra, ex arrivo dei vecchi ski-lift, da dove in quattro passi si raggiunge la vecchia strada militare. I due manu-fatti verranno utilizzati da un apicul-tore. Si prosegue poi verso la Locanda Bonardi: in tutto 1045 metri di tragitto con 10 stazioni per l’esercizio fisico e un’area giochi per bambini. Giunti al Bonardi si potrà proseguire sul se-condo percorso: sul vecchio sentie-

za dei costi di realizzazione. Il proget-to ha diversi pregi. Va a valorizzare innanzitutto due “attrattive” del Ma-niva: la prima è il suo patrimonio na-turalistico poiché nella zona botanici tedeschi hanno individuato una ven-tina di specie di fiori unici in Europa; la seconda viene invece da manufatti (sentieri, trincee, strade) della Grande guerra nella quale era zona di confine. Si tratta di ripristini, staccionate di si-

Nonostante la scuola sia da poco ter-minata, per il Comune di Sarezzo è già ora di pensare al prossimo anno sco-lastico. Infatti, l’assessorato alla Pub-blica istruzione ha previsto una serie di servizi per sostenere gli studenti saretini e venire incontro alle esigen-ze delle famiglie. Un programma che spazia dal trasporto scolastico al ser-vizio mensa, dall’entrata anticipata e doposcuola, alle agevolazioni sulle rette della materna sino al contribu-

to per l’acquisto di libri di testo delle medie. “Sul fronte dei trasporti – dice l’assessore Valentina Pedrali (nella fo-to) – il servizio viene assicurato ad asi-lo, elementari e medie, oltre a quello solo in andata per gli studenti dell’isti-tuto superiore ‘Primo Levi’. Inoltre, proponiamo l’entrata anticipata alle elementari di Sarezzo e Zanano (dal lunedì al venerdì, 7.30/8.30) con un costo mensile di 15 euro e quello di doposcuola (lunedì, mercoledì, ve-

nerdì 16.05/17.45 e martedì, giovedì 14.05/17.45) con un costo mensile di 90 euro”. A questi si aggiunge il con-tributo per l’acquisto di libri di testo di chi frequenta la scuola media “G. La Pira” con facoltà da parte dell’am-ministrazione di erogare, sulla base della disponibilità economica di bi-lancio e di una graduatoria Isee, 150 euro per gli iscritti alla classe prima e 80 euro per le classi seconde e ter-ze. “Vorrei sottolineare – precisa Va-

lentina Pedrali – che in un momento come questo nel quale tutti tagliano e si trovano costretti ad aumentare le tariffe dei servizi, il nostro Comune, credendo nell’importanza dell’istru-zione e dei servizi ad essa correlati, ha deciso di mantenerle inalterate offrendo comunque qualità”. I moduli sono da consegnare all’Ufficio servizi scolastici entro martedì 31 luglio (dal martedì al sabato ore 10/12) o all’Urp al 2° piano del municipio di Sarezzo.

ro sotto l’attuale provinciale si salirà verso la cabina elettrica per imboc-care la sterrata verso Cima Maniva e scendere verso il Passo o tornare al Bonardi. In questo caso 2.059 metri con 15 stazioni per l’esercizio fisico e ancora un’area dedicata ai bambini.

Incominciata sabato scorso, proseguirà fino a domenica 8 luglio la 34 edizione della Festa del quartiere, organizzata anche quest’anno nella valle di Sarezzo dal Centro territoriale valle di Sarezzo in collaborazione con il Comune. La location è l’area verde attrezzata in località Campei.Tra gli appuntamenti in programma per il prossimo fine settimana si segnalano venerdì alle 20.30 il classico gioco di

abilità del palo della cuccagna, seguito alle 21.30 dal karaoke e alle 23 dalla “spaghettata dei tiratardi”. Sabato, invece, spazio allo sport con tornei di bocce, calcio e pallavolo per i bambini lungo tutto il pomeriggio, mentre in serata evento danzante con l’orchestra “Del Panno”.Si conclude domenica 8 luglio con la Santa Messa all’aperto alle 10 e il pranzo a base di spiedo. Infine, giochi senza frontiere e “anguriata” per tutti.

Non occorre essere enormi poli scolastici per stare al passo coi tempi: bastano buona volontà e qualche risorsa destinata con lungimiranza. Così, anche la piccola scuola di Caino potrà avere dal prossimo anno scolastico una Lim, la lavagna interattiva multimediale sulla quale è possibile scrivere, disegnare, allegare immagini, visualizzate testi e riprodurre video. Lo scorso 29 giugno è stata installata a Caino una Lim, acquistata grazie al finanziamento

di un fondo regionale. Si tratta di un importante strumento didattico per i 99 bambini di Caino, con le insegnanti Annamaria Adamo e Piera Bezzi (coordinatrice dell’istituto) che hanno seguito un corso di formazione. Una scuola piccola, ma molto attiva sul fronte delle iniziative, grazie alla proficua collaborazione tra insegnanti, genitori e associazioni presenti sul territorio (Avis, Cacciatori, Protezione civile, Gruppo polisportiva). (a.a.)

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Scade il 31 luglio prossimo il termine entro cui devono essere regolarizzate, con domanda da presentare in Provincia, le emissioni che prima del Testo unico ambiente (D.Lgs. 152/2006), non erano soggette ad autorizzazione e ora sono state ricomprese nell’obbligo. Dall’aprile scorso è in vigore il nuovo allegato tecnico n.32 per l’adesione all’autorizzazione alle emissioni in atmosfera di carattere generale (nota come

autorizzazione semplificata), per le imprese che svolgano attività di lavorazioni meccaniche dei metalli con consumo complessivo di olio (come tale o come frazione oleosa delle emulsioni) uguale o superiore a 500 kg/anno; attività di pulizia meccanica/asportazione di materiale effettuate su metalli e/o leghe metalliche. Le imprese interessate dovranno presentare le domande di adesione al nuovo allegato

tecnico entro il 31 luglio 2012, mentre dovranno adeguarsi alle prescrizioni dell’allegato entro il 1° settembre 2013. In caso contrario, lo stabilimento si considera privo dell’autorizzazione alle emissioni e soggetto alle relative sanzioni.Per informazioni e assistenza contattare l’ufficio Ambiente & Sicurezza dell’Associazione Artigiani: 030/2209804 - 030/2209896, e-mail: [email protected]

l rischio che una Banca fioren-tina del ‘500 metteva in campo per finanziare una spedizione nelle Americhe, era certamente maggiore rispetto a quello, oggi

richiesto per mantenere una linea di credito ad una azienda artigiana, che da quando è nata, ha sempre onorato i propri impegni e che ora, a causa di una congiuntura tanto negativa quan-to eccezionale, si trova in difficoltà. È chiaro il ragionamento che Enrico Mattinzoli, presidente dell’Associazio-ne artigiani di Brescia riserva al siste-ma del credito e alle difficoltà sempre maggiorni che crea alle imprese arti-giane. Mattinzoli non mette in dubbio che gli Istituti di credito (come ogni altra intrapresa commerciale) abbia-no la necessità di produrre utili; sa che aprire troppo la borsa dei quattrini per le banche corrisponde ad aumentare il rischio, “ma non farlo in questo mo-mento – afferma ancora il Presidente di Associazione artigiani – significhe-rebbe far chiudere migliaia di impre-se, e di conseguenza, per il mondo bancario, iscrivere a bilancio perdite

ben superiori”. Dal punto di vista pu-ramente economico per le Banche, va-lutare quale sia il rischio minore. “Ma se per un momento – afferma ancora Mattinzoli – i grandi istituti di credito avessero il coraggio di rimettere in di-scussione, non solo le logiche di mer-cato, ma la possibilità di recuperare un

lui condivide successi ed insuccessi e dove i valori e il senso di comunità so-no ancora ben radicati. “E poi diciamo-lo una volta per tutte – continua ancora –, che le sofferenze delle banche non sono certo da imputare alla piccola impresa, che per realizzare il sogno di veder crescere un progetto, da in garanzia tutto quello che ha e sempre più spesso anche quello che non ha, coinvolgendo nel rischio di impresa parenti ed amici”. Senza dimenticare che gli utili, le piccole imprese non li nascondono nei paradisi fiscali, ma al contrario, li hanno sempre reinvestiti in investimenti produttivi e non nella finanza creativa, quella che a Brescia ha bruciato ingenti risorse. Non può essere quindi il prodotto di un calco-lo matematico il metro con il quale si definisce la bancabilità di un’ impresa! “Ecco perché – è la conclusione del Presidente – è necessario che le ban-che tornino ad avere fiducia nelle imprese artigiane perché questo si-gnifica credere nel futuro e anche un po’ sognare, due ingredienti che hanno fatto grande il nostro Paese”.

ruolo sociale caduto ormai in disuso nella modernità, sarebbero anche in grado di valutare quanto sia importan-te mantenere in vita le imprese artigia-ne e commerciali”. La piccola impresa artigiana, commerciale, agricola, è una realtà dove il titolare lavora gomito a gomito con il proprio dipendente e con

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Un’università per geome-tri? Sì, perché no! La proposta lanciata dal Collegio geometri di Brescia per l’istituzio-

ne di un corso di laurea fatto di pro-grammi e di piani di studi pensati per questa figura professionale sta incon-trando consensi sempre maggiori. A darne notizia è lo stesso presidente del Collegio Giovanni Platto che rac-conta dell’accoglienza interessata che la proposta ha avuto dai colle-gi di tutto il Paese. Una condivisio-ne che ha finito col fare dell’idea di un’università per geometri l’obiettivo primario della categoria.“I tempi – sottolinea ancora Platto – sembrano essere quelli giusti. Preci-se normative europee chiedono in-fatti la laurea a chi sceglie di eserci-tare la libera professione. Il dibattito che si è aperto sul futuro degli ordini professionali potrà dare importanti risposte anche sul futuro della no-stra categoria”.Giovanni Platto, a nome dei geometri del collegio, non ha timori nell’affer-

mare che tutti i geometri bresciani sarebbero pronti alla novità di una laurea, purché sia progettata sulle specifiche esigenze della professio-ne. Per i geometri, che come sotto-linea il presidente Platto sono spes-so guardati come intrusi quando si affacciano al mondo universitario,

geometri consentirebbe di fare chia-rezza su questa figura professionale oggi, in qualche modo, in costante competizione con altre. Non è che l’assenza di un percorso accademi-co abbia negli anni limitato la forma-zione costante e sempre più appro-fondita dei geometri. “Alle costanti esigenze di formazione della nostra categoria – afferma il presidente Plat-to – abbiamo sempre risposto con le nostre forze. Nel solo 2011 il Collegio dei geometri di Brescia ha organizza-to 57 corsi che hano visto oltre 5000 partecipanti e che si sono conclusi con il rilascio di oltre 37mila crediti formativi”.Oltre che sul fronte della formazio-ne permanente il collegio di Brescia è fortemtente impegnato nell’appro-fondimento della liberalizzazione delle professioni introdotte dal go-verno Monti. “Un processo – afferma al proposito Giovanni Platto – che per tanti aspetti il nostro Collegio ha anticipato, soprattutto in termi-ni di assicurazione obbligatoria e di formazione professionale continua”.

servirebbe un corso di laurea capace di fornire a chi lo sceglie strumenti e preparazioni adeguate per essere efficacemente presente in un merca-to del lavoro in cui la figura del ge-ometra è importante, ma non tanto da conquistarsi una propria dignità accademica. Un corso di laurea per

La Cisl di Brescia si è fatta promotrice di due incontri per i lavoratori in mobilità. L’obiettivo, in una stagione segnata da difficoltà e dalle polemiche sui lavoratori esodato, è quello di offrire una panoramica sulle opportunità di nuova occupazione.Nell’organizzazione di questa iniziativa la Cisl Brescia si è avvalsa della collaborazione di Ial, Adecco, Gi Group, Obiettivo Lavoro e Umana, cinque delle più importanti agenzie per il

lavoro operanti nel Bresciano. Nel corso degli incontri è stata dedicata particolare attenzione all’illustrazione della “dote lavoro”. Si tratta di un intervento economico che la Regione Lombardia ha messo a disposizione per i servizi di ricollocazione delle persone in mobilità. Nel corso degli incontri sono state fornire anche precise indicazioni su alcune modalità di ricerca del lavoro; è stato anche spiegato ai partecipanti come

avvalersi della possibilità di inserire il proprio curriculum nelle banche dati delle agenzie per il lavoro.Il primo dei due appuntamenti si è tenuto il 29 giugno presso l’Auditorium della stessa sede Cisl di Brescia in via Altipiano d’Asiago 3. Un secondo appuntamento, che si svolgerà con modalità analoghe, è già stato programmato per venerdì 6 luglio alle ore 9.30 nella Sala civica di Rovato in piazza Garibaldi 1.

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L’Ordine degli architetti e la categoria mettono la propria professionalità al servizio del Paese, offrendo la capillare rete degli Ordini sul territorio per farne dei presidi di legalità contro piaghe quali l’abusivismo edilizio e l’evasione fiscale. Attualmente l’Ordine è in prima linea, a seguito delle allarmanti vicende sismiche, per la formazione di presidi per la Protezione civile a tutela e protezione della popolazione terremotata. Il

ruolo dell’architetto consiste nel partecipare in maniera attiva e determinante al progetto di costruzione della città contemporanea. Egli è responsabile delle proprie abilità tecniche, del suo operato e delle scelte progettuali messe in campo. Le competenze professionali dell’architetto sono molteplici: dalla progettazione alla direzione lavori, misura e contabilità; dal collaudo di costruzioni civili, artistiche e decorative, rurali,

industriali e di parchi e giardini alla pianificazione e alla tecnica urbanistica, fino al restauro e alla conservazione. L’integrazione fra i saperi è la chiave di volta per affrontare i periodi di crisi: le nuove prospettive implicano temi quali risparmio energetico, energie rinnovabili, mobilità sostenibile, bioedilizia e bioarchitettura, prevenzione di problematiche inerenti alla salute umana e alla salvaguardia dell’ambiente. Ecco il consiglio direttivo dell’Ordine

degli architetti Appc (Architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori)della Provincia di Brescia: Paolo Ventura (presidente, nella foto); Gianfranco Camadini, Paola Faroni e Roberto Saleri; Laura Dalè (segretario); Luigi Scanzi (tesoriere); Mauro Armellini, Umberto Baratto, Stefania Buila, Franco Maffeis, Maria Paola Montini, Roberto Nalli, Enzo Renon, Patrizia Scamoni, Lucio Serino.

er l’Ordine degli architet-ti della Provincia di Bre-scia è prioritario avviare un percorso di analisi, ri-flessione e confronto su

una realtà territoriale e un tessuto economico, sociale, urbano in con-tinua trasformazione. Ciò perché l’architetto di fatto partecipa in maniera attiva al complesso pro-getto di costruzione della società contemporanea ed è responsabile non solo delle proprie competen-ze tecniche, ma soprattutto del suo operato e delle specifiche scelte progettuali messe in campo.L’Ordine degli architetti Appc del-la Provincia di Brescia, portavoce dei valori e attore negli strumenti correlati al fondamentale del ruo-lo dell’architettura, guarda con at-tenzione alle politiche di reinven-zione del prodotto edilizio, inte-grando componenti tecnologiche, tecniche di risparmio dei consumi energetici in un quadro di miglio-ramento integrale dell’ambien-te costruito e di innovazione ar-

chitettonica. Non si può pensare all’architetto come ad una figura settoriale. Le sue competenze pro-fessionali sono molteplici: si occu-pa della progettazione, direzione, misura e contabilità, collaudo dei lavori, di costruzioni rurali, indu-striali civili, artistiche e decorati-ve, e di parchi e giardini. Il grande Walter Gropius, già nel 1937 scri-veva che “l’architetto non costru-isce parti della città unicamente per sé” e che “la buona architettura dovrebbe essere proiezione della vita stessa, e ciò implica una co-noscenza intima dei problemi bio-logici, sociali, tecnici e artistici”.

L’Ordine degli architetti di Brescia svolge la propria attività attraver-so tre dipartimenti: Istituzionale, Professione e Formazione cultura. Costituitosi nel 1955, conta attual-mente 2.340 iscritti ed è presiedu-to da Paolo Ventura, che ricopre anche la carica di presidente del-la Consulta Regionale degli Ordini degli Architetti della Lombardia. Il Consiglio pone in primo piano la necessità di una formazione con-tinua e di qualità (come espressa-mente indicato dalle recenti nor-mative), perciò vengono avviati regolarmente nuovi corsi di ag-giornamento, fra cui i Corsi sulle procedure amministrative di tutela del paesaggio, sulla sicurezza nei cantieri, sull’acustica ambientale e sulla certificazione energetica. Con grande entusiasmo, al di là di ogni aspettativa, è stata accolta la proposta del Corso per progettisti e restauratori dell’architettura sto-rico-monumentale, realizzata con il patrocinio della Soprintenden-za per i beni architettonici e pa-

esaggistici di Brescia, Cremona e Mantova, muovendo dall’assunto che il restauro di edifici monumen-tali è materia di esclusiva compe-tenza dei professionisti architetti. Gli architetti bresciani, assieme al Consiglio nazionale, auspicano che possa ripartire al più presto il percorso sulla Riforma delle pro-fessioni per strutturare una norma ragionata e capace di rilanciare il mercato professionale.

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“Nessuno di noi si aspettava scenari rassicuranti e così è stato. L’analisi che possiamo fare sui dati che quotidianamente i mass media ci propinano, suscita comuni e profonde preoccupazioni a fronte di una micidiale sequenza di riscontri negativi, frutto delle prevedibili, ma non per questo metabolizzabili, conseguenze dello stato di crisi che permane e non mostra ancora di attenuarsi”. Questo il commento del presidente di Assopadana Mariano Mussio alla grave situazione

economico-finanziara che il Paese sta attraversando. Commenti che Mussio ha espresso in occasione della presentazione dei risultati 2011 delle imprese associate ad Assopadana. Una lettura più attenta ed estesa del raffronto tra i dati del 1° trimestre 2011- 2012 ha permesso all’associazione presieduta da Mussio di definire meglio l’andamento storico di questa stagione di grande difficoltà. Dopo un periodo pesantissimo coinciso con la seconda metà del 2009 e il

2010, allorché anche le imprese di Assopadana hanno dato fondo a ogni risorsa possibile pur di non arrendersi, già a partire dai primi mesi del 2011 fin verso settembre si è evidenziato qualche rincuorante timido segnale di ripresa con una pur minima crescita nel numero delle imprese, affiancata a una sensibile riduzione dell’utilizzo della Cassa integrazione, un certo aumento degli avviamenti al lavoro e perfino qualche timida risposta positiva dal sistema credito.

Autunno 2011: è a questa data che Assopadana, come tante altre asso-ciazioni di categoria, fissa l’avvio del periodo

“orribile” che ha colpito l’economia, che piano piano stava riprendendosi, come una seconda micidiale lama che ha reciso il tentativo di ricresci-ta. Ad affermarlo è Mariano Mussio, presidente di Assopada che aggiun-ge : “La crisi dei mercati finanziari e le sue devastanti ripercussioni, pur sostanzialmente estranea al mondo delle imprese, non le ha certo preser-vate”. La crisi, che ancora non accen-na a risolversi, continua a pesare so-prattutto sulle imprese artigiane più piccole che pagano più pesantemen-te le difficoltà di accesso al credito, ancora una volta anello debole del sistema impresa; e sono ancora lo-ro a soffrire per i crediti non riscossi dalle pubbliche amministrazioni. Sul fronte occupazione, confermano an-che da Assopadana, pesa la difficoltà ad avviare contratti di apprendistato e c’è attesa per gli effetti della nuova di-

sciplina migliorativa entrata in vigore da poco. Nel lungo elenco dei dolori delle imprese figura anche l’insoste-nibile carico di nuovi costi con l’au-mento dell’Iva dello scorso inverno e il possibile ulteriore e pesante ritocco che si annuncia. “La nuova imposta sugli immobili, l’Imu – afferma Ma-

giane, in misura ben più sostanziosa di quella dell’industria, a conferma di un atteggiamento di massima pruden-za del consumatore. “I dati raccolti in questo periodo – continua ancora il presidente di Assopadana – segnala-no un moderatissimo sollievo a pro-posito degli ordinativi verso l’estero a dimostrazione che l’artigianato è preparato e disponibile ad aprirsi nuo-vi mercati. L’attualità politica, poi, ci conferma come le legittime aspetta-tive delle imprese artigiane continu-ino ad essere disattese”. Per Mussio la politica di sviluppo è sterile, ine-sistente, soffocata dalla necessità di fronteggiare crisi finanziarie europee e mondiali. “Non ci si pone concreta-mente il problema di quella “crescita” che appare sempre più un’irritante – è la sua conclusione – enunciato a cui non seguono fatti concreti e che de-ve obbligatoriamente passare per le imprese artigiane che, e non solo da oggi, hanno sempre rappresentato la vera risorsa, solida e tenace a fronte di un momento drammatico che non ha riscontri nella storia recente”.

riano Mussio – è stata gravosissima soprattutto per le imprese di piccole dimensioni e non sulle abitazioni co-me qualcuno ha tentato di far crede-re”. La netta contrazione dei consumi di una popolazione provata da pesanti aumenti del costo della vita si riper-cossa sul fatturato delle aziende arti-

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In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: “Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?”. Ed era per loro motivo di scandalo.Ma Gesù disse loro: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua”. E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

Un invito a “superare una visione pu-ramente orizzontale e materialista del-la vita” è venuto da Benedetto XVI, in occasione della recita dell’Angelus dell’1 luglio scorso in piazza San Pie-tro. Commentando il racconto nel Van-gelo di Marco di due guarigioni mira-colose che Gesù compie in favore di due donne, il Papa ha sottolineato che “sono due episodi in cui sono presenti due livelli di lettura; quello puramen-te fisico: Gesù si china sulla sofferen-za umana e guarisce il corpo; e quello spirituale: Gesù è venuto a guarire il cuore dell’uomo, a donare la salvezza e chiede la fede in Lui”. Due racconti di guarigione, ha chiarito Benedetto XVI, che rappresentano un invito a supera-re una visione puramente orizzontale e materialista della vita. “A Dio – ha con-

il sapere già tutto, l’avere le misu-re della vita e delle cose. È un mi-crocosmo che non vuole scossoni e novità, nemmeno se a portarle è un concittadino che hanno sentito dire essere diventato famoso. Lo scandalo è questo muro costruito per sicurezza, per non dover ascol-tare il nuovo, per non dover vedere il prodigio. Ma è – lo scandalo – un meccanismo (e una tentazione) che si applica a ogni luogo e a ogni si-tuazione quando la parola d’ordine è sicurezza o certezza. Lo scandalo è antirivoluzionario e soprattutto cieco: non vede il bisogno di dialo-go della novità e non si accorge che la sicurezza è solo l’immagine di un passato che non porta da nessuna parte. Non permette la fantasia, e con questo anche la fantasia di Dio e la Sua capacità di cambiare le cose, di donare un futuro diverso, di chiedere che a questo futuro si partecipi. È una tentazione che può essere scambiata per virtù e che fa sentire dalla parte giusta anche so-lo per il fatto che non ci si addentra

nel pericolo dell’errore e del giudi-zio sbagliato. Mi accorgo che, men-tre sto descrivendo lo scandalo, sto anche disegnando l’immagine di chi non rischia, di chi non corre, non insegue, forse, nemmeno ama (per-ché anche l’amore è rischio, anzi il rischio meno dominabile). E ve-do che il Vangelo è pieno di questi ‘scandalizzati’ che mancano del co-raggio di muoversi e si scontrano con l’andare di Gesù, col muoversi dei discepoli, con l’alzarsi del cieco sul ciglio della strada, con l’arram-picarsi di Zaccheo sul sicomoro, con la folla che si accalca attorno a Lui ogni momento. E capisco che la tentazione dello scandalo è anco-ra più subdola e colpisce anche oggi credenti e non credenti: sapere tutto di Lui, credere di conoscerlo, scri-vere e riscrivere la Sua storia non è ancora nulla. È fermarsi sulla porta della sicurezza e non decidere mai di partire, di andare con Lui. È ac-contentarsi al punto da non sentire più nemmeno il brivido ‘virtuoso’ dello scandalo.

Novità, scandalocandalo. Non riuscire a capire porta allo scanda-lo. E questo consiste nel non riuscire a trovare la misura, a trovare la casel-

la nella quale inserire l’altro, quello che sta davanti, quello che parla e interroga. I gesti e le parole di Gesù sono diversi da quelli che dovreb-bero essere: loro, quelli di Naza-reth, sanno bene chi è. Non sono come quelli di Cafarnao e di Ce-sarea: conoscono sua madre e suo padre e tutta la sua famiglia, sanno da dove viene, cosa ha fatto fino a poco tempo prima. Lo scandalo vie-ne da qui: dal non trovare una mi-sura che accomuni il loro Gesù con quel Gesù che hanno davanti. Que-sta diversità, questo scarto enorme tra quello che dovrebbe – per loro – essere e quello che invece si pre-senta ai loro occhi fa saltare tutte le categorie. Il mondo di Nazareth è un microcosmo perfetto dove non esistono i profeti e i miracoli, è un microcosmo impastato di pre-sente e di certezze che riguardano

tinuato il Papa - noi chiediamo tante guarigioni da problemi, da necessità concrete, ed è giusto, ma quello che dobbiamo chiedere con insistenza è una fede sempre più salda, perché il Signore rinnovi la nostra vita, e una ferma fiducia nel suo amore, nella sua provvidenza che non ci abbandona”. “Gesù che si fa attento alla sofferen-za umana – sono ancora le riflessioni di Benedetto XVI nell’Angelus – ci fa pensare anche a tutti coloro che aiuta-no gli ammalati a portare la loro croce, in particolare i medici, gli operatori sa-nitari e quanti assicurano l’assistenza religiosa nelle case di cura. Sono ri-serve di amore, che recano serenità e speranza ai sofferenti”. Nell’enciclica Deus caritas est – ha ricordato anco-ra il Papa – osservavo che, in questo

prezioso servizio, occorre innanzitut-to la competenza professionale anche se questa da sola non basta. Si tratta, infatti, di esseri umani, che hanno bi-sogno di umanità e dell‘attenzione del cuore”. Perciò, oltre alla preparazione professionale, “a tali operatori è ne-cessaria anche, e soprattutto, la ‘for-mazione del cuore’: occorre condurli a quell‘incontro con Dio in Cristo che susciti in loro l‘amore e apra il loro ani-mo all‘altro”. “Chiediamo alla Vergine Maria – ha concluso Benedetto XVI – di accompagnare il nostro cammino di fede e il nostro impegno di amore con-creto specialmente verso chi è nel bi-sogno, mentre invochiamo la sua ma-terna intercessione per i nostri fratelli che vivono una sofferenza nel corpo o nello spirito.

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on Luca Passi, fondatore della Pia Opera di S. Do-rotea e dell’Istituto del-le Suore Maestre di S. Dorotea di Venezia, sarà

Beato. Il 28 giugno scorso, infatti, Benedetto XVI ha firmato il decreto con cui si riconosce che la guarigio-ne da tumore maligno di suor Bruna Maria Ghidelli, avvenuta nel 1970, presenta caratteristiche scientifica-mente inspiegabili ed è da attribuire alla intercessione del sacerdote na-to a Bergamo 22 gennaio 1789. Con la firma del decreto si conclude così un lungo itinerario avviato negli anni Settanta. Don Luca Passi, missiona-rio apostolico, formatore di giovani, pioniere nell’attribuire un ruolo pa-storale attivo alla donna nella co-munità cristiana, sarà ufficialmente iscritto nel numero dei nuovi beati. Bergamasco con ascendenze vene-ziane, Luca Passi, dopo aver lasciato gli agi della famiglia paterna, divenne sacerdote nel 1813 e, con il fratello don Marco, di un anno più giovane, si dedicò alla predicazione delle mis-sioni al popolo ed alla diffusione del-la Pia Opera di Santa Dorotea, quale metodo di educazione cristiana della gioventù che sperimentò a Calcinate, nel Bergamasco fin dal 1815 e che poi diffuse ovunque, con l’approvazione dei rispettivi Vescovi, nelle parroc-chie presso le quali si portava per le missioni, i quaresimali, gli esercizi spirituali predicati anche al popolo. Figura di rilievo del cattolicesimo del l’800, don Luca Passi intrattenne re-lazioni significative e collaborò con molti fondatori e fondatrici del tem-

La sfida delle unità pastorali e delle forme di aggregazione tra parrocchie sta nel consentire a tutte le comunità di mettere in atto il Concilio Vaticano II, prendendo come riferimento un territorio più ampio, che va oltre i confini amministrativi, e che abbraccia la relazionalità. Nella consapevolezza che è nella missionarietà che il laicato trova la propria dignità all’interno della comunità cristiana”. Così mons. Domenico Sigalini (nella foto),

vescovo di Palestrina e presidente del Cop, indicando le sfide che attendono le forme di aggregazione tra parrocchie, durante i lavori del seminario “Unità pastorali a confronto”, organizzato dal Centro di orientamento pastorale e dal Centro studi e documentazione della diocesi di Torino a Villa Lascaris di Pianezza, nel Torinese. Quello delle unità pastorali, dunque, non è un tema solo bresciano, ma un terreno di confronto e

di approfondimento per tante diocesi italiane, come conferma la provenienza dei partecipanti al seminario che hanno riflettuto per due giorni sulle nuove forme di comunità fra parrocchie. A confronto le esperienze delle diocesi di Assisi, Bergamo, Brescia, Bolzano-Bressanone, Concordia-Pordenone, Forlì-Bertinoro, Milano, Padova, Piacenza-Bobbio, Vicenza e Torino, esposte dai rispettivi vicari episcopali o dai responsabili

della pastorale diocesana. “Le unità pastorali sono un nuovo soggetto pastorale che si riferisce a un’area territoriale con caratteri di omogeneità socio-culturale – ha ricordato mons. Sigalini, tirando le somme del seminario – in cui sono presenti più comunità parrocchiali e ci si si impegna in maniera unitaria e organica in un’azione pastorale condivisa, ai fini di un’efficace azione missionaria ed evangelizzatrice, e di risposta ai problemi del territorio”.

Celebrare la Giornata per la salva-guardia del creato significa rendere grazie al Creatore”, senza “dimentica-re le ferite di cui soffre la nostra ter-ra”. Si apre così il messaggio Cei per la 7ª Giornata per la salvaguardia del creato, che si celebra il 1° settembre sul tema “Educare alla custodia del creato per sanare le ferite della ter-ra”. Il messaggio – diffuso nei giorni scorsi – è firmato dalle Commissioni episcopali per i problemi sociali, la

giustizia e il lavoro e per l’ecumeni-smo e il dialogo. “La nostra celebra-zione non può dimenticare le ferite di cui soffre la nostra terra, che possono essere guarite solo da coscienze ani-mate dalla giustizia e da mani solida-li”, si legge nel messaggio, che invita ad una “riconciliazione con il creato, perché il mondo in cui viviamo porta segni strazianti di peccato e di male causati anche dalle nostre mani, chia-mate ora a ricostituire mediante gesti

efficaci un’alleanza troppe volte in-franta”. I vescovi italiani ricordano, in particolare, “le tante sofferenze speri-mentate, in questo anno, da numerose comunità, segnate da eventi luttuosi”, come “le immense ferite inflitte dal terremoto nella Pianura padana”. In questo senso è “significativo” che il 9 ottobre sia stato dichiarato dallo Sta-to italiano “Giornata in memoria delle vittime dei disastri ambientali e indu-striali causati dall’incuria dell’uomo”.

colarmente apprezzato. Il nome di don Luca Passi, insieme a quello di Alvaro del Portillo, successore di San Josemaria Escrivà de Balaguer alla guida dell‘Opus Dei, e don Giu-seppe Puglisi, sacerdote palermitano ucciso nel 1993, figurano accanto a quelli di altri 13 servi di Dio, inseri-ti nei decreti firmati da Benedetto XVI il 28 giugno scorso. I decreti ri-guardano, oltre al già citato miraco-lo attribuito all’intercessione di don Luca Passi, quello attribuito all’in-tercessione di Francesca De Paula De Jesús; fra i martiri riconosciuti, oltre a quello di don Puglisi, quelli di mons. Emanuele Borrás Ferré, di padre Ermenegildo dell‘Assunzione, di suor Vittoria di Gesù e di un laico indiano, Devasahayam (Lazaro) Pil-lai. È stata inoltre attestata l‘eroicità delle virtù cristiane del card. Riario Sforza, già arcivescovo di Napoli; di mons. Fulton Sheen, già arcivescovo di Newport; di don Ludovico Tijssen; di don Cristoforo di Santa Caterina; della laica Maria del Sacro Cuore, di suor Angelina Teresa; di suor Maria Margherita Bogner; di suor Fernanda Riva. Lo scorso 10 maggio Benedetto XVI, inoltre, aveva autorizzato la pro-mulgazione del decreto riguardante il martirio del servo di Dio Giovanni Huguet y Cardona. Dei futuri beati sei sono spagnoli, tre italiani, due india-ni. Vi sono inoltre un brasiliano, un canadese, un irlandese, un olande-se, uno statunitense e un ungherese. La solenne liturgia di beatificazione avrà luogo a Venezia nella primavera dell’anno 2013 e sarà preceduta da un cammino di preparazione.

po, creando una rete di legami e una corrente di santità che contribuiro-no in forma peculiare alla rinascita cristiana, al rinnovamento morale e all’educazione religiosa nel periodo in cui egli visse e operò. Nel 1838, fondò a Venezia, l’Istituto delle suo-re Maestre di Santa Dorotea a so-stegno dell’Opera di S. Dorotea per diffondere la quale aveva creato un movimento di cooperatrici/ori laici, oggi costituiti in associazione dei co-operatori dell’opera stessa. La morte lo colse a Venezia nel 1866. L’Istituto e l’Associazione sono presenti, oggi, in Italia, in Albania, in Africa e Mada-gascar, in America Latina. La figura del prossimo beato, grazie all’opera delle Suore Maestre di S.Dorotea è

particolarmente conosciuta anche nel Bresciano, dove le religiose so-no presenti con 13 comunità in cui operano quasi 130 suore. Il loro ser-vizio in campo educativo, assisten-ziale, pastorale e spirituale è parti-

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Èil dono la dimensione più alta della missionarietà. Persone che donano se stesse agli altri, persone che sacrificano la pro-

pria vita per l’annuncio e la testimo-nianza del Vangelo. Una dimensione che può trovare un senso profondo anche quando le forze fisiche e ma-terali vengono meno ma resta gran-de la tensione alla missionarietà. La riprova arriva da un grande gesto di generosità che nelle scorse settima-ne le Missionarie laiche di San Paolo hanno compiuto a favore della dio-cesi di Aneho in Togo. Le consacra-te della Società delle missionarie laiche, a Brescia meglio conosciute come Mil, realtà fondata nel 1948 da don Giovanni Battista Saleri, al-lora vicario parrocchiale a San Vi-gilio di Concesio, per l’animazione missionaria e vocazionale a Brescia e più generale in Italia, e il servizio apostolico in terra di missione (ve-di box in alto) hanno donato il 24 giugno scorso alla diocesi del Pae-se la loro casa costruita ad Afagnan, in Togo. Una struttura, quella con-segnata nelle mani di mons. Isaac Jogues Gaglo, vescovo di Aneho, composta da una casa sacerdota-le, dalla scuola “Don Saleri”, dalla Casa San Paolo, un edificio su due livelli in cui travono posto 12 came-re più una per il Vescovo, cappella, sala da pranzo, uffici (una sorta di

centro pastorale) più altri due edi-fici costruiti su un’area di un ettaro. Lo spirito che ha mosso le Missiona-rie laiche a questo grande gesto di generosità (per via della forma giu-ridica della “pia unione”, infatti la struttura avrebbe potuto essere an-che alienata) è quello di voler dare

continuità ad un’opera missionaria che sopravviva alle stesse Mil. Dagli anni della fondazione la realtà del-le Missionarie laiche è infatti pro-fondamente cambiata. Con gli anni le vocazioni, come per altre realtà religiose, sono progressivamente diminuite e con queste il numero delle consacrate laiche. Oggi sono solo sette e, nonostante la grande vitalità, tutte abbastanza avanti ne-gli anni. Albina Cuman, di Marosti-ca, che ha scelto di restare in Togo, Clementina Faroni e Serafina Poi-nelli di S. Vigilio di Concesio, Licia Scarpa di Venezia, Paola Baitelli di Brescia, Agnese Villa di Monza e Ir-ma Pagliari di Bozzolo, che vivono nella casa di via Razziche, in una parte della struttura che le stesse missionarie hanno messo a dispo-sizione della diocesi come nuova sede del Seminario. Quello della de-stinazione della loro case, dunque, col tempo è diventato un problema fortemente avvertito, come sottoli-nea don Giancarlo Scalvini che delle Missionarie laiche è presidente. La volontà, già ricordata, di dare con-tinuità alla loro opera missionaria le ha portate alla scelta del gesto di grande generosità, convinte che, nel caso del Togo, quella Chiesa che per tanti anni hanno servito saprà dare rinnovare il loro impegno e l’entu-siasmo profuso in tanti anni di pre-senza in Africa.

Era il 14 settembre 1948 quando don Giovanni Battista Saleri (nella foto), allora vicario cooperatore a San Vigilio, dava vita alla Pia unione delle missionarie laiche. Si tratta di un gruppo di giovani che scelta la consacrazione laicale si rendevano disponibili all’evangelizzazione e alla promozione umana. Due i campi di impegno individuati dal fondatore: l’animazione missionaria e vocazionale in Italia e il servizio apostolico in terra di missione nei settori educativo, assistenziale

e sanitario. Quelli della nascita delle Mil erano anni di profonda sensibilità missionaria e in breve tempo la loro “famiglia” crebbe sino a superare il tetto delle 40 consacrate. Presenti da principio in varie località del Lago Maggiore e del Bresciano, col tempo si aprirono anche alle missioni lontane. Nel 1966 le Mil venivano erette, con decreto vescovile, in Pia Unione. A Brescia si stabilirono, con la sede centrale, il pensionato e gli uffici, nella struttura di via Scuole che dallo scorso anno

ospita anche il nuovo Seminario diocesano. Le Mil aprirono altre case a Padova, creando un pensionato per studentesse nelle vicinanze della basilica di S.Antonio, a Pinarella di Cervia (colonia marina) e Malles, in provincia di Bolzano (colonia montana divenuta negli anni sede di una scuola provinciale). Africa e America latina furono i continenti scelti per il servizio apostolico in terra di missione. Le Mil crearono in Togo la casa di Aneho, una struttura pensata

per un servizio alla pastorale e all’educazione. In Brasile, invece, le Mil hanno aperto una casa parrocchiale a Pedra Azul nello Stato del Minas Gerais. Per le consacrate laiche fondate da don Saleri si apre con il tempo il problema della continuità dell’opera missionaria. Di qui la scelta di donare alle chiese locali le strutture. Anche Brescia, seppure in forma diversa, ha conosciuto questa generosità. È delle Mil, infatti, la casa che dallo scorso anno ospita il Seminario diocesano.

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l contributo elargito figura nel decreto firmato dal vesco-vo Monari sulle destinazioni dell’8xmille relative al 2011. Tra le realtà a beneficiare, nel capi-

tolo esercizio e cura delle anime, com-pare anche il Museo diocesano a cui lo scorso anno (a cui si riferisce il de-creto vescovile) ha ottenuto 100mila euro. Non deve stupire questa desti-nazione, perché è la stessa Conferen-za episcopale italiana a stabilire che i fondi dell’8xmille debbano essere destinati a opere di carità, di servizio sociale. Nell’elenco figurano anche opere di promozione culturale e pa-storale con evidente finalità pubblica. Da un punto di vista strettamente for-male, dunque, i 100mila euro concessi al Museo diocesano trovano una giu-stificazione in quest’ultimo aspetto. A ben guardare, però, la parte di 8xmille che il Vescovo ha deciso di da-re al Museo diocesano potrebbe tran-quillamente trovare giustificazione in tanti altri aspetti. Non è un caso, in-fatti, che il contributo versato sia sta-to inserito da mons. Monari sotto la voce, già ricordata, “esercizio e cura d’anime”. Difficile, per come è stato concepito il Museo diocesano e per come sta svolgendo la sua funzione nel contesto bresciano, considerarlo una semplice istituzione culturale. La presenza e l’opera del museo, infatti, si inseriscono a pieno titolo in quel

percorso di crescita e di vicinanza alla persona a cui appartengono altre ope-re che, in diocesi, hanno potuto con-tare negli anni sugli aiuti dell’8xmille. Certo, quella del Museo è una vici-nanza diversa, che non si preoccupa

più officiate e quindi difficilmente fru-ibili. Nel 1978, il vescovo di Brescia Luigi Morstabilini istituiva canonica-mente la “Fondazione di religione” denominata “Museo diocesano di ar-te sacra”. Il museo veniva inaugura-to il 23 dicembre dello stesso anno e aveva sede nei primi due chiostri del complesso conventuale. Nel 1988, 10 anni più tardi, il vescovo Bruno Fo-resti, con un nuovo statuto, stabiliva che, oltre al recupero e alla conser-vazione di opere d’arte e di materiali della diocesi minacciati di rovina e di dispersione, sono finalità del museo anche il restauro, le iniziative culturali e le attività didattiche. Questa scelta comportava l’acquisizione del chio-stro maggiore del complesso di San Giuseppe, di proprietà demaniale e il completo recupero di uno dei più significativi complessi conventuali della città, operazione di grande ri-lievo sociale e culturale. Sin da subi-to il Museo è stato pensato in forma dinamica, non solo come semplice contenitore di un grande patrimonio artistico-culturale che pure ne fa un punto di riferimento nel patrimonio cittadino. L’attività didattica, quella laboratoriale, la puntuale apertura alla città e la collaborazioni con altre realtà culturali hanno fatto del Museo diocesano un’espressione di quella Chiesa attenta alla persona che si ali-menta anche di cultura.

di soddisfare bisogni materiale. Si fa comunque carico, con le sue propo-ste, di mettere mano a quel bisogno di cultura, di arte, di bello che c’è in ogni uomo. L’idea di costituire un Museo diocesano a Brescia, così concepito è relativamente recente. Dell’inizia-tiva si faceva originariamente carico monsignor Angelo Pietrobelli nella seconda metà degli anni Settanta del secolo scorso. Il complesso conven-tuale di San Giuseppe, un tempo sede dei Francescani Osservanti, venne in-dividuata come la sede adeguata per accogliere il primo nucleo di opere provenienti per lo più da chiese non

Domenica 8 luglioOre 10.30 - Mura - S.Messa.

Lunedì 9 luglioOre 19.30 - Brescia - Incontro con il gruppo di ricerca su “Cultura politica e parrocchie” presso il Centro pastorale Paolo VI.

Mercoledì 11 luglioNel pomeriggio il Vescovo visita i terremotati di Modena.

La Cancelleria della Curia diocesana comunica i seguenti provvedimenti:

Il sac. don Angelo Gelmini, già vicario parrocchiale a Salò, è stato nominato amministratore parrocchiale della parrocchia di San Carlo in Rezzato.Il sac. don Giovanni Rizzi, già vicario parrocchiale a Gambara, è stato nominato vicario parrocchiale della parrocchia di Palosco.

La Cel (Conferenza episcopale lombarda) ha nominato il sac. don Daniele Saottini consulente ecclesiastico regionale della Fism Regione Lombardia.

È scomparso all’età di 95 anni don Agostino Schivalocchi, da anni quiescente presso il Cenacolo Elisa Baldo di Gavardo. Nato a Bagolino nel 1917, era stato ordinato sacerdote nel 1940. Per un lungo periodo, dal 1962 al 1984, si prese cura dell’Ufficio spettacolo. I suoi funerali sono stati officiati da mons. Cesare Polvara, provicario generale. La sua salma riposa nel cimitero di Bagolino.

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l parlamento nei giorni scorsi ha definitivamente licenzia-to la riforma della legisla-zione in materia di lavoro. Le polemiche e le critiche

non sono mancate. Parole forti sono giunte da Lega e Italia dei valori fortemente critiche contro la riforma. Ma anche tra le forze che sostengono il governo Monti le perplessità non sono mancate.Molte le novità introdotte: dalle nuo-ve norme sui licenziamenti (che di-ventano un po’ più facili), alle nuove forme di sostegno al reddito (la co-siddetta Aspi), dalle norme relative alle partite Iva a quelle sull’appren-distato. Tralasciando le singole mi-sure, in una valutazione più ampia del provvedimento si può constata-re come l’aver procrastinato per an-ni un’organica riforma del mercato del lavoro abbia causato ricadute negative sui soggetti più deboli e più pesantemente colpiti dalla crisi. Questi sono stati i primi a esse-

zione – si pensi, in particolare, al potenziamento dell’apprendistato – ma lascia ancora scoperti molti temi importanti, come la necessità di un contratto d’ingresso unico, a tutele progressive, per chi non può usufruire dell’apprendistato o la necessità di ammortizzatori sociali veramente universali, consistenti e per tutti. Su molti punti sarà quindi necessario un ritorno al confronto tra governo e parti sociali.È auspicabile, inoltre, che il go-verno eserciti, effettivamente e nei tempi previsti, la delega sulla riforma dei servizi per il lavoro. Va definito, infatti, un ampio quadro d’interventi a favore della persona, dell’inserimento e reinserimento professionale, partendo dal ruolo strategico della formazione e da un maggiore e meno tardivo incontro tra scuola e lavoro. Ci deve essere un forte investimento in politiche attive per il lavoro, che colleghino sostegno al reddito e percorsi di

re espulsi dal mercato del lavoro, spesso senza adeguati ammortizza-tori sociali. Oggi infatti sono ancora quasi due milioni i lavoratori dipen-denti o parasubordinati esclusi da qualunque forma di tutela. La crisi, inoltre, ha trasformato migliaia di posti di lavoro “tutelati” in contrat-ti con meno garanzie. Si presume che le partite Iva “false” o involontarie siano 300mila e 500 mila le posizioni di Co.co.pro. nella medesima situazione. La riforma del mercato del lavoro presenta aspetti innovativi che po-trebbero essere d’aiuto all’occupa-

Da alcuni anni l’attenzione delle Acli per la famiglia si sta concretizzando con la nascita di numerosi Punti famiglia nei circoli della città e della provincia. L’ultimo nato è quello di Castel Mella, grazie all’impegno di numerosi volontari (quasi tutte donne!) guidati dall’esplosiva presidente Donatella Bonetti. Il Punto famiglia “Casa Lilli” è stato inaugurato lunedì 23 giugno e nasce dalla stretta

collaborazione tra Acli, Aler e l’Amministrazione comunale del sindaco Marco Franzini.Il punto famiglia Acli è un luogo di accompagnamento per e con la famiglia, deve valorizzarne le capacità di auto-tutela e promuovere il protagonismo familiare. Il tratto distintivo di un Punto famiglia è la capacità di mettere in stretta relazione servizio, aggregazione, protagonismo: infatti, è allo stesso tempo un servizio (perché

si trovano i servizi delle Acli), uno sportello (perché è un punto di ascolto, informazione e orientamento in collaborazione con il territorio) e uno spazio per confrontarsi, condividere le risorse, creare gruppi di acquisto, organizzare corsi e percorsi formativi. Il Punto famiglia si trova in via Montale 17 e sarà aperto ogni lunedì dalle 9 alle 12, il giovedì dalle 17 alle 19 e il sabato dalle 15 alle 18.

riqualificazione, ricollocamento e inclusione sociale.Da quanto produrranno le misure sull’apprendistato e dalla centra-lità della formazione e delle poli-tiche attive per il lavoro, si potrà costruire un piano per l’occupazio-ne giovanile. Per rilanciare l’occu-pazione, infine, non basta rifarsi genericamente allo sviluppo; è ne-cessario agire sulla spesa – render-la migliore e più produttiva – e sul-la capacità complessiva del Paese di rinnovarsi e innovare, puntan-do su nuovi settori (per esempio quello delle energie rinnovabili e della green economy in generale) che generino qualità della produ-zione ma, prima ancora, del lavoro e della vita. Non si tratta, infatti, di cambia-re solo gli strumenti o le regole, ma gli obiettivi personali e collet-tivi da raggiungere, riformando mentalità, stili di vita e modelli di consumo.

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Il terremoto nell’Emilia non ha naturalmente risparmiato le strutture scolastiche dedicate alla prima infanzia, che in tanti casi risultano seriamente danneggiate. La Fism nazionale ha perciò lanciato un appello per un soccorso immediato alle scuole, che riportiamo:“Ci rivolgiamo a tutti gli amici della Fism, ai presidenti regionali, provinciali, ai gestori, ai docenti e non docenti. Il terremoto che sta sconvolgendo vaste zone dell’Emilia Romagna

sta procurando danni incalcolabili, diffondendo angoscia. Anche le scuole della nostra Federazione sono state duramente colpite e sono in apprensione per le conseguenze. C’è bisogno di uno sforzo di generosità. Non facciamo mancare il nostro contributo, considerando che le nostre difficoltà locali non sono minimamente paragonabili a quelle che gli amici dell’Emilia stanno affrontando. Vi siamo grati per tutto quanto attiverete,

contattando le famiglie, organizzando iniziative e manifestazioni all’interno delle scuole per sollecitare concreti gesti di solidarietà”. Gli aiuti vanno inviati direttamente alla Fism regionale dell’Emilia Romagna: codice iban: It 14 Q 02008 12834 000102109628 Unicredit spa. P.zza del Monte, 1 - 42100 Reggio Emilia. Intestazione: Fism via Prevostura, 4 - 42121, Reggio Emilia, causale: “pro terremoto Emilia Romagna”.

Per crescereormai tempo di vacanza: la scuola dell’infanzia ha da poco chiuso i battenti ed ha salutato i suoi alunni per il periodo estivo. Du-

rante il mese di giugno, però, si sono svolti i colloqui e le assemblee rivolte ai genitori di quei bambini che vedran-no il loro primo ingresso nella scuola dell’infanzia il prossimo settembre. È stata questa l’occasione, per i ge-nitori, di “toccare con mano” il mon-do educativo in cui i loro figli, di lì a poco, entreranno a far parte. Il tema che maggiormente interessa genitori e insegnanti riguarda il pranzo. Pe-dagogicamente considerato come un momento ‘forte’ e ‘delicato’, in quanto riattiva quel viscerale collegamento con il seno materno (fonte di cibo e di amore), è degno di grande attenzione sia nella pianificazione dell’inserimen-to, sia nell’immaginario del genitore che è costretto a delegare (forse per la prima volta) la nutrizione del pro-prio figlio a qualcuno esterno alla fa-miglia. Inoltre, se consideriamo un se-condo fattore (purtroppo sempre più incidente nella società attuale), ossia quello economico, osserviamo come molte famiglie preferiscano ovviare al problema sopra menzionato portando a casa il proprio figlio all’ora di pranzo e facendolo rientrare a scuola subito dopo. Apparentemente questa solu-zione potrebbe sembrare ottima, in quanto concilierebbe, a prima vista, un eventuale risparmio economico con un maggiore controllo alimentare da parte del genitore. In realtà questa non è la soluzione migliore, anzi. Questo per vari motivi: la scuola dell’infanzia,

quei suoi compagni ghiotti ed affamati che, dopo aver trascorso una mattina-ta intera attivamente, si avventano sul piatto senza reticenze. Inoltre agisce da collante; è un momento fortemen-te conviviale e, quindi, coinvolgente. Infatti le migliori amicizie, anche tra adulti, spesso nascono e si consolida-no a tavola. Non bisogna dimenticare, poi, che una doppia entrata a scuola (una al mattino e una al pomeriggio) comporta un doppio stress emotivo al bambino, che si ritrova a dover gesti-re più volte in una giornata il distacco dalla figura amata, senza trarre nessun beneficio dal punto di vista evolutivo o educativo. Infine è bene ricordarsi che nella scuola dell’infanzia non esiste la ‘mensa’, ma esiste il ‘pranzo’!

innanzitutto, ‘nasce’ come una sorta di ‘pacchetto all inclusive’ (per azzar-dare un paragone con il mondo delle vacanze), ossia ingloba al suo interno anche il pranzo e ne costituisce un mo-mento fortemente educativo. Infatti, solitamente, anche il bambino più re-stìo ad assaggiare, prima o poi si avvi-cina al cibo, proprio per emulazione di

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illiam Shakespe-are è uno di que-gli autori di cui è difficile stancarsi, parola di Edoar-

do Rialti, intervenuto nell’ultimo appuntamento del mese letterario promosso dalla Fondazione San Benedetto. Docente all’Istituto teo-logico di Assisi, critico letterario e traduttore di letteratura, collabora con “Il Foglio” e da anni dedica la sua attenzione alle opere del “Bar-do”, che definisce “una delle tre corone letterarie insieme a Dante e ad Omero, perché si tratta di un autore non attuale ma perenne, non solo originale, ma vero”.Le opere del celebre drammaturgo inglese forniscono una sorta di ca-talogo di tutte le esperienze possi-bili e permettono di indagare nelle pieghe problematiche dell’umano. “Accanto ai drammi storici – spiega − scrive tragedie e commedie nel-le quali descrive la parabola degli

uomini che, nel primo caso inizia bene e finisce male, oppure inizia male e prosegue peggio; nel secon-do, ad un inizio negativo corrispon-de un esito positivo”. Ma ciò che conta per Shakespea-re non è la fine, non è importante capire se la vita sia una tragedia o una commedia: “Quello che è de-terminante – sottolinea – è il cam-mino che viene svolto e come es-so viene intrapreso”. Il dramma di Amleto, quel “to be or not to be” che lo attanaglia, è in realtà “una domanda concreta che un ragazzo, studente di filosofia e Principe di

Danimarca, si pone nel momento in cui scopre una realtà contrad-dittoria, nella quale alla misterio-sa morte del padre segue il matri-monio della madre con lo zio, e si chiede a quel punto se valga la pe-na aderire ad una società che nega l’essere in favore del sembra”. “Io non conosco sembra”, dice Amle-to in un dialogo con la madre: “In questa dichiarazione – prosegue Rialti – risiede il senso dell’intera opera, perché il Principe ricerca costantemente il vero e, per far ciò, si appella all’arte, alla recita, per rimettere in gioco la verità”. Così, dopo aver scampato la morte, i pi-rati e le ferite delle spade, Amleto accetterà la realtà e le sue piaghe, si fiderà di un disegno più grande di lui andando incontro alla rovina, ma la stessa sua morte permetterà di dissipare la menzogna e svelare la verità. “Il Principe di Danimar-ca diviene l’araldo dell’essere che combatte la fallacia del mondo del

sembra, ma soltanto quando smet-terà di cercare di risolvere le realtà troverà il compimento del suo cam-mino. Quel to be or not to be – pro-segue Rialti – si concluderà con let be, che letteralmente significa sia, in un’ottica di obbedienza al padre di stampo certamente cristiano”. L’influenza della tradizione cattoli-ca viene richiamata proprio nell’at-teggiamento che Amleto mantiene nei confronti del padre, o meglio del suo fantasma: “Quando elenca le angherie possibili che un uomo può subire nella propria vita, egli si riferisce implicitamente a Gesù: parla infatti di frustate, di scherni del tempo, di ritardo della legge, di insolenza delle cariche ufficiali. Come Cristo aderirà al proprio de-stino scritto dal Padre, il principe danese obbedirà, in un certo senso, al fantasma del genitore apparso nel mondo e alla sua volontà di in-seguire il vero”. Accettare la realtà, aderire al mondo con quel “let be”

significa in realtà cambiarlo radi-calmente. “Shakespeare rivela la propria cristianità anche nell’indi-viduazione di una parola definiti-va che connota tutte le esperienze umane, ossia il perdono, la mise-ricordia che viene concessa dal-le persone che hanno subito torti gravissimi. Pur raccontando quella che Hannah Arendt definirebbe la banalità del male – spiega Rialti – egli trova sempre una via di risolu-zione del conflitto”, come nel caso di Prospero, protagonista de “La Tempesta”, che alla fine dell’opera si riconcilierà con il fratello e con la società intera. “In Shakespeare c’è sempre un’intima dimensione sacramentale, uno sguardo catto-lico sull’esperienza che conduce ad un cammino che si conclude con la scoperta di sé, perché egli è con-sapevole che l’uomo ha bisogno di uno sguardo che sappia incontra-re la verità in ogni piccolo gesto” conclude Edoardo Rialti.

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rancesco De Gregori inau-gura la sezione musicale dei cantautori italiani del-la grande stagione estiva del Vittoriale (organizzata

da Re:think.art), venerdì 6 luglio alle 21.15. E diviene il primo “tutto esau-rito” della stagione. Se ne prevedono altri. Il pubblico può sperare nei posti in piedi di un overbooking che, pro-babilmente, sarà disponibile il giorno stesso del concerto, permettendo l’ac-quisto dei biglietti al costo di 20 euro solo al botteghino del Teatro e solo a partire dalle 18. Ad accompagnare il cantautore romano una band com-posta da Stefano Parenti alla batteria, Alessandro Arianti al pianoforte, Ales-sandro Valle al pedal steel guitar e alla chitarra, Lucio Bardi e Paolo Gioven-chi alle chitarre, Guido Guglielminet-ti, storico capobanda, al basso e Elena Cirillo, violinista e vocalist. Di France-sco De Gregori e della sua straordina-ria carriera è già stato detto e scritto molto, ma vale la pena ricordarne le tappe salienti. Nato nel 1951 a Roma inizia a farsi conoscere nel celebre ri-trovo dei cantautori romani, il Folk-studio. Qui percorre i suoi primi passi musicali, che lo spingono nel 1972 a pubblicare l’album “Theorius Cam-pus”, scritto con Antonello Venditti. La prima canzone che gli regala un po’ di notorietà è “Alice”, ultima clas-sificata alla manifestazione “Un disco per l’Estate” del 1973. Collabora con Fabrizio De Andrè nella realizzazione di “Volume VIII”, contenente “Canzo-ne per l’Estate”, da lui ripresa poi nel 2001 e inserita nel disco “Amore nel

pomeriggio”. Il 1975 è l’anno di “Rim-mel”, album straordinario contenente la title track , “Pezzi di Vetro”, “Buo-nanotte fiorellino”, “Pablo”. “Rimmel” è il primo di una serie di album che hanno segnato le vicende musicali ita-liane, regalando non solo canzoni ma momenti di riflessione e di storia. Sto-ria fatta anche di momenti bui, come la contestazione da parte di Autono-mia Operaia durante uno spettacolo a Milano nel 1976, dopo l’uscita del

disco “Bufalo Bill”. Passata la buriana Francesco si ripresenta nel 1978 con “De Gregori”, contenente il superclas-sico “Generale”. Nel 1979 ritorna in pista con la tournée di “Banana repu-blic”, con Lucio Dalla e il giovanissi-mo Ron. Dopo “Viva l’Italia” esce uno dei sui dischi capolavoro, “Titanic”, contenente la deliziosa “Leva calci-stica del ‘68”, poetica metafora della vita. Nel 1983 viene pubblicato un Q-disc contenente cinque canzoni, tra cui “La donna cannone”, forse il suo brano più noto. La sua carriera pro-cede inarrestabile, pur tra alti e bassi e parentesi da editorialista de “l’Uni-tà” di Walter Veltroni. Nel 2001 esce “Amore nel pomeriggio”, che segna la sua rinascita artistica, con cui vince il Premio Tenco come disco italiano dell’anno, e contiene la splendida “Il cuoco di Salò”, con Franco Battiato nelle vesti di arrangiatore e produt-tore. Nel 2002 pubblica “Il fischio del vapore”, con l’inossidabile e “resisten-te” Giovanna Marini. Continuano nel frattempo, senza tregua, i suoi concer-ti, che spesso danno origine a dischi live di ottimo livello, come ottimo è l’album “Pezzi” del 2005, contenente “Vai in Africa Celestino”, dal suono fresco e moderno. Il 22 gennaio 2010 Francesco De Gregori è sul palco del Vox Club di Nonantola insieme a Lu-cio Dalla, per il primo di una serie di concerti parte del “Duemiladieci Dalla De Gregori Work in progress tour” che registrano un grandissimo successo di pubblico. Il 16 novembre 2011 pubblica “Work in progress”, doppio cd live + dvd “back to back”.

Comincia venerdì 6 luglio il “Brescia chitarra festival 2012”, dopo il preludio del 18 giugno, con il concerto di Giulio Tampalini alla chitarra con musiche dei “Tempi moderni” in San Barnaba alle 21. Sabato 7 luglio alle 21 Heike Matthiensen (nella foto) eseguirà “Romantiche melodie”. Domenica 8 luglio alle 17 ci sarà la conferenza tenuta da Antonella Vizzi su “L’opera per chitarra di Vicente Asencio. Lunedì 9 luglio alle 21 il chitarrista Piero Bonaguri

offrirà con la sua chitarra un “Omaggio ad Andrès Segovia”. Altra conferenza martedì 10 luglio alle 17, tenuta da Piero Bonaguri su “Il mio incontro con Andrès Segovia”. Dal 7 al 13 luglio si svolgerà anche un master di chitarra con seminari e laboratori Il corso è aperto a tutti i chitarristi e agli interessati e prevede sia lezioni individuali sia discussioni su temi di interesse comune. Gli allievi possono partecipare al corso come effettivi oppure come allievi

uditori. Informazioni e iscrizioni: 3470789481. Martedì 10 luglio alle 21 Fabrizio Furci omaggerà con la sua “La chitarra di Joaquin Turina”. Tutti gli appuntamenti, eccetto quelli indicati, si tengono nella sede della Fondazione civiltà bresciana in vicolo San Giuseppe 5 a Brescia. L’11 luglio alle 21 in piazza del Foro concerto “Nubes de Buenos Aires” del duo chitarra e bandoneon Giampaolo Bandini e Cesare Chiacchierata. Altri appuntamenti e dettagli: accademiadellachitarra.it

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ama, talento, gioia, do-lore, amore, amicizia. Sono alcune delle corde che Maria De Filippi fa vibrare per costruire il

successo di trasmissioni come “C’è posta per te”, “Amici”, “Uomini e Donne”, “Italia’s got talent”. Contro l’uso distorto di questi va-lori si erge a paladino Carmine Ca-storo, giornalista, filosofo e autore televisivo. Invita ad opporsi, con forza, nel suo ultimo libro “Maria De Filippi ti odio”, edito da Carat-teriMobili di Bari. “L’odio – spiega Castoro – non co-me elemento di violenza, ma co-me esternazione di sentimenti. Un odio critico, del disincanto. Un odio che invita alla lucidità, al risveglio, alla ripresa di quei prin-cipi cardine che la televisione di oggi ha abbandonato”. Un odio scevro da pregiudizio personale nei confronti di quella che il con-senso di un esercito di devoti, che

L’accusa rivolta alla De Filippi è di oscenità. “È l’osceno inteso come assenza di scena, che non fornisce più parametri di giudizio tra falsità e realtà. L’osceno che nega qualsia-si affettività, che non informa, che ci priva dell’aspetto sociale, che si insinua e che non esce più dalle nostre menti”. La tv non ci censu-ra, non è imperativa, ma modula. “La tv non ha più modelli, tanto nel bene come nel male, da impar-tire, ma produce delle modulazio-ni, ovatta conflitti, partorisce stili di vita, diluisce paure, crea mappe mentali, sveglia desideri, e il tele-visivo assorbe sempre più”. Lo spettatore perde i parametri eti-ci ed estetici e si assiste ad un av-velenamento generale. Contro que-sta tv che intossica unica ancora di salvezza è il rifiuto. E nel sotto-titolo “Per un’ecologia dell’imma-ginario collettivo” Castoro propo-ne il tentativo di scardinare, con il grimaldello della filosofia, la gram-

si consegna alle fantasmagorie e all’ipnotismo della tv, ha eletto a “sacerdotessa” del tubo catodico, a “benefattrice”, ad “entità sopran-naturale” in grado di costruire un impero sulla demenza collettiva. Un odio più grande e sistemico contro la tv che omologa, in una sorta di perfetta osmosi, realtà e finzione, talento e improvvisazio-ne, pudico e impudico, arte e tele-simpatia. “È un elemento di perico-losità: non c’è più intrattenimento, né informazione, ma un livello su-periore di impasto, di confusione tra i valori di riferimento”.

Un tempo sede municipale, Palazzo Tabarino si appresta a ospitare la Collezione Lechi che sarà inaugurata nel prossimo settembre. Correva l’anno 2005 quando il conte notaio Luigi Lechi (per oltre 40 anni professionista stimato nella città dei sei colli con un’esperienza anche in consiglio comunale) decise, per stima e amicizia verso l’amministrazione comunale guidata dall’allora primo cittadino Gianantonio Rosa, di donare un’importante serie di

opere d’arte di valore: 185 tra olii su tela (tra i quali Romanino, Foppa, Ceruti), stampe e disegni. Un patrimonio ricchissimo che denotava la passione per l’arte e le belle cose del suo proprietario e del fratello, ingegner Piero, anch’egli benefattore di Montichiari grazie alla donazione di libri ed altre opere d’arte. E proprio nei giorni scorsi, grazie all’interessamento e al finanziamento del Collegio notarile di Brescia e alla collaborazione della Soprintendenza ai beni storici

ed artistici di Brescia, è stato possibile procedere al restauro di un’opera del Moretto (Ritratto di un conte Martinengo) da parte di Luisa Marchetti. Il dipinto, che entrerà a far parte del Museo Lechi, risale al 1545 circa e costituisce una tela inedita del grande pittore bresciano, tra i più noti ed affermati del periodo. “Stiamo avviando contatti con Regione Lombardia – informa il sindaco Elena Zanola – affinché il Museo Lechi diventi la struttura capofila della rete museale cittadina

essendo ubicata nel “cuore” della stessa, Palazzo Tabarino appunto. Montichiari è l’unico Comune della provincia, assieme a Brescia, a disporre di una rete museale riconosciuta dalla Regione. Un grazie doveroso a tutti coloro che stanno lavorando all’inaugurazione, a partire dal dottor Paolo Boifava, direttore di Montichiari Musei sino ai professori Francesco Frangi dell’Università di Pavia e Alessandro Morandotti dell’Università di Torino”. (f.m.)

Il Centro faunistico del Parco dell’Adamello e il Comune di Paspar-do promuovono il primo appunta-mento del Festival dell’Arco alpino dopo il successo dell’anno scorso. Il fascino delle Alpi e la suggestione degli strumenti ad arco realizzano un connubio naturale che unisce l’amo-re per la montagna alla passione per la musica. Protagonisti degli eventi di Arco alpino sono artisti di porta-ta nazionale e internazionale, che si esibiranno in performance musicali acustiche, nel rispetto dell’ambiente. Venerdì 6 luglio alle 21 nel Centro sto-rico di Paspardo, “The Morayclub – dalla Bretannia alla Galizia”, alla base di tutto la cosiddetta musica celtica., con tutto il suo retroterra culturale. Domenica 8 luglio alle 14.30 presso il Centro faunistico Parco Adamel-

lo, località Fles Paspardo, “Api, un meraviglioso dolce mondo”: attività per famiglie l’occasione di imparare cose nuove ma sempre attraverso un approccio visivo e ludico. Sabato 21 luglio alle 8.30, con prenotazione ob-bligatoria, escursione naturalistica su antiche strade rurali tra storiche cascinette tra Grevo e Paspardo. Il contributo richiesto è di euro 10 per gli adulti e sette per i ragazzi, gratui-ta per bambini con eta inferiore a 14 anni. Equipaggiamento necessario: scarpe da trekking o scarponcini da montagna, zaino con pranzo al sacco, giacca a vento, borraccia. Sabato 28 luglio alle 20.30 presso il Centro Po-livalente di Paspardo, in piazza Mar-colini, “Funghi a Confronto”. Per info 3929276538 o [email protected].

matica di certi programmi di gran-de audience, da sostituire con un nuovo modo “ecologico” di pensa-re l’uso e l’impatto dei media sulle nostre vite già fin troppo spettaco-larizzate. E conclude citando An-tonio Gramsci che profeticamente, un secolo fa, asseriva come “biso-gna essere intransigenti contro gli strateghi dei salotti e delle redazio-ni, gli imbottitori di crani”. Come a dire risvegliamoci e alziamoci per creare una nostra tv verità.

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Desenzano ospita fino a domenica 8 il primo “Master Internazionale di alto perfezionamento musicale”. È aperto a una cinquantina di giovani allievi che con la direzione di Luca Ranieri e sotto la guida di maestri di fama internazionale perfezioneranno la loro formazione e potenzieranno le loro capacità artistiche. L’iniziativa è promossa dall’Associazione “In tempo”, in collaborazione con la “Simphònia italiana orchestra” e con il patrocinio dell’Assessorato alla

cultura e al turismo della Provincia di Brescia. “È importante rendere i giovani sempre più protagonisti – afferma l’assessore Silvia Razzi – anche e soprattutto in ambito musicale”. Sabato 7 alle 21 il castello di Desenzano ospita il concerto di chiusura diretto dal maestro Umberto Benedetti Michelangeli. Un evento che rappresenta una preziosa opportunità di arricchimento culturale e turistico per il territorio. I biglietti si possono prenotare allo 030.8365331. (v.b.)

opo l’esperienza del “Cammino sul tetto del mondo 2009” tra Kath-mandu e Lhasa che, per la prima volta in età mo-

derna, ha ripercorso gli antichi itine-rari dei nomadi in transumanza tra Nepal e Tibet, sarà affrontato, tra lu-glio e agosto, l’antico e impegnativo tragitto verso la sacra montagna ti-betana del Kailas. Saranno 1000 chi-lometri percorsi a piedi nel profondo del territorio tibetano denso di sim-boli e cultura asiatica. Maria Tiploiu e Pietro Zanotti, zaino in spalla, si ritoveranno a percorrere un lungo cammino portando speranza.I membri dell’associazione “Solida-rietà in Cammino” onlus di Brescia, aderente al Csv (Centro servizi vo-lontariato di Brescia), anche in que-sta occasione vogliono testimoniare la profonda relazione tra esperienza di viaggio ed esperienza umana. Il “Cammino sul tetto del mondo 2012” diviene per loro occasione per sensi-bilizzare l’opinione pubblica verso i temi della solidarietà e delle proble-matiche dell’infanzia in Nepal e Tibet. Saranno infatti attivati momenti di in-contro e di relazione con le ong (or-ganizzazioni non governative) con le quali da anni l’Associazione “Soli-

darietà in Cammino” onlus sviluppa progetti di cooperazione internazio-nale focalizzati all’aiuto verso i sog-getti più deboli quali i bambini che in queste realtà sociali sono le categorie più fragili e indifese.“Il progetto ‘Cammino sul tetto del mondo 2012’ – scrive il presidente dellaonlus Pietro Zanotti – ha lo sco-po di promuovere i valori della pace, della solidarietà, del confronto cultu-rale e di concretizzare gli interventi sostenuti dalla onlus e in atto già da quattro anni”.Durante il viaggio verranno attuati gli incontri con: l’Associazione Pa Nepal che si occupa del sostegno a bambini/e figli di detenuti; con l’Associazione Hamwwa che si occupa del sostegno a bambini/e rimasti orfani e figli di guide Sherpa (con entrambe queste realta “Solidarietà in cammino” on-lus ha in corso adozioni a distanza); l’incontro con le scolaresche nepalesi che da anni hanno attivato uno scam-bio epistolare, “pen friends”, con sco-laresche della provincia di Brescia all’interno del progetto “Scuola apre Scuola” attivato dal 2008. “Il proble-ma più grosso di questi bambini è la disgregazione del nucleo familiare – spiega Zanotti – quando uno dei ge-nitori viene messo in carcere. Il vil-

laggio non se ne prende più cura e il bambino vagabonda per le città, dive-nendo vittime. Per questo è importan-te tenere vive associazioni sul luogo”. Inoltre “Con il supporto di operato-ri sanitari locali in Nepal, il viaggio diverrà l’occasione per offrire edu-cazione sanitaria rivolta ai bambini finalizzati a prevenire e contrastare malattie causate da non corrette pra-tiche igieniche.L’Associazione “Solidarietà in cam-mino” onlus che ha sede in Via B. Maggi, 9 a Brescia sostiene i pro-pri progetti tramite il contributo di singoli cittadini, associazioni e pubbliche amministrazioni, at-traverso piccole donazioni Iban IT59V0837954080000000008755 e l’azione di volontari.I costi per le adozioni annuali sono di 400 euro. Informazioni: iluoghi-delsociale.it

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Dal 2 luglio, fino all’1 settembre la mattinata di Radio Voce profuma di salsedine. Dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12, in collegamento con Rimini, potrete seguire l’estate in Riviera, con musica, notizie, le voci dei turisti in spiaggia, oltre alla consueta informazione su Brescia e provincia coi vari gr del mattino. Un programma in collegamento col circuito InBlu e Radio Icaro. Voce mattina con Marco Vignoletti vi dà appuntamento a settembre con sorprese sempre nuove.

Anche nel periodo estivo, dal lunedì al venerdì a partire dalle 7, Radio Voce vi informa sui principali fatti da Brescia, dall’Italia e dal mondo. Nell’arco di oltre due ore in diretta, potete seguire rassegne stampa locali e nazionali ed approfondimenti.Per cominciare la giornata col piede giusto, ascoltando la musica migliore, e costantemente informati, l’appuntamento è con Brescia in diretta. Seguite il nostro consiglio e buon ascolto.

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Computer, tablet, smartphone: la fi-ne della televisione? Niente affatto. L’imbuto di suoni e immagini che da 60 anni governa il tempo libero degli italiani mantiene indisturbato il suo predominio. Lo rileva un’indagine di Gfk-Eurisko, istituto di ricerca che da decenni analizza la vita dei con-sumatori di tutto il mondo, studian-do consumi e abitudini, delineando il profilo di una società in continuo cambiamento. Per quanto riguarda la presenza della televisione nella nostra penisola, l’indagine pubblica-ta il 28 giugno 2012 è molto chiara: cresce il consumo del piccolo scher-mo. Ma non si tratta della tv genera-

lista, quella che negli ultimi 30 anni ha mantenuto il potere nel mondo della comunicazione. Stiamo par-lando del neonato digitale terrestre: nell’arco di un anno di vita il consu-mo medio giornaliero dei nuovi ca-nali è subito cresciuto da 30 minuti a 58. L’esodo dalle tv ammiraglie ha portato nel nuovo far west digitale numerosi proseliti, soprattutto nel-le braccia dei canali tematici. Ecco l’inizio del cambiamento, spesso preannunciato su queste pagine. Il telespettatore medio ha cambiato le proprie abitudini alla luce di una maggior possibilità di scelta. I gusti e le preferenze di milioni di italiani

hanno premiato quei canali specia-lizzati su un’offerta monotematica. Canali dedicati al cinema, allo sport, alle news, ai bambini, ai teenager, alle donne, agli uomini, luoghi dove si è sicuri di trovare solo ciò che si cerca, a patto che si sia realmente consapevoli di ciò che si cerca. In-fatti non è corretto misurare questo fenomeno con il metro della libertà di scelta. Di fatto l’offerta dei canali tematici è comunque la stessa delle reti generaliste, semplicemente i ge-neri sono stati divisi e raggruppati, moltiplicati e replicati a non finire. Così è più semplice per un ragazzino definirsi tale grazie al beneplacito

del suo personale canale televisivo, che gli ripete ogni giorno: “Sei un ra-gazzino, ora vedrai ciò che deve ve-dere un ragazzino. Tutto il resto non ti interessa”. E così via. Prima era la tv a dirci chi siamo, ora finalmente abbiamo imparato la lezione e pos-siamo dedicarci al nostro accresci-mento personale sui canali fatti su misura per ognuno di noi. Anche la satellitare Sky, con il me-se di luglio, inaugura il suo servizio “on demand”: gli abbonati potranno scaricare su banda larga, salvare sul decoder e vedere migliaia di conte-nuti fra film, serie tv, sport, cartoni animati, concerti, reality. Ognuno

potrà costruirsi il proprio palinsesto giornaliero, in base ai propri gusti.Certo si tratta di un bel passo in avanti dal punto di vista tecnolo-gico. Finisce l’era dello zapping, la spasmodica ricerca di un program-ma accettabile. Ma, guarda un po’, il rischio che corriamo oggi, nell’era della tv su misura, è sempre lo stes-so rischio che correvamo nell’era della tv generalista: passare tutto il giorno davanti allo schermo.Forse la vera libertà di scelta nel mondo della televisione, soprattut-to in questo periodo estivo, sta nel decidere di uscire di casa per farsi una bella passeggiata.

In questi giorni l’attuale direttore generale dell’Irccs Centro San Giovanni di Dio festeggia i 50 anni di vita religiosa nell’ordine dei Fatebenefratelli, al quale si avvicinò a soli 17 anni. In Primo Piano (alle 11.20) fra Marco Fabello ripercorre le tappe del suo percorso umano e religioso, fin dall’inizio accanto ai malati psichiatrici. Da questa domenica il commento al Vangelo (sempre letto da Guido Uberti) è a cura di don Diego Facchetti, responsabile

dell’Apostolato della preghiera, in apertura della Buona Novella alle 11.05. Il programma, prodotto da VoceMedia e curato da Betty Cattaneo, in estate va in onda nella versione estiva di un’ora dalle 11 alle 12. In differita, va in onda, sempre la domenica, anche su Radio Voce Camuna, Ecz, Radio Claronda, Radio Basilica Verolanuova, Radio Ponte Manerbio, Radio Raphaël. Primo Piano è disponibile in podcast sul sito www.radiovoce.it

La prossima puntata della rubrica settimanale “La Buona Notizia”, e la web tv, manderanno in onda il documentario “La santità familiare nell’esperienza del lavoro” realizzato in occasione dell’Incontro mondiale delle famiglie.“La Buona Notizia” va in onda: la domenica alle 13.05 su Teletutto e alle 18.30 su Tt2 Teletutto; su Super TV la domenica e il martedì alle 20; su Più Valli TV la domenica alle 8; su Teleboario la domenica alle 8.15 e alle 10; e su www.vocemedia.tv

La Messa del sabato alle 18.30, viene trasmessa dalla parrocchia di San Giacomo di via Oldofredo Denari su TT 2 Teletutto (87) e Super Tv (92-115).

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ircolano sugli schermi due commedie francesi. Una, lieve fino all’incon-sistenza, rimiscela gli in-gredienti che negli ulti-

mi tempi, quando azzeccati, hanno portato molta fortuna commerciale ai film transalpini. L’altra, assai pre-occupata di mostrarsi “intelligente”, ricama in forma lambiccata sulle vicende dei suoi protagonisti. En-trambe finiscono col riaffermare la più antica delle morali: l’amore – per una donna o per il proprio mestiere – quando è autentico vince su tutto.In “Chef” di Daniel Cohen troviamo una variante della coppia maschi-le già incontrata in “Giù al Nord” e “Quasi amici”. Due uomini comple-mentari tra loro, dapprima in appa-rente contrasto, poi alleati per far fronte alle avversità. Jacky (Michaël Youn) è un grande cuoco incompre-so, sempre cacciato dai ristoranti di quart’ordine in cui lavora e finito im-bianchino in una casa di riposo per mantenere la moglie incinta. Alexan-dre Lagarde (Jean Reno, piuttosto appesantito) è un cuoco da tre stelle Michelin la cui carriera è minacciata dalla volgarità e dai gusti ultramo-derni del nuovo proprietario del ri-storante in cui lo chef regna. Dall’in-contro tra i due comincia il reciproco

riscatto, che darà a Jacky la meritata fama e a Lagarde una vita più piena.Sul tema “avventure nella grande cu-cina francese” ha già detto la parola definitiva “Ratatouille”, il capolavoro animato della Pixar. Cohen si limita a confezionare una sorta di cartoon con attori in carne e ossa. Una favola scritta senza troppe rifiniture, disin-teressata alla verosimiglianza, non in cerca di sorprese, giocata sulla simpatia dei protagonisti e con alcu-ni episodi che fanno sorridere, dalle incursioni di Jacky tra le portate del-la casa di riposo al controverso – ma tirato troppo in lungo – incontro con le tecniche della cucina molecolare.Un piatto estivo senza pretese, in-somma. Al contrario di “L’amore dura tre an-ni”, il film di Frédéric Beigbeder per il quale qualche critico generoso ha scomodato il fantasma di François Truffaut. C’è una vaga somiglianza tra l’attore Gaspard Proust e Jean-Pierre Léaud, protagonista di tanti film del maestro francese; del quale mancano però qui la calda passione e l’umanesimo. Siamo in un mondo di trentenni narcisisti, adolescenti a oltranza il cui capofila è Marc Mar-ronnier, giornalista divorziato che ca-nalizza il suo livore in un bestseller nel quale dichiara che “L’amore dura

tre anni”. L’incontro con Alice (Lou-ise Bourgoin), l’avvenente moglie di un cugino, è destinato – manco a dir-lo – a fargli cambiare idea.Tra conversazioni e trovate in simil-Woody Allen – con veri intellettuali come Alain Finkielkraut chiamati, a somiglianza di quanto avveniva in “Zelig”, a commentare le idee del protagonista – dilaga l’autocompiaci-mento del personaggio. Alter ego del regista, che ha adattato allo scher-mo un suo romanzo (edito in Italia da Feltrinelli) e non manca di sot-tolineare l’originalità delle proprie trovate, sfoggiando un manierismo cerebrale che diventa rapidamente irritante. Passati feste, stordimenti, trasgressioni, equivoci e dichiarazio-ni d’amore in diretta tv i personaggi, tutti antipatici, finalmente si accasa-no: ma non danno l’impressione di essere troppo cambiati.

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dati dell’Istat, ancora una volta, sono impietosi. Mai, da quando esistono le sue rilevazioni pe-riodiche (circa 20 anni) i livelli della disoccupazione giovanile

erano stati così alti. Ha tenuto banco e continua a te-nerla per le (ovvie) preoccupazioni che genera, la rilevazione del me-se di maggio sulla disoccupazione giovanile, il cui tasso tra i 15-24en-ni (ovvero l’incidenza dei disoccu-pati sul totale di quelli occupati), è stato pari al 36,2%. Una percentuale che, rispetto al mese precedente, è cresciuta di 0,9 punti percentuali.I dati diramati preoccupano e non poco. Tra i primi a commentare la ri-levazione Istat Giorgio Squinzi, pre-sidente nazionale di Confindustria. L’imprenditore bergamasco ha indi-cato in quel 36,2% “un dato gravissi-mo”. “Con questi numeri – è stato il suo commento – rischiamo di perde-re una o forse più generazioni.” Per mettere un freno a questa situazio-ne, ha sostenuto Squinzi, a margine di un convegno, “occorre ritrovare le condizioni pe lo sviluppo, perché dalla crescita ritroveremo la capaci-tà di creare occupazione”.Commenti altrettanto preoccupati sono giunti dal mondo sindacale che vede nell’aumento della disoccupa-zione una riduzione strutturale del-la base occupazionale del Paese. Di qui l’invito al governo Monti perché

rimedio alla situazione è che il Paese non garantisce più un lavoro. Sono troppi i cittadini a spasso. E sono troppi i cittadini che non hanno un lavoro dignitoso. “Non si tratta di discutere sui contratti che sono es-senziali – è il commento dell’econo-mista Andrea Casavecchia all’agen-zia Sir –, ma sulle opportunità che un sistema concede”.Opportunità che, dati Istat alla ma-no, sembrano ridursi sempre di più e finiscono col deprimere una ge-nerazione di giovani che è migliore di come molto spesso viene dipinta. Nei mesi scorsi, a commento di al-

faccia del contrasto alla disoccupa-zione una delle sue priorità, con uno sforzo maggiore rispetto a quando già previsto dal decreto sviluppo. Quello che sembra definirsi, al di la delle analisi e delle ricette per porre

In occasione della 10ª edizione del-la Fiera di San Benedetto, appunta-mento promosso dalla Fondazione Dominato Leonense nato per far co-noscere e promuovere la cultura del-le produzioni biologiche, “La Buona Terra”, l’associazione lombarda de-gli agricoltori biologici ha promosso per venerdì 6 luglio, con inizio alle 21 il convegno “Agricoltura bio: soste-nibilità, qualità, salute della terra e dell’uomo”. L’agricoltura industriale,

cui va il grande merito di aver elevato le rese dei prodotti alimentari sta ora dimostrando i suoi limiti: alti consu-mi di energia non rinnovabile, perdi-ta di fertilità dei suoli, inquinamento dell’aria e dell’acqua, scadente qualità degli alimenti. Si tratta di fattori che direttamente o indirettamente incido-no sulla salute della terra e dell’uomo. La scadente qualità degli alimenti, gli eccessi alimentari, sono fra le cause dell’aumento di obesità e di patologie

degenerative che si sta registrando da alcuni decenni. L’agricoltura biologica può essere un’opportunità per inver-tire questa tendenza perché rispetta l’ambiente e produce cibo di qualità. Una prospettiva che sarà affrontata nel corso del convegno, ospitato da Villa Badia, da Matteo Giannattasio (nella foto), docente del corso “Alimenti e salute del consumatore” presso il cor-so di laurea magistrale in Tecnologie alimentari dell’Università di Padova.

tri dati sulla disoccupazione, si era a più riprese parlato di scoraggiati, di inoccupati. In realtà gran parte di quel 36,2% è costituita da giova-ni che studiano di giorno e cercano di guadagnare qualcosa di notte, o viceversa, con lavoretti provviso-ri, rimediati, senza futuro e molto spesso senza contratto.È a questi che la politica e più in generale il sistema italiano deve delle risposte perché con il lavoro, che da diritto garantito dalla Co-stituzione è diventato sempre più spesso miraggio, è in gioco lo stes-so futuro del Paese e la sua tenuta.

Banco di Brescia, come capofila, Banca di Valle Camonica e Banca Popolare di Bergamo, in collaborazione con l’Associazione industriale bresciana, sono i promotori del progetto “T2 territorio per il territorio”: un’iniziativa innovativa, studiata e strutturata per il Bresciano, con l’obiettivo di far fronte ai bisogni del tessuto imprenditoriale locale, fortemente in difficoltà a causa del perdurare di questa difficile fase economica congiunturale.

Il progetto, presentato nei giorni scorsi, si realizza attraverso l’emissione di prestiti obbligazionari e la successiva erogazione di finanziamenti da destinare prioritariamente alle aziende associate ad Aib. La sottoscrizione del prestito obbligazionario non attribuisce alcun diritto alla concessione del finanziamento o a ottenerlo a condizioni migliorative e, la concessione del finanziamento prescinde dalla preventiva sottoscrizione del

prestito obbligazionario. In una fase successiva verranno messi a disposizione specifici plafond (per un totale di 46 milioni di euro) per l’erogazione di finanziamenti, a condizioni competitive, da destinare alle imprese del Bresciano iscritte alla Camera di commercio e associate ad Aib. Per informazioni su un’iniziativa che è stata pensata per ridurre le distanze più volte denunciate tra imprese e sistema del credito, www.bancodibrescia.it, www.bancavalle.it e www.bpb.it.

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egli ultimi 40 anni l’ali-mentazione degli italiani è cambiata. La possibili-tà di nutrirsi con varietà e ricchezza di cibi se da

un lato ha portato benefici, con la scomparsa quasi totale delle carenze nutrizionali, dall’altro ha determina-to una maggiore incidenza di obesità, ipertensione, aterosclerosi, diabete; a tutto ciò si aggiungono i disturbi del comportamento alimentare (anores-sia, bulimia, disturbi da alimentazione incontrollata...). Con queste patalogie la dieta è il primo intervento terapeu-tico che viene intrapreso e talvolta ri-sulta tanto efficace nel correggere le alterazioni da evitare la terapia farma-

pericolosi e, soprattutto, seguendo il filo di una sana e serena valutazione dei problemi. Statistiche internazio-nali dimostrano che le malattie mor-tali sono senza dubbio più frequenti e precoci nelle persone obese. Se per-dere chili per acquistare peso-forma rappresenta la prima regola per vivere in salute, cadere in diete assurde per eccesso o per difetto, o impasticcarsi con farmaci di vario colore è altrettan-to pericoloso. Una dieta quantitativa corretta presuppone un adeguato ap-porto di calorie, cioè una quantità di cibi perfettamente corrispondente al fabbisogno calorico, intendendo per tale la quantità di calorie che l’organi-smo brucia durante l’arco delle 24 ore.

Razza, costituzione, temperamento endocrino, età, sesso, peso, altezza e attività fisica fanno enormemente va-riare da individuo a individuo il fabbi-sogno calorico. L’alimentazione della giornata deve essere completa, deve cioè risultare da un’armonica fusione di proteine, carboidrati e grassi con la presenza ottimale di ormoni, vitami-ne, sali minerali, enzimi e via dicen-do. Il nutrizionista organizza un pro-gramma dimagrante che deve sem-pre essere individuale. Importante è distribuire i pasti nell’arco di 24 ore, non solo nel senso quantitativo, ma anche nel senso qualitativo. La prima colazione deve essere abbondante e ricca di carboidrati: durante il giorno

si lavora e si esplica una certa attivi-tà fisica, per cui il relativo eccesso di carboidrati nella prima colazione del mattino ha tutto il tempo di essere convenientemente smaltito. Il pasto del mezzoggiorno deve essere piut-tosto sobrio e di facile digestione con un giusto equilibrio di proteine, grassi e carboidrati. Il pasto serale deve es-sere leggero per concedere un sano riposo notturno. Bisogna dimagrire con metodo per sentirsi, ogni giorno che passa, meglio del giorno prece-dente. È bene seguire i consigli del-lo specialista nutrizionista e non derogare dalle sue prescrizioni. La dieta perfetta, standard, buona per chiunque, non esiste.

Alla conferenza stampa di presentazione delle innovazioni tecnologiche del reparto di Ortopedia di Gardone Valtrompia era presente anche Marta Bricco, responsabile del Sistema bibliotecario di Valle Trompia con il quale l’ospedale si è interfacciato per l’accesso alla biblioteca digitale bresciana e al suo progetto Medialibraryonline. Un servizio che, grazie alla rete wireless installata, sarà accessibile ai ricoverati presso il reparto

di Ortopedia dell’ospedale gardonese. Si tratta di un progetto nazionale che la rete bibliotecaria bresciana ha sposato dallo scorso autunno, consentendo a ciascun utente iscritto la consultazione di ebook periodici, audiolibri, musica, filmati, lezioni interattive. “In sostanza – ha spiegato Marta Bricco – è un sistema che distribuisce via internet, in modalità remota, qualsiasi tipo di oggetto digitale: audio, video, testi, banche dati, testi storici in formato

immagine, archivi iconografici, audiolibri, libri digitalizzati, e-learning, live-casting in tempo reale”. Una piattaforma digitale che in Ortopedia sarà raggiungibile all’indirizzo brescia.medialibrary.it: una volta sul sito web basterà effettuare il login con le credenziali fornite dal Sistema bibliotecario all’ospedale di Gardone e cominciare a navigare leggendo periodici sia internazionali, che nazionali e locali. (a.a.)

cologica. È necesario seguire delle li-nee guida per una sana alimentazione anche durante l’accrescimento, la gra-vidanza, l’allattamento e per gli anzia-ni. Bisogna modificare le errate abi-tudini alimentari adottandone di nuo-ve, senza raggiungere mai estremismi

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al calcio al basket, la mu-sica non cambia. Dopo lo scontro fra il presidente del Brescia Calcio Gino Corioni e l’amministra-

zione comunale, ora tocca alla squa-dra cittadina di pallacanestro sbattere i pugni per attirare l’attenzione del sin-daco Paroli e la sua giunta. Partiamo dalla tanto attesa notizia: il primo pas-so per la sopravvivenza è stato fatto con l’iscrizione al prossimo campio-nato di Lega 2. Per il secondo anno consecutivo, quindi, il Basket Brescia Leonessa disputerà il campionato na-zionale cadetto. Nonostante gli sforzi profusi, però, la società calca la ma-no sottolineando l’indifferenza delle amministrazioni locali e degli impren-ditori bresciani. Senza di loro il club non potrà muoversi dignitosamente nell’imminente futuro. La città di Bre-scia e i bresciani rischiano di perde-re un loro patrimonio, un patrimonio che in tre anni di vita ha mietuto suc-cessi e che ora sopravvive solo grazie alla strenua resistenza della famiglia Bonetti. L’estremo atto d’amore verso la città e i suoi tifosi la famiglia Bonet-ti e l’attuale società l’hanno compiuto iscrivendo la squadra al campionato, ora lo sforzo deve essere compiuto da altre realtà quali le istituzioni e gli im-prenditori bresciani e si potrà costru-ire il futuro della società del Basket Brescia Leonessa in base alla forza e alla sostanza dell’intervento. “Tutti ci

rendiamo conto dell’attuale situazio-ne economica – spiega il presidente Graziella Bragaglio – ma siamo sicuri che un bene della comunità deve es-sere conservato e preservato, un bene che crea aggregazione che permette ai ragazzi di fare attività sportiva un bene che può essere d’esempio per le future generazioni. Abbiamo cre-ato un settore giovanile di oltre 2000 ragazzi: che facciamo, se dovessimo

chiudere gli diciamo di andare den-tro la metro? Non vogliamo che tutto questo patrimonio venga sparso co-me cenere nel Mella. Abbiamo dato il massimo, fatto tutto il possibile – prosegue – ora tocca anche alle isti-tuzioni che hanno fatto tante promes-se, agli imprenditori che dovrebbero condividere e restituire qualcosa alla comunità. Tocca a loro credere nel nostro progetto e in base alla portata

Presentato ufficialmente questo giovedì il nuovo allenatore del Lumezzane, Gianluca Festa. Il 43 enne ex giocatore di Cagliari, Inter, Roma e Middlesbrought subentra a Davide Nicola. Il mister, sulla panchina dei rossoblù per due stagioni, ha firmato per il Livorno in serie B. “Sono entusiasta di questa nuova avventura – ha sottolineato in conferenza stampa l’ex allenatore della Primavera del Cagliari – arrivo

in una piazza importante che in questi anni è stata da esempio per serietà e continuità”. Sul mercato aggiunge: “Oltre ai giovani servirà qualche elemento di esperienza: 4-3-1-2 è il modulo che prediligo ma mi adatterò a seconda di chi avrò a disposizione”. La squadra, intanto, si radunerà lunedì 16 allo stadio Comunale di Lumezzane per poi spostarsi dal 23 al 30 luglio a Borno, sede del ritiro estivo. (m.r.)

di questi sforzi costruiremo il futuro.” Arrabbiato e deluso anche il direttore generale Ario Costa che ci va giù pe-sante nei confronti dell’amministra-zione comunale bresciana. “Conigli, sono dei conigli. Promettere e poi nascondersi. Vi sembra giusto che si siano fatti sentire solo per chiederci qualche abbonamento in regalo e bi-glietti omaggio per l’amichevole con l’Armani Milano di Scariolo? Questi politici sono stati eletti anche con i voti delle famiglie del Basket Brescia – aggiunge Costa – che hanno credu-to nelle promesse fatte allo sport. Se li scorderanno nella prossima cam-pagna elettorale. Non so se io e San-dro (coach Dell’Agnello, ndr) rimar-remo – conclude amareggiato Costa – dipenderà da cosa la città farà per questa squadra. A malincuore valu-terò eventuali opportunità che mi si presenteranno”. Insomma il sasso, o meglio un macigno, è stato lanciato. Ora alla Loggia la replica. “Brescia è da terzo mondo per quanto riguarda gli impianti sportivi – affonda il coltel-lo Matteo Bonetti – non stiamo chie-dendo la luna, ma di poter presenta-re alla città una squadra dignitosa”.

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pesso ci chiediamo cosa faranno i nostri ragazzi nella vita. Se sono pre-parati, pronti. Talvolta facciamo in modo

che lo sperimentino da soli, maga-ri per poco tempo, magari per una settimana. Lasciamo che provino a camminare, a volare con le proprie ali, ad arrivare in fondo, con le pro-prie forze. Lo sport aiuta in questo, ma ci so-no anche altre vie, esperienze in cui testare il motore che ci spin-ge. Il campo di gioco è diverso dai soliti: non ci sono squadre, schemi e allenatori. Ci riferiamo ad un percorso che ha più di mille anni di storia: il Cam-mino di Santiago, uno dei tre pelle-grinaggi del cristianesimo medioe-vale insieme a Roma e Gerusalem-me. Un sentiero lungo 800 km che collega i Pirenei alla punta nord occidentale della Spagna. È l’unico pellegrinaggio che si può percorre-re interamente come i pellegrini di una volta, a piedi. Sì a piedi, con-tando solamente su gambe, cuore e cervello. Le scorciatoie non pa-gano, e, soprattutto non danno al-cuna soddisfazione.Il Cammino di Santiago attira pellegrini da tutto il mondo e quest’estate anche la bandiera arancioblù sventolerà nei cieli di Spagna. La Presidenza nazionale - insieme al Csi Rimini e alla so-

Caronte non ha spaventato i 200 che si sono presentati a disputare l’8ª Rampigölem a Zone. Nella prima griglia anche il Campione Italiano Mtb Csi 2011 Baldassarre Mangerini. Fin dalle prime pedalate Michael Faglia (Giangi’s Bike Erbusco) prendeva il comando conquistava la vittoria dopo 2h01’08”. Ottime le prestazioni dei tesserati Csi: 8° MT2 Filippo Zorzi (Pedale Orceano Sachesghinghem); M1: 6° Alberto Quaresmini (Team Piton); M2: 4°

Lorenzo Tellaroli (Csi Ciclobrescia); M3: 8° Alessandro Brevi (GS Velò Montirone); M4 10° Marco Bertulli (GS Velò Montirone); M5: 6° Baldassarre Mangerini (Team Piton). I prossimi appuntamenti: 7 luglio San Zeno Naviglio, promozione Junior Bike (da 5 a 12 anni). Ritrovo 1alle 5 presso Campo Sportivo Comunale; 8 luglio Trenzano 2ª Mountain Bike delle Risorgive Padanea. Ritrovo alle 8 presso Palazzetto dello Sport Via Marconi. Partenza ore 9.30.

cietà La Pedivella (con una lunga esperienza nel Cammino) promuo-ve questo formidabile strumen-to educativo che si cala perfetta-mente nei valori dell’associazione. L’obiettivo è che possa diventare un fiore all’occhiello della pro-grammazione annuale dell’associa-zione anche nel prossimo futuro. Il Csi propone due differenti pro-

grammi. Impensabile – per ragio-ni di tempo – percorrere l’intero cammino. I partecipanti raggiun-geranno Santiago de Compostela a tappe e una cosa è certa: sarà una vacanza per l’anima. Ecco dunque quali sono le pro-poste di viaggio pensate. Dal 7 al 21 luglio: partenza in pullman da Rimini, Bologna o Genova, sosta a Lourdes. Otto tappe, 156 km. Quota di partecipazione 1.100 eu-ro (mezza pensione).Dal 10 al 18 luglio: partenza da Ro-ma o Bologna in aereo per Madrid e bus di linea per Ponferrada. Sei tappe, 130 km. Quota di partecipa-zione 550 euro (mezza pensione).

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I paradossi del calcio

Egr. direttore,la gente comune si duole perché i calciatori italiani vengono strapa-gati. Contemporaneamente però, appena la Nazionale segna un goal, la collera si dissolve e divampa l’ec-citazione. Qualsiasi psicologo defi-nirebbe tale comportamento: ridi-colo, contradditorio ed irrazionale. Che sia perché il calcio possiede la capacità di alleviare frustrazioni, insoddisfazioni, rabbie, delusioni, scontentezze ed amarezze che, no-nostante l’evidente immoralità e intrallazzi del mondo del pallone, il popolino bue è disposto a chiudere un occhio ed a tributare onori ad una casta di viziati miliardari affa-mati di ricchezza e notorietà?

Gianni Toffali

Il grazie di Calino alle Suore di Cristo

Egr. direttore, la famiglia parrocchiale di Calino, ri-unita nella celebrazione eucaristica tenutasi la sera di domenica 25 giu-gno presso il parco dell’oratorio, ha espresso il suo saluto riconoscente nei confronti delle Suore di Cristo che, dopo trentatré anni di servizio, chiudono la comunità di Calino per ricongiungersi alla propria casa di Lariano, in Lazio.Durante la celebrazione, presieduta dal parroco don Paolo Salvadori as-sistito da altri sacerdoti che hanno prestato la loro opera a Calino (fra cui l’ex parroco don Luigi Bonardi, padre Igor Manzillo e don Claudio Boldini), sono stati ricordati questi lunghi anni durante i quali le Suore di Cristo si sono spese instancabil-

mente al servizio della comunità, sempre fedeli al loro carisma: “te-stimoniare Gesù Cristo, sorgente e fattore di unità”. Le suore di Cristo erano giunte a Ca-lino nel 1979 e fin da subito erano diventate un tutt’uno con la comu-nità per la loro operosità concreta e gioiosa, e l’attenzione e la familia-rità verso tutti. Molte generazioni di calinesi e di al-tri residenti in paesi vicini sono sta-te educate dalle Suore nella scuola materna. La casa delle suore, oltre ad essere aperta all’educazione dei più piccoli, è sempre stata spalanca-ta a tutti: dai ragazzi, alle famiglie, agli anziani. Per tutti le suore hanno avuto attenzione e affetto. Ma l’attività delle suore è andata ben oltre le mura della loro casa: è im-possibile descrivere in poche righe la loro opera infaticabile nelle atti-vità della parrocchia, dell’oratorio e nella vita sociale, fedeli collaboratri-ci dei sacerdoti che si sono via via succeduti nella parrocchia.Se, da un lato, alla comunità di Ca-lino verrà a mancare una presenza che ha così profondamente segnato questo lungo periodo, dall’altro ri-mane la consapevolezza che il bene seminato dalle Suore di Cristo por-terà i suoi frutti abbondanti ancora per un lungo periodo.La famiglia parrocchiale, augurando alle suore anche un po’ di meritato riposo nelle loro nuova destinazio-ne, ha espresso la sua volontà di non lasciar cadere, sia pure a distanza, i legami e l’amicizia fra i calinesi e le suore che in questi anni si sono instaurati e sempre più consolidati.E da ultimo, ma primo per impor-tanza, un ringraziamento al Signore: per aver benedetto così a lungo la

comunità di Calino con la presenza delle suore.

Mauro Breda

Tre giorni importanti

Egr. direttoreBrescia è stata, per tre giorni, fucina di nuove proposte e idee su welfare, lavoro, e sicurezza in ambiente di la-voro, sarebbe opportuno e doveroso ricordare e non sottovalutare i passi in avanti fatti, grazie anche all’impul-so del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La sua opera di sensibilità ha contribuito non poco ad accrescere il rispetto per il valore del lavoro e quello della dignità, e quindi della sicurezza, per i lavoratori. Se abbiamo il Testo unico in materia di salute e sicurezza sul lavoro è merito suo. Leggendo accuratamente, dopo aver seguito i lavori, sentito alchimie di analisi, proposte che sembravano prospettare grandi soluzioni all’attua-le tensione economica di lavoro, mi concretizzavo, dai miei voli pindarici, orgoglioso dell’iniziativa di grande gu-sto culturale, ascoltare, tecnici e poli-tici alla disperata ricerca di una bus-sola che indichi la strada di una nuova intesa, cercando, quali punti di riferi-mento, nella mia solitudine riflessiva ho ricordato uno spunto, più volte espresso dal magnifico rettore prof. Pecorelli, condivisa anche dal diretto-re generale dott. Periti, dell’Università Statale di Brescia, sul tema di come rivalutare le risorse professionali ac-quisite nell’arco della vita lavorativa e formativa. Riqualificando e mante-nendo l’attività lavorativa nella veste di “tutor”. Infatti, il ruolo, la distribu-zione e il significato del lavoro lungo l’arco della vita sta subendo profon-di mutamenti e, in relazione alle età

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UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

mature, non è ancora chiaro come si combineranno processi complessi e interconnessi come la flessibilizzazio-ne del mercato del lavoro, la destrut-turazione e la desincronizzazione del corso di vita, e la rimodulazione dei sistemi di protezione sociale. Lo stes-so significato sociale della vecchiaia è oggi particolarmente ambivalente e l’idea forte della vecchiaia come tempo del non lavoro, sembra essere sempre meno appropriata. La ricerca si colloca all’interno del dibattito sul rapporto tra invecchiamento e lavo-ro, focalizzando l’attenzione in modo particolare sul mercato del lavoro e sui meccanismi di regolazione della partecipazione dei lavoratori più an-ziani. Si tratta di una tematica com-plessa che per sua natura si colloca all’incrocio tra diversi filoni di ricer-ca ed a cavallo tra più ambiti discipli-nari che in Italia, pur beneficiando di rilevanti studi e contributi di ricerca, non è ancora oggetto di una lettera-tura omogenea e consolidata. Spes-so l’attenzione è stata concentrata soltanto sull’aspetto previdenziale, o sugli ammortizzatori sociali, o – in misura minore – sul mercato del la-voro, senza approfondire le recipro-che interazioni tra i meccanismi di mercato, quelli previdenziali e quelli assistenziali. D’altra parte, una quo-ta rilevante della ricerca su questa tematica è stata orientata da un ap-proccio economico ed econometrico che ha sottovalutato la dimensione istituzionale della questione. Spesso, in particolare, l’individualismo meto-dologico di stampo economicistico si è limitato a stimare in termini di utilità i costi/benefici della scelta tra lavoro e non lavoro (nell’ipotesi della disutilità del lavoro), trascurando gli aspetti simbolici di tale scelta, il signi-

ficato sociale del lavoro e le caratteri-stiche specifiche dei vari contesti di azione. Anche se sono convinto che per riavviare il nostro Paese serve: modificare lo Statuto dei lavoratori, e che i sindacati mettano a disposi-zione parte del loro patrimonio per la formazione, per la cassa integrazione e che possano loro diventare a diven-tare agenzie per il lavoro? Penso che per difendere e gestire il lavoratore siano più che sufficiente i consulenti del lavoro o no! Questo contributo è dettato dall’orgoglio di sentirmi par-te della mia città e mi ha addolorato constatare il vuoto lasciato nelle au-le universitarie. Desidererei che l’of-ferta universitaria fosse ampiata con nuove opportunità di studio e ricer-ca istituendo ad esempio il corso di laurea in veterinaria, criminologia e perché no anche un nuovo profilo di corso di laurea in Protezione civile, corso di laurea in consulenti ispetto-ri sicurezza lavoro con fondamentale conoscenza anche delle “problemati-che di tutele di genere e pari opportu-nità”. Ricordo che, le strutture affini private e pubbliche sono già in essere nella nostra realtà; Mancherebbe solo la volontà di attivarli. C’è bisogno di una politica sul lavoro che unisca e non divida le forze sociali. Sono sicu-ro che il Consiglio dei consulenti del lavoro bresciani voglia tenere a Bre-scia questo festival e farne un orgoglio per la nostra città e saprà trasmettere ai giovani l’importanza della cultura della sicurezza sui luoghi di lavoro, del tempo libero e quanto sia importante entrare nel meccanismo culturale che la formazione deve diventare parte del patrimonio nell’arco di tutta la vi-ta lavorativa. Il lavoro è sempre stato un potente fattore di libertà e dignità della persona; per questo valore vale

la pena di impegnarsi. Grazie, consu-lenti del lavoro per questa iniziativa.

Celso Vassalini

Un’oasi di fede

Egr. direttoreanche quest’anno gli Esercizi spiri-tuali a Re sono stati molto fruttuosi. Lassù nella bella Val Vigezzo circon-dati da verdi montagne con l’aria sa-lutare per il corpo anche l’anima ha il refrigerio che ci vuole per rendere più giovane e grande la nostra fede e amore verso Dio e i fratelli più sfor-tunati e la nostra preghiera si volge-va anche per gli amici che sono tri-sti perché non hanno fede o cercano la salvezza sì, ma per vie sbagliate. Il tema dei S. Esercizi si basava sul Vangelo di Marco. Il padre predicato-re, don Italo, un sacerdote milanese è stato molto chiaro sull’argomento e mi ha chiarito certi dubbi su alcu-ne frasi che Gesù dice nel Vangelo. Quella che mi faceva più dubitare era questa: “Vi meravigliate per queste cose? Voi farete cose più grandi...” Ed io pensavo come noi possiamo fare opere più grandi del nostro Salvato-re? Ma ecco cosa egli intendeva. Se voi conoscete un uomo disperato e sapete parlargli con dolcezza così da sollevargli l’animo e farlo sorridere avrete fatto quel qualche cosa di più. Questo intendeva Gesù. Altre cose più facili a comprendere ci hanno ravvivato la fede. Ad esempio riguar-do alla libertà di scegliere tra il bene da fare per salvare la nostra anima e il Maligno che per portarci all’inferno ci tenta e ci fa cadere spesso. Venen-do al clima in cui ci trovavamo vede-vo tanti malati con un sereno sorri-so che ormai non mi meraviglia più, essendo decenni che vado in questa

dolce oasi di pace e qui ho imparato dai miei amici infermi a soffrire be-ne, per soffrire meglio le mie malattie che in confronto a chi è cieco o de-ve stare sempre in carrozzella sono cose da poco. Soprattutto imparo a saper offrire la mia sofferenza a Ge-sù per la conversione dei peccatori e la santificazione dei sacerdoti, che sono i precetti principali dello nostro statuto di volontari della sofferenza. Inoltre io sono stato fatto oggetto di amore e bontà da parte dei fratelli sani. Soprattutto uno di questi mi è stato molto gradito. In camera con me c’era Riccardo che pure ha le sue grane. Viene sia a Lourdes che a Re sempre come fratello e non come malato. Riccardo ha un grande cuo-re e sa donare tutto con amore. Una notte ho bisogno di aiuto. Accendo la luce e questo caro amico balza fuori dal letto come una palla e con deli-catezza mi aiuta. Io amo Riccardo e dico che si po-trebbe dire di lui quella beatitudine: beati gli umili perché conquisteran-no la terra. Così a Lourdes fu una cara signora che non conoscevo a farmi felice, a Re Riccardo ha completato questa felicità.

Domenico Marchesi

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