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FILIPPO VIOLA LA SOCIETA' ASTRATTA Un sistema di indifferenza alla realtà esistenziale degli uomini e delle donne in carne e ossa Libro Primo ASTRAZIONE E INDETERMINAZIONE Testo del volume unico a stampa con l’aggiunta di nuovi capitoli Edizione definitiva ampliata e aggiornata in tre volumi

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FILIPPO VIOLA

LA SOCIETA' ASTRATTA

Un sistema di indifferenza alla realtà esistenziale

degli uomini e delle donne in carne e ossa

Libro Primo

ASTRAZIONE E INDETERMINAZIONE

Testo del volume unico a stampa con l’aggiunta di nuovi capitoli

Edizione definitiva ampliata e aggiornata

in tre volumi

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FILIPPO VIOLA

LA SOCIETA' ASTRATTA

Un sistema di indifferenza alla realtà esistenziale

degli uomini e delle donne in carme e ossa

Libro Primo

ASTRAZIONE E INDETERMINAZIONE

Testo del volume unico a stampa con l’aggiunta di nuovi capitoli

Edizione definitiva ampliata e aggiornata

in tre volumi

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Edizione Web: Marzo 2013

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alle mie figlie Letizia ed Elisa

con la infondata speranza che non abbiano a vivere

in una società astratta

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PRESENTAZIONE 1980 – 2010

«La società astratta» compie trenta anni

La società astratta è stata scritta nel 1979 e pubblicata nel 1980. Compie quindi trenta anni. Per onorare questa ricorrenza, ci siamo decisi ad approntare questa Edizione definitiva. Rispetto alle altre edizioni, in volume unico, questa edizione si compone di tre volumi. Il primo volume copre l’area tematica del volume unico, centrata su astrazione e indeterminazione, con l’aggiunta di dieci capitoli. Il secondo volume affronta i problemi connessi a crisi e ripresa. Il terzo volume analizza le dinamiche di alterità sociale e antagonismo politico.

Viviamo in una società astratta, fondata su un sistema di indifferenza alla nostra condizione esistenziale. Astratta, non nel senso che è una società irreale, ma nel senso che fa astrazione dalla realtà sociale, non tiene conto di come le persone realmente vivono.

L’astrazione sociale, questa glaciale indifferenza all’essere reale della gente, investe la vita quotidiana e tende a cancellare i connotati dell’identità personale e collettiva. La dimensione esistenziale viene così subordinata alle nuove cadenze del processo materiale e immateriale di organizzazione e di produzione.

L’indifferenza sistematica alle specificità sociali ed esistenziali si traduce in pretesa di definire l’attività lavorativa e la vita di relazione in termini di indeterminazione sociale. La società astratta esige che tutte le espressioni della vita sociale siano indeterminate, cioè prive di riferimenti alle particolarità personali e collettive.

Questa ipotesi di lettura della società capitalistica avanzata attraversa – in forma accessibile anche ai non specialisti – tutte le sfere della dinamica sociale: l’individuo, l’ambiente, i rapporti interpersonali la ricchezza sociale, i

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valori, il tempo, la vita quotidiana, il lavoro. In questo senso, non si tratta di un modello interpretativo costruito a tavolino, ma di una proposta nata come strumento di ricerca-intervento e destinata a quanti/e, resistendo ad una fortissima pressione ideologica, si ostinano a guardare alla realtà sociale con gli occhi delle persone concrete.

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I N D I C E

Libro Primo ASTRAZIONE E INDETERMINAZIONE

Pag.

Presentazione 7

Premessa 23

Introduzione 27 Definizione di società astratta

Sezione Prima 31 IL SISTEMA DI ASTRAZIONE SOCIALE

Premessa Sezione Prima 33

ASTRAZIONE MATERIALE E ASTRAZIONE SOCIALE

0.1 L'astrazione materiale 0.2 L'astrazione sociale Capitolo Primo 39 L’INDIVIDUO ASTRATTO

1.1 L'individuo astratto come pura funzione della valorizzazione capitalistica 1.2 Individuo astratto e persona concreta 1.3 Concretezza esistenziale e astrazione sociale

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1.4 La separazione fra persona e qualità umane 1.5 La contrapposizione fra l'individuo e le sue qualità 1.6 Il bisogno di reintegrazione esistenziale 1.7 Dal disagio esistenziale alla fuga nel mondo artificiale prodotto dalla droga

Capitolo Secondo 53 I RAPPORTI SOCIALI ASTRATTI

2.1 La desoggettivazione dei rapporti sociali 2.2 La socialità astratta 2.3 La segregazione del personale nell’individuale

2.4 La rigidità dei rapporti interpersonali profondi

Capitolo Terzo 61 LA RICCHEZZA ASTRATTA

3.1 Ricchezza concreta e ricchezza astratta 3.2 Ricchezza astratta e bisogni sociali 3.3 Denaro e materialità della ricchezza astratta 3.4 l comando del denaro sulla ricchezza sociale

come dominio di classe 3.5 Lo scontro sociale fra il valore d'uso e il valore di scambio Capitolo Quarto 67 I VALORI ASTRATTI

4.1 I valori astratti come valori di classe 4.2 Valori "altri" e società astratta 4.3 Dall’ambivalenza all’ambiguità dei valori astratti 4.4 Opzioni individuali e astrazione sociale 4.5 Valori mercantili e valori comunitari Scheda A 77 DEFINIZIONI DI VALORI

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Scheda B 79 VALORI CRISTIANI E SOCIETA’ ASTRATTA

Capitolo Quinto 81 I GIOVANI TRA RAPPORTI E VALORI

5.1 La relazione tra rapporti e valori nel mondo giovanile

5.2 La dinamica del mondo giovanile5.3 I giovani tra rapporti comunitari e valori mercantili 5.4 Rapporti e valori dei ragazzi di scuola 5.5 Il mondo dei ragazzi di scuola 5.6 La soggettività giovanile tra rapporti e valori 5.7 I valori dei ragazzi di scuola

Capitolo Sesto IL TEMPO ASTRATTO 89

6.1 Tempo esistenziale e tempo astratto 6.2 Il tempo come tempo di vita

Capitolo Settimo 93 L’IDENTITA’ SOCIALE ASTRATTA

7.1 Identità sociale e sistema di astrazione 7.2 La ridefinizione della identità sociale 7.3 La rigidità della identità sociale 7.4 La precarietà esistenziale come identità sociale

Capitolo Ottavo 97

L’IDEOLOGIA DELLA SOCIETA’ ASTRATTA

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8.1 I capisaldi dell’ideologia della società astratta: la competizione e la meritocrazia 8.2 L’ideologia della flessibilità 8.3 L’ideologia della “modernizzazione” 8.4 L’ideologia della convenienza 8.5 La sintesi dell’ideologia della società astratta:

la logica del mercato

Capitolo Nono 103 LA REGOLAMENTAZIONE MORALE

DELLA CONDOTTA SOCIALE

9.1 Regolazione sociale e regolamentazione morale 9.2 Astrazione sociale e regolamentazione morale 9.3 Società astratta e valori “altri”

9.4 Regolamentazione morale della condotta sociale e valorizzazione capitalistica

Capitolo Decimo 109 LA COMUNICAZIONE ASTRATTA

10.1 Comunicazione primaria e comunicazione

secondaria 10.2 La comunicazione di massa 10.3 La comunicazione astratta 10.4 Comunicazione televisiva e valori astratti 10.5 Comunicazione di massa e potere

10.6 Telematica, comunicazione multimediale e realtà virtuale: Internet

10.7 Internet e differenziazione sociale di classe 10.8 Telematica e astrazione comunicativa

Capitolo Undicesimo 117 SOGGETTIVITA’ SOCIALE E TELEVISIONE

11.1 Soggettività sociale e comunicazione

11.2 La comunicazione mediata dalla tecnologia 11.3 Dalla comunicazione a circuito chiuso alla comunicazione a circuito aperto

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11.4 Tv domestica e soggettività sociale 11.5 Dalla Tv come mezzo di comunicazione

alla Tv come agenzia di socializzazione 11.6 Soggettività sociale, condizione materiale

e processi immateriali

Capitolo Dodicesimo 123 INFORMATICA E ASTRAZIONE

12.1 L’oggettivazione delle funzioni intellettive:

computer e soggettività 12.2 La logica del computer

Capitolo Tredicesimo 125

LA CITTA' ASTRATTA

13.1 Vita di città e astrazione sociale 13.2 La rarefazione dei rapporti interpersonali

nella città astratta 13.3 La struttura di classe della città astratta

13.4 Periferia urbana e marginalità sociale

Capitolo Quattordicesimo 131 DIVERSITA' ETNICA

E ASTRAZIONE SOCIALE

14.1 Astrazione e razzismo 14.2 Diversità etnica e valorizzazione del capitale 14.3 Astrazione sociale e specificità etnica

Capitolo Quindicesimo 135 ASTRAZIONE SOCIALE E VITA QUOTIDIANA

15.1 Astrazione sociale e ricerca di senso della vita 15.2 Vita quotidiana e uso della forza-lavoro 15.3 L'appropriazione della vita sociale

da parte del capitale

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15.4 La separazione fra lavoro e vita 15.5 15.5 Bisogni quotidiani e valorizzazione capitalistica

Capitolo Sedicesimo 143

ASTRAZIONE SOCIALE E QUALITA’ DELLA VITA, FRA AMBIENTE NATURALE E RISCHIO NUCLEARE

16.1 Organizzazione capitalistica della società e qualità della vita 16.2 Astrazione sociale e ambiente naturale 16.3 Astrazione sociale e rischio nucleare

Capitolo Diciassettesimo 151 ASTRAZIONE POLITICA E DOMANDA SOCIALE

17.1 L'astrazione come funzione della politica

17.2 Astrazione politica e bisogni sociali 17.3 L'astrazione come sistema di elusione della domanda sociale

17.4 La domanda sociale come prodotto dell'astrazione politica

Sezione Prima - Conclusione 159 L'ASTRAZIONE SOCIALE COME SISTEMA

18.1 L'astrazione come sistema di indifferenza sociale 18.2 L'astrazione sociale come sistema

di formalizzazione 18.3 L'astrazione sociale come sistema di dominio 18.4 Sistema di astrazione e bisogni sociali

18.5 Sistema di astrazione e aspirazioni sociali 18.6 Sistema di astrazione e "visibilità"

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delle distanze sociali

Sezione Seconda 171 IL PROCESSO DI INDETERMINAZIONE SOCIALE

Sezione Seconda – Introduzione 173 LA SUSSUNZIONE DELLA SOCIETA’ AL CAPITALE:

DALL’ASTRAZIONE ALLA INDETERMINAZIONE

19.1 La società astratta come società sussunta al capitale 19.2 L'emancipazione del capitale dai vincoli sociali 19.3 Astrazione e indeterminazione

Capitolo Ventesimo 177 L'INDETERMINAZIONE TECNICA DEL LAVORO

20.1 Il lavoro tecnicamente indeterminato

20.2 L'indeterminazione nella formazione delle forze di lavoro 20.3 Sistema formativo e sistema produttivo nel processo di indeterminazione 20.4 La desoggettivazione del lavoro 20.5 L'oggettivazione del processo lavorativo: dalla meccanizzazione all'automazione

Scheda C 187 TAYLORISMO E DESOGGETTIVAZIONE DEL LAVORO

Capitolo Ventunesimo 191 L'INDETERMINAZIONE SOCIALE DEL LAVORO

21.1 L'indeterminazione della forza-lavoro nel mercato del lavoro

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21.2 La flessibilità della forza-lavoro come indeterminazione esistenziale 21.3 L'indeterminazione della retribuzione 21.4 come rischio esistenziale 21.5 L'indeterminazione della mansione lavorativa 21.5 L'indeterminazione del rapporto di lavoro

21.5.1 La valenza sociale del «posto di lavoro»

21.5.2 Sperimentazione della indeterminazione occupazionale e doppio mercato del lavoro

21.5.3 Le forme del lavoro irregolare 21.5.4 La scissione fra soggetto e prestazione

lavorativa 21.5.5 L'istituzionalizzazione della instabilità del rapporto di lavoro 21.6 L’indeterminazione nel processo di trasformazione del lavoro 21.7 Innovazione tecnologica e indeterminazione del lavoro 21.8 Destabilizzazione del sistema delle professioni

e precarietà sociale

Capitolo Ventiduesimo 221 FLESSIBILITA’ DEL LAVORO E SOGGETTIVITA’ SOCIALE

22.1 L’individualizzazione del rapporto di lavoro

22.2 La flessibilità del tempo di lavoro: il part-time 22.3 Un lavoro sempre in prova: il contratto a termine 22.4 Professionalità e precariato giovanile: il contratto di collaborazione 22.5 Una forma di regressione: il lavoro in affitto 22.6 La flessibilità al massimo grado: il lavoro nero 22.7 Dal «posto di lavoro» alla ideologia del rischio

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Capitolo Ventitreesimo 233 GLOBALIZZAZIONE ECONOMICA

E INDETERMINAZIONE SOCIALE

23.1 La delocalizzazione della produzione industriale 23.2 Globalizzazione dell’economia e indeterminazione sociale

23.3 Globalizzazione economica, astrazione sociale e condizione delle classi subalterne

23.4 Globalizzazione economica e nuovo colonialismo

Capitolo Ventiquattresimo 237 LA NEGAZIONE DEL LAVORO UMANO

24.1 Negazione del lavoro umano e indeterminazione sociale 24.2 Le forme della negazione del lavoro umano 24.3 La negazione del lavoro umano come sistema di esclusione sociale

Capitolo Venticinquesimo 251 L'INDETERMINAZIONE DELLA VITA SOCIALE

25.1 Vita sociale e valorizzazione capitalistica nel processo di indeterminazione 25.2 La separazione fra individualità e socialità 25.3 La spettacolarizzazione della vita sociale 25.4 L'indeterminazione dell'essere sociale

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Capitolo Ventiseiesimo 261 LA REGOLAZIONE DELLA VITA SOCIALE

26.1 Indeterminazione e regolazione della vita sociale 26.2 Regolazione e integrazione sociale 26.3 Le forme della regolazione della vita sociale 26.4 La giornata lavorativa come sede di regolazione della vita sociale 26.5 Regolazione sociale ed espropriazione della progettualità esistenziale

Libro Primo - Conclusione 266 LA SOCIETA’ ASTRATTA

FRA ASTRAZIONE E INDETERMINAZIONE

27.1 La dinamica della società astratta

27.2 Forza e debolezza della società astratta

Postilla metodologica I 273 SULLA ESPLORAZIONE TEORICA

DELLA REALTA' SOCIALE

Postilla Metodologica II 277 PER UNA ANALISI SISTEMATICA

DEI PROCESSI IMMATERIALI

II.1 Lo stato dell’analisi dei processi immateriali II.2 Una prospettiva di lavoro teorico ed empirico II.3 L’intreccio fra materialità e immaterialità

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Appendici 281 SOCIETA’ E CAPITALE

Appendice A 283 UNA FIGURA STORICA: L'OPERAIO-MASSA FRA INDETERMINAZIONE SOCIALE E SOGGETTIVITA’ POLITICA

A.1 La condensazione dell'essere sociale: l’operaio-massa A.2 L'operaio-massa pre-sessantotto: forza-lavoro indeterminata A.3 L'operaio-massa post-sessantotto: da forza-lavoro indeterminata a soggetto politico A.4 La risposta del capitale all'operaio-massa: la rarefazione dell'essere sociale A.5 La duplice valenza dell'operaio-massa

Appendice B 293 LA CITTA' COME FABBRICA SOCIALE

B.1 La città, sede del capitale sociale B.2 L'utopia capitalistica

B.3 Il comportamento capitalistico nella città come risposta alle lotte operaie B.4 Il "consumo" sociale di forza-lavoro B.5 La società come fabbrica

Appendice C 305

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SISTEMA DI MACCHINE E MODO CAPITALISTICO DI PRODUZIONE NELLA TEORIA DI MARX

Sezione Terza 309 STUDI

Teoria di riferimento LAVORO ASTRATTO E LAVORO OGGETTIVATO NELLA TEORIA DI MARX

Studi S1 311 DAL LAVORO ASTRATTO

ALLA INDETERMINAZIONE SOCIALE

S1.1 La centralità della nozione di lavoro astratto S1.2 L’astrazione come indifferenza ai contenuti S1.3 Il processo capitalistico di espropriazione S1.4 Il processo di indeterminazione sociale S1.5 Il processo sociale di valorizzazione capitalistica S1.6 Ridefinizione della sussunzione reale del lavoro

al capitale S1.7 Indeterminazione e rarefazione dell’essere sociale

Studi S2 317 L'OGGETTIVAZIONE DEL LAVORO

S2.1 Oggettivazione del lavoro e valorizzazione capitalistica S2.2 Oggettivazione e sussunzione del lavoro al capitale S2.3 Oggettivazione del lavoro e antagonismo di classe S2.4 La forza-lavoro come soggettività oggettivata S2.5 Il lavoro vivo come lavoro non oggettivato S2.6 Oggettivazione ed estraniazione

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S2.7 Oggettivazione del lavoro e misurazione del valore

Studi S3 323 IL LAVORO ASTRATTO

IN QUANTO LAVORO OGGETTIVATO

S3.1 Lavoro astratto e lavoro oggettivato in Marx S3.2 Dal lavoro astratto alla legge del lavoro-valore S3.3 Oggettivazione e astrattizzazione del lavoro S3.4 Distinzione tra lavoro vivo e lavoro oggettivato S3.5 Rapporto tra lavoro concreto e lavoro astratto S3.6 Distinzione tra nozione tecnica e nozione economica del lavoro S3.7 L’astrattizzazione del lavoro come categoria dello scambio S3.8 Critica di alcune interpretazioni della nozione marxiana di lavoro astratto S3.9 Ridefinizione della nozione di lavoro astratto

Dalla Prima Edizione (1980) 343

LA SOCIETA’ ASTRATTA NEL QUADRO DELLA TEORIA DI MARX

Dalla Prima Edizione (1980) 345

ATRAZIONE E INDETERMINAZIONE NEL QUADRO DELLA TEORIA DI MARX

Dalla Prima Edizione (1980) 349

L’INDIVIDUO ASTRATTO NEL QUADRO DELLA TEORIA DI MARX Dalla Prima Edizione (1980) 351

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LA RICCHEZZA ASTRATTA NEL QUADRO DELLA TEORIA DI MARX

Nota editoriale 353

Nota biografica 355

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Edizione definitiva

PREMESSA

Presuppongo naturalmente lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo e che quindi vogliano anche pensare da sé.

Karl Marx

L'astrazione sociale, connotato di fondo della società in cui viviamo, ha un andamento tutt'altro che lineare e continuo. Quando sembra piegata alle forti valenze del concreto, si inventa una via di uscita per riprendere la sua marcia. E quando naviga a gonfie vele, può porre le premesse per un arretramento.

La società astratta è sospesa fra crisi e ripresa. Ed è nell'oscillazione fra questi due stati che va colto il suo modo di essere. Bisogna dunque evitare di vincolare la dinamica dell'astrazione alle particolari contingenze con le quali volta a volta è costretta a misurarsi. A volere interpretare il suo modo di essere sulla base dell'attualità di oggi, si rischia di essere smentiti da quella che sarà l'attualità di domani.

In queste condizioni, ho scelto di cogliere la società astratta nei due stati significativi del suo essere: da una parte in fase di crisi, dall'altra in fase di ripresa. Si tratta di una schematizzazione, assunta per comodità di analisi. In realtà, i fattori di crisi sono fortemente intrecciati ai fattori di ripresa. E' qui una delle diverse forme dell'ambivalenza della società astratta.

A questo punto, spero risulti esplicito l'obiettivo che mi sono proposto nell'approntare questa nuova edizione: svincolare il modello teorico dalle situazioni di fase, per proiettarlo in una prospettiva comprensiva delle dinamiche di fondo dell'astrazione sociale.

Una tale ambizione, non so in quale misura realizzata, ha comportato un notevole ampliamento dell'area di analisi, che si è tradotto in una nuova

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struttura editoriale in tre libri, al posto della struttura in unico volume. Rispetto alla precedente edizione, il primo libro copre l'area di analisi del volume unico, il cui testo è stato revisionato ed accresciuto, con l'aggiunta di nuovi capitoli e di nuovi paragrafi. Il secondo libro ridisegna la struttura del modello teorico e coglie la società astratta prima in fase di crisi e poi in fase di ripresa. Per la dinamica della crisi, il testo riprende alcuni passaggi di analisi presenti nella prima edizione e soppressi nelle edizioni successive. Il terzo libro cerca di dare conto, in sede di analisi, delle fratture tra la società astratta e l"altra società", cioè fra l'astrazione sociale attivata dal sistema istituzionale e la concretezza esistenziale affermata dalle aree di alterità sociale e di antagonismo politico. I materiali di studio, presenti nella precedente edizione, vengono accresciuti con una ricostruzione critica della teoria di Marx sulla crisi, inserita nel secondo libro e ripresa dalla prima edizione. In luoghi opportuni dei tre libri vengono inseriti, come appendici, vari articoli che, sebbene elaborati al di fuori del progetto teorico della società astratta, attengono alle dinamiche analizzate nel testo.

Con questa nuova edizione, che aggiunge due nuovi volumi al testo delle precedenti edizioni, spero di avere dato una sistemazione definitiva alla mia proposta teorica, fermo restando che il discorso sulla società astratta non può mai dirsi concluso.

A questo punto, la vicenda complessiva de La società astratta ha già un profilo abbastanza leggibile. Nella premessa alla edizione precedente a questa ho accennato alla nascita della mia ipotesi di lettura della società sussunta al capitale (sottotitolo della prima edizione). In questi anni, la proposta ha circolato moltissimo, oltre ogni aspettativa, al di fuori dei canali ufficiali della distribuzione editoriale. Una sorta di diffusione spontanea, da mano a mano, soprattutto nelle realtà di base, come i ciclostilati di antica memoria, senza supporti pubblicitari e nell'ermetico, ostico silenzio di quanti passano per “addetti ai lavori”.

E' stato sempre un problema assicurare, in misura adeguata, la disponibilità delle copie, pur mettendo nel conto la circolazione parallela di fotocopie. Oggi siamo alla quarta edizione italiana. Ma, fra una edizione e l'altra, si è spesso dovuto ricorrere a veloci ristampe, per colmare i vuoti di disponibilità. Per dare una idea della anomala circolazione del testo, vale la pena raccontare un episodio. Mi arriva da Torino la telefonata di un amico, il quale mi informa di avere visto in Grecia il libro tradotto. Rispondo che non ne so niente, ma - al di fuori di ogni logica utilitaristica - mi fa piacere

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apprendere che La società astratta, per autonoma iniziativa di un Editore greco - che l'ha letta alla Fiera del Libro di Torino, durante un suo viaggio in Italia - circoli anche fuori dai confini nazionali.

L'edizione che qui viene approntata prende in considerazione le dinamiche sociali emerse negli ultimi tempi e si avvale delle discussioni che la proposta ha provocato. Una riflessione a parte meriterebbe la profonda identificazione che il testo ha suscitato in quanti/e, soprattutto giovani, l'hanno letto in chiave esistenziale, al di là della valenza teorica della proposta.

Risonanze del discorso sulla società astratta sono entrate nei circuiti della pratica sociale di base. «Gente senza casa e case senza gente», un passaggio dell'analisi della ricchezza astratta, è diventato uno slogan delle lotte sulla casa. Queste forme di simbiosi sono una conferma dell'origine de La società astratta, che è nata ed è sempre vissuta come opera di movimento. Scambi, in un senso e nell'altro, tra le espressioni del movimento e una ipotesi teorica rientrano nella dinamica teoria-prassi.

Risonanze di altro tipo sono state riscontrate nella produzione teorica ufficiale e in alcuni interventi giornalistici. In questi casi, il silenzio rigoroso su La società astratta non ha impedito una sua indebita utilizzazione. In un editoriale apparso sulla prima pagina del quotidiano «L'Unità» alcuni passaggi dell'analisi dell'individuo astratto sono stati riportati quasi alla lettera, senza citazione della fonte (nota).

Come autore, sono - per indole - estremamente autocritico. E sono portato a vedere ne La società astratta un contributo limitato rispetto alla portata dell'oggetto di analisi. Nei confronti di questa opera sono però in debito di una testimonianza, che prescinde assolutamente dal valore intrinseco della proposta teorica. In questi anni La società astratta è vissuta tra due opposte esagerazioni: da un lato il silenzio a catenaccio dei cosiddetti esperti, dall'altro le manifestazioni di amore viscerale dei comuni lettori. In varie occasioni, mi è capitato di parlare del primo. Mentre, per pudore, non ho mai voluto fare cenno delle seconde. Nel licenziare quella che ritengo l'edizione definitiva, mi sono sentito in dovere di saldare un debito di verità nei confronti di una opera che vive vita autonoma anche nei confronti del suo occasionale autore.

F. V.

Roma, Febbraio 2013.

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NOTA A conclusione dell’opera, nel terzo volume, vengono dati i seguenti

materiali: a) Articoli dell’autore su temi di attualità, riconducibili al quadro della

società astratta e pubblicati su riviste. b) Saggi dell’autore, pubblicati su riviste, in cui vengono approfonditi alcuni aspetti della società astratta. c) Materiali di studio dell’autore sul quadro teorico di riferimento.

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Introduzione

DEFINIZIONE DI SOCIETA’ ASTRATTA

La società capitalistica, per potere funzionare come società formalmente democratica, deve prescindere dalla concreta esistenza degli esseri umani, deve cioè non tenere conto di come le donne e gli uomini realmente vivono.

Sulla base di questa considerazione, definiamo società astratta I'organizzazione capitalistica della società, regolata dalle istituzioni della democrazia fomnale. Astratta, non nel senso che è una società irreale, ma nel senso che fa astrazione dalla realtà sociale. Società astratta, dunque, nel senso che è un sistema di indifferenza alla condizione esistenziale degli uomini e delle donne in carne e ossa.

Il sistema di indifferenza sociale è l'esito della combinazione della realtà del capitalismo con la forma della democrazia. Tale esito è da imputare non alla forma democratica, ma alla realtà capitalistica.

Un connotato fondamentale della società sussunta al capitale in forma di democrazia è la separazione di fatto della sfera politica dalla sfera sociale. Nella sfera politica vengono affermati principi di partecipazione, libertà, uguaglianza, fratellanza, giustizia. Nella sfera sociale vengono istituite strutture e attivati rapporti che producono autoritarismo, repressione, disuguaglianza, rivalità, ingiustizia. La società capitalistica formalmente democratica è dunque una società ambigua. Da una parte proclama principi, dall'altra crea presupposti strutturali perché non si realizzino. In sostanza, è una società truccata.

La separazione tra la sfera politica e la sfera sociale produce astrazione sociale. La sfera politica si struttura facendo astrazione dalle condizioni reali che si vengono a creare nella sfera sociale. Di conseguenza, la dinamica del

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sistema istituzionale prescinde dalla concretezza esistenziale degli uomini e delle donne in carne e ossa.

In un sistema di democrazia formale, chi - per esempio - ha bisogno di andare in albergo è libero di scegliere un hotel di gran lusso o una modesta locanda. Una legge che riservasse gli alberghi di prima categoria ad un particolare ceto sociale sarebbe incompatibile con le istituzioni della democrazia formale. D'altra parte, la società capitalistica è una società divisa in classi. E tale rimane, nella sostanza, pur nella complessità dell'articolazione sociale. Ora, una struttura classista produce, ai diversi livelli della stratificazione sociale, stili di vita che talvolta sono incompatibili fra di loro. Un imprenditore miliardario non sopporterebbe di vedersi accanto, nella hall di un albergo, un modesto impiegato. E lo stesso impiegato proverebbe disagio a convivere con gente di altro pianeta sociale.

Come risolvere tali contraddizioni? Nel caso specifico, come distribuire la popolazione ai diversi livelli della piramide sociale, senza fare ricorso a leggi formalmente antidemocratiche? In pratica, come attivare una regolazione della vita sociale a misura della struttura di classe, senza ricorrere ad una regolamentazione delle scelte personali?

L'astrazione sociale è la via per la quale la società capitalistica formalmente democratica tenta di dare soluzione a questo tipo di problemi E' una via tortuosa e tormentata. La sfera sociale viene strutturata in modo da produrre sistematicamente una realtà che, di fatto, vanifica i principi sanciti nella sfera politica. La società astratta nega, in quanto società capitalistica, ciò che afferma in quanto società formalmente democratica. L'astrazione sociale è dunque la via per la quale il capitalismo si avventura - in un alternarsi di vittorie e di sconfitte - sul terreno minato della democrazia formale.

Per tutto ciò, I'indifferenza sociale non è una degenerazione del dominio del capitale, ma il suo specifico modo di funzionare in forma di democrazia. L'astrazione sociale si definisce non come una disfunzione della democrazia nel sistema capitalistico, ma come una sua ragione di essere, che consiste nel fare funzionare il sistema istituzionale secondo modalità estranee al vivere reale degli uomini e delle donne. Questa indifferenza istituzionale non è dovuta ad un qualche dissesto organizzativo. La società capitalistica formalmente democratica è astratta perché è strutturata per l'affermazione di un valore "altro" rispetto alla realizzazione esistenziale degli esseri umani.

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Ognuno di noi non è già dato in partenza. E' un potere essere sociale, un campo di possibilità da realizzare nella dimensione sociale. La persona sociale, cioè l'essere umano in quanto dotato di socialità, realizza la propria concretezza esistenziale - il suo pieno esistere nelle situazioni concrete della vita quotidiana - se è in condizione di esprimere tutte le sue potenzialità.

In rapporto a questo bisogno di autorealizzazione dell'essere umano, una società è tanto meno astratta quanto più assume come valore fondante l'organizzazione e la messa in atto di tutto il potere essere che emerge nella collettività. La realizzazione della specificità personale - cioè dell'esistere come uomo o donna particolare e irripetibile - non è in antitesi con lo sviluppo dell'essere sociale, con il movimento della realtà collettiva. La dimensione collettiva trova concreta attuazione solo quando anche il più piccolo frammento personale raggiunge la pienezza dell'essere reale.

Non si tratta di immaginare il classico paradiso terrestre. Quel che conta per la qualificazione di una società è la direzione del suo movimento,determinata dal valore centrale che fa da motore al processo sociale generale. In questi termini, una società a tanto più astratta quanto più astratto è il valore centrale che realmente la muove, al di là delle enunciazioni di principio.

In tale quadro, la società sussunta al capitale ci appare come un aereo in mano a dirottatori professionisti, che hanno stravolto l'originario piano di volo. Il modo capitalistico di produzione tende a deviare il processo sociale generale dalla concretezza esistenziale ed a convogliarlo verso un valore astratto: il profitto.

Questo scandaloso dirottamento sociale si svolge, come ogni dirottamento, fra tensioni latenti e aperti conflitti, sia sul piano degli interessi materiali, sia in ordine agli orientamenti ideali. C'è in esso il tentativo di mettere le potenzialità presenti nella collettività al servizio del dominio di classe. Nella società astratta, in quanto società dirottata, ognuno/a è costretto a lasciare inespresse le proprie possibilità e a diventare strumento in mano di altri, per fini non solo estranei, ma anche antitetici alla propria realizzazione esistenziale.

Il dirottamento sociale è dunque funzionale all'astrazione. Solo indirizzando la società complessiva verso un valore "altro" è possibile chiudere ogni varco all'espressione delle potenzialità che emergono nella collettività. Soltanto in una società organizzata per "altro" gli uomini e le donne non trovano spazio per esprimersi in quanto persone. A sua volta, I'astrazione è funzionale al

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dirottamento sociale. La società complessiva può essere dirottata in direzione di un fine "altro" nella misura in cui viene ignorato l'essere concreto delle persone.

La deviazione della società dai fini che presiedono alla realizzazione esistenziale degli uomini e delle donne incide pesantemente sulla dinamica sociale. La nostra lettura di tale dinamica è basata sulla distinzione fra società intesa come struttura - cioè come insieme di istituzioni - e società intesa come collettività, ossia come insieme di uomini e donne in carne e ossa. Si tratta ovviamente non di due distinte realtà, ma di due dimensioni della realtà sociale, che nella società capitalistica formalmente democratica tendono a divaricarsi. La società-struttura si orienta in direzione "altra" rispetto alla piena realizzazione delle potenzialità esistenziali presenti nella società-collettività.

La divaricazione tra la sfera politica e la sfera sociale costituisce non I'oggetto della nostra indagine, ma il suo presupposto. Al centro del quadro di analisi è non la contraddizione tra la forma democratica e la realtà di classe, ma l'astrazione sociale che essa produce.

In tale ambito, il compito che presiede a questa ipotesi di lettura della società sussunta al capitale è ben delimitato. Si tratta di ricostruire i processi attraverso i quali l'astrazione percorre e plasma le più significative espressioni dell'universo sociale: la soggettività individuale, i rapporti interpersonali, la ricchezza materiale, il sistema di valori, la vita quotidiana, il mondo del lavoro. L'intento è di cogliere, lungo questi percorsi, il senso della condizione umana, trasfigurata dall'astrazione sociale. In fondo, avventurandoci sui sentieri impervi dell'indifferenza della società astratta, andiamo alla ricerca di una chiave di lettura sociologica del disagio esistenziale.

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Sezione Prima

IL SISTEMA DI ASTRAZIONE SOCIALE

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Premessa Sezione Prima

ASTRAZIONE MATERIALE E ASTRAZIONE SOCIALE

0.1 L'astrazione materiale

Punto di partenza della nostra indagine teorica è un aspetto singolare della trasformazione del bene di consumo in merce di scambio. Quando non si prende in considerazione l'uso che si può fare di un prodotto, ma soltanto il valore che esso ha sul mercato, perdono di importanza i suoi connotati rnateriali. Per chi traffica in edilizia una casa non è una particolare costruzione con una data struttura e con determinate caratteristiche abitative. E' una merce come un'altra 1.

La trasformazione del bene in merce comporta dunque una trasfigura-zione del prodotto materiale in entità astratta. Chiamiamo astrazione materiale questo particolare stato del prodotto, considerato non nella sua specificità corporea, in quanto bene di consumo, ma nella sua indistinta generalità, in quanto merce di scambio.

Una tale trasfigurazione non è conseguente ad una mutazione intrinseca del prodotto. Non è che una casa diventi, di per sé, immateriale. Essa rimane lì, con tutto il peso della sua struttura in cemento armato. Solo che, se la si guarda non come luogo da abitare, ma come merce da piazzare sul mercato, i suoi connotati materiali perdono di rilievo. E' come stare davanti ad una ribalta buia, percorsa da un cono di luce. Ad uno spostamento del faro, un tavolo, che si stagliava nettamente sul fondale, d'improvviso si immerge nell'ombra e scompare. Il tavolo è ancora lì, ma è come se non ci fosse più. La sua realtà è stata come cancellata da un cambiamento scenico.

1 Come è noto, tale aspetto è stato evidenziato da Marx nel quadro dell'analisi della merce: «[...] il prodotto del lavoro ci si trasforma non appena lo abbiamo in mano. Se noi facciamo astrazione dal suo valore d'uso, facciamo astrazione anche dalle partl costitutive e forme corporee che lo rendono valore d'uso» (K. Marx, II capitale, trad. it., Roma, Editori Riuniti, 1970, I, p. 70).

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L'astrazione è dunque non inerente all'oggetto, ma conseguente ad un modo di considerarlo. Il connotato di fondo di tale modo di considerare il prodotto è l'indifferenza ai contenuti dell'oggetto. Una sedia non è più una sedia non perché cessa di essere fatta in modo da potercisi sedere, ma perché questa sua adeguatezza all'uso viene considerata solo un espediente per poterne fare merce di scambio. Chi guarda ad un prodotto non per l'uso che intende farne, ma per il profitto che pensa - per suo tramite - di realizzare, è indifferente nei confronti del suo contenuto. Non gli importa che si tratti di un frigorifero o di una chitarra. Gli importa soltanto che si venda e si venda bene, cioè con profitto. Del resto, basta osservare da una parte chi intende comprare una casa per abitarci e dall'altra chi intende acquistarla per venderla e realizzare un guadagno. I due acquirenti si comportano in modo diverso. Il primo sta attento soprattutto alla grandezza ed al numero delle stanze, alla loro dislocazione ed alla loro esposizione al sole. Il secondo presta attenzione soprattutto al valore di scambio della costruzione in relazione all'andamento del mercato edilizio. Il primo considera la casa come un bene concreto. Il secondo la prende in considerazione come una entità astratta.

A questo punto dovrebbe risultare chiara la sequenza che sta dietro I'astrazione materiale. La trasformazione del bene in merce sposta I'interesse dal valore d'uso al valore di scambio. Questo spostamento produce indifferenza ai contenuti materiali dell'oggetto. Esito di tale indifferenza è l'astrazione materiale.

0.2 L'astrazione sociale

L'astrazione materiale è una nozione estremamente feconda. E' però ristretta entro l'ambito, ben definito, della produzione di beni. Risulta pertanto inadeguata a cogliere il livello della società complessiva.

Ad un tale livello, si tratta di definire l'astrazione non più soltanto in relazione al prodotto rnateriale, rna anche - e soprattutto - in relazione alla produzione della stessa società. Ed è lungo questa linea che si coglie il passaggio dall'astrazione materiale all'astrazione sociale. Chiamiamo astrazione sociale l'esito della indifferenza del sistema politico-economico nei

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confronti della condizione esistenziale degli uomini e delle donne in carne e ossa.

Non è possibile dare corpo a questa nuova nozione con una semplice trasposizione e amplificazione dell'astrazione materiale. L'allargarsi dello scenario comporta una mutazione qualitativa dei processi che stanno a monte e a valle dell'astrazione.

Il primo segnale di questo vero e proprio salto di qualità ci arriva non appena trasferiamo la nozione di astrazione dall'esame della produzione materiale all'analisi della produzione della vita sociale. In questo contesto, I'indifferenza ai contenuti è ancora tutta da definire. Innanzi tutto non è possibile parlare dei contenuti della vita sociale come si parla dei contenuti dei prodotti materiali. I processi interni alla produzione della vita sociale non hanno la consequenzialità e la linearità che si possono riscontrare nella produzione dei beni materiali. Non è un caso che la politica fa fatica ad omologarsi alla ingegneria industriale.

In questo quadro, dovrebbe essere chiaro che fare astrazione dalle realtà esistenziali degli esseri umani è operazione qualitativamente diversa dal praticare indifferenza nei confronti dei contenuti materiali dei prodotti. L'astrazione sociale è "altra" rispetto all'astrazione materiale, anche se entrambe discendono dalla indifferenza ai contenuti.

A questo punto, ci imbattiamo in un interrogativo: I'astrazione attiene all'essere sociale o al dover essere della società? In altri termini, è astratta la società com'è o la società come la vorrebbero i rappresentanti degli interessi capitalistici?

La collettività è una complessa entità concreta. Ma la struttura sociale formale, in tutte le sue articolazioni istituzionali, la tratta con indifferenza alle sue molteplici realtà. La tratta come se fosse priva di essere sociale concreto. In questo senso, la società astratta è non la società com'è, ma la società come la vorrebbero le forze del capitale. Questo dover essere della società non rimane però allo stato di pura aspirazione. Si traduce in strutture materiali ed organizzative, che tendono a svuotare la società-collettività del suo essere concreto. In altri termini, la società-struttura, organizzata a prescindere dalla concretezza della vita sociale, tende a produrre una società-collettività astratta, cioè un insieme di persone che negli atteggiamenti e nei comportamenti fanno astrazione dalla loro concretezza esistenziale. A forza di operare senza fare i conti con l'essere reale delle persone, finisce con l'erodere il fondo di concretezza della vita sociale.

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In particolare, il sistema politico-economico opera come se non esistessero uomini e donne in carne e ossa, ma soltanto articolazioni sociali prive di identità soggettiva. Opera quindi sulla base di una presunzione. Ma questa presunzione diventa, in realtà, il modo di funzionare delle strutture sociali, con le quali le persone sono costrette, in qualche modo, a misurarsi.

La struttura sociale funziona a prescindere dalla concretezza degli esseri umani. E pretende che le persone si rapportino ad essa mettendo fra parentesi il loro specifico essere concreto. In ciò ritroviamo un connotato qualificante della nozione di astrazione sociale, che non ha nulla a che vedere con l'indifferenza come atteggiamento soggettivo e si definisce in termini di struttura. L'indifferenza non è qui da ricercare nel soggetto, ma nel sistema politico-economico, che definisce gli individui non in quanto esseri umani, ma in quanto portatori di forza-lavoro manuale-intellettuale 2. Per questa via, la società-struttura tende a piegare la società-collettività al suo bisogno di astrazione ed a ridurre la ricchezza dell'essere sociale all'arido paradigma del dover essere astratto.

Una tale pressione non riesce a cancellare la concretezza esistenziale degli uomini e delle donne in carne e ossa. Vengono quindi a profilarsi due opposti movimenti. La collettività tende a produrre una dinamica sociale volta a dare espressione al concreto esistere degli esseri umani. Il fiume della concretezza esistenziale trova però davanti a sé la diga dell'astrazione sociale. Ma la sua spinta è tale da farlo scorrere, a piccoli rivoli, tra le pieghe dell'organizzazione sociale. Gli uomini e le donne riescono in qualche modo a crearsi piccoli spazi di concretezza. In particolari momenti storici questi spazi si allargano al punto che l'onda della concretezza rischia di travolgere la diga dell'astrazione.

2 A rigor di termini, bisognerebbe parlare di forza-lavoro, senza aggettivi. Infatti, la forza-lavoro è, per

definizione, I'energia manuale-intellettuale che può essere tradotta in attività lavorativa. A

livello di senso comune, l'espressione viene però di solito associata a capacità esclusivamente manuali. La specificazlone, se pure impropria, si rende quindl necessaria. Ed abbiamo deciso di adottarla lungo tutto l'arco dell'analisi.

Altra è la questione della divisione fra lavoro manuale e lavoro intellettuale, che abbiamo ritenuto di non affrontare in sede di discorso sulla società astratta. Essa si è infatti invischiata in tali complicazioni - per effetto della innovazione tecnologica - che sarebbe difficile approfondirla senza deviare dalla nostra prospettiva di ricerca teorica.

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Ora, se la società sussunta al capitale funzionasse soltanto sulla base della contrapposizione fra astrazione e concretezza, il sistema sociale complessivo rischierebbe in permanenza di saltare. La concretezza esistenziale ha, in sé, una tale forza di espressione e di espansione da travolgere, prima o poi, qualsiasi ostacolo.

Per evitare che questo rischio sia sempre incombente, I'astrazione sociale per un verso si pone come argine all'espandersi della concretezza, per l'altro penetra nella vita sociale e occupa gli spazi dell'esistenza reale degli esseri umani. Ne viene fuori un intreccio di concretezza e astrazione, difficile da districare.

Non stiamo parlando di un semplice processo di assimilazione. Certo, gli uomini e le donne assimilano l'astrazione e la vivono come se fosse la loro realtà. Ma c'è qualcosa di più. C'è che, a forza di essere vissuta come realtà, I'astrazione finisce per essere, in qualche modo, la realtà degli uomini e delle donne. La vita astratta finisce per essere la vita che le donne e gli uomini realmente vivono, giorno dopo giorno.

D'altra parte, chi vive una vita astratta è portato/a paradossalmente a percepire la propria concretezza esistenziale come qualcosa che non attiene alla sua vita, cioè come astrazione. L'astrazione si fa realtà e la realtà si fa astrazione.

L'impasto realtà-astrazione è un dato caratterizzante della società astratta, che è - per definizione - una società ambigua, proprio perché pretende di essere funzionale alla collettività facendo astrazione dall'essere concreto dei soggetti. Se le persone avvertissero di vivere nel vuoto dell'astrazione, la società-collettività si estranierebbe dalla società-struttura, con il rischio di provocare una rottura. E' il gioco astrazione-realtà che tiene legata la collettività alla struttura, malgrado la seconda operi ignorando la prima.

L'estraneazione della società-collettività dalla società- struttura è tuttavia un processo latente. Il rischio della rottura emerge solo in fasi storiche in cui l'intreccio astrazione-realtà si allenta e la concretezza esistenziale invade la vita sociale, provocando una contrazione delI'astrazione.

Astrazione sociale e concretezza esistenziale si contendono il campo, con il prevalere dell'una o dell'altra, a seconda dei rapporti di forza che caratterizzano ogni fase storica della società.

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Capitolo Primo

L’INDIVIDUO ASTRATTO 1.1 L'individuo astratto come pura funzione della valorizzazione capitalistica I soggetti che costituiscono la collettività sono persone concrete, uomini e

donne in carne e ossa. Sono persone robuste, snelle, alte, basse, bionde, brune, bianche, nere. Sono persone estroverse, introverse, talvolta allegre, talvolta tristi. Nella società astratta, nel sistema di indifferenza alla condizione esistenziale degli uomini e delle donne in carne e ossa, si prescinde da tutti questi caratteri, che fanno di una persona questa persona e non un'altra. La persona concreta viene diluita in una entità astratta: la forza-lavoro 3. E' il primo passo verso la configurazione di un individuo astratto, concepito come pura funzione della valorizzazione capitalistica 4.

Le persone concrete vivono nel contesto di una determinata cultura, che crea abitudini di vita, atteggiamenti, comportamenti. Una cultura può, per esempio, creare l'attaccamento ad un luogo determinato, ad un tipo determinato di attività, ad un determinato tipo di rapporti sociali. Ecco, il processo di valorizzazione capitalistica richiede che le persone facciano astrazione da tutto ciò. Richiede che le donne e gli uomini siano disponibili a spostarsi continuamente da un luogo all'altro, a cambiare continua- mente attività e rapporti sciali. Può darsi anche il caso inverso. Una persona

3 Anni fa uno studente, segretario di sezione di un partito della sinistra, mi chiese se poteva contattare

un autorevole personaggio politico, per chiedergli di presentare in pubblico «La società astratta». Non ebbi difficoltà a dare il mio assenso. Lo studente avanzò la richiesta, accompagnandola con una copia del libro. Ma l’iniziativa non ebbe seguito. Dopo qualche tempo, il personaggio in parola, che non si era dichiarato disponibile per la presentazione, firmava su un quotidiano un editoriale in cui veniva riportata esattamente, senza virgolette e senza la citazione della fonte, la parte iniziale di questo capitolo.

4 Per i non addetti ai lavori è opportuno precisare che per valorizzazione capitalistica - espressione

ricorrente nel nostro discorso - si intende il processo attraverso il quale il capitale, riproducendosi, aumenta di valore e di potenza.

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è incline a girovagare, a non fissarsi in una particolare attività. Ed è costretta ad inchiodare la sua vita ad un lavoro e ad un luogo fissi.

Ora, non importa che le esigenze del processo di valorizzazione del capitale entrino realmente in conflitto con le singole specificità delle persone concrete. Quel che importa è che la società astratta, per essere tale, deve poter contare, in qualsiasi momento ed a qualsiasi livello, su una disponibilità allo stato puro. E questa disponibilità la può offrire, in senso pieno, soltanto un individuo considerato come entità astratta, avulsa dalle concrete specificità esistenziali.

L'individuo astratto - in quanto pura funzione della valorizzazione capitalistica - è una irrealtà reale. Irrealtà, perché - nella sua purezza ideale - non esiste in carne e ossa. Reale, perché tutto il sistema capitalistico è fondato su questa irrealtà. Ed è per questo - perché fa leva sull'individuo astratto, sulla irrealtà reale di un individuo spogliato delle sue specifiche caratteristiche umane - che I'apparato economico e politico si qualifica come sisterna astratto. Astratto, nel senso che produce astrazione e nel senso che è l'esito di una astrattizzazione.

Funzionale all'impianto del sistema economico- politico fondato sul capitale è l'individuo spogliato di ogni vincolo sociale. Un individuo non legato né a luoghi particolari, né a persone specifiche. Un individuo senza storia e senza affetti. Disponibile a presentarsi come un contenitore vuoto ed a riempirsi dei contenuti del processo di valorizzazione del capitale. Pronto a fare un lavoro qualsiasi, in un posto qualsiasi, in orari qualsiasi, di giorno o di notte, a qualsiasi ritmo, insieme a gente qualsiasi. Pronto a trapiantarsi dal sud al nord, dal proprio ad un altro paese, da un contesto agricolo ad un contesto industriale. In sostanza, un individuo che non oppone nessuna rigidità al processo di valorizzazione capitalistica. Estremamente mobile, flessibile, docile, manovrabile. Immemore della sua storia personale, sempre pronto a cancellare il suo ieri ed a vendere il suo domani. Una sorta di pagina bianca, su cui la valorizzazione capitalistica segna di volta in volta le sue indicazioni. Una pagina bianca, su cui di tanto in tanto gli economisti fanno I'elenco delle vecchie e delle nuove compatibilità. Una pagina bianca, su cui gli ideologi segnano il comportamento adeguato alla prospettiva del capitalismo. Una pagina bianca, su cui i politici di professione scrivono i loro programmi. Insomma, un individuo concepito come terminale dell'organizzazione capitalistica della società complessiva.

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1.2 Individuo astratto e persona concreta

L'individuo astratto è il soggetto considerato dal punto di vista della valorizzazione capitalistica. La persona concreta è il soggetto considerato dal punto di vista della realtà esistenziale. Nei termini del nostro discorso, individuo figura come espressione della società-struttura, persona figura come espressione della società-collettività 5.

Ora, se individuo e persona si definissero come entità separate e non comunicanti, avremmo da una parte un soggetto concepito, in astratto, secondo le esigenze del capitale e dall'altra uomini e donne in carne e ossa radicati nella propria concretezza esistenziale. In tale quadro, la valorizzazione capitalistica non potrebbe piegare alle proprie esigenze la vita sociale e sarebbe condannata ad un graduale, ma inarrestabile declino.

Per tutto ciò, il sistema capitalistico non può limitarsi a concepire un individuo a sua immagine, disinteressandosi degli orientamenti delle persone concrete. Deve fare di tutto per tentare di incarnare le sue esigenze negli atteggiamenti e nei comportamenti sociali.

Di conseguenza, I'individuo astratto non può definirsi come pura aspirazione del capitale. Per un verso non esiste, in carne e ossa, nella pienezza della sua valenza ideale, perché non è possibile azzerare in una persona concreta le specificità esistenziali. Ma, per altro verso, si insinua nelle pieghe della vita sociale, inquinando il rapporto fra la persona e I'universo della concretezza.

Accade così di incontrare uomini e donne delle classi subalterne che ragionano non nei termini del proprio concreto esistere e della propria reale condizione sociale, ma secondo schemi astratti. Tipico è il caso di povera gente indotta a spiegare le proprie difficoltà materiali in base alle leggi del libero mercato, cioè secondo i parametri dell'economia borghese. E' facile supporre che qui è l'individuo astratto a parlare per bocca delle persone concrete.

Ora, non è da pensare che il soggetto coinvolto nella logica della valorizzazione capitalistica abbia coscienza di escludere dal suo orizzonte esistenziale la propria concretezza in quanto donna o uomo in carne e ossa. E' opportuno dunque chiedersi per quale via l'astrazione prodotta dalla

5 Per la distinzione fra società-struttura e società-collettività, si veda l'Introduzione.

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società-struttura penetra nella società-collettività sino al punto di fare di un soggetto l'espressione di altro da se stesso, di fare cioè di un uomo o di una donna in carne e ossa una contraddizione vivente.

Attraverso l’assimilazione di valori astratti, viene operata nella coscienza collettiva una inversione. E così la persona vive l'astrazione come concretezza e percepisce la propria concretezza come astrazione. Nella misura in cui questa inversione incide sulla dinamica della coscienza collettiva, la società astratta allarga la sua base nella collettività. Quanto più è diffuso e profondo l'orientamento in direzione dell'astrazione, tanto più la società astratta viene percepita dalla collettività come realtà sociale. E' un punto cruciale per il destino della società astratta. La società-struttura ha bisogno da una parte di operare su una base di astrazione, dall'altra di legittimarsi su una base di concretezza. Una società-struttura che venisse percepita dalla collettività come società astratta non potrebbe durare a lungo.

1. 3 Concretezza esistenziale e astrazione sociale

Come si è già avuto modo di osservare, milioni di uomini e di donne assimilano come proprie le esigenze della valorizzazione capitalistica. Così vivono l'astrazione come realtà propria. D'altra parte, l’assimilazione di valori "altri" produce nelle donne e negli uomini una sorta di "distanza" dalla propria specificità. La concretezza esistenziale viene vissuta come astrazione. Per quali vie si giunge a questa inversione?

La realtà che vive una donna o un uomo è un impasto di concretezza e di astrazione. Questo groviglio produce una condizione di disagio, difficile da definire. E' come se la vita ci scorresse sotto, senza che si riesca a fare presa su di essa. E' una strana sensazione. La persona cerca, spesso con la forza della disperazione, un contatto stabile con la propria vita. Ma se la sente continuamente sfuggire di mano. Il sistema di astrazione mette dunque gli uomini e le donne in condizione di non poter vivere la propria vita o, peggio, di doverla vivere come se non fosse la propria vita.

Questa condizione raramente prende corpo nella coscienza dei soggetti. Molti finiscono per fare propria la vita regolata dal sistema di astrazione. Ciò è reso possibile dal fatto che l'astrazione non si presenta mai allo stato puro. La realtà degli uomini e delle donne in carne e ossa mantiene la forma della concretezza. Solo che tale forma non si riempe dei contenuti della specificità personale, ma dei valori del sistema di astrazione. Così accade che molte

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persone vivono l'astrazione come concretezza. Non riescono ad andare oltre la forma con la quale si presenta la realtà. E spendono tutte le loro energie nel cercare di adattarsi ad una vita di cui non colgono il senso.

Vivere nella società astratta è dunque per milioni di donne e di uomini un lento deperire in quanto persone concrete. Uno ad uno si spezzano i fili che legano la persona alla propria specificità. Il soggetto si trova nella condizione di chi non è esperto di nuoto e sente di non "toccare". In tale situazione, vivere è un continuo annaspare, per cercare di stare a galla nel mare dell'astrazione sociale. Vivere è un continuo tentare di vivere. E quando si crede di posare un piede sul fondo della propria personale concretezza, ci si accorge - quando ci si accorge - che l'astrazione, attraverso vari processi di assimilazione, è arrivata fin là, diventando carne della nostra carne, sangue del nostro sangue.

Dobbiamo dunque resistere alla tentazione di concepire concretezza e astrazione come due sfere separate. La società astratta è intrecciata con la società concreta. L'astrazione è il guscio istituzionale della realtà sociale.

Questo modo di essere della società astratta rende estremamente difficile per gli uomini e per le donne cogliere la sede e il momento della concretezza sociale. L'astrazione si annida tra le pieghe della vita di tutti i giorni.

1.4 La separazione fra persona e qualità umane

Nella società sussunta al capitale la persona è separata dalle proprie qualità e spogliata del suo essere concreto. A loro volta, le qualità sono separate dalla persona e spogliate del loro essere qualità umane. Questa separazione si traduce in astrazione. La concretezza sociale è infatti nella unità dei due termini. E' nella persona che gode delle sue qualità urnane. La separazione produce da una parte persone prive di qualità proprie, dall'altra qualità prive di concretezza esistenziale. Da una parte individui astratti,dall'altra astratte qualità. Produce cioè estraneazione e infelicità. Ecco perché il processo di liberazione si configura come processo di ricomposizione esistenziale. La liberazione è nella riconquista della concretezza esistenziale da parte di donne e di uomini reintegrati nelle loro qualità umane.

Adesso facciamo un passo in avanti. Quando l'astrazione viene a toccare gli uomini e le donne in carne e ossa, il processo che si è fino a quel punto accumulato si azzera. L'individuo astratto è il punto di partenza di un nuovo

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processo, dominato non più dalla persona, ma dal capitale. Si tratta di un processo complesso, attraverso il quale il capitale, dopo avere disaggregato l'unità concreta che fa capo all'essere umano ed avere così interrotto il circuito sociale basato sulle qualità integrate nella persona, mette a contatto i poli sociali separati dal sistema di astrazione e, in quanto poli astratti, li fa funzionare insieme dentro il processo di valorizzazione del capitale.

Da tale punto di vista, il processo di valorizzazione del capitale è il risultato dell'accostamento di componenti sociali, che, disaggregate dal sistema di astrazione, entrano in rapporto utilitaristico. Il soggetto, espro-priato della sua attività creativa, viene immesso, in quanto lavoratore o lavoratrice, nell'attività che si è incarnata nel processo di produzione. Espropriato dei suoi rapporti sociali, viene calato nei rapporti utilitaristici. Donne e uomini, fra loro separati in quanto persone concrete, vengono ricollegati come componenti del processo di produzione. La ricomposizione capitalistica realizzata nel corpo mistico della società astratta.

1.5 La contrapposizione fra l'individuo e le sue qualità

Dopo avere cercato di definire l'astrazione propria delle qualità umane separate dall'individuo, abbiamo cominciato a sondare l'altro versante dell'astrazione: l'individuo espropriato delle sue qualità. Da un lato la vita sociale congelata e commisurata alla valorizzazione capitalistica, dall'altro la persona espropriata della quotidianità che le è propria, della quotidianità come espressione della sua umanità. Il trait-d'union dei due versanti è l'organizzazione e l'utilizzazione delle qualità umane non per la realizzazione degli uomini e delle donne in quanto persone, ma per la valorizzazione economica e sociale del capitale.

L'estraneazione delle qualità umane non si risolve in una semplice esteriorizzazione. Le qualità umane estraneate non diventano solo qualità esterne all'individuo. L'estraneazione si risolve in contrapposizione. Le qualità, una volta separate dall'individuo, gli si contrappongono 6. E', questo, un passaggio decisivo. Perché è da qui che parte un processo complessivo, il cui esito è la società sussunta al capitale. Questo processo prende avvio da un atto violento di estraneazione. Ed è per noi estremamente significativo

6 Marx ha chiarito questo aspetto riguardo alla estraneazione del prodotto. Il prodotto, sottratto

all'operaio, gli si contrappone come un essere estraneo (K. Marx, Manoscritti economico-filosofici del 1844,trad. it., Torino, Einaudi, 1968, p. 71).

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che la "materia" che dà corpo al capitale è I'esito dell'uso di una qualità umana sottratta al controllo delle persone, che ne sono state espropriate. Il prodotto che diventa capitale è frutto dell'attività creativa della collettività. L'ideologia borghese vorrebbe trarre da ciò la legittimazione del capitale come forza naturale. Ma, al di là dell'ideologia, I'origine del capitale è non nell'esito dell'attività creativa, bensì nella sua espropriazione ed estraneazione.

Alla base del modo capitalistico di produzione c'è dunque il processo di espropriazione-estraneazione. Questo scorporo delle qualità umane dalla persona produce da una parte il capitale e dall'altra l'individuo adeguato al capitale. Da dove nasce allora la contrapposizione? Se il sistema di astrazione investe tutto lo spazio sociale, com'è che salta fuori un dato così "anomalo", da cui discende l'antagonismo sociale?

In effetti, la contrapposizione è, per il capitale, una conseguenza non voluta della valorizzazione. Ma resta per noi il problema di individuare il processo attraverso il quale la valorizzazione del capitale produce per un verso astrazione, per l'altro contrapposizione.

C'è un primo interrogativo da risolvere. La contrapposizione è un dato collaterale all'astrazione, è cioè un dato che "sta insieme" - in rapporto dialettico - all'astrazione, oppure è, rispetto all'astrazione, un dato alter-nativo? In altri termini, la contrapposizione si produce per effetto del-I'astrazione o in mancanza di essa?

La questione non può essere risolta in modo schematico. Le qualità umane, scorporate dalla persona, si fanno - in quanto qualità astratte - capitale e si contrappongono all'individuo. Qui l'astrazione si traduce direttamente in contrapposizione. Ma il soggetto, spogliato delle sue qualità umane, è in grado di contrapporsi, in quanto individuo astratto, al capitale? Qui la contrapposizione non è immediata, diretta. Una spoliazione violenta come quella che subisce la persona da parte del capitale provoca, in potenza, contrapposizione. Ma questa contrapposizione, per mettersi in atto, deve passare per una persona reintegrata nelle sue qualità umane. E' un tragico circolo vizioso. Il soggetto che può mettere in atto un processo di liberazione è la persona liberata.

Il circolo vizioso può essere spezzato soltanto con una forzatura politica.Attraverso una tale forzatura, chi si fa carico del processo di liberazione è la persona non ancora liberata, ma che ha preso coscienza del suo bisogno di

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liberarsi. La spinta alla liberazione viene al soggetto dal bisogno di reintegrarsi nelle sue qualità umane.

In questa condizione, il soggetto viene a trovarsi di fronte ad una alternativa: da una parte la disperazione passiva, dall'altra la scelta politica attiva.

In tale quadro, la pratica politica recupera tutta la sua concretezza e si definisce come tensione continua verso la conquista della perduta integrità della persona. Il soggetto espropriato lotta per ricongiungersi alla parte di sé che gli è stata estraneata. Per questa via, si capovolge il segno politico dell'individuo astratto. Il soggetto spogliato delle sue qualità è I'individuo adeguato al capitale, perché in grado di ricongiungersi alle qualità incorportate nell'apparato di produzione. Ma il soggetto espropriato che prende coscienza della sua condizione e ne trae le conseguenze pratiche a livello politico non funziona più in questo senso. Non solo rifiuta di integrarsi alle qualità incorporate nella struttura produttiva del capitale, ma lotta per riappropriarsi delle sue qualità, in quanto attributi dell'essere umano. E' qui l'ambivalenza dell'individuo astratto: una faccia di soggetto subalterno e l'altra di soggetto politico antagonista.

1.6 Il bisogno di reintegrazione esistenziale

E' importante, a questo punto, esaminare da vicino il bisogno di reintegrazione esistenziale, cioè l'esigenza che ha ogni persona di ri-congiungersi alle proprie qualità. Occorre partire dalla situazione in cui viene a trovarsi l'individuo per effetto del processo di estraneazione. Il soggetto ha davanti a sé le qualità umane che gli sono proprie, ma non come qualità sue,bensì come qualità del capitale. Ora, una situazione del genere è tutt'altro che lineare. Le due parti che si trovano di fronte per un verso sono estranee e contrapposte, per l'altro sono parte I'una dell'altra. Sono estranee e contrapposte in quanto individuo e capitale. Sono parte I'una dell'altra in quanto individuo e qualità umane. L'estraneazione, in sé, in quanto espropriazione, produce contrapposizione. Ma I'estraneazione di qualità umane, oltre che contrapposizione, produce bisogno di reintegrazione esistenziale.

Questo bisogno si esprime in forme diverse. Il soggetto - uomo o donna - è come preso in una morsa. Spogliato delle sue qualità, ha un senso di vuoto dentro di sé, ma prova repulsione per le qualità estraneate. Da qui una

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sensazione di impotenza, che procura angoscia e disperazione e si traduce in fredda indifferenza nei confronti della realtà esterna. Gli orizzonti di vita si chiudono. Si oscura lo spettro delle soluzioni. L'individuo, chiuso nel suo isolamento, si sente come un topo in trappola e non vede vie di uscita. Ha bisogno di reintegrarsi nelle sue qualità, ma la realtà che lo circonda gli si prensenta come l'esatta negazione del suo volere essere persona. In tale situazione si rispecchia la condizione dell'essere umano nella società astratta. E' una condizione che viene sperimentata soprattutto dalle giovani e dai giovani, i quali avvertono più degli altri il malessere per non potere attivarsi senza vedersi espropriare delle proprie qualità.

E' difficile dare voce ai sogni e alle paure di un uomo e di una donna combattuti fra il bisogno di impegnarsi in qualcosa per cui valga la pena di vivere e le frustrazioni derivanti dal sentirsi usati per fini estranei alla propria realizzazione esistenziale. E' difficile rendere lo stato d'animo di una donna e di un uomo che tentano di tuffarsi nella vita sociale e si sentono ricacciati indietro nelle proprie solitudini interiori. E' difficile dare un senso ad una giornata che ti si apre davanti e non sai cosa metterci dentro, mentre altri, intorno a te, non hanno abbastanza tempo per correre dietro alle loro piccole e grandi incombenze.

La società astratta, questo grande consorzio degli affari, si sveglia di buon mattino e scorre veloce, con i suoi mille occhi ancora assonnati, la lunga lista delle cose da fare. Ma, se guardi dietro le sigle pompose, non una delle frenetiche attività che sono in programma ti riguarda personalmente, in quanto uomo o donna in carne e ossa. Eppure, dicono tutti di lavorare per la collettività. E, in effetti, tutti i santi giorni mettono le loro rapaci mani dentro la vita di ognuno/a di noi.

Quando si parla di affari, dal fondo della memoria emerge quella incredibile rappresentazione scenica che è la contrattazione dei titoli in una sala della borsa valori. Eccola lì la società astratta. E' in quella torma di fantasmi che gesticola freneticamente, facendo strani segni con le dita. Quel gesticolare non ha nulla di umano. Le braccia levate a tagliare l'aria densa di fumo sembrano i tentacoli di un mostro che fruga nelle viscere della vita sociale.

La sensazione dolorosa di essere continuamente frugati dentro da chi vuole trarre un utile persino dai nostri pensieri inespressi induce alla chiusura nei confronti del mondo esterno. Il bisogno di attivarsi viene così ricacciato indietro dal rifiuto di mettere le proprie qualità al servizio di fini estranei alla propria realizzazione esistenziale. Il soggetto, uomo o donna, si sente come

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una lepre che freme dalla voglia di tuffarsi nel verde luminoso dei prati ed è invece spinta sempre più in fondo alla tana dalle schioppettate dei cacciatori in agguato.

L'astrazione sociale dissolve dunque le qualità umane, in quanto attributi degli uomini e delle donne in carne e ossa, per tradurle in fattori della valorizzazione capitalistica. Ed è quindi la barriera che blocca il rifluire nella vita sociale dell'attivismo finalizzato alla realizzazione esistenziale della persona. E' una sorta di labirinto. Le qualità umane, per potersi attivare nella società complessiva, devono attraversare la barriera dell'astrazione sociale. Le altemative sono due. O rimangono di qua dalla barriera, nel qual caso continuano ad essere attributi della persona, ma non hanno la possibilità di arricchirsi della dinamica sociale complessiva. Oppure attraversano la barriera, si immettono nel flusso della dinamica sociale, ma ne escono spogliate delle specificità personali e ridotte a funzioni dell'apparato produttivo del capitale. Nell'uno e nell'altro caso, la persona concreta viene ridotta a individuo astratto. Il soggetto viene bloccato nella sua individualità e messo in condizione di non potere attivare le prorpie qualità umane per dare corso alla realizzazione della propria concretezza esistenziale.

1.7 Dal disagio esistenziale alla fuga nel mondo artificiale prodotto dalla droga

La difficoltà ad attivarsi per la propria realizzazione provoca, in presenza di una acuta sensibilità soggettiva, disagio esistenziale. Nel contesto del nostro discorso, per disagio esistenziale si intende la sensazione di non essere in sintonia con il mondo esterno. Il soggetto sente di non essere preso in considerazione in quanto potenzialità da realizzare, ma soltanto come strumento per il perseguimento di fini che gli sono estranei. Se si espone come essere umano, non trova riscontro nella realtà che lo circonda. Per potere sperare di farsi ascoltare, deve proporsi non come universo di energie creative, ma come anello impersonale del processo di valorizzazione del capitale.

In una società che pretende di qualificarsi in termini di razionalizzazione dei processi sociali gli uomini e le donne non sono in condizione di darsi un progetto di vita. Non si tratta di una disfunzione, dovuta a inefficienza, ma di una contraddizione strutturale. In tanto il sistema di produzione può essere programmato in direzione di un valore astratto, in quanto gli uomini e le

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donne rinunciano a progettare la propria esistenza. La programmazione capitalistica può avere corso solo in un vuoto di progettualità esistenziale. La razionalità del capitale è fondata sulla irrazionalità e casualità delle vite umane.

In mancanza di una ben definita prospettiva esistenziale, il soggetto, uomo o donna, non può dispiegare le proprie attitudini in funzione della propria realizzazione in quanto persona.

Il disagio esistenziale ha dunque origine in una chiusura della prospettiva di autorealizzazione. La società sussunta al capitale, strutturandosi come sistema di indifferenza sociale, chiude ogni spazio alla dinamica esistenziale degli uomini e delle donne.

Le reazioni soggettive a questa chiusura sono varie. C'è chi si adatta a vivere una vita non sua. C'è chi tenta percorsi alternativi per riaffermare la propria identità. C'è chi, invece di cercare di riappropriarsi del senso dell'esistere, agisce sul proprio io, per alterarlo e renderlo non recettivo nei confronti della realtà esterna. Per effetto di una sostanza stupefacente, l'io si dilata e rimane temporaneamente sospeso in un mondo artificiale.

Una delle possibili risposte al disagio esistenziale è dunque la fuga dalla realtà. E uno dei possibili esiti di tale fuga è l'approdo al mondo artificiale prodotto da una droga. Nell'ambito di tale esito, la nostra attenzione è rivolta non all'insieme di azioni-reazioni connesse alla dipendenza da una sostanza, ma alla dinamica sociale che può predisporre il soggetto ad orientarsi in direzione del consumo di droga.

Dovrebbe, a questo punto, emergere il quadro entro cui si muove il nostro discorso. Nella società astratta, il sistema di indifferenza produce una vasta area di disagio esistenziale. Entro tale area si innescano varie dinamiche, una delle quali conduce alla fuga dalla realtà. Una delle forme che assume la fuga è il consumo di droga.

La tossicodipendenza copre dunque solo una piccola parte dell'area del disagio esistenziale. In realtà, il disagio non produce automaticamente consumo di droga. Espone al rischio di un orientamento in direzione di una fuga dalla realtà. Altri fattori - psicologici, culturali e sociali (fra cui la pressione del mercato) - concorrono poi a tradurre tale fuga in consumo di droga.

Non sempre il disagio è avvertito come tale dal soggetto. A volte il soggetto, mancando di un rapporto vitale con la realtà esterna, finisce per girare su se stesso, in una sorta di vuoto esistenziale.

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Il vuoto esistenziale è una condizione in cui sono assenti le spinte alle attività vitali. Il quadro delle motivazioni è spento. Manca un collegamento tra la soggettività e le sfere dei comportamenti. Il soggetto non controlla i suoi stessi atti. Non è attore, ma semplice ricettacolo di dinamiche esterne, che intersecano la sua quotidianità.

Molti/e tossicodipendenti dichiarano di avere cominciato per caso, per curiosità o per gioco. Ma, se si va oltre l'immediatezza della situazione, viene spesso fuori che tutto ciò accade all'interno di circuiti sociali in cui è assente una progettualità esistenziale. Ora, in circuiti privi di prospettiva vitale è facile che si introducano elementi di artificio, che tendono a surrogare la realtà. Non potendo operare nel concreto, si gioca a "viaggiare" in un mondo artificiale.

Le vie che conducono ad una droga sono strettamente legate alle vicende personali. Una qualsiasi generalizzazione può risultare fuorviante. Tuttavia, sul filo di quanto è emerso, è possibile tracciare due percorsi, entrambi collegati al sistema di indifferenza sociale.

Un primo percorso parte dal disagio esistenziale e approda al distacco dalla realtà esterna ed alla fuga nella irrealtà del mondo prodotto dalla droga. L'indifferenza alla condizione esistenziale provoca uno scompenso tra la sfera dell'aspirazione e la sfera dell'attivazione. Non essendo preso in considerazione per quello che è in quanto persona, il soggetto - uomo o donna - non si può attivare in direzione della propria autorealizzazione. Ora, in persone fortemente motivate, questa caduta della progettualità esistenziale può indurrre alla fuga.

In un secondo percorso, il sistema di indifferenza produce nella vita sociale sacche di vuoto esistenziale, in cui si innescano dinamiche artificiose, che coinvolgono soggetti demotivati sul piano dell'attivazione vitale.

In entrambi i percorsi c'è, all'origine, una situazione di scollatura nei confronti della realtà esterna. In tale situazione, la persona finisce per essere svuotata della sua identità e ridotta a individuo astratto.

Il cerchio dell'astrazione sociale si chiude. Il soggetto, quando è cosciente dl ciò che fa, si illude di salvare la propria integrità esistenziale rifugiandosi in un mondo artificiale. E invece, senza rendersene conto, si spinge più addentro al sistema di astrazione sociale.

Il/la tossicodipendente è un soggetto svuotato della propria identità personale e ridotto a semplice macchina di consumo, che alimenta un settore

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specializzato del mondo degli affari. E' un individuo astratto alla massima, tragica potenza.