La Settimana n. 37 del 20 ottobre 2013

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DI CHIARA DOMENICI n preparazione al confronto organizzato dal Progetto Culturale diocesano sul tema del porto, in programma il prossimo 25 Ottobre all’Istituto Mascagni (la locandina dell’evento in ultima pagina ndr), continuano le interviste agli operatori portuali. Dopo Federico Barbera, presidente dell’Interporto e Andrea Palumbo, imprenditore, ecco l’intervista al presidente della Port Authority di Livorno, l’avvocato Giuliano Gallanti. Dottor Gallanti, che momento sta vivendo il porto di Livorno? «In base ai dati che abbiamo raccolto a Luglio possiamo dire che qualche segnale di inizio ripresa c’è, anche se va consolidato. C’è una ripresa nel settore contenitori, numero delle navi, nel tonnellaggio complessivo, insomma ci sono buone prospettive per il futuro. È aumentato il traffico di cellulosa, mentre altri settori come il traffico auto e il crocieristico sono in recessione. Forse si vede una luce in fondo al tunnel, ma c’è ancora da fare molto naturalmente». Traffico commerciale e traffico crocieristico: può spiegarci i pro e contro di questi due tipi di traffici per un porto? «Potremmo parlare per delle ore sull’argomento… la differenza più evidente è che il traffico commerciale dà un reddito immediato al porto, tanto per fare un esempio il porto di Miami che è il più grande porto crocieristico del mondo e che ha anche un parte di traffici commerciali, guadagna più con la parte commerciale che con il resto, mentre quello crocieristico porta ricchezza alla città e all’interland che la circonda, ma non a livello immediato. Certo è che non possiamo avere una visione miope dell’uso del porto: Livorno ha entrambe le vocazioni ed è buona cosa svilupparle entrambe, non esistono più porti monotematici». Altri operatori portuali ci hanno segnalato che il problema principale del porto di Livorno sono i dragaggi… «Indubbiamente! Se riuscissimo ad avere fondali più profondi potrebbero attraccare navi più grandi. Una serie di dragaggi sono già aggiudicati: l’escavo all’imboccatura della parte sud del porto, l’escavo all’accosto 75, ed altri... I due più importanti che dobbiamo assegnare sono Darsena Toscana e Molo Italia lato nord, per i quali siamo ancora in attesa dell’autorizzazione ambientale: l’abbiamo spedita almeno sei mesi fa! I progetti sono pronti, abbiamo i soldi, ma ci manca l’ok dal Ministero. Dragare il Molo Italia lato nord ci consentirebbe di trasferire i traffici della Compagnia e quindi di liberare l’Alto Fondale per le Crociere. È tutto un problema di burocrazia. Tutti i porti comunque lamentano questo problema e la lentezza nel rilascio delle autorizzazioni. Tant’è che nella riforma che si propone della Legge 84, uno dei capitoli specifici riguarderà proprio le procedure per il dragaggio. Comunque ci hanno assicurato che entro Ottobre sarebbe arrivata l’autorizzazione. Speriamo!» E per quanto riguarda i bacini di carenaggio ci sono novità? «Stiamo predisponendo i bandi per la gara a fine anno, per consentire la più ampia partecipazione, ma è fondamentale che ci sia la rapida approvazione del piano regolatore, altrimenti non possiamo mettere le opera in gara!» Siamo vicini alle elezioni politiche, anche se lei non è livornese, quali qualità dovrebbe avere secondo lei il nuovo sindaco di Livorno? «Non conosco le persone e quindi non posso fare nomi, ma forse ci vorrebbe un sindaco un po’ come Doria (anche se esperienze come Genova o Milano non possono essere trasferite ad un’altra città), nel senso che secondo me ci vorrebbe qualcuno un po’ fuori dai partiti, con una certa professionalità, che prendesse in mano la situazione». Livorno ha risentito molto della crisi, forse più di altri porti? «Non direi. Ci sono porti dell’Adriatico che sono veramente in ginocchio. Chi forse ne ha risentito meno sono state Genova e La Spezia, ma questo per una semplice ragione: hanno i fondali per le grandi navi». Livorno possiede anche un ampio interporto, come sfruttarlo? «Quella sicuramente è una grande carta da giocare. Se sarà finalmente fatto (è deciso, ma voglio vederlo realizzato) il collegamento tra le banchine e la rete ferroviaria, che permetterà di caricare direttamente sui vagoni, questo potrebbe diventare un polmone importante. Questo intervento è presente nel piano regolatore, ma dipende sostanzialmente dai soldi: è un piccolo tratto per collegare il porto alla rete già esistente, ma finora Ferrovie italiane non si è dichiarata disponibile a realizzarlo, ci vorrebbe un investitore!» Per vedere l’intervista integrale http://www.diocesilivorn o.it/news/articoli/da-sei- mesi-attendiamo-le- autorizzazioni-al- dragaggio I Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 [email protected] Notiziario locale Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983 20 ottobre 2013 Vedo tanti che ascoltano solo quelle Parole del Signore che sembrano più comode e facili: come quando il Signore parla nella lettura del Vangelo o nelle prediche. Ma poi diventano sordi al Signore che parla nei Comandamenti o attraverso i poveri o affidando impegni nella Chiesa e nel mondo. Questi cristiani ascoltano con intermittenza troppo interessata; e così non rriescono più a capire il discorso del Si- gnore. E il rapporto con Lui resta solo superficiale o apparente. Ma vedo che tanti, tanti che non possono ascoltare: perché non ci so- no testimoni (preti o laici); o perché vi sono molti che parlano ma non sono testimoni. Ricchi di parola ma poveri d’ascolto? Quaresima 1980- Una missione d’accoglienza L’avvocato Giuliano Gallanti, presidente dell’Autorità Portuale racconta la situazione del porto di Livorno. L’intervista si aggiunge a quelle presentate su queste pagine nelle settimane scorse, in vista del confronto pubblico del 25 Ottobre all’Istituto Mascagni, promosso dal Progetto Culturale Diocesano l9 ottobre Papa Francesco ha firmato il Decreto sulle Virtù Eroiche del livornese Mons. Pio Alberto Del Corona (1837-1912), Domenicano (1855), Priore di San Marco a Firenze e Fondatore della Congregazione fiorentina delle Suore Domenicane dello Spirito Santo (1872), per 32 anni Vescovo di San Miniato (1875), Arcivescovo di Sardica a Fiesole (1907), morto a Firenze (1912), dove è sepolto, nella cripta delle sue Suore. Una firma attesa da 7 anni, da quando il Postulatore dei Domenicani, confermò, al Maestro Fiorentino Galeazzo Auzzi, ritrattista di Del Corona, Papi e Santi, che Mons. Pio sarà il prossimo Beato toscano, ancora prima del Sindaco La Pira, altra causa portata avanti dai Domenicani. L’attuale Vescovo di San Miniato, Mons. Fausto Tardelli, ricordando il difficile periodo in cui Del Corona ha operato, a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, ha annunciato che “presto” si arriverà anche al riconoscimento del miracolo. E di miracoli ce ne sono tanti, come ho potuto appurare personalmente, recuperando nel 2001, negli archivi di vari ospedali, la documentazione medica. In quegli anni infatti sono stato chiamato ad occuparmi in prima persona del Processo Diocesano, aperto nel 1942 a San Miniato, contribuendo a farlo chiudere velocemente e definitivamente il 28 agosto 2002, incaricato dall’allora Vescovo di San Miniato, Mons. Edoardo Ricci, a consegnare tutta la documentazione, oltre duemila fogli, in Vaticano alla Congregazione per le Cause dei Santi. Un processo lungo che nel 1971 portò al Decreto Vaticano sulla Revisione degli Scritti, cosa di non poco conto tenendo presente le centinaia e centinaia di lettere, raccolte in oltre 50 volumi, le 37 lettere Pastorali, e i numerosi discorsi, libri e articoli scritti da Mons. Del Corona, considerato uno dei più importanti scrittori cattolici del 1800. La svolta però si ebbe nel 2001 quando il culto di Mons. Del Corona riprese impulso in buona parte della Toscana, grazie a varie iniziative religiose e culturali, di cui fui incaricato, compresa la Ricognizione Canonica ai resti, annunciata personalmente da Papa Wojtyla. Franco Mariani per leggere il comunicato ufficiale del Vaticano: http://www.news.va/it/news/150649 I Monsignor Pio Alberto del Corona è Venerabile PAPA FRANCESCO ha firmato il decreto Sarà il primo santo di origini livornesi IL GRANELLO di senape di mons. Alberto Ablondi Progetto Culturale Diocesano Burocrazia e piano regolatore: i nodi che bloccano lo sviluppo del porto

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Settimanale della Diocesi di Livorno

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DI CHIARA DOMENICI

n preparazione alconfronto organizzatodal Progetto Culturalediocesano sul tema del

porto, in programma ilprossimo 25 Ottobreall’Istituto Mascagni (lalocandina dell’evento inultima pagina ndr),continuano le interviste aglioperatori portuali. DopoFederico Barbera, presidentedell’Interporto e AndreaPalumbo, imprenditore, eccol’intervista al presidentedella Port Authority diLivorno, l’avvocato GiulianoGallanti.

Dottor Gallanti, chemomento sta vivendo ilporto di Livorno?«In base ai dati cheabbiamo raccolto aLuglio possiamo dire chequalche segnale di inizioripresa c’è, anche se vaconsolidato. C’è unaripresa nel settorecontenitori, numero dellenavi, nel tonnellaggiocomplessivo, insomma cisono buone prospettiveper il futuro. È aumentatoil traffico di cellulosa,mentre altri settori comeil traffico auto e ilcrocieristico sono inrecessione. Forse si vedeuna luce in fondo altunnel, ma c’è ancora dafare moltonaturalmente».

Traffico commerciale etraffico crocieristico:può spiegarci i pro econtro di questi due tipidi traffici per un porto?«Potremmo parlare perdelle oresull’argomento… ladifferenza più evidente èche il trafficocommerciale dà unreddito immediato alporto, tanto per fare unesempio il porto diMiami che è il più grandeporto crocieristico delmondo e che ha anche unparte di trafficicommerciali, guadagnapiù con la partecommerciale che con ilresto, mentre quellocrocieristico portaricchezza alla città eall’interland che la

circonda, ma non alivello immediato. Certoè che non possiamo avereuna visione miopedell’uso del porto:Livorno ha entrambe levocazioni ed è buonacosa svilupparleentrambe, non esistonopiù porti monotematici».

Altri operatori portualici hanno segnalato che ilproblema principale delporto di Livorno sono idragaggi…«Indubbiamente! Seriuscissimo ad averefondali più profondipotrebbero attraccarenavi più grandi. Una seriedi dragaggi sono giàaggiudicati: l’escavoall’imboccatura dellaparte sud del porto,l’escavo all’accosto 75, edaltri... I due piùimportanti chedobbiamo assegnaresono Darsena Toscana eMolo Italia lato nord, peri quali siamo ancora inattesa dell’autorizzazioneambientale: l’abbiamospedita almeno sei mesifa! I progetti sono pronti,abbiamo i soldi, ma cimanca l’ok dal Ministero.Dragare il Molo Italia latonord ci consentirebbe ditrasferire i traffici dellaCompagnia e quindi diliberare l’Alto Fondale perle Crociere. È tutto unproblema di burocrazia.

Tutti i porti comunquelamentano questoproblema e la lentezzanel rilascio delleautorizzazioni. Tant’èche nella riforma che sipropone della Legge 84,uno dei capitoli specificiriguarderà proprio leprocedure per ildragaggio. Comunque cihanno assicurato cheentro Ottobre sarebbearrivata l’autorizzazione.Speriamo!»

E per quanto riguarda ibacini di carenaggio cisono novità?«Stiamo predisponendo ibandi per la gara a fineanno, per consentire lapiù ampiapartecipazione, ma èfondamentale che ci sia larapida approvazione delpiano regolatore,altrimenti non possiamomettere le opera in gara!»

Siamo vicini alle elezionipolitiche, anche se leinon è livornese, qualiqualità dovrebbe averesecondo lei il nuovosindaco di Livorno?«Non conosco le personee quindi non posso farenomi, ma forse civorrebbe un sindaco unpo’ come Doria (anche seesperienze come Genovao Milano non possonoessere trasferite adun’altra città), nel senso

che secondo me civorrebbe qualcuno unpo’ fuori dai partiti, conuna certa professionalità,che prendesse in mano lasituazione».

Livorno ha risentitomolto della crisi, forsepiù di altri porti?«Non direi. Ci sono portidell’Adriatico che sonoveramente in ginocchio.Chi forse ne ha risentitomeno sono state Genovae La Spezia, ma questoper una semplice ragione:hanno i fondali per legrandi navi».

Livorno possiede ancheun ampio interporto,come sfruttarlo?«Quella sicuramente èuna grande carta dagiocare. Se saràfinalmente fatto (èdeciso, ma voglio vederlorealizzato) ilcollegamento tra lebanchine e la reteferroviaria, chepermetterà di caricaredirettamente sui vagoni,questo potrebbediventare un polmoneimportante. Questointervento è presente nelpiano regolatore, madipende sostanzialmentedai soldi: è un piccolotratto per collegare ilporto alla rete giàesistente, ma finoraFerrovie italiane non si èdichiarata disponibile arealizzarlo, ci vorrebbe uninvestitore!»

Per vedere l’intervistaintegralehttp://www.diocesilivorno.it/news/articoli/da-sei-mesi-attendiamo-le-autorizzazioni-al-dragaggio

I

Via del Seminario, 6157122 Livornotel. e fax0586/[email protected]

Notiziario locale Direttore responsabileAndrea Fagioli

Coordinatore diocesanoNicola Sangiacomo

Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

20 ottobre 2013

Vedo tanti che ascoltano solo quelle Parole del Signore che sembranopiù comode e facili: come quando il Signore parla nella lettura delVangelo o nelle prediche. Ma poi diventano sordi al Signore che parlanei Comandamenti o attraverso i poveri o affidando impegni nellaChiesa e nel mondo. Questi cristiani ascoltano con intermittenzatroppo interessata; e così non rriescono più a capire il discorso del Si-gnore. E il rapporto con Lui resta solo superficiale o apparente.Ma vedo che tanti, tanti che non possono ascoltare: perché non ci so-no testimoni (preti o laici); o perché vi sono molti che parlano manon sono testimoni.

Ricchi di parola ma poveri d’ascolto? Quaresima 1980- Una missioned’accoglienza

L’avvocato Giuliano Gallanti,presidente dell’Autorità Portualeracconta la situazione del porto di Livorno.

L’intervista si aggiunge a quellepresentate su queste paginenelle settimane scorse, in vista del confronto pubblico del 25 Ottobre all’IstitutoMascagni, promosso dal Progetto Culturale Diocesano

l9 ottobre Papa Francesco ha firmato il Decreto sulle Virtù Eroiche dellivornese Mons. Pio Alberto Del Corona (1837-1912), Domenicano

(1855), Priore di San Marco a Firenze e Fondatore della Congregazionefiorentina delle Suore Domenicane dello Spirito Santo (1872), per 32 anniVescovo di San Miniato (1875), Arcivescovo di Sardica a Fiesole (1907),morto a Firenze (1912), dove è sepolto, nella cripta delle sue Suore. Unafirma attesa da 7 anni, da quando il Postulatore dei Domenicani, confermò,

al Maestro Fiorentino Galeazzo Auzzi,ritrattista di Del Corona, Papi e Santi, cheMons. Pio sarà il prossimo Beato toscano,ancora prima del Sindaco La Pira, altra causaportata avanti dai Domenicani.L’attuale Vescovo di San Miniato, Mons.Fausto Tardelli, ricordando il difficile periodoin cui Del Corona ha operato, a cavallo tral’Ottocento e il Novecento, ha annunciatoche “presto” si arriverà anche alriconoscimento del miracolo. E di miracoli cene sono tanti, come ho potuto appurarepersonalmente, recuperando nel 2001, negliarchivi di vari ospedali, la documentazionemedica. In quegli anni infatti sono statochiamato ad occuparmi in prima persona delProcesso Diocesano, aperto nel 1942 a San

Miniato, contribuendo a farlo chiudere velocemente e definitivamente il 28agosto 2002, incaricato dall’allora Vescovo di San Miniato, Mons. EdoardoRicci, a consegnare tutta la documentazione, oltre duemila fogli, in Vaticanoalla Congregazione per le Cause dei Santi. Un processo lungo che nel 1971portò al Decreto Vaticano sulla Revisione degli Scritti, cosa di non pococonto tenendo presente le centinaia e centinaia di lettere, raccolte in oltre 50volumi, le 37 lettere Pastorali, e i numerosi discorsi, libri e articoli scritti daMons. Del Corona, considerato uno dei più importanti scrittori cattolici del1800. La svolta però si ebbe nel 2001 quando il culto di Mons. Del Coronariprese impulso in buona parte della Toscana, grazie a varie iniziativereligiose e culturali, di cui fui incaricato, compresa la RicognizioneCanonica ai resti, annunciata personalmente da Papa Wojtyla.

Franco Mariani

per leggere il comunicato ufficiale del Vaticano:http://www.news.va/it/news/150649

I

Monsignor Pio Albertodel Corona è Venerabile

PAPA FRANCESCOha firmato il decreto

Sarà il primo santo di origini livornesi

IL GRANELLOdi senape

di mons. Alberto Ablondi

ProgettoCulturaleDiocesano

Burocrazia e piano

regolatore: i nodi

che bloccano lo sviluppo

del porto

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LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI20 ottobre 2013II

In attesa dell’arrivo DELL’URNA DI DON BOSCO

Vi presento il santo dei giovaniUn nuovo voltoalla pastoraledel «futuro»

L’incontro dei gruppigiovanili in vescovado

l vescovo Simone, sr. Raffaella Spezio, dadon Fabio Menicagli e don Federico

Locatelli hanno invitato in vescovado tuttigli animatori, i catechisti e gli educatoridelle parrocchie della diocesi di Livorno, perun confronto diretto e per unariorganizzazione della Pastorale GiovanileDiocesana.La prima parte dell’assemblea si è svolta insala Fagiuoli, dove il Vescovo ha accolto ungran numero di persone spiegando lemotivazioni di quella chiamata e illustrandoil progetto educativo per i giovani. DonFederico, responsabile uscente dellaConsulta, ha riferito cosa è stato fatto inquesti ultimi cinque anni, mettendo inevidenza sia le esperienze positive che ilimiti. Successivamente sr. Raffaella hasuddiviso l’assemblea in gruppi secondo uncartoncino di colore che i presenti avevanoricevuto al momento dell’iscrizione e haconsegnato una scheda di lavoro con leseguenti domande:1. Quali, secondo voi, sono i punti di nonritorno del percorso fatto fino ad oggi?2. A partire dalla vostra esperienza qualicriticità sono emerse dal GAV (Gruppi diAnimazione Vicariale)?3. Che volto dovrebbe avere, secondo voi, ilservizio di Pastorale Giovanile? ( target,percorsi formativi, organizzazione,strumenti, metodologia, ecc..)4. Come tradurreste le vostre attese inproposte/esperienze concrete?5. Altre osservazioni che ritenete possanoessere utili…I gruppi si sono riuniti in diverse sale delvescovado e hanno avuto quasi un’ora perriflettere e confrontarsi, rispondendo aiquesiti. Alla fine del laboratorio si èricomposta l’assemblea e i referenti di ognigruppo hanno esposto una sintesi dellavoro. Per far rinascere una PastoraleGiovanile Diocesana sono stati, dunque,analizzati i seguenti aspetti: fondamenta,criticità, attese e proposte. Tra le fondamentasono stati indicati tutti quegli eventi diaggregazione tra i giovani che si sono svolti,come Amichiamoci, GMG, giornatadiocesana della gioventù, veglie e preghiere,campi estivi, le attività delle aggregazionilaicali A C e AGESCI e la formazione deiGAV. Tutti i referenti, parlando delle criticità,hanno detto che pochi conoscevano i GAV ele schede diffuse nelle parrocchie; si sonolamentati della disinformazione riguardoalle attività sia diocesane che parrocchiali,sentendosi un po’ “soli e isolati”. Sono statirichiesti: percorsi di formazione pereducatori e animatori; educatori adeguati,con la speranza che in ogni parrocchia ci siaalmeno un presbitero, o seminarista, odiacono, o laico ben preparato eresponsabile della Pastorale GiovanileParrocchiale; il ritorno della “Lectio divina”;le Adorazione Eucaristiche; i gemellaggi traparrocchie; grest; vari momenti dipreghiera; gli esercizi della Carità e servizioalla Caritas . I referenti hanno poi chiestomaggiore unità vicariale, percorsi dicatechesi e mistagogia comuni,collaborazione tra parroci e maggioreinformazione su ciò che accade in diocesi.I giovani cattolici livornesi e i loro formatorisentono una grande necessità di ampliare iloro orizzonti e sentirsi parte attiva delmondo giovanile diocesano. Tra le varieproposte, una molto importante: iseminaristi si sono resi disponibili nelleparrocchie per la Lectio divina, per andareincontro ai giovani. Alla fine dell’Assembleaè stata annunciata la formazione di varieCommissioni e la creazione di una mail-list. L’incontro è terminato con una cena abuffet in cui i giovani hanno continuato adialogare , a scambiarsi idee e raccontareesperienze vissute: buon momento diaggregazione, punto di partenza per coloroche hanno in mano il futuro delle nostreparrocchie.

Monica CalvarusoFoto di Elisa Verrastro

I

no degliincontri dimaggior rilievonell’ambito

delle iniziative perl’arrivo dell’urna di donBosco a Livorno, èsicuramente stato quellosvoltosi venerdì scorsoalla presenza di donBruno Ferrero, conl’introduzione delsindaco AlessandroCosimi, che nell’oratoriosalesiano è cresciuto everso il quale ha undebito di gratitudine.Fine narratore, esperto dipedagogia religiosa,noto al grande pubblicoper le sue pubblicazionicontenenti storie chesono vere e propriepillole di saggezza, donFerrero ha raccontato inmodo avvincente lastoria e la figura diquesto grande santosognatore. Il viaggio allascoperta di don Bosco sisnoda attraverso seipunti fondamentali e siintreccia con la nostravita, interpellandoci conquesiti a volte scomodi:1 Realizza il tuo sogno; 2Cosa cerca don Bosco?; 3Il cielo non è lontano; 4Guarda oltre l’orizzonte;5 Riconciliati con lamorte; 6 La vita è comeil gioco in cui si devonounire i puntini.

1: don Bosco aveva unsogno e per realizzarequel sogno ha spesoogni sua singola energia,senza risparmiarsi mai.Noi vogliamo una vitaqualunque o vogliamocambiare il mondo?Non facciamoci losconto! Al mattinoguardiamoci allospecchio e chiediamoci:se questo fosse l’ultimogiorno della mia vita,farei tutto ciò che sto perfare? Che cos’èveramente importanteper me? Avere un idealeserve a muoversi, acamminare. Il sogno didon Bosco continua acamminare anche oggisulle nostre gambe. Chiha un sogno non solocammina ma riconosce erispetta anche gli altri. Ei primi ad avere i sognisono proprio i giovani, iquali vengono calpestatidal mondo attuale, ilquale li accogliedecisamente in malomodo, ignorando ilfatto che con la vita nonsi scherza: è l’unico beneche abbiamo. Per donBosco invece, i giovanierano importanti perchérappresentavano ilfuturo, per questo hainvestito su di loro. Chiha un grande sogno,quindi, cammina,accoglie l’altro, imparatutto. Don Bosco avevaimparato in modomirabile un sacco dimestieri: dal barista, alciabattino, alparrucchiere fino algiocoliere … gli sonotornati tutti utili permandare avanti il suooratorio, accudendocentinaia di ragazzi ecoinvolgendo nella suaopera molti benefattorie uomini di buonavolontà. Infatti che haun grande sogno devecomunicarlo agli altri,deve coinvolgerli e donBosco in questo è statoun maestro: egli rimaneil più grande narratore disogni dopo Giuseppedella Bibbia.

2: Cosa cercava don

U

Bosco? A questadomanda quasi nessunoriesce a risponderecorrettamente. Questoprete cercava in realtàuna cosa moltosemplice: un prato.Attualmente esistono5000 case salesianesparse in tutto il mondoe tutte quante hanno lamedesima caratteristica:sono tutte costruiteattorno ad un cortile.Don Bosco voleva che isuoi ragazzi avesserouno spazio libero,con ilcielo come tetto, volevaun luogo di piacere,inteso nella più nobileaccezione del termine. Iragazzi sono comepasseri, se li metti ingabbia muoiono. Perquesto serviva unospazio senza confini,dove i giovani potesserodire “Noi stiamo benequi,con te”.Successivamente,attorno al cortile sonosorte anche la scuola e lachiesa, seguendo semprela stessa filosofia, quelladel piacere. Solol’educazione puòcambiare il mondo, masi impara in modoproficuo solo se si studiacon piacere. Lo stessovale per la chiesa: si va apregare per dovere o perpiacere? Uno spaziolibero quindi, che donBosco ha applicato alsuo cuore, amandosenza confini né riserve.Chi ama sarà riamato echi da molto puòpretendere molto … inquesto scambio nasce unrapporto educativo che èunico.

3: il cielo non è lontano.La spiritualità non vaconfinata nel cielo sopradi noi: Dio non èlontano, è qui, èpresente. Don Boscoviveva questa certezzacon una semplicitàassoluta. Sentire cheesiste questa dimensionevuol dire far nascere laspiritualità. Don Boscoattirava per questo,possedeva la bellezzadell’uomo buono. Il suocarisma era tale che ungiorno, passeggiandolungo via Garibaldi, unavia piena di vetrine oggicome allora, uno deisuoi ragazzi lo vide e percorrere a salutarlo non siavvide di andar contro lavetrina, la quale com’è

logico finì in mille pezzi.La sua era una presenzaeucaristica, significava“fino alla fine sarò tuttoper voi”. Giovanni Bosconon si è mai scoraggiato,anche se in effetti ne hapassate di tutti i colori,sapeva di poter contaresul Dio vicino. E Dio si èmanifestato nella suavita in una forma ineffetti un po’ insolita,cioè attraverso un angelocustode. Certo, fin qui distrano non ci sarebbe

niente, almeno se sipensa al classico clichédi angelo, in sottana,boccoli biondi e ali dipenne d’oca. Ma unangelo simile potevaandar bene per donBosco? Sicuramente no,tanto che il suo, diangelo, aveva 4 zampe,un muso peloso da lupoe lo avevano chiamato ilGrigio. Curioso animale,questo Grigio, cheappariva dal nulla neimomenti più impensati

e salvava sempre donBosco da pericoliimminenti. Stranoanimale, che ha vissuto31 anni senza mai berené toccare cibo equando, dopo la mortedi don Bosco seguiva ilperegrinare dell’urna, avolte veniva chiuso inuna stanza in modo danon spaventare ivisitatori … quando lastanza veniva riaperta, ilcane, misteriosamente,non c’era più. Il cielo èveramente vicino e Dioci dice, come ogni buonpadre “Io sono qui”. Èuna consapevolezza cheinsegna la forza dellavita. L’essere, comediceva don Bosco, umileforte e resiliente significaproprio questo: “lacongregazione salesianaè nata sotto le bastonatee sotto le bastonate vaavanti, ogni volta che mifanno delle difficoltà io

apro una nuovacasa”.

4: Guarda oltrel’orizzonte. Saperguardare oltrel’orizzonte ètipico deisognatori.Umberto Eco, indiscorso, hasottolineatocome la sconfittadel PCI sia statariconducibile allamancanza delprogetto di donBosco: è mancatal’immaginazione,l’inventivitàorganizzativa e il

senso dei tempi chequesto grande santopossedeva. E , per saltaredall’altra parte del globo,anche il presidente BarakObama ha ricordato donBosco e il suo famososogno fatto nel 1883, nelquale vedeva una cittàmodernissima nel cuoredella forestaamazzonica: quella cittàoggi esiste, si chiamaBrasilia.

5: riconciliati con lamorte. Temasicuramente spinoso permolti di noi, ma non peril nostro Santo, il qualeteneva sempre presentel’idea della morte.Pensare alla morte èpensare sì al terminedella propria vita, ma inmodo da non buttar via ipezzi della nostraesistenza, perseguendola meta comune che è ilParadiso.

6: il gioco dei puntini.Chi di noi non ha maifatto, nella settimanaenigmistica, il classicogioco di unire i puntini?Viene da chiedersi cosac’entri questo semplicepassatempo con lanostra vita. In realtà èpiù chiaro di quantonon si pensi. Durante l’esistenza percorriamotratti di strada, facciamoesperienze cheapparentemente nonhanno alcun significato,un po’ come i singolitrattini di quel gioco.Alla fine però, tuttiquesti tratti si unisconoa formare un disegno,un disegno che è unicoper ciascuno di noi. Noisiamo un sogno di Dio,e siamo chiamati adunire i puntini suldisegno che Dio hatracciato per noi comeper don Bosco, tantotempo fa.

Benedetta Agretti

Fine narratore, esperto di pedagogia religiosa,noto al grande pubblico per le sue pubblicazionicontenenti storie che sono vere e proprie pilloledi saggezza, don Bruno Ferrero ha raccontatoin modo avvincente la storia e la figuradi questo grande santo sognatore

IL PROGRAMMA DEI PROSSIMI GIORNI

Dal 16 al 18 ottobre alle ore 18 triduodi preparazione all’arrivo dell’urna,presieduto dal nuovo responsabiledell’oratorio salesiano: don FrancescoGalante.Il 19 ottobre l’urna arriverà in città,scortata dai Vigili Urbani. Giunta inpiazza Damiano Chiesa, verrà accoltadai giovani, i quali accompagnerannodon Bosco fino alla chiesa, insiemeallora come adesso. Per tuttala giornata si avranno momenti di preghiera animati da gruppi e associazioni. Alle ore 18 si terrà la solenne celebrazione eucaristicapresieduta dal vescovo Monsignor Giusti.A seguire,alle ore 22.30, comincerà la veglia di preghiera animata dai giovani, fino ad arrivare alla messache si terrà alle ore 24. Una celebrazione che ha il sapore del Natale, un Natale particolare,festeggiato nel ricordo della nascita di un santo sognatore, capace dibuttare il cuore sempre oltre gliostacoli, pur di aiutare i suoi ragazzi

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LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI20 ottobre 2013 III

LA MADONNAdei popoli

trascorso già un mese daquando la Madonna deipopoli si è rivelata allanostra città.

Un mese in cui la notizia ècorsa in giro per l’Italiapassando dalle testategiornalistiche di "Credere","Avvenire" e prossimamente"Medjugorje la presenza diMaria", fino a raggiungere ilcanale televisivo di TV2000.Un periodo così lungo di cuineppure l’artista Paolo Grigò siè reso conto; parlando con luiinfatti ci confessa che non glisembra passato così poi tantotempo da quel caldo sabato disettembre in cui tutta Livornoha potuto ammirare econoscere la suaopera, la sua"mamma delmare".«Ci sonomomenti, ciconfessa Grigò,in cui ancorapenso di averlaancora quiaccanto a me nellaboratorio; vadoma non la trovo.È un po’ comeuna relazione diconvivenza conuna donna chedopo due anni siè interrotta». «In realtà,aggiunge, nonl’ho persa perchéfarà sempre partedi me, del miolavoro. Tant’èche sono andatoanche a trovarlae questa volta(per la primavolta) l’ho vistada lontano, omeglio dal giustopunto di vista».Grigò infatti cispiega che per lasua realizzazionenon l’avevaancora guardata nella suainterezza, se non nel raggio disei metri. Un’occasione in cuil’artista non ha mancato di fareuna piccola autocritica sualcuni particolari che potevano

È

essere resi in modo migliore.Ciò non toglie che l’operamessa in atto sia stata moltoapprezzata dai livornesi,seppur accompagnata ancheda alcune critiche ed

osservazionitipiche deltemperamento edel sarcasmolabronico.«Le critiche cistanno tutte, ènormale eumano, precisaGrigò. Dettoquesto, peròrimangosoddisfatto delmio lavoro edella suarealizzazione:l’obiettivo chemi ero prefissatonella costruzionedi quest’operaimponenteconiugando icanoniecclesiastici conil gustodell’artista, credodi averloraggiunto e sonocontento di ciòche ho fatto».

Paolo Grigò però in questi dueanni non ha lavorato da solo;altre sei mani lo anno aiutato acreare la Madonna dei Popoli.Tre giovani ragazzi, Sara, Martae Pietro, giorno dopo giorno

hanno visto crescere sotto iloro occhi la statua e«nonostante momenti disconforto, hanno resistito:quando qualcosa andavastorto la frase che ci dicevamol’un con l’altro, diventandocosì un motto "guardiamo inpositivo" ci faceva ripartire etrovare nuovi stimoli».«Una buona squadra, che adocchi chiusi rifarei, così comel’opera; abbiamo trascorso dueanni insieme in cui l’amicizia,il bene ed il lavoro sono statirafforzati lasciando da partetutto ciò che poteva esserenegativo.Ancora oggi,ci confida ancora,ci sentiamo per telefono,qualcuno di loro ogni tantopassa a vedere cosa combino espesso ceniamo insieme comefacevamo durante il nostrolavoro».Si, perché ad oggi l’artista ed iragazzi si sono "divisi",soltanto una ragazza è rimastacon lui a lavorare ai nuoviprogetti di scultura e pittura,mentre gli altri due hannointrapreso altri cammini, ma lastrada per tornare alla"tabaccaia" non si dimenticafacilmente.

Martina Bongini

L’intervista a Paolo Grigò,

autore della statua

della Madonnadei Popoli,

ad un mese dalla

benedizione e presentazione

alla città

borto choc in ospedale” cosìtitolava la locandina de “Il

Tirreno” di martedì 24 settembreu.s. riportando in cronaca un caso,verosimilmente nato per una que-stione economica.L’aborto dovrebbe sempre essereconsiderato un evento choc, ma evi-dentemente non è così, se conside-riamo che in ospedale in questi ulti-mi 35 anni, di aborti legali ne sonoavvenuti circa 25.000 nella sostan-ziale indifferenza della cronaca e,quindi, della collettività. Un eventoche fa notizia definito choc a frontedi tanti altri che passano nell’obliocredo meriti una riflessione colletti-va. Potevamo fare qualche cosa perquesto caso specifico, come per tuttiquelli passati nel silenzio? Non era-vamo informati: forse questa è la ri-sposta! e pertanto a cascata: scarsacomunicazione, scarso coinvolgi-mento, scarso impegno operativodelle istituzioni pubbliche, che inforza della Legge 194/1978, sonoprimariamente deputate all’acco-glienza ed alla tutela della maternità(art.1). Tali strutture sembrano er-meticamente chiuse alla prevenzio-ne dell’aborto e debolmente metto-no in pratica gli aiuti (in primis,quelli economici), per superare lecause che inducono una coppia a“scegliere” l’aborto; né si avvalgonodella collaborazione del volontaria-to. Eppure non mancano gli esempidi questo tipo di prevenzione: intutta Italia più di 140.000 bambinisono nati a seguito dell’accoglienzadella loro mamma nei Centri diAiuto alla Vita.La Diocesi livornese si è impegnatacon case di accoglienza, Parrocchie -vedi S Rosa, S. Lucia, ecc.-, ed altrerealtà ecclesiali che operano nel si-lenzio dell’amore e della carità sisono assunte il compito di “adottareuna mamma”, ma l’emorragia diaborti continua ed il numero didonne/mamme disperate per l’abor-to effettuato si accresce quotidiana-mente. Perciò, quando un caso(punta di un iceberg) assurge all’o-pinione pubblica è il giusto mo-mento -pur nell’assoluto rispetto eprivacy dei diretti interessati- persvelare alle persone un drammacoinvolgente necessariamente lacollettività, perché -tra l’altro- unbambino abortito è un cittadinomancato.Adesso che conosciamo la realtà e ciinterroghiamo su che cosa fare, unaprima risposta è preghiamo in ripa-razione di tutto questo male privatoe collettivo; affinché la saggezza, an-che di fronte a leggi ingiuste ed ini-quamente applicate o disapplicate,penetri nel cuore del singolo e ditutti,ed operi per il bene comune.E sarebbe bello che la cittadinanza,ed in particolare la comunità eccle-siale, partecipasse e si mobilitasse,così come seppe fare alcuni anni faquando, in un’altra tragedia fruttodi altro tipo di degrado economicoe sociale, quattro bambini rom mo-rirono tra le fiamme delle baracchein cui erano stati lasciati soli.Per questo motivo il pellegrinaggiodel terzo sabato a Montenero (saba-to 19 p.v.) sarà dedicato a questa fi-nalità: una preghiera di riparazione.

Daniela Musumeci

A“

In processione a Montenero

Preghiera di riparazione

Si ringraziaEliaPappalardoper lefotografiedell’inaugu-razione dellaMadonna dei popoli

Sabato 19 ottobre alle 8.00

«Sono tornato a trovarla»

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LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI20 ottobre 2013IV

VENERDÌ 18 OTTOBRENella mattina, udienze laici in vescova-do12.00 saluto al congresso della Federa-zione Autonoma Bancari Italiana all’Ho-tel Palazzo16.00 S. Messa in ospedale, in occasionedella festa di San Luca18.30 incontro con i cresimandi, i geni-tori, i catechisti e i parroci in vescovado21.15 incontro con i vicari episcopali e idirettori degli uffici pastorali a seguitodel convegno diocesano

SABATO 19 OTTOBRE8.00 pellegrinaggio mensile diocesanoal Santuario di Montenero, a seguire S.Messa13.00 pranzo alla Villa Alma Pace18.00 S. Messa alla presenza dell’urna didon Bosco alla chiesa dei Salesiani (vedipag.1)

DOMENICA 20 OTTOBRE11.15 S. Messa in occasione della festapatronale a San Luca a Stagno16.00 S. Messa e cresime alla chiesa delSacro Cuore (Salesiani)21.00 processione in occasione della fe-sta patronale a Castelnuovo della Miseri-cordia

LUNEDÌ 21 OTTOBRENella mattina, udienze clero in vescova-do

MARTEDÌ 22 OTTOBREIl Vescovo è a Roma

MERCOLEDÌ 23 OTTOBRE9.30 incontro con il clero giovane in ve-scovado

GIOVEDÌ 24 OTTOBRE19.00 S. Messa in occasione dell’ingressodel nuovo parroco di S. Lucia, don PiotrKownacki

VENERDÌ 25 OTTOBRENella mattina, udienze laici in vescova-do17.30 il Vescovo partecipa all’incontro"Dare speranza a Livorno con illavoro,confronto con gli operatori por-tuali (vedi locandina pag.8)

SABATO 26 OTTOBRE10.00 inaugurazione della palestra alParco del Mulino17.00 saluto alla festa ACR nel chiostrodel vescovado18.00 S. Messa e cresime alla chiesa di S.Croce a Rosignano Solvay

DOMENICA 27 OTTOBRE10.30 S. Messa in occasione della festapatronale alla chiesa di S. Rosa12.00 S. Messa e conferimento delle cre-sime alla chiesa di S. Simone, in occasio-ne della festa patronale17.00 S. Messa in occasione dell’ingressodel nuovo parroco di S.Giovanni BattistaIlario, don Federico Locatelli

Agenda del VESCOVO

Libri da LEGGEREdi Mo.C.

Sangalli D.-Corradi A. -In cammino con i miei poveri.Monsignor Ramazzini: un Vescovo in Guatemala- Ed.Paoline pp. 171, euro 12,50

Scrivere di Guatemala, vuol dire scrivere di un Paeseche affascina per le sue bellezze naturali, ma che portaancora oggi le ferite di un travagliato passato, fatto diviolenza e intriso d’ingiustizia. Un Paese valorizzatodall’opera di molti operatori di pace. "In cammino con imiei poveri" propone una lettura della realtàguatemalteca illuminata dalla testimonianza di unvescovo che percorre i sentieri del Guatemalaincontrando soprattutto gli impoveriti, gli oppressi chechiedono attenzione e si impegnano per la salvaguardiadella loro dignità. Per questo suo impegno ha ricevutominacce di morte negli ultimi anni e ha vissuto quasi unanno sotto scorta. Ieri Samuel Ruiz, Camara, OscarRomero..oggi, Alvaro Mazzini e Raul Vera…tra i piùconosciuti. Sono questi i pastori che hanno incarnatonei decenni successivi alla Conferenza di Medellinl’opzione preferenziale per i poveri. Sono quelli chehanno saputo rivelare il volto solidale e materno dellaChiesa. E sono quelli grazie ai quali i più poveri possonoguardare con rinnovata fiducia ad una istituzione cheper cinquecento anni si era messa più dalla parte deglioppressori che degli oppressi.

In ricordo di Padre Michele PiccirilloUna luce per ricordare e per illuminare il futuro di tanti bambi-ninato a Casanova di Carinola (Ce) il 18 novembre 1944, morto a Li-vorno il 26 ottobre 2008

Sono già passati cinque anni da quella triste notte nella qualeP. Michele ci ha lasciati, per volare verso la Gerusalemme Nuo-va, dopo aver passato oltre cinquanta anni della sua vita nella

terra del Signore come frate france-scano, svolgendo il suoi studi e lasua opera come archeologo pressolo Studio Biblico Francescano.Parenti, amici e conoscenti si ritro-veranno nella chiesa dei Santi Pie-tro e Paolo di Livorno, il giorno 26ottobre. per celebrare una SantaMessa. In quella stessa occasioneverrà accesa sull’altare, sotto lagrande Pala della Adorazione deiMagi (opera di Ignazio Zotti) unalampada e recitata una preghieraper la pace in Terra Santa. Saràquel luogo il punto di riferimentoe di preghiera per le varie iniziativeche verranno svolte per la TerraSanta e per aiutare i tanti bambinidel mondo. In quella stessa occasione verrà

consegnata alla Associazione “Aiuto Bambini Betlemme” lasomma di E. 2000 per completare l’allestimento della Ludote-ca attualmente in costruzione presso l’Ospedale Pediatrico diBetlemme in memoria di P. Michele.

“Ama e cambia il mondo”Programma della giornata:Partenza ore 10.00 circa da luoghi prestabiliti per Roma. Sosta in autogrill etempo a disposizione per il pranzo libero. Nel primo pomeriggio, arrivo aRoma presso il Gran Teatro. Ore 16.00 inizio dello spettacolo (apertura tea-tro circa un’ora prima dell’evento). Romeo e Giulietta - Ama e cambia il mondoDopo lo straordinario successo di Notre Dame de Paris, David Zard ritornacon un nuovo grande progetto musi-cale: "Romeo e Giulietta. Ama e cam-bia il mondo". L’opera, tratta dal ca-polavoro di William Shakespeare conmusica e libretto del grande composi-tore francese Gérard Presgurvic, nellaversione italiana avrà la regia di Giu-liano Peparini con i testi a cura di Vin-cenzo Incenzo. Al termine dello spettacolo, partenzain bus per il rientro con cena liberalungo il percorso. Arrivo a Livornoprevisto in tarda serata.

QUOTA euro90,00 biglietto in poltro-nissima gold numerata e bus (min. 30partecipanti) QUOTA euro 85,00 biglietto poltronacentrale numerata e bus (min. 30 partecipanti) QUOTA euro 80,00 biglietto poltronissima laterale numerata e bus (min. 30partecipanti) QUOTA euro 75,00 biglietto poltrona laterale numerata e bus (min. 30 parte-cipanti)

Se non verrà raggiunto il numero minimo di partecipanti sul bus la quotapotrà subire modifiche. Confermare entro il 18/10/2013Riduzioni previste per i ragazzi dai 06 ai 12 anni

PER INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI: PHARUS VIAGGI - tel. 0586211294

25-27 OTTOBRE 2013LA FESTA DI SAN SIMONE

Venerdì 25 ottobre alle 21.15CONCERTO DI MUSICASACRAPER ORGANO, SOPRA-NO, SASSOFONO ETROMBONEmusiche di: G. CACCINI -V. VAVILOV, J.S. BACH,W.A. MOZART, F. SCHU-BERT, P. MASCAGNI, C.GOUNOD, S. MECAREL-LI SUONATE E CANTATE DA: Amalia Grimaldi, Sopra-no - Marco Bartolomei,Trombone - MichelaCiampelli, Sassofono -Sandro Mecarelli, OrganoINGRESSO LIBERO

Sabato 26 ottobre alle 18.00SANTA MESSA PREFESTIVA

Domenica 27 ottobreFESTA DI SAN SIMONESS. Messe ore 8.30-10.00alle 12.00 S. Messa pontificale celebrata da S. EccellenzaMons. Simone Giusti, con amministrazione della cresi-ma

Le proposte di PHARUS VIAGGI

Romeo e Giulietta Riprendono gli incontri per separati e divorziati

i seguito il programma e le date degli incon-tri; il percorso sposterà inoltre la sua sede

alla chiesa dei Salesiani (cripta sotterranea).

INCONTRI DI PREGHIERA (ALLE 21,00)Sono incontri di accoglienza e riflessione con-divisa, in un clima familiare, nell’ascolto dellaParola di Dio, guidati da un sacerdote.- 14 ottobre 2013 (1° incontro ) - 04 novembre 2013 - 02 dicembre 2013 - 13 gennaio 2014- 03 febbraio 2014- 03 marzo 2014- 07 aprile 2014- 05 maggio 2014- giugno 2014 uscita tutti insieme (data da de-finire)

Quest’anno il percorso sarà arricchito da tre in-contri a parte con la psicologa D.ssa Anna Pag-gini. Questi incontri sono di gruppo, a carattereesperienziale e seguiranno i bisogni che nasce-ranno nel gruppo. Gli incontri con la psicologa(alcuni ancora da definire), saranno sempre aSalesiani :

INCONTRI CON LA PSICOLOGA (ALLE 21,00)- 1° incontro: 18 novembre 2013 (data sicu-ra);- 2° incontro: fine gennaio 2014 (intorno allafine)- 3° incontro: metà marzo 2014

Saremo accompagnati dalla presenza alternata deisacerdoti: don Gino Berto, don Alberto Vanzi emons. Paolo Razzauti

D

Percorsi di LUCE

Diocesiinforma

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LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI20 ottobre 2013 V

Il coraggio nella preghiera

LE OMELIE DI PAPA FRANCESCO.........

Dopo la pausaestiva, nellaprima e nellaterza domenicadel mese,torniamo a proporvi le omelie del Santo Padre

CASA

S.M

ART

Ada

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LA PREGHIERA È LA “CARTA”CHE AVVOLGE LA GRAZIANella preghiera dobbiamoessere coraggiosi e scoprirequal è la vera grazia che civiene data, cioè Dio stesso: èquanto ha affermato il Papanella Messa a Santa Marta. Alcentro dell’omelia, il Vangeloproposto dalla liturgia delgiorno in cui Gesù sottolineala necessità di pregare confiduciosa insistenza. La parabola dell’amicoimportuno, che ottiene quelche desidera grazie alla suainsistenza, ha dato lo spunto aPapa Francesco per rifletteresulla qualità della nostrapreghiera:“Come preghiamo, noi?Preghiamo così, per abitudine,pietosamente ma tranquilli, oci mettiamo noi proprio concoraggio, davanti al Signoreper chiedere la grazia, perchiedere quello per cuipreghiamo? Il coraggio nellapreghiera: una preghiera chenon sia coraggiosa non è unavera preghiera. Il coraggio diavere fiducia che il Signore ciascolti, il coraggio di bussarealla porta … Il Signore lo dice:‘Perché chiunque chiede ricevee chi cerca trova e a chi bussasarà aperto’. Ma bisognachiedere, cercare e bussare”.“Noi, ci coinvolgiamo nellapreghiera?” – domanda ancorail Papa – “Sappiamo bussare alcuore di Dio?”. Nel VangeloGesù dice: “Se voi dunque, chesiete cattivi, sapete dare cosebuone ai vostri figli, quantopiù il Padre vostro del cielodarà lo Spirito Santo a quelliche glielo chiedono!“. Questa– afferma il Papa – “è una cosagrande”:“Quando noi preghiamocoraggiosamente, il Signore cidà la grazia, ma anche ci dà sestesso nella grazia: lo SpiritoSanto, cioè, se stesso! Mai ilSignore dà o invia una graziaper posta: mai! La porta Lui! E’Lui, la grazia! Quello che noichiediamo è un po’ come[ride] … è la carta che avvolgela grazia. Ma la vera grazia èLui, che viene a portarmela. E’Lui. La nostra preghiera, se ècoraggiosa, riceve quello chechiediamo ma anche quelloche è più importante: ilSignore”. Nei Vangeli – ha osservato ilPapa – “alcuni ricevono lagrazia e se ne vanno”: dei diecilebbrosi guariti da Gesù, solouno torna a ringraziarlo.Anche il cieco di Gerico trova ilSignore nella guarigione e lodaDio. Ma occorre pregare con il“coraggio della fede” –ribadisce – spingendoci achiedere anche ciò che lapreghiera non osa sperare:

cioè, Dio stesso:“Noi chiediamo una grazia,ma non osiamo dire: ‘Ma vieniTu a portarmela’. Sappiamoche una grazia sempre èportata da Lui: è Lui che vienee ce la dà. Non facciamo labrutta figura di prendere lagrazia e non riconoscereQuello che ce la porta, Quelloche ce la dà: il Signore. Che ilSignore ci dia la grazia di darcise stesso, sempre, in ognigrazia. E che noi loriconosciamo, e che noi lolodiamo come quegliammalati guariti del Vangelo.Perché abbiamo, in quellagrazia, trovato il Signore”.

PERCHÉ LA CHIESA ÈCATTOLICA?È la domanda che PapaFrancesco ha posto all’iniziodella catechesi dell’udienzagenerale, tenuta in Piazza SanPietro di fronte a oltre 60 milapersone. Il Papa ha ribaditoche nella Chiesa unità ediversità convivono in“armonia”, invitando ancorauna volta a evitare le“chiacchiere” che seminanodiscordia.

“Casa di tutti”, sparsa ovunquenel mondo e che ovunque èchiamata a unire in armonia lesue giuste diversità, checostituiscono la sua ricchezza.C’è tutto questo e molto altrodietro l’aggettivo “cattolica”che ogni cristiano ripete nellaformula del Credo riferendosialla Chiesa. Papa Francesco lo

ha ribadito cogliendo nellacattolicità della Chiesa treaspetti peculiari. La Chiesa ècattolica, ha affermato,anzitutto “perché è lo spazio,la casa in cui viene annunciatatutta intera la fede” e “in cui lasalvezza che ci ha portatoCristo viene offerta a tutti". Equesto pone delle domandealla coscienza:“Quando io vado in chiesa, ècome se io fossi allo stadio, auna partita di calcio? E’ comese fossi al cinema? No! E’un’altra cosa! Come vado io,in chiesa? Come accolgo i doniche mi offre, per crescere, permaturare come cristiano?Partecipo alla vita di comunitào vado in chiesa e mi chiudonei miei problemi, isolandomidagli altri? In questo primosenso, la Chiesa è cattolicaperché è la casa di tutti: tuttisono figli della Chiesa e tuttisono in quella casa”.Secondo, la Chiesa è cattolicaperché, come casa “aperta atutti senza distinzioni”, è“universale”, “sparsa in ogniparte del mondo” adannunciare il Vangelo. Perquesto motivo, obietta PapaFrancesco:“La Chiesa non è un gruppo diélite, non riguarda solo alcuni.La Chiesa non ha chiusure, èinviata alla totalità dellepersone, alla totalità del genereumano. E l’unica Chiesa èpresente anche nelle piùpiccole parti di essa (...) LaChiesa non è solo all’ombradel nostro campanile, maabbraccia una vastità di genti,

di popoli che professano lastessa fede”.A questo punto, il Papa siappella al cuore dei cristiani,perché questo abbracciouniversale lo avvertano sullaloro pelle, comprese leresponsabilità che ne derivano:“Sentirci in comunione contutte le Chiese, con tutte lecomunità cattoliche piccole ograndi del mondo! E’ bello,quello! E poi sentire che tuttisiamo in missione, piccole ograndi comunità, tuttidobbiamo aprire le nostreporte ed uscire per il Vangelo.Chiediamoci allora: che cosafaccio io per comunicare aglialtri la gioia di incontrare ilSignore, la gioia di appartenerealla Chiesa? Annunciare etestimoniare la fede non è unaffare di pochi, riguarda ancheme, te, ciascuno di noi!”.Terzo punto, la Chiesa ècattolica perché è la casa “doveunità e diversità sannoconiugarsi insieme per esserericchezza”, né più né meno –spiega Papa Francesco – dellasinfonia che risulta da unaccordo di strumenti diversi,ognuno dei quali – afferma –“mantiene il suo timbroinconfondibile”, purconcorrendo a una “armonia”della quale il “Maestro” è loSpirito Santo. Armonia –conclude il Papa – che nulla haa che fare con personalismi emalelingue:“Ci sono chiacchiere? E, se cisono chiacchiere, non c’èarmonia: è lotta. E questa nonè la Chiesa: la Chiesa èl’armonia di tutti. Maichiacchierare l’uno control’altro, mai litigare. Accettiamol’altro, accettiamo che vi siauna giusta varietà, che questosia differente, che questo lapensa così, la pensa là? Ma,nella stessa fede si può pensarecosì! O tendiamo aduniformare tutto? Ma,l’uniformità uccide la vita. Lavita della Chiesa è varietà, equando vogliamo metterequesta uniformità a tutti,uccidiamo i doni dello SpiritoSanto!”.

Dal sito di Radio Vaticana

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LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI20 ottobre 2013VI

Padre Gabriele Bezzi PARROCO A SS. PIETRO E PAOLO

il dodicesimoparroco dellachiesa dei SantiPietro e Paolo,

padre Gabriele Bezzi,che sabato pomeriggioè subentrato alcolombiano donAnnibale ReyesHernandez, rientrato alproprio Paese permotivi di salute. Ilvescovo Giustiprendendo spuntodalla lettura delVangelo, in cui Gesùsalvò dalla malattiadieci lebbrosi,ricevendo iringraziamenti solo dauno di loro, haricordato il significatodella partecipazionealla S. Messa “lapresenza all’Eucarestiaoltre che essere undovere di ogni cristianoè anche soprattutto unaforma di gratitudineverso nostro Signore,per quello chequotidianamente ci

dona, anche neimomenti di sofferenzaperché - ha proseguitoil vescovo- accettare lasofferenza, come Gesùaccettò la propria croce,ci rende testimoni delVangelo. Il dolore nonè fine a se stesso, matempra ed irrobustiscela nostra Fede, comedimostrano i miracoliche avvengono in ogniparte del mondo”.Proseguendonell’omelia il Vescovoha ricordato come idieci Comandamentisiano ancora oggi validi“ogni tanto dovremoricordarci dei diecipunti cardini dellanostra Fede, dove siparla di non uccidere,ma l’aborto imperversa,di non desiderare ladonna d’altri el’adulterio è vissutocome normalità”. Unrichiamo alle originicristiane quello delvescovo Simone che,

proseguendo nelcammino indicato nelConvegno diocesano didomenica scorsa, hanuovamente ribaditoche il cristiano peressere tale devetestimoniare la propriaFede più con le opere,che con le parole.A conclusione della S.Messa il neo parrocopadre Gabriele Bezzi hadesiderato salutare isuoi nuoviparrocchiani: “Sono ildodicesimo parroco di

questa chiesa, sefossimo una squadra dicalcio, sarei il portieredi riserva dopo ilnumero uno che fu ilServo di Dio donGiovanni BattistaQuilici, se lui creòquesta parrocchia, a mel’impegnativo compitodi conservarla e farlacrescere con l’aiuto divoi tutti”. A dimostrarel’affetto verso padre GB,come ormai padre Bezziviene chiamato dairagazzi del Catechismo,

le tante realtà ecclesialiche il sacerdote seguecome sostenitore ecome assistente: il CoroPolifonico Pio AlbertoDel Corona, il SerraClub, la Misericordia, icavalieri del SantoSepolcro, l’AzioneCattolica, il CSI ed unarappresentanza dellaGuardia di Finanza, inricordo dei suoitrascorsi di cappellanomilitare delle FiammeGialle.

Roberto Olivato

È

ella Sala Consigliare della Provincia,a curadell’Associazione Cooperatori Paolini di Livorno,

dell’Unione Cattolica della Stampa Italiana e del CIF,si è tenuto il convegno “Martirio e missione –Ricordando Oscar Romero”. I lavori sono statipresentati dalla Collaboratrice Paolina,MonicaCuzzocrea,che ha ringraziato la Provincia per averaccolto l’invito a realizzare l’incontro e a proporloall’attenzione della cittadinanza.Ha preso subito la

parola il presidente dellaProvincia,Giorgio Kutufà,che ha sottolineato la“figura gigantesca”diRomero,morto mentrecelebrava l’eucarestia,assassinato dai latifondistidel Salvador.Questoassassinio ci aiuta ariflettere sui missionari chehanno difficoltà atestimoniare la fede inambienti ostili,ma ci sono-ha aggiunto- deimissionari che sono

contrastati negli stessi paesi cattolici dove la Chiesanon sempre mostra la compattezza che invecedovrebbe avere come è accaduto per monsignorRomero.Romero, sapendo di correre dei rischi, saldonei propri principi ha affermato i diritti degli ultimi edei contadini oppressi,ha dato un grande esempionel continente latino-americano,ed è un grandesegnale che Papa Francesco venga proprio da lì.La relazione principale è stata svolta dal professorRoberto Morrozzo della Comunità di S.Egidio,docente di Storia Contemporanea all’Università diRoma Tre.Lo storico si è soffermato sulla vita diRomero negli ultimi mesi prima di essere assassinato.La causa di beatificazione,ora in corso,non è basatasulla “virtù”ma sul “martirio”dovuto alla persecuzioneche aveva dovuto affrontare.Voleva combattere leforti ingiustizie sociali in un paese dominato da pochefamiglie oligarchiche che ne controllavano l’economiarurale in alleanza con i militari.Romero appoggia leorganizzazioni di base dei contadini, chiede lagiustizia sociale e una vita migliore per i diseredati,per questo è sottoposto alla persecuzione e ben seisacerdoti del suo presbiterio vengono assassinati.Riceve minacce di morte che di giorno in giornodivengono sempre più consistenti mentre gli oligarchimandano una lettera in Vaticano per richiedere la suarimozione. Intanto le repressioni si succedono,èangosciato dal sangue che viene sparso.Ma perché,si è chiesto il relatore,Romero viene ucciso? Perchélui è l’uomo della mediazione,è un “conciliatore”chechiede giustizia per il suo popolo,gli dicono di andareall’estero ma non lo fa, sa del suo martirio e nonfugge,è disposto a morire per la fede, il martirio lovive come un “dovere pastorale”.Il direttore di “Popoli e missione”,Padre GiulioAlbanese,assente a causa di una indisposizione hainviato uno scritto per descrivere che la fede è la“conditio sine qua non”per vivere il martirio,è laradice di una umanità autentica di cui i missionarimartiri sono testimonianza ed ha paragonatoRomero ad una “sentinella del mattino”che ha datola vita per la causa del Regno.Albanese ha aggiuntoche “l’unica verità che gli uomini portano impressanella loro carne è quella della sofferenza”, il dolore cirende davvero uguali, i martiri missionari dunque ciaiutano a cogliere un mistero che ci sovrasta: quellodel trionfo della vita in Cristo sulla morte.PadreAlbanese ha ricordato anche che non bisogna maischierarsi contro qualcuno, l’identità cristiana èdialogica fondata sull’impronta trinitaria di Dio,presente in ogni uomo e si è domandato: “Siamoproprio certi di fare il massimo per portare il Verbo aifratelli?”Massimo Lucchesi,giornalista di Rai Tre,ha spiegatoche la missionarietà è un motivo di vita e la fede è laradice di una umanità autentica.Nell’esercizio dellaprofessione giornalistica bisogna porsi nellaprospettiva della ricerca della verità,del rispetto dellapersona e dell’indipendenza del giudizio.L’incontro èterminato con la riflessione del vescovo Giusti: Cisono -ha detto- persone che contano e persone chenon contano,anche per i fatti più gravi c’è unaindignazione che dura ben poco,esiste solo ciò cheappare e se non ha una rilevanza forte viene subitocancellato.Viviamo in una cultura dell’emozione equello che più emoziona ha rilevanza.Oggi lademocrazia è in forse perché ci sono cittadini checontano di più e altri di meno,si guardi a ciò chesuccede ai cristiani in Africa e in Pakistan.Viviamonell’orizzonte della decadenza dell’occidente e i nuovibarbari non sono certamente quelli che vengono arifugiarsi sulle nostre coste,ma siamo noi che certevolte non riconosciamo il diritto a vivere di nostrofiglio! Romero è stato un credente e un uomo di fede,che ha condiviso il sacrificio dei contadini e dei suoipreti,ha alzato la voce fino a quando non lo hannoucciso.Ecco il senso della propria storia e dellapropria vita: avere un cuore illuminato e invaso dallavita altrui.

Gianni Giovangiacomo

N

La cerimonia alla presenza del Vescovo

UN CUOREILLUMINATO

inque giorni di festa. Da tanto temponon si vedeva un evento così allaparrocchia dei Cappuccini. Cinquegiorni per vivere tante di quelle cose

che stavano a cuore al loro santo e dare spazioa tutta la comunità.Si era iniziato il 2 ottobre con una partecipataUnzione dei malati e degli infermi, forse il primorimando alla "nuova vita" di San Francesco cheincontra il lebbroso. Non solo i malati hannopotuto ricevere il sacramento, ma anche i piùanziani perché si sentissero accompagnatinell’affrontare le difficoltà della loro età.Poi sono stati i giorni delle solennità, con ilricordo del transito del poverello di Assisi daquesta terra alla terra celeste il 3 ottobre e il 4con la festa del Patrono d’Italia.Ma la festa in parrocchia non voleva ancorafinire, anzi voleva "andare fuori" e cercare glialtri, proprio come aveva fatto Francescopercorrendo l’Italia in lungo e in largo.Sabato 5, sotto l’altare della chiesa, si sonoalternate cinque corali cittadine che,accompagnate e legate tra loro dalla lettura delCantico delle Creature, hanno saputo esprimerelo stesso amore per il canto di San Francesco dicui si legge in tanti passi delle Fontifrancescane.Canti francescani, gospel e canti liturgici, dallevoci degli SpringTime, dalla Nuova corale delRosario, da quella Luca Modesti e dai piùgiovani Rockettari di Cristo, e coraledell’Oratorio Mondo Giovane (nelle foto accantoi rockettari e il gruppo Spring time). Un padrenostro per ricordare le vittime nei mari al largo

di Lampedusa e la serata era finita.Ma ancora non bastava. Quale modo miglioreper stare insieme se non uno spuntino? Se poiserve per creare una nuova mentalità diconsumo e aprirsi a mondi lontani come quandoFrancesco incontra il Sultano, è anche meglio.La festa di San Francesco, si è conclusa cosìdomenica 6 con la messa di apertura dell’annocatechistico e un modesto aperitivo in stile equoe solidale. …"e le gioie semplici, sono le piùbelle"…

G.S.

C

Il convegno sumons.Oscar Romero

Le gioie semplici sono le più belle!

Alla parrocchia dei Cappuccini cinque giorni di festa per celebrare San Francesco d’Assisi

L’incontro promossodai CooperatoriPaolini, Cif e Ucsi

DON QUILICI ha fondato questa parrocchia,io proverò a conservarla e farla crescere

Page 7: La Settimana n. 37 del 20 ottobre 2013

LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI20 ottobre 2013 VII

Speciale COMUNICAZIONI SOCIALI

L’interazione video e la sua eticai è tenuto a Pisa presso il polo Guidotti, sede deldipartimento di storia dell’arte, un interessanteincontro promosso insieme da Cico (Centrointerdisciplinare di ricerche e servizi sulla

comunicazione dell’Università di Pisa), Istoreco(Istituto storico della Resistenza e della Societàcontemporanea della Provincia di Livorno) Ucsi eToscana Oggi.Il tema dell’incontro era quello della comunicazionevisiva, oggi più che mai di fondamentale importanzanel mondo della comunicazione.L’occasione era cercare di spiegare un mondo forse unpo’ complicato, a partire dal libro di monsignor DarioEdoardo Viganò che tratta proprio di questetematiche. Viganó è il direttore del centro televisivoVaticano e si occupa frequentemente di etica delvideo.A interloquire con lui, Adriano Fabris docente diFilosofia morale e di etica presso l’università di Pisa,nonché responsabile del Master in comunicazione

dello stesso Ateneo. Amoderare il dialogo,Andrea Fagioli, direttore diToscana Oggi.Dopo una introduzionedel professor Fabris, che hachiarito brevemente cos’èl’etica e dove sta ladifferenza tra comunicaree comunicare bene,l’attenzione si è spostatasul mondo dell’etica delvideo con particolareriferimento al mondo delcinema. Se un tempo ilcinema e il video eranocanali privilegiati, oggichiunque, con le dovute

conoscenze tecniche e le adeguate apparecchiaturepuò produrre un lavoro qualitativamente valido ediffonderlo in modo virale sulla rete attraverso i variSocial e siti di condivisione video come You Tube. Èquindi molto importante essere in grado di farpassare un determinato messaggio in modo efficiente.Il video è un mezzo potentissimo e in quanto tale vasaputo gestire in modo corretto. Oggi si produconovideo per il desiderio di comunicare un contenuto,lasciare una testimonianza o lanciare un messaggio. Ilmondo del cinema si sta avvicinando sempre di più almodello e alla struttura della fiction, fatto di luoghi epersonaggi legati ad una precisa idea e ad un sentirecomune prestabilito. Il futuro della tv italiana, diceViganò, è quello di una tv di interazione, spettatoriche scelgono come modificare lo svolgersi dell’azionefilmica, sul modello USA dove i Social hannonettamente invaso la tv. Un modo per capire questonuovo modo di fare video è saper interpretare il"testo" del video stesso. Capire il messaggio che ilregista ha voluto lasciare e avvicinarsi a questo inmodo costruttivo.Non possiamo più limitarci ad una fruizione passivadello spettacolo, le nuove forme di comunicazione,dove ognuno è sia audience che produttore, ci porta acambiare.

Michele Martella

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Novità alla parrocchiadi San Sebastiano

IL SITO WEBSI RIFÀ IL LOOK

Sant’Agostino l’incontroconclusivo della giornata

organizzata dall’Ucsi Toscanainsieme al settimanale "ToscanaOggi", al CICO, il Centrointerdisciplinare di ricerche eservizi per la comunicazione, eall’Istoreco, l’Istituto storico dellaResistenza e della Societàcontemporanea della Provinciadi Livorno

Dopo il dibattito sull’Eticadella comunicazione visivatenutosi a Pisa nel pomeriggiocon don Dario EdoardoViganò, direttore del CentroTelevisivo Vaticano, e AdrianoFabris, professore ordinario diFilosofia morale all’Universitàdi Pisa, moderati da AndreaFagioli, direttore di "ToscanaOggi", la sera, a Livorno, neilocali della Parrocchia di S. Agostino, conil sostegno dei Cooperatori Paolini diLivorno e dell’Ufficio per leComunicazioni sociali della diocesi diLivorno, Massimo Lucchesi, già vicecaporedattore del Tg regionale della Rai,ha parlato di giornalismo, del ruolo deicattolici nel settore e di come affrontare ilproblema delle povertà, in un confrontoserrato con una platea composta da moltigiovani, moderato dai giovani dell’UcsiToscana.«La comunicazione è l’incontro tra ciò

che esprimiamo e ciò che ci portiamodentro - spiega Lucchesi - anche sebisognerebbe cogliere esattamente ladifferenza che corre tra conoscenza esapere, tra comunicazione einformazione. Quello del giornalista è unlavoro ben preciso, che si basa su questedistinzioni, e si sviluppa in un ambitoben preciso sul quale porre la massimaattenzione: quel che esce da noi vienerecepito da un’altra persona che è simile anoi, e se, in qualità di comunicatori, nonce ne rendiamo conto, si possono causare

incomprensioni e danni seri.Dobbiamo sempre pensareche informare, di qualsiasiargomento, è un servizio versol’altro, e quando si compieun’azione verso la comunitàbisogna sempre seguire lostesso criterio: "Ama ilprossimo tuo come testesso"».Bisogna sentirsi parte di unarete di relazioni, da cuiscaturisca la reciprocità,l’amore verso l’altro, anche inun ambito professionale.«Saper comunicare è un dono,un talento - continua Lucchesi- e va utilizzato bene,nell’ottica di condividerlo nelmodo migliore con gli altri.Oggi, fortunatamente,abbiamo anche un grandeesempio di comunicazione

all’interno della Chiesa stessa, che è lostesso Papa Francesco».A seguire il confronto con il pubblico perun’analisi della situazione della povertàin Italia, alla luce dell’attuale crisi socialeed economica che sta investendo il nostroPaese e della recente situazione criticadell’immigrazione dopo gli ultimi sbarchia Lampedusa.Per tutte le informazioni e gliaggiornamenti sulle attivitàdell’associazione visitare il sito ww.ucsi.it

Fabio Figara

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arà online, dal 20 novembre, il sito webdella Parrocchia San Sebastiano www.se-

bastianodicatum.it in versione 2.0. Un annodi lavoro alla nuova piattaforma softwarenon ha impedito al webmaster di aggiornaregli affezionati internauti attraverso un mir-ror, in pratica una versione clone del vec-chio sito e raggiungibile da un indirizzo al-ternativo (www.webdicatum.altervista.org). Il nuovo portale è basato sul CMS (ContentManagement System) “Joomla!”, un softwa-re open source di grande successo caratteriz-zato da un’architettura web flessibile e inte-rattiva: l’ideale per i siti soggetti a frequentipubblicazioni di contenuti, anche da partedi più utenti. In sostanza, se il webmaster sioccupa di installare il software, di definire leimpostazioni grafiche, il logotipo e la strut-tura dei menu di navigazione, altri soggettipossono pubblicare direttamente sul sito ipropri articoli, senza per questo dover cono-scere i linguaggi di programmazione. Que-ste caratteristiche permetteranno a categoriedi utenti, come ad esempio i catechisti, glianimatori pastorali e lo stesso parroco, dipubblicare i propri contenuti semplicemen-te accedendo all’area privata del sito, attra-verso il login dal front end con username epassword, mentre il webmaster continuerà amonitorare il flusso delle nuove informa-zioni e delle pubblicazioni, della strutturadel sito e della sua manutenzione, dal pan-nello amministrativo (back end). Una par-tecipazione più democratica alla comunica-zione via web faciliterà il compito di tutti glioperatori parrocchiali: notizie, appunta-menti, avvisi, documenti saranno resi di-sponibili direttamente “dal produttore alconsumatore” senza la mediazione del cura-tore del sito. Vediamo più in dettaglio le caratteristichedel nuovo sito e le novità rispetto alla ver-sione 1.0. La grafica, semplice ed essenziale,presenta nel taglio alto, sotto l’intestazionee il menu orizzontale, una sequenza foto-grafica che racconta per immagini la chiesae le principali attività parrocchiali. Il menucitato rappresenta una sequenza di vociinformative essenziali e facilmente visibilial navigatore: gli orari delle attività, i docu-menti da scaricare, la raccolta multimediale,i contatti. Poco più in altro a destra, il box diricerca, utilissimo per trovare informazioniin base a una parola “chiave” e i bottoni peraccedere al gruppo Facebook e al canaleYoutube. La home page è poi suddivisa in 3aree: una centrale dove, in forma di blog, so-no rappresentate le notizie principali in or-dine di pubblicazione, una laterale a sinistrache presenta nell’ordine, il box informativosulle S. Messe e il modulo per l’iscrizione al-la newsletter. Di seguito i menu “La parroc-chia” e “La chiesa” contengono numerosevoci che rimandano rispettivamente alla vi-ta parrocchiale (incluse quelle riguardanti lacomunità dei padri barnabiti e i blog dellecatechiste) e alle opere d’arte della chiesa(incluso il catalogo online della bibliotecaparrocchiale). Sempre sul lato sinistro è visi-bile il modulo di login per l’accesso all’areaprivata. L’area laterale destra presenta, tral’altro, un bottone di controllo per l’ascoltoin diretta di Radio Maria, e lo specchio conla liturgia del giorno come ausilio alla pre-ghiera. Qualche nota statistica. La prima versionedel sito risale al 2006 (con dominio gratuitoxoomer.it), il primo restyling su dominioproprio, www.sebastianodicatum.it, in ver-sione 1.0 risale all’anno successivo (18 set-tembre 2007). Dalla sua nascita fino al lan-cio della versione 2.0 il sito ha avuto circa19.000 visite e quasi 40.000 pagine visualiz-zate. Il canale Youtube.com/Videodicatumha raggiunto quasi 16.000 visualizzazionisu una scelta di oltre 40 video. Una curiosità: perché il sito si chiama Seba-stianodicatum.it? Semplice, è la combina-zione delle parole “Sebastiano” e “Dica-tum”, cioè “dedicato a San Sebastiano”, co-me si legge nel cartiglio sopra la pala di alta-re.Per segnalazioni e/o informazioni potetemandare una mail al seguente indirizzo:[email protected].

Gaetano Mastrorilli

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Comunicare oggi la povertàL’incontro dei giovani comunicatori

L’incontro con monsignor Dario Viganò

I CATTOLICI NELLA RETE:AL SERVIZIO DELL’INCONTROLA RIFLESSIONE DEL DIRETTORE DELL’UFFICIO CEI DELLECOMUNICAZIONI

ei giorni scorsi, su un settimanale, qualcuno riflettevasull’“intimità distante” alla quale ci sta conducendo una vita

sempre più condizionata dal web e dai social media. Mi sembra unasollecitazione da non lasciar cadere, perché il pericolo è reale per tuttied è proprio per questo che a noi cristiani si chiede di abitare la reterimanendo noi stessi.Abitarla realmente, accettandone le regole e i linguaggi, senza peròlasciarcene soverchiare. Senza permettere che la follia dell’“intimitàdistante” alteri la genuinità dei nostri rapporti umani e ci privi dellacapacità di vivere in pienezza, anche senza scrivere e mettere in retequel che facciamo. Senza renderci incapaci, al momento opportuno,di scegliere di essere off line, per "esserci davvero" con chi abbiamo difronte. “Comunicazione al servizio di una autentica culturadell’incontro”, ci ha suggerito Papa Francesco.

Don Domenico Pompili, direttore Ufficio Nazionale CEI per leComunicazioni Sociali

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Il video è un mezzopotentissimo e in quanto tale va saputogestire in modocorretto

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LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI20 ottobre 2013VIII